ViaLibera2012-4

Post on 26-Mar-2016

214 views 1 download

description

Rivista per Giovani dallo spirito francescano

Transcript of ViaLibera2012-4

VIALIBERA | numero 4 luglio-agosto 2012

coloriamoci di spirito > p. 16

intervista doppia > p. 21

Pos

te I

tali

ane

s.p.

a.-

Sped

. in

abb

. pos

t. -

D.L

. 353

/200

3 (c

onv.

in

L. 2

7/02

/200

4 n

. 46)

art

. 1, c

omm

a 2,

DC

B R

ovig

o

iaLibera

Caro lettore,attraverso la rivista ViaLibera, desideriamo offrire il nostro contributo per la crescita umana, cristiana e francescana dei giovani, facendo conoscere le attività del Servizio per la Pastorale Giovanile-Vocazionale dei Frati Cappuccini e condividendo strumenti e sussidi utili per la formazione e la catechesi.Una tua offerta permetterà a ViaLibera di continuare questo servizio, così importante e delicato.Ti ringraziamo fi n d’ora di quanto vor rai darci in piena libertà.

Puoi utilizzare il C/C postale n. 11452455 - intestato a:PROVINCIA VENETA DEI FRATI MINORI CAPPUCCINI – VIALIBERAvia Cappuccini, 18 - 45100 ROVIGO

Rivista bimestrale di formazionefrancescana e vocazionaledei Frati Minori Cappuc cinidel Veneto-Friuli V.G.Direttore responsabile:fr. Luciano Pastorello

Redazione:fr. Alessandro Ca rollo • fr. Marco Putinfr. Luca Santato • fr. Gianfranco Tinello

Convento CappucciniSantuario B.V. dell’Olmovia del Santuario, 9 - 36016 THIENE (VI)Tel. 0445/368545 - Fax 0445/379468

E-mail vialibera@email.it

DTP Adobe InDesign CS5 Mac:Barbara Callegarin • fr. Alessandro Carollo

Stampa:STAMPE VIOLATO s.n.c.35023 Bagnoli di Sopra (PD)

Autorizzazione:Trib. di Rovigo n. 5 del 20.05.1994

Nel rispetto del D.L. n. 196/2003 ViaLibera garantisce che i dati personali relativi agli associati sono custoditi nel pro-prio archivio elettronico con le opportune misure di sicurez-za. Tali dati sono trattati conformemente alla normativa vi-gente, non possono essere ceduti ad altri soggetti senza e-spresso consenso dell’interessato e sono utilizzati esclusi-vamente per l’invio della Rivista e iniziative connesse.

ViaLibera n. 4Luglio-Agosto2012 Anno 19

www.giovaniefrati.it

24 | 2012

3 Editoriale mille colori… a cura della redazione

4 Parole di… attirami dietro a te, o sposo celeste! di santa chiara

7 Zoom rimirarsi allo specchio di fra ugo secondin

12 Chies@news «tendere ad alti ideali!» di Benedetto xvi

16 Giovani francescani coloriamoci di spirito #2 di sara veronese

21 Casa nostra intervista doppia di fra Gianfranco e fra Massimo ezio

25 L’angolo trentino presenza discreta e riservata di fra Luca santato

28 In preghiera Veglia sotto le stelle a cura della redazione

editoriale

34 | 2012

Carissimi lettori di ViaLibera,il numero che avete tra le mani – che vi sarà arrivato con un po’ di

ritardo, a motivo delle numerose attività estive – assomiglia un po’ al-la tavolozza di un pittore: tanti colori e tante sfumature diverse, che l’artista combina in un arcobaleno di forme, per creare sulla tela qual-cosa di unico, un capolavoro...

Allo stesso modo, troverete in queste pagine tanti spunti per la vo-stra vita: dalle rifl essioni sulla quarta lettera di santa Chiara ad Agnese (nel frattempo, l’anno clariano è terminato, ma noi approfondiremo an-cora i testi della santa), alle provocazioni lanciate dal Papa ai giovani cre-simandi della diocesi di Milano; dal racconto della bellissima Festa Gio-vani «Coloriamoci di Spirito» (Thiene, 26-27 maggio 2012), all’intervista

“doppia” a due nostri giovani confratelli che sono appena stati ordinati sacerdoti, fra Gianfranco e fra Massimo Ezio... e molto altro!

Una vita in bianco e nero non vale proprio la pena viverla.Ma chi oggi ha il coraggio di proporre ancora qualcosa di diverso, di

non omologato, di esigente e appagante, qualcosa che dia “colore” alla vita?

Forse è il caso di non rispondere troppo frettolosamente: «Gesù!».Perché, se pure la risposta è vera (chi, se non Gesù, è davvero in gra-

do di dare pienezza alla nostra vita?), tale risposta ha pur sempre biso-gno di una specificazione: oggi Gesù va in cerca di “testimoni”, di boc-che che parlino di Lui, di mani che agiscano nel suo nome!

Gesù oggi si rende visibile solo se qualcuno è disposto a lasciarsi “co-lorare” la vita dal suo Spirito di luce e di amore.

Noi frati cappuccini, assieme a tutti i giovani che aiutiamo a cresce-re – anche attraverso la nostra rivista ViaLibera – vogliamo “rischiare” la vita per Gesù, l’unica persona che può trasformare delle semplici tempere colorate... in un capolavoro!

E allora, buona lettura!

mille colori…

12 chies@news

16 Giovani francescani

21 casa nostra

Articolo

Mancante richiedi una copia gratuita di questo

VIALIBERA

vialibera@gmail.com

74 | 2012

fra ugo secondin

rimirarsi allo Specchio:i lineamenti di un nuovo volto

L a quarta lettera ad Agnese di Praga (ultima di cui sia-mo a conoscenza) è stata scritta nel 1253. Ci conferma questa datazione la presenza, a san Damiano, della so-

rella Agnese (FF 2909) la quale, dopo aver condiviso per un po’ di tempo l’esperienza di Chiara, era stata inviata a reggere la comunità di Monticelli, presso Firenze. Dalla Leggenda di santa Chiara (FF 3245) veniamo a sapere che le fu accanto negli ulti-mi mesi e che di lì a poco anch’ella morì in san Damiano.

gli ultimi iSStanti… «di corSa»Chiara, giunta al limitar della vita, consapevole di aver “com-battuto la buona battaglia, terminata la corsa” (cfr. 2Tm 4,7), si rivolge alla «metà della sua anima e scrigno prezioso colmo di intimo amore» (FF 2899) per porre sulle sue labbra il canto nu-ziale, collocarla dinanzi allo “specchio senza macchia”, tenerla per mano nella rapida corsa dietro lo Sposo.

nell’ultima lettera che cchiara scrive ad aagnese poco prima di morire, le parole sembrano non bastare per esprimere la ricchezza spirituale ed emotiva di una donna santa, appassionatamente innamorata di Gesù e della propria scelta di vita…

zoom

84 | 2012

zoom

Ma, in Agnese, è lei che canta; con lei si specchia; è sua la corsa («Attirami dietro a te, correremo al profumo dei tuoi unguen-ti, o sposo celeste!», FF 2906), di lei, infer-ma ormai da tempo... Ciò che la madre so-spinge la figlia a vivere, per prima l’ha spe-rimentato, gustato. Chiara non parla mai di sé, ma si comprende benissimo che lo scritto è, al tempo stesso, esperienza spiri-tuale e desiderio di unione, totale e totaliz-zante. Davvero, può dire con Paolo, «non vivo più io, ma Cristo vive in me» (Gal 2, 20): ecco la “fretta”… Mentre scrive questa lettera, Chiara non ha ancora tra le mani la tanto attesa e desiderata Regola; essa porta la data del 9 agosto 1253, e la riceverà sola-mente sul letto di morte. È stata oggetto di tanta dedizione e attenzione: essa contiene il Vangelo di Gesù Cristo, povero…Non im-porta: spogliata anche di quest’attesa, di questo desiderio… Solo Gesù, povero… Quel Gesù che è stato costante riferimento di un’esistenza, principio, modello, senso e meta: solo Lui, basta… Prendendo a presti-to le parole di san Francesco, Egli è «il bene, ogni bene, il sommo bene… tutto, ricchez-za nostra a sufficienza» (FF 261).

Semplicemente… ttutto!Chiara innalza un canto alla felicità di chi partecipa al «sacro connubio» in cui ci si unisce a Cristo, accolto, amato, sposo suo e di Agnese, sposo fedele, sposo unico; sposo la cui «bellezza ammirano il sole e la luna» (FF 2890). Egli ricolma di tutti i beni, come già aveva espresso nella sua prima lettera: «Amandolo siete casta, toccandolo sarete più pura, lasciandovi possedere da lui siete vergine; la sua potenza è più forte, la sua nobiltà più elevata, il suo aspetto più bello, l’amore più soave e ogni favore più fine. Ormai siete stretta nell’abbraccio di lui, che ha ornato il vostro petto di pietre pre-

ziose e ha messo alle vostre orecchie inesti-mabili perle, e tutta vi ha avvolta di prima-verili e scintillanti gemme e vi ha incoro-nata con una corona d’oro, incisa con il se-gno della santità» (FF 2862).

Inebriata da questa meravigliosa sorte, Chiara si lascia letteralmente andare nell’elencare le qualità di Cristo.

Con attenzione tutta femminile, il “pri-mo posto” viene dato alla bellezza che «am-

94 | 2012

zoom

mirano incessantemente tutte le beate schiere dei cieli» (FF 2901). S’intende la bellezza di Colui che è «il più bello tra i fi-gli degli uomini, divenuto per la tua sal-vezza il più vile degli uomini, disprezzato, percosso e in tutto il corpo più volte flagel-lato, morente tra le angosce stesse della croce: guardalo, consideralo, contemplalo, desiderando di imitarlo» (FF 2879). Bellez-za non solo di cui bearsi, quindi, ma con

cui provarsi, secondo la mistica logica del-lo specchio…

Il suo affetto per noi rende capaci di amore appassionato: amati, amiamo total-mente…

La contemplazione di Lui «ristora»: dis-seta per aumentare la nostra sete; riposa, sì che sia più agile il nostro passo; rinvigo-risce le nostre membra stanche dal lungo affannoso fare; ricrea, perché ci rende nuovi, ci rende veri…

Siamo saziati dalla sua bontà e dalla dolcezza della sua presenza, tanta e tale dolcezza che anche al ricordo di Lui essa ci ricolma.

La bellezza dello stare con Gesù viene sottolineata anche con l’uso del profumo (con un’espressione mutuata dalla liturgia di sant’Agnese martire) e della visione. In-somma, il «sacro connubio» è bello: riem-pie, e ci basta!

una vita paSSata allo SpecchioGesù è lo sposo che, secondo la splendida immagine dello specchio, rende capaci di trasformarci in Lui. Già lo afferma con ef-ficacia la terza lettera: «Poni la tua mente nello specchio dell’eternità, poni la tua anima nello splendore della gloria, poni il tuo cuore nella figura della divina sostan-za e trasformati tutta, attraverso la con-templazione, nell’immagine della sua divi-nità» (FF 2888).

Chiara riconosce il suo volto in quello del Figlio di Dio. La bellezza che Chiara ve-de e vuole assumere “trasformandosi” è quella del Figlio dell’Uomo, di un volto pie-namente divino e pienamente umano. L’immagine dello specchio che lei cerca, vede e gusta è lo stesso Gesù nella totalità del suo mistero di incarnazione, croce, glo-ria; e Chiara lo «guarda con attenzione» (attende, nell’originale latino, vale a dire

104 | 2012

zoom

“tendere a”) e invita Agnese a fare altret-tanto.

Lo specchio è, in sé, «beata povertà, santa umiltà, ineffabile carità». La povertà si trova in un “principio” che non è non so-lo temporale ma teologico-spirituale; si tratta dell’Incarnazione, “collocata in bas-so”. “Tendendo allo specchio”, Chiara non solo si lascia attirare, ma imita: sa che per trasformarsi (come desidera, come è Gra-zia che lo sposo concede), deve anch’ella passare attraverso la “beata povertà”. Ri-torna, come nelle altre sue lettere, la con-sapevolezza della povertà accolta come

Grazia prima ancora che materiale, prima ancora che scelta: povera perché, una cosa sola con Lui, Povero. È rinnovata la grazia dell’Incarnazione a cui tutti siamo chia-mati. “Dio si è fatto come noi per farci co-me Lui”: e tutto questo è reso possibile in quel “terreno comune” che è la povertà.

Il secondo passo è quello di considerare “l’umiltà santa” assieme alla “beata pover-tà”. Se il precedente era il principio, questa è la via, il cammino da compiere. Davvero sposa, davvero sua se capace (e il suo cuore questo desidera) di camminare calcando le orme di Gesù Cristo.

La meta, quindi, da con-templare è l’ineffabile cari-tà. Neanche si può esprime-re, da quanto grande è, quel-la carità per la quale il Figlio di Dio «volle patire sull’al-bero della croce e su di esso morire della morte più ver-gognosa» (FF 2904)

In defi nitiva, Colui che rivestì i pannicelli, lo fece per rivestirci di Lui; ci prese per mano nel cammino della Croce, che quotidianamente ci fa sperimentare “l’humus” della nostra condizione, per condurci verso la meta della Comunione con Dio. Tutto questo è «l’ardore di carità» da cui lasciarci «accendere sempre più fortemente». E siccome di ardore si tratta, di vita e vitalità, ecco la “fol-le” corsa dell’innamorata, in un “moto perpetuo” che ha nella contemplazione la me-ta, il modo e la ripartenza …

«Attirami dietro a te, correremo al profumo dei

Gesù è lo sposo che, secondo la splendidaGesù è lo sposo che, secondo la splendidaimmagine dello specchio,

immagine dello specchio,rende capaci di trasformarci in Lui!rende capaci di trasformarci in Lui!

114 | 2012

zoom

tuoi unguenti, o sposo celeste! Correrò e non verrò meno, finché tu mi introduca nella cella del vino, finché la tua sinistra sia sotto il mio capo e la destra felicemente mi abbracci e tu mi baci con il felicissimo bacio della tua bocca» (FF 2906): tutto que-sto non può costituire un mero punto di arrivo… Chi è abbracciato dal suo Signore, anche se sentisse il motto di dire “è bello per noi stare qui”, si renderebbe conto che è proprio Lui a condurlo “giù dal monte” per ricominciare con intensità non minore, la folle corsa dell’amore…

«Stare con» ed «eSSere per»Amare, abbracciare, possedere, desiderare: sono tutti verbi che dicono nuzialità. In questa lettera s’intrecciano in modo serra-to e spontaneo il tema della verginità e del-la povertà: sopra ogni cosa si predilige e si sposa il Povero, e la povertà si rivela come l’appassionato abbraccio con il Cristo Cro-cifisso. Così comprendiamo meglio le paro-le del Privilegio di povertà concesso da Gre-gorio IX a Chiara (17 settembre 1228) che esprime, con Ct 2, 6, l’amore provvidente dello Sposo celeste che soccorre le Sorelle povere nelle loro necessità materiali: «non vi spaventa la mancanza di beni: perché la sinistra dello sposo celeste è sotto il vostro capo, per sostenere la debolezza del vostro corpo, che con carità ordinata avete assog-gettato alla legge dello spirito. Certamente colui che nutre gli uccelli del cielo e veste i gi-gli del campo, non vi farà mancare il vitto e il vestito, finché nella vita eterna passerà davanti a voi e vi somministrerà se stesso, quando la sua destra vi abbraccerà con feli-cità più grande, nella pienezza della sua vi-sione» (FF 3279).

Dinanzi all’esperienza di Chiara, al lin-guaggio “mistico” non propriamente a noi consono, saremmo forse tentati di tacciare quanto ci viene a dire come “svenevolezze da donnicciole”.

Forse a noi la parola “contemplazione” dice poco o nulla: ma è il “nocciolo” della lettera, il clima nella quale essa viene pen-sata e consegnata ad Agnese.

È difficile oggi parlare di “contempla-zione” perché viene forse considerata come un “beato far nulla”, imprecisata nicchia di “santo disimpegno” che ci allontana da Ge-sù, dai fratelli, da noi stessi. Contempla co-lui/colei che ha il coraggio di “guardare at-tentamente” (l’attenzione del cuore, tutto noi stessi) Cristo, con uno sguardo che con-sidera tutto il suo mistero, con stupore e gra-titudine. Cristo “considerato” diventa tal-mente parte della mia vita da giungere, alfine a “desiderare di imitarlo”, ad essere tutto in Lui, tutto con Lui, tutto per Lui. Il vero con-templativo è chi segue, chi cammina dietro a Gesù, chi “corre”, direbbe Chiara. A vera con-templazione siamo chiamati tutti, perché cristiani, cioè “di Cristo”: se suoi, come Lui, in continuo lavoro di trasformazione, tanto da diventare “specchio” per quanti ci incon-trano; specchio che non rivela altro che il volto del Signore Gesù.

Chiara, tu che sei madre, sorella, amica, prendici per mano, tenera e al tempo stesso decisa perché vogliamo anche noi “correre” dietro a Gesù; sentirlo “nostro”, desiderarlo davvero, amarlo con tutto noi stessi. Non attenderemo “il convito celeste”, perché sa-rà Lui a preparare per noi l’incontro bello dello stare con sé; ancor più bello quando saremo inviati a quanti ancora, fors’anche più di noi, desiderano il suo volto… ◗

Articolo

Mancante richiedi una copia gratuita di questo

VIALIBERA

vialibera@gmail.com

164 | 2012

sara veronese

giovani francescani

coloriamoci di Spirito #2

C arissimi fratelli e carissime sorelle, vi racconto l’incon-tro che ho vissuto a Thiene il 26-27 maggio scorsi, momen-to di confronto, di crescita personale e fraterna, di pre-

ghiera, assieme a tutti i giovani del Veneto, del Trentino e della Lombardia, in preparazione all’Incontro Mondiale delle Fami-glie: il «ccoloriamoci di sspirito #2» > i colori dell’arcobaleno.

La seconda edizione della Festa Giovani «ccoloriamoci di spirito», con la partecipazione di ragazzi e ragazze del vveneto, del ttrentino e della Lombradia

174 | 2012

giovani francescani

Per raccontarvi ciò che ho vissuto, userò i colori, tutti quelli che ho visto con i miei occhi nei due giorni in cui mi sono lasciata letteralmente “colorare dallo Spirito”!

arancione: l’allegriaInizio raccontandovi l’arancione, simbolo dell’allegria. È stato il primo colore che ho notato durante l’animazione iniziale con balli e canti. Nel momento delle presenta-zioni dei vari gruppi di giovani che erano presenti, ciascuno con la sua modalità ha raccontato qualcosa di sé. C’erano i Giovani Francescani del Veneto, i ragazzi che vivo-no nella Comunità Vocazionale dei frati di Rovigo, i giovani che stanno percorrendo un cammino di discernimento vocazionale, i ragazzi e le ragazze della Lombardia e del Trentino, i giovanissimi del Takabanda, e tanti altri.

viola: generoSSità e umiltàEcco che, subito dopo l’arancione, è appar-so il viola, simbolo di generosità e umiltà. Ci siamo divisi in gruppetti e abbiamo vi-sitato quattro stand, dove ci siamo con-frontati con quattro tipi di famiglia.

Nel primo stand abbiamo conosciuto la “famiglia” dei frati cappuccini, attraverso un gioco in cui dovevamo indovinare i compiti di ciascun frate all’interno della fraternità. È proprio questo uno dei segreti della fraternità: ogni persona è chiamata a dare il proprio contributo essenziale, con le proprie capacità e i propri doni personali, diversi l’uno dall’altro.

Nel secondo stand abbiamo incontrato una famiglia che, con semplice umiltà, ci ha raccontato la propria esperienza di “fa-miglia affidataria”, di come sia possibile accogliere, curare, amare e donare la pro-pria vita per un figlio “donato”, e di come questo affidamento possa ridare speranza

e vita ad una mamma segnata da un’espe-rienza di dolore.

Proseguendo il nostro percorso siamo arrivati al terzo stand, la famiglia france-scana dell’OFS; si tratta degli adulti che hanno fatto la scelta di essere francescani per tutta la vita, di seguire per sempre Dio con lo stile di Francesco e Chiara d’Assisi, continuando a vivere nel mondo nella pro-pria famiglia. Ci siamo proprio divertiti nel vedere l’interpretazione di Ettore e fra Marco che ci hanno raccontato, attraverso un esilarante sketch, come è nato quest’or-dine. Daniela e Alberto, poi, ci hanno par-lato della loro vita francescana nel matri-monio, attraverso le fatiche e soprattutto le gioie di condividere la quotidianità tra di loro e con Dio presente. Infine Debora ci ha fatto riflettere ed individuare quella co-sa che ci tiene ancorati a terra e che ci im-pedisce di volare alto; ciò che diventa allo-ra decisivo in una famiglia è chiedere e of-frire aiuto vicendevolmente, per volare, per essere liberi e felici.

Ci siamo poi avviati verso l’ultimo stand, la famiglia T.V.B. Qui abbiamo incontrato due famiglie “normali” che, attraverso una rappresentazione teatrale in cui ci siamo improvvisati attori, ci hanno fatto vivere le difficoltà della gestione della famiglia. Met-tendosi nei panni dei genitori e dei figli, ab-biamo sperimentato quanto sia difficile tro-vare l’equilibrio tra i due ruoli, e allo stesso tempo come diventi molto più facile se ci so-no l’amore e l’accoglienza l’uno verso l’altro.

roSSSo: lo Spirito e la paSSioneFinalmente è arrivato il momento del ros-so, simbolo dell’amore passionale, del co-raggio, del desiderio.

Ho visto il colore rosso luminoso e bello durante la veglia di Pentecoste vissuta nel-la serata. L’ho “visto” nell’enorme cuore

184 | 2012

giovani francescani

dove ciascuno di noi ha scritto le proprie emozioni e sensazioni in quel momento, l’ho “percepito” nei canti di invocazione e di lode, l’ho “sentito” nel momento in cui abbiamo donato un pezzo di pane all’altro con il desiderio e l’impegno di conoscerlo meglio, l’ho “ascoltato” durante le letture della Parola di Dio… La presenza e la di-sponibilità dei frati che ci hanno ascoltati fino a notte fonda in colloqui personali e la grande immagine di Gesù che con i suoi oc-chi pieni di amore ci ha accolto, dopo la processione, all’entrata del Santuario mi hanno fatto percepire che Lui era presente e mi parlava: sì, è proprio Ge-sù il “rosso” della nostra vita!

Bianco: innocenzaLiLLLLa: amore sinceroIl giorno dopo, al risveglio, il primo colore che ho visto è sta-to il bianco, simbolo dell’inno-cenza e di un sentimento pu-ro, e, subito dopo, il lilla, sim-bolo di un amore sincero. Do-po le lodi, abbiamo ascoltato la testimonianza di una famiglia speciale: papà Gianni, mamma Patrizia, e le due figlie Sara (12 anni) e Anna (3).

Sara soffre di una grave ma--lattia che le impedisce di muo-versi da sola e di parlare in modo corretto, ma è intelligente, capisce tutto, è furba, simpatica, molto disponibile e desiderosa di parlare di sé e della sua vita. Ci hanno raccontato quanto sia faticoso gestire una bambina con questo tipo di malattia, ma al-lo stesso tempo ci hanno confermato quan-to questo possa essere infinitamente bello quando ti accorgi di come l’amore per una figlia possa andare al di là di tutte le fati-che, di tutte le difficoltà.

194 | 2012

giovani francescani

Patrizia ci ha descritto la gioia che le ri-empie il cuore dopo che Sara ha superato una crisi respiratoria. Sara, invece, ha con-diviso con noi il pianto o la paura, il sorri-so, la voglia continua di vivere e di essere felice; perché non vuole arrendersi alle condizioni fisiche, ma desidera continuare a gioire del dono della vita.

La cosa che più mi ha colpito è come mamma e figlia si capiscono. Sara non rie-sce a parlare bene, e tutti noi, mentre ascoltavamo le sue parole, attendavamo con ansia la traduzione della mamma. Lei ci ripeteva tutto quello che diceva Sara senza esitare. Sembrava che tra le due ci fosse un’unione che andava al di là del rap-porto “madre-figlia”, ma qualcosa che uni-va le loro menti e i loro cuori, tanto da ca-pirsi al volo.

È stata una testimonianza incredibile di come l’amore tra madre e figlia possa unire a tal punto da diventare una cosa sola!

giallo: l’amiciziaL’attività successiva mi ha permesso di ve-dere ben nitido il giallo, simbolo dell’ami-

giovani francescani

cizia. Ci siamo divisi in gruppetti e abbia-mo condiviso le nostre impressioni e rifles-sioni attraverso delle domande guida; ci siamo ascoltati con umiltà, attenzione, cu-ra l’uno verso l’altro, come veri amici, che “consegnano” qualcosa di sé agli altri, in piena fiducia.

turcheSe: gratitudineroSSSo SScuro: continuitàEd ecco finalmente il turchese, simbolo di gratitudine. È arrivato, prima di pranzo, il momento di celebrare l’Eucaristia, di ren-dere grazie a Dio per la vita che ci ha dona-to, per le famiglie in cui ci ha voluto e ci vorrà in futuro, per i momenti vissuti in-sieme.

Tra canti, preghiere, sorrisi, Gesù si è fatto presente in carne e sangue, e si è do-nato a noi, quale esempio più grande di amore infinito e gratuito.

Questa conclusione non poteva che mettere un grande punto esclamativo alla fine del nostro incontro, con la promessa di

rivederci al prossimo appuntamento del 2013. Proprio in questo momento è appar-so il rosso scuro, simbolo della continuità, perché le cose belle non finiscono mai se noi per primi lasciamo agire Dio nella no-stra vita.

l’arcobaleno…Ecco, spero davvero di avervi fatto viag-giare con me in quest’arcobaleno di colori! Ho fatto il mio viaggio, mi sono trovata di fronte a delle possibilità concrete per la mia vita, occasioni di grazia che possono riguardare anche me. Mi sento chiamata a trovare la “mia” famiglia, quella che il Si-gnore ha pensato nel suo progetto d’amore per me.

Il filo conduttore in questo viaggio di co-lori è Lui che, attraverso lo Spirito, ci dona mille sfaccettature del suo amore; Dio parla e lo Spirito agisce, opera grandi cose se solo noi ci poniamo in ascolto, disposti a scon-volgere la nostra vita con la certezza nel cuore che con Dio faremo cose grandi. ◗

204 | 2012

214 | 2012

FF. GGianFFranco e MMassiMMo ezio

i due novelli sacerdoti, fra Gianfranco e fra Massimo eezio, si prestano a rispondere “in doppio” ad una serie di domande, tra il serio e il faceto…

1 Dove e quando è nata questa vocazione nel tuo cuore? Ha avu-to un ruolo la tua famiglia o è stata la testimonianza di fede di

qualcuno a farti cominciare questo cammino?

(Gianfranco) Credo che la mia vocazione sia nata nella mia fa-miglia. I semplici e genuini gesti di fede che ho visto sono un capo-saldo della mia esistenza. Ho percepito il Signore a otto anni, quan-do la mia maestra, una suora canossiana, cercò di spiegarci cosa fosse le vocazione: parlava di una voce nel cuore...

(Massimo Ezio) È una cosa un po’ strana da spiegare però ef-fettivamente è successo così... L’incontro con Dio è sorto grazie all’amore della mia famiglia.

Attraverso i miei genitori, i due fratelli e la sorella, la nonna e tutti i miei parenti, ho imparato con naturalezza a chiamare il Si-gnore con il nome di Padre e Madre. Successivamente, attraverso san Francesco e padre Bassiano, un nostro frate cappuccino adesso in cielo, ho cominciato a scoprire il cuore di Gesù, il suo volto, il suo carattere. Le testimonianze di alcuni sacerdoti quan-do ero piccolo, quella di un padre di famiglia malato e quella dei frati che mi hanno accolto mi hanno aiutato ad approfondire il cammino di fede.

2 Perché frate di Francesco? Perché frate sacerdote?Ci sono più immagini nella Bibbia che descrivono il rapporto

tra il Signore e l’umanità: Padre, Madre, Vignaiolo, Sposo, Pastore, Fratello, Amico, Servo, Pescatore... quale di esse ti guida maggior-mente in questo futuro ministero?

intervista doppia

casa nostra

224 | 2012

casa nostra

(G) A dire la verità, io sento più originaria la chiamata sacerdotale. Intendo dire che ho conosciuto Francesco di Assisi solo a tredici anni, quando conobbi i frati in un camposcuo-la a Posina (VI). Lo stile francescano è la mo-dalità con la quale sento di poter vivere il ser-vizio da sacerdote.

Ci sono alcune immagini bibliche che illu-strano il rapporto di Cristo con la Chiesa e quin-di la vita del sacerdote. Due icone mi colpisco-no in particolare: il padre e il pescatore. «Pa-dre» perché sento il desiderio di proteggere e custodire le persone che incontrerò. Il mondo di oggi offre innumerevoli proposte alettanti. Purtroppo esse mascherano molto spesso delle illusioni. È un po’ come Icaro che, attirato dal sole, fece sciogliere le sue ali di cera e pre-cipitò. «Padre» anche per assomigliare sem-pre di più al Padre che è nei cieli, il quale ogni giorno, per amore «fa sorgere il suo sole sopra i malvagi e sopra i buoni, e fa piovere sopra i giusti e sopra gli ingiusti» (Mt 5,45).

«Pescatore», a motivo della missione che Gesù diede a Pietro, modello del discepolo. In questo tempo di sfi de per la comunità cristia-na, avverto come fondamentale uscire dal proprio porto per avventurarsi nel mare. Il mare è simbolo della morte: diventare pesca-tori di uomini signifi ca non lasciare annegare gli uomini nel caos della quotidianità, per fare conoscere alle persone Colui che cammina sulle acque e comanda perfi no al mare in bur-rasca!

(ME) Quando mi sono interrogato sulla possibilità che il Signore mi stesse chiaman-do al dono totale della mia vita a lui, ho subito pensato a Francesco. Probabilmente non era corretto il mio modo di interpretare la sua storia, ma dentro il mio cuore mi son detto: «O tutto o niente. O come Francesco o nien-te». È la sua pienezza di amore verso Gesù che mi ha fatto scegliere di seguire la strada francescana, anche se lui non era sacerdote.

La chiamata al sacerdozio è germinata subito per l’idea che avevo di poter stare inti-mamente vicino ai poveri e al Signore che si offriva per noi. L’immagine del Pastore che dona la sua vita per le pecore è l’icona guida che mi ha aiutato a proseguire anche nei mo-menti di diffi coltà.

3 Dove ritieni che la Chiesa al servizio del mondo possa maggiormente aprirsi per

incontrare l’uomo di oggi? Che umanità ti aspetti di incontrare? In quali ambiti ti senti più desideroso di avvicinarla?

(G) Dalla mia esperienza, credo che la Chiesa possa incontrare l’uomo di oggi pre-valentemente in due ambiti: il soccorso ai più poveri e l’esperienza spirituale.

Stare con i “perdenti della società” mi ha sempre affascinato. A volte ho avuto espe-rienze poco augurabili. Essi sono fratelli che hanno molto sofferto e continuano a soffrire perché si vedono chiusi e a corto di prospet-

Fra Massimo Ezio

234 | 2012

casa nostra

tive per il futuro. Proviamo ad immaginare di essere tutto il giorno in una stazione, o lungo una strada: mai nessuno che ti sfi ori con uno sguardo che non sia di sdegno o di pena. A volte provo a chiedermi: quanto sarà che non ricevono una abbraccio, un apprezzamento di stima, una doccia calda e profumata?

Ho l’impressione che incontrare gli ultimi sia impopolare; a volte mi sono preso rimpro-veri dalla gente che passava per il fatto che io e qualche altro giovane o frate eravamo lì a

“perdere tempo”. Pensando a Gesù dico che in cielo o in terra questi fratelli hanno un padre e una madre. Penso che sarebbero felici se sapessero che il loro fi glio, per le strade e in mezzo a continui pericoli, passa un po’ di tempo con un frate e con qualche cristiano di buona volontà. Io credo che scalderebbe loro il cuore. Un altro aspetto importante è l’espe-rienza spirituale.

Noi cristiani dovremmo essere maestri di vita spirituale. Grazie alle molteplici espe-rienze di santi religiosi, coniugi e laici impe-

gnati possiamo trovare ristoro e ottimi sug-gerimenti per la nostra vita. Stare dinanzi al Signore e ricaricare le batterie è una risorsa che abbiamo l’opportunità di vivere ogni giorno.

(ME) Credo che siamo chiamati ad uscire dai nostri conventi, ad andare in mezzo alle persone così tanto disorientate.

Dopo esserci riservati il tempo per stare davanti a Dio e con i fratelli che vivono assie-me a noi, penso sia importante incontrare la gente nelle case, ascoltare le famiglie e i sin-goli. Il primo modo per portare Gesù nel mon-do credo sia ascoltare gli altri, cercarli, cono-scere i loro problemi, le paure, condividere le gioie. Stare con loro.

La mancanza di lavoro, la solitudine, le divisioni, la velocità del nostro tempo, porta le persone a perdere di vista ciò che conta e la propria identità. A noi il servizio di aiutare ogni uomo a incontrare se stesso, i fratelli, le sorelle, il creato, il Signore.

4 Sino ad oggi come diacono hai potuto ce-lebrare i sacramenti del Battesimo e del

Matrimonio, ora ti viene data la gioia e la re-sponsabilità di poter celebrare l’Eucarestia e di amministrare il sacramento della Ricon-ciliazione: quali attese e domande vivi di fronte a questo?

(G) Come ho detto anche in altre occasio-ni, faccio fatica a immaginare ciò che vivrò dopo l’Ordinazione Sacerdotale. Consacrare il pane e il vino e perdonare i peccati in nome di Dio è qualcosa che supera la nostra esi-stenza. Io offro la mia povera persona affi n-ché i cristiani possano continuare ad acco-starsi alla misericordia del Signore e al suo Corpo e Sangue.

(ME) Non nascondo il grande senso di ina-deguatezza che si prova ad amministrare

Fra Gianfranco

244 | 2012

casa nostra

ogni Sacramento, nonché quello che provo nel ricevere quello dell’Ordine presbiterale. Convivo con me stesso, so chi sono, che re-sto Massimo, creatura fragile e limitata, e il pensiero che Gesù desideri passare attraver-so questo strumento scassato che sono io mi porta un po’ a nascondermi. Eppure così Lui ha scelto e allora cerco di rispondere con quello che posso e che sono.

La mia e nostra fortuna, credo sia l’esse-re parte della Chiesa, l’avere con noi dei fra-telli con i quali condividiamo questo dono, questa responsabilità, come anche gli sbagli e i fallimenti. Ciò che ricevo è frutto dell’amo-re della mia famiglia e della fraternità, e per-ciò tutte le persone che incontrerò, che cele-breranno la messa con me o che chiederan-no il perdono del Padre, potrò metterle in questo grande grembo che ha accolto anche me e che desidera accogliere ogni uomo.

5 Cosa vuoi dire al tuo confratello qui ac-canto?

(G) Le tante esperienze condivise e le tante lunghe chiacchierate che abbiamo fat-to a Venezia quando eravamo nella stessa fraternità ci terranno uniti nel Signore, anche se le distanze ci divideranno: «Take care of you!!». Comunque, da quando hai fatto il ba-gno al Lido di Venezia il 25 febbraio (!), sei di-ventato il mio “supereroe” preferito!

(ME) A Gianfranco direi un sacco di cose, ma mi limito a queste: è stata una gioia grande partecipare alla tua ordinazione, è stato super vivere in convento assieme per quattro anni. «Tu sei il più bello fra i fi gli dell’uomo»! Buon servizio in Angola, non mangiare il lardo a co-lazione come al tuo solito e lascia stare la pan-na montata che ti fa male allo stomaco! ◗

Fra Gianfranco (in alto, secondo da sinistra) e altri frati

assieme ai giovani che hanno vissuto

il campo-servizio in Angola (18 luglio – 8 agosto)

Articolo

Mancante richiedi una copia gratuita di questo

VIALIBERA

vialibera@gmail.com

GUIDA: Ormai si sta facendo notte e il buio ci av-volgerà. Vari sono i sentimenti che questa at-mosfera produce dentro di noi. Questa sera cercheremo di scrutare l’immensità del cielo per poi vedere quella ancora più grande del no-stro cuore. Soltanto così potremmo scoprirci stelle di una costellazione, ragazzi e ragazze chiamati ad un progetto grande che rea lizza la vita.Iniziamo lodando il Signore aiutati dalle parole di San Francesco. Cantiamo:

Canto: Laudato sii

Rit. Laudato sii. Signore mio. Laudato sii. Signo-re mio. Laudato sii. Signore mio. Laudato sii. Si-gnore mio.

Per il sole di ogni giorno che riscalda e dona vita, egli illumina il cammino di chi cerca te Signore. Per la luna e le stelle io le sento mie sorelle, le hai formate su nel cielo e le doni a chi è nel buio. Rit.

Per la nostra madre terra che ci dona fi ori ed er-ba, su di lei noi fatichiamo per il pane di ogni giorno. Per chi soffre con coraggio e perdona nel tuo amore, Tu gli dai la pace tua alla sera del-la vita. Rit.

Per la morte che è di tutti io la sento ad ogni istante, ma se vivo nel tuo amore dona un sen-so alla mia vita.Per l’amore che è nel mondo tra una donna e l’uomo suo, per la vita dei bambini che il mondo fanno nuovo. Rit.

CELEBRANTE: Nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo.

TUTTI: Amen.

CELEBRANTE: Il Signore Creatore del mondo, che ha posto tutto nelle nostre mani, sia con tutti voi.

TUTTI: E con il tuo Spirito.

GUIDA: Per vivere bene la preghiera di questa sera abbiamo bisogno di ambientarci nel luogo dove siamo, di abituare il nostro occhio a coglie-re le deboli luci della notte per vedere il mondo in modo diverso. In alcuni minuti di silenzio ri-spondiamo mentalmente alle domande che ci verranno proposte. Poi le scriveremo sul nostro libretto.Si lascia qualche istante di silenzio e poi si propongono le seguenti domande lasciando il tempo di rispondere.

Ho trovato il posto che fa per me, mi siedo, mi metto comodo, appoggio tutto ciò che ho in ma-no e mi lascio semplicemente trasportare da ciò che mi sta intorno...

• Cosa vedo in lontananza?

• Cosa vedo vicino?

• Quali sono i rumori che sento?

• Guardando le stelle riconosco qualche costel-lazione?

• Quali sono le sensazioni che provo?

• Paura, pace, gioia, sonno, solitudine...?

Quando si è lasciato il giusto tempo per rispondere, un let-tore propone il seguente testo:

LETTORE 1: «Mi sentii immerso in Dio come una goccia nell’oceano, come una stella nell’oscuri-tà della notte; come un’allodola nel sole d’esta-te, come un pesce nell’acqua del mare... come un bimbo nel seno della madre... Nulla posso fare senza di lui... Non esiste creatura, cosa,

veglia sotto le stelle

in preghiera

284 | 2012

ALLA RICERCA DI UNA STELLA CHE CI GUIDI

GUIDA: Ogni uomo nel suo cammino ha bisogno di avere dei punti di riferimento. I grandi naviga-tori, gli esploratori hanno trovato nel cielo e nelle stelle delle guide sicure. Ma l’uomo da sempre ha sentito il desiderio di andare oltre le stelle...A cori alterni maschi e femmine recitiamo il Sal-mo 19:

M. I cieli narrano la gloria di Dio,l’opera delle sue mani annuncia il fi rmamento.

F. Il giorno al giorno ne affi da il raccontoe la notte alla notte ne trasmette notizia.

M. Senza linguaggio, senza parole,senza che si oda la loro voce,

F. per tutta la terra si diffonde il loro annuncioe ai confi ni del mondo il loro messaggio.

M. Là pose una tenda per il soleche esce come sposo dalla stanza nuziale:esulta come un prode che percorre la via.

F. Sorge da un estremo del cieloe la sua orbita raggiunge l’altro estremo:nulla si sottrae al suo calore.

M. La legge del Signore è perfetta,rinfranca l’anima;la testimonianza del Signore è stabile,rende saggio il semplice.

LA CROCE

Ogni ragazzo cerca di individuare una stella come punto di riferimento. Alla fi ne di questo momento si fa il canto.

Canto: Tu sei la prima stella del mattino

Tu sei la prima stella del mattino,Tu sei la nostra grande nostalgia, Tu sei il cielo chiaro dopo la paura, dopo la paura d’esserci perduti e tornerà la vita in questo mare.

Rit. Soffi erà, soffi erà, il vento forte della vita soffi erà sulle vele e le gonfi erà di te.

pensiero, concetto che non mi parli di lui o che di lui non sia messaggio... Dio è il mare in cui nuoto, l’atmosfera in cui respiro, il reale in cui mi ritrovo... Non riesco più a trovare una qualsiasi cosa anche infi nitesimale che di lui non mi parli, che non sia un po’ la sua immagine, un suo scrit-to, un suo richiamo, un suo sorriso, un suo rim-provero, una sua parola» (da “Ciò che conta è amare” di C. Carretto, pp. 15-16).

Canto: Come stelle nella note

Come stelle nella notte, come acqua di sorgen-te, come fuoco che brucia così è l’amor.

Come terra che germoglia, come brezza del mat-tino, come sangue nelle vene così è l’amor.

Jesus, Jesus you are my life!Finito questo momento tutti possono scrivere le risposte. Nel frattempo viene proposto un sottofondo musicale al quale si aggiungono le voci nel canto di chi man mano fi ni-sce di scrivere, così da far crescere la lode a Dio:

GUIDA: Abbiamo risposto alle domande e senti-to la rifl essione di Carlo Carretto. Ora, possiamo scrivere le risposte che abbiamo pensato e, una volta fi nito, aggiungere la nostra voce al canto.

Canto: Il Signore è vicino

Rit. Il Signore è vicino, il Signore è vicino,Il Signore è vicino, il Signore è vicinoNon angustiatevi per nulla, ma in ogni necessità esponete a Dio le vostre richieste, con preghie-re, suppliche e ringraziamenti. Rit.

E la pace di Dio, che sorpassa ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori, e i vostri pensieri in Cri-sto Gesù. Rit.

Tutto quello che è vero, nobile, giusto, puro, ama-bile ed onorato, quello che è virtù e merita lode, tutto questo sia oggetto dei vostri pensieri. Rit.

E il Dio della Pace sarà con voi, e il Dio della Pace sarà con voi, e il Dio della Pace sarà con voi, e il Dio della Pace sarà con voi. Rit.

in preghiera

294 | 2012

LETTORE: Dalla lettera di san Paolo apostolo ai Galati (Galati 6,14)

Quanto a me invece non ci sia altro vanto che nella croce del Signore nostro Gesù Cristo, per mezzo della quale il mondo per me è stato croci-fi sso, come io per il mondo.

Tu sei l’unico volto della pace, Tu sei speranza nelle nostre mani, Tu sei il vento nuovo sulle nostre ali, sulle nostre ali soffi erà la vita e gonfi erà le vele per questo mare. Rit.Al termine del canto viene illuminata la croce da dietro

Segna con

*LA MASSA LA CROCE

Segna con

*

La massa dice seguici La croce dice seguimi

Conta su te stesso Conta su di me

Dimostra il tuo valore Io sono ciò che vale

Porta i tuoi fardelli (pesi) Consegnali a me

Sii felice Sii santo

Se ti fa sentire bene, fallo Per amore sopporta

Onora te stesso Umiliati

Fa’ È compiuto

Si proietta il fi lmato “Seguire la massa o la Croce?” http://www.youtube.com/watch?v=civPY9rss44

GUIDA: Ascolta. Ascolta due voci. Quale delle due senti più forte? La massa o la Croce?

Si lascia il tempo per rifl ettere sul fi lmato e per scegliere da che parte stare, segnando con una crocette le espressio-ni che si condividono.

gato su di noi, si è abbassato fi no a giungere nel buio della nostra vita fi no a tenderci la mano». È un’esortazione forte e profonda quella che Be-nedetto XVI questa sera ci vuole comunicare. «Fissiamo lo sguardo su Gesù crocifi sso», chie-diamo al Signore che «illumini il nostro cuore » per poterlo seguire sul cammino della croce. «Rendici ragazzi, giovani, uomini nuovi, uomini

BENEDETTO XVI: LA CROCE SEGNO DELL’AMORE

LETTORE: «Guardiamo bene a quell’Uomo croci-fi sso». Uno «sguardo più profondo», in modo da poter vedere che «la croce non è segno di morte, ma è il segno luminoso dell’amore, della vastità dell’amore di Dio». Un Dio che «si è pie-

304 | 2012

in preghiera

in preghiera

e donne santi, ragazzi santi, giovani santi», «trasformati, animati dal tuo amore».

GUIDA: Il cuore del mondo, questa sera, è qui. Spesso il nostro cuore umano, «guarda in bas-so, tutto preso dalla contabilità del proprio be-nessere». Cuore che «resta cieco alla mano del povero e dell’indifeso» e che «tutt’al più si com-muove, ma non si muove».Fissiamo i nostri occhi su quella croce che ora grazie ai lumini sarà illuminata, diventerà punto di riferimento per la nostra vita.Alcuni ragazzi prendono i lumini e li portano alla croce che verrà così illuminata

Fissiamo il nostro sguardo su Gesù Crocifi sso e chiediamo nella preghiera: illumina, Signore, il nostro cuore, perché possiamo seguirti sul cammino della Croce, fa’ morire in noi l’”uomo vecchio”, legato all’egoismo, al male, al pecca-to, rendici “uomini nuovi”, uomini e donne santi, trasformati e animati dal tuo amore.

Canto: Luce del mondo.

Luce del mondo che hai vinto la notte, apri i miei occhi e vedrò. Ti adorerà questo cuore per sem-pre, Gesù, speranza sei tu.

Rit. Vengo ad adorarti, vengo per prostrarmi, vengo a te per dirti: “Sei il mio Re”. Solo tu sei Santo solo tu sei grande, solo tu sei grande so-lo tu sei degno di ogni onor. (2 volte)

Eterno re, il creato ti esalta: gloria nell’alto del ciel. Venuto umilmente si questa terra, povero sei per amor. E mai saprò quanto costò morire per amor. (2 volte)

CELEBRANTE: Dal vangelo secondo Matteo (Matteo 28,1-10)

Dopo il sabato, all’alba del primo giorno della settimana, Maria di Màgdala e l’altra Maria an-darono a visitare la tomba. Ed ecco, vi fu un gran terremoto. Un angelo del Signore, infatti, sceso dal cielo, si avvicinò, rotolò la pietra e si pose a sedere su di essa. Il suo aspetto era come folgo-

re e il suo vestito bianco come neve. Per lo spa-vento che ebbero di lui, le guardie furono scos-se e rimasero come morte. L’angelo disse alle donne: “Voi non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifi sso. Non è qui. È risorto, infatti, come aveva detto; venite, guardate il luogo do-ve era stato deposto. Presto, andate a dire ai suoi discepoli: “È risorto dai morti, ed ecco, vi precede in Galilea; là lo vedrete”. Ecco, io ve l’ho detto”. Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, Gesù venne loro in-contro e disse: “Gioite!”. Ed esse si avvicinaro-no, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allo-ra Gesù disse loro: “Non temete; andate ad an-nunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno”.Si proietta il video: “Jesus Christ You Are My Life” http://www.youtube.com/watch?v=4tlbZO7Js24

LETTORE: «Cari giovani, fratelli e sorelle non abbiate paura di accogliere Cristo, non abbiate paura, aprite, anzi spalancate le porte a Cristo... spendete bene la vita, è un tesoro unico»

(Beato Papa Giovanni Paolo II)

Padre nostro...

CELEBRANTE: O Dio, questa sera, guidati dalle meraviglie di questo cielo stellato, ci hai rivelato la tua gloria e ci hai chiamati a scoprire il tuo progetto su di noi; donaci la forza di intrapren-dere il tuo viaggio senza paure e senza pigrizie. Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio, e vive e regna con te, nell’unità dello Spiri-to Santo, per tutti i secoli dei secoli.

TUTTI: Amen.

CELEBRANTE: Il Signore sia con voi.

TUTTI: E con il tuo Spirito.

CELEBRANTE: Vi benedica Dio Onnipotente, Pa-dre e Figlio e Spirito Santo.

TUTTI: Amen.

314 | 2012

Come hai vissuto l’estate?Ti racconteremo la nostra

nel prossimo numero di…

ViaLibera!