Teologia morale speciale/1 Vita religiosa I: Il fondamento II:Incontro con Dio e vita credente III:...

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Teologia morale speciale/1Vita religiosa

I: Il fondamentoII:Incontro con Dio e vita credenteIII: Ordinare la vita nel Signore

PRIMA PARTE: IL FONDAMENTO• 1.Teologia morale “fondamentale” e “speciale”: unità e

distinzioni. Virtù di giustizia, morale religiosa, unità di esperienza morale e di

esperienza di fede.

• 2. Fondamento biblico: • Il dono dell’alleanza: Es 3; Gs 24• La Promessa divenuta “si” in Gesù Cristo

- Parola ed esistenza di Gesù. - L’esperienza dei discepoli: conversione-fede-sequela- L’annuncio di Gesù. La sua figura eticamente interpretante

• 3. Eucaristia e vita morale Costituiti interlocutori Fatti commensali “Fate questo in memoria di me”

SECONDA PARTE: INCONTRO CON DIO E VITA CREDENTE

4. I primi tre comandamenti del decalogo Non altri dei Il Nome Il sabato [5. Relazione con Dio in Gesù Cristo. NO]• Figure bibliche di relazione/preghiera• Dio si rivela ed è riconosciuto: novità di senso e prospettiva

6.Comprendere e decidere nel Signore Unità della vita personale Decisione di fede “in coscienza” Preghiera e decisione di vita

TERZA PARTE: ORDINARE LA VITA NEL SIGNORE

7. Una preghiera ordinata e decisa Il “tempo” del nostro vivere Criteri di valutazione e decisione Il “corpo” del passato e lo “spontaneo” ambiguo

8. Preghiera e unificazione personale• Mezzo e fine • Implicito ed esplicito • Cura del discernimento

9. Moralità cristiana come conversione Preghiera e tentazioni Conoscere Dio e conversione Veracità e dialogo. Comunicazione morale e compito di verità.

Bibliografia

• S. Bastianel, Vita morale nella fede in Gesù Cristo, San Paolo, Cinisello Balsamo 2005

• D. Abignente, Appunti sulla decisione di vita• M. Cozzoli, «Verità, veracità», in F. Compagnoni, G.

Piana, S. Privitera, Nuovo Dizionario di Teologia morale, Paoline, Cinisello Balsamo 1990, 1435-1450.

• A.J. Heschel, Il sabato. Il suo significato per l’uomo moderno, Rusconi Editore, Milano 1972

• A. Rizzi, Il problema del senso e il tempo. Tempo, festa, preghiera, Cittadella, Assisi 2006

PRIMA PARTE: IL FONDAMENTO

• 1. Teologia morale “fondamentale” e “speciale”: unità e distinzioni.

Vita religiosa. Virtù di giustizia.

Unità di esperienza morale e di esperienza di fede.

Vita religiosa: virtù di giustizia

• Tradizione giuridico-etica (Ulpiano): “Iustitia est constans et perpetua voluntas ius suum

unicuique tribuens”

• Tommaso d’Aquino: “Iustitia est habitus secundum quem aliquis constanti

et perpetua voluntate ius suum unicuique tribuit”(S.Th.II-II, q.58, a.1)

• Il trattato “De iustitia” (S.Th., II-II, qq. 57-122)(cf Decalogo sec. D. Mongillo)

Giustizia nel rapporto con Dio

• S.Th.II-II, qq. 81-100 [q.82: devozione: da ‘devoveo’; q. 83: preghiera]

• Religione da relegere: rileggere, ripetere cose attinenti al culto

• Religione da religare:legare strettamente a Dio

Religione come unità della vita: atti e intenzionalità

• “La religione ha due serie di atti. Alcuni propri ed immediati... emessi direttamente (sacrificio, adorazione..). Altri invece li produce mediante la virtù cui essa comanda, ordinandoli all’onore di Dio...Ecco perché visitare gli orfani e le vedove nelle loro tribolazioni, che è un atto di misericordia, è considerato come un atto di religione”

(S.Th.II-II, q.81, a.1)

Religione è virtù che ‘ordina’ a Dio, come ‘fine’, attraverso la relazione con lui

• “Questa virtù dice propriamente ordine a Dio. Egli infatti è colui al quale principalmente dobbiamo legarci [tamquam indeficienti principio] e verso cui dobbiamo dirigere di continuo la nostra elezione come ad ultimo fine” (S.Th.II-II, q.81, a.1)

• “Tutte le cose in quanto sono compiute a gloria di Dio appartengono alla religione, non perché questa le compie, ma perché le comanda” (S.Th.II-II, q.81, a.4)

La religione è virtù morale

• “Nella religione si devono tener presenti due cose. Primo ciò che si offre, ossia il culto e questo costituisce la materia o l’oggetto della religione. Secondo colui al quale si offre, e cioè Dio...E’ evidente che della virtù di religione Dio non è l’oggetto, ma il fine...E quindi la religione è una virtù morale, avente per oggetto i mezzi ordinati al fine”

(S.Th. II-II, q. 81, a.5)

Crisi della “retribuzione” responsabilità della “relazione”

• La religione è “una parte della giustizia. E in essa il giusto...viene stabilito per una certa uguaglianza...Non si tratta però di uguaglianza assoluta, perché a Dio non si può offrire quanto gli è dovuto: ma in rapporto alle capacità dell’uomo e all’accettazione di Dio”. (S.Th.II-II, q.81, a.5)

2. Fondamento biblico: A.Il dono dell’alleanza:Es 3;Gs 24;Dt 4.30;Ger 31

• Es 3: vocazione di Mosè - rivelazione del ‘nome’ • (Es 2,11-3,15) Mosè “figlio” di una storia. Di fronte al “tu” che subisce Mosè non resta

indifferente. Mosè cerca di reagire usando del suo privilegio. La ‘prova’ di Mosè, il fallimento, il deserto...

Es 3: Vicenda di un uomo, vicenda di un popolo.

• Dio si lascia riconoscere prossimo e salvante nella relazione.

• La “volontà” di Dio: ho visto...sono sceso per liberare...verso...

• “Io con te”. Non tu e le tue forze...non semplice compito.

• Ejeh aser ejeh. Vicino e salvante nella tua storia.• Libertà liberata da Dio: novità di Mosè.

• Una vocazione fondata nel dono: divenire fratelli.

Struttura di alleanza: Gs 24Macro- struttura di alleanza in Gs 24,1-28

I. (AUTO) PRESENTAZIONE [Preambolo]: 24,2b

II. RIEVOCAZIONE/KERIGMA [Prologo storico]: 24,2c-13

III. CHIAMATI A DECISIONE [Dichiarazione fondamentale]: 24,14-15 (16-24)

IV. COMANDAMENTO E LEGGI [clausole]: 24,25-26 cf Cd. Alleanza: Es 20,22-23.33; Cod. Deuteronomico: Dt 12-26; Cod. Santità : Lv 17-26 cf Decalogo: Es 20,2-17; Dt 5,6-22

V. I TESTIMONI: 24,26b-27 (24,1.22). Cf Dt 4,26 ecc.

VI. BENEDIZIONE (maledizioni): 24,13.19-20. cf Dt 28.30

I. (AUTO) PRESENTAZIONE [Preambolo]: 24,2b

“Così dice il Signore Dio d’Israele”

Esperienza personale del mediatore [non patriarca]

Jahvè, colui che è in relazione [‘io’ –’tu’]

II. RIEVOCAZIONE/KERIGMA [Prologo storico]: 24,2c-13

“Io presi…feci uscire…condussi…liberai..

…vi diedi una terra…abitate…mangiate…”

Principio e fondamento nel dono Rivelazione – relazione – liberazione

[“io”…“i vostri padri” - “voi”] Relazione gratuita:

non necessitata - non parziale – incondizionata

Salvezza: creazione di vita come comunionecapacità di risposta, di libertà e futuro

III. CHIAMATI A DECISIONE [Dichiarazione fondamentale]:24,14-15 (16-24)

“Scegliete dunque chi volete servire”

• We attah: dunque [logico, cronologico, assiologico, normativo] Fatti interlocutori di Dio, capaci di libera responsabilità

Il dono è offerto alla libera responsabilità della risposta

• “In forza di”…“come”: assumendo l’intenzionalità del Signore Conoscere Dio = riconoscere questo Dio = voler essere popolo

nato da Dio – affidato a lui – popolo di “prossimi”.

IV. COMANDAMENTO E LEGGI [clausole]: 24,25-26

“Giosuè in quel giorno concluse un’alleanza”

Bontà nella ricerca di giustizia – correttezza Normatività della moralità e norme morali

Integrazione di fede e vita morale: Le regole di condotta proprie del patrimonio etico

condiviso vengono capite come comandamenti di Dio.

Integrazione e purificazione dell’esperienza etica precedente di solidarietà.

V. I TESTIMONI: 24,26b-27 (24,1.22). Cf Dt 4,26 ecc.

“Voi siete testimoni” “Giosuè prese una pietra”

Vita personale - sociale. ‘Privato’ e ‘Pubblico’

L’ambiente mediatore di rapporti “umani”Nell’uso delle cose la relazione con l’altro.

Azione umana e conseguenze.Teleologia e proporzione.

VI. BENEDIZIONE (maledizioni): 24,13.19-20. cf Dt 28.30

“Noi serviremo il Signore”…”Scegli la vita” (Dt 30)

Continuità e diversità tra II e VI: il dono “affidato” Differenza e reale reciprocità di partners:

• Popolo “di Dio” nel divenire popolo di fratelli La risposta del popolo creatrice di prossimità

• autonomia morale del credente• il futuro/storia è affidato

Discernere per decidere : criteri di discernimento Discernere - decidere nel Signore.

2. Fondamento biblico:B. La Promessa-Alleanza nel “si” di Gesù Cristo

“Dio vicino”(Ejeh..) nella Parola - esistenza di Gesù

• Nella storia fatta anche di peccato [gratuità incondizionata]

• La redenzione dall’interno della storia[unità incarnazione e pasqua]

• Nell’umanità di Gesù in comunione con il Padre [esistenziale cristico]

• L’alleanza nuova: è possibile vivere con - in Gesù Cristo

B. La Promessa-Alleanza nel “si” di Gesù Cristo

L’esperienza dei discepoli: chiamati a partecipare

Nella familiarità con Gesù si sono visti salvati Nella familiarità con Gesù hanno visto il Padre Nella familiarità con Gesù hanno visto l’umano

• L’umanità di Gesù: luogo di scandalo• La vita con Gesù: luogo di scandalo• La sequela dei discepoli: conversione continua

B. La Promessa-Alleanza nel “si” di Gesù Cristo

• Seguire Gesù non è ripeterlo, è vivere in - con lui• L’annuncio di Gesù nei criteri di vita

• Tentazioni e Beatitudini

• Gesù eticamente interpretante l’umano• Poter leggere il vangelo sulla storia• Nel ricordo condiviso del Signore

3. Eucaristia e vita morale

Consideriamo la realtà dell’eucaristia con domande tipiche della riflessione morale.

1.Quale rapporto esiste tra culto e vita di fede, preghiera personale e liturgica, all’interno della storia di fede di una comunità credente?

- Tentazione di ‘esteriorità’ e ‘possesso’ di Dio- Tentazione di ‘separazione’ di culto e moralità

2. Se l’eucaristia è culmen et fons dell’esistenza cristiana (SC), in che senso il celebrare chiama in causa la libera responsabilità nel vivere l’eucaristia? [personale esperienza/alimento]

CONVOCATI DALLA PAROLA: COSTITUITI INTERLOCUTORI

Comune ascolto dellaParola:

realtà costitutiva della comunità

credente

Nella condivisione della Parola

che lo Spirito svela nell’interiorità di

ciascuno, riconosciamo la

presenza salvante di Dio.

Convocati dalla Parola

A.T.

Israele diventa popolo di Dio riconoscendo nel rivelarsi di Dio una relazione di alleanza donata, che chiede adesione [cf Gs 24].

L’esperienza di essere costituiti interlocutori di Dio, in forza del suo

gratuito rivelarsi, diventerà centrale e strutturante i modi di esprimere la fede stessa

[cf creazione, interpretazione peccato alla luce della fedeltà di Dio, conversione

possibile].

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

N.T.L’evento definitivo

della salvezza è Gesù: Parola fattasi carne

L’uomo è nuovamente e decisamente fatto interlocutore di

Dio, capace di accogliere il dono

e di rispondervi nella sequela.

Nella celebrazione Eucaristia siamo convocati

e interpellati dalla parola di Dio: ci è chiesto di ascoltare e di rispondere.

Siamo costituiti interlocutori.

Come comunità credente siamo di fronte al

consegnarsi di Dio nella sua Parola, che è il Cristo. La sua parola è riproposta dalla Traditio

vivente.

La Parola non è generica: Dio continua a operare in

noi.La nostra familiarità con la parola di Dio, diventa il luogo della

nostra identità come comunità credente

[conoscere lui, noi, il mondo].

La Parola incarnata come benedizione in noi

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

CONVOCATI A SPEZZARE IL PANE:

COSTITUITI COMMENSALI

I SEGNI DEL

PANE E VINO

Realtà - simbolo di ciò che è necessario per vivere e per cui ci si

divide[senso umano del pane e interpretazione della vita]

Significazione per la coscienza

I SEGNI DEL

PANE E VINO

Realtà – simbolo di comunione:

il corpo di Gesù che dà vita

Realtà - simbolo di ciò che fa vivere e viene “spezzato”

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

Il “senso” è affidato alla libera

responsabilità delle persone

I SEGNI DEL

PANE E VINO

Condividere la vita è condividere il pane. La

comunione non si fa“a distanza”

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

I SEGNI DEL

PANE E VINO

“Il mio corpo dato per voi”  

“Il mio sangue versato per voi e per tutti”

La vita consegnatadiventa luogo di COMUNIONE

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

La vita consegnata

diventa luogo di COMUNIONE

Modello e possibilità del vivere umano autentico, di un’umanità riconciliata,

di una vita che sia veramente comunione

nella reale condivisione.

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

“Fate questo in memoria di me”

Vivere la realtà - simbolo

Dire in parole e gesti, una realtà che si

riconosce come dono e salvezza,

assumendola, impegnando la vita.

“Fate questo in memoria di me”

Il ricordo del Signore conosciuto

Gesto liturgico che fa presente al Padre

il compimento della Pasqua in Gesù.

Criterio interpretante la moralità quotidiana,

perché la salvezza accolta diventi Regno di Dio

nella relazionalità interumana.

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

La celebrazione eucaristica propone l’indicazione di una responsabilità etica precisa:

Nel consegnarsi di Gesù ci è svelato il suo senso decisivo e nella comunione

fraterna che da quel consegnarsi deriva è indicato il risultato di una moralità

pienamente trasparente.

In forza del farsi prossimo di Gesù ci è donato e affidato il compito di farci prossimi.

Nel riconoscere il risorto siamo liberati dalla paura che il consegnarsi senza previe garanzie porti alla morte come annullamento della vita.

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

CELEBRARE E VIVERE L’ EUCARISTICA

Riflessioni Conclusive

Rito, preghiera e vita costituiscono nel cristiano

l’unità del suo credere come dimensioni che si integrano a

vicenda e che insieme fanno la sua verità e la sua storia

SECONDA PARTE: INCONTRO CON DIO E VITA CREDENTE

1.I primi tre comandamenti del Decalogo

- Il termine - Provenienza

- Diversità di formulazioni e tradizioni

- Tradizione ebraica antica: le “due vie”,

- Tradizione tardo giudaica (Talmud, Filone, Giuseppe Flavio…)

- Tradizione cristiana (Agostino)

1.I primi tre comandamenti del Decalogo

Es 20,1-17; Dt 5,6-21

- Unità di esperienza di fede e tradizioni distinte

- Differenze nei due testi: il comando del “sabato” e quello del “non desiderare”

- L’alleanza come unico criterio di riferimento

Es 20,1-17; Dt 5,6-21

“Io sono il Signore Dio tuo”

Il primo comandamento?

Prologo e Dichiarazione fondamentale

Principio e fondamento

1.1 Non altri deiPrimo comandamento:

“Non avrai altri dei di fronte a me”

Né idolo, né immagine, né prostrazione… [Dio prossimo: affidamento]

La relazione di fede unifica la vita [personale adesione radicale]

‘No’ ai molti possibili “signori” [sicurezze]

Fini e motivazioni che ci conducono [morale]

1.2 Il nome del SignoreSecondo comandamento:

“Non pronuncerai invano il nome del Signore tuo Dio”

• Tentazione del nome “strumento” [possesso]

• Il senso nella verità del rapporto [lode, grazie e testimonianza]

• Professione di fede con la vita [Parola]

1.3 Il sabatoTerzo comandamento:

“Ricordati del giorno di sabato per santificarlo”

Es 20, 8-11 e Dt 5, 12-15: diversità di costruzioni, motivazioni, formulazioni (alternate)

- Contesti storici e culturali: interpretazioni e istanza- “Ricordati”: l’esperienza dell’Esodo-Sinai

(motivazione storico-salvifica con rimando al Prologo ‘fondante’: Dt 5,6)

- “Ricordati”: rimando alla teologia della creazione (motivazione teologica e apertura universale)

- “Sacro” è più che “cultuale”- “Santificare” non significa “non fare”

1.3 Il sabato Vivere da creature il “tempo”.

• Operosità “umana” come valore• Divenire persone, rendere “umana” l’esistenza

• Natura e cultura: coltivare la terra nella relazione• Orientare culturalmente la ‘natura’ mediata

• Operare: trascendenza e costruzione della “terra”• Operosità come tentazione

• L’operare (risultato) come “fine” dell’esistenza: relazioni strumentali

• Il produrre come dimensione totalizzante: la persona “misurata” dal suo operare

[vita opera propria,eteronomia e massificazione]

1.3 Il sabato“Liberare dal lavoro” o “liberare il lavoro”?

(P. Beauchamp) “Come il Signore tuo Dio ti ha comandato … perciò ti

ordina”(Dt, 5,12.15). Il “riposo”: volontà di Dio e istanza critica. Cura dell’interiorità e comunità.

“Ricordati”: la memoria del dono di Dio chiede di divenire storia di comunione liberante. Gratuito il dono, gratuità come “senso” dell’umano.

“Perché il tuo schiavo e la tua schiava si riposino con te”. Cura di giustizia: difesa dei deboli.

Sacralità del sabato. Ritmo di lavoro e preghiera.

2. Relazione con Dio in Gesù Cristo.

• 2.1 Esperienza personale di relazione

• Figure bibliche di relazione/preghiera

Punto saltato e trasversalmente recuperato in ogni passo nell’anno

2013-2014

3. Comprendere e decidere nel Signore

3.1 Unità della vita personale: l’unificazione è nel soggetto moralel’unificazione è nel soggetto morale

Unità di comprendere e agire:

conoscenza/decisione di sé e del mondo

storicità: autocomprensione e decisione maturano attraverso singoli passi

la fede come incontro con il Signore

3.1 Unità della vita personaleUnità di libertà e responsabilità:

nel rapporto alle cose relazione al “tu”

l’altrui senso non si aggiunge al mio: libertà come chiamata a responsabilità

Vita morale all’interno della fede:• nuovo “orizzonte” nel ricordo del Signore

(coscienza di Gesù)• agire-dono:compimento nella comunione

3.1 Unità della vita personale

• Unità di opzione fondamentale e scelte concrete

intenzionalità nell’unità-continuità cura della scelta, cura della coscienza

la fede operante nella ‘persona’ [criteri] cura della preghiera, cura della moralità

3.2 - Decisione di fede “in coscienza”

Vivere “in Cristo” nel vivere “etico” cura dell’opzione fondamentale: nella verità di

coscienza la risposta a una chiamata la volontà di Dio come esigenza etica la volontà di Dio nei “criteri” di scelta non basta la “conformità oggettiva”del

comportamento con l’indicazione evangelica la bontà morale nella ricerca del

comportamento “giusto”/possibile preghiera: interiorità e verità concreta

3.3 Decisione di vita

Decisione della persona:

consapevole scelta,consapevole scelta,

frutto di “sufficiente” libertàfrutto di “sufficiente” libertà

3.3 Decisione di vitaOpzione fondamentale, decisione di vita,

scelte particolari: persona, direzione tematizzata, singolo

passoanalogia e rapporto

“Decisione di vita”:“Figura” che dà unità ai molteplici

“tratti”.Tante “vie”, un’unica meta. La “mia” via.Direzione decisa per “l’unità-continuità”

della vita.

3.3 Preghiera e decisione di vitaPerché la decisione di vita?• Una questione di senso. Il “tu” domanda

la vita.• Decidere è compromettersi.• Un desiderio non è ancora progetto

deciso.- Due tentazioni frequenti:

- “disponibili” senza decidere- affidati al “caso”

3.3 Preghiera e decisione di vita

Status e vocazione:• Status e decisione: distinzione e rapporto.• Vocazione è grazia e non prestazione umana.• Decisione è ricerca e risposta all’interno di

mediazioni. Valori ordinati in progetto/stile di vita, che comporta pure rinuncia/patire.

• Modi riconosciuti [pubblico, canonico], modi vincolanti [verità morale].

• Occorre un tempo per arrivare a scegliere.• La preghiera: luogo della decisione di vita.

3.3 Preghiera e decisione di vita

Fedeltà, irrevocabilità, storia

E’ possibile l’errore? Fallimento e errore non sono la stessa

cosa.

Sapienza delle indicazioni della chiesa. Correzione o cambiamento? Quali “criteri” di discernimento?

3.3 Decisione di vita in conversione• Storia e fedeltà di progetto interpretante• Criteri, non tecnica. La persona al centro.• Conoscere il Signore nella familiarità della

relazione con lui: dove ha chiamato e chiama?• Rivalutare le ragioni/storia della chiamata.• La “certezza morale”chiede la verifica

condivisa, non i ‘salti’ improvvisi.• Chi siamo “diventati”.• Irrevocabilità è fedeltà, cioè conversione

“continua”

• La dimensione della preghiera emerge “come storia di un inizio discernente e come discernimento di una storia che continua: la storia personale della presenza di Dio riconosciuta e il riconoscimento di un’opera da lui creata nella propria vita, alla quale con la propria vita la persona credente aderisce e risponde”

(S. BASTIANEL, MF,89)

TERZA PARTE: ORDINARE LA VITA NEL SIGNORE

1. Una preghiera ordinata e decisa

• Moralità implicata nell’incontro di fede everità morale alimentata dall’incontro:

Cura del rapporto con Dio significa cura della interiorità [non funzionale].

• Decidere di ordinare ‘tempi’ e modi’• Decido adesso, a partire da dove sono

• Il bene oggettivo concretamente possibile [realismo, oltre i modelli].

1.1 Il “tempo” del nostro vivere...Non c’è tempo o io non trovo tempo per pregare?...

Una questione che “mi” chiama in causa• Molteplicità e velocità delle ‘esperienze’.• Ritmo e stile di vita/ Necessità e urgenze.• Dare il tempo è dare la vita.• L’interiorità ha bisogno di radice. Non basta il

“sentire”. • Ordinare: fine e mezzi • Ordinare: continuità del soggetto, non solo atti.

• Tempi e modi adeguati: verifica ‘personale’• Funzione dei modelli indicativi

1.2 Criteri di valutazione e decisioneUnità personale non indotta, ma da “ordinare”:

i criteri che guidano la nostra vita- Unità tra contenuto di valore e modo della

comunicazione, nel rimando al termine di riferimento di ogni valore: la relazione libera e responsabile con l’altro/Altro.

- Unità dei criteri di valutazione e decisione. atteggiamenti e logiche

- Unità di povertà, castità, gratuità, fedeltà..- Amore di prossimità: Dio e l’altro uomo- Testimonianza di fede attraverso/nell’umano

1.3 Il “corpo” del passato e lo “spontaneo” ambiguo

Dispersione e frammentazione: - condotti dalle cose, circostanze, attese altrui...- eteronomia e prevalere della fattualità

Ordinare la vita nel Signore: crescita “personale”, fede come realtà unificante - trascendenza è tendenziale assunzione, interpretazione, integrazione del ‘fattuale’- con il Signore, nel discernimento circa se stessi, il senso e le possibilità da attuare- nei gesti concreti diventiamo ciò che siamo

2. Preghiera perunificare la vita

“Sii un uomo di preghiera: diventerai uomo di pace”

2.1 Preghiera e consapevolezza- Implicito ed esplicito. Attingere all’esperienza

compresa di moralità e di fede. Non “tralcio secco”. - Esplicitare per vivere in consapevole gratuità- Cerchiamo il Signore o la consolazione? - Una questione di verità da “fare” - L’incontro ‘ presente’ con Cristo

2.2 Cura del discernimento nel Signore• Il colloquio e la meditazione:

- per comprendere oggettivamente

- per valutare con libertà interiore

- per decidere il bene possibile

• Accompagnamento spirituale:

- Lo Spirito maestro interiore

- Sguardo esterno, carità della chiesa__________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________________

Efficacia diretta della preghiera Efficacia indiretta della preghiera

2.3 La vita concreta nella preghiera

• La vita, non solo se stessi.

• Riconoscendo e affidando all’Altro ciò che ci sta a cuore [cf “Contemplatio ad amorem”].

• Contraddizione, momento di vita.

• La preghiera cambia me, non le cose.

• ...fino a toccare, tendenzialmente, intelligenza, sensibilità, affettività.. “tutto”

3. Moralità cristiana come conversione“Venne fra la sua gente, ma i suoi non l’hanno accolto... A quanti

l’hanno accolto ha dato potere di diventare figli di Dio” (Gv 1,11-12)

L’esperienza del dono di Dio suppone la volontà di accogliere il bene.

Non basta ascoltare il vangelo perché diventi vita. La comunione con Dio passa attraverso

lo stato della nostra coscienza:per noi ‘sequela’ significa ‘conversione’.

• Maturare in onestà rimanendo-imparando dal Signore (cf Pietro e Cornelio, Paolo…).

• Cambiare ‘personalmente’ mente e cuore.• Liberati..rimproverati..inviati “con” il Signore.

3.1 Gesù, figlio di Dio nella “carne”• “...si fece carne, venne ad abitare in mezzo a noi”

• ‘Con’ il Padre nel modo ‘umano’di vivere• Preghiera e tentazioni

- La preghiera, luogo di tentazione?- Logiche mondane mentalità condivise

• Gesù, i discepoli, noi...- Decidere nella fede:

- in relazione con Gesù- in conversione continua

3.2 Conoscere Dio e conversione• Gratitudine

• Dal perdono [nessuna condizione preclusa] anche la percezione del peccato/male morale:

il proprio peccato [anche veniale] … l’altro peccatore [cosa voglio nel capire cosa fare?]

• Responsabilità e speranza:far vivere è ricerca oggettiva di comunione

• Moralità, sequela, croce: ‘de-cidere’ all’interno dei limitistoria umana, peccato, rinunciagratuità della consegna

Veracità, veridicità, dialogo. Comunicazione morale e compito di

verità.

• Perché questo tema nel nostro itinerario?

• Rimando al Decalogo [1°e 8°comandamento].• Vita morale nella fede come conversione

continua alla comunione• La comunione attraverso la parola.

Analogia del termine1. Verità scientifico-positivaVero è ciò che si prova, che è evidente, il dato- Primato del phisicum - Tentazione di naturalismo e positivismo

2. Verità logico-ontologica [categoria originaria, non solo formale/ speculativa-teorica]

Verità e essere coincidono (io non sono creatore della verità)

“Ens et verum convertuntur” [De Veritate, I,1]- “Il vero e il falso non sono nelle cose, ma nella ragione”

[Aristotele, Metafisica, VI, 4] - Il giudizio è “misura” della verità- Tentazione di realismo ingenuo o di idealismo

Analogia del termine4. Verità storica- Eventi e interpretazione- Possibilità e limiti di un divenire da interpretare

3. Verità del senso- Vero è ciò che compie la vita (auto-consapevolezza e

libertà)- Comprendere l’esistenza ordinandola a un fine- L’uomo è soggetto di verità: riconosce ciò che vale, in

una storia (trascendenza sulla fattualità)

5. Verità di [soggettivo e oggettivo] fede - Incontro con Dio in G.Xto - mediato dalla Traditio vivente della chiesa- la Verità e le verità

La tradizione filosofica greca (e occidentale)connette verità con razionalità- razionalità della realtà- razionalità del conoscere- razionalità riflessa (concetto di verità) ■ “Adaequatio rei et intellectus” [Tommaso, De Veritate, I,2]

nell’epoca moderna (con istanze già antiche)- verità diveniente, storica, non naturalistica- verità di senso che si dispiega nelle strutture

esistenziali dell’esserci alla libertà (M. Heidegger)- verità del soggetto (interiore)- verità dell’oggetto (positivo, materiale)- verità è ciò che “serve” (funzione)

Il linguaggio biblicoconnette alla radice‘emeth[amam= essere fondato, fondamento] con: relazione, fidatezza, fedeltà.e auto-comunicazione di Dio

con risposta al dono di comunione (da’at)(grazia e risposta,amore di Dio e del prossimo)

“Giustizia e verità si incontreranno” [sal 85,11].

La teologia biblica vede l’uomo capace (per dono)• di riconoscere l’intenzionalità di Dio• di assumerla orientandosi alla comunione• di verità nel cogliere l’oggettività del valore,

dell’altro, di Dio (chiamata-volontà di Dio).

Verità, veridicità, comunicazione

• Se verità è termine analogo

• Analogatum princeps è Dio, La Verità e il fondamento di ogni vero.

• Mediazione umana è la coscienza, fatta capace di riconoscere cosa è vero e farsene responsabile.

• Compimento del vero è la comunione-amore.

La Verità in comunione con GesùIn una storia in cui è efficace il peccato la verità dell’uomo nella relazione con Dio diviene

possibile in Gesù e in coloro che lo accolgono- “vero” Dio e “vero” uomo, “pieno di grazia e di verità” (Gv 1)- “veramente quest’uomo era figlio di Dio” (Mc 15)

L’esperienza dei discepoli: fatti capaci di essere “amici”

- “Sono io la via, la verità, la vita”... (Gv 14)- “Ciò che ho udito dal Padre l’ho fatto conoscere a voi” (Gv 15)- “Conoscerete la verità e...vi farà liberi” (Gv 8)

Nella relazione con Gesù è possibile - conoscere il Padre “in spirito e verità”.. (Gv 4)- “camminare nella verità” [2Gv 4; Gal 5, Gc 1 ecc.]

Verità morale• Verità di incontro con l’altro: implica

consapevole e libera responsabilità verso il “tu” nella mediazione dei beni

• Verità è gratuità: implica il compito di costruire reciprocità

• Verità non è passivo adempimento della legge:

implica il compito di veracità attraverso il dialogo

Veracità, veridicità, dialogo.VERACITA’ è virtù (habitus). Essa implica: sincerità- non riserva di sé, “velamento”,

autogiustificazione (razionalizzata) ricerca di oggettività (bontà...correttezza)- attraverso la continua conversioneVERIDICITA’ è verità del rapporto attraverso la

parola vera- comunicabilità del vero/valori- non semplice informazione- unità contenuto e modo della comunicazione

• Errore - bugia – menzogna

• “Per esserci menzogna è necessaria la volontà di inganno” (Agostino, Contra Mendacium, 26)

• “...basta la volontà di dire il falso” (Tommaso, S.Th.II-II, q. 110, a.1)

• lo stratagemma ambiguo della restrictio mentalis

• il male della calunnia.

“Diritto” alla verità

Verità non è semplice manifestare quanto ho in testa Diritto non è pretesa o invadenza sull’altro Verità e “segreto”[naturale, promesso, commesso,

sacramentale].

Verità non è un semplice verbum, ma il frutto di un giudizio che corrisponde all’oggettività reale: dei valori e dei soggetti nelle circostanze [interiori ed esteriori]

che significa verità a un malato? diritto all’informazione vera e controllo dell’informazione

mediatica. come comporre bene comune e diritto della persona in

situazioni di oggettivo conflitto?

Verità come dia-lógos

Verità è rapporto di comunione [parola-vita]

Dialogo come virtù• ascolto previo alla parola/ascolto dell’altro• la parola procede dal dia-logo (“tra”)• l’altro non è “da convincere” • il favore dell’altro/fiducia nella coscienza• verità nella carità: compito e testimonianza