Una notte al rifugio. Quando è tempo di fare una cosa bisogna farla(prima uscita con pernottamento...

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Una notte al rifugio

“Quando è tempo di fare una cosa bisogna farla”(prima uscita con pernottamento nella storia del centro giovanile n.d.r.); così ho detto a Mariagrazia, la mamma di Federica e Francesca, prima di partire da Cuceglio.

Certo, l’angoscia, che precede ogni cosa nuova che si intraprende ha già sferrato il suo attacco ma, mentre stiamo camminando verso il rifugio Ballotta, nel pomeriggio di Sabato (16 luglio 05),i problemi sono già diventati altri;

il sentiero dopo essersi inerpicato nel tratto iniziale…

procede pressoché in piano…

sul fianco del pendio che degrada verso il lago Serrù.

Katia è già abbastanza stanca ma l’abbiamo liberata dello zaino e della borsa; resta comunque un po’ di apprensione (non ci sembrerà più così al ritorno) per alcuni passaggi che si restringono,

ma intanto si intravede il rifugio

“mamma mia” penso….., la costruzione è attaccata ad un roccione che pare messo li apposta per impedire il passaggio degli escursionisti;

non ho tempo di concretizzare il pensiero che già stiamo aprendo le porte con le chiavi prese a Ceresole Reale in mattinata.

Entriamo, il rifugio è piccolissimo ma già l’eccitazione del nuovo ambiente pervade le persone, Elia comincia a sistemare la roba da mangiare,

poi, discussione per occupare i posti nei letti a castello, risolta con…”allora…, le ragazze tutte in alto” [n.b.: ci sono tre livelli] … e in un attimo i sacchi a pelo vanno ad occupare i loro posti.

Roberta è la prima a presidiare i lettucci lassù, Stefano B., Bonny, per gli amici, si sistema in basso;puliamo per terra, spostiamo un tavolo unendolo all’altro, valutiamo i tempi e decidiamo di preparare per al cena, siamo in 14, 7 ragazze e 7 maschi, 8 i minorenni.

Esploro le possibilità di movimento dal rifugio, ma, oltre al sentiero che ci ha portati l’unica via pare sia quella “ferrata” che si intravedeva all’arrivo, scala il roccione e non permetto ai marmocchi di percorrerla, ”domani vedremo” gli dico…

Sembriamo chiusi lì, ma poi, noi grandi (gli animatori maggiorenni), decidiamo di salire.Sono in apprensione, Davide, Francesco, Giulia M., Stefano S., Cristina ed io, saliamo. Basta concentrarsi sulla corda fissata alla parete e sul sentiero,... saliamo,

ed eccolo il piano della Ballotta,…

sembra un angolo del paradiso terrestre: cime alte lo circondano la neve si scioglie attraversandolo con un delta di torrenti…

che confluiscono in una cascata, un ponte l’attraversa,

l’erba è verdissima e …. sorpresa, ci sono una decina di stambecchi che pascolano

i piccoli sono sdraiati; nel sole del tramonto ci avviciniamo e scattiamo qualche foto.

L’apprensione si è sciolta, capisco il messaggio di questo luogo, della nostra uscita, apparentemente si può giungere in una situazione che pare bloccata ferma esaurita, ma se si ha il coraggio di affrontare la via obbligata, sopra ci attende un paradiso.

Sarà oggetto della condivisione della serata, un momento di preghiera e canto sussurrato che forse ha cullato gli altri ospiti del rifugio al piano inferiore.

Penso che sia per questo che non hanno protestato per il movimento che si è protratto poi nella notte (è vero Manuel??!). Del resto se non avessero scherzato un po’ i marmocchi, che cosa ci saremmo venuti a fare al rifugio..??!