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1 •NEWSLETTER• n°12 - DICEMBRE 2015 seguici su Sostenere l’avvio di attività auto-impren- ditoriali e di autoimpiego di giovani meri- tevoli che incontrano difficoltà di accesso ai canali tradizionali del credito. È questo l’obiettivo di SELFIEmployment il Fondo Rotativo Nazionale promosso dal Mini- stero del Lavoro e delle Politiche Sociali e gestito da Invitalia. Il Fondo, presentato lo scorso 18 no- vembre dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nasce nell’ambito dell’iniziativa Garanzia Giovani e afferisce alla pro- grammazione del Fondo Sociale Euro- peo 2014-2020. I destinatari prioritari, nel primo periodo di vita del Fondo, saranno i giovani NEET (Not in Employment, Edu- cation and Training) di età compresa tra i 18 ed i 29 anni iscritti a Garanzia Gio- vani, che abbiano completato i percorsi di accompagnamento all’autoimpiego e supporto allo startup di impresa previsti dal Programma e gestiti a livello regiona- le. Inizialmente dispone di una dotazione di 124 milioni, al servizio di piccoli prestiti – non supportati da garanzie - per l’avvio di nuove iniziative di impresa. Caratteristi- che principali dei prestiti saranno: l’impor- to variabile (da minimo 5mila a massimo 50mila euro), un tasso di interesse zero ed un piano di ammortamento di massimo 7 anni. Entro dicembre, Invitalia pubbli- cherà l’Avviso per la presentazione delle domande; entro gennaio 2016 è previ- sta l’apertura dello sportello che resterà aperto fino all’esaurimento delle risorse, fatti salvi ulteriori rifinanziamenti. Esiste, inoltre, la possibilità che venga ampliata la platea dei destinatari, rispetto a quella dei soli NEET. Ai giovani imprenditori sono dedicati an- che altri due nuovi strumenti: i portali Ven- tur up e #ltalyFrontiers, nati per favorire la visibilità delle nuove iniziative e sostenere la creazione di network professionali. Il primo, Ventur up è realizzato insieme a BonelliErede, Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e KPMG, con un’area ad hoc per le startup che vogliono entrare in contatto con i venture capitalist e proporre un loro progetto. Il secondo, #ltalyFrontiers, è un progetto del Ministero dello Sviluppo Eco- nomico insieme ai Giovani Imprenditori di Confindustria e Unioncamere che per- mette alle aziende italiane di presentare la propria idea di business e farsi conoscere sul mercato in doppia lingua in modo gra- tuito e personalizzabile. ARRIVA SELFIEMPLOYMENT PER IL SUPPORTO ALLO STARTUP IN APERTURA APPROFONDIMENTO CRESCE LA POPOLAZIONE ATTIVA CON UN LIVELLO DI ISTRUZIONE UNIVERSITARIA 2 L’INTERVISTA 3 DALL’EUROPA 5 WEB, SOCIAL & TECH UN SOCIAL MEDIA TEAM è FONDAMENTALE PER IL SUCCESSO DELLE AZIENDE SUL WEB 6 CON OPEN DATA L’INFORMAZIONE IRRADIA L’EUROPA LA RIVOLUZIONE DI FACEBOOK Il Fondo Rotativo Nazionale ha una dotazione iniziale di 124 milioni. Presto sarà pronto il bando per la presentazione delle domande di accesso ai finanziamenti

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• N E W S L E T T E R •

n°12 - DICEMBRE 2015

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Sostenere l’avvio di attività auto-impren-ditoriali e di autoimpiego di giovani meri-tevoli che incontrano difficoltà di accesso ai canali tradizionali del credito. È questo l’obiettivo di SELFIEmployment il Fondo Rotativo Nazionale promosso dal Mini-stero del Lavoro e delle Politiche Sociali e gestito da Invitalia.Il Fondo, presentato lo scorso 18 no-vembre dal Ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, nasce nell’ambito dell’iniziativa Garanzia Giovani e afferisce alla pro-grammazione del Fondo Sociale Euro-peo 2014-2020. I destinatari prioritari, nel primo periodo di vita del Fondo, saranno i giovani NEET (Not in Employment, Edu-cation and Training) di età compresa tra i 18 ed i 29 anni iscritti a Garanzia Gio-vani, che abbiano completato i percorsi di accompagnamento all’autoimpiego e supporto allo startup di impresa previsti

dal Programma e gestiti a livello regiona-le. Inizialmente dispone di una dotazione di 124 milioni, al servizio di piccoli prestiti – non supportati da garanzie - per l’avvio di nuove iniziative di impresa. Caratteristi-che principali dei prestiti saranno: l’impor-to variabile (da minimo 5mila a massimo 50mila euro), un tasso di interesse zero ed un piano di ammortamento di massimo 7 anni. Entro dicembre, Invitalia pubbli-cherà l’Avviso per la presentazione delle domande; entro gennaio 2016 è previ-sta l’apertura dello sportello che resterà aperto fino all’esaurimento delle risorse, fatti salvi ulteriori rifinanziamenti. Esiste, inoltre, la possibilità che venga ampliata la platea dei destinatari, rispetto a quella dei soli NEET. Ai giovani imprenditori sono dedicati an-che altri due nuovi strumenti: i portali Ven-tur up e #ltalyFrontiers, nati per favorire la

visibilità delle nuove iniziative e sostenere la creazione di network professionali. Il primo, Ventur up è realizzato insieme a BonelliErede, Cassa Depositi e Prestiti, Invitalia e KPMG, con un’area ad hoc per le startup che vogliono entrare in contatto con i venture capitalist e proporre un loro progetto. Il secondo, #ltalyFrontiers, è un progetto del Ministero dello Sviluppo Eco-nomico insieme ai Giovani Imprenditori di Confindustria e Unioncamere che per-mette alle aziende italiane di presentare la propria idea di business e farsi conoscere sul mercato in doppia lingua in modo gra-tuito e personalizzabile.

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LA RIvoLuzIonE DI FACEBook

Il Fondo Rotativo nazionale ha una dotazione iniziale di 124 milioni. presto sarà pronto il bando per la presentazione delle domande di accesso ai finanziamenti

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Il livello d’istruzione della popolazione atti-va migliora in tutto il mondo, ma l’accesso all’insegnamento superiore non porta a una diminuzione della disoccupazione a livello globale. È questo l’esito dell’ultimo rapporto del KILM (Key Indicators of the Labour Market) prodotto dal Dipartimento delle statistiche dell’ILO. Il rapporto mette in evidenza come nei 64 Paesi oggetto dello studio (tranne due) negli ultimi 15 anni sia stata registrata una crescita della popolazione attiva con un livello di istruzione universitaria. La crescita più rilevante ha interessato Canada, Lussemburgo e Russia; nello stesso tempo è stato registrato un calo della quota di popolazione at-tiva con un livello di istruzione pri-maria. La crescita del livello di istruzione, però, non si traduce automatica-mente in una maggiore possibilità di trovare lavoro. Infatti, se nei Paesi con economie più solide i lavoratori hanno più basse possibilità di esse-re disoccupati, nelle economie più povere i lavoratori con una quota di formazione elevata hanno maggiori probabilità di rimanere disoccupati rispetto a coloro che possiedono un livello d’istruzione più basso. «Ciò riflette uno squilibrio tra il numero di persone qualificate e quello dei po-sti di lavoro che corrispondono alle loro capacità e alle loro aspettative;

in assenza di misure di contrasto, questo fenomeno può diventare un freno alla cre-scita economica e allo sviluppo», dice Ro-sina Gammarano, del Dipartimento delle statistiche dell’ILO.Un altro dato interessante che il KILM for-nisce riguarda i NEET (giovani che non lavorano, non studiano e non frequentano corsi di formazione). Il rapporto dice che i Paesi con più alto reddito e fortemente colpiti dalla crisi finanziaria globale degli ultimi anni - quali Cipro, Irlanda, Italia, Grecia e Spagna - registrano una quota crescente di NEET. D’altro canto, i Paesi nei quali la quota dei NEET è maggior-

mente diminuita sono quelli con reddito medio-alto, come la Bulgaria, o Paesi a basso reddito, come la Cambogia. Inoltre, esiste un divario di genere nei Paesi in via di sviluppo (con dati disponibili) come, ad esempio, in Egitto dove la percentuale di giovani donne NEET supera il 40%, rispet-to al 17,3% degli uomini.La 9ª edizione del KILM comprende, inoltre, le prime stime mai realizzate sul-la dimensione della popolazione attiva (occupati e disoccupati) secondo diver-se classificazioni del reddito; ciò rende possibile determinare la percentuale di lavoratori nel mondo che si trovano nelle

economie ad alto reddito, a basso reddito, a reddito medio-basso e a reddito medio-alto.Altri dati d’interesse diffusi dal rap-porto riguardano il numero dei lavo-ratori poveri (che vivono con meno di 2 dollari al giorno e a persona), che è diminuito di 479 milioni tra il 2000 e il 2015: è una diminuzione che ha interessato i Paesi a red-dito medio. Vi è, inoltre, una forte connessione tra livello di istruzione della popolazione attiva e livelli na-zionali di produttività del lavoro. Il lavoratore medio in un Paese ad alto reddito produce attualmente 62 volte quanto il lavoratore medio in un Paese a basso reddito, e 10 volte quanto il lavoratore medio in un Paese a reddito medio.

CRESCE LA popoLAzIonE AttIvA Con un LIvELLo DI IStRuzIonE unIvERSItARIAI risultati dell’ultimo rapporto del kILM realizzato dall’ILo su lavoro, livelli di istruzione e reddito in 64 paesi

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toRimane uno squilibrio tra la crescita delle qualificazioni e i posti di lavoro adatti ad assorbirle. nei paesi a reddito medio sono diminuiti i lavoratori poveri

FONTE: ILO

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“Facebook guida un mutamento che ha avuto in primis un impatto sulla società, cambiando il modo di relazionarsi, di in-formarsi e di esprimere opinioni, e quindi sui modelli di business e sull’economia. Un mutamento che Facebook ha vissuto su di sé evolvendosi da brand del mondo dei social network a vera e propria piat-taforma. Internet non è più un settore a parte, ma un motore di crescita trasver-sale a tutta l’economia, anche la più tradi-zionale”. È una trasformazione profonda,

che viene raccontata in questa intervista da Luca Colombo, Country Manager Fa-cebook Italia.Possiamo immaginare un’evoluzione di Facebook da social network a uno strumento professionale, sul quale si formano, ad esempio, competenze spendibili nel mondo del lavoro, o at-traverso il quale si potenzia il lancio di un prodotto o di un marchio da parte di un’azienda?Sempre più persone utilizzano Facebook come strumento di sviluppo e di interna-zionalizzazione del proprio business, tro-vando nella nostra piattaforma un valido partner nel raggiungimento di obiettivi concreti grazie alle possibilità offerte dal mobile, dagli efficaci strumenti di misu-razione e targeting messi a disposizione da Facebook per consentire alle aziende di poter abbattere ogni limite e barriera. Ben l’86% degli italiani presenti su Fa-cebook ha almeno una connessione con una Piccole e Medie Imprese per un to-tale di 1.2 miliardi di connessioni con pa-gine gestite da Piccole e Medie Imprese e questo ben rappresenta le enormi po-tenzialità per le aziende di raggiungere i consumatori laddove si trovano, senza li-miti di spazio e tempo. Facebook è infatti oggi un fenomeno che oggi va ben oltre il condividere foto o restare in contatto con gli amici ed è sempre più in questo sen-so abilitatore e facilitatore della crescita generando, infatti, valore per l’economia

e contribuendo alla creazione di posti di lavoro attraverso un ecosistema costitui-to da professionisti del marketing, svilup-patori di app e fornitori di connettività. È quanto dimostrato dallo studio commis-sionato a Deloitte sull’impatto economico e sociale di Facebook in Europa, secon-do cui nel 2014 ha generato solo nel no-stro Paese un impatto economico pari a $6 miliardi di dollari e ha contribuito a cre-are 70.000 posti di lavoro: numeri che a livello globale raggiungono $227 miliardi e 4,5 milioni di posti di lavoro. In questo contesto è sempre più strategico e ne-cessario sostenere quindi la formazione dei giovani per supportare il loro ingres-so in un mondo del lavoro come quello odierno, sempre più attento alle nuove tecnologie e all’innovazione e in questo senso Facebook è sempre più impegna-to nel supportare i giovani in questa tran-sizione anche in Italia, collaborando con istituzioni e associazioni per sviluppare progetti in ambito di formazione digitale. I giovani del terzo millennio si trovano, infatti, a fronteggiare una crisi del lavo-ro senza precedenti ed è quindi nostra responsabilità fare la nostra parte per supportare lo sviluppo e la formazione di quelle digital skills, richieste dalle azien-de, e strategiche per lo sviluppo del siste-ma economico italiano.Come è nata Facebook? Quale è la fi-losofia aziendale, qual è l’impulso im-prenditoriale che è alla base di questa

LA RIvoLuzIonE DI FACEBookStrumento di socialità e, oggi, anche di business. una società giovanissima che comprende appieno l’evoluzione del mondo del lavoro. E offre continue soluzioni per garantire la tutela dell’identità sulla piattaforma

nel 2014 Facebook ha generato solo in Italia un impatto economico pari a 6 miliardi di dollari e ha contribuito a creare 70mila posti di lavoro: numeri che a livello globale raggiungono i 227 miliardi e 4,5 milioni di posti di lavoro

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piattaforma?Facebook è nata nel 2004 ed è la prima società Fortune 500 (#341) ad essere stata avviata e condotta da un esponen-te della generazione Millennial. Sin dalla sua fondazione la mission di Facebook è quella di rendere il mondo sempre più aperto e connesso e offrire a un nume-ro sempre maggiore di persone il pote-re di condividere ed esprimere ciò che è importante per loro. Questa stessa mis-sion si trova anche al cuore della nostra cultura aziendale: è infatti estremamente importante che ogni persona che lavora in Facebook si senta se stessa e a pro-prio agio anche al lavoro e che sia capa-ce di intrattenere con gli altri conversa-zioni rilevanti e significative con empatia e rispetto, senza pregiudizi. Essere una società così giovane ci permette di com-prendere appieno i cambiamenti del

mondo del lavoro: conosciamo i Millennial e su questa cono-scenza abbiamo costruito una cultura aziendale aperta al-la progettazione e focalizzata sui risultati e su una produtti-vità basata su flessibilità e ra-pidità di movimento e appren-dimento. Facebook è, infatti, caratterizzata da una “cultura hacker”, ovvero un ambiente che premia la risoluzione cre-ativa dei problemi e processi di decision making rapidi, inco-raggiando le persone ad essere audaci: il motto “be bold” invita le persone a rischiare, prende-re decisioni coraggiose, anche se questo comporta il rischio di sbagliare. Un altro detto è “be open”: Facebook crede che un

mondo più aperto sia un mondo migliore e la stessa cosa vale per l’azienda stessa, che promuove una cultura aziendale aper-ta per consentire a tutti di essere informati e di muoversi per risolvere i problemi che stanno loro più a cuore. Inoltre, Facebook incoraggia i propri dipendenti a prendere le proprie decisioni: in un ambiente in cui tutto si muove molto velocemente, Face-book ha fiducia nel fatto che le persone facciano le scelte più opportune per sé e il proprio team. Desideriamo che le persone passino del tempo a fare ciò che amano e ciò che sono brave a fare. noi la definia-mo la nostra strategia “strengths-based”. Questo approccio porta ad un impatto e produttività maggiori, un numero maggio-re di persone realizzate e un Facebook di maggior successo. Focalizzandoci sui punti di forza, molti impiegati dicono che

Facebook li ha aiutati a svolgere il miglior lavoro delle loro carriere, ottenere risultati fuori misura e permettergli di aiutare Face-book a realizzare la sua missione di con-nettere il mondo. Quali consigli darebbe per la gestione ottimale della reputation on line?Viviamo oggi in un’epoca di forte cambia-mento, in cui la digitalizzazione e la tec-nologia hanno raggiunto masse di utenti e uno spettro vasto di aziende. Una rivo-luzione che impatta notevolmente ruolo, abitudini e stile di vita delle persone, sem-pre più consapevoli dell’impatto del web nella via di tutti i giorni. I social, in parti-colare, hanno trasformato il modo di co-municare e di stare in contatto, mettendo a disposizione di tutti una modalità sem-plice e immediata per condividere infor-mazioni inerenti alla vita privata, ma an-che professionale. In questo scenario è fondamentale gestire al meglio la propria presenza online e in particolare sui social network. In Facebook lavoriamo costante-mente per garantire alle persone il pieno controllo di ogni informazione e contenu-to condiviso sulla piattaforma e offriamo sempre nuovi strumenti per garantire la tutela della propria identità sulla piattafor-ma. Consigliamo quindi di approfittare di questi strumenti per esempio aggiornando le informazioni contenute nei campi Lavo-ro e Istruzione, verificando il pubblico con cui sono condivisi i contenuti – per assicu-rarsi di non condividere contenuti non ap-propriati con il pubblico, e magari di crea-re liste personalizzate per eventualmente separare i contatti professionali da amici e familiari, assicurandosi così una miglio-re gestione della propria web reputation, oggi fondamentale nel mondo del lavoro.

Facebook è caratterizzatada una “cultura hacker”:premia la risoluzionecreativa dei problemi eprocessi di decision makingrapidi, incoraggiando lepersone ad essere audaci

FONTE: FACEBOOK ITALIA

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L’iniziativa dell’unione Europea offre 240 mila set di dati organizzati per categorie e relativi a 34 paesi. L’Italia è ora inserita tra gli Stati in cui vi è una ramificata cultura degli open data e in cui è forte la diffusione di portali che danno accesso alle informazioni

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Con opEn DAtA L’InFoRMAzIonE IRRADIA L’EuRopAIl portale dell’ue consente di utilizzare liberamente i dati, anche a fini commerciali. E favorisce la partecipazione alla vita dell’unione

avere un accesso facile ai dati dell’Unio-ne Europea e poterli utilizzare per una ricerca, la stesura di un articolo, un’ap-plicazione o semplicemente per restare informati e sentirsi partecipi della vita sociale, economica e politica europea. È questo l’obiettivo del portale Open Data dell’Ue, un punto di accesso unico e pri-vilegiato a una serie di dati prodotti dalle Istituzioni e da altri organi dell’Unione. I dati possono essere liberamente uti-lizzati, riutilizzati, collegati tramite link e ridistribuiti a fini commerciali e non com-merciali. L’European Open Data Portal offre 240 mila set di dati organizzati per categorie e relativi a 34 Paesi, (gli Stati membri e Liechtenstein, Norvegia, Sviz-zera e Islanda). Poiché la piattaforma è ancora alla versione beta, la ricerca per il momento è disponibile solo in ingle-se, francese e tedesco. In futuro sarà estesa alle altre lingue dell’Ue. a questo

proposito è interessante soffermarsi sui risultati di un rapporto relativo al grado di maturità che i Paesi europei dimostrano nei confronti degli open data. L’Italia è inserita nel gruppo degli Stati leader, ov-vero quelli in cui vi è una ramificata cul-tura degli open data e in cui vi è una for-te diffusione di portali per accedere alle informazioni. Una crescita quindi rispetto alla scorso anno quando l’Italia era inse-rita nel gruppo dei cosiddetti “followers”, ossia quei Paesi dotati di una sufficiente visione del panorama degli open data ma ancora poco allenati dal punto di vista dell’applicazione pratica. Gli open data possiedono un grande va-lore intrinseco: sono in grado di generare valore economico, favoriscono le attività di business (e quindi anche l’impiego), promuovono l’efficienza e l’efficacia delle strategie e sostengono il risparmio, nel pubblico come nel privato. L’importanza

dei dati ha un valore commerciale ma anche uno più condiviso: permettere a ognuno di giungere alle proprie conclu-sioni, di elaborare visioni del mondo e di sentirsi informato e partecipe nella vita sociale, economica e politica.“Creating value through Open Data: stu-dy on the impact of re-use of public data sources” di Capgemini sostiene che entro il 2020, il mercato dei dati aperti raggiun-gerà i 325 miliardi di euro. Ma, secondo l’Open Data Index, solo l’11% delle infor-mazioni disponibili online è aperto a tutti i cittadini.

Horizon 2020: la strategia Ue in materia di Big data e oPen data

“Leadership industriale” raggruppa 5 bandi a cui possono partecipare quel-le Piccole e Medie Imprese in grado di presentare progetti di data-driven inno-vation che vanno dall’analisi alla privacy. Il bando ICT-14-2016-2017 dedicato alla sperimentazione e all’integrazione dei dati e alla localizzazione in diverse lin-gue è dotato di 27 milioni di euro (con scadenza il 12 aprile 2016).Il secondo, con sigla ICT-15-2016-2017, dispone di 25 milioni di euro da stan-ziare per i progetti innovativi e scadrà anch’esso il prossimo 12 aprile 2016.La call ICT-16-2016-2017 verte sulle tecnologie per l’implementazione dell’e-conomia dei dati; la somma stanziata è ancora da definire mentre la scadenza è fissata per il 25 aprile 2016.

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Il loro ruolo è decisivo per ogni azienda che sfrutti il web per il pro-prio business. Eppure non tutti hanno ancora colto le potenzialità offerte dai professionisti dei social media: Community Manager, Social Analyst, Social Media Manager e gli altri esperti digitali pro-gettano e gestiscono la presenza online delle aziende, animano le community fidelizzando gli utenti/clienti, realizzano campagne di digital advertising e veicolano contenuti e valori del brand, de-terminandone spesso il successo commerciale.Il report “The State of Social Media Marketing 2015” offre, a tal proposito, qualche spunto utile per capire come si evolveranno le strategie aziendali nel futuro. Tra i dati più interessanti, è emer-so che circa il 64% degli addetti al marketing usa i social media per più di 6 ore al giorno (Facebook, Twitter, LinkedIn, Google+, youtube, Pinterest e Instagram sono, nell’ordine, i più gettona-ti) e che il 66% di essi incrementerà in futuro l’utilizzo di Twitter, youtube e LinkedIn. Detto questo, è facile intuire quanto la diffu-sione di figure specializzate, attive nella gestione delle molteplici piattaforme online si rivelerà una carta vincente per le imprese di tutto il mondo.Ma come è strutturato un Social Media Team? Quali sono le com-petenze chiave dei Social Jobs?Prima di creare una squadra di lavoro, bisogna stabilire: gli obiet-tivi da raggiungere (migliorare la e reputation, promuovere uno specifico prodotto/servizio, lanciare un nuovo brand, etc.); il target da raggiungere; con quali canali e tramite quale strategia perse-guire tali obiettivi; a quanto ammonta il budget a disposizione. Non è mai produttivo improvvisare la gestione dei social media e non basta essere presenti sulle principali piattaforme: bisogna affidarsi a figure specializzate e adeguatamente formate per svol-gere le attività che il loro delicato ruolo richiede. Questi i principali professionisti che un gruppo di lavoro ideale dovrebbe includere:

soCial media manager - È lo “stratega” del Social Media team, in grado di ideare e gestire il flusso comunicativo sulle piattaforme (che conosce alla perfezione). Ha ottime capaci-tà di scrittura creativa ma anche conoscenze degli strumenti che

veicolano i contenuti. È il fulcro attorno a cui ruota l’attività social interna ed esterna all’azienda.

CommUnitY manager – Costruisce e analizza le com-munity, stimola le interazioni con utenti e opinion leader e coltiva con essi relazioni basate sulla fiducia.

soCial media marKeting manager - È una figu-ra esperta di web marketing applicato ai social media: sa come creare e gestire campagne di advertising online e conosce il modo in cui declinare la strategia all’interno dei canali per un ritor-no misurabile anche in termini economici.

digital designer - Avere un esperto di “social design” rappresenta una risorsa preziosa sia per la creazione degli ele-menti grafici che arricchiscono gli account aziendali che per lo sviluppo di applicazioni per le campagne promozionali.

soCial analYst - Raccoglie e analizza tutti i dati relativi alle performance social e al sito web aziendale, stilando appositi report e dando suggerimenti su come migliorare la strategia e la sinergia tra i diversi canali.

CoLophonRedazione Cliclavoro

Direzione Generale dei Sistemi Informativi, dell’Innovazione tecnologica e della ComunicazioneVia Fornovo, 8 - 00192 Roma

[email protected]

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Il rapporto delle aziende con la tecnologia non può essere affidato all’improvvisazione. Servono professionisti specializzati per migliorare la reputation dell’impresa, promuovere prodotti e servizi, lanciare nuovi marchi

n°12 - DICEMBRE 2015

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un SoCIAL MEDIA tEAM è FonDAMEntALE pER IL SuCCESSo DELLE AzIEnDE SuL WEBCinque figure chiave per progettare e gestire la presenza online dell’impresa