TAMELINO E LA CAPRA · 2019. 9. 5. · piedi e da piedi a capo, per ben due tre o forse anche...

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  • TAMELINOELACAPRA

    Inunpaese lontano,sul risalirdellavallealmarginedelbosco, senestavasedutoTamelino, un giovane ragazzo, a governare pecore, che tutt'intorno andavanocercandosparuticiuffettid'erbatra lepietre.Eranotempidifficiliper il regno:unaprolungata siccità aveva pesantemente compromesso il raccolto tanto che neivillaggigiàsitemevanofameecarestia.Gli alberi arsi sembrava volessero graffiare il cielo con gli scarni rami, quasi areclamareunpo'dipioggia,enellepiazzelebronzeecannelleleoninedellefontanerimanevanomuteedasciutte.Nelfrattempoacorteilreandavaripetendo,mentrepercorreva avanti e indietro l'affollata sala di palazzo: “Povero me! Povero me!Ancheogginemmenounagoccia,nemmenounagoccia,nemmenounanuvola!”,eaggiunse: “Offrirò un ricco compenso a chi saprà aiutarmi. Araldi al galoppo!Informate le genti!”. Qualcuno tra i presenti in sala, di nascosto, già si fregava lemani,pregustandolalautaricompensa,convintodiessereilpiùfurboedastutoneltrovare una soluzione e divenire ricco.Manon era affare semplice: è risaputo, daquandomondoèmondo, chea cieloe cuore,non si comanda. Intanto inpaese, iragazzetti più audaci rischiavanomemorabili punizioni nell'impresa di discendere ipozziormaiasciutti,eandavanopoi raccontando ingirodiaveresconfitto là sottotopi enormi,esageratamente grandi, grossi quasi come cavalli, obuoi, e anchedipiù,tantocheibambinipiùpiccoli,nell’ascoltarelelorogesta,rimanevanoaboccaapertaperlostuporeelospavento,mentreigrandicelliselaridevano.Tamelino,quasiimmobile,pensavaall'araldoedalmessaggiodelsovrano:“Iosonosolounpoveroragazzo,checosamaipotreifareperaiutareilre?”.Ementrecercavadi escogitare una soluzione, giunse dalla boscaglia un singolare belato. IncuriositoTamelinosialzò in frettaesiaddentrò tra rovie sterpaglie, seguendo l'inconsuetoverso, a tratti flebile, a tratti deciso ed insistente. Si ritrovò così dinnanzi ad unacapra,sdraiatasudiun fianco,con lezampeperbene legatedarobuste funi,che,carichedinodiegrovigli,lecingevanotuttoilcorpo,passandoledisottoedisopra,imbrigliandolepersinolecorna.Lecordeeranosaldamenteancorateinfinealtroncodiungrossoalbero.Lapoverettacosìintrappolata,nonpotevamuoversi,ebelava,belava, nellasperanzachequalcuno lapotesseudire.“Tiprego liberami,poiché ilTorvosaràdiritornoedhapromessocheconilsuocoltellacciomifaràfareunafinecrudele ed atroce” mormorò la poveretta. Tamelino già scosso per la vistadell'animale in tal maniera legato, ma ancora più sbalordito per aver sentitopronunciareparoleumaneadunacapra, rimaseperunattimoconfuso.Compreseperòtuttal’angosciadell’animaleesenzaindugiarepiù,iniziòcolliberarla.Lacapra,tremante, conocchiprofondi edumidi,sollevavaa tratti ilmusodal fogliame,perquelpocochelecordelepermettevano,eosservavailragazzointentoadistricareesciogliere nodi. La poverina, sfiancata e tremante, esprimeva talvolta il proprio

  • timoreconsommessie lievibelati; ilgiovane,caparbiononsiperdevad'animo,edincalzava svelto nello sbrogliare. Finalmente anche l'ultimo groppo fu sciolto e lacaprabalzòinpiediconvigoreeritrovataenergia,splendenteintuttalasuabellezzaanimale.Sulmantobrunolecorrevadallanuca, lungotuttoildorso,unastrisciadipelo candido, che, come una raffinata pennellata, si smorzava armoniosaall'attaccatura dellaminuta coda. Le corna svettavano superbe contro il cielo, chefattosicobaltogiàmostravaleprimestelle;l'eleganteposturadelcorpoprotesoedilmovimento nervoso degli zoccoli esprimevano tutta la voglia e la fretta diandarsenedalì.“SeguimiTamelino,iotiguiderò!”disselei.Lui,esausto,macaricodimeraviglia, senza porsi troppe domande la seguì. Attraversarono impervie valli,pascoli ormai ingialliti e risalirono infine il letto di un torrente in secca. La caprabalzavadaunsassoall'altroconnaturalezzaedagilità,mentreTamelinofaticavanonpoco a starle dietro; lei si volgeva e aspettava che l'amico la raggiungesse. Sifermaronoentrambisopraadungrandemasso:“Tamelino,ora iomeneandrò.Turestaquiedaspetta”.Spiccòunsaltoesparìtralerocce.Iltempopassava,erabuio.Luiiniziòamugugnare:“Aspetto,aspetto,sì...macosaaspetto?”.Poid'untratto,sentì una strana voce, quasi un bisbiglio : “ Tamelino, Tamelino,mi puoi sentire?”Tamelinoscrutònell'oscurità tutt'intorno, incercadellaprovenienzadellavocemanon vide nessuno. E ancora: “Tamelino, Tamelino,mi puoi sentire?” ripeté quellostrano e roco sussurro. “Chi sei? Dove sei? Parla!” disse allora lui. E il sussurrorispose:“Sonoproprioqui,quisottodite...tumisiedisopra”.Tamelinosiresecontoallora che la voce apparteneva al grossomasso sul quale se ne stava seduto. E ilmasso continuò: “Non avere paura, sono un Guardiano dell'Acqua e discendo daun'anticastirpedicustodideifiumi.SonoaconoscenzasaiTamelinodelledifficoltàdel regno e delle preoccupazioni del tuo re; sappi però ragazzo che se tume lochiederaiiopotròfarsgorgareacquapurainabbondanza,eseloriterrainecessariolo stesso faranno i miei amici Guardiani. Siamo in molti disseminati tra questevallate.Lacaprachehaiappenaliberatoèunanostravecchiaamicaecièdavveromolto cara. Eravamomolto allarmati per lei. Ti saremoper sempre riconoscenti egrati dell'aiuto prestatole Tamelino. Ora va' e corri a corte”. Tamelino ringraziò ilGuardiano e con lui si accordò per il giorno nel quale l'acqua sarebbe sgorgatacopiosaintuttoquantoilregno.Poicorseaperdifiatogiùperlavalle.Nel frattempo il crudele Torvo, tornato nel luogo dove aveva lasciato la capra,trovandovi solamente funi sciolte, fu preso dall'ira e brandendo la pesante spadainiziòasferrarecolpiadestraeamanca,così,acasaccio,imprecandoadaltavoce.Per la foga e per la rabbia inciampò proprio in uno dei legacci da lui usati perintrappolarla.Ruzzolòtraicespugli,battéilcapoerimaseaterratramortito.Attiratein zona dal suo sbraitare, due guardie reali a caccia di fagiani, lo videro. “Ohibò,guarda un po' che grossa e pericolosa spada porta questo” disse il primo. “Hairagione, mi sembra pure puzzi di polvere da sparo per archibugi. Senti unpo'... ”aggiunse il secondo annusando l'aria “Non ti pare?” “Portiamolo nella

  • segreta!”-“Sì,buonaidea!”.Sireseroinsommasubitocontodiessereincappateinun individuo losco e sospetto. Lo condussero nelle prigioni di palazzo e là lorinchiusero.EraormaimattinopienoeTamelinosipresentòacorte.“Sire, comprendoquantosia difficile per voi credermi, ma non fatevi trarre in inganno dalle mie scarpeconsumateodallamiacasaccamalconcia.Iocredodiessereingrado,sire,dipoterfarscorrereacquainquantitàsufficienteperridarefertilitàaicampieserenitàatuttigliabitanti.Fidatevidime,oalmeno,datemianchesololapossibilitàdidimostrarviquellochehoappenadetto”.Talunidellacorte,vistalatenutadiTamelino,avevanogià iniziatoaparlottare.Sbottòallora il re, in lorodirezione:“Per lebarbedeimieitrisavoli:silenzio!”.Zittitiquelli,ilrepure,rimaseinsilenzio.Rifletteva,conilpugnoasostenereilmento,escrutòTamelinodacapoapiediedapiediacapo,dacapoapiediedapiediacapo,perbenduetreoforseanchequattrovolte,soffermandosipropriosullesuescarpeconsunte,ilcappelloscamosciato,lebrachedifustagnoelapesantecasaccadilanad'agnello.Infine,datounpiccolocolpettoditosse,esclamò:“Ragazzo,iointeintendoriporrelamiafiducia.Dammiprovaconcretadiquellochehaiappenadettoericeverailaricompensa.Masappi,chesesolotistaigiocandodime, te ne farò amaramente pentire, parola di sire ”. Un brusio subito percorse lasala,e il re,dinuovo li zittì. “GrazieSire,nonvideluderò”.“Traduegiorni statenecerto, avremo acqua in abbondanza” ribadì convinto Tamelino. Anche se nonavvezzoapalazzi, anobili, a corti e tantomenoa re, in tuttoquel tempo, che inveritàglieraparsoun'eternità,Tamelinomaiavevaabbassatolosguardoesisentìpiùforteesicurochemai.Enelgiornostabilito, ilGuardianononmancòdiparola:fiumietorrentisigonfiaronod'acqua.Il re, con la barba pure lui, allamoda dei trisavoli, ne fu strabiliato e felicissimo.Nellepiazzesi festeggiòed inoccasionedella festa il sovrano, ormaivecchioeunpo’ stanco,decisedipassare lo scettroal ragazzo: cedetteconquelgesto tronoecoronaaTamelino,ilgiovanepastoredipecore,riconoscendoinluil'animonobile,onestoegagliardo,cheavrebbeassicuratoalsuopopoloprosperitàepacepertantietantilunghianniancora.