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IL LIBRO. Silvano Petrosino ripercorre il dramma dell'epidemia: «Un evento inatteso che ha mostrato tutti i nostri limiti»

E L'IMPREVEDIBILEIL VERO SCANDALOPer il filosofo un mondo abituato

a progettare ogni cosa si è trovatodi colpo spiazzato: «Speriamo, manon è detto che ne usciremo cambiati»Piergiorgio Chiarini

«All'improvviso abbiamo fat­to esperienza di qualcosa diindisponibile, di resistente aogni previsione e manipola­zione. Altro che "la vita è miae la decido io"». Mentre sem­bra che sul fronte sanitariosia stata superata la fase acu­ta dell'epidemia, resta apertala ferita che un virus infinita­mente piccolo ha infetto alnostro sistema di vita. Attor­no a questo tema ruota il li­bro del filosofo Silvano Petro­sino «Lo scandalo dell'impre­vedibile ­ Pensare l'epide­mia» appena pubblicato daInterlinea anche in versioneebook. Soprattutto negli ulti­mi decenni la cultura e la so­cietà si sono sviluppate attor­no all'idea dell'autodetermi­nazione e all'illusione, in fon­do, di poter controllare tutto.L'arrivo del Coronavirus hacostituito un fattore del tuttoinatteso che non ha semplice­mente messo a dura prova si­stemi sanitari tra i più effi­cienti al mondo (le polemi­che strumentali alimentateal riguardo da chi col sennodi poi aveva già capito tuttonon meritano di essere nep­pure menzionate). A esseremessa radicalmente in di­scussione è soprattutto la po­sizione di fondo con cui guar­dare e pensare a se stessi eagli altri. Petrosino, che inse­gna a Milano in Cattolica edè noto per i suoi studi sul pen­siero di Emmanuel Lévinas eJacques Derrida, attraversola forma del dialogo ha cerca­to di affrontare alcune que­stioni chiave che l'epidemiaha posto, dal senso del limite

alla libertà, dalla morte al no­stro rapporto con il tempo,per arrivare alla scienza.ILPRIMO DATO a cui il Corona­virus, anche per le modalitàstesse in cui si è presentato, ciha messo di fronte è quelloche nel libro viene definita«l'irruzione dell'imprevedibi­le». L'epidemia non è dilaga­ta in una periferia degradatadel terzo o quatto mondo main alcune delle aree più avan­zate del pianeta. Petrosino ve­de un che «di "primitivo" o di"primordiale" in questo virusche ha avuto la sfrontatezzadi disturbare nazioni estre­mamente evolute le cui élitesculturali, in "tutt'altre faccen­de affaccendate", sembranopreoccuparsi solo della finan­za, dell'andamento dei consu­mi, dell'ingegneria genetica,dell'intelligenza artificiale edello sviluppo della tecnolo­gia informatica». All'ideolo­gia dell'eccellenza è stato as­sestato un colpo molto duro.Abituati all'elaborazione deidati, agli studi di fattibilità, aprogettare tutto, il mondo èandato articolandosi attornoa ciò che si può prevedere. Eil «trionfo dell'algoritmo». Siè però dimenticata una diffe­renza fondamentale, quellatra il futuro e l'avvenire. Il pri­mo sulla base delle nostre ca­pacità può in qualche modoessere previsto e progettato,mentre l'avvenire è un'altracosa: «è il campo dell'evento,dell'avvenimento ­ spiega Pe­trosino ­, di ciò che viene e ac­cade, e ciò che accade e vienelo fa sempre senza avvisare,senza pre­avvisare». Con l'an­sia di mettere tutto in sicurez­za si progetta, per esempio, il

ILPRIMO DATO a cui il Corona­virus, anche per le modalitàstesse in cui si è presentato, ciha messo di fronte è quelloche nel libro viene definita«l'irruzione dell'imprevedibi­le». L'epidemia non è dilaga­ta in una periferia degradatadel terzo o quatto mondo main alcune delle aree più avan­zate del pianeta. Petrosino ve­de un che «di "primitivo" o di"primordiale" in questo virusche ha avuto la sfrontatezza

di disturbare nazioni estre­mamente evolute le cui élitesculturali, in "tutt'altre faccen­de affaccendate", sembranopreoccuparsi solo della finan­za, dell'andamento dei consu­mi, dell'ingegneria genetica,dell'intelligenza artificiale edello sviluppo della tecnolo­gia informatica». All'ideolo­gia dell'eccellenza è stato as­sestato un colpo molto duro.Abituati all'elaborazione dei

dati, agli studi di fattibilità, aprogettare tutto, il mondo èandato articolandosi attorno

a ciò che si può prevedere. Eil «trionfo dell'algoritmo». Siè però dimenticata una diffe­renza fondamentale, quellatra il futuro e l'avvenire. Il pri­mo sulla base delle nostre ca­pacità può in qualche modoessere previsto e progettato,mentre l'avvenire è un'altracosa: «è il campo dell'evento,dell'avvenimento ­ spiega Pe­trosino ­, di ciò che viene e ac­cade, e ciò che accade e vienelo fa sempre senza avvisare,senza pre­avvisare». Con l'an­sia di mettere tutto in sicurez­za si progetta, per esempio, il

futuro dei figli occupandolodi attese e sollecitazioni macosì si porta a esaurimento illoro avvenire. Se l'uomo nonpuò evitare di progettare, l'er­rore sta dunque nel non con­siderare quanto sfugge allanostra capacità progettuale,quel «resto improgettabile».

IL DIALOGO è accompagnatoda alcune citazioni folgorantiche aiutano a raccogliere lasfida di stare di fronte all'im­prevedibile senza fuggire ocensurare i nervi scoperti chel'epidemia ha messo in evi­denza. Tra queste c'è un'affer­mazione di Lacan secondo ilquale «il proprio del reale èche non lo si immagina». Ilreale «è ciò che non funzio­na», che sfugge alla logica delfunzionamento attorno allaquale si è costruito il mondo.Per questo «il mondo fa ditutto per dimenticarsi del rea­le». Se l'imprevedibile è unoscandalo rappresenta nellostesso tempo una possibilitàper costruire un rapporto di­verso proprio con quella real­tà oscurata dalle logiche delfunzionalismo. Proprio unacerta idea della scienza cheha finito per alimentare atte­se salvifiche ha mostrato difronte al diffondersi del con­tagio tutta la sua insufficien­za. Gli scienziati stessi, di fat­to, «hanno confermato chenon tutto si può prevedere».C'è un passo tratto da «Lapeste» di Camus che fa un po'da trait d'union del libro conl'invito a «restare», ad «accet­tare lo scandalo» rimettendo­si a Dio, a «cominciare a cam­minare nelle tenebre e tenta­re di fare il bene». Soprattut­to il primo compito è aiutarsia far sì che «l'esperienza dellimite» sperimentata davan­ti all'epidemia non diventimotivo di negatività e non sitrasformi da condizione, perquanto drammatica, in obie­zione. Non va fecondata ­ sot­

tolinea Petrosino ­ «quella di­sperazione che finisce per tra­sformarsi in una sorta di giu­stificazione della rabbia e delrisentimento nei confrontidegli altri e più in generaledella vita stessa». La posta ingioco è molto alta, altro chequel «tutto andrà bene»spuntato dovunque nei gior­

certa idea della scienza cheha finito per alimentare atte­se salvifiche ha mostrato difronte al diffondersi del con­tagio tutta la sua insufficien­za. Gli scienziati stessi, di fat­to, «hanno confermato chenon tutto si può prevedere».C'è un passo tratto da «Lapeste» di Camus che fa un po'da trait d'union del libro conl'invito a «restare», ad «accet­tare lo scandalo» rimettendo­si a Dio, a «cominciare a cam­minare nelle tenebre e tenta­re di fare il bene». Soprattut­to il primo compito è aiutarsia far sì che «l'esperienza dellimite» sperimentata davan­ti all'epidemia non diventimotivo di negatività e non sitrasformi da condizione, perquanto drammatica, in obie­zione. Non va fecondata ­ sot­tolinea Petrosino ­ «quella di­sperazione che finisce per tra­sformarsi in una sorta di giu­stificazione della rabbia e delrisentimento nei confrontidegli altri e più in generaledella vita stessa». La posta ingioco è molto alta, altro chequel «tutto andrà bene»spuntato dovunque nei gior­

ni più bui dell'emergenza.Non ha nulla a che vederecon uno sforzo della volontàper cercare di pensare in posi­tivo anche quando le cosevanno male. Per Petrosino aquesta posizione occorre op­porre la verità della propriaesperienza: «"Io ora sono nel­la disperazione e nessuno mipuò convincere che questamia esperienza non sia mia,sia qualcosa di falso o di pas­seggero"; ma una volta rico­nosciuto questo scandalo,una volta che lo si è "rispetta­to", bisogna anche avere il co­raggio di "farsi rispettare", op­ponendosi alla sua forza inva­siva». In questa prospettivala memoria del bene ricevutoè un fattore decisivo per farin modo che non sia la dispe­razione a occupare tutta lascena. Fondamentale è la di­stinzione fra l'ottimismo e lasperanza. Il primo è l'espres­sione della mia volontà, la se­conda invece «germoglia dal­la memoria di qualcosa chemi ha raggiunto a partiredall'altro: è stato, sono statocertamente amato, e nessunatenebra, neppure quella in

Data: 05.06.2020 Pag.: 37Size: 621 cm2 AVE: € 3726.00Tiratura:Diffusione:Lettori:

INTERLINEA 1

ni più bui dell'emergenza.Non ha nulla a che vederecon uno sforzo della volontàper cercare di pensare in posi­tivo anche quando le cosevanno male. Per Petrosino aquesta posizione occorre op­porre la verità della propriaesperienza: «"Io ora sono nel­la disperazione e nessuno mipuò convincere che questamia esperienza non sia mia,sia qualcosa di falso o di pas­seggero"; ma una volta rico­nosciuto questo scandalo,una volta che lo si è "rispetta­to", bisogna anche avere il co­raggio di "farsi rispettare", op­ponendosi alla sua forza inva­siva». In questa prospettivala memoria del bene ricevutoè un fattore decisivo per farin modo che non sia la dispe­razione a occupare tutta lascena. Fondamentale è la di­stinzione fra l'ottimismo e lasperanza. Il primo è l'espres­sione della mia volontà, la se­conda invece «germoglia dal­la memoria di qualcosa chemi ha raggiunto a partiredall'altro: è stato, sono statocertamente amato, e nessunatenebra, neppure quella in

cui ora mi trovo, potrà maiimpedire che io lo sia stato».E IL DOPO EPIDEMIA? Come ne

usciamo? Per l'autore del li­bro non c'è alcuna garanziache quanto successo diventiun'occasione di cambiamen­

to. Certo potrebbe favorire ilsuperamento di quel mododi vita patologico risultatodel narcisismo di cui è impre­gnata la cultura dominante.Ma non c'è alcun automati­smo. La sciagura che ci ha tra­volto­ spiega Petrosino ­ «po­trebbe sollecitarci a riconside­rare il nostro modo di viveree di pensare, anche se non po­trà mai costringerci a farlo.Niente e nessuno può obbli­gare qualcuno a desiderare, ariflettere, a cambiare». Nonbasta una sensazione, perquanto folte, a generare un'e­sperienza. Anzi, all'orizzontec'è un altro rischio: che all'i­dolo dell'eccellenza possa af­fiancarsi quello della sicurez­za. «Non vorrei che in nome

della nostra salute fisica ci siconsegni a una "metafìsicadella sicurezza"». •

L'epidemia di Covid obbliga a riconsiderare il nostro sistema di vita

E IL DOPO EPIDEMIA? Come neusciamo? Per l'autore del li­bro non c'è alcuna garanziache quanto successo diventiun'occasione di cambiamen­to. Certo potrebbe favorire ilsuperamento di quel mododi vita patologico risultatodel narcisismo di cui è impre­gnata la cultura dominante.Ma non c'è alcun automati­smo. La sciagura che ci ha tra­volto­ spiega Petrosino ­ «po­trebbe sollecitarci a riconside­rare il nostro modo di viveree di pensare, anche se non po­trà mai costringerci a farlo.Niente e nessuno può obbli­gare qualcuno a desiderare, ariflettere, a cambiare». Nonbasta una sensazione, perquanto folte, a generare un'e­sperienza. Anzi, all'orizzontec'è un altro rischio: che all'i­dolo dell'eccellenza possa af­fiancarsi quello della sicurez­za. «Non vorrei che in nomedella nostra salute fisica ci siconsegni a una "metafìsicadella sicurezza"». •

Il libro «Lo scandalo dell'imprevedibile ­ Pensare l'epidemia» è undialogo sulle domande che l'arrivo del Coronavirus ha sollevato

Questo virusha avutola sfrontatezza didisturbare nazioniestremamenteevolute

MM Abbiamofatto esperienza diqualcosa che sfuggea ogni previsioneAltro che"la vita èmia e la decido io"

MM Abbiamofatto esperienza diqualcosa che sfuggea ogni previsioneAltro che"la vita èmia e la decido io"

MM Non vorreiche ora in nomedella salute fìsicaci si consegniall'idolodella sicurezza

Data: 05.06.2020 Pag.: 37Size: 621 cm2 AVE: € 3726.00Tiratura:Diffusione:Lettori:

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