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Una copia Euro 2,58 periodico mensile di economia, politica, tecnica agraria e zootecnica, ambiente N. 6/7 ANNO XXI Spedizione in A.P. - Tariffa R.O.C.:“Poste Italiane s.p.a. - Spedizione in Abbonamento Postale - D.L. 353/2003 (convertito in Legge 27/02/2004 n. 46) art. 1, comma 1, DCB di Forlì” - Autorizzazione Tribunale di Forlì, N. 642/84 - Direttore Responsabile Prof. Mentore Bertazzoni Direzione, redazione e amministrazione: SOCIETÀ EDITORIALE NEPENTHES s.r.l. - Poste Succursale n. 1 - 47100 Forlì - Tel. 0543.723771 - Fax 0543.795263 ATTENZIONE! In caso di mancato recapito, rinviare all’Ufficio di Forlì-Ferrovia per la restituzione al mittente che si impegna a corrispondere la tariffa dovuta. Giugno/Luglio 2004 ISSN 1722-5779 « A NAPOLI, IN TREMILA! »

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Giugno/Luglio2004

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« A NAPOLI, IN TREMILA! »

P R O F E S S I O N EA G R O T E C N I C O

L’AFORISMADEL MESE

“MOLTO SPESSO

IL PENTIMENTO NON È

TANTO IL RIMORSO PER

IL MALE CHE ABBIAMO

FATTO, QUANTO IL

TIMORE DI QUELLO

CHE CE NE PUÒ

DERIVARE.”

FRANÇOISE DE LA ROCHEFOUCAULD

(Letterato francese - Parigi 1613-1680)

A T T U A L I T À

12 Nasce l’imprenditoreagricolo professionale

14 OCM tabacco, premiato il gioco di squadra

4 Napoli 2004

15 Sicurezza a tutto campo

S I C U R E Z Z AA L I M E N T A R E

L E R U B R I C H E

30 Le Aziende informano

47 Il Mercatino

L O S P E C I A L E

20 Aceto Balsamicotradizionale di Modena

F I E R E & C O N V E G N I

18 In vino veritas?

31 Macfrut senza frontiere

« Soommmmaarriioo »

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Questa rivista è stata chiusa intipografia il 19 Maggio 2004

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Direttore responsabileMENTORE BERTAZZONI

In Redazione: MARCELLA GRAVINA, DAVIDENERI, MARCELLO SALIGHINI, MAURIZIORANUCCI.

Hanno collaborato a questo numero:Gaetano Alaimo, Pasquale Cafiero, StefanoCappi, Simone Finelli, Nicola Galluzzo, MirkoTassone.

ABBONAMENTO ANNUO:Italia euro 25,82; estero Euro 41,32.Arretrati: un numero Euro 5,16

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« A NAPOLI, IN TREMILA! »

37 I giovani “triennalisti”alla ribalta

40 A Bari gli Agrotecnicici sono... eccome!

41 Vita dei Collegi L’AFORISMADEL MESE

34 Agrotecnici: confrontocon il Ministro

36 I Presidenti lombardi incontranol’on. Michele Vietti

A T T U A L I T À « NAPOLI

« MAI COSÌ INSIEME,IMPONENTE MANIFESTAZIONE DEL CUP, DELL’ADEPP E DEI CUP TER

SIGLIERI DI ORDINI E COLLEGI RIUNITI A NAPOLI SI SONO CONFRO

DOPO IL VOTO DI GIUGNO LA RIFORMA DELLE PROFES

SBLOCCATO IL DECRETO LA LOGGIA: GLI ORDINI RIENTRANO

l CUP Nazionale insiemeall’ADEPP, l’Associazione delle Cassedi Previdenza private, ed ai CUP terri-toriali, aveva scommesso tutto sull’ap-puntamento di Napoli del 9 maggio2004.Occorreva infatti dare una risposta al“Palazzo della politica”, diventato unaspecie di formicaio impazzito, doveMinistri e Deputati dicevano, a giornialterni, sullo stesso argomento tutto edil contrario di tutto.Occorreva inviare un segnale forte alGoverno, che da un anno teneva chiu-sa in un cassetto la riforma delle pro-fessioni, elaborata dal Sottosegretarioalla Giustizia On. Michele VIETTI, edire a voce alta che questo ritardo non

solo non era più comprensibile, masoprattutto che era divenuto intollera-bile. Occorreva dire altrettanto chiara-mente che non sarebbe stato tolleratoun analogo ritardo nell’approvazionedel Decreto legislativo “La Loggia” (dalnome del Ministro proponente), con-cordato con le professioni d’urgenza,poco prima di Pasqua, e poi anch’essoaccantonato inspiegabilmente.Occorreva anche in qualche modorispondere alle tesi del Presidentedell’Antitrust Giuseppe TESAURO,esposte qualche giorno prima in unaConvention romana organizzata dalCOLAP, il coordinamento delle asso-ciazioni prive di Albo.L’appuntamento nella città partenopea

doveva dunque essere una provamuscolare senza precedenti, e così èstato, nonostante l’appuntamentocadesse di domenica e, sfortunatamen-te la città di Napoli fosse completa-mente chiusa al traffico, una circostan-za, questa, che ha lungamente rallenta-to l’afflusso dei pullman e delle auto deiprofessionisti provenienti da ogni parted’Italia e, soprattutto, ha impedito allemolte centinaia di professionisti napo-letani di muoversi dalla città, bloccatidal divieto totale di circolazione, chevigeva in tutta Napoli dalle ore 9,00alle ore 13,00 in occasione della“domenica ecologica” e della marato-na “Corrinapoli” (5 chilometri, daPiazza Plebiscito a Piazza Repubblica

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Uno scorcio del Teatro Mediterraneo, gremito all’inverosimile.

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2004 », MAI COSÌ TANTI »RRITORIALI. OLTRE 3.000 PRESIDENTI E CON-

ONTATI CON IL GOVERNO E LA POLITICA.

SSIONI TROVERA’ COMPIMENTO.

NELLA COMPETENZA DELLO STATO.

Giugno/Luglio2004

e ritorno, passando per viaCaracciolo e Riviera di Chiaia).Fuori gioco, quindi, la maggior partedei professionisti napoletani impossibi-litati a raggiungere la Mostrad’Oltremare (anche se alcuni di lorohanno voluto raggiungere a tutti icosti la manifestazione, uscendodalla città con largo anticipo rispettoall’orario del divieto di circolazione);il compito di riempire la sala dellamanifestazione era dunque demandatoai professionisti provenienti da altrecittà, e la circostanza aveva ingeneratoqualche preoccupazione negli organiz-zatori.Ciò nonostante l’afflusso delle personeè stato imponente; già verso le diecidel mattino i mille posti del TeatroMediterraneo erano pressoché tuttipieni e molti altri convenuti erano inarrivo nel grande viale di ingresso dellaMostra d’Oltremare od in attesa diregistrarsi.Poco dopo il gran numero dei conve-nuti costringeva i Vigili del Fuoco adintervenire per bloccare tutti gli ingres-si al Teatro, ormai sovraffollato e conpersone in piedi sugli spalti e sedutenelle scale di accesso.Per chi è arrivato tardi altro non èrestato che seguire la manifestazioneda diversi grandi schermi posti neilocali esterni al Teatro, comunque innumero insufficiente rispetto a quantosarebbe stato necessario.Alla fine della giornata l’esausto perso-nale del ricevimento aveva registratooltre 3.000 presenze, più una quota dicongressisti che, seccati dall’attesa perla registrazione, evitavano l’incomben-za entrando direttamente in sala!Sul tavolo della presidenza delConvegno sedevano i vertici del CUP,dell’ADEPP e dei CUP territoriali, fradi loro Raffaele SIRICA (PresidenteCUP), Roberto ORLANDI(Vicepresidente e Portavoce delCUP), Armando ZINGALES e PieroPANUNZI (entrambi Vicepresidenti

CUP), Maurizio DE TILLA(Presidente ADEPP), Sergio POLE-SE (Segretario del CUP), oltre adalcuni Vicepresidenti dell’ADEPP.Dietro di loro, schierati su di un bancoalto, tutti i Presidenti dei ConsigliNazionali aderenti al CUP ed iPresidenti delle Casse di Previdenzadelle professioni.Sotto di loro il parterre delle Autorità,folto di Deputati (fra gli altri l’On.Anna FINOCCHIARO per i DS,l’On. Nino LO PRESTI per AN el’On. Pierluigi MANTINI dellaMargherita), di Senatori (fra gli altri ilSen. Guido CALVI per i Ds, il Sen.Mario CAVALLARO per la MAR-GHERITA ed il Sen. AndreaPASTORE per FORZA ITALIA), diSottosegretari (fra gli altri la Sen.Maria Grazia SILIQUINI,Sottosegretario all’Università, el’On. Michele Vietti Sottosegretarioalla Giustizia), di Europarlamentari(l’On. Stefano ZAPPALA’) e diMinistri (Enrico LA LOGGIA,Ministro per gli Affari regionali;Rocco BUTTIGLIONE, Ministroper le Politiche Comunitarie).Diciamo la verità, faceva un certo effet-to vedere un così elevato concentratodi potere politico in platea pronto adascoltare e sopra, sul palco, i verticidelle professioni; è stato questo forsel’aspetto più visivamente significativodella strada che il CUP nazionale hapercorso in questi anni: le professioniitaliane, prima preda della politica per-ché divise oggi sono unite, hannocoscienza di se stesse e della loro forza,ed il mondo politico si siede innanzi aloro per ascoltarle.Naturalmente per raggiungere questorisultato sono occorsi anni di durissimolavoro da parte di alcuni dei Presidentinazionali di Ordini e Collegi, ma larealtà di oggi ed i risultati ottenuti pre-miano quegli sforzi.Con orgoglio gli Agrotecnici italianipossono dire di avere contribuito a

questo processo in modo significativoe, talvolta, determinante, tanto chequesto apporto e questo ruolo è rico-nosciuto da tutte le altre professioni ita-liane, in misura tanto maggiore serapportata al fatto che gli Agrotecnicisono una piccola categoria, che peròsa dare molto, come dimostra il fattoche il Presidente degli Agrotecnici,Roberto Orlandi, é da tre anniVicepresidente e Portavoce del CUP.I lavori sono stati aperti con i salutidell’Ing. Domenico RICCIARDI, anome dei CUP Territoriali del Centro edel Sud Italia, che ha ricordato le varieprecedenti iniziative svolte, dal TeatroBrancaccio di Roma fino all’odiernamanifestazione, e con l’interventodell’Arch. Pino CAPOCCHIN, anome dei CUP Territoriali del NordItalia, che ha esordito criticando lerecenti affermazioni del Ministro diGiustizia, rese qualche giorno prima inuna convegno delle associazioni nonordinistiche e lamentando che ilMinistro non si fosse presentato all’o-dierno appuntamento di Napoli, sfug-gendo così il confronto con le profes-sioni. La prima delle due relazioni uffi-ciali è stata svola dall’Arch. RaffaeleSIRICA, Presidente del CUP e delConsiglio Nazionale degli Architetti,che -come sempre- ha “volato alto”,ragionando a scena aperta di ciò chesignifica essere professionisti in Italiaed in Europa e delle regole dell’eticaprofessionale.Il fondamentalismo monetarista, ormaiimperante, che pervade l’Europa è ilnuovo “vitello d’oro” dell’idolatria mer-cantile -ha detto Sirica-, esso nega l’e-

A T T U A L I T À

6 Giugno/Luglio2004

DA MADRID A NAPOLI, IL CUP ITALIANO

DIVENTA LEADER NELL’EUROPA DELLE PROFESSIONI

7Giugno/Luglio2004

tica, nega la solidarietà, nega la qualitàdelle prestazioni intellettuali.Sentire poi il Presidente del CUP cheparlava di un “Manifesto delle profes-sioni per l’Europa”, già discusso qual-che giorno prima a Madrid, alConvegno delle professioni spagnoledal titolo “Profesiones, interés gene-ral y servicio pùblico”, dava certo l’i-dea dell’afflato ideale che il CUP èriuscito a dare sia al proprio ruolo chea quello di tutti i professionisti italiani,e faceva sembrare di colpo misera cosale polemiche di qualche giorno prima,portate avanti da associazioni prive dinumeri e con modesta credibilità, sullanecessità di creare “professioni” a con-tenuto regionale.A Napoli si parlava di Europa, di liber-tà di movimento e di stabilimento intutto il territorio dell’Unione, dei valoridell’etica professionale, della capacitàe della responsabilità personale, nondell’Albo lucano dei consulenti d’azien-da o del Registro lombardo dei prano-terapeuti.Che differenza di stile, di cultura, divalori e di obiettivi rispetto agli avver-sari delle professioni.La seconda relazione è stata svolta dalvulcanico Presidente dell’ADEPP,l’Avv. Maurizio DE TILLA (anchePresidente della Cassa di Previdenza

degli Avvocati) che, come suo costu-me, ha preso di petto i problemi e nonha risparmiato critiche al mondo politi-co; le accuse di inerzia della politica,che impietosamente, De Tilla ha elen-cato una dopo l’altra, hanno strappatocontinui applausi a scena aperta e -spesso- il gelo dei rappresentanti delGoverno e dei partiti.Solo il naturale garbo oratorio e l’argu-zia partenopea propria di De Tilla sonoriuscite talvolta a stemperare la gravitàdelle affermazioni; il primo a caderesotto il suo scudiscio verbale è stato ilPresidente dell’Antitrust, GiuseppeTESAURO, che aveva recentementedefinito gli Ordini professionali “castemedievali”, poi è venuto il turno delMinistro Giulio TREMONTI, chiama-to in causa da De Tilla circa i disattesiimpegni relativamente all’abolizionedella “doppia tassazione” sulle Casse diPrevidenza, “un imbroglio” che nonha eguali in tutta Europa; su questiimpegni non onorati e sulla mancatariforma delle professioni, ha conclusoDe Tilla, la misura è colma, facendointendere che al voto del prossimo 13giugno il mondo professionale puniràquei partiti che hanno tradito gli impe-gni ed insabbiato la riforma.L’ingrato compito di essere il primopolitico a calcare la scena dopo il

“chaier de doleance” illustrato daiPresidenti Sirica e De Tilla, è toccato alSottosegretario al Welfare AlbertoBRAMBILLA, noto nel mondo delleCasse di previdenza per averne spessoappoggiato le istanze, che si è dichia-rato sostanzialmente d’accordo sullequestioni poste da De Tilla e che, a suodire, dovrebbero trovare soluzionealmeno parziale nel collegato previden-ziale ora in discussione in Parlamento.La Sen. Maria Grazia SILIQUINISottosegretario all’Università, che untempo veniva definita la “passionariadelle professioni” è stata accolta conuna certa freddezza, almeno da unaparte dell’auditorio, nonostante abbiasvolto un intervento bello ed appassio-nato. Benché la Senatrice abbia ricor-dato i suoi meriti (fu lei a “bloccare” losciagurato decreto dell’alloraMinistro Pier Luigi BERSANI sullesocietà professionali di capitale), ilmondo delle professioni ritiene queifatti un credito ormai abbondantemen-te scontato, non potendo un politicovivere in eterno su allori vecchi di anni;in particolare pesa il rapporto conflit-tuale con il Sottosegretario allaGiustizia, On. Vietti, che ha portato adostacolare il percorso della riformadelle professioni (fortemente volutadal CUP), e soprattutto la pessima

L’intervento dell’Avv. De Tilla (al microfono). Sul banco dellaPresidenza (da sinistra verso destra): Piero Panunzi (Vicepresidentedel CUP e Presidente dei Geometri), Paolo Pedrazzoli (Presidentedella Cassa di Previdenza dei Notai), Roberto Orlandi (VicepresidentePortavoce del CUP e Presidente del Collegio degli Agrotecnici e degliAgrotecnici laureati). Alle loro spalle sui banchi alti, i Presidenti deglialtri Ordini professionali e delle Casse di Previdenza.

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A T T U A L I T À

gestione dei rapporti con le categorieinteressate dal DPR n. 328/2001(sono tredici, tutte fra le più impor-tanti) quando, nel dicembre del 2003,la Senatrice istituì una Commissione dilavoro con l’esclusione di molte cate-gorie, fatto che provocò una fermaprotesta di ben dieci Presidenti nazio-nali (fra cui i vertici del CUP).Solo sull’invito a “lavorare insieme”per ottenere la riforma delle professio-ni la sala ha vivacemente applaudito, aconferma che i professionisti non tolle-rano i protagonismi individuali, quandoquesti danneggiano gli obiettivi genera-li. All’On. Anna FINOCCHIARO,responsabile DS per la giustizia, è toc-cato il compito di difendere le posizio-

ni dell’Ulivo, messe sotto accusa dairappresentanti politici di maggioranzaprima intervenuti; del suo intervento èpiaciuto, anzitutto, il riconoscimento almondo delle professioni di essere fuci-na della migliore classe dirigente e l’as-sicurazione che non vi è alcuna animo-sità dei Democratici di Sinistra, circa lariforma, dove questo partito è pronto adiscutere con la maggioranza, senzapregiudizio, purché si vada ad unariforma-quadro.Esattamente ciò che chiede, da tempo,il CUP. L’attesissimo intervento delSottosegretario alla Giustizia, On.Michele VIETTI, non ha deluso leaspettative; il Sottosegretario -pursenza mai nominarlo espressamente-ha duramente criticato le dichiarazioniche il Ministro Castelli aveva rilasciatosolo qualche giorno fa al congressodelle professioni non riconosciute,dove si era assunto il merito di averebloccato la riforma delle professioni;cultore di romanzi gialli, l’On. Vietti siè esibito in una piacevolissima metafo-ra, nella quale ha paragonato le dichia-razioni del Ministro di Giustizia allaconfessione involontaria di chi real-mente bloccò il percorso della riforma.Ma l’On. Vietti non si è limitato a que-sto, ha anche voluto lanciare un segna-le politico di rilievo a tutto il mondodelle professioni, annunciando che ilpartito dell’UDC ha individuato la“riforma delle professioni” come unadelle quattro leggi di legislatura da por-

tare immediatamente in discussione,subito dopo il voto europeo del 13 giu-gno, a pena di gravi ripercussioni nelGoverno, ove questa richiestadell’UDC non venisse accolta.L’intervento di Vietti, in particolare neipassaggi più polemici, sui ritardi e suiblocchi che il testo di riforma che portail suo nome ha subito in questi anni, èstato sottolineato da intensi applausi, adimostrazione che il mondo professio-nale chiede fatti, non chiacchiere.A seguire è intervenuto il Ministro Sen.Enrico La Loggia, che ha portato indono all’auditorio una vera e propriaprimizia; l’approvazione, avvenuta duegiorni prima, del decreto legislativo“ricognitivo”, che individua la compe-tenza dello Stato e quella delle Regioniin materia di professioni, a seguitodella riforma federalistica del Titolo Vdella Costituzione.Il provvedimento era attesissimo datutto il mondo ordinistico visto che,negli ultimi mesi, diverse Regioni ave-vano approvato o messo in approva-zione, leggi relative alla istituzione deipiù svariati Albi, Registri ed Elenchi,aprendo così conflitti di competenzacon lo Stato; il testo licenziato inConsiglio dei Ministri chiarisce che lacompetenza per le professioni intellet-tuali (quelle al cui accesso si vieneammessi previo superamento di unesame di Stato abilitante) è esclusivadello Stato.Fermo il giudizio positivo, alcuni punti

L’ON. MICHELE VIETTI (la foto è del suointervento al Congresso Nazionale di Stresa –

Ottobre 2003) è stato uno degli oratori piùapplauditi della Convention di Napoli.

del decreto legislativo hanno indottoperplessità fra i professionisti, ma ilMinistro La Loggia ha tranquillizzatol’uditorio, assicurando la propria dispo-nibilità ad apportare correttivi, dove equando necessari; ha poi detto chequesto decreto onora un impegnoassunto con il mondo dei professioni-sti, ma è solo il primo atto di un piùcomplesso processo che vede, comeobiettivo finale, la riforma delle profes-sioni “partendo dal lavoro fatto dal-l’amico Vietti”.Ministro chiama Ministro, e dopo LaLoggia è intervenuto l’On. RoccoBUTTIGLIONE, da cui dipende il dica-stero delle Politiche Comunitarie che,con grande garbo, ha voluto ringrazia-re le professioni italiane, ammettendoche la presenza costante dei vertici delCUP ed i sempre puntuali interventi,hanno consentito al suo Ministero ditutelare nel migliore dei modi gli inte-ressi italiani in Europa.L’On. Buttiglione, prima filosofo e poiMinistro, non ha voluto risparmiarequalche dotta bacchettata all’Antitrusted alle affermazioni del suo Presidente(che, solo pochi giorni prima, avevadefinito gli Ordini “corporazionimedioevali), ricordando che proprio lecorporazioni nate nel Medioevo hannoassicurato per secoli la trasmissione ela certificazione del sapere, cementofondante delle società moderne. Hapoi confermato, tornando sul terrenosquisitamente politico, quanto detto daVietti, e precisamente che dopo il votoeuropeo di giugno il Partito della UDCporterà in Parlamento il testo di rifor-ma delle professioni, dichiarandolo fraquelli prioritari per la sua politica.Subito dopo la parola è passata alle

opposizioni, rappresentate dall’On.Pierluigi Mantini, Responsabile delleprofessioni per LA MARGHERITA, eprofondo conoscitore dei problemi delmondo ordinistico.Il garbo che sempre contraddistingue isuoi interventi non ha impedito aMantini di evidenziare con il pennarel-lo rosso le contraddizioni presenti nella

maggioranza e nel Governo, a partiredal Ministro Castelli, che ha fattodichiarazioni contrastanti sulla “riformaVietti”, un giorno definita testo delGoverno ed un altro vantandosi diaverla affossata (spiace dirlo, macome dar torto a Mantini?). Non sonomancate stilettate nei confronti dellaSen. Siliquini, la quale, nel suo inter-

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LA PRESENZA DELLE CATEGORIE “AGRARIE”Tutti gli Ordini e Collegi italiani hanno dato il massimo contributo per la buona riusci-ta della Convention di Napoli, diffondendo la notizia dell’evento presso tutti iConsigli locali, auspicandone ed organizzandone la partecipazione.Così hanno fatto gli Agrotecnici, con una lettera personale a tutti gli iscritti dellaCampania ed il coinvolgimento dei Consigli locali, con buoni risultati, se è vero chegli iscritti “prenotati” erano circa un centinaio e quelli realmente presenti oltre 120,per una piccola categoria si è trattato di un risultato eccellente.Come si sono comportate le altre due categorie “agrarie” (Dottori agronomi e Peritiagrari)? Apparentemente assai meno bene, visto che le loro presenze sono state deltutto sporadiche ed inferiori alle dieci unità (erano invece presenti, sul palco,entrambi i Presidenti nazionali).Fra gli Agrotecnici e gli Agrotecnici laureati particolarmente significativa la presenzadegli Agrotecnici campani e di quelli calabresi i quali, organizzati dal Presidente delCollegio di Catanzaro-Crotone-Vibo Valentia, Agr. Gregorio GIULIANO, hannoorganizzato addirittura un pullman. Per inciso la categoria più rappresentata è stata

quella degli Architetti, con oltre 350prenotati, seguita poi dagli Ingegneri edai Geometri; nella it-parade dellepresenze, su 24 categorie componen-ti il CUP, gli Agrotecnici si sono classifi-cati sesti, ben sopra a categorie moltopiù numerose, a dimostrazione del-l’impegno e del ruolo assunto in que-sti ultimi anni.Il fanalino di coda delle presenze èandato, invece, ai Periti agrari, chesono risultati essere la categoria piùdebolmente rappresentata alla manife-stazione.

Da sinistra: Maurizio De Tilla (ADEPP),Raffaele Sirica (CUP) ed il Ministro per gli

Affari regionali Enrico La Loggia.

IL MINISTRO DELLE POLITICHE COMU-NITARIE, ROCCO BUTTIGLIONE che si èpresentato all’improvviso alla riunione dellaConsulta degli Agrotecnici e degli Agrotecnicilaureati della Campania, mentre si intrattienecon i Presidenti provinciali.

10 Giugno/Luglio2004

vento, aveva invitato a chiudere lepolemiche degli ultimi tre anni, ancheinterne alla maggioranza, ed a ripartireda zero, invito criticato dall’On.Mantini, che lo vede come un’auto-assoluzione per i ritardi e le inerzie.Infine, ed è senz’altro stata questa laparte più apprezzata dell’intervento,l’On. Mantini ha lasciato i panni delpolitico per assumere quelli di profes-sore universitario, dando un contributo-critico- all’interpretazione del decreto“La Loggia”, individuando alcuni possi-bili rischi di sfarinamento del sistemache, così individuati, potranno esserecorretti o rimediati.Sembra quasi uno scherzo del destino,ma in tutti gli appuntamenti di questotipo, all’intervento dell’On. Mantinisegue o precede quello dell’On. LoPresti, responsabile delle professioniper Alleanza Nazionale, identicamentepreparato, ma collocato nell’oppostofronte; quando i due Onorevoli incro-ciano le spade della polemica politica,lo spettacolo è sempre interessante edistruttivo, anche perché i due si rispet-tano e non trascendono mai.Nino Lo Presti ha chiarito che perriformare le professioni non servemodificare ancora l’art. 117 dellaCostituzione (che sancisce la compe-tenza legislativa concorrente Stato-Regioni in materia di professioni),anche se una modifica di questo artico-lo è auspicabile; poi ha ricordato la dif-ferenza di numeri fra il mondo ordini-stico (1.700.000 di iscritti negli Albi)e quello associativo (non più di200.000 soggetti) e la necessità che idue sistemi convivano, nei rispettiviambiti.Lo Presti ha poi ricordato l’atteggia-

mento ostativo del Governo D’Alemaverso le professioni e le leggi in quelperiodo approvate che sancivano l’e-quiparazione fra professioni ed impre-se, e sottolineato il lavoro da lui ulti-mamente svolto insieme al Ministro LaLoggia, per ottenere l’approvazionedel decreto legislativo di cui prima si èriferito, altremente destinato ad ingab-biarsi.Di spessore anche l’intervento del Sen.Guido Calvi, che ha dimostrato di benconoscere i problemi delle libere pro-fessioni italiane.Dopo gli interventi di Gianni DeMichelis (ex-socialista ora ritornatoalla politica) e di altri relatori, l’On.Stefano Zappalà, eurodeputato hadato lettura del “Manifesto perl’Europa”, che è stato approvato dal-l’assemblea dei professionisti e cherappresenta il banco di prova degliimpegni dei politici per questo meseche ci divide dal voto per il rinnovo delParlamento Europeo.Nel pomeriggio, in una sala del TeatroMediterraneo, si è svolta in parallelouna riunione dei Collegi degliAgrotecnici e degli Agrotecnici laureatidella Campania per esaminare alcuneiniziative da assumere a livello regiona-le, la discussione era in pieno svolgi-mento quando nella saletta dell’incon-tro -con grande stupore di alcuni- si èpresentato il Ministro delle PoliticheComunitarie Rocco Buttiglione ilquale, appresa della riunione, avevavoluto personalmente recarsi a salutaregli Agrotecnici campani, rimanendopoi brevemente a colloquio con loro.Il gesto di cortesia è stato da tutti moltoapprezzato (non capita frequente-mente la visita a sorpresa di unMinistro), anche perché l’On.Buttiglione aveva per questo dovutolasciare la sala del Convegno.La manifestazione di Napoli è stata,certamente, la più importante fra quel-le realizzate dal CUP, dall’ADEPP e dalmovimento dei professionisti negli ulti-mi anni, il primo rilevante effetto èstato quello di sbloccare miracolosa-mente il decreto “La Loggia”, la cuiapprovazione era stata rimandata adopo le elezioni e che invece, esatta-mente in previsione dell’assise parte-nopea, è stata anticipata al 7 maggio.

Il secondo successo è stato quello diavere rimesso in pista il tema dellariforma delle professioni, che è giàdiventato una delle principali questionida risolvere subito dopo il voto per ilParlamento Europeo, e contempora-neamente depotenziare di ogni effettole iniziative contrarie messe in atto neigiorni precedenti dalle associazioninon ordinistiche.Il terzo positivo risultato è rappresen-tato dalla grandissima coesione inter-na di quasi tutte le categorie aderential CUP, impegnate in uno sforzoorganizzativo senza precedenti, in una“prova muscolare” che ha avutopieno successo.

Pasquale Cafiero

L’ON. NINO LO PRESTI, parlamentare diAN, Responsabile delle professioni.

L’ON. PIERLUIGI MANTINI, Responsabiledelle professioni della Margherita.

L’ON. STEFANO ZAPPALA’,Europarlamentare relatore della Direttiva

europea sul riconoscimento delle professioni.

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Il dibattito sul futuro dell’Europa ha dimostrato che la fonda-zione di una nuova comunità politica e sociale richiede la con-divisione di valori e principi, senza la quale non si può avereuna identità forte.La difficoltà di approvare la Costituzione europea evidenzia lanecessità di un nuovo approccio, che muova dalla identificazio-ne dei valori comuni per costituire un quadro di riferimentocondiviso per la definizione delle strategie politichedell’Europa unita.I Professionisti italiani sono, fermamente, convinti che i dirittiche assicurano il pieno sviluppo della persona umana e l’effet-tiva partecipazione all’organizzazione politica, economica esociale del Paese; il diritto al lavoro; la tutela del paesaggio edel patrimonio storico e artistico; la libertà di stampa; il dirit-to di difesa; la protezione della maternità, dell’infanzia e dellagioventù; il diritto alla salute; il diritto all’assistenza e previden-za sociale; la tutela del risparmio; il rispetto della sicurezza,libertà e dignità umana riconosciuti dalla Carta Costituzionaledella Repubblica italiana costituiscano dei valori irrinunciabiliattraverso i quali è possibile riscoprire le ragioni ultime dellacomunità, sociale e politica, anche in Europa.Il profitto non può costituire il principale scopo del lavoroumano.Quando all’art. 4 la Costituzione prevede che “la Repubblicariconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condi-zioni che rendano effettivo questo diritto”, precisa, altresì, che“ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibili-tà e la propria scelta, un’attività o una funzione che concorra al pro-gresso materiale o spirituale della società”.Tali principi devono, oggi, tornare a ispirare quella politica chesembra nutrire una fede cieca nella capacità del mercato diorientare lo sviluppo della collettività. Ma il mercato deve esse-re lo strumento e non il fine principale dell’azione politica poi-ché la concorrenza tanto può potenziare sul piano economico,quanto dividere e destabilizzare sul piano civile e sociale.I Professionisti italiani sono convinti che nel conflitto tra laconcorrenza e i diritti inviolabili dell’uomo garantiti dallaCostituzione; nel conflitto tra la concorrenza e i doveri inde-rogabili di solidarietà politica, economica e sociale prescrittidalla Costituzione; nel conflitto tra la concorrenza e l’utilitàsociale, la sicurezza, la libertà e la dignità umana salvaguardateespressamente dalla Costituzione, la sfida è quella di far preva-lere, specie nel mondo del lavoro professionale, tali diritti edoveri, che in definiva assicurano la libertà e la dignità dell’uo-mo. La concorrenza e il mercato hanno certamente dei pregi,ma non possono fornire, di per sé, la base per un programmapolitico che fondi l’identità europea.In questa prospettiva, occorre ripensare il ruolo di quelle atti-vità che risultano idonee a incidere su interessi e valori dellacollettività.L’Unione europea deve compiutamente riflettere sul significa-to e ruolo nella società delle professioni intellettuali, che, perla loro idoneità a incidere sulla persona, sulla sua dignità elibertà, hanno storicamente goduto di uno status diverso daquello di impresa. Si tratta di una scelta che pone la questionedella compatibilità delle attività professionali con le regoledella concorrenza e del profitto, che non possono certamenteessere considerate del tutto estranee a questo settore ma che,

al contempo, non lo possono qualificare.I Professionisti italiani sono convinti che sia arrivato il momen-to di affrontare la questione del ruolo delle professioni intel-lettuali in modo organico e sistematico, interrogandosi sullafunzione che le stesse possono svolgere quale risorsa per losviluppo economico e sociale dell’Europa.Sono convinti che le professioni intellettuali abbiano una lorofunzione nell'ottica della tutela e della realizzazione di queivalori e interessi del cittadino e, ancora prima, della personaumana che non possono essere ricondotti al mero profitto.Le attività che, implicando una competenza intellettuale, sonodirette alla produzione di atti, opere, servizi che risultano ingrado di incidere su interessi e valori della collettività devonoessere assoggettate a un sistema di regole che tendono adassicurare la qualità della prestazione, contemperando il prin-cipio di competizione con l’esigenza di tutela della collettività.Sulla base di queste considerazioni e nella certezza del prima-to della politica, a nome di tutti gli iscritti agli Ordini, ai Collegie alle Casse di Previdenza, i Professionisti riuniti a Napoli chie-dono al Governo e ai Candidati al Parlamento europeo l’im-pegno per la approvazione di uno Statuto delle Professioniintellettuali basato:

a) sulla identificazione di competenze che, a tutela della collet-tività, richiedano per il loro esercizio il possesso di capacità esaperi: sia quando l’attività è svolta personalmente sia quandoè resa, ove compatibile rispetto all’ordinamento professionale,nell’ambito di strutture imprenditoriali o amministrative;b) sul rigoroso accertamento delle capacità e saperi dei sog-getti che esercitano tali attività;c) sulla sottoposizione dei professionisti a norme deontologi-che atte a regolarne, in modo concorrenziale, l’attività nelrispetto degli interessi generali.

Tale Statuto dovrà essere corredato da un serie di provvedi-menti diretti a potenziare il ruolo del professionista nello svi-luppo sociale e nell’attuazione delle politiche occupazionali,anche attraverso:

a) la tutela della sicurezza sociale obbligatoria di tutti i profes-sionisti, prevedendo altresì l’effettivo avvio di pilastri di previ-denza complementare e fondi comuni Europei di solidarietà;b) la realizzazione di un regime fiscale basato su un prelievouniforme rispetto ai modi di esercizio della professione (indi-viduale, associata, societaria);c) il pieno riconoscimento fiscale e misure di incentivazionefunzionalmente collegate alla formazione e aggiornamento(praticanti e professionisti);

In questo quadro e prospettiva, i Professionisti riuniti a Napolichiedono al Governo italiano e ai Candidati al Parlamentoeuropeo di proseguire il confronto sulla proposta di direttivarelativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e sullaproposta relativa al mercato interno dei servizi al fine di armo-nizzarle con i principi qui affermati, anche in vista della loroapplicazione nell’ordinamento interno, che in ogni caso deveessere presidiata da misure atte a tutelare l’affidamento dellacollettività.

Napoli, 9 maggio 2004

IL MANIFESTO DELLE PROFESSIONI INTELLETTUALI

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A T T U A L I T À « NASCE L’IMPRENDITORE

AGRICOLO PROFESSIONALE »CON IL VARO DELLA “LEGGE DI ORIENTAMENTO BIS”

SCOMPARE L’IMPRENDITORE AGRICOLO A TITOLO PRINCIPALE

MENTRE NASCE L’IMPRENDITORE PROFESSIONALE

EQUIPARATO AL COLTIVATORE DIRETTO

na bussola normativa ed econo-mica per rafforzare l’agricoltura italia-na, che allarga l’orizzonte operativodell’impresa agricola. Il Decreto legislativo 29 marzo 2004,n. 99, approvato nella seduta delConsiglio dei Ministri del 25 marzo (epubblicato sulla G.U. n. 94 del 22aprile 2004) introduce particolari novi-tà sulla figura dell’imprenditore agrico-lo, sulle attività connesse al settoreagricolo e sul regime fiscale.L’obiettivo della nuova legge è quello didare contenuto alla legge quadro vara-ta nel 2001, completandone alcuniaspetti, a partire proprio dalla defini-zione di “imprenditore agricolo”, cioèdi quella figura che opera sul mercato eche produce beni e servizi connessiall’attività agricola.

Uno strumento legislativo che si appre-sta a dare sostanza ad una norma giàprecedentemente definita ma alla qualemancavano risorse, sgravi fiscali ed ilcoordinamento con la politica agricolacomune.La nuova normativa non solo fotogra-fa la realtà agricola italiana, regolandol’attività dell’imprenditore ed i servizi(ambientali, turistici, di trasformazio-ne) a lui riconducibili, ma regola ancheil “discorso societario”, ovvero la pos-sibilità per le società, incluse quelle dicapitale, di lavorare nel settore prima-rio e di avere a disposizione adeguatistrumenti giuridici.La nuova legge prevede poi, tra le altrecose, uno sgravio fiscale fino a 25milaeuro in 5 anni per l’insediamento deigiovani in agricoltura, il riordino fon-diario e l’integrità aziendale, l’organiz-zazione dei produttori, la cui definizio-ne nel 2001 era poco incisiva ed ina-deguata all’attuale realtà, e la tracciabi-lità degli alimenti.Tra le novità di rilievo contenute nellanuova legge di orientamento già ribat-tezzata con il nome di “legge di orien-tamento bis” ve ne è una sostanziale eriguarda l’introduzione della figura del-l’imprenditore agricolo professionaleche va a sostituire quella dell’imprendi-tore agricolo a titolo principale. Quest’ultima, introdotta con le direttivedel 1972, per quasi trent’anni è stata lafigura di riferimento adottata in sedecomunitaria al fine di stabilire requisitiuniformi tra gli Stati membri per sele-zionare gli agricoltori alle cui impreseconcedere i sostegni previsti.L’Italia aveva recepito quelle direttivecon legge n. 153 del 1975, il cui art.12, conteneva appunto la nozione diIatp (Imprenditore agricolo a titoloprincipale).Orbene, l’art. 1 del decreto approvatodal Consiglio dai Ministri manda defini-tivamente in pensione lo Iatp.La nuova definizione valida ai fini della

normativa statale è quella di“Imprenditore agricolo professionale”(Iap) e cioè colui il quale, in possesso diconoscenze e competenze professiona-li ai sensi del Reg. CE n. 1257/99,dedichi alle attività agricole di cuiall’art. 2135 del Codice Civile, diretta-mente o in qualità di socio di società,almeno il 50% del proprio tempo dilavoro complessivo e che ricavi dalleattività medesime almeno il 50% delproprio reddito globale; se l’imprendi-tore svolge la propria attività in zonesvantaggiate, i requisiti relativi altempo di lavoro ed al reddito sonoridotti al 25%.L’accertamento del possesso della qua-lifica di Iap è demandato, ad ogni effet-to di legge, alle Regioni, fatto salvo ilpotere di verifica dell’Inps per quantodi sua competenza ai fini previdenziali.Le due definizioni (Iatp e Iap) differi-scono sostanzialmente solo negli ele-menti quantitativi dei requisiti. La vec-chia normativa infatti richiedeva che loIatp si dedicasse alle attività agricoleper almeno i 2/3 del proprio tempo dilavoro e ne ricavasse almeno i 2/3 delproprio reddito globale da lavoro.Con la nuova legge, invece, lo Iap(ovvero colui che ricava anche solo il50% del proprio reddito dall’attivitàagricola) potrà beneficiare delle stesseagevolazioni creditizie e fiscali vigentiper i coltivatori diretti, alla condizioneche sia iscritto alla gestione previden-ziale Inps, ivi compresa l’assicurazionecontro gli infortuni e le malattie profes-sionali. L’art. 2 del decreto detta poi normesulle “società agricole”, stabilendo inprimo luogo, che l’indicazione di socie-tà agricola (ovvero di società cheabbia come unico oggetto sociale l’e-sercizio di attività agricola) debbarisultare dalla ragione sociale o dalladenominazione sociale. L’aggiornamento della denominazionesociale, obbligatorio per le società

U

MISURE A FMISURE A FAAVV ORE DEIORE DEIGIOGIO VVANI AANI A GRICGRICOLOLTT ORIORI

L’art. 3 della legge di orientamento bisriguarda l’imprenditoria giovanile.Al comma 1 del suddetto articolo vienericonfermato il requisito dell’età, che deveesser inferiore ai 40 anni.Al comma 3 viene invece previsto un credi-to d’imposta, pari ad un massimo di 5.000euro annui per cinque anni, a favore deigiovani imprenditori agricoli, anche orga-nizzati in forma societaria, che accedono alpremio di primo insediamento, previstodal Regolamento CE 1257/1999 e per ilquale sono previsti contributi per 10 milio-ni di euro ogni anno, dal 2004 al 2008.Infine il coma 4 stabilisce che i contratti diaffitto in favore dei giovani imprenditoriagricoli sono soggetti a registrazione soloin caso d’uso e al pagamento dell’impostanella misura fissa.

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costituite alla data di entrata in vigoredel provvedimento ed in possesso deirequisiti, avviene senza oneri aggiunti-vi. Va tuttavia specificato che non sitratta di nuove forme societarie, leforme costituibili sono sempre lemedesime ma dovranno obbligatoria-mente recare la nuova denominazione.Alle società agricole di persone, di cuialmeno la metà dei soci sia in possessodella qualifica di coltivatore diretto,

vengono estese le agevolazioni previ-denziali ed assistenziali di cui godono. Anche le “società agricole” possonoottenere la qualifica di Iap, nei seguen-ti casi: • nel caso di società di persone, sealmeno un socio possiede la qualifica diIap;• nel caso di società cooperative, sealmeno 1/5 dei soci possiede la quali-fica di Iap;

• nel caso di società di capitali, sealmeno un amministratore possiede laqualifica di Iap.Alle società in possesso della qualificadi Iap sono estese tutte le agevolazionitributarie per le imposte indirette (spe-cie quelle legate all’acquisto dei ter-reni) e quelle creditizie previste a favo-re dei coltivatori diretti.

Marcella Gravina

NORME A TUTELA DELL’ INTEGRITA’ FONDIARIA

Una parte consistente del decreto (l’intero capo II) è dedicata alla conservazione dell’integrità fondiaria.

L’art. 6 prevede il mantenimento dei compendi unici , ossia di estensioni di terreno in grado di raggiungere i livel-

li minimi di redditività previsti dalla normativa comunitaria per l’acceso agli aiuti strutturali.

La norma prevede l’esenzione dell’imposta di registro, ipotecaria, catastale, di bollo, ecc. sui trasferimenti di ter-

reni agricoli a favore di coltivatori diretti e imprenditori agricoli professionali , nonché la riduzione delle spese

notarili. Inoltre viene prevista l’indivisibilità del compendio unico per i 10 anni successivi all’acquisto. Sempre

l’art. 6 detta norme sulla indivisibilità del fondo in caso di successione, al fine di evitarne il frazionamento.

L’art. 8 prevede riduzione delle imposte dovute per gli atti eseguiti al fine di realizzare accorpamenti di fondi

rustici , attraverso permute di particelle o rettificazione di confini.

L’art. 9 reca disposizioni atte ad incentivare gli accorpamenti aziendali.

L’art. 10 prevede agevolazioni per la costituzione di società cooperative tra imprenditori agricoli che intendano

conferire alla società i terreni di cui sono proprietari o affittuari.

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A T T U A L I T À « OCM TABACCO,PREMIATO IL GIOCO

DI SQUADRA»

scongiurato, almeno per ora, ilrischio di perdere il lavoro per circa130.000 addetti alla produzione elavorazione del tabacco in Italia(soprattutto in Umbria e Campania).Il 22 aprile 2004, a Lussemburgo, ilConsiglio straordinario dei ministriagricoli dell’Unione europea, infatti, altermine di 18 ore ininterrotte di duris-simi negoziati, ha raggiunto un accor-do per riformare i settori del tabacco,dell’olio di oliva, del cotone e del lup-polo.La decisione è stata presa con votopressoché unanime ed un solo votocontrario, quello della Spagna.Tutto è iniziato a settembre 2003,quando la Commissione europea pre-sentò una proposta di riformadell’Organizzazione comune di merca-to nel settore del tabacco (la cosiddet-ta riforma OCM tabacco, promossadal Commissario europeo all’agricol-tura Franz Fischler) il cui obiettivofinale era quello di smantellare le colti-vazioni di tabacco per contrastare iltabagismo. La riforma prevedeva iltotale disaccoppiamento degli aiuti tral’erogazione dei fondi strutturali

dell’Unione europea ed il tipo di pro-duzione a cui erano destinati. Insostanza i contributi avrebbero conti-nuato ad essere versati ma slegati dallaproduzione del tabacco, coltura giudi-cata “non etica”: sarebbero stati infattiversati in un fondo di riconversione cheperò, secondo il Ministro Alemanno,non avrebbero mai potuto garantire lostesso impatto occupazionale.Da qui l’allarme dei sindacati e deilavoratori.Con l’accordo del 22 aprile si è prati-camente raggiunto un compromessoche tiene conto delle esigenze occupa-zionali. L’accordo prevede per il 2005il mantenimento dello status quo.La riforma entrerà infatti in vigore dal2006 e prevede la conferma dei soste-gni fino al 2013. Dal 2006 al 2010sarà applicato un dasaccoppiamentoparziale, senza distinzioni di fascia, parial 40% degli attuali sostegni ricevuti daiproduttori, il restante 60% potrà esse-re erogato come pagamento accoppia-to alla produzione del tabacco nelleregioni dell’obiettivo 1 e per le varietàdi qualità richieste dal mercato. Dal2010 il disaccoppiamento sarà pari al50% e la restante parte alimenterà unfondo di ristrutturazione.“Un buon accordo, nonostante le dif-ficoltà e le grandi incertezze dei mesiscorsi”. Così il Presidente dellaConfederazione italiana agricoltori,Massimo Pacetti, ha commentato ilcompromesso raggiunto dal Consiglioagricolo europeo sull’ocm tabacco.“E’stato importante –ha aggiuntoPacetti- aver ribaltato un negoziatoche dopo la riforma della Pac del2003 sembrava avesse intrapreso lastrada della disattenzione per alcunedelle nostre più importanti produ-zioni nazionali”.“Grazie al perfetto gioco di squadrache c’è stato ed alla forte intesa dellafiliera tabacchicola –ha riferito dalcanto suo il Presidente diConfagricoltura Augusto Bocchini- èstato possibile rimediare ad unasituazione davvero difficile che avreb-be compromesso la sopravvivenzadell’intero settore e messo a repenta-

glio numerosi posti di lavoro”.“E’ chiaro che il futuro del tabaccorimane appeso ad un filo -ha prose-guito Bocchini-. Ora c’è bisogno diattivare un processo di ristrutturazio-ne del settore, puntando all’efficien-za, all’ammodernamento delle infra-strutture ed alla qualità delle produ-zioni nazionali”. Soddisfazione anche tra gli esponentidella Coldiretti: “Una buona notiziaper i produttori di tabacco” -affermaSimone Solfanelli, direttore dellaColdiretti di Arezzo-. “Una riformache praticamente accoglie le richiestepresentate da Coldiretti e potrà con-sentire certezze operative per leaziende e le varietà che saprannoconfrontarsi con il mercato e conte-stualmente potrà favorire la ricon-versione delle aziende marginaliattraverso il fondo di riconversione”.“Un punto assai importante -aggiun-ge Solfanelli- è la flessibilità data alloStato membro di accoppiare fino al60% degli aiuti in funzione del mer-cato; la flessibilità conferisce unnotevole potere contrattuale ai pro-duttori dal momento che, in caso didifficoltà commerciali o di bassoprezzo industriale, è consentita lapossibilità di aumentare la percen-tuale di disaccoppiamento”.Con la conferma dei sostegni, che perl’Italia significa 330 milioni di euroall’anno, di fatto si realizzano le condi-zioni di certezze operative di lungoperiodo che i produttori di tabacco nonhanno mai conosciuto nel passato, dalmomento che le ultime riforme aveva-no durata praticamente triennale.

Marcella Gravina

È

FRANZ FISCHLER. Il Commissario agricoloeuropeo, fautore della iniziale proposta di riformadell’OCM tabacco, presentata nel settembre 2003.

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S I C U R E Z Z AA L I M E N TA R E

a sicurezza degli alimenti è, neces-sariamente e strettamente, collegatacon l’igiene nelle fasi produttive di tra-sformazione della materia prima daparte, sia dell’azienda agricola sia diquella di trasformazione, ed in quelladistributiva da parte della Grande dis-tribuzione organizzata (Gdo) o del det-taglio tradizionale. Non vanno, a talproposito, dimenticate le adulterazionie le sofisticazioni alimentari che hannointeressato i Paesi membri dell’UnioneEuropea (pollo alla diossina, vino almetanolo, carni estrogenate). Tutto ciòha fatto in modo che il legislatorenazionale ed europeo facessero pro-prie, trasformandole in norme cogenti,ossia obbligatorie ed applicabili in tuttal’Unione Europea, le richieste dei con-sumatori di avere un prodotto alimen-tare sicuro sia dal punto di vista quali-tativo (qualità organolettica e nutrizio-nale) sia dal punto di vista igienico(qualità sanitaria).Questa nota vuole mettere in luce alcu-ni aspetti relativi all’igiene dei prodottialimentari soffermando l’attenzione sulRegolamento (CE) n° 178 del 28 gen-naio 2002 e sulla Posizione comune

(CE) n° 1/2004 in seno al ConsiglioEuropeo del 27 ottobre 2003, la qualesarà oggetto di trasformazione in unRegolamento con norme più restrittivein ambito di sicurezza alimentarerispetto a quanto normato dalRegolamento 178/2002.I concetti fondamentali di garantire aiconsumatori una maggiore sicurezza e,nel contempo, di evitare la creazione dibarriere alla libera circolazione dellemerci in ambito comunitario, sonoribaditi con forza nei considerando,evitando che uno Stato membro possa,in maniera arbitraria, adducendo comemotivo al blocco degli scambi di pro-dotti alimentari, delle barriere tecnichee/o prassi (principio di precauzione)che ostacolino la libera circolazionedelle merci.La posizione comune, nei suoi consi-derando, ripropone l’importanza dellenorme previste dal Regolamento178/2002, andando ad insisteresull’Haccp (Hazard analisys and criti-cal control point) e sulla necessità direndere il tutto più uniforme tra i variStati membri, anche se nei consideran-do 14, 15 e 16 si ribadisce la necessi-

tà di una sua applicazione anche allaproduzione della materia prima e diavere una certa flessibilità applicativa,soprattutto per quelle imprese, pressole quali l’identificazione di alcuni punticritici può trovare difficile applicazioneo per quelle realtà produttive che fac-ciano ricorso a metodi produttivi tradi-zionali o che si collochino in zone ultra-periferiche o soggette a particolari vin-coli geografici. Resta inteso che l’igie-ne alimentare nelle fasi produttivedebba sempre essere salvaguardata.Altro punto cardine ribadito dalConsiglio europeo rimane la strettacollaborazione e comunicazione tra lediverse imprese del settore alimentaree le autorità di controllo nazionali,affinché si possa procedere ad infor-mare il consumatore e/o gli enti dicontrollo nel caso in cui dovessero sor-gere dei problemi nella gestione dellasicurezza del prodotto (ad esempio lapresenza di sostanze tossiche o dipatogeni pericolosi per l’uomo o tra-smissibili dall’animale all’uomo). Talenorma provvede ad introdurre i con-cetti di allarme rapido e di rintracciabi-lità, strettamente connessi ed interdi-pendenti per la salvaguardia della salu-te pubblica, e dell’Autorità europea perla sicurezza alimentare, la quale avreb-be il compito di offrire, attraverso l’au-silio di Comitati specifici, una maggio-re assistenza tecnica e scientifica, ingrado di rispondere, in maniera effica-ce ed efficiente, ai problemi legati allasicurezza alimentare (assistenza scienti-fica e tecnica), facendo circolare piùrapidamente l’informazione e riducen-

« SICUREZZA

A TUTTO CAMPO »

L

L’Unione europea con l’Autorità per la sicu-rezza alimentare ha inteso porre al centro

delle sue politiche in materia sanitaria, unastruttura in grado di essere utile per colla-borare con altre istituzioni scientifiche, evi-

tando quei fenomeni di allarmismo chepossono agire in maniera negativa sul set-tore agro-alimentare, prevedendo un siste-ma di allarme rapido per bloccare e/o con-tenere eventuali situazioni di rischio. Inoltre,l’ Haccp continua a rivestire un ruolo fon-

damentale nel garantire la qualità sanitariadel prodotto, soprattutto se ad esso si possa

affiancare la rintracciabilità in grado diassicurare il ritiro di partite pericolose perl’uomo, in un’ottica di collaborazione tra

tutti gli operatori del settore.

INTERVENTI NAZIONALI

E COMUNITARI IN MATERIA DI

SICUREZZA ED IGIENE ALIMENTARE

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do i pericoli di rischi emergenti (funzio-ne di supporto).Il Regolamento 178/2002 trova appli-cazione a tutte le fasi di produzione,trasformazione e distribuzione, siadegli alimenti che dei mangimi, dero-gando solo a quei prodotti di usodomestico e privato e non destinati allavendita.In figura 1 viene riportato il diagrammadi flusso che deve essere seguito allor-ché un pericolo possa avere degli effet-ti nocivi sulla salute e le procedure suc-cessive che si applicano per salvaguar-dare l’incolumità pubblica. Come sipuò osservare l’obiettivo principale ècaratterizzato dall’analisi del rischio ingrado di contenere e/o controllare ilpericolo, facendo si che venga messoin atto uno scambio di informazioni tratutti gli operatori coinvolti in grado dicircoscrivere l’anomalia sorta.Con il principio di precauzione (Figura2) l’Unione europea può attuare deiprovvedimenti restrittivi negli scambicommerciali fino a che non abbia a dis-posizione, per tutelare la salute pubbli-ca, delle informazioni scientifiche ingrado di valutare se c’è o meno unrischio per il consumatore.Nel Capo II Sezione IV delRegolamento europeo (CE) 178/2002vengono definiti i requisiti minimi dellalegislazione alimentare, i quali sarannoobbligatori a partire dal 1 gennaio2005, i cui aspetti salienti, tralasciandole norme relative ai mangimi sono:1) articolo 14 requisiti di sicurezza ali-mentare;2) articolo 16 presentazione;3) articolo 17 obblighi;4) articoli 18 rintracciabilità;5) articolo 19 obblighi relativi agli ali-menti: operatori del settore alimentare;6) articolo 21 responsabilità ai sensidella Direttiva 85/374 Cee delConsiglio.L’articolo 18 è forse l’elemento centra-

le e più interessante del Regolamentocon il quale si prevede la rintracciabili-tà del prodotto. Con tale principiol’Unione europea vuole cercare diridurre i rischi alimentari e le frodi con-nesse, garantendo una maggiore sicu-rezza al consumatore ed un più effica-ce, immediato e gestibile controllo delrischio e della comunicazione dell’in-formazione in modo da poter ritirareeventuali partite di alimento a rischioper la salute dell’uomo. A tal fine, glioperatori devono garantire la messa inatto di dispositivi di etichettatura o diidentificazione in grado di accertare larintracciabilità ed essere messi a dispo-sizione delle autorità per garantire laidentificazione delle partite (identifica-zione del rischio e gestione del rischio)e favorire la comunicazione per infor-mare gli utilizzatori.A margine di tale trattazione è utile sof-fermare l’attenzione sul Capo IV delRegolamento (CE) n°178/2002, con ilquale si definiscono e si dettano lenorme, in 3 sezioni, sul sistema diallarme rapido (Sezione I), sulla gestio-ne della crisi (Sezione III) e sulle situa-zioni di emergenza (Sezione II).Il sistema di allarme rapido è un siste-ma di allarme ramificato, in grado dinotificare a tutti gli attori coinvolti, lanotificazione del rischio che diretta-mente o indirettamente può nuocere

alla salute umana.La Commissione europea di Bruxellesè a capo di tale struttura cui partecipa-no l’Autorità per la sicurezza alimenta-re e gli Stati membri (Figura 3).La notifica di allarme rapido deve con-tenere tutta una relazione dettagliatache ha indotto ad attuare un tale prov-vedimento. Tra le situazioni che posso-no determinare l’attivazione di allarmerapido la più significativa è la respinta,ad un posto di frontiera, per motivi dirischio alla salute umana, di una parti-ta o container o carico di alimenti pro-venienti da un paese extra Ue, cuidovrà seguire, da parte dellaCommissione europea la notifica del-l’anomalia riscontrata a tutti i posti difrontiera dell’Unione europea ed alpaese che ha fornito questo prodotto.Le situazioni di emergenza, novellateall’articolo 53 del Regolamento euro-peo (CE) 178/2002, fanno presuppor-re una politica di sicurezza immediata econcreta da parte della Commissioneeuropea, visto che ad essa è demanda-ta, su propria iniziativa, la possibilità diagire con la sospensione dell’immissio-ne sul mercato e/o utilizzazione dell’a-limento.La gestione della crisi prevede l’elabo-razione, di concerto con gli Stati mem-bri e l’Autorità per la sicurezza alimen-tare, da parte della Commissione di unpiano di gestione accettabili e la strate-gia di comunicazione conseguenteonde gestire la crisi.Ad integrazione e completamento diquanto stabilito dal Regolamento178/2002 meritano di essere ricorda-te le motivazioni del Consiglio europeonella Posizione comune n° 1/2004con la quale si è cercato di ribadirel’importanza dell’Haccp e dei manualidi corretta prassi operativa. Inoltre, adogni operatore alimentare viene con-fermata la propria responsabilità diret-

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ta nella sicurezza alimentare, la neces-sità di mettere in rete i vari operatoriper garantire una maggiore collabora-zione nella gestione di eventuali crisi.L’Haccp avrà l’obiettivo di garantireuna maggiore collaborazione, previoriesame dei principi di base ispiratoridello stesso, tra tutte le fasi che vannodalla produzione, alla trasformazioneed alla commercializzazione dei pro-dotti alimentari, cercando di armoniz-zare le norme indicate nei diversimanuali di corretta prassi igienica.

Conclusioni

Da tale analisi si può evidenziare comela sicurezza alimentare rivesta un’im-portanza strategica soprattutto nellafase di individuazione dei rischi e dellapossibilità di rintracciare i prodotti peri-colosi, gestendo le informazioni inmodo tale da evitare sindromi di pani-co da parte dei consumatori, come giàverificatosi in passato, con conseguen-ze economicamente negative sul setto-re agro-alimentare.A margine della presente trattazione

possiamo osservare come gli aspettipiù interessanti, che il legislatore hatenuto in debita considerazione, neiprincipi ispiratori la tutela della sicurez-za alimentare e della tutela della salutepubblica sono:1) nuova interpretazione del concettodi rischio non più inteso in senso soloattuale e contingente ma potenziale edin grado di danneggiare le generazionifuture;2) flessibilità nell’applicazionedell’Haccp a quei territori e/o produ-zioni particolari cui l’applicazione rigi-da delle norme poteva avere effettiriduttivi e penalizzanti;3) estensione delle norme, in materiadi sicurezza e di rischio, anche ai man-gimi destinati all’alimentazione anima-le, i quali potrebbero, se pericolosi,causare dei problemi sanitari all’uomo;4) maggiore responsabilizzazione ditutti gli operatori in un ottica di sistemache deve, necessariamente dialogare escambiare informazioni reciprocamen-te vantaggiose per la tutela del consu-matore.Per il futuro, anche alla luce del

Decreto Legislativo n°155/97, e adintegrazione e completamento dellostesso, sarebbe auspicabile, per leaziende agricole fregiarsi anche dellacertificazioni di qualità Iso, adottabilinon da una singola impresa, a causadegli alti costi, ma da un consorzio dipiù imprese per ridurre i costi di certi-ficazione. Un’altra opportunità potreb-be essere offerta da certificazione diqualità volontarie, ottenibili attraversola formalizzazione di un disciplinare diproduzione ed il suo rigoroso rispetto,affinché possa essere garantita, ulte-riormente, la qualità e la tracciabilitàdel prodotto finale.

Nicola Galluzzo

Bibliografia consultata- Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea(Guce), serie L 31 del 1/2/2002,Regolamento (CE) n°178/2002, disponibi-le sul sito http://www.europa.eu.int;- Gazzetta Ufficiale della Comunità Europea(Guce), serie C 48E (2004/C 48E/01) del24/2/2004, Posizione comune n°1/2004,disponibile sul sito:http://www.europa.eu.int.

PPEE R UR U NA SALNA SALVVAAGG UARUARDDIA DIA DEE LLLA SLA S IICCUU RREEZZA ALZZA AL II MM EE NTNTARAREEA proposito degli alimenti che tutti noi assumiamo quotidianamente, c’è un dato piuttosto allarmante e relativamente poco cono-sciuto: una percentuale superiore al 25 % degli alimenti finiti si ritiene contaminata da micotossine. Le micotossine sono metaboli-ti secondari prodotti da funghi parassiti delle piante o da agenti di ammuffimento delle derrate alimentari, in grado, se ingeriti daglianimali allevati o dall’uomo, di dare luogo a patologie acute o croniche note come micotossicosi. Dal latte, al vino, al mais occorre tenere alta la guardia ed essere consapevoli dell’importanza di raccogliere informazioni sull’origi-ne e sulla natura dei prodotti che quotidianamente acquistiamo.In effetti il problema della sicurezza alimentare, già considerato prioritario in ambito europeo da una diecina di anni, ha assuntodimensioni più rilevanti negli ultimi mesi, anche a seguito dell’emergenza Alfatossina nel latte. Il Centro Ricerche Produzioni Vegetali di Cesena (FC), punto di eccellenza per la ricerca in ambito agricolo già da alcuni anni si occu-pa della problematica delle micotossine che colpiscono i cereali (frumento tenero e duro, orzo, mais) durante la fase di campo e inconservazione.Fra le molteplici azioni messe in campo dal Crpv su questo tema spicca un progetto, giunto al terzo anno di vita, relativo alla crea-zione di un sistema integrato di controllo delle fusariosi della spiga e delle micotossine, svolto in collaborazione con l’UniversitàCattolica di Piacenza, l’Istituto Sperimentale per la Cerealicoltura di Fiorenzuola D’Arda (PC) e i Soci della Filiera Grandi Colture eSementi del CRPV. La messa a punto di metodi semplici e rapidi per il riconoscimento della presenza dei funghi tossigeni oltre chedelle micotossine sul seme permette di definire il livello di salubrità delle produzioni di frumento (tenero o duro) e orzo. Questo puòavviare un processo di filiera in grado di certificare le produzioni per qualità e salubrità, con tutte le prevedibili e importanti conse-guenze di natura commerciale. Ancora a proposito di mais, è partito da poco un nuovo progetto di ricerca finanziato dalla RegioneEmilia-Romagna, con l’obiettivo di sviluppare un sistema produttivo integrato per migliorare la qualità della produzione del mais, ridu-cendo i rischi di contaminazione da micotossine e fornendo indicazioni relative alla scelta varietale, l’agrotecnica e la gestione delraccolto; la ricerca, coordinata da CRPV, è condotta dall’Università Cattolica di Piacenza attraverso il coinvolgimento di 3 Istituti:Istituto di Agronomia e Coltivazioni Erbacee, Istituto di Entomologia e Patologia Vegetale, Istituto di Scienze degli Alimenti e dellaNutrizione. L’intreccio fra “ricerca pura” e “prodotto alimentare finito” è dunque molto più concreto e misurabile di quanto comu-nemente si pensi e questo impegno a valorizzare, tutelare, certificare una produzione agricola che, quantomeno in Emilia-Romagna,raggiunge punte di eccellenza, può contribuire a rassicurare ogni consumatore.

Fonte:CRPV

S I C U R E Z Z AA L I M E N TA R E

« IN VINO VERITAS? »UN PIACEVOLISSIMO TOUR A VERONA, AL SALONE DEL VINO,

PER UN VINITALY DA RICORDARE…

ndare al Vinitaly con un amico,Stefano Cappi, in qualità di ospiti diuna nota azienda produttrice d’acetobalsamico tradizionale di Modena, èstata un’occasione da non lasciarsisfuggire. Già i numeri sono significati-vi. La 38esima edizione vede la pre-senza di circa 3.800 espositori prove-nienti da 29 Paesi su 65.000 mq dispazio espositivo (e questi numeri nellenostre gambe e nella nostra testa allafine della giornata, si faranno sentire).Indicativamente ogni padiglione ospitauna o anche più di una regione italia-na, ognuna delle quali partecipa dandoun tocco personale mostrando ai visi-tatori le proprie peculiarità.Cerchiamo di visitarle tutte, ed in que-sto piacevole tour ci accorgiamo dicome ogni regione esalti le propriecaratteristiche ed emergono le qualitàdello stile di vita delle persone che laabitano. Così il Trentino ci accoglie inmodo elegante, razionale, sobrio, e cirilassiamo brindando con il vino spu-mante usato per celebrare i trionfi dellerosse di Formula Uno.Visitiamo la regione Lazio in una strut-tura denominata “paLazio” dove assi-stiamo ad una premiazione di produt-tori. Sul palco si alternano i comici delBagaglino allietati dalla bella presenzadi Natalie Caldonazzo; l’atmosfera èallegra, festosa, non mancano le tele-camere a riprendere e le espressioni inromanesco ci ricordano dove siamo…. Non si smentisce neanche la giovialitàed il calore che da sempre contraddi-stinguono i campani.Arriviamo nella zona della Campanianello stesso momento in cui arriva lamodella croata Nina Moric, ospited’eccezione, acclamata e letteralmenteassediata dai fotografi e dai fans. Nonriusciamo quindi nemmeno a dire un“Dobrodo_li-Benvenuti” a Nina e almarito che la controlla, però ci godia-mo lo spettacolo della sfilata di modadove bellissime modelle calcano unapasserella a cui fa da sfondo la ripro-duzione del Maschio Angioino, indos-sando abiti, come dice il presentatore,Made in Naples…Titolo della sfilata:“Le donne e il vino”.Proprio la presenza femminile non èsecondaria qui al Vinitaly, ma con pia-cere notiamo che le donne sono prota-goniste sia come produttrici (comeogni anno l’associazione “Le Donne

del Vino” è presente con un propriostand) che come consumatrici, semprepiù interessate e competenti. E conve-niamo che non ci dispiacerebbe uscirea cena con una donna ferrata in mate-ria che ci aiuti nella scelta del vino piùgiusto. Coscienti della crescente globa-lizzazione che interessa anche il mondodel vino non tralasciamo la visita aglistands dei paesi stranieri; si va da quel-li che solo ultimamente si sono affac-ciati ai mercati internazionali, a paesiche invece da anni commercializzanoanche in Italia le loro produzioni. Primifra tutti, con lo stand ornato dalle bellebandiere a stelle e strisce, gli StatiUniti, guest country dell’edizione2004. Il Dipartimento dell'Agricolturadegli Stati Uniti (USDA - United StatesDepartment of Agriculture) e l'UfficioAffari Agricoli dell'AmbasciataAmericana a Roma (FAS), hanno infat-ti scelto Vinitaly quale partner di riferi-mento per la promozione del settoreenologico. Non mancano naturalmen-te i convegni ed i momenti di confron-to e di discussione su argomenti tecni-ci ma anche economici, come adesempio la tavola rotonda “Le prospet-tive del vino italiano sui mercati esteri”dove imprenditori ed esperti s’interro-gano sulla flessione delle esportazioniper il vino italiano ( -16,6% nel 2003sul 2002) cercando risposte e soluzio-ni. Tra i vari stands ci colpisce partico-larmente quello di “Volo Rosso”. VoloRosso è un nuovo marchio sotto ilquale sono commercializzati diversivini, provenienti per il momento, dasette regioni italiane. Vini affermati incampo nazionale vinificati sotto laguida del famoso enologo AttilioPagli, prodotti in cinque cantine diver-se che si sono associate per produrre ecommercializzare i loro vini sotto lostesso marchio. Alla base di tutto que-sto ci spiegano un piano di marketinginnovativo, a cominciare dall’ideazionee realizzazione del brand, costruito incollaborazione con la famosa agenziaTesta di Milano.Brand che dopo diversi test e focusgroups si è concretizzato in un logorappresentante un occhio giallo di unuccello rapace su sfondo rosso. Ci èpiaciuto. Ci è piaciuta l’idea di unapolitica di marca che unisce produttoriin un settore, quello vinicolo, dovespesso si vive più di frammentarietà,

campanilismi e piccoli numeri di quali-tà elevatissima dove però, non si riescea fare massa critica per le realizzarequelle economie di processo che con-sentono sovente di acquisire nuovimercati e quote, dando al prodotto ita-liano una maggiore riconoscibilità erappresentanza, senza tralasciare il dis-corso della qualità e garanzia per ilconsumatore. Massa critica che spessodiventa ai giorni nostri tanto attualequando si fa un prodotto destinato allacommercializzazione nella grande dis-tribuzione che necessariamente nonvive di piccoli numeri.Chi ha l’ardimento e la forza di unasimile iniziativa non può che meritare ilnostro incoraggiamento. Ospitidell’Acetaia del Cristo, nota aziendaagricola modenese produttrice diAceto Balsamico Tradizionale diModena da noi conosciuta per via deglistudi di economia e sull’internazionaliz-zazione delle pmi e sul marketing inter-nazionale commericale, approdiamo alpadiglione emiliano romagnolo. In visi-ta al Consorzio di tutela dell’aceto bal-samico tradizionale e fra gli stands deivini tipici della nostra regione la sfida,per chi come noi non è abituato abere, è quella di rimanere sobri ai con-tinui e ripetuti inviti a degustare.Resistiamo, non sempre. Il pubblicodel Vinitaly è un pubblico variegato.Ci sono studenti, chiaramente ricono-scibili, ma anche uomini d’affari italianie stranieri, visitatori professionali etanti appassionati o semplici curiosi acui piace il vino. Per partecipare a tuttigli eventi, per assistere a tutte le pre-miazioni, per prendere parte a tutte ledegustazioni guidate, per colloquiarecon tutti gli espositori presenti nonbasterebbero i 5 giorni della durata diquesta kermesse.E non bastano le poche righe scritteper dare una esaustiva rappresentazio-ne di quello che è stata la 38esima edi-zione di Vinitaly, tanto che provatidalla lunga ed intensa giornata, ci diri-giamo verso l’uscita ripromettendoci ditornare l’anno prossimo, con l’auspiciodi trovare ancora tante persone cordia-li che si adoperano per la diffusione evalorizzazione dell'alta cultura vinicolaitaliana.

Agr. Dott. Simone FinelliDott. Stefano Cappi

A

18 Giugno/Luglio2004

F I E R E EC O N V E G N I

« SPECIALE

ACETO BALSAMICO »« SPECIALE

ACETO BALSAMICO »

periodico

mensile

di economia,

politica,

tecnica agraria

e zootecnica,

ambiente

Giugno/Luglio 2004 • N. 6/7 ANNO XXI

ACETO BALSAMICODI MODENA

L’Aceto Balsamico di Modena vieneprodotto con aceto di vino miscelato amosti d’uva, sottoposti a parziale fer-mentazione o eventualmente concen-trati, con la possibile aggiunta di cara-mello. Leggendo le retro-etichette degliaceti Balsamici in commercio si posso-no eventualmente trovare fra gli ingre-dienti anche addensanti, coloranti,ceneri, anidride solforosa, zuccheririduttori, liquirizia. Se ne produconodiversi milioni di litri all’anno che ver-ranno poi venduti in taniche o bottiglieche non differiscono tra loro solo performa e dimensioni, ma anche percosto e qualità. Come dal primo D.M.03/12/1965 concernente il disciplina-re di produzione, dal successivo D.M.del 15/11/1989 con cui l’A.B.M. haottenuto il riconoscimento della deno-minazione di origine “Aceto Balsamicodi Modena” attualmente i parametrifissi sono:Acidità totale minima 6%; densitànon inferiore a 1,06 di peso specifi-co; titolo alcolometrico effettivo infe-riore al 1,5 %.L’A.B.M., inoltre, può essere vendutoin contenitori di vetro o di legno, didiverse dimensioni e con le seguenticapacità: 0,187 lt, 0,250 lt, 0,500 lt,0,750 lt, oppure 1, 2, 3, e 5 litri.L’aceto balsamico di Modena è in atte-sa di un riconoscimento da parte dell’Unione Europea, quello della IGP (indi-cazione geografica protetta).

ACETO BALSAMICOTRADIZIONALE DI MODENA

D.O.P.

Breve Scheda prodottoMaterie prime: Mosto di uve tradizio-nalmente coltivate nel modenese, per

lo più Trebbiano e Lambruschi.

Lavorazione: Cottura a fuoco diretto apressione atmosferica in caldaie acielo aperto, naturale fermentazione eacetificazione del mosto cotto, travasisuccessivi tra le botticelle, lento invec-chiamento sotto l’occhio vigile delproduttore.

Curriculum: Nobile di bel carattere,riconosciuto ed elogiato in tutto ilmondo. Promosso D.O.C. nel 1986(L.93 del 03/04/ 86) laureato D.O.P.dalla Comunità Europea il17/04/2000

Attitudini: Prodotto di grande versatilità.Preferibilmente usato a crudo, si espri-me al meglio insieme al ParmigianoReggiano e alle fragole, si sposa meravi-gliosamente con arrosti e bolliti. Ottimose assunto come digestivo.

Età: L’Ente di Certificazione Cermet,sentita anche la Commissione diAssaggiatori esperti che ha verificato l’i-doneità del prodotto, garantisce il rispet-to del disciplinare di Produzione e certi-fica i due livelli qualitativi disponibili:-Affinato, invecchiamento minimo di12 anni-Extravecchio, invecchiamento minimodi 25 anni (capsula oro)

Caratteristiche: Colore bruno scuro,carico e lucente. Densità apprezzabilein una corretta, scorrevole sciropposi-tà. Profumo, “bouquet” caratteristico,dolce, agro e ben equilibrato, conapprezzabile acidità, vivo, franco,pieno, vellutato, intenso e persistente,in buona sintonia con i caratteri olfatti-vi che gli sono propri.Confezione: Bottiglia tipica, disegnatada Giorgetto Giugiaro, a forma sfericacon base rettangolare in vetro massic-

cio, prevista dal Disciplinare, obbliga-toria per legge è la medesima per tuttii produttori. La bottiglia è sigillata dacontrassegno numerato.

CENNI STORICI

Le zone di produzione dell’aceto balsa-mico tradizionale di Modena sono lezone dove per diversi secoli governaro-no i signori della Casa d’Este. Si ipotiz-za una nascita casuale del balsamico;probabilmente un certo quantitativo dimosto cotto d’uva, la cosiddetta Saba,il dolcificante utilizzato nella cucinamodenese, fu dimenticato in un vasocasalingo e ritrovato solo dopo un po’di tempo quando già presentava segnidi una avviata acetificazione.E’ di un certo Donizone, monacobenedettino vissuto fra l’undicesimo edil dodicesimo secolo, la prima testimo-nianza scritta sul balsamico. Nella suacronaca “Vita Mathildis”, raccontacome, in occasione di una sosta aPiacenza nell’anno 1046, il re e futuroimperatore Enrico II di Franconia man-dasse un suo messaggero al marcheseBonifacio di Canossa, padre diMatilde, (cito) “poiché voleva di quel-

S P E C I A L EA C E T OB A L S A M I C O

20 Giugno/Luglio2004

« ACETO BALSAMICO TRA

In questo speciale si cercherà, senza avere pretese di esaustività, di presentare e fare conoscere l’Aceto BalsamicoTradizionale di Modena, portando la testimonianza di una azienda produttrice e fornendo indicazioni su organismi ed

eventi legati a questo prodotto.(N.B.: nel testo, salvo diverse indicazioni, si farà riferimento al prodotto Aceto balsamico tradizionale di Modena,

usando anche l’acronimo ABTM o semplicemente il termine “balsamico”)

E’ doverosa fin dall’inizio una precisazione: parlando con persone di tutto il mondo ci si rende conto che non tutticonoscono la differenza tra “Aceto Balsamico di Modena” e “Aceto Balsamico Tradizionale di Modena”, prodotti con un

nome molto simile, ma assolutamente diversi tra loro.

Bottiglietta di Aceto Balsamico Tradizionaledi Modena, Giugiaro design.

l’aceto che gli era stato lodato e chesi faceva nella rocca di Canossa”. Inquesto racconto non è menzionata laparola “balsamico”, ma abbiamocomunque la testimonianza di quantogià allora quell’aceto fosse consideratoimportante al punto di farne dono adun imperatore che, pur venendo dacosì lontano, ne conosceva l’esistenza.Il cronista ottocentesco modeneseAntonio Vallisnieri riferisce come allaCorte estense venissero conservatebotti di aceto già intorno al 1228, aitempi di Obizzo II, signore di Ferrara,Modena e Reggio Emilia. Un volumedella Corte ducale del 1556 intitolato“La Grassa,” riporta una scrupolosaclassificazione dei tipi di aceto in basealle differenti possibilità di impiego. Daciò deduciamo che alla corte estense siavevano le idee già molto chiare sullediverse qualità di balsamico e che sidestinasse solo quello migliore a perso-ne di rango e per certe occasioniimportanti.In base alle testimonianze scritte, tro-viamo citato per la prima volta il termi-ne “balsamico” soltanto in un registrodella cantina ducale del 1747; in que-sto si ordina il trasloco dell’aceto dauna cantina segreta alla camera delprato, luogo storico per il balsamico,situata nel torrione ad ovest della fac-ciata del palazzo ducale. Il termine bal-samico deriva dalle proprietà medicina-li inizialmente attribuite a questo parti-colare aceto. Vari documenti e la tradi-zione confermano questo aspetto dico-tomico, cioè l’impiego dell’aceto balsa-mico, in campo medicinale prima egastronomico poi. Una conferma sulleproprietà curative nelle infiammazionidelle mucose ci è data da documentiriguardanti il duca di ModenaFrancesco IV (1779 - 1846) che viag-giava sempre con un cofanetto del pre-zioso liquido nella propria vettura,usato come conforto per la sua cagio-nevole salute. La tradizione popolareconferisce all’aceto balsamico ulterioricaratteristiche singolari come quella diuna sua virtù afrodisiaca. Virtù chesempre la tradizione vuole che fossegià validamente sperimentata daIsabella Gonzaga, mentre si narra piùtardi che anche Giacomo Casanova neconoscesse i magici effetti. Nel 1859

giungevano a Modena il nuovo sovra-no Vittorio Emanuele II e il primo mini-stro Camillo Benso Conte di Cavour.Questa visita preludeva purtroppo allafine delle famose abetaie del duca.Cavour ordinò infatti di trasferire lebotti migliori nel castello di Moncalieri,dove, lontano dalla sua terra e dal suoclima il balsamico verrà lasciato inabbandono fino a morire. È di questostesso periodo la richiesta dell’enologodi Casale Monferrato Ottavio Ottavi,all’avvocato modenese FrancescoAggazzotti, esperto cultore, di chiari-menti per la conduzione di una acetaia.Aggazzotti risponderà con una lettera ilcui contenuto, che descrive la procedu-ra per la preparazione del balsamico,per i modenesi diventerà il “breviario”per la cura e la conduzione dell’acetaia.

LA PRODUZIONE DELL’ACETOBALSAMICO TRADIZIONALE

DI MODENA

La materia prima per ottenere l’AcetoBalsamico Tradizionale di Modena,seguendo il disciplinare di produzione,è ottenuta dalle uve prodotte dai vitigniche tradizionalmente vengono coltivatinella provincia di Modena, uveTrebbiano e Lambruschi.Tutto ciò che gli antichi avevano intui-to attraverso l’esperienza è stato pro-vato da studi successivi; cioè che lamaturazione tardiva rende l’uva diTrebbiano adatta alla produzione dimosto per l’Aceto BalsamicoTradizionale di Modena a causa dellasua alta concentrazione zuccherina eche le caratteristiche del terreno in cuiprospera (leggermente calcareo e riccodi macro e micro elementi), il clima incui nasce (di transizione fra quellomediterraneo e quello continentale)influenzano la composizione del mostoe l’attività dei microrganismi che agi-scono sulla trasformazione acetica. Leanalisi effettuate dimostrano che ilmosto di Trebbiano è particolarmentericettivo all’insediamento di lieviti edacetobatteri, ideale quindi alla produ-zione di aceti pregiati.La procedura necessaria per ottenerel’Aceto Balsamico Tradizionale diModena passa attraverso quattro fasi

fondamentali: la raccolta dell’uva, lapigiatura, la cottura del mosto e l’in-vecchiamento. La raccolta dell’uva èeffettuata in autunno quando il rappor-to fra zucchero ed acidità totale è piùelevato. La raccolta viene effettuatasempre a mano, con ceste di vimini ocassette di legno, per garantire la per-fetta integrità del grappolo prima dellapigiatura. La pigiatura dell’uva, mecca-nica o manuale, deve comunque esse-re soffice. Questo per ottenere unbasso tenore di polifenoli, (cioè tanni-ni, pigmenti coloranti eccetera, conte-nuti nelle parti solide del grappolocome le bucce, i vinaccioli, i raspi), cherallentano il processo di acetificazione.Il mosto deve poi essere filtrato edecantato, viene cioè separato dasostanze solide e da impurità, poi sideve procedere ad una defecazionecon chiarificazioni e schiumature. Unbuon mosto si ottiene dall’uso di uvaben matura, con un giusto rapporto fravalore zuccherino e acidità. Nelle zonedella provincia di Modena il gradoBabo del mosto d’uva Trebbiano siaggira normalmente sui 18 gradi.La cottura del mosto deve avvenirequasi contemporaneamente alla pigia-tura o al massimo nelle ventiquattroore successive, al fine di evitare cheinizi la fermentazione alcolica. Il mostoviene messo a freddo in un paiolo dirame o di acciaio inossidabile e vienecotto per diverse ore a fuoco direttosenza coperchi, fino a raggiungere unaconcentrazione variante fra il 30 ed il70 %,(con mosto cotto ricco di zucche-

21Giugno/Luglio2004

ADIZIONALE DI MODENA »Immagine storica della cottura

del mosto a cielo aperto.

ri, da uva di buona annata in zona col-linare è ottimale una riduzione del liqui-do del 50%). Normalmente la concen-trazione ottimale è tale quando siriscontri una gradazione di circa 28/33gradi Babo. Dopo avere fatto bollire ilmosto per circa mezz’ora, la tempera-tura deve rimanere all’incirca di 80/90gradi centigradi. Le alte temperature dibollitura per lungo tempo sono sconsi-gliate onde evitare la caramellizzazionedegli zuccheri che, concentrandosi,potrebbero dare quel tipico sapore dibruciato.Con un colino o mestolo bucato èbuona cosa schiumare le fecce che siformano in superficie. I flavandioli oleucoantociani , cioè pigmenti conte-nuti nel mosto, durante la bollitura inambiente acido si trasformano in partein antociani ,determinando la conse-guente colorazione scura del liquido. Ilcontenuto zuccherino del mosto procu-ra un alimento ricco ai zycosaccha-romyceti che, a loro volta, produrran-no un abbondante nutrimento agli ace-tobatteri, responsabili della trasforma-zione acetica. Il mosto cotto, dopoessere stato raffreddato in mastelli di

legno o di acciaio inox, viene stivato indamigiane per diversi mesi, al fine didecantare fecce e mucillagini.Luogo ideale per l’acetaia è il sottotet-to delle abitazioni essendo ventilato edesposto alle temperature estreme tipi-che della zona di produzione.Il caldo torrido dell’estate favorisce lamaturazione e l’evaporazione del pro-dotto, il freddo gelido dell’inverno ral-lenta l’attività dei microrganismi e per-mette la decantazione e la limpidezza.Con l’invecchiamento l’AcetoBalsamico Tradizionale di Modena infase di maturazione assumecaratteri di rotondità ed equilibrio trasostanze fisse e volatili, aumentando laquantità di residui e di zuccheri, man-tenendo un’acidità costante.Dato che durante l’estate il prodotto hasubito un notevole calo per evapora-zione, si rende necessario tutti gli anni,durante l’inverno, riportare i barili allivello di partenza, mediante le opera-zioni di rincalzo o rabbocco.Tra la fine di ottobre e la fine di marzosi è sicuri che l’attività fermentativa èferma; questo è il periodo adatto pereffettuare i travasi e i rincalzi (annuali).

Travaso significa il passaggio del liqui-do da una botte di maggior capacitàall’altra più piccola; rincalzo significa illivellamento di una botte. Le due ope-razioni sono strettamente collegate,tranne che nella botte più grande dovesi effettuerà solo il rincalzo con il mostocotto.Per i primi 12 o 25 anni si procedesolo con le operazioni di travaso e dirabbocco, invece dopo tale terminesarà possibile iniziare anche il prelievo,ma solo dal barile più piccolo, ed unaquantità massima del 10% del conte-nuto di tale barile, o del 2-3% del con-tenuto totale della batteria.Dopo aver prelevato dal primo barile ilprodotto da imbottigliare (o per usopersonale) si procede prendendo dalsecondo barile il prodotto necessario arincalzare il primo barile per riportarloal suo livello originario; dal terzo barilesi preleverà il quantitativo necessario arincalzare il secondo barile, dal quartoal terzo e così via fino all’ultimo barile,il più grande, che sarà anche quellodestinato a ricevere il mosto cotto delleannate precedenti.E’ importante controllare lo stato di

22 Giugno/Luglio2004

Nel disegno: tipica batteria di vaselli per la produzione di ABTM.

S P E C I A L EA C E T OB A L S A M I C O

23Giugno/Luglio2004

salute delle botti. Grazie al foro rettan-golare posto al di sopra dei vaselli, ilcocchiume, si effettua l’esame olfattivoper sentire eventuali anomalie, quindi ilcontrollo visivo della superficie delliquido e della botte per scoprire l’e-ventuale presenza di madri galleggianti, muffe o altri difetti, dovuti allo svilup-po di microrganismi aerobi.Ultimo esame è quello gustativo, che sieffettua in tutte le botti. Con un tubo diassaggio di vetro si preleva un campio-ne e si degusta; si controlleranno lim-pidezza, odore e sapore. L’operazionedi travaso si effettua generalmente uti-lizzando un tubo di gomma, che nondeve essere troppo immerso per nonaspirare le fecce, e facendo cadere ilprodotto prelevato in un secchio più inbasso. Quindi, sempre con delicatezza,lo si travaserà nella botte successiva piùpiccola attraverso un imbuto con pro-lunga, in modo da non rompere i velidi fermentazione e non intorbidire ilprodotto. Sull’apertura delle botti, permotivi igienici è buona norma mettereuna garza a trama fitta ben pulita. Nellevecchie acetaie, al posto della garza, èancora possibile vedere sul cocchiumeil caratteristico sasso di fiume che, oltrea chiudere e proteggere l’apertura dellabotte, intaccato dalle esalazioni delprodotto in fase di maturazione, lasciacadere dei pezzetti di materiale calca-reo che tamponano gli eccessi di acidi-tà (la tradizione vuole che il sasso pro-venga dal fiume Panaro).

LEGNI PER VASELLI (BOTTI)DI ACETO BALSAMICO

TRADIZIONALE

Per la costruzione delle botticelle daAceto balsamico tradizionale vengonousati solo legni nostrani, cioè derivantida essenze coltivate in Europa. La tra-dizione ha tramandato l’uso del rovere,del castagno, del gelso e del ginepro.In tempi recenti si sono aggiunti il cilie-gio, il frassino e la robinia. Essi si divi-dono in legni duri e legni teneri e poro-si. I legni duri sono in genere caratte-rizzati da un elevato peso specifico.Presentano una struttura compatta eassicurano una lunga conservazione. Inuna batteria per la produzione delBalsamico è opportuno porli in coda,cioè alla fine della batteria stessa, nellebotticelle più piccole ove è contenuto il

prodotto più acido e più denso. Quelliteneri e porosi (gelso e ciliegio) a mino-re peso specifico, andranno posti diconseguenza a monte della batteria,nelle botticelle di capacità maggiore.Generalmente i barili destinati alla produ-zione del balsamico sono di forma rego-lare e tonda. Si possono tuttavia ancheforme allungate oppure ellitticheRelativamente alla capacità dei barilidestinati alla produzione del balsamico sipuò effettuare la seguente classificazione:a. Barili di capacità compresa fra uno

e due quintali ed anche più alloscopo di conservare il mosto cottoper l’alimentazione delle batterienella sua prima fase di trasformazio-ne in costante attività microbiologi-ca (“botte madre”);

b. Barili di capacità grande, compresafra i 50 e i 75 litri;

c. Di capacità media compresa fra i 24e i 40 litri;

d. Di piccola capacità compresa fra i10 e i 20 litri.

Per quanto riguarda le essenze, comegià detto, è necessario porre i legniduri (rovere e robinia) in coda alla bat-teria (botticelle piccole); quelli semiduri(frassino e castagno) al centro (botticel-le medie), quelli più porosi (gelso eciliegio) in testa (botticelle grandi).Per quanto riguarda il numero di barilila Consorteria indica in cinque quellominimo, in sette quello ottimale e indieci la perfezione, anche se in passa-to esistevano batterie composte da unnumero molto maggiore di vaselli.Come accennato in precedenza tresono le fasi principali attraverso le qualiil mosto, cotto e ridotto, si trasforma in“balsamico”:1. fermentazione: alcolica e biossida-

zione acetica che nel “balsamicoavvengono quasi contemporanea-mente;

2. maturazione: intesa come periododurante il quale si attuano trasfor-mazioni molto complesse a caratte-re prevalentemente enzimatico;

3. invecchiamento: fase durante laquale le varie componenti il “balsa-mico” acquistano il loro giusto equili-brio e rendono prezioso il prodotto.

L’ANALISI SENSORIALE

L’esame organolettico viene spessoidentificato col termine “assaggio” ilquale, nelle sequenze di stimolo, sensa-zione e percezione, può esserne rite-nuto sinonimo. Questo tipo di esamenon ha soltanto lo scopo di stabilire illivello qualitativo di un elemento (nellospecifico il “balsamico”), ma di farneanche una descrizione analitica esau-riente relativamente alle sue caratteri-stiche. La maggiore difficoltà che l’as-saggiatore incontra non consiste tantonel raggiungere una valutazione quali-quantitativa delle sensazioni provate,quanto piuttosto nella descrizione dellemedesime attraverso l’uso di terminiappropriati e comunque comprensibilia tutti. I profumi e gli odori del “balsamico” sidistinguono in primari e secondari:sono primari quando provengonodirettamente dal mosto cotto; seconda-ri quando sono di origine fermentativa( acidi, esteri, aldeidi, alcoli, ecc…).Intensità, persistenza e qualità (finezza)ne sono gli aspetti caratterizzanti. Persapore si intende la sensazione perce-pita esclusivamente dalle papille gusta-tive, mentre il gusto è rappresentatodalla sensazione avvertita, pressochésimultaneamente dalle papille gustati-ve, ma per via retronasale cioè dallamucosa olfattoria.Introdotto un piccolo quantitativo di“balsamico” nel cavo orale ritenuto suf-ficiente per interessare tutti i centrirecettori (non deve essere scarso, maneppure in eccesso per non provocareil fenomeno dell’assuefazione chiamatoanche “assorbimento sensoriale”) siricevono le prime sensazioni (il sapore).Successivamente si continuerà a perce-pire profumo dovuto alle sostanze aro-matiche che giungono a contatto conla mucosa olfattoria producendo quellache viene chiamata sensazione globalegusto-olfattiva o più semplicemente“gusto” a quattro diverse combinazio-

Inizio dell’assemblaggiodi una botticella.

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ni: dolce, amaro, salato e acido.L’inizio della loro percezione, delladurata di 2-3 secondi avviene con ildolce. Successivamente subentra lafase dell’evoluzione (4-8 secondi)durante la quale diminuisce il dolce edaumenta l’acido per completarsi inquella finale (3-4 secondi) nella qualescema l’acido e compare l’amaro. Sipuò pertanto ritenere che al dolce eagli aromi subentrino l’acidità e i sapo-ri tannici e successivamente l’amaro infase di retrogusto.

LA SCHEDA DI DEGUSTAZIONE

Le prime esperienze di assaggio dicampioni di “balsamico” furono effet-tuate, in forma artigianale ed estempo-ranea, nel giugno del 1967 in occasio-ne della tradizionale e ultracentenariaFiera di S. Giovanni a Spilamberto.Dopo queste subentrò la necessità diimpostare il problema in forme e modicorretti e credibili. Fu così che a parti-re dagli anni Settanta comparvero leprime schede di degustazione. Laprima scheda di degustazione era costi-tuita da un “modello” che, oltre allaindividuazione del campione e dell’as-saggiatore, prendeva in esame quattroproprietà (densità, colore, profumo esapore) da valutare attraverso l’asse-gnazione di un punteggio che variavaper ciascuna di esse dall’uno al dieciper un totale massimo di quarantapunti. La scheda di degustazione della

Consorteria negli anni seguenti è statapiù volte modificata e perfezionata finoal 1994 quando si è adottato il model-lo che è ancora tuttora in uso. Il pun-teggio finale può arrivare al massimo a400 punti, suddivisi, in percentuale,come segue: 15% visivi, 30% olfattivi,45% gustativi, 10% sensazione finalegusto-olfattiva. Nello specifico, breve-mente, un elenco dei caratteri valutati:I caratteri visivi: la densità, il colore, lalimpidezza;I caratteri olfattivi: la franchezza, lafinezza, l’intensità, la persistenza, l’aci-dità (olfattiva);I caratteri gustativi: la pienezza, l’in-tensità, il sapore, l’armonia, l’aciditàgustativa (acidità totale).Terminata la valutazione delle proprie-tà relative ai caratteri visivi, olfattivi egustativi si è chiamati a fornire unriscontro alla sensazione finale gusto-olfattiva. Si tratta di un atto importan-te, delicato e irrinunciabile connessoalla necessità di arrivare ad una valuta-zione “globale” del campione di “bal-samico” presentato.Deputati a valutare un campione di“balsamico” con l’uso della schedasono i Soci della Consorteria suddivisiin allievi, assaggiatori e Maestri assag-giatori a seconda del loro curriculum edelle loro capacità.

IMBOTTIGLIAMENTO

L’imbottigliamento, onde evitare eleva-

te scorte di magazzino, viene fatto indiversi periodi dell’anno. Avendo giàpreparato tutto il prodotto all’inizio del-l’anno si riempiono appositi contenito-ri per alimenti e si portano presso uncentro d’imbottigliamento certificato.Il primo controllo viene fatto sulla den-sità del prodotto:- tra 1,250 ed 1,300 di peso specificoper l’Aceto Balsamico Tradizionale diModena- più di 1,300 per l’Aceto BalsamicoTradizionale di Modena Extra-Vecchio.Poi una commissione di cinque espertiassaggiatori, presso la Camera diCommercio di Modena, effettua unavalutazione delle caratteristiche organo-lettiche sul campione anonimo, analiz-zandone i diversi caratteri e compilandol’apposita scheda di degustazione:Il punteggio minimo per l’AcetoBalsamico Tradizionale di Modena è di229 punti, invece per l’AcetoBalsamico Tradizionale di ModenaExtra-Vecchio è di 255.Se il prodotto sarà ritenuto idoneo allo-ra potrà essere imbottigliato, invece seanche per solo un punto il prodottonon supera l'esame sarà restituito alproduttore che lo rimetterà nei bariliper farlo maturare ancora.Il Centro d’imbottigliamento, dopoaver ricevuto l’autorizzazione, eseguiràtutte le operazioni necessarie per poiriconsegnare ai singoli produttori lebottigliette, incapsulate, contrassegna-te col sigillo di garanzia (con un nume-ro progressivo). Al produttore nonrimane che apporre sulla bottiglietta lapropria etichetta, confezionare, e ven-dere le tanto amate bottiglie. L’EnteCertificatore, controlla ogni singoloproduttore nella totalità delle sue fasiproduttive, inoltre fa le verifiche pressotutti i centri d’imbottigliamento, perpoter garantire una certificazione com-pleta e la rintracciabilità su tutta la filie-ra dell’Aceto Balsamico Tradizionale diModena.

GLI ASPETTI COMMERCIALI

Negli ultimi anni l’intera produzioneannuale di A.B.T.M. è stata di circa100.000 bottiglie con capacità di 100ml. cadauna.La produzione dell’Acetaia del Cristo èstata di circa 10.000 bottiglie all’anno.Il prodotto destinato al mercato estero

Giugno/Luglio2004

Scheda di degustazione attualmente inuso presso la Consorteria del Balsamico

S P E C I A L EA C E T OB A L S A M I C O

25Giugno/Luglio2004

è circa l’80%, il restante viene destina-to al mercato nazionale. I paesi cheacquistano maggiormente sono: StaiUniti, Canada, Giappone, Germania,Svizzera, Svezia, Inghilterra.Attualmente si stanno aprendo i mer-cati di Russia e Cina dove c’è una cre-scente quota di persone con elevatadisponibilità economica desiderosa diconsumare prodotti di alta qualità econ valenza di beni “status symbol”.I clienti sono alberghi e ristoranti diprima categoria, enoteche, negozi digastronomia specializzati; inoltre il pri-vato che lo ordina direttamente tramiteinternet o lo acquista direttamentenelle acetaie che organizzano visite edassaggi guidati.Fondamentale per questo prodotto èfare “cultura alimentare” al fine di farloconoscere, spiegarne le peculiarità,dissipare i dubbi di un consumatorespesso male informato o confuso. Perla promozione risulta quindi importan-te partecipare alle fiere di settore inItalia e soprattutto all’estero dove si hala possibilità di fare assaggiare diretta-mente il prodotto. Facendo questobisogna contribuire ad un discorso piùampio di “marketing territoriale”, sfrut-tando quel vantaggio competitivo chehanno i prodotti tipici legati ad unospecifico territorio.Per quanto riguarda i prezzi, indicativa-mente si aggirano su 45 Euro per labottiglietta da 100 ml. A.B.T.M invec-

chiamento minimo di 12 anni (affinato)e 75 Euro per la bottiglietta da 100 ml.A.B.T.M invecchiamento minimo di 25anni (EXTRAVECCHIO). Questi prezzisi intendono per acquisti fatti diretta-mente nelle acetaie, quindi direttamen-te dal produttore.

LA LEGISLAZIONE

Per quanto riguarda la legislazione inmateria di Aceto BalsamicoTradizionale di Modena si può dire chel’aceto facente riferimento al nomegeografico “Modena”, per lungotempo, non essendo soggetto ad alcu-na norma codificante di tipo legislativo,è stato prodotto in modo difforme edanche secondo le libere interpretazionidi ciascuno in merito alla autenticitàdella tradizione.Soltanto nel 1965, nel Decreto delPresidente della Repubblica 162, all’ar-ticolo 46, troviamo per la prima volta iltermine “Modena”, inserito evidente-mente per indicare le caratteristiche ditipo merceologico che l’aceto degno ditale nome avrebbe dovuto avere.Nel Decreto Ministeriale 3 dicembre1965 del Ministero dell’Agricoltura eMinistero della Sanità, tali caratteristi-che sono specificate assieme allenorme tecniche di produzione. A queltempo, non essendo ancora radicatanei produttori la concezione di deno-minazione d’origine, non si pensò chela fissazione delle sole tecniche produt-tive sarebbe stata insufficiente a difen-dere il prodotto da imitazioni.Si dovrà aspettare il Decreto 5 aprile1983, nel quale il prodotto è definitonon solo sotto il profilo merceologico,ma anche dal punto di vista della dife-sa della denominazione “Modena”. E’sancito cioè il principio secondo ilquale l’Aceto Balsamico Tradizionale diModena deve essere prodotto aModena e Reggio Emilia con materieprime provenienti dal modenese. Sonofissati i parametri tecnici di produzione.Con la Legge 3 aprile 1986 n. 93l’Aceto Balsamico Tradizionale diModena viene classificato nell’ambitodei condimenti. La stessa stabiliscepure che specifici decreti avrebberoregolamentato le denominazioni di ori-gine riferite agli Aceti BalsamiciTradizionali prodotti rispettivamente aModena e a Reggio Emilia. (Decreto

del Ministero dell’Agricoltura e Foreste9 febbraio 1987, Decreto delMinistero dell’Agricoltura e Foreste 3marzo 1987). Con il RegolamentoCEE n. 813 del 17/04/2000 all’AcetoBalsamico Tradizionale di Modenaviene conferita la D.O.P. ossia laDenominazione di Origine Protetta. LaDOP identifica la denominazione di unprodotto la cui produzione, trasforma-zione ed elaborazione devono averluogo in un’area geografica determina-ta e caratterizzata da una perizia rico-nosciuta e constatata.In data 15 Maggio 2000, a seguito delRegolamento CEE 813/2000, è statopubblicato il disciplinare di produzionedella denominazione di origine protetta“Aceto Balsamico Tradizionale diModena” attualmente in vigore.

COME SI USA IN CUCINA

L'Aceto Balsamico Tradizionale diModena, può essere utilizzato, nonsolo sulla comune insalata, ma su tutti icibi, come per esempio la carne, ilpesce, la verdura fresca o cotta, ilParmigiano Reggiano, gli affettati, lozampone, le patate lesse, il gelato, lefragole e altro ancora, basta dare spa-zio alla propria fantasia in cucina.Generalmente un solo cucchiaino èsufficiente per una porzione.Non va messo assolutamente in frigori-fero; per conservare l’A.B.T.M. bastarichiudere bene la bottiglia dopo l’uso eanche se non ha scadenza per legge siè dovuto metterla in etichetta a 10anni dalla data di confezionamento.

Presentazione al Vinitaly 2004 della nuovaconfezione del Consorzio di Tutela. Foto Stef.

ABTM su Parmigiano Reggiano

26 Giugno/Luglio2004

Di seguito un paio di semplici ricetteper apprezzare questo prodotto.

Gelato fior di latte all' AcetoBalsamico TRADIZIONALE diModena Extra-Vecchio (o diCiliegio)Dosi: (per 4 coppe)gr. 500 di gelato fior di latte o fior dipanna Aceto Balsamico TRADIZIONALE diModena 1 o 2 cucchiaini per ognicoppaPreparazione:Preparare 4 coppe da moscato e met-tervi 3 palline di gelato ciascuna, ver-sare su ogni coppa 1-2 cucchiaini diAceto Balsamico Tradizionale diModena Extra-Vecchio (o di Ciliegio),lasciare riposare 3-5 minuti e servire.

Fragole all'Aceto Balsamico TRA-DIZIONALE di ModenaDosi: (per 4 persone)500 gr. di fragole 50 gr. di zucchero Aceto Balsamico TRADIZIONALE diModena Extra-VecchioPreparazione:Lavate e pulite bene le fragole, megliose mature, con ancora il picciolo.Togliete il picciolo e tagliatele a spicchiin verticale al frutto e porle in una ter-rina. Coprirle con lo zucchero e porrela terrina in frigo almeno un'ora primadi servirle. Al momento di servire leporzioni versare sopra l'AcetoBalsamico TRADIZIONALE diModena Extra-Vecchio a piacere.

UNA TESTIMONIANZA:L’ACETAIA DEL CRISTO

Al fine di una conoscenza “sul campo”di questo prodotto ho avuto l’onore divisitare l’Acetaia del Cristo e di intervi-stare la proprietaria Erika Barbieri.La piccola azienda agricola a conduzio-ne familiare sorge tra filari di viti ecampi coltivati nelle dolci ed assolatecampagne di Sorbara; terre dalla rino-mata fertilità per vigne e vini.Erika mi spiega che nei sottotetti sonoancora presenti tre barilini della nonnaMaria, che fu la prima della famiglia adinnamorarsi dell’Aceto Balsamico“Naturale”: così veniva definito fino adalcuni anni fa.Come voleva la tradizione, era proprio

lei a custodire gelosamente al collo lechiavi dell’acetaia. Il padre di Erika,Eugenio, fu l’allievo fedele della nonnae seguendola in soffitta ne carpì tutti isegreti.Geometra di professione, EugenioBarbieri nel tempo libero si dedicava allavoro nei campi per seguire il vignetoda cui si sarebbe poi ottenuto il mostoche una volta cotto sarebbe divenuto lafonte primaria per ottenere il famosoaceto.

La passione comune lo portò a colla-borare con il maestro Loris Bellei e suogenero Otello Bonfatti. Insieme, annodopo anno, vasello dopo vasello, die-dero vita a quell’acetaia che oggi èconosciuta col nome di “Acetaia delCristo”.L’azienda, condotta ancora a livellofamigliare, attualmente conta più di1800 barili, di legni, dimensioni edannate di costruzione differenti, e forseè proprio questa irregolarità a renderlacosì caratteristica.Oggi sono in tre a seguire le orme dichi li ha preceduti: Erika, il fratelloGilberto ed il socio Daniele.Le uve, coltivate nell’azienda agricolaBarbieri con il metodo della produzio-ne integrata, sono il Trebbiano, ilTrebbiano di Spagna, il LambruscoSalamino ed il Lambrusco di Sorbara.Vengono utilizzate uve sia bianche chenere perché, secondo la loro esperien-za, il diverso dosaggio delle uve confe-rirà al prodotto diversi aromi e saporiche non si riuscirebbero ad ottenerecon un solo tipo d’uva.Erika mi spiega che è importanteanche la scelta dei barili: se troppo pic-coli e/o con doghe molto sottili si puòottenere un prodotto molto denso inpochi anni, ma privo di profumi edaromi; se troppo grandi e/o con doghemolto spesse, il prodotto necessita dimolto tempo per invecchiare.Inoltre un barile non è mai uguale adun altro, infatti, se si prendono duebarili nuovi, uguali tra loro per capaci-tà e tipo di legno, riempiendoli con lostesso “aceto” e, sistemandoli viciniall’interno dell’acetaia, dopo un annosi avranno due prodotti diversi (poco otanto a seconda delle annate o dei bari-li), e nessuno è ancora riuscito a spie-garsi il perché.Viene commercializzato annualmente

solo l’1-2% della giacenza totale, sipreferisce non prelevare una quantitàmaggiore per non impoverire troppo ibarili. Si ottiene così un’elevata qualità.L’elevato costo dell’A.B.T.M. è deter-minato oltre che dal lungo invecchia-mento, dai costi di imbottigliamento edi certificazione, anche dall’elevataperdita del prodotto per evaporazione. E’ stato calcolato che da 100 kg. d’uvadopo 25 anni si ottiene solo un litro diABTM Extra Vecchio, in quanto: da100 kg. d’uva con la pigiatura si otten-gono 70 kg. di mosto crudo. Dopo lacottura si hanno circa 25-40 kg. dimosto d’uva cotto. Calcolando il caloper assorbimento ed una evaporazioneapprossimativa che variano da un 10-15 % nei barili più grandi, fino ad un 3-4% nei barili con il prodotto più matu-ro, per la durata del ciclo produttivoche è di 25 anni si ottiene un solo litrodi Aceto Balsamico Tradizionale diModena Extra-Vecchio.Erika mi dice che anche se oggi si parlad’aceti ultracentenari, bisogna tenerben presente che l’età del prodottonon è l’unico elemento importante perottenere un buon risultato. Vi sono altrifattori come: le uve utilizzate, la tem-peratura e la durata della cottura deimosti, le tipologie di legno che vengo-no utilizzate per la fabbricazione deibarili, gli ambienti in cui matura l’ace-to, e ultime, ma non per importanza, leoperazioni di prelievo, travaso e di rin-calzo.

Da sinistra il Dott. Stefano Cappi,Erika Barbieri, e il Dott. Simone

Finelli al Vinitaly 2004.

S P E C I A L EA C E T OB A L S A M I C O

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Molte persone pensano che un acetomolto vecchio sia anche molto buono,e spesso si preoccupano più di chie-derne l’età che di valutarne le realicaratteristiche organolettiche.Ci sono aceti centenari che hannosapori anomali o sono così concentratiche possono risultare al palato troppodolci o amari. Non sono rare le voltenelle quali, durante le degustazioni, cisi trova di fronte a persone che prefe-riscono gli aceti più giovani a quelli piùinvecchiati.Non è assolutamente possibile stabilirel’età esatta dell’A.B.T.M. in quanto ilprodotto prelevato dal barile più picco-lo della batteria è un mix di aceti didiverse annate.Da qui si deduce che si può stabiliresolamente l’età della batteria o del sin-golo barile, ma non dell’A.B.T.M..Quando si parla di aceti con oltre 12 ocon oltre 25 anni d’invecchiamento, cisi riferisce alle caratteristiche, organo-lettiche e fisiche, che deve avere unaceto che è stato all’interno della bat-teria per un periodo non inferiorerispettivamente ai 12 o 25 anni, senzache ne sia mai stato prelevato e che leoperazioni di travaso e rabbocco sianostate fatte regolarmente.A volte una sola operazione sbagliatapuò compromettere il lavoro di tantianni.

I diversi tipi di acetodell’Acetaia del Cristo

Anche se il processo produttivo è sem-pre lo stesso, dopo diversi anni siottengono prodotti sempre diversi fraloro. Per accontentare richieste digrandi chef o i diversi gusti dei clientil’Acetaia del Cristo attualmente produ-ce aceti con differenti sfumature olfatti-ve e gustative:A) Aceto Balsamico Tradizionaledi Modena (affinato)Questo condimento, frutto di almeno12 anni d'invecchiamento ha sapiente-mente affinato gli aromi dei differentivaselli che lo hanno ospitato. Ottimo dautilizzarsi sui cibi cotti, con verdure fre-sche o cotte, frittate, carne, alcuni tipidi pasta, da mettere dopo che si è spen-to il fuoco o direttamente nei piatti.B) Aceto Balsamico Tradizionaledi Modena (invecchiato prevalen-temente in barili di CILIEGIO) ten-dente al dolce, che è conferito esclusi-vamente dal tipo di legno (tenero) èottimo per dessert, fragole, gelato ofrutta sciroppata. (quantità limitate)C) Aceto Balsamico Tradizionaledi Modena (invecchiato prevalen-temente in barili di GINEPRO) conun aroma più forte è molto indicatoper la selvaggina o il pesce, alcuni tipidi formaggio, e cibi con un saporemarcato. (quantità limitate)D) Aceto Balsamico Tradizionaledi Modena EXTRA-VECCHIOQuesto prezioso condimento, frutto dioltre 25 anni d'invecchiamento, ha perlungo tempo beneficiato degli aromidei differenti vaselli che lo hanno ospi-tato. Da utilizzarsi sui cibi crudi, comeil Parmigiano Reggiano, oppure suidessert oppure su tutti i cibi elencatiper i precedenti prodotti, ma in minorquantità ed è considerato anche unottimo un digestivo da degustare colcucchiaino a fine pasto.

E) Aceto Balsamico Tradizionaledi Modena di una selezione spe-ciale (più invecchiato dell’EXTRA-VECCHIO)Questo ricercato condimento, frutto diben oltre 25 anni d'invecchiamento neipiù nobili vaselli dell'acetaia, si vanta disfumature nel gusto davvero particola-ri. Da utilizzarsi solo come digestivo,data la sua consistenza, è una deliziaper il palato, ed è indicato per gliamanti della buona tavola e con unpalato sopraffino. Le classiche ampolleda 100 ml. sono confezionate in arti-gianali BOX di LEGNO DIPINTI ePIROGRAFATI a MANO (quantitàmolto limitate).

CONSIDERAZIONI FINALI

Devo ammettere che dopo avereassaggiato cinque tipi di aceto diversiprodotti nell’Acetaia del Cristo, ed avergoduto di sapori derivanti dal connubiofra aceto e fragole piuttosto che acetoe Parmigiano Reggiano, mi sono senti-to un privilegiato.L’Aceto Balsamico Tradizionale diModena non copre i sapori bensì li sco-pre e li esalta. Al palato dà una sensa-zione di estrema piacevolezza. Unagioia per le papille gustative che prestosi trasmette al corpo ed alla mentedonando un raro stato di benessere.Anche per le donne (o gli uomini…)spesso in lotta con il poco tempo a dis-posizione per cucinare, può essere unformidabile aiuto per impreziosire piat-ti relativamente poveri e veloci.Parlando da uomo con poca confiden-za con i fornelli, l’ABTM mi ha più diuna volta egregiamente salvato nellapreparazione di una cena per due,ponendo solidi presupposti affinché ildopocena diventasse molto interessan-te…Prodotti come l’ABTM costituisconoun vanto ed un patrimonio per il nostrosistema agroalimentare e per tutto ilnostro paese.Aziende come quella di Erika non pos-sono però prescindere dal ritorno eco-nomico del loro lavoro. L’ottenimentodi un reddito adeguato rimane obiettivovitale per chi, come Erika, svolge l’atti-vità di imprenditrice assumendosi ilrischio di impresa; rischio che in agri-coltura, come ogni Agrotecnico bensa, è per diversi aspetti molto difficile

Giugno/Luglio2004

Particolare dei vaselli posti nelsottotetto dell’Acetaia del Cristo.

Aprile 1999. Erika Barbieri (Acetaia DelCristo) premiata per l’internazionalizzazionedall’On. Piero Fassino, allora Ministro delCommercio Estero.

28 Giugno/Luglio2004

da gestire.Per questi motivi si spera che i vari sog-getti impegnati, dalle istituzioni allebanche, dalle organizzazioni professio-nali ai politici in senso lato, si adoperi-no per creare quelle giuste condizionivolte a supportare l’impresa agricola.È grazie a famiglie di tradizione conta-dina come i Barbieri della frazione di S.Lorenzo, produttori dell’AcetoBalsamico Tradizionale di Modena,che, soprattutto in campo agroalimen-tare, ci possiamo sentire orgogliosi diessere italiani.Non ultimo il ben riuscito cambio gene-razionale, passaggio di testimone affin-ché la corsa della qualità del made inModena prosegua sempre.

ORGANISMI, ASSOCIAZIONI EDEVENTI LEGATI ALL’ABTM

ConsorteriaCon sede a Spilamberto di Modena, il26 agosto 1969 nasce la Consorteriadell’Aceto BalsamicoTradizionale di Modena.E’ una associazione di cultori del balsa-mico. Oggi conta al suo interno più dimille iscritti, tra produttori, gastronomie studiosi degli aspetti storici e chimicidell’Aceto Balsamico Tradizionale diModena. Promuove manifestazionicome il palio annuale fra produttori, lapubblicazione di studi specialistici e sioccupa della formazione di allieviassaggiatori.ConsorziSono due i consorzi che tutelano e pro-muovono l’aceto balsamico tradiziona-le di Modena.

Consorzio tra produttoridell’Aceto Balsamico Tradizionaledi ModenaIl Consorzio tra produttori di AcetoBalsamico Tradizionale di Modenanasce dieci anni dopo la Consorteria, il14 settembre 1979, grazie ad un grup-po di produttori, con l’obiettivo di svol-gere un’intensa opera conoscitiva epromozionale e consentire ai produtto-ri la commercializzazione del prodotto.Il presidente è Claudio Biancardi.

Sede LegaleCamera di Commercio I.A.A. diModenaVia Ganaceto N° 13441100 MODENASede operativa:Strada Vaciglio Sud 1085/141100 ModenaTel. 059/395633 Fax 059/444510 Email: info@balsamico .ithttp://www.balsamico.it

Consorzio Tutela AcetoBalsamico Tradizionale diModenaNasce a fine del 2003 da una scissionedel consorzio tra produttori. E’ un con-sorzio di filiera costituito da viticoltori,elaboratori ed imbottigliatori; promuo-ve e valorizza il prodotto. Il presidenteè Enrico Corsini, assessore all’agricol-tura della provincia di Modena.Sede Legale:Camera di Commercio I.A.A. diModenaVia Ganaceto N° 13441100 MODENASede operativa:Via Prati N° 31,

41015 Nonantola (MO) Tel. 059.544466 FAX. 059.5421079 Email: [email protected] Internet: http://www.balsamicotradi-zionale.com

Organismo di controllo: Cermet

Autorizzazioni CERMET delMinistero delle Politiche agricolee forestaliIn base al D.M. del 27.7.98 CER-MET è autorizzato ad esercitare l’attivi-tà di controllo come Organismo diControllo privato di cui all’art. 53 dellalegge n. 128 del 24.4. 1998 per i pro-dotti DOP e IGP ed è iscritto all’AlboNazionale degli Organismi di Controllodi cui al comma 7 dell’art. 14 dellalegge 526/1999.

Decreto Ministero PoliticheAgricole e Forestali del 15 gen-naio 2001Autorizzazione all'organismo di con-trollo denominato "CERMETCertificazione e Ricerca per la Qualità- Società consortile a.r.l." ad effettuarei controlli sulla denominazione di origi-ne protetta "Aceto balsamico tradizio-nale di Modena", registrata in ambitoUnione Europea ai sensi del regola-mento (CEE) 2081/92. (registrata conReg. CE n. 813/2000)

Internet: http://www.cermet.it/

Associazione l’Acetaia d'ItaliaSi è costituita nel 2003 l’AssociazioneL’ACETAIA D'ITALIAA sottoscriverla sono tre Consorzi deiBalsamici: il Consorzio fra ProduttoriAceto Balsamico Tradizionale diReggio Emilia, il Consorzio Tutela

Logo della Consorteria di Spilamberto (MO)

Logo del Consorzio produttori ABTM

Logo Consorzio tutela ABTM

S P E C I A L EA C E T OB A L S A M I C O

29Giugno/Luglio2004

Aceto Balsamico Tradizionale diModena e il Consorzio AcetoBalsamico di Modena. Sottoscrivonoanche AIB, l’associazione degliAssaggiatori Italiani Balsamico el’Accademia dell' Aceto BalsamicoTradizionale di Modena.L’Associazione quindi fa proprie inizia-tive di promozione dell’AcetoBalsamico Tradizionale di Modena,dell’Aceto Balsamico Tradizionale diReggio Emilia, e dell’Aceto Balsamicodi Modena per incrementarne l’interes-se, lo studio, il consumo e quant’altroattenga alla divulgazione dell’antica tra-dizione delle province di Modena eReggio Emilia.

Internet:http://www.acetaiaditalia.com

Il Palio di San GiovanniDal 1967, senza soluzione di continui-tà, il Palio di S. Giovanni è una gara frai campioni di Aceto balsamico tradizio-nale conferiti dai vari produttori, che sisvolge a Spilamberto in seno alla fieradi S. Giovanni, protettore della cittadi-na, nella settimana comprensiva del 24giugno giorno della sua festa. Oggi lagara si svolge nelle stanze di VillaFabriani, sede della Consorteria.Durante i mesi di maggio e giugno sialternano ai tavoli di assaggio oltreduecento Soci suddivisi in Conduttoridel tavolo, Maestri assaggiatori,Assaggiatori e Allievi, cui spetta il com-pito di valutare i campioni presentatiche oggi assommano a quasi milleunità.

Balsamico e’La classica manifestazione dedicataall’aceto Balsamico Tradizionale di

Modena si svolgerà dal 22 Maggio al 6giugno. Quella del 2004 sarà la sestaedizione, edizione che cambia nome eda “Balsamica” diventa “Balsamico è”,un evento internazionale che si apre anuovi protagonisti e che coinvolgerà icomuni di Modena, Spilamberto,Nonantola, Carpi, Sassuolo eVignola.Visite guidate, degustazioni,tavole rotonde, corsi di cucina, conve-gni, menù particolari in tutti i ristoran-ti, spettacoli e cene di gala sarannopronti a ricevere chi voglia esplorare gliambiti più remoti e sublimi dell’AcetoBalsamico Tradizionale di Modena.

Prenotazioni ed informazioni:MODENATURtelefono: 059 220022fax: 059 206688email: [email protected]: www.modenatur.it

Museo del balsamico tradizionale Nella splendida Villa Fabriani, sedeanche della Consorteria, si può visitareil Museo del Balsamico TradizionaleSpilamberto. Il visitatore che attraversale sale del museo compie, passo passo,il viaggio delle varie fasi della produzio-ne del “balsamico”. La dott.ssa

Muzzarelli sarà lieta di dare spiegazionie delucidazioni in merito; è possibileacquistare pubblicazioni.c/o: Villa comunale Fabrianivia Roncati, 2841057 Spilamberto (MO)tel: +39 059 781614fax: +39 059 7861913email: [email protected]: www. museodelbalsamicotra-dizionale.org

Dott. Stefano CappiAgr. Dott. Simone Finelli

BIBLIOGRAFIA-Il balsamico della tradizionesecolare (1999), a cura di FrancescoSaccani e Vincenzo Ferrari Amoretti-Le botti del tempo, Vanni Boggi-http://www.comune.modena.it/bal-samica/-altri siti internet-Interviste personali

Un sentito ringraziamento ad ErikaBarbieri e famiglia per il materiale foto-grafico e la disponibilità mostrata.

Azienda Agricola BarbieriAcetaia del CristoIndirizzo: Via Badia, 41/A - fraz. SanLorenzo41030 - San Prospero (MO)Telefono: +39 059 907425 Fax: +39 059 8070308Email: [email protected]:http://www.acetaiadelcristo.it

Logo l’Acetaia d’Italia.

Logo della manifestazione “Balsamico è” 2004.

Da sinistra: il Dott. Simone Finelli, la Dott.ssaFederica Muzzarelli e il Dott. Stefano Cappi al

museo dell’ABTM di Spilamberto (MO).

30 Giugno/Luglio2004

Dopo la presentazione al Vinitaly, con grande successo, della pubblicazione sulla vite, BayerCropScience ha presentato al Macfrut altre tre nuove brochure della stessa collana“Avversità e strategie di difesa”, dedicate a pomacee, drupacee e orticole.Queste pubblicazioni, di 60 pagine ciascuna, sono state redatte con lo scopo di mettere adisposizione di tecnici e agricoltori uno strumento utile per la gestione razionale delle col-ture. Vengono illustrate le principali avversità, insetti, acari, funghi, batteri evirus e di ognuno di essi viene data una breve descrizione della biologia e deidanni arrecati mentre una ricca documentazione fotografica rende chiaramentericonoscibile ogni sintomatologia. Le strategie di difesa sono rappresentate permezzo di chiavi sinottiche illustrate con le fasi fenologiche in cui vanno effettuatii trattamenti, allo scopo di rendere particolarmente chiaro il posizionamento deiprodotti. Per quanto riguarda le problematiche dovute alle infestanti la pubbli-cazione è ricca di immagini delle principali malerbe che ne permettono un faci-le riconoscimento. Un ampio spazio viene dedicato alle tecniche di diserbo e dispollonatura.Bayer CropScience in occasione del Macfrut di Cesena, ha messo a disposi-zione dei visitatori che hanno visitato gli stand Bayer, le tre pubblicazioni.

Il Gruppo SAME Deutz-Fahr (SDFG), che con i marchi SAME,Lamborghini, Deutz-Fahr e Hürlimann è tra i maggiori produttorimondiali di trattori, ha chiuso l’esercizio 2003 con un fatturato di816,5 milioni di euro, analogo a quello fatto registrare nel 2002.Cala l’utile netto da 30 a 10 milioni di euro: il dato non è, però,confrontabile con quello dell’anno scorso, in quanto il risultato2002 era stato influenzato da partite finanziarie straordinarie,dovute a una consistente plusvalenza per la cessione di partecipa-zioni non strategiche.Risultano, invece, evidenti i miglioramenti riguardanti la gestioneindustriale del Gruppo, confrontando i risultati 2003 sia con quel-li del 2002, sia con quelli del 2001.Il risultato lordo industriale migliora di circa 1 milione di euro sul2002 e di circa 4 milioni sul 2001. L’utile operativo risulta indiminuzione di 2 milioni di euro rispetto al 2002, per la crescitadi analogo importo degli investimenti in ricerca e sviluppo, macresce di oltre 4 milioni di euro rispetto al 2001.Nel 2003 SDFG ha prodotto, nei quattro stabilimenti di Treviglio(Italia), Lauingen (Germania), Lublino (Polonia) e Ranipet (India),29.290 trattori, 20.157 motori e 20.379 trasmissioni.Nel 2003 e nel 1° trimestre del 2004 sono state avviate e sostan-zialmente definite partnership strategiche con Deutz AG per imotori diesel, con ZF (Germania) per le trasmissioni, con Carraro(Italia) per gli assali, con JLG (USA) per gli elevatori telescopici econ SAMPO Rosenlew (Finlandia) per le mietitrebbie, che hannopermesso di completare e qualificare l’offerta nel campo dellameccanizzazione agricola. A supporto dei cicli gestionali ed indu-striali, nel corso del 2003 il Gruppo SAME Deutz-Fahr ha firma-to con Deutsche Bank e Volvo AB un accordo per acquisire unapartecipazione di maggioranza relativa di Deutz AG, uno dei mag-giori produttori mondiali di motori diesel, che lo porterà entroluglio 2004 a controllare il 29,9 per cento del capitale sociale delgruppo quotato alla Borsa di Francoforte.I risultati positivi, della focalizzazione industriale e delle partners-hip strategiche con produttori complementari realizzati nel 2003,si sono già riflessi nei risultati del primo trimestre 2004, che havisto il fatturato crescere del 10,5%, il portafoglio ordini del22,5% e l’utile operativo passare da 1,7 a 6,4 milioni di euro.Il Gruppo impiega 2.500 addetti, ha nove consociate estere, circa100 importatori nei cinque continenti e una rete di vendita e assi-stenza di 3.000 dealers.

Il gruppo Argo acquisisce la societa’ tedesca“Fella-Werke Gmbh & Co. KG”

Gruppo SAME Deutz-Fahr: migliorano i margini industriali

Il Gruppo Argo S.p.A., facente capo alla famiglia Morra,con un fatturato superiore agli 800 milioni di Euro, attivonel settore del trattore e delle macchine agricole coi marchiLandini, McCormick, Valpadana, Sep, Pegoraro e Laverdacoerentemente con la propria missione di crescita interna-zionale finalizzata nel cogliere le opportunità di mercato econsapevole di svolgere un ruolo di primaria importanza trai costruttori mondiali di questo settore, comunica di averacquisito, tramite la sua partecipata Laverda S.p.A., la dittatedesca FELLA-Werke GmbH & Co. KG e le relative attivi-tà commerciali e industriali inclusi gli impianti produttivi. FELLA-WERKE, che produce più di 8500 macchine all’an-no nello stabilimento di Feucht, nei pressi di Norimberga,Baviera, Germania e fattura circa 43 Milioni di Euro, fu fon-data nel 1918 ed è da sempre sinonimo di attrezzature peril foraggio. La gamma attuale, composta da ranghinatori, spandi-volta-fieno, turbo-falciatrici a disco e a tamburi, è dedicata ai pro-fessionisti del foraggio che apprezzano la qualità di questoprodotto made in Germany, le avanzate caratteristiche tec-niche e l’elevata produttività. Mentre circa il 30% del fattu-rato viene venduto sul mercato tedesco, la ditta FELLA con-ferma la sua rapida crescita internazionale esportando il70% della produzione, di cui un terzo oltre oceano.Quest’ultimo aspetto è uno dei punti di forza della FELLA,in quanto uno degli obiettivi primari dell’azienda è quello dipresentare sul mercato macchine ad alto contenuto tecnolo-gico e qualitativo. Nel Gruppo Argo FELLA, con il proprioprestigioso marchio, completa la gamma delle macchine perla raccolta (mietitrebbiatrici, big balers, rotoimballatrici) pro-dotte presso lo stabilimento della Laverda in Breganze (VI). Il Sig. Aldo Dian, direttore generale della Laverda S.p.A.ha assunto anche la carica di amministratore delegato dellaFELLA. IL Gruppo Argo si presenta quindi ulteriormenterafforzato sulla scena internazionale confermando la propriastrategia che consente a ciascuna azienda di operare, nelproprio core business, in piena autonomia, usufruendo di unmanagement centrale altamente professionale e dedicatoalla crescita del valore aziendale.

Da Bayer CropScience: “Avversità e strategie di difesa”

“Il contenuto delle comunicazioni delle Aziende presenti su questa pagina è lasciato all’autonomia delle medesime e non rispecchia necessariamente la linea editoriale di questa rivista”.

« Le aziende INFORMANO »

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FIERE E CONVEGNI

CON OLTRE 80 DELEGAZIONI ESTERE, CHE PORTANO LA QUOTA

DEI VISITATORI STRANIERI AL 15%, LA RASSEGNA INTERNAZIONALE

DELL’ORTOFRUTTA, ANCORA UNA VOLTA, HA FATTO CENTRO

rganizzare l’offerta, valorizzare laqualità delle produzioni e cogliere leopportunità dei Paesi delMediterraneo, sono la “ricetta” deli-neata a Macfrut 2004 per rilanciarel’ortofrutticoltura italiana che nell’ulti-mo anno sembra un po’ appannata.Lo scenario ortofrutticolo mondialepresenta due elementi di novità. Dauna parte l’Unione Europea che dal 1maggio è a 25 Stati, dall’altra il bacinodel Mediterraneo che sta assumendosempre maggior importanza come cro-cevia dell’interscambio di frutta e ver-dura.

In questo contesto la situazione italiana(che per posizione, forma geografica elivello produttivo-tecnologico è piatta-forma ideale per ogni traffico commer-ciale) non brilla. Il saldo attivo del 2003fa segnare un –29,7% rispetto al2002, attestandosi sui 651 milioni diEuro (dati ANEIOA). E’ il secondoanno consecutivo di calo: dai 1.162milioni di Euro del 2001, si scese a925 milioni nel 2002. Per quantoriguarda il 2003, l’Italia ha esportato3.347.295 tonnellate (oltre 300.000tons in meno sul 2002) ed ha importa-to 2.812.719 tons (ovvero poco più di

300.000 tons sul 2002). Grazie alleesportazioni sono entrati 2,8 miliardidi Euro (+0,6% sul 2002) contro unesborso all’estero di 2,2 miliardi diEuro (+15,3% sul 2002).Però l’ortofrutticoltura italiana “haancora ampie opportunità per con-quistare spazi sul mercato nazionalee internazionale perché ha produzio-ni di qualità”, come ha sostenuto ilMinistro Giovanni Alemanno inter-vendo in un convegno sul rapporto coni Paesi del Mediterraneo. “Bisognacogliere queste opportunità con unamaggiore organizzazione –ha sottoli-

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« MACFRUTSENZA FRONTIERE »

TAGLIO DEL NASTRO. Il Ministro Alemanno inaugura la Rassegna.

Giugno/Luglio2004

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FIERE E CONVEGNI

Giugno/Luglio2004

neato Alemanno -in particolare raf-forzando gli accordi di filiera e rea-lizzando gli organismi interprofessio-nali che devono diventare il baricen-tro della politica agroalimentare ita-liana”.Macfrut, la maggior manifestazioneinternazionale specializzata in ortofrut-ticoltura, che si è tenuta a Cesena dal6 al 9 maggio, non è solo un momen-to di dibattito, ma soprattutto di incon-tro e di business. Un aspetto che èemerso nell’edizione 2004. Fra i 650espositori (+5% sul 2003) ve ne erano80 provenienti da 19 Paesi mentre 18Stati erano presenti con propri standufficiali. Questa edizione di Macfrut haavuto oltre 33.000 visitatori (circa+10% sul 2003) –di cui quasi il 90%operatori- e il 15% del totale era stra-niero. Almeno 80 i Paesi di provenien-za dei visitatori esteri (fra delegazioniufficiali, gruppi organizzati e singoli).Erano in programma circa 300 busi-

ness meeting fra imprese italiane delsettore ortofrutticolo (dalla produzionealle attrezzature) con delegazioni d’af-fari straniere, ma sono stati molto dipiù. “È con grande soddisfazione chechiudiamo questa edizione diMacfrut 2004 -commenta DomenicoScarpellini, Presidente di AgriCesena, la spa che organizza la rasse-gna- soddisfazione per il livello deglistand, che denotano come gli esposi-tori abbiano in grande considerazio-ne anche l’aspetto visivo della pro-pria partecipazione. La parte conve-gnistica, con oltre 20 incontri eparecchie iniziative di aziende, èstata di alto livello e molto parteci-pata con interesse. Infine, non possotralasciare il buon andamento degliaffari trattati, conclusi e avviatidurante questi giorni, uno dei princi-pali scopi che ci prefiggiamo organiz-zando Macfrut. Gli obiettivi dell’in-ternazionalizzazione, della qualità

per la sicurezza alimentare e l’aggre-gazione per fare sistema Italia sonostati particolarmente dibattuti for-nendo indicazioni valide agli opera-tori”. La 21a edizione di Macfrut èstata affiancata dal 15° Agro Bio Frut(Salone delle nuove tecnologie e dellesementi), dal 9° Salone delleProduzioni Biologiche Mediterranee edal 14° Trans World (Salone delTrasporto Agroalimentare). Secondo l’Osservatorio dei consumi

OROGEL VA ALLA GRANDE E PUNTA SULLA LOGISTICA

Ridurre i costi, iniziando ad agire sulla logistica. Così Orogel, l’azienda cesenate di surgelati, ha pre-sentato a Macfrut il progetto per realizzare un nuovo Magazzino, che sarà uno dei maggiori d’Europaper la conservazione dei surgelati, completamente automatizzato, per un investimento pari a 8,5milioni di euro.Alto 30 metri, avrà una temperatura di stoccaggio a –27 gradi centigradi e una cuba-tura di stoccaggio pari a 120mila tonnellate. Nel 2003, Orogel ha proseguito la sua crescita con un fat-turato consolidato di 228 milioni di euro, di cui il 60% (pari a 135 milioni) per il comparto surgelatiche segna un incremento dell’8% sul dato 2002. Quasi un’eccezione nel mercato alimentare che nelcorso dell’ultimo anno ha purtroppo fatto registrare preoccupanti segnali di stasi e cali dei consumi,

specie per quanto riguarda frutta e verdura.I dati Orogel sono soddisfacenti e premiano il grande sforzo dell’azienda cesenate.Negli ultimi anni, Orogel ha investito molte risorse economiche e di engineering nella direzione del potenziamento degliimpianti,del miglioramento dei processi produttivi e della ricerca tecnologica ed innovazione di prodotto.Tutte azioni con-vergenti verso l’obiettivo centrale del miglioramento della qualità della propria offerta.Oggi l’azienda ritiene di dover completare il percorso, così positivamente avviato, concentrando sforzi ed investimenti sulsettore della logistica, nella convinzione che questo debba oggi essere considerato un essenziale strumento di crescita enon un mero fattore di costo.Nell’ambito del piano quadriennale degli investimenti, varato sul finire del 2002, sono stateprogrammate opere che andranno a modificare ed a migliorare la logistica interna degli sta-bilimenti Orogel. Sono in fase di completamento o di avviamento il nuovo magazzino diimballaggio, la cella di conservazione ed il magazzino computerizzato.

Marcella Gravina

BRUNO PIRACCINI. Amministratore delegato di Orogel

LUCA PAGLIACCI. Direttore Marketing di Orogel

ortofrutticoli delle famiglie italiane, un“servizio” che Macfrut offre a produt-tori ed operatori del settore e curato daIHA Italia, nel 2003 gli acquisti dellefamiglie italiane si sono contratti del–4,69% in quantità a fronte di unaspesa del +2,25% sul 2002. Frutta everdura fresca, assieme ad ortaggi sur-gelati, raggiungono un volume di8.829.412 tonnellate (2002:

9.264.3159) per un valore di oltre13,3 miliardi di Euro. Tra le fonti diacquisto preferite per la frutta, cresco-no i discount, dove si vendono il 4,4 %dei volumi (dal 3,2 % del 2001).Crescono gli acquisti di ortaggi surge-lati attestati nel 2003 a 195mila ton-nellate (192.000 nel 2002), per unvalore di 610 milioni di euro. Per con-trastare il calo del consumo fresco,

Alemanno a Macfrut ha assicurato chestanno arrivando dal Governo fondiper attivare una campagna “Five atDay”, per incentivare il consumo dicinque porzioni al giorno di frutta everdura”. “Nessuno lo dice – ha sottolineato ilSottosegretario Gian Paolo Dozzointervenendo a Macfrut – ma nelprimo trimestre 2004, rispetto al2003, i prezzi sono diminuiti del3,2% per la frutta e del 9,1% per gliortaggi. Ciò dimostra che il mondoagricolo ha poco peso nel campodella comunicazione”.

Marcella Gravina

Sviluppo delle aziende associate, aumento dell’efficienza gestionale e riduzione dei costi. Questa la scommessa per il futu-ro sulla quale Apofruit Italia punta ben 22,5 milioni di euro.A tanto ammontano gli investimenti previsti nel prossimo biennio dalla maxi cooperativa frutto della fusione tra la cese-nate Apofruit, la ravennate Generalfruit e la Coop. Matapontina di Scanzano Jonico (MT). Il progetto di sviluppo, presentato alle istituzioni locali ed alle forze sociali lo scorso 27 aprile presso lo stabilimentoApofruit di Pievesestina di Cesena (FC) coinvolgerà tutti i centri produttivi della cooperativa con il rinnovo degli impiantie delle strutture di condizionamento e di lavorazione. Gli interventi più significativi si concentreranno nel cesenate, area in cui Aprofruit realizza la parte più consistente del suofatturato (23%). Ma le novità non finiscono qui. Lo stabilimento di Martorano, attuale sede della cooperativa, è stato venduto ed entro lafine del 2004 tutte le attività del comprensorio cesenate verranno concentrate nello stabilimento di Pievesestina.Molto interessanti i dati relativi all’esercizio 2003 a dimostrazione di un’annata positiva per l’ortofrutta, che fanno balza-re il fatturato di Apofruit Italia a 180 milioni di euro e 200 milioni a livello consolidato.“Con questi interventi -riferisce Renzo Piraccini, Direttore Generale di Apofruit Italia- miglioreremo la nostra competiti-vità nel settore. Tali investimenti per quanto rilevanti, non intaccheranno la nostra situazione finanziaria che, anzi, èdestinata a migliorare ulteriormente”.E’ infatti prevista, nei prossimi mesi, la partecipazione di Sviluppo Italia (merchant bank pubblica) che entrerà nella com-pagine sociale di Apofruit Italia come socio sovventore e finanzierà parte degli interventi previsti.“Questo piano di sviluppo -prosegue Enzo Treossi, Presidente di Apofruit Italia- è un segnale di forte ottimismo e di fidu-cia sulle prospettive dell’ortofrutta in Emilia Romagna. Abbiamo sempre creduto nelle capacità imprenditoriali dei nostriproduttori e gli investimenti che realizziamo ne sono una concreta testimonianza”. Forte di una produzione 2003 di150.000 tonnellate, realizzata da 4.978 produttori tra nord e sud Italia, 9 stabilimenti di lavorazione e 4 centri di ritiro estoccaggio dell’ortofrutta, Apofruit Italia si conferma come uno dei protagonisti di spicco dello scenario ortofrutticolonazionale. Un ruolo conseguito grazie ad un efficiente modello gestionale (èinfatti una cooperativa di primo grado), all’offerta di un ricco “paniere” dove lemigliori produzioni tipiche dell’Emilia-Romagna e del Lazio affiancano quelledella “California ortofrutticola d’Europa”, il Metapontino, ed a una continuacorsa all’innovazione di processo e di prodotto.

Marcella Gravina

APOFRUIT ITALIA, UNA “SCOMMESSA” VINCENTE

RENZO PIRACCINI (a sinistra) ED ENZO TREOSSI (a destra)rispettivamente Direttore generale e Presidente di Apofruit Italia.

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ella suggestiva cornice della Sala“Cavour”, l’ex-Parlamentino delMinistero delle Politiche Agricole eForestali, si è svolto un affollato incon-tro tra il titolare del dicastero, On.Gianni Alemanno, ed i Presidenti deiCollegi provinciali degli Agrotecnici edegli Agrotecnici laureati. L’avvio ai lavori è stato dato dalPresidente Nazionale, RobertoOrlandi, il quale ha voluto imporre allaprima fase dell’incontro il carattere diun vero e proprio “forum” di categoria.Orlandi nella sua relazione, oltre ad

esporre le attività e gli importanti tra-guardi raggiunti nel corso degli ultimidodici mesi, ha anche indicato le tappedi quello che dovrà essere il percorso dicrescita da seguire nei prossimi anni.Particolarmente significativa è stata laparte della relazione dedicata al capito-lo della formazione, che rappresentauno dei punti cardine per una categoriache necessita di una costante ed atten-ta opera di professionalizzazione deipropri componenti.In particolare il Presidente Nazionale hainvitato i rappresentanti provinciali ad

attivarsi in direzionedella creazione erelativa crescita di unrapporto sinergicocon il mondo acca-demico, approfittan-do delle opportunitàofferte dalla riformauniversitaria, graziealla quale è possibileattivare iniziative dic o l l a b o r a z i o n eimpensabili fino aqualche anno fa.

In tal senso Orlandi ha invitato gli inte-ressati a sviluppare un’immediata azio-ne che, non dovrà avere solamente lafunzione di offrire un’opportunità in piùalla categoria ma anche rappresentareuno strumento di innovazione sotto ilprofilo operativo e soprattutto nelmodo di intendere e di pensare la pro-pria professione.Il lavoro fino ad ora svolto risulta averepremiato l’attivismo della categoria, giài primi Atenei hanno siglato le conven-zioni con il Consiglio Nazionale dellacategoria e si è registrata una buonarisposta nelle domande di partecipazio-ne agli esami di Stato presentate da lau-reati; ad esempio nella sessione d’esa-me 2003 oltre 110 laureati di primolivello hanno fatto domanda per acce-dere all’Albo degli Agrotecnici mentresolo una trentina di questi laureati, intutta Italia, hanno fatto domanda dipartecipazione agli esami di Stato perl’iscrizione nell’Albo degli Agronomi;una sproporzione evidente, che indicacome i laureati post-riforma si ricono-scano assai di più nell’attivismo e nellemodalità di funzionamento proprie

N

« AGROTECNICI: CONFRONTO CON IL

“DIALOGO E COLLABORAZIONE”, CON QUESTE PAROLE IL MINISTRO

ALEMANNO CONVINCE I PRESIDENTI DEGLI AGROTECNICI AD APRIRE

UNA FASE NUOVA DI COLLABORAZIONE CON IL MINISTERO DELLE

POLITICHE AGRICOLE E FORESTALI

IL TAVOLO DELLA PRESI-DENZA (da sinistra versodestra): Lorenzo Gallo,Vicepresidente nazionale degliAgrotecnici e degliAgrotecnici laureati; RobertoOrlandi, Presidente nazionaledella categoria; il MinistroGianni Alemanno; ilPresidente dell’AGEA, Avv.Antonio Buonfiglio.

UNO SCORCIO DEL “PAR-LAMENTINO” gremito daiPresidenti dei Collegi locali

degli Agrotecnici e degliAgrotecnici laureati.

degli Agrotecnici.Nel corso del “Consiglio NazionaleStraordinario” allargato alla partecipa-zione dei Presidenti dei Collegi provin-ciali, il Presidente Orlandi ha anchetrattato questioni specifiche di catego-ria ed è stato dedicato spazio alle istan-ze, alle richieste ed alle necessità evi-denziate dai vari rappresentanti chehanno avuto modo di segnalare le pro-blematiche presenti nei loro ambiti ter-ritoriali.A tal riguardo sono giunte puntualirisposte a riprova del fatto che i verticinazionali seguono da presso anchequelle dinamiche che si svolgono inrealtà periferiche ma alle quali si guar-da con estremo interesse ed attenzione.Alla prima fase dell’incontro ha fattoseguito l’intervento del Ministro GianniAlemanno e del Presidente dell’AGEA,Avv. Antonio Buonfiglio; ad entram-bi, se è concessa una espressione colo-rita, il Presidente Orlandi ha “presenta-to il conto” di numerose lamentele sucomportamenti del Ministero dellePolitiche Agricole a danno degliAgrotecnici, a partire dal DPR n.290/2001, in materia di fitofarmaciche ha escluso la categoria.Ma il Ministro non è stato da meno,prima ammettendo apertamente e sin-ceramente che le rimostranze eranofondate (fatto questo che ha positiva-mente impressionato l’uditorio) esubito indicando i rimedi che intendenell’immediato assumere “Non avretepiù bisogno di impugnare i nostri decre-ti al TAR - ha detto il Ministro - l’avete

fatto già molte volte, sempre vincendo,e questo deve bastare”; in tal modo ilMinistro Alemanno evidenziando anco-ra una volta l’ormai nota disponibilità aldialogo, ha voluto manifestare tutto l’in-teresse per la risoluzione delle proble-matiche che interessano la categoria.In particolare, dopo aver manifestato ilproprio apprezzamento per l’ordinedegli Agrotecnici e per la sua dinamici-tà, ha voluto rassicurare circa l’impegnorivolto alla ricerca della migliore soluzio-ne onde mettere in condizione gliAgrotecnici di espletare al meglio lapropria attività ed i rimedi che haannunciato sono stati apprezzati dairappresentanti della categoria presentiall’incontro (oltre cento, tuttiPresidenti e Consiglieri di Collegi pro-vinciali, oltre ai Consiglieri nazionali).Anche l’intervento del Presidentedell’AGEA è stato puntuale e preciso,riprendendo alcune questioni di grandeinteresse per i tecnici agricoli, e rile-

vando il ruolo che gli Agrotecnici svol-gono in ambito professionale, ancheall’interno del CUP-Comitato Unitariodei Professionisti, che vede Orlandiricoprire l’incarico di Vicepresidente.E’ stato, infine, ancora il MinistroAlemanno ad ascoltare con attenzionealcune proposte avanzate dai presenti,in particolare relative ai problemi dell’i-struzione agraria, rispetto alla quale ilMinistro ha garantito il proprio inter-vento (ha auspicato un documentodel Collegio Nazionale al riguardo),in quanto egli ritiene che gli IstitutiAgrari siano elementi di fondamentalevalore per il mantenimento della pre-senza di giovani imprenditori agricoli.Tutto sarà fatto in tempi rapidi, ha assi-curato il Ministro, che ha ritenuto dove-roso offrire le giuste soluzioni a proble-mi che, seppur espressi da una catego-ria, appartengono all’intera comunità.

Mirko Tassone

L MINISTRO »

L’incontro stempera nelle battute finali, l’intervento del Ministro ha gettato le basi per un diverso emigliore rapporto fra gli Agrotecnici ed il Ministero delle Politiche Agricole e Forestali.

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P R O F E S S I O N EA G R O T E C N I C O

Giugno/Luglio2004

« I PRESIDENTI LOMBARDI

INCONTRANO L’ON. VIETTI »

l 12 maggio scorso, pressoL’Hotel Principe di Savoia si è tenuta lariunione dei Presidenti lombardi degliAgrotecnici e degli Agrotecnici laureatiper rilanciare la Consulta Regionale.Per l’occasione sono convenuti tutti iPresidenti locali ovvero VitoTangorra (Milano e Lodi), AntonioChizzoni (Mantova), SergioBonomelli (Brescia- Bergamo-Como-Lecco-Sondrio), Matteo De Ponti(Pavia-Varese), Daniele Biazzi(Cremona) nonché il precedente rap-presentante Ezio Casali che ha uffi-cialmente passato le “consegne”. E’intervenuto anche il Presidente nazio-nale Roberto Orlandi che ha discus-so iniziative e modalità di interventoper aumentare la visibilità ed opportu-nità di lavoro presso vari Enti locali,con particolare riferimento allaRegione, che recentemente ha istituitola Consulta regionale delle professioni.Al termine della riunione è stato elettopresidente della Consulta regionale,l’Agr. Sergio Bonomelli.Conclusa la riunione, i rappresentantilombardi degli Agrotecnici con ilPresidente nazionale Roberto Orlandi eil coordinatore della Cassa diPrevidenza Agrotecnici pressol’ENPAIA Alessandro Maraschi, hannopartecipato ad un importante incontroorganizzato dall’On. Michele Vietti,Sottosegretario al Ministero diGiustizia, con delega in materia di libe-re professioni.Da molti anni si parla di riforma delleprofessioni ma, nonostante i numerosi

disegni di legge presentati inParlamento, la riforma rimane ad oggiinattuata. Negli ultimi mesi l’attenzioneè stata posta dapprima sul testo varatodalla Commissione Vietti e successiva-mente sul testo unificato dei diversi pro-getti di legge, elaborato dallaCommissione Giustizia del Senato. Mala modifica dell’articolo 117 dellaCostituzione, che attribuisce alleRegioni ed allo Stato potestà legislativaconcorrente in tema di professioni e lesollecitazioni che giungonodall’Europa, rendono, ormai, improcra-stinabile la riforma. È quanto mainecessario, al fine di evitare la creazio-ne di ordinamenti professionali diffe-renziati per Regioni, che il legislatorenazionale provveda a fissare i principifondamentali di riferimento cui le stes-se dovranno attenersi. Così come ènecessario che si concili il sistema ordi-nistico italiano con i principi di concor-renza e libera circolazione che conno-

tano l’ordinamento comunitario.Alla riunione hanno partecipato i mas-simi rappresentanti dei vari Ordini eCollegi di molte professioni, tra gli altriil presidente dell’ADEPP Avv.Maurizio De Tilla, Presidente dellaCassa di Previdenza degli Avvocati, edil Dott. Adelio Bertolazzi, Presidentedella Cassa di previdenza dei DottoriCommercialisti. In una splendida sala dell’HotelPrincipe di Savoia, l’On. Michele Viettiha ricordato l’iter che ha portato allastesura della bozza di riforma dellalegge sulle libere professioni (scrittacon il concorso del Vicepresidentedel C.U.P. e Presidente nazionaledegli Agrotecnici ed Agrotecnici lau-reati Roberto Orlandi) per armoniz-zarla con la normativa europea, affer-mando la necessità di approvarla comeD.dl. o come maxiemendamento“prima o subito dopo il voto europeo”.Contestualmente ha sottolineato lanecessità che ogni categoria professio-nale sia dotata di un proprio Tariffariocon indicati i compensi minimi.A questo proposto, sia il Presidentenazionale Orlandi, al tavolo con l’On.Vietti, che il Coordinatore della Cassadi previdenza Alessandro Maraschi,hanno sottolineato la necessità di otte-nere -come promesso anche durante ilcongresso di Stresa- a favore dei16.000 professionisti Agrotecnici, l’ap-provazione del tariffario. "I minimisono un riferimento fondamentale diorientamento per l'utenza -ha spiega-to il Presidente Orlandi- e servono incaso di contenzioso”.Alle parole, si spera, seguiranno i fatti:gli Agrotecnici ci contano!

LA CONSULTA DEGLI AGROTECNICI DELLA LOMBARDIA RIUNITA. Nella foto (da sinistra versodestra) il Presidente Nazionale Agr. Roberto Orlandi, il Consigliere Nazionale Agr. Ezio Casali, ilPresidente del Collegio di Brescia Agr. Sergio Bonomelli (eletto alla Presidenza della Consulta).

LA CONSULTA DELLA LOMBARDIA INCONTRA IL SOTTOSEGRETARIO ALLA GIUSTIZIA (da sinistra versoda destra). Il Presidente Nazionale Agr. Roberto Orlandi, il Coordinatore della Cassa di Previdenza Agr.Alessandro Maraschi, l’On. Michele Vietti, il Presidente della Consulta Agr. Sergio Bonomelli, il Presidente di PaviaAgr. Matteo De Ponti, il Consigliere nazionale Ezio Casali, il Presidente di Milano Agr. Vito Tangorra, il Presidentedi Brescia Agr. Daniele Biazzi.

I

37Giugno/Luglio2004

« I GIOVANI

“TRIENNALISTI” ALLA RIBALTA »

PRIMA USCITA PUBBLICA DEL “CUP3”, L’ORGANIZZAZIONE DEI LAUREATI

DI PRIMO LIVELLO, CHE RIVENDICANO ASCOLTO ED ATTENZIONE DAL

MONDO POLITICO E DAGLI ALBI PROFESSIONALI TRADIZIONALI

uali prospettive per i professionistitriennali alla luce della Riforma univer-sitaria (legge n. 509/1999) che ha per-messo l'iscrizione dei laureati di primolivello negli ordini professionali e in variCollegi? Su questo tema principale si èsnodato il convegno intitolato“L'Europa e le professioni, il DPR328 tra riforma e controriforma”,organizzato il 22 aprile scorso, pressola Sala del Cenacolo della Camera deiDeputati, dal CUP3 (CoordinamentoUniversitari e Professionisti trienna-li), associazione nata nel 2003 e pre-sieduta dall'Ingegnere Ir. AntonioPICARDI (“Ir”; troverete ancora neltesto questa bizzarra abbreviazione.Essa indica un laureato iscritto nella“Sezione B” di un Albo “Iunior” ed ècomune a tutti coloro i quali si sonoiscritti in un Albo professionale che siè dato questo sistema organizzativo).Il CUP3 difende i diritti dei professioni-sti triennali e, tra i suoi punti fondanti,ha la valorizzazione e salvaguardia deldecreto 328 del 2001, punto di arrivodell'evoluzione legislativa che ha creatole nuove lauree triennali. Insieme all'Ing. Ir. Picardi, che ha rela-zionato sulle posizioni del CUP3, lan-ciando i temi su cui confrontarsi, lostaff organizzativo della manifestazioneera formato dall'Ing. Ir. AndreaSONETTI, dall’Ing. Ir. Elena ZUNI-NO e dall' Agr. Dott. Marco DEROSA, a lui il compito di illustrare leprincipali tematiche del convegno tenu-tosi alla Camera dei Deputati.

Agr. Dott. De Rosa, ci spieghi imotivi alla base del convegno.“Il DPR 328/2001 ha creato la nuovafigura del professionista in possessodi titolo di studio universitario trien-nale. In tale normativa ci sono alcuniprincipi fortemente innovativi a fortetutela degli interessi dei nuovi profes-sionisti. Purtroppo stiamo assistendo

ad operazioni tendenti a stravolgerequesti principi, al fine di conservareantichi privilegi”.

Entriamo nel dettaglio dei puntidibattuti.“E’ stata confermata, nel corso delconvegno, la fondamentale importan-za della Riforma universitaria, che haadeguato gli standard italiani a quellieuropei, più flessibili e certamentepiù rispondenti al mercato del lavoro,e si ritiene che essa costituisca davve-ro un’opportunità da cogliere per ilsistema Italia. La Riforma, com’èstato più volte notato nel consesso diRoma, tende ad un collegamentodiretto tra formazione universitaria emondo produttivo: conseguenza diciò è stata la successiva modifica delsistema ordinistico italiano, introdot-ta dal DPR 328/2001. Quest’ attolegislativo ha permesso l’iscrizionedei nuovi laureati all’interno degliAlbi professionali in una nuova sezio-ne ('B') creata appositamente per iprofessionisti di primo livello. Ladifesa delle peculiarità di questariforma, attualmente unico documen-to ufficiale di riferimento per i lau-reati triennali, è uno degli scopi delCUP3”.

Parliamo dei punti più criticivenuti fuori dalle analisi di addet-ti ai lavori e politici.“Senza dubbio, tra i punti maggior-mente critici, sono stati menzionatil’assenza, ad oggi, del regolamentocui il DPR 328 rimandava per indivi-duare le procedure elettorali ed ilfunzionamento degli organi in sededisciplinare. Il che, in parole più sem-plici, significa la mancanza di rappre-sentanza dei triennalisti negli organiprofessionali, con il rischio che, sel’inerzia del governo (che continua dapiù di due anni) si protrarrà, tutti i

nostri sforzi di far valere i diritti deiprofessionisti verranno meno.Altro fatto, menzionato dalPresidente Picardi per i rischi cheporterebbe alla categoria, è il siste-ma di elezione dei rappresentantinegli Ordini con sistemi atipici epoco democratici quali le ‘liste bloc-cate’: siamo del tutto contrari, per-ché questo porterebbe al rischio dieletti non corrispondenti alla mag-gioranza effettiva dei consensi degliiscritti della Sezione B degli Albiprofessionali”

Cos’è scaturito per quantoriguarda competenze e titoli distudio?“Su un punto c’è da essere chiari: lalibera possibilità, per i professionisti,di iscriversi ad Ordini e Collegi, devecorrispondere ad un preciso bagagliodi competenze dei triennalisti, chenon cambia se si iscrivono ad unOrdine o ad un altro. Al massimo sipuò ipotizzare che una piccola per-centuale di competenze cambino invirtù dell’esame di Stato che si sostie-ne e, quindi, dell’Ordine cui ci si iscri-ve. Flessibilità della nuova imposta-zione ordinistica, quindi, non signifi-ca snaturare la competenze dei trien-nalisti ma dargli più possibilità di farvalere le loro professionalità sul mer-cato del lavoro”.

Una curiosità; Lei è iscritto con-temporaneamente all’Albo degliAgrotecnici ed Agrotecnici laurea-ti ed alla sezione B dei Dottoriagronomi e forestali; quali diffe-renze nota?“Come Agrotecnico laureato possoconcorrere all’elezione in qualunquecarica, ad esempio un domani potreidiventare anche Presidente (cosa cheinvece è impedita a tutti quelli chesono iscritti alla “sezione B” di un

Q

SALA DEL CENACOLO DELLA CAME-RA DEI DEPUTATI. Al tavolo della pre-

sidenza (da destra verso sinistra): RobertoOrlandi, Vicepresidente CUP e Presidentedegli Agrotecnici e degli Agrotecnici lau-

reati; Pierluigi Mantini, Deputato eresponsabile delle professioni per la

Margherita; Nino Lo Presti, Deputato eResponsabile delle professioni per AN;Antonio Picardi, Presidente del CUP3.

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P R O F E S S I O N EA G R O T E C N I C O

Ordine, dove il Presidente deve esse-re per forza della “sezione A”); poten-do scegliere tra il titolo di Forestalejunior ed Agrotecnico Dott., preferi-sco usare quest’ultimo in quanto misembra professionalmente maggior-mente spendibile, sono comunquesoddisfatto dei servizi che mi vengo-no forniti dall’Ordine provinciale deiDottori agronomi a cui contempora-neamente sono iscritto”.

Il dibattito che si è sviluppato nel corsodell’evento ha fatto emergere l’orienta-mento del CUP3 di fare diventare que-ste tematiche oggetto di confronto ediscussione anche all’interno degliOrdini e Collegi Provinciali, deiConsigli Nazionali ed anche delComitato Unitario delle Professioni (ilCUP nazionale), per aumentare le sen-sibilità di tutti gli addetti ai lavori edinformare sulle iniziative che il coordi-namento intende proporre.Il fatto più importante da segnalare èl’eco che, a pochi giorni dal convegnosul DPR 328, c’è stata nel panoramapolitico e professionale. La Sen. MariaGrazia SILIQUINI (Sottosegretarioal Ministero dell’Università), purassente durante il dibattito alla Sala delCenacolo della Camera, ha poi consen-tito l’incontro tra il CUP3 e laCommissione per la revisione degliesami di Stato e del tirocinio; inoltre,nei giorni successivi la Sen. Siliquini hasmentito le voci riguardanti l’adozionedelle liste bloccate nell’ elezione deirappresentanti.Al Convegno del CUP3 si sono regi-strare numerose e significative presen-ze, in primo luogo del Ministro dellePolitiche Comunitarie, On. RoccoBUTTIGLIONE; dell’On. Nino LO

PRESTI, responsabile delle professionidi AN; dell’On. Pierluigi MANTINI,responsabile delle professioni di LAMARGHERITA; del Sen. LucianoMODICA (DS), ex-Presidente dellaConferenza dei Rettori delle Universitàitaliane.Il Ministro Buttiglione ha parlato del-l’importanza di arrivare a soluzioniequilibrate mantenendo, su ogni altracosa, la priorità dell’unità dei professio-nisti negli Ordini, mentre l’On. LoPresti ha confermato l’interesse delGoverno per dirimere i problemi dimerito, come sta ora facendo con il D.Lgs. “La Loggia” relativamente allalegislazione concorrente tra Stato eregioni, aprendo la strada ad una piani-ficazione ed organizzazione dei nuoviOrdini.Gli esponenti dell’Ulivo, l’On. Mantinied il Sen. Modica, hanno ricordato chedopo la Riforma universitaria dovevaesserci un riscontro pratico nella rior-ganizzazione degli Albi professionali,rimasta incompleta, in particolare, perla mancata approvazione del regola-mento elettorale previsto nel DPR328/2001. Su questi temi i due politi-ci hanno presentato due interrogazionialla Camera ed al Senato.Ma oltre alla politica si è registrata l’at-tenzione anche del mondo delle profes-sioni; il CUP nazionale era rappresen-tato da Roberto ORLANDI, che ne èil Vicepresidente e Portavoce (è inoltrePresidente del Collegio Nazionaledegli Agrotecnici e degli Agrotecnicilaureati); nel suo intervento ha volutoribadire la massima attenzione e dispo-nibilità del CUP ad ascoltare i problemidei giovani triennalisti ed insieme risol-verli. Da Presidente del suo Ordine, haricordato come gli Agrotecnici e gli

Agrotecnici laureati abbiano aperto leporte dell’Albo ai triennalisti, riservan-do loro ogni attenzione, fino all’orga-nizzazione di corsi preparatori agliesami di Stato abilitanti, che sono deltutto gratuiti (anche nella residenzia-lità); ha poi anche ricordato come ilDPR 328/2001 abbia introdotto ele-menti di concorrenza fra le professio-ni, che già hanno dispiegato positivieffetti.Ma Orlandi non era l’unico Presidentead essere presente, insieme a lui c’eraSergio POLESE, Presidentedell’Ordine nazionale degli Ingegneri(ed anche Segretario Nazionale delCUP), Mariano MAGNABOSCO,Presidente nazionale dei Periti indu-striali e dei Periti industriali laureati(categoria che ha riservato sempremolta attenzione ai problemi dei trien-nalisti), Pierangelo SARDI,Presidente dell’Ordine nazionale degliPsicologi, Dina PORAZZINI,Presidente dell’Ordine nazionale deiDottori agronomi.L’intervento dell’Ing. Polese era fraquelli più attesi, visto che la maggiorparte di triennalisti sono ingegneriiunior, egli ha voluto precisare che leiniziative giudiziarie intrapresedall’Ordine nazionale degli Ingegneriper la totale abrogazione del DPR328/2001 non avevano l’intento didanneggiare i giovani triennalisti (cheperò, a giudicare dai commenti insala, avevano tutt’altra opinione). Una affermazione sulla quale è lecitoavere delle riserve, ma che costituiscecerto una importante apertura ed unabase di positivo confronto.

Gaetano Alaimo - Marcello Salighini

Giugno/Luglio2004

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DPR 328/2001: CHI VINCE E CHI PERDE NELLDPR 328/2001: CHI VINCE E CHI PERDE NELLA GARA GARA DEI NUMERIA DEI NUMERI

Il DPR n. 328/2001 contiene, al suo interno un fondamentale -ed ancora non perfettamente compreso- meccanismo di concorrenza fra gli Ordini.Fino a ieri chi si laureava in una determinata Facoltà aveva, davanti a sé, una scelta professionale obbligata, un solo Albo al quale iscriversi (nel caso,ovvio, che intendesse svolgere l’attività libero-professionale).Ad esempio chi si laureava in Scienze agrarie poteva solo fare l’esame di abilitazione all’Albo dei Dottori agronomi, se avesse voluto iscriversi a quel-lo degli Architetti, ad esempio per fare il “paesaggista”, si sarebbe visto negare quella possibilità e avrebbe dovuto prima prendere anche la laurea inarchitettura.Un simile sistema, se da un lato è quanto di più lineare possibile, dall’altro non ha al suo interno meccanismi virtuosi che lo inducano a migliorarsi.Se un Albo, qualunque Albo, avesse delle patologie di funzionamento e queste producessero negativi effetti, ai nuovi iscritti non è consegnato alcu-no strumento per il cambiamento, neppure solo per sollecitarlo, ed ottenere una maggiore funzionalità.Il DPR n. 328/2001 rovescia clamorosamente questo assunto, ed impone un nuovo principio, trasferendo il “potere di scelta” (entro certi limiti) incapo ai nuovi laureati di primo livello (i cd. “triennalisti”); oggi infatti un nuovo laureato post-riforma può normalmente scegliere fra più Albi pro-fessionali, al quale od ai quali iscriversi.Facciamo un esempio: oggi un laureato nella “Classe 20 – Scienze e tecnologie agrarie e forestali” (la vecchia “Scienze Agrarie”) può scegliere indif-ferentemente l’iscrizione in tre diversi e distinti Albi professionali:- quello dei Dottori agronomi, più tradizionalmente vicino;- quello dei Periti agrari;- quello degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati;su cosa baserà, dunque, il giovane laureato questa scelta?Indubbiamente sul prestigio sociale che può conseguire iscrivendosi in un determinato Albo, ma anche in relazione alle competenze professionaliche acquisirà, alla qualità e quantità di servizi che l’Albo gli può dare, all’aiuto nello svolgimento della libera professione, al tipo di previdenza priva-ta a cui può accedere.Insomma, per restare solo all’esempio fatto (ma ve ne sono altri), il “triennalista”, ove abbia conoscenza perfetta di ciò che può ottenere, sceglieràdi iscriversi nell’Albo più consono ai propri desideri ed ai propri bisogni. La prima sessione degli esami di Stato a cui hanno partecipato i “triennali-sti”, o titoli equipollenti, è stata la sessione 2002, ed i risultati sono stati i seguenti:

ALBO CANDIDATI TRIENNALISTI• Agrotecnici ed Agrotecnici laureati 112• Dottori agronomi e forestali 30 (circa)• Periti agrari 10 (circa)

dove si vede chiaramente che i giovani laureati hanno compiuto una scelta precisa, riconoscendo che l’ Albo professionale degli Agrotecnici è quelloche al momento offre loro maggiore attenzione e le maggiori possibilità.Questo fatto è positivo per tutti, in quanto obbliga gli altri due Albi “concorrenti” a migliorare la loro offerta ed il loro livello di attenzione verso i gio-vani laureati, adeguandolo allo standard già praticato a livello nazionale dal Collegio degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati.A questo ultimo riguardo deve essere segnalato che, nel corso delle ultime elezioni per il rinnovo di diversi Collegi provinciali degli Agrotecnici, diver-si triennalisti neo-iscritti sono stati eletti nei Consigli, e sono questi i primi casi in assoluto che li vedono entrare negli organi direttivi di un Albo.Il prossimo passo sarà quello di vedere un triennalista salire alla carica di Presidente di un Collegio locale.

L’ATTESO INTERVENTO del Presidente dell’Ordine nazionale degli Ingegneri Sergio Polese, che è anche Segretario del CUP nazionale.A sinistra, nella foto, il Presidente del CUP3 Picardi ed a destra Orlandi, Vicepresidente Portavoce del CUP.

Giugno/Luglio2004

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P R O F E S S I O N EA G R O T E C N I C O « A BARI GLI

AGROTECNICI CI SONO…ECCOME! »

li Agrotecnici hanno dovuto anco-ra una volta, affermare la propria auto-nomia quale ente rappresentativo diuna categoria autonoma e professional-mente riconosciuta.Questa volta siamo in quel di Bari eprotagonisti della vicenda sono ilCollegio provinciale degli Agrotecnici edegli Agrotecnici laureati ed una pub-blica amministrazione.Si è dovuto infatti intervenire per farvalere i diritti della categoria anche neiconfronti della Provincia di Bari, il cuiUfficio tecnico, nel mese di marzo2004, in merito ad un “progetto diriassetto della costiera mediante lacreazione di una zona marina protetta”riguardante le Oasi di ripopolamentodi S.Vito e Torre Gavettone, ha ema-nato avviso pubblico mirante a conferi-re incarichi professionali di progettazio-ne esecutiva, direzione dei lavori e con-tabilità e coordinamento della sicurezzain fase di esecuzione.

Del bando venivano informate le cate-gorie interessate tramite nota racco-mandata inviata dunque agli Ordiniprovinciali degli Agronomi, degliIngegneri, dei Geologi ed ai Collegiprovinciali dei Geometri, dei PeritiIndustriali e dei Periti Agrari. Presso ilCollegio provinciale di questi ultimiveniva erroneamente inviata anche lanota indirizzata al Collegio degliAgrotecnici della provincia di Bari.La errata spedizione presso il Collegiodei Periti agrari della corrispondenzaintestata al Collegio degli Agrotecniciha provocato un ritardo, nella ricezionedella stessa, ben oltre la data del ter-mine di scadenza previsto; tale disguidoha impedito la divulgazione del bandopresso gli iscritti. Il danno che si profilava, oltre all’ingiu-sta esclusione, comprometteva la cate-goria, giacchè il coordinamento dellasicurezza nei cantieri temporanei omobili è, con decreto legislativo n. 494

del 14/8/96 (art.10 comma c), asse-gnato alle seguenti figure professionali:Geometra, Perito industriale, Peritoagrario o Agrotecnico. Il presidente del Collegio degliAgrotecnici di Bari, RobertoSalzedo, preso atto della situazione,dopo aver convocato e informato icomponenti del Direttivo del Collegioprovinciale, con nota del 6 aprile 2004ha inviato istanza alla Provincia di Bari,richiedendo la riapertura dei termini delbando. In riscontro alla suddetta istanzal’Ufficio tecnico della Provincia di Bari,nella persona del suo Capo Servizio,Dr. Mario Anastasia, interpretandocorrettamente la questione, ha riapertoi termini del bando esclusivamente perla categoria degli Agrotecnici. L’attento e tempestivo interessamentodel Presidente Salzedo e la fattiva colla-borazione del Direttivo del Collegio diBari, ha permesso un positivo esitodella vicenda.

G

A sinistra, l’istanza degli Agrotecnici di Bari, a destra la nota di risposta della Provincia di Bariche accoglie e formalizza la proroga dei termini di scadenza del Bando.

Diciotto mesi d’età, diciotto mesi in ospedale, perché quando chiude gli occhi potrebbe non riaprirli maipiù, scivolando dal sonno alla morte, con tragica dolcezza. Condannato a non dormire per restare in vita.Si chiama Maurizio ed è un bellissimo bimbo paffuto e vivace. E’ nato il 9 settembre 2002, secondogeni-to di Ciro Mennella e Maria Fortunato, muratore lui, casalinga lei, 33 e 28 anni. Una malattia moltorara, la sindrome di Ondine (Ondine era una ninfa che privò del sonno il suo infedele amante, n.d.r.) è quellache affligge Maurizio Mennella, di Torre del Greco (NA) e che lo costringe al vincolo del respiratore ogniqualvolta si addormenta, diversamente la continua apnea lo soffocherebbe. Il suo cervello, infatti, nonriesce a regolare il ritmo respiratorio. In termini medici: sindrome idiomatica congenita da ipoventilazionecentrale. Il dramma di questo bambino è condiviso da circa 200 persone nel mondo di cui ben 20 proprioin Italia. Ciro e Maria in ogni caso non si arrendono. Quando Maurizio, a due mesi, ebbe una forte crisiche minacciò di portarselo via, dall’ospedale di Caserta si decise di trasferirlo al Gaslini di Genova, moltopiù attrezzato per casi simili. I parenti anticiparono un po’ di soldi, tanti quanto bastavano per seguire ilfiglioletto ed assisterlo per una ventina di giorni nel reparto di terapia intensiva. Al ritorno a casa, Ciro perònon aveva più il suo lavoro, era stato sostituito durante l’assenza. Il coraggio dei genitori di Maurizio èalquanto ammirevole, si sono trovati a combattere contro una malattia assurda e crudele che affligge il lorofiglioletto. Un coraggio, una storia, che hanno incontrato la solidarietà del mondo privato così come di quel-lo pubblico. “Una storia che non ha lasciato indifferenti neppure noi Agrotecnici” -riferisce l’Agr. FrancescoVassallo, membro del Consiglio Nazionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, residente in pro-vincia di Salerno-. “In occasione di una recente riunione del Consiglio Nazionale, su proposta del Presidente delCollegio Nazionale degli Agrotecnici, Roberto Orlandi, abbiamo devoluto i nostri gettoni di presenza a favoredel piccolo Maurizio. Il 16 aprile 2004, presso l’Aula consigliare del Comune di Torre del Greco, alla presenza delSindaco Valerio Ciavolino, ho avuto l’onore di consegnare personalmente l’importo del nostro contributo (950euro) nelle mani del padre che ringraziando, commosso, ha elogiato la nostra iniziativa di solidarietà. Un picco-lo aiuto, il nostro, che unito a quello di altri servirà a sostenere le spese per le complesse e costanti cure medi-che ed assistenziali”. Un gesto, quello degli Agrotecnici, che contribuisce alla speranza. La speranza, oggi,per Maurizio è una stanza quattro per quattro dove egli possa addormentarsi tranquillamente, protetto daimacchinari che gli garantiscono il respiro, un respiro che tutti ci auguriamo non si fermi mai.

Marcella Gravina

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IL DRAMMA DEL PICCOLO MAURIZIO:SE SI ADDORMENTA MUORE

VITA DEI COLLEGI

Giugno/Luglio2004

Nella foto (da sinistra): Valerio Ciavolino (Sindaco di Torre del Greco);l’Agr. Francesco Vassallo (Consigliere del Collegio Nazionale degliAgrotecnici e degli Agrotecnici laureati); la Sig.ra ed il Sig. Mennellacon in braccio il piccolo Maurizio; il Dott. De Donato.

VITA DEI COLLEGI

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CATANZARO – Rinnovo degli organi collegiali

Il 16 aprile 2004, presso la sede del Collegio interprovincia-le degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati di Catanzaro,Crotone e Vibo Valentia, si sono svolte le elezioni per il rin-novo degli organi di gestione. L’elezione che giunge a distan-za di quattro anni dall’ultima convocazione si è svolta in unclima di grande partecipazione da parte dei tecnici che hannopartecipato in maniera massiccia al rinnovo dei diversi organi.L’alta affluenza rappresenta il segno tangibile di una gestioneche in questi anni è riuscita a rendere il Collegio qualcosa inpiù di un semplice organo di rappresentanza. Il vivo interessee l’entusiasmo dei partecipanti rappresentano un buon viaticoper le molteplici attività intraprese nelle province di riferi-mento, e non solo. Le nuove opportunità e le costanti attivitàdi formazione offerte ai propri componenti rendono ilCollegio una realtà particolarmente dinamica nel panoramaprofessionale calabrese; del resto la vivacità che contraddistin-gue l’operato degli rappresenta un importante fonte di cresci-ta per i tecnici che hanno, così, la possibilità di rapportarsicon il mondo agricolo in maniera adeguata riuscendo al con-tempo a sfruttare anche sotto il profilo occupazionale i van-taggi derivanti dall’appartenenza ad una struttura particolar-mente organizzata. Non v’è dubbio che per i prossimi anni il Collegio cercherà dimigliorare ulteriormente l’offerta ed il ventaglio delle opportu-nità a coloro i quali avranno in animo di esercitare la profes-

sione di Agrotecnico e dell’Agrotecnico laureato.Per quel che concerne i risultati elettorali sono stati elettiGregorio GIULIANO, Giuseppe GULLO, Luigi FACEN-TE, Antonio FRUCI, Alfredo FERRARO, Maria RIZZOe Fabio COLISTRA, che costituiranno il consiglio per iprossimi quattro anni. Francesco COLACCINO, DomenicoFIUMARA e Massimo MAZZEO svolgeranno, invece, lafunzione di Revisori dei conti.A riprova della fiducia che gli Agrotecnici hanno inteso ripor-re nell’operato dei propri rappresentati Gregorio Giuliano èstato riconfermato Presidente, carica che ricopre dal lontano1992. Funzione dirigenziale anche per Giuseppe Gullo cuisarà demandato il ruolo di Segretario, che svolge da oltre diecianni. Un sodalizio, quello tra Giuliano e Gullo, che operandoin sinergia è riuscito a creare uno stretto rapporto di fiduciacon gli associati. Con la riconferma dei vertici si è inteso darecontinuità all’azione di promozione svolta in questi anni, cheha portato ad importanti risultati per tutta la categoria. Lenuove strategie che si inseriscono nel solco delle attività giàavviate rappresentano sicuramente un elemento fondamenta-le per l’ulteriore crescita di una corporazione che in una real-tà agricola particolarmente significativa, per le sorti economi-che dell’intera regione, può rappresentare un autentico valo-re aggiunto da spendere nelle varie fasi della filiera per la pro-mozione e lo sviluppo delle diverse attività rurali.

Giugno/Luglio2004

BELLUNO - Elezioni del nuovoConsiglio Provinciale degli Agrotecnici

In data 3 aprile 2004 si sono svolte le elezioniper il rinnovo dei componenti il Consiglio delCollegio provinciale degli Agrotecnici e degliAgrotecnici laureati della provincia di Belluno.Le elezioni hanno dato il seguente esito:

Agr. Stefano SANSON - PresidenteAgr. Daniele SLONGO - SegretarioAgr. Doriano CANAL - ConsigliereAgr. Renato DA RONCH - ConsigliereAgr. Alberto GESIOT - ConsigliereAgr. Omero MONDIN - ConsigliereAgr. Michela ZABOT - ConsigliereCollegio dei Revisori dei Conti Agr. Andrea SOVILLA - PresidenteAgr. Alberto CECCATO - RevisoreAgr. Francesco ZUCCOLOTTO – Revisore

COSENZA - Si rinnova il direttivo del Collegio locale

In data 24 aprile 2004 si sono svolte le elezioni per il rinnovo deicomponenti il Consiglio del Collegio provinciale degli Agrotecnici edegli Agrotecnici laureati della provincia di Belluno.Le elezioni hanno dato il seguente esito:

Agr. Aurelio ARNONE – PresidenteAgr. Giovanni CIPOLLA – SegretarioAgr. Ari ALGIERI – ConsigliereAgr. Maurizio CAUTERUCCIO – ConsigliereAgr. Giuseppe GALLO – ConsigliereAgr. Ignazio IACONE - ConsigliereAgr. Gennarino MAGNONE - ConsigliereCollegio dei Revisori dei ContiAgr. Romeo FORTUNATO – PresidenteAgr. Giuseppe LAMENZA – RevisoreAgr. Cesare Francesco SAVAZZI – Revisore

Si rende inoltre noto il recapito della sede provvisoria de Collegiodegli Agrotecnici di Cosenza: Via G. Leopardi, 22 - 87010 SCALOSAN MARCO ARGENTINO (CS)Tel/fax 0984 -51.88.45

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PALERMO – Il neo-Consiglio post-commissariale

Dopo sei mesi di amministrazione commissariale il Collegioprovinciale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati diPalermo torna alla “normalità”, con un nuovo Consiglio incarica. Il 30 aprile 2004, il Commissario straordinario a suotempo nominato dal Collegio Nazionale, Giuseppe Gullo hainfatti indetto l’Assemblea degli iscritti aventi diritto al voto,per procedere alle elezioni del nuovo Direttivo; le operazionidi voto presiedute dallo stesso Commissario straordinario,hanno dato il seguente esito.Agr. Domenico COLLESANO - PresidenteAgr. Salvatore INZIRILLO - SegretarioAgr. Antonio BONOMO – ConsigliereAgr. Rosario FICILE – ConsigliereAgr. Vincenzo GRIMALDI – ConsigliereAgr. Mario TERRASI – ConsigliereAgr. Giuseppe TIMOTINI – ConsigliereCollegio dei Revisori dei ContiAgr. Leonardo SGRO’ – PresidenteAgr. Giuseppe CENTINEO – RevisoreAgr. Giuseppe PALAZZOLO – Revisore Si informano gli iscritti al suddetto Collegio che il nuovorecapito postale dell’Ufficio Agrotecnici di Palermo è ilseguente: c/o Agr. Domenico Collesano - Via TenenteErnesto Forte, 25 - 90013 CASTELBUONO (PA)

IL CONSIGLIO DI LECCE - BRINDISI SI RINNOVAPER LA PRIMA VOLTA UN LAUREATO TRIENNALISTA ENTRA IN CONSIGLIO

In data 18 aprile 2004, si sono svolte le elezioni per il rin-novo del Consiglio provinciale degli Agrotecnici e degliAgrotecnici laureati di Lecce e Brindisi.Le elezioni hanno dato il seguente esito: Agr. Elisabetta DOLCE - PresidenteAgr. Franco D’ANDRIA - SegretarioAgr. Francesco DE PAOLIS - ConsigliereAgr. Antonio GIACCARI - ConsigliereAgr. Giovanni SANASI - ConsigliereAgr. Cosimo TORNESELLO - ConsigliereAgr. Raffaele TRESCA - ConsigliereCollegio dei Revisori dei ContiAgr. Giuseppe GIANNACHI - PresidenteAgr. Simone PETRELLI - RevisoreAgr. Giuseppe SANASI - Revisore

Relativamente alla composi-zione di questo nuovoConsiglio ci preme sottolinea-re che l’Agr. Dott. FrancoD’Andria, eletto alla carica diSegretario del nuovo Direttivoè un laureato di primo livello,uno dei primi in possesso dellalaurea triennale ad entrare nelDirettivo di un Collegio locale.Può sembrare un particolaredi poca importanza ma noncosì, infatti, l’Albo degliAgrotecnici e degli

Agrotecnici laureati, grazie alDPR 328/2001, può acco-gliere indifferentementediplomati e laureati senzaalcuna suddivisione ordinisti-ca fra “Sezione A” e“Sezione B” riservando cosìa tutti gli iscritti gli stesseopportunità, anche per quan-to concerne l’accesso allecariche elettive. Cosa chenon è così per altri Albi edOrdini ove ad esempio lacarica di presidente è accessi-bile solo a coloro in posses-so della laurea specialistica equindi, iscritti nelle “Sezioni A”. L’Albo degli Agrotecnici,invece, che non si è dato tale suddivisione interna acco-glie sia diplomati che laureati in una unica sezione e que-sto comporta un più libero accesso ai ruoli direttivi, insostanza fornisce maggiori opportunità di crescita e diprestigio, sia in ambito locale che nazionale.“L’inserimento dei “laureati” nell’Albo degliAgrotecnici -riferisce lo stesso neo-Segretario D’Andria-reso possibile dal DPR 328/2001, offre agli Agrotecniciuna storica occasione per ampliare le proprie compe-tenze, dobbiamo pertanto contrastare con forza lestrategie di alcuni Albi “concorrenti” che si stanno bat-tendo per sottrarre al nostro la facoltà di poter acco-gliere i laureati.”

ELISABETTA DOLCE. Presidentedegli Agrotecnici di Lecce e Brindisi

FRANCO D’ANDRIA. Segretario del Collegio degliAgrotecnici di Lecce e Brindisi.

I componenti del nuovo Consiglio provinciale degliAgrotecnici e degli Agrotecnici laureati di Palermo.

Giugno/Luglio2004

VITA DEI COLLEGI

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UDINE – Gli Agrotecnici del Friuli-Venezia-Giulia all’assemblea di Confedertecnica

Ha avuto luogo recentemente a Udine la Convention deidelegati per l’assemblea costituente di Confedertecnica delFriuli-Venezia-Giulia, che raggruppa i sindacati nazionali dellelibere professioni tecniche e che, il 24 febbraio scorso, allapresenza del governatore regionale, Riccardo Illy edell’Assessore regionale al lavoro, formazione, università ericerca, con delega alle professioni Roberto Cosolini, ha sot-toscritto il protocollo per l’istituzione del Tavolo diConcertazione Regionale con le parti sociali. Alla Conventionhanno partecipato ed aderito una sessantina di liberi profes-sionisti, in rappresentanza di tutte le categorie tecniche ope-ranti nel Friuli-Venezia-Giulia. Il tema proposto per l’occasio-ne era proprio quello relativo al ruolo delle libere professionitecniche al tavolo di concertazione regionale con le parti socia-li. I lavori sono stati aperti dall’Ing. Walter Vidoni, delegatoregionale di Confedertecnica, il quale ha sottolineato l’impor-tanza del riconoscimento avuto dalla Regione e del conse-guente impegno richiesto, ma anche della grande opportunitàper valorizzare al meglio tutte le specificità e le potenzialitàdelle libere professioni tecniche, per il rilancio e lo sviluppodell’economia regionale. Poi, ha preso la parola il Geom.Luigi Guasti, vicepresidente nazionale di Confedertecnica, ilquale ha rimarcato il nuovo ruolo delle regioni quali principaliinterlocutori per le professioni intellettuali, in particolare diquelle tecniche, nel processo di sviluppo socio-economico. Diseguito è intervenuto l’Ing. Marcello Conti, il quale ha rimar-cato la necessità di internazionalizzazione delle libere profes-

sioni e di avere certezze organizzative e programmatiche, perfar sì che crescendo le professioni cresca anche l’occupazione.Giuseppe Iogna, presidente nazionale della Cassa di previ-denza dei Periti industriali, ha invece rivendicato una maggio-re autonomia degli enti previdenziali ed un invito a restareuniti nella nuova attività sindacale locale. E’ stato poi invitatoal tavolo dei relatori il Dott. Agr. Ugo del Fabro, quale desi-gnato ad intervenire al primo tavolo di concertazione, anchesu mandato del sindacato Consilp-Confprofessioni, che hasottoscritto un protocollo di coordinamento conConfedertecnica; tavolo che era stato convocato dall’assesso-re Cosolini sul tema: “Politica regionale del mercato dellavoro, dell’occupazione e della formazione delle risorseumane” e che ha avuto luogo a Trieste, proprio il giorno pre-cedente alla Convention. Le conclusioni le ha tratte l’assesso-re Cosolini, il quale ha manifestato il suo sincero apprezza-mento per il modo con cui Confedertecnica si è proposta siaal tavolo della concertazione che nella Convention. LaConvention si è chiusa con la lettura del protocollo di adesio-ne a Confedertecnica del FVG, che è stato sottoscritto da tuttii convenuti, documento che ne sancisce il varo definitivo alivello regionale.All’incontro ha partecipato anche una delegazione degliAgrotecnici, composta dagli Agr.ci. Luca Snaidero e PietroMantovani, rispettivamente Presidente e Segretario delCollegio degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati delFriuli-Venezia-Giulia.

MODENA – Assemblea annuale degli iscritti al Collegio provinciale

Si è svolta in data 24 Aprile 2004 in una cornice agreste,come vuole la tradizione del Collegio, presso l’agriturismo OcaBigia, nelle immediate vicinanze della città, l’annuale assem-blea degli iscritti all’Albo professionale degli Agrotecnici diModena. L’incontro si è svolto con un saluto iniziale ai parte-cipanti e la presentazione del nuovo consiglio in carica danovembre. Tra le novità più significative, la nomina dell’Agr.Alessandra Quartieri proveniente dalla carica di Segretario,in qualità di Presidente e l’elezione dell’Agr. Dott. SimoneFinelli, giurista-economista alla carica di Segretario.Procedendo secondo l’ordine del giorno si è provveduto ad illu-strare e ad approvare il bilancio consuntivo 2003 e preventivo2004 a cui ha fatto seguito un intervento molto atteso di unamico del Collegio, l’Agr. Dott. Alessandro Maraschi diMilano che, in qualità di Coordinatore del Comitato di gestio-ne previdenziale degli Agrotecnici, ha risposto ai numerosi

quesiti in materia previdenziale e sulla gestione separataAgrotecnici presso l’ENPAIA. E’ poi seguito un breve inter-vento formativo di carattere economico a cura del Dott.Simone Finelli che ha dato conto delle problematiche dell’in-ternazionalizzazione delle imprese e dell’apertura dei mercatiglobali e ha così introdotto “Le opportunità di Agribusinessin Bulgaria e nell’area balcanica” sviluppate dal Dott.Stefano Cappi agronomo-economista intervenuto quale rela-tore sull’argomento riscuotendo l’apprezzamento unanime deipresenti per la competenza manifestata. Trattasi di un argo-mento molto attuale e richiesto da parte di alcuni iscritti alCollegio a cui la nuova compagine consigliare ha saputo dareimmediato ascolto. Per finire l’Agr. Valentino Biagioni haillustrato le opportunità offerte dal settore catastale per lanostra categoria. Al termine della intensa mattinata il consue-to pranzo offerto agli iscritti.

ESAME DI MATURITÀ PER “AGROTECNICO”RESE NOTE LE MATERIE D’ESAME PER LA SECONDA PROVA SCRITTA

Sul Supplemento Ordinario n. 65 della Gazzetta Ufficiale – Serie generale n. 87 del 14 aprile 2004 è stato pubblicato il Decretoministeriale del 17 gennaio 2004, che individua le materie oggetto della II prova scritta per l’esame di maturità. Le materiesono le seguenti:• Economia agraria (per Agrotecnico nuovo ordinamento)• Economia politica, economia e statistica agraria (per Agrotecnico precedente ordinamento).

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IL COLLE DI PERSOLINO VESTITO A FESTA

Quest’anno in occasione della consueta festa annualedell’Istituto Professionale di Stato per l’Agricoltura e l’Ambientedi Faenza (RA) situato sul Colle di Persolino, il 22 maggio 2004si parlerà di: “Qualita’ dei prodotti ortofrutticoli, dalla cam-pagna alla tavola”. Tra i relatori, il Dr. Ugo Palara, Direttoredel Cisa (azienda sperimentale regionale “Mario Neri diImola”). A seguire, una degustazione dei prestigiosi vini pro-dotti nella cantina didattica della scuola.Come oramai consuetudine si terminerà in serata con una visi-ta al roseto di rose antiche, musica tradizionale: ocarina e fisar-monica con il Maestro Michele Carnevali, luci e letture clas-siche e moderne.Nella corso della seconda giornata di festa, domenica 23maggio, alle ore 9,45, dopo i saluti del Presidente della Scuoladi pratica agricola “F.C. Caldesi”, Comm. Oscar Liverani,della Prof.ssa Raffaella Galassi (Preside) e del Sindaco diFaenza, Ing. Claudio Casadio, seguiranno le relazioni dellaDott.ssa Marisa Fontana (C.R.P.V. – filiera vitivinicola di

Tebano) sul tema: “Vitigni minori: problemi e prospettive diintegrazione nella filiera produttiva locale”; il convegno pro-seguirà col Prof. Giovanni Vestrucci (società Set Studio diForlì) e la sua relazione: “Valorizzazione dei prodotti tipici enuovi turismi”.Alle ore 12 circa, è programmato un momento forte, e cioèl’inaugurazione della saletta di degustazione e della fontanel-la del vino, presso la Cantina didattica dell’Azienda agricoladell’ Istituto. Nel pomeriggio di domenica la festa prosegue con standgastronomici, musica e l’angolo dei bambini, oltre a una degu-stazione guidata dei vini dell’Istituto; alle ore 17 per la primavolta sul colle di Persolino l’orchestra della Scuola Media“Strocchi” di Faenza si esibirà in concerto.In serata, a conclusione della tradizionale manifestazione, visitaal roseto e musica col Maestro Carnevali.

COSTITUITO IL CUP PIEMONTE

Il 27 aprile 2004 presso la Regione Piemonte e alla presenza del Presidente del Consiglio regionale Avv. Roberto COTA, si èufficialmente costituto il Comitato Unitario Professionisti del Piemonte. L’assemblea neo-costituita, nella quale gli Agrotecnici sono rappresentati dall’Agr. Mario Bonino (Presidente della ConsultaRegionale degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati) ha eletto il seguente direttivo:Presidente - Dott. Giusepe GEDA (Presidente dell’Ordine regionale dei Chimici);

Segretario - P.i. Amos GIARDINO (Vice Presidente Vicario della Consultapermanente degli Ordini e dei Collegi della provincia di Torino);Tesoriere - Rag. Paolo GARIO (Presidente della Consulta LibereProfessioni della provincia di Biella); Vice Presidente Vicario - Avv. Davide MONZANI (Presidente CUP Novara);Vice Presidente - Arch. Pier Leandro Maria MILANESE (Presidente CUPAlessandria):Vice Presidente - Rag. Biagio FERRARI (Segretario CUP di Novara);Vice Presidente - Avv. Claudio MASSA (Presidente del CUP di Cuneo);Consigliere - Avv. Antonio ROSSOMANDO (Presidente della Consultapermanente degli Ordini e dei Collegi della provincia di Torino);Consigliere - Ing. Lorenzo BARBERA (Rappresentante del CUP Biella).

VITA DEI COLLEGI

L’AGR. MARIO BONINO. Presidente della Consulta regio-nale degli Agrotecnici del Piemonte, nonché componente dellaneo-costitutita Assemblea del CUP Piemonte.

ERRATA CORRIGEIn riferimento all’articolo “Genova e La Spezia: fioccano le iniziative del Collegio” pubblicato a pag. 46 del n. 1/2004 de “L’A-GROTECNICO OGGI”, all’interno della rubrica “Vita dei Collegi” si rende opportuno segnalare che l’informazione data:“…Inoltre sempre di recente il Comune di Genova, Settore Ambiente e Verde Urbano ha richiesto la collaborazione dellocale Collegio degli Agrotecnici per la stesura del Regolamento Comunale del Verde, attualmente non esistente pressotale Amministrazione…”, non è esatta. “E’ il Collegio degli Agrotecnici di Genova e La Spezia -rettifica infatti il Presidentedel Collegio interessato, Agr. Stefano Bartolucci- che si è offerto di collaborare insieme al locale Ordine degli Agronomi,all’aggiornamento del Regolamento sul Verde Urbano, attualmente in vigore presso il Comune di Genova”. Pertanto l’ini-ziativa è partita dal Collegio e non dal Comune, come da noi erroneamente interpretato. Si ringrazia il Collegio degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati di Genova e La Spezia, per la segnalazione che ci ha per-messo di procedere ad opportuna rettifica.

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P R O F E S S I O N EA G R O T E C N I C O

Agroform-Piemonte, il Centro di formazione professionale per l’alta formazio-ne degli Agrotecnici e degli Agrotecnici laureati, accreditato alla RegionePiemonte, nella propria attività formativa di supporto alle imprese ha indivi-duato alcune tipologie corsali, di seguito elencate. Le quote di iscrizione com-prendono tutti i materiali didattici ed i supporti per la f.a.d. (formazione adistanza) realizzata tramite CD e internet. I restanti costi sono coperti dalfinanziamento pubblico secondo la seguente ripartizione:

- Fondi regionali: 11%- Fondi statali: 44%- Fondo Sociale Europeo: 43%.

Le quote di iscrizione saranno incassate a seguito dell’approvazione delladomanda di finanziamento da parte della Provincia di Cuneo, condizione vin-colante per la realizzazione delle attività formative.Al termine del corso, AGROFORM-PIEMONTE rilascerà ai partecipanti cheavranno maturato le frequenze ed i risultati attesi a un Attestato di frequen-za riconosciuto dalla Provincia di Cuneo e dalla Regione Piemonte.Al sito: http://digilander.libero.it/agroform_piemonte/index.htm è possibilescaricare sia il programma 2004 che il modello di pre-iscrizione ai corsi.Potete inviare il modello via fax o per e-mail all’indirizzo sopra riportato.

Titolo Durata in ore

1. TECNICHE INNOVATIVE DI GESTIONE 32 aula + 32 fadECONOMICA E CONTABILE DELL’AZIENDA AGRARIAPropedeutico alla preparazione degli Esami di Stato Abilitanti alla profes-sione. Sono previste due simulazioni di esame.Quota di partecipazione: Euro 35,00

2. LA MULTIFUNZIONALITÀ NEL SETTORE 40 aula + 32 fadAGRO-ALIMENTAREIl corso è rivolto alle aziende del settore agricolo e agro-alimentare cheintendono sviluppare e offrire servizi nell’ambito del progetto “Fattoriedidattico-pedagogiche” promosso dalla Regione Piemonte.Quota di iscrizione: Euro 35,00

3. CORSO BASE DI AMMINISTRAZIONE, 40 aula + 32 fadCONTABILITÀ E BILANCIORivolto a piccole e medie imprese che intendono aggiornare il propriopersonale in merito agli aspetti amministrativi e contabili.Quota di partecipazione: Euro 35,00

4. H.A.C.C.P. - SICUREZZA ED IGIENE ALIMENTARE 30 aula + 24 fadCorso rivolto ad imprese del comparto agro-alimentare e della sommini-strazione (comunità, pubblici esercizi, ecc.), finalizzato all’adempimentodelle disposizioni previste dai D. Lgs. 155 e 156 in materia di igiene e salu-brità degli alimenti. Sono previste verifiche in itinere e finali.Quota di partecipazione: Euro 30,00

5. RESPONSABILE DEL SERVIZIO 40 aulaDI PREVENZIONE E PROTEZIONECorso conforme ai requisiti del D.Lgs. 626/94 e dei successive modifiche,con particolare riferimento al D.Lgs. 195/2003, finalizzato alla qualifica-zione della figura del R.S.P.P. Requisito di partecipazione: possesso diDiploma. Quota di partecipazione: Euro 30,00

6. PREPOSTO O ADDETTO AL SERVIZIO 40 aulaDI PREVENZIONE E PROTEZIONECorso conforme ai requisiti del D.Lgs. 626/94 e dei successive modifiche,con particolare riferimento al D.Lgs. 195/2003, finalizzato alla qualifica-zione della figura del Preposto. Requisito di partecipazione: possesso diDiploma. Quota di partecipazione: Euro 30,00

7. RAPPRESENTANTE DEI LAVORATORI 32 aulaPER LA SICUREZZACorso conforme ai requisiti del D.Lgs. 626/94 e dei successive modifiche,con particolare riferimento al D.Lgs. 195/2003, finalizzato alla qualifica-zione della figura del R.L.S.Quota di partecipazione: Euro 30,00

8. ADDETTO ANTINCENDIO 20 aulaCorso di preparazione all’esame di “Addetto antincendio” presso i Vigilidel fuoco, comprensivo di prove pratiche per l’utilizzo dei dispositiviantincendio.Il corso è rivolto alle imprese classificate a rischio di incendio alto: azien-de chimiche, del legno, ma anche comunità, case di riposo, ecc., le qualidevono essere dotate per legge di una squadra antincendio interna.Quota di partecipazione: Euro 30,00

9. OFFICE AUTOMATION BASE 32 aula + 32 fadCorso di introduzione all’uso di Word, Excel, posta elettronica e naviga-zione internet. Sono previste verifiche in itinere e finali.Quota di partecipazione: Euro 40,00

10. OFFICE AUTOMATION AVANZATO 32 aula + 32 fadCorso di perfezionamento nell’impiego dei programmi del corso base, conintroduzione ad Access. Sono previste verifiche in itinere e finali.Quota di partecipazione: Euro 40,00

11. LINGUA INGLESE BASE 40 aula + 24 fadCorso di introduzione alla lingua inglese, con verifiche in itinere e finali.Quota di partecipazione: Euro 40,00

12. LINGUA INGLESE AVANZATO 40 aula + 24 fadCorso di approfondimento della lingua inglese, con verifiche in itinere efinali. Quota di partecipazione: Euro 40,00

13. LINGUA FRANCESE BASE 40 aula + 24 fadCorso di introduzione alla lingua francese, con verifiche in itinere e fina-li. Quota di partecipazione: Euro 40,00

14. LINGUA FRANCESE AVANZATO 40 aula + 24 fadCorso di approfondimento della lingua inglese, con verifiche in itinere efinali. Quota di partecipazione: Euro 40,00

15. LA CERTIFICAZIONE QUALITÀ 40 aula + 32 fadCorso finalizzato ad approfondire i requisiti della norma UNI EN ISO9001:2000 (“vision 2000”), rivolto ad aziende di produzione e servizi cheintendono dotarsi o migliorare il proprio Sistema di Gestione per laQualità. Sono previste verifiche in itinere e finali.

LE PROPOSTE DI AGROFORM PIEMONTE

Sede legale in C.so Enotria 2 12051Alba (CN)Sede operativa presso l’I.I.S.“Umberto I” Alba, sezione associata di FossanoI.P.S.A.A.“Paolo Barbero”, F.ne Cussanio 13 12045 FOSSANO.Tel. 0172 693718, fax 0172 657056 - E-mail: [email protected]. IVA 02941400042

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NNEELL LLAAVVOORROO

A 10 anni dall’emanazione della legge 626/94, il

Collegio Provinciale degli Agrotecnici e degli

Agrotecnici laureati di Teramo (con il prezioso con-

tributo dell’ISPESL, dell’ENPAIA, dell’INAIL e del

Ministero del Lavoro) organizza un Convegno di

grande spessore in materia di “ambiente, salute e

sicurezza nel lavoro”.L’incontro, che si terrà il gior-

no 25 giugno 2004 presso la Camera di Commercio

di Teramo, avrà l’obiettivo di fare il punto della

situazione sullo stato attuale della normativa e della

sua applicazione, anche in vista dell’approvazione,

entro fine anno, del Testo Unico di legge attualmen-

te al vaglio del Ministero del Lavoro. L’incontro è

aperto a tutti i professionisti interessati. Per ulterio-

ri informazioni:

Collegio Provinciale degli Agrotecnici e

degli Agrotecnici laureati di Teramo

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47Giugno/Luglio2004