Ugo Abundo

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Ugo Abundo. IPOTESI. L’atto dell’ esistere è in simbiosi con l’atto del conoscere : una entità esiste solo in relazione con un ente che lo osserva (sia esso un essere conscio, o una altra porzione di universo, o esso ente medesimo, in autoreferenzialità ) - PowerPoint PPT Presentation

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Ugo Abundo

IPOTESI

L’atto dell’ esistere è in simbiosi con l’atto del conoscere: una entità esiste solo in relazione con un ente che lo osserva (sia esso un essere conscio, o una altra porzione di universo, o esso ente medesimo, in autoreferenzialità)

Sotto speciali condizioni possono crearsi situazioni in cui alcuni dei siti sincronizzino i propri tempi dando luogo ad un sottoinsieme di siti (nodi) dotati di un tempo comune monodimensionale

Quanto avviene nella rete sia dettato dalla configurazione che essa variabilmente assume (insieme degli stati dei siti e dei valori di interconnessione sito-sito); ma gli stati dei siti e le interconnessioni siano dipendenti da quanto nella rete sta avvenendo, in relazione dinamica tra comportamento e struttura

Un osservabile fisico sia una espressione della rete in equilibrio dinamico almeno per il tempo necessario a rilevarlo.

Guida l’evoluzione della rete, secondo la direzione di più ripida discesa (controgradiente), la massima velocità di degrado di un “potenziale informativo U”

VISIONE PROBABILISTICA CHE ASSEGNA A CIASCUNA CONFIGURAZIONE UNA INFORMAZIONE (CONTROENTROPIA ) DECRESCENTE NELLA DIREZIONE DI AUMENTO DI PROBABILITÀ

In Journal of Nuclear Physics (www. Journal –of-nuclear-

physics.com) é riportato il seguente link (http://fondazioneneumann

.it/opussimbolicum/frameopus.htm ) ove si espongono le argomentazioni che hanno condotto alla (14) la quale esprime che la variazione di Ψi nel proprio tempo dipende dal proprio valore e da quello dei ψ degli altri nodi, stanti le velocità di trasmissione asimmetriche con cui ogni nodo “spara” informazione.

Si introducono ora :

• una prassi : principio di corrispondenza

• un problema generale di conoscibilità

.

PROBLEMA DI CONOSCIBILITA’ Si cerca una soluzione (almeno una)

della equazione (14) atta a descrivere un universo in cui onde viaggianti possano stabilmente trasferire informazioni mediante propagazione di segnali.

Generalizzazione del “Principio Antropico” per il quale l’universo sarebbe fatto in modo da essere “a noi “ conoscibile

Si esclude l’inessenziale antropocentrismo e si sposta

il punto di vista , non più asserendo il “ principio finalizzatore” ma ponendo il “problema progettuale” della ricerca delle caratteristiche che necessitano all’universo richiesto.

Potendosi scrivere l’equazione delle onde nella forma

a) e l’equazione di una rete nella forma b)

Ove la b) è stata ottenuta al limite, per la dimensione della maglia ∆l che tende a zero

e poiché

1/∆l2 ( )

è la forma alle differenze finite di ∇2 ϕ

occorre che si identifichino:

equazione del conoscibile

ove l’asimmetria della velocità di trasmissione è imputabile alla differenza tra le ω di ciascun nodo-neurone

Se una fluttuazione sintonizza a stessa ω alcuni nodi, essi iniziano a “parlarsi“ vicendevolmente scambiandosi informazioni tanto più quanto bassa è ω.

Può emergere una struttura stabile ove il tempo diviene sincronizzato per tutti i nodi che vi partecipano, e la rete ha passo di maglia pari alla lunghezza di Planck lp e pulsazione ωp corrispondente a 2πνp (νp (frequenza di Planck) .

Tale struttura di equazione

Colonizza la rete forzandone le pulsazioniLa pulsazione di Planck ωp è la massima che una

particella si possa immaginare abbia, in quanto il suo raggio arriverebbe ad essere così piccolo quanto lp

Le particelle reali si avrebbero per ω< ωp

La dinamica di U può svilupparsi solo lungo γ, che è data una sola volta per tutta la vita dell’universo

Equazione Àcrona

L'EQUAZIONE DI SCHRÖDINGER

Se nella (15 ) introduciamo le grandezze di Planck

si ottiene

Avendo utilizzato

Per

(e ovviamente )

si ha la massima velocità di trasmissione , quindi per particelle con e raggio > lp la (15 )diviene

( 23)

che è l’equazione di SCHRÖDINGER per una particella.

ANALOGIEVengono qui presentate le forme che assume la (23) con

la soluzione

sotto diverse analogie

ANALOGIA CON UNA RETE ELETTRICA

ANALOGIA CON UNA RETE NEURALE

(29)

GRANDEZZE CARATTERISTICHE

A parametri distribuiti per unità di lunghezza R’ L’ C’

Dalle (35) e (29) si ottiene:

L’C’ =

R’C’=

TEOREMA DI SHANNON

CAMPO DELLA TEORIA Si risponde al problema progettuale

posto, cioè l’individuazione di una tra le teorie possibili, fornendo anche una chiave di interpretazione dei limiti entro cui essa è definita

ASSUNZIONI

RISONANZADalla (29) si ottiene

che va confrontata con la (35) nella forma:

-

per ottenere

L’C’=

R’C’=

che sono le (36)

avendo modellizzato la rete con maglie “RLC-serie”

è noto che la ω di risonanza (pulsazione propria) è

che si riduce se manca R a

LEGAME TRA L,R,C,E L’,R’,C’ se attorno ad un nodo del reticolo corre una perturbazione

circolare di cammino l (lungo la circonferenza) con una λ di risonanza λr tale da “chiudersi” su 2πl,

λr = 2πl

e si hanno le

L=lL’ = L’ ; R=lR’= R’; C=lC’= C’

che inserite nella

portano a

1° caso =0

poiché ωr = 2πνr

cioè v.

λr νr = v è una relazione fondamentale che dimostra come la particella libera stabile (ωv =0) , in moto, sia la rappresentazione di un onda stazionaria di pulsazione tale da essere la risonanza dello spazio, così come modificato dalla particella con il suo moto

2° caso ω v≠0

che per basse v(γ 1) si semplifica in

Indicando che la “particella non relativistica”può essere spinta ad alta energia mediante idonea applicazione di un potenziale V

SCATOLA DI POTENZIALE È noto come dall’ Equazione di Schrödinger

originale

con soluzioni spaziali

è il numero d’onda nel caso particolare di V=0

(elettrone libero), si rilevi che non vi sono limitazioni

per k, che può assumere valori continui.

Se invece l’elettrone si trova in una” buca di potenziale”, cioè una scatola in cui V=0 ma con pareti a V=∞, è costretto ad assumere solo alcuni livelli energetici, con oscillazioni compatibili, tramite il n°onda k, con l’avere in x=0 e x=L due nodi.

Poiché per definizione

cioè

e dovendo L essere un n° intero n di semilunghezze d’onda :

E r non può più assumere valori continui, ma

esclusivamente valori quantizzati al variare di n

APPLICAZIONI AL SETTORE LENR

NUCLEO COMUNE LENR

FENOMENI A PICCOLO RAGGIO, COLLETTIVI, SU SUPERFICI DI IDRURI METALLICI, PER RAGGIUNGRE LE ENERGIE DI CATTURA ELETTRONICA

INTEGRAZIONE DELLA (29) PER ELETTRONI CONFINATI NEL RETICOLO METALLICO CON DIVERSE FORME DI V:- COSTANTE- A GRADIENTE- ALTERNATA- RADDRIZZATA - A IMPULSI

INDIRIZZI DI POSSIBILE SPERIMENTAZIONE

LUNGHEZZA D’ONDA RISONANTI

STRUTTURA NANOMETRICA SUPERFICIALE

In assenza di protoni aggiunti al metallo:

ELETTRONI ENERGETICI In una scatola di potenziale (quale una

massa metallica in cui gli elettroni sono confinati, con V=0 ) è noto che :

con n= 1,2,3,…..

(n=0 non ammesso perché annullerebbe φ nella buca)

L’integrazione della (29) fornisce, per le (34), le equazioni di e k da mettere in relazione :

K =

e il legame è :

che si dimostra facilmente per verifica

Per la risonanza

che per velocità non relativistiche(γ≈1) si riduce alla

espressione nota nel caso non relativistico

Per fornire agli elettroni i livelli di energia necessaria

per la cattura elettronica da parte del protone , si può agire tra l’altro:

Sia con L a livelli nanometrici, che introducendo

forti impulsi di potenziale( per v non relativistiche

si era trovata )

con fotoni infrarossi e visibili del plasma (forzante), dell’ordine di λ =3μ che si trova facilmente esprimendo Ω.

Gli studi di Widom-Larsen “Theoretical Standard model rates of P to N conversions near metallic Hydride Surfaces” portano a una frequenza Ω dei fotoni tale che

Ω⁄ e ≈ 6x10-2 volt

STRUTTURA DELL’ELETTRONE Il raggio classico dell’elettrone, dedotto dalla autoenergia

elettrostatica fornisce considerazioni sulla struttura dell’elettrone.

I risultati sono completamente fuori ordine di grandezza rispetto al “raggio Compton”, deducibile quantomeccanicamente e in linea con le evidenze sperimentali relative al range spaziale di interazione

elettrone-fotone

La derivazione quantomeccanica fornisce

non si tratta della

di De Broglie che va all’infinito per v 0.

Piuttosto, di una quantità ben definita in dipendenza di

m0

La natura e la motivazione che costringerebbe un

impulso a procedere circolarmente non sono ancora

spiegate.

L’ipotesi più semplice, che possa trattarsi di un fotone,

non giustificherebbe perché, per “aprire” un elettrone, è

sempre stata osservata la presenza di un positrone che lo

annichili estraendo, allora, 2 fotoni

Ma non sembra potersi trattare di un fotone orbitante

anche per la seguente considerazione :

la massa di Planck è quella della più pesante (e più

piccola) particella ipotizzabile , che sia in equilibrio

dinamico col caos sottostante le dimensioni di maglia

Planckiane dello spazio, tale che per essa il raggio rs di

Schwarzschild (orizzonte degli eventi) sia proprio il raggio

della particella , che così sarebbe costituita da un fotone

rotante intrappolato nel campo autogravitazionale secondo la

che comporta (raggio di Schwarzschild ).

Ma con una massa me << m p e un raggio re >> rs , la forza

Gravitazionale

non può riuscire a trattenere un fotone sull’orbita a raggio r

per solo effetto gravitazionale

Nel tentativo di comporre un quadro coerente occorrerà

probabilmente introdurre le deformazioni dello spazio

create dalla carica( intese come qualche caratteristica

dell’impulso rotante ) e tener conto della non

istantaneità della autoinfluenza della pertubazione, così

da poter far luce sulla attualmente “inestetica “costante

di struttura fine α nella

che esprime la carica “e “ in funzione delle costanti fisiche

fondamentali