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INNOVARE RIVISTA TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE TECNICO-SCIENTIFICA • 4 • 2011 www.rivistainnovare.com INNOVARE_ok.e$S:INNO 4 2006 23-12-2011 10:16 Pagina 1

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L’EDITORIALEDe... crescita ............................................................................................................................ 4

ISTITUZIONI E PMISituazione economica: il punto di vista dei giovani imprenditori ............. 6L’impatto del sistema universitario lombardo .................................................. 10

ECONOMIA E MERCATODebiti pubblici, crisi economica e decrescita felice ....................................... 16Debiti pubblici, crisi economica ................................................................................ 22Idee per una decrescita felice .................................................................................... 26Passaggio generazionale ................................................................................................. 30Contratti di rete, un successo annunciato .......................................................... 34Alla ricerca di finanziamenti ........................................................................................ 36

DOVE NASCONO LE IDEELo sviluppo internazionale di piccole imprese ............................................... 42Lo sviluppo delle PMI nel mondo multipolare ............................................... 44

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE Se guardi nel buio a lungo c’è sempre qualcosa ............................................ 46

INNOVARE CON LA FORMAZIONEModelli e mondi a confronto in un’epoca di crisi .......................................... 50

L’ANGOLO DI CARTAAbbattere gli sprechi per combattere la crisi ................................................... 28

EVENTIEnerSolar+ grande successo ...................................................................................... 52Progettazione, meccanica e subfornitura ............................................................ 54Il nuovo business delle rinnovabili è a Cremona ............................................ 56

LE PMI SANNO INNOVAREPartner ideale per “dolci” problemi ........................................................................ 58La normazione nei progetti di ricerca .................................................................. 60Nuova sfida per VML: le tinte metallizzate “MR” ............................................ 62Dalla classicità alla stravaganza .................................................................................. 64Trasformarsi nel segno della continuità ................................................................ 66Dal premio innovazione dello SMAU alla Cina ............................................... 68

DAL MONDO CONFAPIL’arte crea innovazione .................................................................................................. 72Percorsi di innovazione di prodotto per PMI ................................................... 74Fatturazione elettronica dei documenti ............................................................... 76Progetto SET4Change .................................................................................................... 78

PMI, EUROPA, RICERCAThe 2011 EU Industrial R&D ..................................................................................... 80

SERVIZIO AI LETTORI 82

42011 SOMMARIO

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L’EDITORIALE

DE... CRESCITA

Cittadini, lavoratori, pensionati, studenti, aziende pubbliche e private, associa-zioni di categoria, ordini professionali, banche e istituzioni … nessuno puòsentirsi escluso dalla precarietà del presente e dall’incertezza del futuro per

questa crisi economica che appare senza fine.Paiono del tutto inutili i paragoni con il passato: il mondo e l’economia globaliz-

zata è di oggi e non ci sono esempi da seguire o ricette già sperimentate che si pos-sono adattare al nostro tempo.

Guido Rossi, in un recente editoriale su un quotidiano nazionale, ha richiamatouna battuta molto in voga tra gli economisti: la recessione c’è quando il tuo vicinodi casa perde il lavoro; la depressione… quando sei tu stesso a perderlo!

Ecco, è proprio questa sensazione di incertezza per il futuro, questa mancanza dimodelli di riferimento rassicuranti che ci fa sentire depressi e incapaci di vedere laluce in fondo al tunnel.

Si parla di crisi sistemica, di crisi di modello, un modello che ha indubbiamentegarantito nell’ultimo secolo crescita e benessere e che appariva a molti invincibile,ma forse non è così.

Abbiamo voluto dedicare la copertina di questa ultima edizione 2011 al temadella crescita ponendo - provocatoriamente - la domanda crescita infinita o de-crescita (felice)?

Esiste un concetto diverso di crescita da quello considerato sino ad oggi?Cosa significa decrescita felice?In questo numero ospitiamo alcuni autorevoli interventi sul tema, tra

cui quello di Maurizio Pallante, esponente di primopiano del cosiddetto Movimento per la DecrescitaFelice, augurandoci di stimolare riflessioni e con-siderazioni per un dibattito aperto, libero dapregiudizi ideologici, su una questioneche, come detto sopra, coinvolge tut-ti, perché condiziona il nostro futu-ro, il nostro modo di produrre,di lavorare, di consumare e diutilizzare le risorse energe-tiche (anch’esse non infini-te!) in maniera più razio-nale, equa e responsabi-le, modificando quindiil nostro stesso mo-do di vivere.

Marco Tenaglia

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Vivere questi tempi e questa Italia è straor-dinariamente difficile, ci si sente insicuri,dubbiosi sul futuro ed in generale più po-

veri non solo di risorse economiche, ma soprat-tutto di opportunità. Questi sentimenti sono an-cora più intensi se sei un giovane e se sei un im-prenditore, che attende da troppi anni quelleriforme - che vanno dal lavoro al welfare, pas-sando per la giustizia - e i tagli agli sprechi dellaspesa pubblica, che continuano a pesare in ma-niera sempre più prepotente su di noi parte pro-duttiva del Paese, ma anche eredi della bellissimastoria di impresa di questa nazione.

Per queste ragioni e non solo, come GruppoGiovani Imprenditori di Confapi abbiamo volutoconfrontarci con i grandi economisti di questoPaese, per dare un contributo vero, fattivo alla ri-soluzione dei problemi e proporre anche il no-

stro punto di vista, quello dei Giovani Imprendi-tori, che volenti o nolenti erediteranno questaItalia con tutti i suoi pro e contro. Per iniziare ab-biamo analizzato la spesa pubblica spesso indica-ta come uno dei sintomi o delle cause della ma-lattia italiana che va sotto il nome di “elevatorapporto tra debito pubblico e reddito naziona-le”, per i vincoli che essa pone a una politica dibilancio coerente con i mutamenti della doman-da e dei bisogni della collettività e per tentare didare forma ad una concreta ipotesi, spesso avan-zata, di ridurre la pressione tributaria come stru-mento per il sostegno della crescita economica.

La struttura della spesa pubblica ha avuto mu-tamenti rilevanti nel corso degli ultimi 60 anni.Per un lungo periodo il peso degli interessi pas-sivi sul totale della spesa è progressivamente au-mentato, passando al 3,8% nel 1951 al 10,7% nel

SITUAZIONE ECONOMICA:IL PUNTO DI VISTA DEI GIOVANI IMPRENDITORICONFAPI

ISTITUZIONI E PMIISTITUZIONI E PMI6 - 4/2011

a cura diOriano Lanfranconi*

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1980, al 12,7% nel 1993 per poi gradualmente ri-dursi fino all’8,8% nel 2010.

Nel corso del periodo in esame che va dal1951 al 2010, si è drasticamente ridotto il pesodelle componenti tradizionali dell’interventopubblico, la fornitura di servizi pubblici, le speseper trasferimenti di sostegno alle famiglie e gli in-vestimenti pubblici; complessivamente questetre categorie di spesa assorbivano l’81,9% del to-tale nel 1951, il 59,8% nel 1980 e il 57% nel 2010.

La quota dei consumi pubblici nella spesacomplessiva è scesa dal 54,4% nel 1951 e si èstabilizzata a partire dal 1980 nell’intorno del41% del totale; la quota degli investimenti pub-blici è scesa dal 15,4% del totale nel 1951 al10,8% nel 1980 e al 6,8% nel 2010. I numerosiprogrammi di sostegno di individui, lavoratori efamiglie assorbivano il 12,1% del totale della spe-sa nel 1951, l’8,1% nel 1980 e l’8,8% nel 2010.

L’elemento chiave nella dinamica della spesapubblica italiana è costituito dalla dinamica dellaspesa per pensioni, che assorbiva circa il 10% deltotale della spesa nel 1951 e saliva al 22,7% nel1980 e al 30,2% nel 2010.

La struttura demografica, economica e socia-le dell’Italia è quindi profondamente mutata nelcorso degli ultimi 60 anni. La spesa per le pen-sioni è stata ripetutamente influenzata da deci-sioni politiche nel corso delle sei decadi checonsideriamo, in una prima fase con l’estensionedei benefici a categorie che non avevano maicontribuito al prelievo previdenziale, con età dipensionamento molto basse e con la definizionedi regole molto generose di crescita delle pre-stazioni; in una fase successiva, con interventi di-retti a rimuovere gli istituti più aggressivi e ano-mali che determinavano la crescita della spesa,infine, con la riforma del 1995 e le successive sueintegrazioni.

Quindi analizzando lo sviluppo e la crescitadella spesa pubblica in Italia e della sua strutturaper funzioni svolte e per livelli di governo, in re-lazione alle funzioni tradizionali di provvista dibeni pubblici e di infrastrutture, di redistribuzio-ne del reddito tra cittadini, di sostegno diretto oindiretto all’attività economica, si nota la conti-nua riduzione della stessa e la crescita inferioreall’ inflazione nei settori chiave della crescitaeconomica, che vanno dalle infrastrutture ai ser-vizi, alla pubblica istruzione e alla ricerca, settoritipici di un Paese che punta sullo sviluppo e sul-le nuove generazioni e sui giovani. Vi è invece unincredibile aumento della spesa pensionistica,che non solo pesa sul bilancio dello stato in ma-niera considerevole, ma diventa insostenibile perle giovani generazioni di questo Paese costrettea lavorare solo per sostenere il passato e nonper creare futuro.

Nella nostra analisi abbiamo poi posto atten-zione alle possibili inefficienze nella spesa pubbli-

ca seguendo le indicazioni maturate tra gli os-servatori e gli studiosi che si occupano di orga-nizzazione dell’amministrazione pubblica e cheamerebbero vedere un settore pubblico capacedi svolgere i suoi compiti in modo efficiente. Ab-biamo quindi contribuito a quel sentimento dif-fuso sul fatto che l’organizzazione sul territoriodell’offerta di servizi pubblici da parte di tutte leistituzioni coinvolte, dagli uffici periferici dellostato, agli enti territoriali, alle strutture quasipubbliche come le Camere di Commercio, si ca-ratterizzi per una organizzazione industriale o disistema palesemente datata perché ancora oggicostruita sul modello “provinciale” tipico dellostato Ottocentesco. A ciò si aggiunga l’esistenzadi un numero eccessivo di livelli di governo, conriferimento specifico alla questione mai affronta-ta delle province, di un numero eccessivo di en-ti locali (l’ultimo tentativo di riordinare l’assettolocale risale a una legge del 1810 nel Regno d’I-talia napoleonico), di un numero eccessivo e in-distinto di università, di tribunali e così via.

Secondo questa visione che noi condividia-mo, quand’anche ciascuno dei centri di produ-zione dei diversi settori di attività distribuiti sulterritorio nazionale potrebbe essere riorganiz-zato eliminando sprechi e inefficienze specifiche,resterebbe sempre un’endemica inefficienza disistema, propria di un sistema industriale vec-chio, cresciuto all’interno di barriere protettive,oltre che disorganizzato al proprio interno.Questa visione è propria di studiosi e politiciche avevano posto molte speranze, nel 1970, sulruolo che avrebbero potuto assumere le regio-ni a statuto ordinario nel riordino dell’offertapubblica sui territori regionali. Purtroppo anchein questo caso, gli sprechi di risorse risultano ab-normi, come l’aumento che è occorso negli ul-timi 20 anni nelle spese per i servizi generali datutti i livelli di governo, dall’amministrazionecentrale all’amministrazione locale e che ha evi-denziato, delle inspiegabili differenze nei livellidella spesa per abitante nei diversi territori, nel-la profonda differenza negli indicatori di produt-tività che si rilevano nella produzione dei servi-zi dello stato, delle regioni, delle province e deicomuni sui diversi punti del territorio nazionalee che andrebbero regolati con un indicatore uni-co di costo a livello nazionale, non solo per ri-

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ISTITUZIONI E PMI8 - 4/2011

spondere ad un esigenza di spesa equa, ma an-che per garantire servizi qualitativamente alti esostenibili nel tempo, a tutto vantaggio dei citta-dini e delle imprese.

Infine, non possiamo non approvare l’avvenu-ta riforma del Titolo V della Costituzione e la le-gislazione recentemente adottata in tema di at-tuazione dell’art. 119 dello stesso Titolo, poichésuggeriscono una strada capace di conciliare eanche di effettuare arbitraggi tra i saldi dei singolienti o di singoli comparti, nel senso di renderelegittime temporanee violazioni della regola diriduzione dei saldi da parte di qualche ente se ein quanto compensate da performance miglioridi quelle proposte dal vincolo generale da partedi altri enti.

Il rispetto del riaggiustamento dei saldi tra en-trate proprie e spese finali, vincolante a livelloregionale, valorizza il ruolo del decentramento,rafforza le forme di cooperazione tra enti diver-si nella stessa regione e attribuisce al sistemadelle autonomie, un ruolo autonomo nella poli-tica di risanamento della finanza pubblica nel no-stro Paese.

ConclusioniL’Italia oggi si trova a giocare una partita fonda-

mentale, che la investe a livello internazionale diun ruolo di straordinaria responsabilità, non solonei confronti dei suoi cittadini, ma dell’intero Oc-cidente: riformare se stessa, diventare un paesesostenibile, per le generazioni future e per i mer-cati, ritornare ad essere una terra piena di oppor-tunità, veloce, modernizzata nei sistemi ed evolu-ta nella responsabilità sociale. In poche parole,tornare ad essere un luogo “GIOVANE”, nelle for-me e nei modi, è l’unica soluzione all’attuale crisiche è di sistema. Certo bisognerà fare scelte co-raggiose, ma indifferibili e sarà necessario agirecon grande prontezza noi Giovani Imprenditori diConfapi ci sentiamo già oggi interpreti di questopaese del domani, non mancheremo di essere aiu-to e sponda a chi ci proporrà, finalmente, un po’ difuturo e una vision che ci veda al centro come ge-nerazione, per tornare non solo a crescere, maper riaffermare la nostra capacità di essere i primie i migliori imprenditori nel mondo.

Oriano Lanfranconi* Presidente Gruppo Giovani Imprenditori Confapi

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Con 248 mila iscritti nell’A.A. 2010/2011 laLombardia è la prima regione italiana pernumero di studenti universitari (circa il

14% del totale nazionale) e impiega il 14,7% delpersonale docente nazionale (8.499 unità). Il siste-ma universitario lombardo (figura 1) rappresenta

circa il 16% di quello nazionale e consiste di 7 uni-versità statali, 7 università private legalmente rico-nosciute (incluse 2 università telematiche) e unascuola superiore a ordinamento speciale. Dopo lariforma del 1999 vi sono inoltre numerose sedidecentrate che hanno contribuito a ridurre la

L’IMPATTO DEL SISTEMAUNIVERSITARIO LOMBARDO

SULLO SVILUPPO REGIONALE

10 - 4/2011 ISTITUZIONI E PMI

a cura diSabrina Bandera, Alessandro Sala*

Figura 1 - Istituzioni universitarie lombarde (a.a. 2008/2009)

Fonte: elaborazione IReR su dati MIUR (maggio 2010)

Denominazione Anno fond. Provincia Natura giuridica Facoltà Studenti

Università degli Studi di Milano 1924 Milano Pubblica 9 51.300

Università degli Studi di Milano Bicocca 1998 Milano Pubblica 8 27.500

Politecnico di Milano 1863 Milano Pubblica 9 35.000

Università degli Studi di Pavia 1361 (825) Pavia Pubblica 9 18:700

Università degli Studi di Bergamo 1968 Bergamo Pubblica 6 13.300

Unviersità degli Studi di Brescia 1982 Brescia Pubblica 4 11.000

Università degli Studi dellʼInsubria 1998 Varese e Como Pubblica 4 8.600

Università Cattolica del Sacro Cuore 1920 Milano Privata legalmente riconosciuta 14 33.500

Univesità Commerciale Luigi Bocconi 1902 Milano Privata legalmente riconosciuta 1 12.200

IULM - Istituto Universitario di Lingue Moderne 1968 Milano Privata legalmente riconosciuta 4 4.450

LIUC - Università Carlo Cattaneo 1991 Varese Privata legalmente riconosciuta 3 2.500

Università Vita e Salute San Raffaele 1996 Milano Privata legalmente riconosciuta 3 1.900

IUSS - Istituto Universitario Studi Superiori 1997 Pavia Pubblica / 350

Università telematica e-Campus 2006 Como Privata 5 2.307

Università telematica internazionale UNITEL 2006 Milano Privata 3 91

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concentrazione nell’area milanese a favore di unsistema distribuito su tutta la regione (figura 2).

Per quanto riguarda i corsi di laurea si può no-tare un’ampia base scientifica con una significativaofferta di corsi negli ambiti dell’ingegneria(18,6%), delle scienze matematiche fisiche e natu-rali (16,3%) e della medicina, farmacia e veterina-ria (22,5%), che complessivamente costituisconooltre il 50% dell’offerta formativa. L’offerta forma-tiva è pari all’8,3% in lettere e filosofia e all’11,4%in economia (MIUR 2011).

La numerosità delle strutture universitarie el'ampia offerta formativa fanno della Lombardiauna delle regioni più attrattive per numero di stu-denti, con un saldo fra ingressi e uscite pari a7.594 nel 2008/2009. La percentuale di iscrittiprovenienti dall’estero è ancora piuttosto ridotta(3,8%), pur con un distacco marcato rispetto all’I-talia (1%).

Questi numeri lasciano intravedere un ruolo diprimo piano delle università nello sviluppo del ter-ritorio: esse contribuiscono all'avanzamento dellaconoscenza e allo sviluppo del capitale umano, so-no spesso fonte di innovazioni che accrescono lacompetitività delle imprese locali, in alcuni casihanno un’importante funzione sociale e possonoessere il volano per la riqualificazione di aree ur-bane. Tuttavia, fattori istituzionali, normativi e cul-turali possono ridurre la propensione delle uni-versità a destinare parte della loro attenzione alleproblematiche locali. Ad esempio, il sistema di in-centivi per i ricercatori può favorire l'eccellenzainternazionale a scapito delle priorità locali e mol-te imprese sono ancora poco propense a ricorre-re all'università come fonte di conoscenza qualifi-cata per la difficoltà ad individuare l'interlocutorepiù adeguato; esiste, poi, un disallineamento fra leprofessioni richieste dai sistemi produttivi e le di-scipline scelte dagli studenti.

Regione Lombardia ha voluto approfondirequali meccanismi sono stati messi in atto dalleuniversità lombarde per migliorare l'apporto da-to allo sviluppo regionale e comprendere comela Regione possa favorire questo ruolo. Per que-sto motivo ha aderito nel 2009 alla seconda edi-zione della Review of Higher Education Institu-tions in Regional Development, promossa dal-l'OCSE, finalizzata ad analizzare gli effetti del si-stema universitario sullo sviluppo regionale, cheha coinvolto altre 13 regioni di 11 Paesi. Il pro-getto è stato coordinato, per conto di RegioneLombardia, da IReR (ora Éupolis Lombardia) ed èstato sviluppato attraverso uno Steering Com-mittee (figura 3), cui hanno partecipato tutte leistituzioni di alta formazione e le associazioni dirappresentanza lombarde, oltre che rappresen-tanti della Regione.

Lo Steering Committee, supportato dal grup-po di lavoro Éupolis Lombardia, ha predisposto, apartire da un protocollo di ricerca molto strut-

turato e dettagliato, un rapporto di autovaluta-zione del sistema universitario regionale, sinte-tizzato nei paragrafi seguenti. Ad esso è seguitauna fase di peer review, organizzata attraversodue visite di esperti OCSE in Lombardia, nel cor-so delle quali sono state incontrate circa 150persone, tra cui alcuni rettori delle universitàlombarde, il presidente di Regione Lombardia egli assessori direttamente interessati al tema,

Figura 3 - Composizione Steering Committee

Figura 2 - Distribuzione territoriale delle sedi universitarie (a.a. 2006/07)

Fonte: elaborazione IReR su dati MIUR (maggio 2010)

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studenti e numerosi stakeholder appartenenti almondo imprenditoriale, sociale e culturale.

Impatto su innovazioneIl sistema universitario lombardo sembra re-

lativamente ben posizionato per quanto riguar-da R&S, mentre la diffusione della conoscenza el'innovazione costituiscono un punto di debo-lezza. Nel 2008 la spesa in R&S nelle struttureuniversitarie ammontava a 780 milioni €

(19,3%), pari al 12,7% della spesa nazionale uni-versitaria.

Un freno alla collaborazione sia con l’indu-stria sia con gli altri attori del mondo scientifi-co è in parte dovuto alla struttura stessa delleuniversità, caratterizzate da un’eccessiva com-partimentizzazione e allo scarso impatto degliuffici adibiti al trasferimento e alla valorizzazio-ne dei risultati della ricerca.

La nascita di spin-off è un fenomeno numeri-camente limitato; inoltre solo alcune di essecontinuano a svolgere attività di ricerca e han-no un preciso piano imprenditoriale di crescita.La produzione brevettuale è superiore rispettoal resto dell’Italia con ritorni economici dell’at-tività di licensing quattro volte superiori (circa340.000 € contro 81.000 €), ma permane il ri-tardo nei confronti delle altre regioni europee.Infine, un ulteriore punto da considerare è il fat-to che l'elevato livello di eccellenza che le strut-ture di istruzione superiore sono in grado diraggiungere in alcuni ambiti disciplinari e tecno-logici spesso non viene sufficientemente rico-nosciuto dalla maggior parte degli operatorieconomici e sociali.

Impatto sul mercato del lavoroNonostante esista un disallineamento tra

l’offerta di laureati e le professionalità richiestedal mondo del lavoro (alta richiesta per le fa-coltà scientifiche e di ingegneria, chimica farma-ceutica e economia, scarse prospettive occupa-zionali per i laureati nelle discipline socio-politi-che e letterarie), nel 2007 la percentuale di lau-reati delle università lombarde che lavorano inmodo continuativo subito dopo il consegui-mento della laurea è pari al 70%, mentre la me-dia italiana è del 56%.

A questo risultato hanno contribuito i servi-zi di orientamento, di stage e di tirocini che tut-te le università offrono.

A questi si aggiungono, alcuni strumenti pre-disposti da iniziative congiunte delle università.In particolare il servizio VULCANO (VetrinaUniversitaria Laureati con Curricula per leAziende Navigabile On-line) e il progetto STEL-LA (Statistiche in Tema di Laureati e LAvoro). Ilprimo contiene i profili dei laureati così che leaziende possano cercare le figure più adatte al-le posizioni che devono essere ricoperte; il se-condo permette di valutare i risultati di appren-dimento attesi dei laureati e il grado di coeren-za dei percorsi formativi con i profili professio-nali richiesti dal mondo del lavoro.

L’impatto della crisi economica ha reso piùdifficoltoso l'inserimento dei laureati: dei circa50.000 laureati nel 2008, solo 10.000 hanno ri-cevuto un contratto di lavoro stabile nel 2008 e2009, mentre un altro 20% non ha ricevuto al-cuna opportunità di lavoro. Il 60% ha ricevutolavori a brevissimo termine e precario.

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Impatto sociale, culturale e ambientale

In ambito sociale svolgono un ruolo fonda-mentale le facoltà di medicina e chirurgia, piena-mente inserire nel Sistema Sanitario Regionaleper le attività di assistenza, didattica e ricerca,connesse al settore socio-sanitario. Vi è inoltreun'ampia offerta formativa, specialmente a livel-lo executive, per sviluppare competenze di ma-nagement in aziende sanitarie e in istituzionipubbliche e private del settore.

Le università, contribuendo al miglioramentodella rete dei servizi rivolti alla popolazione stu-dentesca universitaria, ad esempio con strutturedi accoglienza e aziende di trasporto locale, pro-muovono inoltre lo sviluppo sociale del territo-rio, benché si focalizzino su un target di popola-zione ben determinato.

Per quanto riguarda il coinvolgimento nellosviluppo culturale va ricordata la partecipazionedelle istituzioni universitarie al Centro per la va-lorizzazione del patrimonio culturale della Lom-bardia e al Sistema Informativo dei beni cultura-li (SIRBeC), catalogo del patrimonio culturalelombardo diffuso sul territorio o conservato al-l’interno di musei.

Accanto alla cospicua offerta formativa sultema della sostenibilità ambientale, l'impegnodelle università in campo ambientale si sostanziaanche nella loro partecipazione alla FondazioneLombardia per l'Ambiente (FLA), istituita da Re-gione Lombardia nel 1986 per sostenere inizia-tive pubbliche e private di tutela ambientale, ealla Fondazione EnergyLab, che collega le princi-pali università e centri di ricerca con le imprese

operanti in ambito energetico e le istituzioni lo-cali presenti sul territorio lombardo.

Raccordo istituzionaleIn sintesi l'impatto delle istituzioni universita-

rie sullo sviluppo economico regionale, sociale eculturale è stato ed è positivo e significativo; tut-tavia, non è tanto il risultato delle azioni di si-stema, quanto frutto di iniziative individuali del-le singole istituzioni. La definizione a livello sta-tale delle norme generali del sistema di alta for-mazione certamente non contribuisce a indiriz-zare l’attenzione verso i problemi e le esigenzelocali. Inoltre, la valenza sociale e l'impatto loca-le delle attività di istruzione e di formazione nonsono esplicitamente riconosciute negli statuti enel sistema di avanzamento di carriera.

Esistono collaborazioni proficue fra le univer-sità relative all’offerta formativa, anche se osta-colate da differenti procedure amministrative,mentre le collaborazioni intra-universitarie perla partecipazione a progetti di ricerca congiunti,commissionati da imprese o pubbliche ammini-strazioni, sono ostacolati dalla concorrenza nel-l’attrazione di risorse finanziarie. Il coordina-mento è assicurato dal Coordinamento regiona-le dei Rettori, declinazione a livello regionaledella CRUI, fra i cui obiettivi vi sono l’elabora-zione di proposte in materia di alta formazionee di ricerca. Il Tavolo dei Rettori delle Universitàlombarde, creato da Regione Lombardia, inco-raggia il coordinamento istituzionale e sostienediverse iniziative orientate alle aree strategichedella regione (Dote ricerca e Dote ricerca ap-plicata in materia di capitale umano; Fondo

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Next, Fondo Seed e voucher tecnologici per ilsostegno alle attività innovative).

Rappresentanti delle istituzioni universitariepartecipano, inoltre, ai tavoli provinciali degli Ac-cordi Quadro di Sviluppo Territoriale (AQST),strumenti di programmazione negoziata previstiper coordinare l'azione pubblica dei vari sogget-ti istituzionali presenti sul territorio (oltre a Re-gione e Università, Provincia, Comuni, Cameredi Commercio ecc.).

Alcune possibili linee di interventoL’offerta di laureati in Lombardia si compone

di una porzione ridotta di studenti molto pre-parati, cui fa da contraltare una larga maggio-ranza di laureati con competenze non sufficien-temente adeguate al sistema produttivo: le im-prese non sono, infatti, interessate a risorseumane iper-specializzate, ma a un’ampia disponi-bilità di laureati con buone competenze di base,da affinare poi con formazione on the job.

Vi è pertanto la necessità di migliorare il li-vello complessivo d'istruzione e favorire la qua-

lificazione e l'aggiornamento delle competen-ze della popolazione regionale. In partico-

lare occorre incrementare le profes-sioni ad alto contenuto di cono-

scenza e allineare gli orienta-menti di istruzione su-

periore con le esi-genze e le op-

portunità del territorio lombardo e delle suePMI. Occorrerebbe inoltre monitorare il rendi-mento e l'efficacia degli investimenti pubblici nelsettore dell’istruzione superiore, a livello sia na-zionale che regionale, e costruire una robustabase informativa per guidare il processo deci-sionale.

Sarebbe inoltre opportuno che le universitàsfruttassero la recente riforma universitaria e ilcambiamento della governance da essa prevista,ponendo particolare attenzione al giusto equili-brio tra autonomia e responsabilità, e introdu-cendo elementi di maggiore attenzione verso ilterritorio in cui operano.

È inoltre auspicabile una revisione dei sistemidi reclutamento e assunzione del personale,dando maggiore enfasi al merito negli avanza-menti di carriera che dovrebbe includere, oltrealla qualità scientifica, anche attività formative edi ricerca fatte a favore delle comunità e dei si-stemi produttivi locali.

Infine, maggiori incentivi per l'impegno a favo-re del territorio lombardo potrebbero esserefavoriti, da parte di Regione Lombardia, attra-verso l'utilizzo di meccanismi di finanziamentobasati sui risultati effettivamente conseguiti o at-traverso bandi per la risoluzione di problemichiaramente identificati, che favoriscano le ini-ziative multidisciplinari e cross-universitarie.

S. Bandera - A. Sala* Éupolis Lombardia - Istituto superiore per la ricerca,

la statistica e la formazione

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Sentinella, quanto resta della notte?(Isaia 21,11)

ECONOMIA E MERCATO16 - 4/2011

DEBITI PUBBLICI, CRISI ECONOMICA

E DECRESCITA FELICE

Analisi della situazione

e premesseIl debito pubblico non è

un problema di cui è statasottovalutata la gravità. È ilpilastro su cui si fonda lacrescita nell’attuale fasestorica. È indispensabileper continuare a far cre-scere i consumi. È una scel-ta consapevolmente perse-guita con una totale unitàd’intenti dai governi di de-stra e di sinistra in tutti ipaesi industrializzati.

a cura diMaurizio Pallante*

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INNOVARE 4/2011 - 17

Il mito della crescita infinita a debitoLe speculazioni sui titoli pubblici degli Stati più

indebitati avrebbero dovuto da tempo suscitare u-na domanda “ovvia”: come mai tutti i paesi industria-lizzati hanno accumulato debiti pubblici sempre piùconsistenti, fino a raggiungere nel 2010 valori che van-no da un minimo dell’80% del prodotto interno lordonel Regno Unito al 225,8% in Giappone? Nell’Euro-zona, nel corso del 2010 il rapporto debito/PIL èsalito dal 79,3 all’85,1%. Eppure il Patto di stabilitàfirmato dai paesi dell’Unione Europea nel 1999 fis-sava al 60% la soglia massima di questo rapporto. Einoltre: perché gli Stati e le amministrazioni locali spen-dono sistematicamente cifre superiori ai loro introiti?Perché il sistema bancario induce le famiglie a spen-dere cifre superiori ai loro redditi? La risposta è intui-tiva: perché la sovrapproduzione di merci ha rag-giunto un livello tale che se non si acquistasse a de-bito, avremmo stock di merci invendute e una cri-si in grado di distruggere il sistema economico eproduttivo fondato sulla crescita infinita del PIL.

Proprio nel tentativo di far ripartire la crescitaed aumentare il PIL, negli ultimi anni in Italia è statafinanziata la rottamazione delle automobili, sonostate concesse agevolazioni fiscali per la costruzio-ne di nuove case, sono stati dati incentivi all’instal-lazione di impianti a fonti rinnovabili (senza porrevincoli a favore degli autoproduttori né della tutelaambientale), è stata deliberata la costruzione di o-pere pubbliche tanto costose quanto inutili. Ma gliincrementi della spesa pubblica in deficit non hannoriavviato la crescita, come del resto in tutti gli altripaesi industrializzati, né hanno diminuito la percen-tuale dei disoccupati, che anzi è aumentata. Insom-ma, abbiamo speso denaro pubblico, abbiamo au-mentato il debito e non abbiamo ottenuto nulla.

Per quale ragione gli stimoli forniti alla ripresa eco-nomica attraverso la spesa pubblica non hanno dato irisultati attesi? Perché nei paesi industrializzati losviluppo tecnologico ha determinato un eccessoprogressivo della capacità produttiva. Macchinarisempre più potenti producono in tempi sempreminori quantità sempre maggiori di merci conun’incidenza sempre minore di lavoro umano perunità di prodotto. Per questo la disoccupazione au-menta invece di diminuire. Inoltre queste tecnolo-gie sono molto costose e i macchinari non posso-no rimanere fermi: devono lavorare a pieno regi-me e tutto ciò che producono deve essere acqui-stato anche se non ce n’è bisogno.

Quindi le tecnologie accrescono l’offerta dimerci in misura superiore alla crescita delladomanda e ciò comporta una diminuzione del-l’occupazione, quindi una riduzione ulterioredella domanda. Perciò l’unico modo per incre-mentare la domanda è l’indebitamento. La cre-scita non è la soluzione. È il problema!

Determinanti in questa dinamica assurda sono icosti delle grandi opere pubbliche, deliberate sem-

pre più spesso dalle amministrazioni statali centra-li e periferiche non per rispondere a reali neces-sità, ma con la motivazione esplicita di rilanciarel’economia e creare occupazione. Le grandi operehanno quasi sempre un impatto ambientale deva-stante e possono essere realizzate soltanto dagrandi aziende che così suggellano la loro alleanzastrategica col potere politico che delibera le ope-re. Un’alleanza che purtroppo accomuna tutte levarianti della destra e della sinistra. Una sorta diossessione maniacale infarcisce di progetti farao-nici e inutili i programmi elettorali di tutti i partitia ogni livello istituzionale. Più le opere sono gran-di, più investimenti richiedono, maggiore è il con-tributo che si ritiene erroneamente possano darealla crescita economica. Una indecenza che si ripe-te ogni volta in occasione di olimpiadi estive e in-vernali, campionati sportivi, esposizioni universali,centenari, giubilei, conferenze internazionali. Legrandi opere che si realizzano in queste occasionihanno costi altissimi, vengono usate per poche set-timane per poi essere lasciate al degrado e all’in-curia. Non ripagano nemmeno in minima parte illoro costo e lasciano le amministrazioni pubblichepiene di debiti per più generazioni. Il debito pub-blico della Grecia si è impennato a causa delle spe-se effettuate per le Olimpiadi di Atene del 2004.Torino è la città più indebitata d’Italia grazie allespese in deficit sostenute per le Olimpiadi inver-nali del 2006.

Un rilevante contributo alla crescita dei debitipubblici viene delle spese militari. Dopo la ca-duta del muro di Berlino nel 1989 e la dissoluzio-ne dell’Unione Sovietica, gli Stati Uniti hanno ini-ziato ad agire con una logica imperiale, rafforzan-do sistematicamente la loro presenza militare intutto il mondo, in particolare nello scacchiere me-dio-orientale, per tenere sotto controllo i giaci-menti di petrolio di cui il loro, e il nostro, apparatoeconomico e produttivo, ha bisogno per continua-re a crescere. In modi ed in tempi diversi, tutti ipaesi industrializzati si sono accodati sulla stessalinea strategica. Ma l’aumento delle spese a caricodei bilanci statali che ne è derivato ha ridotto i van-taggi apportati dal controllo dei flussi di petrolio,delineando una situazione che presenta inquietan-ti analogie con quella che portò alla caduta dell’im-pero romano, quando le spese militari per teneresotto controllo le province cominciarono ad esse-re superiori al valore delle risorse che se ne rica-vavano.

Per bloccare la spirale dei debiti pubblici nei pae-si industrializzati bisogna prendere immediatamen-te tre decisioni: sospendere le grandi operepubbliche deliberate in deficit, ridurredrasticamente le spese militari, ridurredrasticamente i costi della politica. Inrealtà si tratta di intervenire su tre aspetti di unostesso problema. Detto questo, a livello teorico sipotrebbe tuttavia obbiettare che se si tagliasse in

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ECONOMIA E MERCATO18 -4/2011

maniera così forte la domanda pubblica si ridur-rebbe il debito riducendo le spese, ma si ridurreb-be anche il prodotto interno lordo e diminuirebbeil gettito fiscale, per cui il problema si riproporreb-be con l’aggravante di bloccare rilevanti settoriproduttivi e di far crescere ulteriormente il nume-ro dei disoccupati. Questo accadrebbe se non fos-se possibile individuare possibilità alternative di la-voro e occupazione. Invece occorre procedere at-tivando una decrescita selettiva.

La scelta dei settori produttivida rilanciare

Per poter ridurre, o quanto meno a non accre-scere, il debito pubblico, aumentando al contem-po l’occupazione, bisogna potenziare le attività pro-duttive nei settori in cui i costi di investimento siammortizzano con i risparmi sui successivi costi digestione. Per individuare questi settori occorre u-scire da una concezione dell’economia come attivitàautoreferenziale basata sulla dinamica tra la doman-da e l’offerta. Bisogna intervenire nelle fasi in cui laproduzione e i consumi impattano con gli ecosi-stemi terrestri: nel prelievo delle risorse, nei pro-cessi produttivi che le trasformano in merci e be-ni, nella riduzione delle merci e dei beni in rifiuti,con l’obbiettivo di sviluppare tecnologie che ridu-cono gli sprechi e le inefficienze.

Anziché nella costruzione di grandi opere, oc-corre investire:

- nella ristrutturazione energetica degli edificiesistenti (adottando subito e andando oltre la Di-rettiva 2010/31/CE);

- nella riduzione delle perdite nelle reti idrichee nel recupero delle acque piovane;

- nella manutenzione degli edifici pubblici; - nel ripristino della bellezza dei paesaggi detur-

pati negli scorsi decenni da un’edilizia volgare e in-vadente;

- nel potenziamento dei trasporti pubblici locali; - nella rinaturalizzazione dei quartieri urbani do-

ve insistono edifici industriali o palazzi abbandona-ti (come si sta facendo a Detroit);

- nello sviluppo delle fonti rinnovabili in piccoliimpianti per autoconsumo;

- nel recupero e riciclaggio dei materiali conte-nuti negli oggetti dismessi;

- nell’agricoltura tradizionale di prossimità;- nel commercio locale, nell’accorciamento del-

le filiere tra i produttori e gli acquirenti. Oltre a creare più occupazione delle grandi o-

pere, a differenza di queste, le attività sopra elen-cate hanno un’utilità intrinseca e ripagano i costid’investimento con la riduzione degli sprechi e deiconsumi di materie prime, per cui non fanno cre-scere i debiti pubblici. Non richiedono tecnologiepotenti ma evolute e/o il recupero di tecniche ar-tigianali tradizionali. Sono attività che non posso-no essere svolte da aziende multinazionali che o-perano sui mercati mondiali, ma solo da piccole e

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INNOVARE 4/2011 - 19

medie imprese, artigiani specializzati e studi tecni-ci radicati sul territorio, in grado di conoscere tut-te le realtà, anche di dimensioni limitate, che ne-cessitano di interventi di ristrutturazione e poi direalizzarli con costi di investimento e tempi di rien-tro ridotti, finanziabili da istituti di credito locali.

Valorizzazione del territorioe dell’economia locale

La saldatura tra i piccoli contadini, i commer-cianti al minuto, le piccole e medie aziende, gli arti-giani e i professionisti radicati nel territorio in cuivivono, con i movimenti che si oppongono alla rea-lizzazione delle grandi opere e alla privatizzazionedei servizi pubblici essenziali, può avvenire soltan-to in un contesto di autoemarginazione dalla glo-balizzazione e rivalutazione delle economie locali.L’obbiettivo è di ridurre al minimo la dipendenza dal-le fonti fossili e realizzare la maggiore autosufficienzaproduttiva in base al principio di sussidiarietà: produ-zione e commercializzazione negli ambiti territo-riali più ristretti fin quando è possibile e conve-niente, ampliando progressivamente gli ambiti ter-ritoriali di approvvigionamento di quanto non sipuò o non conviene produrre negli ambiti più ri-stretti. Questa scelta, che può essere fatta solo subase volontaria, è finalizzata a raggiungere la mas-sima autonomia nella produzione alimentare, inquella energetica e nelle produzioni necessarie asoddisfare i bisogni fondamentali: edilizia, abbiglia-mento, arredamento, utensileria, attività artigianali,riparazioni e manutenzioni. L’aumento dei prezzidelle fonti fossili e la riduzione progressiva dellaloro disponibilità renderà sempre più conveniente

l’agricoltura biologica, che dovrà comunque esse-re implementata dalle maggiori conoscenze scien-tifiche acquisite negli ultimi decenni.

In un’economia globalizzata le piccole e medieaziende possono trovare spazio solo nella pro-duzione di semilavorati e componenti per leaziende che operano sul mercato mondiale(l’indotto) o nella produzione di prodotti finitiper conto di grandi marchi che operano sulmercato mondiale (terzisti). Solo liberandosidai vincoli della globalizzazione e producendoper il mercato locale, offrendo prodotti finaliad acquirenti del territorio in cui operano, que-ste aziende possono valorizzare la ricchezzadella loro professionalità, della loro creativitàe della loro esperienza.

Pressoché tutti gli oggetti e i servizi necessari auna vita in linea con gli standard di benessere checaratterizzano i paesi industrializzati possono es-sere offerti dalle piccole e medie aziende distribui-te sul territorio, che solo nella prospettiva deva-stante della globalizzazione possono essere consi-derate fattore di debolezza, mentre invece nel con-testo di una politica economica finalizzata a conso-lidare l’autosufficienza delle realtà locali costituisco-no uno straordinario punto di forza.

Pensare al medio periodoTutti i lavori di efficientamento energetico com-

portano una riduzione del consumo di risorse aparità di prestazioni, per cui, pur facendo crescereil prodotto interno lordo nell’anno in cui vengonoeseguiti, in tutti gli anni successivi lo fanno decre-

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ECONOMIA E MERCATO20 - 4/2011

scere. La coibentazione di un edificio per ridurrele dispersioni termiche fa crescere il PIL nell’annoin cui viene realizzata, ma da quell’anno in avanti lofa decrescere attraverso la riduzione degli sprechiche consente di ottenere. Quanto maggiore è l’ef-ficienza energetica tanto minori sono i consumi ela potenza necessaria a soddisfarli, tanto maggioresarà la decrescita selettiva del prodotto internolordo.

In questo modo la decrescita diventa non solola misura del benessere e del miglioramentodella qualità della vita, ma anche una prospet-tiva in grado di creare un’occupazione qualifi-cata, che paga i suoi costi con i risparmi eco-nomici conseguenti alla riduzione dei consumidi fonti fossili che consente di ottenere. La de-crescita selettiva del prodotto interno lordo è ingrado di offrire uno stimolo decisivo a superare lacrisi economica e la crisi ambientale senza far cre-scere il debito pubblico. Ovvero di ridurre i debitipubblici senza deprimere le attività economiche.

ConclusioniOsservando l’incalzare degli avvenimenti con

occhio disincantato, non è facile essere ottimisti.Ancora non esiste un blocco di potere in grado dicomprendere l’alternativa, scontrarsi con interessienormi e quindi di superare la crisi in corso. Tuttolascia credere che questo esito sia ormai inevitabi-le. Che sia solo una questione di tempo. Se la pri-ma a precipitare sarà la crisi climatica, sarà difficiletrovare una via di scampo. Se invece la crisi clima-tica verrà ritardata dalla crisi economica o dalla cri-si energetica, coloro che non si sono lasciati abbin-

dolare dalla gigantesca opera di disinformazione epropaganda svolta dai mass media, e sono più diquanti si creda, possono evitare di rimanere sepol-ti dalle macerie. Per potersi salvare occorre sgan-ciarsi dal sistema economico e produttivo, fonda-to sulla crescita della produzione di merci, passan-do dal capitalismo all’economia di mercato. Biso-gna ri-organizzare reti di economia, di produzionee di socialità alternative, in grado di funzionare au-tonomamente e di rispondere ai bisogni fonda-mentali della vita con le risorse dei territori in cuiinsistono, come è sempre stato nella storia umana.

Sulla capacità di resistere in un periodo di transi-zione che sarà inevitabilmente drammatico, suipatrimoni dei saperi e del saper fare accumulati eimplementati nel corso delle generazioni, sulla ca-pacità di trasformare con rispetto, efficienza e in-telligenza le risorse della natura, sulla capacità dicostruire rapporti improntati al rispetto recipro-co, è possibile riavviare una nuova fase della sto-ria umana. Perché storica e non congiunturale èla portata della crisi in atto. È la crisi di un model-lo economico che non ha più futuro, che non puòessere riorganizzato e migliorato ma deve esseresostituito.

Maurizio Pallante* Nato a Roma nel 1947. Laureato in lettere,

è stato insegnante e preside. Dal 1988 svolge un’attività di ricerca e divulgazione scientifica sui rapporti tra ecologia,

tecnologia e economia, con particolare riferimento alle tecnologie ambientali.

Nel 1988 con un gruppo di ingegneri dirigenti industriali,ha fondato un Comitato per l’uso razionale dell’energia (CURE),

presieduto dal professor Tullio Regge, di cui è stato segretario per tutto il periodo di attività

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Industrie beverageCaviro, Centrale latte Firenze, Cinzano, Cooperlat, Dilat, Gran Guizza, HBC Coca Cola, Jose Garcia Carrion, Maspex, Mims, Modelo, Olio Carli, San Benedetto, Sandalo Coca Cola, Sogeam, Sterilgarda

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La crisi finanziaria internazionale, iniziata loscorso 2008 a causa della rottura dei mec-canismi di creazione di ricchezza basati sul

debito, ha portato gli economisti a cominciare aripensare al modello di sviluppo caratteristico delmondo moderno. Da una parte si è cominciato amettere in discussione l’uso del Pil (Prodotto In-terno Lordo) come effettivo misuratore della ric-chezza di una nazione, dall’altra, in modo più radi-cale, si è cominciato a discutere in modo più ap-profondito sul concetto stesso di crescita comeindicatore di progresso.

Come è noto, il Pil misura la somma delle tran-sazioni monetarie di beni e servizi prodotti da unanazione. Attraverso il confronto del suo valorecon il passare del tempo, il Pil viene usato per mi-

surare l’aumento della ricchezza di un paese. Inpratica, l’assunto è che se il Pil del mese o dell’an-no successivo è più alto del Pil del mese o del-l’anno precedente, la ricchezza e, per estensione,il benessere del paese, sono aumentati. Questa èperò una semplificazione, che oggi sta comincian-do a mostrare i suoi limiti. Già Simon Kuznets, cuidi deve il concetto del Pil, notava nel 1934 come ilbenessere di una nazione possa “a malapena esse-re arguito da una misura di reddito nazionale”.

Questa consapevolezza, in un momento in cuil’Occidente industrializzato presenta una crescitadel Pil molto bassa, è di grande attualità. GiulioTremonti, già ministro dell’Economia del GovernoBerlusconi, è uno dei sostenitori dell’inadeguatez-za del Pil, in quanto non fotografa correttamente

ECONOMIA E MERCATO22 -4/2011

DEBITI PUBBLICI, CRISI ECONOMICA

a cura diAntonio Cianci*

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molti aspetti importanti nell’economia nazionale,dal ruolo del volontariato al risparmio delle fami-glie. A questo si aggiunge un ulteriore elemento:equiparare la crescita del Pil al progresso è la con-seguenza della fiducia sulla razionalità dei mercatie deriva dalla presupposto che chi spende sa per-ché lo fa. Questa razionalità, anche alla luce deglieccessi che hanno portato alla crisi finanziaria del2008, sta cominciando ad essere messa in discus-sione e si comincia a indagare sul “prezzo da pa-gare” per il progresso, sia dal punto di vista finan-ziario sia dal punto di vista della sostenibilità eco-nomica ed ambientale. Per esempio, lo scorso di-cembre 2010, il presidente del Cnel, Antonio Mar-zano, e il presidente dell’Istat, Enrico Giovannini,hanno avviato la costituzione di un “Gruppo di in-dirizzo sulla misura del progresso della società ita-liana”, il cui obiettivo è quello di sviluppare unmodello di calcolo a più dimensioni che integri ilPil con altri indicatori, compresi quelli relativi allediseguaglianze (non solo di reddito) e alla sosteni-bilità (non solo ambientale).

Questo lavoro, così come altri analoghi in altripaesi, non critica il Pil, che resta un indicatore va-lido del dinamismo di un sistema. Si limita ad av-vertire che prenderlo per metro del benesserepuò confondere le idee: «L’ eccesso di attenzionea questo dato ci ha fatto perdere di vista alcunefragilità - dice Giovannini - dando troppa attenzio-ne ai risultati immediati.» È un concetto impor-tante. Il Pil infatti misura i risultati immediati, nontiene conto della sostenibilità dello sviluppo. Èquello che si vuole fare attraverso l’utilizzo di altriindicatori, come il Genuine Progress Indicator(Gpi), che cerca di tenere conto della sostenibilitànel calcolo dello sviluppo. Il concetto alla base delGpi è che, nel determinare se l’attività economicadi una nazione per un anno è stata migliore o peg-giore, occorre tenere presente la capacità futuradi ripetere, nel lungo termine, almeno lo stesso li-vello di attività economica.

Per questi motivi, diversamente dal Pil che con-sidera tutte le spese come positive e che non con-sidera tutte quelle attività che non registrano flus-si monetari ma che contribuiscono ad accrescereil benessere di una società (casalinghe, volontaria-to), il Gpi è calcolato distinguendo tra spese posi-tive (che aumentano il benessere) e negative (cri-minalità, inquinamento, incidenti stradali). Questoapproccio è raffiugurato in modo magistrale dalparadosso dell’economista Zygmunt Bauman: «Selei fa un incidente in macchina l’economia ci gua-dagna. I medici lavorano. I fornitori di medicinaliincassano e così il suo meccanico. Se lei invece en-tra nel cortile del vicino e gli dà una mano a ta-gliare la siepe compie un gesto antipatriottico per-ché il Pil non cresce.»

Il confronto tra il Pil e il Gpi è analogo alla dif-ferenza che c’è tra il fatturato e l’utile di unaazienda (utile = fatturato - costi). Per cui se il Pil

misura solo il fatturato, il Gpi misura anche i costiche sono stati necessari per sostenerlo e deter-mina l’utile sociale dello sviluppo. Alcuni paesi, tracui Stati Uniti, Germania, Regno Unito, Olanda eAustria, hanno ricalcolato la loro economia usan-do il Gpi e i dati mostrano che, mentre il Pil èsempre cresciuto negli ultimi decenni, il Gpi è au-mentato solo fino ai primi anni 70, mentre dopoha iniziato a diminuire.

Ma a essere messo sotto accusa non è solo ilmodello di misurazione della ricchezza, ovvero seoccorra misurarla con il Pil o con altri indicatoripiù sofisticati. Ad essere messo in discussione è il

INNOVARE 4/2011 - 23

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ECONOMIA E MERCATO24 -4/2011

concetto stesso di Crescita come indicatore disviluppo.

La crescita è stato il mantra degli utili decenni.Oggi, con 7 miliardi di abitanti nel pianeta, apparechiaro che questo imperativo non è perpetuabileall’infinito, per lo meno con le condizioni attuali.Le correnti di pensiero si possono raccogliere at-torno ai concetti di No Waste Economy, teorizza-ta tra gli altri dall’italiano Federico Morgantini, e aquelli di Decrescita Felice i cui principali esponen-ti sono il francese Serge Latouche e l’italiano Mau-rizio Pallante. Il concetto alla base della No WasteEconomy è che occorre ridurre gli sprechi, in mo-do da mantenere lo stesso livello di “confort” uti-lizzando minori risorse per generarlo. Questo siottiene sia attraverso comportamenti più consa-pevoli (non fare scorrere l’acqua quando ci si lavai denti) sia attraverso tecnologie abilitanti (i rubi-netti che, attraverso un sensore, fanno scorrerel’acqua solo quando serve).

Questo è maggiormente importante oggi, coni cosiddetti paesi emergenti che sistanno avvicinando ai livelli di be-nessere (o per lo meno di“confort”) occidentale. Qui i nu-meri sono importanti. Negli anni’60 sulla terra vivevano 2,5 miliar-di di persone. Oggi, come abbiamogià ricordato, sullo stesso pianetane vivono 7 miliardi. E cosa questosignifichi è chiaro a tutti. Prendia-mo, per esempio, la Cina: nella so-la Shanghai o nella sola Pechino vi-vono oltre 18 milioni di persone(quanto tutti gli olandesi, una voltae mezza tutti i greci), oltre 30 mi-lioni (ovvero la metà di tutti i fran-cesi, o la metà di tutti gli inglesi) aChongqing. Per non parlare di In-dia, Brasile, Indonesia e tutta l’A-frica. Negli anni ’60 in Nigeria vi-vevano 20 milioni di persone. Og-gi sono oltre 280 milioni.

È evidente che il modello di svi-luppo attuale, che ha una compo-nente di spreco elevatissima, nonpuò essere esteso senza un ripen-samento che permetta a tutti dimigliorare il loro livello di vita, te-nendo conto della sostenibilità fu-tura di questa crescita.

Le parole chiave di questa nuo-va economia saranno: riciclaggio,rinnovabile, risparmio, ottimizza-zione, manutenzione. Si tratta diuna operazione culturale impor-tante, complessa perché va a toc-care interessi consolidati, ma nonimpossibile. Pensiamo a cosa èsuccesso con il fumo. Qualche an-

no fa fumare era considerato un simbolo di viri-lità e di emancipazione. Oggi è visto (probabil-mente con qualche eccesso) come un vizio e unamalattia. Ci si sta già muovendo in questa dire-zione. Le amministrazioni pubbliche promuovo-no (in alcuni casi impongono) sistemi di abbatti-mento di consumi, e in molte città è prassi co-mune anche tra le classi agiate andare per nego-zi dove si pratica “scambio” di abiti, libri, sopram-mobili ed altri beni durevoli, come quello nato aMilano durante le sfilate di settembre 2009.

Più radicale è l’approccio della decrescita, odecrescita felice, che mette in discussione nonsolo gli effetti della crescita illimitata ma anche lafilosofia stessa che li ha prodotti, attraverso unnuovo modo di pensare la vita in società, cheabolisce l’imperativo dello sviluppo a tutti i costie lo sostituisce con altre priorità quali la collabo-razione, la convivialità, il piacere del tempo libe-ro, il gusto delle cose belle e di qualità al postodel consumo vistoso e a tutti i costi. La decresci-

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ta felice presenta, accanto a una deriva elitaria, al-cuni elementi di interesse, anche se non privi diqualche contraddizione. L’esempio che spessoviene riportato come caratterizzante la decresci-ta è quello della autoproduzione. Quest’ultimanon viene conteggiata nel Pil in quanto non c’èscambio monetario. Per cui se produco da solo lecose che consumo genero ricchezza senza chequesta aumenti il Pil. A questo si aggiunge il fattoche, in molti casi anche un semplice prodotto ali-mentare commerciale richieda un impiego eleva-to di risorse per cui, se fosse calcolato con il Gpi,l’utile sarebbe negativo. In letteratura viene cita-to il paragone tra un vasetto di yogurt autopro-dotto, al prezzo del solo latte, e uno prodotto in-dustrialmente. Si calcolano i costi di produzione,di trasporto e di smaltimento. Secondo questicalcoli, farselo invece da soli a casa, costerebbemolto di meno. Il concetto è pertanto che, attra-verso processi di autoproduzione, di risparmioenergetico e di relazioni di scambio non moneta-

rio (ti tengo i bambini se mi ripari la tapparella)si possa verificare un incremento della qualitàdella vita materiale associata ad una diminuzionedel Pil. Il problema, e non è una provocazione po-lemica, ma un principio fondamentale dell’econo-mia, è cosa fare se la tapparella funziona e nondeve essere riparata. Ovvero, cosa mi faccio darein cambio del mio tempo e della mia capacità ditenere i bambini? È per questo che si usa il dena-ro perché poi, con i soldi, ognuno fa quello chevuole e non solo quello che è disponibile nellasua comunità locale.

La decrescita è una concetto interessante,nonostante possa essere di difficile applicazionein un pianeta abitato da 7 miliardi di persone, dicui almeno 4 che vorrebbero uscire dalla po-vertà relativa generata dall’autoproduzione perpotersi comprare una bella casa fatta come sideve (e non auto prodotta), un bel frigorifero oun bel paio di scarpe nuove. L’autarchia produt-tiva, del localismo sono molto affascinanti nei

paesi ricchi, dove i costi del be-nessere sono nascosti (e garantitidalla spesa pubblica), ma tende adeliminare il concetto di specializ-zazione, che è alla base dello svi-luppo moderno: ovvero, una per-sona che è capace di fare una de-terminata attività (un medico, uningegnere, un panettiere, un fab-bro) si concentra su di essa -chespesso è faticosa e richiede mol-to impegno - e, con i soldi cheguadagna, compra quello di cui habisogno. Se il medico, l’ingegnere,il panettiere, il fabbro, devono far-si lo yogurt da soli, molto proba-bilmente non saranno in grado diaffrontare la loro professione conla necessaria preparazione e con-centrazione.

È però evidente che, da unaparte cominciando a misurare losviluppo dell’economia con misu-ratori più attenti, dall’altra avvian-do politiche di utilizzo più consa-pevole delle risorse al fine di ge-nerare ricchezza, e infine comin-ciando a comprendere che ci so-no molti valori non “monetizzabi-li”, la nostra rappresentazione delmondo sta cambiando, portandociad avere una maggiore consapevo-lezza di quanto valga il nostro be-nessere e di quali siano i veri co-sti per generarlo.

Antonio Cianci* Presidenza del Consiglio dei Ministri

Agenzia per la diffusione delle tecnologie per l’innovazione

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ECONOMIA E MERCATO26 - 4/2011

IDEE PER UNADECRESCITA FELICE

Nel ricco e avvincente dibattitosulla decrescita felice non bisognaperdere di vista il fatto che

l’espressione in esame non è affattoincompatibile con lo sviluppo, anzi.

Per superare la crisi dobbiamo tornarea crescere e per crescere abbiamobisogno di riforme strutturali, perché inostri problemi sono essi stessistrutturali. Ma non è obbligando le

persone a lavorare dipiù che si

aumenta la crescita.La società postindustriale, quella in cui

viviamo oggi, non ha più al centro nél’agricoltura (come fino al ‘700), nél’industria (come fino al dopoguerra), mala produzione di beni immateriali, servizi,valori, informazioni, cultura. Per la primavolta in una società il tempo libero è digran lunga superiore al tempo di lavoro,prevale la qualità della vita. Oggi il tempoè la vera ricchezza.

Nella società del futuro, più longeva, siavrà più tempo libero; la cultura,l’omologazione globale prevarràsull’identità locale. La cultura, infatti, è

capace di generare risorseeconomiche.

Gli ingredienti della crescitasono immateriali; avere non piùstrade e ferrovie, ma più capitaleumano e capitale sociale. I Paesicon più alti livelli di istruzionecrescono più in fretta. Giappone e

Corea del Sud insegnano.Come aumentare allora il

capitale umano senza incideresulle casse dello Stato? Qualcheesempio di riforme a costo zero provienedall’economista Tito Boeri. In primo

luogo, attivare i giovani che nonlavorano, non fanno forma-

zione, non vanno ascuola, i cosiddetti

NEET (Neither

a cura diPasquale Latorre*

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in Employment, Not in Education or Training),prevedendo, dopo il fallimento delle laureetriennali, un contratto unico a tutele progressiveper i giovani.

Inoltre, introdurre l’apprendistato universitariosul modello delle scuole di specializzazionetedesche. Boeri, poi, punta sull’immigrazione peravere il capitale umano di cui abbiamo bisogno finda subito, senza cioè dover aspettare gli anni distudio universitario. Per attrarre immigratiistruiti, però, bisogna ridurre gli oneri burocraticiche oggi gravano su di loro.

Anche il capitale sociale è molto importante,chiosa Tito Boeri, più difficile da creare perchéconsiste in un insieme di comportamenti diffusi edi norme sociali radicate nel tempo. Quioccorrerebbe una riforma della macchina delloStato, perché il buon esempio delle istituzioni è ilmodo migliore per costruire capitale sociale.

Non si può parlare di decrescitafelice senza citare Amartya Sen, ilpremio Nobel per l’economia del 1998,maestro del pensiero contemporaneo eautore di numerosi saggi.

Nei suoi scritti Amartya Sen spiega come siapossibile coniugare etica ed economia; di qui ilpasso verso la decrescita felice è davvero breve.

Nel saggio “La libertà individuale comeimpegno sociale”, Sen affronta, tra l’altro, ilconflitto – vero o presunto – tra le esigenze diequità e i vincoli di bilancio. Come conciliare gliobblighi pubblici di una società con la necessitàdel rigore finanziario? Come valutare il peso degliinteressi in gioco?

In questo campo abbondano i conflittid’interesse; per esempio, fra equità distributiva ericchezza complessiva, oppure fra la necessità diaumentare i salari minimi per consentire allepersone un decente tenore di vita e gli effetti diriduzione dell’occupazione derivanti da eventuali

provvedimenti legislativi.Ma, ripete Amartya Sen, come conciliare

l’impegno sociale per l’eguaglianza con lanecessità di rigore finanziario per non eccederenella spesa pubblica? Non contrasto fra bene emale, ma conflitto fra due cose buone, madiscordanti fra loro.

La società contemporanea ha sviluppato l’ideadi welfare state, almeno in linea di principio. Losviluppo del capitalismo ha portato con sé,insieme all’individualismo, l’impegno sociale e latendenza all’integrazione e alla responsabilitàdello Stato e della società civile. La criticasocialista alle disparità create dal capitalismoresta ancora oggi importante, ma le soluzioniproposte hanno fallito nel concreto.

Secondo il premo Nobel il conservatorismofinanziario, necessario per contenere gli eccessi dispesa, non deve portare al pareggio di bilancio ealla lotta all’inflazione a tutti i costi. Questiestremismi economici, infatti, porterebbero allaconflittualità sociale, imponendo ai cittadini piùpoveri sacrifici sociali spesso non necessari.Amartya Sen conclude dicendo che i dilemmisociali possono essere risolti solo attraversoscelte sociali fondate sulla partecipazione deicittadini, con discussioni e dibattiti aperti. Unaindicazione unilaterale, anche se viene dai miglioriesperti, non è in grado di offrire da sola alcunasoluzione.

* Confapi Matera

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Ridurre gli sprechi per combatterela crisi e comunicarlo per rilancia-re l’immagine della propria azien-

da. Questa è la ricetta che proponeAndrea Mameli, fisico e divulgatorecon la passione per le tematiche legatealla sostenibilità ambientale e convintosostenitore della decrescita, che ha re-centemente raccontato i suoi piccolitrucchi quotidiani in “Manuale di soprav-vivenza energetica - Come consumaremeglio ed essere felici”.

Edito da Scienza Express, neonata casaeditrice che ha come progetto la divulga-zione scientifica e il dibattito pubblico in-torno alla scienza e alla ricerca, il Manua-le propone esempi e consigli pratici perrisparmiare energia tenendo sempred’occhio il risparmio energetico: piccolesoluzioni per ridurre l’impatto ambientaledelle attività di tutti i giorni senza grandirinunce ma soprattutto senza enormispese.

Evitare di aprire inutilmente il frigorife-ro, ridurre l’utilizzo dell’automobile e in-gegnarsi per la costruzione di piccoli di-spositivi per la produzione energetica:questo è ciò che può fare ognuno di noinel suo piccolo per evitare gli sprechi dienergia a casa, in ufficio ma anche duran-te gli spostamenti o in vacanza. Un modosemplice e alla portata di tutti per pren-dere coscienza delle tematiche etiche le-gate alla sostenibilità, con schede di ap-profondimento che illustrano i concettibase della fisica e insegnano a calcolare iconsumi e i costi.

Abbiamo incontrato l’autore del libro,Andrea Mameli, per discutere con lui del-le opportunità e delle problematiche lega-te alla sostenibilità ambientale e al rispar-mio energetico.

Partiamo dal titolo del libro.Anzi, dal sottotitolo: lei parla

non di un consumo minore ma diun consumo migliore. Cosa in-tende? Consumare meglio signifi-ca necessariamente consumaremeno?

Tendere a consumare bene dovrebbeessere un comportamento spontaneo, daimparare con l’esempio dei geni-tori e a scuola. Ma è proprioil consumo - e qui parliamodi consumo energetico di-retto, come nel caso deicarburanti o dell’elettri-cità, e indiretto come nelcaso del consumo dienergia per lo sposta-mento dell’acqua chepoi usiamo in sva-riati modi - a esse-re spesso eccessivo.

Consumare megliosignifica cercare di di-scostarsi da uno sprecoche si può limitare: un at-teggiamento che secondome, e non solo secondo me,può generare felicità. Manon significa meno in asso-luto, nel senso che quandoconsumare serve il proble-ma non sussiste. È compitodella nostra coscienza, uni-ta alla razionalità, spiegarciquando stiamo esagerandoper davvero.

Ma cosa possiamofare realmente ognigiorno?

La prima cosa che pos-siamo fare è informarci. Espesso riusciamo a scoprirequalcosa che non sapevamo oche non consideravamo nellagiusta prospettiva. Informarci ci

a cura diGianluca Carta, Martina Manieli

ABBATTERE GLI SPRECHI PER COMBATTERE LA CRISI

L’angolo di... Carta

L’ANGOLO DI CARTA28 - 4/2011

Un favore all’ambiente e uno al portafoglio

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può aiutare a capire che a volte basta po-co per ottenere considerevoli risparmi einoltre ci può indirizzare nel considerare iconsumi nelle loro giuste proporzioni.

I suggerimenti descritti nel li-bro sembrano semplici da at-tuare e comportano anche ungrande risparmio economico.Eppure pochi li mettono in pra-tica. Perché?

Siamo animali pigri e portati a sottova-lutare gli effetti delle nostre azioni anzichédominare la nostra pigrizia. Senza contarela diffusa ignoranza sui temi energetici.Ignoranza anche spicciola, per esempio ri-spetto a quanto consumano gli apparatielettronici che abbiamo in casa o su comepossiamo limitare gli sprechi di energiaelettrica. Ma anche ignoranza rispetto asemplici comportamenti da poter mette-re in pratica, come per esempio contene-re gli sprechi di calore d’inverno. Ed è me-

glio non parlare della mobilità, altranota dolente.

Rispetto a poche de-cine di anni fa la tec-

nologia ha fatto pas-si da gigante e conessa anche i consu-mi di energia? Per-ché la decrescita do-vrebbe essere un’op-portunità? Non vuoldire in parte rinun-ciare alle comoditàguadagnate in questianni?

Ci possiamo dar da farequanto vogliamo ma non

dobbiamo illuderci di risol-vere i problemi con le tecno-

logie. Possiamo affrontarli me-glio ma non risolverli del tutto.

Non lo dico io ma lo sostiene l’eco-nomia. Un economista inglese, Wil-

liam Stanley Jevons, ha dimostratoche i miglioramenti tecnologici a

cui dobbiamo l’aumento del-l’efficienza di una risorsapossono portare all’incre-mento del consumo di

quella risorsa. E Il para-dosso di Jevons non è

l’unico campanellodall’allarme. C’è lanecessità di ridurre iconsumi perché

qualsiasi intervento umanonel ciclo antropico, ovvero ogni nostraesigenza energetica per mantenere il no-

stro tenore di vita, determina qualchecambiamento nell’ambiente.

Ogni modalità di trasformazione ener-getica ha dei frutti “sgradevoli”, più o me-no rilevanti, più o meno inquinanti. Inol-tre, ogni nostra comodità, come in un’al-talena a due posti, determina la scomoditàdi altre persone sul nostro stesso pianeta.Poi ci sarebbe una considerazione sul PIL,incapace di valutare il reale grado di feli-cità di noi umani, con la conseguente ne-cessità di reperire altri indicatori del co-siddetto benessere. La decrescita potreb-be rappresentare una risposta a questiproblemi? Io sto iniziando a pensare di sì.E lo faccio in compagnia di NicholasGeorgescu-Roegen, il primo a misurare itemi economici con il metro della fisica, inparticolare della termodinamica.

Sono anni che si sente parlarein giro di sostenibilità e risparmioenergetico. Crede che la gente siaancora interessata a questi temio forse la comunicazione è satu-ra? Come è possibile coinvolgerele persone su questo tema?

Coinvolgere e interessare, rispetto atemi che mediaticamente risentono diuna certa inflazione, non è facile ma pos-siamo, anzi, dobbiamo trovare nuove chia-vi di lettura, nuovi approcci. Possiamo edobbiamo farlo.

Le imprese che ruolo possonoavere nel risparmio energetico?Pensa che per un’azienda sia piùcomplesso attuare comporta-menti sostenibili rispetto a unsingolo cittadino?

Molte imprese hanno capito rapida-mente due concetti fondamentali e li han-no messi in atto con pratiche talvolta disuccesso. Primo: ridurre gli sprechi è laprima mossa per aggredire la crisi. Secon-do: comunicarlo può essere vincente. Mispiego meglio: le imprese che autoprodu-cono la loro energia, quelle che riusano ericiclano, e che segnalano questi compor-tamenti virtuosi nella loro comunicazione(nelle etichette, nei siti web, nelle pubbli-cità, nei social network) ottengono un ri-sultato d’immagine enorme.

Non a caso sono nati i consulenti per iNegaWatt, ovvero l’unità di misura chequantifica la potenza risparmiata: sonopersone in grado di formulare una strate-gia di risparmio - anche ingente - basatasulla constatazione di sprechi e pratichenon sostenibili. E anche in questo caso al-la base di tutto c’è sempre una cosa sola:la conoscenza.

INNOVARE 4/2011 - 29

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La gestione della successione, intesa come iltrasferimento del controllo manageriale daun membro della famiglia ad un altro, costi-

tuisce una delle sfide principali per un family busi-ness. Studi e ricerche hanno dimostrato che unapercentuale estremamente ridotta di family busi-ness sopravvive al passaggio alla seconda genera-zione. Non deve pertanto sorprendere che la ge-stione della successione sia il problema principa-le per l’imprenditore in un family business, il temaper cui i consulenti specializzati sono più fre-quentemente ingaggiati e l’ambito di ricerca piùinvestigato.

Una recente ricerca di De Massis, Chua e Ch-risman è arrivata a definire una tassonomia deifattori di rischio che possono impedire il proces-so di successione in un family business, articolatain cinque categorie:

(i) Fattori individuali, ossia fattori legati ai dueprincipali individui coinvolti nel processo di suc-cessione, il predecessore e il successore (es. di-vorzio, matrimonio o nascita di un nuovo erededel predecessore);

(ii) Fattori relazionali, ossia fattori legati allerelazioni tra i membri della famiglia o tra essi e isoggetti esterni alla famiglia (es. conflitti tra imembri della famiglia circa le posizioni che i di-versi membri dovranno occupare);

(iii) Fattori finanziari, ossia fattori derivanti dal-la limitata disponibilità di risorse finanziarie inter-

ne e dai costi opportunità legati al reperimento difinanziamenti esterni (es. mancato reperimento dirisorse finanziarie per liquidare gli eredi uscenti);

(iv) Fattori di contesto, ovvero cambiamentinel contesto economico in cui il family businessopera (es. perdita di clienti chiave a seguito dellasuccessione);

(v) Fattori di processo, ossia fattori legati a di-namiche del processo di successione che neostacolano il successo (es. definizione non chiaradei ruoli del predecessore e del successore po-tenziale).

La categoria prevalente è quella dei fattori in-dividuali e, tra essi, uno dei più rilevanti quandosi parla di family business italiani è “la prematura einattesa scomparsa del predecessore”, come èavvenuto nello Studio d’Ingegneria Impicciatore,family business abruzzese oggi alla seconda gene-razione. Il presente articolo si focalizza su talefattore di rischio alla successione e fornisce un’a-nalisi del ruolo che ha giocato sull’esito del pas-saggio generazionale.

Descrizione del family businessLo Studio d’Ingegneria Impicciatore è un family

business con sede ad Atessa (CH), operante nelcomparto del calcolo strutturale e disegno co-struttivo di officina e specializzato nella esecuzio-ne di progetti per la realizzazione di strutture inacciaio quali, ad esempio, silos industriali per lo

PASSAGGIO GENERAZIONALE:RISCHI, PROBLEMATICHEE BEST PRACTICE

a cura diAlfredo De Massis* – Emanuele Pizzurno**

ECONOMIA E MERCATO30 - 4/2011

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stoccaggio di cemento e materiali affini. La clientela target dello Studio è costituita prin-

cipalmente da imprese italiane tra i 15 e i 50 di-pendenti operanti nel settore della carpenteriametallica con l’eccezione di qualche grande multi-nazionale. Inoltre, lo Studio eroga servizi di con-sulenza ai propri clienti nelle attività di business de-velopment (supporto nella gestione delle negozia-zioni e acquisizione di nuovi lavori per conto del-le aziende clienti). Proprio tale tipologia di serviziha permesso al family business di conseguire un si-gnificativo incremento della propria attività negliultimi anni e una rapida crescita del portafoglioclienti. Il business è stato avviato nel 1988 da Do-menicangelo Impicciatore, ingegnere meccanico, esi avvale ad oggi della presenza in pianta stabile diAlessandro, Marco, Francesco e Andrea Impiccia-tore, figli del fondatore, e dell’Ing. Angelo NicolaSpagnoli, coadiuvati dal supporto on demand daparte di una serie di collaboratori esterni.

Come è avvenuta la successioneIl principale fattore di rischio individuale nella

successione di questo family business è senzadubbio la prematura e inattesa scomparsa delpredecessore, che ha giocato un ruolo crucialenell’accelerare il processo di successione e ha ri-schiato seriamente di minarne la buona riuscita,oltre che di compromettere il futuro del familybusiness stesso.

A luglio 2003, infatti, due mesi dopo la laureain Ingegneria Meccanica del primogenito Ales-sandro, Domenicangelo Impicciatore scopre diessere ammalato di una grave forma di tumoremaligno che gli avrebbe lasciato nella più roseadelle ipotesi non più di qualche anno di vita.

Decide pertanto di attuare immediatamentetutte le azioni possibili per preparare nel miglio-re dei modi il passaggio della propria impresa al-la seconda generazione.

La sua principale intuizione e lungimiranza èstata, coerentemente alle principali best practiceriportate in letteratura, di non permettere fin dasubito l’ingresso del figlio nel family business, madi fare il possibile per favorirne prima un perio-do di esperienza presso un’azienda esterna ope-rante in un settore affine. E, infatti, incoraggia l’in-gresso di Alessandro in un’azienda produttrice distrutture in acciaio, presso la quale egli stessoaveva maturato le prime esperienze professiona-li dopo la laurea in ingegneria meccanica nel1978. Così Alessandro Impicciatore viene assun-to in qualità di ingegnere progettista di strutturein acciaio presso tale azienda, dove resta per qua-si un anno e mezzo, prima di entrare nel familybusiness richiamato dal padre in seguito all’aggra-varsi della sua malattia, che ne causa l’inattesa eprematura scomparsa nell’ottobre 2005.

Alessandro, all’età di soli 28 anni, si ritrova dasolo a dirigere e gestire il business lasciatogli dal

padre, con la responsabilità di mantenere anchela sua numerosa famiglia costituita dalla madre edai tre fratelli minori, all’epoca tutti studenti d’in-gegneria, cui Alessandro si è impegnato a garan-tire il conseguimento degli studi.

I fattori di rischio della successione,e come fronteggiarle

L’inattesa e prematura scomparsa del prede-cessore costituisce fin da subito un concreto etragico elemento di rischio per il business. I pri-mi anni da successore sono anni estremamentedifficili, caratterizzati dalle difficoltà tipiche di chisi trova improvvisamente a svolgere un’attivitàimprenditoriale, già di per sé complessa, con il ti-more di non essere ancora all’altezza e con la re-sponsabilità delle sorti di un’intera famiglia.

Le principali criticità che il nuovo successoresi trova a dover affrontare in quegli anni sono: lascarsa reputazione personale presso i clienti(che minacciano l’abbandono), diffidenti nei con-fronti delle capacità dei figli del fondatore; la mi-nore esperienza professionale rispetto al padre ela conseguente inferiore qualità iniziale dei servi-zi erogati; le difficoltà nel guidare e gestire unteam di risorse umane e, più in particolare, nelgestire le potenziali liti ed i naturali conflitti conil fratello minore, Marco, anch’esso entrato nelfamily business alla morte del padre dopo la lau-rea. Problematiche che Alessandro, grazie al pre-zioso supporto e all’atteggiamento proattivo delfratello Marco, riesce gradualmente ad indirizza-re per merito di un atteggiamento umile, di unagrande tenacia, della profusione di innumerevolisforzi nell’attività professionale e di un approcciomanageriale lungimirante e orientato al lungo

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periodo. Anche Francesco e Andrea, i due fratel-li più giovani entrati recentemente nel family bu-siness a valle degli studi in ingegneria meccanicae biomedica, hanno giocato un ruolo fondamen-tale per il successo del passaggio generazionale,dimostrando fin da subito un atteggiamento im-prenditoriale che ha portato all’avvio, in conco-mitanza con il processo di successione, di nuoveiniziative di business nel settore delle energierinnovabili e delle applicazioni biomedicali.

Le principali best practice nell’orientamentoimprenditoriale del nuovo successore nei primianni alla guida del business, infatti, possono es-sere sintetizzate nella capacità di far fronte allainiziale minor qualità nei servizi erogati e alla na-turale sfiducia dei tradizionali clienti offrendo unpricing molto competitivo, finalizzato ad acquisi-re i lavori e a garantirsi masse critiche significa-tive, per poter fidelizzare la base di clientela esi-stente dimostrando sul campo le proprie capa-cità ai clienti che altrimenti si sarebbero rivolti afornitori più esperti (ciò ha permesso, ad esem-pio, lo sviluppo di una solida relazione basatasulla stima reciproca con l’azienda che al mo-mento della successione rappresentava il princi-pale cliente dello Studio e aveva manifestato evi-denti segnali di diffidenza e potenziale abbando-no); l’intensa proattività commerciale ed il fortecommittment allo svolgimento massivo di attivitàdi promotion e business development, che, adesempio, hanno portato nei primi hanno il suc-

cessore ad avventurarsi in iniziative commercia-li “azzardate”, quali l’accettazione di commessein trasferta da parte di potenziali clienti pro-spect pur non avendo il rimborso delle spese ditrasferta, o la vendita di progetti secondo la filo-sofia del “soddisfatti o rimborsati”; l’elevata pro-pensione agli investimenti e alla crescita conti-nua delle strutture e dell’organizzazione, chehanno portato lo Studio ad espandere geografi-camente il proprio bacino di attività, inizialmen-te limitato alla sola zona industriale locale, e a svi-lupparsi anche dal punto di vista strutturale, at-traverso l’acquisto di una nuova sede operativa;la grande passione e la forte motivazione sia diAlessandro sia dei fratelli Marco, Francesco e An-drea nel realizzare il sogno imprenditoriale delpadre relativo allo sviluppo di uno Studio d’Inge-gneria di dimensioni rilevanti; la capacità di costi-tuire a tutti gli effetti una “squadra”, composta siada membri familiari sia dall’ingegnere esterno An-gelo Nicola Spagnoli, motivata a crescere e adespandere nel tempo la propria attività di busi-ness indipendentemente dall’appartenenza fami-liare. Tali best practice hanno permesso al familybusiness non solo di superare le criticità legatealla successione ma di crescere significativamen-te sia in termini di fatturato sia in termini di por-tafoglio clienti. Sotto la leadership del nuovo suc-cessore, inoltre, lo Studio è entrato in nuovearee di business, come quella degli impianti lega-ti alle energie rinnovabili.

ECONOMIA E MERCATO32 - 4/2011

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I progetti più recentiIl 2010 ed il 2011 hanno rappresentato anni di

ulteriore crescita, caratterizzati da: - il potenziamento dell’organico con l’inseri-

mento in pianta stabile di una quarta risorsa perrafforzare e stabilizzare la capacità produttiva;

- l’assunzione di una segretaria a tempo pieno,per rafforzare la presenza di esterni alla famigliain azienda, a supporto dell’operativa quotidiana;

- l’acquisto di un nuovo stabile e l’espansionedegli uffici;

- la certificazione dello Studio ai sensi dellanormativa ISO 9001, funzionale alla fornitura diulteriori garanzie di qualità e alla partecipazionealle gare d’appalto pubbliche;

La fondazione da parte del family business diuna nuova società, costituita in joint venture conEco Energie S.r.l., operante in maniera dedicatanel settore delle energie rinnovabili sotto la gui-da di Francesco Impicciatore.

Conclusioni Il presente articolo si è focalizzato su uno dei

principali fattori di rischio individuali nelle transi-

zioni generazionali: la scomparsa prematura einattesa del predecessore.

Il caso di studio condotto ha permesso dicomprendere le potenziali criticità e le proble-matiche che entrano in gioco al verificarsi di talefattore di rischio e ha consentito di investigarecome tali criticità siano state affrontate e gestitenel caso di un family business reale che, nono-stante le significative difficoltà nel periodo a ca-vallo del processo di successione ed il rischio og-gettivo di non completamento della successione,è riuscito a superare con successo il fattore di ri-schio e a garantire il buon esito del passaggio ge-nerazionale.

Alfredo De Massis – Emanuele Pizzurno*Università degli Studi di Bergamo, Dipartimento di Ingegneria

Gestionale e Center for Young and Family Enterprise (CYFE)

**Università Carlo Cattaneo - LIUC, Facoltà di Ingegneria

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ECONOMIA E MERCATO34 - 4/2011

Le premesse c’erano tutte, uno strumentoflessibile che ben si adatta alla realtà dellePMI italiane che preserva l’identità e l’indi-

vidualità che hanno fatto delle piccole e medieaziende il traino dell’economia italiana.

Oggi a meno di diciotto mesi dall’uscita dellalegge che disciplina lo strumento in base dei da-ti InfoCamere, all'inizio di novembre, i contrattidi rete stipulati sono 197 e sono diffusi in 19 re-gioni e 84 province italiane. Ad essi partecipanocomplessivamente 957 imprese che, nella mag-gior parte dei casi (676) sono società di capitali.A queste si aggiungono 129 società di persone,104 imprese individuali, 33 società cooperative,15 altre forme di società e 2 fondazioni.

La crescita rapida dell’utilizzo di questo stru-mento è avvenuta nonostante non vi fosseroreali agevolazioni da parte dello Stato, ma soloed esclusivamente per volontà delle aziende par-tecipanti che analizzato lo strumento, viste le suepeculiarità sono riuscite a capire l’aspetto forte-mente innovativo, in altre parole un’aggregazionefunzionale ad un progetto innovativo o di com-petitività.

In una situazione economica tendente alla re-cessione e in una crisi endemica così accentuatail cercare nuove soluzioni per competere e in-novare è un imperativo che tutte le aziende de-vono attuare.

Le soluzioni tradizionali non sono più percor-ribili, e allora solo unendosi si riesce a superarequei limiti strutturali che arginano l’attivitàaziendale.

Anche il mondo del credito si è accorto diquesta situazione e inizia ad approcciare i con-tratti di rete con una nuova visione.

Le Banche e il mondo del credito vedono nel-l’aggregazione tra le aziende e ancor più nellostrumento del contratto di rete un plus da rico-noscere alle aziende coinvolte, aumentando il ra-ting delle imprese partecipanti in funzione dellabontà del business plan del contratto di rete.

In un momento dove l’accesso al credito èsempre più difficile, ecco che, sia i grandi gruppibancari sia le realtà bancarie minori hanno un’at-tenzione particolare per queste aggregazioni e

sono più disponibili a finanziare sia il programmadi rete che le aziende che ne fanno parte incre-mentando positivamente il rating delle singoleaziende.

Oggi anche le istituzioni iniziano a finanziareiniziative legate al contratto di rete, alcuni esem-pi sono: ERGOM in Lombardia, Il bando per l’in-novazione tecnologica delle PMI e delle reti diPMI dell’Emilia Romagna, Reti d’impresa per ilpatrimonio culturale della regione Sicilia, ma an-che i finanziamenti delle C.C.I.A come quellistanziati da Brescia e Torino e i fondi destinati alfinanziamento delle reti di impresa da banchecome quello costituito dalla Banca delle Marche.

L’attenzione istituzionale a questo fenomenodeve diventare un’ulteriore spinta all’aggrega-zione.

Tutti comunque sappiamo come altri paesieuropei che stanno superando con minor diffi-coltà questo momento hanno una struttura in-dustriale diversa dalla struttura tipica delle PMIitaliane, e il fattore che le differenzia maggior-mente è la dimensione media delle industrie so-prattutto nel settore manifatturiero che gli per-mette di investire, aumentare la loro competiti-vità e di cercare in mercati nuovi e difficili gli spa-zi che si stanno esaurendo in Europa.

Da uno studio dell’Istituto G. Tagliacarne ve-diamo come già nel 2008 l’incidenza della pro-duzione manifatturiera delle PMI italiane sul to-tale della produzione nazionale era pari al 60,7%contro una media europea del 40,6%.

Viene ancor più evidenziato l’aspetto dimen-sionale delle aziende manifatturiere italiane dovein termini di addetti l’Italia risulta impiegare 9,6addetti per azienda contro una media europea di16 addetti, senza contare una Germania che pre-senta imprese con una media di 36,3 addetti perazienda.

Dai risultati di penetrazione nei nuovi merca-ti, dal Pil che i paesi come la Germania riesconoa sviluppare, si evidenzia che il modello azienda-le Italiano dove “piccolo è bello” si scontra conla nuova realtà del mercato; e ancor più con la ri-dotta capacità innovativa data dai costi stessidell’innovazione che non passa più solo dalle in-

CONTRATTI DI RETE,UN SUCCESSOANNUNCIATO

a cura diGian Franco Colomba

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INNOVARE 4/2011 - 35

tuizioni e dalla capacità degli imprenditori, ma ècondizionata da investimenti elevati sia in termi-ni economici sia in termini di conoscenze.

Questo non significa dover abbandonare uncontesto industriale consolidato da anni di suc-cesso dove le PMI italiane, anche se sofferenti dinanismo, hanno generato lavoro, ricchezza ed ec-cellenze riconosciute nel mondo; ma unire leforze e le strategie senza perdere comunque l’i-dentità aziendale per superare queste nuovebarriere che si frappongono tra il lavoro ed ilsuccesso.

Quindi il mondo economico ed industriale hacapito che, quando una aggregazione come ilcontratto di rete abbia una serie di caratteristi-che intrinseche (quali obiettivi chiari e condivisi,un’accurata selezione dei partecipanti, intenticomuni, dimensioni e strutture adeguate e com-patibili, regole chiare e condivise e un’attenta eaccurata misurazione dei risultati), il rispettoquasi maniacale del programma di rete e per fi-nire una continua attività propositiva dei parte-cipanti può aspirare a superare i limiti dati dalledimensioni aziendali e conseguentemente rispar-miare sui costi generali, produttivi, commerciali,sviluppare nuovi prodotti/servizi, condividere leeccellenze, ottimizzare i costi di crescita e diriorganizzazione, presentarsi sul mercato conuna massa critica importante, attrarre investi-menti, innovare ricucendo la propria rischiositàe buon ultimo condividere tecnologie ed avereun ritorno dal trasferimento tecnologico.

Per superare un periodo di estrema difficoltàeconomica bisogna ricercare soluzioni nuove,non continuare su strade che hanno fatto il loro

tempo, correre incontro al mercato e non fer-marsi su posizioni statiche che ci fanno arretra-re a scapito di paesi e sistemi produttivi che nonhanno la nostra eccellenza.

Non bastano più le individualità delle aziende,l’ingegno e le capacità degli imprenditori a com-petere sul mercato, oggi la sfida è più ampia ecomprende organizzazione, investimenti, innova-zione, tutti fattori che costano tempo compe-tenze e denaro, e in un momento di stagnazionediventano difficili da reperire.

Solo mettendo in comune esperienze eccel-lenze e competenze si possono superare gliostacoli che il mercato, la situazione economica,la contingenza ci propongono ogni giorno.

Il contratto di rete ha la struttura giuridicaper aiutare le aziende a superare questa situa-zione: perché è flessibile; gli spazi lasciati dal le-gislatore sono molto ampi; è concettualmentescalabile può crescere da rete di base a rete evo-luta; è slegato dai lacci degli altri strumenti di ag-gregazione come ATI, Consorzi e distretti indu-striali; e le formule di collaborazione sono defi-nite da un programma di rete scritto e condivi-so da tutti gli imprenditori partecipanti.

Inoltre il contratto di rete sa conservare lepeculiarità delle piccole aziende che sono: l’agi-lità ovvero la capacità di cambiare le strategie ve-locemente, la flessibilità, la creatività, la qualitàdata da una catena di controllo del prodotto edel processo corta; l’adattabilità, la ragionevolez-za e la capacità di adeguamento alle varie esi-genze.

Un nuovo strumento di successo per il suc-cesso delle PMI italiane.

INNOVARE_ok.e$S:INNO 4 2006 23-12-2011 10:18 Pagina 35

Siete alla ricerca di finanziamenti o di nuovisoci? In passato avete già ricevuto delleporte in faccia? Provate ad adottare un ap-

proccio innovativo. Visualizzate la vostra impre-sa come un’entità importante per l’intera eco-nomia, vedendola come:

■ un bene vendibile;■ una creatrice di lavoro;■ una fonte di ricchezza nel lungo perio-

do per voi e per gli altri che credononel progetto.

Se la pensate così, forse riuscirete a coinvol-gere nel vostro schema anche i potenziali part-ner finanziari.

Del resto costoro si accontentano di poco:un guadagno coerente con il rischio che assu-mono (dall’8% per un finanziatore, al 35% cheauspica un socio) e un orizzonte d’investimentoesplicito. Non possiamo dare loro torto perchéquando acquistiamo un BTp abbiamo gli stessiobiettivi: una remunerazione per il tempo in cui

immobilizziamo i nostri soldi, tenuto conto delrischio d’insolvenza dello Stato, e un piano dirimborso chiaro. I partner si attendono poi checi sia un management team forte e duraturo (sesiete un imprenditore settantenne che centra-lizza ogni decisione, probabilmente non sareteconsiderati tali) e un piano previsionale che fis-si degli obiettivi e consenta una verifica periodi-ca del conseguimento dei traguardi attesi. I datifinanziari storici sono importanti, tuttavia sonooggi reputati più uno strumento da utilizzare infuturo per verificare l’andamento del piano,piuttosto che il principale fattore per giudicareun’azienda.

Il piano è fondamentale per gli investitori,ma pure per voi. Se resta un semplice foglio,cartaceo o elettronico, riempito di bei numeri ebuoni propositi, rischiate di non percorreremolta strada nel complicato e interconnessomondo attuale. Del resto Toffler fece una consi-derazione interessante: «se non avete una stra-

ALLA RICERCA DI FINANZIAMENTI

Qualche spunto per scrivere

una presentazione di successo

a cura di Guidalberto Gagliardi*

ECONOMIA E MERCATO36 - 4/2011

INNOVARE_ok.e$S:INNO 4 2006 23-12-2011 10:18 Pagina 36

tegia… sarete oggetto della strategia di qual-cun altro».

Il piano di successo dovrà fornire una rispo-sta ragionevole ad alcune domande. Innanzitut-to dovrà fissare i vostri obiettivi di breve, medioe lungo periodo. Dovrete avere chiaro se vole-te sviluppare l’azienda in autonomia (percorsoapparentemente più agevole, ma lento e difficileda finanziare), se crescerete mediante alleanzeo acquisizioni (in quest’alveo ci sono le oppor-tunità migliori, ma anche più complesse), oppu-re se avete in animo di cedere l’attività (per rea-lizzare un profitto, perché siete stanchi e nonavete successori, perché non potete permetter-vi di farla sviluppare o vi state annoiando e vo-lete dedicarvi a nuove avventure).

Definito il perché abbiate necessità di dena-ro, ora dovete esplicitare quanto ve ne occorra.Chiarite a cosa specificamente vi serva: se sianecessario per finanziare il capitale circolanteche si genera quando espandete le vendite e at-tuate iniziative di marketing innovative, se vi oc-corra per ristrutturare l’assetto finanziario, pro-

duttivo o societario o, ancora, se ser-va soprattutto per un investimentoin un bene durevole come può esse-re un impianto di produzione o unafiliale estera.

Nel rispondere a queste doman-de, non ponete inizialmen-

te troppi limiti alle vostreopzioni: avrete tempoper ridurre le vostreattese e selezionare lafonte da cui ottenerequanto vi occorre

quando il vostro pro-getto strategico si tra-sformerà in un piano.

Il documento di presentazioneIl vostro pensiero strategico e il suo proba-

bile riflesso economico-finanziario dovrannoessere formalizzati in una presentazione: in que-sto modo potere rivedere per iscritto quantoavevate considerato mentalmente, parlarne coni vostri collaboratori e, una volta soddisfatti,mostrare a terzi cosa desiderate dal futuro, co-me intendete arrivare a questi obiettivi e per-ché vorreste coinvolgere i lettori nella vostraimpresa.

Questo genere di documenti, di solito dettibusiness plan, cominciano con una sezione ini-ziale, chiamata executive summary, che introducela società e deve indurre il destinatario a pro-seguire nella lettura. Nell’executive summary c’ètutto ciò che occorre per capire il progetto evisualizzarne la prevedibile evoluzione finanzia-ria, senza fronzoli e minuzie. In questo senso èanche un utile riassunto che il potenziale part-ner può utilizzare per rammentare i passaggichiave del vostro programma strategico e redi-

INNOVARE 4/2011 - 37

Tavola 1: modello delle 5 forze di Porter

Customers2

Possible entrants1

Substitutes4

Suppliers

5

3

��Competizione

Interna

INNOVARE_ok.e$S:INNO 4 2006 23-12-2011 10:19 Pagina 37

gere i suoi documenti interni (per esempio l’in-vestment case per un fondo o la delibera di affi-damento per una banca).

Il corpo centrale del piano contiene tutti idettagli commerciali, operativi e finanziari. Disolito è altamente confidenziale e potreste de-cidere di consegnarlo solo dopo che il destina-tario abbia sottoscritto un impegno di riserva-tezza.

Si deve fornire una visione complessiva del-la società, presentandone tipo, settore, localiz-zazione (anche delle eventuali filiali) e principaliaree d’affari (con i relativi ricavi). Segue una de-scrizione dei prodotti o servizi che l’impresa of-

fre, indicando pregi e difetti rispetto a quelliconcorrenti, nonché il fatturato dell’ultimoesercizio e quello preventivato.

Si passa quindi ai dettagli sui mercati serviti,specificandone dimensioni e tendenze secondouno dei classici modelli proposti dalla teoria co-me il 5 Forze di Porter (tavola I).

Se il destinatario del documento è straniero,qualche spiegazione sul nostro sistema-Paesepotrebbe essere opportuna. L’illustrazione delparco clienti e dell’eventuale portafoglio ordinipotrebbe completare il corredo, magari propo-nendo un’analisi ABC.

L’analisi dei vantaggi competitivi, cioè di co-sa distingue l’impresa dai concorrenti, e di quan-to essi siano o meno duraturi occupa di solitola sezione successiva del documento. È un mo-mento di sintesi cruciale dove con modelli co-me il BCG o lo SWOT si chiarisce perché la no-stra società spicca nel panorama di riferimento,come potrà avere un successo finanziario equindi, in buona sostanza, perché il lettore do-vrebbe essere indotto a investirci.

Il capitolo sulla strategia illustrerà al destina-tario cosa, quando e come l’impresa intendeperseguire, partendo dal suo fine ultimo (la co-siddetta “missione”) sino alla strategia per sin-gole aree d’affari, passando per la strategia com-plessiva aziendale. Immediatamente dopo trat-tate la compagine societaria e l’organizzazione(in termini di risorse umane e infrastrutture)che saranno l’elemento fondante per l’imple-mentazione della strategia.

Oltre al curriculum dei manager potrebbe es-

ECONOMIA E MERCATO38 - 4/2011

Struttura finanziaria /Equilibrio finanziariario

Gestione dellʼattivo circolante

Crescitae marginalità

Capacità di rimborsodei finanziamenti e

costo del debito

Capacità redditualee di

autofinanziamento

Valutazione:● apporto di capitale● equilibrio attivo/passivo

Analisi dei risultati industrialidellʼimpresa tenendo contodei cicli economici/settoriali

Valutazione della capacità digenerare cassa e far fronte

agli impegni finanziari

Valutazione della capacità digenerare utili e cassa

Valutazione:● entità delle componenti● variazioni in relazione alla

dinamica aziendale

PN / Attivo Fisso Netto(PN+PFN M/L)/AFNPN/AFN+Magazzino

PN/Posizione Fin. Netta

CAGR 3-5/AUtilizzo Capacità Produttiva

ROSUtente Corrente / Fatturato

PFN / MOLMOL / OOFFOOFF/PFNm

FCF / quote capitale

MOL / FatturatoUtile Corrente / Fatturato

ROCE - ROA - ROI - ROEAmmortamenti / Investimenti

Dilazione media ai clientiDilazione media ai fornitori

Durata media del magazzinoWorking Capital

Tavola 2: i più noti indicatori di bilancio

INNOVARE_ok.e$S:INNO 4 2006 23-12-2011 10:19 Pagina 38

Tavola 3: schematizzazione delle analisi di bilancio secondo le direttrici verticale e orizzontale

2008 2009 2010

Verticale

SOCIETÀ α

2010

SOCIETÀ β

2010

SOCIETÀ γOrizzontale

INNOVARE 4/2011 - 39

sere utile illustrare i profili dei consulenti concui collaborate stabilmente.

I dati economico-finanziariA questo punto il business plan dovrebbe

presentare una sintesi dei bilanci dell’ultimotriennio e una stima per i successivi 3 o 5 anni,lasciando in allegato il materiale civilistico (pos-sibilmente sottoposto a revisione o, in mancan-za, accompagnato dalle dichiarazioni dei redditidella società e dei suoi garanti).

Accanto ai tradizionali prospetti economicie patrimoniali, non possono mancare le tavolecon i flussi di cassa.

Un dettaglio importante per i potenzialipartner è la situazione dello scaduto tanto intermini di crediti commerciali quanto (anzi so-prattutto) di debiti di fornitura.

Ai dati ufficiali è spesso proficuo affiancareun riclassificato pro-forma.

Senza addentrarci nell’argomento, ci limitia-mo a rilevare che per pro-forma intendiamo del-le tabelle che illustrano l’andamento storico de-purato da eventi straordinari, manovre sui con-ti, mutamenti dei principi di registrazione con-tabile, eventi non ripetibili che possano aver“sporcato” i dati storici, soprattutto se compa-rati con le stime per il futuro.

Qualora la società fosse parte di un gruppo,presentate anche i dati consolidati. Lo stessodovrebbe avvenire se in cima alla piramide so-cietaria non ci fosse una holding, bensì la fami-glia dell’imprenditore: in questa fattispecie è im-

portante far emergere le relazioni che legano lesocietà “sorelle”.

È altresì utile proporre gli indici di bilanciorilevanti (la tavola 2 esemplifica alcuni dei piùdiffusi), magari confrontando l’azienda che sta-te presentando con i suoi concorrenti diretti.In questo caso di parla di analisi finanziaria

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ECONOMIA E MERCATO40 - 4/2011

orizzontale e verticale (tavola 3).Si noti che è indispensabile spiegare qualsia-

si evento o situazione aziendale o personaleche abbia avuto un risultato negativo o che pre-senti criticità. Un collegamento con l’analisistrategica e con i piani previsionali è chiara-mente rilevante.

Le conclusioni del business planIl documento culmina con l’esplicitazione

delle fonti e degli utilizzi dei finanziamenti o de-gli aumenti di capitale che intendete raccoglie-re. Fornite tutte le informazioni che possonoessere interessanti per il potenziale partner: am-montare della provvista, composizione in termi-ni di forme tecniche, tempi e modalità di rim-borso (o per l’uscita di un investitore), remune-razione, garanzie concesse…

Le stime previsionali dovranno essere coe-renti con quanto si descrive: avrebbe sensochiedere linee di credito per € 3 milioni conrimborso in 7 anni e presentare solo delle previsioni a 5 anni, magari scordandosi di adde-bitare gli interessi nelle proiezioni dei contieconomici?

Tutto facile, semplice e ovvio? Pensiamo di

no. Redigere un piano efficace, ragionevole e at-traente non è compito agevole. Per avere suc-cesso, non basta conoscere l’azienda e il setto-re, saper analizzare i dati storici e saper prepa-rare un buon modello previsionale.

Non è nemmeno sufficiente essere fortuna-ti (anche se può aiutare…), avere buone rela-zioni con il sistema bancario o dimostrare di es-sersi impegnati nel fornire maggiori informazio-ni sull’azienda.

Non basta leggere uno dei numerosi, validitesti su piani e information memorandum o, tan-to meno, questo breve intervento.

Crediamo che siano importanti una notevo-le sensibilità nell’intuire le domande che il let-tore si pone, un’ottima capacità di comunica-zione, una cura certosina per i particolari e unadimostrata esperienza nel convincere gli inter-locutori sugli obiettivi che vi ponete e sulla vo-stra capacità di conseguirli. Siamo certi che sia-no indispensabili un’azienda dai buoni fonda-mentali, tanta etica e un chiaro programma dilungo respiro.

Guidalberto Gagliardi* Equity Factory S.A. (Lugano, Svizzera)

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DOVE NASCONO LE IDEE42 - 4/2011

Nei precedenti miei articoli pubblicatisu questa rivista2 ho descritto, speroin maniera sufficientemente chiara, i va-

ri aspetti dei necessariprogetti d’innovazione,sia quelli radicali e siaquelli evolutivi, che unapiccola impresa deve sa-per gestire per realizzareun positivo processo di svi-luppo economico e sosteni-bile nel suoi primi anni di at-tività. Ovviamente, parte ne-cessaria del processo di svi-luppo che una piccola impresaintende conseguire, è una suaattenta capacità di interpretarecorrettamente tutti i possibili bi-sogni del mercato locale in cui que-sta piccola impresa intende svilup-parsi, che sono il punto di partenzaper lo sviluppo della piccola impresa.Non solo bisogni già percepiti da moltipotenziali clienti, ma anche nuovi bisogniche la piccola impresa interessata è capace difar emergere tra i potenziali clienti sempre al-l’interno del mercato locale scelto giustamentecome primo obiettivo strategico.

Non è difficile immaginare che la stessa pic-cola impresa una volta avuto successo nel mer-cato locale, supponiamo di chiamarlo mercatoprovinciale, possa essere interessata ad entrarein un mercato leggermente più ampio e forsediverso, cioè quello regionale o addirittura in unmercato molto più ampio, per esempio quellonazionale.

Ovviamente se queste scelte saranno gestitein maniera professionale la piccola impresa au-menterà il suo sviluppo avviandosi ad una di-mensione media.

Ma è opportuno fare la seguente riflessione:avviato positivamente nei primi anni di attività

della piccola impresa ilsuo sviluppo nel mercato pro-

vinciale, si apre non solo l’opportunitàdi verificare un suo positivo obiettivo di svi-

lupparsi nel mercato regionale o addirittura na-zionale, come qui sopra ho indicato, ma la pic-cola impresa potrebbe iniziare a pensare allapossibilità di una nuova aggiuntiva iniziativa peraumentare il suo sviluppo, che si può riassume-re con l’obiettivo di cercare di entrare con suc-cesso in alcuni mercati internazionali, non in al-ternativa ma in aggiunta dei business locali odanche nazionali.

Lo strumento che la piccola impresa ha a di-sposizione, ancora una volta è il processo di in-novazione che, ovviamente, fin dall’inizio apparepiù complesso rispetto a quello iniziale ed an-che a quello successivo fino ad affrontare ilmercato nazionale. Infatti pensando in generaleal mercato internazionale non è affatto difficileper la piccola impresa intuire che il processo diinnovazione deve essere più complesso, non li-

a cura di Eugenio Corti*

LO SVILUPPOINTERNAZIONALE DI PICCOLE IMPRESE (parte IV)

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INNOVARE 4/2011 - 43

neare, deve essere orientato non soltanto adaumentare le caratteristiche tecniche dei nuoviprodotti da offrire, ma anche che si deve basa-re su fattori immateriali, cioè una visione moltoampia del mercato, un forte aumento dell’effi-cienza dei fattori di distribuzione, una maggioreefficienza della catena di forniture, la partecipa-zione alle reti di imprese per la cooperazione elo scambio di informazioni ecc.3. Pertanto lastragrande maggioranza delle piccole impreseda sole non tentano neppure di andare nei mer-cati internazionali, ma aspettano che organizza-zioni specializzate le aiutino concretamente adandare nei mercati internazionali con successo.Infatti il piccolo imprenditore per decidere diandare su mercati internazionali, deve poter ri-spondere positivamente a ciascuna delle se-guenti domande, ma se non sapesse da solo ri-spondere dovrebbe fare riferimento ad una or-ganizzazione esterna che lo possa aiutare a ri-spondere positivamente:

D1: in quale mercato internazionale la miaimpresa potrebbe avere interesse ad entrare?

D2: quale dei nostri business sarebbe op-portuno e conveniente economicamente perquel mercato internazionale?

D3: insieme ai miei collaboratori ho le com-petenze tecniche, organizzative, gestionali, ma-nageriali, promozionali, produttive, commercialiecc. per progettare in dettaglio e in modo esau-riente questa iniziativa internazionale e per ini-ziare la conseguente attività produttiva?

D4: la mia impresa ha la necessaria quantitàdi risorsa finanziaria per coprire non solo tuttii costi della progettazione di dettaglio ma an-che, terminata la progettazione, il necessarioimpegno per l’inizio della produzione e dellacommercializzazione dei prodotti realizzati, oaltrimenti sappiamo come procurarcela?

In generale appare molto evidente che unapiccola impresa da sola non riesce a dare una ri-sposta positiva a questa sequenza di domande,ha certamente bisogno di essere aiutata da unaorganizzazione esterna che l’aiuta a risponderepositivamente a questa sequenza di domande ead operare di conseguenza.

Ecco allora che mi sembra interessante cita-re la metodologia per il sostegno all’internazio-nalizzazione di piccole imprese, che la SocietàCe.S.I.TT., ha progettato e realizzato e chesta promuovendo nei seguenti paesi: Messico,Germania, Turchia e Bulgaria. L’obiettivo strate-gico di qesta società è la creazione di opportu-ne reti internazionali tra la singola impresa ita-liana, opportunamente selezionata, e una costi-tuenda nuova organizzazione.

Al fine di raggiungere gli obiettivi di cui so-pra, Ce.SITT. ha recentemente istituito una

nuova struttura, l’“International Labora-tory for Entrepreneurship and Inno-vation (ILEI)“ 4.

Questa struttura ha il compito di individua-re un paese straniero in cui un gruppo di sele-zionate piccole imprese italiane, anche di set-tori differenti, siano interessate ad aprire op-portune attività commerciali. Quindi ILEI cer-ca ed individua un’analoga organizzazione nelpaese selezionato, che sia capace di individuareper reciprocità nel suo paese piccole impreseoperative in settori anche diversi da quelli in-dividuati in Italia, ma che siano interessate almercato Italiano.

ILEI, in collaborazione con l’individuata or-ganizzazione similare mediante opportuni ban-di, seleziona giovani che siano interessati a col-laborare in modo opportuno con la singola pic-cola impresa italiana già selezionata, e recipro-camente individuare giovani italiani che siano in-teressati a collaborare con le selezionate picco-le imprese del paese straniero.

Il punto importante da sottolineare è che lafutura collaborazione tra la singola piccola im-presa, sia quella Italiana sia quella nel paese stra-niero, con un piccolo gruppetto di giovani del-l’altro paese da selezionare, presuppone la co-stituzione nel paese reciproco di un nuovastruttura, sia essa una struttura produttiva ecommerciale, o solo un ufficio commerciale (va-le a dire o una nuova società produttiva o solouna nuova filiale commerciale, oppure un ade-guato franchising).

Per poter realizzare questo ambizioso pro-getto è necessario promuovere e gestire un so-lido processo formativo dei giovani selezionatisia in Italia e sia nel paese straniero individuato,e questo processo sarà ovviamente centrato sutematiche focalizzate su come si attiva un op-portuno sviluppo imprenditoriale.

Il Progetto, messo a punto da ILEI, è orga-nizzato in sei fasi, che includono un opportunoprocesso formativo dei giovani selezionati, basa-to sulla gestione dell’innovazione e dell’impren-ditorialità, conoscenze che dovranno essere poiapplicate in entrambi i paesi. I dettagli di questacomplessa iniziativa saranno analizzati nel pros-simo numero di INNOVARE.

* Professore fuori ruolo di Gestione dell’Innovazione e Imprenditorialità all’Università del Sannio (Benevento).

Responsabile della Formazione e dell’Internazionalizzazione, CE.S.I.TT. sas - Benevento, e

Responsabile Scientifico e per l’Internazionalizzazione, Geosystems Group. srl., Benevento

2 INNOVARE N° 1 2011 Pag. 30-31; N° 2 2011 Pag. 28-31 e N° 3 2011 Pag. 22-25

3 Si consultino, per esempio, alcuni articoli di FrancescoEstrafallaces (CENSIS) sul tema

4 “Laboratorio Internazionale per l’Imprenditoria e In-ternazionalizzazione” di cui Eugenio Corti è il Direttore

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Per superare le attuali difficoltà non può piùbastare il ricorso alle tradizionali leve (ri-duzione dei costi, riallineamento dei pro-

cessi, alienazione di tutto ciò che non è indi-spensabile per la produzione), occorre aumenta-re gli investimenti e puntare sui nuovi mercati disbocco, transitando dai tradizionali agli emergen-ti e facendo leva sull’innovazione di processo eprodotto.

Questo perché il nuovo Mondo è Multicentri-co, affollato di nuovi protagonisti e con produ-zioni ed attività che si connettono, convergono,si integrano ed intrecciano, in una ricombinazio-ne continua tra mercati e comparti, finanza e ri-cerca, tecnologia ed innovazione.

Quindi per saper cogliere le opportunità lega-te al multicentrismo dell’economia del terzo mil-lennio, è indispensabile saper stringere alleanze efare “rete”, superando la molecolarità delleaziende italiane e accrescendo la consapevolezzache il nostro sistema produttivo, eccessivamenteframmentato, non è più in grado di attendere itempi lunghi di una sua integrazione e di un con-seguente consolidamento dimensionale.

Infatti la struttura principale delle nostre atti-vità economiche si fonda su numerosissime mi-cro e piccole imprese che hanno saputo, neglianni passati, valorizzare i punti di forza della ri-dotta dimensione, rispetto ai complementari ele-menti di debolezza e sono state in grado di indi-viduare quei correttivi (distretti industriali) cheper molto tempo hanno funzionato in modo ot-timale.

Il nostro sistema distrettuale ha avuto la pos-sibilità, con le economie territoriali di osmosi, diconcentrarsi su specialistici settori, con clientiche in relazione alle circostanze, si focalizzavanosia sulla fruizione ottimale del bene (qualità fun-zionale) che sul senso di appartenenza identita-ria del marchio (qualità emozionale) e di ottene-re livelli di produttività, tipici delle grandi azien-de, pur conservando sia il controllo proprietariodiretto, che le ridotte dimensioni.

Le attuali difficoltà, però, impongono soluzio-ni non tradizionali e il Mondo Multicentrico coni nuovi attori sempre più competitivi, richiede unincremento di velocizzazione dei processi edun’interazione continua di elementi non solo

a cura diLuigi Pastore

LO SVILUPPO DELLE PMI NEL MONDO MULTIPOLAREAggregazione e ibridazione laterale

DOVE NASCONO LE IDEE44- 4/2011

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geografici, ma anche tecnologici e finanziari.Per questa ragione le aree distrettuali debbo-

no essere riarticolate attorno alle nuove geome-trie internazionali della catena di subfornitura enon solo utilizzare, come avviene per le grandiimprese, le economie di scala o le curve di espe-rienza, come risposta all’obbligo della contrazio-ne dei prezzi e dell’aumento delle richieste di va-lore offerto.

Pertanto le nostre micro aziende che nonhanno (o non vogliono?)impiegare risorse perinvestire nella ricerca per l’innovazione , debbo-no, in primo luogo, cambiare cultura e prospetti-ve (progetti e non tentativi, definizione di prio-rità e non emergenzialità continuativa), piuttostoche attendere i lunghi tempi della crescita di-mensionale, sia per linee interne che esterne.

Un significativo aiuto che sappia superare lanostra tradizionale “arte di arrangiarsi” indivi-dualmente o familisticamente, può venire dall’im-piego dell’ibridazione laterale che è una rispostasistemica e “reticolare” che non considera la ri-cerca e la conseguente innovazione comeun’occasionale opportunità che a volte consentedi “azzeccarne una”.

Deve essere invece considerata come unamodalità operativa continuativa che sa far cre-scere aggregando le imprese senza fonderle inun unico soggetto, diversificando i processi, con-nettersi e innovare i prodotti, allargando gli oriz-zonti e che agisce su progetti ben definiti e strut-turati, combinando cooperazione e confrontotra individui e tecnologie che arrivano da espe-rienze e settori differenti e sono in grado di at-tivare soluzioni originali rispetto a problemi tra-dizionali.

Operare in questo modo equivale a fare oggiciò che l’unione in distretti faceva ieri e mante-nere l’identità aziendale, senza far scomparire lesingole imprese, diluendole in entità maggioriche hanno in sè il rischio di conflittualità, di pro-

cessi decisionali meno rapidi e non più allineaticon le attuali esigenze del mercato.

Come afferma Enzo Rullani, da molecolari odistrettuali che siano, le nostre microimpresedovranno necessariamente aggregarsi in rete e“fare surfing” sulle grandi onde del cambiamen-to che hanno investito “l’oceano” del MondoMultipolare; perché entrare in rete significa ac-crescere e condividere, in modo sinergico, i sa-peri che sono poi l’essenza stessa dell’economiadella conoscenza.

Così sarà possibile co-innovare, cooperare,aumentare l’efficienza e migliorare l’efficacia suinuovi mercati in crescita, ridurre il rischio e ri-sparmiare sugli investimenti in ricerca e sviluppo,dotandosi di strumenti e processi in linea con letendenze dei mercati più evoluti, anche grazia al-l’impiego strutturato del marketing postconte-stuale.

Dovranno essere le imprese, associate in rete,ad individuare le nuove idee che piacciono alMondo Multipolare e saperle tradurre in solu-zioni vincenti su prodotti ad alto valore ed ingrado di entusiasmare consumatori sempre piùdiffidenti e distratti.

È indispensabile sia che cresca il numero delleaziende che utilizzano le opportunità offerte dallalegge 33/99 che le risorse da impiegare, perché inquesto modo è possibile “ibridare” imprese mani-fatturiere e di servizi e far cooperare chi produce,con chi fa ricerca, con chi offre attività in out-sourcing, marketing strategico e relazionale, infor-matica, finanza e logistica integrata.

Inserendo poi percorsi processuali e proget-tualità diffuse, si potranno aggredire i nuovi mer-cati che con la loro crescita tumultuosa, posso-no offrire quelle occasioni di nuovo sviluppo chesono ormai difficilmente recuperabili sui merca-ti maturi e saturi che sono stati, negli anni passa-ti, le ragioni del successo dei nostri sistemi di-strettuali.

INNOVARE 4/2011 - 45

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L’esperienza di Lucedentro nasce nel 2006,quando la società viene fondata con la mis-sione di sviluppo ed innovazione legata ad

applicazioni fotoluminescenti in numerosi settoriquali: design, arredamento, materiali da costruzione,sicurezza, abbigliamento, in cui sfruttare le pro-prietà di pigmenti capaci di accumulare la luce perrestituirla lentamente durante il buio. Da subito l’e-sperienza si tramuta in sfida: combinare le poten-zialità di design e fashion che il materiale innovati-vo consente, con una visione a 360°, che permettalo sviluppo di concetti abilitanti la sicurezza e il ri-sparmio energetico, secondo modalità inattese esorprendenti.

Lucedentro offre soluzioni di qualità tecnica edestetica, realizzate in collaborazione con designer,architetti, artisti in grado di esprimere al meglio ilpotenziale della fotoluminescenza, assecondandole funzionalità finali del prodotto con qualità este-tica ed un segno distintivo. La proprietà intellet-tuale è al contempo una priorità per Lucedentro:lo sviluppo della tecnologia avviene secondo cri-teri proprietari. Alcuni dei prodotti sono patentpending, dimostrazione di come la tecnologia e ildesign possano trovare uno sviluppo innovativocomune.

La fotoluminescenza è la proprietà fisica distin-

tiva di rari alluminati inorganici presenti in natura,capaci di “catturare” e trattenere la luce solare oartificiale per poi “restituirla” al buio nell’arco diotto ore, con intensità calante.

La tecnologia di Lucedentro rende possibile l’ap-plicazione della fotoluminescenza a una gamma pres-soché illimitata di oggetti mediante l’utilizzo di pig-menti selezionati e certificati REACH, la più recentenormativa europea che regola la sicurezza ambien-tale per gli utilizzatori della chimica di base.

In quanto inerti, i pigmenti non sono deperibili,non sono tossici nè radioattivi, a differenza del fo-sforo utilizzato in passato per ottenere effetti si-mili ma di gran lunga inferiori in termini di durata.La presenza di metalli pesanti è ampiamente al disotto dei limiti prescritti dalle normative europeee americane per categorie di prodotti come i co-smetici e i giocattoli.

La documentazione tecnica completa dellecaratteristiche fisico-chimiche dei pigmenti lumi-nescenti Lucedentro è disponibile sul sito www.lucedentro.com.

VisioneIn tutte le tradizioni che l’umanità ha espresso, il

rapporto tra luce e tenebra ha sempre svolto unruolo centrale, generando metafore di dicotomia o

a cura diLuca Beltrame*

INNOVAZIONI & TECNOLOGIE46 - 4/2011

Se guardi nel buio a lungo,c'è sempre qualcosa

(William Butler Yeats)

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armonia tra questi elementi primari e interdipen-denti. Non esiste tenebra senza luce, né luce senzatenebra.

Il buio è la condizione naturale dell’universo eovunque “portare la luce” è sinonimo, a secondadelle culture, di vittoria del logos sul caos, della sal-vezza sulla perdizione, della rinascita sulla morte.

Con il recupero della luminescenza da elemen-ti naturali, Lucedentro inventa una luminosità diconfine, dove il persistere della luce, nonostante lasua assenza, diventa contatto di un mondo con unaltro, ponte di fiducia tra il buio e la forza della vi-sione che non si esaurisce, ma rinnova il suo mi-racolo nel momento in cui dovrebbe cedere ilpasso all’oscurità.

Con Lucedentro il buio non è più una minaccia,ma una condizione differente da vivere nella bellez-za, nella sicurezza e nel rispetto per l’ambiente, aenergia zero. In tale senso l’innovazione risulta le-gata ad una combinazione di tecnologia, design eapproccio funzionale: il prodotto contiene in séquesti tre elementi in maniera inscindibile.

C’è qualcosa di magico nell’oggetto che non sispegne, una energia gratuita e pulita che rimandaa suggestioni importanti: qualcuno ha definito laluminescenza un residuo del Big Bang originario,altri come il maestro zen giapponese GenjoSan,“un ricordo della luce percepita dal feto nel ven-tre materno”. Elementi di cultura orientale sonocombinati in maniera efficace con tecnologieavanzate ed applicazioni in prodotti di uso comu-ne, cui la fotoluminescenza fornisce connotazio-ni distintive.

Applicazioni di prodottoNelle immagini riportate sono presentati alcu-

ni sviluppi di prodotto in cui Lucedentro ha inve-stito per dimostrare l’applicabilità del concettodella fotoluminescenza su base funzionale, appli-cando materiali innovativi, sviluppati secondoknow-how specifico. I risultati iniziali lasciano bensperare sulla effettiva potenzialità di sviluppo peruna tecnologia che si richiama all’essenza stessadella materia.

Lucedentro utilizza materiali naturali il cui cicloproduttivo è a basso impatto ambientale. Il rispar-mio energetico, implicito nell’utilizzo di pigmenti fo-toluminescenti, contribuisce alla riduzione di CO2,e favorisce una cultura dell’ecosostenibilità.

Il designLa flessibilità d’uso dei pigmenti luminescenti

si presta a nuove applicazioni di design dove la lu-ce diventa parte del progetto enfatizzando laportata emozionale degli oggetti, interattivi an-che al buio.

Lampade, vetri, ceramiche, piastrelle, bottiglie,bicchieri, qualsiasi cosa può aumentare il propriospessore visivo grazie alla luminescenza. Gli og-getti finora confinati ad una percezione diurna,

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INNOVAZIONI & TECNOLOGIE48 - 4/2011

assumono così una nuova dimensione notturna,raddoppiando il loro potenziale espressivo.

La sicurezzaIn caso di black out i pigmenti luminescenti di

Lucedentro rendono visibili vie di fuga, senza ne-cessità di generatori o altri corpi illuminanti atti-vi, di fatto ottenendo in un solo passo risparmiodi energia e sicurezza in condizioni per le qualil’energia elettrica potrebbe non essere disponibi-le. L’innovazione di design è inoltre legata al fat-to che grazie all’adozione della luminescenza inelementi che simulano normalissima ghiaia, o at-traverso deposito di materiale non visibile incondizioni di normale illuminazione, è possibilerichiamare concetti di sicurezza anche in applica-zioni quali giardini o vialetti di accesso, combi-nando la funzionalità con l’eleganza e l’armoniadel paesaggio. Lo stesso effetto è ottenuto in unelemento di sicurezza per antonomasia: il cascodi un motociclista: grazie alla collaborazione conArai un semplice strato di pigmento fotolumine-scente contribuisce a generare un effetto che in-crementa in modo sensibile la visibilità, notturnao in galleria, e contribuisce anche a focalizzarel’attenzione sulla testa del motociclista.

Il risparmio energeticoDagli spazi esterni privati o pubblici come

giardini, terrazze, piazze o marciapiedi, a installa-zioni specifiche come piscine, fontane, vetrine etante altre, con le tecniche sviluppate da Luce-dentro è possibile risparmiare fino al 90% delconsumo elettrico, rinunciando ad una quota diluminosità cui si è abituati, in tutta sicurezza.

* Luca BeltrameLucedentro AD - www.lucedentro.com

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INNOVARE CON LA FORMAZIONE50 - 4/2011

a cura di ISFOR API*

Il 12 dicembre sono stati ospiti dell’ ISFOR APIalcuni rappresentanti del governo andaluso (fo-to 4), Ana Gómez Pérez, Directora General

Servicios Sociales y Atención a las Drogodepen-dencias, Hortensia Aranda, Consejería de Educa-ción. Junta de Andalucía, Juan Labrador AlcarazGutiérrez, Gerente Provincial EPSA Málaga, JuanCarlos Navarro Zafra, Jefe de la Secretaría para laComunidad Gitana, che contraccambiano una no-stra visita effettuata a ottobre a Siviglia.

In occasione della nostra visita in Spagna, ci fe-cero visitare il loro campo di Malaga, “Des losAsperones” in cui il governo sta, dal 2006, attuan-do una politica di inserimento socio lavorativo de-gli zingari che da anni vivono in Spagna (foto 1).

Le loro linee di lavoro sono orientate alla sco-larizzazione, inserimento lavorativo, locazioneimmobili ai fini dello smistamento dei gruppi at-traverso l’inserimento delle singole famiglie all’in-terno della città in differenti rioni. Quindi, condi-tio sine qua non per un reale processo di inte-grazione, la convivenza con gli spagnoli alle stes-se condizioni e con le stesse opportunità di

istruzione e di inserimento lavorativo.A Siviglia siamo stati accolti nella sala giunta do-

po aver effettuato una visita presso il campo deglizingari di “El Vacie” in cui siamo potuti entrare nel-le loro case e chiacchierare con loro. Siamo ancheandati a visitare un asilo che si trova ai limiti delcampo. Educatrici e operatori sociali accudivano ibambini dai 0 ai 6 anni figli delle famiglie del cam-po (foto 2).

I rappresentati del governo andaluso ci hannospiegato che anche a Siviglia stanno cercando, at-traverso l’inserimento lavorativo, di effettuare unreale convivenza tra soggetti attivi economica-mente, seguendo lo stesso modello di Malaga. Maa Siviglia ci hanno portato a visitare anche un rio-ne in cui vivono da anni le famiglie di zingari e que-sto ci ha permesso di capire, in maniera più im-mediata la concreta riuscita di questo tipo di in-tervento.

Questo scambio trasnazionale rientra all’inter-no di un progetto regionale finanziato, attraversofondi europei, dall’Assessorato alla Sanità della Re-gione Sardegna. Il progetto scritto e gestito daIsfor Api, Associazione i Sardi, Cooperativa Volearee, in rete il Comune di Cagliari, prevede, una seriedi attività che mirano a favorire il sostegno scola-stico dei minori, l’inserimento sociale e lavorativodi donne e uomini.

MODELLI E MONDI A CONFRONTO

IN UN’EPOCA DI CRISI

foto 1 - Confronto sui Rom a Siviglia

foto 2 - Asilo a Siviglia

Inserimento lavorativo di etnie“non dedite” al lavoro

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Tra le attività in corso di svolgimento:• Laboratorio di sartoria a cui stanno parteci-

pando le donne del campo. Prepareranno una sfi-lata che verrà realizzata alla fine del progetto

• Attività lavorative degli adulti maschi finalizza-to alla pulizia e al ripristino di alcune zone delcampo

• Affiancamento ad adulti e minori per poten-ziare la conoscenza della lingua italiana scritta e/oparlata.

• Attività mirate al miglioramento della propriaigiene personale

• Dopo scuola mirato all’apprendimento e adattività ludico ricreative.

In realtà lo sforzo che si sta realizzando è quel-lo di creare una vita fuori dal campo. Attivare si-nergie con bambini e giovani che vivono fuori dalcampo. Iniziare a tessere relazioni che, attraversola fiducia e il rispetto, diano l’opportunità a tutti divivere una vita più soddisfacente e responsabile.Aiutare le donne a diventare padrone di sé stessee capaci, nel tempo, di sviluppare un senso pienodi autostima e mentalità futuribile.

Tema dell’incontro è stato dunque quello deimodelli e dei mondi a confronto in un’ epoca dicrisi e solitudini esacerbate dalla mancanza di pen-sabilità futura e di lavoro. Infatti non a caso si èpensato di svolgere una parte dell’incontro anchepresso la Confederazione delle piccole e medie in-dustrie quasi a simboleggiare che il processo di in-tegrazione non sarà possibile se il mondo delle im-prese non sarà coinvolto in processi di inserimen-to lavorativo facendosi carico, almeno in parte eper un senso di responsabilità sociale, di assorbi-re al proprio interno persone di etnie cultural-mente “non dedite” al lavoro.

Nella tavola rotonda che si è tenuta a Cagliaripresso la sala Consiliare del comune in cui siamo

stati accolti dall’assessore alle politiche sociali delcomune Susanna Orrù, sono intervenuti GabriellaLongu Direttore Generale dell’Isfor Api e diret-tore del progetto, Bruno Trenta esperto di culturaRom. (foto 3)

I lavori sono proseguiti presso la sede regiona-le della Confapi Sardegna per i saluti di FrancescoLippi, Presidente regionale della Confapi Sardegnae di Italo Senes, Presidente dell’Isfor Api.

foto 3 - Gabriella Longu e Susanna Orrù

foto 4 - Un momento dell’incontro presso ISFOR API

INNOVARE 4/2011 - 51

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EVENTI52 - 4/2011

L’edizione 2011 di EnerSolar+, l’eventodedicato all’energia solare fotovoltaica etermica, alle tecnologie fotovoltaiche (PV

Tech), agli inverter (Invex) e ad altre energierinnovabili quali cogenerazione, biogas, idroelet-trico, legno e biomasse, geotermia, biocarburanti(Greenergy Expo), che si è svolta dal 16 al 19novembre a fieramilano, Rho, si è conclusa con unrisultato molto positivo. La manifestazione, in-sieme a HTE (tecnologie innovative) e Robo-tica (robotica umanoide e di servizio), che sisono svolte in contemporanea, è stata visitata da31.400 operatori (+7% rispetto all’annoscorso) provenienti da 75 Paesi.

Notevole interesse hanno suscitato le 50 ses-sioni congressuali alle quali sono intervenutiben 350 qualificati relatori, che sono state segui-te da 2.460 operatori. Tra i temi affrontati, adesempio, come progettare e installare il fotovol-taico a regola d’arte, il fotovoltaico come solutionprovider, il progresso tecnologico e lo sviluppo delmercato del solare termico. Nell’ambito di Ener-Solar+ 2011 si è svolto, inoltre, l’Energy StorageConference 2011, organizzato da Artenergy Publi-shing in collaborazione con Updating.

«Siamo particolarmente soddisfatti - ha dichiara-to Marco Pinetti presidente di ArtenergyPublishing, la società organizzatrice - EnerSo-lar+ 2011 si è confermato un evento in continua cre-scita, a conferma della validità della formula che va-lorizza appieno il buon stato di salute del settore cherappresenta. Quest’anno il risultato ottenuto è statoparticolarmente significativo sia per le numerose no-vità introdotte, sia per le sinergie dovute alla contem-poraneità con altri eventi innovativi».

Anche per Valerio Natalizia, presidente diGifi, il Gruppo Imprese Fotovoltaiche Italiane diAnie (Federazione Nazionale Imprese Elettrotec-niche ed Elettroniche), il bilancio è molto positi-vo: «EnerSolar+ si è confermata un’opportunità im-portante per il settore sia dal punto di vista espositi-vo sia per quanto riguarda gli aspetti congressuali,

che hanno consentito di affrontare temi spesso an-che innovativi. Il convegno al quale sono intervenuto,‘Progettare e installare il fotovoltaico a regola d’arte’,ad esempio, ha registrato una notevole affluenza eha suscitato molto interesse».

Un’ulteriore conferma della rappresentativitàdelle manifestazioni arriva dalla dichiarazione diFrancesca Marchini, segretario generale diAssosolare: «EnerSolar+ si conferma anche que-st’anno un appuntamento di riferimento non solo peri tanti operatori del settore, ma anche per i cittadini.Evento tanto più importante perché le rinnovabilistanno attraversando un periodo particolarmente de-licato e di transizione. Come è stato detto nella tavo-la rotonda sull’impatto del IV Conto Energia sul futu-ro degli investimenti nel fotovoltaico, urge la stabilitànormativa del settore, in un’ottica di consolidamentodello sviluppo del comparto, e la semplificazione deiprocessi autorizzativi e delle procedure amministrati-ve, obiettivi questi ultimi condivisi anche con il mon-do bancario. Ringraziamo gli organizzatori di Ener-Solar+ anche per il grande spazio dato alle tante vo-ci del settore, auspicando in questo senso che si rea-lizzi nel prossimo futuro una maggiore unità di azio-ne tra le varie associazioni di categoria».

Anche Agostino Re Rebaudengo, presi-dente di Aper (Associazione Produttori Energiada Fonti Rinnovabili), ha commentato positiva-mente l’esito della manifestazione: «Siamo soddi-sfatti della scelta di aver avviato la campagna Aper“Energie senza bugie” lo scorso 18 novembre proprioall’interno di EnerSolar+ 2011, manifestazione fieristi-ca che ha dimostrato particolare interesse ai temi af-frontati dall’iniziativa. Protagonista di questa campa-gna è il dossier “Energie senza bugie”, scaricabile suwww.aper.it, che contiene un’analisi oggettiva dei costie delle opportunità (tre volte maggiori) legati allo svi-luppo delle fonti rinnovabili. Le illustrazioni di EmilioGiannelli, celebre vignettista del Corriere della Sera,hanno contribuito a rendere più comunicativa e divul-gativa la campagna, conquistando anche i visitatori diEnerSolar+ 2011».

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EVENTI54 - 4/2011

Promuovere ricerca e innovazione, favo-rendo lo scambio di know how tra glioperatori del settore manifatturiero: que-

sti gli obiettivi di MECSPE, la fiera internazio-nale delle tecnologie per l’innovazione organiz-zata da Senaf, che tornerà dal 29 al 31 mar-zo 2012 a Fiere di Parma.

L’area espositiva conterà otto saloni temati-ci - per mostrare il meglio delle produzione intermini di meccanica, controllo e automazione,logistica, stampi e stampaggio, lavorazione dellematerie plastiche, subfornitura e applicazioninell’automotive - che verranno affiancati per ilterzo anno consecutivo da Impianti Solari Ex-po, l’unico evento B2C dedicato alle energierinnovabili per l’industria. Per permettere ai vi-sitatori di orientarsi al meglio, il layout di mani-festazione è stato definito con una precisa ri-partizione delle zone merceologiche “i quar-tieri tematici” - la cui segnaletica sarà ca-ratterizzata da una differenziazione cromatica eda strumenti di visual design studiati ad hoc. Aiquartieri si affiancheranno le isole di lavorazio-ne: spazi in cui le aziende daranno prova delfunzionamento dei loro macchinari, sviluppan-do un particolare tema di lavorazione e le cin-que Unità dimostrative dal Progettoall’Oggetto, che metteranno in scena la

creazione di un oggetto originale e realizzatoad hoc, dalla sua progettazione sino alla suarealizzazione. Ad esempio, all’interno dell’U-nità Dimostrativa Motorsport, i visita-tori potranno vedere la lavorazione dal vivo diun particolare di un motore per il Moto 3 rea-lizzato da Robby Moto Engineering in collabo-razione con IODA Racing, mentre in quella de-dicata alla microlavorazione, realizzata incollaborazione con il DIMEG dell’università diPadova, verranno mostrate le diverse microla-vorazioni: dalla microelettroerosione e micro-fresatura al microstampaggio nel settore medi-cale. E al biomedicale, si rivolge anche l’UnitàDimostrativa dalla diagnosi alla pro-tesi finita che mostrerà ai tecnici del setto-re dentale tutte le fasi e le tecnologie attual-mente presenti sul mercato che permettono dipassare dalla scansione, alla modellazione CADed arrivare alla realizzazione della protesi at-traverso 6 filiere.

Tornerà anche l’appuntamento con le piaz-ze dell’eccellenza, l’iniziativa che – attornoal prodotto finito – ripropone l’intera filierache ha contribuito alla sua realizzazione, esal-tando l’eccellenza industriale delle imprese ita-liane e dei loro subfornitori. Dallara Automobi-li con una sua vettura da competizione sarà

PROGETTAZIONE,MECCANICA

E SUBFORNITURA Protagonisti d’eccellenza di MECSPE 2012

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INNOVARE 4/2011 - 55

protagonista della Piazza del Motorsport,mentre Berman e Autostyle organizzeranno laPiazza del Progettare Auto: al centrodella piazza l’automobile “invisibile” a cui l’a-zienda darà vita collocando in sospensione(quindi senza assemblarli) i pezzi realizzati perconto delle case automobilistiche, alla quale siaffiancano alcuni pezzi provenienti da CentriStile Auto e alcune proposte dei finalisti di Au-tostyle 2011. Con il coinvolgimento dei CentriStile delle maggiori Case Automobilistiche e lacollaborazione delle riviste del Gruppo Tecni-che Nuove verranno poi realizzati workshopsul tema “Progettare l’auto del futuro”. Unavettura solare sarà al centro della Piazzadella Meccanica Innovativa: Emilia 2, lavettura solare che ha partecipato al World So-lar Challenge 2011 in Australia sarà, infatti, tra iprogetti presentati dall’ASTER, Rete Alta tec-nologia dell’Emilia Romagna. Infine, nella Piaz-za dedicata al Progettare leggero nel-la lavorazione dei metalli verrannoesposti prodotti e componenti che sfruttano leleghe ultraleggere in magnesio, particolarmenteinteressanti nei settori aerospace, motorsporte anche automotive viste le ultime normativedel settore.

Completano le piazze la Piazza dell’In-collaggio dove verranno presentate i vantag-gi e risultati ottenibili dalla sostituzione delletradizionali tecniche di giunzione con innovati-vi sistemi di incollaggio: fulcro della piazza ilprogetto di un basamento per una macchinasterilizzatrice bottiglie, realizzato da Promec srl(eccellenza parmense per l’innovazione nel set-tore delle macchine per imbottigliamento), incollaborazione con il Laboratorio SITEIA, Di-partimento di Ingegneria Industriale dell’Uni-versità di Parma; e la Piazza della Simula-zione, dove verrà mostrato un percorso disviluppo prodotto, dall’idea al progetto esecu-tivo, grazie agli strumenti di Computer AidedEngineering (CAE).

L’offerta espositiva si completa con una se-rie di appuntamenti formativi d’alto livello. Ol-tre alla proposta di convegni pensati per l’ag-giornamento degli operatori e organizzati dalleassociazioni di categoria, con la collaborazione

delle riviste del Gruppo editoriale TecnicheNuove, di centri di ricerca e Università, si ag-giungono cicli di speech. All’interno dellePiazze dell’Eccellenza, verranno organizzati daaziende e associazioni, brevi momenti di ap-profondimento che spieghino e contestualizzi-no quanto proposto a livello espositivo.

Fiore all’occhiello di MECSPE 2012, il Pre-mio Leonardo da Vinci un riconoscimen-to assegnato ogni anno dall’Associazione Italia-na Progettisti Industriali e ideato per valorizza-re la figura del Progettista Industriale, ovvero dicolui che abbia portato un valido contributo al-l’interesse comune mediante notevoli realizza-zioni innovative nel campo tecnico.

I numeri dell’edizione 201150.000 mq, 1.091 aziende espositrici, 26.174

visitatori (+15% rispetto all’edizione 2010), 10delegazioni di buyer provenienti da Paesi Este-ri, 36 isole di lavorazione con macchine funzio-nanti, 14 viali tematici, 8 piazze dell’eccellenza.

Gli otto saloni di MECSPE:MECSPE - la città della meccanica specia-lizzata; Eurostampi e Plastix Expo - ilmondo degli stampi e dello stampaggio;Subfornitura - la più grande fiera italianaper le lavorazioni in conto terzi; MotekItaly – l’automazione, la robotica e le tra-smissioni di potenza; Control Italy – lametrologia e la qualità; Automotive – imateriali, le tecnologie e la subfornituraper l’industria dei trasporti; Logistica – isistemi per la gestione della logistica, lemacchine e le attrezzature.

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EVENTI56 - 4/2011

L’Italia è uno dei Paesi europei in cui ilsettore dell’energia da fonti rinnovabilimette a segno nuovi record ogni anno.

Oggi la potenza installata ha superato i 30 GW,e rappresenta il 9% del fabbisogno totale dienergia.

Gli investimenti continuano a crescere, e gliultimi report di Bloomberg New Energy Finance(aprile 2011) che fotografano il settore a livelloglobale, confermano che l’Italia sta giocando unruolo importante non solo in Europa, ma in tut-to il mondo.

La semplificazione dei processi autorizzativiper l’installazione degli impianti, e il potenzia-mento delle misure di sostegno agli investimen-ti, sono due punti chiave del programma delGSE. Per tutti questi motivi, è fondamentale es-sere sempre informati sulle ultime novità delsettore, sia dal punto di vista tecnico-scientifico,sia sotto l’aspetto legislativo, altrettanto impor-tante per chi vuole entrare in questo settoredalle grandi potenzialità.

Questi sono esattamente gli obiettivi diBioEnergy Italy, il punto di riferimento fieri-stico in Italia per tutte le forme di produzione dienergia da fonti rinnovabili. Basta dare un’oc-chiata ai numeri della passata edizione: 142 espo-sitori (di cui il 26% dall’estero), 12.051 visitatoriprofessionali, 9 convegni e seminari tecnici, 22workshop organizzati dagli espositori, e 4 visiteguidate ai migliori impianti di biogas e fotovoltaico.

Oggi produrre energia da fonti rinnovabilipuò essere un’interessante integrazione di red-dito soprattutto per le aziende agricole, l’indu-stria alimentare e le amministrazioni territoriali.Grazie infatti alla grande quantità di scarti pro-

dotti, e grazie alle ampie superfici che questi at-tori hanno a disposizione, possono giocare unruolo importante sia nel settore del biogas, sia inquello del fotovoltaico. BioEnergy Italy punta suquesto tipo di visitatori: operatori qualificati esoprattutto fortemente motivati ad entrare nelsettore. Per soddisfare questa esigenza di know-how, tuttavia, non è più sufficiente un’esposizio-ne internazionale di alto livello. È necessario ap-profondire tutti gli aspetti della produzione dienergia: le applicazioni tecnologiche, la normati-va, le soluzioni tradizionali e innovative, le pro-spettive economiche, gli scenari politici.

Questo è il valore aggiunto di BioEnergy Italy:offrire un know-how qualificato e una continuaricerca di integrazioni che consentano ampliareil raggio d’azione di chi opera nel settore. E lofa anche attraverso un programma di appunta-menti su misura per i professionisti dell’energia.

Tra i diversi appuntamenti di BioEnergy Italy2012, si potranno trovare:

■ L’ottava Giornata Mondiale del Mais■ Il Premio Legambiente-CremonaFiere-

DLG-Chimica Verde per le Best Practicedel settore

■ I seminari sull’utilizzo degli scartidell’industria alimentare

■ Il convegno sulla normativa vigente■ I workshop organizzati dagli espositori■ Le visite guidate ai migliori impianti del

territorio…e molto altro ancora! Un appuntamento

irrinunciabile per chi deve aggiornarsi, per chivuole saperne di più, e per chi crede che le rin-novabili rappresentino il futuro della produzionedi energia. BioEnergy Italy è il frutto di una part-nership unica a livello europeo: CremonaFiere(organizzatrice della Fiera Internazionale del Bo-vino da Latte) e DLG (organizzatrice di AgriTe-chnica e EuroTier) hanno unito il loro profondoknow-how del settore e la loro decennale espe-rienza in campo fieristico internazionale per of-frire uno strumento di lavoro utile e soprattuttoconcreto. I risultati ottenuti nella prima edizionehanno dimostrato che BioEnergy Italy è una ma-nifestazione che risponde precisamente alle esi-genze degli operatori del settore, e ha ormai tut-te le carte in regola per diventare il punto di ri-ferimento per tutta l’area del Mediterraneo.

IL NUOVO BUSINESSDELLE RINNOVABILI

È A CREMONA

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LE PMI SANNO INNOVARE58 - 4/2011

PARTNER IDEALE PER “DOLCI” PROBLEMI

Lyto’s progetta, produce ed installa scaffalatu-re metalliche per magazzini automatici. In 50anni di esperienza nel settore, Lyto’s ha ac-

quisito la capacità di comprendere e di tradurre inpratica le necessità del cliente: l’affidabilità del pro-dotto, le soluzioni e le innovazioni tecniche adot-tate, fra cui il caratteristico giunto ad attrito, fan-no di Lyto’s il partner ideale a cui affidare un pro-getto speciale.

I punti di forza ■ La conoscenza delle peculiarità dei ma-

gazzini automatici■ La capacità / volontà di capire e risol-

vere le necessità del Cliente■ La messa a punto di soluzioni proget-

tuali innovative e personalizzate■ La garanzia di qualità del prodotto nel

rispetto delle norme del settore■ L’affidabilità di una azienda sana, gestita

direttamente da una famiglia di im-prenditori ed animata da un gruppo dicollaboratori esperti nel settore deimagazzini automatizzati.

Il clienteLeader di settore in Italia e presente in oltre

130 paesi nel mondo la società Perfetti VanMelle produce e distribuisce caramelle e gommeda masticare rivestendo un ruolo di primaria im-portanza tra le aziende dolciarie. L’azienda detie-ne numerosi marchi di gomme da masticare comeVivident, Happydent, Vigorsol, Daygum, Big Babol,ma anche di caramelle, come Golia, Morositas,Goleador, Frisk, Alpenlibe, Fruittella e Mentos co-nosciute in tutto il mondo. Il crescente sviluppodel polo produttivo ha richiesto un sempre mag-

giore utilizzo di spazio per gli impianti di produ-zione, sacrificando in parte le attività di distribu-zione, affidate a depositi esterni, con dispendioseattività di navettaggio e movimentazione.

Nasce così l’esigenza di un nuovo centro distri-butivo, avviato a gennaio 2009 a Lainate, e Lyto’s èstata scelta come fornitore diretta per la realizza-zione del magazzino automatizzato.

Il nuovo centro distributivo è in grado di servi-re oltre 48 centri di distribuzione, per 150.000clienti: realizzato in collaborazione con SystemLogistics (www.systemlogistics.it), riceve 24 oresu 24 i prodotti dello stabilimento di Lainate (cir-ca il 60% dei flussi) e dagli altri stabilimenti delgruppo (italiani e esteri).

Il magazzinoSu una superficie di 2.160 mq, con un fronte di

23,5 e una lunghezza complessiva di 92 m, il cuo-re del magazzino è costituito da un deposito au-tomatizzato per UdC pallettizzate di prodotto fi-nito e di imballaggi terziari.

Il magazzino a struttura autoportante realizzatoda Lyto’s ha una capacità complessiva di stoccaggiopari a 10.400 posti pallet da kg. 1000/cad., ripartitasu quattro corridoi in cui operano altrettanti tra-sloelevatori completamente automatizzati.

Per motivi sostanzialmente legati ai flussi dellediverse tipologie di prodotti ed all’ottimizzazionedell’area a disposizione, due corridoi sono staticoncepiti e realizzati per operare con scaffalaturee trasloelevatori a doppia profondità mentre gli al-tri operano a semplice profondità.

In entrambi i casi Perfetti Van Melle ha accoltole soluzioni strutturali Lyto’s che prevedono:

- un rompi tratta singolo centrale in luce ai cor-renti negli scaffali a singola profondità. Questa so-luzione garantisce una ridottissima flessione del

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p a l l e tda 1000 kg.a favore dell’af-fidabilità delle ope-razioni di movimenta-zione in automatico e del-l’integrità dei pallet stoccati nelmagazzino. Il tutto senza perderespazio in altezza e ad un costo decisa-mente contenuto.

- tre stocchetti a tutta lunghezza negli scaffali adoppia profondità. Questa soluzione che Lyto’spropone alla clientela da oltre 20 anni di fatto az-zera la freccia dei pallet sotto carico ed assicuraun’integrità totale dei pallet a magazzino. Rispettoalle tradizionali soluzioni con spalle doppie e pianisfalsati, con questa soluzione si ottengono incon-futabili economie sia nelle strutture metallicheche nelle forche utilizzate per i trasloelevatori.

Il magazzino automatizzato è impostato a circa 5metri sotto al piano campagna e si sviluppa su un’al-tezza complessiva di quasi 21 m. I 12 livelli di caricodella scaffalatura sono suddivisi in base all’altezza deipallet: i primi 10 livelli inferiori sono predisposti perstoccare i pallet di altezza inferiore a 1.120 mm, l’un-dicesimo quelli di altezza fino a 1.300 mm e l’ultimolivello per i pallet fino a 2.100 mm.

Anche per quanto riguarda la scelta del sistema“pavimento magazzino / ancoraggio livellamentodelle strutture”, Perfetti Van Melle ha accolto pie-namente la soluzione che Lyto’s propone da ormaidiversi decenni:

- all’atto della posa delle armature della plateadi fondazione e prima del getto del calcestruzzo,Lyto’s interviene posizionando delle serie di grup-pi tirafondo con piastra livellabile;

- una volta realizzato il getto della platea, Lyto’sinterviene per posare, saldare e livellare di preci-sione sopra alle piastre delle travi in profilo HEA.

- terminata la posa delle travi HEA viene rea-lizzato il getto del pavimento a filo della faccia su-periore delle travi HEA stesse.

Questo sistema che solo all’apparenza com-porta dei costi aggiuntivi, ha diversi vantaggi:

- non è necessario posare tassellimeccanici e/o chimici (la cui tenuta di pro-getto è strettamente dipendente dalla bontà delleoperazioni di posa), e quindi non è necessario rea-lizzare forature e carotaggi della platea. Questoevita sia il pericoloso e sconsiderato taglio dellearmature portanti della platea di fondazione, sia ipesanti addebiti che alcuni produttori di scaffali

addebitano al cliente finale per ogni foro che tro-va un’armatura.

- il livello 0,00 del magazzino viene battezzatodalla faccia superiore del sistema HEA che prov-vede a garantire pienamente il rispettodelle ristrette tolleranze di planaritàiniziale del pavimento imposte dallenorme di riferimento. Questo evita al clienteil contenzioso con le imprese edili poco abituatea tolleranze millimetriche nella realizzazione di unpavimento ed il contestuale addebito dei maggiorispessoramenti che alcuni produttori di scaffali so-no soliti effettuare.

- il montaggio delle strutture avvienein modo più veloce e preciso dal momentoche la posa degli ancoraggi ed il livellamento sonogià stati di fatto realizzati; inoltre le travi HEA con-tribuiscono in maniera determinante alla realizza-zione dell’equi-potenzialità elettrica di tutte lestrutture metalliche del magazzino.

Come spesso capita, anche il rivestimento delmagazzino autoportante è stato realizzato daLyto’s che con una proposta complessiva e qualifi-cata ha saputo garantire materiali e componenti dialtissima qualità a prezzi più che contenuti. Le pa-reti verticali e la copertura sono stare realizzatecon pannelli sandwich composti da lamiere zin-cate pre-verniciate e schiume poliuretaniche; nel-la copertura è stato installato un sistema di eva-cuazione fumo e calore certificato che unitamen-te ad un capillare sistema sprinkler assicurano lariduzione a livelli minimi del rischio incendio.

ConclusioniPerfetti Van Melle è entrato a far parte della fol-

ta schiera di clienti soddisfatti dall’opera realizza-ta da Lyto’s. Il nuovo magazzino ha portato dopopochi mesi di operatività ai risultati attesi sia intermini di funzionamento del sistema che di bene-fici economici.

Un altro importante successo per il mondoLyto’s ed in generale per il mondo dei magazziniautomatizzati in Italia.

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LE PMI SANNO INNOVARE60 - 4/2011

Le norme sono documenti che definiscono lecaratteristiche (dimensionali, prestazionali,ambientali, di sicurezza, di organizzazione

ecc.) di un prodotto, processo o servizio secondolo stato dell’arte; specificano “come fare bene lecose” garantendo sicurezza, rispetto per l’ambien-te e prestazioni certe.

Sono documenti elaborati consensualmente dairappresentanti di tutte le parti interessate me-diante un processo di autoregolamentazione tra-sparente e democratico e, pur essendo di applica-zione volontaria, forniscono agli operatori riferi-menti certi, anche di rilevanza contrattuale. Lenorme sono essenziali per la crescita economica eper il progresso sociale; infatti un’adeguata attivitàdi normazione può:■ facilitare l’introduzione di nuovi prodotti nel

mercato;■ garantire l’intercambiabilità tra nuovi prodotti,

servizi e processi e quelli esistenti;■ dare fiducia ai consumatori in materia di inno-

vazioni;

■ fornire un via alternativa per la divulgazione deirisultati della ricerca scientifica. Infatti proprio dai risultati dei progetti di ricer-

ca parte l’attività di sviluppo, industrializzazione ecommercializzazione di nuovi prodotti; è quindiimportante che nelle prime fasi della ricerca siponga attenzione agli aspetti normativi, progettan-do un vero e proprio percorso per tali attività.Trasferire i risultati della ricerca in una o più nor-me, potrebbe avere un significativo impatto sulsuccessivo utilizzo di tali risultati da parte dell’in-dustria e da parte di altri ricercatori; ciò consen-tirebbe di illustrare chiaramente come tali risulta-ti debbano essere implementati.

La Figura 1 illustra il percorso logico che, giànella fase di preparazione del progetto di ricerca,andrebbe definito al fine di valutare, per ciascun ri-sultato industriale atteso, le attività legate alla nor-mazione ed attribuire ad esse idonee risorse intermini di mesi uomo e/o altri costi (ad esempiocosti per viaggi).

SOMMACT (Self Optimisation Measuring MA-Chine Tools - www.sommact.eu) è un progetto diricerca che ha puntato moltissimo sull’attività dinormazione per i suoi diversi obiettivi. In primoluogo SOMMACT vuole migliorare lapossibilità di misurare i pezzi meccanicidirettamente in macchina, garantendo la ri-feribilità delle misure; dal punto di vista normativol’impatto industriale di questo risultato atteso èstato affrontato studiando una nuova normaa livello ISO (ISO 230-10, Test code for machinetools - Part 10: Determination of the measuringperformances of probing system of numericallycontrolled machine tools). Renato Ottone, Diret-tore R&D di ALESAMONTI e coordinatore scien-tifico del progetto SOMMACT è diventato ProjectLeader per lo sviluppo di questa norma; ciò ha si-gnificato la partecipazione a numerosi incontri in-ternazionali a livello ISO (ISO TC39/SC2) con imassimi esperti mondiali sull’argomento. La primaedizione della norma ISO 230-10 è stata pubblica-

LA NORMAZIONE NEI PROGETTI DI RICERCA

a cura diGianfranco Malagola

SOMMACT(www.sommact.eu) è unprogetto di ricercafinanziato dallaCommissione Europeanell’ambito del 7°Programma Quadro per la Ricerca e lo SviluppoTecnologico ed ècoordinato daALESAMONTI con lapartecipazione di ConfapiVarese

L'ESPERIENZA DI SOMMACT

Verifica se le norme sono in

conflitto o limitano i risultati in-

dustriali attesi dalla ricerca

Sono in conflitto

o limitano?

Allocare significative risorse per

lo sviluppo della normazione

Si

Valutare se una nuova norma

migliora l'utilizzo dei risultati in-

dustriali attesi dalla ricerca

No

Si

No

Si

No

Considerare in ogni caso di al-

locare risorse per seguire lo

sviluppo normativo

Analisi delle norme applicabili

(esistenti o in preparazione)

Esistono?

Migliora?

fig. 1 - Percorso logico per attività di normazione in un progetto di ricerca

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INNOVARE 4/2011 - 61

ta nel Maggio 2011 e sta per essere applicata alprototipo di SOMMACT attualmente in funzioneall’interno di una apposita camera climatica ove èpossibile variare la temperatura ambiente tra 15°Ce 35°C al fine di simulare le condizioni ambientaliin cui operano le macchine utensili (Figura 2).

Altro punto importante per i risultati indu-striali di SOMMACT è la compensazionevolumetrica degli errori geometrici del-la macchina utensile. In questo caso, dall’a-nalisi normativa effettuata all’inizio del progetto diricerca, emergono due casi: una norma esistente,la ISO 3070 (Machine tools - Test condition for testingthe accuracy of boring and milling machines with ho-rizontal spindle) che limita fortemente l’applicazio-ne delle compensazioni alle macchine utensili e lamancanza di una norma internazionale che forni-sca regole chiare sulla compensazione, sia per icostruttori di controlli numerici sia per i costrut-tori di macchine. Queste due situazioni avrebberosicuramente limitato gli utilizzi industriali dei ri-sultati di SOMMACT.

Per il primo caso si è proceduto durante l’ulti-mo meeting ISO TC39/SC2 a Berlino nell’Ottobredi quest’anno a convincere i delegati ISO sulla ne-cessità di revisionare la norma ISO 3070, nomi-nando Gianfranco Malagola di ALESAMONTI co-me Project Leader.

Per il secondo caso il percorso è stato piùcomplesso: si è partiti con il meeting ISO

TC39/SC2 di Seul (KR) nell’Aprile 2010 ove si èdiscusso sulla necessità di un documento norma-tivo e si è deciso che esso avrà la forma di un Te-chnical Report. Dopo un intenso lavoro a livellointernazionale è stato approvato il documentoISO/NP TR 16907 “Machine tools - Numerical com-pensation of geometric errors“ che sta procedendonel suo iter normativo; il Project Leader per losviluppo di questo documento è Renato Ottone.

Tutti i costi sostenuti per le descritte attivitànormative sono stati interamente coperti dallaCommissione Europea nell’ambito del finanzia-mento al progetto di ricerca SOMMACT.

L’intensa attività normativa nell’ambito diSOMMACT è stata riconosciuta dalla DirezioneGenerale per la Ricerca e l’Innovazione dellaCommissione Europea che il 10 Novembre 2011ha organizzato un seminario intitolato “Standardi-sation in Research and Innovation - Practical toolsfor dissemination and implementation of researchresults“ invitando Renato Ottone ad espor-re l’esperienza di SOMMACT come casodi successo nell’ambito dei progetti eu-ropei (i documenti del seminario sono scaricabilidal sito http://ec.europa.eu/research/industrial_te-chnologies/events-research-innovation_en.html).

Sempre più attenzione deve quindi essere ri-volta all’attività di normazione che rappresentauno strumento fondamentale per migliorare l’uti-lizzo e la divulgazione dei risultati della ricerca.

fig. 2

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LE PMI SANNO INNOVARE62 - 4/2011

NUOVA SFIDA PER VML:LE TINTE

METALLIZZATE “MR”Innovazione, competitività e flessibilità sono le carte vincenti dell’azienda di Brivio

Costante attenzione all’evolversi del mer-cato, innovazione continua e soddisfa-zione del cliente senza trascurare la

tempestività e la qualità del servizio. Sono que-ste le carte vincenti della VML, Verniciatura Me-talli Lecco srl di Brivio, nel lecchese.

L’azienda, associata all’Api di Lecco, opera nelsettore delle finiture superficiali e delle prote-zioni anticorrosive da decenni e, sin dalla fine de-gli anni ‘70, ha iniziato ad applicare industrial-mente i prodotti vernicianti in polvere, specializ-zandosi sempre più in finiture speciali e pretrat-tamenti performanti.

«Il nostro obiettivo - hanno spiegato i titolaridell’azienda, Andrea e Vittorio Magni - è lacostante attenzione all’evolversi del mondo del pre-trattamento e della finitura superficiale in genere,per essere in grado di proporre al cliente un serviziodi consulenza completa: individuazione del tratta-mento più idoneo da effettuare, studio colori, utilizzodel prodotto verniciante dalle caratteristiche piùperformanti, esecuzione del ciclo più adatto, indu-

strializzazione, prove di laboratorio ed esecuzione dilavorazioni accessorie.»

Una nuova sfida: tinte metallizzate “MR”

Fra le vernici in polvere termoindurenti, le fi-niture ad effetto metallizzato continuano a gua-dagnare fette di mercato. Questo è particolar-mente evidente nel caso di segmenti quali l’ar-redo per ufficio, gli elettrodomestici e gli ogget-ti per la casa che vedono designer e cosiddetti“trend-makers” costantemente impegnati nellaricerca di design innovativi, nuove finiture enuovi colori dall’effetto metallico. Tali finiturepossono variare nell’aspetto dal lucido all’opa-co, dal liscio allo strutturato, nella tonalità dalchiaro allo scuro.

La maggior parte viene formulata attraversol’uso di pigmenti metallici, principalmente a ba-se di polvere di alluminio. Il problema di tali for-mulazioni è legato al fatto che l’alluminio è unmetallo fortemente elettropositivo, cioè con

a cura diStefania Giussani*

La sede di Brivio (Lecco)

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una forte attitudine all’ossidazione. Tanto mag-giore sarà la sua esposizione all’umidità dell’at-mosfera, tanto maggiore risulterà la sua ossida-zione, con conseguente decolorazione e perdi-ta di brillantezza. Per questo motivo, in alcunicasi, per mantenere l’aspetto estetico dell’effet-to metallizzato e prevenire l’ossidazione, si in-terviene stendendo un ulteriore strato di top-coat trasparente protettivo.

Nel caso di superfici molto lisce e lucide, è ti-pico riscontrare macchie dovute alle micro-par-ticelle di grassi presenti sulle dita della mano (ef-fetto “impronta” o “Finger-pront”). Tale effettorisulta particolarmente evidente e frequente sututti quegli oggetti che subiscono continue ed in-tense manipolazioni, come nel caso di mobili perla casa e l’ufficio, porte, maniglie, piccoli elettro-domestici, apparecchi da illuminazione.

Inoltre la frequente e necessaria pulizia diqueste superfici rischia di danneggiarle, soprat-tutto se si adottano soluzioni detergenti troppoaggressive, come le soluzioni acquose fortemen-te alcaline, o solventi organici. Il rischio di dan-neggiamento aumenta se si abbina l’azione mec-canica come nel caso di spazzolature o di puliziecon spugne di tipo duro.

Al fine di superare le limitazioni tecnichesopra citate, VML ha messo a punto un nuo-vo ciclo produttivo, denominato MR (dall’in-glese “Misture Resistant”, cioè “resistente al-l’umidità”), grazie alla speciale applicazione dinuovi pigmenti di alluminio, eccezionalmente re-sistenti all’ossidazione, all’umidità atmosferica eall’effetto impronta. Questa importante innova-zione ci consente di rivestire i manufatti in tut-te le tinte ed aspetti possibili,in grado di soddisfare i ca-pitolati delle aziende nelsettore dell’arredo metalli-co per ufficio e per uso do-mestico.

L’aspettativa, in termini di dura-ta senza variazioni significative di co-lore, viene in tal modo prolun-gata in modo molto rilevante(più di dieci volte): questa affer-mazione può essere facilmente dimostra-

ta, oltre che dall’esperienza accumulata nel tem-po, anche attraverso test accelerati di laborato-rio, quali ad esempio: la camera umidostatica e lanebbia salina neutra.

Il rivestimento con la tecnologia MR rappre-senta dunque una valida soluzione per tutti queiprodotti che devono essere verniciati con tintemetallizzate e destinati all’uso quotidiano.

Prodotti validi realizzati nel rispetto dell’ambiente

La VML srl è un’azienda la cui “mission” siidentifica nel rendere il proprio servizio flessibi-le e adatto a soddisfare le esigenze di tempesti-vità e qualità richieste dal cliente. L’attenzione al-le esigenze dei clienti e la ricerca di soluzioni in-novative all’avanguardia, fanno si che i processi diverniciatura della VML siano in continua evolu-zione in modo da garantire alla propria clientelala possibilità di essere aggiornati sulle ultimescoperte nel campo della verniciatura.

Inoltre l’azienda si impegna da sempre nel ri-spetto dell’ambiente come testimonia l’introdu-zione, fin dal 1999, di lavorazioni a basso impat-to ambientale (pretrattamenti esenti da compo-sti cromo). Per garantire che i prodotti soddisfi-no i bisogni e le aspettative dei clienti e il rispet-to per l’ambiente, VML ha attuato un Sistema di

Gestione per la Qualità che si ispira alla fi-losofia del miglioramento continuo. Tra-

mite l’adozione della presente politica,VML sottoscrive l’impegno di opera-re nel rispetto di tutte le prescrizionilegislative applicabili alle proprie atti-vità e servizi realizzando così prodottivalidi ed innovativi nel rispetto del-l’ambiente.

* API Lecco

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Alcuni prodotti trattati con le tinte metallizzate MR

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Eccentricità. Tanto eclettica quanto unica. Tin-te shock abbinate a tessuti e stili raffinata-mente nuovi. Per un’autentica innovazione

del più tradizionale degli oggetti d’arredo: la sedia.«L’input progettuale risiede in una costante ricercaestetica, spesso all’insegna della stranezza, dell’ecletti-smo. Il risultato sconvolge sempre il mondo del gustoe lo eleva verso orizzonti eccentrici e bizzarri che al-

la fine si tramutano in tendenza». Conosce bene ilmondo del design e della moda Alex Modonutti, sacosa vuol dire arredare un ambiente con classe edeleganza e quando il suo estro creativo dilaga instili tendenzialmente stravaganti, riconosce quel-l’essenza della tradizione in cui l’azienda di famigliaaffonda le proprie radici.

Dai primi attori dell’industria italiana, è rico-nosciuta come realtà d’eccellenza. L’azienda fon-data da Giordano Modonutti nel 1967, oggi di-retta dalla nuova generazione di cui Alex è rap-presentante e product manager, raccoglie sottol’etichetta “sedia friulana” una forza innovativache spiazza la concorrenza a colpi di design e ine-dita creatività.

Alla Modonutti gli alti e bassi del mercatoodierno non incutono alcun timore. E i numeriparlano da soli. «Il personale interno dell’aziendaconta 40 dipendenti ma richiediamo costantementela collaborazione di una serie di altre imprese in cuilavorano circa 80 addetti – spiega Alex Modonutti-. Le nostre collezioni non sono naturalmente rivolteal solo mercato italiano perché la rotta verso l’inter-nazionalizzazione è già in marcia».

Un terzo del mercato cui la Modonutti rivol-ge la propria produzione è statunitense. Ma cre-sce la domanda in Russia, Francia, Germania, Pae-si scandinavi, Danimarca inclusa. Più recente è in-vece l’ingresso del brand friulano in Gran Breta-gna dove «a Londra ci è stato affidato l’allestimentodi una serie di grandi eventi con il nostro arredo “ma-de in Friuli” – racconta il giovane imprenditore –dai ricevimenti istituzionali di alto livello alle sfilatedelle grandi firme dell’alta modo».

Tra i 500 modelli delle sedie Modonutti, rea-lizzate al 95% con legno di faggio, una versionedorata ha fatto accomodare anche gli ospiti dellaCasa Bianca durante l’amministrazione Clinton.Le chairs Modonutti hanno fatto sedere i grandidella terra al vertice G8 a San Pietroburgo. Per-sonalità della moda e dello spettacolo come Vi-

DALLA CLASSICITÀALLA STRAVAGANZA

a cura diApi Udine

LE PMI SANNO INNOVARE64 - 4/2011

Dal modello Luigi XV alla linea Marilyn. La Modonutti Srl non pone alcun frenoalla creatività imprimibile sul più tradizionale degli oggetti d’arredo: la sedia.

E ingrana la marcia verso nuove mete del mercato internazionale. Il resoconto del product manager Alex Modonutti.

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vian Westwood hanno preso posto in sedie fir-mate Modonutti.

In Italia, oltre le commesse per il Grand HotelVilla d’Este a Cernobbio o per il Four Season del-la Sheraton di Milano, i migliori capitani dell’indu-stria italiana come Gianni Agnelli o Marco Tron-chetti Provera hanno condiviso un incontro se-duti in sedie create dall’azienda di Cividale.

Fra i modelli che hanno dato espressione allacreatività di Alex Modonutti “la sedia di Marilyn,con un imprimitur in stile Warhol, ha lo schiena-le in pelle ed è dipinta a mano ed è stata creataanche in jeans, tessuto emblema della moder-nità”. Di fatto, però, la creazione più importanteModonutti rimane sempre la sedia Luigi XV Me-daglione, a confermare che l’innovazione autenti-ca non può che nascere dal tradizionale.

Il Distretto della Sedia in cui operaGli imprenditori e le loro aziende si trovano

davanti quello che già si ipotizzava da tempo e,logicamente, chi ha saputo essere lungimiranteoggi riesce a difendersi dalla morsa della crisi ead affrontare lo scompenso dei mercati.

È necessario rivalutare e valorizzare la culturaaziendale degli imprenditori del territorio chehanno sempre saputo stare sul mercato, gesten-do l’impresa nelle sue complessità e portandodegli esempi di modelli di sviluppo sia di businessche sociale all’interno dei distretti produttivi.

Si deve trovare il modo di duplicare modelli diinsegnamento da diffondere nelle scuole e nelleuniversità facilitando così l’immediato inserimen-to dei giovani nel mondo del lavoro.

In questo modo saranno salvaguardate l’arte,la cultura, la sartorialità, la tradizione artigianaleche contraddistinguono il Friuli.

Il Distretto della Sedia è stato un esempio disuccesso in tutto il mondo e con il suo prodot-

to, la sedia, ha saputo consolidare importanti re-lazioni commerciali con i più grandi poli del busi-ness mondiale, una realtà paragonabile dieci annifa alla silicon valley.

Il Distretto come caso di studio in tutto ilmondo che ha catalizzato l’interesse dei maggio-ri buyers internazionali dei più prestigiosi nomidella cultura industriale, del design, del marketing,della politica e dell’imprenditoria Italiana. Forse sipoteva fare qualche cosa di più valorizzando lacultura del territorio nelle sue più diverseespressioni, e questo avrebbe permesso di con-tare ancora oggi su un Distretto forte e compe-titivo in cui operano artigiani e imprenditori chehanno saputo essere grandi innovatori, che han-no creduto e continuano a credere nelle loroaziende e che oggi avrebbero bisogno anche delsupporto di una politica industriale per rilanciarel’economia del settore con linee di indirizzo estrategie per lo sviluppo e la crescita.

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Si potrebbe partire dal passato. Raccontare lastoria di Alfonso Braga che nel 1957, insiemeal compagno di studi Marco Pellegrini, ebbe

l’idea di cimentarsi nella produzione di riduttori divelocità. Si potrebbe partire dal presente di Moto-meccanica, una realtà contraddistinta dall’elevataspecializzazione dei suoi 40 addetti e dalla vastagamma degli articoli che produce e che, nel 2010,ha realizzato un fatturato di 11 milioni di euro. Maforse è meglio partire dal futuro, perché propriodi recente l’azienda veronese è diventata intera-mente di proprietà della famiglia Braga e anche laseconda generazione, grazie al bagaglio di espe-rienze e professionalità acquisite, è pronta a co-gliere la scommessa dei mercati.

I quattro fratelli Braga, Alberto, Flavio, Anna eLuisa, ai quali sono ora affidate le redini dell’azien-

da, hanno ereditato l’intui-to e la capacità gestionaledel padre Alfonso che, conil suo saper rischiare e an-ticipare i tempi, è semprestato in grado di soddisfarele richieste di una esigentecommittenza traducendolein prodotti “su misura” dielevata qualità.

Imprenditorialità e inno-vazione continua sono gli imperativi di questaazienda che è una delle espressioni più significati-ve del comprensorio produttivo veronese. Ed èproprio visitando la sede di Povegliano V.se (6000m2 coperti) che si ha la conferma che qui nulla èlasciato al caso. Partendo dall’ingegnerizzazione,sviluppata utilizzando software di modellazionetridimensionale, passando per una gestione dellaproduzione completamente informatizzata si arri-va al prodotto finale. Personale altamente qualifi-cato e un moderno parco macchine garantisconoelevata qualità, certificata da UNI ISO 9001, costicontrollati e consegne ottimali.

Motomeccanica ha scelto di mantenere, riguar-do alla cura della qualità e personalizzazione delprodotto, quell’impronta artigianale che sin dagliesordi la caratterizza come partner di affidabilità ecomprovato know-how in contesti nazionali e in-ternazionali.

«I nostri clienti – sottolinea il dottor Flavio Bra-ga – sono per noi patrimonio inalienabile e con unaventina di loro, vero zoccolo duro degli ordinativi, ab-biamo instaurato rapporti di continuità che ci garanti-scono circa il 50% annuo del fatturato. Attualmente il

a cura diAPI Verona

TRASFORMARSI NEL SEGNODELLA CONTINUITÀ

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Flavio Braga

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mercato interno assorbe il 75% della produzione ben-ché l’estero con Francia, Germania, Spagna, Brasile earea asiatica stia dimostrando grande interesse per laspecificità del nostro prodotto».

L’offerta di catalogo è davvero ricca con ridut-tori ad assi paralleli, ortogonali, epicicloidali ecambi di velocità fino a 100.000 daNm.

I prodotti sono utilizzati da società impiantisti-che di caratura mondiale nei settori della gommacon comando di mescolatori e calandre, nella pla-stica per gli estrusori, nella siderurgia per i co-mandi laminazione per acciaio, nella movimenta-zione portuale per gli argani di sollevamento, nel-l’alimentare per impastatrice e presse.

«Le attuali attenzioni commerciali sono rivolte aisettori dell’energia. Una collaborazione molto sti-molante dal punto di vista tecnico e applicativo –ricorda l’ingegner Alberto Braga – è in corso conalcune società francesi del settore nucleare. Dopouna meticolosa valutazione dei processi aziendalisiamo stati inseriti in una ristretta “Vendor list” perla fornitura di riduttori utilizzati nelle zone ad altorischio della centrale nucleare».

Per le energie rinnovabili è stata lanciata unagamma di moltiplicatori di giri dedicati alla produ-zione di energia elettrica di origine idraulica.

Diverse applicazioni negli ultimi tre anni so-no state fatte sui fiumi Po, Adige, Tanaro, Bacchi-glione.

In particolare a San Giovanni Lupatoto in pro-vincia di Verona il Canale di derivazione Bocche diSorio alimenta una turbina Kaplan con interpostoun moltiplicatore di giri Motomeccanica che per-mette la produzione di 1000 kW di energia rin-novabile.

«La svolta significativa che ci ha portato al pienocontrollo della società – proseguono Anna e Lui-

sa Braga – ci stimola per il futuro. Nostro padre ciha consegnato un’azienda solida e al passo con itempi trasferendoci l’impegno di farla crescere, in-terpretando l’etica di impresa anche nel tempo del-la globalizzazione».

MOTOMECCANICA [email protected]

PRODUZIONEProgettazione, produzione e commercializzazionedi riduttori di velocità ad assi paralleli e ortogonaliANNO DI FONDAZIONE: 1957TITOLARI: Presidente CdA, Alfonso BragaConsiglieri di Amm. Alberto Braga, Flavio Braga, Anna Braga, Luisa BragaFATTURATO 2010: 11 milioni di euroRISORSE UMANEAddetti alla produzione: 30 / Impiegati:10

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Innovazione è stato da sempre il credo azien-dale di Geatecno, azienda leader nel meridio-ne per la progettazione, realizzazione e manu-

tenzione di impianti fotovoltaici grid connected.I suoi giovani amministratori ne erano convintifin dal 2006 quando l’azienda iniziava a muoverei primi passi in un terreno ancora sconosciuto,quando investire sulle fonti rinnovabili non eraancora diventata una moda. I risultati raggiunti inquesti anni e i riconoscimenti ottenuti in questiultimi mesi, dallo Smau alla Cina, danno ragionee confermano quella intuizione iniziale: l’innova-zione è l’unica strada da battere per poter af-frontare le sfide dell’economia globale.

Premio nazionale innovazione ICTSMAU 2011

A partire da gennaio 2010, Geatecno haadottato un sistema di Customer RelationshipManagement (CRM) open source, con lo scopodi riunire in un unico database le informazionirelative ai contatti commerciali raccolti dai pro-

pri consulenti per avere un continuo rapportocon i clienti sia nella fase pre-vendita, ma so-prattutto nella fase post-vendita offrendo servi-zi ad alto valore ai clienti, attraverso un sistemadi monitoraggio, sviluppato e realizzato interna-mente alla Geatecno, che permette di verificarein real time il corretto funzionamento dell’im-pianto fotovoltaico.

Tale sistema permette all’azienda, in fase dipost-vendita: il monitoraggio continuo e l’archi-viazione di tutti i parametri di funzionamentopresso il Cliente e presso la control room del-l’azienda (il collegamento è realizzato via mo-dem GSM/ GPRS); il controllo e la visualizzazio-ne degli stati degli interruttori/sezionatori AC eDC, dispositivo di interfaccia, scaricatori di so-vratensione, allarme visivo, sonoro e sms in ca-so di anomalia. L’essenza di questo innovativo si-stema risiede nella possibilità di acquisire e ar-chiviare on line e in real time tutti i parametri difunzionamento dell’impianto, calcolare in funzio-ne dei dati ambientali istantanei la potenza pro-ducibile, comparare il dato teorico con quelloreale misurato.

L’hardware è realizzato su base plc (program-mable logic controller) per i medio- grandi im-pianti e su scheda elettronica appositamenteprogettata e realizzata per gli impianti più pic-coli. In caso di qualsiasi malfunzionamento oanomalia il sistema ne visualizza su display dedi-cato la causa, provvede alla segnalazione visivaed acustica dello stato di allarme, invia un sms alresponsabile di impianto ed al personale tecnicodi Geatecno per un immediato intervento.

Un grande vantaggio, quindi, poiché conside-rando che gli incentivi del conto energia sonodirettamente legati alla produzione di impianto,con tale sistema si riesce a massimizzarne la re-

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a cura diValentina Ventricelli*, Roberta Genghi**

GEATECNO DAL PREMIO INNOVAZIONE

DELLO SMAU DI MILANOALLA CINA

CRONACA DI UN’ECCELLENZA PUGLIESE

Sistema di telecontrollo, visualizzazione su smartphone

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sa. In termini economici questo vuol dire, in so-stanza, garantire l’investimento effettuato, assi-curandone il rientro nei tempi previsti in fase diprogrammazione. Al fine di rendere user friendlyla consultazione e l’immediata comprensionedei dati di sistema anche ad utenti non esperti,Geatecno ha sviluppato un’interfaccia softwaredi facilissima interpretazione, del tipo web ba-sed, con comandi di integrazione e finestre di vi-sualizzazione molto intuitive. L’archiviazione deiparametri di funzionamento e quindi della storiadi impianto avviene in situ, presso il cliente, tra-mite un personal computer dedicato con fun-zione di data logger. Gli stessi dati sono tra-smessi, poi, tramite linea GSM/UMTS riservata,al server aziendale di Geatecno ove vengonocollezionati ed archiviati, realizzando, di fatto, unesatto clone del sistema presente presso ilcliente.

Ciò consente ai tecnici preposti di verificarein modo ancora più puntuale ed esperto chetutto stia funzionando in modo ottimale e alcontempo di analizzare e confrontare le perfor-mance delle diverse tipologie di impianti realiz-zati individuando così i componenti più validi ele soluzioni più efficaci, nell’ottica di un continuomiglioramento progettuale.

In ultimo, poi, per chi desidera conoscere lostato del proprio impianto anche in mobilità,Geatecno ha recentemente sviluppato per i piùdiffusi smartphone applicazioni specifiche checonsentono all’utente di connettersi al propriosistema di monitoraggio ed accedere in remotoa tutte le funzioni fruibili in situ. In particolare ilsistema permette in ogni istante di confrontarela potenza erogata dall’impianto con quella teo-ricamente attesa in base alle condizioni ambien-tali e controllarne la reale efficienza, produzionee quindi l’incentivo economico maturato.

Proprio grazie a questo innovativo sistema,Geatecno si è aggiudicata il Premio nazionale in-novazione ICT nella categoria Business Intelli-gence & CRM, nell’ambito dello SMAU 2011, laprincipale fiera italiana dedicata all’Information& Communications Technology (Milano, 19 ot-tobre 2011). Geatecno è stata l’unica realtàaziendale del Centro Sud Italia ad aggiudicarsi ilprestigioso riconoscimento. L’azienda è inoltrerisultata finalista nella categoria “Marketing eVendite”.

A rappresentare l’azienda e ritirare il premioGiuseppe Bratta, direttore commerciale Gea-tecno, fondatore del Distretto pugliese delleEnergie Rinnovabili e Presidente della SezioneEnergia di Confapi Bari-BAT, che dichiara: «esse-re premiati come eccellenza pugliese nel settoredelle rinnovabili, in un prestigioso contesto naziona-le che ha visto negli anni scorsi premiate prestigio-se multinazionali di ogni settore, è motivo di orgoglioper la nostra azienda totalmente “made in puglia”.

Un’azienda che ha sposato il territorio e la sosteni-bilità con lo stesso. Ancor di più in un momento dicrisi economica, quale quello che stiamo vivendo, ta-le attestazione ricevuta in terra lombarda diventamotivo di riflessione sull’investimento nell’ innovazio-ne in modo particolare per quelle aziende meridio-nali che vogliono essere il “nord” dell’Italia».

Missione Cina – Progetto Renewall–novembre 2011

E sono state proprio queste riflessioni e que-sta voglia “di fare” a spingere Geatecno a volarein Cina nell’ambito del progetto Renewall (Re-gional New Energy & EnviromentAL Links), dal 7all’11 novembre scorsi, nelle due province delloZhejiang e del Guandong. Il coordinamento delprogetto Renewall (cofinanziato dalla RegionePuglia, dalla Regione Emilia Romagna e dal Mini-stero degli Affari Esteri), è stato affidato intera-mente alla Puglia.

Beppe Bratta, direttore commerciale Geatecno e Loredana Capone, assessore regionale allo sviluppo economico, allo Smau Milano 2011

Gianni Ventola, direttore operativo Geatecno, Nichi Vendola, presidenteregione Puglia, Beppe Bratta, direttore commerciale Geatecno

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Lo scopo della missione è stato quello di pro-muovere il partenariato istituzionale ed econo-mico, gli scambi tecnologici, le opportunità di in-sediamento tra le due regioni italiane (con le im-prese e le organizzazioni pugliesi del settore del-la green economy in prima fila) e le province ci-nesi del Guangdong e dello Zhejiang, nei settoridella Green economy.

Geatecno è stata tra le società promotricidell’accordo sottoscritto tra il Presidente dellaRegione Puglia Nichi Vendola e il presidente del-la provincia del Guandong per la realizzazione diun progetto pilota su quartiere di Canton (di cir-ca 500.000 abitanti), nello specifico su una areaurbana eco-sostenibile ad impatto “zero” inte-grato nei settori ambiente/energia/edilizia.

Un grande risultato ottenuto dal PresidenteVendola, dalle aziende e dai distretti pugliesi chehanno partecipato alla missione. È lo stessoBratta, che ha rappresentato l’azienda in Cina, acommentare «l‘auspicio e soprattutto l’obiettivoche Geatecno perseguirà nei prossimi mesi è quel-lo di continuare a coltivare con la Cina relazioni ditipo istituzionale, culturale e aziendale. Quello cine-se è un paese in enorme crescita (con un PIL annuodel 10% circa). Siamo certi che il mercato cinesepossa offrire tante opportunità per tutte quelleaziende in grado di relazionarsi e dialogare con la“fabbrica del mondo”. Per questo riteniamo che lanostra avventura in Cina sia solo all’inizio».

Valentina VentricelliRoberta Genghi

* Confapi Bari e BAT** Ufficio Stampa Geatecno

Loredana Capone: «I NOSTRI INVESTIMENTIHANNO DIFFUSO LA CULTURA DELL'INNOVAZIONE. ADESSO SIAMO LA PRIMA REGIONE DELMEZZOGIORNO»

A rappresentare la Puglia nell'ambito dello Smau 2011 è stata la vicepresidente eassessore regionale allo sviluppo economico Loredana Capone. È lei a dichiarare:«arrivare a simili traguardi nell’innovazione è diventata ormai una caratteristica costantedella Puglia. Allo Smau la nostra è stata l’unica regione del Mezzogiorno ad aver ricevutotre premi (oltre a Geatecno, ad aggiudicarsi i premi sono stati la Provincia Barletta-Andria-Trani e l'Avvocatura Distrettuale di Stato di Bari, ndr).

Stiamo raccogliendo i frutti di investimenti pubblici che hanno contribuito adiffondere una sensibilità nuova nella pubblica amministrazione: l’innovazione comestrumento che aumenta la competitività aprendo nuovi mercati, ma anche come mezzoper facilitare la vita dei lavoratori e dei cittadini. Abbiamo messo l’innovazione al centrodelle politiche di sviluppo regionale, investendo in ricerca e sviluppo più di 1,76 miliardidi euro nella programmazione 2007-2013. Per farlo abbiamo costruito una strategia chemette insieme vari attori: non solo le imprese, ma anche le università e i centri diricerca, il sistema della formazione, il partenariato sociale, le istituzioni. Così abbiamoraddoppiato il numero di brevetti e siamo la prima regione del Sud per il numero diimprese innovative.

Per l’innovazione abbiamo messo in campo con il Piano straordinario per il Lavoroquattro bandi per un investimento totale di 30,6 milioni di euro. Stiamo raccogliendorisultati straordinari se si pensa che l’unico di questi bandi già chiuso, Partenariatiregionali per l’innovazione, ha totalizzato 86 richieste per oltre 76,6 milioni di euro».

Beppe Bratta e Gianni Ventola in visita presso azienda cinese

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DAL MONDO CONFAPI72 - 4/2011

Èstato grande il successo di partecipazione al-la serie di incontri sui rapporti tra Arte e Im-presa, organizzati da Apindustria e Api Gio-

vani in collaborazione con Randstad, Sigla – agen-zia di comunicazione, Dipiemmestudio e Fapi, Fon-do Formazione PMI. Almeno 200 persone hannoaffollato gli incontri iniziati ad aprile con la parte-cipazione di Silver, il papà di Lupo Alberto, e che siconcludono il 15 dicembre con un incontro chevuole celebrare Sergio Bonelli, editore recente-mente scomparso, che con i suoi personaggi (Tex,Zagor, Mr. No, Martin Mystere e Dylan Dog per ri-cordarne alcuni) ha accompagnato i lettori italianinegli ultimi sessant’anni.

«È stato un progetto che ha mantenuto tutte leaspettative – ha sottolineato durante l’incontro dichiusura Erica Gazzurelli, presidente diApi Giovani – incontri interessanti, relatori che sisono messi in gioco e hanno condiviso le loro espe-rienze e molti imprenditori che hanno ritrovato l’orgo-glio di un’attività che li porta a poter essere conside-rati i veri artisti del 2000. Solo un artista-imprendito-re infatti, creativo e tenace, può riuscire a trovare l’in-novazione che consenta di uscire dalla crisi».

Sotto il titolo L’Arte: che impresa! si sono suc-ceduti incontri che hanno visti protagonisti dise-gnatori di fumetti, storici dell’arte, restauratori,editori e sceneggiatori: tutte persone che hannofatto dell’arte una professione.

Ad aprile Guido Silvestri in arte Silver, il “papà”di Lupo Alberto, ha spiegato che si sente più im-prenditore che artista e che Lupo Alberto oltre adessere un personaggio dei fumetti molto amato èanche il protagonista di una politica di merchandi-sing molto curata.

«La gente spesso pensa che il fumettista non sia unvero mestiere – ha spiegato Silver – che sia tuttoimprovvisazione e non ci sia invece dietro un lavoro digruppo, un confronto costante con il mercato. Per que-sto preferisco definirmi un artigiano più che un artistae sulla mia carta d’identità c’è scritto imprenditore.Quando hai dei clienti che attendono il lavoro a sca-denze fisse non puoi permetterti di aspettare che ar-rivi l’ispirazione».

Il secondo incontro ha invece visto la parteci-pazione dell’artista e restauratore GiuseppeBilloni e dello storico dell’arte Paolo Ber-telli che hanno affrontato il tema delle bottegheartistiche italiane partendo dal restauro di un’o-pera seicentesca di Antonio Maria Viani. Gli artistirinascimentali erano veri e propri imprenditoriche affrontano il mercato cercando di ottenere gliappalti e le commissioni migliori e dovevano ge-stire i collaboratori, i costi delle forniture e i tem-pi di lavorazione proprio come ai giorni nostri.

A seguire Giovanni Agosti, storico dell’artee curatore di importanti mostre come quella diMantegna al Louvre nel 2008, ha parlato del die-tro le quinte delle grandi esposizioni d’arte e delpunto di equilibrio che occorre trovare tra vali-dità del progetto scientifico, importanza delleopere esposte e numero dei visitatori.

Nel penultimo incontro invece è stata la voltadi Marco Zapparoli, della Marcos y Marcoscasa editrice indipendente di Milano, che si è con-frontato con i partecipanti sul mercato del libro.L’editore ha sottolineato come in Italia manchi untarget di lettori che stia a metà tra chi legge mol-ti libri all’anno e chi non ne legge nessuno. Questaè la vera difficoltà con cui si confrontano gli edi-tori che devono puntare su prodotti di qualità esu un rapporto forte e di fiducia con i librai.

L’ARTE CREAINNOVAZIONE

Un confronto aperto tra artisti e imprenditori

a cura diGiacomo Cecchin*

I relatori dell’incontro sul libroda sinistra Marco Zapparoli di Marcos y Marcos e Erica Gazzurelli, presidente Api Giovani

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«Abbiamo voluto chiudere questa serie di incontririportando a Mantova Silver e mettendolo a confron-to con Alfredo Castelli – ha dichiarato Erica Gaz-zurelli – siamo contenti che abbiano accettato per-ché ci sarebbe piaciuto chiudere gli incontri avendocome ospite Sergio Bonelli, venuto a mancare improv-visamente lo scorso settembre. Sergio Bonelli incarna-va davvero la figura di imprenditore-artista: un editoreche ha fatto la storia del fumetto italiano e ha lancia-to personaggi come Dylan Dog, un autore che hacreato Zagor e Mr No e gli ha fatto vivere storie indi-menticabili».

@PI WEB 2011: una serie di incontritra internet e dintorni

Quale azienda oggi non dispone di un sito in-ternet aziendale? Pensiamo siano veramente po-che ma questo non significa che tutti sappiano uti-lizzare al meglio gli strumenti che la rete mette adisposizione delle aziende per farsi conoscere esoprattutto per impostare una politica commer-ciale che non solo porti risultati ma sia misurabi-le concretamente nei suoi effetti. Apindustria èpartita da questa considerazione per organizzarela serie di incontri che fanno parte di un ciclo in-titolato @PI Web 2011 – Incontri su internet edintorni realizzato grazie al sostegno e alla colla-borazione di alcune aziende associate: DipiemmeStudio, Nur e Sigla – agenzia di comunicazione.

«L’idea è quella di fornire alle aziende degli stru-menti concreti per sfruttare al massimo le potenzialitàofferte dalla rete – ha dichiarato Giacomo Cec-chin, responsabile della Comunicazionedi Apindustria – nel primo incontro che si è te-nuto nell’ultima settimana di ottobre si è affrontato iltema del sito aziendale e di come trasformarlo dasemplice vetrina di prodotti ad un vero e proprio stru-mento di business».

Massimiliano Boschini (Dipiemmestudio) e Stefano Violi (Nur) hanno affron-

tato in modo efficace e diretto quali sono le ca-ratteristiche di un buon sito web e come si puòprovare a migliorarlo. Dopo una breve panorami-ca sulla storia del web, tra passato presente e fu-turo, si è parlato del perché avere un sito e di qua-li obiettivi ci si propongono (informare, condivi-dere, business?) e di quali regole rispettare per unsito a regola d’arte (eye tracking e fattori di suc-cesso). Il tutto accompagnato da case historyaziendali che hanno consentito ai partecipantipresenti di avere una dimostrazione concreta edesempi da applicare direttamente in azienda.

A seguire si è affrontata la tematica dell’indiciz-zazione sui motori di ricerca con Simone Pa-ganini di Dipiemme Studio che ha evidenziatocome la realizzazione del sito sia solo il punto dipartenza. Occorre lavorare per essere visibili suimotori di ricerca e in particolar modo su Googleper far sì che i navigatori possano trovare facil-mente prodotti e servizi aziendali.

Tutti gli incontri sono a partecipazione libera egratuita e il ciclo proseguirà con appuntamenti de-dicati alla promozione pubblicitaria tramite i So-cial network, all’e-commerce e al Marketing mix.

* Api Mantova

Ecco i titoli e le date degli incontri

Segnaliamo date e titoli dei prossimi incontri delciclo: - La vendita in un click: l’ABC dell’e-commercedal sito alla logistica (25 gennaio 2012);- È il momento del Marketing mix: come attiva-re un progetto di comunicazione tra carta, web,radio e Tv (22 febbraio 2012). Tutti gli incontri a partecipazione gratuita inizie-ranno alle 17.45. Per informazioni tel.0376221823, www.api.mn.it e la pagina FACE-BOOK dei giovani imprenditori API.

Alcuni dei promotori dell’iniziativa Api Web 2011da sinistra Gianmarco Daolio (Dipiemme studio), Tiziano Prati (Sigla), Carlo Mondini (Dipiemme studio) e Daniele Gotti (Nur)

platea di imprenditoridegli incontri

su Internet e dintorni

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DAL MONDO CONFAPI74 - 4/2011

L’Api Napoli e i percorsi di innovazionedi prodotto per le PMI: avviati, in col-laborazione con alcune Università

ed Enti di Ricerca campani, laboratorisperimentali di industrial design,marketing e comunicazione digi-tale e internazionalizzazione.

Un’Associazione di categoria delle PMI haanche la funzione di rappresentare e significa-re come si evolva nel tempo il “fare impre-sa” in un determinato territorio nell’epoca del-l’economia della conoscenza, con le risorseumane e culturali di cui esso disponga o che è ingrado di formare.

In quest’ottica, l’Api Napoli si sta impegnandoper offrire alle PMI delle opportunità per speri-mentare dei percorsi di innovazione diprodotto, che consentano di integrare le compe-tenze chiave di questo processo, il più delle voltenon disponibili in via ordinaria nelle risorse umanedelle imprese minori. In collaborazione con alcuneUniversità ed Enti di Ricerca campani, l’Associazio-ne ha avviato dei laboratori sperimentali diindustrial design (focus su materiali innovativie ecodesign) e marketing e comunicazionedigitale (focus su web marketing e social businessnetworking) e negli ultimi mesi, a completamentodella filiera di competenze necessarie, ha aggiuntoun canale di internazionalizzazione (focussui paesi del Mediterraneo e del Medio Oriente).

Il metodo di lavoro è basato sulla costituzione digruppi di lavoro misti con la presenza di risorseumane aziendali, docenti, ricercatori, esperti e neo-laureati per sperimentare come, partendo dall’at-tuale produzione dell’azienda, quei prodotti po-tranno evolversi nei prossimi anni.

“Come sarà il mio prodotto tra cinque anni?”, èla domanda da cui il gruppo di lavoro parte per pro-spettare un design che valorizzi in modo nuovo la ole funzioni d’uso del prodotto, che consenta di uti-lizzare nuovi materiali a minor impatto ambientale.

“Quali saranno le motivazioni d’acquisto delmio prodotto?”, si chiede nel contempo il gruppo.Si integra, quindi, il processo di generazione delnuovo prodotto, immaginando di declinare le pos-sibili motivazioni attraverso modalità interattive,per relazionarsi con i potenziali acquirenti/consu-matori stabilendo, per quanto possibile, uno scam-bio informativo ed una condivisione di aspettative.Su quest’ultimo punto, un passaggio significativo,

per le imprese minori, è quello di cominciare amodificare la strategia di relazione, passando da unmodello basato sulla comunicazione dell’azienda adun modello incentrato sulla comunicazione di pro-dotto.

Attualmente l’Api Napoli sta prospettando co-me trasporre questo percorso innovativo su scalainternazionale. Partendo dalla favorevole predispo-sizione verso i prodotti che rappresentano l’”ita-lian way of life”, si sta provando a definire come, inalcuni paesi del Nord Africa e del Medio Oriente,la flessibilità produttiva tipica delle PMI possa esse-re giocata vantaggiosamente per accordare il madein Italy alle preferenze locali. In questa strategia, unruolo importante è quello delle filiere produttiveintersettoriali e complementari, che, dal punto divista organizzativo, l’Associazione sta configurandoadottando il nuovo istituto giuridico del “contrattodi rete”. In relazione a queste sperimentazioni ag-gregative, l’Api Napoli conta infine di poter metterin rete, nell’ambito del sistema nazionale della Con-fapi, le esperienze che sta maturando, sia per con-dividere le best practices con altre esperienze ter-ritoriali sia per provare a costituire delle reti ag-gregative di secondo livello, che consentano, a tuttii partecipanti, una maggiore scala operativa, soprat-tutto sulla scena internazionale.

Il denominatore comune al percorso innovativodescritto è dare l’opportunità ad alcune giovani ri-sorse umane qualificate – i neolaureati che parteci-pano ai gruppi di lavoro – di farsi conoscere e ap-prezzare dagli imprenditori e poter diventare unaleva aziendale interna in grado di accrescere la ca-pacità dell’impresa a vivere attivamente e significa-tivamente i processi ordinari di innovazione. Per-ché innovare un prodotto, oggi più che mai, primadi essere un fenomeno economico è una manife-stazione culturale sempre più impegnativa.

* Segretario generale e Responsabile Ricerca e Sviluppo Api Napol

PERCORSI DI INNOVAZIONEDI PRODOTTO PER PMI

a cura diLuigi Cafiero*

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DAL MONDO CONFAPI76 - 4/2011

Si è svolto presso l’Aula Magna di Palazzo Sca-ruffi il seminario dal titolo: “Fatturazione elet-tronica e conservazione sostitutiva dei docu-

menti”, organizzato da Confapi pmi Reggio Emilia,in collaborazione con la Camera di Commercio diReggio Emilia.

Il temaLa fatturazione elettronica desta sempre maggior

interesse fra le imprese e le pubbliche amministra-zioni come strumento cardine per ottimizzare le at-tività di trattamento dei dati connesse con i ciclicommerciali e le rilevazioni a fini amministrativi. L’in-contro ha fornito un quadro sistematico della regola-mentazione anche in relazione alla prossima introdu-zione della fatturazione elettronica obbligatoria neirapporti con la Pubblica Amministrazione. Sono inol-tre state analizzate le criticità interpretative più signi-ficative per chiarire le perplessità percepite dagli ope-ratori e far comprendere le potenzialità di risparmiodi tempo e di costi derivanti dall’adozione di un pro-cesso automatizzato. Gli esperti hanno fornito indica-zioni tecniche e pratiche per incentivare il passaggiodelle piccole e medie industrie ad un sistema di ge-stione elettronico delle fatture e del ciclo documen-tale aziendale, identificandone i percorsi attuativi.

Il programmaIl programma ha visto in apertura i saluti istitu-

zionali di Cristina Carbognani, PresidenteConfapi pmi Reggio Emilia, e di Lorenzo Tra-bucco, Direttore Agenzia delle Entrate di ReggioEmilia. Successivamente è stata presentata la rela-zione di Valeria Panzera, Funzionario dell’A-genzia delle Entrate di Reggio Emilia, sul tema “Li-

neamenti giuridici: rapporti con la Pubblica Ammi-nistrazione e nuovi scenari europei”.

Sono quindi intervenuti tre esponenti dell’Univer-sità di Modena e Reggio Emilia: Mauro Zavani su“Il ruolo attuale dei sistemi informativi aziendali” eChiara Nigrisoli su “Diffusione degli strumenti didematerializzazione”, entrambi del Dipartimento diEconomia Aziendale e Paolo Di Toma del Dipartimen-to di Comunicazione ed Economia, su “Analisi dei co-sti e benefici nelle pmi: il caso Lincar spa”.

Infine Maurizio Catellani, responsabile svilupposoftware del Gruppo Sinapsi srl, ha trattato l’argo-mento dal punto di vista tecnico. In chiusura si è te-nuto un interessante e vivace dibattito.

L’attività di Confapi pmi Reggio EmiliaCristina Carbognani, Presidente Confapi pmi Reggio

Emilia, ha così illustrato l’attività svolta dall’Associazio-ne per aiutare le imprese in questa azione di innovazio-ne procedurale: «Abbiamo commissionato all’Università diModena e Reggio Emilia la realizzazione di uno studio sulgrado di conoscenza della fatturazione elettronica che è ri-sultato piuttosto limitato, poiché la maggior parte delle im-prese dichiara di conoscere solo a grandi linee lo strumento.Una scarsa competenza sul tema è confermata dal fattoche alcune aziende dichiarano di avere adottato questostrumento, quando in realtà attuano la semplice trasmissio-ne telematica o via posta certificata delle fatture, con obbli-go di stampa su carta per l’archiviazione fiscale. La conser-vazione digitale invece rimane un orizzonte lontano, vistoche molte industrie conservano ancora su carta i docu-menti amministrativi. Permangono nelle aziende intervi-state alcune preoccupazioni, che sono di corredo a qual-siasi passaggio tecnologico di portata considerevole. Emer-ge però l’interesse delle pmi verso questo nuovo strumen-to a cui riconoscono i vantaggi di migliorare l’efficienza in-terna, l’immagine aziendale e la fruizione delle informa-zioni contenute. Rimane ancora da far comprendere ap-pieno il vantaggio competitivo da proporre ai clienti ri-spetto ai competitors. In conclusione ciò che “frena” le pmiin questo contesto è la mancanza di una cultura organiz-zativa diffusamente improntata alla digitalizzazione e al-la semplificazione dei processi amministrativi. Motivo percui l’Associazione ha promosso questo importante mo-mento formativo e implementato sul proprio sito internetun’area apposita in cui si rendono fruibili informazionichiare, aggiornate e puntuali sul tema».

FATTURAZIONE ELETTRONICA E CONSERVAZIONE SOSTITUTIVA

DEI DOCUMENTIa cura diConfapi Reggio Emilia

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DAL MONDO CONFAPI78 - 4/2011

Si è svolto a Madrid lo scorso 20 ottobre il pri-mo workshop del progetto “SET4change So-cial Entrepreneurship for Women in Business,

Science, Engineering and Technology” attuato at-traverso il Programma Leonardo da Vinci – Parte-nariati Multilaterali 2011.

Il progetto SET4change riunisce partner inglesi,olandesi, spagnoli, italiani, portoghesi e svizzeri enasce dalla necessità di condividere conoscenze edesperienze che possano incoraggiare più donne aesplorare le opportunità di carriera fornite dal-le imprese sociali.

Set4change mira a riunireesperti nel campo della forma-zione professionale, im-prenditoriale, delle pa-ri opportunità ed esperti inaree scientifiche, tec-nologiche e ingegneri-stiche al fine di esplora-re sinergie e condivide-re buone prassi nelcampo della generazione creativa (concentrandosisulle opportunità offerte dalla promozione dell’im-presa sociale per donne in aree tecnico-scientifi-che). Alcune ricerche hanno dimostrato che ledonne hanno maggiori probabilità di essere coin-volte nell’apertura di un'impresa sociale, con ilprogetto SET4change cisarà quindi l'opportunitàdi esplorare metodologiedi sostegno alle donneper vagliare l’imprendito-ria sociale come sboccodi carriera.

Il progetto si proponedi portare avanti le attività descritte attraverso unaserie di workshop che attiveranno la generazionedi idee e il pensiero creativo per le imprese fem-minili che studiano e lavorano nei campi scientifi-co-tecnologici. Saranno organizzati 4 workshopvolti a imprenditrici, donne, formatori e consulen-ti, ciascuno incentrato su un diverso aspetto dellacreatività e la generazione di idee.

Il primo workshop “Social entrepreneurshipand women in B/SET, what can it offer?” che si èsvolto a Madrid aveva come tema l’esplorazionedelle imprenditoria sociale nei paesi dei diversipartner e prevedeva una discussione tematica sucome rafforzare lo spirito imprenditoriale nelledonne con una particolare attenzione a quelle chestudiano o lavorano nei settori della scienza, del-l’ingegneria e della tecnologia. Le testimonianzehanno confermato la dicotomia esistente in Euro-

pa sull’accezione di impren-ditoria sociale. Quest’ulti-

ma, nei paesi del norddell’Europa, è una realtà affer-

mata che conta imprese innovativein diversi ambiti. Nei paesi del sud Eu-

ropa, invece, l’accezione è prettamente legata aservizi socio assistenzialirivolte alle fasce menoabbienti. I partner por-toghesi e spagnoli han-no chiaramente sottoli-

neato che l’impresa sociale nel loro paese non haun appeal che invoglia i giovani a farne un percor-so di carriera; essi sono, al limite, più propensi adinvestire il proprio tempo nel volontariato. In que-sto caso la sfida del progetto sarà proprio quella difar comprendere che l’imprenditoria sociale può

dare degli sbocchi ed unfuturo, le buone prassi in-glesi lo dimostrano.

Il concetto di impresasociale in Italia è più simi-le a quello descritto peril Portogallo o per la Spa-gna, benché negli ultimi

anni la presenza delle imprese sociali sia notevol-mente aumentata. La storica tradizione cattolica ei forti movimenti di sinistra hanno fatto si che ilmodello delle cooperative si affermasse, ma no-nostante questo il concetto di innovazione socia-le non è ancora radicato in Italia. La vasta legisla-zione sul tema della cooperazione e del terzo set-tore ha inoltre creato confusione. Il proposito so-

a cura diApid Torino

PROGETTO SET4CHANGEL’imprenditoria sociale nella scienza,

nella tecnologia e nell’ingegneria

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ciale, infatti, è facilmente identificabile come unombrello che, sotto alla stessa legislazione, rag-gruppa imprese sociali e organismi no profit. InItalia, però, c’è un vasto potenziale di crescita perl’imprenditoria sociale ed essa può, insieme all’in-novazione, essere anche considerata una rispostaalla crisi. L’innovazione sociale può essere consi-derata un campo molto interessante da esplorare

a causa della serie di sfide sociali che si devono af-frontare. Ad esempio il sistema sanitario, con isuoi elevati costi e la bassa efficienza, ha bisognodi essere rinnovato. Inoltre, le sfide ambientali inItalia sono enormi, e non sono legate solo alla ge-stione dei rifiuti urbani. L’Italia, infine, ha la popo-lazione più anziana d’Europa e uno dei più bassitassi di nascita.

Progetto EMMA Attivazione sui territori dei partner di Guidance Point

Nell’ambito del progetto EMMA, finanziato dall’Unione Europea con risorse FESR nel-l’ambito del Med, Programma transnazionale di cooperazione territoriale, verranno isti-tuiti nei territori dei partner dei Giudance Point con lo scopo di supportare donne im-prenditrici o neo imprenditrici.

I Guidance Point sono dei luoghi dedicati alle imprese femminili o alle donne che han-no un’idea imprenditoriale dove si offrono una serie di servizi a supporto, consulenze etraining.

I suoi scopi sono: ■ promuovere e dare accesso alle informazioni sull’imprenditoria che spesso risultano

essere di non facile reperimento; ■ intraprendere azioni per risolvere i problemi del percorso imprenditoriale, anche at-

traverso seminari e workshop utili per il trasferimento culturale e di competenze; ■ assicurare la diffusione delle informazioni tra individui, settori e istituzioni per il co-

mune obiettivo di rendere il business più competitivo, innovativo e sostenibile;■ supportare le PMI femminili nello sviluppo di strumenti per favorire la conciliazione; ■ supportare le imprenditrici attraverso servizi specializzati per la stesura del business

plan, per l’empowerment, per il marketing e l’innovazione. Per raggiungere questi scopi sono stati attivati nei territori dei partner del progetto

degli sportelli one to one altamente specializzati in attività di informazione e funzionaliallo sviluppo dell’area. Saranno, inoltre, organizzati workshop ed incontri di approfondi-mento su tematiche specifiche e di interesse per le PMI.

Il progetto EMMA è un’iniziativa di 30 mesi co-finanziata dal Programma MED e coin-volge 9 partner rappresentanti 4 Paesi mediterranei. Capofila del progetto è la RegioneUmbria, partner del progetto sono Sviluppumbria Spa (Perugia, Italia) Apid (Torino, Italia)Provincia di Granada (Spagna), Barcelona Activa (Spagna), Agenzia di Sviluppo della Prefet-tura di Achaia (Patrasso, Grecia), Agenzia di Sviluppo di Creta, (Heraklion, Grecia), Adral(Evora, Portogallo) e Apme (Evora, Portogallo)

Gli sportelli in Italia sono attivi presso: SVILUPPUMBRIA S.P.A. Via Don Bosco, 11 – Perugia tel. +39 075 56811 fax +39 075 5722454SVILUPPUMBRIA ex BIC Via Vici La Paciana – Folignotel. +39 0742 32681 fax +39 0742 326821SVILUPPUMBRIA ex BIC Strada delle Campore, 13 – Ternitel. +39 0744 80601 fax +39 0744 800760APID - Imprenditorialità Donna, Via Pianezza, 123 – Torinotel. +39 011 4513282 fax. +39 011 4513110

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PMI EUROPA E RICERCA80 - 4/2011

"The 2011 EU Industrial R&D InvestmentScoreboard" è un rapporto annualeelaborato dall'Institute for Prospective

Techological Studies del Joint Research Centre(Centro Comune di Ricerca) della CommissioneEuropea. Questo rapporto elenca le 1400 im-prese che investono di più in Ricerca e Sviluppo,(R&S) nel mondo. La base dati del rapporto ri-porta informazioni di carattere economico-fi-nanziario per ogni impresa la cui posizione nellagraduatoria dello Scoreboard dipende dal pro-prio livello d'investimento in R&S.

I dati sono rilevati dai conti di bilancio delleimprese dell'anno fiscale 2010 e da cui global-mente si evince una significativa ripresa dopo glieffetti della crisi economico-finanziaria iniziatanel 2008. L'analisi quantitativo-descrittiva si svi-luppa principalmente sui seguenti indicatori: rica-vo netto, intensità in R&S e profitto operativo/perdita di esercizio.

L’investimento industriale in R&S nell’UE ècresciuto nell’ultimo anno, ma quello delle im-prese extra-UE ha avuto una crescita ancoramaggiore. L'investimento in R&S delle 1400 im-prese è cresciuto complessivamente del 4%: perle imprese UE è cresciuto del 6.1%, mentre perquelle statunitensi del 10%. Se guardiamo al re-sto del mondo, particolarmente in aumento so-no gli investimenti in R&S delle imprese di alcu-

ni paesi asiatici: Cina 29.5%, Corea del Sud20.5% e Taiwan 17.8%.

L’investimento in R&S è concentrato in po-che grandi imprese, come Roche in Svizzera, Pfi-zer negli Stati Uniti e Volkswagen nella UE.

La tendenza delle imprese europee è di spe-cializzarsi in settori con investimenti in R&Smedio-alta, mentre negli Stati Uniti le imprese sispecializzano in settori ad elevata intensità diinvestimento in R&S. Il settore farmaceutico equello biotecnologico sono ad alta intensità diinvestimenti in R&S; mentre i settori delle tec-nologie hardware, macchinari & automobili so-no ad intensità medio-alta.

Sono tedesche, seguite da quelle francesi, bri-tanniche, olandesi e svedesi, le imprese che ap-portano un maggior contributo all'UE in termi-ni di volume relativo d'investimenti in R&S nel2010, e principalmente nel settore automobili-stico con Daimler, Volkswagen and BMW. Sono,invece, spagnole le compagnie che hanno regi-strato un più significativo incremento in termi-ni di crescita in R&S, seguite da quelle danesi etedesche.

Le imprese italiane (54 in totale nello Score-board) nel 2010 presentano valori superiori al-la media europea in termini di tasso triennale dicrescita degli investimenti in R&S, collocandosisubito dopo le compagnie spagnole e danesi.Ciononostante, le imprese italiane dello Score-board mostrano valori inferiori alla media eu-ropea sia in termini relativi, dove il divario ri-sulta più accentuato, che in termini di tasso an-nuale di crescita.

In Italia, i settori che investono maggiormen-te in R&S sono i seguenti: aeronautico e difesa,automobilistico, TLC, bancario, petrolifero e gas,farmaceutico ed abbigliamento. In particolare, leimprese che registrano i più elevati investimen-ti in R&S sono, in ordine decrescente: Finmec-canica, Fiat, Telecom Italia, Intesa San Paolo, Uni-Credit, Eni, Pirelli, Chiesi Farmaceutici e Prada.

* Ricercatrice italiana presso IPTS(Istituto per le Prospettive Tecnologiche) Siviglia

THE 2011 EU INDUSTRIAL R&DINVESTMENT SCOREBOARD

a cura diMaria Del Sorbo*

RISULTATI CHIAVE E CONFRONTO CON IL PANORAMA ITALIANO

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SERVIZIO AI LETTORI82 - 4/2011

Organo Scientifico Ufficiale di CONFAPI

Confederazione Italiana

della Piccola e Media Industria Privata

Direttore responsabile Marco Tenaglia

Caporedattore Cristina Gualdoni

Comitato Scientifico

Gianluca Carta, Guido Chiappa, Antonio Cianci,

Gian Franco Colomba, Eugenio Corti,

Paolo Giorgetti, Simone Maccagnan,

Raffaella Manzini, Roberta Pezzetti

Coordinatore Comitato Tecnico Umberto Rega

Comitato Tecnico

Giacomo Cecchin, Franco Colombo, Davide D’onofrio,

Daniela De Paolis, Elisabetta Ferri, Sonia Fogagnolo,

Maddalena Forlivesi, Mauro Gattinoni, Francesco Gobbi,

Elisabetta Grassi, Pasquale Latorre, Gabriella Longu,

Gianmario Mandrini, Silvana Manuritta, Francesco Napoli,

Lucia Cristina Piu, Massimo Porreca,Marco Praderio, Fabio Ramaioli,

Edoardo Ranzini, Stefano Rudilosso, Barbara Sabatini, Fabio Schena,

Carlo Taverna, Maurizio Tini, Valentina Ventricelli, Luciano Veronesi

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al n. 797 in data 11.07.2000

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In questo numero si parla di...

3Points 49

a2a IV cop

Api Mantova 72

Api Lecco 62

Api Napoli 74

Api Udine 64

Api Verona 66

Apid Torino 78

Bioenergy Italy 56

Confapi Bari e BAT

Confapi Matera 26

Confapi Reggio Emilia 76

Dark Side antivirus 71

DMG Mori Seiki 53

Elabora 77

Enersolar+ 52

Equity Factory 36

Eupolis Lombardia 10

Fasdapi 41

Geatecno 68

Giovani Imprenditori Confapi 8

Hp 5

IBM II cop

IPTS 80

ISFOR API 50

Istockphoto 81

LIUC 30

Lyto’s 21, 58

Lucedentro 46

MECSPE 54

Malpensa.net 51

Modonutti 64

Motomeccanica 66

Movitron III cop

Previndapi 9

Primi sui motori 57

SOMMACT 60

Università del Sannio 42

Università degli Studi di Bergamo 30

VLV 75

VML 62

Zucchetti 15

Sabrina BanderaLuca BeltrameLuigi Cafiero

Gianluca CartaGiacomo Cecchin

Antonio Cianci Gian Franco Colomba

Eugenio Corti

Alfredo De MassisMaria Del Sorbo

Guidalberto GagliardiRoberta Genghi

Stefania GiussaniGianfranco Malagola

Martina ManieliOriano Lanfranconi

Pasquale LatorreMaurizio Pallante

Luigi PastoreEmanuele Pizzurno

Alessandro Sala Valentina Ventricelli

Hanno collaborato a questo numero

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