S. Ciafani - I delitti contro l’ambiente nel codice penale: una riforma di civiltà

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16/05/214 - GREEN BAT 2014 - Convegno “SISTEMA RIFIUTI: STRUMENTI DI PIANIFICAZIONE, AUTORIZZAZIONI, ECO-REATI” - Intervento dell'Ing. Stefano Ciafani, Vice Presidente Nazionale di Legambiente

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I DELITTI CONTRO L’AMBIENTE NEL CODICE PENALE:

UNA RIFORMA DI CIVILTÀ

Stefano Ciafani Vice presidente nazionale di Legambiente

Ecomafia Termine coniato da Legambiente nel 1994, per indicare il ruolo delle organizzazioni mafiose nei fenomeni di aggressione al patrimonio ambientale del nostro Paese. Di questo termine esiste, del resto, una definizione linguistica in senso stretto, essendo entrato, a partire dall’edizione del 1999, nel vocabolario Zingarelli della lingua italiana. Che così recita: "Ecomafia (comp. di eco- e mafia, 1994), s.f. Settore della mafia che gestisce attività altamente dannose per l’ambiente come l’abusivismo edilizio e lo smaltimento clandestino dei rifiuti tossici”.

1994: Legambiente, insieme al Comando generale dell’Arma dei carabinieri e all’Eurispes, presenta il primo Rapporto Ecomafia. Obiettivo: l’introduzione dei delitti contro l’ambiente nel codice penale e norme più severe contro l’abusivismo edilizio. 1995: istituzione della Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti 1997: il rapporto Ecomafia di Legambiente diventa un appuntamento annuale.

La cronistoria

8 marzo 2001: nell’ultimo giorno della XIII legislatura viene approvato il delitto di organizzazione di traffico illecito di rifiuti Art. 53bis del decreto Ronchi (Attività organizzate per il traffico illecito di rifiuti) (oggi art. 260 del Codice ambientale d.lgs 152/2006) “Chiunque, al fine di conseguire un ingiusto profitto, con più operazioni e attraverso l'allestimento di mezzi e attività continuative organizzate, cede, riceve, trasporta, esporta, importa, o comunque gestisce abusivamente ingenti quantitativi di rifiuti è punito con la reclusione da uno a sei anni. Se si tratta di rifiuti ad alta radioattività si applica la pena della reclusione da tre a otto anni”

Febbraio 2002: viene arrestato il primo trafficante di rifiuti in Umbria (operazione “Greenland”) Dall’operazione “Greenland” del febbraio 2002 ad oggi è stata dimostrata l’esistenza nel nostro Paese di vere e proprie organizzazioni criminali, non necessariamente di stampo mafioso, che operano illecitamente nel ciclo dei rifiuti su tutto il territorio nazionale, dalla Lombardia alla Sicilia, passando per l’Umbria e la Toscana.

Fino al 10 maggio 2013 sono state 216 le indagini avviate dalle forze dell’ordine, soprattutto dal Comando tutela ambiente dell’Arma dei carabinieri ma anche dai nuclei investigativi del Corpo Forestale e dalla Guardia di Finanza, che hanno portato all’emissione di ordinanze di custodia cautelare. Le procure che hanno coordinato le inchieste: 30 del Nord, 27 del Centro e 33 del Sud/Isole. Tra le altre: Milano, Busto Arsizio (Va), Spoleto, Napoli, Torre Annunziata, Paola (Cosenza), Bari, Siracusa, Venezia, Mondovì (Cn), Trani (Ba), Palermo, Trapani, Larino (Cb), Firenze, Nola (Na), Rieti, Alessandria, Forlì, Taranto, Livorno, Udine.

Le inchieste contro i trafficanti di rifiuti

I numeri che riassumono queste 216 inchieste: - 1367 le ordinanze di custodia cautelare emesse; - 4055 le persone denunciate; - 698 le società coinvolte, dalla produzione al trasporto fino allo smaltimento; - 19 le regioni interessate (tutte meno la Valle d’Aosta).

Emerge una fitta ragnatela di connivenze e complicità, che coinvolge produttori di rifiuti, società di raccolta e trasporto, gestori di impianti di smaltimento ma anche insospettabili titolari di aziende agricole.

Alcune tipologie di rifiuti trafficati Lungo le rotte dei traffici illeciti, che restano prevalentemente quelle Nord-Sud, viaggia davvero di tutto: - scorie derivanti dalla metallurgia termica dell’alluminio - fanghi conciari - polveri di abbattimento fumi (derivanti spesso da industrie siderurgiche) - trasformatori con oli contaminati da Pcb - reflui liquidi contaminati - rifiuti e terre provenienti da attività di bonifica

Alcune tecniche di smaltimento illegale - fanghi industriali altamente contaminati diventano fertilizzati utilizzati in aziende agricole - polveri di abbattimento fumi, particolarmente tossiche, finiscono nelle fornaci in cui si producono laterizi o nei cementifici - residui di fonderia vengono smaltiti, illegalmente, nelle fondamenta di cantieri edili - rifiuti speciali e pericolosi vengono “trasformati” in innocui rifiuti urbani da avviare a impianti di incenerimento - rifiuti pericolosi che vengono miscelati illegalmente oppure occultati sul fondo di fusti che contengono sostanze apparentemente “innocue”

IL NETWORK DELLO

SMALTIMENTO ILLEGALE

• PRODUTTORI

• AZIENDE AGRICOLE COMPIACENTI

• IMPIANTI DI COMPOSTAGGIO

• IMPIANTI DI TRATTAMENTO/RECUPERO DI

RIFIUTI

• CAVE IN RIPRISTINO AMBIENTALE

La «catena montuosa» dell’ecomafia

Una montagna di rifiuti alta quanto l’Etna con base di 3 ettari e altezza di 3.100 metri

Dal ciclo del cemento al ciclo dei rifiuti

Litorale Domizio Flegreo e Agro Aversano

Troia (FG)

Paliano (FR)

Provincia di Milano

Crotone

Provincia di Rieti

Viterbo

Provincia di Caserta

2013: scoppia il caso della Terra dei fuochi

- Nel Rapporto Ecomafia 2003 il capitolo a pag 197 si intitola “La Terra dei fuochi” (dieci anni prim!)

- Nel 2005 esce “Gomorra”, il bestseller di Roberto Saviano

- Il primo decreto del governo per la Terra dei fuochi è del dicembre 2013 (Dl 136/2013): approvato il secondo delitto ambientale

A quando gli altri delitti ambientali per fermare i ladri di futuro, che speculano e guadagnano impunemente ancora oggi danneggiando l’ambiente, facendo concorrenza sleale alle imprese che rispettano la legge, e mettendo a rischio la sicurezza, la salute dei cittadini e l’economia sana? Disegno di legge “Disposizioni in materia di delitti contro l’ambiente” approvato dalla Camera il 26 febbraio scorso. Ora in discussione al Senato.

Il ddl approvato alla camera presenta alcune lacune ed è sicuramente perfettibile (non si deve restringere il campo di applicazione dei nuovi delitti solo alle violazioni alla normativa a tutela dell’ambiente; si deve garantire ancora la possibilità di contestare il disastro cosiddetto innominato; occorre riformulare la definizione di disastro ambientale). È fondamentale approvare al più presto il disegno di legge, evitando allungamenti dei tempi e un ennesimo fallimento, come già avvenuto nelle precedenti legislature, che si trasformerebbe in un imperdonabile regalo alle ecomafie.

Non possiamo rimanere ancora con un Codice Penale per cui l’inquinamento ambientale è “getto pericoloso di cose” e il disastro ambientale è “altro”. Il Parlamento deve dare seguito all’interesse generale del Paese. L’Italia non può più aspettare.