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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione descrittiva
RELAZIONE TECNICO DESCRITTIVA
Questa parte della Relazione ha lo scopo di fornire una descrizione tecnica di progetto per la realizzazione di un impianto di generazione elettrica con utilizzo della fonte rinnovabile solare attraverso la conversione fotovoltaica.
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico della potenza di 4.04 MWp da installare in loc.Lavandone, nel comune di Collesalvetti (LI).
Il terreno è individuato dalle seguenti particelle del Catasto Terreni del comune di Collesalvetti (LI):
• Particella 2 (in parte) del foglio di mappa n° 3 per una superficie totale catastale di 13.84.60 ha, di cui ha 10.00.00 disponibile in base alla cessione del diritto di superficie.
L’impianto sarà collegato in media tensione 15 kV.
Nella Relazione sono raccolte le linee guida generali della progettazione ed in particolare i dati di progetto e le soluzioni generali di realizzazione dell’impianto.
L’applicazione della tecnologia fotovoltaica consente:
la produzione di energia elettrica senza emissione di alcuna sostanza inquinante; il risparmio di combustibile fossile; nessun inquinamento atmosferico disponibilità di energia anche in località disagiate o lontane dalle grandi dorsali elettriche;
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IDENTIFICAZIONE DELLA TIPOLOGIA DI IMPIANTO
L’impianto sarà disposto a terra su una superficie di circa 10 ettari di terreno; la valutazione esatta degli ingombri sarà stabilita in sede esecutiva, vista anche la relativa disponibilità di superficie.
La struttura sarà fissata a terra tramite pali e “viti” tipo Krinner, su apposita struttura di sostegno; i moduli sono disposti in verticale in configurazione bifilare.
Il parallelo tra le stringhe sarà realizzato attraverso quadri di bassa tensione in corrente continua (detti quadri di campo) posizionati sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici. Dai vari quadri di campo si passa agli inverter , dove la corrente passerà da continua ad alternata. Infine dagli inverter ai locali di trasformazione BT/MT, dove, mediante trasformatori da 500 kVA, la tensione viene elevata da 270V a 15.000V (15kV). L’energia così trasformata sarà quindi convogliata mediante cavidotto sotterraneo a 15 kV sino al punto di consegna.
Le caratteristiche statiche e meccaniche saranno adeguate alle sollecitazioni dovute al montaggio degli impianti interni e corrispondentemente alle seguenti tipologie:
a) cabina bassa in box prefabbricato con caratteristiche strutturali equivalenti a quelle delle prescrizioni ENEL DG 10061 e dimensioni non inferiori alle specifiche della DK5640;
b) in box prefabbricato: tale locale deve avere almeno le caratteristiche ENEL DG2091 e dimensioni non inferiori alle specifiche DK5640.
DATI DI PROGETTO
Caratteristiche impianto fotovoltaico
Tipologia moduli: silicio policristallino Potenza installata: 4.04 MWp Nuovo Impianto/Trasformazione/Ampliamento: nuovo impianto.
Caratteristiche Fisiche Impianto
Numero moduli da 305 Wp (Suntech STP 305): 13.248 Inclinazione moduli: 32° Orientamento moduli: sud Tipologia tecnologica moduli: silicio policristallino Tipologia locali controllo, conversione e consegna: locale tecnico prefabbricato amovibile Ventilazione locale/i tecnico/i: naturale e forzata; Climatizzazione: non prevista Cablaggi: Cavi in canale interrato o cunicolo interrato Posizionamento gruppo di conversione BT/MT: all’interno locale tecnico Posizionamento Quadri CC: all’interno locale tecnico Posizionamento cabina Trafo: all’interno locale tecnico Posizionamento cabina controllo e consegna MT: all’interno locale tecnico dedicato; Posizionamento contatori: all’interno locale tecnico;
Caratteristiche elettriche dell’impianto
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Tipo collegamento: nuova utenza; Misura dell’Energia: a carico del soggetto responsabile; Normativa specifica riferimento: CEI 0‐6; CEI 11‐1; CEI 11‐17; ENEL DK5640 ed.I° Potenza nominale massima del generatore (in corrente continua) : 4.040,640 KW; Caratteristiche sito di installazione Posizionamento Indirizzo: loc.Lavandone Comune: Collesalvetti (LI) Provincia: Livorno Latitudine: 43°37’07,04” Nord Longitudine: 10°24’54,95” Est Altezza s.l.m.: 2.00 mt slm circa. Caratteristiche fisiche del sito di installazione Tipo di terreno: area agricola in aperta campagna, in prossimità della SS.67/bis; Proprietà del terreno: privata; Presenza polvere: NO; l’area è mantenuta a prato sempreverde; Presenza liquidi: SI (pioggia); Esposizione ad altri liquidi: NO (per precauzioni derivanti dalla quota di installazione); Esposizione spruzzi: SI (se dovuta a pioggia battente); Getti d’acqua: NO (se non di lavaggio); Condensa: SI (per cause meteo, eventualmente) Presenza corpi estranei: NO; Disponibilità acqua per cantierizzazione: SI Disponibilità FEM: NO Disponibilità acqua potabile: SI, ove occorra; Disponibilità locali ricovero materiali: SI Strutture preesistenti nell’area di intervento: NO. Disponibilità connessione MT Enel: SI, cabina in fregio all’area. Raggiungibilità del sito: a microscala, strada vicinale da Collesalvetti, in destra idrografica dello Scolmatore d’Arno. SGC Firenze‐Pisa‐Livorno, Uscita Collesalvetti, 4 km.
Caratteristiche normative del sito
Destinazione d’uso: agricolo Licenza richiesta: AUTORIZZAZIONE UNICA (D.Lgs.387/2003)
NORMATIVA DI RIFERIMENTO
La principali normative e leggi di riferimento per la progettazione di un impianto fotovoltaico sono le seguenti:
1. DM.19.2.2007 del Ministero per lo Sviluppo Economico; 2. Norma CEI/IEC per la parte elettrica convenzionale; 3. Conformità la marchio CE per i componenti dell’impianto; 4. Norme CEI/IEC e/o JRC/ESTI per i moduli fotovoltaici; 5. Norme UNI/ISO per la parte meccanica/strutturale; 6. Legge n°123/2007 per l’infortunistica sui luoghi di lavoro; 7. Regolamento attuazione Decreto 22.1.2008 n° 3721 per la sicurezza elettrica; 8. Normativa in materia di unificazione per le società elettriche (ENEL ed altre) per le
interfacce con la rete elettrica; 9. Norma CEI 0‐6; 10. Norma CEI 11‐1;
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11. Norma CEI 11‐17; 12. Norma CEI 11‐32; 13. Norma CEI 11‐46; 14. Norma CEI 11‐47; 15. Norma CEI 103‐6; 16. Norma CEI EN 50086 2‐4; 17. Documento DK 5640 “Criteri di allaccio di impianti attivi e passivi alla rete elettrica MT di
Enel Distribuzione spa”; 18. DM.14.9.2005 “Testo Unico per le Costruzioni”.
INFORMAZIONI GENERALI SULL’ IMPIANTO FOTOVOLTAICO Il presente progetto è relativo alla realizzazione di un impianto di produzione di energia elettrica tramite conversione fotovoltaica, avente una potenza di picco di circa 1.51 MWp. Dati relativi al posizionamento del generatore Installazione: a terra; Indirizzo: loc.Lavandone, Comune di Collesalvetti (LI) Angolo di azimut del generatore (costante): SUD; Angolo di tilt del generatore: 32° Fattore di albedo: prato sempreverde calpestabile (tipo trifoglio), coeff. 0.2 Area catastale interessata: 100.000 mq circa Superficie occupata dai moduli (in proiezione verticale a terra): 46.600 mq
La tensione a valle dell’inverter sarà innalzata tramite trasformatore BT/MT le cui caratteristiche principali sono le seguenti:
Trasformatore 15000/270V AC 500 kVA Modello MT15000/270V AC 500 KVAPotenza 500 kVA Primario 15000 V AC Secondario 270 V AC Livello di isolamento 24 kVPerdite a vuoto 720 WPerdite a carico 5550 W Dimensioni Lungh. x Largh. x Altezza 1750x1070x1920 mm Peso 1950 kg Frequenza nominale 50 HzCampo regolazione tensione maggiore +2/‐2 x 2,5% Simbolo di collegamento Dyn 11Temperatura max ambiente +40°CImpedenza di corto circuito a 75°C 6%Installazione interna a ventilazione naturale SIAltitudine max di funzionamento < 1.000 m slm Trasformatore 15000/270V AC 250 kVA Modello MT15000/270V AC 250 KVAPotenza 250 kVA Primario 15000 V AC
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Secondario 270 V AC Livello di isolamento 24 kVPerdite a vuoto 670 WPerdite a carico 3300 W Dimensioni Lu x La x Alt 1290x760x1340 mm Peso 1050 kg Frequenza nominale 50 HzCampo regolazione tensione maggiore +2/‐2 x 2,5% Simbolo di collegamento Dyn 11Temperatura max ambiente +40°CImpedenza di corto circuito a 75°C 6%Installazione interna a ventilazione naturale SIAltitudine max di funzionamento < 1.000 m slm
E’ previsto inoltre un trasformatore per i carichi degli ausiliari:
Trasformatore 15000/400V AC 100 kVA Modello MT15000/400V AC 100 KVAPotenza 500 kVA Primario 15000 V AC Secondario 400 V AC Livello di isolamento primaria e secondaria F/FClasse ambientale E2Classe climatica C2Comportamento al fuoco F1Impedenza di corto circuito a 75°C 5%Frequenza nominale 50 HzTemperatura max ambiente +40°CImpedenza di corto circuito a 75°C 6%Installazione interna a ventilazione naturale SIAltitudine max di funzionamento < 1.000 m slm
Descrizione dell’impianto L’impianto fotovoltaico sarà costituito da 13.248 moduli, raggruppati in 16 sub‐campi, ciascuno supportato da 1 inverter; ognuno dei 16 inverter è alimentato da 13.248/16 = 828 moduli, raggruppati in stringhe da 12 moduli. Complessivamente: 828 x 16 sub campi = 13.248 moduli x 305 Wp = 4.0464 MWp Perdite di corrente per temperatura maggiore di 20°C: 8,9 % circa Perdite per effetto angolare di riflessione: 2.7% circa Altre perdite (cavi, inverter…): 14%; TOTALE stimato perdite d’impianto: 23% circa
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TOSCANA CENTRO-SETTENTRIONALE
Coordinate geografiche: 43°37'07,04"N - 10°24'54,95"E Località geograficamente individuabile piu' vicina: Collesalvetti
Potenza generatore FTV: 4,040 MWp
Orientamento azimutale: ±10° rispetto a Sud
Perdite sistema: 14,00% circa
PRODUZIONE ELETTRICA FOTOVOLTAICA
Mese Produz. Produz. Incidenza Differenz
a
mensile giornaliera sul totale su mese
prec.
(kWh) (kWh)
Gennaio 295.065,44 9.518,24 5,29% 0,00%
Febbraio 337.776,32 12.063,44 6,05% 14,48%
Marzo 457.126,00 14.746,00 8,19% 35,33%
Aprile 482.982,00 16.099,40 8,66% 5,66%
Maggio 619.938,00 19.998,00 11,11% 28,36%
Giugno 624.180,00 20.806,00 11,19% 0,68%
Luglio 657.510,00 21.210,00 11,78% 5,34%
Agosto 607.414,00 19.594,00 10,89% -7,62%
Settembre 553.278,00 18.442,60 9,92% -8,91%
Ottobre 438.340,00 14.140,00 7,86% -20,77%
Novembre 272.700,00 9.090,00 4,89% -37,79%
Dicembre 232.946,40 7.514,40 4,18% -14,58%
Totale 5.579.256,16 100,00%
Media 464.938,01 kWh/m 15.268,51 kWh/die
Produz.annuale (kWh) 5.579.256,16
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Collesalvetti - Sole e Luna
Sabato 6 Marzo Il sole sorge alle 06:41 e tramonta alle 18:15. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e trentaquattro minuti
La Luna sorge alle 00:27 con azimuth 123° e tramonta alle 09:31 con azimuth 236°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 61%. Età della Luna: 20,51 giorni
Domani Domenica 7 Marzo
Il sole sorge alle 06:40 e tramonta alle 18:6. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e trentasei minuti
La Luna sorge alle 01:31 con azimuth 126° e tramonta alle 10:17 con azimuth 234°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 54%. Età della Luna: 21,57 giorni
Dopodomani Lunedì 8 Marzo
Il sole sorge alle 06:38 e tramonta alle 18:18. Il culmine è alle 12:28. Durata del giorno undici ore e quaranta minuti
La Luna sorge alle 02:26 con azimuth 126° e tramonta alle 11:10 con azimuth 234°. Fase Lunare: Ultimo Quarto. Visibile al: 48%. Età della Luna: 22,48
giorni
Dati Geografici di Riferimento
Latitudine 43°37’07,04”” Nord, Longitudine 10°24’54,95” Est, Altezza 2 m.s.l.m., GMT+1 (Ora Solare), Zenith del sole Ufficiale (90°50')
Durata Media del giorno solare per Collesalvetti
Gennaio: nove ore e trentuno minuti Luglio: quindici ore e undici minuti
Febbraio: dieci ore e trentotto minuti Agosto: quattordici ore e quattro minuti
Marzo: dodici ore e tre minuti Settembre: dodici ore e trentotto minuti
Aprile: tredici ore e trentadue minuti Ottobre: undici ore e dieci minuti
Maggio: quattordici ore e quarantanove minuti Novembre: nove ore e cinquantuno minuti
Giugno: quindici ore e trenta minuti Dicembre: nove ore e dieci minuti
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SPECIFICHE TECNICHE DELL’IMPIANTO FOTOVOLTAICO
Il generatore fotovoltaico si comporrà di moduli del tipo Sun Power 305 o similari, ciascuno con potenza di targhetta di 305 Wp, con vita utile stimata “oltre 25 anni” senza degrado significativo delle prestazioni.
Le altre caratteristiche del generatore fotovoltaico sono le seguenti
Numero moduli 13.248Potenza nominale 1 modulo 305 WpCelle Silicio policristallino ad alta efficienza CARATTERISTICHE MODULI Tensione circuito aperto Voc 64,2 VCorrente di corto circuito Isc 5,96 ATensione Vmp 54,7 VCorrente Imp 5,58 AGrado di efficienza 18,7%Dimensioni modulo BxH x spessore (in mm) 992 x 1482 x 35
La potenza complessiva sarà, conseguentemente, P = 13.248 x 305 = circa 4.04 MWp.
Pertanto il singolo sottocampo fotovoltaico sarà così configurato:
Numero stringhe 69 Numero moduli per stringa 12 Numero moduli per sub‐campo: 12x69 = 828 moduli Numero sub campi 16 Numero totale moduli: 828 x 6 = 13.248 Numero inverter 16
I valori di tensione alle varie temperature di funzionamento rientrano nel range di applicazione ammesso per l’inverter. Per ragioni di implementazione di impianto, si prevede di suddividere il campo in sub campi per ciascuno dei 6 inverter presenti, assegnando a ciascuno 69 stringhe da 12 moduli per complessivi 828 moduli per complessivi 828 x 305 Wp = 250.000 Wp = 0.252 MWp ciascuno. Avendosi 6 sub campi (ovvero 6 inverter) avremo 0.252 MWp x 16 = circa 4.04 MWp. I moduli saranno forniti di diodi by‐pass. Ogni stringa di moduli sarà munita da diodo di blocco per isolare ogni stringa dalle altre in caso di incidenti o guasti. La linea elettrica proveniente dai moduli fotovoltaici sarà messa a terra mediante appositi scaricatori di sovratensione con indicazione ottica di fuori servizio, al fine di garantire la protezione dalle scariche di origine atmosferica.
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GRUPPO DI CONVERSIONE
Il gruppo di conversione è composta dal convertitore statico (INVERTER). Il convertitore CC/CA utilizzato è idoneo al trasferimento della potenza prodotta dal campo fotovoltaico alla rete di distribuzione, in conformità ai requisiti normativi tecnici e di sicurezza applicabili. I valori della tensione e della corrente in ingresso di questa apparecchiatura sono compatibili con quelli addotti dal sub campo fotovoltaico collegato, mentre i valori di tensione e frequenza di uscita sono compatibili con quelli della rete alla quale viene collegato l’impianto. Le caratteristiche del gruppo di conversione sono: • Inverter a commutazione forzata con tecnica PWM (pulse‐with‐modulation) senza clock e/o
riferimenti interni di tensione o corrente; • Ingresso lato CC da generatore FTV gestibile con poli non connessi a terra, ovvero sistema IT; • Rispondenza alle norme generali su EMC e limitazione delle emissioni RF, conformità CEI 110‐1,
110‐6 e 110‐8. • Le caratteristiche dell’Inverter:
- Potenza FV max : 250 kWp = 0.25 MWp - Range di tensione MPPT (Ucc): 450‐820 V - Corrente max di ingresso: 591 A - Tensione CC max: 880 V - Grado di rendimento: 97% - Peso 1.070 kg
GRUPPO QUADRI ELETTRICI
Quadro lato ingresso in corrente continua Si prevede di installare un quadro a monte di ogni convertitore per la misurazione ed il controllo dei dati in uscita dal generatore fotovoltaico. Quadro di parallelo lato corrente alternata Si prevede di installare un quadro di parallelo in corrente alternata all’interno di una cassetta posta a valle dei convertitori statici, per la misurazione il collegamento ed il controllo delle grandezze in uscita dagli inveter. All’interno di tale quadro sarà inserito il contatore dell’energia FTV prodotta.
SISTEMA DI CONTROLLO E MONITORAGGIO
Il sistema di controllo e monitoraggio dell’impianto permette per mezzo di un computer ed un software dedicato di interrogare ed interagire in ogni istante con l’impianto al fine di verificare la funzionalità degli inverter installati con la possibilità di visionare in tempo reale le varie grandezze (tensione, corrente, potenza ecc.).
E’ inoltre gestibile un database con i dati dei giorni passati fin dall’attivazione dell’impianto.
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TERMINOLOGIA
Si riportano di seguito le definizioni di alcuni termini ricorrenti nel campo dell'installazione di generatori fotovoltaici a costituire sistemi elettrici di generazione di potenza destinati ad essere connessi alla rete elettrica.
Angolo di azimut: angolo esistente tra la normale al piano di captazione solare (modulo fotovoltaico) e il piano del meridiano terrestre che interseca il piano di captazione in un punto centrale. L'angolo è positivo per orientamenti verso Est, negativo per orientamenti verso Ovest.
Angolo di inclinazione: angolo formato dal modulo fotovoltaico con l'orizzontale (piano tangente alla superficie terrestre in quel punto). L'angolo è positivo per inclinazioni rivolte verso l'equatore, negativo per inclinazioni rivolte verso il polo.
Blocco o sottocampo o subcampo fotovoltaico: una o più stringhe fotovoltaiche associate e distinte in base a determinate caratteristiche, così come può essere l'occupazione geometrica del suolo, oppure le cui stringhe sono interconnesse elettricamente per dare la potenza nominale al sistema di condizionamento della potenza (PCS).
Campo fotovoltaico: l'insieme di tutti i blocchi o sottocampi che costituiscono l’impianto fotovoltaico.
Cella fotovoltaica: dispositivo base allo stato solido che converte la radiazione solare direttamente in elettricità a corrente continua.
Condizioni Standard: condizioni in cui l'irraggiamento della radiazione solare è pari a 1000 W/m2, con distribuzione dello spettro solare di riferimento di AM=1,5 e temperatura delle celle di 25°C.
Convertitore statico c.c./c.a.: apparecchiatura che rende possibile la conversione ed il trasferimento della potenza da una rete in corrente continua alla rete in corrente alternata. E’ denominato pure invertitore statico (inverter).
Impianto fotovoltaico connesso alla rete: sistema di produzione dell'energia elettrica costituito da un insieme di componenti ed apparecchiature destinate a convertire l'energia contenuta nella radiazione solare in energia elettrica da consegnare alla rete di distribuzione in corrente alternata monofase o trifase. I componenti fondamentali dell'impianto sono:
• il generatore fotovoltaico vero e proprio, costituito dal campo fotovoltaico; • il Sistema di Condizionamento della Potenza (PCS).
Modulo fotovoltaico: insieme di celle fotovoltaiche, connesse elettricamente e sigillate meccanicamente dal costruttore in un'unica struttura (tipo piatto piano), o ricevitore ed ottica (tipo a concentrazione). Costituisce l'unità minima singolarmente maneggiabile e rimpiazzabile.
Potenza di picco: è la potenza espressa in Wp (watt di picco), erogata nel punto di massima potenza nelle condizioni standard dal componente o sottosistema fotovoltaico.
Quadro di campo: o anche di parallelo stringhe, è un quadro elettrico in cui sono convogliate le terminazioni di più stringhe per il loro collegamento in parallelo. In esso vengono installati anche dispositivi di sezionamento e protezione.
Quadro di consegna: o anche d'interfaccia è un quadro elettrico in cui viene effettuato il collegamento elettrico del gruppo di conversione statica in parallelo alla rete elettrica in bassa tensione. Esso contiene apparecchiature per sezionamento, interruzione, protezione e misura.
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Rete pubblica in bassa tensione (BT): rete di distribuzione dedicata alla distribuzione pubblica in corrente alternata, di tipo monofase o trifase, con tensione nominale da oltre 50 V fino a 1000 V.
Sistema di Condizionamento della Potenza (PCS): è costituito da un componente principale, il convertitore statico c.c./c.a. (inverter), e da un insieme di apparecchiature di comando, misura, controllo e protezione affinchè l'energia venga trasferita alla rete con i necessari requisiti di qualità ed in condizioni di sicurezza sia per gli impianti che per le persone.
Società Elettrica: soggetto titolare della gestione ed esercizio della rete BT di distribuzione dell'energia elettrica agli utenti.
Stringa: un insieme di moduli connessi elettricamente in serie per raggiungere la tensione di utilizzo idonea per il sistema di condizionamento della potenza (PCS). I moduli a costituire la stringa possono far parte di diverse schiere.
Utente: persona fisica o giuridica che usufruisce del servizio di fornitura dell'energia elettrica.
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RELAZIONE IMPIANTISTICA Oggetto 1 Descrizione delle opere 2 Definizioni 3 Riferimenti normativi e legislativi 4 Misure di protezione adottate 5 Misure di protezione impianti MT e BT
5.1 Criteri di scelta e taratura delle protezioni MT 5.2 Dimensionamento in relazione alle tensioni e livelli di isolamento 5.3 Dimensionamento in relazione alle correnti 5.4 Misure di protezione contro le sovracorrenti 5.5 Protezione contro le correnti di sovraccarico 5.6 Protezione contro le correnti di corto circuito 5.7 Protezione contro i contatti diretti 5.8 Protezione contro i contatti indiretti 5.9 Sezionamento dei circuiti 5.10 Interblocchi di sicurezza 5.11 Prescrizioni meccaniche 5.12 Condizioni climatiche ed ambientali 5.13 Fossa di raccolta olio trasformatore
6 Misure di protezione impianti BT 6.1 Misure di protezione contro le sovracorrenti 6.2 Protezione Contro le Correnti di Sovraccarico 6.3 Protezione contro le correnti di corto circuito 6.4 Protezione contro i contatti diretti 6.5 Protezione da contatti indiretti 6.6 Protezione contro gli effetti termici
7 Sezionamento 8 Qualità dei materiali 9 Descrizione generale dell’impianto di distribuzione elettrica
9.1 Cabina di Campo BT/MT 9.2 Cabina di Ricezione MT 9.3 Cabina di Consegna MT
10 Illuminazione ordinaria 11 Impianto illuminazione di sicurezza 12 Tubazioni 13 Cavi elettrici 14 Connessioni e derivazioni 15 Impianto di terra 16 Protezione dalle scariche atmosferiche
16.1 Norme tecniche di riferimento
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OGGETTO Lo scopo del presente documento è definire tecnicamente l’impianto di generazione elettrica con utilizzo della fonte rinnovabile solare attraverso conversione fotovoltaica. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico della potenza nominale di 4.04 MWp da installarsi sui terreni siti nel territorio del comune di Lamporecchio (PT) in località Lavandone. La denominazione dell’impianto sarà “Centrale FTV Lavandone”. L’energia elettrica prodotta sarà immessa nella rete di trasmissione nazionale RTN con allaccio in Media Tensione tramite collegamento in antenna sulla linea esistente all’interno dell’area interessata. Il Soggetto Responsabile, così come definito, ex art. 2, comma 1, lettera g, del DM 28 luglio 2005 e s.m.i., è la "Impretecna srl" che dispone delle autorizzazioni all’utilizzo dell’area su cui sorgerà l’impianto in oggetto. 1 DESCRIZIONE DELLE OPERE E’ prevista la realizzazione delle seguenti opere: 1. Impianto di produzione di energia elettrica fa fonte solare – fotovoltaica (le cui caratteristiche sono dettagliatamente descritte nell’elaborato tecnico dedicato); 2. Trasformazione dell’energia elettrica BT/MT (cabine elettriche di campo complete di apparecchiature di protezione, sezionamento e controllo); 3. Impianto di connessione alla rete MT di distribuzione nazionale; 4. Distribuzione elettrica BT (all’interno del campo fotovoltaico); 5. Distribuzione elettrica MT a 15 kV; 6. Impianto elettrico al servizio delle cabine elettriche di campo, di trasformazione e di connessione; 7. Impianto di alimentazione utenze in continuità assoluta; 8. Impianti di servizio: illuminazione ordinaria locali tecnici; 9. Impianti di servizio: illuminazione di sicurezza locali tecnici, realizzato con lampade autoalimentate; 10. Impianti di servizio: impianto di allarme (antintrusione ed antincendio) e videosorveglianza (videocamere, dei pali di sostegno e delle condutture ad essi relativi); 11. Impianto di terra; 12. Esecuzione delle opere di murarie varie nelle cabine elettriche; 13. Scavi, interri e ripristini per la posa delle condutture e dei dispersori di terra (nel campo fotovoltaico e nelle cabine). 2 DEFINIZIONI Nella presente relazione verranno utilizzati i termini e le definizioni riportate nell’art. 2 del D.M. 28 Luglio 2005 e s.m.i., “Criteri per l’incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare”, nonché della vigente normativa CEI (con particolare riferimento alle norme CEI 11‐20 “impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati alle reti di I e II categoria”, ed CEI 82‐25 guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di media e Bassa tensione). 3 RIFERIMENTI NORMATIVI E LEGISLATIVI Gli impianti elettrici dovranno essere realizzati nel rispetto delle disposizioni seguenti: − D.P.R. 27.04.1955 n. 547 e successive modificazioni; − D.P.R. 07.01.1956 n. 164 e successive modificazioni; − D.P.R. 19.03.1956 n. 303 e successive modificazioni; − Legge 07.12.1984 n. 818 e successive modificazioni; − Legge 01.03.1990 n. 186; − Legge 18.10.1977 n. 791; − Legge 05.03.1990 n. 46 e successive integrazioni (sostituita dal DM NR 37 del 22‐01‐08); − D.P.R. 06.12.1991 n. 447(sostituito dal DM NR 37 del 22‐01‐08); − D.L. 19.09.1994 n. 626 e successive modificazioni; − e quanto altro possa comunque interessare. Si richiamano le prescrizioni degli Enti Locali preposti ai controlli: USL, ISPESL, Vigili del Fuoco, Aziende distributrici elettriche, del gas, etc.
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Si sottolinea che dovranno essere osservate altresì le norme: CEI ,UNI e le tabelle CEI UNEL. Relativamente alle norme CEI dovranno essere rispettate quelle in vigore all’atto esecutivo dei lavori con particolare riferimento, a titolo esemplificativo, e non esaustivo, alle Norme di seguito elencate. − ENEL DK 5310; − CEI 11‐1 Impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente alternata; − CEI 11‐4 Esecuzione delle linee elettriche aeree esterne; − CEI 11‐15 Esecuzione di lavori sotto tensione; − CEI 11‐17 Impianti di produzione,trasmissione e distribuzione di energia elettrica – linee in cavo; − CEI 11‐20 Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II categoria; − CEI 11‐25 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti trifasi a corrente alternata; − CEI EN60865‐1 Calcolo degli effetti delle correnti di cortocircuito; − CEI 11‐28 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti radiali a B.T.; − CEI 11‐35 Guida all’esecuzione delle cabine elettriche d’utente; − CEI 11‐37 Guida all’esecuzione degli impianti di terra negli stabilimenti industriali per sistemi di I ,II e III categoria; − CEI 17‐1 Interruttori a corrente alternata a tensione superiore a 1000V; − CEI 17‐4(CEI EN60129) Sezionatori e sezionatori di terra a corrente alternata a tensione superiore a 1000V; − CEI 17‐6(CEI EN60298) Apparecchiature prefabbricate con involucro metallico per tensioni da 1kV a 52kV; − CEI 17‐9/1(CEI EN60265‐1) Interruttori di manovra ed interruttori di manovra‐sezionatori per tensioni da 1kV a 52kV;. − CEI 17‐9/2(CEI EN60265‐2) Interruttori di manovra ed interruttori di manovra‐sezionatori per tensioni uguali o superiori a 52kV; − CEI 17‐21 (CEI EN60694) Apparecchiatura di manovra e di comando ad alta tensione‐Prescrizioni comuni; − CEI 17‐46 (CEI EN60420) Interruttori di manovra ed interruttori‐sezionatori con fusibili ad alta tensione per corrente alternata; − CEI 17‐68 (CEI EN50187) Apparecchiatura di manovra con involucro metallico con isolamento a gas per tensioni da 1kV a 52kV; − IEC 99‐4 Scaricatori di sovratensione per sistemi di II e III categoria; − CEI 64‐8 Impianti elettrici utilizzatori di B.T.‐Parti 1…7.; − CEI 17‐13/1 (CEI EN60439‐1) Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per B.T. ‐ Quadri elettrici AS ed ANS; − CEI 20‐13 Cavi isolati in gomma EPR con tensione non superiore a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐14 Cavi isolati in PVC con tensione non superiore a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐21 Calcolo della portata dei cavi elettrici; − CEI 20‐22 Prove dei cavi non propaganti l’incendio; − CEI 20‐33 Giunzioni e terminazioni per cavi di energia con tensione fino a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐37 Cavi elettrici‐prove sui gas emessi durante la combustione; − CEI UNEL 35024/1 Portate di corrente in regime permanente per posa in aria di cavi B.T. ad isolamento elastomerico o termoplastico; − CEI UNEL 35024/1EC Portate di corrente in regime permanente per posa in aria di cavi B.T. ad isolamento elastomerico o termoplastico; − CEI 23‐28 Tubi per installazioni elettriche/tubi metallici; − CEI 23‐39(CEI EN50086‐1) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/prescrizioni generali; − CEI 23‐54(CEI EN50086‐2‐1) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi rigidi; − CEI 23‐55(CEI EN50086‐2‐2) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi pieghevoli; − CEI 23‐56(CEI EN50086‐2‐3) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi flessibili; − CEI 23‐29 Cavidotti in materiale plastico; − CEI 23‐19 Sistemi di canali isolanti portacavi ad uso battiscopa; − CEI 23‐32 Sistemi di canali isolanti portacavi e portapparecchi per utilizzo a soffitto o parete; − CEI 23‐31 Sistemi di canali metallici portacavi ed accessori; − CEI 23‐20/23‐21/23‐30/23‐35/23‐41 Dispositivi di connessione e morsetti; − CEI 23‐48(1998) Involucri per installazioni elettriche ad uso domestico o similare ‐ Cassette; − CEI 23‐49 Involucri per installazioni elettriche ad uso domestico o similare ‐ Quadri elettrici;
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− CEI 23‐51 Prescrizioni per la realizzazione dei quadri elettrici ad uso domestico o similare; − CEI 23‐51V1 Prescrizioni per la realizzazione dei quadri elettrici ad uso domestico o similare; − CEI 17‐44 (CEI EN60947‐1) Apparecchiature per B.T. ‐ Regole generali; − CEI 17‐5 (CEI EN60947‐2) Interruttori automatici per B.T.; − CEI EN60947‐2 (Appendice B) Dispositivi differenziali indipendenti con toroide separato; − CEI 17‐11 (CEI EN60947‐3) Interruttori di manovra e sezionatori con o senza fusibili per B.T.; − CEI 17‐50 (CEI EN60947‐4‐1) Contattori ed avviatori elettromeccanici per B.T.; − CEI 17‐45 (CEI EN60947‐5‐1) Dispositivi per circuiti di comando e manovra in B.T.; − CEI 17‐47 (CEI EN60947‐6‐1) Apparecchiature di commutazione automatica in B.T.; − CEI 17‐48 (CEI EN60947‐7‐1) Morsettiere per conduttori in B.T.; − CEI 17‐41 (CEI EN61095) Contattori elettromeccanici per usi domestici o similari; − CEI 41‐1 Relè ausiliari elettromeccanici; − CEI 23‐3 (CEI EN60898) Interruttori automatici per usi domestici e similari; − CEI 23‐12 (CEI EN60309‐1/2) Prese a spina per usi industriali; − CEI 23‐5 Prese a spina per usi domestici e similari; − CEI 23‐50 Prese a spina per usi domestici e similari; − CEI 23‐16 Prese a spina di tipo complementare per usi domestici e similari; − CEI 23‐9 (CEI EN60669‐1) Apparecchi di comando non automatici per usi domestici e similari; − CEI EN60669‐2‐1/2 Relè passo/passo modulari; − CEI 23‐42 (CEI EN61008‐1) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐43 (CEI EN61008‐2‐1) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐18 (CEI EN61009‐2‐1) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐44 (CEI EN61009‐1) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI EN61036 Contatori elettrici statici di energia attiva per corrente alternata; − CEI EN61010‐1 Strumenti di misura digitali; − CEI EN60414/CEI EN60051 Strumenti di misura analogici; − CEI 66‐5/85‐3/85‐4/85‐5/85‐7 Strumenti di misura; − CEI 38‐1 (CEI EN60044‐1) Trasformatori di corrente per misura; − CEI 38‐2 Trasformatori di tensione per misura; − EN 60730‐1/2 Termostati modulari; − EN 61000‐3‐2 Interruttori crepuscolari modulari; − CEI EN60730‐1/2 Interruttori orari modulari; − CEI 81‐10 Protezione delle strutture contro i fulmini; − CEI 37‐1 Limitatori di sovratensione a resistori non lineari con spinterometri; − CEI 37‐2 Limitatori di sovratensione ad ossido di metallo senza spinterometri; − IEC 60840 Cavi AT per posa interrata. 4 MISURE DI PROTEZIONE ADOTTATE Gli impianti in oggetto saranno realizzati al fine di assicurare: − la protezione delle persone e dei beni contro i pericoli ed i danni derivanti dal loro utilizzo nelle condizioni che possono ragionevolmente essere previste; − il loro corretto funzionamento per l’uso previsto. Per raggiungere tali obiettivi saranno adottate le seguenti misure di protezione. 5 MISURE DI PROTEZIONE IMPIANTI MT E AT 5.1 CRITERI DI SCELTA E TARATURA DELLE PROTEZIONI MT Le protezioni MT sono state dimensionate, scelte e tarate secondo quanto dettato dalla guida CEI 11‐35 e dalle specifiche ENEL DK5600, DK5400, DK5310. 5.2 PRESCRIZIONI GENERALI PER LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI MT Gli impianti ed i componenti elettrici devono essere in grado di resistere alle sollecitazioni elettriche, meccaniche, climatiche ed ambientali previste in sito.
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5.3 DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE TENSIONI E LIVELLI DI ISOLAMENTO Gli impianti ed i componenti elettrici devono essere in grado di sopportare le loro tensioni massime assegnate a frequenza industriale, così come le sovratensioni a frequenza industriale, le sovratensioni di manovra e le sovratensioni atmosferiche (norma CEI 11‐1 art.2.1.3c). Devono essere adottate adeguate misure per evitare il contatto fra sistemi a diverse tensioni. Gli impianti devono essere realizzati per la frequenza nominale del sistema. Il livello di isolamento deve essere scelto in conformità alla tensione massima Um stabilita per il componente elettrico e nel rispetto delle minime distanze di isolamento stabilite dalla normativa. La tensione nominale è la tensione assegnata dal costruttore all’apparecchiatura; essa è indicata con il simbolo Ur nelle norme di prodotto e con Un nella norma impianti (CEI 11‐1 art.2.1.4 e art. 2.1.5). La tensione massima Um è il valore più elevato della tensione che si presenta in un istante e in un punto qualunque del sistema nelle condizioni ordinarie di funzionamento (CEI 28‐5 art.3.9 e 3.10). In relazione alla tensione nominale dell’apparecchiatura, sono stabilite nelle norme di prodotto: ‐ la tensione di tenuta a frequenza industriale Ud x 60sec.; ‐ la tensione di tenuta ad impulso Up (1,2/50μs). L’insieme di queste due tensioni individua il “livello di isolamento dell’apparecchiatura” (norma CEI 17‐21 art.4.2 e norma CEI 28‐5 tab.1). Per ogni valore della tensione nominale, la norma (CEI 11‐1 art.4.3.1 tab.4.1 e norma CEI 17‐21 tab.1 A) indica le rispettive tensioni di tenuta a 50 Hz ed impulso normalizzate, nonché le distanze minime di tenuta dielettrica. I valori più elevati delle tensioni di tenuta e delle distanze minime riportati nelle tabelle della norma devono essere previsti negli impianti a neutro isolato o con Nt=4 fulmini/kmq x anno. 5.4 DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE CORRENTI La corrente (termica) nominale Ir è il valore efficace della corrente che l’apparecchiatura è in grado di condurre continuamente, nelle condizioni di impiego prescritte (CEI 17‐21 art.4.4.1). La corrente nominale di breve durata Ik è il valore efficace della corrente di cortocircuito che l’apparecchiatura è in grado di condurre per l’intervallo di tempo tk (CEI 17‐21 art.4.5). La durata nominale di cortocircuito tk è in genere 1 secondo (CEI 17‐21 art.4.7). In ogni caso la durata tk deve essere superiore al tempo di intervento delle protezioni. La corrente nominale di picco Ip è il valore di cresta della prima semionda della corrente nominale di breve durata (CEI 17‐21 art.4.6). Il valore di picco dipende dall’asimmetria della corrente di cortocircuito e dunque dal fattore di potenza di cortocircuito. Se non diversamente specificato Ip=2,5Ik con cosφcc. 5.5 MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI =0,1 (condizione peggiorativa). La protezione dei componenti dagli effetti dannosi causati dalle sovracorrenti è garantita da dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: ‐ interruttori di manovra sezionatori a norme CEI 17‐1/17‐4 azionati dall’intervento dei fusibili MT. ‐ interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche indirette. ‐ interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche ed elettromeccaniche dirette. 5.6 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Ogni sistema deve essere realizzato in modo che le correnti in condizioni di esercizio normale non superino le correnti nominali delle apparecchiature o le correnti ammissibili dei componenti. Si deve tener conto anche di condizioni ambientali sfavorevoli, come una temperatura più elevata di quella specificata nelle norme corrispondenti. 5.7 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Gli impianti devono essere realizzati in modo da sopportare in sicurezza le sollecitazioni meccaniche e termiche derivanti da correnti di cortocircuito. Il quadro prefabbricato MT, in particolare, è consigliabile prevederlo del tipo “a prova d’arco interno”, secondo la norma CEI 17‐6 art.5.101.4 e art.5.104. Nei quadri a prova d’arco interno i gas caldi in pressione dell’arco vengono convogliati all’esterno, mediante
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condotti di scarico, in zone non occupate da persone, mentre la struttura resiste alle sollecitazioni e alla sovrapressione prodotta dall’arco. 5.8 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI Gli impianti devono essere costruiti in modo da evitare il contatto non intenzionale con parti attive od il raggiungimento di zone pericolose (zone di guardia) prossime alle parti attive. Si devono proteggere le parti attive, quelle con il solo isolamento funzionale, e le parti che possono essere considerate a potenziale pericoloso. La protezione contro i contatti diretti consiste nell’impedire il contatto con le parti attive nude o di portarsi ad una distanza tale per cui possa avvenire una scarica. A tal fine, sono state introdotte le distanze di guardia (dg), di vincolo orizzontale (dvo) e verticale (dvv) (CEI 11‐1 art.2.5.5.‐art.2.5.6). La distanza di vincolo rappresenta la distanza minima tra la parte in tensione e la superficie sulla quale un operatore al lavoro può stare in posizione eretta, con entrambi i piedi appoggiati. Le parti attive poste ad una distanza dalla suddetta superficie inferiore alla distanza di vincolo devono essere protette con pareti o barriere metalliche con grado di protezione almeno IP1XB (il dito di prova penetra all’interno dell’involucro ma non raggiunge le parti attive).Le pareti e le barriere di protezione devono essere alte almeno 2m dal piano di calpestio. La superficie interna della barriera deve trovarsi ad una distanza dalle parti attive (non schermate) almeno uguale a quella di guardia dg. Tale distanza può essere ridotta alla distanza minima d’isolamento se la barriera ha un grado di protezione almeno IP3X (CEI 111 art.6.2.1). Le misure di protezione contro i contatti diretti su indicate devono essere applicate anche nei confronti dei componenti isolati ma senza schermo metallico collegato a terra, ad esempio le terminazioni del cavo, relativamente alla parte priva di schermo, e gli avvolgimenti in MT isolati in resina o nastrati dei trasformatori a secco. E’ opportuno che gli isolatori siano posizionati ad interdistanza massima di 120 cm, affinché la sbarra sopporti gli sforzi elettrodinamici della corrente di cortocircuito (CEI 11‐1 art.3.1.4.1). 5.9 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI La protezione dai contatti indiretti deve essere attuata mediante la messa a terra delle masse metalliche dell’impianto ed il coordinamento della resistenza di terra con il valore delle correnti di guasto MT (norma CEI 11‐1 fig.9.1). Gli impianti di terra devono essere progettati in modo da soddisfare le seguenti prescrizioni: - avere sufficienti resistenza meccanica e resistenza alla corrosione; - essere in grado di sopportare, da un punto di vista termico, le più elevate correnti di guasto prevedibili sulla rete MT; - evitare danni a componenti elettrici ed a beni; - garantire la sicurezza delle persone contro le tensioni che si manifestano sugli impianti di terra per effetto delle correnti di guasto a terra. I parametri da prendere in considerazione nel dimensionamento degli impianti di terra sono quindi: - valore della corrente di guasto a terra sulla rete MT; - valore della corrente di doppio guasto a terra sulla rete MT; - durata del guasto a terra; - caratteristiche del terreno. La tensione di contatto Ut (CEI 11‐1 art.2.7.13.3) è la tensione a cui è soggetta la persona tra mano e piedi, in un contatto indiretto. Convenzionalmente si assume una resistenza del corpo umano Rb=1000 Ohm. La norma CEI 11‐1 (fig.9.1) stabilisce il valore della tensione di contatto ammissibile Utp in relazione al tempo di intervento delle protezioni tf. Un impianto di terra è ritenuto idoneo se la tensione di contatto non supera la Utp e la tensione di passo non supera 3Utp. Se la tensione totale di terra UE=Re x If è U≤E Utp l’impianto di terra garantisce senz’altro la sicurezza essendo Ut ≤ UE. In altre parole, è sufficiente che la resistenza di terra soddisfi la condizione: RE ≤ Utp / If. Nei confronti di un guasto monofase a terra, oltre alla protezione omopolare 51N occorre anche una protezione direzionale di terra 67N (DK5600 art.6.2.2) se nell’impianto si verifica una delle condizioni seguenti:
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- linee aeree MT di utente in conduttori nudi di qualunque lunghezza; - trasformatori ubicati in più locali; - i cavi MT di utente hanno una lunghezza complessiva < 500m. Il dispersore deve avere le caratteristiche indicate nell’allegato A alla norma CEI 11‐1 e deve essere realizzato con materiali e dimensioni tali da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate. Il dimensionamento dei conduttori di terra lato MT deve essere effettuato in base alla corrente di doppio guasto a terra lato MT verificando la condizione: Sct ≥ √I2t / K, dove I è la corrente doppio guasto a terra lato MT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo. Il dimensionamento dei conduttori di protezione PE lato BT o si effettua rispettando la condizione della norma CEI 64‐8 con sezione del conduttore pari alla metà della sezione di fase oppure verificando la condizione: Spe ≥ √I2t / K Dove I è la corrente di guasto fase/PE lato BT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo. Tutte le masse e le masse estranee devono essere messe a terra mediante idonei conduttori di materiale e sezione tale da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate. 5.10 SEZIONAMENTO DEI CIRCUITI Devono essere previsti dispositivi per mezzo dei quali l’impianto completo o parti di esso possano essere sezionati in relazione alle esigenze di esercizio. Ogni parte dell’impianto, che può essere sezionata dalle altre parti del sistema, deve essere realizzata in modo da poterne eseguire la messa a terra e in cortocircuito. 5.11 INTERBLOCCHI DI SICUREZZA La protezione può essere attuata per mezzo di: - interruttori di manovra al posto di sezionatori; - sezionatori di terra con potere di stabilimento; - dispositivi di interblocco; - interblocchi con chiavi non intercambiabili. Secondo la norma CEI 17‐6 art.5.106 gli interblocchi possono avere due compiti: - interdire l’accesso alle parti in tensione; - impedire le manovre errate. E’ consigliato l’interblocco di accesso al box del trasformatore e, nel caso di trasformatori in parallelo, il trascinamento di apertura fra interruttore primario MT e interruttore secondario BT. 5.12 PRESCRIZIONI MECCANICHE I componenti elettrici e le strutture di supporto ,comprese le loro fondazioni, devono sopportare i carichi meccanici previsti nel luogo di installazione. 5.12 CONDIZIONI CLIMATICHE ED AMBIENTALI Gli impianti devono essere idonei per operare nelle condizioni climatiche ed ambientali previste nel luogo di installazione. 5.13 FOSSA DI RACCOLTA OLIO TRASFORMATORE Per i trasformatori MT, è prevista la realizzazione di una vasca di contenimento posta al di sotto del trasformatore. 6 MISURE DITEZIONE IMPIANTI BT 6.1 MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI La protezione dei conduttori dagli effetti dannosi causati dalle sovracorrenti è garantita da dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: - interruttori automatici provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo elettronico per taglie sopra i 160A a norme CEI 17‐5;
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- interruttori automatici scatolati provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo magnetotermico per taglie da 100A a 160A a norme CEI 17‐5; - interruttori automatici modulari provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo magnetotermico per taglie da 5A a 60A a norme CEI 17‐5/23‐3; - interruttori modulari combinati con fusibili gL (CEI 32‐1) per la protezione dei circuiti voltmetrici e dei circuiti di segnalazione sui quadri elettrici. Le caratteristiche corrente/tempo di intervento dei dispositivi di protezione sono le seguenti: - curve di intervento selezionabili per i dispositivi con sganciatori elettronici; - curva di intervento “C” (Imagnetica = 5÷10 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati; - curva di intervento “D” (Imagnetica = 10÷15 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti primari di trasformatori; - curva di intervento “B” (imagnetica = 3÷5 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati da gruppi elettrogeni o gruppi soccorritori a batterie. Interruttori magnetotermici previsti con funzione “G” (guasto a terra) per interruttori di taglia superiore a 400A; Interruttori previsti con relè differenziale per interruttori di taglia inferiore a 400A. 6.2 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Utilizzando opportunamente dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3, fusibili a norme CEI 32‐1, risulta assicurata la condizione prescritta dalla norma CEI 64‐8: IB ≤ In ≤ Iz If ≤ 1.45 • Iz, dove: IB = corrente di impiego del circuito, Iz = portata in regime permanente della conduttura (sez. 523 CEI 64‐8), In = corrente nominale del dispositivo di protezione, If = corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo di protezione entro il tempo convenzionale in condizioni effettive. La protezione dai sovraccarichi è svolta materialmente da: - dispositivo a tempo dipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo dipendente termico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili. 6.3 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Il potere di interruzione dei dispositivi scelti è superiore alla corrente di corto circuito presunta nei vari punti di installazione. I dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3 ed i fusibili a norme CEI 32‐1 sono stati scelti in modo tale da assicurare la condizione: I² ∙t ≤ K² S² dove: t = durata in secondi S= sezione in mmq. I = corrente effettiva di corto circuito in Ampere, espressa in valore efficace K = 115 per i conduttori in rame isolati in PVC pari a 135 per i conduttori in rame isolati con gomma ordinaria o butilica e 136 per i conduttori in rame isolati con gomma EPR o XPRE In ogni caso la max energia sopportata dai cavi K²∙S² è superiore al valore di energia specifica I²∙t indicata dal costruttore come quella lasciata passare dal dispositivo di protezione. I dispositivi di protezione previsti sono in grado di assolvere sia la protezione da sovraccarico sia la protezione da corto circuito in quanto rispettano le due condizioni dettate dalla norma CEI 64‐8 sez. 435‐1 e precisamente: - protezione assicurata contro i sovraccarichi; - potere di interruzione non inferiore al valore della corrente di corto circuito presunta. La protezione specifica dai cortocircuiti è svolta da: - dispositivo a tempo indipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo indipendente elettromagnetico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili.
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6.4 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI La protezione dai contatti diretti à garantita dalle misure richieste nella norma CEI 64‐8 sez. 412, e precisamente: ‐ isolamento delle parti attive proporzionato alla tensione di esercizio del sistema e tale da resistere alle influenze meccaniche,chimiche,elettriche e termiche alle quali può essere soggetto; ‐ isolamento dei componenti elettrici costruiti in fabbrica conforme alle relative norme; ‐ parti attive poste entro involucri con grado minimo di protezione IP2X o IPXXB; ‐ superfici superiori degli involucri a portata di mano con grado minimo di protezione IP4X o IPXXD; ‐ apertura degli involucri possibile solo con uso di una chiave o attrezzo; ‐ utilizzo di interruttori blocco porta che permettano l’apertura della porta dopo aver disattivato le parti elettriche e la riattivazione delle stesse solo a porta chiusa. Gli involucri di apparecchiature costruite in fabbrica devono essere conformi alle relative norme. In generale gli involucri devono essere saldamente fissati, resistenti alle sollecitazioni previste e se metallici garantire le distanze d’isolamento. I sistemi di sicurezza previsti si possono così riassumere: ‐ utilizzo di involucri per apparecchiature e quadri elettrici con grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di pannelli a vite e porte sottochiave per i quadri elettrici; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in tubazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in canalizzazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in quadri elettrici a norme CEI; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V in canalizzazioni isolanti o metalliche; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V per posa interrata od in vista; ‐ utilizzo di morsetti isolati con Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici e cassette di derivazione; ‐ utilizzo di cassette isolanti per derivazione con coperchio a vite e grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di cassette metalliche per derivazione con coperchio a vite ,grado minimo di protezione IP40 e collegate al PE; ‐ utilizzo di apparecchiature isolate Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici; ‐ utilizzo di componenti isolati Vi = 500V e grado di protezione IP40. 6.5 PROTEZIONE DA CONTATTI INDIRETTI Le misure di protezione adottate contro i contatti indiretti sono quelle previste dalla norma CEI 64‐8 per i vari sistemi di stato del neutro. ‐ Zs è l’impedenza dell’anello di guasto; Sistema TN‐S Nei sistemi TN‐S tutte le masse dell’impianto saranno collegate al punto di messa a terra del sistema di alimentazione in corrispondenza od in prossimità del trasformatore. Il punto di messa a terra del sistema di alimentazione nel nostro caso è il punto neutro. Le caratteristiche dei dispositivi di protezione sono tali che, in caso di guasto l’interruzione automatica dell’alimentazione avvenga entro i tempi stabiliti dalle norme soddisfacendo la seguente condizione:
Zs Ia ≤ Uo Dove: ‐ Ia è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito dalle norme (nel caso di interruttore differenziale la è la corrente differenziale nominale Idn) in funzione della tensione nominale Uo; ‐ Uo è la tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra. ‐ Per Uo=230V intervento entro t=0,4sec. ‐ Per Uo=400V intervento entro t=0,2sec. Tempi di interruzione convenzionali non superiori a 5 secondi sono ammessi per i circuiti di distribuzione.
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Prescrizioni Comuni Saranno collegate al circuito generale di terra tutte le masse metalliche degli utilizzatori e tutte le masse attualmente non identificabili ma comunque da collegare a terra in quanto soggette ad andare, a causa di un guasto, sottotensione (ad esempio passerelle metalliche a pavimento impiegate per la posa dei cavi). Il fissaggio del conduttore di terra alle suddette masse metalliche, sarà realizzato a mezzo di collari fissa tubo, con morsetti, capicorda ad occhiello o viti autofilettanti da fissare sulla massa metallica in modo tale da impedirne l’allentamento. Le giunzioni tra i vari elementi di protezione, se necessarie, saranno realizzate con idonei morsetti (ad esempio morsetti a mantello) o con saldatura forte in alluminotermica e saranno ridotte al minimo indispensabile. Tutte le linee in origine dai quadri elettrici saranno dotate di un proprio conduttore di terra facente capo ad un equipotenziale previsto all’interno del quadro stesso. Per ragioni di selettività si possono utilizzare dispositivi di protezione a corrente differenziale del tipo S (vedere norma CEI 23‐42, 23‐44 e 17‐5V1) in serie con dispositivi differenziali istantanei solo nei circuiti di distribuzione principali. I differenziali a ritardo regolabile sono utilizzabili sui circuiti di distribuzione principale ed in presenza di personale addestrato (non sono ammessi negli impianti per uso domestico e similare). In ogni caso il massimo ritardo ammesso nei sistemi TT è di 1s. 6.6 PROTEZIONE CONTRO GLI EFFETTI TERMICI I componenti elettrici non devono costituire pericolo di innesco o di propagazione di incendio per i materiali adiacenti e quindi devono essere conformi alle relative norme costruttive o, dove mancanti alla sezione 422 della norma CEI 64‐8. I pericoli che derivano dalla propagazione di un eventuale incendio devono essere limitati mediante la realizzazione di barriere tagliafiamma REI 120 sulle condutture che attraversano solai o pareti di delimitazione dei compartimenti antincendio. Le parti accessibili dei componenti elettrici a portata di mano non devono raggiungere temperature tali che possano causare ustioni alle persone oppure essere protette in modo da evitare il contatto accidentale come indicato alla sezione 423 della norma CEI 64‐8. Gli involucri, quadri o cassette contenenti componenti elettrici devono garantire la dissipazione del calore prodotto al fine di limitare le temperature al livello ammesso per il buon funzionamento. In alternativa è ammesso l’utilizzo di aspiratori o ventilatori comandati da termostato. I sistemi di riscaldamento ad aria forzata devono essere dotati di dispositivi di limitazione della temperatura come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. Gli apparecchi utilizzatori che producono acqua calda o vapore devono essere protetti contro i surriscaldamenti in tutte le condizioni di servizio come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. 7 SEZIONAMENTO Sul lato Alta Tensione, l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione delle linee. In particolare, sul lato utente della Cabina di Trasformazione e Consegna, abbiamo un interruttore tripolare 132 kV in corrispondenza di ciascun trasformatore, mentre sulla sbarre 132 kV abbiamo il sezionatore tripolare verticale e l’interruttore tripolare. Sul lato Media Tensione, l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione delle linee (Cabina Raccolta Energia, ingresso Quadro MT di Cabina, partenze per l’alimentazione MT dei trasformatori). Per il sezionamento dell’impianto di distribuzione in BT potranno essere impiegati tutti i dispositivi omnipolari di protezione e comando posti nei vari quadri elettrici a partire dagli interruttori generali BT di Cabina (posti a valle dell’uscita secondaria dei trasformatori) per arrivare infine a tutti gli interruttori generali di quadro o agli interruttori divisionali per l’alimentazione dei circuiti terminali destinati alle varie utenze. Sul lato cc l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari, installati sul quadro di campo, costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione dai circuiti. 8 QUALITÀ DEI MATERIALI Gli impianti in oggetto sono stati progettati con riferimento a materiali/componenti di Arnacciotori primari, dotati di Marchio di Qualità, di marchiatura o di autocertificazione del Costruttore attestanti la costruzione a regola d’arte secondo la Normativa tecnica e la Legislazione vigente. Tutti i materiali/componenti
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rientranti nel campo di applicazione delle Direttive 73/23/CEE (“Bassa Tensione”) e 89/336/CEE (“Compatibilità Elettromagnetica”) e successive modifiche/aggiornamenti saranno conformi ai requisiti essenziali in esse contenute e saranno contrassegnati dalla marcatura CE. Tutti i materiali/componenti presenteranno caratteristiche idonee alle condizioni ambientali e lavorative dei luoghi in cui risulteranno installati. 9 DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE ELETTRICA Il generatore fotovoltaico sarà composto da 13.248 moduli fotovoltaici da 305 Wp, per una potenza nominale complessiva totale di 4.04 MWp. I moduli saranno installati su strutture fisse, ancorate al suolo per mezzo di palificazioni. Dalle stringhe, si perverrà ai quadri di sottocampo BT, provvisti di dispositivi di sezionamento e protezione, che avranno la funzione di realizzare il parallelo delle linee provenienti dai sottocampi serviti. Dai quadri di sottocampo, si perverrà agli inverter CC/AC alloggiati entro la cabina di campo, che permetteranno la trasformazione della corrente da continua ad alternata trifase. La corrente alternata in uscita confluirà nel locale di trasformazione BT/MT per la trasformazione a 15 kV. L’energia elettrica a 15 kV in uscita dalle cabine di campo confluirà in un'unica cabina di ricezione in cui sarà realizzato il quadro di parallelo MT a 15 kV. Atteso che per la descrizione del generatore fotovoltaico e dell’inverter (ivi compreso il trasformatore) si rimanda alla relazione specifica, i prossimi paragrafi saranno dedicati alla descrizione: 1. Cabina di campo BT/MT; 2. Cabina di ricezione MT; 9.1 CABINA DI CAMPO BT/MT L’energia proveniente dal generatore fotovoltaico viene inizialmente convogliata nelle cabine di campo. In ciascuna cabina di campo sono installati un numero di inverter c.c./c.a. congruo alla dimensione del campo, sul lato in corrente alternata. Ogni inverter sarà dotato di un dispositivo di controllo dell’isolamento lato AC trifase per rete IT IT 3 x 270V protetto da un sezionatore con fusibili. I dispositivi sono montati in contenitori protetti e ventilati in poliestere classe II a norme CEI 17‐13/1. E’ inoltre prevista l’installazione di un trasformatore BT/MT (270V / 15 kV), a doppia presa sul lato BT, in modo da garantire il collegamento diretto delle uscite di ciascun inverter con il relativo lato BT del trasformatore. I trasformatori BT/MT avranno potenza nominale di 500 kVA. In pratica, ogni inverter è collegato ad un trasformatore da 500 kVA. Ogni trasformatore sarà dotato di rifasamento a vuoto lato BT a compensazione della corrente magnetizzante primaria. La batteria di rifasamento trifase è protetta da un sezionatore portafusibili ed è montata in un contenitore protetto e ventilato a norme CEI 1713/1. Le batterie sono collegate ai morsetti BT dei trasformatori con cavi FG7R‐0,6/1kV in tubazioni di pvc pesante. In ogni cabina è prevista l’installazione di un trasformatore ausiliario per l’alimentazione del quadro BT “servizi ausiliari” (servizi utente, illuminazione, illuminazione notturna, ventilazione, ecc…). Per la protezione delle linee MT in arrivo ed in partenza dalle cabine di campo è previsto l’utilizzo di sezionatori MT con fusibili di opportuna taglia per la protezione di massima corrente. 9.2 CABINA DI RICEZIONE MT L’energia proveniente dalle cabine di campo viene convogliata mediante cavidotti a 15 kV nella cabina di ricezione MT, e da qui trasmessa alla cabina di consegna 15/150kV. Il quadro MT a 15 kV sarà di tipo prefabbricato realizzato come da schema di progetto a norma CEI 17‐6 completo di certificazioni di collaudo e dichiarazioni di conformità e sarà completato dalle celle dove sono montate le apparecchiature di protezione, comando e misura a servizio dell’impianto. 10 ILLUMINAZIONE ORDINARIA L’illuminazione ordinaria artificiale dei vari ambienti e l’illuminazione perimetrale esterna sarà realizzata impiegando corpi illuminanti ad alta efficienza idonee al conseguimento del risparmio energetico. L’illuminazione artificiale sarà realizzata in conformità alle prescrizione della norma UNI 10380. Le tipologie degli apparecchi che verranno impiegati per l’illuminazione ordinaria dell’edificio vengono qui di seguito elencate suddividendole in base ai diversi ambienti di installazione. 11 IMPIANTO ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA L’illuminazione di sicurezza sarà garantita da apparecchi autoalimentati. L’impianto di sicurezza sarà indipendente da qualsiasi altro impianto elettrico dell'edificio. I dispositivi di protezione contro le sovracorrenti saranno installati in modo da evitare che una sovracorrente in un circuito comprometta il
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corretto funzionamento degli altri circuiti di sicurezza. Tutti i corpi illuminanti impiegati presenteranno grado di protezione IP65 e saranno realizzati in materiale isolante in esecuzione a doppio isolamento. L’autonomia minima di funzionamento dell’impianto di illuminazione di sicurezza dovrà essere di un’ora. 12 TUBAZIONI La posa dei cavi elettrici costituenti gli impianti in oggetto è stata prevista in canalizzazioni distinte o comunque dotate di setti separatori interni per quanto riguarda le seguenti tipologie di circuiti: − energia elettrica; − segnalazione e speciali. Le caratteristiche dimensionali ed i percorsi delle canalizzazioni sono riportati negli schemi planimetrici di progetto. Le tubazioni impiegate per realizzare gli impianti saranno dei seguenti tipi: − tubo flessibile in PVC autoestinguente, serie pesante, con Marchio di Qualità, conforme alle Norme EN 50086, con colorazione differenziata in base all’impiego, posato entro cavedio/parete prefabbricata o incassato a parete/pavimento − tubo flessibile corrugato a doppia parete in polietilene alta densità, o tubo rigido in PVC serie pesante, conforme alle norme EN50086 per posa interrata 450N; caratteristiche dello scavo e la profondità di interramento sono dettagliatamente riportate negli elaborati grafici di progetto. Il diametro interno dei tubi sarà maggiore o al limite uguale a 1,4 volte il diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi in esso contenuti, in ogni caso non inferiore a 16 mm. I cavi avranno la possibilità di essere infilati e sfilati dalle tubazioni con facilità; nei punti di derivazione dove risulti problematico l'infilaggio, saranno installate scatole di derivazione, in metallo o in PVC a seconda del tipo di tubazioni, complete di coperchio fissato mediante viti filettate. 13 CAVI ELETTRICI Negli impianti saranno impiegate le seguenti tipologie di cavi in funzione delle condizioni di posa: cavo multipolare/unipolare in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7 sotto guaina di PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐13, da posare prevalentemente in tubazioni interrate o entro canalizzazioni metalliche; − cavo unipolare in rame isolato in PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐20, da posare in tubazioni isolanti incassate o in vista; − cavo unipolare precordato in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7, sotto guaina in PVC, con semiconduttore elastomerico estruso schermatura a filo di rame rosso tipo, conforme alle Norme CEI 20‐13, da posare in tubazioni interrate per alimentazione MT. − cavo MT, per posa direttamente interrata con conduttore con corda rotonda compatta (tamponata) in fili di rame o alluminio, isolante in XPLE, doppio strato semiconduttore, schermo in nastro di allumino, guaina esterna polietilene/AIRBAG/polietilene, da posare ad una profondità di almeno 1,50 m in trincea di larghezza pari ad almeno 0,8 m. La scelta delle sezioni dei cavi è stata effettuata in base alla loro portata nominale (calcolata in base ai criteri di unificazione e di dimensionamento riportati nelle Tabelle CEI‐UNEL), alle condizioni di posa e di temperatura, al limite ammesso dalle Norme per quanto riguarda le cadute di tensione massime ammissibili (inferiori al 4%) ed alle caratteristiche di intervento delle protezioni secondo quanto previsto dalle vigenti Norme CEI 64‐8. La portata delle condutture sarà commisurata alla potenza totale che si prevede di installare. Nei circuiti trifase i conduttori di neutro potranno avere sezione inferiore a quella dei corrispondenti conduttori di fase, con il minimo di 16 mm, purché il carico sia sostanzialmente equilibrato ed il conduttore di neutro sia protetto per un cortocircuito in fondo alla linea; in tutti gli altri casi al conduttore di neutro verrà data la stessa sezione dei conduttori di fase. La sezione del conduttore di protezione non sarà inferiore al valore determinato con la seguente formula: dove: − Sp = sezione del conduttore di protezione (mm2 S ≤ 16); − I = valore efficace della corrente di guasto che percorre il conduttore di protezione per un guasto franco a massa (A); − T = tempo di interruzione del dispositivo di protezione (s);
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− K = fattore il cui valore per i casi più comuni è dato nelle tabelle VI, VII, VIII e IX delle norme C.E.I. 64‐8 e che per gli altri casi può essere calcolato come indicato nell'Appendice H delle stesse norme. La sezione dei conduttori di protezione può essere anche determinata facendo riferimento alla seguente tabella: in questo caso non è in generale necessaria la verifica attraverso l'applicazione della formula precedente. Se dall'applicazione della tabella risultasse una sezione non unificata, sarà adottata la sezione unificata immediatamente superiore al valore calcolato. Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori, la tabella si applica con riferimento al conduttore di fase di sezione più elevata: Sp = S 16 < S ≤35 Sp = 16 S > 35 Sp = S/2 dove: − S = sezione dei conduttori di fase dell'impianto (mmq); − Sp = sezione minima del corrispondente conduttore di protezione (mmq) − per i circuiti di segnalazione e di comando è ammesso l'impiego di cavi con tensione nominale non). I valori della tabella sono validi soltanto se il conduttore di protezione è costituito dello stesso materiale del conduttore di fase. In caso contrario, la sezione del conduttore di protezione sarà determinata in modo da avere conduttanza equivalente. Se i conduttori di protezione non fanno parte della stessa conduttura dei conduttori di fase la loro sezione non sarà inferiore a 6 mm. Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori sarà dimensionato in relazione alla sezione del conduttore di fase di sezione più elevata. I cavi unipolari e le anime dei cavi multipolari saranno contraddistinti mediante le seguenti colorazioni: − nero, grigio e marrone (conduttori di fase); − blu chiaro (conduttore di neutro); − bicolore giallo‐verde (conduttori di terra, di protezione o equipotenziali). La rilevazione delle sovracorrenti è stata prevista per tutti i conduttori di fase. In ogni caso il conduttore di neutro non verrà mai interrotto prima del conduttore di fase o richiuso dopo la chiusura dello stesso. Nella scelta e nella installazione dei cavi si è tenuto presente quanto segue: − per i circuiti a tensione nominale non superiore a 230/400 V i cavi avranno tensione nominale non inferiore a 450/750 V; inferiore a 300/500 V, qualora posti in canalizzazioni distinte dai circuiti con tensioni superiori. Le condutture non saranno causa di innesco o di propagazione d'incendio: saranno usati cavi, tubi protettivi e canali aventi caratteristiche di non propagazione della fiamma nelle condizioni di posa. Tutti i cavi appartenenti ad uno stesso circuito seguiranno lo stesso percorso e saranno quindi infilati nella stessa canalizzazione, cavi di circuiti a tensioni diverse saranno inseriti in tubazioni separate e faranno capo a scatole di derivazione distinte; qualora facessero capo alle stesse scatole, queste avranno diaframmi divisori. I cavi che seguono lo stesso percorso ed in special modo quelli posati nelle stesse tubazioni,verranno chiaramente contraddistinti mediante opportuni contrassegni applicati alle estremità. Il collegamento dei cavi in partenza dai quadri e le derivazioni degli stessi cavi all'interno delle cassette di derivazione saranno effettuate mediante appositi morsetti. I cavi non trasmetteranno nessuna sollecitazione meccanica ai morsetti delle cassette, delle scatole, delle prese a spina, degli interruttori e degli apparecchi utilizzatori. I terminali dei cavi da inserire nei morsetti e nelle apparecchiature in genere, saranno muniti di capicorda oppure saranno stagnati. I cavi saranno sempre protetti contro la possibilità di danneggiamenti meccanici fino ad un'altezza di 2,5 m dal pavimento. 14 CONNESSIONI E DERIVAZIONI Tutte le derivazioni e le giunzioni dei cavi saranno effettuate entro apposite cassette di derivazione di caratteristiche congruenti al tipo di canalizzazione impiegata. Negli impianti saranno pertanto utilizzate: − cassette da incasso in materiale isolante autoestinguente (resistente fino 650° alla prova a filo incandescente CEI 23‐19), con Marchio di Qualità, in esecuzione IP40, posate ad incasso nelle pareti; − cassette da esterno in pressofusione di alluminio, con Marchio di Qualità, in esecuzione IP55, posate in vista a parete/soffitto.
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Tutte le cassette disporranno di coperchio rimovibile soltanto mediante l’uso di attrezzo. Per tutte le connessioni verranno impiegati morsetti da trafilato o morsetti volanti a cappuccio con vite isolati a 500 V. Per quanto riguarda lo smistamento e l’ispezionabilità delle tubazioni interrate verranno impiegati pozzetti prefabbricati in cemento vibrato o (in casi particolari) in muratura di mattoni pieni o in cemento armato. I chiusini saranno carrabili (ove previsto) costituiti dai seguenti materiali: − cemento, per aree verdi o comunque non soggette a traffico veicolare; − ghisa classe D400, per carreggiate stradali; I pozzetti saranno installati in corrispondenza di ogni punto di deviazione delle tubazioni rispetto all’andamento rettilineo, in ogni punto di incrocio o di derivazione di altra tubazione e comunque ad una interdistanza non superiore a 25 m. 15 IMPIANTO DI TERRA Il dispersore di terra (di valore inferiore a 10 Ω) sarà unico e costituito da una corda in rame nudo da 50 mmq interrata a circa 0,5 m di profondità integrata da picchetti infissi nel terreno entro pozzetti ispezionabili. Fanno parte integrante del sistema di dispersione le reti in acciaio annegate nel pavimento del locale trasformazione elettrica per rendere detto locale equipotenziale. Per la cabina di trasformazione e consegna e per la cabina di connessione saranno realizzate maglie di terra di dimensioni 6x6 m circa con corda di rame nuda interrata della sezione di almeno 50 mmq. Saranno direttamente collegati a questa maglia i sostegni metallici delle apparecchiature AT. Il locale trasformazione sarà dotata di un proprio collettore di terra principale, costituito da una barratura in rame fissata a parete, a cui faranno capo i seguenti conduttori: −il conduttore di terra proveniente dal dispersore; −il conduttore di terra proveniente dei ferri di armatura; −il centro‐stella (neutri) del trasformatore; −il P.E. destinato al collegamento della carcassa del trasformatore; −il nodo di terra del Quadro Generale BT. Dal nodo di terra posto in corrispondenza del Quadro Generale BT di Cabina saranno poi derivati tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali destinati al collegamento dei quadri di distribuzione e quindi di tutte le masse estranee dell’impianto. Ad ogni quadro elettrico sarà associato un nodo di terra costituito da una barra in rame. L’impianto di terra risulterà realizzato in conformità al Cap. 54 delle Norme CEI 64‐8/5 e adesso saranno collegate: − le masse metalliche di tutte le apparecchiature elettriche; − le masse metalliche estranee accessibili (tubazioni dell’acqua, del riscaldamento, del gas, ecc.); − i poli di terra delle prese a spina. Tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali presenti nell’impianto saranno identificati con guaina isolante di colore giallo‐verde e saranno in parte contenuti all’interno dei cavi multipolari impiegati per l’alimentazione delle varie utenze, in parte costituiranno delle dorsali comuni a più circuiti. Per dimensionare il suddetto impianto di terra sarà necessario richiedere il valore della corrente di guasto monofase a terra ed il tempo di eliminazione del guasto. Il presente paragrafo ha per oggetto la valutazione del rischio dovuto a fulmini diretti ed indiretti (Norma CEI EN 62305/1 ‐ 4) e la definizione delle misure di protezione appropriate da adottare relativamente alle strutture che compongono il generatore fotovoltaico, ed al manufatto “cabina di campo”. La procedura di calcolo utilizzata è quella individuata nell’appendice G della Norma CEI 81‐1. 16.1 NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO ‐ Norma CEI 81‐1 terza edizione: "Protezione delle strutture contro i fulmini"; ‐ Norma CEI 81‐1; V1: “Variante alla norma CEI 81‐1”; ‐ Norma CEI 81‐3 terza edizione: "Valori medi del numero di fulmini a terra per anno e per chilometro quadrato dei comuni d'Italia, in ordine alfabetico ‐Elenco dei comuni"; ‐ Norma CEI EN 62305 ‐1 “Protezione contro i fulmini. Principi generali” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐2 “Protezione contro i fulmini. Valutazione del rischio” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐3 “Protezione contro i fulmini. Danno materiale delle strutture e pericolo per le persone” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐4 “Protezione contro i fulmini. Impianti elettrici ed elettronici nelle strutture”
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1. Per le strutture in oggetto non è prevista la presenza di persone in numero elevato o per un elevato periodo di tempo a meno di 5 m dalla struttura stessa; 2. Le strutture in oggetto hanno caratteristiche tipiche indicate nell’articolo G.2 ovvero: − Struttura di tipo C: “strutture metalliche all’aperto (superficie del terreno circostante vegetale e persone abitualmente presenti all’esterno o in prossimità” per quanto riguarda gli inseguitori solari (punto G.2.3). − Struttura di tipo B: “immobili per uso ufficio” per quanto riguarda il manufatto “trasformazione” (punto G.2.2).
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione sui campi elettromagnetici
1
RELAZIONE E LIMITI DI ESPOSIZIONE
A CAMPI ELETTROMAGNETICI A.1. PREMESSA A.2. NORMATIVE DI RIFERIMENTO A.3. CONCLUSIONI
PPRREEMMEESSSSAA
Nell'ambito delle analisi dei rischi significativi per la salute riconducibili alla conduzione del parco fotovoltaico in comune di Collesalvetti, località Lavandone, è stato condotto il presente studio per valutare l'eventuale introduzione/modifica nell'area oggetto di intervento di campi elettromagnetici; tale valutazione viene svolta sulla base delle norme, ove applicabili, e delle linee guida emanate dagli enti preposti. NORMATIVE DI RIFERIMENTO L'Unione Europea ha spostato al 30 aprile 2012 la data ultima per il recepimento della direttiva 2004/40/CE, inizialmente prevista per il 30 aprile 2008. In considerazione di ciò, il D.Lgs 81/08 (testo unico sulla sicurezza sul lavoro) prevede nelle disposizioni finali (art. 306) che le norme relative ai limiti di esposizione entrino in vigore alla stessa data (titolo VIII, Capo IV). Lo stesso decreto impone al datore di lavoro di valutare i rischi dovuti ai campi elettromagnetici e tale obbligo è già in vigore poiché previsto dagli articoli 17, 28 ed 181. In particolare l'art. 181, comma 1, prevede espressamente che il datore di lavoro “debba valutare tutti i rischi derivanti da esposizione agli agenti fisici in modo da identificare ed adottare le opportune misure di prevenzione e protezione con particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi”. Si precisa che tra gli agenti fisici sono compresi i campi elettromagnetici. Successivamente alla pubblicazione della direttiva 2004/40/CE relativa alla protezione dei lavoratori dai campi elettromagnetici, la commissione Europea ha conferito al CENELEC il mandato di predisporre le norme tecniche necessarie all'applicazione della direttiva (misure, calcoli, ecc..). Le suddette norme sono ancore in numero limitato, ma recentemente è stata pubblicata la norma EN50499 “Procedure per la valutazione dell'esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici”, che riporta due tabelle, una dove sono riportate le attrezzature e le attività le cui emissioni elettromagnetiche rispettano i limiti di esposizione e la seconda dove sono riportati gli impianti e le attività che richiedono approfondimenti in relazione ai rischi dovuti ai campi elettromagnetici. Come noto, la legge 36/01 ed i relativi decreti attuativi (DPCM 8/7/03) hanno individuato per la popolazione limiti di esposizione al campo magnetico nelle “aree di gioco per l'infanzia, negli ambienti abitativi, negli ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore giornaliere”. Con particolare riferimento agli elettrodotti il DM 29/05/08 stabilisce la procedura da adottare per determinare le fasce di rispetto dagli stessi costituiti da linee aeree o interrate. Tale procedura non si applica a:
- Linee a frequenza diversa da quella di rete (50Hz); - Linee di classe 0 secondo il decreto interministeriale 21/3/88 (linee telefoniche); - Linee di prima classe secondo il decreto interministeriale 21/3/88 (linee con tensioni
<1000V); - Linee in media tensione in cavo cordato ad elica (interrate o aeree).
In via preliminare occorre precisare che, se la fascia di rispetto rimane all'interno dell'area di pertinenza dell'azienda (nel caso in oggetto all'interno della recinzione), il DPCM 8/7/03 non si applica, essendo espressamente finalizzato alla tutela della popolazione e non dei soggetti esposti al campo magnetico per ragioni professionali.
I limiti di esposizione ai campi elettromagnetici e le procedure di calcolo, eventualmente da considerare nella valutazione del rischio, sono riportati nelle linee guida emanate nel 1998 dalla Commissione Internazionale per la Protezione delle Radiazioni Non ionizzanti (ICNIRP) di cui di seguito si riporta l'estratto.
DEFINIZIONI ED UNITÀ DI MISURA
Campo elettrico E: si definisce campo elettrico una quantità vettoriale che, in ogni punto di una data regione di spazio, rappresenta il rapporto fra la forza esercitata su una carica elettrica di prova q ed il valore della carica medesima. L'unità di misura del campo elettrico nel sistema S.I. è il volt/metro (V/m)
Campo magnetico H: si definisce campo magnetico una quantità vettoriale‐assiale definita in ogni punto di una data regione di spazio in modo tale che il suo rotore sia eguale alla densità di corrente elettrica totale, compresa la corrente di spostamento. L'unità di misura del campo magnetico nel sistema S.I. è l'ampere/metro (A/m)
Densità di potenza elettromagnetica S: è la potenza elettromagnetica che fluisce attraverso l'unità di superficie, normale alla direzione di propagazione. Nella regione di campo lontano S è legata al valore efficace del campo elettrico Eeff ed al valore efficace del campo magnetico Heff dalle relazioni
con
l'impedenza dello spazio libero
L'unità di misura della densità di potenza elettromagnetica nel sistema S.I. è il watt/metro‐quadro (W/m2).
Frequenza f: numero di cicli o periodi nell'unità di tempo. L'unità di misura della frequenza nel sistema S.I. è l'hertz (Hz); sono di uso frequente i multipli kilohertz (1 kHz = 103 Hz); megahertz (1 MHz = 106 Hz); gigahertz (1 GHz = 109 Hz)
Media sull'intervallo temporale (t1, t2): per una grandezza p(t) variabile nel tempo è data dalla espressione:
Valore efficace: di una grandezza periodica a(t) si definisce valore efficace l'espressione
Onda piana: è una distribuzione di campo elettromagnetico propagativo, in cui on ogni punto i vettori campo elettrico e campo magnetico sono perpendicolari fra loro e giacciono su piani perpendicolari alla direzione di propagazione.
Regione di campo lontano: regione di spazio, sufficientemente lontano dalla sorgente, nella quale il campo elettromagnetico ha una distribuzione con le caratteristiche dell'onda piana. L'estensione di questa regione dipende dalle dimensioni massime lineari D dell'elemento radiante e dalla lunghezza d'onda l del campo emesso. Si assume che la regione di campo lontano inizia ad una distanza dalla sorgente maggiore della quantità r eguale alla maggiore fra le quantità l e D2/l.
Obiettivi di qualità: sono valori di campo elettromagnetico da conseguire nel breve, medio e lungo periodo, usando tecnologie e metodiche di risanamento disponibili, al fine di realizzare obiettivi di tutela.
La riduzione dei contributi dei campi elettromagnetici generati da diverse sorgenti, che concorrono in un dato punto al superamento dei limiti di esposizione di cui allo art. 3 e dei valori di cui all'art. 4, comma 2, deve essere eseguito nel modo seguente: indicando con Ei il campo elettrico della sorgente i‐esima, con Li il corrispondente limite desunto dalla tab. 1, con Di la densità di potenza della sorgente e DLi il corrispondente limite desunto dalla tab. 1, si calcolano i contributi normalizzati che le varie sorgenti producono nel punto in considerazione nel modo seguente:
(1) Ci=Ei2/Li
2 oppure, per frequenze f > 3 MHz, Ci=Di/DLi
Se la somma
(2)
supera il valore 1 i limiti di esposizione non sono soddisfatti ed i vari segnali Ei vanno pertanto ridotti in modo che risulti C <= 0,8 ai fini di maggior tutela della popolazione.
In via preliminare si individuano con Ri quei contributi Ci che singolarmente superano il valore 0,8: a ciascuno dei corrispondenti segnali Ei deve essere applicato un coefficiente di riduzione bi che soddisfa la relazione biRi = 0,8
Se la somma
supera il valore 0,8 i vari segnali Ei devono essere ridotti in modo che risulti C<=0,8.
Dall'insieme dei contributi da normalizzare devono essere esclusi i segnali che danno un contributo inferiore a 1/100 indicati convenzionalmente con l'espressione:
Quindi la (2) puo’ essere riscritta:
se si ha:
essendo a il coefficiente di riduzione ed E'j, E'n i nuovi valori, ridotti a conformità, dei campi elettrici.
LIMITI DI ESPOSIZIONE
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 luglio 2003
Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz.
Tabella 1 Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensità di campo magnetico H (A/m)
Densità di potenza D (W/m2)
Limiti di esposizione
0,1 < f ≤ 3 MHz
3 < f ≤ 3000 MHz
3 < f ≤ 300 GHz
60
20
40
0,2
0,05
0,01
‐
1
4
Tabella 2 Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensità di campo magnetico H (A/m)
Densità di potenza D (W/m2)
Valori di attenzione
0,1 MHz < f ≤ 300 GHz 6 0,016
0,10 (3 MHz‐300GHz)
Tabella 3 Intensità di campo elettrico E
(V/m) Intensità di campo magnetico
H (A/m) Densità di potenza D (W/m2)
Obiettivi di qualità
0,1 MHz < f ≤ 300 GHz
6
0,016
0,10 (3 MHz‐300GHz)
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 luglio 2003
Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti.
Limiti di esposizione e valori di attenzione
Nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati da elettrodotti, non deve essere superato il limite di esposizione di 100 μT per l'induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico, intesi come valori efficaci.
A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine, eventualmente connessi con l'esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di rete (50 Hz), nelle aree gioco per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, si assume per l'induzione magnetica il valore di attenzione di 10 mT, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.
Obiettivi di qualità
Nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per l'infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti nel territorio, ai fini della progressiva minimizzazione dell'esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti operanti alla frequenza di 50 Hz, e' fissato l'obiettivo di qualità di 3 μT per il valore dell'induzione magnetica, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.
IRPA ‐ INIRC 1998
livelli di riferimento per la esposizione occupazionale a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo (valori efficaci‐campi imperturbati)
Frequenza Valore efficace del campo elettrico
(V/m)
Valore efficace del campo magnetico
(A/m)
Induzione magnetica
(µT)
Densità di potenza dell’onda piana equivalente
(W/m2)
Fino ad 1 Hz ‐ 1.63x105 2 x105 ‐
1¸8 Hz 20000 1.63x105/f 2 x105 /f2 ‐
8¸25 Hz 20000 2x104/f 2 x104/f ‐
0.025¸0.82 KHz 500/f 20/f 25/f ‐
0.82¸65 KHz 610 24.4 30.7 ‐
0.065¸1 MHz 610 1.6/f 2.0/f ‐
1¸10 MHz 610/f 1.6/f 2.0/f ‐
10¸400 MHz 61 0.16 0.2 10
400¸2000 MHz 3 f1/2 0.008 f1/2 0.01 f1/2 f/40
2¸300 GHz 137 0.36 0.45 50
Note:
f = la frequenza considerata è espressa nelle unità come riportate in colonna 1
Per qualsiasi frequenza compresa tra 100 KHz e 10 GHz, Peq., E2, H2, B2, devono essere mediati su qualsiasi
intervallo di 6 minuti.
IRPA ‐ INIRC 1998
Livelli di riferimento per la esposizione del pubblico a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo (valori efficaci‐campi imperturbati)
Frequenza Valore efficace del campo elettrico
(V/m)
Valore efficace del campo magnetico
(A/m)
Induzione magnetica
(µT)
Densità di potenza dell’onda piana equivalente
(W/m2)
Fino ad 1 Hz ‐ 3.2x104 4 x104 ‐
1¸8 Hz 10000 3.2x104/f 4 x104 /f2 ‐
8¸25 Hz 10000 4000/f 5000/f ‐
0.025¸0.8 KHz 250/f 4/f 5/f ‐
0.8¸3 KHz 250/f 5 6.25
3¸150 KHz 87 5 6.25 ‐
0.15¸1 MHz 87 0.73/f 0.92/f ‐
1¸10 MHz 87/f1/2 0.73/f 0.92/f ‐
10¸400 MHz 28 0.073 0.092 2
400¸2000 MHz 1.375 f1/2 0.0037 f1/2 0.0046 f1/2 f/200
2¸300 GHz 61 0.16 0.20 10
Note:
f = la frequenza considerata è espressa nelle unità come riportate in colonna 1
Per qualsiasi frequenza compresa tra 100 KHz e 10 GHz, Peq., E2, H2, B2, devono essere mediati su qualsiasi
intervallo di 6 minuti.
Decreto Legislativo 19 novembre 2007, n.257
Attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici).
(GU n. 9 del 11‐1‐2008)
A. VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE Per specificare i valori limite di esposizione relativi ai campi elettromagnetici, a seconda della frequenza, sono utilizzate le seguenti grandezze fisiche: * sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di corrente relativamente ai campi variabili nel tempo fino a 1 Hz, al fine di prevenire effetti sul sistema cardiovascolare e sul sistema nervoso centrale; * fra 1 Hz e 10 MHz sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di corrente, in modo da prevenire effetti sulle funzioni del sistema nervoso; * fra 100 kHz e 10 GHz sono definiti valori limite di esposizione per il SAR, in modo da prevenire stress termico sul corpo intero ed eccessivo riscaldamento localizzato dei tessuti. Nell'intervallo di frequenza compreso fra 100 kHz e 10 MHz, i valori limite di esposizione previsti si riferiscono sia alla densita' di corrente che al SAR; * fra 10 GHz e 300 GHz sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di potenza al fine di prevenire l'eccessivo riscaldamento dei tessuti della superficie del corpo o in prossimita' della stessa.
Tabella 1 Valori limite di esposizione (art. 49‐quindecies, comma 1). Tutte le condizioni devono essere rispettate.
Intervallo di frequenza
Densità di corrente
per corpo e tronco
J (mA/m2) (rms)
SAR mediatosul corpo intero (W/kg)
SAR localizzato(corpo e tronco) (W/kg)
SAR localizzato
(arti) (W/kg)
Densità di potenza (W/m2)
Fino a 1 Hz 40 / / / / 1 ‐ 4 Hz 40/f / / / /
4 ‐ 1000 Hz 10 / / / / 1000 Hz ‐ 100 kHz f/100 / / / / 100 kHz ‐ 10 Mhz f/100 0,4 10 20 / 10 MHz ‐ 10 GHz / 0,4 10 20 / 10 ‐ 300 GHz / / / / 50
B. VALORI DI AZIONE
I valori di azione di cui alla tabella 2 sono ottenuti a partire dai valori limite di esposizione secondo le basi razionali utilizzate dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti
(ICNIRP) nelle sue linee guida sulla limitazione dell'esposizione alle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP 7/99).
Tabella 2 Valori di azione ( art‐ 49‐quindecies, comma 2)
[valori efficaci (rms) imperturbati]
Intervallo di frequenza
Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensitàdi campo magneticoH (A/m)
Induzione magnetica B(mT)
Densità di potenza
di onda piana Seq (W/m2)
Corrente di contatto (W/m2) le (mA)
Corrente indotta
attraverso gli arti
IL (mA) 0 ‐ 1 Hz / 1,63 x 105 2 x 105 / 1,0 /
1 ‐ 8 Hz 20000 1,63 x 105/f2
2 x 105/f2 / 1,0 /
8 ‐ 25 Hz 20000 2 x 104/f 2,5 x 104/f / 1,0 / 0,025 ‐ 0,82 kHz 500/f 20/f 25/f / 1,0 / 0,82 kHz ‐ 2,5 kHz 610 24,4 30,7 / 1,0 2,5 ‐ 65 kHz 610 24,4 30,7 / 0,4f / 65 ‐ 100 kHz 610 1600/f 2000/f / 0,4/f / 0,1 ‐ 1 MHz 610 1,6/f 2/f / 0,4/f / 1 ‐ 10 MHz 610/f 1,6/f 2/f / 40 / 10 ‐ 110 MHz 61 0,16 0,2 10 40 100 110 ‐ 400 MHz 61 0,16 0,2 10 / / 400 ‐ 2000 MHz 3f1/2 0,008f1/2 0,01f1/2 f/40 / / 2 ‐ 300 GHz 137 0,36 0,45 50 / /
Note: 1. f e' la frequenza espressa nelle unita' indicate nella colonna relativa all'intervallo di frequenza. 2. Per le frequenze comprese fra 100 kHz e 10 GHz, S «eq», E, H, B e I «L» devono essere calcolati come medie su un qualsiasi periodo di 6 minuti. 3. Per le frequenze che superano 10 GHz, S «eq», E, H
CONCLUSIONI Considerando che l'area oggetto di intervento non ricade tra quelle elencate nel DPCM 8/7/03 detto decreto attuativo non risulta applicabile. Le apparecchiature asservite all'impianto fotovoltaico sono fornite di marchiatura CE e dunque conformi alle direttive europee 2004/108/EC. EMC directive. Dette apparecchiature non rientrano espressamente nella già citata tabella facente parte della norma EN50499 “Procedure per la valutazione dell'esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici” riportante gli impianti e le attività che richiedono approfondimenti in relazione ai rischi dovuti ai campi elettromagnetici Per quanto concerne la valutazione dei rischi dovuti ai campi elettromagnetici dalle indagini condotte in diversi stati della comunità europea su impianti fotovoltaici già realizzati ed in esercizio, si deduce che i valori di intensità di induzione magnetica e di intensità di campo elettrico non superano i limiti di esposizione fissati per la popolazione e neanche i limiti di esposizione per i lavoratori raccomandati. In via cautelativa è stata comunque effettuata la valutazione del rischio secondo le linee guida ICNIRP, menzionate precedentemente, dalla quale è emerso che la parte in corrente continua emette campi elettromagnetici statici almeno due ordini di grandezza più deboli del campo magnetico terrestre; non è quindi pensabile una loro influenza negativa sull'essere umano.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°
1
Scopo del progetto. Questa Relazione ha lo scopo di presentare la proposta progettuale, descrivendone per sommi capi i contenuti, valutarne le caratteristiche e individuare ed identificare le relazioni fra progetto ed ambiente ed in particolare gli impatti, le alternative al progetto, il programma e gli studi posti a base dello stesso. Questa Relazione ha carattere piu’ generale e “descrittivo”: i temi di maggior approfondimento sono contenuti nella altre parti (II° e III°) del presente Studio Ambientale a cui si rimanda chi desidera maggiori dettagli per la valutazioni di aspetti peculiari. La Relazione si articola seguendo lo schema dei “Quaderni di Valutazione di Impatto Ambientale – L.R.79/98 – Norme Tecniche di Attuazione”. Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di un parco fotovoltaico a pannelli fissi, che interesserà complessivamente circa 46.000 mq, in modo da attivare una potenza complessiva di 4.04 MWp di picco. L’impianto è elettricamente suddiviso in 16 sub‐campi da circa 0.252 MWp, per ragioni di sicurezza del funzionamento; a sua volta ogni sub‐campo è suddiviso tramite controller a livello di stringa. L’area d’intervento ricade nel Foglio n°3 della mappa catastale del Comune di Collesalvetti interessando specificamente parte della particella n°2, località Lavandone, nei pressi della stazione di pompaggio ASA, dove è presente anche una cabina MT. Tutta l’ area è proprietà privata (sig. Fernando Natalini); il proprietario ha ceduto il diritto di proprietà alla scrivente nel settembre 2010. La porzione di territorio coinvolta risulta relativamente defilata dalla vista sia rispetto alla viabilità principale (SS.67/bis), sia rispetto alle poche case sparse ivi esistenti; dalla parte sud è “coperta” dall’imponente arginatura destra dello Scolmatore d’Arno. Proprio localmente esiste un attraversamento in cemento armato con tubo a cavallotto, realizzato attorno al 1960.
Lo scolmatore dell'Arno è un canale scolmatore del fiume Arno che parte a valle di Pontedera e termina nei pressi del Calambrone, al confine tra i comuni di Livorno e di Pisa.
Dopo l'inondazione del 1949, nel 1954 fu decisa la costruzione dello scolmatore dell'Arno per un costo di oltre 10 miliardi di lire del tempo. L'opera non era ancora completa per l'alluvione del 1966.
Lo Scolmatore avrebbe dovuto avere una portata di 1.400 metri cubi al secondo, ma tale portata non fu mai raggiunta e attualmente, visto il totale abbandono in cui è stato lasciato ed il conseguente interramento, non può far defluire più di 400 metri cubi al secondo.
Nel canale confluiscono alcuni corsi d'acqua dell'entroterra pisano e livornese, come il torrente Tora (nelle vicinanze di Mortaiolo), il Fosso Reale e nell'ultimo tratto, poco prima di sfociare nel Mar Ligure, il Canale dei Navicelli.
Da un punto di vista morfologico, come facilmente rilevabile dall’estratto della Carta Tecnica Regionale la conformazione dell’area di interesse consiste di una zona di pianure. Considerando l’aspetto geologico, si può rilevare che nella zona in esame affiorano depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo argilloso, spesso torboso (vedi Relazione specialistica, in [R]. Di seguito è proposta una descrizione delle risorse ambientali e paesaggistiche, presenti sulle superfici interessate dall’intervento programmato dell’istallazione dell’impianto, conforme a quanto previsto dal Regolamento attuativo della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1, di cui al DPGR 9 febbraio 2007, n. 5/R, art. 9, comma 6, lett. f).
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°
Descrizione del contesto di inserimento Contesto ravvicinato. Il contesto geografico ravvicinato, di tipo prettamente “di bonifica” con case rade e sparse. Un tempo la zona era paludosa ed impraticabile: con intenso lavoro, che ab origine, risale ai Medici, l’uomo ha trasformato l’area in terreno agrario: la quota modestissima (attorno ad 1 mt slm ed anche meno) la rende frequente sede di inondazioni e ristagni (tant’è che nel PAI dell’Arno, l’area è classificata a pericolosità idraulica alta. La zona è compresa fra lo scolmatore d’Arno e la Fossa Nuova, che in tal punto scorrono a circa 600 metri, in parallelo, ma poco piu’ a valle, all’altezza dell’Oasi del Biscottino, si avvicinano a poco piu’ di 150 metri; il torrente Tora confluisce nello scolmatore a circa 500 metri più a valle della zona in esame. Il manufatto del tubo‐ponte, lungo circa 165 metri, valica lo scolmatore esattamente in corrispondenza del terreno in studio.
Contesto intermedio. Vi sono insediamenti abitativi eretti nelle vicinanze ma non sulle proprietà immediatamente confinanti, dell’ordine di case sparse e piccole artigianali. In particolare, le distanze relative minime, misurate in orizzontale, sono di mt.200, oltre la Fossa Nuova. Vi è invece un’abitazione – talvolta non utilizzata – nelle immediate vicinanze dell’impianto, accanto alla stazione pozzi ASA. Le viabilità locale (parallela allo scolmatore) si trova a sud dell’area; l’attraversamento dello scolmatore avviene per i veicoli a circa 1.450 mt a monte dell’area descritta, attraverso un ponte sul canale, un cavalcavia relitto sulla SGC Firenze‐Pisa‐Livorno e altri manufatti su via Mortaiolo e via del Grano, fino a collegarsi alla viabilità ordinaria in loc.Mortaiolo e da lì alla SGC uscita Vicarello (Collesalvetti). Da ogni insediamento abitativo si ha una percezione visiva dell’area variabile solamente in ragione del diverso orientamento. A questo livello può essere ragionevole considerare le modificazioni all’assetto percettivo scenico e panoramico che saranno introdotte dalla costituenda opera, potendo tuttavia escludere quelle inerenti all’assetto insediativo storico. Contesto vasto. La portata dell’intervento proposto è tale da non ulteriormente vulnerare la morfologia fortemente antropizzata dei luoghi, passata dalla tradizionale e naturale attitudine agricola a sostegno e trama di impianti residenziali e artigianali, sparsi e casuali. Le aree di maggior pregio non sono minimamente interessate dall’impianto. Descrizione e natura dell’ intervento Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di un parco fotovoltaico in un’area agricola del territorio del Comune di Collesalvetti avente per obiettivo quello della trasformazione della radiazione dei raggi solari in energia elettrica che, una volta prodotta, sarà immessa nella rete di pubblica utilità. Detta trasformazione si attuerà tramite l’impiego di un certo numero di moduli FTV alloggiati su apposite strutture fisse, in carpenteria metallica, ancorate al terreno. La posa in opera delle strutture non prevederà lavori edili preliminari, né tantomeno presupporrà un’alterazione permanente del suolo in funzione del loro ancoraggio, offrendo garanzia sulla piena reversibilità delle condizioni del terreno sottostante all’epoca dello smantellamento del parco fotovoltaico. La consegna alla rete pubblica dell’energia prodotta sarà resa possibile attraverso un cavidotto interrato che, partendo dal manufatto contenente i locali di consegna raggiungerà il luogo di consegna
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°
ad Enel Distribuzione spa, previsto in loco, in prossimità della stazione pozzi ASA. Manutenzione post intervento E’ noto che l’installazione dei pannelli FTV provoca una variazione locale del microclima, rispetto ad un filare di viti, ad esempio, in quanto tutte le superfici metalliche o vetrate esposte al sole non schermato tendono a raggiungere (d’estate) una temperatura di circa 70°C. Per inciso, è esperienza comune che in un autoveicolo lasciato parcheggiato al sole diventa problematico il solo contatto tattile con le parti metalliche esterne. Nel caso specifico del veicolo fermo dopo un lungo periodo d’uso, essendovi state trasformazioni energetiche con produzioni di grandi quantità di calore residuo, è nella letteratura il caso di incendio di erba secca posta nelle vicinanze del catalizzatore posto al disotto del veicolo, scarsamente areato e che raggiunge con facilità i 350‐400°C. Non è certo questo il caso dei pannelli, che creano una variazione limitata al valore indicato piu’ sopra e che godono di ampia ventilazione: tuttavia si ritiene opportuno effettuare la semina di un prato sempreverde con sviluppo orizzontale e senza fienagione, tipo ad esempio il lolium perenne o trifolium pratense, mantenuto non piu’ alto di 10 cm; queste particolari essenze, autoctone in media collina dai 600 m slm in su, non hanno fioritura estiva e quindi nei mesi caldi riduce fortemente l’effetto di rifrazione del calore verso il terreno, perché, com’è noto dall’analisi spettroscopica, la lunghezza d’onda del verde tende ad assorbire la radiazione senza riverbero; questo tipo di piante “grasse” limitano lo sviluppo verticale a pochi centimetri e poi si ramificano orizzontalmente (tipo “effetto gramigna”), non hanno fienagione alcuna, resistono al calpestio ed alla aridità; se vive, non sono di fatto suscettibili ad incendiarsi se non con un combustibile d’innesco. La presenza delle tavole di pannelli a 70°C non crea danni al prato sottostante perché con la normale circolazione atmosferica, la temperatura al suolo (ad una distanza minima di 0.70‐0.80 mt dal bordo inferiore della tavola) non risente del corpo “caldo” sovrastante in termini di trasmissione del calore in un mezzo pochissimo denso come l’aria e per di piu’ in continuo movimento.
Il fenomeno dello scambio termico fra metallo (in realtà metallo/vetro) e l’aeriforme che lo circonda, (supposto immobile ed a 30°C, favor rei) è in massima parte dovuto all’irraggiamento del calore dal metallo all’aria, nel caso che qui interessa; il fenomeno è regolato dalle equazioni differenziali di Fourier, che si riportano in forma ridotta: λ (δ2T/δx2 + δ2T/δy2+δ2T/δz2) = c ρ (δT/δτ) con a= λ/ c ρ, dimensionalmente [L2/T] e detta diffusività termica. In forma esplicita e per non complicare l’aspetto analitico della trattazione, Fourier afferma che la trasmissione del calore per irraggiamento è proporzionale al coefficiente ρ (che per l’aria a 30°C vale 0.02461 W/m°C) ed inversamente proporzionale alla distanza di misurazione. Nel caso di fonte di irraggiamento costituita da una parete piana a facce parallele, di spessore piccolo rispetto “all’infinito” e come tale fisicamente misurabile, di temperatura superficiale nota e costante nel tempo (situazione a regime), l’equazione di sopra si semplifica per essere d2T/dx2=0, dT/dx= C1, da cui integrando una volta, T = C1x + C2 e per x = 0, T = C1 * 0 + C2 = T1; per x = s (con s = altezza dal suolo), T = C1*ρs+C2 = T2; risulta C2=T1 e C1 = (T2-T1)/ρs. Quindi, se T1>T2 (nel caso T1 = 70°C e T2= 30°C); infine T = -(T1-T2)x/ρs+T1; questo rappresenta un andamento lineare descrescente da 70° a 30°; dall’equazione di sopra, poniamo T = 30°C e calcoliamo a quale distanza “x” dal corpo scaldante posto a 70°C, tale temperatura si ripristina: Tx = -(T1-T2)x/ρs+T1 con s = spessore tavola pannello, circa 12 cm;
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°
posto Tx = 30°C, s = 12 cm, Tx = 30° ad una distanza x = 0.12/0.024x30 = 0.17 mt = 17 cm Avendosi il bordo inferiore del pannello ad almeno 70 cm da terra, quanto sopra indica che già a 17 cm da tale bordo la temperatura dell’aria è tornata a 30°C.
Si esclude, quindi, a livello del suolo, il cosiddetto “effetto parcheggio al sole”. A maggior ragione non vi è interazione con le piante poste al perimetro ed oltre l’area destinata alla centrale, neppure con quelle poste a mitigazione dell’impatto visivo, in quanto la prima fila di tavole si trova ad una distanza pari almeno alla piu’ alta delle piante adiacenti, per evitare ombreggiamenti. Non è previsto alcun impiego di sostanze chimiche diserbanti per il controllo della crescita della vegetazione. Queste note si uniformano alle istruzioni rilasciate, fra le altre, dalla Regione Sardegna (punto 6.6) nell’ambito delle Linee Guida per l’inserimento di impianti FTV in area agricola. Per la periodica pulizia dei moduli fotovoltaici non si intende impiegare alcuna quantità d'acqua né di solventi o detergenti, dal momento che la configurazione inclinata dell'installazione permette una sufficiente pulizia degli stessi da parte delle acque meteoriche. Va notato che potrebbe sussistere un effetto di concentrazione dello scolo di pioggia che, raccolta dalle tavole dei pannelli, si concentra sul terreno lungo il bordo inferiore con potenziale creazione di ruscellamento ed erosione di canaletti.
Una valutazione del fenomeno erosivo, assegnata la precipitazione meteo nelle sei ore di punta (dal pluviometro di Empoli, nel decennio 1994-2004, la serie di max afflusso su sei ore è di 24 mm/mq, corrispondente a 24 lt/mq. La posa in opera di tavole di moduli FTV intercetta gli afflussi e li concentra lungo il bordo inferiore delle tavole stesse, di lunghezza variabile da 12 mod x0.99 mt/mod = 11.88 mt a 36 mod x 0.99mt/mod = 35.64 mt; la “falda” delle tavole è uguale qualsiasi sia la lunghezza di base e pari a 4 moduli (1.50 mt/mod) e quindi circa 6.00 mt di falda; ne segue che lungo il bordo inferiore del modulo affluiscono Q = 24 lt/mq x 6.00 = 144 lt/ml, distribuiti nelle 6 ore di max pioggia invece di 24 litri soltanto. Per semplicità si considera tutta la pioggia concentrata nel centro di simmetria della stesa di 0.99x6.00 mt di moduli: in tal caso la velocità con cui la massa d’acqua Q = 144 lt, arriva a terra, (essendo h1 = altezza del bordo tavola da terra; h2 = altezza del centro simmetria verticale della tavola = L/2 sinα = 6.00/2 sin35° = 1.72 mt, per cui la massa d’acqua di 24 lt scivola a terra da (0.70+1.72) = 2.42 mt e v = √2gh = 7.31 m/sec. Il fenomeno della diffusione a terra delle particelle liquide si descrive con difficoltà a mezzo di equazioni differenziali funzione di T (tempo di deflusso) che tengono conto delle caratteristiche peculiari di adsorbimento del terreno (capacità di filtrazione funzione della granulometrica) e del contenuto w% naturale d’acqua; il fenomeno diventa praticamente irrisolvibile per via analitica quanto si trova uno strato erboso intrecciato fittamente come è un prato di graminacee (cyonodon dactilon) che forma un tappeto inestricabile per 4-6 cm di altezza. Dalle linee guida della Regione Toscana (Collana Fiumi e Territorio), edito nel 2000, parlando degli effetti di ritenuta delle piante prative sui pendii naturali ed arginali, si riporta una formulazione semiempirica di Wu e Greenway (1987 circa) in merito all’aumento di resistenza al taglio dei terreni dovuto alla presenza di radici (e quindi, nel caso dello studio, alla riduzione del rischio dilavamento dei pendii con i < 30%, che ben si adatta al caso del FTV in studio); l’incremento vale: ∆S = TR (AR/A) *[sinθ + cosθ tang φ] Dove TR = resistenza media al taglio delle radici del tappeto vegetale; AR/A è la frazione di terreno ricoperta da tappeto erboso; θ l’angolo di deformazione nella zona di taglio e φ l’angolo di attrito interno del terreno (saturo); da evidenze sperimentali, riportate in Greenway (1987), TR = 1-3 Mpa; θ = 30-40° e φ = 26° (in questo caso); si ha: ∆S = 1.00 x 0.75 (0.50+0.87x0.49) = 0.69 pari al 69% di incremento interamente dovuto alla presenza delle graminacee.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°
In valore assoluto se il terreno ha un indice di Cu = 0.50 kg/cm (si ricorda che è la coesione in condizioni non drenate ad opporsi al dilavamento), considerato che la particella d’acqua ha velocità nulla un istante dopo l’urto con il suolo, l’incremento di resistenza allo scorrimento delle particelle viene aumentato di quasi il 70%, raggiungendo valori di 0.85 kg/cmq. La presenza delle radici aumenta la resistenza al taglio del terreno essenzialmente andando ad aumentare la coesione efficace e, indirettamente, il termine di resistenza legato alla suzione per la capacità traspirativa dell’apparato radicale stesso. Si ritiene, infine, che applicando la teoria di Mohr-Coulomb dei cerchi di resistenza, si realizzi una resistenza virtuale (= ottenuta con apparato radicale estraneo) di circa 1.67 kg/cmq; tale valore, in sé ininfluente, è indice di una “densità” apparente che fa ritenere escluso il rischio di dilavamenti.
PIANO DI PREVENZIONE E GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DILAVANTI (ai sensi della Legge Regionale 31 maggio 2006, n. 20 e Regolamento di attuazione DPGRT 8.09.2008 n. 46/R art. 40 – comma 11). Oggetto della presente relazione è la tutela della acque dall’inquinamento. In questo caso si tratta delle sole acque meteoriche provenienti dal cantiere, che per tipologia di provenienza sono definite all’art. 2 punto 1) lettere d) ed f) quali acque meteoriche dilavanti (AMD), nella fattispecie di tipo non contaminato (AMDNC); dette acque sono disciplinate ai sensi del Regolamento di attuazione di tale Legge dagli artt. 37‐38‐39‐40 Titolo V.
Attività svolte L’area di cantiere sul quale verrà realizzato un impianto solare fotovoltaico ha una superficie di 46.000 mq circa quindi, essendo ben superiore al minimo dei 5000 mq. di cui al Regolamento 8.09.08 n. 46/R – art. 40 comma 11, è necessaria la predisposizione di specifico Piano di prevenzione. Le attività che si svolgeranno durante l’esecuzione dei lavori consisteranno essenzialmente in piccoli scavi per l’installazione dei piedi delle strutture di sostegno dei pannelli (diametro 8 cm x 20 cm di profondità), n. 4 per ogni struttura per complessive 1250 strutture, circa. Durante i lavori non saranno presenti in cantiere sostanze solide sospese in qualche modo dilavabili né asportabili e, dunque, che non creano inquinamenti di contatto con le acque meteoriche. Per le strutture di fondazione della cabina di trasformazione (che non comportano scavi in quanto si tratta di un manufatto in calcestruzzo prefabbricato semmplicemente appoggiato sul terreno, perfettamente messo in piano e destinato ad accogliere il box) si rimanda alle tavole di Progetto.
Principali caratteristiche delle superfici scolanti La sezione tipo del terreno è così costituita: terreno naturale a scheletro limoso sp. min. 200 cm circa. Tale spessore è sufficiente per garantire la permeabilità dello stesso sia ai primi 5 cm. di acqua meteorica, sia ai successivi 5 cm.; la presenza di scoline e fosse di scolo all’interno dell’area permette – anche in fase di cantiere – il regolare deflusso delle acque meteoriche. Potenziale caratterizzazione delle diverse tipologie di AMD Non sono previsti accantonamenti delle limitatissime terre provenienti dagli scavi, che verranno immediatamente riutilizzate per colmare le depressioni esistenti all’interno dell’area di cantiere, previa compattazione, pertanto in uscita dall’area si ha solo acqua meteorica non contaminata.
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Volume annuale presunto di acque di prima pioggia Non esistono acque di prima pioggia da trattenere e trattare, in quanto non si svolgono attività di cui all’allegato 1 del D. Lgs. 59/2005 ed alla TAB. 5 della L. R.20/2006. Volume annuale presunto di ulteriori aliquote AMD successive alle AMPP da raccogliere ed allontanare. Il volume annuale presunto delle AMD da allontanare è di circa : 46.000 x 750mm x 0,10= 3.450 mc, considerando che il terreno interessato è un prato con substrato discretamente permeabile e che verrà seminato con Lolium (prato stabile sempreverde formante un “feltro” vegetale che regima naturalmente le acque meteo) o “erba medica” e che comunque la rete di scolo esistente e di progetto, non subirà modifiche, né durante i lavori di installazione dell’impianto fotovoltaico né successivamente all’installazione ed anzi verrà perfettamente e accuratamente mantenuta per evitare ristagni. Modalità di raccolta ed allontanamento delle acque meteoriche (AMD). Attualmente l’area d’intervento è servita da fossi campestri di scolo e scoline che convogliano le acque verso il la Fossa Nuova. Questa rete di scolo verrà recuperata e regolarmente mantenuta in fase di post cantiere e gestione ordinaria dell’impianto, senza in alcun modo alterarne profili e pendenze, in modo da realizzare un “naturale” deflusso delle acque e garantire la permanenza dell’attuale grado di permeabilità.
E’ previsto il ripristino dell’impianto idrovoro, ora realizzato con pompa attuata da trattrice agricola, in modo da mantenere entro i limiti di sicurezza la quota di ristagno. A livello di impianto, trattandosi di un’area in lievissimo pendio, il ricettore finale delle acque meteo resta il fosse posto alla base dell’area con scorrimento appena percettibile nord‐sud, come adesso. Descrizione dell’impatto ambientale Esiste, come detto, un’ apposita Relazione Coordinata, alla quale si rimanda. In generale, dal punto di vista ambientale, una sintetica descrizione dell’intervento proposto può essere quella di definirlo quale trasformazione diretta, reversibile, a medio termine, priva di modificazioni permanenti dell'assetto fondiario, agricolo e colturale, con un elevato grado di compatibilità paesaggistica e soprattutto con i rilevanti pregi di non consumare risorse non rinnovabili e allo stesso tempo di generare energia da fonti rinnovabili, senza alcuna emissione in atmosfera e in quantità importanti, secondo un procedimento ecologico nell’accezione più profonda. In termini tecnici ambientali è possibile riferirsi propriamente a una moderata “Intrusione”, escludendo per l’intervento l’attributo di “Deconnotazione” in quanto nessun elemento costitutivo verrà alterato. Di seguito si procederà ad un’analisi delle variazioni sull’ambiente esistente che l’intervento comporterà, evidenziando gli aspetti positivi e le eventuali criticità apportate. L’analisi si articola secondo le canoniche e principali componenti che contribuiscono alla caratterizzazione di un ambiente. Atmosfera. Sicuramente la realizzazione dell’impianto non introdurrà alcun effetto negativo di inquinamento atmosferico, né diretto né indiretto. Viceversa, può senza dubbio essere esaltata in positivo la sua funzionalità ecologica per il comprensorio, dal momento che apporterà un modesto ma non trascurabile contributo a ridurre le emissioni di CO2 (circa 130 tonnellate ogni anno), nonché di altre sostanze inquinanti quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo e polveri, e ad evitare il consumo annuo di circa 218,5 tonnellate di petrolio equivalente (TEP), a fronte della cospicua produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile che sarà in
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grado di garantire. Acque. L’intervento non modificherà la funzionalità idraulica dell’area di intervento, né altererà in alcun modo il suo equilibrio idrogeologico, dal momento che non sarà effettuata alcuna modifica al sottosuolo che possa contaminare le eventuali falde sotterranee o deviarne il flusso. Inoltre l’impianto non costituirà alcun ostacolo al decorso naturale delle precipitazioni meteoriche, nell’impluvio naturale formato dalla valletta. Suolo. L’opera proposta non implica alcuna trasformazione permanente del suolo destinato ad ospitare l’installazione, dal momento che non è prevista la realizzazione di alcuna nuova “opera edile” ne’ si prevede di far uso di “impianti tecnologici” stabili e statici. Le strutture di supporto dei moduli FV saranno ancorate a terra tramite viti di fondamento (di dimensioni contenute) di facile installazione ed eventualmente rimovibili con altrettanta facilità senza lasciare traccia di alterazioni della conformazione e costituzione del suolo di appoggio. Dalla Carta Geologica Regionale si rileva infatti che nella zona in esame affiorano depositi alluvionali caratteristici delle aree contermini al Padule, con aspetto e consistenza di un limo‐argilloso, in grado di assicurare una portanza superiore ai limiti richiesti dai carichi costitutivi l’impianto. Sottosuolo. L’impatto sul sottosuolo risulterà estremamente contenuto e limitato in superficie, essendo caratterizzato esclusivamente dall’opera di interramento dei cavidotti elettrico di modesta sezione necessario al trasporto dell’energia dagli inseguitori fino alla più vicina cabina elettrica di trasformazione. Energia. La produzione di importanti quantitativi di energia tramite esclusivo utilizzo della fonte rinnovabile “solare” è l’essenza del progetto stesso. La produzione energetica per il sito in esame è di circa 5.500.000 kilowattora producibili ogni anno sono l’equivalente dei consumi di circa 900 famiglie, quindi di oltre 3.000 persone. Le ovvie ricadute positive da un punto di vista energetico per tutto il comprensorio sono talmente evidenti da non richiedere ulteriore descrizione. Tutto questo può essere realizzato, infine, come segnalato in precedenza, senza necessità di modificare la destinazione d’uso del terreno agricolo candidato ad ospitare l’installazione. Vegetazione, flora, fauna. La zona interessata dall’intervento non presenta allo stato attuale alcuna alberatura di pregio, né residuo di vegetazione ad alto fusto. Non si corre alcun rischio quindi di impoverire l’attuale patrimonio vegetativo dal momento che perfino l’arredo vegetale minuto risulterà preservato. L’intera area costituente il parco conserverà infatti le attuali caratteristiche di terreno potenzialmente seminativo; potrà diventarlo nuovamente e senza alcuna modifica all’atto della rimessa in pristino post gestione dell’impianto. Nessuna variazione apprezzabile verrà introdotta sul fronte della biodiversità e del benessere della fauna selvatica, peraltro scarsa o del tutto assente, non risultando in alcun modo aumentati né il pericolo né gli ostacoli. Rumore e vibrazioni. Il processo di trasformazione dell’energia da parte dei convertitori elettrici implicherà solo un leggerissimo “brusio” non più percettibile già a 2 metri di distanza dal manufatto. E’ da escludere definitivamente che l’opera ingeneri, nella sua funzionalità, delle forme di vibrazioni di
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intensità rilevabile già a brevissime distanze. Salute pubblica. Dal punto di vista della salute pubblica, le ricadute su tutto il comprensorio saranno positive o neutre, per tutta la serie di fattori già messa in evidenza nei precedenti paragrafi e qui riassunta nel seguente elenco:
• riduzione delle emissioni di CO2 (circa 530 tonnellate ogni anno); • riduzione delle emissioni di altre sostanze inquinanti prodotte dalla generazione elettrica
tradizionale, quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri: • risparmio annuo di circa 218 tonnellate di petrolio equivalente; • conservazione dello stato attuale del suolo e sottosuolo; • assenza di qualsiasi forma di inquinamento idrico (impatto zero sulle falde acquifere e sul
deflusso delle acque meteoriche); • assenza di qualsiasi forma di inquinamento acustico (impianto silente); • assenza di qualsiasi forma di inquinamento elettrico ed elettromagnetico (cavidotti interrati);
Paesaggio. La completa assenza di vincoli di qualsiasi natura insistenti sul territorio che ospiterà l’installazione contribuisce immediatamente alla percezione che la sua realizzazione non potrà immettere rischi di deturpazione ambientale. Dal momento che l’installazione da realizzare non andrà a modificare la “sky‐line” della valle, l’impatto visivo dell’opera sul paesaggio si limiterà esclusivamente al bacino della vallata, su quello che in precedenza è stato già definito e caratterizzato come “contesto intermedio”. Gli abitanti dei insediamenti abitativi, peraltro lontani, saranno interessati dalle variazioni dell’assetto percettivo scenico e panoramico, ciascun insediamento con differente e specifico grado in ragione del diverso orientamento. Viabilità. L’installazione non potrà in alcun modo costituire ostacolo viario per tutta la durata del suo funzionamento né della sua costruzione. In fase realizzativa è possibile accedere all’area da via della Casaccia, fino al piazzale antistante la discarica inattiva e da lì, tramite una strada carrabile, raggiungere la zona di intervento. Rifiuti. Semplicemente, l’opera proposta non ne produrrà per tutta la durata del suo funzionamento. I residui della manutenzione annuale (spezzoni di filo elettrico e minuteria) vengono allontanati dal personale addetto alla manutenzione. Compatibilità elettromagnetica. In merito alla compatibilità elettromagnetica dell’intervento si faccia riferimento alla Relazione compatibilità elettromagnetica. SUL POSTO. L’effettuazione di un sopralluogo di natura esplorativa ha evidenziato gli aspetti già descritti in successione. La prima considerazione sulla scelta del territorio adatto ad ospitare un impianto dalle dimensioni cospicue quale quello in oggetto è che l’area interessata risulta defilata dalla vista rispetto alla viabilità locale e che gran schermo è formato dall’argine destro dello scolmatore.
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La morfologia del terreno si presta molto bene ad ospitare una installazione fotovoltaica della tipologia fissa. L’area è praticamente in piano; i moduli saranno orientati a sud, quindi con il “retro” parallelo alla viabilità principale e quindi cioè poco visibili. Non sono stati riscontrati elementi quali rilievi o conformazioni costituenti fonte di ombreggiamento. Anche le caratteristiche litotecniche del terreno volgono in favore della realizzazione dell’opera, in quanto affiorano depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo,come da evidenza della mappa geologica della zona, non costituisce impedimento nel garantire una portanza superiore a 0.30‐0.50 kg/cm, requisito minimo richiesto per la sopportazione dei carichi previsti dall’impianto. Combinando tutto quanto descritto con l’opportuna esposizione e il buon soleggiamento il sito risulta quindi essere idoneo alla realizzazione dell’opera. L’estensione della superficie interessata è inoltre più che sufficiente per la posa dei moduli FTV nel numero previsto, l’opera interessando complessivamente un’estensione di terreno di circa 1.10 ettari per ogni MWp installati. La viabilità esistente consente il transito agevole dei mezzi di trasporto senza dover prevedere interventi migliorativi e/o di consolidamento. Installazione fotovoltaica L’opera da realizzare è un vero e proprio parco fotovoltaico, che prevede l’installazione di n. 13.248 moduli FTV da 305 Wp ciascuno. Da un punto di vista logistico le strutture saranno collocate in file parallele distanziate in modo da evitare le ombre relative tra file successive. Strutture metalliche Le strutture dsostegno saranno realizzate in acciaio zincato (od alternativamente in alluminio), progettate e dimensionate per resistere alla trazione ed alla torsione meccanica indotte dagli agenti atmosferici, in totale rispetto delle norme vigenti in materia di carichi vento e neve su strutture in carpenteria metallica. L' altezza massima raggiunta sarà di 2.90 con un'altezza minima dal piano di campagna del filo dei moduli fotovoltaici del filo dei moduli installati di 1.00 m. La struttura descritta precedentemente risponderà alle caratteristiche rilevabili dalla Relazione tecnica strutturale . Basamento. Le strutture sopra descritte saranno ancorate al terreno mediante delle apposite fondazioni a vite alle quali sono fissate mediante flange predisposte. Le viti permettono una rapida e sicura installazione nel rispetto dei valori di tenuta del terreno, in particolare alla trazione, senza occupare superficie per plinti o basamenti in cemento, garantendo un facile e totale ripristino dello stato dei luoghi in caso di dismissione dell'impianto a fine vita. La profondità di infissione delle viti dipenderà dalla resistenza puntuale del terreno, misurata attraverso apposite prove penetrometriche e di estrazione mediante dinamometro. In generale verranno impiegate viti di lunghezza compresa tra 1500 e 1600 mm. Convertitore cc/ca All'interno dell'apposito locale saranno installati n° 16 inverter ai quali saranno collegate le cassette di parallelo che raggruppano le stringhe di moduli fotovoltaici .
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Cabina di consegna. Nelle Tavole facenti parte del corredo documentativo, evidenzia in dettaglio la posizione della cabina elettrica, ubicata in prossimità della stazione pozzi ASA, in posizione atta a minimizzare gli interventi per la connessione alla linea elettrica di MT, come previsto anche dalla specifica tecnica ENEL allegata. Collegamento impianto – cabina ENEL di trasformazione Le tavole grafiche , facente parte del corredo documentativo, illustrano anche il percorso del cavidotto interrato conduce dalla costruenda cabina di consegna alla esistente cabina ENEL di trasformazione. Il percorso dell’elettrodotto a partire dalla cabina di consegna, è limitato per estensione ed è classificabile quale mitigazione di impatto ambientale. La prevista schermatura del cavo interrato sarà tale da garantire la protezione prevista dalle norme contro gli effetti dei CEM. Fasi e tempi di realizzazione La realizzazione dell’impianto è prevista entro 135 giorni dal rilascio dell’Autorizzazione provinciale competente.
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RELAZIONE IMPIANTISTICA Oggetto 1 Descrizione delle opere 2 Definizioni 3 Riferimenti normativi e legislativi 4 Misure di protezione adottate 5 Misure di protezione impianti MT e BT
5.1 Criteri di scelta e taratura delle protezioni MT 5.2 Dimensionamento in relazione alle tensioni e livelli di isolamento 5.3 Dimensionamento in relazione alle correnti 5.4 Misure di protezione contro le sovracorrenti 5.5 Protezione contro le correnti di sovraccarico 5.6 Protezione contro le correnti di corto circuito 5.7 Protezione contro i contatti diretti 5.8 Protezione contro i contatti indiretti 5.9 Sezionamento dei circuiti 5.10 Interblocchi di sicurezza 5.11 Prescrizioni meccaniche 5.12 Condizioni climatiche ed ambientali 5.13 Fossa di raccolta olio trasformatore
6 Misure di protezione impianti BT 6.1 Misure di protezione contro le sovracorrenti 6.2 Protezione Contro le Correnti di Sovraccarico 6.3 Protezione contro le correnti di corto circuito 6.4 Protezione contro i contatti diretti 6.5 Protezione da contatti indiretti 6.6 Protezione contro gli effetti termici
7 Sezionamento 8 Qualità dei materiali 9 Descrizione generale dell’impianto di distribuzione elettrica
9.1 Cabina di Campo BT/MT 9.2 Cabina di Ricezione MT 9.3 Cabina di Consegna MT
10 Illuminazione ordinaria 11 Impianto illuminazione di sicurezza 12 Tubazioni 13 Cavi elettrici 14 Connessioni e derivazioni 15 Impianto di terra 16 Protezione dalle scariche atmosferiche
16.1 Norme tecniche di riferimento
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OGGETTO Lo scopo del presente documento è definire tecnicamente l’impianto di generazione elettrica con utilizzo della fonte rinnovabile solare attraverso conversione fotovoltaica. Il progetto prevede la realizzazione di un impianto fotovoltaico della potenza nominale di 4.04 MWp da installarsi sui terreni siti nel territorio del comune di Lamporecchio (PT) in località Lavandone. La denominazione dell’impianto sarà “Centrale FTV Lavandone”. L’energia elettrica prodotta sarà immessa nella rete di trasmissione nazionale RTN con allaccio in Media Tensione tramite collegamento in antenna sulla linea esistente all’interno dell’area interessata. Il Soggetto Responsabile, così come definito, ex art. 2, comma 1, lettera g, del DM 28 luglio 2005 e s.m.i., è la "Impretecna srl" che dispone delle autorizzazioni all’utilizzo dell’area su cui sorgerà l’impianto in oggetto. 1 DESCRIZIONE DELLE OPERE E’ prevista la realizzazione delle seguenti opere: 1. Impianto di produzione di energia elettrica fa fonte solare – fotovoltaica (le cui caratteristiche sono dettagliatamente descritte nell’elaborato tecnico dedicato); 2. Trasformazione dell’energia elettrica BT/MT (cabine elettriche di campo complete di apparecchiature di protezione, sezionamento e controllo); 3. Impianto di connessione alla rete MT di distribuzione nazionale; 4. Distribuzione elettrica BT (all’interno del campo fotovoltaico); 5. Distribuzione elettrica MT a 15 kV; 6. Impianto elettrico al servizio delle cabine elettriche di campo, di trasformazione e di connessione; 7. Impianto di alimentazione utenze in continuità assoluta; 8. Impianti di servizio: illuminazione ordinaria locali tecnici; 9. Impianti di servizio: illuminazione di sicurezza locali tecnici, realizzato con lampade autoalimentate; 10. Impianti di servizio: impianto di allarme (antintrusione ed antincendio) e videosorveglianza (videocamere, dei pali di sostegno e delle condutture ad essi relativi); 11. Impianto di terra; 12. Esecuzione delle opere di murarie varie nelle cabine elettriche; 13. Scavi, interri e ripristini per la posa delle condutture e dei dispersori di terra (nel campo fotovoltaico e nelle cabine). 2 DEFINIZIONI Nella presente relazione verranno utilizzati i termini e le definizioni riportate nell’art. 2 del D.M. 28 Luglio 2005 e s.m.i., “Criteri per l’incentivazione della produzione di energia elettrica mediante conversione fotovoltaica della fonte solare”, nonché della vigente normativa CEI (con particolare riferimento alle norme CEI 11‐20 “impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati alle reti di I e II categoria”, ed CEI 82‐25 guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti elettriche di media e Bassa tensione). 3 RIFERIMENTI NORMATIVI E LEGISLATIVI Gli impianti elettrici dovranno essere realizzati nel rispetto delle disposizioni seguenti: − D.P.R. 27.04.1955 n. 547 e successive modificazioni; − D.P.R. 07.01.1956 n. 164 e successive modificazioni; − D.P.R. 19.03.1956 n. 303 e successive modificazioni; − Legge 07.12.1984 n. 818 e successive modificazioni; − Legge 01.03.1990 n. 186; − Legge 18.10.1977 n. 791; − Legge 05.03.1990 n. 46 e successive integrazioni (sostituita dal DM NR 37 del 22‐01‐08); − D.P.R. 06.12.1991 n. 447(sostituito dal DM NR 37 del 22‐01‐08); − D.L. 19.09.1994 n. 626 e successive modificazioni; − e quanto altro possa comunque interessare. Si richiamano le prescrizioni degli Enti Locali preposti ai controlli: USL, ISPESL, Vigili del Fuoco, Aziende distributrici elettriche, del gas, etc.
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Si sottolinea che dovranno essere osservate altresì le norme: CEI ,UNI e le tabelle CEI UNEL. Relativamente alle norme CEI dovranno essere rispettate quelle in vigore all’atto esecutivo dei lavori con particolare riferimento, a titolo esemplificativo, e non esaustivo, alle Norme di seguito elencate. − ENEL DK 5310; − CEI 11‐1 Impianti elettrici con tensione superiore a 1kV in corrente alternata; − CEI 11‐4 Esecuzione delle linee elettriche aeree esterne; − CEI 11‐15 Esecuzione di lavori sotto tensione; − CEI 11‐17 Impianti di produzione,trasmissione e distribuzione di energia elettrica – linee in cavo; − CEI 11‐20 Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II categoria; − CEI 11‐25 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti trifasi a corrente alternata; − CEI EN60865‐1 Calcolo degli effetti delle correnti di cortocircuito; − CEI 11‐28 Calcolo delle correnti di cortocircuito nelle reti radiali a B.T.; − CEI 11‐35 Guida all’esecuzione delle cabine elettriche d’utente; − CEI 11‐37 Guida all’esecuzione degli impianti di terra negli stabilimenti industriali per sistemi di I ,II e III categoria; − CEI 17‐1 Interruttori a corrente alternata a tensione superiore a 1000V; − CEI 17‐4(CEI EN60129) Sezionatori e sezionatori di terra a corrente alternata a tensione superiore a 1000V; − CEI 17‐6(CEI EN60298) Apparecchiature prefabbricate con involucro metallico per tensioni da 1kV a 52kV; − CEI 17‐9/1(CEI EN60265‐1) Interruttori di manovra ed interruttori di manovra‐sezionatori per tensioni da 1kV a 52kV;. − CEI 17‐9/2(CEI EN60265‐2) Interruttori di manovra ed interruttori di manovra‐sezionatori per tensioni uguali o superiori a 52kV; − CEI 17‐21 (CEI EN60694) Apparecchiatura di manovra e di comando ad alta tensione‐Prescrizioni comuni; − CEI 17‐46 (CEI EN60420) Interruttori di manovra ed interruttori‐sezionatori con fusibili ad alta tensione per corrente alternata; − CEI 17‐68 (CEI EN50187) Apparecchiatura di manovra con involucro metallico con isolamento a gas per tensioni da 1kV a 52kV; − IEC 99‐4 Scaricatori di sovratensione per sistemi di II e III categoria; − CEI 64‐8 Impianti elettrici utilizzatori di B.T.‐Parti 1…7.; − CEI 17‐13/1 (CEI EN60439‐1) Apparecchiature assiemate di protezione e manovra per B.T. ‐ Quadri elettrici AS ed ANS; − CEI 20‐13 Cavi isolati in gomma EPR con tensione non superiore a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐14 Cavi isolati in PVC con tensione non superiore a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐21 Calcolo della portata dei cavi elettrici; − CEI 20‐22 Prove dei cavi non propaganti l’incendio; − CEI 20‐33 Giunzioni e terminazioni per cavi di energia con tensione fino a Uo/U=0.6/1kV; − CEI 20‐37 Cavi elettrici‐prove sui gas emessi durante la combustione; − CEI UNEL 35024/1 Portate di corrente in regime permanente per posa in aria di cavi B.T. ad isolamento elastomerico o termoplastico; − CEI UNEL 35024/1EC Portate di corrente in regime permanente per posa in aria di cavi B.T. ad isolamento elastomerico o termoplastico; − CEI 23‐28 Tubi per installazioni elettriche/tubi metallici; − CEI 23‐39(CEI EN50086‐1) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/prescrizioni generali; − CEI 23‐54(CEI EN50086‐2‐1) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi rigidi; − CEI 23‐55(CEI EN50086‐2‐2) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi pieghevoli; − CEI 23‐56(CEI EN50086‐2‐3) Sistemi di tubi ed accessori per installazioni elettriche/tubi flessibili; − CEI 23‐29 Cavidotti in materiale plastico; − CEI 23‐19 Sistemi di canali isolanti portacavi ad uso battiscopa; − CEI 23‐32 Sistemi di canali isolanti portacavi e portapparecchi per utilizzo a soffitto o parete; − CEI 23‐31 Sistemi di canali metallici portacavi ed accessori; − CEI 23‐20/23‐21/23‐30/23‐35/23‐41 Dispositivi di connessione e morsetti; − CEI 23‐48(1998) Involucri per installazioni elettriche ad uso domestico o similare ‐ Cassette; − CEI 23‐49 Involucri per installazioni elettriche ad uso domestico o similare ‐ Quadri elettrici;
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− CEI 23‐51 Prescrizioni per la realizzazione dei quadri elettrici ad uso domestico o similare; − CEI 23‐51V1 Prescrizioni per la realizzazione dei quadri elettrici ad uso domestico o similare; − CEI 17‐44 (CEI EN60947‐1) Apparecchiature per B.T. ‐ Regole generali; − CEI 17‐5 (CEI EN60947‐2) Interruttori automatici per B.T.; − CEI EN60947‐2 (Appendice B) Dispositivi differenziali indipendenti con toroide separato; − CEI 17‐11 (CEI EN60947‐3) Interruttori di manovra e sezionatori con o senza fusibili per B.T.; − CEI 17‐50 (CEI EN60947‐4‐1) Contattori ed avviatori elettromeccanici per B.T.; − CEI 17‐45 (CEI EN60947‐5‐1) Dispositivi per circuiti di comando e manovra in B.T.; − CEI 17‐47 (CEI EN60947‐6‐1) Apparecchiature di commutazione automatica in B.T.; − CEI 17‐48 (CEI EN60947‐7‐1) Morsettiere per conduttori in B.T.; − CEI 17‐41 (CEI EN61095) Contattori elettromeccanici per usi domestici o similari; − CEI 41‐1 Relè ausiliari elettromeccanici; − CEI 23‐3 (CEI EN60898) Interruttori automatici per usi domestici e similari; − CEI 23‐12 (CEI EN60309‐1/2) Prese a spina per usi industriali; − CEI 23‐5 Prese a spina per usi domestici e similari; − CEI 23‐50 Prese a spina per usi domestici e similari; − CEI 23‐16 Prese a spina di tipo complementare per usi domestici e similari; − CEI 23‐9 (CEI EN60669‐1) Apparecchi di comando non automatici per usi domestici e similari; − CEI EN60669‐2‐1/2 Relè passo/passo modulari; − CEI 23‐42 (CEI EN61008‐1) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐43 (CEI EN61008‐2‐1) Interruttori differenziali senza sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐18 (CEI EN61009‐2‐1) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI 23‐44 (CEI EN61009‐1) Interruttori differenziali con sganciatori di sovracorrente incorporati per usi domestici e similari; − CEI EN61036 Contatori elettrici statici di energia attiva per corrente alternata; − CEI EN61010‐1 Strumenti di misura digitali; − CEI EN60414/CEI EN60051 Strumenti di misura analogici; − CEI 66‐5/85‐3/85‐4/85‐5/85‐7 Strumenti di misura; − CEI 38‐1 (CEI EN60044‐1) Trasformatori di corrente per misura; − CEI 38‐2 Trasformatori di tensione per misura; − EN 60730‐1/2 Termostati modulari; − EN 61000‐3‐2 Interruttori crepuscolari modulari; − CEI EN60730‐1/2 Interruttori orari modulari; − CEI 81‐10 Protezione delle strutture contro i fulmini; − CEI 37‐1 Limitatori di sovratensione a resistori non lineari con spinterometri; − CEI 37‐2 Limitatori di sovratensione ad ossido di metallo senza spinterometri; − IEC 60840 Cavi AT per posa interrata. 4 MISURE DI PROTEZIONE ADOTTATE Gli impianti in oggetto saranno realizzati al fine di assicurare: − la protezione delle persone e dei beni contro i pericoli ed i danni derivanti dal loro utilizzo nelle condizioni che possono ragionevolmente essere previste; − il loro corretto funzionamento per l’uso previsto. Per raggiungere tali obiettivi saranno adottate le seguenti misure di protezione. 5 MISURE DI PROTEZIONE IMPIANTI MT E AT 5.1 CRITERI DI SCELTA E TARATURA DELLE PROTEZIONI MT Le protezioni MT sono state dimensionate, scelte e tarate secondo quanto dettato dalla guida CEI 11‐35 e dalle specifiche ENEL DK5600, DK5400, DK5310. 5.2 PRESCRIZIONI GENERALI PER LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI MT Gli impianti ed i componenti elettrici devono essere in grado di resistere alle sollecitazioni elettriche, meccaniche, climatiche ed ambientali previste in sito.
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5.3 DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE TENSIONI E LIVELLI DI ISOLAMENTO Gli impianti ed i componenti elettrici devono essere in grado di sopportare le loro tensioni massime assegnate a frequenza industriale, così come le sovratensioni a frequenza industriale, le sovratensioni di manovra e le sovratensioni atmosferiche (norma CEI 11‐1 art.2.1.3c). Devono essere adottate adeguate misure per evitare il contatto fra sistemi a diverse tensioni. Gli impianti devono essere realizzati per la frequenza nominale del sistema. Il livello di isolamento deve essere scelto in conformità alla tensione massima Um stabilita per il componente elettrico e nel rispetto delle minime distanze di isolamento stabilite dalla normativa. La tensione nominale è la tensione assegnata dal costruttore all’apparecchiatura; essa è indicata con il simbolo Ur nelle norme di prodotto e con Un nella norma impianti (CEI 11‐1 art.2.1.4 e art. 2.1.5). La tensione massima Um è il valore più elevato della tensione che si presenta in un istante e in un punto qualunque del sistema nelle condizioni ordinarie di funzionamento (CEI 28‐5 art.3.9 e 3.10). In relazione alla tensione nominale dell’apparecchiatura, sono stabilite nelle norme di prodotto: ‐ la tensione di tenuta a frequenza industriale Ud x 60sec.; ‐ la tensione di tenuta ad impulso Up (1,2/50μs). L’insieme di queste due tensioni individua il “livello di isolamento dell’apparecchiatura” (norma CEI 17‐21 art.4.2 e norma CEI 28‐5 tab.1). Per ogni valore della tensione nominale, la norma (CEI 11‐1 art.4.3.1 tab.4.1 e norma CEI 17‐21 tab.1 A) indica le rispettive tensioni di tenuta a 50 Hz ed impulso normalizzate, nonché le distanze minime di tenuta dielettrica. I valori più elevati delle tensioni di tenuta e delle distanze minime riportati nelle tabelle della norma devono essere previsti negli impianti a neutro isolato o con Nt=4 fulmini/kmq x anno. 5.4 DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE CORRENTI La corrente (termica) nominale Ir è il valore efficace della corrente che l’apparecchiatura è in grado di condurre continuamente, nelle condizioni di impiego prescritte (CEI 17‐21 art.4.4.1). La corrente nominale di breve durata Ik è il valore efficace della corrente di cortocircuito che l’apparecchiatura è in grado di condurre per l’intervallo di tempo tk (CEI 17‐21 art.4.5). La durata nominale di cortocircuito tk è in genere 1 secondo (CEI 17‐21 art.4.7). In ogni caso la durata tk deve essere superiore al tempo di intervento delle protezioni. La corrente nominale di picco Ip è il valore di cresta della prima semionda della corrente nominale di breve durata (CEI 17‐21 art.4.6). Il valore di picco dipende dall’asimmetria della corrente di cortocircuito e dunque dal fattore di potenza di cortocircuito. Se non diversamente specificato Ip=2,5Ik con cosφcc. 5.5 MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI =0,1 (condizione peggiorativa). La protezione dei componenti dagli effetti dannosi causati dalle sovracorrenti è garantita da dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: ‐ interruttori di manovra sezionatori a norme CEI 17‐1/17‐4 azionati dall’intervento dei fusibili MT. ‐ interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche indirette. ‐ interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche ed elettromeccaniche dirette. 5.6 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Ogni sistema deve essere realizzato in modo che le correnti in condizioni di esercizio normale non superino le correnti nominali delle apparecchiature o le correnti ammissibili dei componenti. Si deve tener conto anche di condizioni ambientali sfavorevoli, come una temperatura più elevata di quella specificata nelle norme corrispondenti. 5.7 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Gli impianti devono essere realizzati in modo da sopportare in sicurezza le sollecitazioni meccaniche e termiche derivanti da correnti di cortocircuito. Il quadro prefabbricato MT, in particolare, è consigliabile prevederlo del tipo “a prova d’arco interno”, secondo la norma CEI 17‐6 art.5.101.4 e art.5.104. Nei quadri a prova d’arco interno i gas caldi in pressione dell’arco vengono convogliati all’esterno, mediante
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condotti di scarico, in zone non occupate da persone, mentre la struttura resiste alle sollecitazioni e alla sovrapressione prodotta dall’arco. 5.8 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI Gli impianti devono essere costruiti in modo da evitare il contatto non intenzionale con parti attive od il raggiungimento di zone pericolose (zone di guardia) prossime alle parti attive. Si devono proteggere le parti attive, quelle con il solo isolamento funzionale, e le parti che possono essere considerate a potenziale pericoloso. La protezione contro i contatti diretti consiste nell’impedire il contatto con le parti attive nude o di portarsi ad una distanza tale per cui possa avvenire una scarica. A tal fine, sono state introdotte le distanze di guardia (dg), di vincolo orizzontale (dvo) e verticale (dvv) (CEI 11‐1 art.2.5.5.‐art.2.5.6). La distanza di vincolo rappresenta la distanza minima tra la parte in tensione e la superficie sulla quale un operatore al lavoro può stare in posizione eretta, con entrambi i piedi appoggiati. Le parti attive poste ad una distanza dalla suddetta superficie inferiore alla distanza di vincolo devono essere protette con pareti o barriere metalliche con grado di protezione almeno IP1XB (il dito di prova penetra all’interno dell’involucro ma non raggiunge le parti attive).Le pareti e le barriere di protezione devono essere alte almeno 2m dal piano di calpestio. La superficie interna della barriera deve trovarsi ad una distanza dalle parti attive (non schermate) almeno uguale a quella di guardia dg. Tale distanza può essere ridotta alla distanza minima d’isolamento se la barriera ha un grado di protezione almeno IP3X (CEI 111 art.6.2.1). Le misure di protezione contro i contatti diretti su indicate devono essere applicate anche nei confronti dei componenti isolati ma senza schermo metallico collegato a terra, ad esempio le terminazioni del cavo, relativamente alla parte priva di schermo, e gli avvolgimenti in MT isolati in resina o nastrati dei trasformatori a secco. E’ opportuno che gli isolatori siano posizionati ad interdistanza massima di 120 cm, affinché la sbarra sopporti gli sforzi elettrodinamici della corrente di cortocircuito (CEI 11‐1 art.3.1.4.1). 5.9 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI La protezione dai contatti indiretti deve essere attuata mediante la messa a terra delle masse metalliche dell’impianto ed il coordinamento della resistenza di terra con il valore delle correnti di guasto MT (norma CEI 11‐1 fig.9.1). Gli impianti di terra devono essere progettati in modo da soddisfare le seguenti prescrizioni: - avere sufficienti resistenza meccanica e resistenza alla corrosione; - essere in grado di sopportare, da un punto di vista termico, le più elevate correnti di guasto prevedibili sulla rete MT; - evitare danni a componenti elettrici ed a beni; - garantire la sicurezza delle persone contro le tensioni che si manifestano sugli impianti di terra per effetto delle correnti di guasto a terra. I parametri da prendere in considerazione nel dimensionamento degli impianti di terra sono quindi: - valore della corrente di guasto a terra sulla rete MT; - valore della corrente di doppio guasto a terra sulla rete MT; - durata del guasto a terra; - caratteristiche del terreno. La tensione di contatto Ut (CEI 11‐1 art.2.7.13.3) è la tensione a cui è soggetta la persona tra mano e piedi, in un contatto indiretto. Convenzionalmente si assume una resistenza del corpo umano Rb=1000 Ohm. La norma CEI 11‐1 (fig.9.1) stabilisce il valore della tensione di contatto ammissibile Utp in relazione al tempo di intervento delle protezioni tf. Un impianto di terra è ritenuto idoneo se la tensione di contatto non supera la Utp e la tensione di passo non supera 3Utp. Se la tensione totale di terra UE=Re x If è U≤E Utp l’impianto di terra garantisce senz’altro la sicurezza essendo Ut ≤ UE. In altre parole, è sufficiente che la resistenza di terra soddisfi la condizione: RE ≤ Utp / If. Nei confronti di un guasto monofase a terra, oltre alla protezione omopolare 51N occorre anche una protezione direzionale di terra 67N (DK5600 art.6.2.2) se nell’impianto si verifica una delle condizioni seguenti:
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- linee aeree MT di utente in conduttori nudi di qualunque lunghezza; - trasformatori ubicati in più locali; - i cavi MT di utente hanno una lunghezza complessiva < 500m. Il dispersore deve avere le caratteristiche indicate nell’allegato A alla norma CEI 11‐1 e deve essere realizzato con materiali e dimensioni tali da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate. Il dimensionamento dei conduttori di terra lato MT deve essere effettuato in base alla corrente di doppio guasto a terra lato MT verificando la condizione: Sct ≥ √I2t / K, dove I è la corrente doppio guasto a terra lato MT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo. Il dimensionamento dei conduttori di protezione PE lato BT o si effettua rispettando la condizione della norma CEI 64‐8 con sezione del conduttore pari alla metà della sezione di fase oppure verificando la condizione: Spe ≥ √I2t / K Dove I è la corrente di guasto fase/PE lato BT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo. Tutte le masse e le masse estranee devono essere messe a terra mediante idonei conduttori di materiale e sezione tale da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate. 5.10 SEZIONAMENTO DEI CIRCUITI Devono essere previsti dispositivi per mezzo dei quali l’impianto completo o parti di esso possano essere sezionati in relazione alle esigenze di esercizio. Ogni parte dell’impianto, che può essere sezionata dalle altre parti del sistema, deve essere realizzata in modo da poterne eseguire la messa a terra e in cortocircuito. 5.11 INTERBLOCCHI DI SICUREZZA La protezione può essere attuata per mezzo di: - interruttori di manovra al posto di sezionatori; - sezionatori di terra con potere di stabilimento; - dispositivi di interblocco; - interblocchi con chiavi non intercambiabili. Secondo la norma CEI 17‐6 art.5.106 gli interblocchi possono avere due compiti: - interdire l’accesso alle parti in tensione; - impedire le manovre errate. E’ consigliato l’interblocco di accesso al box del trasformatore e, nel caso di trasformatori in parallelo, il trascinamento di apertura fra interruttore primario MT e interruttore secondario BT. 5.12 PRESCRIZIONI MECCANICHE I componenti elettrici e le strutture di supporto ,comprese le loro fondazioni, devono sopportare i carichi meccanici previsti nel luogo di installazione. 5.12 CONDIZIONI CLIMATICHE ED AMBIENTALI Gli impianti devono essere idonei per operare nelle condizioni climatiche ed ambientali previste nel luogo di installazione. 5.13 FOSSA DI RACCOLTA OLIO TRASFORMATORE Per i trasformatori MT, è prevista la realizzazione di una vasca di contenimento posta al di sotto del trasformatore. 6 MISURE DITEZIONE IMPIANTI BT 6.1 MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI La protezione dei conduttori dagli effetti dannosi causati dalle sovracorrenti è garantita da dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: - interruttori automatici provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo elettronico per taglie sopra i 160A a norme CEI 17‐5;
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- interruttori automatici scatolati provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo magnetotermico per taglie da 100A a 160A a norme CEI 17‐5; - interruttori automatici modulari provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo magnetotermico per taglie da 5A a 60A a norme CEI 17‐5/23‐3; - interruttori modulari combinati con fusibili gL (CEI 32‐1) per la protezione dei circuiti voltmetrici e dei circuiti di segnalazione sui quadri elettrici. Le caratteristiche corrente/tempo di intervento dei dispositivi di protezione sono le seguenti: - curve di intervento selezionabili per i dispositivi con sganciatori elettronici; - curva di intervento “C” (Imagnetica = 5÷10 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati; - curva di intervento “D” (Imagnetica = 10÷15 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti primari di trasformatori; - curva di intervento “B” (imagnetica = 3÷5 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati da gruppi elettrogeni o gruppi soccorritori a batterie. Interruttori magnetotermici previsti con funzione “G” (guasto a terra) per interruttori di taglia superiore a 400A; Interruttori previsti con relè differenziale per interruttori di taglia inferiore a 400A. 6.2 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Utilizzando opportunamente dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3, fusibili a norme CEI 32‐1, risulta assicurata la condizione prescritta dalla norma CEI 64‐8: IB ≤ In ≤ Iz If ≤ 1.45 • Iz, dove: IB = corrente di impiego del circuito, Iz = portata in regime permanente della conduttura (sez. 523 CEI 64‐8), In = corrente nominale del dispositivo di protezione, If = corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo di protezione entro il tempo convenzionale in condizioni effettive. La protezione dai sovraccarichi è svolta materialmente da: - dispositivo a tempo dipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo dipendente termico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili. 6.3 PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Il potere di interruzione dei dispositivi scelti è superiore alla corrente di corto circuito presunta nei vari punti di installazione. I dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3 ed i fusibili a norme CEI 32‐1 sono stati scelti in modo tale da assicurare la condizione: I² ∙t ≤ K² S² dove: t = durata in secondi S= sezione in mmq. I = corrente effettiva di corto circuito in Ampere, espressa in valore efficace K = 115 per i conduttori in rame isolati in PVC pari a 135 per i conduttori in rame isolati con gomma ordinaria o butilica e 136 per i conduttori in rame isolati con gomma EPR o XPRE In ogni caso la max energia sopportata dai cavi K²∙S² è superiore al valore di energia specifica I²∙t indicata dal costruttore come quella lasciata passare dal dispositivo di protezione. I dispositivi di protezione previsti sono in grado di assolvere sia la protezione da sovraccarico sia la protezione da corto circuito in quanto rispettano le due condizioni dettate dalla norma CEI 64‐8 sez. 435‐1 e precisamente: - protezione assicurata contro i sovraccarichi; - potere di interruzione non inferiore al valore della corrente di corto circuito presunta. La protezione specifica dai cortocircuiti è svolta da: - dispositivo a tempo indipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo indipendente elettromagnetico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili.
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6.4 PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI La protezione dai contatti diretti à garantita dalle misure richieste nella norma CEI 64‐8 sez. 412, e precisamente: ‐ isolamento delle parti attive proporzionato alla tensione di esercizio del sistema e tale da resistere alle influenze meccaniche,chimiche,elettriche e termiche alle quali può essere soggetto; ‐ isolamento dei componenti elettrici costruiti in fabbrica conforme alle relative norme; ‐ parti attive poste entro involucri con grado minimo di protezione IP2X o IPXXB; ‐ superfici superiori degli involucri a portata di mano con grado minimo di protezione IP4X o IPXXD; ‐ apertura degli involucri possibile solo con uso di una chiave o attrezzo; ‐ utilizzo di interruttori blocco porta che permettano l’apertura della porta dopo aver disattivato le parti elettriche e la riattivazione delle stesse solo a porta chiusa. Gli involucri di apparecchiature costruite in fabbrica devono essere conformi alle relative norme. In generale gli involucri devono essere saldamente fissati, resistenti alle sollecitazioni previste e se metallici garantire le distanze d’isolamento. I sistemi di sicurezza previsti si possono così riassumere: ‐ utilizzo di involucri per apparecchiature e quadri elettrici con grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di pannelli a vite e porte sottochiave per i quadri elettrici; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in tubazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in canalizzazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in quadri elettrici a norme CEI; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V in canalizzazioni isolanti o metalliche; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V per posa interrata od in vista; ‐ utilizzo di morsetti isolati con Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici e cassette di derivazione; ‐ utilizzo di cassette isolanti per derivazione con coperchio a vite e grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di cassette metalliche per derivazione con coperchio a vite ,grado minimo di protezione IP40 e collegate al PE; ‐ utilizzo di apparecchiature isolate Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici; ‐ utilizzo di componenti isolati Vi = 500V e grado di protezione IP40. 6.5 PROTEZIONE DA CONTATTI INDIRETTI Le misure di protezione adottate contro i contatti indiretti sono quelle previste dalla norma CEI 64‐8 per i vari sistemi di stato del neutro. ‐ Zs è l’impedenza dell’anello di guasto; Sistema TN‐S Nei sistemi TN‐S tutte le masse dell’impianto saranno collegate al punto di messa a terra del sistema di alimentazione in corrispondenza od in prossimità del trasformatore. Il punto di messa a terra del sistema di alimentazione nel nostro caso è il punto neutro. Le caratteristiche dei dispositivi di protezione sono tali che, in caso di guasto l’interruzione automatica dell’alimentazione avvenga entro i tempi stabiliti dalle norme soddisfacendo la seguente condizione:
Zs Ia ≤ Uo Dove: ‐ Ia è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito dalle norme (nel caso di interruttore differenziale la è la corrente differenziale nominale Idn) in funzione della tensione nominale Uo; ‐ Uo è la tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra. ‐ Per Uo=230V intervento entro t=0,4sec. ‐ Per Uo=400V intervento entro t=0,2sec. Tempi di interruzione convenzionali non superiori a 5 secondi sono ammessi per i circuiti di distribuzione.
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Prescrizioni Comuni Saranno collegate al circuito generale di terra tutte le masse metalliche degli utilizzatori e tutte le masse attualmente non identificabili ma comunque da collegare a terra in quanto soggette ad andare, a causa di un guasto, sottotensione (ad esempio passerelle metalliche a pavimento impiegate per la posa dei cavi). Il fissaggio del conduttore di terra alle suddette masse metalliche, sarà realizzato a mezzo di collari fissa tubo, con morsetti, capicorda ad occhiello o viti autofilettanti da fissare sulla massa metallica in modo tale da impedirne l’allentamento. Le giunzioni tra i vari elementi di protezione, se necessarie, saranno realizzate con idonei morsetti (ad esempio morsetti a mantello) o con saldatura forte in alluminotermica e saranno ridotte al minimo indispensabile. Tutte le linee in origine dai quadri elettrici saranno dotate di un proprio conduttore di terra facente capo ad un equipotenziale previsto all’interno del quadro stesso. Per ragioni di selettività si possono utilizzare dispositivi di protezione a corrente differenziale del tipo S (vedere norma CEI 23‐42, 23‐44 e 17‐5V1) in serie con dispositivi differenziali istantanei solo nei circuiti di distribuzione principali. I differenziali a ritardo regolabile sono utilizzabili sui circuiti di distribuzione principale ed in presenza di personale addestrato (non sono ammessi negli impianti per uso domestico e similare). In ogni caso il massimo ritardo ammesso nei sistemi TT è di 1s. 6.6 PROTEZIONE CONTRO GLI EFFETTI TERMICI I componenti elettrici non devono costituire pericolo di innesco o di propagazione di incendio per i materiali adiacenti e quindi devono essere conformi alle relative norme costruttive o, dove mancanti alla sezione 422 della norma CEI 64‐8. I pericoli che derivano dalla propagazione di un eventuale incendio devono essere limitati mediante la realizzazione di barriere tagliafiamma REI 120 sulle condutture che attraversano solai o pareti di delimitazione dei compartimenti antincendio. Le parti accessibili dei componenti elettrici a portata di mano non devono raggiungere temperature tali che possano causare ustioni alle persone oppure essere protette in modo da evitare il contatto accidentale come indicato alla sezione 423 della norma CEI 64‐8. Gli involucri, quadri o cassette contenenti componenti elettrici devono garantire la dissipazione del calore prodotto al fine di limitare le temperature al livello ammesso per il buon funzionamento. In alternativa è ammesso l’utilizzo di aspiratori o ventilatori comandati da termostato. I sistemi di riscaldamento ad aria forzata devono essere dotati di dispositivi di limitazione della temperatura come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. Gli apparecchi utilizzatori che producono acqua calda o vapore devono essere protetti contro i surriscaldamenti in tutte le condizioni di servizio come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. 7 SEZIONAMENTO Sul lato Alta Tensione, l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione delle linee. In particolare, sul lato utente della Cabina di Trasformazione e Consegna, abbiamo un interruttore tripolare 132 kV in corrispondenza di ciascun trasformatore, mentre sulla sbarre 132 kV abbiamo il sezionatore tripolare verticale e l’interruttore tripolare. Sul lato Media Tensione, l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione delle linee (Cabina Raccolta Energia, ingresso Quadro MT di Cabina, partenze per l’alimentazione MT dei trasformatori). Per il sezionamento dell’impianto di distribuzione in BT potranno essere impiegati tutti i dispositivi omnipolari di protezione e comando posti nei vari quadri elettrici a partire dagli interruttori generali BT di Cabina (posti a valle dell’uscita secondaria dei trasformatori) per arrivare infine a tutti gli interruttori generali di quadro o agli interruttori divisionali per l’alimentazione dei circuiti terminali destinati alle varie utenze. Sul lato cc l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari, installati sul quadro di campo, costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione dai circuiti. 8 QUALITÀ DEI MATERIALI Gli impianti in oggetto sono stati progettati con riferimento a materiali/componenti di Arnacciotori primari, dotati di Marchio di Qualità, di marchiatura o di autocertificazione del Costruttore attestanti la costruzione a regola d’arte secondo la Normativa tecnica e la Legislazione vigente. Tutti i materiali/componenti
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rientranti nel campo di applicazione delle Direttive 73/23/CEE (“Bassa Tensione”) e 89/336/CEE (“Compatibilità Elettromagnetica”) e successive modifiche/aggiornamenti saranno conformi ai requisiti essenziali in esse contenute e saranno contrassegnati dalla marcatura CE. Tutti i materiali/componenti presenteranno caratteristiche idonee alle condizioni ambientali e lavorative dei luoghi in cui risulteranno installati. 9 DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE ELETTRICA Il generatore fotovoltaico sarà composto da 13.248 moduli fotovoltaici da 305 Wp, per una potenza nominale complessiva totale di 4.04 MWp. I moduli saranno installati su strutture fisse, ancorate al suolo per mezzo di palificazioni. Dalle stringhe, si perverrà ai quadri di sottocampo BT, provvisti di dispositivi di sezionamento e protezione, che avranno la funzione di realizzare il parallelo delle linee provenienti dai sottocampi serviti. Dai quadri di sottocampo, si perverrà agli inverter CC/AC alloggiati entro la cabina di campo, che permetteranno la trasformazione della corrente da continua ad alternata trifase. La corrente alternata in uscita confluirà nel locale di trasformazione BT/MT per la trasformazione a 15 kV. L’energia elettrica a 15 kV in uscita dalle cabine di campo confluirà in un'unica cabina di ricezione in cui sarà realizzato il quadro di parallelo MT a 15 kV. Atteso che per la descrizione del generatore fotovoltaico e dell’inverter (ivi compreso il trasformatore) si rimanda alla relazione specifica, i prossimi paragrafi saranno dedicati alla descrizione: 1. Cabina di campo BT/MT; 2. Cabina di ricezione MT; 9.1 CABINA DI CAMPO BT/MT L’energia proveniente dal generatore fotovoltaico viene inizialmente convogliata nelle cabine di campo. In ciascuna cabina di campo sono installati un numero di inverter c.c./c.a. congruo alla dimensione del campo, sul lato in corrente alternata. Ogni inverter sarà dotato di un dispositivo di controllo dell’isolamento lato AC trifase per rete IT IT 3 x 270V protetto da un sezionatore con fusibili. I dispositivi sono montati in contenitori protetti e ventilati in poliestere classe II a norme CEI 17‐13/1. E’ inoltre prevista l’installazione di un trasformatore BT/MT (270V / 15 kV), a doppia presa sul lato BT, in modo da garantire il collegamento diretto delle uscite di ciascun inverter con il relativo lato BT del trasformatore. I trasformatori BT/MT avranno potenza nominale di 500 kVA. In pratica, ogni inverter è collegato ad un trasformatore da 500 kVA. Ogni trasformatore sarà dotato di rifasamento a vuoto lato BT a compensazione della corrente magnetizzante primaria. La batteria di rifasamento trifase è protetta da un sezionatore portafusibili ed è montata in un contenitore protetto e ventilato a norme CEI 1713/1. Le batterie sono collegate ai morsetti BT dei trasformatori con cavi FG7R‐0,6/1kV in tubazioni di pvc pesante. In ogni cabina è prevista l’installazione di un trasformatore ausiliario per l’alimentazione del quadro BT “servizi ausiliari” (servizi utente, illuminazione, illuminazione notturna, ventilazione, ecc…). Per la protezione delle linee MT in arrivo ed in partenza dalle cabine di campo è previsto l’utilizzo di sezionatori MT con fusibili di opportuna taglia per la protezione di massima corrente. 9.2 CABINA DI RICEZIONE MT L’energia proveniente dalle cabine di campo viene convogliata mediante cavidotti a 15 kV nella cabina di ricezione MT, e da qui trasmessa alla cabina di consegna 15/150kV. Il quadro MT a 15 kV sarà di tipo prefabbricato realizzato come da schema di progetto a norma CEI 17‐6 completo di certificazioni di collaudo e dichiarazioni di conformità e sarà completato dalle celle dove sono montate le apparecchiature di protezione, comando e misura a servizio dell’impianto. 10 ILLUMINAZIONE ORDINARIA L’illuminazione ordinaria artificiale dei vari ambienti e l’illuminazione perimetrale esterna sarà realizzata impiegando corpi illuminanti ad alta efficienza idonee al conseguimento del risparmio energetico. L’illuminazione artificiale sarà realizzata in conformità alle prescrizione della norma UNI 10380. Le tipologie degli apparecchi che verranno impiegati per l’illuminazione ordinaria dell’edificio vengono qui di seguito elencate suddividendole in base ai diversi ambienti di installazione. 11 IMPIANTO ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA L’illuminazione di sicurezza sarà garantita da apparecchi autoalimentati. L’impianto di sicurezza sarà indipendente da qualsiasi altro impianto elettrico dell'edificio. I dispositivi di protezione contro le sovracorrenti saranno installati in modo da evitare che una sovracorrente in un circuito comprometta il
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corretto funzionamento degli altri circuiti di sicurezza. Tutti i corpi illuminanti impiegati presenteranno grado di protezione IP65 e saranno realizzati in materiale isolante in esecuzione a doppio isolamento. L’autonomia minima di funzionamento dell’impianto di illuminazione di sicurezza dovrà essere di un’ora. 12 TUBAZIONI La posa dei cavi elettrici costituenti gli impianti in oggetto è stata prevista in canalizzazioni distinte o comunque dotate di setti separatori interni per quanto riguarda le seguenti tipologie di circuiti: − energia elettrica; − segnalazione e speciali. Le caratteristiche dimensionali ed i percorsi delle canalizzazioni sono riportati negli schemi planimetrici di progetto. Le tubazioni impiegate per realizzare gli impianti saranno dei seguenti tipi: − tubo flessibile in PVC autoestinguente, serie pesante, con Marchio di Qualità, conforme alle Norme EN 50086, con colorazione differenziata in base all’impiego, posato entro cavedio/parete prefabbricata o incassato a parete/pavimento − tubo flessibile corrugato a doppia parete in polietilene alta densità, o tubo rigido in PVC serie pesante, conforme alle norme EN50086 per posa interrata 450N; caratteristiche dello scavo e la profondità di interramento sono dettagliatamente riportate negli elaborati grafici di progetto. Il diametro interno dei tubi sarà maggiore o al limite uguale a 1,4 volte il diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi in esso contenuti, in ogni caso non inferiore a 16 mm. I cavi avranno la possibilità di essere infilati e sfilati dalle tubazioni con facilità; nei punti di derivazione dove risulti problematico l'infilaggio, saranno installate scatole di derivazione, in metallo o in PVC a seconda del tipo di tubazioni, complete di coperchio fissato mediante viti filettate. 13 CAVI ELETTRICI Negli impianti saranno impiegate le seguenti tipologie di cavi in funzione delle condizioni di posa: cavo multipolare/unipolare in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7 sotto guaina di PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐13, da posare prevalentemente in tubazioni interrate o entro canalizzazioni metalliche; − cavo unipolare in rame isolato in PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐20, da posare in tubazioni isolanti incassate o in vista; − cavo unipolare precordato in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7, sotto guaina in PVC, con semiconduttore elastomerico estruso schermatura a filo di rame rosso tipo, conforme alle Norme CEI 20‐13, da posare in tubazioni interrate per alimentazione MT. − cavo MT, per posa direttamente interrata con conduttore con corda rotonda compatta (tamponata) in fili di rame o alluminio, isolante in XPLE, doppio strato semiconduttore, schermo in nastro di allumino, guaina esterna polietilene/AIRBAG/polietilene, da posare ad una profondità di almeno 1,50 m in trincea di larghezza pari ad almeno 0,8 m. La scelta delle sezioni dei cavi è stata effettuata in base alla loro portata nominale (calcolata in base ai criteri di unificazione e di dimensionamento riportati nelle Tabelle CEI‐UNEL), alle condizioni di posa e di temperatura, al limite ammesso dalle Norme per quanto riguarda le cadute di tensione massime ammissibili (inferiori al 4%) ed alle caratteristiche di intervento delle protezioni secondo quanto previsto dalle vigenti Norme CEI 64‐8. La portata delle condutture sarà commisurata alla potenza totale che si prevede di installare. Nei circuiti trifase i conduttori di neutro potranno avere sezione inferiore a quella dei corrispondenti conduttori di fase, con il minimo di 16 mm, purché il carico sia sostanzialmente equilibrato ed il conduttore di neutro sia protetto per un cortocircuito in fondo alla linea; in tutti gli altri casi al conduttore di neutro verrà data la stessa sezione dei conduttori di fase. La sezione del conduttore di protezione non sarà inferiore al valore determinato con la seguente formula: dove: − Sp = sezione del conduttore di protezione (mm2 S ≤ 16); − I = valore efficace della corrente di guasto che percorre il conduttore di protezione per un guasto franco a massa (A); − T = tempo di interruzione del dispositivo di protezione (s);
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− K = fattore il cui valore per i casi più comuni è dato nelle tabelle VI, VII, VIII e IX delle norme C.E.I. 64‐8 e che per gli altri casi può essere calcolato come indicato nell'Appendice H delle stesse norme. La sezione dei conduttori di protezione può essere anche determinata facendo riferimento alla seguente tabella: in questo caso non è in generale necessaria la verifica attraverso l'applicazione della formula precedente. Se dall'applicazione della tabella risultasse una sezione non unificata, sarà adottata la sezione unificata immediatamente superiore al valore calcolato. Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori, la tabella si applica con riferimento al conduttore di fase di sezione più elevata: Sp = S 16 < S ≤35 Sp = 16 S > 35 Sp = S/2 dove: − S = sezione dei conduttori di fase dell'impianto (mmq); − Sp = sezione minima del corrispondente conduttore di protezione (mmq) − per i circuiti di segnalazione e di comando è ammesso l'impiego di cavi con tensione nominale non). I valori della tabella sono validi soltanto se il conduttore di protezione è costituito dello stesso materiale del conduttore di fase. In caso contrario, la sezione del conduttore di protezione sarà determinata in modo da avere conduttanza equivalente. Se i conduttori di protezione non fanno parte della stessa conduttura dei conduttori di fase la loro sezione non sarà inferiore a 6 mm. Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori sarà dimensionato in relazione alla sezione del conduttore di fase di sezione più elevata. I cavi unipolari e le anime dei cavi multipolari saranno contraddistinti mediante le seguenti colorazioni: − nero, grigio e marrone (conduttori di fase); − blu chiaro (conduttore di neutro); − bicolore giallo‐verde (conduttori di terra, di protezione o equipotenziali). La rilevazione delle sovracorrenti è stata prevista per tutti i conduttori di fase. In ogni caso il conduttore di neutro non verrà mai interrotto prima del conduttore di fase o richiuso dopo la chiusura dello stesso. Nella scelta e nella installazione dei cavi si è tenuto presente quanto segue: − per i circuiti a tensione nominale non superiore a 230/400 V i cavi avranno tensione nominale non inferiore a 450/750 V; inferiore a 300/500 V, qualora posti in canalizzazioni distinte dai circuiti con tensioni superiori. Le condutture non saranno causa di innesco o di propagazione d'incendio: saranno usati cavi, tubi protettivi e canali aventi caratteristiche di non propagazione della fiamma nelle condizioni di posa. Tutti i cavi appartenenti ad uno stesso circuito seguiranno lo stesso percorso e saranno quindi infilati nella stessa canalizzazione, cavi di circuiti a tensioni diverse saranno inseriti in tubazioni separate e faranno capo a scatole di derivazione distinte; qualora facessero capo alle stesse scatole, queste avranno diaframmi divisori. I cavi che seguono lo stesso percorso ed in special modo quelli posati nelle stesse tubazioni,verranno chiaramente contraddistinti mediante opportuni contrassegni applicati alle estremità. Il collegamento dei cavi in partenza dai quadri e le derivazioni degli stessi cavi all'interno delle cassette di derivazione saranno effettuate mediante appositi morsetti. I cavi non trasmetteranno nessuna sollecitazione meccanica ai morsetti delle cassette, delle scatole, delle prese a spina, degli interruttori e degli apparecchi utilizzatori. I terminali dei cavi da inserire nei morsetti e nelle apparecchiature in genere, saranno muniti di capicorda oppure saranno stagnati. I cavi saranno sempre protetti contro la possibilità di danneggiamenti meccanici fino ad un'altezza di 2,5 m dal pavimento. 14 CONNESSIONI E DERIVAZIONI Tutte le derivazioni e le giunzioni dei cavi saranno effettuate entro apposite cassette di derivazione di caratteristiche congruenti al tipo di canalizzazione impiegata. Negli impianti saranno pertanto utilizzate: − cassette da incasso in materiale isolante autoestinguente (resistente fino 650° alla prova a filo incandescente CEI 23‐19), con Marchio di Qualità, in esecuzione IP40, posate ad incasso nelle pareti; − cassette da esterno in pressofusione di alluminio, con Marchio di Qualità, in esecuzione IP55, posate in vista a parete/soffitto.
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Tutte le cassette disporranno di coperchio rimovibile soltanto mediante l’uso di attrezzo. Per tutte le connessioni verranno impiegati morsetti da trafilato o morsetti volanti a cappuccio con vite isolati a 500 V. Per quanto riguarda lo smistamento e l’ispezionabilità delle tubazioni interrate verranno impiegati pozzetti prefabbricati in cemento vibrato o (in casi particolari) in muratura di mattoni pieni o in cemento armato. I chiusini saranno carrabili (ove previsto) costituiti dai seguenti materiali: − cemento, per aree verdi o comunque non soggette a traffico veicolare; − ghisa classe D400, per carreggiate stradali; I pozzetti saranno installati in corrispondenza di ogni punto di deviazione delle tubazioni rispetto all’andamento rettilineo, in ogni punto di incrocio o di derivazione di altra tubazione e comunque ad una interdistanza non superiore a 25 m. 15 IMPIANTO DI TERRA Il dispersore di terra (di valore inferiore a 10 Ω) sarà unico e costituito da una corda in rame nudo da 50 mmq interrata a circa 0,5 m di profondità integrata da picchetti infissi nel terreno entro pozzetti ispezionabili. Fanno parte integrante del sistema di dispersione le reti in acciaio annegate nel pavimento del locale trasformazione elettrica per rendere detto locale equipotenziale. Per la cabina di trasformazione e consegna e per la cabina di connessione saranno realizzate maglie di terra di dimensioni 6x6 m circa con corda di rame nuda interrata della sezione di almeno 50 mmq. Saranno direttamente collegati a questa maglia i sostegni metallici delle apparecchiature AT. Il locale trasformazione sarà dotata di un proprio collettore di terra principale, costituito da una barratura in rame fissata a parete, a cui faranno capo i seguenti conduttori: −il conduttore di terra proveniente dal dispersore; −il conduttore di terra proveniente dei ferri di armatura; −il centro‐stella (neutri) del trasformatore; −il P.E. destinato al collegamento della carcassa del trasformatore; −il nodo di terra del Quadro Generale BT. Dal nodo di terra posto in corrispondenza del Quadro Generale BT di Cabina saranno poi derivati tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali destinati al collegamento dei quadri di distribuzione e quindi di tutte le masse estranee dell’impianto. Ad ogni quadro elettrico sarà associato un nodo di terra costituito da una barra in rame. L’impianto di terra risulterà realizzato in conformità al Cap. 54 delle Norme CEI 64‐8/5 e adesso saranno collegate: − le masse metalliche di tutte le apparecchiature elettriche; − le masse metalliche estranee accessibili (tubazioni dell’acqua, del riscaldamento, del gas, ecc.); − i poli di terra delle prese a spina. Tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali presenti nell’impianto saranno identificati con guaina isolante di colore giallo‐verde e saranno in parte contenuti all’interno dei cavi multipolari impiegati per l’alimentazione delle varie utenze, in parte costituiranno delle dorsali comuni a più circuiti. Per dimensionare il suddetto impianto di terra sarà necessario richiedere il valore della corrente di guasto monofase a terra ed il tempo di eliminazione del guasto. Il presente paragrafo ha per oggetto la valutazione del rischio dovuto a fulmini diretti ed indiretti (Norma CEI EN 62305/1 ‐ 4) e la definizione delle misure di protezione appropriate da adottare relativamente alle strutture che compongono il generatore fotovoltaico, ed al manufatto “cabina di campo”. La procedura di calcolo utilizzata è quella individuata nell’appendice G della Norma CEI 81‐1. 16.1 NORME TECNICHE DI RIFERIMENTO ‐ Norma CEI 81‐1 terza edizione: "Protezione delle strutture contro i fulmini"; ‐ Norma CEI 81‐1; V1: “Variante alla norma CEI 81‐1”; ‐ Norma CEI 81‐3 terza edizione: "Valori medi del numero di fulmini a terra per anno e per chilometro quadrato dei comuni d'Italia, in ordine alfabetico ‐Elenco dei comuni"; ‐ Norma CEI EN 62305 ‐1 “Protezione contro i fulmini. Principi generali” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐2 “Protezione contro i fulmini. Valutazione del rischio” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐3 “Protezione contro i fulmini. Danno materiale delle strutture e pericolo per le persone” ‐ Norma CEI EN 62305 ‐4 “Protezione contro i fulmini. Impianti elettrici ed elettronici nelle strutture”
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione impiantistica
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1. Per le strutture in oggetto non è prevista la presenza di persone in numero elevato o per un elevato periodo di tempo a meno di 5 m dalla struttura stessa; 2. Le strutture in oggetto hanno caratteristiche tipiche indicate nell’articolo G.2 ovvero: − Struttura di tipo C: “strutture metalliche all’aperto (superficie del terreno circostante vegetale e persone abitualmente presenti all’esterno o in prossimità” per quanto riguarda gli inseguitori solari (punto G.2.3). − Struttura di tipo B: “immobili per uso ufficio” per quanto riguarda il manufatto “trasformazione” (punto G.2.2).
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1
RELAZIONE E LIMITI DI ESPOSIZIONE
A CAMPI ELETTROMAGNETICI A.1. PREMESSA A.2. NORMATIVE DI RIFERIMENTO A.3. CONCLUSIONI
PPRREEMMEESSSSAA
Nell'ambito delle analisi dei rischi significativi per la salute riconducibili alla conduzione del parco fotovoltaico in comune di Collesalvetti, località Lavandone, è stato condotto il presente studio per valutare l'eventuale introduzione/modifica nell'area oggetto di intervento di campi elettromagnetici; tale valutazione viene svolta sulla base delle norme, ove applicabili, e delle linee guida emanate dagli enti preposti. NORMATIVE DI RIFERIMENTO L'Unione Europea ha spostato al 30 aprile 2012 la data ultima per il recepimento della direttiva 2004/40/CE, inizialmente prevista per il 30 aprile 2008. In considerazione di ciò, il D.Lgs 81/08 (testo unico sulla sicurezza sul lavoro) prevede nelle disposizioni finali (art. 306) che le norme relative ai limiti di esposizione entrino in vigore alla stessa data (titolo VIII, Capo IV). Lo stesso decreto impone al datore di lavoro di valutare i rischi dovuti ai campi elettromagnetici e tale obbligo è già in vigore poiché previsto dagli articoli 17, 28 ed 181. In particolare l'art. 181, comma 1, prevede espressamente che il datore di lavoro “debba valutare tutti i rischi derivanti da esposizione agli agenti fisici in modo da identificare ed adottare le opportune misure di prevenzione e protezione con particolare riferimento alle norme di buona tecnica ed alle buone prassi”. Si precisa che tra gli agenti fisici sono compresi i campi elettromagnetici. Successivamente alla pubblicazione della direttiva 2004/40/CE relativa alla protezione dei lavoratori dai campi elettromagnetici, la commissione Europea ha conferito al CENELEC il mandato di predisporre le norme tecniche necessarie all'applicazione della direttiva (misure, calcoli, ecc..). Le suddette norme sono ancore in numero limitato, ma recentemente è stata pubblicata la norma EN50499 “Procedure per la valutazione dell'esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici”, che riporta due tabelle, una dove sono riportate le attrezzature e le attività le cui emissioni elettromagnetiche rispettano i limiti di esposizione e la seconda dove sono riportati gli impianti e le attività che richiedono approfondimenti in relazione ai rischi dovuti ai campi elettromagnetici. Come noto, la legge 36/01 ed i relativi decreti attuativi (DPCM 8/7/03) hanno individuato per la popolazione limiti di esposizione al campo magnetico nelle “aree di gioco per l'infanzia, negli ambienti abitativi, negli ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a 4 ore giornaliere”. Con particolare riferimento agli elettrodotti il DM 29/05/08 stabilisce la procedura da adottare per determinare le fasce di rispetto dagli stessi costituiti da linee aeree o interrate. Tale procedura non si applica a:
- Linee a frequenza diversa da quella di rete (50Hz); - Linee di classe 0 secondo il decreto interministeriale 21/3/88 (linee telefoniche); - Linee di prima classe secondo il decreto interministeriale 21/3/88 (linee con tensioni
<1000V); - Linee in media tensione in cavo cordato ad elica (interrate o aeree).
In via preliminare occorre precisare che, se la fascia di rispetto rimane all'interno dell'area di pertinenza dell'azienda (nel caso in oggetto all'interno della recinzione), il DPCM 8/7/03 non si applica, essendo espressamente finalizzato alla tutela della popolazione e non dei soggetti esposti al campo magnetico per ragioni professionali.
I limiti di esposizione ai campi elettromagnetici e le procedure di calcolo, eventualmente da considerare nella valutazione del rischio, sono riportati nelle linee guida emanate nel 1998 dalla Commissione Internazionale per la Protezione delle Radiazioni Non ionizzanti (ICNIRP) di cui di seguito si riporta l'estratto.
DEFINIZIONI ED UNITÀ DI MISURA
Campo elettrico E: si definisce campo elettrico una quantità vettoriale che, in ogni punto di una data regione di spazio, rappresenta il rapporto fra la forza esercitata su una carica elettrica di prova q ed il valore della carica medesima. L'unità di misura del campo elettrico nel sistema S.I. è il volt/metro (V/m)
Campo magnetico H: si definisce campo magnetico una quantità vettoriale‐assiale definita in ogni punto di una data regione di spazio in modo tale che il suo rotore sia eguale alla densità di corrente elettrica totale, compresa la corrente di spostamento. L'unità di misura del campo magnetico nel sistema S.I. è l'ampere/metro (A/m)
Densità di potenza elettromagnetica S: è la potenza elettromagnetica che fluisce attraverso l'unità di superficie, normale alla direzione di propagazione. Nella regione di campo lontano S è legata al valore efficace del campo elettrico Eeff ed al valore efficace del campo magnetico Heff dalle relazioni
con
l'impedenza dello spazio libero
L'unità di misura della densità di potenza elettromagnetica nel sistema S.I. è il watt/metro‐quadro (W/m2).
Frequenza f: numero di cicli o periodi nell'unità di tempo. L'unità di misura della frequenza nel sistema S.I. è l'hertz (Hz); sono di uso frequente i multipli kilohertz (1 kHz = 103 Hz); megahertz (1 MHz = 106 Hz); gigahertz (1 GHz = 109 Hz)
Media sull'intervallo temporale (t1, t2): per una grandezza p(t) variabile nel tempo è data dalla espressione:
Valore efficace: di una grandezza periodica a(t) si definisce valore efficace l'espressione
Onda piana: è una distribuzione di campo elettromagnetico propagativo, in cui on ogni punto i vettori campo elettrico e campo magnetico sono perpendicolari fra loro e giacciono su piani perpendicolari alla direzione di propagazione.
Regione di campo lontano: regione di spazio, sufficientemente lontano dalla sorgente, nella quale il campo elettromagnetico ha una distribuzione con le caratteristiche dell'onda piana. L'estensione di questa regione dipende dalle dimensioni massime lineari D dell'elemento radiante e dalla lunghezza d'onda l del campo emesso. Si assume che la regione di campo lontano inizia ad una distanza dalla sorgente maggiore della quantità r eguale alla maggiore fra le quantità l e D2/l.
Obiettivi di qualità: sono valori di campo elettromagnetico da conseguire nel breve, medio e lungo periodo, usando tecnologie e metodiche di risanamento disponibili, al fine di realizzare obiettivi di tutela.
La riduzione dei contributi dei campi elettromagnetici generati da diverse sorgenti, che concorrono in un dato punto al superamento dei limiti di esposizione di cui allo art. 3 e dei valori di cui all'art. 4, comma 2, deve essere eseguito nel modo seguente: indicando con Ei il campo elettrico della sorgente i‐esima, con Li il corrispondente limite desunto dalla tab. 1, con Di la densità di potenza della sorgente e DLi il corrispondente limite desunto dalla tab. 1, si calcolano i contributi normalizzati che le varie sorgenti producono nel punto in considerazione nel modo seguente:
(1) Ci=Ei2/Li
2 oppure, per frequenze f > 3 MHz, Ci=Di/DLi
Se la somma
(2)
supera il valore 1 i limiti di esposizione non sono soddisfatti ed i vari segnali Ei vanno pertanto ridotti in modo che risulti C <= 0,8 ai fini di maggior tutela della popolazione.
In via preliminare si individuano con Ri quei contributi Ci che singolarmente superano il valore 0,8: a ciascuno dei corrispondenti segnali Ei deve essere applicato un coefficiente di riduzione bi che soddisfa la relazione biRi = 0,8
Se la somma
supera il valore 0,8 i vari segnali Ei devono essere ridotti in modo che risulti C<=0,8.
Dall'insieme dei contributi da normalizzare devono essere esclusi i segnali che danno un contributo inferiore a 1/100 indicati convenzionalmente con l'espressione:
Quindi la (2) puo’ essere riscritta:
se
si ha:
essendo a il coefficiente di riduzione ed E'j, E'n i nuovi valori, ridotti a conformità, dei campi elettrici.
LIMITI DI ESPOSIZIONE
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 luglio 2003
Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici generati a frequenze comprese tra 100 KHz e 300 GHz.
Tabella 1 Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensità di campo magnetico H (A/m)
Densità di potenza D (W/m2)
Limiti di esposizione
0,1 < f ≤ 3 MHz
3 < f ≤ 3000 MHz
3 < f ≤ 300 GHz
60
20
40
0,2
0,05
0,01
‐
1
4
Tabella 2 Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensità di campo magnetico H (A/m)
Densità di potenza D (W/m2)
Valori di attenzione
0,1 MHz < f ≤ 300 GHz
6
0,016
0,10 (3 MHz‐300GHz)
Tabella 3 Intensità di campo elettrico E
(V/m) Intensità di campo magnetico
H (A/m) Densità di potenza D (W/m2)
Obiettivi di qualità
0,1 MHz < f ≤ 300 GHz
6
0,016
0,10 (3 MHz‐300GHz)
DECRETO DEL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 8 luglio 2003
Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete (50 Hz) generati dagli elettrodotti.
Limiti di esposizione e valori di attenzione
Nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati da elettrodotti, non deve essere superato il limite di esposizione di 100 μT per l'induzione magnetica e 5 kV/m per il campo elettrico, intesi come valori efficaci.
A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine, eventualmente connessi con l'esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di rete (50 Hz), nelle aree gioco per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, si assume per l'induzione magnetica il valore di attenzione di 10 mT, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.
Obiettivi di qualità
Nella progettazione di nuovi elettrodotti in corrispondenza di aree gioco per l'infanzia, di ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti nel territorio, ai fini della progressiva minimizzazione dell'esposizione ai campi elettrici e magnetici generati dagli elettrodotti operanti alla frequenza di 50 Hz, e' fissato l'obiettivo di qualità di 3 μT per il valore dell'induzione magnetica, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.
IRPA ‐ INIRC 1998
livelli di riferimento per la esposizione occupazionale a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo (valori efficaci‐campi imperturbati)
Frequenza Valore efficace del campo elettrico
(V/m)
Valore efficace del campo magnetico
(A/m)
Induzione magnetica
(µT)
Densità di potenza dell’onda piana equivalente
(W/m2)
Fino ad 1 Hz ‐ 1.63x105 2 x105 ‐
1¸8 Hz 20000 1.63x105/f 2 x105 /f2 ‐
8¸25 Hz 20000 2x104/f 2 x104/f ‐
0.025¸0.82 KHz 500/f 20/f 25/f ‐
0.82¸65 KHz 610 24.4 30.7 ‐
0.065¸1 MHz 610 1.6/f 2.0/f ‐
1¸10 MHz 610/f 1.6/f 2.0/f ‐
10¸400 MHz 61 0.16 0.2 10
400¸2000 MHz 3 f1/2 0.008 f1/2 0.01 f1/2 f/40
2¸300 GHz 137 0.36 0.45 50
Note:
f = la frequenza considerata è espressa nelle unità come riportate in colonna 1
Per qualsiasi frequenza compresa tra 100 KHz e 10 GHz, Peq., E2, H2, B2, devono essere mediati su qualsiasi
intervallo di 6 minuti.
IRPA ‐ INIRC 1998
Livelli di riferimento per la esposizione del pubblico a campi elettrici e magnetici variabili nel tempo (valori efficaci‐campi imperturbati)
Frequenza Valore efficace del campo elettrico
(V/m)
Valore efficace del campo magnetico
(A/m)
Induzione magnetica
(µT)
Densità di potenza dell’onda piana equivalente
(W/m2)
Fino ad 1 Hz ‐ 3.2x104 4 x104 ‐
1¸8 Hz 10000 3.2x104/f 4 x104 /f2 ‐
8¸25 Hz 10000 4000/f 5000/f ‐
0.025¸0.8 KHz 250/f 4/f 5/f ‐
0.8¸3 KHz 250/f 5 6.25
3¸150 KHz 87 5 6.25 ‐
0.15¸1 MHz 87 0.73/f 0.92/f ‐
1¸10 MHz 87/f1/2 0.73/f 0.92/f ‐
10¸400 MHz 28 0.073 0.092 2
400¸2000 MHz 1.375 f1/2 0.0037 f1/2 0.0046 f1/2 f/200
2¸300 GHz 61 0.16 0.20 10
Note:
f = la frequenza considerata è espressa nelle unità come riportate in colonna 1
Per qualsiasi frequenza compresa tra 100 KHz e 10 GHz, Peq., E2, H2, B2, devono essere mediati su qualsiasi
intervallo di 6 minuti.
Decreto Legislativo 19 novembre 2007, n.257
Attuazione della direttiva 2004/40/CE sulle prescrizioni minime di sicurezza e di salute relative all'esposizione dei lavoratori ai rischi derivanti dagli agenti fisici (campi elettromagnetici).
(GU n. 9 del 11‐1‐2008)
A. VALORI LIMITE DI ESPOSIZIONE Per specificare i valori limite di esposizione relativi ai campi elettromagnetici, a seconda della frequenza, sono utilizzate le seguenti grandezze fisiche: * sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di corrente relativamente ai campi variabili nel tempo fino a 1 Hz, al fine di prevenire effetti sul sistema cardiovascolare e sul sistema nervoso centrale; * fra 1 Hz e 10 MHz sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di corrente, in modo da prevenire effetti sulle funzioni del sistema nervoso; * fra 100 kHz e 10 GHz sono definiti valori limite di esposizione per il SAR, in modo da prevenire stress termico sul corpo intero ed eccessivo riscaldamento localizzato dei tessuti. Nell'intervallo di frequenza compreso fra 100 kHz e 10 MHz, i valori limite di esposizione previsti si riferiscono sia alla densita' di corrente che al SAR; * fra 10 GHz e 300 GHz sono definiti valori limite di esposizione per la densita' di potenza al fine di prevenire l'eccessivo riscaldamento dei tessuti della superficie del corpo o in prossimita' della stessa.
Tabella 1 Valori limite di esposizione (art. 49‐quindecies, comma 1). Tutte le condizioni devono essere rispettate.
Intervallo di frequenza
Densità di corrente
per corpo e tronco
J (mA/m2) (rms)
SAR mediato sul corpo intero (W/kg)
SAR localizzato (corpo e tronco) (W/kg)
SAR localizzato
(arti) (W/kg)
Densità di potenza (W/m2)
Fino a 1 Hz 40 / / / / 1 ‐ 4 Hz 40/f / / / /
4 ‐ 1000 Hz 10 / / / / 1000 Hz ‐ 100 kHz f/100 / / / / 100 kHz ‐ 10 Mhz f/100 0,4 10 20 / 10 MHz ‐ 10 GHz / 0,4 10 20 / 10 ‐ 300 GHz / / / / 50
B. VALORI DI AZIONE
I valori di azione di cui alla tabella 2 sono ottenuti a partire dai valori limite di esposizione secondo le basi razionali utilizzate dalla Commissione internazionale per la protezione dalle radiazioni non ionizzanti
(ICNIRP) nelle sue linee guida sulla limitazione dell'esposizione alle radiazioni non ionizzanti (ICNIRP 7/99).
Tabella 2 Valori di azione ( art‐ 49‐quindecies, comma 2)
[valori efficaci (rms) imperturbati]
Intervallo di frequenza
Intensità di campo elettrico E (V/m)
Intensità di campo magneticoH (A/m)
Induzione magnetica B(mT)
Densità di potenza
di onda piana Seq (W/m2)
Corrente di contatto (W/m2) le (mA)
Corrente indotta
attraverso gli arti
IL (mA) 0 ‐ 1 Hz / 1,63 x 105 2 x 105 / 1,0 /
1 ‐ 8 Hz 20000 1,63 x 105/f2
2 x 105/f2 / 1,0 /
8 ‐ 25 Hz 20000 2 x 104/f 2,5 x 104/f / 1,0 / 0,025 ‐ 0,82 kHz 500/f 20/f 25/f / 1,0 / 0,82 kHz ‐ 2,5 kHz 610 24,4 30,7 / 1,0 2,5 ‐ 65 kHz 610 24,4 30,7 / 0,4f / 65 ‐ 100 kHz 610 1600/f 2000/f / 0,4/f / 0,1 ‐ 1 MHz 610 1,6/f 2/f / 0,4/f / 1 ‐ 10 MHz 610/f 1,6/f 2/f / 40 / 10 ‐ 110 MHz 61 0,16 0,2 10 40 100 110 ‐ 400 MHz 61 0,16 0,2 10 / / 400 ‐ 2000 MHz 3f1/2 0,008f1/2 0,01f1/2 f/40 / / 2 ‐ 300 GHz 137 0,36 0,45 50 / /
Note: 1. f e' la frequenza espressa nelle unita' indicate nella colonna relativa all'intervallo di frequenza. 2. Per le frequenze comprese fra 100 kHz e 10 GHz, S «eq», E, H, B e I «L» devono essere calcolati come medie su un qualsiasi periodo di 6 minuti. 3. Per le frequenze che superano 10 GHz, S «eq», E, H
CONCLUSIONI Considerando che l'area oggetto di intervento non ricade tra quelle elencate nel DPCM 8/7/03 detto decreto attuativo non risulta applicabile. Le apparecchiature asservite all'impianto fotovoltaico sono fornite di marchiatura CE e dunque conformi alle direttive europee 2004/108/EC. EMC directive. Dette apparecchiature non rientrano espressamente nella già citata tabella facente parte della norma EN50499 “Procedure per la valutazione dell'esposizione dei lavoratori ai campi elettromagnetici” riportante gli impianti e le attività che richiedono approfondimenti in relazione ai rischi dovuti ai campi elettromagnetici Per quanto concerne la valutazione dei rischi dovuti ai campi elettromagnetici dalle indagini condotte in diversi stati della comunità europea su impianti fotovoltaici già realizzati ed in esercizio, si deduce che i valori di intensità di induzione magnetica e di intensità di campo elettrico non superano i limiti di esposizione fissati per la popolazione e neanche i limiti di esposizione per i lavoratori raccomandati. In via cautelativa è stata comunque effettuata la valutazione del rischio secondo le linee guida ICNIRP, menzionate precedentemente, dalla quale è emerso che la parte in corrente continua emette campi elettromagnetici statici almeno due ordini di grandezza più deboli del campo magnetico terrestre; non è quindi pensabile una loro influenza negativa sull'essere umano.
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1. Premessa 1.1 Generalità e motivazione dell’opera 1.2 Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera
2. Quadro di riferimento programmatico 2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale
2.1.1 Normativa comunitaria 2.1.2 Normativa nazionale 2.1.3 Normativa regionale
2.2 Normativa di riferimento impianti alimentati da energia 2.2.1 Normativa comunitaria 2.2.2 Normativa nazionale 2.2.3 Normativa regionale
2.3 Normativa di riferimento sulle opere di progetto 2.4 Strumenti di programmazione
2.4.1 Programmazione comunitaria 2.4.2 Programmazione nazionale 2.4.3 Programmazione
2.5 Strumenti di pianificazione territoriale 2.5.1 Rete Natura 2000 2.5.2 Aree protette 2.5.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005-2010 (PIT) 2.5.4 Piano paesaggistico
2.5.5 Piano Territoriale di Coordinamento della Prov. di Livorno (PTC) 2.5.6. Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) 2.5.7. Pianificazione locale
2.6. Coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione 2.6.1 Coerenza con la programmazione regionale 2.6.2 Coerenza con la programmazione provinciale
2.7. Conclusioni
3. Quadro di riferimento progettuale
3.1 Natura e fini del progetto 3.2 Descrizione del progetto
3.2.1 Specifiche tecniche dei componenti 3.3 Tempi realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento
3.4 Descrizione della tecnica prescelta 3.5. Descrizione della natura e dei metodi di produzione 3.6 Dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche, di scarichi idrici, di
sversamenti al suolo, di sottoprodotti, di emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e radiazioni
3.7 Descrizione delle caratteristiche di accesso
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3.8 Dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o prodotti sul sito
3.9 Definizione del rischio di incidenti 3.10 Descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto 3.11 Descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale 3.12 Cantierizzazione 3.13 Piano di dismissione e ripristino 3.14 Analisi delle ricadute socio – occupazionali
4. Quadro di riferimento ambientale
4.1 Atmosfera e clima 4.1.1 La qualità dell’aria 4.1.2 Biomonitoraggio della qualità dell’aria 4.1.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.1.4 Misure di mitigazione e compensazione
4.2 Ambiente Idrico 4.2.1 Descrizione dell’ambiente idrico 4.2.2 Qualità delle acque 4.2.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.2.4 Misure di mitigazione e compensazione
4.3 Suolo e sottosuolo 4.3.1 Inquadramento geomorfologico e geolitologico 4.3.2 Inquadramento idrografico e idrogeologico 4.3.3 Cenni di geotecnica 4.3.4 Sismicità 4.3.5 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.3.6 Misure di mitigazione e compensazione
4.4 Fauna, flora ed ecosistemi 4.4.1 Vegetazione e flora: stato della componente 4.4.2 Fauna: stato della componente 4.4.3 Ecosistemi: stato della componente 4.4.4 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.4.5 Misure di mitigazione e compensazione
4.5 Rumore e vibrazioni 4.5.1 Stato della componente 4.5.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.5.3 Misure di mitigazione e compensazione
4.6 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 4.6.1 Stato della componente
4.6.2 Impatti potenziali 4.6.3 Mitigazioni
4.7 Assetto demografico e igienico-sanitario
4.7.1 Stato della componente 4.7.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.7.3 Misure di mitigazione e compensazione
4.8 Paesaggio
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4.8.1 Stato della componente 4.8.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.8.3 Misure di mitigazione
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1. PREMESSA
Il presente studio è inerente il progetto di un impianto di conversione dell’energia solare in energia elettrica per mezzo della
tecnologia fotovoltaica della potenza nominale di 4.04 MWp da realizzarsi nel Comune di Collesalvetti (LI), nella zona detta
“Lavandone”.
La società Impretecna srl intende sviluppare il progetto di tale impianto su terreni di cui ha la disponibilità.
La realizzazione dell’opera di progetto si inserisce nel processo di progressivo incremento dello sfruttamento delle
energie alternative, al fine di migliorare la produttività e l’offerta, operando nel contempo un miglioramento in termini di
impatto sull’ambiente.
Il presente studio è stato pertanto articolato nei seguenti punti:
• quadro di riferimento programmatico, nel quale, oltre a riportare le principali leggi relative alla normativa di impatto
ambientale e alla realizzazione di impianti fotovoltaici, a livello comunitario, nazionale e regionale, si è valutata la
coerenza dell’opera con gli strumenti di pianificazione e di programmazione vigenti;
• quadro di riferimento progettuale , nel quale sono stati descritti l’impianto, le opere accessorie, gli aspetti
tecnico/progettuali e le azioni di progetto;
• quadro di riferimento ambientale, in cui è stato definito lo stato dell’ambiente attraverso le analisi delle diverse
componenti, e sono stati individuati i possibili impatti che la realizzazione dell’impianto fotovoltaico di progetto
potrebbe avere su ciascuna componente ambientale nelle fasi progettuali di cantierizzazione, di esercizio e di
dismissione. 1.1 Generalità e motivazione dell’opera
Una fonte di energia è rinnovabile quando il suo sfruttamento avviene in un tempo confrontabile con quello necessario per la
sua rigenerazione. Il D. Lgs. 387/2003 “ Attuazione della Direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia
elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità ”, definisce all’art. 2, lettera a) le fonti
energetiche rinnovabili o fonti rinnovabili:
“ le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, solare termodinamica, geotermica, del moto ondoso,
mareomotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas)”.
L’energia geotermica – a rigore – non sarebbe da includere nelle fonti totalmente rinnovabili: lo diventa (o quasi) con la post‐
iniezione di acqua di recupero da condensazione nella massa calda sotterranea, a circa 2.000‐2.500 mt di profondità.
A differenza dei combustibili fossili e nucleari, le fonti rinnovabili possono essere considerate virtualmente inesauribili.
L’utilizzo di tali fonti rappresenta uno strumento fondamentale per i paesi industrializzati nel raggiungere gli obiettivi di
utilizzazione sostenibile delle risorse.
Riduzione delle emissioni di gas serra, riduzione dell’inquinamento atmosferico.
Oltre ciò è da considerare positivamente la diversificazione del mercato energetico e la maggiore sicurezza di
approvvigionamento dell’energia.
Le energie rinnovabili rappresentano altresì una concreta opportunità di sviluppo sostenibile e di accesso al l’energia
in aree remote per i paesi in via di sviluppo.
Per promuovere la diffusione dell’utilizzo di tali fonti, l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di una produzione di energia
elettrica da fonti rinnovabili pari al 22% del consumo totale, da raggiungere entro l’anno 2020.
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Nel settembre 2007 il Governo italiano ha trasmesso all’Unione Europea il proprio Energy Position Paper, nel quale prevede per l’Italia gli obiettivi riportati in tabella 1.
Tabella 1 – Obiettivi di produzione di energia elettrica al 2020
2005 2020
FONTE POTENZA (MW) (ENERGIA TWH) POTENZA (MW) (ENERGIA TWH)
IDROELETTRICO 17.325 36 20.200 43.15
EOLICO 1.718 2,35 12.000 22,60
SOLARE FTV 34 0.04 9.500 13.20
GEOTERMICO 711 5.32 1.300 9.73
BIOMASSE, BIOGAS 1.201 6.16 2.415 14.50
ONDE E MAREE 0 0.00 800 1.00
TOTALE 20.989 49.87 46.215 104.15
ENERGIA PRIMARIA 4.29 8.96 SOSTITUITA (MTEP)
In particolare, per le centrali fotovoltaiche, considerando i vincoli naturali e la disponibilità di territorio equivalente a 10 kmq di terreno, viene stimata una possibile allocazione di 1000 MWp.
La Regione Toscana nel PIER (Piano Integrato Energetico Regionale) ha fissato come obiettivi la riduzione del 20% delle emissioni
di CO2 per il 2020 (riduzione rispetto alle emissioni del 1990), e l’aumento del 20% dell’energia prodotta mediante l’impiego di
fonti di energia rinnovabili.
Tra le diverse fonti di energia rinnovabile, la tecnologia fotovoltaica presenta alcuni vantaggi:
indipendenza del luogo di installazione rispetto alla fonte di energia: seppur in misura variabile, sulla superficie terrestre
l'irraggiamento solare arriva ovunque; la fonte eolica e quella idroelettrica sono invece limitate a porzioni specifiche del
territorio, ove tali risorse si concentrano in misura idonea ad essere sfruttate, mentre la biomassa va coltivata in situ o
comunque trasportata;
è possibile prevedere la produzione annuale di energia con un piccolo margine di errore, indipendentemente dalla
variabilità di richiesta;
non si produce inquinamento di alcun genere (acustico, atmosferico, etc…)
l’impatto ambientale causato è estremamente basso, essendo legato alla sola fase produttiva dei supporti: la costruzione
dei moduli richiede l'uso di tecnologie convenzionali poco inquinanti. L'esercizio delle centrali comporta quasi
esclusivamente occupazione di superficie. La fase di dismissione (dopo 25‐30 anni di esercizio) non presenta particolari
problemi;
i benefici ambientali ottenibili dall’adozione di sistemi FV sono proporzionali alla quantità di energia prodotta,
supponendo che questa vada a sostituire energia altrimenti fornita da fonti convenzionali: ogni kWh prodotto con
fonte fotovoltaica consente di evitare l'emissione nell'atmosfera di 0,53 kg di CO2 (gas responsabile
dell’effetto serra, prodotto con la tradizionale produzione termoelettrica che, in Italia, rappresenta l’80% circa
della generazione elettrica nazionale).
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1.2 Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera
L’area in esame è ubicata nel Comune di Collesalvetti, in località “Lavandone”. Come si vede dalla documentazione fotografica riportata il sito di ubicazione delle opere in progetto si trova al di fuori di ogni nucleo urbano. La scelta dell’area di ubicazione delle opere è stata determinata da un insieme di fattori. La società Impretecna srl ha la disponibilità del terreno avendo opzionato la superficie dalla proprietà.
• Il sito non è gravato da vincoli, come si vedrà in dettaglio nelle pagine seguenti.
L’ubicazione in una zona già dotata delle necessarie infrastrutture, legate alla presenza della rete elettrica, rende il sito
facilmente accessibile sin dalla fase di cantierizzazione.
Nelle tavole è evidenziata la rete stradale dell’ambito di riferimento locale del sito di ubicazione delle opere in progetto.
Nel seguito sono riportati i principali dati necessari alla localizzazione dell’area di intervento sulla cartografia ufficiale.
Riferimenti catastali:
Catasto Terreni del Comune di Collesalvetti (Livorno): foglio di mappa n° 3, particelle n° 2.
Proprietà: sig.Natalini Fernando.
Riferimenti geografici: zona baricentrica, 43°37’07,04” Nord; 10°24’54,95” Est.
Coordinate Gauss/Boaga: non determinate.
Altitudine: circa 2 mt slmm.
Albedo: 0.2
Superficie area lorda: circa 100.000 mq
Inclinazione media: 0.1°
Linea di pendenza: sud-nord (da scolmatore f.Arno a Fossa Nuova) Per quanto riguarda l’inquadramento dell’opera nel territorio risulta quanto segue:
dal punto di vista urbanistico, secondo il vigente PRGC del Comune di Collesalvetti, la destinazione urbanistica dell’area di realizzazione dell’impianto è la seguente: AGRICOLO con prescrizioni.
Altro:
dal punto di vista paesistico, il terreno che ospiterà l’impianto fotovoltaico, ricade nell’ AMBITO N°12 “Area
Livornese”, comprendente in comuni di Collesalvetti, Crespina, Fauglia, Livorno, Lorenzana, Orciano Pisano, Rosignano Marittimo, nelle province di Livorno e Pisa, secondo la classificazione regionale PIT vigente. Le caratteristiche salienti di quest’ambito sono riportate nel riquadro.
La città di Livorno non ha avuto la possibilità di formarsi un contado, perché di origine recentissima, rispetto agli standard italiani. Fino all’inizio dell’Ottocento ha avuto scarsi contatti col territorio circostante e con lo stato di cui faceva parte, e molti con l’oltremare, perché era una base del commercio di deposito nel Mediterraneo, controllato dagli inglesi e dagli olandesi Inoltre, non ha avuto un vero territorio provinciale fino al 1925, quando al suo territorio comunale e all’Isola d’Elba venne aggiunta la Maremma pisana. Nonostante i quasi 80 anni trascorsi dall’annessione di una parte del territorio pisano, i legami con l’entroterra immediato sono rimasti deboli. Comunque, essendo stata fin verso gli anni ’90 del ‘900 la seconda città della Toscana (poi sorpassata da Prato) Livorno ha intessuto qualche legame coi territori circostanti, che data la configurazione della provincia (una sottile striscia lungo il Tirreno) sono in buona parte pisani.
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CENNI DI OROGRAFIAE DI IDROGRAFIA La parte centrale dell’area è costituita dalle colline livornesi (fra il mare e il corso del torrente Tora), e – in destra del Tora, - le colline pisane fino al torrente Crèspina. I due torrenti versano nel fosso Reale, che unito al Fosso d’Arno sbocca in mare immediatamente a nord della città di Livorno. Il comune di Orciano è sul displuvio fra i bacini dei due torrenti Tora e Isola, che scorrono verso nord, e il torrente Fine, che scorre verso sud. CENNI RELATIVI ALLO SVILUPPO ECONOMICO Livorno ha avuto un precoce sviluppo commerciale, e, fra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, industrialee finnaziario. Nel 1929 vi venne istituita, in parte annettendo una striscia di territorio di Collesalvetti che arrivava fino al mare, la zona “portuale – industriale” che non ha avuto sorte migliore delle altre zone industriali nate nel periodo fra le due guerre mondiali (Venezia, Bolzano, Apuania). Degli altri comuni, Collesalvetti è coinvolto nello sviluppo industriale a partire dall’istituzione del porto industriale, mentre gli altri sono rimasti rurali fino a tempi recenti. Nel territorio comunale di Livorno esiste un piccolo complesso di foreste demaniali: Quercianella - S. Alò, Calafuria, Limone – Valle Benedetta - Parrana S. Martino, (che ha una piccola espansione nel comune di Collesalvetti). VIE DI COMUNICAZIONE Livorno venne collegata a Pisa per strada ferrata nel 1844, a Firenze nel 1848. La strada litoranea (Aurelia) era stata ricostruita fra il 1828 e il 1841. Il proseguimento verso Roma della ferrovia venne realizzato, in un primo tempo, per le valli del Tora e del Fine, cioè dietro le colline di Livorno; e di conseguenza quando venne costruito il tronco Pisa-Collesalvetti, Livorno rimase tagliata fuori dal percorso verso Roma, fino alla realizzazione del tratto costiero Livorno-Vada nel 1910. La ferrovia tirrenica arrivò a Grosseto nel 1864, a Roma nel 1867. Genova venne collegata nel 1874. Negli anni ’30 del Novecento l’Ente Attività Toscane (EAT) promosse la costruzione della autostrada Firenze-mare, preferendo il percorso ”turistico” (Firenze-Montecatini-Viareggio) a quello commerciale, Firenze-Livorno per il Valdarno. Negli anni ’70-’80 è stata realizzata la superstrada Firenze-Livorno (e Pisa); nel 1971 venne terminata l’autostrada Genova-Livorno, in seguito prolungata fino a Rosignano.
dal punto di vista ambientale, l’area non è inserita in Sic, Zps, Sir e Aree Protette;
dal punto di vista vincolistico, sull’area di intervento non sono presenti vincoli ex art. 142 del Codice dei beni culturali e
del paesaggio né è gravata da vincolo idrogeologico. (vedi tavole coordinate PTC provinciale).
Il sito di ubicazione delle opere in progetto è stato scelto in quanto la società Impretecna srl ne ha la disponibilità, è posto in una zona di recente bonifica, di pianura interclusa fra lo scolmatore d’Arno e la Fossa Nuova, qust’ultima classificata come opera idraulica di 3° ctg. e gestita dal Consorzio di Bonifica Fiumi e fossi di Pisa. Scheda Consorzio di B. Fiumi & Fossi:
FID = 6 NOME = FOSSA NUOVA DX SCOLMATORE LUNGHEZZA = 20.054,529 CODICE = 13_001 ID_CAT_ = si COMPETENZA = si CLASSIFICA = Idr. - III cat. FOGLIO = 273140 NOTE = D.D. 24/10/2001 n. 5958 - n. 22 (Collesalvetti) DEFLUSSO = naturale
La possibilità di accesso durante la fase di cantiere è in genere buona, così come la possibilità di allacciamento degli impianti alla rete di distribuzione/trasmissione dell’energia elettrica generata in corrispondenza della stazione pozzi ASA, in modo da minimizzare gli impatti derivanti dalla realizzazione di ove linee di interconnessione e di impianti di trasformazione. A circa 450 mt a monte della zona in esame vi è la confluenza fra il Fosso (o Scolo) del Faldo e la Fossa nuova (confluenza da 3° a 2° ordine, immissione idrografica sinistra); la scheda del Fosso del Faldo è la seguente:
FID = 9 NOME = FALDO (SCOLO DEL) LUNGHEZZA = 1.500,774 CODICE = 13_011 ID_CAT_ = in parte COMPETENZA = si CLASSIFICA = Bon_c FOGLIO = 273140 NOTE = DEFLUSSO = naturale
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Fossa Nuova Scolmatore d’Arno Fiume Tora Scolo del Faldo
Linee di flusso (in tratteggio il reticolo idraulico superficiale)
Linee di flusso correnti in regime permanente reticolo principale
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2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
In questo capitolo è riportata la normativa di riferimento per le opere in progetto a livello comunitario, nazionale e
regionale, commentata nei confronti dell’area che interessa la realizzazione di questo impianto. Il capitolo è articolato nei seguenti paragrafi:
• normativa di riferimento in materia di impatto ambientale;
• normativa di riferimento in materia di impianti da energia rinnovabile;
• normativa di riferimento delle opere connesse al progetto;
• strumenti di programmazione in materia di impianti da energia rinnovabile;
• stato della pianificazione territoriale vigente a livello nazionale, regionale, provinciale e locale;
• valutazione della coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione e di pianificazione vigenti. 2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale
Di seguito viene riportata la normativa vigente a livello comunitario, nazionale e regionale in materia di impatto
ambientale, in una sequenza che offre il quadro evolutivo degli strumenti di legge. 2.1.1 Normativa comunitaria
Direttiva n.85/337/CEE “ Direttiva del Consiglio concernente la va lutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati”
E’ la prima direttiva Europea in materia di VIA e introduce la valutazione di impatto ambientale di determinati progetti
pubblici e privati elencati negli allegati alla Direttiva stessa al fine di valutare gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui
seguenti fattori:
1. L’uomo, la fauna e la flora; 2. Il suolo, l’acqua, l’aria, il clima e il paesaggio; 3. L’interazione tra i fattori di cui al punto 1 e 2; 4. I beni materiali ed il patrimonio culturale.
In particolare il punto 3 dell’Allegato II riguarda l’industria energetica e fa riferimento agli “ impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda.”
Direttiva 96/61/CE
Modifica la Direttiva 85/337/CEE e introduce il concetto di prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento
proveniente da attività industria li al fine di conseguire un livello adeguato di protezione dell’ambiente nel suo
complesso; inoltre introduce l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale).
La direttiva tende alla promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto di "migliori tecniche disponibili". Direttiva n.97/11/CE
Costituisce una revisione critica della Direttiva 85/337/CE in base all’esperienza di applicazione delle procedure di VIA in
Europa. Estende le categorie dei progetti ed inserisce un ulteriore allegato relativo ai criteri di selezione dei progetti stessi.
Introduce le fasi di “screening” e “scoping” e fissa i principi fondamentali della VIA che i Paesi membri devono recepire. Direttiva CEE/CEEA/CE n.35 del 26/05/2003
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Prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di alcuni piani e programmi in materia ambientale, e modifica le
direttive 85/337/CEE e 96/61/CE relativamente alla partecipazione del pubblico e all’accesso alla giustizia.
Contribuisce all’attuazione degli obblighi derivanti dalla convenzione di Århus del 25 giugno 1998, tra i cui obiettivi vi è il
desiderio di garantire il diritto di partecipazione del pubblico alle attività decisionali in materia ambientale. 2.1.2 Normativa nazionale Legge n. 439/1986
Recepisce la normativa comunitaria istituendo il Ministero dell’Ambiente e fornisce le prime indicazioni sulla procedura
di VIA. D.P.C.M. 1988
Il D.P.C.M. n. 377, del 20 agosto 1988, individua le categorie di opere da sottoporre alla VIA e il
D.P.C.M. del 27 dicembre 1988 definisce la procedura VIA, la modalità di presentazione della domanda di pronuncia
sulla compatibilità ambientale di un progetto e le norme tecniche di redazione degli studi di impatto ambientale.
Legge quadro in materia di Lavori Pubblici (D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.)
Definisce tre livelli di progettazione caratterizzati da diverso approfondimento tecnico (progetto preliminare, definitivo
esecutivo).
Relativamente agli aspetti ambientali viene stabilito che sia assoggettato alla procedura di VIA il progetto definitivo di
un’opera pubblica. D.P.R. del 12 aprile 1996
E’ un atto di indirizzo e coordinamento nel quale vengono date disposizioni in materia di VIA come stabilito dalla legge
146/94, che prevede che il Governo definisca le condizioni, i criteri e le norme tecniche per l’applicazione della procedura di
impatto ambientale ai progetti inclusi nell’Allegato II alla Direttiva 85/337/CEE.
In particolare nell’Allegato A del suddetto Decreto è riportato l’elenco delle opere soggette a valutazione di impatto
ambientale.
Nell’Allegato B del Decreto è invece riportato l’elenco delle opere che sono assoggettate alla procedura di
valutazione d’impatto ambientale solo nel caso in cui ricadano, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette (in
caso contrario l’Autorità competente ne verifica o meno l’assoggettabilità a procedura di VIA).
Gli impianti fotovoltaici sono compresi nell’Allegato B, al Punto 2, lettera c). L.443/2001 (Legge Obiettivo) e relativo decreto di attuazione D.Lgs n. 190/2002
Individua una procedura di VIA speciale, con una apposita Commissione dedicata, che regola la progettazione,
l’approvazione dei progetti e la realizzazione delle infrastrutture strategiche, descritte nell’elenco della delibera CIPE del 21
dicembre 2001. CIPE n.57/2002
Dà disposizioni sulla strategia nazionale ambientale per lo sviluppo sostenibile 2000‐2010. Afferma la necessità di rendere
più efficace l’applicazione della VIA (ad esempio tramite l’istituzione di Osservatori ambientali, e il monitoraggio dei
problemi ambientali in fase della realizzazione delle opere). Afferma altresì che la VIA debba essere integrata con Piani e
Programmi che nella loro formulazione abbiano già assunto i criteri di sostenibilità ambientale, tramite la
Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice ambientale), modificato con D.Lgs.128/2010
Norma valutazione di impatto ambientale, difesa del suolo e tutela delle acque, gestione dei rifiuti, riduzione
dell’inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali, abrogando la maggior
parte dei precedenti provvedimenti di settore. La parte seconda, titolo III, successivamente modificata dal D. Lgs
4/2008, disciplina la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), la Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA) e
l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), coordinandole tra loro. Il processo di VIA si conclude con il
provvedimento di valutazione dell’impatto ambientale emesso dall’Autorità Competente, obbligatorio, vincolante e
sostitutivo di ogni altro provvedimento in materia ambientale e di patrimonio culturale. Gli impianti fotovoltaici rientrano
nell’Allegato III alla parte seconda del detto Decreto, nell’elenco B, al Punto 2, lettera c).
Rimane la condizione di assoggettabilità alla procedura di VIA nel caso in cui le opere ricadano anche parzialmente
all’interno di aree naturali protette e si aggiunge la discrezionalità per l’Autorità competente di richiedere ugualmente lo
svolgimento della procedura di valutazione di impatto ambientale, sulla base di elementi indicati nell’Allegato IV alla
parte seconda del Decreto, anche se le opere non ricadono in aree naturali protette. 2.1.3 Normativa regionale
L.R. 68/95 ‐ Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale
Disciplina la valutazione di impatto ambientale, anticipando il compito affidato al Governo in merito all’attuazione
della Direttiva 85/337/CEE durante gli anni nei quali si stava ancora definendo la normativa nazionale. La legge individua le
categorie di progetti e le relative soglie dimensionali, da assoggettare in fase transitoria a procedura di VIA di competenza
regionale. L.R. n. 79/1998 ‐ Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale.
Attribuisce la competenza in materia di VIA alle Province, ai Comuni e agli Enti Parco regionali, oltre che alla stessa
Regione in relazione alle tipologie progettuali. Introduce la procedura di verifica o screening attraverso la quale l’autorità
competente decide s e sottoporre o meno il progetto a procedura di VIA. Introduce altresì la procedura per la fase
preliminare o scoping per identificare attraverso una consultazione tra proponente ed autorità competente gli strumenti e
le informazioni che devono far parte dello studio di impatto ambientale, in relazione alle caratteristiche del progetto. Articola
la procedura di valutazione di impatto ambientale e individua la figura del garante dell’informazione e quanto
contenuto nell’art. 15 (Inchiesta pubblica e contraddittorio), relativo all’ informazione dei cittadini. Indica la procedura
unica integrata che viene svolta da parte delle autorità competenti nei casi in cui, il progetto necessiti di
autorizzazioni e pareri di differenti amministrazioni pubbliche, oltre alla pronuncia di VIA. La procedura unica integrata
e’ attuata attraverso l’indizione di una conferenza di servizi. D.G.R. n. 87/2009 ‐ Indirizzi transitori applicativi in materia di VAS e di VIA
Con l’entrata in vigore il 13.02.2008 del D. Lgs. 4/2008 le regioni devono adeguare il proprio ordinamento alle
disposizioni del decreto statale, entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore. La Regione Toscana ha nel frattempo
emanato la circolare Indirizzi transitori applicativi nelle more dell'approvazione della legge regionale in materia di VAS
e di VIA, che regola attualmente il procedimento di VIA. Relativamente alla VIA, per le opere che ricadono negli allegati
alla legge
regionale n.79/1998 si continua ad applicare, in quanto compatibile, l’articolo 7 della legge regionale n.79/1998
“Autorità competente ”, mentre per le opere non rinvenibili o non esattamente corrispondenti a quanto indicato negli
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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allegati alla L.R. n.79/1998, come nel caso degli impianti fotovoltaici, la competenza per questa fase transitoria è assunta
dalla Regione.
L.R.n°10 del 12 febbraio 2010 – Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), valutazione impatti ambientale
(VIA), e di valutazione di incidenza.
Dal 18 febbraio 2010 è in vigore il Testo coordinato della Legge Regionale 12 febbraio 2010 n. 10 ‐ Norme in materia di
valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza (pubblicato
sul B.U.R.T. Parte Prima n. 9 del 17 febbraio 2010)
Assieme alla L.R.n°11/12.2.2010, di rettifica, contiene le linee guida per le procedure valutative di competenza regionale,
provinciale e comunale; nella fattispecie del FTV sancisce la competenza provinciale alla verifica di assoggettabilita’ VIA per
impianti da 1 a 10 MWp fotovoltaica installata.
2.2 Normativa di riferimento in materia di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili
In questo paragrafo viene offerto un quadro dell’evoluzione in materia di energie rinnovabili, la cui incentivazione è ormai
considerata uno degli strumenti essenziali per diversificare il mercato in termini di offerta e, contemporaneamente,
diminuire le problematiche ambientali legate alla soddisfazione del fabbisogno energetico. 2.2.1 Normativa comunitaria
Direttiva 96/92/CE
Stabilisce norme comuni per la generazione, la trasmissione e la distribuzione dell’energia elettrica. Definisce le norme
organizzative e di funzionamento del settore, l’accesso al mercato, i criteri e le procedure da applicarsi nei bandi di gara e
nel rilascio delle autorizzazioni nonché della gestione delle reti. La premessa di questa direttiva fa riferimento alle fonti
rinnovabili. Direttiva europea 2001/77/CE
Stabilisce che gli Stati membri devono individuare gli obiettivi di incremento della quota dei consumi interni lordi da
soddisfare con l’utilizzo delle fonti rinnovabili, imponendo di raggiungere entro l’anno 2010 una percentuale di energia da
fonti rinnovabili pari al 12% del bilancio energetico complessivo e al 22% dei consumi elettrici totali dei Paesi UE.
All’Italia viene assegnato un obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%. Direttiva 2001/77/CE
Fissa un obiettivo da conseguire lasciando al singolo Stato la scelta dei mezzi e delle modalità attuative: ogni Paese
membro resta libero di definire i propri obiettivi di consumi elettrici da FER e di adottare le misure di sostegno più
consone alla situazione sociale, ambientale e normativa presente all’interno del proprio sistema. Direttiva 2003/87/CE: Emission Trading System, del 13 ottobre 2003
Istituisce un sistema comunitario per lo scambio di quote di emissioni di gas denominato Emission Trading System (ETS), al
fine di ridurre le emissioni di CO2. Tale sistema consente di rispondere agli obblighi di riduzione delle emissioni attraverso
l’acquisto dei diritti di emissione.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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2.2.2 Normativa nazionale Legge n. 10/1991
Demanda alle Regioni una serie di compiti (emanazione di norme attuative, attività di programmazione,
concessione ed erogazione di contributi, informazione e formazione, diagnosi energetica, partecipazione e consorzi e
società per realizzare interventi) e definisce le linee guida per il mercato dell’energia, in conformità a quanto previsto dalle
direttive Europee. In accordo con la politica energetica della Comunità Europea s i stabilisce l'uso razionale dell'energia, il
contenimento dei consumi di energia nella produzione e nell'utilizzo di manufatti, l'utilizzazione delle fonti rinnovabili
di energia, la riduzione dei consumi specifici di energia nei processi produttivi. Definisce le fonti rinnovabili di energia o
assimilate. D. Lgs. 79/99 ‐ Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno
dell’energia elettrica (decreto Bersani)
Definisce le linee generali del riassetto del settore elettrico in Italia, introducendo importanti innovazioni in diversi
settori, comprese le fonti rinnovabili: dal 2001 i produttori o distributori di energia elettrica hanno l’obbligo di immettere
nel sistema elettrico nazionale una quota di energia elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili entrati in esercizio o
ripotenziati. Decreto Ministeriale 79/99 ‐ Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia elettrica
da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell’Articolo 11 del Decreto Legislativo n. 79, del 16
marzo 1999
Introduce i Certificati Verdi (CV), la nuova struttura di incentivazione delle fonti rinnovabili dopo la liberalizzazione del
settore dell’energia disciplinata dal Decreto Bersani. Delibera CIPE 126/99
Con questa delibera il Governo ha definito gli obiettivi al 2010 di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, individuando
gli obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile. Protocollo di Torino
E’ un documento stipulato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dal Ministero delle Attività Produttive,
dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Conferenza delle Regioni. Le Regioni si impegnano a predisporre
entro il 2002 i rispettivi piani energetico ‐ ambientali che privilegino le fonti rinnovabili e la razionalizzazione della
produzione elettrica e dei
consumi energetici. D.L. n. 387/2003
Concerne l’attuazione della direttiva 2001/77/CE. E’ finalizzato a promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili. Descrive le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, come di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti. Prevede che la costruzione e l’esercizio delle opere connesse siano soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico‐artistico.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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2.2.3 Normativa regionale LR 39/2005 (Disposizioni in materia di energia)
Disciplina le diverse tematiche energetiche, riformulando i poteri della Regione e definendo gli obiettivi da perseguire,
quali la compatibilità tra energia e sviluppo sostenibile, la razionalizzazione della produzione e degli usi energetici, la
promozione delle fonti rinnovabili, la prevenzione e riduzione dell’inquinamento luminoso. Individua il sistema
principale regionale in materia di energia nella redazione del Piano di Indirizzo (PIER).
Impianti fotovoltaici (produzione di energia elettrica)
La realizzazione di impianti fotovoltaici è semplificata al massimo dalla legislazione vigente: è infatti sufficiente una comunicazione scritta al Comune per installare determinati impianti di potenza nominale fino a 5 kW (cosiddetta “attività
libera” ai sensi dell’art. 17 LR 39/2005), e per realizzare impianti “integrati” o “aderenti” per tutto lo sviluppo del tetto, indipendentemente dalla potenza (“attività libera” ai sensi dell’art. 17 LR. 39/2005 e del Dlgs 115/2008).
Tipo di impianto Tipologia di autorizzazione Procedure da seguire
Integrati o aderenti per tutto lo sviluppo del tetto, indipendentemente dalla potenza
Attività libera (art. 17 LR 39/2005 e Dlgs 115/2008)
Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima
dell’inizio dei lavori
Potenza nominale fino a 5 kW se realizzati secondo le condizioni fissate dal Pier (2)
Attività libera (art. 17 LR 39/2005)
Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima
dell’inizio dei lavori
Potenza fino a 1 MW se di proprietà di Regione ed Enti locali, realizzati tenuto conto
delle condizioni fissate dal Pier (2)
Attività libera (Art.17 L.R.39/2005)
Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima
dell’inizio dei lavori
Potenza fino a 1 MW se di proprietà di Aziende Sanitarie, realizzati con l’assenso del
Comune (2)
Attività libera (Art.17 L.R.39/2005)
Richiesta preventiva assenso al Comune
Potenza nominale fino a 20 kW (*) DIA (art. 16 LR 39/2005)
Presentazione della DIA, ai sensi della LR 39/2005 e della LR
1/2005, al Comune
Potenza nominale superiore a 200 kW fino a 1 MW
Autorizzazione unica provinciale (art. 11 L.R.39/2005) senza VIA
(art. 27 L. 99/2009) Istanza alla Provincia
Potenza superiore a 1 MW Autorizzazione unica provinciale (art. 11 L.R.39/2005) con verifica
di Via
Per l’autorizzazione istanza alla Provincia
(*) modificato dalla Corte Cost. Sentenza Corte costituzionale 313/2010. Con Sentenza 313 del 2010 depositata in data 11/11/2010, in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale: a) dell’art. 10, comma 2, della legge della Regione Toscana 23 novembre 2009 n. 71 (Modifiche alla legge regionale 24 febbraio 2005, n. 39 –
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Disposizioni in materia di energia), nella parte in cui, sostituendo il comma 3 dell’art. 16, della legge della Regione Toscana 24 febbraio 2005, n. 39 (Disposizioni in materia di energia), ha inserito i numeri 1 e 2 della lettera f.
“3.…… sono soggetti alla DIA i seguenti interventi, qualora non costituiscano attività libera ai sensi dell'articolo 17: f) la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell’articolo 12 del d.lgs. 387/2003 , quando la capacità di generazione sia inferiore alle seguenti soglie di potenza:
1) per gli impianti eolici, 100 chilowatt; 2) per gli impianti solari fotovoltaici, 200 chilowatt;
OMISSIS”
2.3 Normativa di riferimento sulle opere di progetto
Per la normativa di riferimento sulle opere in progetto si rimanda alla relazione ambientali di dettaglio allegate al progetto.
2.4 Strumenti di programmazione
Gli strumenti programmatici relazionabili al progetto sono quelli relativi ai piani e programmi relativi alla produzione di
energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera. 2.4.1 Programmazione comunitaria
Libro Bianco della Commissione Europea ‐ Energia per il futuro: le fonti di energia rinnovabili, del 20 novembre 1996
Ha lo scopo di realizzare un piano d’azione sulle Fonti di Energia Rinnovabili (FER).
Secondo quanto riportato in questo documento, le FER disponibili in Europa fino al 1996 sono sfruttate in maniera
insufficiente. Protocollo di Kyoto, del 11 dicembre 1997
Il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 16 febbraio 2005, è un documento internazionale che affronta il problema dei
cambiamenti climatici. Lo scopo primario è la riduzione di emissione di gas inquinanti e gas serra in atmosfera.
Gli stati firmatari, tra i quali l’Italia, si impegnano a ridurre le emissioni di gas serra al fine di promuovere lo sviluppo
sostenibile. Nell’Allegato B è riportata la quantificazione degli impegni di limitazione o riduzione delle emissioni. Gli Stati
membri dell’Unione Europea devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8% tra il 2008 e il
2012.
2.4.2 Programmazione nazionale
Piano Energetico Nazionale del 1988
E’ stato uno dei primi strumenti governativi a sostegno delle fonti rinnovabili: comincia a delinearsi una nuova politica
energetica, caratterizzata da una maggiore attenzione verso l'ambiente. Gli obiettivi primari presi in considerazione sono
riconducibili principalmente al risparmio energetico, alla protezione dell’ambiente e della salute dell’uomo e
all’incentivazione dello sviluppo delle risorse nazionali.
Delibera CIPE n. 137/98 ‐ Linee guid a per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra
Assegna alla produzione di energia da FER un contributo di circa il 20% per il conseguimento degli obiettivi nazionali di
riduzione delle emissioni di gas serra, ai fini del rispetto degli impegni assunti con il Protocollo di Kyoto. Stabilisce che
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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l’Italia deve ridurre le proprie emissioni annue di circa 100 Mt di CO2 equivalenti tra il 2008 e il 2012, con interventi sul
fronte dell’offerta (aumento di efficienza del parco termoelettrico, produzione di energia da fonti rinnovabili), sul
fronte della domanda di energia (riduzione dei consumi nel settore dei trasporti e nei settori industriale, abitativo e
terziario) e su quello degli usi non energetici riportati in Tabella 3.
Tabella 3 – Obiettivi di riduzione di CO 2
Azioni Mt C O2 Mt C O2 Mt C O2 2002 2006 2008- 2012
A ume nto di efficienza del parco elettrico -4/5 -10/12 -20/23
Riduzione dei cons umi ener getici nel settore dei -4/6 -9/11 -18/21 trasporti
Pr oduzione di energia da fonti rinnovabili -4/5 -7/9 -18/20 Riduzione dei cons umi ener getici nei settori - -12/14 -24/29 industriale/abitativo/terziario
Riduzione delle emissioni nei settori non ener getici -2 -7/9 -15/19
Assor bimento delle emissioni di C O2 dalle foreste - - -(0,7)
TO TA LE -20/25 -45/55 -95/112
(Fonte: deliber azione CI PE 19 N ovem bre 1998)
2.4.3 Programmazione regionale
Programma regionale di sviluppo 2006‐2010
E’ un documento di indirizzo programmatico degli interventi prioritari nell’arco della legislatura. Dà indicazioni progettuali
da inserire nella nuova programmazione settoriale pluriennale.
Individua quattro Programmi strategici che fanno riferimento alla competitività del sistema integrato regionale e del
territorio, alla cittadinanza, lavoro, coesione, cultura e qualità della vita, alla sostenibilità ambientale dello sviluppo,
alla Governance, conoscenza, partecipazione, sicurezza, intese come metodo con il quale portare avanti le scelte
strategiche individuate.
Le priorità operative sono definite nei Progetti Integrati Regionali (PIR). In riferimento al settore energetico, il PIR 3.2 ‐
Sostenibilità e competitività del sistema energetico ‐ si pone l’obiettivo di sviluppo delle fonti rinnovabili, e dell’efficienza
energetica, garantendo anche maggior autonomia energetica e riduzione dei costi, come fattori di sviluppo collegati ai
processi di innovazione tecnologica. PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale)
Con il Piano di Indirizzo Energetico Regionale approvato dal Consiglio regionale l’08/07/2008, la Toscana intende
sviluppare un progetto sostenibile del sistema energetico regionale, garantendo la corrispondenza tra energia prodotta, il
suo uso razionale e la capacità di carico del territorio e dell’ambiente. Tre sono gli obiettivi generali: sostenibilità,
sicurezza ed efficienza energetica. Nella tabella seguente si riportano gli obiettivi specifici perseguiti dal PIER e le
azioni con cui raggiungerli.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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PARCHI ED AREE PROTETTE Parchi e Valori naturalistici ‐ Obiettivi di qualità ‐ Azioni Emergenze ecosistemiche fluviali, con boschi e vaste aree umide.
Il territorio della Regione Toscana è interessato da tre Parchi Nazionali:
1. Parco Foreste Casentinesi (AR,FI) 2. Arcipelago Toscano (LI,GR) 3. Appennino Tosco‐Emiliano (MS,LU);
da tre Parchi Regionali:
1. Parco della Maremma (GR) 2. Parco Migliarino‐Massaciuccoli (PI,LU) 3. Parco delle Alpi Apuane (MS,LU);
da Parchi Provinciali (qui in parte):
1. Parco di Montioni (GR) 2. Parco di Montioni livornese (LI) 3. Parco dei Monti Livornesi;
da numerose Riserve Provinciali (qui in parte):
a) Oasi della Contessa (LI) b) Palude degli Orti‐Bottagone (LI) c) Foresta di Berignone (PI) d) Lago di Santa Luce (PI) e) ….
da numerose aree ANPIL (vedi www.parchinaturali.toscana.it/anpil.html), di cui solo per Livorno e Pisa:
a) Fiume Cecina, b) Macchia Magona c) S.Silvestro d) Baratti e) Sterpaia f) Montioni g) Parrana S.Martino h) Colognole i) Montenero j) Torrente Chioma k) Foresta di Valle Benedetta l) Parco del Chioma
e, in Pisa: a) Bosco di Tanali b) Stazione Relitta di Pino Laricio c) Monte Castellare d) Valle delle Fonti e) Giardino f) Fiume Cecina g) Serra Bassa h) Valle del Lato.
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L’area del Lavandone di Collesalvetti:
non è inclusa nei Parchi Nazionali;
non è inclusa nei Parchi Regionali;
non è inclusa e neppure confina con il Parco dei Monti Livornesi, di cui si riporta una breve scheda:
PARCO DEI MONTI LIVORNESI
Tipologia: Parco Naturale Regionale; istituito con L.R. 19 febbraio 1999, n. 936 e D.C.P. 31 luglio 2000, n. 163. Regione: Toscana Province: Livorno
Il Parco Naturale dei Monti Livornesi interessa le alture poste a sud‐est della città di Livorno; l'area protetta occupa una superficie di 1.329 ettari nei Comuni di Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto, in Provincia di Livorno.
Parco Naturale Monti Livornesi
Descrizione
I Monti Livornesi si formarono durante il Miocene medio (20‐15 milioni di anni fa). Cisti, ginestre ed ornielli caratterizzano le zone meno boscate; il versante sul mare presenta splendide pinete mentre nelle valli interne e nel versante ad est si trovano boschi con lecci, cerri, olmi, castagni e noccioli. La presenza di acqua permette lo sviluppo di boschi ripariali di pioppi, salici e frassini. Buona la presenza di fauna: tra i mammiferi, il cinghiale, la donnola, la volpe, la faina e la martora, tra gli uccelli, il gufo, il barbagianni, l'allocco e alcune specie interessanti come la magnanina, il codirossone, la sterpazzolina. Sui Monti Livornesi si trovano tracce della presenza dell'uomo in età Paleolitica e nel periodo etrusco.
non è inclusa nella Riserva Provinciale “Oasi della Contessa Suese – Biscottino.
La Riserva Provinciale “Oasi della Contessa”, è stata istituita con delibera del Consiglio Provinciale n. 86 del 28.04.2004. In tale ambito sono consentiti gli interventi previsti dal Regolamento della Riserva adottato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 62 del 11.03.2005 (pubblicato sul B.U.R.T. n. 11 del 15.03.2005) ed in attesa di approvazione definitiva. Con Delibera del Consiglio Regionale n. 6 del 21.01.2004 la Regione Toscana, in attuazione della L.R. 56/2000, ha istituito e perimetrato il S.I.R. (S.I.C., e Z.P.S.) n. 47, denominato “Padule di Suese e Biscottino”, comprendente anche l’ambito già interessato dalla Riserva di cui sopra. Si tratta di zone umide destinate al mantenimento dell’ecosistema umido, alla salvaguardia dell’ambiente naturale, della flora e della fauna presenti., sulle quali si estende il vincolo paesistico ai sensi dell’art. 142, comma 1. lett. i) del D. L.gs. 22.01.2004 n. 42.
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In dettaglio, e fino all’approvazione del Piano di Gestione del S.I.R., ai sensi e per gli effetti dell’art. 10, lett. B del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti, in tali zone restano consentiti gli interventi di manutenzione e ripristino e di messa in sicurezza idraulica mediante tecniche naturalistiche. Nelle zone umide è, inoltre ammessa la realizzazione di interventi finalizzati alla valorizzazione dell’area per fini naturalistici ed alla realizzazione di opere strettamente necessarie alla fruizione didattico‐scientifica, quali passerelle, capanni di birdwatching, centri visita etc., da realizzare in legno o comunque con materiali naturali, curandone l’inserimento con le caratteristiche ambientali e morfologiche della zona risulta vietata qualsiasi alterazione dello stato dei luoghi tendente alla riduzione della valenza faunistica e l’introduzione di elementi e manufatti artificiali. Nelle zone umide risulta interdetta la nuova edificazione. DAL PTC della Provincia di Livorno: SITI NATURA 2000 e RETE Ecologica Regionale. 1 – Padule di Suese e Biscottino (IT5160001): A = 142.87 ha; (SIR, SIC, ZPS) Comune di Collesalvetti N.B. tale ambito ricomprende anche la Riserva Provinciale detta “Oasi della Contessa” (vedi NTA del RU Comune di Collesalvetti, art.70) Tipologia: SIR, SIC ZPS Codice: IT5160001 Estensione: 142,87 ha Si tratta di un Sito in parte compreso nel sistema delle aree protette provinciali (Riserva provinciale) con zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato (zona umida interna con specchio d’acqua dolce a Suese o Padule della Contessa e fossi con ricca vegetazione elofitica a Biscottino). Oltre alle formazioni vegetali degli ambienti umidi, con canneti, prati umidi e specchi d’acqua, il Sito ospita rare specie di flora quali, ad esempio, Utricularia australis, Ranunculus ophioglossifolius, periploca graeca. Presenza di avifauna migratrice, svernante e nidificante, ricca di specie di interesse comunitario e regionale; gli elementi di maggiore interesse, in gran parte legati ai canneti, sono scomparsi negli ultimi anni a Suese, mentre permangono a Biscottino (che ospita un importante sito di nidificazione di airone rosso Ardea purpurea). Presenza di alcune specie di Insetti di interesse conservazionistico legate agli ambienti umidi. Il sito comprende zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato.
Oasi della Contessa
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/I°
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Scopo del progetto. Questa Relazione ha lo scopo di presentare la proposta progettuale, descrivendone per sommi capi i contenuti, valutarne le caratteristiche e individuare ed identificare le relazioni fra progetto ed ambiente ed in particolare gli impatti, le alternative al progetto, il programma e gli studi posti a base dello stesso. Questa Relazione ha carattere piu’ generale e “descrittivo”: i temi di maggior approfondimento sono contenuti nella altre parti (II° e III°) del presente Studio Ambientale a cui si rimanda chi desidera maggiori dettagli per la valutazioni di aspetti peculiari. La Relazione si articola seguendo lo schema dei “Quaderni di Valutazione di Impatto Ambientale – L.R.79/98 – Norme Tecniche di Attuazione”. Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di un parco fotovoltaico a pannelli fissi, che interesserà complessivamente circa 46.000 mq, in modo da attivare una potenza complessiva di 4.04 MWp di picco. L’impianto è elettricamente suddiviso in 16 sub‐campi da circa 0.252 MWp, per ragioni di sicurezza del funzionamento; a sua volta ogni sub‐campo è suddiviso tramite controller a livello di stringa. L’area d’intervento ricade nel Foglio n°3 della mappa catastale del Comune di Collesalvetti interessando specificamente parte della particella n°2, località Lavandone, nei pressi della stazione di pompaggio ASA, dove è presente anche una cabina MT. Tutta l’ area è proprietà privata (sig. Fernando Natalini); il proprietario ha ceduto il diritto di proprietà alla scrivente nel settembre 2010. La porzione di territorio coinvolta risulta relativamente defilata dalla vista sia rispetto alla viabilità principale (SS.67/bis), sia rispetto alle poche case sparse ivi esistenti; dalla parte sud è “coperta” dall’imponente arginatura destra dello Scolmatore d’Arno. Proprio localmente esiste un attraversamento in cemento armato con tubo a cavallotto, realizzato attorno al 1960.
Lo scolmatore dell'Arno è un canale scolmatore del fiume Arno che parte a valle di Pontedera e termina nei pressi del Calambrone, al confine tra i comuni di Livorno e di Pisa.
Dopo l'inondazione del 1949, nel 1954 fu decisa la costruzione dello scolmatore dell'Arno per un costo di oltre 10 miliardi di lire del tempo. L'opera non era ancora completa per l'alluvione del 1966.
Lo Scolmatore avrebbe dovuto avere una portata di 1.400 metri cubi al secondo, ma tale portata non fu mai raggiunta e attualmente, visto il totale abbandono in cui è stato lasciato ed il conseguente interramento, non può far defluire più di 400 metri cubi al secondo.
Nel canale confluiscono alcuni corsi d'acqua dell'entroterra pisano e livornese, come il torrente Tora (nelle vicinanze di Mortaiolo), il Fosso Reale e nell'ultimo tratto, poco prima di sfociare nel Mar Ligure, il Canale dei Navicelli.
Da un punto di vista morfologico, come facilmente rilevabile dall’estratto della Carta Tecnica Regionale la conformazione dell’area di interesse consiste di una zona di pianure. Considerando l’aspetto geologico, si può rilevare che nella zona in esame affiorano depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo argilloso, spesso torboso (vedi Relazione specialistica, in [R]. Di seguito è proposta una descrizione delle risorse ambientali e paesaggistiche, presenti sulle superfici interessate dall’intervento programmato dell’istallazione dell’impianto, conforme a quanto previsto dal Regolamento attuativo della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1, di cui al DPGR 9 febbraio 2007, n. 5/R, art. 9, comma 6, lett. f).
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Descrizione del contesto di inserimento Contesto ravvicinato. Il contesto geografico ravvicinato, di tipo prettamente “di bonifica” con case rade e sparse. Un tempo la zona era paludosa ed impraticabile: con intenso lavoro, che ab origine, risale ai Medici, l’uomo ha trasformato l’area in terreno agrario: la quota modestissima (attorno ad 1 mt slm ed anche meno) la rende frequente sede di inondazioni e ristagni (tant’è che nel PAI dell’Arno, l’area è classificata a pericolosità idraulica alta. La zona è compresa fra lo scolmatore d’Arno e la Fossa Nuova, che in tal punto scorrono a circa 600 metri, in parallelo, ma poco piu’ a valle, all’altezza dell’Oasi del Biscottino, si avvicinano a poco piu’ di 150 metri; il torrente Tora confluisce nello scolmatore a circa 500 metri più a valle della zona in esame. Il manufatto del tubo‐ponte, lungo circa 165 metri, valica lo scolmatore esattamente in corrispondenza del terreno in studio.
Contesto intermedio. Vi sono insediamenti abitativi eretti nelle vicinanze ma non sulle proprietà immediatamente confinanti, dell’ordine di case sparse e piccole artigianali. In particolare, le distanze relative minime, misurate in orizzontale, sono di mt.200, oltre la Fossa Nuova. Vi è invece un’abitazione – talvolta non utilizzata – nelle immediate vicinanze dell’impianto, accanto alla stazione pozzi ASA. Le viabilità locale (parallela allo scolmatore) si trova a sud dell’area; l’attraversamento dello scolmatore avviene per i veicoli a circa 1.450 mt a monte dell’area descritta, attraverso un ponte sul canale, un cavalcavia relitto sulla SGC Firenze‐Pisa‐Livorno e altri manufatti su via Mortaiolo e via del Grano, fino a collegarsi alla viabilità ordinaria in loc.Mortaiolo e da lì alla SGC uscita Vicarello (Collesalvetti). Da ogni insediamento abitativo si ha una percezione visiva dell’area variabile solamente in ragione del diverso orientamento. A questo livello può essere ragionevole considerare le modificazioni all’assetto percettivo scenico e panoramico che saranno introdotte dalla costituenda opera, potendo tuttavia escludere quelle inerenti all’assetto insediativo storico. Contesto vasto. La portata dell’intervento proposto è tale da non ulteriormente vulnerare la morfologia fortemente antropizzata dei luoghi, passata dalla tradizionale e naturale attitudine agricola a sostegno e trama di impianti residenziali e artigianali, sparsi e casuali. Le aree di maggior pregio non sono minimamente interessate dall’impianto. Descrizione e natura dell’ intervento Il progetto proposto all’attenzione consiste nella realizzazione di un parco fotovoltaico in un’area agricola del territorio del Comune di Collesalvetti avente per obiettivo quello della trasformazione della radiazione dei raggi solari in energia elettrica che, una volta prodotta, sarà immessa nella rete di pubblica utilità. Detta trasformazione si attuerà tramite l’impiego di un certo numero di moduli FTV alloggiati su apposite strutture fisse, in carpenteria metallica, ancorate al terreno. La posa in opera delle strutture non prevederà lavori edili preliminari, né tantomeno presupporrà un’alterazione permanente del suolo in funzione del loro ancoraggio, offrendo garanzia sulla piena reversibilità delle condizioni del terreno sottostante all’epoca dello smantellamento del parco fotovoltaico. La consegna alla rete pubblica dell’energia prodotta sarà resa possibile attraverso un cavidotto interrato che, partendo dal manufatto contenente i locali di consegna raggiungerà il luogo di consegna
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ad Enel Distribuzione spa, previsto in loco, in prossimità della stazione pozzi ASA. Manutenzione post intervento E’ noto che l’installazione dei pannelli FTV provoca una variazione locale del microclima, rispetto ad un filare di viti, ad esempio, in quanto tutte le superfici metalliche o vetrate esposte al sole non schermato tendono a raggiungere (d’estate) una temperatura di circa 70°C. Per inciso, è esperienza comune che in un autoveicolo lasciato parcheggiato al sole diventa problematico il solo contatto tattile con le parti metalliche esterne. Nel caso specifico del veicolo fermo dopo un lungo periodo d’uso, essendovi state trasformazioni energetiche con produzioni di grandi quantità di calore residuo, è nella letteratura il caso di incendio di erba secca posta nelle vicinanze del catalizzatore posto al disotto del veicolo, scarsamente areato e che raggiunge con facilità i 350‐400°C. Non è certo questo il caso dei pannelli, che creano una variazione limitata al valore indicato piu’ sopra e che godono di ampia ventilazione: tuttavia si ritiene opportuno effettuare la semina di un prato sempreverde con sviluppo orizzontale e senza fienagione, tipo ad esempio il lolium perenne o trifolium pratense, mantenuto non piu’ alto di 10 cm; queste particolari essenze, autoctone in media collina dai 600 m slm in su, non hanno fioritura estiva e quindi nei mesi caldi riduce fortemente l’effetto di rifrazione del calore verso il terreno, perché, com’è noto dall’analisi spettroscopica, la lunghezza d’onda del verde tende ad assorbire la radiazione senza riverbero; questo tipo di piante “grasse” limitano lo sviluppo verticale a pochi centimetri e poi si ramificano orizzontalmente (tipo “effetto gramigna”), non hanno fienagione alcuna, resistono al calpestio ed alla aridità; se vive, non sono di fatto suscettibili ad incendiarsi se non con un combustibile d’innesco. La presenza delle tavole di pannelli a 70°C non crea danni al prato sottostante perché con la normale circolazione atmosferica, la temperatura al suolo (ad una distanza minima di 0.70‐0.80 mt dal bordo inferiore della tavola) non risente del corpo “caldo” sovrastante in termini di trasmissione del calore in un mezzo pochissimo denso come l’aria e per di piu’ in continuo movimento.
Il fenomeno dello scambio termico fra metallo (in realtà metallo/vetro) e l’aeriforme che lo circonda, (supposto immobile ed a 30°C, favor rei) è in massima parte dovuto all’irraggiamento del calore dal metallo all’aria, nel caso che qui interessa; il fenomeno è regolato dalle equazioni differenziali di Fourier, che si riportano in forma ridotta: λ (δ2T/δx2 + δ2T/δy2+δ2T/δz2) = c ρ (δT/δτ) con a= λ/ c ρ, dimensionalmente [L2/T] e detta diffusività termica. In forma esplicita e per non complicare l’aspetto analitico della trattazione, Fourier afferma che la trasmissione del calore per irraggiamento è proporzionale al coefficiente ρ (che per l’aria a 30°C vale 0.02461 W/m°C) ed inversamente proporzionale alla distanza di misurazione. Nel caso di fonte di irraggiamento costituita da una parete piana a facce parallele, di spessore piccolo rispetto “all’infinito” e come tale fisicamente misurabile, di temperatura superficiale nota e costante nel tempo (situazione a regime), l’equazione di sopra si semplifica per essere d2T/dx2=0, dT/dx= C1, da cui integrando una volta, T = C1x + C2 e per x = 0, T = C1 * 0 + C2 = T1; per x = s (con s = altezza dal suolo), T = C1*ρs+C2 = T2; risulta C2=T1 e C1 = (T2-T1)/ρs. Quindi, se T1>T2 (nel caso T1 = 70°C e T2= 30°C); infine T = -(T1-T2)x/ρs+T1; questo rappresenta un andamento lineare descrescente da 70° a 30°; dall’equazione di sopra, poniamo T = 30°C e calcoliamo a quale distanza “x” dal corpo scaldante posto a 70°C, tale temperatura si ripristina: Tx = -(T1-T2)x/ρs+T1 con s = spessore tavola pannello, circa 12 cm;
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posto Tx = 30°C, s = 12 cm, Tx = 30° ad una distanza x = 0.12/0.024x30 = 0.17 mt = 17 cm Avendosi il bordo inferiore del pannello ad almeno 70 cm da terra, quanto sopra indica che già a 17 cm da tale bordo la temperatura dell’aria è tornata a 30°C.
Si esclude, quindi, a livello del suolo, il cosiddetto “effetto parcheggio al sole”. A maggior ragione non vi è interazione con le piante poste al perimetro ed oltre l’area destinata alla centrale, neppure con quelle poste a mitigazione dell’impatto visivo, in quanto la prima fila di tavole si trova ad una distanza pari almeno alla piu’ alta delle piante adiacenti, per evitare ombreggiamenti. Non è previsto alcun impiego di sostanze chimiche diserbanti per il controllo della crescita della vegetazione. Queste note si uniformano alle istruzioni rilasciate, fra le altre, dalla Regione Sardegna (punto 6.6) nell’ambito delle Linee Guida per l’inserimento di impianti FTV in area agricola. Per la periodica pulizia dei moduli fotovoltaici non si intende impiegare alcuna quantità d'acqua né di solventi o detergenti, dal momento che la configurazione inclinata dell'installazione permette una sufficiente pulizia degli stessi da parte delle acque meteoriche. Va notato che potrebbe sussistere un effetto di concentrazione dello scolo di pioggia che, raccolta dalle tavole dei pannelli, si concentra sul terreno lungo il bordo inferiore con potenziale creazione di ruscellamento ed erosione di canaletti.
Una valutazione del fenomeno erosivo, assegnata la precipitazione meteo nelle sei ore di punta (dal pluviometro di Empoli, nel decennio 1994-2004, la serie di max afflusso su sei ore è di 24 mm/mq, corrispondente a 24 lt/mq. La posa in opera di tavole di moduli FTV intercetta gli afflussi e li concentra lungo il bordo inferiore delle tavole stesse, di lunghezza variabile da 12 mod x0.99 mt/mod = 11.88 mt a 36 mod x 0.99mt/mod = 35.64 mt; la “falda” delle tavole è uguale qualsiasi sia la lunghezza di base e pari a 4 moduli (1.50 mt/mod) e quindi circa 6.00 mt di falda; ne segue che lungo il bordo inferiore del modulo affluiscono Q = 24 lt/mq x 6.00 = 144 lt/ml, distribuiti nelle 6 ore di max pioggia invece di 24 litri soltanto. Per semplicità si considera tutta la pioggia concentrata nel centro di simmetria della stesa di 0.99x6.00 mt di moduli: in tal caso la velocità con cui la massa d’acqua Q = 144 lt, arriva a terra, (essendo h1 = altezza del bordo tavola da terra; h2 = altezza del centro simmetria verticale della tavola = L/2 sinα = 6.00/2 sin35° = 1.72 mt, per cui la massa d’acqua di 24 lt scivola a terra da (0.70+1.72) = 2.42 mt e v = √2gh = 7.31 m/sec. Il fenomeno della diffusione a terra delle particelle liquide si descrive con difficoltà a mezzo di equazioni differenziali funzione di T (tempo di deflusso) che tengono conto delle caratteristiche peculiari di adsorbimento del terreno (capacità di filtrazione funzione della granulometrica) e del contenuto w% naturale d’acqua; il fenomeno diventa praticamente irrisolvibile per via analitica quanto si trova uno strato erboso intrecciato fittamente come è un prato di graminacee (cyonodon dactilon) che forma un tappeto inestricabile per 4-6 cm di altezza. Dalle linee guida della Regione Toscana (Collana Fiumi e Territorio), edito nel 2000, parlando degli effetti di ritenuta delle piante prative sui pendii naturali ed arginali, si riporta una formulazione semiempirica di Wu e Greenway (1987 circa) in merito all’aumento di resistenza al taglio dei terreni dovuto alla presenza di radici (e quindi, nel caso dello studio, alla riduzione del rischio dilavamento dei pendii con i < 30%, che ben si adatta al caso del FTV in studio); l’incremento vale: ∆S = TR (AR/A) *[sinθ + cosθ tang φ] Dove TR = resistenza media al taglio delle radici del tappeto vegetale; AR/A è la frazione di terreno ricoperta da tappeto erboso; θ l’angolo di deformazione nella zona di taglio e φ l’angolo di attrito interno del terreno (saturo); da evidenze sperimentali, riportate in Greenway (1987), TR = 1-3 Mpa; θ = 30-40° e φ = 26° (in questo caso); si ha: ∆S = 1.00 x 0.75 (0.50+0.87x0.49) = 0.69 pari al 69% di incremento interamente dovuto alla presenza delle graminacee.
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In valore assoluto se il terreno ha un indice di Cu = 0.50 kg/cm (si ricorda che è la coesione in condizioni non drenate ad opporsi al dilavamento), considerato che la particella d’acqua ha velocità nulla un istante dopo l’urto con il suolo, l’incremento di resistenza allo scorrimento delle particelle viene aumentato di quasi il 70%, raggiungendo valori di 0.85 kg/cmq. La presenza delle radici aumenta la resistenza al taglio del terreno essenzialmente andando ad aumentare la coesione efficace e, indirettamente, il termine di resistenza legato alla suzione per la capacità traspirativa dell’apparato radicale stesso. Si ritiene, infine, che applicando la teoria di Mohr-Coulomb dei cerchi di resistenza, si realizzi una resistenza virtuale (= ottenuta con apparato radicale estraneo) di circa 1.67 kg/cmq; tale valore, in sé ininfluente, è indice di una “densità” apparente che fa ritenere escluso il rischio di dilavamenti.
PIANO DI PREVENZIONE E GESTIONE DELLE ACQUE METEORICHE DILAVANTI (ai sensi della Legge Regionale 31 maggio 2006, n. 20 e Regolamento di attuazione DPGRT 8.09.2008 n. 46/R art. 40 – comma 11). Oggetto della presente relazione è la tutela della acque dall’inquinamento. In questo caso si tratta delle sole acque meteoriche provenienti dal cantiere, che per tipologia di provenienza sono definite all’art. 2 punto 1) lettere d) ed f) quali acque meteoriche dilavanti (AMD), nella fattispecie di tipo non contaminato (AMDNC); dette acque sono disciplinate ai sensi del Regolamento di attuazione di tale Legge dagli artt. 37‐38‐39‐40 Titolo V.
Attività svolte L’area di cantiere sul quale verrà realizzato un impianto solare fotovoltaico ha una superficie di 46.000 mq
circa quindi, essendo ben superiore al minimo dei 5000 mq. di cui al Regolamento 8.09.08 n. 46/R – art. 40 comma 11, è necessaria la predisposizione di specifico Piano di prevenzione. Le attività che si svolgeranno durante l’esecuzione dei lavori consisteranno essenzialmente in piccoli scavi per l’installazione dei piedi delle strutture di sostegno dei pannelli (diametro 8 cm x 20 cm di profondità), n. 4 per ogni struttura per complessive 1250 strutture, circa. Durante i lavori non saranno presenti in cantiere sostanze solide sospese in qualche modo dilavabili né asportabili e, dunque, che non creano inquinamenti di contatto con le acque meteoriche. Per le strutture di fondazione della cabina di trasformazione (che non comportano scavi in quanto si tratta di un manufatto in calcestruzzo prefabbricato semmplicemente appoggiato sul terreno, perfettamente messo in piano e destinato ad accogliere il box) si rimanda alle tavole di Progetto.
Principali caratteristiche delle superfici scolanti La sezione tipo del terreno è così costituita: terreno naturale a scheletro limoso sp. min. 200 cm circa.
Tale spessore è sufficiente per garantire la permeabilità dello stesso sia ai primi 5 cm. di acqua meteorica, sia ai successivi 5 cm.; la presenza di scoline e fosse di scolo all’interno dell’area permette – anche in fase di cantiere – il regolare deflusso delle acque meteoriche. Potenziale caratterizzazione delle diverse tipologie di AMD Non sono previsti accantonamenti delle limitatissime terre provenienti dagli scavi, che verranno immediatamente riutilizzate per colmare le depressioni esistenti all’interno dell’area di cantiere, previa compattazione, pertanto in uscita dall’area si ha solo acqua meteorica non contaminata.
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Volume annuale presunto di acque di prima pioggia Non esistono acque di prima pioggia da trattenere e trattare, in quanto non si svolgono attività di cui all’allegato 1 del D. Lgs. 59/2005 ed alla TAB. 5 della L. R.20/2006.
Volume annuale presunto di ulteriori aliquote AMD successive alle AMPP da raccogliere ed allontanare. Il volume annuale presunto delle AMD da allontanare è di circa : 46.000 x 750mm x 0,10= 3.450 mc, considerando che il terreno interessato è un prato con substrato discretamente permeabile e che verrà seminato con Lolium (prato stabile sempreverde formante un “feltro” vegetale che regima naturalmente le acque meteo) o “erba medica” e che comunque la rete di scolo esistente e di progetto, non subirà modifiche, né durante i lavori di installazione dell’impianto fotovoltaico né successivamente all’installazione ed anzi verrà perfettamente e accuratamente mantenuta per evitare ristagni. Modalità di raccolta ed allontanamento delle acque meteoriche (AMD). Attualmente l’area d’intervento è servita da fossi campestri di scolo e scoline che convogliano le acque verso il la Fossa Nuova. Questa rete di scolo verrà recuperata e regolarmente mantenuta in fase di post
cantiere e gestione ordinaria dell’impianto, senza in alcun modo alterarne profili e pendenze, in modo da realizzare un “naturale” deflusso delle acque e garantire la permanenza dell’attuale grado di permeabilità.
E’ previsto il ripristino dell’impianto idrovoro, ora realizzato con pompa attuata da trattrice agricola, in modo da mantenere entro i limiti di sicurezza la quota di ristagno. A livello di impianto, trattandosi di un’area in lievissimo pendio, il ricettore finale delle acque meteo resta il fosse posto alla base dell’area con scorrimento appena percettibile nord‐sud, come adesso. Descrizione dell’impatto ambientale Esiste, come detto, un’ apposita Relazione Coordinata, alla quale si rimanda. In generale, dal punto di vista ambientale, una sintetica descrizione dell’intervento proposto può essere quella di definirlo quale trasformazione diretta, reversibile, a medio termine, priva di modificazioni permanenti dell'assetto fondiario, agricolo e colturale, con un elevato grado di compatibilità paesaggistica e soprattutto con i rilevanti pregi di non consumare risorse non rinnovabili e allo stesso tempo di generare energia da fonti rinnovabili, senza alcuna emissione in atmosfera e in quantità importanti, secondo un procedimento ecologico nell’accezione più profonda. In termini tecnici ambientali è possibile riferirsi propriamente a una moderata “Intrusione”, escludendo per l’intervento l’attributo di “Deconnotazione” in quanto nessun elemento costitutivo verrà alterato. Di seguito si procederà ad un’analisi delle variazioni sull’ambiente esistente che l’intervento comporterà, evidenziando gli aspetti positivi e le eventuali criticità apportate. L’analisi si articola secondo le canoniche e principali componenti che contribuiscono alla caratterizzazione di un ambiente. Atmosfera. Sicuramente la realizzazione dell’impianto non introdurrà alcun effetto negativo di inquinamento atmosferico, né diretto né indiretto. Viceversa, può senza dubbio essere esaltata in positivo la sua funzionalità ecologica per il comprensorio, dal momento che apporterà un modesto ma non trascurabile contributo a ridurre le emissioni di CO2 (circa 130 tonnellate ogni anno), nonché di altre sostanze inquinanti quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo e polveri, e ad evitare il consumo annuo di circa 218,5 tonnellate di petrolio equivalente (TEP), a fronte della cospicua produzione di energia elettrica da fonte rinnovabile che sarà in
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grado di garantire. Acque. L’intervento non modificherà la funzionalità idraulica dell’area di intervento, né altererà in alcun modo il suo equilibrio idrogeologico, dal momento che non sarà effettuata alcuna modifica al sottosuolo che possa contaminare le eventuali falde sotterranee o deviarne il flusso. Inoltre l’impianto non costituirà alcun ostacolo al decorso naturale delle precipitazioni meteoriche, nell’impluvio naturale formato dalla valletta. Suolo. L’opera proposta non implica alcuna trasformazione permanente del suolo destinato ad ospitare l’installazione, dal momento che non è prevista la realizzazione di alcuna nuova “opera edile” ne’ si prevede di far uso di “impianti tecnologici” stabili e statici. Le strutture di supporto dei moduli FV saranno ancorate a terra tramite viti di fondamento (di dimensioni contenute) di facile installazione ed eventualmente rimovibili con altrettanta facilità senza lasciare traccia di alterazioni della conformazione e costituzione del suolo di appoggio. Dalla Carta Geologica Regionale si rileva infatti che nella zona in esame affiorano depositi alluvionali caratteristici delle aree contermini al Padule, con aspetto e consistenza di un limo‐argilloso, in grado di assicurare una portanza superiore ai limiti richiesti dai carichi costitutivi l’impianto. Sottosuolo. L’impatto sul sottosuolo risulterà estremamente contenuto e limitato in superficie, essendo caratterizzato esclusivamente dall’opera di interramento dei cavidotti elettrico di modesta sezione necessario al trasporto dell’energia dagli inseguitori fino alla più vicina cabina elettrica di trasformazione. Energia. La produzione di importanti quantitativi di energia tramite esclusivo utilizzo della fonte rinnovabile “solare” è l’essenza del progetto stesso. La produzione energetica per il sito in esame è di circa 5.500.000 kilowattora producibili ogni anno sono l’equivalente dei consumi di circa 900 famiglie, quindi di oltre 3.000 persone. Le ovvie ricadute positive da un punto di vista energetico per tutto il comprensorio sono talmente evidenti da non richiedere ulteriore descrizione. Tutto questo può essere realizzato, infine, come segnalato in precedenza, senza necessità di modificare la destinazione d’uso del terreno agricolo candidato ad ospitare l’installazione. Vegetazione, flora, fauna. La zona interessata dall’intervento non presenta allo stato attuale alcuna alberatura di pregio, né residuo di vegetazione ad alto fusto. Non si corre alcun rischio quindi di impoverire l’attuale patrimonio vegetativo dal momento che perfino l’arredo vegetale minuto risulterà preservato. L’intera area costituente il parco conserverà infatti le attuali caratteristiche di terreno potenzialmente seminativo; potrà diventarlo nuovamente e senza alcuna modifica all’atto della rimessa in pristino post gestione dell’impianto. Nessuna variazione apprezzabile verrà introdotta sul fronte della biodiversità e del benessere della fauna selvatica, peraltro scarsa o del tutto assente, non risultando in alcun modo aumentati né il pericolo né gli ostacoli. Rumore e vibrazioni. Il processo di trasformazione dell’energia da parte dei convertitori elettrici implicherà solo un leggerissimo “brusio” non più percettibile già a 2 metri di distanza dal manufatto. E’ da escludere definitivamente che l’opera ingeneri, nella sua funzionalità, delle forme di vibrazioni di
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intensità rilevabile già a brevissime distanze. Salute pubblica. Dal punto di vista della salute pubblica, le ricadute su tutto il comprensorio saranno positive o neutre, per tutta la serie di fattori già messa in evidenza nei precedenti paragrafi e qui riassunta nel seguente elenco:
• riduzione delle emissioni di CO2 (circa 530 tonnellate ogni anno); • riduzione delle emissioni di altre sostanze inquinanti prodotte dalla generazione elettrica
tradizionale, quali ossidi di azoto, ossidi di zolfo, polveri: • risparmio annuo di circa 218 tonnellate di petrolio equivalente; • conservazione dello stato attuale del suolo e sottosuolo; • assenza di qualsiasi forma di inquinamento idrico (impatto zero sulle falde acquifere e sul
deflusso delle acque meteoriche); • assenza di qualsiasi forma di inquinamento acustico (impianto silente); • assenza di qualsiasi forma di inquinamento elettrico ed elettromagnetico (cavidotti interrati);
Paesaggio. La completa assenza di vincoli di qualsiasi natura insistenti sul territorio che ospiterà l’installazione contribuisce immediatamente alla percezione che la sua realizzazione non potrà immettere rischi di deturpazione ambientale. Dal momento che l’installazione da realizzare non andrà a modificare la “sky‐line” della valle, l’impatto visivo dell’opera sul paesaggio si limiterà esclusivamente al bacino della vallata, su quello che in precedenza è stato già definito e caratterizzato come “contesto intermedio”. Gli abitanti dei insediamenti abitativi, peraltro lontani, saranno interessati dalle variazioni dell’assetto percettivo scenico e panoramico, ciascun insediamento con differente e specifico grado in ragione del diverso orientamento. Viabilità. L’installazione non potrà in alcun modo costituire ostacolo viario per tutta la durata del suo funzionamento né della sua costruzione. In fase realizzativa è possibile accedere all’area da via della Casaccia, fino al piazzale antistante la discarica inattiva e da lì, tramite una strada carrabile, raggiungere la zona di intervento. Rifiuti. Semplicemente, l’opera proposta non ne produrrà per tutta la durata del suo funzionamento. I residui della manutenzione annuale (spezzoni di filo elettrico e minuteria) vengono allontanati dal personale addetto alla manutenzione. Compatibilità elettromagnetica. In merito alla compatibilità elettromagnetica dell’intervento si faccia riferimento alla Relazione compatibilità elettromagnetica. SUL POSTO. L’effettuazione di un sopralluogo di natura esplorativa ha evidenziato gli aspetti già descritti in successione. La prima considerazione sulla scelta del territorio adatto ad ospitare un impianto dalle dimensioni cospicue quale quello in oggetto è che l’area interessata risulta defilata dalla vista rispetto alla viabilità locale e che gran schermo è formato dall’argine destro dello scolmatore.
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La morfologia del terreno si presta molto bene ad ospitare una installazione fotovoltaica della tipologia fissa. L’area è praticamente in piano; i moduli saranno orientati a sud, quindi con il “retro” parallelo alla viabilità principale e quindi cioè poco visibili. Non sono stati riscontrati elementi quali rilievi o conformazioni costituenti fonte di ombreggiamento. Anche le caratteristiche litotecniche del terreno volgono in favore della realizzazione dell’opera, in quanto affiorano depositi alluvionali con aspetto e consistenza di un limo,come da evidenza della mappa geologica della zona, non costituisce impedimento nel garantire una portanza superiore a 0.30‐0.50 kg/cm, requisito minimo richiesto per la sopportazione dei carichi previsti dall’impianto. Combinando tutto quanto descritto con l’opportuna esposizione e il buon soleggiamento il sito risulta quindi essere idoneo alla realizzazione dell’opera. L’estensione della superficie interessata è inoltre più che sufficiente per la posa dei moduli FTV nel numero previsto, l’opera interessando complessivamente un’estensione di terreno di circa 1.10 ettari per ogni MWp installati. La viabilità esistente consente il transito agevole dei mezzi di trasporto senza dover prevedere interventi migliorativi e/o di consolidamento. Installazione fotovoltaica L’opera da realizzare è un vero e proprio parco fotovoltaico, che prevede l’installazione di n. 13.248 moduli FTV da 305 Wp ciascuno. Da un punto di vista logistico le strutture saranno collocate in file parallele distanziate in modo da evitare le ombre relative tra file successive. Strutture metalliche Le strutture dsostegno saranno realizzate in acciaio zincato (od alternativamente in alluminio), progettate e dimensionate per resistere alla trazione ed alla torsione meccanica indotte dagli agenti atmosferici, in totale rispetto delle norme vigenti in materia di carichi vento e neve su strutture in carpenteria metallica. L' altezza massima raggiunta sarà di 2.90 con un'altezza minima dal piano di campagna del filo dei moduli fotovoltaici del filo dei moduli installati di 1.00 m. La struttura descritta precedentemente risponderà alle caratteristiche rilevabili dalla Relazione tecnica strutturale . Basamento. Le strutture sopra descritte saranno ancorate al terreno mediante delle apposite fondazioni a vite alle quali sono fissate mediante flange predisposte. Le viti permettono una rapida e sicura installazione nel rispetto dei valori di tenuta del terreno, in particolare alla trazione, senza occupare superficie per plinti o basamenti in cemento, garantendo un facile e totale ripristino dello stato dei luoghi in caso di dismissione dell'impianto a fine vita. La profondità di infissione delle viti dipenderà dalla resistenza puntuale del terreno, misurata attraverso apposite prove penetrometriche e di estrazione mediante dinamometro. In generale verranno impiegate viti di lunghezza compresa tra 1500 e 1600 mm. Convertitore cc/ca All'interno dell'apposito locale saranno installati n° 16 inverter ai quali saranno collegate le cassette di parallelo che raggruppano le stringhe di moduli fotovoltaici .
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Cabina di consegna. Nelle Tavole facenti parte del corredo documentativo, evidenzia in dettaglio la posizione della cabina elettrica, ubicata in prossimità della stazione pozzi ASA, in posizione atta a minimizzare gli interventi per la connessione alla linea elettrica di MT, come previsto anche dalla specifica tecnica ENEL allegata. Collegamento impianto – cabina ENEL di trasformazione Le tavole grafiche , facente parte del corredo documentativo, illustrano anche il percorso del cavidotto interrato conduce dalla costruenda cabina di consegna alla esistente cabina ENEL di trasformazione. Il percorso dell’elettrodotto a partire dalla cabina di consegna, è limitato per estensione ed è classificabile quale mitigazione di impatto ambientale. La prevista schermatura del cavo interrato sarà tale da garantire la protezione prevista dalle norme contro gli effetti dei CEM. Fasi e tempi di realizzazione La realizzazione dell’impianto è prevista entro 135 giorni dal rilascio dell’Autorizzazione provinciale competente.
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1. Premessa 1.1 Generalità e motivazione dell’opera 1.2 Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera
2. Quadro di riferimento programmatico 2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale
2.1.1 Normativa comunitaria 2.1.2 Normativa nazionale 2.1.3 Normativa regionale
2.2 Normativa di riferimento impianti alimentati da energia 2.2.1 Normativa comunitaria 2.2.2 Normativa nazionale 2.2.3 Normativa regionale
2.3 Normativa di riferimento sulle opere di progetto 2.4 Strumenti di programmazione
2.4.1 Programmazione comunitaria 2.4.2 Programmazione nazionale 2.4.3 Programmazione
2.5 Strumenti di pianificazione territoriale 2.5.1 Rete Natura 2000 2.5.2 Aree protette 2.5.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005-2010 (PIT) 2.5.4 Piano paesaggistico
2.5.5 Piano Territoriale di Coordinamento della Prov. di Livorno (PTC) 2.5.6. Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) 2.5.7. Pianificazione locale
2.6. Coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione 2.6.1 Coerenza con la programmazione regionale 2.6.2 Coerenza con la programmazione provinciale
2.7. Conclusioni
3. Quadro di riferimento progettuale
3.1 Natura e fini del progetto 3.2 Descrizione del progetto
3.2.1 Specifiche tecniche dei componenti 3.3 Tempi realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento
3.4 Descrizione della tecnica prescelta 3.5. Descrizione della natura e dei metodi di produzione 3.6 Dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche, di scarichi idrici, di
sversamenti al suolo, di sottoprodotti, di emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e radiazioni
3.7 Descrizione delle caratteristiche di accesso
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3.8 Dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o prodotti sul sito
3.9 Definizione del rischio di incidenti 3.10 Descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto 3.11 Descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale 3.12 Cantierizzazione 3.13 Piano di dismissione e ripristino 3.14 Analisi delle ricadute socio – occupazionali
4. Quadro di riferimento ambientale
4.1 Atmosfera e clima 4.1.1 La qualità dell’aria 4.1.2 Biomonitoraggio della qualità dell’aria 4.1.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.1.4 Misure di mitigazione e compensazione
4.2 Ambiente Idrico 4.2.1 Descrizione dell’ambiente idrico 4.2.2 Qualità delle acque 4.2.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.2.4 Misure di mitigazione e compensazione
4.3 Suolo e sottosuolo 4.3.1 Inquadramento geomorfologico e geolitologico 4.3.2 Inquadramento idrografico e idrogeologico 4.3.3 Cenni di geotecnica 4.3.4 Sismicità 4.3.5 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.3.6 Misure di mitigazione e compensazione
4.4 Fauna, flora ed ecosistemi 4.4.1 Vegetazione e flora: stato della componente 4.4.2 Fauna: stato della componente 4.4.3 Ecosistemi: stato della componente 4.4.4 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.4.5 Misure di mitigazione e compensazione
4.5 Rumore e vibrazioni 4.5.1 Stato della componente 4.5.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.5.3 Misure di mitigazione e compensazione
4.6 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 4.6.1 Stato della componente
4.6.2 Impatti potenziali 4.6.3 Mitigazioni
4.7 Assetto demografico e igienico-sanitario
4.7.1 Stato della componente 4.7.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.7.3 Misure di mitigazione e compensazione
4.8 Paesaggio
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4.8.1 Stato della componente 4.8.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi 4.8.3 Misure di mitigazione
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1. PREMESSA
Il presente studio è inerente il progetto di un impianto di conversione dell’energia solare in energia elettrica per mezzo della
tecnologia fotovoltaica della potenza nominale di 4.04 MWp da realizzarsi nel Comune di Collesalvetti (LI), nella zona detta
“Lavandone”.
La società Impretecna srl intende sviluppare il progetto di tale impianto su terreni di cui ha la disponibilità.
La realizzazione dell’opera di progetto si inserisce nel processo di progressivo incremento dello sfruttamento delle
energie alternative, al fine di migliorare la produttività e l’offerta, operando nel contempo un miglioramento in termini di
impatto sull’ambiente.
Il presente studio è stato pertanto articolato nei seguenti punti:
• quadro di riferimento programmatico, nel quale, oltre a riportare le principali leggi relative alla normativa di impatto
ambientale e alla realizzazione di impianti fotovoltaici, a livello comunitario, nazionale e regionale, si è valutata la
coerenza dell’opera con gli strumenti di pianificazione e di programmazione vigenti;
• quadro di riferimento progettuale , nel quale sono stati descritti l’impianto, le opere accessorie, gli aspetti
tecnico/progettuali e le azioni di progetto;
• quadro di riferimento ambientale, in cui è stato definito lo stato dell’ambiente attraverso le analisi delle diverse
componenti, e sono stati individuati i possibili impatti che la realizzazione dell’impianto fotovoltaico di progetto
potrebbe avere su ciascuna componente ambientale nelle fasi progettuali di cantierizzazione, di esercizio e di
dismissione. 1.1 Generalità e motivazione dell’opera
Una fonte di energia è rinnovabile quando il suo sfruttamento avviene in un tempo confrontabile con quello necessario per la
sua rigenerazione. Il D. Lgs. 387/2003 “ Attuazione della Direttiva 2001/77/CE relativa alla promozione dell’energia
elettrica prodotta da fonti energetiche rinnovabili nel mercato interno dell’elettricità ”, definisce all’art. 2, lettera a) le fonti
energetiche rinnovabili o fonti rinnovabili:
“ le fonti energetiche rinnovabili non fossili (eolica, solare, solare termodinamica, geotermica, del moto ondoso,
mareomotrice, idraulica, biomasse, gas di discarica, gas residuati dai processi di depurazione e biogas)”.
L’energia geotermica – a rigore – non sarebbe da includere nelle fonti totalmente rinnovabili: lo diventa (o quasi) con la post‐
iniezione di acqua di recupero da condensazione nella massa calda sotterranea, a circa 2.000‐2.500 mt di profondità.
A differenza dei combustibili fossili e nucleari, le fonti rinnovabili possono essere considerate virtualmente inesauribili.
L’utilizzo di tali fonti rappresenta uno strumento fondamentale per i paesi industrializzati nel raggiungere gli obiettivi di
utilizzazione sostenibile delle risorse.
Riduzione delle emissioni di gas serra, riduzione dell’inquinamento atmosferico.
Oltre ciò è da considerare positivamente la diversificazione del mercato energetico e la maggiore sicurezza di
approvvigionamento dell’energia.
Le energie rinnovabili rappresentano altresì una concreta opportunità di sviluppo sostenibile e di accesso al l’energia
in aree remote per i paesi in via di sviluppo.
Per promuovere la diffusione dell’utilizzo di tali fonti, l’Unione Europea ha fissato l’obiettivo di una produzione di energia
elettrica da fonti rinnovabili pari al 22% del consumo totale, da raggiungere entro l’anno 2020.
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Nel settembre 2007 il Governo italiano ha trasmesso all’Unione Europea il proprio Energy Position Paper, nel quale prevede per l’Italia gli obiettivi riportati in tabella 1.
Tabella 1 – Obiettivi di produzione di energia elettrica al 2020
2005 2020
FONTE POTENZA (MW) (ENERGIA TWH) POTENZA (MW) (ENERGIA TWH)
IDROELETTRICO 17.325 36 20.200 43.15
EOLICO 1.718 2,35 12.000 22,60
SOLARE FTV 34 0.04 9.500 13.20
GEOTERMICO 711 5.32 1.300 9.73
BIOMASSE, BIOGAS 1.201 6.16 2.415 14.50
ONDE E MAREE 0 0.00 800 1.00
TOTALE 20.989 49.87 46.215 104.15
ENERGIA PRIMARIA 4.29 8.96 SOSTITUITA (MTEP)
In particolare, per le centrali fotovoltaiche, considerando i vincoli naturali e la disponibilità di territorio equivalente a 10 kmq di terreno, viene stimata una possibile allocazione di 1000 MWp.
La Regione Toscana nel PIER (Piano Integrato Energetico Regionale) ha fissato come obiettivi la riduzione del 20% delle emissioni
di CO2 per il 2020 (riduzione rispetto alle emissioni del 1990), e l’aumento del 20% dell’energia prodotta mediante l’impiego di
fonti di energia rinnovabili.
Tra le diverse fonti di energia rinnovabile, la tecnologia fotovoltaica presenta alcuni vantaggi:
indipendenza del luogo di installazione rispetto alla fonte di energia: seppur in misura variabile, sulla superficie terrestre
l'irraggiamento solare arriva ovunque; la fonte eolica e quella idroelettrica sono invece limitate a porzioni specifiche del
territorio, ove tali risorse si concentrano in misura idonea ad essere sfruttate, mentre la biomassa va coltivata in situ o
comunque trasportata;
è possibile prevedere la produzione annuale di energia con un piccolo margine di errore, indipendentemente dalla
variabilità di richiesta;
non si produce inquinamento di alcun genere (acustico, atmosferico, etc…)
l’impatto ambientale causato è estremamente basso, essendo legato alla sola fase produttiva dei supporti: la costruzione
dei moduli richiede l'uso di tecnologie convenzionali poco inquinanti. L'esercizio delle centrali comporta quasi
esclusivamente occupazione di superficie. La fase di dismissione (dopo 25‐30 anni di esercizio) non presenta particolari
problemi;
i benefici ambientali ottenibili dall’adozione di sistemi FV sono proporzionali alla quantità di energia prodotta,
supponendo che questa vada a sostituire energia altrimenti fornita da fonti convenzionali: ogni kWh prodotto con
fonte fotovoltaica consente di evitare l'emissione nell'atmosfera di 0,53 kg di CO2 (gas responsabile
dell’effetto serra, prodotto con la tradizionale produzione termoelettrica che, in Italia, rappresenta l’80% circa
della generazione elettrica nazionale).
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1.2 Localizzazione e inquadramento territoriale dell’opera
L’area in esame è ubicata nel Comune di Collesalvetti, in località “Lavandone”. Come si vede dalla documentazione fotografica riportata il sito di ubicazione delle opere in progetto si trova al di fuori di ogni nucleo urbano. La scelta dell’area di ubicazione delle opere è stata determinata da un insieme di fattori. La società Impretecna srl ha la disponibilità del terreno avendo opzionato la superficie dalla proprietà.
• Il sito non è gravato da vincoli, come si vedrà in dettaglio nelle pagine seguenti.
L’ubicazione in una zona già dotata delle necessarie infrastrutture, legate alla presenza della rete elettrica, rende il sito
facilmente accessibile sin dalla fase di cantierizzazione.
Nelle tavole è evidenziata la rete stradale dell’ambito di riferimento locale del sito di ubicazione delle opere in progetto.
Nel seguito sono riportati i principali dati necessari alla localizzazione dell’area di intervento sulla cartografia ufficiale.
Riferimenti catastali:
Catasto Terreni del Comune di Collesalvetti (Livorno): foglio di mappa n° 3, particelle n° 2.
Proprietà: sig.Natalini Fernando.
Riferimenti geografici: zona baricentrica, 43°37’07,04” Nord; 10°24’54,95” Est.
Coordinate Gauss/Boaga: non determinate.
Altitudine: circa 2 mt slmm.
Albedo: 0.2
Superficie area lorda: circa 100.000 mq
Inclinazione media: 0.1°
Linea di pendenza: sud-nord (da scolmatore f.Arno a Fossa Nuova) Per quanto riguarda l’inquadramento dell’opera nel territorio risulta quanto segue:
dal punto di vista urbanistico, secondo il vigente PRGC del Comune di Collesalvetti, la destinazione urbanistica dell’area di realizzazione dell’impianto è la seguente: AGRICOLO con prescrizioni.
Altro:
dal punto di vista paesistico, il terreno che ospiterà l’impianto fotovoltaico, ricade nell’ AMBITO N°12 “Area
Livornese”, comprendente in comuni di Collesalvetti, Crespina, Fauglia, Livorno, Lorenzana, Orciano Pisano, Rosignano Marittimo, nelle province di Livorno e Pisa, secondo la classificazione regionale PIT vigente. Le caratteristiche salienti di quest’ambito sono riportate nel riquadro.
La città di Livorno non ha avuto la possibilità di formarsi un contado, perché di origine recentissima, rispetto agli standard italiani. Fino all’inizio dell’Ottocento ha avuto scarsi contatti col territorio circostante e con lo stato di cui faceva parte, e molti con l’oltremare, perché era una base del commercio di deposito nel Mediterraneo, controllato dagli inglesi e dagli olandesi Inoltre, non ha avuto un vero territorio provinciale fino al 1925, quando al suo territorio comunale e all’Isola d’Elba venne aggiunta la Maremma pisana. Nonostante i quasi 80 anni trascorsi dall’annessione di una parte del territorio pisano, i legami con l’entroterra immediato sono rimasti deboli. Comunque, essendo stata fin verso gli anni ’90 del ‘900 la seconda città della Toscana (poi sorpassata da Prato) Livorno ha intessuto qualche legame coi territori circostanti, che data la configurazione della provincia (una sottile striscia lungo il Tirreno) sono in buona parte pisani.
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CENNI DI OROGRAFIAE DI IDROGRAFIA La parte centrale dell’area è costituita dalle colline livornesi (fra il mare e il corso del torrente Tora), e – in destra del Tora, - le colline pisane fino al torrente Crèspina. I due torrenti versano nel fosso Reale, che unito al Fosso d’Arno sbocca in mare immediatamente a nord della città di Livorno. Il comune di Orciano è sul displuvio fra i bacini dei due torrenti Tora e Isola, che scorrono verso nord, e il torrente Fine, che scorre verso sud. CENNI RELATIVI ALLO SVILUPPO ECONOMICO Livorno ha avuto un precoce sviluppo commerciale, e, fra la fine del XVIII secolo e l’inizio del XIX, industrialee finnaziario. Nel 1929 vi venne istituita, in parte annettendo una striscia di territorio di Collesalvetti che arrivava fino al mare, la zona “portuale – industriale” che non ha avuto sorte migliore delle altre zone industriali nate nel periodo fra le due guerre mondiali (Venezia, Bolzano, Apuania). Degli altri comuni, Collesalvetti è coinvolto nello sviluppo industriale a partire dall’istituzione del porto industriale, mentre gli altri sono rimasti rurali fino a tempi recenti. Nel territorio comunale di Livorno esiste un piccolo complesso di foreste demaniali: Quercianella - S. Alò, Calafuria, Limone – Valle Benedetta - Parrana S. Martino, (che ha una piccola espansione nel comune di Collesalvetti). VIE DI COMUNICAZIONE Livorno venne collegata a Pisa per strada ferrata nel 1844, a Firenze nel 1848. La strada litoranea (Aurelia) era stata ricostruita fra il 1828 e il 1841. Il proseguimento verso Roma della ferrovia venne realizzato, in un primo tempo, per le valli del Tora e del Fine, cioè dietro le colline di Livorno; e di conseguenza quando venne costruito il tronco Pisa-Collesalvetti, Livorno rimase tagliata fuori dal percorso verso Roma, fino alla realizzazione del tratto costiero Livorno-Vada nel 1910. La ferrovia tirrenica arrivò a Grosseto nel 1864, a Roma nel 1867. Genova venne collegata nel 1874. Negli anni ’30 del Novecento l’Ente Attività Toscane (EAT) promosse la costruzione della autostrada Firenze-mare, preferendo il percorso ”turistico” (Firenze-Montecatini-Viareggio) a quello commerciale, Firenze-Livorno per il Valdarno. Negli anni ’70-’80 è stata realizzata la superstrada Firenze-Livorno (e Pisa); nel 1971 venne terminata l’autostrada Genova-Livorno, in seguito prolungata fino a Rosignano.
dal punto di vista ambientale, l’area non è inserita in Sic, Zps, Sir e Aree Protette;
dal punto di vista vincolistico, sull’area di intervento non sono presenti vincoli ex art. 142 del Codice dei beni culturali e
del paesaggio né è gravata da vincolo idrogeologico. (vedi tavole coordinate PTC provinciale).
Il sito di ubicazione delle opere in progetto è stato scelto in quanto la società Impretecna srl ne ha la disponibilità, è posto in una zona di recente bonifica, di pianura interclusa fra lo scolmatore d’Arno e la Fossa Nuova, qust’ultima classificata come opera idraulica di 3° ctg. e gestita dal Consorzio di Bonifica Fiumi e fossi di Pisa. Scheda Consorzio di B. Fiumi & Fossi:
FID = 6 NOME = FOSSA NUOVA DX SCOLMATORE LUNGHEZZA = 20.054,529 CODICE = 13_001 ID_CAT_ = si COMPETENZA = si CLASSIFICA = Idr. - III cat. FOGLIO = 273140 NOTE = D.D. 24/10/2001 n. 5958 - n. 22 (Collesalvetti) DEFLUSSO = naturale
La possibilità di accesso durante la fase di cantiere è in genere buona, così come la possibilità di allacciamento degli impianti alla rete di distribuzione/trasmissione dell’energia elettrica generata in corrispondenza della stazione pozzi ASA, in modo da minimizzare gli impatti derivanti dalla realizzazione di ove linee di interconnessione e di impianti di trasformazione. A circa 450 mt a monte della zona in esame vi è la confluenza fra il Fosso (o Scolo) del Faldo e la Fossa nuova (confluenza da 3° a 2° ordine, immissione idrografica sinistra); la scheda del Fosso del Faldo è la seguente:
FID = 9 NOME = FALDO (SCOLO DEL) LUNGHEZZA = 1.500,774 CODICE = 13_011 ID_CAT_ = in parte COMPETENZA = si CLASSIFICA = Bon_c FOGLIO = 273140 NOTE = DEFLUSSO = naturale
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Fossa Nuova Scolmatore d’Arno Fiume Tora Scolo del Faldo
Linee di flusso (in tratteggio il reticolo idraulico superficiale)
Linee di flusso correnti in regime permanente reticolo principale
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2. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGRAMMATICO
In questo capitolo è riportata la normativa di riferimento per le opere in progetto a livello comunitario, nazionale e
regionale, commentata nei confronti dell’area che interessa la realizzazione di questo impianto. Il capitolo è articolato nei seguenti paragrafi:
• normativa di riferimento in materia di impatto ambientale;
• normativa di riferimento in materia di impianti da energia rinnovabile;
• normativa di riferimento delle opere connesse al progetto;
• strumenti di programmazione in materia di impianti da energia rinnovabile;
• stato della pianificazione territoriale vigente a livello nazionale, regionale, provinciale e locale;
• valutazione della coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione e di pianificazione vigenti. 2.1 Normativa di riferimento in materia di impatto ambientale
Di seguito viene riportata la normativa vigente a livello comunitario, nazionale e regionale in materia di impatto
ambientale, in una sequenza che offre il quadro evolutivo degli strumenti di legge. 2.1.1 Normativa comunitaria
Direttiva n.85/337/CEE “ Direttiva del Consiglio concernente la va lutazione dell’impatto ambientale di determinati progetti pubblici e privati”
E’ la prima direttiva Europea in materia di VIA e introduce la valutazione di impatto ambientale di determinati progetti
pubblici e privati elencati negli allegati alla Direttiva stessa al fine di valutare gli effetti diretti e indiretti di un progetto sui
seguenti fattori:
1. L’uomo, la fauna e la flora; 2. Il suolo, l’acqua, l’aria, il clima e il paesaggio; 3. L’interazione tra i fattori di cui al punto 1 e 2; 4. I beni materiali ed il patrimonio culturale.
In particolare il punto 3 dell’Allegato II riguarda l’industria energetica e fa riferimento agli “ impianti industriali per la produzione di energia elettrica, vapore e acqua calda.”
Direttiva 96/61/CE
Modifica la Direttiva 85/337/CEE e introduce il concetto di prevenzione e riduzione integrata dell’inquinamento
proveniente da attività industria li al fine di conseguire un livello adeguato di protezione dell’ambiente nel suo
complesso; inoltre introduce l’AIA (Autorizzazione Integrata Ambientale).
La direttiva tende alla promozione delle produzioni pulite, valorizzando il concetto di "migliori tecniche disponibili". Direttiva n.97/11/CE
Costituisce una revisione critica della Direttiva 85/337/CE in base all’esperienza di applicazione delle procedure di VIA in
Europa. Estende le categorie dei progetti ed inserisce un ulteriore allegato relativo ai criteri di selezione dei progetti stessi.
Introduce le fasi di “screening” e “scoping” e fissa i principi fondamentali della VIA che i Paesi membri devono recepire. Direttiva CEE/CEEA/CE n.35 del 26/05/2003
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Prevede la partecipazione del pubblico nell’elaborazione di alcuni piani e programmi in materia ambientale, e modifica le
direttive 85/337/CEE e 96/61/CE relativamente alla partecipazione del pubblico e all’accesso alla giustizia.
Contribuisce all’attuazione degli obblighi derivanti dalla convenzione di Århus del 25 giugno 1998, tra i cui obiettivi vi è il
desiderio di garantire il diritto di partecipazione del pubblico alle attività decisionali in materia ambientale. 2.1.2 Normativa nazionale Legge n. 439/1986
Recepisce la normativa comunitaria istituendo il Ministero dell’Ambiente e fornisce le prime indicazioni sulla procedura
di VIA. D.P.C.M. 1988
Il D.P.C.M. n. 377, del 20 agosto 1988, individua le categorie di opere da sottoporre alla VIA e il
D.P.C.M. del 27 dicembre 1988 definisce la procedura VIA, la modalità di presentazione della domanda di pronuncia
sulla compatibilità ambientale di un progetto e le norme tecniche di redazione degli studi di impatto ambientale.
Legge quadro in materia di Lavori Pubblici (D.Lgs. 163/2006 e s.m.i.)
Definisce tre livelli di progettazione caratterizzati da diverso approfondimento tecnico (progetto preliminare, definitivo
esecutivo).
Relativamente agli aspetti ambientali viene stabilito che sia assoggettato alla procedura di VIA il progetto definitivo di
un’opera pubblica. D.P.R. del 12 aprile 1996
E’ un atto di indirizzo e coordinamento nel quale vengono date disposizioni in materia di VIA come stabilito dalla legge
146/94, che prevede che il Governo definisca le condizioni, i criteri e le norme tecniche per l’applicazione della procedura di
impatto ambientale ai progetti inclusi nell’Allegato II alla Direttiva 85/337/CEE.
In particolare nell’Allegato A del suddetto Decreto è riportato l’elenco delle opere soggette a valutazione di impatto
ambientale.
Nell’Allegato B del Decreto è invece riportato l’elenco delle opere che sono assoggettate alla procedura di
valutazione d’impatto ambientale solo nel caso in cui ricadano, anche parzialmente, all’interno di aree naturali protette (in
caso contrario l’Autorità competente ne verifica o meno l’assoggettabilità a procedura di VIA).
Gli impianti fotovoltaici sono compresi nell’Allegato B, al Punto 2, lettera c). L.443/2001 (Legge Obiettivo) e relativo decreto di attuazione D.Lgs n. 190/2002
Individua una procedura di VIA speciale, con una apposita Commissione dedicata, che regola la progettazione,
l’approvazione dei progetti e la realizzazione delle infrastrutture strategiche, descritte nell’elenco della delibera CIPE del 21
dicembre 2001. CIPE n.57/2002
Dà disposizioni sulla strategia nazionale ambientale per lo sviluppo sostenibile 2000‐2010. Afferma la necessità di rendere
più efficace l’applicazione della VIA (ad esempio tramite l’istituzione di Osservatori ambientali, e il monitoraggio dei
problemi ambientali in fase della realizzazione delle opere). Afferma altresì che la VIA debba essere integrata con Piani e
Programmi che nella loro formulazione abbiano già assunto i criteri di sostenibilità ambientale, tramite la
Valutazione Ambientale Strategica (VAS).
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D. Lgs. n. 152 del 3 aprile 2006 (Codice ambientale), modificato con D.Lgs.128/2010
Norma valutazione di impatto ambientale, difesa del suolo e tutela delle acque, gestione dei rifiuti, riduzione
dell’inquinamento atmosferico e risarcimento dei danni ambientali, abrogando la maggior
parte dei precedenti provvedimenti di settore. La parte seconda, titolo III, successivamente modificata dal D. Lgs
4/2008, disciplina la Valutazione Ambientale Strategica (VAS), la Valutazione dell’Impatto Ambientale (VIA) e
l’Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA), coordinandole tra loro. Il processo di VIA si conclude con il
provvedimento di valutazione dell’impatto ambientale emesso dall’Autorità Competente, obbligatorio, vincolante e
sostitutivo di ogni altro provvedimento in materia ambientale e di patrimonio culturale. Gli impianti fotovoltaici rientrano
nell’Allegato III alla parte seconda del detto Decreto, nell’elenco B, al Punto 2, lettera c).
Rimane la condizione di assoggettabilità alla procedura di VIA nel caso in cui le opere ricadano anche parzialmente
all’interno di aree naturali protette e si aggiunge la discrezionalità per l’Autorità competente di richiedere ugualmente lo
svolgimento della procedura di valutazione di impatto ambientale, sulla base di elementi indicati nell’Allegato IV alla
parte seconda del Decreto, anche se le opere non ricadono in aree naturali protette. 2.1.3 Normativa regionale
L.R. 68/95 ‐ Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale
Disciplina la valutazione di impatto ambientale, anticipando il compito affidato al Governo in merito all’attuazione
della Direttiva 85/337/CEE durante gli anni nei quali si stava ancora definendo la normativa nazionale. La legge individua le
categorie di progetti e le relative soglie dimensionali, da assoggettare in fase transitoria a procedura di VIA di competenza
regionale. L.R. n. 79/1998 ‐ Norme per l’applicazione della valutazione di impatto ambientale.
Attribuisce la competenza in materia di VIA alle Province, ai Comuni e agli Enti Parco regionali, oltre che alla stessa
Regione in relazione alle tipologie progettuali. Introduce la procedura di verifica o screening attraverso la quale l’autorità
competente decide s e sottoporre o meno il progetto a procedura di VIA. Introduce altresì la procedura per la fase
preliminare o scoping per identificare attraverso una consultazione tra proponente ed autorità competente gli strumenti e
le informazioni che devono far parte dello studio di impatto ambientale, in relazione alle caratteristiche del progetto. Articola
la procedura di valutazione di impatto ambientale e individua la figura del garante dell’informazione e quanto
contenuto nell’art. 15 (Inchiesta pubblica e contraddittorio), relativo all’ informazione dei cittadini. Indica la procedura
unica integrata che viene svolta da parte delle autorità competenti nei casi in cui, il progetto necessiti di
autorizzazioni e pareri di differenti amministrazioni pubbliche, oltre alla pronuncia di VIA. La procedura unica integrata
e’ attuata attraverso l’indizione di una conferenza di servizi. D.G.R. n. 87/2009 ‐ Indirizzi transitori applicativi in materia di VAS e di VIA
Con l’entrata in vigore il 13.02.2008 del D. Lgs. 4/2008 le regioni devono adeguare il proprio ordinamento alle
disposizioni del decreto statale, entro dodici mesi dalla sua entrata in vigore. La Regione Toscana ha nel frattempo
emanato la circolare Indirizzi transitori applicativi nelle more dell'approvazione della legge regionale in materia di VAS
e di VIA, che regola attualmente il procedimento di VIA. Relativamente alla VIA, per le opere che ricadono negli allegati
alla legge
regionale n.79/1998 si continua ad applicare, in quanto compatibile, l’articolo 7 della legge regionale n.79/1998
“Autorità competente ”, mentre per le opere non rinvenibili o non esattamente corrispondenti a quanto indicato negli
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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allegati alla L.R. n.79/1998, come nel caso degli impianti fotovoltaici, la competenza per questa fase transitoria è assunta
dalla Regione.
L.R.n°10 del 12 febbraio 2010 – Norme in materia di valutazione ambientale strategica (VAS), valutazione impatti ambientale
(VIA), e di valutazione di incidenza.
Dal 18 febbraio 2010 è in vigore il Testo coordinato della Legge Regionale 12 febbraio 2010 n. 10 ‐ Norme in materia di
valutazione ambientale strategica (VAS), di valutazione di impatto ambientale (VIA) e di valutazione di incidenza (pubblicato
sul B.U.R.T. Parte Prima n. 9 del 17 febbraio 2010)
Assieme alla L.R.n°11/12.2.2010, di rettifica, contiene le linee guida per le procedure valutative di competenza regionale,
provinciale e comunale; nella fattispecie del FTV sancisce la competenza provinciale alla verifica di assoggettabilita’ VIA per
impianti da 1 a 10 MWp fotovoltaica installata.
2.2 Normativa di riferimento in materia di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili
In questo paragrafo viene offerto un quadro dell’evoluzione in materia di energie rinnovabili, la cui incentivazione è ormai
considerata uno degli strumenti essenziali per diversificare il mercato in termini di offerta e, contemporaneamente,
diminuire le problematiche ambientali legate alla soddisfazione del fabbisogno energetico. 2.2.1 Normativa comunitaria
Direttiva 96/92/CE
Stabilisce norme comuni per la generazione, la trasmissione e la distribuzione dell’energia elettrica. Definisce le norme
organizzative e di funzionamento del settore, l’accesso al mercato, i criteri e le procedure da applicarsi nei bandi di gara e
nel rilascio delle autorizzazioni nonché della gestione delle reti. La premessa di questa direttiva fa riferimento alle fonti
rinnovabili. Direttiva europea 2001/77/CE
Stabilisce che gli Stati membri devono individuare gli obiettivi di incremento della quota dei consumi interni lordi da
soddisfare con l’utilizzo delle fonti rinnovabili, imponendo di raggiungere entro l’anno 2010 una percentuale di energia da
fonti rinnovabili pari al 12% del bilancio energetico complessivo e al 22% dei consumi elettrici totali dei Paesi UE.
All’Italia viene assegnato un obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%. Direttiva 2001/77/CE
Fissa un obiettivo da conseguire lasciando al singolo Stato la scelta dei mezzi e delle modalità attuative: ogni Paese
membro resta libero di definire i propri obiettivi di consumi elettrici da FER e di adottare le misure di sostegno più
consone alla situazione sociale, ambientale e normativa presente all’interno del proprio sistema. Direttiva 2003/87/CE: Emission Trading System, del 13 ottobre 2003
Istituisce un sistema comunitario per lo scambio di quote di emissioni di gas denominato Emission Trading System (ETS), al
fine di ridurre le emissioni di CO2. Tale sistema consente di rispondere agli obblighi di riduzione delle emissioni attraverso
l’acquisto dei diritti di emissione.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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2.2.2 Normativa nazionale Legge n. 10/1991
Demanda alle Regioni una serie di compiti (emanazione di norme attuative, attività di programmazione,
concessione ed erogazione di contributi, informazione e formazione, diagnosi energetica, partecipazione e consorzi e
società per realizzare interventi) e definisce le linee guida per il mercato dell’energia, in conformità a quanto previsto dalle
direttive Europee. In accordo con la politica energetica della Comunità Europea s i stabilisce l'uso razionale dell'energia, il
contenimento dei consumi di energia nella produzione e nell'utilizzo di manufatti, l'utilizzazione delle fonti rinnovabili
di energia, la riduzione dei consumi specifici di energia nei processi produttivi. Definisce le fonti rinnovabili di energia o
assimilate. D. Lgs. 79/99 ‐ Attuazione della direttiva 96/92/CE recante norme comuni per il mercato interno
dell’energia elettrica (decreto Bersani)
Definisce le linee generali del riassetto del settore elettrico in Italia, introducendo importanti innovazioni in diversi
settori, comprese le fonti rinnovabili: dal 2001 i produttori o distributori di energia elettrica hanno l’obbligo di immettere
nel sistema elettrico nazionale una quota di energia elettrica prodotta da impianti da fonti rinnovabili entrati in esercizio o
ripotenziati. Decreto Ministeriale 79/99 ‐ Direttive per l’attuazione delle norme in materia di energia elettrica
da fonti rinnovabili di cui ai commi 1, 2 e 3 dell’Articolo 11 del Decreto Legislativo n. 79, del 16
marzo 1999
Introduce i Certificati Verdi (CV), la nuova struttura di incentivazione delle fonti rinnovabili dopo la liberalizzazione del
settore dell’energia disciplinata dal Decreto Bersani. Delibera CIPE 126/99
Con questa delibera il Governo ha definito gli obiettivi al 2010 di riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, individuando
gli obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile. Protocollo di Torino
E’ un documento stipulato dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio, dal Ministero delle Attività Produttive,
dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e dalla Conferenza delle Regioni. Le Regioni si impegnano a predisporre
entro il 2002 i rispettivi piani energetico ‐ ambientali che privilegino le fonti rinnovabili e la razionalizzazione della
produzione elettrica e dei
consumi energetici. D.L. n. 387/2003
Concerne l’attuazione della direttiva 2001/77/CE. E’ finalizzato a promuovere un maggior contributo delle fonti energetiche rinnovabili. Descrive le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, come di pubblica utilità, indifferibili ed urgenti. Prevede che la costruzione e l’esercizio delle opere connesse siano soggetti ad una autorizzazione unica, rilasciata dalla regione o altro soggetto istituzionale delegato dalla regione, nel rispetto delle normative vigenti in materia di tutela dell’ambiente, di tutela del paesaggio e del patrimonio storico‐artistico.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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2.2.3 Normativa regionale LR 39/2005 (Disposizioni in materia di energia)
Disciplina le diverse tematiche energetiche, riformulando i poteri della Regione e definendo gli obiettivi da perseguire,
quali la compatibilità tra energia e sviluppo sostenibile, la razionalizzazione della produzione e degli usi energetici, la
promozione delle fonti rinnovabili, la prevenzione e riduzione dell’inquinamento luminoso. Individua il sistema
principale regionale in materia di energia nella redazione del Piano di Indirizzo (PIER).
Impianti fotovoltaici (produzione di energia elettrica)
La realizzazione di impianti fotovoltaici è semplificata al massimo dalla legislazione vigente: è infatti sufficiente una comunicazione scritta al Comune per installare determinati impianti di potenza nominale fino a 5 kW (cosiddetta “attività
libera” ai sensi dell’art. 17 LR 39/2005), e per realizzare impianti “integrati” o “aderenti” per tutto lo sviluppo del tetto, indipendentemente dalla potenza (“attività libera” ai sensi dell’art. 17 LR. 39/2005 e del Dlgs 115/2008).
Tipo di impianto Tipologia di autorizzazione Procedure da seguire
Integrati o aderenti per tutto lo sviluppo del tetto, indipendentemente dalla potenza
Attività libera (art. 17 LR 39/2005 e Dlgs 115/2008)
Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima
dell’inizio dei lavori
Potenza nominale fino a 5 kW se realizzati secondo le condizioni fissate dal Pier (2)
Attività libera (art. 17 LR 39/2005)
Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima
dell’inizio dei lavori
Potenza fino a 1 MW se di proprietà di Regione ed Enti locali, realizzati tenuto conto
delle condizioni fissate dal Pier (2)
Attività libera (Art.17 L.R.39/2005)
Comunicazione scritta al Comune almeno venti giorni prima
dell’inizio dei lavori
Potenza fino a 1 MW se di proprietà di Aziende Sanitarie, realizzati con l’assenso del
Comune (2)
Attività libera (Art.17 L.R.39/2005)
Richiesta preventiva assenso al Comune
Potenza nominale fino a 20 kW (*) DIA (art. 16 LR 39/2005)
Presentazione della DIA, ai sensi della LR 39/2005 e della LR
1/2005, al Comune
Potenza nominale superiore a 200 kW fino a 1 MW
Autorizzazione unica provinciale (art. 11 L.R.39/2005) senza VIA
(art. 27 L. 99/2009) Istanza alla Provincia
Potenza superiore a 1 MW Autorizzazione unica provinciale (art. 11 L.R.39/2005) con verifica
di Via
Per l’autorizzazione istanza alla Provincia
(*) modificato dalla Corte Cost. Sentenza Corte costituzionale 313/2010. Con Sentenza 313 del 2010 depositata in data 11/11/2010, in via di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale, la Corte Costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale: a) dell’art. 10, comma 2, della legge della Regione Toscana 23 novembre 2009 n. 71 (Modifiche alla legge regionale 24 febbraio 2005, n. 39 –
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Disposizioni in materia di energia), nella parte in cui, sostituendo il comma 3 dell’art. 16, della legge della Regione Toscana 24 febbraio 2005, n. 39 (Disposizioni in materia di energia), ha inserito i numeri 1 e 2 della lettera f.
“3.…… sono soggetti alla DIA i seguenti interventi, qualora non costituiscano attività libera ai sensi dell'articolo 17: f) la costruzione e l'esercizio degli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, ai sensi dell’articolo 12 del d.lgs. 387/2003 , quando la capacità di generazione sia inferiore alle seguenti soglie di potenza:
1) per gli impianti eolici, 100 chilowatt; 2) per gli impianti solari fotovoltaici, 200 chilowatt;
OMISSIS”
2.3 Normativa di riferimento sulle opere di progetto
Per la normativa di riferimento sulle opere in progetto si rimanda alla relazione ambientali di dettaglio allegate al progetto.
2.4 Strumenti di programmazione
Gli strumenti programmatici relazionabili al progetto sono quelli relativi ai piani e programmi relativi alla produzione di
energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera. 2.4.1 Programmazione comunitaria
Libro Bianco della Commissione Europea ‐ Energia per il futuro: le fonti di energia rinnovabili, del 20 novembre 1996
Ha lo scopo di realizzare un piano d’azione sulle Fonti di Energia Rinnovabili (FER).
Secondo quanto riportato in questo documento, le FER disponibili in Europa fino al 1996 sono sfruttate in maniera
insufficiente. Protocollo di Kyoto, del 11 dicembre 1997
Il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 16 febbraio 2005, è un documento internazionale che affronta il problema dei
cambiamenti climatici. Lo scopo primario è la riduzione di emissione di gas inquinanti e gas serra in atmosfera.
Gli stati firmatari, tra i quali l’Italia, si impegnano a ridurre le emissioni di gas serra al fine di promuovere lo sviluppo
sostenibile. Nell’Allegato B è riportata la quantificazione degli impegni di limitazione o riduzione delle emissioni. Gli Stati
membri dell’Unione Europea devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8% tra il 2008 e il
2012.
2.4.2 Programmazione nazionale
Piano Energetico Nazionale del 1988
E’ stato uno dei primi strumenti governativi a sostegno delle fonti rinnovabili: comincia a delinearsi una nuova politica
energetica, caratterizzata da una maggiore attenzione verso l'ambiente. Gli obiettivi primari presi in considerazione sono
riconducibili principalmente al risparmio energetico, alla protezione dell’ambiente e della salute dell’uomo e
all’incentivazione dello sviluppo delle risorse nazionali.
Delibera CIPE n. 137/98 ‐ Linee guid a per le politiche e misure nazionali di riduzione delle emissioni di gas serra
Assegna alla produzione di energia da FER un contributo di circa il 20% per il conseguimento degli obiettivi nazionali di
riduzione delle emissioni di gas serra, ai fini del rispetto degli impegni assunti con il Protocollo di Kyoto. Stabilisce che
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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l’Italia deve ridurre le proprie emissioni annue di circa 100 Mt di CO2 equivalenti tra il 2008 e il 2012, con interventi sul
fronte dell’offerta (aumento di efficienza del parco termoelettrico, produzione di energia da fonti rinnovabili), sul
fronte della domanda di energia (riduzione dei consumi nel settore dei trasporti e nei settori industriale, abitativo e
terziario) e su quello degli usi non energetici riportati in Tabella 3.
Tabella 3 – Obiettivi di riduzione di CO 2
Azioni Mt C O2 Mt C O2 Mt C O2 2002 2006 2008- 2012
A ume nto di efficienza del parco elettrico -4/5 -10/12 -20/23
Riduzione dei cons umi ener getici nel settore dei -4/6 -9/11 -18/21 trasporti
Pr oduzione di energia da fonti rinnovabili -4/5 -7/9 -18/20 Riduzione dei cons umi ener getici nei settori - -12/14 -24/29 industriale/abitativo/terziario
Riduzione delle emissioni nei settori non ener getici -2 -7/9 -15/19
Assor bimento delle emissioni di C O2 dalle foreste - - -(0,7)
TO TA LE -20/25 -45/55 -95/112
(Fonte: deliber azione CI PE 19 N ovem bre 1998)
2.4.3 Programmazione regionale
Programma regionale di sviluppo 2006‐2010
E’ un documento di indirizzo programmatico degli interventi prioritari nell’arco della legislatura. Dà indicazioni progettuali
da inserire nella nuova programmazione settoriale pluriennale.
Individua quattro Programmi strategici che fanno riferimento alla competitività del sistema integrato regionale e del
territorio, alla cittadinanza, lavoro, coesione, cultura e qualità della vita, alla sostenibilità ambientale dello sviluppo,
alla Governance, conoscenza, partecipazione, sicurezza, intese come metodo con il quale portare avanti le scelte
strategiche individuate.
Le priorità operative sono definite nei Progetti Integrati Regionali (PIR). In riferimento al settore energetico, il PIR 3.2 ‐
Sostenibilità e competitività del sistema energetico ‐ si pone l’obiettivo di sviluppo delle fonti rinnovabili, e dell’efficienza
energetica, garantendo anche maggior autonomia energetica e riduzione dei costi, come fattori di sviluppo collegati ai
processi di innovazione tecnologica. PIER (Piano di Indirizzo Energetico Regionale)
Con il Piano di Indirizzo Energetico Regionale approvato dal Consiglio regionale l’08/07/2008, la Toscana intende
sviluppare un progetto sostenibile del sistema energetico regionale, garantendo la corrispondenza tra energia prodotta, il
suo uso razionale e la capacità di carico del territorio e dell’ambiente. Tre sono gli obiettivi generali: sostenibilità,
sicurezza ed efficienza energetica. Nella tabella seguente si riportano gli obiettivi specifici perseguiti dal PIER e le
azioni con cui raggiungerli.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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PARCHI ED AREE PROTETTE Parchi e Valori naturalistici ‐ Obiettivi di qualità ‐ Azioni Emergenze ecosistemiche fluviali, con boschi e vaste aree umide.
Il territorio della Regione Toscana è interessato da tre Parchi Nazionali:
1. Parco Foreste Casentinesi (AR,FI) 2. Arcipelago Toscano (LI,GR) 3. Appennino Tosco‐Emiliano (MS,LU);
da tre Parchi Regionali:
1. Parco della Maremma (GR) 2. Parco Migliarino‐Massaciuccoli (PI,LU) 3. Parco delle Alpi Apuane (MS,LU);
da Parchi Provinciali (qui in parte):
1. Parco di Montioni (GR) 2. Parco di Montioni livornese (LI) 3. Parco dei Monti Livornesi;
da numerose Riserve Provinciali (qui in parte):
a) Oasi della Contessa (LI) b) Palude degli Orti‐Bottagone (LI) c) Foresta di Berignone (PI) d) Lago di Santa Luce (PI) e) ….
da numerose aree ANPIL (vedi www.parchinaturali.toscana.it/anpil.html), di cui solo per Livorno e Pisa:
a) Fiume Cecina, b) Macchia Magona c) S.Silvestro d) Baratti e) Sterpaia f) Montioni g) Parrana S.Martino h) Colognole i) Montenero j) Torrente Chioma k) Foresta di Valle Benedetta l) Parco del Chioma
e, in Pisa: a) Bosco di Tanali b) Stazione Relitta di Pino Laricio c) Monte Castellare d) Valle delle Fonti e) Giardino f) Fiume Cecina g) Serra Bassa h) Valle del Lato.
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L’area del Lavandone di Collesalvetti:
non è inclusa nei Parchi Nazionali;
non è inclusa nei Parchi Regionali;
non è inclusa e neppure confina con il Parco dei Monti Livornesi, di cui si riporta una breve scheda:
PARCO DEI MONTI LIVORNESI
Tipologia: Parco Naturale Regionale; istituito con L.R. 19 febbraio 1999, n. 936 e D.C.P. 31 luglio 2000, n. 163. Regione: Toscana Province: Livorno
Il Parco Naturale dei Monti Livornesi interessa le alture poste a sud‐est della città di Livorno; l'area protetta occupa una superficie di 1.329 ettari nei Comuni di Campiglia Marittima, Piombino e Suvereto, in Provincia di Livorno.
Parco Naturale Monti Livornesi
Descrizione
I Monti Livornesi si formarono durante il Miocene medio (20‐15 milioni di anni fa). Cisti, ginestre ed ornielli caratterizzano le zone meno boscate; il versante sul mare presenta splendide pinete mentre nelle valli interne e nel versante ad est si trovano boschi con lecci, cerri, olmi, castagni e noccioli. La presenza di acqua permette lo sviluppo di boschi ripariali di pioppi, salici e frassini. Buona la presenza di fauna: tra i mammiferi, il cinghiale, la donnola, la volpe, la faina e la martora, tra gli uccelli, il gufo, il barbagianni, l'allocco e alcune specie interessanti come la magnanina, il codirossone, la sterpazzolina. Sui Monti Livornesi si trovano tracce della presenza dell'uomo in età Paleolitica e nel periodo etrusco.
non è inclusa nella Riserva Provinciale “Oasi della Contessa Suese – Biscottino.
La Riserva Provinciale “Oasi della Contessa”, è stata istituita con delibera del Consiglio Provinciale n. 86 del 28.04.2004. In tale ambito sono consentiti gli interventi previsti dal Regolamento della Riserva adottato con Delibera del Consiglio Provinciale n. 62 del 11.03.2005 (pubblicato sul B.U.R.T. n. 11 del 15.03.2005) ed in attesa di approvazione definitiva. Con Delibera del Consiglio Regionale n. 6 del 21.01.2004 la Regione Toscana, in attuazione della L.R. 56/2000, ha istituito e perimetrato il S.I.R. (S.I.C., e Z.P.S.) n. 47, denominato “Padule di Suese e Biscottino”, comprendente anche l’ambito già interessato dalla Riserva di cui sopra. Si tratta di zone umide destinate al mantenimento dell’ecosistema umido, alla salvaguardia dell’ambiente naturale, della flora e della fauna presenti., sulle quali si estende il vincolo paesistico ai sensi dell’art. 142, comma 1. lett. i) del D. L.gs. 22.01.2004 n. 42.
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In dettaglio, e fino all’approvazione del Piano di Gestione del S.I.R., ai sensi e per gli effetti dell’art. 10, lett. B del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti, in tali zone restano consentiti gli interventi di manutenzione e ripristino e di messa in sicurezza idraulica mediante tecniche naturalistiche. Nelle zone umide è, inoltre ammessa la realizzazione di interventi finalizzati alla valorizzazione dell’area per fini naturalistici ed alla realizzazione di opere strettamente necessarie alla fruizione didattico‐scientifica, quali passerelle, capanni di birdwatching, centri visita etc., da realizzare in legno o comunque con materiali naturali, curandone l’inserimento con le caratteristiche ambientali e morfologiche della zona risulta vietata qualsiasi alterazione dello stato dei luoghi tendente alla riduzione della valenza faunistica e l’introduzione di elementi e manufatti artificiali. Nelle zone umide risulta interdetta la nuova edificazione. DAL PTC della Provincia di Livorno: SITI NATURA 2000 e RETE Ecologica Regionale. 1 – Padule di Suese e Biscottino (IT5160001): A = 142.87 ha; (SIR, SIC, ZPS) Comune di Collesalvetti N.B. tale ambito ricomprende anche la Riserva Provinciale detta “Oasi della Contessa” (vedi NTA del RU Comune di Collesalvetti, art.70) Tipologia: SIR, SIC ZPS Codice: IT5160001 Estensione: 142,87 ha Si tratta di un Sito in parte compreso nel sistema delle aree protette provinciali (Riserva provinciale) con zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato (zona umida interna con specchio d’acqua dolce a Suese o Padule della Contessa e fossi con ricca vegetazione elofitica a Biscottino). Oltre alle formazioni vegetali degli ambienti umidi, con canneti, prati umidi e specchi d’acqua, il Sito ospita rare specie di flora quali, ad esempio, Utricularia australis, Ranunculus ophioglossifolius, periploca graeca. Presenza di avifauna migratrice, svernante e nidificante, ricca di specie di interesse comunitario e regionale; gli elementi di maggiore interesse, in gran parte legati ai canneti, sono scomparsi negli ultimi anni a Suese, mentre permangono a Biscottino (che ospita un importante sito di nidificazione di airone rosso Ardea purpurea). Presenza di alcune specie di Insetti di interesse conservazionistico legate agli ambienti umidi. Il sito comprende zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato.
Oasi della Contessa
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In dettaglio, e fino all’approvazione del Piano di Gestione del S.I.R., ai sensi e per gli effetti dell’art. 10, lett. B del Piano Strutturale del Comune di Collesalvetti, in tali zone restano consentiti gli interventi di manutenzione e ripristino e di messa in sicurezza idraulica mediante tecniche naturalistiche. Nelle zone umide è, inoltre ammessa la realizzazione di interventi finalizzati alla valorizzazione dell’area per fini naturalistici ed alla realizzazione di opere strettamente necessarie alla fruizione didattico‐scientifica, quali passerelle, capanni di birdwatching, centri visita etc., da realizzare in legno o comunque con materiali naturali, curandone l’inserimento con le caratteristiche ambientali e morfologiche della zona risulta vietata qualsiasi alterazione dello stato dei luoghi tendente alla riduzione della valenza faunistica e l’introduzione di elementi e manufatti artificiali. Nelle zone umide risulta interdetta la nuova edificazione. DAL PTC della Provincia di Livorno: SITI NATURA 2000 e RETE Ecologica Regionale. 1 – Padule di Suese e Biscottino (IT5160001): A = 142.87 ha; (SIR, SIC, ZPS) Comune di Collesalvetti N.B. tale ambito ricomprende anche la Riserva Provinciale detta “Oasi della Contessa” (vedi NTA del RU Comune di Collesalvetti, art.70) Tipologia: SIR, SIC ZPS Codice: IT5160001 Estensione: 142,87 ha Si tratta di un Sito in parte compreso nel sistema delle aree protette provinciali (Riserva provinciale) con zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato (zona umida interna con specchio d’acqua dolce a Suese o Padule della Contessa e fossi con ricca vegetazione elofitica a Biscottino). Oltre alle formazioni vegetali degli ambienti umidi, con canneti, prati umidi e specchi d’acqua, il Sito ospita rare specie di flora quali, ad esempio, Utricularia australis, Ranunculus ophioglossifolius, periploca graeca. Presenza di avifauna migratrice, svernante e nidificante, ricca di specie di interesse comunitario e regionale; gli elementi di maggiore interesse, in gran parte legati ai canneti, sono scomparsi negli ultimi anni a Suese, mentre permangono a Biscottino (che ospita un importante sito di nidificazione di airone rosso Ardea purpurea). Presenza di alcune specie di Insetti di interesse conservazionistico legate agli ambienti umidi. Il sito comprende zone umide residuali, che costituiscono rari elementi di naturalità in un contesto territoriale fortemente antropizzato.
Oasi della Contessa
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Gli strumenti considerati sono quelli attualmente vigenti relazionabili alle opere in progetto, a livello nazionale, regionale e comunale. L’analisi e gli indirizzi desunti da tali strumenti assolvono a una duplice funzione:
• consentono di verificare l’esistenza di eventuali vincoli che gravano sul sito di ubicazione delle opere in
progetto; • offrono una preziosa indicazione in relazione alla capacità di carico dell’ambito territoriale di riferimento
dell’area sede delle opere.
Gli strumenti relazionabili all’impianto fotovoltaico in esame e analizzati nell’ambito di questo studio comprendono:
• gli elenchi di siti relativi alla Rete Natura 2000; • gli elenchi delle Aree protette; • il PIT (Piano di Indirizzo Territoriale della Regione Toscana); • il PTC (Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Livorno); • gli strumenti di pianificazione del Comune di Collesalvetti.
2.5.1 Rete Natura 2000
E’ la rete ecologica europea coordinata e coerente di Zone Speciali di Conservazione presenti nel territorio dell’Unione.
Le ZSC comprendono le Zone di Protezione Speciale (ZPS) classificate dagli Stati membri a norma della direttiva
79/409/CEE. I Siti di Importanza Comunitaria (SIC) contribuiscono in modo significativo alla coerenza della rete
ecologica.
Rete Natura 2000 è disciplinata dalla Direttiva Comunitaria HABITAT 92/43/CEE la quale stabilisce, fra l’altro, che qualsiasi
piano o progetto che possa avere incidenze sui Siti Natura 2000 sia sottoposto ad opportuna Valutazione delle possibili
Incidenze rispetto agli obiettivi di conservazione del sito.
La Direttiva è stata recepita dallo Stato italiano con il D.P.R. n. 357/2007; le Regioni hanno designato le Zone di Protezione
Speciale e hanno proposto come Siti di Importanza Comunitaria i siti individuati nel loro territorio sulla scorta degli Allegati A
e B dello stesso D.P.R.
La L.R. 56/2000, Norme per la conservazione e la tutela degli habitat naturali e seminaturali, della flora e della fauna
selvatiche – Modifiche al la L.R. 7/1998 – Modifiche alla L.R. 49/1995 , riconosce e tutela la biodiversità, individua nell’
Allegato D i Siti di Importanza Regionale (SIR), le specie animali protette (Allegato B), le specie animali soggette a limitazione
del prelievo (Allegato B1), le specie vegetali protette (Allegato C) e le specie vegetali soggette a limitazione della raccolta
(Allegato C1).
I SIR elencati nell’Allegato D comprendono i siti classificabili di importanza comunitaria (pSIC), le Zone di Protezione
Speciale (ZPS), i Siti di Interesse Nazionale (SIN).
Le Province hanno il compito di tutelare, studiare, monitorare e gestire i Siti di Importanza Regionale che ricadono nel
proprio territorio.
La lista ufficiale dei Siti è stata pubblicata con l’ <Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale>,
individuati ai sensi delle direttive 92/43/CE e 79/409/CE” D.M. del 3 aprile 2000 (pubblicato nel Suppl. Ord. alla Gazzetta
Ufficiale 95 del 22 aprile 2000) e succ. modif. ed integrazioni.
Il sito in esame non è collocato in Siti Natura 2000 (SIC o ZPS) o in prossimità di essi.
Si escludono effetti di sorta a carico della Rete Natura 2000. 2.5.2 Aree protette
La classificazione delle aree naturali protette è stata definita dalla legge 394/91, che ha istituito l'Elenco ufficiale delle aree
protette, periodicamente aggiornato dal Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio. La Regione Toscana, che già nel 1977 aveva approva to la L.R. n. 46/1977 Costituzione di un sistema di parchi regionali e delle riserve naturali, con la L.R. n. 29/1997 Norme in materia di aree naturali protette regionali, si è dotata di uno strumento normativo che recepisce i contenuti della legge.394/1991.
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Le aree protette risultano essere così classificate:
• parchi nazionali; • parchi regionali; • riserve naturali statali e regionali; • zone umide; • aree marine protette; • altre aree protette (aree che non rientrano nelle precedenti classificazioni).
L’area presenta una prevalenza di formazioni forestali a dominanza di cerro. Sono rilevanti da un punto di vista storico‐ naturalistico i castagneti relittuali. Negli impluvi e nelle isolate stazioni umide sono localizzate formazioni ripariali a dominanza di olmo campestre, carpino bianco, frassino meridionale, pioppo tremolo e salici. Vaste superfici sono coperte da macchie, arbusteti e garighe. Tali cenosi rappresentano l’habitat per numerose specie di uccelli e mammiferi e sono utilizzate per il foraggiamento da rapaci nidificanti nei boschi; rappresentano inoltre gli habitat più ricchi di specie floristiche, anche rare, quali numerose orchidee. Le poche aree agricole tradizionali sono rappresentate da oliveti, seminativi e piccoli appezzamenti a vigneto. Sono segnalate diverse specie floristiche rare o di particolare interesse biogeografico. Tra gli invertebrati merita segnalare il lepidottero Coenonympha elbana, una farfalla endemica della Toscana, e il cervo volante Lucanus cervus, una specie ritenuta minacciata a livello continentale. L’erpetofauna comprende fino ad oggi 8 anfibi e 14 rettili. Notevole il popolamento avifaunistico, che comprende rapaci diurni rari e localizzati in Toscana come, rapaci notturni poco comuni quali assiolo Otus scops e gufo comune Asio otus e passeriformi legati agli ambienti prativi quali calandro Anthus campestris e tottavilla Lullula arborea, due specie in via di rarefazione in tutta Europa. Le macchie e gli arbusteti sono frequentate da specie di valore conservazionistico quali magagnino Sylvia undata, averla piccola Lanius collirio e averla capirossa Lanius senator. Il popolamento di mammiferi è ancora in corso di studio, ma comprende segnalazioni di importanti presenze come il gatto selvatico Felis sylvestris e martora Martes‐martes. Anche nel contesto di quest’area protetta i processi di ricolonizzazione arbustiva ed arborea delle ex aree agricole e delle aree aperte costituiscono un potenziale elemento di criticità per la perdita di habitat secondari di interesse vegetazionale e floristico, per la riduzione di biodiversità nell’area protetta e per la perdita di preziosi habitat per la fauna. Il rischio di incendi estivi costituisce un forte elemento di criticità, recentemente aumentato dall’incremento del carico turistico.
2.5.3 Piano di Indirizzo Territoriale 2005‐2010 (PIT)
Il Piano di Indirizzo Territoriale 2005‐2010 della Regione Toscana è stato approvato dal Consiglio regionale il 24 luglio 2007 con delibera n. 72. Obiettivo principale del PIT è la valorizzazione delle risorse naturali del paesaggio e degli insediamenti rurali, finalizzata ad uno sviluppo sostenibile diffuso. Gli elaborati che costituiscono il PIT sono il Documento di Piano, la Disciplina di Piano e il Quadro Conoscitivo. Il Documento di Piano contiene l’agenda per l’applicazione dello statuto del territorio toscano, e i meta obiettivi che consistono nell’integrare e qualificare la Toscana come città policentrica, sviluppare e consolidare la presenza industriale in Toscana, conservare il valore del patrimonio territoriale della Toscana. La Disciplina di piano qualifica il PIT come strumento di pianificazione territoriale, lo statuto del territorio toscano mediante l’individuazione dei metaobiettivi e degli obiettivi conseguenti, in coerenza con il Documento di piano, contempla come sua parte integrante la disciplina dei paesaggi che assumerà valore di piano paesaggistico ai sensi del Codice dei beni culturali e del paesaggio, una volta concluso il procedimento recante l’intesa con le competenti autorità statali. Il Quadro conoscitivo fornisce le conoscenze del contesto del territorio entro cui prendono forma le azioni e i progetti del Piano. E’ articolato in quadri analitici di riferimento, che forniscono la lettura delle dinamiche e dei fenomeni regionali, la ricognizione degli aspetti settoriali dell’amministrazione pubblica, l’identificazione d ei territori che caratterizzano lo spazio regionale, ai fini del Piano paesaggistico. Il Quadro è completato dagli allegati. La terza parte del Quadro “Territori e paesaggi della Toscana” forma un atlante ricognitivo composto da 38 schede relative ad altrettanti macro‐ ambiti. L’area sede delle opere in progetto ricade nell’ambito 12 “Area Livornese”.
2.5.4 Piano paesaggistico
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Costituisce l’implementazione del PIT per la disciplina paesaggistica, ai sensi dell’art.143 del D. Lgs. 42/2004 (Codice dei beni culturali e del paesaggio) e dell’art. 33 della L.R. 33/2005 (Norme per il governo del territorio). Indica i tipi di azioni possibili all’interno di un determinato sistema territoriale. Si basa sui principi della Convenzione europea del paesaggio sottoscritta da 26 Paesi a Firenze nel 2000: il paesaggio è un bene dinamico, relazionato all’azione dell’uomo.
Il Piano è costituito dai seguenti elaborati:
• Elaborato 1. Modifiche al documento di piano;
• Elaborato 2. Modifiche alla disciplina di piano e relativi allegati (schede dei paesaggi e individuazione degli obiettivi di qualità, schede d ei paesaggi e individuazione degli obiettivi di qualità” ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera b), del Codice; cartografie recanti l’individuazione, delimitazione e rappresentazione in scala idonea degli immobili e delle aree dichiarate di notevole interesse pubblico, ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera b), del Codice; la ricognizione progressiva e la conseguente rappresentazione in scala idonea delle aree tutelate per legge ai sensi dell'articolo 143, comma 1, lettera c), del Codice; l’individuazione, all'interno delle aree già dichiarate di notevole interesse pubblico, delle aree gravemente compromesse o degradate, ai sensi di quanto previsto all'articolo 143, comma 4, lettera b), del Codice);
• Elaborato 3. Documentazione ad integrazione del quadro conoscitivo (Rapporto di valutazione del gennaio
2009 sul potenziale eolico dei territori della Regione Toscana, estratto dal rapporto finale del progetto “WIND‐GIS ”, recante le risultanze dello studio espletato in materia dal Consorzio LaMMa ‐ Laboratorio di Monitoraggio e Modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile; Atlante ricognitivo delle risorse archeologiche comprensivo della cartografia relativa e dei criteri per il riconoscimento dei valori con riferimento alle zone di interesse archeologico, prodotto in base agli studi ed alle elaborazioni della Soprintendenza per i beni archeologici della Toscana, da approvare con apposito provvedimento della Giunta regionale d’intesa con i competenti uffici periferici del Ministero per i beni e le attività culturali; Rappresentazione cartografica dei trentotto ambiti di paesaggio in cui si articola il territorio toscano, con evidenziati i territori comunali ricadenti in ciascun ambito; Sezione 1 delle “ schede dei paesaggi e individuazione degli obiettivi di qualità ” che ha ad oggetto il “ Riconoscimento dei caratteri strutturali”; Sezione 2 delle “ schede dei paesaggi e individuazione degli obiettivi di qualità ” che ha ad oggetto il “ Riconoscimento dei valori” naturalistici, storico‐ culturali ed estetico‐percettivi dei paesaggi).
2.5.5 Dal PTC della Provincia di Livorno CORRELAZIONE CON IL P.I.T. provinciale. Al fine di inquadrare l’inserimento dell’intervento all’interno del Piano di Intervento Territoriale provinciale, si riporta un commento relazionato fra l’intervento FTV di Lavandone e le previsioni di Piano.
L’individuazione dei valori e delle invarianti strutturali e funzionali del paesaggio e dei caratteri prestazionali peculiari all’interno di ogni Sistema di paesaggio, conduce all’indicazione di linee di indirizzo strategico, con la specificazione di elementi utili alla formulazione della strategia di piano e alla definizione della normativa secondo alcuni principi di base:
– in relazione a precetti statutari per l’integrità paesaggistica del territorio con criteri ed indirizzi di piano per la salvaguardia delle risorse essenziali:
ARIA ‐ limitazione dell’inquinamento in atmosfera, dell’inquinamento acustico e dell’inquinamento elettromagnetico, utilizzo di barriere acustiche artificiali e vegetate, oltre ad interventi di mitigazione dell’impatto visuale;
ACQUA ‐ salvaguardia degli acquiferi e dei sistemi idrici superficiali, riduzione del cuneo salino, ottimizzazione del ciclo delle acque; potenziamento e riqualificazione degli invasi artificiali esistenti, riutilizzo delle acque di depurazione, sviluppo delle reti duali, ottimizzazione degli interventi tra la difesa idraulica e il riutilizzo della risorsa;
SUOLO ‐ tutela e difesa dall’erosione costiera, riqualificazione del sistema dunale, difesa dai dissesti e frane, recupero dei suoli inquinati e compromessi, riqualificazione ambientale delle piane alluvionali; valorizzazione ed uso dei giacimenti per attività estrattiva, fruizione dei beni di interesse geomineralogico, ottimizzazione del ciclo dei rifiuti;
ECOSISTEMI ‐ protezione dei siti di interesse comunitario e regionale, delle aree di rilevante pregio ambientale e dei biotopi, salvaguardia delle pinete e delle zone umide costiere, realizzazione di dissuasori marini; valorizzazione e miglioramento della
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gestione forestale, dei castagneti, e degli oliveti; gestione integrata del sistema dei parchi e delle riserve, azioni per favorire il ripopolamento ittico, miglioramento della gestione faunistico venatoria.
– in relazione a precetti strategici per la valorizzazione territoriale del paesaggio con l’individuazione di obbiettivi strategici per la valorizzazione ed il potenziamento delle risorse paesaggistiche:
RETI ED INFRASTRUTTURE ‐ valorizzare il ruolo dei nodi principali delle reti dei servizi dell’area provinciale; gestire le trasformazioni infrastrutturali nel paesaggio in funzione del mantenimento e del potenziamento delle qualità scenico percettive e delle funzioni ecosistemiche;
CONSUMO DI SUOLO ‐ innalzare la qualità abitativa indirizzando la pianificazione comunale verso interventi di riorganizzazione funzionale e morfologica degli aggregati urbani che garantiscano il contenimento del consumo di suolo ed il controllo degli inquinamenti;
ENERGIA ‐ promuovere azioni nei principi della sostenibilità, della competitività e dell’innovazione, secondo un approccio territoriale integrato delle politiche settoriali, dove il piano possa costituire scenario utile all’utilizzo delle risorse finanziarie europee; verificare l’ idoneità della localizzazione impianti di produzione biomasse e biocarburanti, mini‐eolico aziendale, geotermia;
PRODUZIONE AGROALIMENTARE ‐ sostenere lo sviluppo e la diversificazione economica, promovendo l’integrazione delle filiere produttive industriali e artigianali, del turismo e dell’agricoltura verso trasformazioni territoriali sostenibili a supporto di modelli di sviluppo socioeconomici integrati ecomplementari, basati sulle risorse naturali, ambientali e paesaggistiche non distruttive ‐ filiere agro alimentari peculiari anche con recupero di antiche colture;
AREE D’INTERESSE NATURALISTICO ‐ valorizzare gli ambiti naturalistici garantendone il mantenimento e l’uso a fini didattici, ricreativi, turistici, con particolare attenzione alle aree contigue e al rafforzamento dei corridoi biotici per garantire continuità ecologica e paesaggistica;
IDENTITA’ CULTURALE DEI LUOGHI ‐ rafforzare le identità culturali e ambientali, delle offerte e dei servizi potenziando l’attrattiva urbana anche nei borghi minori collinari così da sviluppare concorrenzialità imprenditoriale e territoriale e fare cerniera con l’offerta delle qualità paesistiche, ambientali e turistiche;
IDENTITA’ DEL PAESAGGIO RURALE ‐ consolidare i caratteri identitari del paesaggio insediativo rurale, incentivandone gli usi economicamente produttivi unitamente alla permanenza degli elementi paesaggistico‐ambientali ‐ spazi aperti di pertinenza dei nuclei rurali, siepi interpoderali e grandi alberature, colture promiscue ed impianti di vite maritata, conservazione di manufatti minori, etc.;
RIQUALIFICAZIONE DELLA COSTA ‐ valorizzare gli ambiti naturalistici e peculiari, riqualificare i servizi e le strutture ricettive del turismo balneare, della nautica e dei centri urbani della costa;
OSSERVATORIO DEL PAESAGGIO ‐ costituzione dell’Osservatorio al fine di esercitare il monitoraggio dell'efficacia dello statuto del piano e di mantenerne aggiornato il quadro conoscitivo.
Strategie paesaggistiche di governo del territorio
Gli elaborati cartografici di riferimento della disciplina strategica di piano riguardano le politiche provinciali di governo del territorio sostenibili, in relazione alla concezione patrimoniale espressa dalle regole statutarie e in particolare interessano le:
1. Relazioni tra paesaggi protetti; 2. Relazioni tra paesaggi costieri e entroterra; 3. Relazioni tra sistemi insediativi e paesaggi rurali.
STRATEGIA 1. ‐ Relazioni tra paesaggi protetti.
Lo scenario strategico del sistema di relazione dei paesaggi protetti è finalizzato a sviluppare una effettiva articolazione sistemica delle aree protette continentali della Provincia e tessere relazioni di complementarietà con quelle insulari del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano. Le aree protette sono intese come sistema integrato di diversificazione dell’offerta di fruizione dei valori naturali e culturali emergenti del paesaggio, in stretta integrazione con gli altri assi tematici strategici.
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Sono prioritarie per la composizione di questa strategia l’individuazione delle relazioni e le possibili integrazioni tra i paesaggi protetti, attraverso la formazione di una rete turistico‐ricreativa a livello provinciale fondata sul sistema delle greenway, strumento di forte integrazione tra i sistemi di paesaggio che permette la connessione ecosistemica e la possibilità di collegamento privilegiato per una attenta percezione del territorio provinciale nel suo complesso di analogie e diversità.
Lo schema della Strategia 1 (si veda Tav. Strategie paesaggistiche di governo del territorio) mette in evidenza le connessioni tra le aree protette di diversa natura presenti sul territorio provinciale e ai margini del territorio stesso, con l’obiettivo di dare vita ad un sistema unico ed interconnesso, dove le singole areeprotette non siano isole all’interno del sistema paesaggio, ma parte integrante e relazionate allo stesso.
Le connessioni hanno un carattere prevalentemente paesaggistico‐funzionale, utile per garantire una migliore fruizione delle aree protette che, messe a sistema, possono aumentare la portanza turistica diventando una efficace risorsa alternativa al turismo balneare. Questo tipo di connessioni può trovare espressione e realizzazione in un sistema di greenway, favorendo, quando opportuno, la connettività ecologica tra le aree con particolare valenza naturalistica ed integrando le potenzialità di fruizione consapevole dei caratteri paesaggistici dei luoghi.
Attraverso l’evidenziazione dei punti di criticità, che si verificano frequentemente dove le connessioni trovano barriere fisiche quali grandi infrastrutture di trasporto o insediamenti, vengono individuati i punti di massima opportunità progettuale utile alla ricucitura delle cesure presenti sul territorio livornese.
Componenti della strategia:
‐ Paesaggi protetti dell’entroterra e della costa ‐ Paesaggi protetti dell’Arcipelago ‐ Aree di interesse naturalistico ‐ Aree protette esterne ai confini provinciali ‐ Fasce di rispetto fluviale ‐ Direttrice di connessione longitudinale: Strada‐parco Vecchia Aurelia ‐ Connessioni tra paesaggi protetti dell’entroterra e della costa ‐ Connessioni con i paesaggi protetti dell’Arcipelago ‐ Nodi per la ricomposizione delle connessioni ‐ Sistemi di paesaggi protetti
1) Parco Regionale di Migliarino San Rossore Massaciuccoli ‐ ANPIL Padule della Contessa ‐ SIR Padule di Suese e Biscottino ‐Parco Provinciale dei Monti Livornesi ‐ ANPIL Parrana San Giusto/Sorgenti di Colognole/Torrente Chioma/Parco del Chioma/Foresta Valle Benedetta/Foresta di Montenero ‐ SIR/Riserva Naturale Statale di Calafuria ‐ SIR Monte Pelato.
2) SIR Monte Pelato ‐ Parco dei Monti Livornesi ‐ ANPIL Lago di Santa Luce.
3) ZPS/Riserva Naturale Biogenetica Tomboli di Cecina ‐ ANPIL Fiume Cecina ‐ ANPIL Giardino Belora Fiume Cecina.
4) SIR/Riserva Naturale Biogenetica Tomboli di Cecina ‐ SIR Padule di Bolgheri ‐ SIR Boschi di Bolgheri‐Bibbona e Castiglioncello ‐ ANPIL Macchia della Magona ‐ Riserva Naturale Biogenetica Bibbona ‐ Riserva Naturale Biogenetica Caselli ‐Riserva Foresta di Monterufoli‐Caselli.
5) ANPIL Baratti/Populonia ‐ SIR Promontorio di Piombino e Monte Massoncello ‐ Parco costiero di Rimigliano ‐ ANPIL San Silvestro ‐ SIR Monte Calvi di Campiglia ‐ Parco Forestale di Poggio Neri.
6) ANPIL Baratti/Populonia ‐ SIR Promontorio di Piombino e Monte Massoncello ‐ SIC/Riserva Naturale Provinciale Padule Orti‐Bottagone ‐ ANPIL La Sterpaia ‐ ANPIL Montioni ‐ Riserva Naturale di Popolamento Animale Marsiliana – Parco Interprovinciale di Montioni ‐ SIR Le Bandite di Follonica.
7) Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano (Isole di Gorgona, Capraia, Elba, Pianosa e Montecristo).
STRATEGIA 2. ‐ Relazioni tra paesaggi costieri e entroterra.
Lo scenario strategico per la valorizzazione delle relazioni trasversali costa‐entroterra e contemporaneamente per la valorizzazione delle diversità paesaggistiche della costa è volto a contrastare l’omologazione, delle modalità di fruizione turistico‐ricreativa di quest’ultima e prevenire in modo attivo le conseguenze di omologazione paesaggistica altrimenti
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sottoposte al solo condizionamento strutturale dovuto ai caratteri intrinseci di conformazione del paesaggio. Sono prioritarie per la composizione di questa strategia le integrazioni di finalità e modalità nei confronti degli altri due assi sui cui si incentra la definizione della strategia di piano in particolare quello relativo alla valorizzazione del sistema di relazione dei paesaggi protetti, alcuni dei quali più importanti sono costieri, attraverso anche la costituzione di una rete turisticoricreativa di greenway che trovano nelle aree costiere vari e importati elementi di suscettibilità di valorizzazione.
Lo schema della Strategia 2 (si veda Tav. Strategie paesaggistiche di governo del territorio) mette in evidenza il tessuto di relazioni trasversali est‐ovest che collega le strutture paesaggistiche della linea costiera con quelle dell’entroterra, tessuto di relazioni consolidate, dotate di una propria identità morfologica e spesso basate sulle strutture culturali storiche del paesaggio. Tale identità diventa sempre più fragile in quanto adessa si sovrappongono i caratteri di trasformazione territoriale indotta da uno sviluppo organizzato secondo la diversa direttrice prevalente nord‐sud. Le connessioni individuate hanno prettamente il carattere della continuità paesaggistica e della conservazione dell’integrità delle strutture paesaggistiche.
Attraverso l’evidenziazione dei punti di criticità, che si verificano dove lo sviluppo lungo l’asse longitudinale ha creato cesure nelle strutture paesaggistiche, vengono individuati i punti di massima opportunità progettuale utile alla ricomposizione della continuità paesaggistica tra costa ed entroterra.
Componenti della strategia:
‐ Connessioni paesaggistiche storiche tra sistema costiero e tessuto agricolo dell’entroterra ‐ Connessioni paesaggistiche tra costa sabbiosa e paesaggio agrario ‐ Connessioni paesaggistiche tra costa rocciosa e versanti boscati ‐ Sistemi paesaggistici dei nuclei urbani costieri maggiori ‐ Direttrice di connessione longitudinale: Strada‐parco Vecchia Aurelia ‐ Nodi strategici per la ricomposizione delle connessioni
STRATEGIA 3. ‐ Relazioni tra sistemi insediativi e paesaggi rurali.
Lo scenario strategico per la valorizzazione delle relazioni tra sistemi insediativi e paesaggi rurali e per il riconoscimento delle peculiari diversità paesaggistiche è volto a contrastare l’omologazione dei caratteri del paesaggio, determinata soprattutto dalle trasformazioni per opere di urbanizzazione del territorio aperto e che spesso comporta fenomeni di frammentazione del paesaggio rurale e perdita dei caratteri identificativi consolidati.
Sono prioritarie per la composizione di questa strategia le integrazioni di finalità e modalità nei confronti degli altri due assi sui cui si incentra la definizione della strategia di piano in particolare quello relativo alla riconnessione delle relazioni peculiari tra paesaggio costiero e entroterra, che trova nel riconoscimento dei caratteri storicizzati del sistema “insediamento‐paesaggio rurale” importati elementi utili ad indirizzare le trasformazioni urbanistiche e la caratterizzazione dei margini dei centri abitati.
Lo schema della Strategia 3 (si veda Tav. Strategie paesaggistiche di governo del territorio) evidenzia le relazioni tra gli insediamenti e i paesaggi rurali estendendo ed ampliando concetti e valori già esplicitati nelle invarianti paesaggistiche (in particolare le invarianti 4, 5 e 6)
Se, infatti, nelle invarianti sono state evidenziate le relazioni tra i singoli insediamenti ed il relativo contesto, nel disegno strategico si evidenzia come queste relazioni siano responsabili di sistemi di corrispondenze più estesi. I microsistemi costituiti dagli insediamenti e dai loro contesti rappresentano valori statutari che, considerati in una ottica più ampia, danno vita a sistemi maggiori, di respiro strategico, come i sistemi costituiti dai borghi pedecollinari e dai relativi paesaggi agrari di pertinenza, che in entrano in relazione anche con i sistemi dei paesaggi di pianura in relazione alle infrastrutture ed ai paesaggi costieri.
Si vengono così a caratterizzare tre grandi sistemi nella sequenza “paesaggio planiziale” (della bonifica o delle argille) /“sistema dei borghi pedecollinari e dei relativi contesti agroforestali” / “paesaggi forestali dei versanti”.
All’interno della sequenza paesaggistica si esplicitano relazioni differenti nei singoli sistemi, di potenzialità funzionale o percettiva, ma con forte valore identitario di caratterizzazione paesaggistica da cui attivare politiche strategiche utili ad indirizzare le trasformazioni del territorio.
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Componenti della strategia:
‐ Paesaggi forestali dell’alta collina ‐ Sistemi di paesaggi agrari di collina con insediamento aggregato (connessioni‐polarità insediative) ‐ Paesaggi agrari planiziali di bonifica ‐ Paesaggi agrari dei terreni argillosi ‐ Paesaggi urbani dei nuclei costieri maggiori ‐ Relazioni tra sistemi collinari e sistemi di pianura ‐ Sistemi complessi di relazioni tra insediamenti e paesaggio rurale
1) Paesaggio argilloso del fondovalle, sistema dei borghi pedecollinari del versante orientale dei Monti Livornesi, paesaggio forestale dei Monti Livornesi.
2) Pianura di Bolgheri – sistema degli insediamenti pedecollinari di Bibbona e Castagneto Carducci, paesaggio forestale delle Magona. 3) Val di Cornia, sistema degli insediamenti pedecollinari di Campiglia e Suvereto, Rio Torto – paesaggio forestale delle Colline Metallifere e di Montioni. 4) paesaggio urbano di Livorno – paesaggio del versante occidentale dei Monti Livonesi. 5) paesaggio urbano di Piombino – paesaggio forestale del promontorio di Piombino
(…)
La trasformazione dei paesaggi agrari per produzioni energetiche
La regolamentazione per la trasformazione dei paesaggi agrari interessati da produzioni energetiche di tipo ecosostenibile (biomassa, eolico, fotovoltaico) e dalle esigenze di trasporto e mobilità, aprono alla potenziale creazione di nuovi paesaggi.
Nel paesaggio provinciale è possibile individuare all’interno del mosaico paesaggistico contemporaneo alcune aree con maggiore propensione alla trasformazione, alcune sono cambiate molto rapidamente per la prossimità dei principali centri urbani (Livorno, Piombino) e per la presenza delle grandi infrastrutture, altre costituiscono una struttura più duratura e consistente (Monti Livornesi, pianura di Bolgheri, vecchia Aurelia, centri minori come Bibbona e Castagneto, etc.) che garantisce la sopravvivenza di livelli minimi di stabilità o di qualità, ad esempio residui di vegetazione igrofila lungo le linee di impluvio, siepi o filari di delimitazione di strade minori e/o terreni coltivati, muri e terrazzamenti, permanenza relazionale tra costa ed entroterra.
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La permanenza di questi elementi di naturalità e/o di antica organizzazione del paesaggio, costituisce un patrimonio importante per il territorio da salvaguardare quali elementi caratterizzanti del paesaggio rurale.
Indubbiamente i paesaggi rurali sono coinvolti da questo nuovo rapporto fra territorio, viabilità ed energia sostenibile, il PTC intende porre l’attenzione alla necessità di armonizzare gli aspetti ambientali e sociali con le esigenze di ammodernamento e sviluppo delle reti di comunicazione civili e commerciali, tenendo conto anche delle questioni legate all’elettromagnetismo, alla salvaguardia ecologica e agli aspetti di percezione del paesaggio.
Lo sviluppo di infrastrutture e tecnologie per la produzione energetica di nuova generazione attiva da un lato l’emergenza ambientale e l’attenzione verso richieste sociali di scenari conservativi, dall’altro le stesse problematiche ambientali sembrano spingere verso nuovi scenari di innovazione tecnologica ecosostenibile (conflitto con traffico pesante, necessità energetiche, competitività di mercato).
I conflitti più immediati, di diretta percezione riguardano le grandi infrastrutture, i parchi eolici, l’installazione di impianti fotovoltaici negli insediamenti storici e storicizzati, mentre scarsa attenzione è stata posta finora al cambiamento del paesaggio ordinario, per esempio con l’introduzione delle colture a biomassa o per la produzione di biodiesel.
La necessità di rispondere in termini di efficienza ed efficacia alle richieste energetiche e di adeguamento infrastrutturale alle nuove esigenze, impone l’attivazione di politiche di sviluppo e trasformazione del territorio aperto che trova nei progetti di paesaggio lo strumento utile per il riconoscimento di alcuni elementi (o alcuni sistemi di elementi) strategici in grado di garantire una nuova qualità e nuovi significati
tanto al paesaggio tecnologico, quanto al paesaggio tradizionale, risorsa fondamentale nella qualità della vita quotidiana tanto degli abitanti quanto dei fruitori.
Il progetto di paesaggio rappresenta lo strumento più idoneo per lo sviluppo di una progettazione funzionale ad una programmazione energetica, tecnologica ed infrastrutturale coordinata che sviluppato in una logica di passaggio di scale ‐ dalla complessità regionale e provinciale fino alle realtà territoriale dei singoli Comuni permette la valutazione e l’approfondimento necessari per avviare progetti ecocompatibili limitando contrasti e dissonanze.
Il progetto di paesaggio affronta la scala della complessità del paesaggio secondo il principio generale per il quale il tutto è più della somma delle parti e ricerca equilibri strutturali e funzionali nello spazio e nel tempo rispondenti alle finalità generali e specifiche che vengono poste: il paesaggio è conservato o trasformato da un insieme di azioni o di assenze di azioni che costituiscono esiti della attuazione di scelte che di fatto sono progetti di paesaggio, nelle loro parti espressamente progettate da uno o più punti di vista disciplinari, come nel loro insieme posto in atto nel territorio, ridisegnando significati e connessioni funzionali/emozionali con il paesaggio circostante, attivando progetti in grado di riattivare paesaggi in abbandono (incolti, cave, aree turistiche obsolete) e di ricostituire relazioni anche in termini funzionali, offrendo nuove interpretazioni e nuovi tasselli per il potenziamento del mosaico paesaggistico e culturale, seguendo un criterio di massima trasparenza e di massima informazione coinvolgendo la popolazione nel percorso decisionale e delle scelte strategiche.
La Provincia, attraverso il PTC nel quale individua i sistemi e sub‐sistemi di paesaggio con specificazione degli elementi di caratterizzazione paesaggistica e gli elementi di valore naturalistico, culturale e percettivo, promuove e coordina accordi intercomunali per lo sviluppo di progetti di paesaggio utili allo sviluppo sostenibile di progetti per il potenziamento infrastrutturale e l’istallazione di tecnologie di produzione energetica ecocompatibile.
Complessivamente, l’area di Lavandone non è ricompresa in alcuno dei punti “sensibili” così denominati dal PIT e dagli strumenti regionali sovraordinati.
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2.5.6 Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PAI) L’area del Lavandone è classificata in P.I.4, pericolosità idraulica “molto elevata” con rinvio alla cartografia 1:25.000 (vedi pagina seguente); nella cartografia indicata, la zona non è censita diversamente. L’intervento è fattibile, ai sensi dell’art.6 delle norme di Piano, riportato integralmente nella presente relazione in corpo 9, in quanto non viene realizzata alcuna nuova edificazione, visto che le strutture dei pannelli sono semplici sostegni tubolari del diametro di cm 8. Inoltre, secondo la definizione di cui all’art.12 del D.Lgs.387/2003, le opere per la realizzazione degli impianti alimentati da fonti rinnovabili, nonché le opere connesse e le infrastrutture indispensabili alla costruzione ed all’esercizio degli stessi impianti, autorizzati ai sensi del comma 3 dell’art.12 corrente, sono di pubblica utilità ed indifferibili ed urgenti, autorizzabili ai sensi della lettera d) del citato articolo 6 del PAI.
Stralcio n. 90 mod. con Dec. 63 del 15/06/05, Dec. 43 del 05/06/07, Dec. 42 del 25/06/08 Piano di Bacino del fiume Arno ‐ Piano Stralcio Autorità di Bacino del Fiume Arno Assetto Idrogeologico Cartografia prodotta in giugno 2008
Perimetrazione delle aree con pericolosità idraulica ‐ livello di sintesi P.I.4 P.I.3 P.I.2 P.I.1 R Pericolosità 1:10.000 Limite AdB
Principale compito dell’Autorità di Bacino è, in base alla legge 183/89, la redazione del Piano di Bacino, strumento di pianificazione notevolmente complesso, che viene di norma strutturato attraverso Piani Stralcio relativi a settori territoriali e/o funzionali negli ambiti attinenti alla difesa del suolo e alla tutela delle risorse idriche e dell’ambiente.
I piani di bacino costituiscono lo strumento finalizzato a garantire il mantenimento e/o il ripristino di condizioni di equilibrio “naturale” e conseguentemente a definire le “condizioni di “sicurezza” per la collettività che sul Bacino insiste. Si tratta cioè di uno strumento attraverso il quale rendere controllabili gli effetti di trasformazione indotti sui cicli naturali da cause antropiche e/o naturali e quindi di rendere possibile l’individuazione di azioni e strumenti di prevenzione e mitigazione degli effetti negativi. I contenuti del piano consistono nella specificità tematica riferita al bacino idrografico, assolutamente indipendente dai limiti amministrativi.
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Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico (PAI) per il bacino Toscana‐Costa è stato approvato con D.C.R. 11/2005. Il PAI, attraverso le sue disposizioni, persegue l’obiettivo generale di assicurare l’incolumità della popolazione nel territorio di competenza e garantire livelli di sicurezza adeguati rispetto ai fenomeni di dissesto idraulico e geomorfologico in atto o potenziali. Più in particolare, il Piano, nel rispetto delle finalità generali indicate all’a rt. 17 della legge 18 maggio 1989 n. 183 per il piano di bacino, ed in attuazione delle disposizioni della L.R. 5/95 e del Piano di indirizzo territoriale, si pone i seguenti obiettivi:
• la sistemazione, la conservazione e il recupero del suolo nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici,
idraulici, idraulico‐forestali, idraulico‐agrari, silvo‐pastorali, di forestazione, di bonifica, di consolidamento e messa in sicurezza;
• la difesa e il consolidamento dei versanti e delle aree instabili nonché la difesa degli abitati e delle infrastrutture contro i fenomeni franosi e altri fenomeni di dissesto;
• la difesa, la sistemazione e la regolazione dei corsi d’acqua; • la moderazione delle piene, anche mediante serbatoi d’invaso, vasche di laminazione, casse di espansione,
scaricatori, scolmatori, diversivi o altro, per la difesa dalle inondazioni e dagli allagamenti; • la riduzione del rischio idrogeologico, il riequilibrio del territorio ed il suo utilizzo nel rispetto del suo stato,
della sua tendenza evolutiva e delle sue potenzialità d'uso; • la riduzione del rischio idraulico ed il raggiungimento di livelli di rischio socialmente accettabili.
Gli interventi strutturali del piano riguardano le seguenti funzioni prioritarie:
• sistemazione idraulico forestali e di versante dei sottobacini collinari e montani;
• aumento della ricarica naturale falde sotterranee;
• aumento del trasporto solido anche in riferimento al riequilibrio delle linee di riva;
• salvaguardia dei centri abitati e delle infrastrutture a rete;
• riequilibrio della linea di riva, da svilupparsi per unità fisiografica. Estratto dal Piano di Bacino del Fiume Arno (omissis)
Art. 5 – Elaborati del PAI.
In relazione alle condizioni idrauliche e idrogeologiche, alla tutela dell’ambiente ed alla prevenzione di presumibili effetti dannosi prodotti da interventi antropici, così come risultanti dallo stato delle conoscenze, sono soggette alle norme del presente capo le aree individuate nelle cartografie di seguito specificate:
a) “Perimetrazione delle aree con pericolosità idraulica - Livello di sintesi in scala 1:25.000”.
Nella cartografia la pericolosità è così graduata:
• pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4), così come definita nel Piano Straordinario approvato con deliberadel Comitato Istituzional n. 137/1999;
• pericolosità idraulica elevata (P.I.3), corrispondente alla classe B.I. così come definita nel Piano Straordinario di cui sopra;
• pericolosità idraulica media (P.I.2) relativa alle aree inondate durante l’evento del 1966 come da “Carta guida delle aree inondate” di cui al Piano di bacino, stralcio relativo alla riduzione del “Rischio Idraulico”;
• pericolosità idraulica moderata (P.I.1): rappresentata dall’inviluppo delle alluvioni storiche sulla base di criteri geologici e morfologici.
b) “Perimetrazione delle aree a pericolosità idraulica - Livello di dettaglio in scala 1:10.000”.
Nella cartografia la pericolosità è così graduata:
• pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno TR ≤ 30 anni e con battente h ≥ 30 cm;
• pericolosità idraulica elevata (P.I.3) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno TR ≤ 30 anni con battente h < 30 cm e aree inondabili da un evento con tempo di ritorno 30 < TR ≤ 100 anni e con battente h ≥ 30 cm;
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• pericolosità idraulica media (P.I.2) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 30 <TR ≤100 anni e con battente h < 30 cm e aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 100 <TR ≤ 200 anni ;
• pericolosità idraulica moderata (P.I.1) comprendente aree inondabili da eventi con tempo di ritorno 200 <TR ≤ 500 anni.
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Art. 6 – Aree a pericolosità idraulica molto elevata (P.I.4).
Nelle aree P.I.4, per le finalità di cui al presente PAI, sono consentiti:
a) interventi di sistemazione idraulica approvati dall’autorità idraulica competente, previo parere favorevole dell’Autorità di Bacino sulla compatibilità degli interventi stessi con il PAI;
b) interventi di adeguamento e ristrutturazione della viabilità e della rete dei servizi pubblici e privati esistenti, purché siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento e al contesto territoriale;
c) interventi necessari per la manutenzione di opere pubbliche o di interesse pubblico;
d) interventi di ampliamento e di ristrutturazione delle opere pubbliche o di interesse pubblico, riferite a servizi essenziali, nonché la realizzazione di nuove infrastrutture parimenti essenziali e non delocalizzabili, purché siano realizzati in condizioni di sicurezza idraulica in relazione alla natura dell’intervento e al contesto territoriale, non concorrano ad incrementare il carico urbanistico, non precludano la possibilità di attenuare o eliminare le cause che determinano le condizioni di rischio e risultino coerenti con gli interventi di protezione civile. Per tali interventi è necessario acquisire il preventivo parere favorevole dell’Autorità di Bacino;
e) interventi sugli edifici esistenti, finalizzati a ridurne la vulnerabilità e a migliorare la tutela della pubblica incolumità;
f) interventi di demolizione senza ricostruzione, interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria, di restauro e di risanamento conservativo, così come definiti alle lettere a), b) e c) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia;
g) adeguamenti necessari alla messa a norma delle strutture, degli edifici e degli impianti relativamente a quanto previsto in materia igienico - sanitaria, sismica, di sicurezza ed igiene sul lavoro, di superamento delle barriere architettoniche nonché gli interventi di riparazione di edifici danneggiati da eventi bellici e sismici;
h) ampliamenti volumetrici degli edifici esistenti esclusivamente finalizzati alla realizzazione di servizi igienici o ad adeguamenti igienico-sanitari, volumi tecnici, autorimesse pertinenziali, rialzamento del sottotetto al fine di renderlo abitabile o funzionale per gli edifici produttivi senza che si costituiscano nuove unità immobiliari, nonché manufatti che non siano qualificabili quali volumi edilizi, a condizione che non aumentino il livello di pericolosità nelle aree adiacenti;
i) interventi di ristrutturazione edilizia, così come definiti alla lettera d) dell’art. 3 del D.P.R. n.380/2001 e successive modifiche e integrazioni e nelle leggi regionali vigenti in materia, che non comportino aumento della superficie coperta. Qualora gli interventi comportino aumento di carico urbanistico, gli stessi sono ammessi, purché realizzati in condizioni di sicurezza idraulica. La verifica dell’esistenza di tali condizioni dovrà essere accertata dall’autorità preposta al rilascio del provvedimento autorizzativo;
j) realizzazione, a condizione che non aumentino il livello di pericolosità, di recinzioni, pertinenze, manufatti precari, interventi di sistemazione ambientale senza la creazione di volumetrie e/o superfici impermeabili, annessi agricoli purchè indispensabili alla conduzione del fondo e con destinazione agricola vincolata;
k) nuovi interventi e interventi di ristrutturazione urbanistica, a condizione che venga garantita la preventiva o contestuale realizzazione delle opere di messa in sicurezza idraulica per eventi con tempo di ritorno di 200 anni, sulla base di studi idrologici ed idraulici, previo parere favorevole dell’autorità idraulica competente e dell’Autorità di Bacino sulla coerenza degli interventi di messa in sicurezza anche per ciò che concerne le aree adiacenti. In caso di contestualità, nei provvedimenti autorizzativi ovvero in atti unilaterali d’obbligo, ovvero in appositi accordi laddove le Amministrazioni competenti lo ritengano necessario, dovranno essere indicate le prescrizioni necessarie (procedure di adempimento, tempi, modalità, ecc.) per la realizzazione degli interventi nonché le condizioni che possano pregiudicare l’abitabilità o l’agibilità. Nelle more del completamento delle opere di mitigazione, dovrà essere comunque garantito il non aggravio della pericolosità in altre aree.
Salvo che non siano possibili localizzazioni alternative, i nuovi strumenti di governo del territorio non dovranno prevedere interventi di nuova edificazione nelle aree P.I.4.
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2.5.7 Pianificazione locale Il comune di Collesalvetti è dotato di Piano strutturale approvato efficace dalla data di pubblicazione sul BURT. Il comune è altresì dotato di Regolamento urbanistico, anch’esso debitamente efficace. Il comune di Collesalvetti ha regolamentato (vedi apposito Regolamento, approvato con Delibera C.C. n°56 del 30.4.2010) la realizzazione degli impianti FTV a terra in funzione della localizzazione, suddividendo il territorio in varie aree, con diversa dotazione. L’area del Lavandone ricade in area “A”, nelle quali l’installazione di pannelli FTV a terra, per ogni singola proprietà, è ammessa nella misura in cui (vedi Art.7): S = superficie netta impianto FTV = 9.500 +0.3(Ad – 50.000) [mq] Per cui, disponendo di opzione per DDS di 10 ha (unico proprietario), pari a 100.000 mq, la superficie realizzabile risulta: S = 9.500 + 0.30 x (100.000‐50.000) = 9.500 + 15.000 = 24.500 mq che corrispondono a 46.600 mq lordi, incluso spazi a verde, recinzioni, piste in terra interne all’impianto ecc. La pianificazione urbanistica di cui ai precedenti punti è stata redatta secondo i disposti della Legge Regionale Toscana 16 gennaio 1995, n. 5 per quanto concerne il Piano Strutturale e secondo i disposti della Legge Regionale 3 gennaio 2005 n.1 in riferimento al Regolamento Urbanistico. Il nuovo strumento urbanistico ha disegnato il possibile sviluppo di Collesalvetti, prima strategico con il Piano strutturale, successivamente operativo, con il Regolamento urbanistico. Rapporti con il PIT. Come già detto la Regione Toscana ha recentemente approvato il Piano di Indirizzo Territoriale (delibera C.R. n. 72 del 24 luglio 2007). L’art. 48 comma 6 della L.R. 1/05, stabilisce che “gli strumenti della pianificazione territoriale dei comuni e delle province e gli atti di governo del territorio degli altri soggetti pubblici, si conformano al piano di indirizzo territoriale". Il comma 4 lett. d) dello stesso art. 48 stabilisce altresì che il PIT preveda "le misure di salvaguardia immediatamente efficaci, pena di nullità, di qualsiasi atto con esse contrastante, sino all'adeguamento degli strumenti della pianificazione territoriale e degli atti di governo del territorio di comuni e province allo statuto del territorio" previsto dallo stesso PIT.
Rapporti con il piano paesaggistico La Regione sta predisponendo il piano paesaggistico per quanto disciplinato all’art.143 del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n.42 come modificato dal decreto legislativo 157 del 24 marzo 2006. Con deliberazione della Giunta Regionale di avvio del procedimento n. 947 del 17 novembre 2008, è stato avviata la procedura di implementazione del PIT in relazione alla disciplina paesaggistica. In particolare nella prima proposta di implementazione del PIT, recentemente presentata in alcune conferenze pubbliche. Sarebbe quindi auspicabile poter adeguare gli strumenti in fase di variazione anche al piano paesaggistico per evitare di dover successivamente provvedere al loro adeguamento. Al momento la regione ha approvato come allegato del PIT schede tecniche riguardanti ambiti omogenei. Il Comune di Collesalvetti fa parte dell’Ambito 12 – Area Livornese, la scheda di cui si dovrà comunque tener conto nella stesura delle varianti è costituita dalle seguenti sezioni: Sezione 1: Descrizione dei caratteri strutturali Sezione 2: Riconoscimento dei valori Sezione 3: Funzionamenti,dinamiche, obiettivi di qualità azioni prioritarie Sezione 4: Beni paesaggistici soggetti a tutela ai sensi dell’art.136 del D.Lgs. 22/01/2004 n.142
2.6 Coerenza del progetto con gli strumenti di programmazione
Gli strumenti programmatici relazionabili al progetto sono quelli relativi ai piani e programmi relativi alla produzione di energia e alla riduzione delle emissioni in atmosfera. Per ciò che concerne gli strumenti a livello comunitario, il progetto è coerente con la Direttiva europea 2001/77/CE, per la quale gli Stati membri devono soddisfare con l’utilizzo delle fonti
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rinnovabili entro il 2010 una percentuale dei consumi energetici interni pari al 12% del bilancio energetico complessivo (all’Italia viene assegnato un obiettivo indicativo di copertura del consumo lordo al 2010 del 25%). Le opere sono altresì coerenti con il Protocollo di Kyoto, in vigore dal 2005, col quale gli Stati firmatari si impegnano a ridurre le emissioni di gas serra: gli Stati membri dell’Unione Europea devono ridurre collettivamente le loro emissioni di gas ad effetto serra dell’8% tra il 2008 e il 2012. Per ciò che concerne gli strumenti programmatici a livello nazionale, le opere in progetto sono coerenti con la Delibera CIPE 137/98, che assegna alla produzione di energia da FER un contributo pari a circa il 20% del totale, con la Delibera CIPE 126/99, con cui si individuano gli obiettivi da perseguire per ciascuna fonte rinnovabile.
2.6.1 Coerenza con la programmazione regionale
Per ciò che concerne gli strumenti programmatici a livello regionale, le opere in progetto sono relazionabili con il Programma regionale di sviluppo 2006‐2010 e con il Piano di indirizzo energetico regionale (PIER). Il Programma regionale di sviluppo dà indicazioni progettuali da inserire nella nuova programmazione settoriale pluriennale. Le priorità operative sono definite nei Progetti Integrati Regionali (PIR). Il PIR 3.2 ‐ Sostenibilità e competitività del sistema energetico ‐ si pone l’obiettivo di sviluppo delle fonti rinnovabili e dell’efficienza energetica. Le opere in progetto sono in linea con gli obiettivi programmatici. Il PIER ha come obiettivo la riduzione dei gas serra e l’incremento delle’energia prodotta mediante l’impiego di FER. Fra le azioni considerate per il raggiungimento degli obiettivi figura lo sviluppo del fotovoltaico, unitamente allo sviluppo delle altre FER. In relazione alla riduzione del gas serra, l’obiettivo che la Regione Toscana è quello di conseguire una riduzione del 6,5% delle emissioni del 1990 per il 2012 e pari al 20% delle emissioni del 1990 per il 2020. Considerando che nel 1990 le emissioni di gas serra sono state pari a 36.200,905 tonnellate, l’obiettivo è quello di ridurre le missioni di 7,2 milioni di tonnellate nel 2020 e di 2,3 milioni di tonnellate nel 2012. Per quanto riguarda la produzione di energia elettrica attraverso impianti alimentati da FER, essa dovrebbe raggiungere, nel 2020, il livello del 39% del fabbisogno stimato. In particolare per quanto riguarda l’energia fotovoltaica l’obiettivo è quello di raggiungere nel 2016 150 MW.
Tabella di sintesi
Potenza impianti installati prima dell’entrata in vigore del PIER (MW) 1,3
Potenza aggiuntiva prevista (MW) 150
Potenza complessiva prevista (MW) 151,3
Producibilità prevista (Gwh) 200 2.6.2 Coerenza con la programmazione provinciale Per quanto attiene le previsoni della programmazione provinciale, essa attinge a obbiettivi ben delimitati in materia di salvaguardia ambientale e di conservazioni delle tipicità in termini di paesaggio. Le aree da privilegiare per l’impianto di centrali a terra sono quelle senza alcuna caratterizzazione paesaggistica, storica, tipologica, ambientale e colturale: quest’ultima valenza è quella piu’ recentemente valutata e che sarà parte delle linee guida della programmazione per i prossimi anni. La salvaguarda delle tipicità agricole, sia in termini di “scenari” (si pensi ai paesaggi agrari delle Crete Senesi e della Val d’Orcia) sia in termini di produzione di prodotti DOP, DOCG ecc., sarà preminente anche rispetto alle necessità energetiche del futuro. Nella fattispecie, siamo alla presenza di un’area da sempre coltivata a fieno/erba medica o anche incolta, posta quasi al livello del mare e con una matrice argillosa dotata di una spiccata acidità, incompatibile con ogni coltura anche ortaggicola di sia pur minimo pregio. Va da sé che in tali aree è storicamente assente ogni forma di olivicoltura e spesso, in quanto non conveniente, anche ogni forma di viticoltura. Tradizionalmente le colture a rotazione sono costituite dai pomodori, che certo non sono una coltura specializzata o, in queste zone, a denominazione protetta.
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Complessivamente, l’area di Lavandone non è ricompresa in alcuno dei punti “sensibili” così
denominati dal PTC e dagli strumenti di governo del territorio a livello provinciale che precludono la realizzazione dell’impianto FTV a terra.
2.7 Conclusioni
Dall’analisi precedentemente esposta si evince che l’opera non presenta conflittualità con gli strumenti di
pianificazione e programmazione vigenti risultando compatibile e coerente con i vincoli e le norme insistenti sul territorio.
Nella tabe l la qui sotto è riportato il riepilogo degli strumenti di piano considerati; nella tabella successiva è riportato il
regime vincolistico che insiste sull’area sede delle opere in progetto.
Riepilogo strumenti di pianificazione territoriale vigenti
Strumento di piano Previsioni di piano Coerenza/contrasto del progetto
Rete Natura 2000 Nessun sito Natura 2000 Il progetto non ha incidenza su relazionabile all’area di progetto alcun sito
Aree protette Nessuna area protetta relazionabile Il progetto non ha incidenza su all’area di progetto alcun sito
PIT ‐ Toscana Non vi sono previsioni inerenti Il progetto è coerente con lo
l’area di progetto strumento di pianificazione
Piano paesistico Toscana Non vi sono previsioni inerenti Il progetto è coerente con lo l’area di progetto strumento di pianificazione
PTC – Livorno Non vi sono previsioni inerenti Il progetto è coerente con lo
l’area di progetto strumento di pianificazione
PAI ‐ Bacino idrografico reg. Le opere non sono in contrasto con Il progetto è coerente con lo
le prescrizioni/previsioni di piano strumento di pianificazione
PS + RU comunale Le opere non sono in contrasto con Il progetto è coerente con lo
le prescrizioni/previsioni di piano strumento di pianificazione.
Riepilogo regime vincolistico
Vincolo idrogeologico NO
Vincolo ex art. 142 Codice del paesaggio NO
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3. QUADRO DI RIFERIMENTO PROGETTUALE
In questo capitolo si forniscono le informazioni relative al progetto dell’impianto fotovoltaico, in relazione a:
• natura e fini del progetto;
• dimensioni del progetto;
• tempi di realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento;
• piani preliminari, diagrammi e mappe progettuali; • descrizione della tecnica prescelta, con riferimento alle migliori tecniche disponibili a costi non eccessivi;
• descrizione della natura e dei metodi di produzione o altri tipi di attività relativi alla fase di esercizio del
progetto;
• dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche, di scarichi idrici, di sversamenti al suolo, di
sottoprodotti, di emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e radiazioni;
• descrizione delle caratteristiche di accesso;
• dati relativi ai materiali pericolosi utilizzati, immagazzinati o prodotti sul sito;
• definizione del rischio di incidenti;
• descrizione degli scopi e degli obiettivi del progetto;
• descrizione delle alternative prese in esame in fase progettuale.
3.1 Natura e fini del progetto
Le opere in progetto si inseriscono in un quadro normativo e programmatico che vede la volontà delle Autorità
preposte al governo del territorio di incentivare l’uso delle energie alternative.
Rispetto alle fonti energetiche tradizionali, l’impiego di impianti fotovoltaici consente due vantaggi fondamentali:
• utilizza una fonte virtualmente inesauribile;
• non ha impatti significativi sull’ambiente con cui interagisce se non in termini di occupazione di suolo e di impatto visivo;
• la realizzazione dell’impianto comporta limitati movimenti di terra e comporta una limitata produzione di rifiuti; • esaurito il ciclo di vita, la dismissione dell’impianto consente il ripristino dei luoghi.
Come si legge nella relazione tecnica del progetto, la produzione di energia elettrica per conversione
fotovoltaica dell’energia solare non causa immissione di sostanze inquinanti nell’atmosfera; inoltre ogni kWh
prodotto con fonte fotovoltaica consente di evitare l'emissione nell'atmosfera di 0,53 k di CO2 (gas responsabile
dell’effetto serra, prodotto con la tradizionale produzione termoelettrica che, in Italia, rappresenta l’80% circa della
generazione elettrica nazionale).
Il fine è quindi quello di unire alla produzione di energia elettrica dell’impianto già operativo, una produzione più
sostenibile in termini di economia ambientale. 3.2 Descrizione del progetto
L’impianto sarà disposto a terra e occuperà una superficie in pianta di circa 2,20 ettari.
La potenza nominale dell’ impianto è di 4.04 MWp.
impianto fotovoltaico sarà costituito da 13.248 moduli da 305 Wp.
La tipologia dei moduli è a silicio cristallino.
I moduli fotovoltaici saranno disposti in verticale in configurazione bifilare, raggruppati in 69 stringhe composte da 16
moduli ciascuna per ciascun inverter presente.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Le stringhe saranno montate su strutture di supporto che saranno fissate a terra tramite palo infisso nel terreno senza
l’ausilio di cemento, e saranno fisse.
Si prevede di suddividere elettricamente ciascun impianto in 16 campi da circa 0.252 MWp ciascuno con caratteristiche
elettriche identiche.
Il parallelo tra le stringhe sarà realizzato tramite quadri di bassa tensione in corrente continua (denominati quadri di
campo) posizionati sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici.
Dal quadro di campo si perverrà al locale inverter dove la corrente passerà da continua ad alternata. Infine nel locale
di trasformazione BT/MT mediante trasformatori da 500 kVA, la tensione subirà una el evazione da 270V a 15 kV.
L’energia elettrica così trasformata sarà quindi convogliata, mediante cavidotto interrato a 15 kV alla cabina di consegna.
Le caratteristiche statiche e meccaniche saranno adeguate alle sollecitazioni dovute al montaggio degli impianti interni
corrispondentemente alle seguenti tipologie:
• cabina bassa in box prefabbricato o costruita in loco con caratteristiche strutturali almeno equivalenti a quelle
delle prescrizioni ENEL DG 10061 e dimensioni non inferiori a quelle riportate nella DK5640;
• in edificio civile: tale locale deve avere caratteristiche strutturali almeno equivalenti a quelli delle prescrizioni
ENEL DG2091 e dimensioni non inferiori a quelle riportate nella DK5640.
Caratteristiche fisiche dell’impianto
Numero moduli FV 13.248
Inclinazione moduli FV 32°
Orientamento moduli FV Sud
Tipologia tecnologica moduli silicio cristallino
Tipologia locali di controllo, conversione e consegna Locale tecnico prefabbricato
Ventilazione locale tecnico Naturale e forzata
Cablaggi Cavi interrati
Posizionamento gruppo di conversione All ’interno del locale tecnico
Posizionamento quadri CC All ’interno del locale tecnico
Posizionamento cabina Trafo All ’interno del locale tecnico
Posizionamento cabina controllo e consegna MT All ’interno del locale tecnico
Posizionamento contatori All ’interno del locale tecnico Per la valutazione della risorsa solare disponibile si rimanda alla relazione tecnica di progetto.
La stima della produzione elettrica annuale è di circa 5.500.000 kWh. 3.2.1 Specifiche tecniche dei componenti
Generatore fotovoltaico
Il generatore fotovoltaico si comporrà di moduli del tipo “Sun Power 305 Wp”, o similari, con una vita utile stimata di
oltre 25 anni senza degrado significativo delle prestazioni. Le altre caratteristiche del generatore fotovoltaico sono
riportate qui sotto.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Caratteristiche del generatore fotovoltaico
Numero moduli 13.248
Potenza nominale 305 Wp
Celle Silicio cristallino ad alta efficienza
CARATTERISTICHE DEI MODULI
Tensione circuito aperto VOC 64,2 V
Corrente di corto circuito ISC 5,96 A
Tensione VMP 54,7 V
Corrente IMP 5,58 A
Grado di efficienza 18,7%
Dimensioni 1559 mm x 1046 mm
La potenza complessiva di ciascuno dei due campi da raggiungere sarà di 13.248 x 305 Wp = 4.04 MWp. Pertanto il
singolo sottocampo fotovoltaico sarà configurato:
Tabella 15 – Configurazione sottocampo
Numero stringhe 69
Numero moduli 12x69 = 828
Tensione VMP a 25 °C 54,7 V x 12 = 656,4 V
Corrente IMP a 25 °C 5,58 A x 69 = 385,02
I valori di tensione alle varie temperature di funzionamento (minima, massima e d’esercizio) rientrano nel range di
accettabilità ammesso dall’inverter. I moduli saranno forniti di diodi di by‐ pass. Ogni stringa di moduli sarà munita di
diodo d i blocco per isolare ogni stringa dalle altre in caso di accidentali ombreggiamenti, guasti etc. La linea elettrica
proveniente dai moduli fotovoltaici sarà messa a terra mediante appositi caricatori di sovratensione con indicazione
ottica di fuori servizio, al fine di garantire la protezione delle scariche di origine atmosferica. Gruppo di conversione CC/CA (INVERTER) Il gruppo di conversione è composto dal convertitore statico (Inverter).
Il convertitore c.c./c.a. utilizzato è idoneo al trasferimento della potenza dal campo fotovoltaico alla rete del distributore, in
conformità ai requisiti normativi tecnici e di sicurezza applicabili. I valori della tensione e della corrente di ingresso di
questa apparecchiatura sono compatibili con quelli del rispettivo campo fotovoltaico, mentre i valori della tensione e
della frequenza in uscita sono compatibili con quelli della rete alla quale viene connesso l’impianto Le
caratteristiche principali del gruppo di conversione sono:
• inverter a commutazione forzata con tecnica PWM (pulse‐width modulation), senza clock e/o riferimenti interni
di tensione o di corrente, assimilabile a "sistema non idoneo a sostenere la tensione e frequenza nel campo
normale", in conformità a quanto prescritto per i sistemi di produzione dalla norma CEI 11‐20 e dotato di
funzione MPPT (inseguimento della massima potenza);
• ingresso lato CC da generatore fotovoltaico gestibile con poli non connessi a terra, ovvero con sistema IT;
• rispondenza alle norme generali su EMC e limitazione delle emissioni RF: conformità norme CEI 110‐1, CEI
110‐6, CEI 110‐8;
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• protezioni per la sconnessione dalla rete per valori fuori soglia di tensione e frequenza della rete e per
sovracorrente di guasto in conformità alle prescrizioni delle norme CEI 11‐20 ed a quelle specificate dal
distributore elettrico locale. Reset automatico delle protezioni per predisposizione ad avviamento automatico;
• conformità marchio CE;
• grado di protezione adeguato all'ubicazione in prossimità del campo fotovoltaico (IP65);
• dichiarazione di conformità del prodotto alle normative tecniche applicabili, rilasciato dal costruttore, con
riferimento a prove di tipo effettuate sul componente presso un organismo di certificazione abilitato e
riconosciuto;
• campo di tensione di ingresso adeguato alla tensione di uscita del generatore FV;
• efficienza massima ≥ 90 % al 70% della potenza nominale. Quadro di parallelo lato corrente alternata Si prevede di installare un quadro di parallelo in alternata all’interno di in una cassetta posta a valle dei convertitori statici
per la misurazione, il collegamento e il controllo delle grandezze in uscita dagli inverter. All’interno di tale quadro, sarà
inserito il contatore dell’energia prodotta. Sistema di controllo e monitoraggio (SCM) Il sistema di controllo e monitoraggio del sistema, permette per mezzo di un computer ed un software dedicato, di
interrogare in ogni istante l’impianto al fine di verificare la funzionalità degli inverter installati con la possibilità di visionare
le indicazioni tecniche (tensione, corrente, potenza etc..) di ciascun inverter.
E’ possibile inoltre leggere nella memoria eventi del convertitore tutte le grandezze elettriche dei giorni passati. Impianto di illuminazione Il progetto prevede un impianto di illuminazione realizzato mediante proiettori del tipo col corpo in alluminio, a tenuta
stagna, grado di protezione IP65, dotati di lampade al sodio a bassa pressione. Altri corpi illuminanti saranno posti in
prossimità delle cabine e dei locali tecnici.
L’alimentazione avverrà tramite impianto elettrico autonomo, passante in canaline ove previsto, dotato di interruttori
magnetotermici differenziali, le parti metalliche ed elettriche saranno collegate ad un idoneo sistema di messa a terra e tutti
gli impianti saranno realizzati in Conformità alle Normative C.E.I..
I corpi illuminanti, opportunamente distanziati dalle parti in tensione ed in posizione tale da non ostacolare la circolazione
dei mezzi, dovranno garantire, in prossimità delle apparecchiature di manovra dei sez ionatori, un valore medio di
illuminamento sufficiente all’opportuno utilizzo. Sistema di monitoraggio L’impianto sarà dotato di un sistema di controllo remoto per supervisione di impianti multipli, cioè ubicati in posizioni
diverse o comunque per la gestione a distanza di impianti non presidiati.
• Telecontrollo
Telemisura (configurabile dall’utente)
Configurazione/comandi da remoto
• Data‐Logger
Invio dati via FTP
Invio dati via e‐mail (configurabile dall’utente)
• TeleMonitoraggio allarmistica:
Invio e‐mail in caso di evento (configurabile dall’utente)
Invio sms di in caso di evento (configurabile dall’utente)
• TeleAssistenza:
Diagnostica da remoto
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Invio e‐mail in caso di assenza di comunicazione (configurabile dall’utente)
• Supervisione Stringhe:
Misura e antifurto tramite quadri stringa
Invio e‐mail in caso di evento (configurabile dall’utente) Il sistema di supervisione permette la gestione di eventuali periferiche aggiuntive come tabellone luminoso, monitor di
visualizzazione, sensori ausiliari, sensori ambientali. Sarà predisposto anche un sistema di controllo locale in grado di consentire tramite un PC
centrale il monitoraggio di tutti i dati di impianto:
• Tensione di sistema
• Corrente di sistema
• Dati di produzione Cavi e cavidotti Le linee di cablaggio dei pannelli saranno alloggiate in cavidotti così come i cavi, che dai quadri di campo in corrente continua,
arriveranno agli inverter alloggiati nelle cabine di campo.
Da ciascuna delle cabine di campo partiranno le linee di media tensione (15 kV) ad anello che si attesteranno nel quadro
generale nella cabina di smistamento. Tali linee saranno posate in cavidotti interrati con protezione meccanica secondo le
specifiche CEI 211‐6 e nel rispetto del DPCM 8.7.2003 (emissione percepibile < 3 μT) e quindi a profondità superiori ad 1
metro. Caratteristiche dei cavi I circuiti saranno realizzati con cavi, del tipo "non propagante l’incendio ", provvisti di conduttori in rame ed aventi le
caratteristiche riportate di seguito. Linee per bassa tensione
• conformità alle norme CEI 20‐13, CEI 20‐22, CEI 20‐ 37 e CEI 20‐38
• tipo multipolare e unipolare
• tensione nominale: 0,6/l kV
• isolamento in gomma di qualità G7
• guaina esterna in materiale termoplastico di qualità R
• sigla FG7(O)R ‐ 0,6/1 kV Caratteristiche delle tubazioni interrate e criteri di posa.
Per le condutture si utilizzeranno cavidotti in materiale isolante ed autoestinguente, del tipo pesante
(secondo CEI 23‐46).
Per le tubazioni da interrare va segnalato che, prima del rinterro, le tubazioni dovranno essere ricoperte da un getto di
calcestruzzo magro dello spessore approssimativo di 10 cm, in modo da proteggere adeguatamente le tubazioni dai mezzi
manuali di scavo. Si eseguirà, quindi, il rinterro che dovrà essere fortemente compresso per evitare futuri cedimenti. Nel
rinterro, a 30 cm sopra le tubazioni, sarà posato un nastro monitore. Sul percorso delle tubazioni saranno previsti dei
pozzetti d’ispezione. Per ogni ulteriore dettaglio si rimanda alla relazione di progetto esecutivo.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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3.3 Tempi di realizzazione, avviamento, funzionamento, smantellamento I tempi di realizzazione dell’impianto sono quantificabili in circa 4 mesi consecutivi, il tempo di vita attiva dell’impianto è
stimabile in 20 anni, il tempo di smantellamento è di circa 40 giorni. 3.4 Descrizione della tecnica prescelta
L’effetto fotovoltaico consiste nella conversione dell’energia solare in energia elettrica.
Questo processo è reso possibile dalle proprietà fisiche di alcuni elementi definiti semiconduttori, come il silicio.
L’elemento alla base della tecnologia fotovoltaica è la cella, è costituita da un materiale semiconduttore, il
silicio, di spessore estremamente ridotto (0.3 mm), che viene trattato mediante operazione di drogaggio: il silicio viene
trattato con atomi di fosforo e boro al fine di ottenere correnti elettriche stabili all’interno della cella.
Per la realizzazione dei contatti elettrici metallici, allo strato di silicio vengono applicati mediante sistema serigrafico
dei contatti in argento o alluminio, che sono costituiti da una superficie continua sul fronte posteriore e una griglia sul
lato anteriore della cella.
La loro funzione è quella di captare il maggior flusso elettrico possibile e convogliarlo all’esterno.
Il rivestimento antiriflettente è costituito dalla deposizione di uno strato sottile di ossido di titanio per minimizzare la
componente di radiazione solare riflessa.
Il parametro più importante della cella è il suo rendimento η, ovvero il rapporto tra la massima potenza Pmax [Wp]
che si ottiene dalla cella e la potenza totale della radiazione incidente sulla superficie frontale. Il livello del rendimento
diminuisce all’aumentare della temperatura delle celle, poiché la temperatura ostacola il passaggiodegli elettroni nel
semiconduttore.
η= Pcella /Pmax
Attualmente sul mercato le celle fotovoltaiche hanno diverse dimensioni a seconda della loro tipologia.
Celle a silicio monocristallino: hanno un grado di maggior purezza del materiale e garantiscono le migliori prestazioni in
termini di efficienza avendo il rendimento più alto pari al 15%.
Si presentano di colore blu scurissimo uniforme e hanno forma circolare o ottagonale, di dimensione dagli 8 ai 12 cm di
diametro e 0.2 ‐ 0.3 mm di spessore.
Celle a silicio policristallino: hanno una purezza minore, condizione che comporta una minor efficienza ossia il loro
rendimento si aggira tra l’11 e il 14%.
Si presentano di un colore blu intenso cangiante dovuto alla loro struttura policristallina. Hanno forma quadrata o
ottagonale e di spessore analogo al precedente tipo.
Silicio amorfo: si tratta della deposizione di uno strato sottilissimo di silicio cristallino (1‐2 micron) su superfici di altro
materiale, ad esempio vetri o supporti plastici. In questo caso è improprio parlare di celle, in quanto possono essere
ricoperte superfici anche consistenti in modo continuo. L’efficienza di questa tecnologia è sensibilmente più bassa,
nell’ordine del 5‐ 6.8% ed è soggetta a un decadimento consistente (‐30%) delle proprie prestazioni nel primo mese di
vita che impone quindi un sovradimensionamento della superficie installata, in modo da consentire in fase di
esercizio la produzione di energia
Un generatore fotovoltaico si compone di:
• Cella fotovoltaica: elemento base del generatore fotovoltaico, è costituita da materiale semiconduttore
opportunamente trattato mediante “dr ogaggio”, che converte la radiazione solare in elettricità.
• Modulo fotovoltaico: insieme di celle fotovoltaiche collegate tra loro in serie o in parallelo, così da ottenere valori
di tensione e corrente adatti ai comuni impieghi.
• Pannello fotovoltaico: insieme di più moduli, collegati in serie o in parallelo, in una struttura rigida.
• Stringa: insieme di moduli o pannelli collegati elettricamente in serie fra loro per ottenere la tensione di lavoro del campo fotovoltaico.
• Generatore fotovoltaico: generatore elettrico costituito da uno o più moduli, pannelli, o stringhe
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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fotovoltaiche.
I moduli fotovoltaici sono costituiti da diversi strati sovrapposti:
1. lastra di vetro temprato di spessore variabile che ha una duplice funzione: di assicurare una buona trasmittanza
termica (> 90%) ed una resistenza meccanica, considerato il fatto che le celle fotovoltaiche sono molto fragili e si
rompono facilmente;
2. primo foglio sigillante trasparente in EVA (acetato vinile etilenico) che ha la funzione di garantire la tenuta agli
agenti esterni ed un buon isolamento dielettrico;
3. celle fotovoltaiche;
4. secondo foglio sigillante in EVA per l’isolamento posteriore;
5. Chiusura posteriore che può essere sia in vetro con la funzione di favorire lo scambio termico e consentire una
parziale trasparenza del modulo, o in Polivinil‐fluoruro (PVF) noto commercialmente come tedlar® che viene
impiega to in fogli nell’assemblaggio dei moduli fotovoltaici per le sue particolari caratteristiche anti‐umidità.
Il sandwich è posto in forno di laminazione in cui, tramite riscaldamento a circa 150°, si realizza la sigillatura dei
componenti, l’EVA diviene trasparente e si eliminano dall’interno della stratificazione l’aria e il vapore contenuti
tra gli interstizi in modo da evitare possibili processi di corrosione.
Realizzato il laminato il modulo è completato da cornici di alluminio, anche se le recenti realizzazioni propendono
per soluzioni prive di cornice, che sono più leggere e preferite in campo architettonico.
Nella parte posteriore del modulo fotovoltaico è collegata la scatola di giunzione per i collegamenti elettrici necessari per
l’installazione.
Per la realizzazione del presente progetto, è stata scelta la tecnologia con celle di silicio monocristallino. I criteri
che hanno guidato la scelta sono:
• caratteristiche intrinseche del monocristallino, che assicura la maggiore efficienza di conversione, rispetto
alle altre tecnologie;
• dati storici degli impianti simili che nel mondo sono in funzione già da anni, che registrano un alto grado di
affidabilità nel tempo dei pannelli e una maggiore stabilità del tasso di decadimento naturale delle prestazioni
nel tempo rispetto alle altre tecnologie.
Per minimizzare l’occupazione di terreno a parità d i potenza installata è stato scelto uno dei più efficienti pannelli sul
mercato.
Il SunPower 305 o 315 (piu’ recente), con una vita utile stimata di oltre 25 anni, presenta le seguenti caratteristiche:
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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In questo modo si avrà un alta producibilità di energia elettrica con il minimo spazio occupato a terra. Inoltre la
degradazione annuale garantita di questi pannelli è molto bassa, questo comporta che dopo 10 anni l’efficienza sarà 17,79%
(molto più alta di moduli fotovoltaici di altre marche).
I pannelli fotovoltaici saranno posizionati a sud con un’inclinazione di circa 30° per massimizzare la captazione dell’energia
solare e quindi la producibilità dell’intero impianto fotovoltaico.
E’ stato scelto uno degli inverter con più alto rendimento sul mercato, questo permetterà di ridurre al massimo le perdite
durante la trasformazione della tensione da continua ad alternata.
Gli inverter e le cabine di media tensione saranno collocati all’interno dell’impianto fotovoltaico per ridurre le lunghezze
dei cavi tra il campo stesso e le cabine, così saranno ridotte anche le perdite nei cavi.
Sarà installato un sistema di gestione, controllo e monitoraggio da remoto dell’intero parco fotovoltaico, con
visualizzazione in tempo reale di diversi parametri: la corrente e la potenza immesse in rete, l’energia prodotta e altre
grandezze di lavoro del parco fotovoltaico. In questo modo si ridurranno al minimo le inefficienze dell’impianto. 3.5 Descrizione della natura e dei metodi di produzione
Il processo produttivo dei pannelli solari comporta l’utilizzazione di sostanze tossiche o esplosive che richiedono la
presenza di sistemi di sicurezza e attrezzature adeguate per tutelare la salute dei lavoratori. In caso di guati l’impatto
sull’ambiente può essere forte, ma comunque circoscritto a livello locale: l’inquinamento prodotto in caso di
malfunzionamento della produzione incide soprattutto sul sito in cui è localizzata la produzione.
A seconda della tipologia di pannello solare fotovoltaico si avranno differenti rischi.
La produzione del pannello solare cristallino implica la lavorazione di sostanze chimiche come il triclorosilano, il fosforo
ossicloridrico e l’acido cloridrico.
Nella produzione del pannello amorfo troviamo il silano, la fosfina e il diborano.
Nella produzione dei CIS spicca il seleniuro di idrogeno e in quella dei cloruro di cadmio, elemento di elevata tossicità e forte
impatto sulla salute. In conclusione, l’impatto ambientale della produzione dei pannelli solari fotovoltaici è assimilabile a
quello di una qualsiasi produzione industriale. Un pannello ha una durata di circa 25 anni: al termine del ciclo di vita si trasforma in un rifiuto speciale da trattare.
Essendo composto da numerosi elementi, la separazione e il recupero dei metalli non è un processo facile.
La vendita su scala dei pannelli solari FTV è aumentata solo negli ultimi anni; è probabile che negli anni a venire le
attività di riciclaggio dei moduli ricevano investimenti dalle stesse case produttrici per recuperare e rigenerare una parte
dei metalli necessari per le nuove produzioni.
3.6 Dati relativi alla produzione di rifiuti, di emissioni atmosferiche, di scarichi idrici, di sversamenti al suolo, di
sottoprodotti, di emissioni termiche, di rumori, vibrazioni e radiazioni Produzione di rifiuti ‐ I rifiuti prodotti dalla realizzazione del progetto derivano essenzialmente dalla fase di cantiere.
Procedendo all’attribuzione preliminare dei singoli codici CER, che sarà resa definitiva solo in fase di lavori iniziati, si
possono descrivere i rifiuti prodotti come appartenenti alle seguenti categorie (in rosso evidenziati i rifiuti speciali pericolosi).
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Categorie rifiuti prodotti
codice CER descrizione del rifiuto
CER 150101 imballaggi di carta e cartone
CER 150102 imballaggi in plastica
CER 150103 imballaggi in legno
CER 150104 imballaggi metallici
CER 150105 imballaggi in materiali compositi
CER 150106 imballaggi in materiali misti
CER 150110* imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze
CER 150203 assorbenti, materiali filtranti , stracci e indumenti
protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 150202
CER 160210* apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi
contaminate, diverse da quelle di cui alla voce 160209
CER 160304 rifiuti inorganici , diversi da quelli di cui alla voce
160303
CER 160306 rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 160305
CER 160604 batterie alcaline (tranne 160603)
CER 160601* batterie al piombo
CER 160605 altre batterie e accumulatori
CER 160799 rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale)
CER 161002 soluzioni acquose di scarto, diverse da quelle di cui alla
voce 161001
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CER 161104 altri rivestimenti e material i refrattar i provenienti dalle lavorazioni metallurgiche, diversi da
quelli di cui alla voce 161103
CER 161106 rivestimenti e materiali refrattari provenienti da lavorazioni non metallurgiche, diversi da quelli di cui alla voce 161105
CER 170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e
ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 170106
CER 170202 vetro
CER 170203 plastica
CER 170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce
170301
CER 170407 metalli misti
CER 170411 cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410
CER 170504 terra e rocce, diverse da quelle di cui alla voce 170503
CER 170604 materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603
CER 170903* altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione
(compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose
Le quantità totali prodotte si prevedono esigue. In ogni caso, nell’area di cantiere saranno organizzati gli stoccaggi
in modo da gestire i rifiuti separatamente per tipologia e pericolosità, in contenitori adeguati alle caratteristiche del
rifiuto.
I rifiuti destinati al recupero saranno stoccati separatamente da quelli destinati allo smaltimento. Tutte le tipologie di
rifiuto prodotte in cantiere saranno consegnate a ditte esterne, regolarmente autorizzate alle successive operazioni
di trattamento (smaltimento e/o recupero) ai sensi della vigente normativa di settore.
Per quanto riguarda il particolare codice CER 170504, riconducibile alle terre e rocce provenienti dallo scavo per il
livellamento del’area, si prevede di riutilizzarne la maggior parte per i rinterri previsti.
Coerentemente con quanto disposto dall’art. 186 del correttivo al Codice Ambientale (D. Lgs. 4/08), il riutilizzo in loco di tale
quantitativo di terre (per rinterri, riempimenti, rimodellazioni) viene effettuato nel rispetto di alcune condizioni:
• l’impiego diretto delle terre scavate deve essere preventivamente definito;
• la certezza del’integrale utilizzo delle terre scavate deve sussistere sin dalla fase di produzione;
• non deve sussistere la necessità di trattamento preventivo o di trasformazione preliminare delle terre scavate
ai fini del soddisfacimento dei requisiti merceologici e di qualità ambientale idonei a garantire che il
loro impiego ad impatti qualitativamente e quantitativamente diversi da quelli ordinariamente consentiti ed
autorizzati per il sito dove sono desinate ad essere utilizzate;
• deve essere garantito un elevato livello di tutela ambientale;
• le terre non devono provenire da siti contaminati o sottoposti ad interventi di bonifica;
• le loro caratteristiche chimiche e chimico‐fisiche siano tali che il loro impiego nel sito prescelto non
determini rischi per la salute e per la qualità delle matrici ambientali interessate ed avvenga nel rispetto
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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CER 160605 altre batterie e accumulatori
CER 160799 rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale)
CER 170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle i cui alla voce 170106
CER 170202 vetro
CER 170203 plastica
CER 170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301
CER 170407 metalli misti
CER 170411 cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410
CER 170604 materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603
CER 170903* altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose
Le ditte a cui saranno conferiti i materiali saranno tutte regolarmente autorizzate per le lavorazioni e le operazioni di gestione
necessarie. 3.14 Analisi delle ricadute socio – occupazionali
Durante la fase di cantiere, le lavorazioni previste per la realizzazione dell’impianto sono le seguenti:
• Rilevazioni topografiche
• Movimentazione di terra
• Montaggio di strutture metalliche in acciaio e lega leggera
• Posa in opera di pannelli fotovoltaici
• Realizzazione di cavidotti e pozzetti
• Connessioni elettriche
• Realizzazione di edifici in CLS prefabbricato e muratura
• Realizzazione di cabine elettriche
• Realizzazioni di strade bianche e asfaltate
• Sistemazione delle aree a verde
Pertanto le professionalità richieste saranno principalmente:
• Operai edili (muratori, carpentieri, addetti a macchine movimento terra)
• Topografi
• Elettricisti generici e specializzati
• Coordinatori
• Progettisti
• Personale di sorveglianza
• Operai agricoli
Le operazioni di montaggio dell’impianto sono previste durare per circa un anno solare, pertanto si prevede l’impiego di
personale generico e specializzato di ca. 20 uomini per il suddetto periodo. Durante il periodo di normale esercizio
dell’impianto verranno utilizzate maestranze per la manutenzione, la gestione/supervisione dell’impianto, nonché
ovviamente per la sorveglianza dello stesso.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Alcune di queste figure professionali saranno impiegate in modo continuativo, come ad esempio il personale di
gestione/supervisione tecnica e di sorveglianza.
Altre figure verranno impiegate occasionalmente a chiamata al momento del bisogno, ovvero quando si presenta la
necessità di manutenzioni ordinarie o straordinarie dell’impianto.
La tipologia di figure professionali richieste in questa fase sono, oltre ai tecnici della supervisione dell’impianto e
al personale di sorveglianza, elettricisti, operai edili, artigiani e operai agricoli/giardinieri per la manutenzione del
terreno di pertinenza dell’impianto (taglio dell’erba, sistemazione delle aree a verde etc.).
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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4. STUDIO DEGLI IMPATTI AMBIENTALI
Il presente Studio valuta gli impatti della realizzazione dell’impianto sui seguenti recettori: 4.1 Atmosfera e clima 4.2 Ambiente idrico 4.3 Suolo e sottosuolo 4.4 Flora, fauna ed ecosistemi 4.5 Rumore e vibrazioni 4.6 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti 4.7 Assetto demografico 4.8 Paesaggio Si precisa che, per quanto attiene la valutazione, sono riportate in altra parte di questo Progetto, brevi note di calcolo relative a: 1. variazione del microclima connesso con la temperatura superficiale dei pannelli si veda questa Relasione SIT, parte I°,
pagina 3; 2. per le problematiche connesse con l’erosione da pioggia, sulle tavole formanti le stringhe FTV, vedasi la Relazione SIR,
parte I°, pagina 5; 3. per le problematiche connesse il rispetto dell’obbiettivo di qualità in tema di emissioni e.m. ( E < 3μT), vedasi il fascicolo
R, Relazione e.m., pagina 5; 4. per quanto attiene il rispetto delle emissioni dai cavidotti in MT, si veda la RSS pagina 21.
Per ciascuno di questo punti, viene esplicitata la fase di cantierizzazione (dismissione) e di esercizio, con gli opportuni presidi
precauzionali.
Nel presente quadro di riferimento sono state raccolte tutte le informazioni disponibili sullo stato delle componenti
ambientali dell’ambito territoriale interessato dalla realizzazione dell’opera e sono stati analizzati gli eventuali impatti che
la realizzazione dell’impianto fotovoltaico potrebbe comportare su di esse.
Le componenti ambientali analizzate nel presente studio sono:
• Atmosfera e clima;
• Ambiente idrico;
• Suolo e sottosuolo;
• Flora, fauna ed ecosistemi;
• Rumore e vibrazioni;
• Radiazioni ionizzanti e non;
• Assetto demografico e igienico‐sanitario
• Paesaggio.
4.1 Atmosfera e clima
La stazione meteorologica, gestita dal servizio idrologico regionale facente capo al Compartimento di Livorno nel comune di
Livorno, in base alla media trentennale di riferimento (1961‐1990), definisce le seguenti statistiche: la temperatura media
del mese più freddo (gennaio) si attesta ai +2,7 °C; quella del mese più caldo (agosto) è di +24,9° C.
Le precipitazioni medie annue si attestano a quasi 750 mm, mediamente distribuiti in 80 giorni di pioggia, con minimo in
estate e picco massimo in autunno per l'accumulo e in inverno per il numero di giorni piovosi.
Il clima del Comune di Collesalvetti si caratterizza per un clima temperato‐continentale e non tipicamente mediterraneo, con
fasi di relativa aridità estiva (luglio‐agosto) e fasi fredde in gennaio – febbraio (con frequenti episodi di gelo e neve).
La radiazione solare è massima in giugno – luglio.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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La maggior parte dei Comuni della Provincia di Livorno presenta un valore di radiazione solare globale uniforme con una media annuale, su superficie orizzontale, intorno ai 1.250 kWh/m2.
L’energia generata annualmente da un impianto fotovoltaico da 1 kWp con inclinazione ottimale dei moduli per la provincia di
Livorno è compresa tra 1.150 e 1.250 kWh/KWp, come si rileva in Figura alla pagina seguente.
4.1.1 La qualità dell'aria Pe r inquinamento atmosferico si intende "ogni modificazione della normale composizione o stato fisico dell'aria atmosferica, dovuta alla presenza nella stessa di sostanze in quantità e con caratteristiche tali da alterare le normali condizioni ambientali e di salubrità dell'aria, da costituire pericolo ovvero pregiudizio diretto e indiretto per la salute dell'uomo, da compromettere le attività ricreative e gli altri us i legittimi dell'ambiente, da alterare le risorse biologiche e gli ecosistemi e i beni materiali pubblici privati".
I limiti massimi di accettabilità delle concentrazioni e di esposizione relativi ad inquinanti dell’aria nell’ambiente esterno
sono riportati nel D.P.R. 203/88 e nel D.M. del 25/11/1994. Il D.P.R. 203/88 definisce la qualità dell’aria in relazione alle concentrazioni di biossido di zolfo e biossido di azoto,
introducendo il concetto di valore guida, inteso come limite ottimale di riferimento a cui tendere per la individuazione di
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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zone di particolare tutela ambientale. Il D.M. del 25/11/1994 riporta i livelli di attenzione ed i livelli di allarme per i contaminanti atmosferici nelle aree urbane e
nelle zone individuate dalle Regioni ai sensi dell’art.9 del DM
20/05/91, recante i criteri per la raccolta dei dati inerenti la qualità dell’aria. La qualità dell'aria in Toscana è controllata tramite un sistema di monitoraggio regionale composto
da reti provinciali pubbliche e da reti private. Le reti provinciali sono costituite da stazioni che rilevano sia le concentrazioni
degli inquinanti chimici in atmosfera sia i parametri meteorologici. I dati riportati sono tratti dal Rapporto Annuale sulla
qualità dell’aria ‐ Provincia di Livorno – Anno 2008 redatto dall’ARPAT e consultato sul sito www.arpat.toscana.it.
Per ciò che concerne la Provincia di Livorno, i dati relativi al 2008 presentano situazioni di criticità per le polveri (PM10 ), per il
biossido di azoto (NO2 ) e per l’ozono.
Il livello di qualità può essere invece considerato buono relativamente a monossido di carbonio (CO), Benzene (C6H6 ) e biossido
di zolfo (SO2 ).
Negli ultimi anni la concentrazione di fondo notturna di NO2 , che è indicativa dello stato ambientale su larga scala, in più di una
centralina è risultata in lieve aumento. 4.1.2 Biomonitoraggio della qualità dell’aria E’ stata effettuata un’indagine dall’ARPAT di biomonitoraggio della qualità dell’aria tramite licheni epifiti, considerati i
migliori bioindicatori.
L’indice di qualità ambientale sul quale vengono costruite le mappe fornisce in maniera sintetica la misura della
biodiversità lichenica di un determinato territorio: ad un valore basso dell’indice corrispondono generalmente aree
inquinate, ad un valore alto corrispondono invece aree pulite dal punto di vista atmosferico e relativamente a quegli
inquinanti cui i licheni sono sensibili (principalmente gas fitotossici, quali ossidi zolfo e di azoto, ma anche idrocarburi e
metalli pesanti).
L’indice è articolato in 6 classi di qualità dell’aria, sulla base dei valori di IAP ricavati.
Sulla base delle diverse campagne condotte è stato possibile ricavare la mappa complessiva della qualità dell’aria
rilevata, riportata nella figura successiva.
In conclusione, la presenza di grossi insediamenti industriali a L ivo rno , Ro s ignano , Pontedera , Comprenso rio
Cuo io , causano un peggioramento della qualità dell'aria anche a una certa distanza dagli insediamenti produttivi,
seguendo la direzione dei venti dominanti; altre cause che ostacolano lo sviluppo delle specie licheniche vanno
ricercate nel traffico veicolare, nel riscaldamento domestico e nell'incremento dell'aridità ambientale. 4.1.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi Le opere in progetto non prevedono l’utilizzo di impianti di combustione e/o riscaldamento né attività comportanti
variazioni termiche, immissioni di vapore acqueo ed altri rilasci che possano modificare in tutto o in parte il microclima
locale.
Si evidenzia che comunque tutti gli eventuali impatti prodotti sono reversibili in tempi brevi.
Gli unici impatti attesi sono dovuti essenzialmente a emissioni in atmosfera di polveri ed emissioni di inquinanti dovute a
traffico veicolare solo durante la fase di cantiere e di dismissione. Fase di cantiere e di dismissione
Impatti dovuti al traffico veicolare
I potenziali effetti negativi dovuti al traffico veicolare sono:
• emissione di sostanze nocive: l’emissione di sostanze quali NOX, PM, CO, SO2 durante la fase di cantiere e di
dismissione non saranno in quantità e per un tempo tale da compromettere la qualità dell’aria. La velocità
degli autoveicoli all’interno dell’area è limitata e quindi l’emissione rimane anch’essa circoscritta
sostanzialmente all’area in esame. L’intervento perciò non determinerà direttamente alterazioni permanenti
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
60
nella componente nelle aree di pertinenza del cantiere.
• incremento del traffico veicolare: il traffico, convogliato in un’unica direttrice, sarà di bassa entità sia dal punto
di vista temporale dato che interesserà la sola fase di cantiere e di dismissione (impatto reversibile), sia dal punto
di vista quantitativo dato che il numero di veicoli/ora è limitato, sia dal punto di vista della complessità
grazie alle caratteristiche geomorfologiche e ubicazionali (ottima accessibilità) dell’area di intervento.
Emissione di polveri in atmosfera
Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alla fase di scavo ed alle attività di movimentazione e trasporto effettuate dalle macchine in fase di cantiere e di dismissione. Le emissioni di polveri possono essere non compatibili con la presenza di ricettori sensibili: secondo le indicazioni fornite da ARPAT nel documento che segue, si ritiene che nella fattispecie i ricettori sensibili debbano essere individuati negli edifici per civile abitazione (vedi Linee-Guida, pagina 10/13 Appendice B, 3°capoverso). Nella fattispecie, sono stati valutati 5 edifici che si trovano ad una distanza variabile da 157,80 (recettore B) e 216,37 m8 (recettore E). Vi sono altri edifici piu’ vicini: si tratta di capannoni di ricovero macchine movimento terra e simili (adiacenze discarica), opifici vari. A ben vedere i recettori A,B,C si trovano in posizione molto piu’ elevata dell’area di intervento, su una bassa collina; in mancanza di dati ufficiali per una valutazione globale della ventosità ed in mancanza di una indicazione sul periodo di esecuzione dei lavori, si considera favor rei la situazione peggiore, ossia di eseguire i lavori con terreno arido in assenza di precipitazioni. L’area del terreno a forma trapezia regolare: la parte prossima alla strada di accesso, lato stazione ASA è quella dove si trovano rare sterpaglie; complessivamente quest’area misura 46.600 mq, incluso le parti perimetrali per una fascia di almeno 10 mt.
• A,1 = area soggetta a livellamento con asportazione parti vegetali, con trattice agricola ed erpice = mq 46.600 • Recettore sensibile piu’ vicino all’impianto: Recettore B; edificio monofamiliare per civile abitazione; distanza dal
punto piu’ vicino dall’area A1 = da 20 mt a 200 mt
Allo scopo di valutare preventivamente l’entità delle emissioni di polveri durante i lavori di costruzione dell’impianto, si sono assunti quali linee-guida i risultati dello studio redatto da ARPAT e Provincia di Firenze, concretizzatosi negli Allegati alla DGP 213/09 e tratti dal sito dell’Agenzia. Lo studio trae origine dal documento US-EPA AP-42 e tratta esaurientemente delle emissioni pulverulente in atmosfera durante la manipolazione di materiali di tali caratteristiche, giungendo a quantificarne la misura e dettarne le opportune precauzioni e i limiti di soglia. Occorre preliminarmente definire come si ipotizza la cantierizzazione dell’impianto, dal punto di vista del movimento terra. L’area è attualmente parte incolta e parte occupata da una vecchia vigna abbandonata (A1). L’abitazione piu’ vicina in assoluto all’area (misurata dal bordo) è posta a 157.80 mt. ed è il recettore B, posto nella zona pozzi, ma non sempre abitato, sul lato sinistro della strada, lato mare. L’area è pressochè orizzontale, quindi non vi è necessità di sbancamenti per orientare il sito. Partendo dalla situazione attuale, si tratta di “modellare” parte dell’area, specificamente la A1, seguendone le forme, poiché sono i pannelli che seguono le ondulazioni, viste le caratteristiche costruttive a “vite” dei supporti, senza blocchi o fondazioni in cemento. Pertanto, ai fini delle Linee Guida Arpat-Prov.FI, vi è un modellamento che comporta uno scotico di spessore inferiore a 10 cm di profondità, (in talune zone già spianate, anche nullo) Il materiale in eccesso (terra limosa, erbacce, arbusti) viene avviato, previa caratterizzazione, a discarica autorizzata. Vi è infine il transito di mezzi medio-leggeri per i 110 mt di strada sterrata che consente l’accesso all’area costeggiando i campi; saranno utilizzati mezzi medio-leggeri perché la strada è stretta (1 corsia di circa 3.00 mt) e non consente con prudenza il transito di mezzi a piu’ di due assi. Nel seguito, si riporta la valutazione del fenomeno polveri alla luce delle Linee-Guida di cui sopra. L’attività di livellamento è effettuata con ruspa ruotata con pala dritta di potenza di circa 80-100 kW, in modo da evitare lavori “grossolani” e limitare i rumori: sono diffuse, oggi, ruspe o pale meccaniche (tipo Komatsu o simili) che hanno bassissime emissioni di CO2, NOX e particolati perché dotate di cambio elettroidraulico Voight che consente di mantenere il motore, diesel 4 tempi, a regime costante pur variando il carico richiesto in termini di coppia, in quanto detto cinematismo funziona come variatore continuo di potenza; in questo modo si evitano i sovraccarichi e le “riprese” del diesel che sono causa delle note emissioni di fumo nero per momentaneo errato rapporto stechiometrico dovuto a difetto d’aria. Si stima che questo semplice accorgimento consenta una riduzione di emissioni di circa il 20-25% in funzione della temperatura (e quindi densità) dell’aria atmosferica. Nella fase di livellamento, che avviene per strisce nel senso della lunghezza dell’area , il mezzo compie spostamenti in salita e discesa per tratti lunghi al massimo di circa 130 ml; per ogni passata la ruspa rimuove solo la parte del terreno che forma creste o zolle, lasciando accuratamente inalterato il ricco sistema di fossi e scoline che scaricano nel recettore dal quale, con impianto idrovoro, si scarica nella Fossa Nuova. L’area che viene trattata ha forma grosso modo rettangolare di circa 260x180 metri; la pendenza deve essere accuratamente realizzata sul lato lungo,
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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nella componente nelle aree di pertinenza del cantiere.
• incremento del traffico veicolare: il traffico, convogliato in un’unica direttrice, sarà di bassa entità sia dal punto
di vista temporale dato che interesserà la sola fase di cantiere e di dismissione (impatto reversibile), sia dal punto
di vista quantitativo dato che il numero di veicoli/ora è limitato, sia dal punto di vista della complessità
grazie alle caratteristiche geomorfologiche e ubicazionali (ottima accessibilità) dell’area di intervento.
Emissione di polveri in atmosfera
Le emissioni di polveri in atmosfera sono dovute essenzialmente alla fase di scavo ed alle attività di movimentazione e trasporto effettuate dalle macchine in fase di cantiere e di dismissione. Le emissioni di polveri possono essere non compatibili con la presenza di ricettori sensibili: secondo le indicazioni fornite da ARPAT nel documento che segue, si ritiene che nella fattispecie i ricettori sensibili debbano essere individuati negli edifici per civile abitazione (vedi Linee-Guida, pagina 10/13 Appendice B, 3°capoverso). Nella fattispecie, sono stati valutati 5 edifici che si trovano ad una distanza variabile da 157,80 (recettore B) e 216,37 m8 (recettore E). Vi sono altri edifici piu’ vicini: si tratta di capannoni di ricovero macchine movimento terra e simili (adiacenze discarica), opifici vari. A ben vedere i recettori A,B,C si trovano in posizione molto piu’ elevata dell’area di intervento, su una bassa collina; in mancanza di dati ufficiali per una valutazione globale della ventosità ed in mancanza di una indicazione sul periodo di esecuzione dei lavori, si considera favor rei la situazione peggiore, ossia di eseguire i lavori con terreno arido in assenza di precipitazioni. L’area del terreno a forma trapezia regolare: la parte prossima alla strada di accesso, lato stazione ASA è quella dove si trovano rare sterpaglie; complessivamente quest’area misura 46.600 mq, incluso le parti perimetrali per una fascia di almeno 10 mt.
• A,1 = area soggetta a livellamento con asportazione parti vegetali, con trattice agricola ed erpice = mq 46.600 • Recettore sensibile piu’ vicino all’impianto: Recettore B; edificio monofamiliare per civile abitazione; distanza dal
punto piu’ vicino dall’area A1 = da 20 mt a 200 mt
Allo scopo di valutare preventivamente l’entità delle emissioni di polveri durante i lavori di costruzione dell’impianto, si sono assunti quali linee-guida i risultati dello studio redatto da ARPAT e Provincia di Firenze, concretizzatosi negli Allegati alla DGP 213/09 e tratti dal sito dell’Agenzia. Lo studio trae origine dal documento US-EPA AP-42 e tratta esaurientemente delle emissioni pulverulente in atmosfera durante la manipolazione di materiali di tali caratteristiche, giungendo a quantificarne la misura e dettarne le opportune precauzioni e i limiti di soglia. Occorre preliminarmente definire come si ipotizza la cantierizzazione dell’impianto, dal punto di vista del movimento terra. L’area è attualmente parte incolta e parte occupata da una vecchia vigna abbandonata (A1). L’abitazione piu’ vicina in assoluto all’area (misurata dal bordo) è posta a 157.80 mt. ed è il recettore B, posto nella zona pozzi, ma non sempre abitato, sul lato sinistro della strada, lato mare. L’area è pressochè orizzontale, quindi non vi è necessità di sbancamenti per orientare il sito. Partendo dalla situazione attuale, si tratta di “modellare” parte dell’area, specificamente la A1, seguendone le forme, poiché sono i pannelli che seguono le ondulazioni, viste le caratteristiche costruttive a “vite” dei supporti, senza blocchi o fondazioni in cemento. Pertanto, ai fini delle Linee Guida Arpat-Prov.FI, vi è un modellamento che comporta uno scotico di spessore inferiore a 10 cm di profondità, (in talune zone già spianate, anche nullo) Il materiale in eccesso (terra limosa, erbacce, arbusti) viene avviato, previa caratterizzazione, a discarica autorizzata. Vi è infine il transito di mezzi medio-leggeri per i 110 mt di strada sterrata che consente l’accesso all’area costeggiando i campi; saranno utilizzati mezzi medio-leggeri perché la strada è stretta (1 corsia di circa 3.00 mt) e non consente con prudenza il transito di mezzi a piu’ di due assi. Nel seguito, si riporta la valutazione del fenomeno polveri alla luce delle Linee-Guida di cui sopra. L’attività di livellamento è effettuata con ruspa ruotata con pala dritta di potenza di circa 80-100 kW, in modo da evitare lavori “grossolani” e limitare i rumori: sono diffuse, oggi, ruspe o pale meccaniche (tipo Komatsu o simili) che hanno bassissime emissioni di CO2, NOX e particolati perché dotate di cambio elettroidraulico Voight che consente di mantenere il motore, diesel 4 tempi, a regime costante pur variando il carico richiesto in termini di coppia, in quanto detto cinematismo funziona come variatore continuo di potenza; in questo modo si evitano i sovraccarichi e le “riprese” del diesel che sono causa delle note emissioni di fumo nero per momentaneo errato rapporto stechiometrico dovuto a difetto d’aria. Si stima che questo semplice accorgimento consenta una riduzione di emissioni di circa il 20-25% in funzione della temperatura (e quindi densità) dell’aria atmosferica. Nella fase di livellamento, che avviene per strisce nel senso della lunghezza dell’area , il mezzo compie spostamenti in salita e discesa per tratti lunghi al massimo di circa 130 ml; per ogni passata la ruspa rimuove solo la parte del terreno che forma creste o zolle, lasciando accuratamente inalterato il ricco sistema di fossi e scoline che scaricano nel recettore dal quale, con impianto idrovoro, si scarica nella Fossa Nuova. L’area che viene trattata ha forma grosso modo rettangolare di circa 260x180 metri; la pendenza deve essere accuratamente realizzata sul lato lungo,
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quindi il mezzo compie passate sulla lunghezza di 260 mt; con benna da scotico da 3.00 mt, il mezzo deve compiere 180/3 = circa 60 passate per modellare l’intera superficie: occorre ancora tener presente che il mezzo non asporta il terreno ma solo le sterpaglie. Il numero delle “passate” ossia delle strisce necessarie consente di ultimare il lavoro in 5 giorni di 8 ore lavorative: infatti, fissata in 260 mt la lunghezza di ciascuna delle 60 strisce, mt 260x60 = mt 15.600 mt (percorso totale teorico); tale percorso comporta una velocità teorica media di 15.60/40 = 0.39 km/ora. Il volume del materiale movimentato e suscettibile di produrre polveri è prudenzialmente calcolato per una profondità costante di 5 cm, e quindi pari a A1 x 0.05 = 46.600 mq x 0.05 = 2.400 mc, con una produzione oraria di 491/16 = 58 mc/h. Questa è la grandezza che interessa, utilizzando per tale operazione il fattore di emissione delle operazioni di scotico previsto in 13.2.3 Heavy Construction Operation, pari a 5.70 kg/km di PTS. Ipotizzando, al pari delle Linee Guida, una frazione di PM10 pari al 60% del PTS, il fattore di emissione di PM10 è 5.70 x 0.60 = 3.42 kg/km. L’emissione oraria sarà funzione della velocità di spostamento del mezzo e quindi sarà: 3.42 kg/km x 0.39 km/h = 0.75 kg/ora = 1.330 g/h. Nello stesso tempo, un semplice trattore agricolo traina un rullo non vibrante per la compattazione dell’area A2, senza emissioni pulverulente perché NON vi è alcun movimento del terreno. Complessivamente: 1.330 g/h Per il calcolo dell’emissione di particolato dovuto al transito di mezzi su non asfaltate, si utilizza la seguente formula: (vedi pagina 25/48 Linee Guida) EFi (Kg/Km) = ki (s/12)a,i * (W/3)b,i [kg/km] Con in ipotesi: i (e relativi coefficienti) = PM10; s = contenuto in limo del suolo medio, 16%; W = peso medio veicolo = 20 Mg (ovvero 20 x 1000 kg). NB: per l’angustia dei luoghi e per non rischiare danneggiamenti alla viabilità minore, si prevede di utilizzare veicoli da cantiere a 2 assi (con riduzione, tra l’altro, delle soglie di inquinamento e rumore) tipo IVECO Trakker Active Day E5 mod. AD-N190T36W, con MTT di 20.000 kg, tara di 7.660 kg in ordine di marcia e, quindi, portata utile di 16 t.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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EFPM10= 0.423 x (16/12)0.9 x (20/3)0.45 = 1.29 kg/km.
Scotico superficiale: 1.330 g/h TOTALE: 1.330 g/h Data la breve durata delle operazioni di cantiere si ritiene trascurabile il calcolo del parametro E,EXT in quanto il risultato sarebbe non significativo data la differenza di piovosità tra le stagioni invernali ed estive. Tale valore di emissione oraria deve essere confrontato con i dati di soglia riportati in tabella nelle Linee-Guida: la Tabella 13 (vedi pag.34/48) da una proposta di classificazione che, per una durata del cantiere di 2 giorni (<< di 100, ultima colonna di tabella) e per recettori posti a > 150 mt, consente una emissione max di 2044 g/h; in tal caso il coefficiente di sicurezza, se ha senso parlare di coefficienti di sicurezza in un fenomeno puramente statistico, è pari a η = 2044/848 = 2.41 che riteniamo accettabile. Parimenti, la tabella 19 (vedi pagina 37/48) dà un valore di soglia di 1022 g/h, (>848 g/h) per cantieri di durata inferiore a 100 giorni e distanza dai ricettori > 150 mt, per i quali non è prevista alcuna azione. Sistemi di mitigazione, abbattimento e controllo.
Per quanto riguarda i sistemi di abbattimento di controllo e di abbattimento delle polveri e dagli agenti inquinanti saranno comunque previste idonee misure di contrasto e prevenzione. Verranno infatti utilizzati mezzi di trasporto meccanicamente conformi ai vigenti standard in termini di emissioni, opportunamente mantenuti e utilizzati secondo le norma prescritte di portata massima e di utilizzo. Verrà inoltre previsto un limite max di velocità pari a 5 km/h sia per i mezzi pesanti che per eventuali autovetture di cantiere. In altre ipotizzando un coefficiente M = strada bagnata/strada asciutta in base all’ andamento della seguente tabella fornita si arriva a valutare attorno al 75% il coefficiente C idoneo:
Secondo il protocollo sopraindicato verrà trattata, come da prassi, la superficie non asfaltata con idonee bagnature periodiche della superficie nel rispetto della tabella prevista sotto ( tabella 9- Transito di mezzi su strade non asfaltate ( AP-42 13.2.2): La formula proposta da Cowherd ed altri ( 1998):
C(%) = 100- (0.8 P t,rh τ)/ I
C = Coefficiente di abbattimento ( %) (75%) P= Potenziale medio di evaporazione giornaliera (mm/h = lt/h) = 0.34 mm/h trh= Traffico medio orario (h-1) = 0.5 I= qualità media del trattamento applicato (l/m2) τ= Intervallo di Tempo che intercorre tra le applicazioni ( h=5) trova l’efficienza dell’abbattimento in funzione dei litri/mq applicati; si procede ricavando I:
I = (0.8 P T,rh τ)/100-75 = (0.8 P T,rh τ)/25 Si trova: I = (0.8 x 0.34 x 0.5 x 5)/25 = 0.03 lt/h, inferiore al valore stabilito empiricamente con la tabella che segue (vedi tabella 9, Linee Guida Arpat):
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Si ritiene opportuno adottare cautelativamente lo standard minimo è del 75%, stimando per eccesso. Dalla tabella si estrapola il valore pratico, ad esempio, di innaffiature su tutta l’area compiute ogni 5 ore con 0.20 litri/mq di acqua per tutta la durata delle operazioni causa di emissione pulverulenta. Da un punto di vista analitico: la formula proposta da Cowherd ed altri ( 1998):
C(%) = 100- (0.8 P t,rh τ)/ I
C = Coefficiente di abbattimento (75%) P= Potenziale medio di evaporazione giornaliera (mm/h = lt/h) = 0.34 mm/h trh= Traffico medio orario (h-1) = 0.5 I= qualità media del trattamento applicato (l/m2) τ= Intervallo di Tempo che intercorre tra le applicazioni ( h=5) trova l’efficienza dell’abbattimento in funzione dei litri/mq applicati; si procede ricavando I (lt/mq):
I = (0.8 P T,rh τ)/100-75 = (0.8 P T,rh τ)/25 Si trova:
I = ( 0.8 x 0.34 x 0.5 x 5)/25 = 0.03 lt/h, inferiore al valore stabilito empiricamente con la tabella che segue (vedi tabella 9, Linee Guida Arpat): L’abitazione piu’ vicina in assoluto all’area (misurata dal bordo-area) è posta a oltre 157 mt. (ricettore sens.B) La produzione di polveri avviene per max 2 giorni consecutivi nella misura di 848 g/ora
Efficienza abbattimento
Quantità media
del trattamento
applicato I (l/m )
50%
60%
75%
80%
90%
0.1 5 4 2 2 1
0.2 9 8 5 4 2
0.3 14 11 7 5 3
0.4 18 15 9 7 4
0.5 23 18 11 9 5
1 46 37 23 18 9
2 92 74 46 37 18
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Prescrizione vincolante: si prescrive di procedere con l’innaffiamento in ragione di almeno 0.2 litri/mq ogni 5 ore dell’intera area di manovra e della strada di accesso.
***
Fase di esercizio
Impatti dovuti al traffico veicolare
Durante la fase di esercizio l’impatto sulla componente aria causato dal traffico veicolare deriverà unicamente dalla
movimentazione all’interno del campo fotovoltaico dei mezzi per la manutenzione e per la sorveglianza. Tale impatto sarà
pertanto assolutamente trascurabile.
Inquinamento luminoso. Per inquinamento luminoso si intende qualunque alterazione della quantità naturale di luce presente di notte nell'ambiente
esterno e dovuta ad immissione di luce di cui l'uomo abbia responsabilità.
L'effetto più eclatante dell'inquinamento luminoso, ma non certo l'unico, è l'aumento della brillanza e la conseguente perdita
di visibilità del cielo notturno, elemento che si ripercuote negativamente sulle necessità operative di quegli enti che
svolgono lavoro di ricerca e divulgazione nel campo dell'Astronomia.
Nella letteratura scientifica è possibile individuare numerosi effetti di tipo ambientale, riguardanti soprattutto il regno
animale e quello vegetale, legati all’inquinamento luminoso, in quanto possibile fonte di alterazione dell’equilibrio tra giorno
e notte.
Nel caso del progetto in esame, gli impatti, sia pur di modesta entità, potrebbero essere determinati dagli impianti di
illuminazione del campo, cioè dalle lampade, che posizionate lungo il perimetro consentono la vigilanza del campo durante
la fase di esercizio.
Sono da ritenersi ininfluenti i fenomeni di abbagliamento dovuti ai pannelli fotovoltaici, vista la loro tipologia e inclinazione.
Il fotovoltaico consente inoltre la riduzione di emissioni in atmosfera delle sostanze che hanno effetto inquinante e di quelle
che contribuiscono all’effetto serra.
Emissioni evitate in atmosfera
EMISSIONI EVITATE IN ATMOSFERA CO2 SO2 NOX POLVERI
Emissioni specifiche in atmosfera (g/kWh) 496 0,93 0,58 0,029
Emissioni evitate in 1 anno (kg) 5.007.260 9.388,61 5.855,26 292,76
Emissioni evitate in 20 anni (kg) 100.145.200 187.772,2 117.105,2 5.855,2
Fonte: Rapporto ambientale ENEL 2006
L’impatto positivo sulle caratteristiche di produzione dell’energia elettrica nonché sulla qualità dell’aria e del clima risulta
evidente. 4.1.4 Misure di mitigazione e compensazione
Le misure di mitigazione proposte sono le seguenti: • per ridurre le emissioni dovute alla viabilità su gomma dei mezzi di cantiere si utilizzeranno mezzi
rientranti nella normativa sugli scarichi prevista dall’Unione Europea (Euro III e Euro IV);
• per il massimo contenimento o, eventualmente, abbattimento delle polveri, dovute alle fasi di scavo e al
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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passaggio dei mezzi di cantiere si realizzeranno:
1. coperture dei mezzi adibiti al trasporto dei materiali polverulenti sia in carico che a vuoto mediante teloni;
2. nelle aree dei cantieri fissi, una piazzola destinata al lavaggio delle ruote dei mezzi in uscita dall’area di cantiere
(nel caso che la pioggia crei fango)
3. costante lavaggio e spazzamento a umido delle strade adiacenti al cantiere e dei primi tratti di viabilità pubblica in
uscita da dette aree;
4. costante manutenzione dei mezzi in opera, con particolare riguardo alla regolazione della combustione dei
motori per minimizzare le emissioni di inquinanti allo scarico (controllo periodico gas di scarico a norma di
legge);
5. per l’inquinamento luminoso, al fine di agire nel massimo rispetto dell’ambiente circostante e di contenere i
consumi energetici, l’impianto di illuminazione notturna sarà realizzato facendo riferimento ad opportuni
criteri progettuali, tali da indirizzare il flusso luminoso verso terra, evitando dispersioni verso l’ alto; al fine di
ottimizzare la radiazione solare incidente i moduli verranno orientati a Sud con un’inclinazione di 34°, in
modo da consentire la massima raccolta di energia nell’arco dell’anno unitamente ad una ridotta superficie di
esposizione al vento. 4.2 Ambiente Idrico
Stato della componente L’analisi della situazione dell’ambiente idrico è finalizzata alla descrizione dei caratteri principali dei corsi idrici superficiali e
profondi presenti in ambito locale.
Di seguito sono stati descritti gli aspetti più salienti di idrologia superficiale e sotterranea dell’area d’intervento, la permeabilità
dei terreni, i caratteri della falda sotterranea e le possibili forme di inquinamento, nonché gli impatti ambientali connessi con
le opere di progetto. 4.2.1 Descrizione dell’ambiente idrico L’area di progetto ricade nel bacino idrografico della Fossa Nuova.
La mancanza di qualsiasi variazione di permeabilità dei suoli fa ritenere sicuramente ininfluente la presenza dell’impianto
nell’area del bacino.
4.2.2 Qualità delle acque Per ciò che concerne la qualità delle acque, si fa riferimento ai dati ARPAT, che danno la misura dello stato ecologico dei corsi
d’acqua (classe SECA): si tratta di un indice sintetico che descrive lo stato dei corsi d’acqua considerando sia fattori chimici, sia
fattori biologici.
Per la valutazione della qualità delle acque sotterranee, il D.Lgs 152/1999 prevede un indice che ne definisce lo stato quantitativo
(livello di sfruttamento e alterazione) e un indice di qualità chimica. L'indice di qualità chimica considera 7 parametri di
base: conducibilità elettrica, cloruri, manganese, ferro, nitrati, solfati, ione ammonio, oltre ad altri inquinanti organici e
inorganici. In base alle concentrazioni delle diverse sostanze sono definite cinque classi di qualità:
• classe 1 (elevata) con impatto antropico nullo o trascurabile e con pregiata qualità idrochimica;
• classe 2 (buona) con impatto antropico ridotto e buona qualità;
• classe 3 (sufficiente) con impatto antropico significativo e con qualità buona ma con alcuni segni di compromissione;
• classe 4 (scadente) con impatto antropico rilevante e con caratteristiche idrochimiche scadenti,
• classe 0 con basso impatto antropico ma con caratteristiche idrochimiche naturali al di sopra dei valori della
classe 3.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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4.2.3 Valutazione degli impatti ambientali attesi Le opere in progetto non rappresentano una possibile fonte di alterazione chimica o fisica per l’idrografia superficiale e
sotterranea. La fase di cantiere, la fase di esercizio e quella di dismissione non sono lesive per la componente ambientale, in
quanto non comportano alcuna modifica e/o alterazione dell’attuale grado di rischio idraulico.
Vanno tuttavia considerati, l’utilizzo della risorsa idrica nelle fasi lavorative, la gestione della risorsa idrica in rapporto
all’esercizio dell’opera, le possibili fonti di inquinamento. Fase di cantiere Nella fase di realizzazione delle opere in progetto l’impatto sulla componente è legato al consumo della risorsa, che verrà
utilizzata per il lavaggio dei mezzi, per la bagnatura dei piazzali e delle terre oggetto di modellazione.
Tali acque sono da prevedersi in quantità significative seppur per un periodo di tempo limitato determinando eventualmente
impatti puntuali; una lieve diffusione potrebbe essere determinata solo se si verificassero eventi meteorici di una certa
rilevanza. Per ciò che concerne il deflusso delle acque, non si prevede alcuna alterazione degli impluvi naturali. Per ciò che
concerne le acque sanitarie relative alla presenza del personale, queste verranno eliminate dalle strutture di raccolta e
smaltimento di cantiere.
Fase di esercizio
In questa fase di vita dell’opera, l’impatto è legato al dilavamento operato dalle acque meteoriche. Non sussistono
condizioni per cui possano prevedersi impatti significativi sulla componente dell’ambiente idrico.
Fase di lavaggio per manutenzione
Verrà approvvigionata acqua industriale con cisterna autocarrata da 3.000 litri. Fase di dismissione
Gli eventuali impatti dovuti alla fase di dismissione sono assimilabili a quelli attesi in fase di cantierizzazione, seppure
in minor misura.
4.2.4 Misure di mitigazione e compensazione
Le misure di mitigazione previste sono di seguito elencate:
• si provvederà all’approvvigionamento idrico utilizzando fonti meno pregiate, riducendo al minimo il ricorso
all’acqua potabile;
• si eviteranno sprechi e utilizzi scorretti della risorsa, anche sensibilizzando il personale;
• le acque sanitarie (WC) relative alla presenza del personale di cantiere e di gestione
dell’impianto saranno eliminate dalle strutture di raccolta e smaltimento, nel pieno rispetto delle normative
vigenti. I reflui di attività di cantiere dovranno essere gestiti come rifiuto conferendoli ad aziende autorizzate;
• allo scopo di limitare il deflusso delle acque meteoriche sulle aree di progetto, sarà evitata la realizzazione di
superfici impermeabili per ciò che concerne la viabilità interna all’impianto ed i prati tra i filari di pannelli. 4.3 Suolo e sottosuolo
L’analisi della componente è finalizzata alla descrizione della storia geologica con particolare riguardo agli aspetti
geolitologici, morfologici, pedologici dell’area d’intervento e in relazione agli impatti conseguenti alla realizzazione
delle opere di progetto.
Di seguito si riporta la caratterizzazione dei terreni interessati dalla realizzazione dell’impianto fotovoltaico dal punto
di vista geologico, idrogeologico, geomorfologico e sismico estrapolata dalla relazione specialistica.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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4.3.1 Inquadramento geomorfologico e geolitologico
La morfologia locale è basso‐collinare, piuttosto acclive, delimitata da valloni e crinali ed è posta all’estremità sud orientale
del padule di Fucecchio, a C centinaia di metri da questo.
Il quadro geolitologico locale si inserisce nel contesto della Toscana Centrale, caratterizzato dalla presenza di Unità
Neogeniche Toscane impostate su un sistema tettonico complesso, in cui le Unità Liguri e Subliguri sormontano la Falda
Toscana. 4.3.2 Inquadramento idrografico e idrogeologico
Dal punto di vista idrografico il settore in esame ricade nel bacino idrografico del Fosso di Gerbomaggio, all’estremità superiore
del bacino, prossimo alla linea di cresta. L’area vasta è caratterizzata da una serie di colline e crinali in gran parte antropizzate
oppure adibite a vigneto e spesso incolte.
4.3.3 Cenni di geotecnica I terreni affioranti nell’area di sedime dell’impianto fotovoltaico sono rappresentati da formazioni di limo‐argillose. In
superficie si ha una copertura antropizzata di coltivo agrario di spessore di circa 0,5‐0,7 metri. 4.3.4 Sismicità Secondo quanto indicato dal D.G.R. Toscana n. 431 del 19 Giugno 2006 il territorio del Comune di Collesalvetti è classificato in Zona sismica 3 cui corrisponde un’accelerazione orizzontale massima convenzionale (ag) su suolo di categoria A
(formazioni litoidi fini ) uguale a 0.05 g, dove ag è riferito alla probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni.
4.3.5 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Non sono attesi impatti rilevanti a carico della componente, in quanto le caratteristiche geomorfologiche e plano‐
altimetriche del terreno non verranno alterate. Fase di cantiere In fase di cantiere gli impatti sono connessi essenzialmente all’occupazione di suolo: si tratta di un impatto temporaneo,
legato allo svolgimento delle necessarie lavorazioni. Saranno comunque adottate misure di razionalizzazione e
contenimento dell’occupazione di suolo.
Fase di esercizio In fase di esercizio, gli effetti potenziali in termini di consumo di suolo non risultano significativi. Per quanto riguarda i
rischi associati alla contaminazione del suolo e del sottosuolo, l’impianto
fotovoltaico produce energia in maniera statica: non vi è alcun rischio di sversamento o di produzione di materiali di
risulta. Fase di dismissione dell’impianto
Gli impatti sul suolo e sul sottosuolo in seguito alla dismissione dell’impianto riguardano la sistemazione delle aree
interessate dagli interventi e del sito. La rimozione delle cabine elettriche ed eventualmente della recinzione sarà effettuata d a
ditte specializzate, come pure lo smaltimento delle varie apparecchiature e del materiale di risulta degli impianti. 4.3.6 Misure di mitigazione e compensazione
Le misure di mitigazione previste sono di seguito elencate:
• limitazione degli scavi alla sola posa in opera di cavidotti adottando opportune misure volte alla razionalizzazione
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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ed al contenimento della superficie dei cantieri, con particolare attenzione alle aree da adibire allo stoccaggio dei
materiali; innaffiatura (vedi sopra), lavaggio ruote veicoli se condizioni meteo piovose;
• manutenzione delle opere costituenti l’impianto;
4.4 Fauna, flora ed ecosistemi
Per un’analisi più approfondita della componente fauna, flora ed ecosistemi si rimanda alla lettura del documento
specialistico i cui contenuti sono stati utilizzati per la descrizione e valutazione degli impatti nelle varie fasi operative dell’opera
in progetto. 4.4.1 Vegetazione e flora: stato della componente L’area in esame si colloca in un ambito di pertinenza di un ambito impiantistico esistente, risultando pertanto, di
fatto, già parzialmente esterna alle aree con colture agricole da reddito, ma semplicemente colture estensive da
alimentazione animale (fieno e d erba medica).
A livello di area vasta sono dominanti gli usi agricoli a seminativo semplice.
Formazioni a Salix sp.pl., Populus sp pl. si rilevano lungo le fasce fluviali.
Relativamente scarso lo sviluppo di siepi ed altre strutture ecologiche campestri; presenti alcune alberature sparse
prevalentemente riferibili a specie della macchia e del bosco originario.
Le formazioni alberate descritte, si collocano per la parte preponderante in ambiti n o n direttamente interessate
dal progetto in esame. 4.4.2 Fauna: stato della componente
L’area di progetto presenta soprassuoli fortemente antropizzati: localmente non pare esistere una fauna selvatica significativa,
salvo forse qualche gatto domestico inselvatichito o – forse – qualche lepre nei recessi piu’ lontani dalle case.
E’ da escludere la presenza dei grandi mammiferi europei. L’area inoltre è disposta intorno alle esistenti strutture.
I soprassuoli alberati sono prevalentemente costituiti da specie alloctone, non includendo elementi e/o formazioni
autoctone di significativa importanza. L’area di progetto presenta pertanto consistenti elementi detrattivi che ne diminuiscono
in maniera significativa il potenziale ruolo di ambito di rilevanza faunistica.
Il progetto in esame, per le sue caratteristiche strutturali e gestionali non verrà a definire condizioni molto diverse dallo stato
attuale.
Ci si attende pertanto il mantenimento delle attuali condizioni dei soprassuoli, dominati da prati stabili falciati, sui quali si
manterrà l’attuale popolamento a lucertole (abbondante il Genere Podarcis) ed una più scarsa presenza di colubridi.
Per ciò che concerne l’avifauna, l’area in esame presenta pertanto un popolamento ornitico giudicato di qualità
scarsa, più che altro dominato da taxa generalisti, capaci di un’elevata adattabilità agli ambienti artificiali e fortemente
esposti a forzanti di origine antropica.
Di fatto le attività di progetto previste non potranno mutare in maniera significativa l’attuale condizione del popolamento
ornitico presente nell’area e nelle aree circostanti. Per ciò che concerne i mammiferi, nell’area agricola circostante all’area di
progetto sono presenti, come detto, praticamente solo riccio (Erinaceus europaeus); (forse) volpe (Vulpes volpe); (forse) tasso
(Meles meles), gatto presumibilmente domestico (Felis catus). Quanto detto circa la scarsità di elementi ecologici
attrattivi all’interno dell’area in esame vale anche per la Classe dei mammiferi.
La qualità scarsa dei soprassuoli e l’assenza di corpi d’acqua non definisce condizioni ambientali particolarmente
appetibili. Nell’area non sono stati individuati possibili elementi attrattivi o ambiti di rifugio di importanza significativa
utilizzabili da chirotteri. Il progetto non introduce nuovi elementi di frammentazione territoriale. 4.4.3 Ecosistemi: stato della componente
La rete ecologica dell’area circostante si caratterizza un’estesa dominanza di superfici a seminativo estensivo.
Il reticolo idrografico campestre si presenta intatto.
Si conservano, nella zona del Biscottino limitate ma importanti strutture ecologiche, ovvero siepi, boschetti ed alberi isolati.
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Tali strutture assumono un ruolo particolarmente interessante laddove sono costituite da specie proprie delle
formazioni arboree – arbustive autoctone.
Tali strutture ecologiche di maggior pregio non si localizzano nell’area di progetto, ove i soprassuoli hanno un
interesse ridotto essendo prevalentemente dominati da piantagioni di specie estranee al comprensorio.
Il progetto in esame non introduce condizioni di alterazione, frammentazione o riduzione della struttura della rete
ecologica locale.
Non si introducono elementi territoriali che possano interferire con la rete delle connessioni tra gli ambienti a maggiore
naturalità.
Per quanto riguarda il sistema agrario del contesto locale, si rileva come il paesaggio agrario, pur non assumendo (come
anche in precedenza accennato) connotazione particolarmente rispondente ai requisiti necessari ad ospitare della
fauna selvatica, sia di mammiferi che di uccelli, si presenta caratterizzato da terreni coltivati con una scarsissima
diversificazione di situazioni, solo raramente è possibile individuare limitate aree boscate in ambiti non coltivabili, vuoi per
le caratteristiche agro‐pedologiche dei terreni, vuoi per la presenza di residenze, non sempre rurali, dove la vegetazione
arborea è artificiale e non autoctona.
Va però precisato che analizzando nel dettaglio un agro‐ecosistema, il suo livello di naturalità è caratterizzato anche da
elementi aggiuntivi che nel complesso ne descrivono la complessità. Tra questi elementi aggiuntivi i più importanti sono:
a. siepi e loro complessità strutturale entro 2 km
b. densità ed estensione dei boschi nel raggio di 1,00 km;
Facendo riferimento ai suddetti parametri si può affermare che nel caso oggetto di studio è stata rilevata la seguente
situazione:
a) Siepi e loro complessità strutturale (esterne all’area in esame)
L’indagine diretta condotta sull’area che sarà interessata dall’intervento in progetto ha evidenziato bassa presenza
di vegetazione permanente. Lo sfruttamento agricolo a cui il territorio è stato sottoposto nel corso del tempo ha
fortemente ridotto le formazioni arboree e arbustive. Sostanzialmente non esistono siepi essendo in gran parte venuta
anche meno la funzione di delimitazione delle proprietà; si trovano talora ai lati di infrastrutture viarie o di tratti di
confine di proprietà o quali elementi di arredo per aie ed abitazioni. La complessità strutturale è peraltro assente.
Se si prende in considerazione la vegetazione arbustiva, le strutture complesse e plurispecifiche sono quelle che
costituiscono habitat ideali, sia per la varietà delle risorse trofiche che possono offrire, sia per la possibilità di rifugio e
nidificazione che possono costituire. L’area in esame per quanto attiene alla presenza di specie arboree ed arbustive
risulta assolutamente priva di situazioni e strutture favorevoli; ciò attesta la povertà dell’area dal punto di vista biologico e da
ciò principalmente ne deriva un giudizio del tutto insufficiente per un habitat idoneo alla vita della potenziale fauna
selvatica. Solo lungo le fosse di scolo delle acque meteoriche si ritrovano piccoli e rari tratti vegetati.
b) Densità ed estensione dei boschi nel raggio di 1,0 Km
Nell’immediato circondario non sono presenti aree a bosco.
Rete Natura 2000 ‐ La lista ufficiale dei Siti è stata pubblicata con l’”Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone
di protezione speciale, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CE e
79/409/CE” D.M. del 3 aprile 2000 (pubblicato nel Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale 95 del 22 aprile 2000) e succ. modif.
ed integr. Il sito in esame non è collocato in Siti Natura 2000 (SIC o ZPS) o in prossimità di essi IBA ‐ L’area risulta esterna e posta ad elevata distanza rispetto alle aree I.B.A. (Important Birds Areas) individuate dal BirdLife International e Lipu Italia. Non sono attese interferenze a carico di aree IBA.
Aree Naturali Protette ‐ Il sito in esame non è collocato all’interno o in prossimità del confine di Aree Naturali Protette di
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cui all’Elenco Ufficiale del Ministero dell’Ambiente T.T.M. e istituite ai sensi della L. 394/91. Rispetto al Parco interprovinciale di Montioni (Codice AP1010) il sito in esame si colloca circa 5 km a Nord‐Ovest. Non
sono attese interazioni apprezzabili tra il sistema delle Aree Naturali Protette, di cui al vigente Elenco Ufficiale del del
Ministero dell’Ambiente T.T.M. 4.4.4 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Gli impatti potenziali eventualmente prodotti dal Progetto in esame presentano un carattere particolarmente
contenuto, non determinando apprezzabili effetti diretti, di carattere secondario o a distanza su componenti naturali di
particolare pregio.
Gli effetti potenziali riguarderanno pertanto un’occupazione reversibile del suolo peraltro già caratterizzato da
condizioni di separazione ecologica con la rete ecologica locale, in quanto già ricompreso in un’area con destinazione di
tipo industriale.
Gli eventuali effetti potenziali legati all’inquinamento di luminoso, non potranno determinare effetti apprezzabili in quanto si
tratta di un’area già adiacente ad aree dotate di impianti di illuminazione esterna.
Ciononostante si forniscono nel paragrafo mitigazioni specifiche indicazioni per l’adeguato contenimento
dell’inquinamento luminoso.
La realizzazione dell’impianto non comporterà effetti sulle formazioni afferibili a soprassuoli boschivi naturali.
Dal punto di vista agricolo – produttivo il progetto comporta la rimozione di circa 150 piante di vite relitta ed improduttiva.
L’area di progetto ricade in una zona a destinazione esclusivamente agricola: le pratiche agricole normalmente
eseguite hanno prodotto la completa eliminazione della vegetazione spontanea arbustiva, anche in forma di siepi, ed
ancor più di macchie di vegetazione spontanea, annullando la possibilità di riscontrarvi habitat di un certo interesse per la
fauna selvatica.
L’agro‐ecosistema, eccezionalmente semplificato, n o n conserva spazio vitale all’istaurarsi d i prati pascolo, incolti,
dove potrebbe trovare albergo la fauna selvatica
Per l’abbondanza della fase liquida, sono invece ben frequenti piccoli uccelli anatiformi e trampolieri. Piu’ rari i grossi
palmipedi.
Sotto l’aspetto delle connessioni ecologiche, attualmente non si rinviene nessun tipo di collegamento al suolo che
potrebbe essere compromesso dai lavori di realizzazione dell’impianto fotovoltaico in progetto.
Tuttavia gli impianti di illuminazione esterni comportano un potenziale effetto di disturbo non
solo per le attività di osservazione notturne del cielo, ma anche per interferenza con i popolamenti faunistici, con
particolare riferimento ad alcuni taxa di invertebrati notturni (ad esempio le falene). 4.4.5 Misure di mitigazione
Si suggerisce di procedere alla creazione di una cortina di arbusti di tamerix nella parte nord e est dell’area, impiantando
essenze di almeno 3 metri di altezza ad interasse di circa 3.00 metri, oltre ad una siepe alta almeno 1 metro di oleandri
all’interno della rete di recinzione sui medesimi lati. Contenimento dell’inquinamento luminoso Si raccomanda l’impiego di lampade al vapore di sodio a bassa pressione e l’utilizzo esclusivo di ottiche schermate, con
proiezione dell’effetto luminoso verso terra.
Ad integrazione delle norme di limitazione dell’inquinamento luminoso, le lampade da utilizzare nel progetto illuminotecnico,
potranno essere, ovunque sia possibile, al vapore di sodio a bassa pressione. Tali lampade, oltre ad assicurare un
ridotto consumo energetico, presentano una luce con banda di emissione limitata alle frequenze più lunghe, lasciando quasi
completamente libera la parte dello spettro corrispondente all’ultravioletto. Ciò consente di limitare gli effetti di
interferenza a carico degli invertebrati notturni che presentano comportamenti di “fototassia”.
Verrà inoltre evitato l’utilizzo di fari o altre strutture che comportino una illuminazione al di fuori dell’area di intervento.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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4.5 Rumore e vibrazioni
L’analisi del clima acustico consente di determinare se vi siano situazioni di criticità relative allo stato della componente
antecedente la realizzazione delle opere in progetto.
Si veda anche l’apposita Relazione specialistica allegata al presente progetto. 4.5.1 Stato della componente
I riferimenti normativi per la componente ambientale del clima acustico sono costituiti da: Legge 26 ottobre 1995, n° 447:
Legge quadro sull’inquinamento acustico ; • D.P.C.M. 14 novembre 1997: Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore;
• D.P.C.M. 5 dicembre 1997: Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici;
• Decreto Ministero dell’Ambiente 16 marzo 1998: Tecniche di rilevamento e di
misurazione dell’inquinamento acustico;
• Legge Regionale Toscana 1 dicembre 1998 n° 89: Norme in materia d’inquinamento acustico;
• Deliberazione Giunta Regionale Toscana 13 luglio 1999 n° 788: Definizione dei criteri per la redazione della
documentazione d’impatto acustico e della relazione previsionale di clima acustico ai sensi dell’art. 12 comma 2 e
3 della Legge Regionale n° 89/98 ;
• Deliberazione Consiglio Regionale Toscana 22 febbraio 2000 n° 77: Definizione dei criteri e degli indirizzi della
pianificazione degli enti locali ai sensi dell’art. 2 della L. R. n°
89/98: “Norme in materia d’inquinamento acustico ”.
Con riferimento a quanto stabilito dalla vigente normativa, in mancanza di specifica normativa, vale la previsione a livello
regionale:
Classe I LAeq,d = 50 dB(A) LAeq,n = 40 dB(A
Classe II LAeq,d = 55 dB(A) LAeq,n = 45 dB(A)
Classe III LAeq,d = 60 dB(A) LAeq,n = 50 dB(A)
Classe IV LAeq,d = 65 dB(A) LAeq,n = 55 dB(A)
Classe V LAeq,d = 70 dB(A) LAeq,n = 60 dB(A)
Classe VI LAeq,d = 70 dB(A) LAeq,n = 70 dB(A Il D.P.C.M. 14/11/1997 ha specificato le caratteristiche delle varie classi acustiche come riportato nella Tabella che segue
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Classi acustiche D.P.C.M. 14/11/1997
CLASSE I – aree particolarmente protette: rientrano in questa classe le aree nelle quali la quiete rappresenta un elemento di base
per la loro utilizzazione: aree ospedaliere, scolastiche, aree destinate al riposo ed allo svago, aree residenziali rurali, aree di
particolare interesse urbanistico, parchi pubblici.
CLASSE II – aree destinate ad uso prevalentemente residenziale: rientrano in questa classe le aree urbane interessate
prevalentemente da traffico veicolare locale, con bassa densità di popolazione, con limitata presenza di attività commerciali e
assenza di attività industriali ed artigianali.
CLASSE III – aree di tipo misto: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da traffico veicolare locale o di
attraversamento , con media densità di popolazione, con presenza di attività commerciali, uffici con limitata presenza di attività
artigianali e con assenza di attività industriali; aree rurali interessate da attività che impiegano macchine operatrici.
CLASSE IV – aree di intensa attività umana: rientrano in questa classe le aree urbane interessate da intenso traffico veicolare
con alta densità di popolazione, con elevata presenza di attività commerciali e uffici, con presenza di attività artigianali; le aree in
prossimità di strade di grande comunicazione e di linee ferroviarie; le aree portuali con limitata presenza di piccole industrie.
CLASSE V – aree prevalentemente industriali: rientrano in questa classe le aree interessate di insediamenti industriali e con scarsità di
abitazioni.
CLASSE VI – aree esclusivamente industriali: rientrano in questa classe le aree esclusivamente interessate da attività
industriali e prove di insediamenti abitativi. L’area sede delle opere in progetto è classificata come segue: area CLASSE III.
4.5.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi Gli effetti più rilevanti derivanti dalla realizzazione dell’impianto fotovoltaico sono quelli sull’uomo, sia per quanto
riguarda il personale addetto all’impianto, sia per gli abitanti delle zone circostanti. Tali effetti di carattere temporaneo e
comunque reversibili e mitigabili potrebbero riguardare esclusivamente la sfera del disturbo. Si evidenzia che tali
emissioni sono poco significative e non genereranno alcun tipo di disturbo. Fase di cantiere e di dismissione
Gli impatti su questa componente ambientale sono principalmente dovuti alla fase di cantierizzazione dell’opera
in esame ed alla sua dismissione. Si tratta di impatti reversibili e mitigabili. Le attività che potrebbero costituire una
possibile fonte di inquinamento acustico sono:
• realizzazione delle opere di scavo;
• flusso di mezzi adibiti al trasporto dei materiali;
La produzione di rumore e vibrazioni in queste fasi risulteranno piuttosto modeste, non essendo prevista la realizzazione
di opere civili di particolare impegno. Fase di esercizio
Il processo produttivo dell’impianto fotovoltaico è essenzialmente statico, senza alcun organo meccanico in movimento.
Pertanto l’esercizio dell’opera in oggetto, viste le sue caratteristiche e la tipologia di attività che sarà condotta durante
tale fase, sarà caratterizzato da un livello di inquinamento sonoro praticamente nullo e non genererà alcun tipo di
disturbo acustico, nel pieno rispetto delle caratteristiche sonore e dei limiti dettati dalla normativa vigente per le zone I.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
73
4.5.3 Misure di mitigazione e compensazione In generale, si può affermare che il rumore emesso dalla realizzazione e dalla dismissione dell’opera non è particolarmente
percettibile dalle abitazioni. Saranno in ogni caso adottate le seguenti mitigazioni:
• utilizzo di macchine e attrezzature da cantiere rispondenti alla Direttiva 2000/14/CE e sottoposte a costante
manutenzione;
• organizzazione degli orari di accesso al cantiere da parte dei mezzi di trasporto, al fine di evitare la
concentrazione degli stessi nelle ore di punta;
• sviluppo di un programma dei lavori che eviti situazioni di utilizzo contemporaneo di più macchinari ad alta
emissione di rumore in aree limitrofe. 4.6 Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti
La radiazione è la propagazione di energia attraverso lo spazio, o un qualsiasi mezzo materiale, sotto forma di onde e di
energia cinetica propria di alcune particelle. Le radiazioni, propagandosi nel vuoto, non mutano le proprie caratteristiche. Se
invece incontrano un mezzo materiale trasferiscono parte o tutta l’energia al mezzo stesso. Le radiazioni si distinguono in:
• radiazioni ionizzanti, ovvero particelle sospese e onde elettromagnetiche capaci di penetrare nella materia. Possono
quindi far saltare da un atomo all’altro gli elettroni che incontrano nel loro percorso. Gli atomi, urtati dalle
radiazioni, si caricano elettricamente, ionizzandosi. La ionizzazione negli organismi viventi può essere causa di
alterazioni che portano alla morte delle cellule, o alla loro radicale trasformazione. Sono prodotte da nuclidi
radioattivi, da particelle provenienti dal cosmo (raggi cosmici) e da speciali apparecchiature elettroniche
(raggi X);
• radiazioni non ionizzanti, ovvero onde elettromagnetiche che non possiedono l’energia sufficiente per
rimuovere un elettrone dell’atomo con cui interagiscono e creare una coppia ionica.
4.6.1 Stato della componente
La vigente normativa in materia di radiazioni è costituita da:
• D.M. Ambiente n. 381/1988, Regolamento che reca norme per la determinazione dei tetti di radiofrequenza
compatibili con la salute umana, fissa i valori limite di esposizione ai campi elettromagnetici connessi al
funzionamento e all’esercizio dei sistemi fissi delle telecomunicazioni e radio visivi operanti
nell’intervallo di frequenza compresa tra i 100 kHz e 300 GHz. In corrispondenza di edifici adibiti a permanenze
non inferiori a quattro ore non devono essere superati i seguenti valori, indipendentemente dalla frequenza,
mediati su un’area equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su un qualsiasi intervallo di sei minuti:
6 V/m per il campo elettrico e 0,016 per il campo magnetico.
• D.P.C.M. del 23 aprile 1992, relativo ai limiti massimi di esposizione ai campi elettrici e magnetici generati alla
frequenza industriale nominale (50 Hz) negli ambienti abitativi e nell’ambiente esterno fissa i limiti di
esposizione per la protezione da effetti accertati a breve termine. Prevede inoltre le distanze di sicurezza dagli
elettrodotti per garantire il rispetto dei limiti di esposizione.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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gli utenti della zona. Per i campi a bassa frequenza si misura l’intensità del campo elettrico (V/m) e l’induzione magnetica (T),
generalmente in milionesimi di Tesla (μT).
In materia di prevenzione dai rischi di esposizione ai campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici, il riferimento legislativo è
costituito dalla legge quadro 36/2001 – Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed
elettromagnetici – ricorre a differenti strumenti di prevenzione e di controllo, intervenendo sulle sorgenti dei campi
elettromagnetici, al fine di ridurre l’esposizione della popolazione.
Oggetto della normativa sono gli impianti e le apparecchiature per usi civili, militari e delle forze di polizia, che possano
comportare l’esposizione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 e 300 GHz.
La legge introduce i valori di attenzione, così da considerare anche gli effetti di lungo e medio termine. In particolare sono definiti:
• limite di esposizione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico (considerato come valore di
immissione), da considerarsi limite inderogabile a tutela della salute umana da effetti acuti da esposizione;
• valore di attenzione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico definito a fine cautelativo per la
protezione della popolazione da effetti cronici dei campi elettromagnetici nel caso di abitazioni, scuole e
permanenze prolungate;
• obiettivi di qualità, volti a prefigurare i progressivi e graduali miglioramenti della qualità ambientale, in una
prospettiva temporale di lunga durata.
Si suddividono in:
• criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni e incentivi per l’utilizzo delle BAT;
• valori di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico, definiti dallo Stato, per il raggiungimento di una
progressiva minimizzazione dell’esposizione a tali campi.
Il D.P.C.M. dell’8 luglio 2003, decreto attuativo della legge quadro 36/2001, fissa i limiti di esposizione, i valori di attenzione
e gli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni ai campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete
(50 Hz) generati dagli elettrodotti.
In generale, il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinamenti ambientali distingue tra:
• effetti acuti o di breve periodo, basati su una soglia, per cui si fissano limiti di esposizione che garantiscono, con
margini cautelativi, la non insorgenza degli effetti stessi;
• effetti cronici o di lungo periodo, privi di soglia e di natura probabilistica: all’aumentare dell’esposizione
aumenta la probabilità del danno; si fissano dei livelli operativi di riferimento per prevenire o limitare il
possibile danno complessivo.
I valori di attenzione e gli obiettivi di qualità costituiscono riferimenti operativi per il conseguimento di obiettivi
di tutela da possibili effetti di lungo periodo nell’applicazione del principio cautelativo. In attesa dei decreti attuativi della
36/2001, il riferimento normativo per le basse e le bassissime frequenze è costituito dal D.P.C.M. del 23/04/1992 e dal
D.P.C.M. del 28/09/1995.
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Tabella 27 ‐ Limiti normativi
NORMATIVA LIMITI PREVISTI CAMPO B (µT) C AMPO E (kV/m)
D.P.C.M. 08/07/2003 LIMITE DI ESPOSIZIONE 100 5
VALORE DI ATTENZIONE 10 ‐
(24 ORE DI ESPOSIZIONE)
OBIETTIVO DI QUALITÀ 3 ‐
(PROGETT. NUOVI ELETTRODOTTI)
D.P.C.M. 23/04/92 LIMITE DI ESPOSIZIONE 100 5
INTERA GIORNATA
LIMITE DI ESPOSIZIONE 1000 10 PER POCHE ORE
1999/512/CE LIVELLI DI RIFERIMENTO 100 5
I sistemi elettrici di potenza (costituiti da centrali, stazioni e linee elettriche) costituiscono particolari sorgenti di campi
elettromagnetici che, in dipendenza della loro frequenza di funzionamento (50 Hz) vengono definiti come sorgenti ELF
(Extremely Low Frequency). I sistemi di potenza sono costituiti da sottosistemi a differenti tensioni di esercizio:
• altissima tensione AAT (da 220 a 380 kV);
• alta tensione AT (da 30 a 150 kV);
• media tensione MT (da 1 a 30 kV);
• bassa tensione BT (400 V). Attualmente il sistema elettrico nazionale è gestito per la maggioranza dall’ENEL e, in minor misura, dalle Aziende
Elettriche Municipalizzate e dalle Ferrovie dello Stato. Nelle Tabelle che seguono vengono riportati i valori indicativi dei
campi elettrico e magnetico esistenti al di sotto degli elettrodotti.
Campo elettrico sotto linee aeree ad AT e MT
(a 1 m. dal suolo a metà tracciato)
TENSIONE DELLA LINEA ELETTRICA CAMPO ELETTRICO AL SUOLO
(kV) IN (V/m) (valori massimi)
380 5.000 – 6.000
220 2.000 – 2.500
130‐150 1000 ‐ 1.500
20 100 ‐ 300
Campo elettrico sotto linee aeree ad AT e MT
(a 1 m. dal suolo a metà tracciato)
TENSIONE DELLA LINEA ELETTRICA INDUZIONE MAGNETICA (kV) (µT) (valori massimi)
380 (1500 A) 16‐21
220 (550 A) 7
110 (300 A) 5
15 (110 A) 0,3
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La quasi totalità della distribuzione di energia in Italia è ottenuta con linee aeree.
Per analizzare i campi generati dai diversi elettrodotti è possibile analizzare il campo elettrico e quello magnetico
separatamente.
Il campo elettrico prodotto da un sistema polifase di conduttori posti entro uno spazio imperturbato si può
esprimere con un vettore di intensità E che ruota in un piano trasversale rispetto ai conduttori, descrivendo un’ellisse; è
presente non appena la linea si mette in tensione, indipendentemente dal fatto che essa trasporti o meno potenza.
Il campo magnetico H è un vettore ortogonale al campo elettrico, associato alla corrente (e quindi alla potenza)
trasportata.
Nel caso di un sistema polifase in corrente alternata, il vettore campo magnetico nasce dalla composizione dei contributi
di tutte le correnti circolanti nei conduttori e ruota in un piano trasversale rispetto ai conduttori, descrivendo un’ellisse.
L’utilizzo di terne multiple è una soluzione che si ottiene dallo sdoppiamento dei conduttori, ottenendo da una
singola terna due terne antisimmetriche, con una riduzione fino al 90% dell’induzione magnetica.
Nelle figure che seguono sono illustrati gli andamenti del campo elettrico e del campo magnetico al suolo in funzione
della distanza dall’asse di una linea elettrica aerea ad alta tensione. I valori sono rapidamente decrescenti
all’aumentare dalla distanza dall’asse della linea. Sono altresì decrescenti in senso longitudinale, cioè lungo la linea, dal
punto più basso della catenaria.
Andamento campo magnetico
4.6.2 Impatti potenziali Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica tramite lo
sfruttamento del sole; l’impianto è costituito dai seguenti elementi principali che, avendo parti in tensione, possono dar
luogo all’emissione di onde elettromagnetiche:
• cavidotti interrati per il collegamento delle cabine di macchina alla cabina di impianto (cavi a 15 kV);
• cavidotti interrati per il collegamento della cabina di impianto con la cabina di consegna
(cavi a 15 kV).
Cabina di impianto: alla cabina di impianto, realizzata in prefabbricato sandwich, vengono convogliati tutti i cavi provenienti
dal parallelo delle stringhe. La cabina di impianto è poi collegata alla cabina di consegna tramite cavidotto interrato. Cabine di campo e di consegna: nelle cabine la tensione viene innalzata fino a 15 kV.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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La cabina di impianto ospita il modulo MT con le celle MT (ricezione linea, interfaccia e contatori) ed il quadro BT di
alimentazione dei servizi ausiliari di cabina, nonché il sistema computerizzato di gestione dell’impianto. Le cabine a media
tensione (cabina di impianto) sono caratterizzate da valori di campo elettrico ed induzione magnetica che dipendono – oltre che
dall’intensità di corrente di esercizio – dagli specifici componenti (sezionatori di sbarra, interruttori, trasformatori, etc.)
presenti nella cabina stessa. I valori più elevati del campo elettrico sono attribuibili al funzionamento dei sezionatori di
sbarra (1.2‐5.0kV/m), mentre il valore più elevato di induzione magnetica è registrabile in corrispondenza dei
trasformatori (6.0‐15.0 µT).
Tali valori sono compatibili con la presenza non costante di personale specializzato ed inferiori alla soglia max del DPCM8/2003
(100 μT).
Le cabine in media tensione, quindi, sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e di campo elettrico inferiori ai limiti
normativi vigenti.
Diverso discorso per i cavidotti. Cavi interrati: la rete di connessione tra le varie apparecchiature dell’impianto è interamente interrata e consta in: cavi in MT
(15 kV) per la connessione delle cabine di campo e alla cabina di consegna, con le seguenti caratteristiche:
Cavo in media tensione UNIFLEX unipolare flessibile con conduttore in rame rosso a corda compatta, con guaina LSHO,
conforme norma CEI 20‐35, 20‐22III cat.C – IEC 60332‐3C, EN 50625, isolamento in HEPR qualità G7;
Tensione nominale 12/20 kV
Tensione max esercizio 24 kV
Prova tensione max 42 kV
Temperatura min/max esercizio ‐10/105 °C
Temperatura di CC 250 °C
Le linee interrate sono costituite da terne trifase con varie geometrie, sistemate in apposito alloggiamento
sotterraneo; ciò consente di avere campi elettrici assai ridotti, grazie alla possibilità di avvicinare i cavi ed all’effetto
schermante del terreno.
Le frequenze elettromagnetiche sono estremamente basse (50 Hz) e quindi, di per sé, assolutamente innocue. Il
limite temporale dell’eventuale impatto è dato dalla vita utile dell’impianto, pari a 20 anni. L’impatto è del tutto
reversibile. Fase di cantiere e di dismissione
Le attività previste in fase di cantiere e di dismissione non genereranno impatto riguardo sia le radiazioni ionizzanti, sia
quelle non ionizzanti. Fase di esercizio
Ai fini dell’esposizione umana alle radiazioni non ionizzanti, considerando le caratteristiche fisiche coinvolte in un impianto
fotovoltaico, i campi elettrici e magnetici son da valutarsi separatamente perché disaccoppiati.
L’impianto di progetto è ubicato su terreni non caratterizzati dalla permanenza media di popolazione superiore alle quattro ore
giornaliere o non considerati come zone sensibili ai sensi dell’art. 4, comma 1 del D.P.C.M. 8 luglio 2003 e in ogni caso
situato a distanza tale dagli eventuali fabbricati da non richiedere una valutazione puntuale dei campi elettromagnetici.
Alla cabina di connessione e consegna convergono al più 3 terne da 15 kV, il valore del campo elettrico ad un metro di
distanza, nel caso di linee aeree è E√6 ovvero 0,73 kV/m, e l’induzione magnetica 0,73 µT. Considerando che i cavi sono
interrati ed i punti sensibili hanno distanza nettamente superiore ad un metro, questo valore dunque si ridurrà
ulteriormente.
Nel seguito è riportato il calcolo analitico del campo magnetico generato da 4 terne di cavi posti in cavidotto interrato, alla
profondità di almeno mt 1.20 dal piano campagna.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
79
Le linee elettriche in media tensione interrate (qui a 15 kV) sono vantaggiosamente realizzate per utilizzare l’effetto-barriera offerto naturalmente dal terreno; la caratteristica saliente è la vicinanza fra i conduttori (circa 10 cm) e il costante parallelismo fra loro e con la superficie del terreno. Il campo magnetico generato da un fascio (max 3 terne) di conduttori unipolari Uniflex descritti sopra, si calcola con: B = P x I/R’2 x 0.2 √3 [µT] Con B = intensità campo magnetico; P = distanza media fra i conduttori (in metri); I è l’intensità di corrente, R’ è, in metri, la distanza a cui si vuol calcolare il campo; (R’>P); invertendo la formula, si ricava la distanza dal baricentro del fascio di cavi a cui si ha B = 3 µT, ossia R’ = 0.34√P I [mt] Si trova R’ = 0.34 x √0.10*110 = 1.13 mt In pratica si farà in modo che il conduttore piu’ superficiale si trovi almeno ad 1.20 metri (>1.13) dal piano campagna, in questo modo al suolo il valore di campo magnetico sarà ovviamente minore di 3 µT.
4.6.3 Mitigazioni Scelte progettuali che mitigano e di fatto annullano l’impatto prodotto dai campi elettromagnetici dovuti a linee elettriche
in tensione sono:
• utilizzo di linee elettriche MT (a 15 kV) interrate a profondità media di mt 1.50 per la distribuzione elettrica
all’interno del parco fotovoltaico;
• disposizione dei cavi MT in forma intrecciata, che assicura una riduzione del campo magnetico complessivo
oltre che una riduzione dei disturbi elettromagnetici ad eventuali cavi telefonici e di trasmissione dati installati
nelle vicinanze;
• notevole distanza da altri elettrodotti e da edifici abitati o stabilmente occupati. La corrente viene distribuita alternata e non diretta: la corrente alternata riduce le perdite a parità di tensione, perché queste
sono proporzionali al quadrato della corrente.
Una corrente alternata, dissipa meno potenza di una corrente continua: la potenza dissipata per effetto termico (effetto
Joule) è data dall’espressione: W=R i(t)2
Mentre per la corrente continua (DC) la corrente vale sempre:
i(t)=I0
per la corrente alternata (AC) il valore della corrente varia nel tempo:
i(t)=I0*sen(wt)
4.7 Assetto demografico e igienico‐sanitario
L’analisi della componente consente di verificare se sussistano situazioni critiche antecedenti la realizzazione dell’intervento,
che possano in qualche modo essere aggravate dalla realizzazione delle opere. L’impianto di progetto non ha caratteristiche
tali da influenzare in modo significativo l’assetto demografico né gli aspetti igienico – sanitari attuali. 4.7.1 Stato della componente La popolazione residente nel Comune di Collesalvetti è di circa 15.871 abitanti al Censimento ISTAT 2001.
Come altre aree, ha conosciuto un trend stazionario fino agli anni ‘70 del secolo scorso, per poi conoscere un forte
incremento, dovuto probabilmente alla delocalizzazione abitativa degli addetti all’industria.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
80
La tendenza sembrerebbe essersi di nuovo invertita nel triennio 2001 – 2004, con un incremento percentuale della
popolazione pari all’1,6%, al di sotto della media regionale (+2,5), ma al di sopra della media provinciale (+1,1%).
Il saldo naturale negli ultimi tredici anni (dicembre 1991 – agosto 2004) è sempre stato negativo; il saldo migratorio è
sempre stato positivo, ma non in misura tale da far risultare un saldo totale positivo. Per ciò che concerne gli indicatori demografici si evidenzia quanto segue:
• l’indice di vecchiaia della Provincia di Livorno registrato nel 2001 è pari 24,8 (1991: 20,4)
• l’indice di ricambio generazionale nel 2001 è pari a 244,9 (nel 1991 era pari a 194,5);
• l’indice di ricambio congiunturale nel 2001 è pari a 191,5 (nel 1991 era pari a 101,7);
• l’età media passa da 44,4 nel 1991 a 47,3 nel 2004.
Relativamente allo stato di qualità dell’ambiente in relazione al benessere ed alla salute della comunità umana
presente, non si evidenziano situazioni particolarmente significative dal punto di vista sanitario. Gli aspetti di maggiore
interesse, ai fini della valutazione di impatto ambientale, riguardano possibili cause di mortalità o di malattie per
popolazioni o individui esposti agli effetti dell'intervento, gli effetti comprendono le componenti psicologiche e sociali.
Relativamente a tale componente, in generale la Provincia di Livorno, compreso il comune di Collesalvetti, non presenta
particolari criticità. 4.7.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi
Fase di cantiere e di dismissione Nella fase di cantierizzazione e di dismissione, gli unici impatti negativi potrebbero riguardare la salute dei lavoratori
soggetti alle emissioni di polveri dovuti agli scavi e alla movimentazione dei mezzi di cantiere, alle emissioni sonore e
vibrazioni prodotte dagli stessi mezzi durante le attività, la cui valutazione sarà eseguita ai sensi del Testo Unico D. Lgs. 81/08. Fase di esercizio In fase di esercizio non si rilevano possibili impatti negativi nell’interazione opera‐uomo. L’opera non comporterà livelli che
possano costituire causa di rischio per la salute degli individui né nel corso della sua realizzazione né in quello della
gestione. L’opera, per la sue caratteristiche, non può generare incidenti rilevanti. 4.7.3 Misure di mitigazione e compensazione Oltre alle mitigazioni già riportate per le componenti Atmosfera, Rumore e Vibrazioni, i lavoratori, durante le fasi di
realizzazione delle opere, saranno dotati di Dispositivi di Protezione Individuali
(D.P.I.) atti a migliorare le loro condizioni di lavoro (D.Lgs 81/08). 4.8 Paesaggio
Il paesaggio designa una determinata parte di territorio, così come è percepita dai fruitori, il cui carattere deriva
dall'azione di fattori naturali e antropici e dalle loro interrelazioni.
Esso è rappresentato dagli aspetti del mondo fisico percepibili sensorialmente, arricchito dai valori che su di esso proiettano
i vari soggetti che lo osservano.
Il paesaggio si distingue in paesaggio naturale, ossia dove non è presente l'intervento umano, e in paesaggio artificiale, del
quale un chiaro esempio sono le città. Il paesaggio più diffuso presenta elementi naturali e artificiali insieme, ed è detto
paesaggio di dispersione.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
81
Il paesaggio urbano è tradizionalmente caratterizzato da alcuni elementi fondamentali, quali:
• grandi elementi caratterizzanti; • grandi nodi;
• confini e margini.
Il paesaggio agricolo è il risultato di come l'uomo modella il paesaggio naturale a proprio beneficio. Gli elementi
caratterizzanti del paesaggio agrario sono:
1. morfologia del suolo;
2. assetto del territorio, strutturale e infrastrutturale;
3. sistemazioni idrauliche e agrarie, ampiezza visiva;
4. coltivazioni e vegetazione.
4.8.1 Stato della componente
All’interno della componente del paesaggio si è definito l’insieme degli aspetti relativi sia ai valori paesaggistici del
territorio, sia al patrimonio culturale, comprendendo in esso gli elementi archeologici e storico‐testimoniali.
L’indagine condotta nel presente studio è articolata secondo i seguenti livelli di analisi:
• l’indicazione degli aspetti insediativi e delle configurazioni morfologiche e percettive dell’ambito preso come
riferimento per l’analisi ambientale, volte a definire i rapporti visuali tra l’area dell’intervento e gli elementi
naturali e antropici al contorno;
• l’inquadramento storico‐topografico dell’ambito citato, utile in generale per la
definizione di una valenza archeologica dell’area di studio. I caratteri strutturali ordinari del paesaggio sono così individuati:
• geomorfologia: l’ambito presenta vaste pianure per alcuni chilometri, nell’intorno.
• vegetazione: co l ture estens ive.
• idrografia artificiale: canali fiancheggiati da fasce di vegetazione o da colture; fossi minori con vegetazione ripariale
sullo sfondo, ad ovest, verso Coltano;
• infrastrutture: varie strade ex provinciali e statali; diffusa viabilità locale; 4.8.2 Valutazione degli impatti ambientali attesi L’inserimento di nuove opere o la modificazione di opere esistenti inducono riflessi sulle componenti del paesaggio.
La loro valutazione richiede la verifica degli impatti visuali, delle mutazioni dell’aspetto fisico e percettivo delle immagini
e delle forme del paesaggio e di ogni possibile fonte di inquinamento visivo nonché di quegli effetti capaci di
modificare tutte le componenti naturali ed antropiche, i loro rapporti e le loro forme consolidate di vita.
La percezione del paesaggio dipende da molteplici fattori, come la profondità, l’ampiezza
della veduta, l’illuminazione, l’esposizione, la posizione dell’osservatore, etc..., elementi che contribuiscono in maniera
differente alla comprensione degli elementi del paesaggio. La qualità visiva di un paesaggio dipende dall’integrità,
dalla rarità dell’ambiente fisico e biologico, dall’espressività e leggibilità dei valori storici e figurativi, e dall’armonia che
lega l’uso alla forma del suolo. Occorre quindi tutelare le qualità visive del paesaggio e dell’immagine attraverso la
conservazione delle vedute e dei panorami. Fase di cantiere e di dismissione
Durante la fase di cantiere e di dismissione, il quadro paesaggistico potrà essere compromesso dalla occupazione di spazi per
materiali ed attrezzature, dal movimento delle macchine operatrici, dai lavori di scavo e riempimento successivo,
dalle operazioni costruttive e da fenomeni di inquinamento localizzati già in parte precedentemente analizzati
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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(emissione di polveri e rumori, etc…) Tali compromissioni di qualità paesaggistica sono comunque reversibili e contingenti
alle attività di realizzazione delle opere. Fase di esercizio
Nel caso di impianti fotovoltaici, costituiti da strutture che non si sviluppano essenzialmente in altezza, si rileva una bassa
interazione con il paesaggio, soprattutto nella sua componente visuale. 4.8.3 Misure di mitigazione L’impatto visivo è un problema di percezione ed integrazione complessiva del paesaggio; è comunque possibile
ridurre al minimo gli impatti visivi, scegliendo opportune soluzioni di schermatura. Tale impianto potrà essere integrato
dalle piante eventualmente trapiantate.
Verranno disposte siepi di alloro o oleandro per mitigare la percezione della recinzione.
6. CONCLUSIONI
In relazione al Quadro di riferimento programmatico, per ciò che concerne gli strumenti di programmazione considerati
nell’ambito del presente studio, le opere in progetto sono coerenti con gli obiettivi degli strumenti analizzati.
Per ciò che concerne gli strumenti di pianificazione del territorio lo studio ha rilevato quanto segue:
• Il sito in esame non è collocato all’interno o in prossimità di Aree Naturali Protette di cui all’Elenco Ufficiale del
Ministero dell’Ambiente T.T.M. e istituite ai sensi della L. 394/91.
• le opere in progetto non sono in contrasto con le previsioni e/o gli obiettivi degli strumenti regionali (PIT e Piano
paesaggistico a integrazione del PIT); l’area sede delle opere in progetto ricade nell’Ambito Paesistico 12 Area
Livornese;
• le opere in progetto non sono in contrasto con il vigente PRGC del Comune di Collesalvetti.
per ciò che concerne il regime vincolistico, lo studio ha rilevato quanto segue:
l’area non è gravata da vincolo paesistico ex dell’art. 142 del Codice dei beni culturali e del paesaggio;
l’area non è gravata da vincolo idrogeologico. In relazione al Quadro di riferimento ambientale, non si sono rilevate componenti il cui stato attuale possa essere
significativamente influenzato dalla realizzazione delle opere in progetto. Per ciò che concerne le componenti ambientali
considerate, lo studio ha rilevato quanto segue.
Atmosfera: il clima del Comune di Collesalvetti si caratterizza per un clima tempera to‐cont inentale , in quanto
abbastanza lo ntano da l mare: è abbastanza f requente i l gelo ne i mesi di genna io‐febbra io.
La radiazione solare è massima in Giugno–Luglio.
Le campagne provinciali di monitoraggio degli inquinanti non hanno evidenziato dati di particolare rilevanza: le criticità sono in
linea con quelle rilevabili su tutto il territorio nazionale.
Ambiente idrico: il settore in esame ricade nel bacino idrografico del Fosso di Gerbomaggio nella sua parte alta, che scorre
tuttavia a notevole distanza dell’area di progetto.
Il sito si sviluppa in corrispondenza di dolci ondulature collinari, parzialmente coltivate.
Suolo e sottosuolo: L’area di sito è in una zona con quote a tto rno ad 1 mt s.l.m..
Vegetazione: l’area di progetto è costituita da superfici ex agricole poste in leggero pendio o in piano, coltivate a
seminativo, vigneto, oliveto, talvolta incolte.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/II°
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Fauna: l’area di progetto non è tra le possibili aree sorgente per la biodiversità faunistica.
Le utilizzazioni delle superfici di progetto sono già fortemente condizionate sia dalla situazione di alterazione dei
soprassuoli.
Ecosistemi: l’area di progetto ricade in una zona a destinazione esclusivamente m i s t a : le pratiche agricole
normalmente eseguite hanno prodotto la completa eliminazione della vegetazione spontanea arbustiva, anche in
forma di siepi, ed ancor più di macchie di vegetazione spontanea, annullando la possibilità di riscontrarvi habitat di un
certo interesse per la fauna selvatica.
Rumore e vibrazioni: l’area di progetto ricade in parte in Classe I I I, in base a quanto previsto dai parametri di riferimento
regionale e locale.
Radiazioni ionizzanti e non ionizzanti: la fonte di campi magnetici a bassa frequenza è costituita dalle linee aeree per la
distribuzione dell’energia.
Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica tramite lo sfruttamento del
sole; l’impianto è costituito da elementi che, avendo parti in tensione, possono dar luogo all’emissione di onde
elettromagnetiche, ovvero cavidotti interrati, cabina di impianto, cabina di campo e di consegna. Alla cabina di
impianto, realizzata in prefabbricato, vengono convogliati tutti i cavi provenienti dal parallelo delle stringhe. La cabina di
impianto è poi collegata alla cabina di consegna tramite cavidotto interrato. Nelle cabine di campo e di consegna, la tensione
viene innalzata fino a 15 kV. La cabina di impianto ospita il modulo MT con le celle MT (ricezione linea, interfaccia e contatori)
ed il quadro BT di alimentazione dei servizi ausiliari di cabina, nonché il sistema computerizzato di gestione
dell’impianto. Le cabine ad alta tensione (cabina di impianto) sono caratterizzate da valori di campo elettrico ed induzione
magnetica che dipendono – oltre che dall’intensità di corrente di esercizio – dagli specifici componenti (sezionatori di sbarra,
interruttori, trasformatori, etc.) presenti nella cabina stessa. I valori più elevati del campo elettrico sono attribuibili al
funzionamento dei sezionatori di sbarra (1.2‐5.0kV/ma), mentre il valore più elevato di induzione magnetica è registrabile
in corrispondenza dei trasformatori (6.0‐15.0 µT1).
Le cabine ad alta tensione, quindi, sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e di campo elettrico inferiori ai limiti
normativi vigenti. La rete di connessione tra le varie apparecchiature dell’impianto è interamente interrata e consta in: cavi in
MT (15 kV)per la connessione delle cabine di campo e alla cabina di consegna. Le linee interrate sono costituite da terne
trifase con varie geometrie, sistemate in apposito alloggiamento sotterraneo; ciò consente di avere campi elettrici assai
ridotti, grazie alla possibilità di avvicinare i cavi ed all’effetto schermante del terreno. L’interramento necessario per ottenere
il valore massimo di campo elettrico e di induzione magnetica rilevati sopra la linea è di circa 1.20 mt (0,3 kV/m e 3 µT). Alla
cabina di connessione e consegna convergono al più 3 terne da 15 kV, il valore del campo elettrico ad un metro di distanza, nel
caso di linee aeree è E√6 ovvero 0,73 kV/m, e l’induzione magnetica 0,73 µT. Va inoltre considerato che i cavi sono interrati ed i
punti sensibili hanno distanza nettamente superiore ad un metro, questo valore dunque si ridurrà ulteriormente.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/III°
APPENDICE N°1
NORME DI RIFERIMENTO
Indice:
NORME E PROCEDURE AUTORIZZATIVE Il nuovo “Piano di Indirizzo Energetico Regionale” (PIER). Conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale: una sentenza recente. Ulteriori elementi in merito al procedimento autorizzativo e alla conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale ALLEGATO: SENTENZA TAR UMBRIA N. 518 DEL 15 GIUGNO 2007
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
NORME E PROCEDURE AUTORIZZATIVE La produzione di energia dalla fonte solare fotovoltaica è incentivata dallo Stato, in base al Decreto Ministeriale 19 febbraio 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie generale n. 45 del 23 febbraio 2007 ‐(c.d. “nuovo Conto Energia”), che definisce anche, per quanto di competenza dello Stato, le procedure autorizzative. Per quanto attiene alle procedure autorizzative , in particolare, è previsto quanto segue: ai sensi dell’art. 5 comma 7 del D.M. 19 febbraio 2007: “…per la costruzione e l’esercizio di impianti fotovoltaici per i quali non è necessaria alcuna autorizzazione, come risultante dalla legislazione nazionale o regionale vigente in relazione alle caratteristiche e alla ubicazione dell’impianto, non si dà luogo al procedimento unico di cui all’art. 12, comma 4, del … decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, ed è sufficiente per gli stessi impianti la dichiarazione di inizio attività. Qualora sia necessaria l’acquisizione di un solo provvedimento autorizzativo comunque denominato, l’acquisizione del predetto provvedimento sostituisce il procedimento unico di cui all’art.12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.387…” Se, quindi, il sito individuato per l’installazione dell’impianto fotovoltaico non richiedesse alcuna autorizzazione, in base al DM 19 febbraio 2007, sarebbe sufficiente la presentazione della DIA. Ai sensi dell’art. 5 comma 9 del D.M. 19 febbraio 2007: “Ai sensi dell’art. 12, comma 7, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, anche gli impianti fotovoltaici possono essere realizzati in aree classificate agricole dai vigenti piani urbanistici senza la necessità di effettuare la variazione di destinazione d’uso dei siti di ubicazione dei medesimi impianti fotovoltaic “”.
Ne consegue che, anche nel caso in cui il terreno candidato a ospitare l’impianto fotovoltaico sia destinato ad attività agricole, non si rende necessario modificare in alcun modo lo strumento urbanistico comunale.
Tuttavia, lo stesso comma 7 dell'articolo 5 del Decreto Ministeriale 19 febbraio 2007, sopra ricordato, fa correttamente riferimento anche alla legislazione regionale, trattandosi di materia concorrente tra Stato e Regioni. A questo punto entra in gioco la Legge Regionale 39/2005, che al comma 1 dell'articolo 13 prevede di assoggettare gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili all' autorizzazione unica, in applicazione dell'articolo 12 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, prescrizione applicabile all'impianto proposto in quanto la sua potenza nominale non consente di ricadere entro i limiti della "Attività libera" (articolo 17 della L.R. 39/2005) o della semplice DIA (articolo 16 della L.R. 39/2005). L' autorizzazione unica è definita all'articolo 10 della L.R. 39/2005, ed è rilasciata a conclusione di un "procedimento unificato" (quindi conferenza dei servizi, ecc), secondo le procedure stabilite all'articolo 11 della stessa L.R. 39/2005. La competenza in ordine al rilascio della autorizzazione unica per gli impianti di produzione di energia elettrica dalla fonte solare fotovoltaica è in capo alla Provincia di Pistoia), ai sensi dell'articolo 3, comma 2, lettera b), della stessa L.R. 39/2005.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
E’ molto importante segnalare che l’attivazione del suddetto “procedimento unificato” è in realtà subordinata – per impianti con potenza installata > di 1,00 MWp ‐ all’acquisizione del parere di “compatibilità ambientale” da parte della Regione Toscana: si tratta della prima fase, detta “Verifica di Impatto Ambientale”, esperita ai sensi della L.R. n. 79/1998, di cui è responsabile la Provincia (vedi L.R.10‐11/2010), la quale a conclusione di questa prima fase del procedimento rilascerà la “certificazione di compatibilità ambientale”, ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. (D.Lgs. n. 4/2008), nonché dell’Art. 11 della stessa L.R. n. 79/1998, salvo l’eventuale decisione di richiesta di VIA – Valutazione di Impatto Ambientale –, il quale procedimento includerebbe e supererebbe tutti i successivi. IL NUOVO PIANO INDIRIZZO ENERGETICO REGIONALE (PIER)
Una importante e recente novità che, a livello non direttamente normativo ma pianificatorio, ridefinisce gli obiettivi di penetrazione delle fonti rinnovabili sul territorio della Regione Toscana è il PIER – Piano di Indirizzo Energetico Regionale, definitivamente approvato dal Consiglio Regionale il giorno 8 luglio 2008. Il PIER indica una strada percorribile alla Toscana non soltanto “no nuke” e “no carbon”, ma anche “no oil”, grazie agli obiettivi di diffusione delle energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica, e ai relativi strumenti per conseguirli anno per anno. Stralcio: (…) 3.3.2 Energia fotovoltaica Lo stato di attuazione del PER 2000. Partendo da una situazione di assenza di impianti fotovoltaici, il PER contiene la previsione di 6 MW al 2010. I dati ufficiali forniti da Terna risentono della particolarità degli impianti fotovoltaici, che possono esser anche di piccolissima taglia. Essi infatti indicano, al 31.12.2005, un solo impianto in Toscana, per una potenza installata di 0,1 MW. In realtà il quadro in Toscana vede al 2004 già una potenza incentivata di 1,3 MW. Al termine della primavera del 2008 risultano installati in Toscana 8 MW, misura che registra un vero e proprio boom di installazioni Disciplina della materia e disposizioni attuative Inquadramento normativo Gli impianti fotovoltaici sono soggetti ad autorizzazione unica di cui al DLgs 387/2003, rilasciata dalla Provincia a norma dell’articolo 3 comma 2 lettera b) della LR 39/2005. La LR 39/2005 già promuove la riduzione degli oneri amministrativi per le piccole realizzazioni. A tal scopo si inserisce nella normativa urbanistica stabilendo che, laddove non soggetti ad autorizzazioni ambientali-paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute e della pubblica incolumità, e comunque realizzati secondo le indicazioni del PIER e dei suoi provvedimenti attuativi: Ø gli impianti fotovoltaici di potenza fra 3 e 10 kW sono soggetti a DIA; Ø gli impianti fotovoltaici fino a 3 kW sono considerati attività libera. Su tale quadro si è inserita la L. 24/12/2007 n. 244 che, come misura di semplificazione, individua la DIA per gli impianti sotto la soglia di potenza di 20 kW. A seguito dell’entrata in vigore della Legge Finanziaria 2008: a) L’autorizzazione unica non si applica agli impianti di potenza nominale inferiore a 20 kW, comunque non ricompresi alla successiva lettera b). L’installazione di tale tipo di impianti è consentita, nel rispetto della L 244/2007, con la presentazione di una DIA al Comune di competenza. Alla DIA si applicano le norme di cui alla L.R. 1/2005. La relazione di cui all’art. 84 della LR 1/2005 assevererà la conformità dell’intervento anche al PIER e ai suoi provvedimenti attuativi; a questo proposito vedi in particolare le successive “Disposizioni attuative”.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
Qualora sia necessario acquisire autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità, le stesse, come abitualmente avviene per le DIA edilizie, dovranno essere acquisite e allegate alla stessa, “salvo che il comune provveda direttamente” (art. 84 della LR 1/2005 “norme per il governo del territoriob) La sottoposizione a Autorizzazione Unica o alla DIA di cui alla L 244/2007, non riguarda quelle fattispecie di dimensione talmente ridotta che già la normativa attuale esonera da tali adempimenti burocratici. Permane quindi, per gli impianti individuati dal presente Piano in applicazione dell’articolo 17 della LR 39/2005 (fino a 3 KW), l’assenza di obbligo di titoli abilitativi energetici ed edilizi; a questo proposito vedi in particolare le successive “Disposizioni attuative”. Va infine ricordato che, in applicazione della disciplina statale per alcuni impianti fotovoltaici possono essere necessarie le relative procedura di “verifica di assoggettabilità” e procedura di V.I.A. Tali procedure, laddove necessarie, vengono svolte dalla struttura operativa regionale per la VIA. Per quel che concerne tale aspetto, si ricorda il DM 19.2.2007, inerente la misura di incentivazione del fotovoltaico denominata “Conto Energia”, che contiene anche indicazioni sugli adempimenti di VIA per gli impianti fotovoltaici. Disposizioni attuative Dalla data di entrata in vigore del PIER, tenuto conto delle indicazioni dettate dal “conto energia” di cui al DM 19.02.2007 e tenuto conto della L. 244/2007, ai fini della operatività delle disposizioni di cui agli articoli 16 e 17 della LR 39/2005, vale quanto sotto riportato. a) E’ consentita, previa presentazione di una comunicazione scritta al Comune competente, la libera installazione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati o con moduli ubicati al suolo (secondo le definizioni del DM 19.2.2007), laddove l’impianto abbia potenza nominale uguale o inferiore a 3 chilowatt e comunque non sia necessaria l’acquisizione di autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità. I Comuni, con gli atti di cui all’art. 52 della LR 1/2005 e i regolamenti edilizi, potranno individuare per la stessa taglia di potenza: Ø ulteriori tipologie di impianti fotovoltaici che, in rapporto alle specificità del territorio, siano liberamente installabili; Ø ulteriori condizioni sulle modalità di realizzazione, al fine di assicurare maggiore tutela al patrimonio immobiliare e paesaggistico, e rispettando, comunque, l’esigenza di ridurre gli oneri amministrativi a carico del cittadino. b) E’ consentita, in applicazione della L 244/2007, l’installazione, tramite la presentazione di una DIA al Comune competente, di impianti fotovoltaici di potenza nominale inferiore a 20 kW, comunque non ricopresi nelle tipologie di cui al precedente capoverso. Il Comune potrà individuare, nei propri strumenti ex articolo 52 LR 1/2005 e nei propri regolamenti edilizi, condizioni sulle modalità di realizzazione, al fine di assicurare maggiore tutela al patrimonio immobiliare e paesaggistico, e rispettando, comunque, l’esigenza di ridurre gli oneri amministrativi a carico del cittadino. Eventuali modifiche o correzioni ai sopra delineati “inquadramento normativo” e “disposizioni attuative”, dettate da aggiornamenti normativi o tecnici, potranno essere successivamente apportate mediante l’approvazione di specifici provvedimenti attuativi. Per consentire la installazione di impianti che occupano grandi quantità di suolo anche in aree agricole, sulla scorta della disciplina che verrà dettata dalla LR 39/2005 e delle indicazionicomuni interessati, di ambiti nel proprio strumento urbanistico (Regolamento Urbanistico in conformità col Piano Strutturale), così come indicato nel precedente capitolo 1. Previsioni Gli obiettivi del Conto Energia nascono come stimolo massimo per un settore che è ancora enormemente distante da quei numeri. A giugno 2007, tali obiettivi sono: obiettivo indicativo: 3.000 MW al 2016 – potenza incentivabile: 1.200 MW più ulteriori impianti finiti entro 14 mesi dal raggiungimento di tale tetto. E’, quindi, coperta dal sistema di incentivazione una potenza, stimabile, inferiore a 1.500 MW. Raggiungere l’obiettivo indicativo del Conto Energia richiederebbe, per la Toscana, 150 MW al 2016. Tale obiettivo può essere ragionevolmente assunto. Potenza impianti installati prima dell’entrata in vigore del PIER – Mw 1,3 Potenza aggiuntiva prevista – Mw 150 Potenza complessiva prevista – Mw 151,3 Producibilità prevista – Gwh (circa)* 200 Strumenti, incentivi ed azioni Incentivi La disciplina normativa del cosiddetto Conto Energia consente la possibilità di cumulare i finanziamenti pubblici fino al venti per cento del costo di realizzazione dell’impianto. I benefici che la Regione eroga per favorire la diffusione in Toscana del fotovoltaico, pertanto, restano, in ogni caso, contenuti entro tale limite percentuale. Strumenti ed azioni 1) La Regione Toscana promuoverà un Accordo Volontario con le categorie degli installatori di tale tipo di impianti, nonché con gli ordini professionali interessati, le associazioni di rappresentanza degli enti locali (ANCI, URPT e UNCEM), le associazioni imprenditoriali ed altri enti ed associazioni il cui coinvolgimento risulterà opportuno, al fine di accelerare lo sviluppo della installazione di impianti fotovoltaici in Toscana. Attraverso tale Accordo sarà possibile stimolare la formazione professionale degli installatori; assicurare la migliore informazione ai cittadini per quanto riguarda innovazione tecnologia e costi; favorire la riduzione ed armonizzazione dei costi complessivi di impianto e messa in esercizio, su tutto il territorio toscano;
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2) La Regione Toscana promuoverà, anche impiegando gli strumenti di cui al precedente paragrafo 3.1.3: a) nei confronti degli enti pubblici titolari di immobili nel territorio regionale, la massima diffusione della installazione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati; b) la diffusione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati presso le strutture della media e grande distribuzione commerciale; c) la diffusione di impianti fotovoltaici presso i distretti industriali; nelle aree degli impianti di trattamento dei rifiuti; nelle aree degli impianti di trattamento delle acque; nei porti; negli interporti; ecc; d) la diffusione di impianti fotovoltaici presso insediamenti residenziali e produttivi nelle aree rurali, anche in sinergia con le linee di programmazione del PSR e tenendo conto delle indicazioni di cui alla precedente sezione “incentivi”. e) la diffusione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati negli insediamenti residenziali urbani” f) la concessione di contributi in conto capitale per la rimozione delle coperture in amianto o eternit, da edifici industriali, artigianali, commerciali ed agricoli, purché connessa alla installazione di coperture solari fotovoltaiche e/o termiche su almeno il 60% della superfice occupata dalla preesistente copertura. 3) La Regione Toscana, in collaborazione con le università della Toscana e con i centri di ricerca, promuoverà attività di ricerca applicata rivolta a favorire l’innovazione tecnologica per ottenere una maggiore efficienza degli impianti ed una conseguente riduzione dei costi. (…) Come si vede, gli obiettivi all’anno 2020, che per una trasformazione energetica di questa portata è ormai molto prossimo, sono talmente ambiziosi da superare abbondantemente gli stessi obiettivi Europei, a partire dalla previsione dell’energia solare fotovoltaica a 700 MW, contro i meno di 10 MW attuali, la medesima previsione per l’energia eolica, di cui 300 MW offshore, sul mare, così come ai 300 MW geotermici, 100 dei quali da ottenersi per mezzo di risorse “marginali” rispetto a quelle sfruttate finora, e all’impulso per l’impiego sostenibile delle biomasse a uso energetico soltanto da filiere corte, cioè da risorse regionali. Tra gli strumenti individuati per conseguire gli obiettivi, da segnalare la semplificazione delle norme autorizzative, in linea con le disposizioni legislative e regolamentari nazionali prodotte dal precedente Governo e anche oltre per particolari applicazioni, per esempio per l’energia solare in agricoltura, l’impegno ad aggiornare piani e regolamenti Comunali per l’inserimento delle fonti rinnovabili e per la nuova edilizia energeticamente efficiente, oltre che sostegno finanziario per le aree produttive e i distretti artigianali e per le applicazioni più innovative. L’obiettivo complessivo più ambizioso, ricordato nella “Introduzione” al PIER, punta alla copertura di almeno il 50% del fabbisogno di energia elettrica per mezzo di fonti rinnovabili, mentre la sola fonte fotovoltaica dovrà soddisfare almeno il 5% del fabbisogno complessivo e costituire il 10% della produzione da fonti rinnovabili. Molto interessante, a questo ultimo proposito, è il seguente passaggio dell’Introduzione a PIER: “può essere ipotizzata una previsione di settecento megawatt di potenza per il fotovoltaico che, gode di interessanti stimoli sul fronte della ricerca e dell’innovazione tecnologica sia sui materiali impiegati, sia sulla performance degli impianti in termini di efficienza. I vantaggi, per il fotovoltaico, riguardano non solo la possibilità di installazione sui tetti delle abitazioni, ma soprattutto sugli immobili delle attività economiche in generale e nelle aree interessate da progetti di ripristino ambientale, bonifica o messa in sicurezza, così come nelle aree agricole dove possono essersperimentate forme di integrazione con le attività agricole e dell’allevamento.”
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Di particolare rilievo anche il seguente passaggio, tratto dal par. 1.4. “Il quadro normativo e programmatico regionale”, sezione “Semplificazione amministrativa e pianificazione”: “La normativa nazionale, innovata dalla L. 244/2007, Legge Finanziaria 2008, e quella regionale, da adeguare alle novità della ricordata Finanziaria, contengono elementi di semplificazione rivolti a favorire la realizzazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili, tra tutti l’articolo 12 del Dlgs 387/2003, il quale, in particolare, prevede che l’autorizzazione all’impianto abbia valore di variante agli strumenti urbanistici e che tali impianti possano essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani territoriali; è tuttavia necessario assicurare l’armonizzazione di tali opportunità con le esigenze proprie della gestione del territorio, per garantire, come continua il comma 7 dello stesso articolo, la valorizzazione delle tradizione agroalimentari, la tutela delle biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio rurale. Per fare questo è necessario che gli strumenti di pianificazione e gli atti di governo del territorio dei Comuni sappiano anticipare e gestire, in armonia con la LR 1/2005, con il PIT, e con i PTC provinciali, in un contesto condiviso con i livelli di programmazione su scala provinciale e regionale, in osservanza del procedimento unificato previsto dalla LR 1/2005, le opportunità derivanti dallo sviluppo della produzione di energia attraverso l’impiego di rinnovabili, in un quadro di sostenibilità economica, ambientale e territoriale attenta alla tutela del territorio e del paesaggio. Il sistema delle regole, delle procedure e dei tempi che governano l’installazione di impianti per la produzione di energia alimentati da rinnovabili, in particolare la realizzazione di parchi eolici, di centrali fotovoltaiche, di centrali idroelettriche, di centrali a biomasse e di centrali geotermoelettriche, deve, pertanto essere parte di un più generale “governo” del territorio, in grado di assicurare una valutazione strategica (ai sensi della Direttiva 2001/42/CE) circa la capacità del territorio di accogliere l’impianto, avvalendosi anche delle procedure di valutazione integrata di cui all’articolo 11 e seguenti della LR 1/2005.” Infine, appare molto pertinente alla materia oggetto della presente Relazione il seguente passaggio della sezione 3.3.2. “Energia fotovoltaica”, capoverso “Disposizioni attuative”: “Per consentire la installazione di impianti che occupano grandi quantità di suolo anche in aree agricole, sulla scorta della disciplina che verrà dettata dalla LR 39/2005 e delle indicazioni fornite dal PIT, è ritenuta necessaria la specifica indicazione, da parte del comune o dei comuni interessati, di ambiti nel proprio strumento urbanistico (Regolamento Urbanistico in conformità col Piano Strutturale), così come indicato nel precedente capitolo 1.” Complessivamente, il PIER traccia un percorso volto al concreto conseguimento di obiettivi tanto ambiziosi quanto necessari alla sostenibilità stessa dell’economia e del benessere collettivo della Toscana e della sua comunità, e nello stesso spirito di concretezza individua nei territori destinati all’agricoltura e all’allevamento, nel rispetto delle specificità produttive, della biodiversità e dei pregi paesaggistici, una delle sedi naturali in cui collocare le installazioni fotovoltaiche, ferma restando la ricerca del massimo grado di integrazione con le attività preesistenti e tipiche e con l’ambiente locale. Conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale: una sentenza recente.
Ai fini della conformità degli interventi di installazione di sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili con le disposizioni urbanistiche e regolamentari comunali, è rilevante la Sentenza del T.A.R. dell'Umbria, n. 518 del 15 giugno 2007, riprodotta anche nell’Allegato A alla presente nota.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
Secondo il commento del sito professionale www.legislazionetecnica.it :
“Il TAR Umbria ha affrontato la questione relativa alla possibilità di installare parchi fotovoltaici in zona agricola come ammesso dall’art. 12 del Dlgs. n. 387/2003 di attuazione della Direttiva 2001/77/CE, in particolare in mancanza di una specifica espressa previsione localizzativa da parte degli strumenti urbanistici. Nel caso di specie, un Comune (Spoleto) aveva negato la compatibilità urbanistica di un parco FTV destinato ad essere realizzato in zona agricola sul presupposto che il PRG non avesse individuato aree idonee per la realizzazione di parchi eolici nel territorio comunale. Il TAR ha censurato tale ricostruzione, affermando comunque che i Comuni possono certamente prevedere, nell’esercizio della propria discrezionalità in materia di governo del territorio, aree specificamente destinate ad impianti eolici. Del resto, l’articolo 12, comma 7, del Dlgs n. 387/2003 sottintende tale potere, laddove prevede che «Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale». Tuttavia, in mancanza di una simile previsione conformativa, è indubbio secondo il TAR che, in base alla predetta disposizione, detti impianti possano essere localizzati, senza distinzione (almeno, per quanto riguarda la valutazione di compatibilità urbanistica) in tutte le zone agricole. E che, conseguentemente, la mancanza di una specifica espressa previsione localizzativa non possa determinare l’incompatibilità urbanistica di un sito ubicato in zona a destinazione agricola." Per quanto riguarda il progetto di riferimento del presente documento, può essere utile evidenziare quanto segue: Quanto riportato in merito a impianti eolici è valido, in diritto, anche per gli impianti fotovoltaici, rientrando nelle stesse disposizioni di legge (in particolare della L. 10/1991 e del Dlgs. 387/2003). Rispetto alle "salvaguardie" menzionate nel Dlgs. 387/2003, cioè "sostegno nel settore agricolo, .... valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, ... tutela della biodiversità, ... del patrimonio culturale e del paesaggio rurale", è infine ragionevole attribuire agli impianti fotovoltaici un impatto minore rispetto agli impianti eolici. Nel caso in cui gli strumenti urbanistici del Comune non prevedano espressamente aree vocate e/o riservate per la localizzazione di impianti fotovoltaici, la sentenza sopra illustrata potrebbe essere sufficiente a dissipare i dubbi di legittimità rispetto agli stessi strumenti urbanistici. Ulteriori elementi in merito al procedimento autorizzativo e alla conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale In quanto previsto in materia autorizzativa dalla L.R. n. 39/2005, il soggetto sovraordinato cui il Comune si riferirà sarà la Provincia di Pistoia. Ai fini della espressione di un parere di conformità eventualmente positivo, facendo seguito a tutto quanto illustrato, si evidenziano i seguenti elementi. Una opzione è considerare che l’intervento proposto non comporta la realizzazione di nuove “opere edili” ne’ di “impianti tecnologici” stabili, essendo ciascun “inseguitore solare” assimilabile a una struttura prefabbricata, solamente appoggiata e non ancorata a terra, installabile e rimovibile in tempi molto limitati; se fosse adottata una interpretazione di questo tipo, non sarebbe necessario modificare in alcun modo il Regolamento Urbanistico ovvero il Regolamento Edilizio. Un’altra opzione consiste nel prendere atto della sentenza del TAR dell’Umbria n. 518 del 15 giugno 2007, e in base ad essa concedere direttamente la “compatibilità urbanistica”.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
Tuttavia, (richiamato poi nello stesso D.M. 19 febbraio 2007 che definisce il quadro di incentivazione alla fonte fotovoltaica): “Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c), possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. Nell'ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57, articoli 7 e 8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14.”
ALLEGATO A – SENTENZA TAR UMBRIA N. 518 DEL 15 GIUGNO 2007
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale dell'Umbria ha pronunciato la seguente
Sent. n. 518
Depositata il 15 Giugno 2007
SENTENZA
sul ricorso n. 16/2007, proposto dalla GAMESA ENERGIA ITALIA S.P.A., con sede in Roma, in persona del direttore generale
rappresentante legale pro‐tempore Carmelo Scalone, rappresentata e difesa dall’avv. Luigi Pianesi e con lui elettivamente
domiciliata in Perugia presso lo studio dell’avv. Carlo Calvieri, alla Via Bartolo 37/43;
contro
‐ il Comune di XXXXXX, in persona del Sindaco pro‐tempore, rappresentato e difeso dall’avv. Massimo Marcucci, anche
domiciliatario in Perugia, alla Via Bartolo n. 10;
‐ il dirigente dello Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto, arch. Antonella Quondam Girolamo, il
dirigente della Direzione Pianificazione Urbanistica del Comune di Spoleto, arch. Giuliano Maria Mastroforti, non costituiti in
giudizio;
‐ C. G.e M.F. M, non costituiti in giudizio;
per l’annullamento
‐ del certificato di compatibilità urbanistica rilasciato dallo Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto in data 9
novembre 2006 e comunicato alla società ricorrente con nota prot. 55612 in data 13 novembre 2006;
‐ del parere della Direzione Pianificazione Urbanistica prot. 33839/06 in data 7 novembre 2006, comunicato con fax in data 18
dicembre 2006;
‐ di tutti gli atti presupposti, connessi e conseguenti; Visto il ricorso con i relativi allegati;
Visti gli atti tutti della causa;
Data per letta alla pubblica udienza del 16 marzo 2007 la relazione del dott. Pierfrancesco Ungari, uditi i difensori delle parti
come da verbale;
Ritenuto e considerato in fatto ed in diritto quanto segue:
FATTO E DIRITTO
1. La società ricorrente ha elaborato un progetto per la realizzazione nell’area del Monte Acetella, in territorio del Comune di
Spoleto, di un parco FTV composto da 27 aerogeneratori.
L’area, classificata urbanisticamente zona agricola (spazio rurale), è individuata quale “sito eolipotenziale” ai fini
dell’installazione di impianti eolici dal Piano Energetico Regionale adottato dalla Regione Umbria con deliberazione consiliare n.
402 in data 21 luglio 2004.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
Dovendo sottoporre il progetto alla valutazione di impatto ambientale, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della l.r.
11/1998, la società ricorrente ha chiesto al Comune il rilascio della dichiarazione di compatibilità urbanistica prevista dall’articolo
5, comma 2, lettera e), della l.r. 11/1998.
Lo Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto ha rilasciato in data 9 novembre
2006 un atto nel quale si certifica che l’area in questione non risulta urbanisticamente compatibile con la realizzazione di un
impianto FTV, in quanto il P.R.G. vigente ed il P.R.G. (Parte strutturale) adottato con deliberazione consiliare n. 107/2003
“non hanno individuato aree idonee per la realizzazione di parchi eolici nel territorio del Comune …”.
L’atto richiama il parere della Direzione Pianificazione Urbanistica prot. 33839/06 in data 7 novembre 2006, nel quale
si sottolinea che pochi mesi è stata respinta dal Consiglio comunale una osservazione della ricorrente al P.R.G. adottato, volta ad
ottenere una destinazione urbanistica che preveda l’installazione nell’area, e che quindi a tal fine sarebbe necessario
attivare una variante urbanistica.
2. La società ricorrente impugna il certificato, poiché preclude una positiva valutazione di impatto ambientale sul progetto.
Sostiene che non vi è affatto la necessità che i piani urbanistici prevedano aree idonee alla realizzazione di impianti
eolici, essendo la compatibilità di tali impianti con alcune destinazioni di zona già prevista dalla legge. Infatti, per espressa
previsione dell’articolo 12, comma 7, del d.lgs.
387/2003, “gli impianti di produzione di energia elettrica di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) e c)
(vale a dire gli impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili, tra cui rientrano sicuramente i campi eolici) possono essere
ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti strumenti urbanistici”.
Pertanto, la certificazione impugnata si pone in contrasto con il d.lgs. 387/2003, oltre che con la Direttiva 2001/77/CE di cui
costituisce attuazione e che si propone di “ridurre gli ostacoli normativi e di altro tipo all’aumento della produzione di
elettricità da fonti energetiche rinnovabili” e di
“razionalizzare e accelerare le procedure all’opportuno livello amministrativo” (articoli 3 e 6), nella prospettiva dell’adempimento
degli impegni assunti dall’Italia con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto.
Altro profilo di contrasto è riscontrabile nei confronti del P.E.R., che individua l’area in questione come sito idoneo
all’installazione di impianti eolici, e delle stesse disposizioni urbanistiche (articoli 61 e 71 delle N.T.A. del P.R.G.) che proprio in
zona agricola ammettono la realizzazione di impiantistica di iniziativa pubblica e/o privata, sotto forma anche di impianti a rete, sia
interrati che aerei.
3. Il Comune di Spoleto si è costituito in giudizio e controdeduce puntualmente.
4. Il ricorso è fondato e dev’essere accolto, per le ragioni appresso indicate.
4.1. La difesa del Comune sostiene che il ricorso sarebbe inammissibile in quanto andrebbe a censurare l’adozione del P.R.G.
– Parte strutturale, nonché il provvedimento (deliberazione consiliare n. 51 in data 15 giugno 2005) con cui è stata respinta
l’osservazione presentata dalla ricorrente per ottenere una destinazione urbanistica dell’area coerente con il proprio progetto, e
rispetto ai quali si è determinata acquiescenza (o inoppugnabilità).
Appare evidente che nell’impugnazione in questione le vicende del procedimento urbanistico entrano marginalmente,
quali connotazioni di contorno, posto che si controverte della legittimità di un’accertamento negativo condotto in applicazione dei
piani urbanistici vigenti e senza metterne in discussione la validità.
La reiezione dell’osservazione presentata dalla ricorrente (peraltro, in data 9 ottobre 2003, vale a dire prima dell’entrata in
vigore del d.lgs. 387/2003) non può perciò assumere rilevanza – se non per confermare l’esistenza di un orientamento
politico‐amministrativo pregiudizialmente contrario all’installazione.
4.2. Nel merito, l’utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile è considerata di pubblico interesse e di pubblica utilità,
e le opere relative sono dichiarate indifferibili ed urgenti (articoli 1, comma 4, della legge 1991, 12, comma 1, del d.lgs. 387/2003);
anche in considerazione del fatto che la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra attraverso la ricerca, la promozione, lo
sviluppo e la maggior utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie avanzate e compatibili con l’ambiente
costituisce un impegno internazionale assunto dall’Italia con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto dell’11 dicembre 1997
(ratificata con legge 120/2002).
Espressione evidente di tale favor legislativo per le fonti rinnovabili è la previsione dell’articolo 12, comma 7, del d.lgs. 387/2003,
sulla possibilità di installare gli impianti anche in zona agricola. Peraltro, detta possibilità non è senza limiti.
Come sottolinea anche la società ricorrente, i Comuni possono certamente prevedere, nell’esercizio della propria
discrezionalità in materia di governo del territorio, aree specificamente destinate ad impianti eolici. Del resto, l’articolo 12, comma
7, invocato dalla ricorrente, sottintende tale potere, laddove prevede che “Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni
in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari
locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale…”.
Tuttavia, in mancanza di una simile previsione conformativa, è indubbio che, in base alla predetta disposizione, detti impianti
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
possano essere localizzati, senza distinzione (almeno, per quanto riguarda la valutazione di compatibilità urbanistica) in tutte le
zone agricole.
E che, conseguentemente, la mancanza di una specifica espressa previsione localizzativa non possa determinare
l’incompatibilità urbanistica di un sito ubicato in zona a destinazione agricola.
La difesa del Comune non eccepisce l’esistenza di alcuna previsione comunale di tal segno.
Si limita a sostenere che l’impianto, per le sue caratteristiche tecniche e dimensionali, potrebbe essere realizzato soltanto
in zona D (destinazione a pubblici servizi), in quanto riconducibile alla tipologia degli impianti industriali destinati alla
produzione di energia di cui al d.P.R. 12 aprile 1968, allegato B, n. 2, lettera e), aggiunta dal D.P.C.M. 3 settembre 1999. Ma è
evidente che una simile corrispondenza tipologica potrebbe farsi valere, in senso limitativo, qualora non vi fosse la previsione
dell’articolo 12, comma 7, citato. Tale disposizione costituisce una sorta di interpretazione autentica volta a chiarire positivamente
la questione della compatibilità degli impianti eolici con la destinazione agricola dei terreni, a scapito dell’opzione
interpretativa alternativa precedentemente prospettata, consistente nel ritenere necessaria per l’installazione la
destinazione industriale del sito (cfr. TAR Campania, Napoli, I, 10 gennaio 2005, n. 44).
Inoltre, sottolinea che la zona interessata presenta interessanti valenze naturalistiche ed agricole, che la rendono del tutto
incompatibile con un’installazione così impattante come quella del parco FTV.
Al riguardo, il Collegio rileva che non risultano vincoli tali da precludere a priori l’installazione; in ogni caso, la compatibilità
dell’installazione con la tutela dei valori ambientali e culturali del territorio
(l’area, posta sulla dorsale dei Monti Acetella, Acquasalce, Rascino e Cupiano, confina con la zona boschiva sottoposta a vincolo
paesaggistico) dovrà essere valutata nell’ambito della v.i.a.
5. All’accoglimento del ricorso segue l’annullamento del provvedimento impugnato.
Sussistono tuttavia giustificati motivi per disporre la integrale compensazione tra le parti delle spese di giudizio.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo dell'Umbria, definitivamente pronunciando sul ricorso in epigrafe, lo accoglie e, per l’effetto,
annulla il provvedimento impugnato.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale/III°
APPENDICE N°1
NORME DI RIFERIMENTO
Indice:
NORME E PROCEDURE AUTORIZZATIVE Il nuovo “Piano di Indirizzo Energetico Regionale” (PIER). Conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale: una sentenza recente. Ulteriori elementi in merito al procedimento autorizzativo e alla conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale ALLEGATO: SENTENZA TAR UMBRIA N. 518 DEL 15 GIUGNO 2007
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
NORME E PROCEDURE AUTORIZZATIVE La produzione di energia dalla fonte solare fotovoltaica è incentivata dallo Stato, in base al Decreto Ministeriale 19 febbraio 2007, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Serie generale n. 45 del 23 febbraio 2007 ‐(c.d. “nuovo Conto Energia”), che definisce anche, per quanto di competenza dello Stato, le procedure autorizzative. Per quanto attiene alle procedure autorizzative , in particolare, è previsto quanto segue: ai sensi dell’art. 5 comma 7 del D.M. 19 febbraio 2007: “…per la costruzione e l’esercizio di impianti fotovoltaici per i quali non è necessaria alcuna autorizzazione, come risultante dalla legislazione nazionale o regionale vigente in relazione alle caratteristiche e alla ubicazione dell’impianto, non si dà luogo al procedimento unico di cui all’art. 12, comma 4, del … decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, ed è sufficiente per gli stessi impianti la dichiarazione di inizio attività. Qualora sia necessaria l’acquisizione di un solo provvedimento autorizzativo comunque denominato, l’acquisizione del predetto provvedimento sostituisce il procedimento unico di cui all’art.12 del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n.387…” Se, quindi, il sito individuato per l’installazione dell’impianto fotovoltaico non richiedesse alcuna autorizzazione, in base al DM 19 febbraio 2007, sarebbe sufficiente la presentazione della DIA. Ai sensi dell’art. 5 comma 9 del D.M. 19 febbraio 2007: “Ai sensi dell’art. 12, comma 7, del decreto legislativo 29 dicembre 2003, n. 387, anche gli impianti fotovoltaici possono essere realizzati in aree classificate agricole dai vigenti piani urbanistici senza la necessità di effettuare la variazione di destinazione d’uso dei siti di ubicazione dei medesimi impianti fotovoltaic “”.
Ne consegue che, anche nel caso in cui il terreno candidato a ospitare l’impianto fotovoltaico sia destinato ad attività agricole, non si rende necessario modificare in alcun modo lo strumento urbanistico comunale.
Tuttavia, lo stesso comma 7 dell'articolo 5 del Decreto Ministeriale 19 febbraio 2007, sopra ricordato, fa correttamente riferimento anche alla legislazione regionale, trattandosi di materia concorrente tra Stato e Regioni. A questo punto entra in gioco la Legge Regionale 39/2005, che al comma 1 dell'articolo 13 prevede di assoggettare gli impianti di produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili all' autorizzazione unica, in applicazione dell'articolo 12 del Decreto Legislativo 29 dicembre 2003 n. 387, prescrizione applicabile all'impianto proposto in quanto la sua potenza nominale non consente di ricadere entro i limiti della "Attività libera" (articolo 17 della L.R. 39/2005) o della semplice DIA (articolo 16 della L.R. 39/2005). L' autorizzazione unica è definita all'articolo 10 della L.R. 39/2005, ed è rilasciata a conclusione di un "procedimento unificato" (quindi conferenza dei servizi, ecc), secondo le procedure stabilite all'articolo 11 della stessa L.R. 39/2005. La competenza in ordine al rilascio della autorizzazione unica per gli impianti di produzione di energia elettrica dalla fonte solare fotovoltaica è in capo alla Provincia di Pistoia), ai sensi dell'articolo 3, comma 2, lettera b), della stessa L.R. 39/2005.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
E’ molto importante segnalare che l’attivazione del suddetto “procedimento unificato” è in realtà subordinata – per impianti con potenza installata > di 1,00 MWp ‐ all’acquisizione del parere di “compatibilità ambientale” da parte della Regione Toscana: si tratta della prima fase, detta “Verifica di Impatto Ambientale”, esperita ai sensi della L.R. n. 79/1998, di cui è responsabile la Provincia (vedi L.R.10‐11/2010), la quale a conclusione di questa prima fase del procedimento rilascerà la “certificazione di compatibilità ambientale”, ai sensi del D.Lgs. n. 152/2006 e ss.mm.ii. (D.Lgs. n. 4/2008), nonché dell’Art. 11 della stessa L.R. n. 79/1998, salvo l’eventuale decisione di richiesta di VIA – Valutazione di Impatto Ambientale –, il quale procedimento includerebbe e supererebbe tutti i successivi. IL NUOVO PIANO INDIRIZZO ENERGETICO REGIONALE (PIER)
Una importante e recente novità che, a livello non direttamente normativo ma pianificatorio, ridefinisce gli obiettivi di penetrazione delle fonti rinnovabili sul territorio della Regione Toscana è il PIER – Piano di Indirizzo Energetico Regionale, definitivamente approvato dal Consiglio Regionale il giorno 8 luglio 2008. Il PIER indica una strada percorribile alla Toscana non soltanto “no nuke” e “no carbon”, ma anche “no oil”, grazie agli obiettivi di diffusione delle energie rinnovabili e miglioramento dell’efficienza energetica, e ai relativi strumenti per conseguirli anno per anno. Stralcio: (…) 3.3.2 Energia fotovoltaica Lo stato di attuazione del PER 2000. Partendo da una situazione di assenza di impianti fotovoltaici, il PER contiene la previsione di 6 MW al 2010. I dati ufficiali forniti da Terna risentono della particolarità degli impianti fotovoltaici, che possono esser anche di piccolissima taglia. Essi infatti indicano, al 31.12.2005, un solo impianto in Toscana, per una potenza installata di 0,1 MW. In realtà il quadro in Toscana vede al 2004 già una potenza incentivata di 1,3 MW. Al termine della primavera del 2008 risultano installati in Toscana 8 MW, misura che registra un vero e proprio boom di installazioni Disciplina della materia e disposizioni attuative Inquadramento normativo Gli impianti fotovoltaici sono soggetti ad autorizzazione unica di cui al DLgs 387/2003, rilasciata dalla Provincia a norma dell’articolo 3 comma 2 lettera b) della LR 39/2005. La LR 39/2005 già promuove la riduzione degli oneri amministrativi per le piccole realizzazioni. A tal scopo si inserisce nella normativa urbanistica stabilendo che, laddove non soggetti ad autorizzazioni ambientali-paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute e della pubblica incolumità, e comunque realizzati secondo le indicazioni del PIER e dei suoi provvedimenti attuativi: Ø gli impianti fotovoltaici di potenza fra 3 e 10 kW sono soggetti a DIA; Ø gli impianti fotovoltaici fino a 3 kW sono considerati attività libera. Su tale quadro si è inserita la L. 24/12/2007 n. 244 che, come misura di semplificazione, individua la DIA per gli impianti sotto la soglia di potenza di 20 kW. A seguito dell’entrata in vigore della Legge Finanziaria 2008: a) L’autorizzazione unica non si applica agli impianti di potenza nominale inferiore a 20 kW, comunque non ricompresi alla successiva lettera b). L’installazione di tale tipo di impianti è consentita, nel rispetto della L 244/2007, con la presentazione di una DIA al Comune di competenza. Alla DIA si applicano le norme di cui alla L.R. 1/2005. La relazione di cui all’art. 84 della LR 1/2005 assevererà la conformità dell’intervento anche al PIER e ai suoi provvedimenti attuativi; a questo proposito vedi in particolare le successive “Disposizioni attuative”.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
Qualora sia necessario acquisire autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità, le stesse, come abitualmente avviene per le DIA edilizie, dovranno essere acquisite e allegate alla stessa, “salvo che il comune provveda direttamente” (art. 84 della LR 1/2005 “norme per il governo del territoriob) La sottoposizione a Autorizzazione Unica o alla DIA di cui alla L 244/2007, non riguarda quelle fattispecie di dimensione talmente ridotta che già la normativa attuale esonera da tali adempimenti burocratici. Permane quindi, per gli impianti individuati dal presente Piano in applicazione dell’articolo 17 della LR 39/2005 (fino a 3 KW), l’assenza di obbligo di titoli abilitativi energetici ed edilizi; a questo proposito vedi in particolare le successive “Disposizioni attuative”. Va infine ricordato che, in applicazione della disciplina statale per alcuni impianti fotovoltaici possono essere necessarie le relative procedura di “verifica di assoggettabilità” e procedura di V.I.A. Tali procedure, laddove necessarie, vengono svolte dalla struttura operativa regionale per la VIA. Per quel che concerne tale aspetto, si ricorda il DM 19.2.2007, inerente la misura di incentivazione del fotovoltaico denominata “Conto Energia”, che contiene anche indicazioni sugli adempimenti di VIA per gli impianti fotovoltaici. Disposizioni attuative Dalla data di entrata in vigore del PIER, tenuto conto delle indicazioni dettate dal “conto energia” di cui al DM 19.02.2007 e tenuto conto della L. 244/2007, ai fini della operatività delle disposizioni di cui agli articoli 16 e 17 della LR 39/2005, vale quanto sotto riportato. a) E’ consentita, previa presentazione di una comunicazione scritta al Comune competente, la libera installazione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati o con moduli ubicati al suolo (secondo le definizioni del DM 19.2.2007), laddove l’impianto abbia potenza nominale uguale o inferiore a 3 chilowatt e comunque non sia necessaria l’acquisizione di autorizzazioni ambientali, paesaggistiche, di tutela del patrimonio storico-artistico, della salute o della pubblica incolumità. I Comuni, con gli atti di cui all’art. 52 della LR 1/2005 e i regolamenti edilizi, potranno individuare per la stessa taglia di potenza: Ø ulteriori tipologie di impianti fotovoltaici che, in rapporto alle specificità del territorio, siano liberamente installabili; Ø ulteriori condizioni sulle modalità di realizzazione, al fine di assicurare maggiore tutela al patrimonio immobiliare e paesaggistico, e rispettando, comunque, l’esigenza di ridurre gli oneri amministrativi a carico del cittadino. b) E’ consentita, in applicazione della L 244/2007, l’installazione, tramite la presentazione di una DIA al Comune competente, di impianti fotovoltaici di potenza nominale inferiore a 20 kW, comunque non ricopresi nelle tipologie di cui al precedente capoverso. Il Comune potrà individuare, nei propri strumenti ex articolo 52 LR 1/2005 e nei propri regolamenti edilizi, condizioni sulle modalità di realizzazione, al fine di assicurare maggiore tutela al patrimonio immobiliare e paesaggistico, e rispettando, comunque, l’esigenza di ridurre gli oneri amministrativi a carico del cittadino. Eventuali modifiche o correzioni ai sopra delineati “inquadramento normativo” e “disposizioni attuative”, dettate da aggiornamenti normativi o tecnici, potranno essere successivamente apportate mediante l’approvazione di specifici provvedimenti attuativi. Per consentire la installazione di impianti che occupano grandi quantità di suolo anche in aree agricole, sulla scorta della disciplina che verrà dettata dalla LR 39/2005 e delle indicazionicomuni interessati, di ambiti nel proprio strumento urbanistico (Regolamento Urbanistico in conformità col Piano Strutturale), così come indicato nel precedente capitolo 1. Previsioni Gli obiettivi del Conto Energia nascono come stimolo massimo per un settore che è ancora enormemente distante da quei numeri. A giugno 2007, tali obiettivi sono: obiettivo indicativo: 3.000 MW al 2016 – potenza incentivabile: 1.200 MW più ulteriori impianti finiti entro 14 mesi dal raggiungimento di tale tetto. E’, quindi, coperta dal sistema di incentivazione una potenza, stimabile, inferiore a 1.500 MW. Raggiungere l’obiettivo indicativo del Conto Energia richiederebbe, per la Toscana, 150 MW al 2016. Tale obiettivo può essere ragionevolmente assunto. Potenza impianti installati prima dell’entrata in vigore del PIER – Mw 1,3 Potenza aggiuntiva prevista – Mw 150 Potenza complessiva prevista – Mw 151,3 Producibilità prevista – Gwh (circa)* 200 Strumenti, incentivi ed azioni Incentivi La disciplina normativa del cosiddetto Conto Energia consente la possibilità di cumulare i finanziamenti pubblici fino al venti per cento del costo di realizzazione dell’impianto. I benefici che la Regione eroga per favorire la diffusione in Toscana del fotovoltaico, pertanto, restano, in ogni caso, contenuti entro tale limite percentuale. Strumenti ed azioni 1) La Regione Toscana promuoverà un Accordo Volontario con le categorie degli installatori di tale tipo di impianti, nonché con gli ordini professionali interessati, le associazioni di rappresentanza degli enti locali (ANCI, URPT e UNCEM), le associazioni imprenditoriali ed altri enti ed associazioni il cui coinvolgimento risulterà opportuno, al fine di accelerare lo sviluppo della installazione di impianti fotovoltaici in Toscana. Attraverso tale Accordo sarà possibile stimolare la formazione professionale degli installatori; assicurare la migliore informazione ai cittadini per quanto riguarda innovazione tecnologia e costi; favorire la riduzione ed armonizzazione dei costi complessivi di impianto e messa in esercizio, su tutto il territorio toscano;
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2) La Regione Toscana promuoverà, anche impiegando gli strumenti di cui al precedente paragrafo 3.1.3: a) nei confronti degli enti pubblici titolari di immobili nel territorio regionale, la massima diffusione della installazione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati; b) la diffusione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati presso le strutture della media e grande distribuzione commerciale; c) la diffusione di impianti fotovoltaici presso i distretti industriali; nelle aree degli impianti di trattamento dei rifiuti; nelle aree degli impianti di trattamento delle acque; nei porti; negli interporti; ecc; d) la diffusione di impianti fotovoltaici presso insediamenti residenziali e produttivi nelle aree rurali, anche in sinergia con le linee di programmazione del PSR e tenendo conto delle indicazioni di cui alla precedente sezione “incentivi”. e) la diffusione di impianti fotovoltaici con integrazione architettonica o parzialmente integrati negli insediamenti residenziali urbani” f) la concessione di contributi in conto capitale per la rimozione delle coperture in amianto o eternit, da edifici industriali, artigianali, commerciali ed agricoli, purché connessa alla installazione di coperture solari fotovoltaiche e/o termiche su almeno il 60% della superfice occupata dalla preesistente copertura. 3) La Regione Toscana, in collaborazione con le università della Toscana e con i centri di ricerca, promuoverà attività di ricerca applicata rivolta a favorire l’innovazione tecnologica per ottenere una maggiore efficienza degli impianti ed una conseguente riduzione dei costi. (…) Come si vede, gli obiettivi all’anno 2020, che per una trasformazione energetica di questa portata è ormai molto prossimo, sono talmente ambiziosi da superare abbondantemente gli stessi obiettivi Europei, a partire dalla previsione dell’energia solare fotovoltaica a 700 MW, contro i meno di 10 MW attuali, la medesima previsione per l’energia eolica, di cui 300 MW offshore, sul mare, così come ai 300 MW geotermici, 100 dei quali da ottenersi per mezzo di risorse “marginali” rispetto a quelle sfruttate finora, e all’impulso per l’impiego sostenibile delle biomasse a uso energetico soltanto da filiere corte, cioè da risorse regionali. Tra gli strumenti individuati per conseguire gli obiettivi, da segnalare la semplificazione delle norme autorizzative, in linea con le disposizioni legislative e regolamentari nazionali prodotte dal precedente Governo e anche oltre per particolari applicazioni, per esempio per l’energia solare in agricoltura, l’impegno ad aggiornare piani e regolamenti Comunali per l’inserimento delle fonti rinnovabili e per la nuova edilizia energeticamente efficiente, oltre che sostegno finanziario per le aree produttive e i distretti artigianali e per le applicazioni più innovative. L’obiettivo complessivo più ambizioso, ricordato nella “Introduzione” al PIER, punta alla copertura di almeno il 50% del fabbisogno di energia elettrica per mezzo di fonti rinnovabili, mentre la sola fonte fotovoltaica dovrà soddisfare almeno il 5% del fabbisogno complessivo e costituire il 10% della produzione da fonti rinnovabili. Molto interessante, a questo ultimo proposito, è il seguente passaggio dell’Introduzione a PIER: “può essere ipotizzata una previsione di settecento megawatt di potenza per il fotovoltaico che, gode di interessanti stimoli sul fronte della ricerca e dell’innovazione tecnologica sia sui materiali impiegati, sia sulla performance degli impianti in termini di efficienza. I vantaggi, per il fotovoltaico, riguardano non solo la possibilità di installazione sui tetti delle abitazioni, ma soprattutto sugli immobili delle attività economiche in generale e nelle aree interessate da progetti di ripristino ambientale, bonifica o messa in sicurezza, così come nelle aree agricole dove possono essersperimentate forme di integrazione con le attività agricole e dell’allevamento.”
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Di particolare rilievo anche il seguente passaggio, tratto dal par. 1.4. “Il quadro normativo e programmatico regionale”, sezione “Semplificazione amministrativa e pianificazione”: “La normativa nazionale, innovata dalla L. 244/2007, Legge Finanziaria 2008, e quella regionale, da adeguare alle novità della ricordata Finanziaria, contengono elementi di semplificazione rivolti a favorire la realizzazione di impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili, tra tutti l’articolo 12 del Dlgs 387/2003, il quale, in particolare, prevede che l’autorizzazione all’impianto abbia valore di variante agli strumenti urbanistici e che tali impianti possano essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani territoriali; è tuttavia necessario assicurare l’armonizzazione di tali opportunità con le esigenze proprie della gestione del territorio, per garantire, come continua il comma 7 dello stesso articolo, la valorizzazione delle tradizione agroalimentari, la tutela delle biodiversità, del patrimonio culturale e del paesaggio rurale. Per fare questo è necessario che gli strumenti di pianificazione e gli atti di governo del territorio dei Comuni sappiano anticipare e gestire, in armonia con la LR 1/2005, con il PIT, e con i PTC provinciali, in un contesto condiviso con i livelli di programmazione su scala provinciale e regionale, in osservanza del procedimento unificato previsto dalla LR 1/2005, le opportunità derivanti dallo sviluppo della produzione di energia attraverso l’impiego di rinnovabili, in un quadro di sostenibilità economica, ambientale e territoriale attenta alla tutela del territorio e del paesaggio. Il sistema delle regole, delle procedure e dei tempi che governano l’installazione di impianti per la produzione di energia alimentati da rinnovabili, in particolare la realizzazione di parchi eolici, di centrali fotovoltaiche, di centrali idroelettriche, di centrali a biomasse e di centrali geotermoelettriche, deve, pertanto essere parte di un più generale “governo” del territorio, in grado di assicurare una valutazione strategica (ai sensi della Direttiva 2001/42/CE) circa la capacità del territorio di accogliere l’impianto, avvalendosi anche delle procedure di valutazione integrata di cui all’articolo 11 e seguenti della LR 1/2005.” Infine, appare molto pertinente alla materia oggetto della presente Relazione il seguente passaggio della sezione 3.3.2. “Energia fotovoltaica”, capoverso “Disposizioni attuative”: “Per consentire la installazione di impianti che occupano grandi quantità di suolo anche in aree agricole, sulla scorta della disciplina che verrà dettata dalla LR 39/2005 e delle indicazioni fornite dal PIT, è ritenuta necessaria la specifica indicazione, da parte del comune o dei comuni interessati, di ambiti nel proprio strumento urbanistico (Regolamento Urbanistico in conformità col Piano Strutturale), così come indicato nel precedente capitolo 1.” Complessivamente, il PIER traccia un percorso volto al concreto conseguimento di obiettivi tanto ambiziosi quanto necessari alla sostenibilità stessa dell’economia e del benessere collettivo della Toscana e della sua comunità, e nello stesso spirito di concretezza individua nei territori destinati all’agricoltura e all’allevamento, nel rispetto delle specificità produttive, della biodiversità e dei pregi paesaggistici, una delle sedi naturali in cui collocare le installazioni fotovoltaiche, ferma restando la ricerca del massimo grado di integrazione con le attività preesistenti e tipiche e con l’ambiente locale. Conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale: una sentenza recente.
Ai fini della conformità degli interventi di installazione di sistemi di produzione energetica da fonti rinnovabili con le disposizioni urbanistiche e regolamentari comunali, è rilevante la Sentenza del T.A.R. dell'Umbria, n. 518 del 15 giugno 2007, riprodotta anche nell’Allegato A alla presente nota.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
Secondo il commento del sito professionale www.legislazionetecnica.it :
“Il TAR Umbria ha affrontato la questione relativa alla possibilità di installare parchi fotovoltaici in zona agricola come ammesso dall’art. 12 del Dlgs. n. 387/2003 di attuazione della Direttiva 2001/77/CE, in particolare in mancanza di una specifica espressa previsione localizzativa da parte degli strumenti urbanistici. Nel caso di specie, un Comune (Spoleto) aveva negato la compatibilità urbanistica di un parco FTV destinato ad essere realizzato in zona agricola sul presupposto che il PRG non avesse individuato aree idonee per la realizzazione di parchi eolici nel territorio comunale. Il TAR ha censurato tale ricostruzione, affermando comunque che i Comuni possono certamente prevedere, nell’esercizio della propria discrezionalità in materia di governo del territorio, aree specificamente destinate ad impianti eolici. Del resto, l’articolo 12, comma 7, del Dlgs n. 387/2003 sottintende tale potere, laddove prevede che «Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale». Tuttavia, in mancanza di una simile previsione conformativa, è indubbio secondo il TAR che, in base alla predetta disposizione, detti impianti possano essere localizzati, senza distinzione (almeno, per quanto riguarda la valutazione di compatibilità urbanistica) in tutte le zone agricole. E che, conseguentemente, la mancanza di una specifica espressa previsione localizzativa non possa determinare l’incompatibilità urbanistica di un sito ubicato in zona a destinazione agricola." Per quanto riguarda il progetto di riferimento del presente documento, può essere utile evidenziare quanto segue: Quanto riportato in merito a impianti eolici è valido, in diritto, anche per gli impianti fotovoltaici, rientrando nelle stesse disposizioni di legge (in particolare della L. 10/1991 e del Dlgs. 387/2003). Rispetto alle "salvaguardie" menzionate nel Dlgs. 387/2003, cioè "sostegno nel settore agricolo, .... valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, ... tutela della biodiversità, ... del patrimonio culturale e del paesaggio rurale", è infine ragionevole attribuire agli impianti fotovoltaici un impatto minore rispetto agli impianti eolici. Nel caso in cui gli strumenti urbanistici del Comune non prevedano espressamente aree vocate e/o riservate per la localizzazione di impianti fotovoltaici, la sentenza sopra illustrata potrebbe essere sufficiente a dissipare i dubbi di legittimità rispetto agli stessi strumenti urbanistici. Ulteriori elementi in merito al procedimento autorizzativo e alla conformità con la Strumentazione Urbanistica e Regolamentare Comunale In quanto previsto in materia autorizzativa dalla L.R. n. 39/2005, il soggetto sovraordinato cui il Comune si riferirà sarà la Provincia di Pistoia. Ai fini della espressione di un parere di conformità eventualmente positivo, facendo seguito a tutto quanto illustrato, si evidenziano i seguenti elementi. Una opzione è considerare che l’intervento proposto non comporta la realizzazione di nuove “opere edili” ne’ di “impianti tecnologici” stabili, essendo ciascun “inseguitore solare” assimilabile a una struttura prefabbricata, solamente appoggiata e non ancorata a terra, installabile e rimovibile in tempi molto limitati; se fosse adottata una interpretazione di questo tipo, non sarebbe necessario modificare in alcun modo il Regolamento Urbanistico ovvero il Regolamento Edilizio. Un’altra opzione consiste nel prendere atto della sentenza del TAR dell’Umbria n. 518 del 15 giugno 2007, e in base ad essa concedere direttamente la “compatibilità urbanistica”.
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Tuttavia, (richiamato poi nello stesso D.M. 19 febbraio 2007 che definisce il quadro di incentivazione alla fonte fotovoltaica): “Gli impianti di produzione di energia elettrica, di cui all'articolo 2, comma 1, lettere b) e c), possono essere ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti piani urbanistici. Nell'ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale di cui alla legge 5 marzo 2001, n. 57, articoli 7 e 8, nonché del decreto legislativo 18 maggio 2001, n. 228, articolo 14.”
ALLEGATO A – SENTENZA TAR UMBRIA N. 518 DEL 15 GIUGNO 2007
REPUBBLICA ITALIANA
IN NOME DEL POPOLO ITALIANO
Il Tribunale Amministrativo Regionale dell'Umbria ha pronunciato la seguente
Sent. n. 518
Depositata il 15 Giugno 2007
SENTENZA
sul ricorso n. 16/2007, proposto dalla GAMESA ENERGIA ITALIA S.P.A., con sede in Roma, in persona del direttore generale
rappresentante legale pro‐tempore Carmelo Scalone, rappresentata e difesa dall’avv. Luigi Pianesi e con lui elettivamente
domiciliata in Perugia presso lo studio dell’avv. Carlo Calvieri, alla Via Bartolo 37/43;
contro
‐ il Comune di XXXXXX, in persona del Sindaco pro‐tempore, rappresentato e difeso dall’avv. Massimo Marcucci, anche
domiciliatario in Perugia, alla Via Bartolo n. 10;
‐ il dirigente dello Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto, arch. Antonella Quondam Girolamo, il
dirigente della Direzione Pianificazione Urbanistica del Comune di Spoleto, arch. Giuliano Maria Mastroforti, non costituiti in
giudizio;
‐ C. G.e M.F. M, non costituiti in giudizio;
per l’annullamento
‐ del certificato di compatibilità urbanistica rilasciato dallo Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto in data 9
novembre 2006 e comunicato alla società ricorrente con nota prot. 55612 in data 13 novembre 2006;
‐ del parere della Direzione Pianificazione Urbanistica prot. 33839/06 in data 7 novembre 2006, comunicato con fax in data 18
dicembre 2006;
‐ di tutti gli atti presupposti, connessi e conseguenti; Visto il ricorso con i relativi allegati;
Visti gli atti tutti della causa;
Data per letta alla pubblica udienza del 16 marzo 2007 la relazione del dott. Pierfrancesco Ungari, uditi i difensori delle parti
come da verbale;
Ritenuto e considerato in fatto ed in diritto quanto segue:
FATTO E DIRITTO
1. La società ricorrente ha elaborato un progetto per la realizzazione nell’area del Monte Acetella, in territorio del Comune di
Spoleto, di un parco FTV composto da 27 aerogeneratori.
L’area, classificata urbanisticamente zona agricola (spazio rurale), è individuata quale “sito eolipotenziale” ai fini
dell’installazione di impianti eolici dal Piano Energetico Regionale adottato dalla Regione Umbria con deliberazione consiliare n.
402 in data 21 luglio 2004.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione ambientale integrativa
Dovendo sottoporre il progetto alla valutazione di impatto ambientale, ai sensi dell’articolo 3, comma 1, della l.r.
11/1998, la società ricorrente ha chiesto al Comune il rilascio della dichiarazione di compatibilità urbanistica prevista dall’articolo
5, comma 2, lettera e), della l.r. 11/1998.
Lo Sportello Unico Impresa e Cittadino del Comune di Spoleto ha rilasciato in data 9 novembre
2006 un atto nel quale si certifica che l’area in questione non risulta urbanisticamente compatibile con la realizzazione di un
impianto FTV, in quanto il P.R.G. vigente ed il P.R.G. (Parte strutturale) adottato con deliberazione consiliare n. 107/2003
“non hanno individuato aree idonee per la realizzazione di parchi eolici nel territorio del Comune …”.
L’atto richiama il parere della Direzione Pianificazione Urbanistica prot. 33839/06 in data 7 novembre 2006, nel quale
si sottolinea che pochi mesi è stata respinta dal Consiglio comunale una osservazione della ricorrente al P.R.G. adottato, volta ad
ottenere una destinazione urbanistica che preveda l’installazione nell’area, e che quindi a tal fine sarebbe necessario
attivare una variante urbanistica.
2. La società ricorrente impugna il certificato, poiché preclude una positiva valutazione di impatto ambientale sul progetto.
Sostiene che non vi è affatto la necessità che i piani urbanistici prevedano aree idonee alla realizzazione di impianti
eolici, essendo la compatibilità di tali impianti con alcune destinazioni di zona già prevista dalla legge. Infatti, per espressa
previsione dell’articolo 12, comma 7, del d.lgs.
387/2003, “gli impianti di produzione di energia elettrica di cui all’articolo 2, comma 1, lettere b) e c)
(vale a dire gli impianti alimentati da fonti energetiche rinnovabili, tra cui rientrano sicuramente i campi eolici) possono essere
ubicati anche in zone classificate agricole dai vigenti strumenti urbanistici”.
Pertanto, la certificazione impugnata si pone in contrasto con il d.lgs. 387/2003, oltre che con la Direttiva 2001/77/CE di cui
costituisce attuazione e che si propone di “ridurre gli ostacoli normativi e di altro tipo all’aumento della produzione di
elettricità da fonti energetiche rinnovabili” e di
“razionalizzare e accelerare le procedure all’opportuno livello amministrativo” (articoli 3 e 6), nella prospettiva dell’adempimento
degli impegni assunti dall’Italia con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto.
Altro profilo di contrasto è riscontrabile nei confronti del P.E.R., che individua l’area in questione come sito idoneo
all’installazione di impianti eolici, e delle stesse disposizioni urbanistiche (articoli 61 e 71 delle N.T.A. del P.R.G.) che proprio in
zona agricola ammettono la realizzazione di impiantistica di iniziativa pubblica e/o privata, sotto forma anche di impianti a rete, sia
interrati che aerei.
3. Il Comune di Spoleto si è costituito in giudizio e controdeduce puntualmente.
4. Il ricorso è fondato e dev’essere accolto, per le ragioni appresso indicate.
4.1. La difesa del Comune sostiene che il ricorso sarebbe inammissibile in quanto andrebbe a censurare l’adozione del P.R.G.
– Parte strutturale, nonché il provvedimento (deliberazione consiliare n. 51 in data 15 giugno 2005) con cui è stata respinta
l’osservazione presentata dalla ricorrente per ottenere una destinazione urbanistica dell’area coerente con il proprio progetto, e
rispetto ai quali si è determinata acquiescenza (o inoppugnabilità).
Appare evidente che nell’impugnazione in questione le vicende del procedimento urbanistico entrano marginalmente,
quali connotazioni di contorno, posto che si controverte della legittimità di un’accertamento negativo condotto in applicazione dei
piani urbanistici vigenti e senza metterne in discussione la validità.
La reiezione dell’osservazione presentata dalla ricorrente (peraltro, in data 9 ottobre 2003, vale a dire prima dell’entrata in
vigore del d.lgs. 387/2003) non può perciò assumere rilevanza – se non per confermare l’esistenza di un orientamento
politico‐amministrativo pregiudizialmente contrario all’installazione.
4.2. Nel merito, l’utilizzazione delle fonti di energia rinnovabile è considerata di pubblico interesse e di pubblica utilità,
e le opere relative sono dichiarate indifferibili ed urgenti (articoli 1, comma 4, della legge 1991, 12, comma 1, del d.lgs. 387/2003);
anche in considerazione del fatto che la riduzione delle emissioni di gas ad effetto serra attraverso la ricerca, la promozione, lo
sviluppo e la maggior utilizzazione di fonti energetiche rinnovabili e di tecnologie avanzate e compatibili con l’ambiente
costituisce un impegno internazionale assunto dall’Italia con la sottoscrizione del Protocollo di Kyoto dell’11 dicembre 1997
(ratificata con legge 120/2002).
Espressione evidente di tale favor legislativo per le fonti rinnovabili è la previsione dell’articolo 12, comma 7, del d.lgs. 387/2003,
sulla possibilità di installare gli impianti anche in zona agricola. Peraltro, detta possibilità non è senza limiti.
Come sottolinea anche la società ricorrente, i Comuni possono certamente prevedere, nell’esercizio della propria
discrezionalità in materia di governo del territorio, aree specificamente destinate ad impianti eolici. Del resto, l’articolo 12, comma
7, invocato dalla ricorrente, sottintende tale potere, laddove prevede che “Nell’ubicazione si dovrà tenere conto delle disposizioni
in materia di sostegno nel settore agricolo, con particolare riferimento alla valorizzazione delle tradizioni agroalimentari
locali, alla tutela della biodiversità, così come del patrimonio culturale e del paesaggio rurale…”.
Tuttavia, in mancanza di una simile previsione conformativa, è indubbio che, in base alla predetta disposizione, detti impianti
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possano essere localizzati, senza distinzione (almeno, per quanto riguarda la valutazione di compatibilità urbanistica) in tutte le
zone agricole.
E che, conseguentemente, la mancanza di una specifica espressa previsione localizzativa non possa determinare
l’incompatibilità urbanistica di un sito ubicato in zona a destinazione agricola.
La difesa del Comune non eccepisce l’esistenza di alcuna previsione comunale di tal segno.
Si limita a sostenere che l’impianto, per le sue caratteristiche tecniche e dimensionali, potrebbe essere realizzato soltanto
in zona D (destinazione a pubblici servizi), in quanto riconducibile alla tipologia degli impianti industriali destinati alla
produzione di energia di cui al d.P.R. 12 aprile 1968, allegato B, n. 2, lettera e), aggiunta dal D.P.C.M. 3 settembre 1999. Ma è
evidente che una simile corrispondenza tipologica potrebbe farsi valere, in senso limitativo, qualora non vi fosse la previsione
dell’articolo 12, comma 7, citato. Tale disposizione costituisce una sorta di interpretazione autentica volta a chiarire positivamente
la questione della compatibilità degli impianti eolici con la destinazione agricola dei terreni, a scapito dell’opzione
interpretativa alternativa precedentemente prospettata, consistente nel ritenere necessaria per l’installazione la
destinazione industriale del sito (cfr. TAR Campania, Napoli, I, 10 gennaio 2005, n. 44).
Inoltre, sottolinea che la zona interessata presenta interessanti valenze naturalistiche ed agricole, che la rendono del tutto
incompatibile con un’installazione così impattante come quella del parco FTV.
Al riguardo, il Collegio rileva che non risultano vincoli tali da precludere a priori l’installazione; in ogni caso, la compatibilità
dell’installazione con la tutela dei valori ambientali e culturali del territorio
(l’area, posta sulla dorsale dei Monti Acetella, Acquasalce, Rascino e Cupiano, confina con la zona boschiva sottoposta a vincolo
paesaggistico) dovrà essere valutata nell’ambito della v.i.a.
5. All’accoglimento del ricorso segue l’annullamento del provvedimento impugnato.
Sussistono tuttavia giustificati motivi per disporre la integrale compensazione tra le parti delle spese di giudizio.
P.Q.M.
Il Tribunale Amministrativo dell'Umbria, definitivamente pronunciando sul ricorso in epigrafe, lo accoglie e, per l’effetto,
annulla il provvedimento impugnato.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione statica strutture sostegno a terra
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RELAZIONE TECNICA STRUTTURALE
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione statica strutture sostegno a terra
INDICE 1 RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA 1.1 GENERALITÀ 1.2 STRUTTURA KRINNER PER IL SOSTEGNO DEI MODULI 1.3 FONDAZIONI A VITE KRINNER 2 ANALISI DEI CARICHI 2.1 VENTO 2.2 NEVE 2.3 CARICHI PERMANENTI – AZIONI SISMICHE 2.4 COMBINAZIONE DEI CARICHI 3 SOLLECITAZIONI E VERIFICHE 4 VERIFICA DELLE STRUTTURE 4.1 MATERIALI 4.2 STRUTTURE IN ELEVAZIONE 4.3 STRUTTURE DI FONDAZIONE
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1 - RELAZIONE TECNICO-ILLUSTRATIVA 1.1 GENERALITÀ La presente relazione tecnica analizza le strutture di sostegno e di fondazione di un impianto
fotovoltaico in progetto, ubicato nel Comune di Collesalvetti (LI)
L’impianto sarà realizzato con moduli il silicio cristallino di potenza nominale 305 Wp,
dimensioni 1.482 mm x 992 mm, disposti su strutture di sostegno (“tavole”) ancorate nel terreno.
La tavola di dimensioni massime ospiterà una superficie fotovoltaica di 18.00 m X 4.03 m (48
moduli divisi su 4 file orizzontali), orientata a Sud ed inclinata di 35°. La potenza complessiva
dell’impianto è di circa 4.04 MWp di targa per circa 46.600 mq di ingombro lordo.
L’area residuale viene mantenuta a “verde”.
Compito del progetto strutturale è quello di ottimizzare a livello tecnico ed economico i
seguenti fattori:
• Oneri di manodopera per il montaggio: la struttura dovrà presentare caratteristiche di
ripetitività, semplicità e rapidità di installazione;
• Razionalizzazione dei materiali impiegati: il progetto, nel rispetto della normativa
vigente, dovrà massimizzare il rendimento strutturale dei vari elementi, ricercando una
combinazione ottimale di schemi geometrici, sezioni e caratteristiche di resistenza;
• Adattabilità della struttura: il terreno di fondazione dell’impianto fotovoltaico in progetto
potrebbe presentare variabilità nelle caratteristiche morfologiche e geotecniche del suolo
superficiale. Per ridurre gli oneri di manodopera, è opportuno mantenere per quanto
possibile inalterata la tipologia delle strutture in elevazione e di fondazione, garantendo al
contempo la necessaria “flessibilità” dello schema adottato, al fine di ottemperare alle
verifiche di resistenza nelle varie condizioni.
Alla luce dei menzionati obbiettivi tecnico-economici da perseguire, vengono di seguito esaminate le
caratteristiche del sistema Krinner, brevetto internazionale di origine tedesca idoneo per il
sostegno e la fondazione di strutture leggere ancorate nel terreno superficiale, che ha trovato un
largo e ormai collaudato impiego nelle realizzazione di centrali fotovoltaiche a terra.
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Il sistema Krinner è distinto in due parti, di seguito esaminate:
• Struttura in elevazione, che realizza il supporto dei moduli fotovoltaici;
• Struttura di fondazione, realizzata mediante la rapida infissione nel terreno di particolari
viti di acciaio di idonee dimensioni e resistenza. 1.2 STRUTTURA KRINNER PER IL SOSTEGNO DEI MODULI
Le parte in elevazione del brevetto Krinner (“tavola”) è costituito da una serie di telai verticali a
struttura reticolare disposti ad un determinato interasse, che sostengono gli arcarecci orizzontali
sui quali vengono adagiati e fissati i moduli fotovoltaici. Sia i telai che gli arcarecci sono realizzati
interamente con profili tubolari in acciaio zincato Fe 360 (De=60 mm, Sp.= 3.6 mm), collegati con
particolari giunti “a collare” e “a bicchiere” a montaggio rapido, in grado di realizzare un vincolo
di cerniera. La sede cilindrica del collare o del bicchiere ospita al suo interno il profilo tubolare, la
giunzione viene resa solidale con un’operazione simile alla crimpatura, tramite il serraggio di
grani filettati che effettuano uno schiacciamento meccanico irreversibile sul mantello del profilo
tubolare.
Infine, il modulo fotovoltaico viene fissato agli arcarecci con le apposite staffe tipo pipe clip.
Telaio reticolare verticale Giunti a collare e a bicchiere, incernierati
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Grano filettato per crimpatura Fissaggio del modulo PV con pipe clip
Le caratteristiche salienti del sistema sono:
1) Facilità e rapidità di installazione, grazie:
• all’impiego di un profilo unico per tutta la struttura;
• alla semplicità delle interconnessioni;
• al limitato ricorso a minuteria metallica e bulloneria.
2) Flessibilità nel progetto della configurazione strutturale, opportunamente modificabile
secondo le esigenze (carichi vento e neve in determinati ubicazioni geografiche, condizioni
geotecniche non uniformi del suolo superficiale, etc..), potendo variare:
• l’interasse fra i telai verticali;
• lo schema reticolare del telaio;
• lo spessore dei profili tubolari, mantenendo il diametro esterno di 60 mm;
• le caratteristiche di resistenza dell’acciaio (da Fe 360 sino a Fe 510 se necessario) Il
tutto, mantenendo inalterata la metodologia di installazione.
Queste peculiarità rendono il brevetto particolarmente idoneo alla realizzazione di centrali
fotovoltaiche a terra in qualsiasi luogo e condizione, soprattutto quelle di estese dimensioni, dove la
razionalizzazione delle strutture di sostegno rappresenta una voce di spesa percentualmente
rilevante.
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1.3 FONDAZIONI A VITE KRINNER Le seconda parte del brevetto Krinner riguarda le strutture di fondazione, realizzate mediante
infissione per rotazione di viti in acciaio zincato di diametro e lunghezza variabile (fino a L=3 m).
Dal punto di vista dell’ingegneria geotecnica, la tecnologia in esame apporta elementi innovativi,
presentando le seguenti caratteristiche:
• il sistema di infissione sfrutta i pregi e la rapidità dei pali trivellati, mentre il
comportamento geotecnico è riconducibile ai vantaggi di consolidamento del terreno
ottenibili con i pali dislocanti (fino ad oggi eseguiti solo con la tecnica della infissione per
battitura);
• la fondazione Krinner ha natura reversibile, può essere perfettamente rimossa, circostanza
apprezzata dagli enti locali nella valutazione di centrali fotovoltaiche ubicate in zone a
vincolo ambientale e paesaggistico;
• è indistintamente applicabile in terreni coesivi e granulari, spaziando dalle argille
organiche tenere alle sabbie-ghiaie di elevata densità relativa Dr; solo nei terreni rocciosi
può essere necessario ricorrere ad un preforo;
• sviluppa un‘elevata resistenza alle sollecitazioni di compressione, ma è soprattutto durante le
azioni di sfilamento e trazione che manifesta risultati eccellenti, in relazione alla
modesta lunghezza e profondità di infissione. Infatti, la superficie laterale filettata induce
lo sviluppo del cinematismo di rottura nella massa interna del terreno, destando la
massima resistenza che il suolo in sito può offrire grazie ai meccanismi di attrito e
coesione: in altre parole, le caratteristiche geotecniche del terreno del luogo di progetto
vengono valorizzate e sfruttate al massimo grado;
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• dal punto di vista esecutivo, l’infissione della vite concentra in una fase unica le
operazioni di scavo, armatura e getto di calcestruzzo tipiche dei tiranti realizzati con micropali;
Moduli in silicio policristallino
• nelle centrali fotovoltaiche a terra, le verifiche geotecniche più gravose riguardano le
sollecitazioni di trazione e sfilamento, spesso rese problematiche a causa delle particolari
caratteristiche del suolo di fondazione. Infatti, lo strato di terreno superficiale è soggetto
alla degradazione provocata dai fenomeni atmosferici e dalle attività antropiche di
modellamento (quali i riporti, scavi, aratura etc..). La possibilità di scegliere la lunghezza
della vite di fondazione (fino a 3 m) permette di superare agevolmente qualunque
problema di resistenza geotecnica che il terreno, specialmente in un’area estesa, può
presentare. Le disomogeneità morfologiche superficiali vengono semplicemente
“regolarizzate” agendo sulla giunzione telescopica fra la vite Krinner ed il montante del
telaio di sostegno dei moduli; anche forti pendenze del terreno possono essere riassorbite
grazie alle cerniere presenti nella struttura del telaio verticale reticolare.
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Sistema Krinner in presenza di irregolarità del terreno: l’adattamento della struttura è ottenuto grazie alla giunzione telescopica
vite-montante
• grazie alla “flessibilità” della fondazione a vite Krinner, la struttura in elevazione a sua
volta può essere configurata e commisurata secondo le esigenze, per esempio
aumentando la distanza fra i telai verticali (l’incremento delle sollecitazioni di sfilamento
può essere compensato con l’infissione di viti di lunghezza maggiore);
• piuttosto inusuale nell’ingegneria geotecnica, è in questo caso semplice effettuare le prove
di sfilamento, in grado di fornire un dato certo sulla resistenza a trazione che il terreno in
sito può destare. In fase di realizzazione, è dunque possibile caratterizzare direttamente il
terreno mediante un campo prove mirato, con un’efficacia e precisione superiore ai classici
sondaggi geotecnici o prove penetrometriche. Infatti, la prova di sfilamento rappresenta il
collaudo ante operam della fondazione, in base al quale è possibile dimensionare le
fondazioni con un elevato grado di certezza strutturale, senza dover ricorrere a fattori di
sicurezza F=2.5-3 tipici della meccanica delle terre.
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Elaborazione grafica della curva di rottura nella prova di estrazione
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2 - ANALISI DEI CARICHI
L’analisi dei carichi e le verifiche strutturali sono stati effettuati in base al D.M. 14/01/2008, le
nuove NTC in vigore dal 1° luglio 2009. 2.1 VENTO
• Impianto Fotovoltaico in zona 3 Toscana, Collesalvetti (adiac.) a 4 km
• a0= 500 m, vb,0= 27 m/s in funzione della zona di riferimento
• as<=a0 altitudine del sito (Lavandone, idrovora): 0.85-1.15 mt slm
• vb = vb,0= 27 m/s per as<=a0 velocità di riferimento
• qb =
2 v b 1.6
= 456 N/mq ≅ 45.6 kg/m2 pressione cinetica di riferimento
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Categoria di esposizione del sito (vedi Tab.3.3.II, DM.14.9.2005 e succ.agg.): Categoria II: K,r = 0.19 Z,o = 0.05 m Z,min = 4,00 m
• Classe di rugosità D aree prive di ostacoli
• Categoria di esposizione II dalla combinazione delle precedenti
• kr = 0.19 z0 = 0.05 zmin = 4 m in funzione della categoria di esposizione
• z = 4.00 m circa altezza massima della “tavola”
• ce = ce (zmin) = 2.1 coefficiente di esposizione per z < zmin
• ct = 1 coefficiente di topografia
• cd = 1 coefficiente dinamico
• cp = 0.8 coefficiente di forma
• p = qb · ce · cd· cp ≅ 77 kg /m2 Pressione del vento sulla tavola
In assenza di prove in galleria del vento, il coefficiente di forma è stato valutato sulla scorta delle
indicazioni dettate dal DM 14-09-2005 al paragrafo 3.3.7.1.
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La centrale fotovoltaica, dal punto di vista delle azioni del vento, è riconducibile al caso di
“coperture multiple di edifici”, visto che le tavole ospitanti i pannelli rappresentano una serie di
elementi identici e contigui (alla stregua delle coperture a sheed). In merito, il decreto stabilisce
che la prima superficie investita direttamente dal vento debba superare le classiche verifiche
prescritte per una qualunque copertura; per le altre superfici “interne” alla centrale
fotovoltaica, meno esposte al vento, ragionevolmente è prevista una riduzione della sollecitazione
del 25%.
In prima istanza ed in via cautelativa, nonostante l’inclinazione della prima tavola fotovoltaica
sopravvento sia intorno a 30°, si assume per il coefficiente di forma un valore pari a 0.8.
2.2 NEVE
La zona risulta inserita in Zona II , quindi con q, sk = 215 kg/mq, per a,s < 200 mt di quota
• Impianto Fotovoltaico in zona II Toscana, Collesalvetti (PT)
• as= 1 m.s.l.m. altitudine del sito
• copertura a una falda = 30° inclinazione della tavola fotovoltaica
• µ1 = 0,80 coefficienti di forma della copertura
• CE = 0.9 coefficiente di esposizione
• Ct= 1 coefficiente termico (cautelativo per fotovoltaico)
• qsk = 2.15 kN/m2 = (215 kg/mq) valore di riferimento del carico al suolo (as<=200 m)
• qs = µi·qsk· CE· Ct =0.80 x 215 x 0.9 x 0.60 = 0.50 kN/m2≅ 92 kg/m2 Carico neve sulla tavola
Il valore assunto per il carico neve è cautelativo, in quanto l’inclinazione di 30° riferita ad una superficie vetrata liscia impedisce la formazione di depositi di elevato spessore, causa scivolamento. Inoltre, essendo le superfici fotovoltaiche a terra di semplice accesso, si prescrive a carico del Titolare dell’impianto l’onere di una pronta rimozione dei depositi nevosi.
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2.3 CARICHI PERMANENTI e SISMICI I carichi permanenti in gioco sono il peso proprio della struttura di sostegno ed il peso dei moduli fotovoltaici, che complessivamente ammontano a 20 kg/m2. I carichi sismici in gioco sono trascurabili vista la leggerezza complessiva della struttura e l’altezza totale ridotta. Peraltro, la struttura possiede un sistema di controventi in grado di contrapporsi ad entrambe le direzioni principali di provenienza del sisma.
2.4 COMBINAZIONE DEI CARICHI Le nuove NTC indicano per la verifica allo SLU (Stato Limite Ultimo) la seguente formula di
combinazione dei carichi:
dove:
• G1: peso proprio elementi strutturali; • G2: peso proprio elementi non strutturali; • P: pretensione e precompressione; • Qkj: azione variabile caratteristica (frattile 95% della popolazione dei massimi); • Qk1: azione variabile dominante; • Qk2,3,..: azioni variabili che possono agire contemporaneamente a quella dominante; • γG1: coefficiente parziale del peso proprio degli elementi strutturali; • γG2: coefficiente parziale del peso proprio degli elementi non strutturali; • γQi: coefficiente parziale delle azioni variabili; • ψ0j: coefficiente di combinazione (valore raro della durata della intensità di Qkj).
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Un carico si definisce “favorevole” se la sua presenza nella combinazione contribuisce alla verifica
dell’equilibrio.
I moduli fotovoltaici risultano carichi permanenti non strutturali compiutamente definiti, pertanto
sono stati inglobati nei carichi permanenti (20 kg/m2 complessivi).
Impiegando l’Approccio n° 2, si definiscono le combinazioni vettoriali di carico previste per la
verifica della struttura in oggetto:
C1) 1.3xGPermanenti + 1.5xQNeve dominante + 1.5x0.6xQVento Frontale
C2) 1.3xGPermanenti + 1.5xQVento Frontale Dominante + 1.5x0.5xQNeve
C3) 1.0xGPermanenti Favorevoli + 1.5xQVento Tergo Dominante
C4) 0.90xGPermanenti Favorevoli + 1.5xQVento Tergo Dominante (EQU)
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3 - SOLLECITAZIONI E VERIFICHE DI RESISTENZA
Prima di mostrare i risultati dei calcoli (sollecitazioni massime sugli elementi e verifiche di
sezione), si espongono le principali osservazioni inerenti la intuizione del comportamento
strutturale del sistema e le procedure di verifica di resistenza che verranno adottate:
• L’elemento tubolare orizzontale è sollecitato sostanzialmente a flessione biassiale. La verifica
di sezione viene effettuata mediante Metodo Plastico (P), supponendo il completo snervamento
della sezione, che oppone una resistenza ultima proporzionale al valore Wpl (Modulo di
Resistenza Plastico). La sezione è del tipo compatto, classe 1¸ in grado di sviluppare una
cerniera plastica. • Tutti gli altri elementi si comportano come aste reticolari, essendo soggette solo a sforzi di
trazione e compressione. La verifica di sezione viene effettuata mediante Metodo Elastico (E),
sino al raggiungimento della condizione di snervamento da parte della fibra più sollecitata. La
verifica di instabilità al carico di punta rappresenta l’ostacolo più difficile da superare. I
coefficienti moltiplicativi dello sforzo di compressione sono stati dedotti dalle Norme CNR
10111/85.
Si riporta infine, per chiarezza, una sintesi dei metodi di calcolo richiesti dalle nuove NTC per
strutture metalliche come quelle in oggetto. La verifica di resistenza risulta superata se:
Rd
Ed
dove:
• Rd: resistenza di progetto, valutata in base ai valori di progetto della resistenza dei materiali e ai valori nominali delle grandezze geometriche interessate;
• Ed: valore di progetto dell’effetto delle azioni, valutato in base alle formule delle combinazioni dei carichi.
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Il calcolo di Rd dipende dunque anche dai valori di progetto della resistenza dei materiali:
dove:
• fd: resistenza di progetto dei materiale; • fk: resistenza caratteristica del materiale; • γM: coefficiente parziale per la resistenza dei materiali (1.05 per acciaio da carpenteria).
Le peculiari sollecitazioni che sperimentano gli elementi strutturali oggetto della relazione, comportano l’effettuazione di tre tipi di verifiche strutturali:
a) FLESSIONE RETTA con Metodo Plastico (P)
MEd Mc,
Rd
dove:
• MEd: momento flettente generato dalle azioni di progetto; • Mc,Rd: momento resistente ultimo della sezione, pari a Wpl·fyk/γM, con Wpl modulo di
resistenza plastico e fyk tensione caratteristica di snervamento.
b) ASTA COMPRESSA o TESA con Metodo Elastico (E):
σEd fyk/M
dove: • σEd: tensione normale elastica generata dalle azioni di progetto, già eventualmente
maggiorata con il coefficiente di instabilità ω per le aste compresse. 4 - VERIFICA DELLE STRUTTURE
Dalla analisi qualitativa dei fenomeni strutturali che interessano l’impianto fotovoltaico in oggetto, emerge che le sollecitazioni di carico destate dalla neve sono in intensità più gravose di quelle riconducibili al vento. I carichi sismici e l’azione tangente del vento determinano sollecitazioni poco significative: in via cautelativa è possibile prevedere l’installazione di controventi per irrigidire longitudinalmente la tavola fotovoltaica.
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Controventi a tirante d’acciaio
I profili tubolari orizzontali (arcarecci) ai quali sono fissati i moduli fotovoltaici e quelli obliqui dove sono a loro volta collegati gli arcarecci, sono sollecitati prevalentemente a flessione; tutti gli altri si comportano come aste reticolari, soggette a sforzo normale di compressione o trazione. Non è necessario condurre verifiche di deformabilità sugli elementi strutturali, in quanto tutti i moduli fotovoltaici sono distanziati fra loro con un giunto di 2 cm. I cedimenti in fondazione possono essere esclusi, in quanto la verifica più gravosa sulle viti Krinner riguarda l’azione di sfilamento dovuta al vento (dove non interviene la resistenza alla punta).
4.1 MATERIALI
La struttura Krinner in elevazione è costituita da profili tubolari con le seguenti caratteristiche:
• Diametro esterno D= 60 mm • Spessore Sp.= 3.6 mm • Diametro interno d= 52.8 mm • Area=6.37 cm2 • Momento di inerzia I z=25.4 cm4 • Raggio di inerzia ρz=1.99 cm • Modulo di resistenza W z=8.5 cm3 • Modulo di resistenza plastico W pl=18.8 cm3 • Acciaio FE 360 • Tensione di snervamento fyk=2350 kg/cm2 • Resistenza di progetto del materiale fd=2238 kg/cm2
La resistenza strutturale dei giunti a collare e a bicchiere, delle cerniere, delle saldature, delle viti di fondazione Krinner, dei grani filettati e delle pipe clips è certificata da prove di laboratorio effettuate dal fornitore della struttura.
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4.2 STRUTTURE IN ELEVAZIONE
Arcareccio
I moduli fotovoltaici sono fissati su una coppia di profili tubolari, i quali risultano sollecitati a flessione dai pesi permanenti e dalla combinazione di carico vento e neve. Lo schema statico è di trave continua su più appoggi, la verifica di calcolo riguarda la combinazione più gravosa (C2):
• Luce L= 4.20 m • Carico = Combinaz. 2 = 1.30 x 20 kg/mq + 1.50 x 77 kg/mq + 0.50 x 1.5 x 50 = 180 kg/m2
• Interasse arcarecci: (0.99/2)=0.50 m • Carico ripartito p= 180 kg/mq x0.50 ml = 90 kg/ml • Momento flettente Mmax ( 1/10 pL2)=160 kgm • Modulo di resistenza plastico W pl =18.8 cm3
• Tensione di esercizio σ= Mmax /W pl = 851 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2
Giunto tubolare telescopico fra gli arcarecci
Gli arcarecci sono collegati fra loro mediante un elemento di giunzione tubolare telescopico, di diametro compatibile con il diametro esterno dell’arcareccio. Per garantire la continuità nella resistenza, il giunto deve essere in acciaio FE 360, diametro interno 60 mm e spessore > 3 mm.
Sbalzo orizzontale I moduli fotovoltaici di estremità sono fissati su una coppia di profili tubolari, che rappresenta lo sbalzo terminale della trave continua prima menzionata, i quali risultano sollecitati a flessione dai pesi permanenti e dalla combinazione di carico vento e neve. Lo schema statico è la mensola.
• Luce L= 0.70 m • Carico = 180 kg/m2
• Interasse arcarecci: (0.99/2)=0.50 m • Carico ripartito p= 180x0.50=90 kg/m • Momento flettente Mmax ( 1/2 pL2)= 22 kgm • Modulo di resistenza plastico W pl =18.8 cm3
• Tensione di esercizio σ= Mmax /W pl =117 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2
Aste reticolari
Le aste reticolari del telaio, vincolate con una cerniera perfetta, sono soggette solamente a sforzi normale di compressione e trazione. Per quanto riguarda la verifica alla combinazione di carico più gravosa (C2), tutte le aste sono soggette a sforzi di compressione. Le maggiori sollecitazioni sono sui puntoni centrali n1-n3 e n4-n6, in virtù della loro inclinazione rispetto alla direzione delle forze nodali e della maggior area di carico (in via cautelativa, la forza nodale è stata calcolata come se si trasmettessero i carichi di una tripla di arcarecci):
ASTA n1-n3 (compressione)
• Luce L= 2.08 m • Carico nodale F= 365 kg x 3 = 1100 kg • Inclinazione= 89° • Sforzo normale Nmax = 1100 /sen(89°) = 1100 kg • Area di resistenza Az=6.37 cm2
• Lunghezza libera di inflessione L0=L
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione statica strutture sostegno a terra
• Snellezza λ= L0/ρz =208/1.99=105 • ω(λ)=1.71 • Tensione di esercizio σ= 1.71 x 1100 / 6.37 = ω x (Nmax/Az)= 295 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2
ASTA n4-n6 (compressione)
• Luce L= 1.56 m • Carico nodale F= 1100 kg • Inclinazione= 20° • Sforzo normale Nmax =969/sen(20°)=3216 kg • Area di resistenza A z =6.37 cm2
• Lunghezza libera di inflessione L0=L • Snellezza λ= L0/ρz =156/1.99=79 • ω(λ)=1.30 • Tensione di esercizio σ=ω x (Nmax/Az)=656 kg/cm2 <fd=2238 kg/cm2
Quando il vento spira in direzione ortogonale a tergo della tavola fotovoltaica, le sollecitazioni di compressione generate sulle aste sono inferiori oppure di trazione, quindi senza problemi di instabilità al carico di punta. Nelle condizioni di vento a tergo, il peso proprio dei moduli va sottratto alla pressione del vento.
4.3 STRUTTURE DI FONDAZIONE Per la verifica delle viti Krinner di fondazione, si procederà con il calcolo delle massime sollecitazioni di sfilamento, le quali verranno confrontate con valori di prove di estrazione eseguite su vari suoli. La sollecitazione di estrazione massima in fondazione è causata dall’azione del vento quando spira in direzione ortogonale a tergo della tavola fotovoltaica (combinazione di carico C4, che verrà applicata trascurando in via cautelativa l’effetto stabilizzante del peso proprio della struttura). Considerando la superficie di moduli che compete ad un singolo telaio (4.03x4.20=17 m2 ), la pressione del vento genera una forza F=1.5x17x77= 1963 kg, applicata nel baricentro, la quale produce un Momento ribaltante pari alla componente orizzontale della forza (si considera vento da tergo, per valutare l’effetto “vela”) moltiplicato il baricentro del pannello. A favore della sicurezza si considera l’intera forza di 1963 kg moltiplicata 3.00 + 0.65 + 1.95/2 = 4.63 mt, ossia un Mr = 1963 x 4.63 = 9078 kgm per campata di 4.20 mt di pannello; tale momento genera una forza di trazione a sfilamento di 9078/3.30 mt (interasse appoggi) = 2751 kg. Quindi sull’asta n1-n2 la massima sollecitazione di sfilamento, pari a: 2751 kg Tale valore deve essere verificato con i valori di resistenza rilevati durante le prove di estrazione e, comunque, compatibile con i carichi di rottura che le viti Krinner 1800 mostrano nelle prove di estrazione effettuate in terreni similari. Per le viti anteriori, soggette a deboli sollecitazioni di sfilamento, è prevista l’installazione di una vite Krinner 1800.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione idrogeologica e idraulica
1. PREMESSA In via propedeutica alla realizzazione di un impianto ftv a terra, nell’intorno della località “Lavandone”, nel comune di Collesalvetti (LI), è stata eseguita un'indagine di caratterizzazione geotecnica e idraulica a supporto del progetto preliminare, nel mese di ottobre 2010. Scopo dell'indagine è la verifica – dati alla mano ‐ dei caratteri litostratigrafici geomorfologici ed idrogeologici del sito, nonchè la valutazione dei parametri geomeccanici in prospettiva sismica dei terreni di sedime dell’impianto nei luoghi interessati dal progetto. Lo studio comprende un rilevamento idro‐geo‐morfologico di dettaglio ed una campagna geognostica mediante l’esecuzione di due sondaggi di penetrometria dinamica, eseguiti dallo Studio Geochemical Energy and Consulting srl di Prato con la supervisone dello scrivente. Le modalità seguite e i risultati ottenuti sono descritti nella presente relazione.
2 – DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AREA VASTA E DEL SITO
Il sito è ubicato nella pianura costiera della bonifica pisana, nella zona di bonifica che ha come epicentro l’antica tenuta mediacea di Coltano ed in prossimità a numerosi corsi d’acqua formanti il reticolo idraulico superficiale, fra Cascina e Collesalvetti.
E’ posto a circa 12 chilometri dalla costa e a circa 1 metro sul livello del mare.
La quota dell’area è superiore al livello medio dei corsi d’acqua piu’ prossimi di pochi di centimetri.
La quota è spesso inferiore alla quota di rigurgito marino all’interno dei canali di bonifica, che pertanto risultano c.d. “pensili”.
L'intorno dell’area è interessato da un sistema di canali artificiali dei quali il principale è il Canale del padule di Bientina e – piu’ in prospettiva – dalla Fossa Nuova.
Siamo al margine orientale di una antica zona umida‐palustre limitrofa all’Arno, che è stata resa abitabile con secoli di lavoro di bonifica.
I terreni sono pianeggianti e la quota media del piano di campagna originario è di circa due metri al disopra del livello medio del mare ed in genere non supera la quota di 1.95‐2.05 m s.l.m..
Le aree adiacenti risultano parimenti pianeggianti e con lievissima cadente verso ovest, di pochi centimetri al chilometro, per lo più adibite a seminativo o interessate dall’affioramento di acqua, drenate da una fitta rete di canalette che tributano alla Fossa Nuiova ed agli altri corsi d’acqua.
La particolare situazione idrologica, idrogeologica e morfologica della zona in esame non determina tuttavia la presenza di affioramento di acque sotterranee, che si trovano a molti metri di profondità.
L’area è mantenuta emersa dall’azione di un sistema di idrovore realizzato nei primi decenni del
presente secolo con l’istituzione del Consorzio di Bonifica.
Il deflusso delle acque è dal lago verso il mare, determinato e regolato da un sistema di cateratte realizzate dal ‘700.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione idrogeologica e idraulica
3 – INDAGINI GEOLOGICHE‐IDROGEOLOGICHE
3.1 – INDAGINI ESISTENTI
L’area, in relazione ai progetti disponibili presso il comune di Cascina ed il Genio Civile di Pisa, per iniziative di pianificazione territoriale è stata interessata da diverse indagini, che confermano sostanzialmente la uniformita ad area vasta dei sedimenti lacustri e fluviali, per diverse decine di metri, fino ad un banco di argilla e conglomerati pliocenica, caratteristico di gran parte del bacino costiero della Toscana centro‐settentrionale, posto a oltre 60‐70 metri di profondità.
4 ‐ CARATTERI GEOLOGICI
L’area in esame interessa il margine interno di un ampio bacino di colmata, con asse parallelo alla linea di costa, costituito da limi sabbiosi, limi e torbe ben classate.
Localmente la presenza di torbe è invasiva, ma non in questa zona: si ricordano personalmente le difficoltà di realizzazione dell’autostrada Sestri Levante‐Rosignano, nel tratto di Coltano interamente in viadotto per la estrema compressibilità delle torbe (*) che resero necessaria l’esecuzione dei pali‐pozzo di fondazione previa asportazione con réfouler di molti metri di strato torboso. Dato che il processo di fossilizzazione non è ancora completato, da un punto di vista commerciale le torbe non sono più incluse tra i carboni fossili. Solo sotto certe condizioni la torba si trasforma in carbone di lignite nel corso di milioni di anni.)
Piu’ verso est i limi aumentano di tenore argilloso e sono coperte dalla coltre di terreni vegetali coltivati da secoli.
Localmente, invece, i bacinitorbosi palustri deposti nella laguna interna, originatasi nel Quaternario, tra il rilievo collinare e le dune costiere rendono la zona inutilizzabile per qualsiasi costruzione superficiale (Coltano ed oltre, piu’ verso mare)
L’attuale situazione morfologica della pianura cascinese meridionale è il risultato del progressivo abbassamento del substrato roccioso (Catena Apuana e Monti Pisani) in conseguenza di movimenti che si sono protratti fino al Quaternario lungo le faglie dirette distensive con direzione appenninica.
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(*) (La torba è un deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d'acqua che, a causa dell'acidità dell'ambiente, non possono decomporsi interamente. Essa può includere molti altri tipi di materiale organico, come cadaveri di insetti ed altri animali. La torba si accumula in suoli più o meno saturi d'acqua e in assenza di ossigeno. Rappresenta lo stadio iniziale della formazione del carbone: la sua carbonizzazione si è arrestata in seguito a grandi sconvolgimenti avvenuti tra la fine dell'era terziaria e l'inizio della quaternaria, che hanno riportato i resti vegetali ancora in gran parte ricchi di idrogeno e ossigeno a contatto con l'aria.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione idrogeologica e idraulica
La struttura a horst e graben che si è creata ha condizionato la deposizione dei sedimenti marini e continentali.
Il substrato dell’area vasta è costituito da depositi, attuali e recenti (Quaternario), di sabbie argillo‐limose ed in subordine di limi organici e torbe, risultato dell’alternanza di fasi di deposizione lacustre, come l’attuale, e, oltre Coltano, marina.
I limi sabbiosi e argillosi in strati sedimentari alternati, da medio‐fini a fini, raggiungono profondit superiori a 30 m dal p.c. passano gradualmente a limi ed argille limose con tracce di sabbia fine e torba.
A profondità superiori sono presenti argille grigio‐azzurre con lenti di torba e livelli di ghiaie e sabbie fino a circa 70 m di profondità dove vi sono conglomerati e sabbie di un diverso ciclo trasgressivo.
Per le profondità di interesse, procedendo dall’alto verso il basso, sotto il terreno agrario, si
hanno:
‐ limi argillosi e torbe superiori ed argille torbose, di spessore crescente da 1‐2 m, in varie zone, senza affioramenti, fino alla profondità di circa 10 m;
‐ torbe e argille torbose inferiori, presenti da circa 25 a 60 m di profondità dal p.c. nella parte centrale del bacino, da circa 13 a 70 m di profondità dal p.c. nella parte orientale.
4.2 ‐ CARATTERI LITOSTRATIGRAFICI DEL SITO
I caratteri litostratigrafici del sottosuolo e dei materiali di riporto (limi argillosi e sabbie argillose, è stata definita da illustri studiosi, integrando i risultati delle indagini eseguite nelle varie campagn geognostiche e i dati esistenti in letteratura, giungendo alla definizione di quattro distinti litotipi.
La descrizione schematica della litostratigrafia è la seguente.
‐ Il substrato, fino ad una profondità di circa 30 m dal p.c., è costituito da sabbie medio‐fini, localmente più o meno limose. ‐ Da tale profondità si passa gradualmente a limi e quindi ad argille, sempre più o meno sabbiosi. ‐ Intorno ai 40 m di profondità dal p.c. si rilevano, almeno localmente, livelletti torbosi. ‐ In affioramento sono presenti materiali con scarse caratteristiche meccaniche costituiti da riporti, e terreni che localmente presentano talvolta componente organica (coltivo vegetale).
CONDIZIONI PIEZOMETRICHE, DINAMICA DELLA FALDA
Nel corso delle varie indagini vennero anche installati piezometri a "tubo aperto" per verificare la presenza e monitorare l'escursione: il livello della isofreatica non è mai piu’ elevato di 25 metri di profondità e si trova – con tutta probabilità – a giacere su un livelletto di argilla impermeabile.
CUNEO SALINO
Non è nota la presenza di infiltrazioni di acqua marina a oltre 12 km dalla linea di costa.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione idrogeologica e idraulica
LITOTIPI INDIVIDUATI E LORO PARAMETRI FISICO‐MECCANICI
LITOTIPO A
Corrisponde ai materiali di varia natura presenti in superficie.
E’ stato rilevato nell’area preposta ad accogliere la centrale FTV ed è costituito prevalentemente sabbie limose e limi sabbiosi, talvolta con livelli torbosi e suolo.
Localmente sono presenti materiali eterogenei ed eterometrici di riporto, costituiti da rifiuti misti a
Inerti. Lo spessore del litotipo è stato rilevato da 1÷3 m a 3÷5 m .
E’ stato ricostruito lo spessore del livello superficiale di caratteristiche fisico‐meccaniche più scadenti, costituito da livelli scarsamente addensati e contenenti parte di sostanza organica (coltivo, per circa 70 cm di spessore).
Granulometria.
dalle analisi granulometriche eseguite su alcuni campioni, il litotipo corrisponde ad un limo argilloso; i livelli superficiali presentano, almeno localmente, una maggiore presenza delle frazioni limo‐argillose e organiche.
Peso di volume.
mediante correlazione con i valori NSPT (Manuale del Geologo, 1995) si stima un valore del peso di volume naturale γ crescente con la profondità da 1.6 a 1.8 t/mc. addensamento/consistenza mediante correlazione con i valori NSPT (A.G.I., 1977), si valuta uno stato di addensamento/consistenza crescente con la profondità, comunque sciolto/privo di consistenza‐poco consistente.
Resistenza al taglio – tensioni totali (per i livelli superficiali scadenti).
Mediante correlazione con i valori delle penetrometrie statiche, si stimano valori della coesione non
drenata Cu crescenti con la profondità generalmente da 0.3 a 1 kg/cmq. resistenza al taglio – tensioni efficaci mediante correlazione con i valori NSPT (Road Bridge Specification), si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ crescenti con la profondità da 20° a >30°.
Compressibilità.
Mediante correlazione con i valori NSPT (Begeman, 1974; Mitchell e Gardner, 1975), si stimano valori
del modulo E (modulo di Young o di compressibilità, in prima approssimazione coincidente con il modulo edometrico) crescenti con la profondità da 20 a 40 kg/cmq. coefficiente di permeabilità mediante prove con permeametro si stimano valori del coefficiente di permeabilità k dell’ordine di
10‐6 ÷ 10‐7 m/sec.
Sulla base dei dati rilevati dalle indagini, si stimano i seguenti valori dei principali parametri fisicomeccanici (il primo valore è relativo al suddetto livello superficiale piuttosto modesto):
‐ peso di volume γ = 1.6÷1.8 t/mc ‐ granulometria limo sabbioso con sostanze organiche ÷sabbia fine debolmente limosa ‐ addensamento/consistenza sciolto/privo di consistenza: consistenza medio bassa; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.3 – 0.7 ÷ 0.8 – 1.0 kg/cmq (valori minimi rilevati) ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = 20°÷>30° ‐ compressibilità E = 20 ÷ 40 kg/cmq. ‐ coefficiente di permeabilità k = 10‐6 ÷10‐7 m/sec
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LITOTIPO B
Corrisponde ai depositi naturali a composizione prevalentemente sabbiosa che costituiscono il substrato naturale del sito e dell’area vasta.
Rilevato in corrispondenza di tutte le verticali indagate, sottostante ai precedenti litotipi. Lo spessore massimo di tale livello risulta dell’ordine di 30‐40 m. E’ costituito da sabbie medio‐fini, localmente grossolane, pulite o con presenza di limo. E’ stato interessato da prove penetrometriche e dal prelievo di campioni.
Presenta valori di NSPT crescenti con la profondità, indicativamente NSPT ≈ 10‐30 fino a circa 15 m dal p.c., per passare a NSPT >30.
Granulometria.
dalla analisi granulometrica eseguita su circa n. 20 campioni, il litotipo corrisponde ad una sabbia argillosa ad argilla limosa (debolmente limosa).
Peso di volume.
mediante correlazione con i valori NSPT (Manuale del Geologo, 1995) si stimano valori crescenti con la profondità del peso di volume naturale γ da 1.8 a 2.1 t/mc.
Addensamento
mediante correlazione con i valori NSPT (A.G.I., 1977), si valuta uno stato di addensamento crescente
con la profondità da moderatamente addensato a addensato‐molto addensato.
Resistenza al taglio – tensioni efficaci
mediante correlazione con i valori NSPT (Road Bridge Specification), si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ crescenti con la profondità da 27° ÷ 35° a >35°.
Compressibilità
Mediante correlazione con i valori NSPT (Begeman, 1974; Mitchell e Gardner, 1975), si stimano valori del modulo E (modulo di Young o di compressibilità, in prima approssimazione coincidente con il modulo edometrico) crescenti con la profondità da 50÷100 a > 150 kg/cmq.
Coefficiente di permeabilità
dalla elaborazione dei dati della prova di pompaggio eseguita ad hoc, risulta un valore del coefficiente di permeabilità k dell’ordine di 10‐4 m/sec;
Sulla base dei dati rilevati dalle indagini, si stimano i seguenti valori dei principali parametri fisicomeccanici:
‐ peso di volume γ = 1.8‐2.1 t/mc con la profondità; ‐ granulometria sabbia medio‐fine da pulita a debolmente limosa; ‐ coefficiente di permeabilità k = dell’ordine di 10‐4 cm/sec; ‐ addensamento/consistenza moderatamente addensato a addensato‐molto addensato con la
profondità; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.4 kg/cmq (per i livelli con importante frazione
limoargillosa); ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = da 27÷35° a >35° con la profondità;
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‐ compressibilità E = da 50÷100 a >150 kg/cmq con la profondità; ‐ coefficiente di permeabilità k = 10‐4 m/sec
LITOTIPO C
Corrisponde ai depositi naturali a composizione limo‐argillosa sottostanti al LITOTIPO B.
E’ stato rilevato fino alla massima profondità indagata, pari a 55 m.
E’ costituito da limo e argilla con presenza di sabbia; sono presenti livelletti torbosi.
E’ stato interessato da campagne di prelievi per lavori autostradali ed infrastrutturali di area vasta (Guasticce) prelievo di campioni granulometria‐indici di Atterberg dalla analisi granulometrica eseguita su circa n. 10 campioni, il litotipo corrisponde ad un limo da poco a molto argilloso con sabbia; dalla determinazione degli indici di Atterberg, il litotipo corrisponde ad una argilla inorganica di media plasticità.
Peso di volume.
Dalle determinazioni di laboratorio si valutano valori medi del peso di volume naturale γ = 1.95 t/mc.
Consistenza.
Dalle determinazioni di laboratorio si valuta una consistenza plastica‐solido plastica.
Resistenza al taglio – tensioni efficaci
Dalla prova di taglio diretto si sono ricavati valori dell’angolo di attrito pari a 21° e della coesione pari a 0.3 kg/cmq; mediante correlazione con i valori dell’indice di plasticità, nell’ipotesi c’=0, si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ pari mediamente a 30°.
Sulla base dei dati rilevati dalle indagini, si stimano i seguenti valori dei principali parametri fisicomeccanici (n.b.: la descrizione dei parametri fisico‐meccanici che segue è relativa al litotipo nel suo complesso e pertanto non tiene conto dei livelletti torbosi presenti):
‐ peso di volume γ = 1.95 t/mc con la profondità; ‐ classificazione argilla inorganica di media plasticità; ‐ granulometria: limo da poco a molto argilloso con sabbia; ‐ coefficiente di permeabilità k = dell’ordine di 10E‐04 cm/sec; ‐ addensamento/consistenza moderatamente addensato a addensato‐molto addensato con la
profondità; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.2÷0.4 kg/cmq; ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = 21°; c’ = 0.3 kg/cmq φ’ = 30°; c’ = 0.0 kg/cmq; ‐ compressibilità E = da 50÷100 a >150 kg/cmq con la profondità
IMPLICAZIONI GEOTECNICHE DELLE OPERE IN PROGETTO
Il progetto prevede modestissime opere a terra, costituite da semplice tubi in ferro di 8 cm infissi nei primi due metri di terreno; i pannelli solari pesano 27 kg/mq e, avendo quattro pali ogni 8 metri quadri di tavola, il carico sul tubo è di 54 kg oltre al peso proprio; del tutto inifluente in quanto è sufficiente attingere anche ad un debolissimo effetto di attrito terra/tubo per garantire la stabilità e la portanza.
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CEDIMENTI TOTALI E DIFFERENZIALI DEL TERRENO DI FONDAZIONE
Si sono stimati i cedimenti assoluti a tempo infinito indotti dal rilevato di messa in sicurezza in progetto sui terreni di fondazione: l’ordine di grandezza è di circa 1 cm; la distorsione massima, k,a, è inferiore ad 1/200 D, posta D la distanza tra due punti di misura.
4.3. GEOLITOLOGIA Il quadro geo‐litologico locale si inserisce nel contesto della Toscana Centrale e Costiera, caratterizzato dalla presenza di Unità Neogeniche Toscane impostate su un sistema tettonico complesso, in cui le Unità Liguri e Subliguri sormontano la Falda Toscana. [I dati che seguono sono tratti dalla Carta Geologica Regionale, per gentile concessione, 22.1.2010]. In questo quadro si ha la presenza di formazioni sedimentarie appartenenti al ciclo deposizionale del Padule di Fucecchio (vedi Carta Geologica Regionale, scala 1:50.000), in prossimità e copertura delle pendici dei rilievi di pre‐collinari del Monte Albano. Nel quadro regionale d’insieme si distingue nella parte settentrionale lo sviluppo delle formazioni appartenenti al Dominio Toscano Giurassico (Unità tettonica della Falda Toscana) cui si sovrappongono i termini del Dominio Ligure di età dell’Eocene‐Cretacico. In particolare i rilievi settentrionali rappresentano l’emergenza di litotipi appartenenti al Gruppo delle Brecce del Montealbano – CGA – e trattasi di conglomerati e brecce monomittiche, clasto‐sostenute con clasti variabili da sub angolosi a sub arrotondati, specificatamente come calcari marnosi rossastri con peliti siltose e plaghe selcifere. L’età è dell’Eocene inferiore.
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5. IDROGEOLOGIA Le formazioni geologiche, che costituiscono la successione stratigrafica più superficiale, possono essere raggruppate in differenti “Complessi idrogeologici” così distribuiti dall’alto verso il basso:
• Complesso idrogeologico delle alluvioni; formato da sedimenti alluvionali eterometrici (argille, limi, sabbie, ghiaie) caratterizzato da permeabilità primaria da molto bassa a media, nei livelli più permeabili si sviluppano circolazioni idriche talora in pressione;
• Complesso idrogeologico della Formazione di Monte Morello; costituito prevalentemente da peliti e calcari‐marnosi, per natura costituisce il locale aquiclude.
Nel sito si sviluppa una circolazione idrica sotterranea nei depositi alluvionali; essa presenta un livello piezometrico medio posto a poca profondità dal p.c. con escursione che è funzione del locale regime pluviometrico. In sintesi la zona in esame si pone nell’intorno del Padule di Fucecchio; prevale in generale una media‐alta permeabilità dei terreni sedimentari limo argillosi, a granulometria non molto fine, nonostante la frazione limosa. Non vi sono acquiferi emergenti in loco. La linea di deflusso è orientata verso sud‐nord con un bassissimo gradiente idraulico. 6. INDAGINE GEOGNOSTICA Al fine di verificare la successione stratigrafica locale e di evidenziare i caratteri geomeccanici dei terreni affioranti, sono stati eseguiti 2 sondaggi di penetro metrica statica. L'attrezzatura utilizzata è costituita da un penetrometro statico leggero (SPL), costituito da un maglio di 30 kg e volata di 0,20 metri, punta conica di 10 cm2 ed apice di 60°. Gli istogrammi mostrano il numero dei colpi "N" necessario per l'approfondimento della punta conica nel terreno. Dal loro esame generale si evidenzia la presenza di un primo terreno in minor addensamento riconducibile alla copertura pedogenizzata, con uno spessore di circa 0,5‐0,7 metri. Sottostante a questo, si ritrova la formazione limoso‐sabbiosa in facies mediamente addensata (SPD 1) che prosegue fino a – 1,5 metri di profondità con un N = 55 colpi/10 cm. Al di sotto si osserva un incremento dell’addensamento con oltre 30‐40 colpi/10m cm che corrisponde alla facies di maggiore addensamento. Nel SPL 2 la facies di maggiore addensamento è subito presente sotto la copertura pedogenizzata. 7. CARATTERIZZAZIONE GEOTECNICA DEI TERRENI La caratterizzazione geomeccanica è stata ottenuta attraverso la correlazione dei sondaggi penetrometrici eseguiti. I terreni affioranti nell’area di sedime dell’impianto fotovoltaico sono rappresentati da formazioni di sabbie limose. In superficie si ha una copertura pedogenizzata di spessore di circa 0,5‐0,7 metri. Si elencano di seguito i parametri geomeccanici delle facies litologiche rilevate. Limi sabbiosi e sabbie argillose in facies mediamente addensata (prof. da – 0,5 a – 1,5 metri dal p. di c.) C = 0 ��= 32° ��= 1,8 kg/cm³ Limi sabbiosi in facies addensata (profondità oltre – 1,5 metri dal p. di c.) C = 0 kg/cm; φ= 35°; γ = 1,8 kg/cm³
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6. STUDIO DI REGIMAZIONE IDRAULICA
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8. CONSIDERAZIONI CONCLUSIVE Sulla base dei dati acquisiti si possono evidenziare le seguenti considerazioni conclusive.
• Le aree in esame, sono poste in una zona con una morfologia collinare costituita da litologie sedimentarie limoso‐sabbiose
• con una copertura antropizzata che ha uno spessore inferiore al mezzo metro. • Le aree sono poste al di fuori di possibili allagamenti essendo in area collinare. • La falda acquifera è posta alla profondità di oltre i 25 mt. • La formazione sedimentaria è costituita da due facies con addensamento maggiore dopo i ‐1,5
metri di profondità dal piano di campagna. • La copertura pedogenizzata non è adeguata a sopportare carichi di una fondazione per la sua
inaffidabilità geotecnica, ma è talmente ridotta da venir superata con facilità da qualsiasi forma di ancoraggio delle strutture portanti
• La facies limoso‐sabbiosa/argillosa mediamente addensata è di buona affidabilità geotecnica per i possibili cedimenti che potrebbero avere un decorso temporale non prettamente immediato.
• La facies addensata, dopo il metro di profondità, è caratterizzata da una piu’ che buona affidabilità geotecnica.
Si possono quindi opportunamente adottare fondazioni di tipo indiretto mediante pali metallici “avvitati” tipo krinner o spitzenberger. Al fine del progetto in esame per la realizzazione dell’impianto fotovoltaico si conferma la fattibilità e l’idoneità del sito.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI)– Relazione geotecnica
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1 ‐ PREMESSA La presente Relazione geotecnica è una delle “relazioni specialistiche” redatte a completamento del Progetto per la centrale fotovoltaica “Arnaccio 1”, posta in comune di Cascina (PI). Per le parti non trattare si rimanda alla relazione tecnica di progetto della quale la presente relazione costituisce l’approfondimento specifico del tema geotecnico. Le tavole, gli allegati e tutti i dati ai quali si fa riferimento, sono quelli contenuti negli altri elaborati o allegati costituenti il Progetto di Autorizzazione
2 – DESCRIZIONE SINTETICA DELL’AREA VASTA E DEL SITO Il sito è ubicato nella pianura costiera della bonifica pisana, nella zona retrostante l’antica tenuta mediacea di Coltano ed in prossimità a numerosi corsi d’acqua formanti il reticolo idraulico superficiale, fra Cascina e Collesalvetti. E’ posto a circa 13.500 metri dalla costa e a circa 2 metri sul livello del mare. La quota dell’area è superiore al livello medio dei corsi d’acqua piu’ prossimi di alcune decine di centimetri. L'intorno dell’area è interessato da un sistema di canali artificiali dei quali il principale è il Canale del padule di Bientina e – piu’ in prospettiva – dalla Fossa Nuova. Siamo al margine orientale di una antica zona umida‐palustre limitrofa all’Arno, che è stata resa abitabile con secoli di lavoro di bonifica. I terreni sono pianeggianti e la quota media del piano di campagna originario è di circa due metri al disopra del livello medio del mare ed in genere non supera la quota di 1.95‐2.05 m s.l.m.. Le aree adiacenti risultano parimenti pianeggianti e con lievissima cadente verso ovest, di pochi centimetri al chilometro, per lo più adibite a seminativo o interessate dall’affioramento di acqua, drenate da una fitta rete di canalette che tributano alla Fossa Nuiova ed agli altri corsi d’acqua. La particolare situazione idrologica, idrogeologica e morfologica della zona in esame non determina tuttavia la presenza di affioramento di acque sotterranee, che si trovano a molti metri di profondità. L’area è mantenuta emersa dall’azione di un sistema di idrovore realizzato nei primi decenni del presente secolo con l’istituzione del Consorzio di Bonifica. Il deflusso delle acque è dal lago verso il mare, determinato e regolato da un sistema di cateratte realizzate dal ‘700. 3 – INDAGINI GEOLOGICHE‐IDROGEOLOGICHE 3.1 – INDAGINI ESISTENTI L’area, in relazione ai progetti disponibili presso il comune di Cascina ed il Genio Civile di Pisa, per iniziative di pianificazione territoriale è stata interessata da diverse indagini, che confermano sostanzialmente la uniformita ad area vasta dei sedimenti lacustri e fluviali, per diverse decine di metri, fino ad un banco di argilla e conglomerati pliocenica, caratteristico di gran parte del bacino costiero della Toscana centro‐settentrionale, posto a oltre 60‐70 metri di profondità. 4 ‐ CARATTERI GEOLOGICI L’area in esame interessa il margine interno di un ampio bacino di colmata, con asse parallelo alla linea di costa, costituito da limi sabbiosi, limi e torbe ben classate.
Localmente la presenza di torbe è invasiva, ma non in questa zona: si ricordano personalmente le difficoltà di realizzazione dell’autostrada Sestri Levante‐Rosignano, nel tratto di Coltano interamente in viadotto per la estrema compressibilità delle torbe (La torba è un deposito composto da resti vegetali sprofondati e impregnati d'acqua che, a causa dell'acidità dell'ambiente, non possono decomporsi interamente. Essa può includere molti altri tipi di materiale organico, come cadaveri di insetti ed altri animali. La torba si accumula in suoli più o meno saturi d'acqua e in assenza di ossigeno. Rappresenta lo stadio iniziale della formazione del carbone: la sua carbonizzazione si è arrestata in seguito a grandi sconvolgimenti avvenuti tra la fine dell'era terziaria e l'inizio della quaternaria, che hanno riportato i resti vegetali ancora in gran parte ricchi di idrogeno e ossigeno a contatto con l'aria.
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Dato che il processo di fossilizzazione non è ancora completato, da un punto di vista commerciale le torbe non sono più incluse tra i carboni fossili. Solo sotto certe condizioni la torba si trasforma in carbone di lignite nel corso di milioni di anni.) che resero necessaria l’esecuzione dei pali‐pozzo di fondazione previa asportazione con réfouler di molti metri di strato torboso. Piu’ verso est i limi aumentano di tenore argilloso e sono coperte dalla coltre di terreni vegetali coltivati da secoli. Localmente, invece, i bacinitorbosi palustri deposti nella laguna interna, originatasi nel Quaternario, tra il rilievo collinare e le dune costiere rendono la zona inutilizzabile per qualsiasi costruzione superficiale (Coltano ed oltre, piu’ verso mare) L’attuale situazione morfologica della pianura cascinese meridionale è il risultato del progressivo abbassamento del substrato roccioso (Catena Apuana e Monti Pisani) in conseguenza di movimenti che si sono protratti fino al Quaternario lungo le faglie dirette distensive con direzione appenninica. La struttura ad horst e graben che si è creata ha condizionato la deposizione dei sedimenti marini e continentali. Il substrato dell’area vasta è costituito da depositi, attuali e recenti (Quaternario), di sabbie argillo‐limose ed in subordine di limi organici e torbe, risultato dell’alternanza di fasi di deposizione lacustre, come l’attuale, e, oltre Coltano, marina. I limi sabbiosi e argillosi in strati sedimentari alternati, da medio‐fini a fini, raggiungono profondit superiori a 30 m dal p.c. passano gradualmente a limi ed argille limose con tracce di sabbia fine e torba. A profondità superiori sono presenti argille grigio‐azzurre con lenti di torba e livelli di ghiaie e sabbie fino a circa 70 m di profondità dove vi sono conglomerati e sabbie di un diverso ciclo trasgressivo. Per le profondità di interesse, procedendo dall’alto verso il basso, sotto il terreno agrario, si hanno: ‐ limi argillosi e torbe superiori ed argille torbose, di spessore crescente da 1‐2 m, in varie zone, senza affioramenti, fino alla profondità di circa 10 m; ‐ torbe e argille torbose inferiori, presenti da circa 25 a 60 m di profondità dal p.c. nella parte centrale del bacino, da circa 13 a 70 m di profondità dal p.c. nella parte orientale. 4.2 ‐ CARATTERI LITOSTRATIGRAFICI DEL SITO I caratteri litostratigrafici del sottosuolo e dei materiali di riporto (limi argillosi e sabbie argillose, è stata definita da illustri studiosi, integrando i risultati delle indagini eseguite nelle varie campagn geognostiche e i dati esistenti in letteratura, giungendo alla definizione di quattro distinti litotipi. La descrizione schematica della litostratigrafia è la seguente. ‐ Il substrato, fino ad una profondità di circa 30 m dal p.c., è costituito da sabbie medio‐fini, localmente più o meno limose. ‐ Da tale profondità si passa gradualmente a limi e quindi ad argille, sempre più o meno sabbiosi. ‐ Intorno ai 40 m di profondità dal p.c. si rilevano, almeno localmente, livelletti torbosi. ‐ In affioramento sono presenti materiali con scarse caratteristiche meccaniche costituiti da riporti, e terreni che localmente presentano talvolta componente organica (coltivo vegetale). CONDIZIONI PIEZOMETRICHE, DINAMICA DELLA FALDA Nel corso delle varie indagini vennero anche installati piezometri a "tubo aperto" per verificare la presenza e monitorare l'escursione: il livello della isofreatica non è mai piu’ elevato di 25 metri di profondità e si trova – con tutta probabilità – a giacere su un livelletto di argilla impermeabile. CUNEO SALINO Non è nota la presenza di infiltrazioni di acqua marina a oltre 13 km dalla linea di costa.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI)– Relazione geotecnica
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LITOTIPI INDIVIDUATI E LORO PARAMETRI FISICO‐MECCANICI LITOTIPO A Corrisponde ai materiali di varia natura presenti in superficie. E’ stato rilevato nell’area preposta ad accogliere la centrale FTV ed è costituito prevalentemente sabbie limose e limi sabbiosi, talvolta con livelli torbosi e suolo. Localmente sono presenti materiali eterogenei ed eterometrici di riporto, costituiti da rifiuti misti a Inerti. Lo spessore del litotipo è stato rilevato da 1÷3 m a 3÷5 m . E’ stato ricostruito lo spessore del livello superficiale di caratteristiche fisico‐meccaniche più scadenti, costituito da livelli scarsamente addensati e contenenti parte di sostanza organica (coltivo, per circa 70 cm di spessore). Granulometria. dalle analisi granulometriche eseguite su alcuni campioni, il litotipo corrisponde ad un limo argilloso; i livelli superficiali presentano, almeno localmente, una maggiore presenza delle frazioni limo‐argillose e organiche. Peso di volume. mediante correlazione con i valori NSPT (Manuale del Geologo, 1995) si stima un valore del peso di volume naturale γ crescente con la profondità da 1.6 a 1.8 t/mc. addensamento/consistenza mediante correlazione con i valori NSPT (A.G.I., 1977), si valuta uno stato di addensamento/consistenza crescente con la profondità, comunque sciolto/privo di consistenza‐poco consistente. Resistenza al taglio – tensioni totali (per i livelli superficiali scadenti). Mediante correlazione con i valori delle penetrometrie statiche, si stimano valori della coesione non drenata Cu crescenti con la profondità generalmente da 0.3 a 1 kg/cmq. resistenza al taglio – tensioni efficaci mediante correlazione con i valori NSPT (Road Bridge Specification), si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ crescenti con la profondità da 20° a >30°. Compressibilità. Mediante correlazione con i valori NSPT (Begeman, 1974; Mitchell e Gardner, 1975), si stimano valori del modulo E (modulo di Young o di compressibilità, in prima approssimazione coincidente con il modulo edometrico) crescenti con la profondità da 20 a 40 kg/cmq. coefficiente di permeabilità mediante prove con permeametro si stimano valori del coefficiente di permeabilità k dell’ordine di 10‐6 ÷ 10‐7 m/sec. Sulla base dei dati rilevati dalle indagini, si stimano i seguenti valori dei principali parametri fisicomeccanici (il primo valore è relativo al suddetto livello superficiale piuttosto modesto): ‐ peso di volume γ = 1.6÷1.8 t/mc ‐ granulometria limo sabbioso con sostanze organiche ÷sabbia fine debolmente limosa ‐ addensamento/consistenza sciolto/privo di consistenza: consistenza medio bassa; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.3 – 0.7 ÷ 0.8 – 1.0 kg/cmq (valori minimi rilevati) ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = 20°÷>30° ‐ compressibilità E = 20 ÷ 40 kg/cmq. ‐ coefficiente di permeabilità k = 10‐6 ÷10‐7 m/sec LITOTIPO B Corrisponde ai depositi naturali a composizione prevalentemente sabbiosa che costituiscono il substrato naturale del sito e dell’area vasta. Rilevato in corrispondenza di tutte le verticali indagate, sottostante ai precedenti litotipi. Lo spessore massimo di tale livello risulta dell’ordine di 30‐40 m. E’ costituito da sabbie medio‐fini, localmente grossolane, pulite o con presenza di limo. E’ stato interessato da prove penetrometriche e dal prelievo di campioni.
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Presenta valori di NSPT crescenti con la profondità, indicativamente NSPT ≈ 10‐30 fino a circa 15 m dal p.c., per passare a NSPT >30. Granulometria. dalla analisi granulometrica eseguita su circa n. 20 campioni, il litotipo corrisponde ad una sabbia argillosa ad argilla limosa (debolmente limosa). Peso di volume. mediante correlazione con i valori NSPT (Manuale del Geologo, 1995) si stimano valori crescenti con la profondità del peso di volume naturale γ da 1.8 a 2.1 t/mc. Addensamento mediante correlazione con i valori NSPT (A.G.I., 1977), si valuta uno stato di addensamento crescente con la profondità da moderatamente addensato a addensato‐molto addensato. Resistenza al taglio – tensioni efficaci mediante correlazione con i valori NSPT (Road Bridge Specification), si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ crescenti con la profondità da 27° ÷ 35° a >35°. Compressibilità mediante correlazione con i valori NSPT (Begeman, 1974; Mitchell e Gardner, 1975), si stimano valori del modulo E (modulo di Young o di compressibilità, in prima approssimazione coincidente con il modulo edometrico) crescenti con la profondità da 50÷100 a > 150 kg/cmq. Coefficiente di permeabilità dalla elaborazione dei dati della prova di pompaggio eseguita ad hoc, risulta un valore del coefficiente di permeabilità k dell’ordine di 10‐4 m/sec; Sulla base dei dati rilevati dalle indagini, si stimano i seguenti valori dei principali parametri fisicomeccanici: ‐ peso di volume γ = 1.8‐2.1 t/mc con la profondità; ‐ granulometria sabbia medio‐fine da pulita a debolmente limosa; ‐ coefficiente di permeabilità k = dell’ordine di 10‐4 cm/sec; ‐ addensamento/consistenza moderatamente addensato a addensato‐molto addensato con la
profondità; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.4 kg/cmq (per i livelli con importante frazione
limoargillosa); ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = da 27÷35° a >35° con la profondità; ‐ compressibilità E = da 50÷100 a >150 kg/cmq con la profondità; ‐ coefficiente di permeabilità k = 10‐4 m/sec LITOTIPO C Corrisponde ai depositi naturali a composizione limo‐argillosa sottostanti al LITOTIPO B. E’ stato rilevato fino alla massima profondità indagata, pari a 55 m. E’ costituito da limo e argilla con presenza di sabbia; sono presenti livelletti torbosi. E’ stato interessato da campagne di prelievi per lavori autostradali ed infrastrutturali di area vasta (Guasticce) prelievo di campioni granulometria‐indici di Atterberg dalla analisi granulometrica eseguita su circa n. 10 campioni, il litotipo corrisponde ad un limo da poco a molto argilloso con sabbia; dalla determinazione degli indici di Atterberg, il litotipo corrisponde ad una argilla inorganica di media plasticità. Peso di volume. dalle determinazioni di laboratorio si valutano valori medi del peso di volume naturale γ pari a 1.95 t/mc.
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Consistenza. Dalle determinazioni di laboratorio si valuta una consistenza plastica‐solido plastica. resistenza al taglio – tensioni efficaci Dalla prova di taglio diretto si sono ricavati valori dell’angolo di attrito pari a 21° e della coesione pari a 0.3 kg/cmq; mediante correlazione con i valori dell’indice di plasticità, nell’ipotesi c’=0, si stimano valori dell’angolo di attrito φ‘ pari mediamente a 30°. Sulla base dei dati rilevati dalle indagini, si stimano i seguenti valori dei principali parametri fisicomeccanici (n.b.: la descrizione dei parametri fisico‐meccanici che segue è relativa al litotipo nel suo complesso e pertanto non tiene conto dei livelletti torbosi presenti): ‐ peso di volume γ = 1.95 t/mc con la profondità; ‐ classificazione argilla inorganica di media plasticità; ‐ granulometria: limo da poco a molto argilloso con sabbia; ‐ coefficiente di permeabilità k = dell’ordine di 10E‐04 cm/sec; ‐ addensamento/consistenza moderatamente addensato a addensato‐molto addensato con la
profondità; ‐ resistenza al taglio‐tensioni totali cu = 0.2÷0.4 kg/cmq; ‐ resistenza al taglio‐tensioni efficaci φ’ = 21°; c’ = 0.3 kg/cmq φ’ = 30°; c’ = 0.0 kg/cmq; ‐ compressibilità E = da 50÷100 a >150 kg/cmq con la profondità IMPLICAZIONI GEOTECNICHE DELLE OPERE IN PROGETTO Il progetto prevede modestissime opere a terra, costituite da semplice tubi in ferro di 8 cm infissi nei primi due metri di terreno; i pannelli solari pesano 27 kg/mq e, avendo quattro pali ogni 8 metri quadri di tavola, il carico sul tubo è di 54 kg oltre al peso proprio; del tutto inifluente in quanto è sufficiente attingere anche ad un debolissimo effetto di attrito terra/tubo per garantire la stabilità e la portanza. CEDIMENTI TOTALI E DIFFERENZIALI DEL TERRENO DI FONDAZIONE Si sono stimati i cedimenti assoluti a tempo infinito indotti dal rilevato di messa in sicurezza in progetto sui terreni di fondazione: l’ordine di grandezza è di circa 1 cm; la distorsione massima, k,a, è inferiore ad 1/200 D, posta D la distanza tra due punti di misura.
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Abbagliamento visivo
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Relazione Abbagliamento Visivo INDICE 1 PREMESSA 2 ANALISI DEL FEMOMENO 2.2 Moto apparente del sole 2.2 Rivestimento anti‐riflettente 2.3 Densitá ottica dell'aria 2.4 Strutture aeroportuali alimentate dal sole 3 CONCLUSIONE 1 PREMESSA******
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Con abbagliamento visivo si intende la compromissione temporanea della capacità visiva dell’osservatore a seguito dell’improvvisa esposizione diretta ad una intensa sorgente luminosa. L’irraggiamento globale è la somma dell’irraggiamento diretto e di quello diffuso, ossia l'irraggiamento che non giunge al punto di osservazione seguendo un percorso geometricamente diretto a partire dal sole, ma che viene precedentemente riflesso o scomposto. Per argomentare il fenomeno dell’abbagliamento generato da moduli fotovoltaici nelle ore diurne occorre considerare diversi aspetti legati alla loro tecnologia, struttura e orientazione, nonché al movimento apparente del disco solare nella volta celeste e alle leggi fisiche che regolano la diffusione della luce nell’atmosfera. 2 ANALISI DEL FEMOMENO 2.2 MOTO APPARENTE DEL SOLE Come è ben noto, in conseguenza della rotazione del globo terrestre attorno al proprio asse e del contemporaneo moto di rivoluzione attorno al sole, nell’arco della giornata il disco solare sorge ad est e tramonta ad ovest (ciò in realtà è letteralmente vero solo nei giorni degli equinozi). In questo movimento apparente il disco solare raggiunge il punto più alto nel cielo al mezzogiorno locale e descrive un semicerchio inclinato verso la linea dell’orizzonte tanto più in direzione sud quanto più ci si avvicina al solstizio d’inverno (21 Dicembre) e tanto più in direzione nord quanto più ci si avvicina al solstizio d’estate (21 Giugno).
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Figura sopra:
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Movimento apparente del disco solare per un osservatore situato ad una latitudine nord attorno ai 45°. Per tutte le località situate tra il Tropico del Cancro e il Polo Nord Geografico il disco solare non raggiunge mai lo zenit.
Figura 2: Angolo di osservazione ad altezza d'uomo. In considerazione quindi dell’altezza dal suolo dei moduli fotovoltaici compresa tra 1 e 2,74 m e del loro angolo di inclinazione verso sud pari a 34° rispetto al piano orizzontale, il verificarsi e l’entità di fenomeni di riflessione ad altezza d’uomo della radiazione luminosa incidente alla latitudine a cui è posto l’impianto fotovoltaico in esame sarebbero teoricamente ciclici in quanto legati al momento della giornata, alla stagione nonché alle condizioni meteorologiche. In ogni caso, inoltre, la radiazione riflessa viene ridirezionata verso l’alto con un angolo rispetto al piano orizzontale tale da non colpire né le abitazioni circostanti le quali constano di non più di tre piani, né, tantomeno, un eventuale osservatore posizionato ad altezza del suolo nelle immediate vicinanze della recinzione perimetrale dell'impianto. Un taleconsiderazione è valida tanto per i moduli fissi quanto per quelli dotati di sistemi di inseguimento (tracker).
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2.2 RIVESTIMENTO ANTI‐RIFLETTENTE Le perdite per riflessione rappresentano un importante fattore nel determinare l’efficienza di un modulo fotovoltaico e ad oggi la tecnologia fotovoltaica ha individuato soluzioni in grado di minimizzare un tale fenomeno. Con l’espressione “perdite di riflesso” si intende l'irraggiamento che viene riflesso dalla superficie di un collettore o di un pannello oppure dalla superficie di una cella solare e che quindi non può più contribuire alla produzione di calore e/o di corrente elettrica. Strutturalmente il componente di un modulo fotovoltaico a carico del quale è principalmente imputabile un tale fenomeno è il rivestimento anteriore del modulo e delle celle solari. L’insieme delle celle solari costituenti i moduli fotovoltaici di ultima generazione è protetto frontalmente da un vetro temprato anti‐riflettente ad alta trasmittanza il quale da alla superficie del modulo un aspetto opaco che non ha nulla a che vedere con quello di comuni superfici finestrate (vedi figura in basso). Al fine di minimizare la quantità di radiazioni luminose riflesse, inoltre, le singole celle in silicio cristallino sono coperte esteriormente da un rivestimento trasparente antiriflesso grazie al quale penetra più luce nella cella, altrimenti la sola superficie in silicio rifletterebbe circa il 30% della luce solare.
2.3 DENSITÁ OTTICA DELL'ARIA Le stesse molecole componenti l’aria al pari degli oggetti danno luogo a fenomeni di assorbimento, riflessione e scomposizione delle radiazioni luminose su di esse incidenti, pertanto la minoritaria percentuale di luce solare che viene riflessa dalla superficie del modulo fotovoltaico, grazie alla densità ottica dell’aria è comunque destinata nel corto raggio ad essere ridirezionata, scomposta, ma soprattutto convertita in energia termica. 2.4 STRUTTURE AEROPORTUALI ALIMENTATE DAL SOLE Ad oggi numerosi sono in Italia gli aeroporti che si stanno munendo o che hanno già da tempo sperimentato con successo estesi impianti fotovoltaici per soddisfare il loro fabbisogno energetico (es. Pisa S.Giusto e Pisa G.Galilei; Bari Palese: Aeroporto Karol Wojtyla; Roma: Aeroporto Leonardo da Vinci; Bolzano: aeroporto Dolomiti ecc...). Indipendentemente dalle scelte progettuali, risulta del tutto accettabile l'entità del riflesso
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generato dalla presenza dei moduli fotovoltaici installati a terra o integrati al di sopra di padiglioni aeroportuali. CONCLUSIONE In mancanza di una normativa specifica che regoli una tale problematica, nonché alla luce di quanto esposto e delle positive esperienze di un numero crescente di aeroporti italiani, si può pertanto concludere che il fenomeno dell'abbagliamento visivo dovuto a moduli fotovoltaici nelle ore diurne a scapito dell’abitato e della viabilità prossimale è da ritenersi ininfluente nel computo degli impatti conseguenti un tale intervento non rappresentando una fonte di disturbo. Ciò nonostante, un’efficace e tempestiva strategia comunicativa risulta fondamentale al fine di ottenere un consenso pubblico sempre più ampio nei confronti di una semplice, silenziosa e di basso impatto tecnologia energetica com’è quella fotovoltaica.
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Progetto di Ripristino PREMESSA PROGETTO DI RIPRISTINO
PREMESSA La presente relazione fa parte della documentazione redatta per l'ottenimento dell'Autorizzazione Unica per lo costruzione e l'esercizio dell'impianto FV in argomento. L' impianto fotovoltaico sarà realizzato in località Lavandone (Collesalvetti, LI). L'impianto verrà installato a terra su struttura infissa e prevede la totale cessione dell'energia secondo le vigenti norme stabilite dal Gestore del Mercato Elettrico (GME). Proponente è la società Impretecna S.r.l. il cui scopo sociale ha, tra l’altro, per oggetto la progettazione di strutture ed impianti e che dispone dell’opzione sul diritto di superficie. L'intervento è illustrato negli elaborati progettuali, allegati a tale relazione; tale elaborazione progettuale unita all'istanza e al presente studio è sottoposta ai competenti Uffici ai fini del rilascio dell’Autorizzazione Unica. Il progetto esaminato va necessariamente sottoposto a procedura di verifica, in quanto, per tipologia, rientra fra quelli elencati nell'allegato IV del D.Lgs. 4/2008 ( punto 2 lettera c), ove si riscontra: "impianti industriali non termici per lo produzione di energia, vapore ed acqua calda" PROGETTO DI RIPRISTINO La vita attesa dell'impianto (intesa quale periodo di tempo in cui l'ammontare di energia elettrica prodotta è significativamente superiore ai costi di gestione dell'impianto) è di circa 25 anni. AI termine di detto periodo è previsto lo smantellamento delle strutture ed il ripristino del sito che potrà essere recuperato alla preesistente destinazione agricola. Pertanto tutti i componenti dell'impianto e gli associati lavori di realizzazione sono stati previsti per il raggiungimento di questo obiettivo. La prima operazione consiste nella rimozione della recinzione e nella sistemazione del terreno smosso durante l’operazione (con particolare riferimento all’estrazione dei pali). Il piano prevede lo smontaggio dei pannelli e il loro avvio alla filiera del riciclo/recupero. Analogamente, tutti i cablaggi interrati verranno rimossi dalle loro trincee e avviati al recupero dei metalli e delle plastiche.
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Il terreno sopra le trincee rimosse verrà ridistribuito in situ, eventualmente compattato. Le infrastrutture elettriche ausiliarie (inverter, trasformatori, quadri) saranno consegnate a ditte specializzate nel ripristino e riparazione, e saranno successivamente riutilizzate in altri siti o immesse nel mercato dei componenti usati. Alla fine delle operazioni di smantellamento, il sito verrà lasciato allo stato naturale e sarà spontaneamente rinverdito in poco tempo. Date le caratteristiche del progetto, non resterà sul sito alcun tipo di struttura al termine della dismissione, né in superficie né nel sottosuolo. Per quanto attiene ai prefabbricati alloggianti le cabine elettriche, si procederà alla rimozione dei basamenti in ed allo smaltimento dei rifiuti presso discariche autorizzate per lo smaltimento di inerti.
Le cabine verranno smontate ed a loro volta trasportate a discarica. Per quanto attiene al ripristino del terreno non 'sarà necessario procedere a demolizioni di fondazioni in quanto le strutture sono direttamente infisse nel terreno e pertanto facilmente rimovibili. In dettaglio, per quanto riguarda lo smaltimento delle apparecchiature montate sulle strutture fuori terra si procederà come segue con l'obiettivo di riciclare pressoché totalmente i materiali impiegati: • Smontaggio dei moduli mantenendone la integrità e predisposizione per il trasporto; • Smontaggio delle strutture di supporto moduli (in alluminio) e conferimento ad aziende di recupero del metallo; • Smontaggio delle strutture verticali conficcate nel terreno (in acciaio zincato) e conferimento aziende direcupero metallo; • Smontaggio dei cavi e conferimento ad azienda recupero rame; Invio dei moduli ad idonea piattaforma predisposta dal costruttore di moduli FV che effettuerà le seguenti operazioni di recupero: • Recupero cornice di alluminio • Recupero vetro
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• Recupero integrale della cella di silicio o recupero del solo wafer conferimento a discarica delle modeste quantità di polimero di rivestimento della cella. Durante le operazioni di smantellamento e ripristino del sito, i materiali saranno prevalentemente ritirati portati direttamente fuori sito per le successive operazioni di recupero/riciclo o di smaltimento presso impianti terzi. I quantitativi di materiali solidi che, per ragioni logistiche o contingenti, dovessero permanere sul sito, per periodi comunque limitati, saranno stoccati in aree separate e ben identificate e delimitate, prevedendo una adeguata sistemazione del terreno a seconda del materiale e delle sue caratteristiche. Procedendo alla attribuzione preliminare dei singoli codici CER dei rifiuti autoprodotti dalla dismissione del progetto, si possono descrivere come appartenenti alle seguenti categorie (in rosso evidenziati i rifiuti speciali pericolosi): Codice CER ‐ Descrizione del rifiuto CER 150110 imballaggi contenenti residui di sostanze pericolose o contaminati da tali sostanze CER 150203 assorbenti, materiali filtranti, stracci e indumenti protettivi, diversi da quelli di cui alla voce 150202 CER 160210 apparecchiature fuori uso contenenti PCB o da essi contaminate, diverse da quelle di cui alla voce 160209 CER 160304 rifiuti inorganici, diversi da quelli di cui alla voce 160303 CER 160306 rifiuti organici, diversi da quelli di cui alla voce 160305 CER 160604 batterie alcaline (tranne 160603) CER 160601 batterie al piombo CER 160605 altre batterie e accumulatori CER 160799 rifiuti non specificati altrimenti (acque di lavaggio piazzale) CER 170107 miscugli o scorie di cemento, mattoni, mattonelle e ceramiche, diverse da quelle di cui alla voce 170106 CER 170202 vetro CER 170203 plastica CER 170302 miscele bituminose diverse da quelle di cui alla voce 170301 CER 170407 metalli misti CER 170411 cavi, diversi da quelli di cui alla voce 170410 CER 170604 materiali isolanti diversi da quelli di cui alle voci 170601 e 170603 CER 170903 altri rifiuti dell'attività di costruzione e demolizione (compresi rifiuti misti) contenenti sostanze pericolose Le ditte a cui saranno conferiti i materiali saranno tutte regolarmente autorizzate per le lavorazioni e le operazioni di gestione necessarie. Si può valutare in prima approssimazione che il prezzo di vendita del materiale ferroso recuperato e del vetro, derivante dallo smontaggio dell’impianto possa remunerare almeno le spese. Il progetto ha altresì analizzati i possibili costi legati allo smaltimento dei pannelli, di cui se ne rende evidenza nel paragrafo. Allo stato attuale non esiste una procedura standard che preveda come smantellare un impianto PV alla fine della sua vita. La direttiva europea WEEE (2002/95/CE) (WasteofElectric and Electronic Equipment), nota in Italia come RAEE (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche), prevede che le industrie di componenti elettronici siano obbligate a occuparsi dello smaltimento dei loro prodotti; tra queste industrie vi è anche quella del fotovoltaico. Il recepimento della direttiva da parte dell’Italia è avvenuto con il d.lgs. 25/07/2005 n. 15. Tuttavia, nell’elenco definito “esemplificativo e non esaustivo” dei prodotti da considerare RAEE, non sono menzionati i pannelli PV. Ciò può lasciare spazio a dubbi ed interpretazioni soggettive della legge. Costo raccolta e smaltimento: 0,3 €/ Kg (Indicativo da ALFAREC) Costi Gestione: 0,03 €/ Kg (10% costi smaltimento)
Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Progetto di ripristino
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Costi Smantellamento 60 €/kW (Ipotizzati pari a 1/ 3 dei costi di installazione) Costi Trasporti: 23,65 €/ kW (Ipotizzati pari ai costi di trasporto per l'installazione, +10% dovuto a certificazione mezzi smaltimento) Complessivamente: circa 84 euro/KW installato, ossia circa 336.000 euro.
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Descrizione della tecnica prescelta 1 PREMESSA 2 DESCRIZIONE DELLA TECNICA PRESCELTA 1 PREMESSA La presente relazione fa parte della documentazione redatta per l'ottenimento dell'autorizzazione unica per lo costruzione e l'esercizio dell'impianto FV in argomento. L' impianto fotovoltaico sarà realizzato in località Lavandone nel comune di Collesalvetti (LI) L'impianto verrà installato a terra su struttura infissa e prevede la totale cessione dell'energia secondo le vigenti norme stabilite dal Gestore del Mercato Elettrico (GME). L'intervento è illustrato negli elaborati progettuali, allegati a tale relazione; tale elaborazione progettuale unita all'istanza e al presente studio è sottoposta ai competenti Uffici ai fini del rilascio dell’ Autorizzazione Unica. Il progetto esaminato va necessariamente sottoposto a procedura di verifica, in quanto, per potenza e tipologia rientra fra quelli elencati nell'allegato IV del D.Lgs. 4/2008 ( punto 2 lettera c), ove si riscontra: "impianti industriali non termici per lo produzione di energia, vapore ed acqua calda P > 1.00 MWp”
*** L’effetto fotovoltaico consiste nella conversione dell’energia solare in energia elettrica. Questo processo è reso possibile dalle proprietà fisiche di alcuni elementi definiti semiconduttori come il silicio. L’elemento che sta alla base della tecnologia fotovoltaica è la cella che è costituita da un materiale semiconduttore, il silicio, di spessore estremamente ridotto (0.3 mm), che viene trattato mediante operazione di “drogaggio” che consiste nel trattare il silicio con atomi di fosforo e boro al fine di ottenere correnti elettriche stabili all’interno della cella. Per la realizzazione dei contatti elettrici metallici, allo strato di silicio vengono applicati mediante sistema serigrafico dei contatti in argento o alluminio che sono costituiti da una superficie continua sul fronte posteriore ed una griglia sul lato anteriore della cella. La loro funzione è quella di captare il maggior flusso elettrico possibile e convogliarlo all’esterno. Il rivestimento antiriflettente è costituito dalla deposizione di uno strato sottile di ossido di titanio per minimizzare la componente di radiazione solare riflessa. Il parametro più importante della cella è il suo rendimento η che rappresenta il rapporto tra la massima potenza Pmax [Wp] che si ottiene dalla cella e la potenza totale della radiazione incidente sulla superficie frontale. Il livello del rendimento diminuisce all’aumentare della temperatura delle celle, poiché la temperatura ostacola il passaggio degli elettroni nel semiconduttore.
η= Pcella/Pmax Attualmente sul mercato le celle fotovoltaiche hanno diverse dimensioni a seconda della loro tipologia. Celle a silicio monocristallino: hanno un grado di maggior purezza del materiale e garantiscono le migliori prestazioni in termini di efficienza avendo il rendimento più alto pari al 15%. Si presentano di colore blu scurissimo uniforme e hanno forma circolare o ottagonale, di dimensione dagli 8 ai 12 cm di diametro e 0.2 ‐ 0.3 mm di spessore. Celle a silicio policristallino: hanno una purezza minore, condizione che comporta una minor efficienza ossia il loro rendimento si aggira tra l’11 e il 14%. Si presentano di un colore blu intenso cangiante dovuto alla loro struttura policristallina. Hanno forma quadrata o ottagonale e di spessore analogo al precedente tipo. Silicio amorfo: si tratta della deposizione di uno strato sottilissimo di silicio cristallino (1‐2 micron) su superfici di altro materiale, ad esempio vetri o supporti plastici. In questo caso è improprio parlare di celle, in quanto possono essere ricoperte superfici anche consistenti in modo continuo.
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L’efficienza di questa tecnologia è sensibilmente più bassa,nell’ordine del 5‐ 6.8% ed è soggetta a un decadimento consistente (‐30%) delle proprie prestazioni nel primo mese di vita che impone quindi un sovradimensionamento della superficie installata, in modo da consentire in fase di esercizio la produzione di energia.
Un generatore fotovoltaico si compone di: ‐ Cella fotovoltaica: elemento base del generatore fotovoltaico, è costituita da materiale semiconduttore opportunamente trattato mediante “drogaggio”, che converte la radiazione solare in elettricità. ‐ Modulo fotovoltaico: insieme di celle fotovoltaiche collegate tra loro in serie o in parallelo, così da ottenere valori di tensione e corrente adatti ai comuni impieghi. ‐ Pannello fotovoltaico: insieme di più moduli, collegati in serie o in parallelo, in una struttura rigida. ‐ Stringa: insieme di moduli o pannelli collegati elettricamente in serie fra loro per ottenere la tensione di lavoro del campo fotovoltaico. ‐ Generatore fotovoltaico: generatore elettrico costituito da uno o più moduli, pannelli, o stringhe fotovoltaiche.
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I moduli fotovoltaici sono costituiti da diversi strati sovrapposti: 1. lastra di vetro temprato di spessore variabile che ha una duplice funzione: di assicurare una buona trasmittanza termica (> 90%) ed una resistenza meccanica, considerato il fatto che le celle fotovoltaiche sono molto fragili e si rompono facilmente; 2. primo foglio sigillante trasparente in EVA (acetato vinile etilenico) che ha la funzione di garantire la tenuta agli agenti esterni ed un buon isolamento dielettrico; 3. celle fotovoltaiche; 4. secondo foglio sigillante in EVA per l’isolamento posteriore; 5. chiusura posteriore che può essere sia in vetro con la funzione di favorire lo scambio termico e consentire una parziale trasparenza del modulo, o in Polivinilfluoruro (PVF) noto commercialmente come tedlar® che viene impiegato in fogli nell’assemblaggio dei moduli fotovoltaici per le sue particolari caratteristiche anti‐umidità.
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Il sandwich è posto in forno di laminazione in cui, tramite riscaldamento a circa 150°, si realizza la sigillatura dei componenti, l’EVA diviene trasparente e si eliminano dall’interno della stratificazione l’aria e il vapore contenuti tra gli interstizi in modo da evitare possibili processi di corrosione. Realizzato il laminato il modulo è completato da cornici di alluminio, anche se le recenti realizzazioni propendono per soluzioni prive di cornice, che sono più leggere e preferite in campo architettonico. Nella parte posteriore del modulo fotovoltaico è collegata la scatola di giunzione per i collegamenti elettrici necessari per l’installazione.
Per la realizzazione del presente progetto, è stata scelta la tecnologia con celle di silicio cristallino. I criteri che hanno guidato la scelta sono: caratteristiche intrinseche del silicio cristallino, che assicura la maggiore efficienza di conversione, rispetto alle altre tecnologie. Dati storici degli impianti simili che nel mondo sono in funzione già da anni, che registrano un alto grado di affidabilità nel tempo dei pannelli e una maggiore stabilità del tasso di decadimento naturale delle prestazioni nel tempo rispetto alle altre tecnologie. Per minimizzare l’occupazione di terreno a parità di potenza installata è stato proposto una tipologia di pannelli ad alta efficienza.
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Il SunPower 305 o similare, con una vita utile stimata di oltre 25 anni, presenta le seguenti caratteristiche:
• Potenza nominale 305 Wp • Range applicazione: 0% / + 5% • Celle: Silicio cristallino alta efficienza • Tensione circuito aperto VOC 64,2 V • Corrente di corto circuito ISC 5,96 A • Tensione VMP 54,7 V Corrente IMP 5,58 A • Massimo sistema di voltaggio: 1000 V • Dimensioni: BxH = 999 x 1559 mm (0.99 x 1.55 mt)
In questo modo si avrà un alta producibilità di energia elettrica con il minimo spazio occupato a terra. Inoltre la degradazione annuale garantita di questi pannelli è molto bassa, questo comporta che dopo 10 anni l’efficienza sarà 17,79% (molto più alta di moduli fotovoltaici di altre marche). I pannelli fotovoltaici saranno posizionati a sud con un’inclinazione di circa 30° per massimizzare la captazione dell’energia solare e quindi la producibilità dell’intero impianto fotovoltaico. E’ stato scelto uno degli inverter con più alto rendimento sul mercato, questo permetterà di ridurre al massimo le perdite durante la trasformazione della corrente da continua ad alternata. Gli inverter e le cabine di media tensione saranno collocati all’interno dell’impianto fotovoltaico per ridurre le lunghezze dei cavi tra il campo stesso e le cabine, così saranno ridotte anche le perdite nei cavi. Sarà installato un sistema di gestione, controllo e monitoraggio da remoto dell’intero parco fotovoltaico, con visualizzazione in tempo reale di diversi parametri: la corrente e la potenza immesse in rete, l’energia prodotta e altre grandezze di lavoro del parco fotovoltaico. In questo modo si ridurranno al minimo le inefficienze dell’impianto.
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Analisi delle ricadute socio‐occupazionali 1 PREMESSA 2 ANALISI DELLE RICADUTE SOCIO‐OCCUPAZIONALI 2.1 Fase di installazione dell’impianto 2.2 Fase di esercizio dell’impianto 1 PREMESSA La presente relazione fa parte della documentazione redatta per l'ottenimento dell'Autorizzazione Unica per lo costruzione e l'esercizio dell'impianto FV in argomento. L' impianto fotovoltaico sarà realizzato in località Lavandone (Collesalvetti(LI) L'impianto verrà installato a terra su struttura infissa e prevede la totale cessione dell'energia secondo le vigenti norme stabilite dal Gestore del Mercato Elettrico (GME). L'intervento è illustrato negli elaborati progettuali, allegati a tale relazione; tale elaborazione progettuale unita all'istanza e al presente studio è sottoposta ai competenti Uffici ai fini del rilascio della Autorizzazione Unica. Il progetto esaminato va’ necessariamente sottoposto a procedura di verifica, in quanto, per potenza e tipologia, rientra fra quelli elencati nell'allegato IV del D.Lgs. 4/2008 ( punto 2 lettera c), ove si riscontra: "impianti industriali non termici per lo produzione di energia, vapore ed acqua calda,P> 1.00 MWp” 2 ANALISI DELLE RICADUTE SOCIO-OCCUPAZIONALI Gli effetti per quanto riguarda l’ambito socio‐economico sono positivi, pur se non molto significativi, in considerazione del fatto che saranno valorizzate maestranze e imprese locali per appalti nelle zone interessate dal progetto, tanto nella fase di costruzione quanto nelle operazioni di gestione e manutenzione. 2.1 FASE DI INSTALLAZIONE DELL’IMPIANTO Le lavorazioni che si prevedono per la realizzazione dell’impianto sono le seguenti: • Rilevazioni topografiche • Erpicatura (lavoro agricolo) della terra con frantumazione delle zolle; • Profilatura e perfetta regimazione di fosse e scoline (reticolo idraulico superficiale); • Montaggio di strutture metalliche in acciaio e lega leggera • Posa in opera di pannelli fotovoltaici • Realizzazione di cavidotti e pozzetti; • Connessioni elettriche; • Posizionamento di boxes prefabbricati; • Realizzazione di cabine elettriche; • Sistemazione delle aree a verde Pertanto le professionalità richieste saranno principalmente: • Operai edili (carpentieri, addetti a macchine agricole e movimento terra) • Topografi • Elettricisti generici e specializzati • Coordinatori • Progettisti • Personale di sorveglianza • Operai agricoli Le operazioni di montaggio dell’impianto sono previste durare per circa 4 mesi, pertanto si prevede l’impiego di personale generico e specializzato di ca. 20 uomini per il suddetto periodo.
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2.2 FASE DI ESERCIZIO DELL’IMPIANTO Successivamente, durante il periodo di normale esercizio dell’impianto, verranno utilizzate maestranze per la manutenzione, la gestione/supervisione dell’impianto, nonché ovviamente per la sorveglianza dello stesso. Alcune di queste figure professionali saranno impiegate in modo continuativo, come ad esempio il personale di gestione/supervisione tecnica e di sorveglianza. Altre figure verranno impiegate occasionalmente a chiamata al momento del bisogno, ovvero quando si presenta la necessità di manutenzioni ordinarie o straordinarie dell’impianto. La tipologia di figure professionali richieste in questa fase sono, oltre ai tecnici della supervision dell’impianto e al personale di sorveglianza, elettricisti, operai edili, artigiani e operai agricoli/giardinieri per la manutenzione del terreno di pertinenza dell’impianto (taglio dell’erba, sistemazione delle aree a verde ecc.)
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RELAZIONE. BILANCIO ENERGETICO DELL’IMPIANTO
Sistema collegato alla rete: parametri di simulazione
Progetto: Impretecna
Ubicazione impianto: comune di Collesalvetti (LI), località “Lavandone”. Caratteristiche sito di installazione Posizionamento Paese: Italia Indirizzo: loc.Lavandone Comune: Collesalvetti (LI) Provincia: Pistoia Latitudine: 43°37’07,04” Nord Longitudine: 10°24’54,95” Est Altezza s.l.m.: 1 mt slm circa (l’area è posta fra le quote +0.8 mt e + 1.05 mt, con gradiente sud‐> nord Fuso Orario: TU+1 Valori Albedo mensili: 20 Dati Meteo: Pisa, Meteonorm SYN file
Variante Simulazione: _SPWR250_FIXDBR3.00_SMA250SC‐HE Data inizio simulazione: 29/11/2010 Parametri di simulazione Orientamento collettori solari: 32° Azimut: 0° Shed: distanza 5.58 mt; larghezza del collettore 3.12 mt; alto: 1.20; basso: 3.00. Gamma: 30°,24; Fattore occupazione 61.13% Orizzonte: libero Ombre vicine: no Caratteristiche del campo: 13.248 pannelli SunPower o similari da 305 Wp; Fattore di perdita complessiva campo: 14,1% Inverter: Sunny Central 250HE o similare. Bisogni dell’utilizzatore: illimitato.
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TOSCANA CENTRO-SETTENTRIONALE
Coordinate geografiche: 43°37' N - 10°24' E Località geograficamente individuabile piu' vicina: Collesalvetti
Potenza generatore FTV: 4,040 MWp
Orientamento azimutale: ±10° rispetto a Sud
Perdite sistema: 14,10% circa
PRODUZIONE ELETTRICA FOTOVOLTAICA
Mese Produz. Produz. Incidenza Differenza
mensile giornaliera sul totale su mese
prec.
(kWh) (kWh)
Gennaio 295.065,44 9.518,24 5,29% 0,00%
Febbraio 337.776,32 12.063,44 6,05% 14,48%
Marzo 457.126,00 14.746,00 8,19% 35,33%
Aprile 482.982,00 16.099,40 8,66% 5,66%
Maggio 619.938,00 19.998,00 11,11% 28,36%
Giugno 624.180,00 20.806,00 11,19% 0,68%
Luglio 657.510,00 21.210,00 11,78% 5,34%
Agosto 607.414,00 19.594,00 10,89% -7,62%
Settembre 553.278,00 18.442,60 9,92% -8,91%
Ottobre 438.340,00 14.140,00 7,86% -20,77%
Novembre 272.700,00 9.090,00 4,89% -37,79%
Dicembre 232.946,40 7.514,40 4,18% -14,58%
Totale 5.579.256,16 100,00%
Media 464.938,01 kWh/m 15.268,51 kWh/die
Produz.annuale (kWh) 5.579.256,16
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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione spec. di sintesi
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INDICERELAZIONE RELAZIONE TECNICA SPECIALISTICA DI SINTESI Inquadramento opera.
Fossa Nuova (OO.II. 3°ctg. – Consorzio Bonifica Fiumi e Fossi (Pisa) Scolmatore d’Arno
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LOCALITA’ LAVANDONE, FRAZIONE DI COLLESALVETTI, PROV. DI LIVORNO Relazione tecnica. Descrizione dell’impianto da autorizzare e delle eventuali opere connesse ed infrastrutture indispensabili alla costruzione ed all’esercizio dello stesso. Il sito scelto per la realizzazione dell’impianto si trova nel Comune di Collesalvetti (LI): in coordinate geografiche è posizionato: Latitudine: 43°37’07,04”” Nord Longitudine: 10,24’54,95” Est con altitudine sul livello del mare di circa 1 mt. L’area di progetto è situata in località Lavandone il terreno è delimitato a Nord dalla Fossa Nuova, a sud dalla viabilità poderale in fregio all’argine destro dello Scolmatore d’Arno, ad ovest dalla stessa proprietà agraria e ad est da altra proprietà. Il sito è censito presso il nuovo catasto terreni del comune di Collesalvetti al foglio n°3 particella 2 per una superficie di 13.84.60 catastali. La centrale fotovoltaica e tutte le opere accessorie previste saranno realizzate dal Committente nella piena osservanza delle disposizioni e/o normative tecniche e legislative vigenti in materia. La struttura sarà fissata a terra tramite palo e sarà fissa. I moduli fotovoltaici sono disposti inclinati in configurazione bifilare.
I pannelli saranno posti accostati in senso trasversale in 2 file per mantenere l’altezza dell’impianto ad una distanza accettabile. Il piano dei moduli sarà inclinato rispetto all’orizzontale di 32°, che è l’inclinazione ottimale per l’Italia e la zona prescelta. L’orientamento azimutale sarà 0° rispetto al Sud. La distanza tra le file di pannelli sarà di 3,60 metri con lo scopo di evitare l’ombreggiamento dei pannelli. L'impianto fotovoltaico è composto da 13.248 pannelli per una potenza totale previsto di 4.040 kW di picco. La centrale è suddivisa in 16 sottocampi da 0,252 MWp.
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Configurazione del generatore fotovoltaico:
• I pannelli saranno in silicio cristallino con potenza di picco di 305Wp per modulo. • La connessione del campo ad ogni inverter avverrà a mezzo di n. 4 cabine raccogli stringhe,
ognuno dei quali sarà destinato al collegamento di 69 stringhe (tavole) da 12 moduli ciascuna: 69x12 = 828 moduli; avendo 16 sottocampi da 828 moduli ciascuno, 16 x 828 = 13.248 moduli; n°13.248 x 305 Wp = 4.040.640 Wp = 4.04 MWp.
• Il gruppo di conversione di corrente CC/CA sarà composto da n° 16 inverter in parallelo per ogni trasformatore che avrà una potenza nominale di 500 kW.
• Il parallelo tra le stringhe sarà realizzato tramite quadri di bassa tensione in corrente continua (denominati quadri di campo) posizionati sulle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici. Dal quadro di campo si perverrà al locale inverter dove la corrente passerà da continua ad alternata. Infine nel locale di trasformazione BT/MT mediante trasformatori da 500 kVA, la tensione subirà una elevazione da 270V a 15kV.
L’energia elettrica così trasformata sarà quindi convogliata, mediante cavidotto interrato a 15 kV alla cabina di consegna. Il progetto si inserisce nel quadro degli interventi finalizzati alla riduzione dell’inquinamento atmosferico e al risparmio energetico. Dalla realizzazione del progetto deriveranno di benefici di tipo energetico, ambientale e socio‐economico, così brevemente riassunti: − miglioramento della situazione ambientale; − abbattimento delle emissioni inquinanti e risparmio di combustibili fossili; − bassi costi di esercizio e manutenzione; − nessun inquinamento acustico; − miglioramento dell’efficienza economica attraverso il contenimento dei costi energetici, per il tempo di vita dell’impianto, stimato in 25/30 anni; − possibilità di sviluppo di impiego nel settore degli installatori e manutentori a scala locale. DATI DI PROGETTO Caratteristiche Impianto Fotovoltaico Tipologia moduli : Silicio Cristallino Potenza : 4.04MWp Nuovo impianto / trasformazione / ampliamento : Nuovo Impianto Committente: Impretecna srl Caratteristiche Fisiche Impianto Numero moduli FTV : 13.248 Inclinazione moduli FV : 32° Orientamento moduli FV : Sud Tipologia tecnologica moduli : Silicio Monocristallino Tipologia locali di controllo, conversione e consegna : Locale tecnico prefabbricato Ventilazione locale tecnico : Naturale e forzata Cablaggi : Cavi in canale o cunicoli o interrati Posizionamento Gruppo di conversione : All'interno del locale tecnico Posizionamento Quadri CC : All'interno del locale tecnico Posizionamento Cabina Trafo : All'interno del locale tecnico Posizionamento Cabina Controllo e Consegna MT : All'interno del locale tecnico Posizionamento contatori : All'interno del locale tecnico Caratteristiche Elettriche Impianto Tipo Collegamento : Nuova Utenza Misura dell'energia : A carico del soggetto responsabile Normativa di riferimento : CEI 0‐16 , CEI 11‐1, CEI 11‐17, ENEL DK 5640 Ed. I Potenza nominale massima del generatore (MWp in CC) : 0.99 MWp Caratteristiche Sito di Installazione Indirizzo : via poderale di Lavandone Località : Lavandone Comune : Collesalvetti Provincia : Livorno
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Latitudine : 43°37’07,04” Nord Longitudine: 10°24’54,95”” Est Altezza s.l.m : 1,00 s.l.m. circa
Caratteristiche Fisiche Sito Tipo di terreno : Il terreno ricade in zona pianeggiante. Presenza polvere : Si (da terreno) Presenza liquidi : Si (acqua) Esposizione alla pioggia : Si Esposizione agli spruzzi : Si Getti d’acqua : No Formazione di condensa : Si Presenza corpi estranei : No Raggiungibilità del sito : S.S. 206 Disponibilità forza motrice : Si Disponibilità acqua per il cantiere : Si Disponibilità acqua potabile : Si Locali ricovero materiali da cantiere : Si Strutture preesistenti : Si
Caratteristiche normative sito Destinazione d’uso : Il terreno secondo le prescrizioni del vigente P.R.G. è classificato come: Area agricola. Su tale area non insistono né il vincolo Paesaggistico (D.Lgs 42/04) né il vincolo Idrogeologico (R.D.L. 3267/23). Non è ricompreso nelle aree con funzione di protezione paesaggistica ambientale di cui alle NTA vigenti. Dati relativi al posizionamento del generatore FV Posizionamento del generatore FV: Infisso a terra Angolo di azimut del generatore FV: Sud Angolo di tilt del generatore FV: 32° Fattore di albero: Prato rasato Area catastale interessata: 6.00.00 ha circa Superficie occupata dai moduli (in pianta): 4.60.00 ha circa; All’interno delle cabine di campo saranno presenti gli inverter e i trasformatori BT/MT. Nelle varie cabine di campo, verranno installati:
• Sezionatore con fusibile lato MT per protezione trasformatore • Sezionatori di linea collegati all’anello di MT • Sezione di protezione lato utente in MT del trasformatore • Trasformatori della potenza di 500 kVA •
Dati relativi al committente Committente: Impretecna Indirizzo: Via C.Menotti, 50 – 50049 Sovigliana (Vinci) – Firenze. Recapito telefonico: +39.0571.901397 Codice Fiscale ‐ Partita cf. e partita iva 02111520975, iscritta al Registro delle imprese di Prato al numero 70547/00. Di seguito il dettaglio dei trasformatori: Modello MT15000/270/270Vac ‐ 500 kVA Potenza 500,00 kVA Primario 15000 Vac Secondario 270 Vac Livello isolamento 24 kV Perdite a vuoto 720 W Perdite a carico 5550 W Dimensioni (Lu x La x H) 1750x1070x1920 mm Peso 1950 Kg Frequenza nominale 50 Hz Campo regolazione tensione maggiore +2 / ‐2x 2,5 % Simbolo di collegamento Dyn 11 Temperatura ambiente max. 40°C Impedenza di corto circuito a 75° 6 %
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All’interno della cabina di campo per l’alimentazione dei carichi ausiliari è previsto un piccolo trasformatore necessario alla loro alimentazione. Di seguito il dettaglio: Modello 15000/400Vac 100kVA Potenza 100,00 kVA Primario 15000 Vac Secondario 400 Vac Frequenza nominale 50 Hz Simbolo di collegamento Dyn 11 Classe ambientale E2 Classe climatica C2 Comportamento al fuoco F1 Classe isolamento primaria e secondaria F/F Temperatura ambiente max. 40°C Impedenza di corto circuito a 75° 5%
RADIAZIONE SOLAR‐10 E ANALISI DELLE OMBRE Il sito scelto per la realizzazione dell’impianto si trova nel Comune di Collesalvetti (LI) in coordinate geografiche è posizionato ad una Latitudine di 43°37’07,04” N e Longitudine 10°24’54,95” E con altitudine sul livello del mare di circa 1.00 mt. Il piano dei moduli sarà inclinato rispetto all’orizzontale di 32°, che è l’inclinazione ottimale per l’Italia e la zona prescelta. L’orientamento azimutale sarà 0° rispetto al Sud. La distanza tra le file di pannelli sarà di 3,6 metri con lo scopo di evitare l’ombreggiamento dei pannelli. Di seguito le stime di producibilità dell’impianto. La valutazione della risorsa solare disponibile è stata effettuata prendendo come riferimento la località che dispone dei dati storici di radiazione solare. I dati di irraggiamento e la producibilità sul sito sono stati ricavati mediante il sistema PVGIS, applicativo web di estimazione fotovoltaica raggiungibile all’indirizzo http://sunbird.jrc.it. L’inclinazione e l’orientamento dei moduli sono stati scelti per ottimizzare la radiazione solare incidente: i moduli verranno orientati a Sud con un’inclinazione di 32°, in modo da consentire la massima raccolta di energia nell’arco dell’anno unitamente ad una ridotta superficie di esposizione al vento. Per la producibilità dell’impianto si sono utilizzate le seguenti stime: a) Inclinazione dei moduli: 32°; b) Orientamento (azimut) dei moduli: 0.00° c) Stima delle perdite causato dalla temperatura: 8.4 % (valore generico per aree senza dati per la temperatura o per
moduli FV con una dipendenza sulla temperatura sconosciuta) d) Perdite stimate causate dall'effetto angolare di riflessione: 2.9 % e)Altre perdite (cavi, inverter, etc.): 14.1 % f) Totale delle perdite di sistema FV: 25.4 % Di seguito è riportata la stima di producibilità dell’impianto: 3 SPECIFICHE TECNICHE DEI COMPONENTI GENERATORE FOTOVOLTAICO I moduli fotovoltaici scelti sono della ditta “SunPower 305Wp” o similari, sono composti da celle in silicio cristallino con una vita utile stimata di oltre 25 anni senza degrado significativo delle prestazioni. Le caratteristiche del generatore fotovoltaico sono: Potenza nominale 305 Wp Range applicazione: 0% / + 5% Celle: Silicio cristallino alta efficienza Tensione circuito aperto VOC 64,2 V Corrente di corto circuito ISC 5,96 A Tensione VMP 54,7 V Corrente IMP 5,58 A Massimo sistema di voltaggio: 1000 V Dimensioni: 1559 mm x 1046 mm I valori di tensione alle varie temperature di funzionamento (minima, massima e d’esercizio) rientrano nel range di accettabilità ammesso dall’inverter. Ogni serie di moduli è munita di diodo di blocco per isolare ogni stringa dalle altre in caso di accidentali ombreggiamenti, guasti etc. La linea elettrica proveniente dai moduli fotovoltaici sarà messa a terra mediante appositi scaricatori di sovratensione con indicazione ottica di fuori servizio, al fine di garantire la protezione dalle scariche di origine atmosferica. La potenza complessiva da raggiungere sarà di 13.248 x 305 Wp = 4.04 MWp. Pertanto il singolo sottocampo fotovoltaico sarà così configurato:
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Numero di stringhe 69 x 16 = 1.104 Numero di moduli per stringa 12 Tensione VMP a 25°C: 54,7 V x 12= 656,40 V Corrente IMP a 25°C: 5,58 A x 69 = 385.02 A GRUPPO DI CONVERSIONE ‐ INVERTER Il gruppo di conversione sarà composto dai convertitori statici (Inverter) della ditta SMA ‐ Sunny Central ‐ SC250HE o similare. Il singolo convertitore c.c./c.a. sarà conforme ai requisiti normativi tecnici e di sicurezza applicabili. I valori della tensione e della corrente di ingresso di questa apparecchiatura saranno compatibili con quelli del rispettivo campo fotovoltaico, mentre i valori della tensione e della frequenza in uscita saranno compatibili con quelli della rete alla quale sarà connesso l’impianto Le caratteristiche principali di ciascun gruppo di conversione sono le seguenti: Valori di ingresso Potenza FV max. (consigliata) PFV 285 kWp Range di tensione CC, MPPT UCC 450 ‐ 860 V Tensione CC max. UCC, max 880 V Corrente CC max. ICC, max 2 x 591 A Ingressi CC / Punto di collegamento 8 / fusibile CC Le caratteristiche di erogazione dell'inverter nel campo di variazione delle condizioni di alimentazione precedentemente descritte saranno: Valori di uscita Potenza CA nominale PCA 250 kW Tensione di funzionamento rete +/‐ 10% UCA 270V Corrente CA nominale ICA, nom 535A Campo di lavoro frequenza di rete fCA 50 Hz ‐ 60 Hz Ripple di tensione, tensione FV USS < 3 % Fattore di distorsione della corrente di rete KIAC ≥ 0.99 % con potenza nominale Caratteristiche fisiche Dimensioni e peso Larghezza / Altezza / Profondità [mm] L/A/P 1200 + 1200 / 2120 / 850 mm Peso ca. 1070 kg Emissione sonora max: 55 dB(A) Il singolo inverter sarà corredato di opportuna certificazione rilasciata dal produttore. A valle di ogni coppia di inverter, all’interno del medesimo manufatto, avremo un trasformatore elevatore con uscita in media tensione a 15.000V. DISPOSITIVI DI PROTEZIONE SUL COLLEGAMENTO ALLA RETE ELETTRICA La protezione del sistema di generazione fotovoltaica nei confronti sia della rete autoproduttore che della rete di distribuzione pubblica è realizzata in conformità a quanto previsto dalla norma CEI 11‐20 con riferimento anche a quanto contenuto nei documenti di unificazione ENEL DK 5740 e DK 5600. Eventuali modifiche all’architettura finale del sistema di connessione, protezione e regolazione saranno concordate con il gestore di rete come richiesto nella Delibera 188/05 dell’Autorità dell’energia elettrica ed il gas. L’impianto risulta equipaggiato con un sistema di protezione che si articola su tre livelli: dispositivo del generatore; dispositivo di interfaccia; dispositivo generale. Ciascun inverter è protetto in uscita da un interruttore automatico con sganciatore di apertura collegato al pannello DV601 del dispositivo di interfaccia in modo da agire di rincalzo al dispositivo di interfaccia stesso. L’inverter è anche dotato di dispositivi contro le sovratensioni generate in condizioni anomale lato c.a.; Dispositivo del generatore. Il dispositivo di interfaccia (DI) gestisce la disconnessione automatica dell’impianto di generazione in caso di mancanza di tensione sulla rete di distribuzione. Questo fenomeno, detto funzionamento in isola, deve essere assolutamente evitato, soprattutto perché può tradursi in condizioni di pericolo per il personale addetto alla ricerca e alla riparazione dei guasti. Il DI è costituito da un interruttore in BT con bobina di sgancio a mancanza di tensione. A protezione della rete di distribuzione pubblica, come richiesto dalla ENEL DK 5740, è presente il dispositivo di interfaccia della Thytronic del tipo SSG (o equivalente), che assicura protezioni 50‐51‐67‐50N‐51N‐59N‐67N, conforme alla specifica ENEL DK5600; Dispositivo di interfaccia. Il dispositivo generale (DG) ha la funzione di salvaguardare il funzionamento della rete nei confronti di guasti nel sistema di generazione elettrica. Il dispositivo generale può essere costituito da un interruttore in esecuzione estraibile con sganciatore di apertura oppure interruttore con sganciatore di apertura e sezionatore da installare sul lato rete ENEL dell'interruttore.
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OPERE CIVILI CAVIDOTTI I cavidotti saranno del tipo corrugato con doppia parete liscia internamente in polietilene alta densità (PEAD) con dimensioni specificate nelle tavole allegate alla presente e dovranno costituire un cavidotto per il passaggio di cavi tra manufatti; dovranno contenere il filo guida in rame isolato per un eventuale reinfilaggio dei cavi, filo che rimarrà anche dopo la posa dei conduttori di alimentazione. La posa delle linee in cavo in cavidotto è classificata come posa tipo 61 nella norma CEI 64‐8; Caratteristiche: ‐ Temperatura di posa: ‐30/+60°C ‐ Resistenza allo schiacciamento: ≥450N ‐ Resistenza dielettrica: > 800kV/cm ‐ Resistenza d’isolamento: >100MOhm RETE ELETTRICA DI TRASMISSIONE BT CC E CA Il trasporto dell’energia generata dai pannelli fotovoltaici agli inverter avverrà per mezzo di cavi tipo FG7(O)R posati all’interno di passerelle metalliche posizionate sotto ai pannelli o all’interno dei cavidotti sopracitati. In prossimità di alcune zone di connessione dei circuiti saranno posizionati dei cabinet (misure circa 80 x 50 cm) raccogli stringhe con la funzione di raggruppare le linee CC di entrambi i potenziali uscenti dalle scatole di collegamento dei pannelli (generatore FV). Mediante i cabinet sarà possibile collegare la potenza del generatore FV all'inverter impiegando cavi di ampia sezione e limitando così le dispersioni, garantendo la protezione sicura delle scatole di collegamento del generatore e dell'ingresso CC dell’inverter. Il collegamento tra gli inverter ed i trasformatori, in corrente alternata, avrà invece la minima lunghezza possibile, necessaria solo al trasporto di energia dal locale inverter al locale trasformazione all’interno della cabina di campo. Le stringhe saranno costituite dalla serie di singoli moduli fotovoltaici e singolarmente sezionabili, provviste di diodo di blocco e di protezioni contro le sovratensioni. Dovrà essere inoltre prevista la separazione galvanica tra la parte in corrente continua dell’impianto e la rete. RETE DI MT La rete di MT di tutto il campo fotovoltaico sarà formata da 3 anelli che collegano le 2 o 3 cabine. Ogni cabina di trasformazione sarà collegata con entra‐esci a mezzo di sezionatori sotto carico. I terminali di ogni anello saranno riuniti all’interno di un quadro di ricezione dove si troveranno nuovamente sezionatori sotto carico ed un interruttore di protezione avente anche la funzione di PG nei confronti dell’Ente Distributore. CAVI ELETTRICI E DI CABLAGGIO Il cablaggio delle apparecchiature elettroniche sarà realizzato con conduttori in rame schermati o in fibra ottica. Il trasporto di energia avverrà a mezzo di cavi con isolamento in EPR e guaina in PVC tipo FG7R (cavi flessibili per posa fissa) in modo da contenere la caduta di potenziale entro il 2% come da Guida Tecnica CEI 82‐24 . Per non compromettere la sicurezza di chi opera sull’impianto durante la verifica o l’adeguamento o la manutenzione, i conduttori avranno la seguente colorazione: ‐ Conduttori di protezione: giallo‐verde (obbligatorio) ‐ Conduttore di neutro: blu chiaro (obbligatorio) ‐ Conduttore di fase: grigio / marrone ‐ Conduttore per circuiti in C.C.: chiaramente siglato con indicazione del positivo con “+” e del negativo con “–“ In caso di utilizzo di sistema di messa a terra tipo TN‐C il conduttore PEN avente funzione congiunta di neutro e di protezione potrà essere giallo verde con fascetta blu chiaro o blu chiaro con fascetta giallo verde. COLLEGAMENTI ALLA CABINA ELETTRICA Per quanto riguarda le realizzazione della cabina elettrica in MT di ricezione dell’energia dell’ente erogatore, dovrà essere concordata con l’ente distributore di energia elettrica, inoltre sono stati concordati i criteri di allacciamento e di predisposizione della cabina, e l’adeguamento a valle di essa per la ricezione dell’energia prodotta e la sua misurazione mediante un contatore con visualizzazione della quantità di energia ceduta alla rete elettrica esterna. Ciò vale altresì per la cabina di MT che riceverà a valle tutta l’energia prodotta. Per i dettagli fare riferimento a "Impianto di rete e impianto di utenza". Inizialmente, in parte dello spazio disponibile per l’installazione del campo fotovoltaico, saranno realizzate aree provvisorie di cantiere per lo stoccaggio dei pannelli, del materiale elettrico, dei manufatti in carpenteria metallica e per RECINZIONE, PARCHEGGI, AREE DI CANTIERE, ZONE DI TRANSITO. L’area del lotto sarà completamente recintata utilizzando rete a maglia in PRFV, sorretta da pali in PRFV infissi a terra per un altezza massima di circa 2,5 m; per impedire la visuale dall’esterno si procederà alla realizzazione di una siepe con piante di tipo alloro o tipiche della zona. In corrispondenza degli ingressi generali dell'impianto, saranno realizzati dei cancelli, scorrevoli e/o ad ante, pannellati pieni.
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La sistemazione della viabilità interna (percorsi di passaggio tra le strutture) sarà realizzata in terra compattata permeabile. Le strade sono state dimensionate per consentire il passaggio di mezzi idonei ad effettuare la manutenzione dell’impianto. SISTEMA DI CONTROLLO E MONITORAGGIO (SCM) Il sistema di controllo dell’impianto avverrà tramite due tipologie di controllo: controllo locale e controllo remoto. a. Controllo locale: monitoraggi tramite PC centrale, posto in prossimità dell’impianto, tramite software apposito in grado di monitorare e controllare gli inverter e le altre sezioni di impianto b. Controllo remoto: gestione a distanza dell’impianto tramite modem GPRS con scheda di rete Data‐Logger montata a bordo degli inverter Il controllo in remoto avviene da centrale (servizio assistenza) con il medesimo software del controllo locale. Le grandezze controllate dal sistema sono: ‐ Potenze dell’inverter; ‐ Tensione di campo dell’ inverter; ‐ Corrente di campo dell’ inverter; ‐ Radiazioni solari; ‐ Temperatura ambiente; ‐ Velocità del vento; ‐ Letture dell’energia attiva e reattiva prodotte. La connessione tra gli inverter e il PC avviene tramite un box acquisizione (convertitore USB/RS485 MODBUS). Sullo stesso BUS si inserisce la scheda di acquisizione ambientale per la misura della temperatura ambientale, l’irraggiamento e la velocità del vento. SICUREZZA DELL'IMPIANTO PROTEZIONE DA CORTI CIRCUITI SUL LATO C.C. DELL’IMPIANTO Gli impianti FV sono realizzati attraverso il collegamento in serie/parallelo di un determinato numero di moduli FV, a loro volta realizzati attraverso il collegamento in serie/parallelo di celle FV inglobate e sigillate in un unico pannello d’insieme. Pertanto gli impianti FTV di qualsiasi dimensione conservano le caratteristiche elettriche della singola cella, semplicemente a livelli di tensione e correnti superiore, a seconda del numero di celle connesse in serie (per ottenere tensioni maggiori) oppure in parallelo (per ottenere correnti maggiori). Negli impianti fotovoltaici la corrente di corto circuito dell’impianto non può superare la somma delle correnti di corto circuito delle singole stringhe. Le tensioni continue sono particolarmente dannose per la salute. Il contatto accidentale con una tensione di oltre 400 V in c.c., che è la tensione tipica delle stringhe, può avere conseguenze letali. Per ridurre il rischio di contatti pericolosi il campo fotovoltaico lato corrente continua è assimilabile ad un sistema IT cioè flottante da terra. La separazione galvanica tra il lato corrente continua e il lato corrente alternata è garantito dalla presenza del trasformatore BT/MT. In tal modo, perché un contatto accidentale sia realmente pericoloso occorre che si entri in contatto contemporaneamente con entrambe le polarità del campo. Il contatto accidentale con una sola delle polarità non ha praticamente conseguenze, a meno che una delle polarità del campo non sia casualmente a contatto con la massa. Per prevenire tale eventualità gli inverter sono muniti di un opportuno dispositivo di rivelazione degli squilibri verso massa, che ne provoca l’immediato spegnimento e l’emissione di una segnalazione di allarme. PROTEZIONE DA CONTATTI ACCIDENTALI LATO C.C. ‐ PROTEZIONE DALLE FULMINAZIONI Un campo fotovoltaico correttamente collegato a massa, non altera in alcun modo l’indice ceraunico della località di montaggio, e quindi la probabilità di essere colpito da un fulmine. I moduli fotovoltaici sono in alto grado insensibili alle sovratensioni atmosferiche, che invece possono risultare pericolose per le apparecchiature elettroniche di condizionamento della potenza. Per ridurre i danni dovuti ad eventuali sovratensioni i quadri di parallelo sottocampi sono muniti di varistori su entrambe le polarità dei cavi d’uscita. I varistori, per prevenire eventuali incendi, saranno segregati in appositi scomparti antideflagranti. In caso di sovratensioni i varistori collegano una od entrambe le polarità dei cavi a massa e provocano l’immediato spegnimento degli inverter e l’emissione di un segnale d’allarme. SICUREZZE SUL LATO C.A. DELL’IMPIANTO La limitazione delle correnti del campo fotovoltaico comporta analoga limitazione anche nelle correnti in uscita dagli inverter. Corti circuiti sul lato alternata dell’impianto sono tuttavia pericolosi perché possono provocare ritorni da rete di intensità non limitata. L’interruttore MT di tipo SF6 è equipaggiato con una protezione generale di massima corrente e una protezione contro i guasti a terra.
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PREVENZIONE FUNZIONAMENTO IN ISOLA In accordo a quanto prescritto dalla normativa italiana sarà previsto, incorporato nell’inverter, un dispositivo per prevenire il funzionamento in isola dell’impianto, come già descritto precedentemente. IMPIANTO DI MESSA A TERRA All’interno del campo fotovoltaico sarà realizzata una rete di terra costituita da dispersori in acciaio zincato del tipo per posa nel terreno e da un conduttore di terra in rame (da 35 mm2). A tale rete saranno collegate tutte le strutture metalliche di supporto dei moduli e la recinzione. L’impianto di terra sarà rispondente alle normative vigenti, in particolare alla Norma CEI 11‐1 “Impianti elettrici con tensione superiore a 1 kV in corrente alternata” ed alla Guida CEI 11‐37 “Guida per l’esecuzione degli impianti di terra di stabilimenti industriali per sistemi di I, II e III categoria”. L’impianto di terra sarà dimensionato sulla base della corrente di guasto a terra sulla rete MT di alimentazione e del tempo di eliminazione del guasto a terra da parte delle protezioni ENEL. Prima della messa in servizio dell’impianto, saranno effettuate le verifiche dell’impianto di terra previste dal DPR 22 ottobre 2001 n. 462. 4 INDICAZIONE DELLA PRODUTTIVITA' STIMATA E DELLE EMISSIONI DI CO ANTINCENDIO, SORVEGLIANZA ED ILLUMINAZIONE Per quanto riguarda l’antincendio, considerato che nell’area individuata non vi sono attualmente attività soggette a controllo VVF, si specifica che l’attività di costruzione ed esercizio dell’impianto fotovoltaico non è soggetta al controllo preventivo dei Vigili del Fuoco, in quanto non rientra né nel D.P.R. 689/59 né nell’allegato al D.M. del 16/02/82. Per cui saranno previste le normali procedure antincendio previste dalle normative di sicurezza sul lavoro vigenti (D. Lgs. 626/94 e 81/08): in particolare i locali tecnici saranno muniti di estintori ad anidride carbonica e a polvere. Il sistema di illuminazione del perimetro del lotto sarà collegato al sistema di anti‐intrusione, collegato con gli organi di sicurezza locali e/o con agenzie private di vigilanza, e nel sarà separato in 3 sottosistemi totalmente indipendenti, in modo tale che, qualsiasi allarme intervenga nella recinzione perimetrale, provocherà l’accensione della sola porzione di luci interessata. 2 L’energia elettrica prodotta dall’impianto fotovoltaico ed immessa in rete (circa 8.964.332 kWh all’anno) consentirà di evitare emissioni di CO2 per circa 700 t/anno, che in considerazione della vita media dell’impianto, possono essere stimate, su un periodo di 20 anni, in circa 17.500 tonnellate di CO2 non emesse. EVITATE
Ministero dell'interno - Nota 26 marzo 2010, n. 5158
Ministero dell'interno Dipartimento dei Vigili del fuoco, del soccorso pubblico e della difesa civile
Direzione centrale per la prevenzione e la sicurezza tecnica Area prevenzione incendi
Oggetto: Guida per l'installazione degli impianti fotovoltaici.
In allegato si trasmette la guida per l'installazione degli impianti fotovoltaici nelle attività soggette al controllo dei Vigili del fuoco, redatte da un apposito gruppo di lavoro, costituito da esperti del settore elettrico ed approvate recentemente dal C.C.T.S.
Si segnala che la mera installazione di un impianto fotovoltaico, ove non modifichi il rischio incendio, non richiede la presentazione di un nuovo parere di conformità. In caso di modifica, valutata con aumento del rischio incendio ovvero di modifica delle misure di prevenzione e/o protezione dovrà essere effettuato l'aggiornamento della valutazione del rischio, prevista dal D.M. 4 maggio 1998, con la conseguente presentazione di un nuovo parere di conformità ai sensi del D.P.R. 12 gennaio 1998, n. 37.
Il Capo del Corpo nazionale dei Vigili del Fuoco
Vice Capo Dipartimento vicario Gambardella
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CRITERI DI SCELTA E TARATURA DELLE PROTEZIONI Le protezioni MT sono state dimensionate, scelte e tarate secondo quanto dettato dalla guida CEI 11‐35 e dalle specifiche ENEL DK5600, DK5400, DK5310. PRESCRIZIONI GENERALI PER LA SICUREZZA DEGLI IMPIANTI AT/MT Gli impianti ed i componenti elettrici devono essere in grado di resistere alle sollecitazioni elettriche, meccaniche, climatiche ed ambientali previste in sito. DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE TENSIONI E LIVELLI DI ISOLAMENTO Gli impianti ed i componenti elettrici devono essere in grado di sopportare le loro tensioni massime assegnate a frequenza industriale, così come le sovratensioni a frequenza industriale, le sovratensioni di manovra e le sovratensioni atmosferiche (norma CEI 11‐1 art.2.1.3c). Devono essere adottate adeguate misure per evitare il contatto fra sistemi a diverse tensioni. Gli impianti devono essere realizzati per la frequenza nominale del sistema. Il livello di isolamento deve essere scelto in conformità alla tensione massima Um stabilita per il componente elettrico e nel rispetto delle minime distanze di isolamento stabilite dalla normativa. La tensione nominale è la tensione assegnata dal costruttore all’apparecchiatura; essa è indicata con il simbolo Ur nelle norme di prodotto e con Un nella norma impianti (CEI 11‐1 art.2.1.4 e art. 2.1.5). La tensione massima Um è il valore più elevato della tensione che si presenta in un istante e in un punto qualunque del sistema nelle condizioni ordinarie di funzionamento (CEI 28‐5 art.3.9 e 3.10). In relazione alla tensione nominale dell’apparecchiatura, sono stabilite nelle norme di prodotto: ‐ la tensione di tenuta a frequenza industriale Ud x 60sec.; ‐ la tensione di tenuta ad impulso Up (1,2/50μs). L’insieme di queste due tensioni individua il “livello di isolamento dell’apparecchiatura” (norma CEI 17‐21 art.4.2 e norma CEI 28‐5 tab.1). Per ogni valore della tensione nominale, la norma (CEI 11‐1 art.4.3.1 tab.4.1 e norma CEI 17‐21 tab.1 A) indica le rispettive tensioni di tenuta a 50 Hz ed impulso normalizzate, nonché le distanze minime di tenuta dielettrica. I valori più elevati delle tensioni di tenuta e delle distanze minime riportati nelle tabelle della norma devono essere previsti negli impianti a neutro isolato o con Nt=4 fulmini/kmq x anno. DIMENSIONAMENTO IN RELAZIONE ALLE CORRENTI La corrente (termica) nominale Ir è il valore efficace della corrente che l’apparecchiatura è in grado di condurre continuamente, nelle condizioni di impiego prescritte (CEI 17‐21 art.4.4.1). La corrente nominale di breve durata Ik è il valore efficace della corrente di cortocircuito che l’apparecchiatura è in grado di condurre per l’intervallo di tempo tk (CEI 17‐21 art.4.5). La durata nominale di cortocircuito tk è in genere 1 secondo (CEI 17‐21 art.4.7). In ogni caso la durata tk deve essere superiore al tempo di intervento delle protezioni. La corrente nominale di picco Ip è il valore di cresta della prima semionda della corrente nominale di breve durata (CEI 17‐21 art.4.6). Il valore di picco dipende dall’asimmetria della corrente di cortocircuito e dunque dal fattore di potenza di cortocircuito. Se non diversamente specificato Ip=2,5Ik con cosφcc. MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI =0,1 (condizione peggiorativa). La protezione dei componenti dagli effetti dannosi causati dalle sovracorrenti è garantita da dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: ‐ interruttori di manovra sezionatori a norme CEI 17‐1/17‐4 azionati dall’intervento dei fusibili MT. ‐ interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche indirette. ‐ interruttori automatici di MT a norme CEI 17‐1 azionati dall’intervento di protezioni elettroniche ed elettromeccaniche dirette. ‐ interruttori di manovra sezionatori AT a norme CEI 17‐1/17‐4 ‐ interruttori AT con protezione di massima corrente tripolare a due soglie, una di sovraccarico, una di cortocircuito, entrambe a tempo indipendente definito e protezione di minima e massima tensione. PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Ogni sistema deve essere realizzato in modo che le correnti in condizioni di esercizio normale non superino le correnti nominali delle apparecchiature o le correnti ammissibili dei componenti. Si deve tener conto anche di condizioni ambientali sfavorevoli, come una temperatura più elevata di quella specificata nelle norme corrispondenti. PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Gli impianti devono essere realizzati in modo da sopportare in sicurezza le sollecitazioni meccaniche e termiche derivanti da correnti di cortocircuito. Il quadro prefabbricato MT, in particolare, è consigliabile prevederlo del tipo “a prova d’arco interno”, secondo la norma CEI 17‐6 art.5.101.4 e art.5.104.
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Nei quadri a prova d’arco interno i gas caldi in pressione dell’arco vengono convogliati all’esterno, mediante condotti di scarico, in zone non occupate da persone, mentre la struttura resiste alle sollecitazioni e alla sovrapressione prodotta dall’arco. PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI Gli impianti devono essere costruiti in modo da evitare il contatto non intenzionale con parti attive od il raggiungimento di zone pericolose (zone di guardia) prossime alle parti attive. Si devono proteggere le parti attive, quelle con il solo isolamento funzionale, e le parti che possono essere considerate a potenziale pericoloso. La protezione contro i contatti diretti consiste nell’impedire il contatto con le parti attive nude o di portarsi ad una distanza tale per cui possa avvenire una scarica. A tal fine, sono state introdotte le distanze di guardia (dg), di vincolo orizzontale (dvo) e verticale (dvv) (CEI 11‐1 art.2.5.5.‐art.2.5.6). La distanza di vincolo rappresenta la distanza minima tra la parte in tensione e la superficie sulla quale un operatore al lavoro può stare in posizione eretta, con entrambi i piedi appoggiati. Le parti attive poste ad una distanza dalla suddetta superficie inferiore alla distanza di vincolo devono essere protette con pareti o barriere metalliche con grado di protezione almeno IP1XB (il dito di prova penetra all’interno dell’involucro ma non raggiunge le parti attive).Le pareti e le barriere di protezione devono essere alte almeno 2m dal piano di calpestio. La superficie interna della barriera deve trovarsi ad una distanza dalle parti attive (non schermate) almeno uguale a quella di guardia dg. Tale distanza può essere ridotta alla distanza minima d’isolamento se la barriera ha un grado di protezione almeno IP3X (CEI 111 art.6.2.1). Le misure di protezione contro i contatti diretti su indicate devono essere applicate anche nei confronti dei componenti isolati ma senza schermo metallico collegato a terra, ad esempio le terminazioni del cavo, relativamente alla parte priva di schermo, e gli avvolgimenti in MT isolati in resina o nastrati dei trasformatori a secco. E’ opportuno che gli isolatori siano posizionati ad interdistanza massima di 120 cm, affinché la sbarra sopporti gli sforzi elettrodinamici della corrente di cortocircuito (CEI 11‐1 art.3.1.4.1). PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI INDIRETTI La protezione dai contatti indiretti deve essere attuata mediante la messa a terra delle masse metalliche dell’impianto ed il coordinamento della resistenza di terra con il valore delle correnti di guasto AT/MT(norma CEI 11‐1 fig.9.1). Gli impianti di terra devono essere progettati in modo da soddisfare le seguenti prescrizioni: - avere sufficienti resistenza meccanica e resistenza alla corrosione; - essere in grado di sopportare, da un punto di vista termico, le più elevate correnti di guasto prevedibili sulla rete AT/MT; - evitare danni a componenti elettrici ed a beni; - garantire la sicurezza delle persone contro le tensioni che si manifestano sugli impianti di terra per effetto delle correnti di guasto a terra. I parametri da prendere in considerazione nel dimensionamento degli impianti di terra sono quindi: - valore della corrente di guasto a terra sulla rete AT/MT; - valore della corrente di doppio guasto a terra sulla rete AT/MT; - durata del guasto a terra; - caratteristiche del terreno. La tensione di contatto Ut (CEI 11‐1 art.2.7.13.3) è la tensione a cui è soggetta la persona tra mano e piedi, in un contatto indiretto. Convenzionalmente si assume una resistenza del corpo umano Rb=1000 Ohm. La norma CEI 11‐1 (fig.9.1) stabilisce il valore della tensione di contatto ammissibile Utp in relazione al tempo di intervento delle protezioni tf. Un impianto di terra è ritenuto idoneo se la tensione di contatto non supera la Utp e la tensione di passo non supera 3Utp. Se la tensione totale di terra UE=Re x If è U≤E Utp l’impianto di terra garantisce senz’altro la sicurezza essendo Ut ≤ UE. In altre parole, è sufficiente che la resistenza di terra soddisfi la condizione: RE ≤ Utp / If. Nei confronti di un guasto monofase a terra, oltre alla protezione omopolare 51N occorre anche una protezione direzionale di terra 67N (DK5600 art.6.2.2) se nell’impianto si verifica una delle condizioni seguenti: - linee aeree MT di utente in conduttori nudi di qualunque lunghezza; - trasformatori ubicati in più locali; - i cavi MT di utente hanno una lunghezza complessiva ≥ 500m. Il dispersore deve avere le caratteristiche indicate nell’allegato A alla norma CEI 11‐1 e deve essere realizzato con materiali e dimensioni tali da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate. Il dimensionamento dei conduttori di terra lato MT deve essere effettuato in base alla corrente di doppio guasto a terra lato MT verificando la condizione: Sct ≥ √I2t / K, dove I è la corrente doppio guasto a terra lato MT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo. Il dimensionamento dei conduttori di protezione PE lato BT o si effettua rispettando la condizione della norma CEI 64‐8 con sezione del conduttore pari alla metà della sezione di fase oppure verificando la condizione: Spe ≥ √I2t / K Dove I è la corrente di guasto fase/PE lato BT, t è il tempo di intervento delle protezioni, K=228 per il rame nudo.
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Tutte le masse e le masse estranee devono essere messe a terra mediante idonei conduttori di materiale e sezione tale da resistere alle sollecitazioni sopra menzionate. SEZIONAMENTO DEI CIRCUITI Devono essere previsti dispositivi per mezzo dei quali l’impianto completo o parti di esso possano essere sezionati in relazione alle esigenze di esercizio. Ogni parte dell’impianto, che può essere sezionata dalle altre parti del sistema, deve essere realizzata in modo da poterne eseguire la messa a terra e in cortocircuito. INTERBLOCCHI DI SICUREZZA La protezione può essere attuata per mezzo di: - interruttori di manovra al posto di sezionatori; - sezionatori di terra con potere di stabilimento; - dispositivi di interblocco; - interblocchi con chiavi non intercambiabili. Secondo la norma CEI 17‐6 art.5.106 gli interblocchi possono avere due compiti: - interdire l’accesso alle parti in tensione; - impedire le manovre errate. E’ consigliato l’interblocco di accesso al box del trasformatore e, nel caso di trasformatori in parallelo, il trascinamento di apertura fra interruttore primario MT e interruttore secondario BT. PRESCRIZIONI MECCANICHE I componenti elettrici e le strutture di supporto ,comprese le loro fondazioni, devono sopportare i carichi meccanici previsti nel luogo di installazione. CONDIZIONI CLIMATICHE ED AMBIENTALI Gli impianti devono essere idonei per operare nelle condizioni climatiche ed ambientali previste nel luogo di installazione. FOSSA DI RACCOLTA OLIO TRASFORMATORE Per i trasformatori MT/AT, è prevista la realizzazione di una vasca di contenimento posta al di sotto del trasformatore. La fossa di raccolta dell’olio si rende necessaria per impedire che l’olio inquini l’ambiente circostante e, se infiammato, propaghi l’incendio come richiesto dalla norma CEI 11‐1 art.7.7.1.2. 6 MISURE DI PROTEZIONE IMPIANTI BT MISURE DI PROTEZIONE CONTRO LE SOVRACORRENTI La protezione dei conduttori dagli effetti dannosi causati dalle sovracorrenti è garantita da dispositivi automatici in grado di interrompere le correnti di sovraccarico fino al cortocircuito. I dispositivi previsti sono: - interruttori automatici provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo elettronico per taglie sopra i 160A a norme CEI 17‐5; - interruttori automatici scatolati provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo magnetotermico per taglie da 100A a 160A a norme CEI 17‐5; - interruttori automatici modulari provvisti di sganciatori di sovracorrente del tipo magnetotermico per taglie da 5A a 60A a norme CEI 17‐5/23‐3; - interruttori modulari combinati con fusibili gL (CEI 32‐1) per la protezione dei circuiti voltmetrici e dei circuiti di segnalazione sui quadri elettrici. Le caratteristiche corrente/tempo di intervento dei dispositivi di protezione sono le seguenti: - curve di intervento selezionabili per i dispositivi con sganciatori elettronici; - curva di intervento “C” (Imagnetica = 5÷10 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati; - curva di intervento “D” (Imagnetica = 10÷15 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti primari di trasformatori; - curva di intervento “B” (imagnetica = 3÷5 x Inominale) per i dispositivi con sganciatori magnetotermici utilizzati su circuiti derivati da gruppi elettrogeni o gruppi soccorritori a batterie. Interruttori magnetotermici previsti con funzione “G” (guasto a terra) per interruttori di taglia superiore a 400A; Interruttori previsti con relè differenziale per interruttori di taglia inferiore a 400A. PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI SOVRACCARICO Utilizzando opportunamente dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3, fusibili a norme CEI 32‐1, risulta assicurata la condizione prescritta dalla norma CEI 64‐8: IB ≤ In ≤ Iz If ≤ 1.45 • Iz, dove: IB = corrente di impiego del circuito, Iz = portata in regime permanente della conduttura (sez. 523 CEI 64‐8), In = corrente nominale del dispositivo di protezione, If = corrente che assicura l’effettivo funzionamento del dispositivo di protezione entro il tempo convenzionale in condizioni effettive.
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La protezione dai sovraccarichi è svolta materialmente da: - dispositivo a tempo dipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo dipendente termico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili. PROTEZIONE CONTRO LE CORRENTI DI CORTO CIRCUITO Il potere di interruzione dei dispositivi scelti è superiore alla corrente di corto circuito presunta nei vari punti di installazione. I dispositivi automatici a norme CEI 17‐5/23‐3 ed i fusibili a norme CEI 32‐1 sono stati scelti in modo tale da assicurare la condizione: I² ∙t ≤ K² S² , dove: t = durata in secondi S= sezione in mmq. I = corrente effettiva di corto circuito in Ampere, espressa in valore efficace K = 115 per i conduttori in rame isolati in PVC pari a 135 per i conduttori in rame isolati con gomma ordinaria o butilica e 136 per i conduttori in rame isolati con gomma EPR o XPRE In ogni caso la max energia sopportata dai cavi K²∙S² è superiore al valore di energia specifica I²∙t indicata dal costruttore come quella lasciata passare dal dispositivo di protezione. I dispositivi di protezione previsti sono in grado di assolvere sia la protezione da sovraccarico sia la protezione da corto circuito in quanto rispettano le due condizioni dettate dalla norma CEI 64‐8 sez. 435‐1 e precisamente: - protezione assicurata contro i sovraccarichi; - potere di interruzione non inferiore al valore della corrente di corto circuito presunta. La protezione specifica dai cortocircuiti è svolta da: - dispositivo a tempo indipendente selezionabile degli sganciatori elettronici; - dispositivo a tempo indipendente elettromagnetico degli sganciatori magnetotermici; - elemento termico a fusione dei fusibili. PROTEZIONE CONTRO I CONTATTI DIRETTI La protezione dai contatti diretti à garantita dalle misure richieste nella norma CEI 64‐8 sez. 412, e precisamente: ‐ isolamento delle parti attive proporzionato alla tensione di esercizio del sistema e tale da resistere alle influenze meccaniche,chimiche,elettriche e termiche alle quali può essere soggetto; ‐ isolamento dei componenti elettrici costruiti in fabbrica conforme alle relative norme; ‐ parti attive poste entro involucri con grado minimo di protezione IP2X o IPXXB; ‐ superfici superiori degli involucri a portata di mano con grado minimo di protezione IP4X o IPXXD; ‐ apertura degli involucri possibile solo con uso di una chiave o attrezzo; ‐ utilizzo di interruttori blocco porta che permettano l’apertura della porta dopo aver disattivato le parti elettriche e la riattivazione delle stesse solo a porta chiusa. Gli involucri di apparecchiature costruite in fabbrica devono essere conformi alle relative norme. In generale gli involucri devono essere saldamente fissati, resistenti alle sollecitazioni previste e se metallici garantire le distanze d’isolamento. I sistemi di sicurezza previsti si possono così riassumere: ‐ utilizzo di involucri per apparecchiature e quadri elettrici con grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di pannelli a vite e porte sottochiave per i quadri elettrici; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in tubazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in canalizzazioni isolanti o metalliche collegate al PE; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 450/750V per posa in quadri elettrici a norme CEI; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V in canalizzazioni isolanti o metalliche; ‐ utilizzo di conduttori con isolamento Uo/U = 600/1000V per posa interrata od in vista; ‐ utilizzo di morsetti isolati con Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici e cassette di derivazione; ‐ utilizzo di cassette isolanti per derivazione con coperchio a vite e grado minimo di protezione IP40; ‐ utilizzo di cassette metalliche per derivazione con coperchio a vite ,grado minimo di protezione IP40 e collegate al PE; ‐ utilizzo di apparecchiature isolate Vi = 500V e grado di protezione IP20 in quadri elettrici; ‐ utilizzo di componenti isolati Vi = 500V e grado di protezione IP40. PROTEZIONE DA CONTATTI INDIRETTI Le misure di protezione adottate contro i contatti indiretti sono quelle previste dalla norma CEI 64‐8 per i vari sistemi di stato del neutro. ‐ Zs è l’impedenza dell’anello di guasto;
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Sistema TN‐S Nei sistemi TN‐S tutte le masse dell’impianto saranno collegate al punto di messa a terra del sistema di alimentazione in corrispondenza od in prossimità del trasformatore. Il punto di messa a terra del sistema di alimentazione nel nostro caso è il punto neutro. Le caratteristiche dei dispositivi di protezione sono tali che, in caso di guasto l’interruzione automatica dell’alimentazione avvenga entro i tempi stabiliti dalle norme soddisfacendo la seguente condizione:
Zs Ia ≤ Uo Dove: ‐ Ia è la corrente che provoca l’interruzione automatica del dispositivo di protezione entro il tempo definito dalle norme (nel caso di interruttore differenziale la è la corrente differenziale nominale Idn) in funzione della tensione nominale Uo; ‐ Uo è la tensione nominale in c.a., valore efficace tra fase e terra. ‐ Per Uo=230V intervento entro t=0,4sec. ‐ Per Uo=400V intervento entro t=0,2sec. Tempi di interruzione convenzionali non superiori a 5 secondi sono ammessi per i circuiti di distribuzione. Prescrizioni Comuni Saranno collegate al circuito generale di terra tutte le masse metalliche degli utilizzatori e tutte le masse attualmente non identificabili ma comunque da collegare a terra in quanto soggette ad andare, a causa di un guasto, sottotensione (ad esempio passerelle metalliche a pavimento impiegate per la posa dei cavi). Il fissaggio del conduttore di terra alle suddette masse metalliche, sarà realizzato a mezzo di collari fissa tubo, con morsetti, capicorda ad occhiello o viti autofilettanti da fissare sulla massa metallica in modo tale da impedirne l’allentamento. Le giunzioni tra i vari elementi di protezione, se necessarie, saranno realizzate con idonei morsetti (ad esempio morsetti a mantello) o con saldatura forte in alluminotermica e saranno ridotte al minimo indispensabile. Tutte le linee in origine dai quadri elettrici saranno dotate di un proprio conduttore di terra facente capo ad un equipotenziale previsto all’interno del quadro stesso. Per ragioni di selettività si possono utilizzare dispositivi di protezione a corrente differenziale del tipo S (vedere norma CEI 23‐42, 23‐44 e 17‐5V1) in serie con dispositivi differenziali istantanei solo nei circuiti di distribuzione principali. I differenziali a ritardo regolabile sono utilizzabili sui circuiti di distribuzione principale ed in presenza di personale addestrato (non sono ammessi negli impianti per uso domestico e similare). In ogni caso il massimo ritardo ammesso nei sistemi TT è di 1s. PROTEZIONE CONTRO GLI EFFETTI TERMICI I componenti elettrici non devono costituire pericolo di innesco o di propagazione di incendio per i materiali adiacenti e quindi devono essere conformi alle relative norme costruttive o, dove mancanti alla sezione 422 della norma CEI 64‐8. I pericoli che derivano dalla propagazione di un eventuale incendio devono essere limitati mediante la realizzazione di barriere tagliafiamma REI 120 sulle condutture che attraversano solai o pareti di delimitazione dei compartimenti antincendio. Le parti accessibili dei componenti elettrici a portata di mano non devono raggiungere temperature tali che possano causare ustioni alle persone oppure essere protette in modo da evitare il contatto accidentale come indicato alla sezione 423 della norma CEI 64‐8. Gli involucri, quadri o cassette contenenti componenti elettrici devono garantire la dissipazione del calore prodotto al fine di limitare le temperature al livello ammesso per il buon funzionamento. In alternativa è ammesso l’utilizzo di aspiratori o ventilatori comandati da termostato. I sistemi di riscaldamento ad aria forzata devono essere dotati di dispositivi di limitazione della temperatura come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. Gli apparecchi utilizzatori che producono acqua calda o vapore devono essere protetti contro i surriscaldamenti in tutte le condizioni di servizio come descritto alla sezione 424 della norma CEI 64‐8. 7 SEZIONAMENTO Sul lato Media Tensione, l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione delle linee (Cabina Raccolta Energia, ingresso Quadro MT di Cabina, partenze per l’alimentazione MT dei trasformatori). Per il sezionamento dell’impianto di distribuzione in BT potranno essere impiegati tutti i dispositivi omnipolari di protezione e comando posti nei vari quadri elettrici a partire dagli interruttori generali BT di Cabina (posti a valle dell’uscita secondaria dei trasformatori) per arrivare infine a tutti gli interruttori generali di quadro o agli interruttori divisionali per l’alimentazione dei circuiti terminali destinati alle varie utenze. Sul lato cc l’impianto sarà sezionabile in più punti mediante dispositivi omnipolari, installati sul quadro di campo, costituiti dagli stessi interruttori utilizzati per il comando e la protezione dai circuiti. 8 QUALITÀ DEI MATERIALI Gli impianti in oggetto sono stati progettati con riferimento a materiali/componenti di Fornitori primari, dotati di Marchio di Qualità, di marchiatura o di autocertificazione del Costruttore attestanti la costruzione a regola d’arte secondo la Normativa tecnica e la Legislazione vigente. Tutti i materiali/componenti rientranti nel campo di applicazione delle Direttive 73/23/CEE
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(“Bassa Tensione”) e 89/336/CEE (“Compatibilità Elettromagnetica”) e successive modifiche/aggiornamenti saranno conformi ai requisiti essenziali in esse contenute e saranno contrassegnati dalla marcatura CE. Tutti i materiali/componenti presenteranno caratteristiche idonee alle condizioni ambientali e lavorative dei luoghi in cui risulteranno installati. 9 DESCRIZIONE GENERALE DELL’IMPIANTO DI DISTRIBUZIONE ELETTRICA I moduli saranno installati su strutture fisse, ancorate al suolo per mezzo di palificazioni. Dalle stringhe, si perverrà ai quadri di sottocampo BT, provvisti di dispositivi di sezionamento e protezione, che avranno la funzione di realizzare il parallelo delle linee provenienti dai sottocampi serviti. Dai quadri di sottocampo, si perverrà agli inverter CC/AC alloggiati entro la cabina di campo, che permetteranno la trasformazione della corrente da continua ad alternata trifase. La corrente alternata in uscita confluirà nel locale di trasformazione BT/MT per la trasformazione a 15 kV. L’energia elettrica a 15 kV in uscita dalle cabine di campo confluirà in un'unica cabina di ricezione in cui sarà realizzato il quadro di parallelo MT a 15 kV. Atteso che per la descrizione del generatore fotovoltaico e dell’inverter (ivi compreso il trasformatore) si rimanda alla relazione specifica, i prossimi paragrafi saranno dedicati alla descrizione: 1. Cabina di campo BT/MT; 2. Cabina di ricezione MT; CABINA DI CAMPO BT/MT L’energia proveniente dal generatore fotovoltaico viene inizialmente convogliata nelle cabine di campo. In ciascuna cabina di campo sono installati un numero di inverter c.c./c.a. congruo alla dimensione del campo, sul lato in corrente alternata. Ogni inverter sarà dotato di un dispositivo di controllo dell’isolamento lato AC trifase per rete IT IT 3 x 270V protetto da un sezionatore con fusibili. I dispositivi sono montati in contenitori protetti e ventilati in poliestere classe II a norme CEI 17‐13/1. E’ inoltre prevista l’installazione di un trasformatore BT/MT (270V / 15 kV), a doppia presa sul lato BT, in modo da garantire il collegamento diretto delle uscite di ciascun inverter con il relativo lato BT del trasformatore. I trasformatori BT/MT avranno potenza nominale di 500 kVA. In pratica, ogni inverter è collegato ad un trasformatore da 500 kVA. Ogni trasformatore sarà dotato di rifasamento a vuoto lato BT a compensazione della corrente magnetizzante primaria. La batteria di rifasamento trifase è protetta da un sezionatore portafusibili ed è montata in un contenitore protetto e ventilato a norme CEI 1713/1. Le batterie sono collegate ai morsetti BT dei trasformatori con cavi FG7R‐0,6/1kV in tubazioni di pvc pesante. In ogni cabina è prevista l’installazione di un trasformatore ausiliario per l’alimentazione del quadro BT “servizi ausiliari” (servizi utente, illuminazione, illuminazione notturna, ventilazione, ecc…). Per la protezione delle linee MT in arrivo ed in partenza dalle cabine di campo è previsto l’utilizzo di sezionatori MT con fusibili di opportuna taglia per la protezione di massima corrente. CABINA DI RICEZIONE MT L’energia proveniente dalle cabine di campo viene convogliata mediante cavidotti a 15 kV nella cabina di ricezione MT, e da qui trasmessa alla cabina di consegna 15/150kV. Il quadro MT a 15 kV sarà di tipo prefabbricato realizzato come da schema di progetto a norma CEI 17‐6 completo di certificazioni di collaudo e dichiarazioni di conformità e sarà completato dalle celle dove sono montate le apparecchiature di protezione, comando e misura a servizio dell’impianto. 10 ILLUMINAZIONE ORDINARIA L’illuminazione ordinaria artificiale dei vari ambienti e l’illuminazione perimetrale esterna sarà realizzata impiegando corpi illuminanti ad alta efficienza idonee al conseguimento del risparmio energetico. L’illuminazione artificiale sarà realizzata in conformità alle prescrizione della norma UNI 10380. Le tipologie degli apparecchi che verranno impiegati per l’illuminazione ordinaria dell’edificio vengono qui di seguito elencate suddividendole in base ai diversi ambienti di installazione. 11 IMPIANTO ILLUMINAZIONE DI SICUREZZA L’illuminazione di sicurezza sarà garantita da apparecchi autoalimentati. L’impianto di sicurezza sarà indipendente da qualsiasi altro impianto elettrico dell'edificio. I dispositivi di protezione contro le sovracorrenti saranno installati in modo da evitare che una sovracorrente in un circuito comprometta il corretto funzionamento degli altri circuiti di sicurezza. Tutti i corpi illuminanti impiegati presenteranno grado di protezione IP65 e saranno realizzati in materiale isolante in esecuzione a doppio isolamento. L’autonomia minima di funzionamento dell’impianto di illuminazione di sicurezza dovrà essere di un’ora. 12 TUBAZIONI La posa dei cavi elettrici costituenti gli impianti in oggetto è stata prevista in canalizzazioni distinte o comunque dotate di setti separatori interni per quanto riguarda le seguenti tipologie di circuiti: − energia elettrica; − segnalazione e speciali. Le caratteristiche dimensionali ed i percorsi delle canalizzazioni sono riportati negli schemi planimetrici di progetto. Le tubazioni impiegate per realizzare gli impianti saranno dei seguenti tipi:
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− tubo flessibile in PVC autoestinguente, serie pesante, con Marchio di Qualità, conforme alle Norme EN 50086, con colorazione differenziata in base all’impiego, posato entro cavedio/parete prefabbricata o incassato a parete/pavimento − tubo flessibile corrugato a doppia parete in polietilene alta densità, o tubo rigido in PVC serie pesante, conforme alle norme EN50086 per posa interrata 450N; caratteristiche dello scavo e la profondità di interramento sono dettagliatamente riportate negli elaborati grafici di progetto. Il diametro interno dei tubi sarà maggiore o al limite uguale a 1,4 volte il diametro del cerchio circoscritto al fascio di cavi in esso contenuti, in ogni caso non inferiore a 16 mm. I cavi avranno la possibilità di essere infilati e sfilati dalle tubazioni con facilità; nei punti di derivazione dove risulti problematico l'infilaggio, saranno installate scatole di derivazione, in metallo o in PVC a seconda del tipo di tubazioni, complete di coperchio fissato mediante viti filettate. 13 CAVI ELETTRICI Negli impianti saranno impiegate le seguenti tipologie di cavi in funzione delle condizioni di posa: cavo multipolare/unipolare in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7 sotto guaina di PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐13, da posare prevalentemente in tubazioni interrate o entro canalizzazioni metalliche; − cavo unipolare in rame isolato in PVC, avente caratteristiche di non propagazione dell’incendio, conforme alle Norme CEI 20‐22 II e 20‐20, da posare in tubazioni isolanti incassate o in vista; − cavo unipolare precordato in rame isolato in gomma etilenpropilenica qualità G7, sotto guaina in PVC, con semiconduttore elastomerico estruso schermatura a filo di rame rosso tipo, conforme alle Norme CEI 20‐13, da posare in tubazioni interrate per alimentazione MT. − cavo MT, per posa direttamente interrata con conduttore con corda rotonda compatta (tamponata) in fili di rame o alluminio, isolante in XPLE, doppio strato semiconduttore, schermo in nastro di allumino, guaina esterna polietilene/AIRBAG/polietilene, da posare ad una profondità di almeno 1,50 m in trincea di larghezza pari ad almeno 0,8 m. La scelta delle sezioni dei cavi è stata effettuata in base alla loro portata nominale (calcolata in base ai criteri di unificazione e di dimensionamento riportati nelle Tabelle CEI‐UNEL), alle condizioni di posa e di temperatura, al limite ammesso dalle Norme per quanto riguarda le cadute di tensione massime ammissibili (inferiori al 4%) ed alle caratteristiche di intervento delle protezioni secondo quanto previsto dalle vigenti Norme CEI 64‐8. La portata delle condutture sarà commisurata alla potenza totale che si prevede di installare. Nei circuiti trifase i conduttori di neutro potranno avere sezione inferiore a quella dei corrispondenti conduttori di fase, con il minimo di 16 mm, purché il carico sia sostanzialmente equilibrato ed il conduttore di neutro sia protetto per un cortocircuito in fondo alla linea; in tutti gli altri casi al conduttore di neutro verrà data la stessa sezione dei conduttori di fase. La sezione del conduttore di protezione non sarà inferiore al valore determinato con la seguente formula: dove: − Sp = sezione del conduttore di protezione (mm2 S ≤ 16); − I = valore efficace della corrente di guasto che percorre il conduttore di protezione per un guasto franco a massa (A); − T = tempo di interruzione del dispositivo di protezione (s); − K = fattore il cui valore per i casi più comuni è dato nelle tabelle VI, VII, VIII e IX delle norme C.E.I. 64‐8 e che per gli altri casi può essere calcolato come indicato nell'Appendice H delle stesse norme. La sezione dei conduttori di protezione può essere anche determinata facendo riferimento alla seguente tabella: in questo caso non è in generale necessaria la verifica attraverso l'applicazione della formula precedente. Se dall'applicazione della tabella risultasse una sezione non unificata, sarà adottata la sezione unificata immediatamente superiore al valore calcolato. Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori, la tabella si applica con riferimento al conduttore di fase di sezione più elevata: Sp = S 16 < S ≤35 Sp = 16 S > 35 Sp = S/2 dove: − S = sezione dei conduttori di fase dell'impianto (mmq); − Sp = sezione minima del corrispondente conduttore di protezione (mmq) − per i circuiti di segnalazione e di comando è ammesso l'impiego di cavi con tensione nominale non). I valori della tabella sono validi soltanto se il conduttore di protezione è costituito dello stesso materiale del conduttore di fase. In caso contrario, la sezione del conduttore di protezione sarà determinata in modo da avere conduttanza equivalente. Se i conduttori di protezione non fanno parte della stessa conduttura dei conduttori di fase la loro sezione non sarà inferiore a 6 mm. Quando un unico conduttore di protezione deve servire più circuiti utilizzatori sarà dimensionato in relazione alla sezione del conduttore di fase di sezione più elevata. I cavi unipolari e le anime dei cavi multipolari saranno contraddistinti mediante le seguenti colorazioni: − nero, grigio e marrone (conduttori di fase); − blu chiaro (conduttore di neutro); − bicolore giallo‐verde (conduttori di terra, di protezione o equipotenziali).
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La rilevazione delle sovracorrenti è stata prevista per tutti i conduttori di fase. In ogni caso il conduttore di neutro non verrà mai interrotto prima del conduttore di fase o richiuso dopo la chiusura dello stesso. Nella scelta e nella installazione dei cavi si è tenuto presente quanto segue: − per i circuiti a tensione nominale non superiore a 230/400 V i cavi avranno tensione nominale non inferiore a 450/750 V; inferiore a 300/500 V, qualora posti in canalizzazioni distinte dai circuiti con tensioni superiori. Le condutture non saranno causa di innesco o di propagazione d'incendio: saranno usati cavi, tubi protettivi e canali aventi caratteristiche di non propagazione della fiamma nelle condizioni di posa. Tutti i cavi appartenenti ad uno stesso circuito seguiranno lo stesso percorso e saranno quindi infilati nella stessa canalizzazione, cavi di circuiti a tensioni diverse saranno inseriti in tubazioni separate e faranno capo a scatole di derivazione distinte; qualora facessero capo alle stesse scatole, queste avranno diaframmi divisori. I cavi che seguono lo stesso percorso ed in special modo quelli posati nelle stesse tubazioni,verranno chiaramente contraddistinti mediante opportuni contrassegni applicati alle estremità. Il collegamento dei cavi in partenza dai quadri e le derivazioni degli stessi cavi all'interno delle cassette di derivazione saranno effettuate mediante appositi morsetti. I cavi non trasmetteranno nessuna sollecitazione meccanica ai morsetti delle cassette, delle scatole, delle prese a spina, degli interruttori e degli apparecchi utilizzatori. I terminali dei cavi da inserire nei morsetti e nelle apparecchiature in genere, saranno muniti di capicorda oppure saranno stagnati. I cavi saranno sempre protetti contro la possibilità di danneggiamenti meccanici fino ad un'altezza di 2,5 m dal pavimento. 14 CONNESSIONI E DERIVAZIONI Tutte le derivazioni e le giunzioni dei cavi saranno effettuate entro apposite cassette di derivazione di caratteristiche congruenti al tipo di canalizzazione impiegata. Negli impianti saranno pertanto utilizzate: − cassette da incasso in materiale isolante autoestinguente (resistente fino 650° alla prova a filo incandescente CEI 23‐19), con Marchio di Qualità, in esecuzione IP40, posate ad incasso nelle pareti; − cassette da esterno in pressofusione di alluminio, con Marchio di Qualità, in esecuzione IP55, posate in vista a parete/soffitto. Tutte le cassette disporranno di coperchio rimovibile soltanto mediante l’uso di attrezzo. Per tutte le connessioni verranno impiegati morsetti da trafilato o morsetti volanti a cappuccio con vite isolati a 500 V. Per quanto riguarda lo smistamento e l’ispezionabilità delle tubazioni interrate verranno impiegati pozzetti prefabbricati in cemento vibrato o (in casi particolari) in muratura di mattoni pieni o in cemento armato. I chiusini saranno carrabili (ove previsto) costituiti dai seguenti materiali: − cemento, per aree verdi o comunque non soggette a traffico veicolare; − ghisa classe D400, per carreggiate stradali; I pozzetti saranno installati in corrispondenza di ogni punto di deviazione delle tubazioni rispetto all’andamento rettilineo, in ogni punto di incrocio o di derivazione di altra tubazione e comunque ad una interdistanza non superiore a 25 m. 15 IMPIANTO DI TERRA Il dispersore di terra (di valore inferiore a 10 Ω) sarà unico e costituito da una corda in rame nudo da 50 mmq interrata a circa 0,5 m di profondità integrata da picchetti infissi nel terreno entro pozzetti ispezionabili. Fanno parte integrante del sistema di dispersione le reti in acciaio annegate nel pavimento del locale trasformazione elettrica per rendere detto locale equipotenziale. Per la cabina di trasformazione e consegna e per la cabina di connessione saranno realizzate maglie di terra di dimensioni 6x6 m circa con corda di rame nuda interrata della sezione di almeno 50 mmq. Saranno direttamente collegati a questa maglia i sostegni metallici delle apparecchiature AT. Il locale trasformazione sarà dotata di un proprio collettore di terra principale, costituito da una barratura in rame fissata a parete, a cui faranno capo i seguenti conduttori: −il conduttore di terra proveniente dal dispersore; −il conduttore di terra proveniente dei ferri di armatura; −il centro‐stella (neutri) del trasformatore; −il P.E. destinato al collegamento della carcassa del trasformatore; −il nodo di terra del Quadro Generale BT. Dal nodo di terra posto in corrispondenza del Quadro Generale BT di Cabina saranno poi derivati tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali destinati al collegamento dei quadri di distribuzione e quindi di tutte le masse estranee dell’impianto. Ad ogni quadro elettrico sarà associato un nodo di terra costituito da una barra in rame. L’impianto di terra risulterà realizzato in conformità al Cap. 54 delle Norme CEI 64‐8/5 e adesso saranno collegate: − le masse metalliche di tutte le apparecchiature elettriche; − le masse metalliche estranee accessibili (tubazioni dell’acqua, del riscaldamento, del gas, ecc.); − i poli di terra delle prese a spina. Tutti i conduttori di protezione ed equipotenziali presenti nell’impianto saranno identificati con guaina isolante di colore giallo‐verde e saranno in parte contenuti all’interno dei cavi multipolari impiegati per l’alimentazione delle varie utenze, in parte costituiranno delle dorsali comuni a più circuiti. Per dimensionare il suddetto impianto di terra sarà necessario richiedere il valore della corrente di guasto monofase a terra ed il tempo di eliminazione del guasto. Tali valori vengono Forniti all’ENEL dal GRTN sede territoriale competente. Ai sensi dell’articolo 2 del DPR 22 ottobre 2001 n. 462, prima dell’entrata in servizio dell’impianto, sarà effettuata da parte di un tecnico abilitato la verifica dell’impianto di terra. Il presente paragrafo ha per oggetto la valutazione del rischio dovuto a fulmini diretti ed indiretti (Norma CEI EN 62305/1 ‐ 4) e la definizione delle misure di protezione appropriate da adottare relativamente alle strutture che compongono il
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generatore fotovoltaico, ed al manufatto “cabina di campo”. La procedura di calcolo utilizzata è quella individuata nell’appendice G della Norma CEI 81‐1. IMPATTO ELETTROMAGNETICO E I campi elettrici e quelli magnetici sono grandezze fisiche differenti, che però interagiscono tra lorodipendono l’uno dall’altro al punto di essere considerati manifestazioni duali di un unico fenomeno fisico: il campo elettromagnetico. Il campo magnetico può essere definito come una perturbazione di una certa regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di corrente elettrica o di massa magnetica, la cui unità di misura è l’Ampère [A/m]. Il campo elettrico può essere definito come una perturbazione di una certa regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di carica elettrica, la cui unità di misura è il Volt [V/m]. Il campo magnetico è difficilmente schermabile e diminuisce soltanto allontanandosi dalla linea che lo emette. Il campo elettrico è invece facilmente schermabile da parte di materiali quali legno o metalli, ma anche alberi o edifici. Questi campi si concatenano tra loro per determinare nello spazio la propagazione di un campo chiamato elettromagnetico (CEM). Le caratteristiche fondamentali che distinguono i campi elettromagnetici e ne determina le proprietà sono la frequenza [Hz] e la lunghezza d’onda [m], che esprimono tra l’altro il contenuto energetico del campo stesso. Col termine inquinamento elettromagnetico si riferisce alle interazioni fra le radiazioni non ionizzanti (NIR) e la materia. I campi NIR a bassa frequenza sono generati dalle linee di trasporto e distribuzione dell’energia elettrica a alta, media e bassa tensione, e dagli elettrodomestici e i dispositivi elettrici in genere. Con riferimento specifico alle linee di vettoriamento dell’energia elettrica dai produttori agli utilizzatori, si possono distinguere diversi tipi di elettrodotto, in base alla tensione di alimentazione: a) Linee elettriche di trasporto ad altissima tensione (220‐380 kV): collegano le centrali di produzione alle stazioni primarie dove la tensione viene abbassata dal valore di trasporto a quello delle reti di distribuzione (ambito superregionale); b) Linee elettriche di distribuzione o linee di subtrasmissione ad alta tensione (30‐150 kV): partono dalle stazioni elettriche primarie ed alimentano le grandi utenze o le cabine primarie da cui originano le linee d distribuzione a media tensione; c) Linee elettriche di distribuzione a media tensione (1‐30 kV): partono dalle cabine primarie ed alimentano le cabine secondarie e le medie utenze industriali e talvolta utenti particolari; d) Linee elettriche di distribuzione a bassa tensione (220 – 400 V): partono dalle cabine secondarie alimentano gli utenti della zona. I sistemi elettrici di potenza (costituiti da centrali,stazioni e linee elettriche) costituiscono particolar sorgenti di campi elettromagnetici che in dipendenza della loro frequenza di funzionamento (50 Hz) vengono definiti come sorgenti ELF (Extremely Low Frequency). Per i campi a bassa frequenza (elettrodotti, apparecchi elettrici) si misura l’intensità del campo elettrico [V/m] e l’induzione magnetica ([T] tesla, ma generalmente in millesimi di Tesla, mT, e milionesimi di Tesla, μT). In generale il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinanti ambientali distingue tra: • effetti acuti (o di breve periodo), basati su una soglia, per cui si fissano limiti di esposizione che garantiscono, con margini cautelativi, la non insorgenza di tali effetti; • effetti cronici (o di lungo periodo), privi di soglia e di natura probabilistica (all’aumentare dell’esposizione aumenta non l’entità ma la probabilità del danno), per cui si fissano livelli operativi di riferimento per prevenire o limitare il possibile danno complessivo. In Italia la normativa in materia di inquinamento elettromagnetico, e nello specifico campo delle radiazioni‐non‐ionizzanti quali gli ELF, è molto frammentaria. La L. n. 36 del 22/02/01, “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, ricorre a differenti strumenti di prevenzione e controllo, intervenendo sulle sorgenti dei campi elettromagnetici, con lo scopo di ridurre ai livelli più restrittivi le loro produzioni e quindi diminuendo l’esposizione della popolazione. Oggetto della normativa sono infatti gli impianti e le apparecchiature per usi civili, militari e delle forze di polizia, che possano comportare l’esposizione dei lavoratori e della popolazione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz. L’aspetto innovativo della legge quadro italiana riguarda l’introduzione dei “valori di attenzione” così da considerare anche gli effetti di lungo e medio termine sulla popolazione; nella L. 36/01 sono, infatti, definiti: • Limite di esposizione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico (considerato come valore di immissione), da considerarsi come limiti inderogabili a tutela della salute umana da effetti acuti di esposizione; • Valore di attenzione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico definiti a fine cautelativo per la protezione della popolazione da effetti cronici dei campi elettromagnetici nel caso di abitazioni, scuole e permanenze prolungate;
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• Obiettivi di qualità: volti a prefigurare i progressivi e graduali miglioramenti della qualità ambientale, in una prospettiva temporale di durata. Si suddividono in: ‐ criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni ed incentivi per l’utilizzo delle BAT; ‐ valori di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico, definiti dallo Stato, per il raggiungimento di una progressiva minimizzazione dell’esposizione a tali campi. Il DPCM del 8 luglio 2003 (Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete di 50 Hz generati dagli elettrodotti) in tema di campi elettromagnetici a basse e bassissime frequenze stabilisce i seguenti valori da applicarsi in ambienti abitati e in luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere: Normativa
Limiti Intensità Campo Elettrico (KV/m)
Induzione magnetica μT
Limite esposizione 5 100 DPCM 8.7.2003 Valore attenzione (24 ore) ‐ 10 Obbiettivo qualità (nuovi imp.) ‐ 3
L’approssimazione quasi‐statica permette di analizzare i due campi, elettrico e magnetico, in modo separato. Il campo elettrico prodotto da un sistema polifase di conduttori posti entro uno spazio imperturbato, è esprimibile con un vettore di intensità E che ruota in un piano trasversale rispetto ai conduttori descrivendo un’ellisse. Esso è sempre presente appena la linea si mette in tensione indipendentemente dal fatto che essa trasporti o meno potenza. Il campo magnetico H è un vettore ortogonale al campo elettrico, ed è associato alla corrente (quindi alla potenza) trasportata. Nel caso di un sistema polifase in corrente alternata, il vettore campo magnetico nasce dalla composizione dei contributi di tutte le correnti circolanti nei conduttori e, come per il campo elettrico, ruota su un piano trasversale descrivendo un’ellisse. I fattori che influenzano il campo magnetico, prodotto da un cavo interrato, sono: distanza tra le fasi, profondità di posa, geometria di posa e le correnti indotte dal campo magnetico stesso nelle guaine metalliche. Sostanzialmente ci sono tre modi diversi per posare un cavo interrato; • posa piana: i tre cavi sono disposti in una linea orizzontale; • a trifoglio: sono disposti uno vicino all’altro a 120°; • a separazione di fasi: con l’ausilio di cinque cavi, la terra al centro e gli altri quattro messi in modo che ogni coppia di fasi abbia nel mezzo il cavo di terra. Oltre alla disposizione si può introdurre anche uno schermo più o meno aperto che abbassa ulteriormente il campo magnetico in superficie. Una indagine condotta a livello europeo sulla percezione sociale dei pericoli ambientali mostra i campi elettromagnetici come il fattore che ha maggiormente registrato un aumento di preoccupazione tra i cittadini. La pubblicazione del Decreto Ministeriale 29 maggio 2008 per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti, attuativo del DPCM 8 luglio 2003, ha fornito gli strumenti per valutare in maniera univoca le ricadute sul territorio dovute all'inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza. La componente di maggior interesse sanitario è il campo magnetico, per i possibili effetti cronici. A livello internazionale i limiti di esposizione sono stati definiti in base agli effetti accertati di tipo acuto. È su questo principio che è stato ricavato il limite di esposizione per i campi magnetici a 50 Hz (frequenza di rete) di 100 μT, adottato nella normativa nazionale come limite di esposizione assoluto. Il legislatore italiano ha adottato una politica cautelativa per tutelare la popolazione da eventuali effetti cronici dovuti a esposizioni di lunga durata all'interno di aree tutelate (aree di gioco per l'infanzia, ambienti abitativi e scolastici, luoghi con permanenza superiore a 4 ore giornaliere), prevedendo una doppia regolamentazione: soglie di esposizione per luoghi da tutelare e fasce di rispetto, corridoi di sicurezza in grado di assicurare il rispetto di tali limiti.
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Le soglie si suddividono a loro volta in due: ‐ valore di attenzione pari a 10 μT nel caso di luoghi tutelati gi à esistenti nei pressi di elettrodotti ; ‐ obiettivo di qualità pari a 3μTnel caso di nuove installazioni di elettrodotti in corrispondenza delle medesime aree o, viceversa, in caso di nuovi insediamenti da tutelare in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti sul territorio. La legge quadro 36/2001 definisce fasce di rispetto le aree all'interno delle quali non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario, oppure un uso che comporti una permanenza superiore alle 4 ore (negozi, uffici,...). Il DM del 2008 ha meglio specificato tale definizione, precisando che per fasce di rispetto si deva intendere lo spazio circostante un elettrodotto che comprende tutti i punti, al di sopra e al di sotto del livello del suolo, caratterizzati da una induzione magnetica di intensità maggiore o uguale all'obiettivo di qualità pari a 3 μT. Per determinare le fasce di rispetto si deve impiegare la portata in corrente, grandezza che non è costante in quanto dipende dalla richiesta di energia elettrica e pertanto anche il campo magnetico può variare nel tempo. La determinazione operativa della fasce di rispetto è piuttosto complessa, e va effettuata per ogni campata della linea. Richiede una notevole mole di dati, oltre a sofisticati software di simulazione. Il DM del 2008 ha pertanto previsto un regime semplificato e ampiamente cautelativo che prevede il calcolo della Distanza di Prima Approssimazione (DPA), definita per le linee come la distanza, in pianta sul livello del suolo, dalla proiezione del centro linea che garantisce che ogni punto la cui proiezione al suolo disti più della DPA si trovi all'esterno delle fasce di rispetto. Per le cabine secondarie è la distanza, in pianta sul livello del suolo, da tutte le pareti della cabina stessa che garantisce i requisiti di legge per l'esposizione. A differenza della fascia di rispetto, espressa come un volume, la DPA viene definita come una distanza, in modo tale che garantisca sempre l'ottemperanza dei limiti derivanti dalla fascia di rispetto. Questo comporta un vincolo su maggiori porzioni di territorio ma permette di valutare più rapidamente l'esistenza di punti di conflitto fra elettrodotto ed edifici. Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica tramite lo sfruttamento del sole; l’impianto è costituito dai seguenti elementi principali che, avendo parti in tensione, possono dar luogo all’emissione di onde elettromagnetiche: 1) Cavidotti interrati per il collegamento delle cabine di campo alla cabina di raccolta (cavi a 15 kV); 2) Cavidotti interrati per il collegamento della cabina di raccolta con la cabina di consegna (cavi a 15 kV). Le cabine in Media Tensione sono caratterizzate da valori di campo elettrico ed induzione magnetica che dipendono – oltre che dall’intensità di corrente di esercizio – dagli specifici componenti (sezionatori di sbarra, interruttori, trasformatori, etc.) presenti nella cabina stessa. I valori più elevati del campo elettrico sono attribuibili al funzionamento dei sezionatori di sbarra (1.2‐5.0 kV/m), mentre il valore più elevato di induzione magnetica è registrabile in corrispondenza dei trasformatori (6.0‐15.0 μT). Le cabine in Media Tensione , quindi, sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e di campo elettrico inferiori ai limiti normativi vigenti. L’impianto genera campi elettromagnetici per la presenza di collegamenti elettrici; la scelta di utilizzare cavi schermati e di realizzare linee elettriche interrate, associata alla localizzazione dei tracciati interni al perimetro dell’impianto, anche con riferimento alla linea MT tra le cabine di trasformazione e la cabina di raccolta , tu e distan da luoghi ove si può prevedere la presenza prolungata di persone, porta ad escludere impatti sulla salute della popolazione. La rete di connessione tra le varie apparecchiature dell’impianto è interamente interrata e consta in: cavi in MT per la connessione delle cabine di campo e alla cabina di consegna. Le linee interrate sono costituite da terne trifase con cavo interrato cordato ad elica, sistemate in apposito alloggiamento sotterraneo; ciò consente di avere campi elettrici assai ridotti, grazie alla possibilità di avvicinare i cavi ed all’effetto schermante del terreno. Per quanto riguarda l’impianto fotovoltaico, lo stesso non si configura come luogo dove si prevede la permanenza delle persone per periodi superiori alle 4 ore giornaliere. Nel caso delle apparecchiature elettriche, la scelta effettuata garantisce inoltre la loro certificazione di rispondenza alle norme CEI rela ve alla compa bilità ele romagne ca. Per quanto riguarda il cavidotto MT di collegamento alla sotto stazione elettrica M/TAT di consegna alla rete, in tale sede ci si limita ad evidenziare che il tracciato segue , per tutto lo sviluppo , la viabilità esistente e che in linea generale , la soluzione interrata, consente di escludere possibili ricadute con riferimento alla vicinanza ad abitazioni o luoghi di permanenza prolungata delle persone. 2 FASCE DI RISPETTO Per “fasce di rispetto” si intendono quelle definite dalla Legge 22 febbraio 2001 n° 36, all’interno delle quali non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario, ovvero un uso che comporti una permanenza superiore a 4 ore, da determinare in conformità alla metodologia di cui al D.P.C.M. 08/07/2003. Tale DPCM prevede (art. 6 comma 2) che l’APAT, sentite le ARPA, definisca la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto con l’approvazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
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Con Decreto 29 maggio 2008 (pubblicato in G.U. n. 156 del 05/07/2008 – Supplemento Ordinario n. 160) il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha approvato la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti. In riferimento al Decreto Ministeriale Ambiente in Supplemento ordinario GU n 160 del 5 luglio 2008 su fasce di rispetto per gli elettrodotti, la distanza di prima approssimazione (Dpa) e quindi la fascia di rispetto dell’impianto di rete e dell’impianto utente per la connessione (stazioni elettriche), ricade all’interno dell’area di pertinenza degli impianti. La distanza (Dpa) e quindi la fascia di rispetto è pari a circa 6 m e quindi rientra nella (Dpa) degli impianti. Il calcolo delle DPA per la cabina MT/BT di trasformazione è stato preso dal documento ENEL; per quanto riguarda tutti i cavi, interrati in cavo cordato ad elica, si fa riferimento al par. 3.2 del dm 29/05/2008, per il quale dette linee sono escluse dal calcolo delle DPA. Per quanto riguarda la cabina di consegna MT, che non contiene trasformatori MT/bt, la DPA è da considerarsi compresa all'interno della cabina stessa.3 CONCLUSIONI In tema di protezione della popolazione delle esposizioni ai campi elettrici e magnetici generati da reti e manufatti in tensione, gli interventi edilizi sono disciplinati dal DPCM 8 luglio 2003 s.m.i. e dal DM 29 maggio 2008 s.m.i.. un tale quadro normativo non trova però applicazione ai fini della realizzazione di un campo fotovoltaico , non solo perché i limiti di esposizione fissati dal suddetto DPCM non si applicano a lavoratori esposti per ragioni professionali, ma soprattutto in quanto l'intervento in esame non consta di fabbricati adibiti ad abitazione o ad altra attività che comporti tempi di permanenza superiori a quattro ore giornaliere consecutive di persone e/o animali. In particolare, lungo il tracciato del cavidotto interrato a 15 kV (profondità 1,5 metri), così come in prossimità anche delle cabine, nell'attuale assetto del territorio preso a base del progetto non sono presenti costruzioni di tipo abitativo o di altro genere in cui si prevede una permanenza superiore alle 4 ore giornaliere consecutive. In merito, infine, all'eventuale presenza di personale entro l'area di progetto, questa è prevista solo in sede di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di durata non superiore a 3 ore consecutive giornaliere. Pertanto si può concludere che: ‐ per quanto riguarda le DPA dalle cabine di trasformazione MT/bt che contengono trasformatori, essendo queste inferiori a 2 m, risultano sempre ricomprese all'interno delle recinzioni dell'impianto, e dunque non interessano luoghi adibiti a permanenze di persone e/o animali superiori a 4 ore giornaliere consecutive. ‐ per quanto riguarda le linee MT, essendo tutte in cavo interrato cordato ad elica, non è necessario il calcolo delle DPA. Si riporta la verifica della emissione di un cavidotto interrato.
Le linee elettriche in media tensione interrate (qui a 15 kV) sono vantaggiosamente realizzate per utilizzare l’effetto-barriera offerto naturalmente dal terreno; la caratteristica saliente è la vicinanza fra i conduttori (circa 10 cm) e il costante parallelismo fra loro e con la superficie del terreno. Il campo magnetico generato da un fascio (max 3 terne) di conduttori unipolari Uniflex descritti sopra, si calcola con: B = P x I/R’2 x 0.2 √3 [µT] Con B = intensità campo magnetico; P = distanza media fra i conduttori (in metri); I è l’intensità di corrente, R’ è, in metri, la distanza a cui si vuol calcolare il campo; (R’>P); invertendo la formula, si ricava la distanza dal baricentro del fascio di cavi a cui si ha B = 3 µT, ossia R’ = 0.34√P I [mt] Si trova R’ = 0.34 x √0.10*110 = 1.13 mt In pratica si farà in modo che il conduttore piu’ superficiale si trovi almeno ad 1.20 metri (>1.13) dal piano campagna, in questo modo al suolo il valore di campo magnetico sarà ovviamente minore di 3 µT.
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BILANCIO ENERGETICO DELL’IMPIANTO
Sistema collegato alla rete: parametri di simulazione
Progetto: Lavandone
Ubicazione impianto: comune di Collesalvetti (Lavandone) Paese: Italia Longitudine: 43°37’07.04” Nord Latitudine: 10°24’54,95” Est Altitudine: circa 1 metro slmm. Fuso Orario: TU+1 Valori Albedo mensili: 20 Dati Meteo: Pisa, Meteonorm SYN file Variante Simulazione: _SPWR250_FIXDBR3.00_SMA250SC‐HE Data inizio simulazione: 29/09/2010 Parametri di simulazione Orientamento collettori solari: 32° Azimut: 0° Shed: distanza 5.58 mt; larghezza del collettore 3.12 mt; alto: 1.20; basso: 3.00. Gamma: 30°,24; Fattore occupazione 61.13% Orizzonte: libero Ombre vicine: no Caratteristiche del campo: 13.248 pannelli SunPower o similari da 305 Wp; Fattore di perdita complessiva campo: 14,1% Inverter: Sunny Central 250HE o similare. Bisogni dell’utilizzatore: illimitato.
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TOSCANA CENTRO-SETTENTRIONALE
Coordinate geografiche: 43°37' N - 10°24' E
Località geograficamente individuabile piu' vicina: Collesalvetti
Potenza generatore FTV: 4,040 MWp
Orientamento azimutale: ±10° rispetto a Sud
Perdite sistema: 14,10% circa
PRODUZIONE ELETTRICA FOTOVOLTAICA
Mese Produz. Produz. Incidenza
mensile giornaliera sul totale
(kWh) (kWh)
Gennaio 295.065,44 9.518,24 5,29%
Febbraio 337.776,32 12.063,44 6,05%
Marzo 457.126,00 14.746,00 8,19%
Aprile 482.982,00 16.099,40 8,66%
Maggio 619.938,00 19.998,00 11,11%
Giugno 624.180,00 20.806,00 11,19%
Luglio 657.510,00 21.210,00 11,78%
Agosto 607.414,00 19.594,00 10,89%
Settembre 553.278,00 18.442,60 9,92%
Ottobre 438.340,00 14.140,00 7,86%
Novembre 272.700,00 9.090,00 4,89%
Dicembre 232.946,40 7.514,40 4,18%
Totale 5.579.256,16 100,00%
Media 464.938,01 kWh/m 15.268,51 kWh/die
Produz.annuale (kWh) 5.579.256,16
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INDICE RELAZIONE TECNICA OPERE CIVILI 1 ‐ Premessa
1.2 Ubicazione e Tipizzazione Urbanistica 1.3 Descrizione dell’impianto
2 ‐ DESCRIZIONE DELLE OPERE ‐ IMPIANTO FOTOVOLTAICO 2.1 Strade di servizio e accesso
2.2 Scavi 2.3 Svellimento piantumazione agricola esistente 2.4 Recinzione 2.5 Opere civili cabina elettrica 2.5.1 Cabine prefabbricate 2.5.2 Componenti relativi alla struttura
3 ‐ ACCESSI ALL'IMPANTO FOTOVOLTAICO
3.1 Ubicazione ed accessi
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1 RELAZIONE DESCRITTIVA OPERE CIVILI 1 ‐ PREMESSA Lo scopo del presente documento è definire tecnicamente le opere e i manufatti connessi all’impianto fotovoltaico in progetto, di potenza nominale pari a 4.04MW, da realizzarsi nel Comune di Collesalvetti, località Lavandone. 1.2 UBICAZIONE E TIPIZZAZIONE URBANISTICA L´impianto è previsto sull’area comprendente le particelle: • foglio n°3 Comune di Collesalvetti, particella 2 in parte. La legge 10/91 art. 1 comma 4 e il D.Lgs 387/03 art. 12 comma 7 stabiliscono che : ‐ la produzione di energia da fonti rinnovabili è considerata di interesse pubblico e di pubblica utilità; ‐ le opere correlate alla produzione di energia da fonti rinnovabili sono equiparate a quelle dichiarate urgenti e indifferibili ai fini della applicazione delle leggi sulle opere pubbliche, anche se non conseguite da soggetti istituzionalmente competenti; ‐ gli impianti di produzione di energia elettrica di cui all’art. 2 del Dlgs 387/03 lettera b) e c) possono essere ubicati anche in zona classificata agricola dai vigenti piani urbanistici. 1.3 DESCRIZIONE DELL’IMPIANTO Il campo fotovoltaico sarà composto da 13.248 moduli fotovoltaici da 305 Wp. Ogni cabina contiene, alloggiati negli appositi vani, gli inverter, un quadro BT e un trasformatore BT/MT. L’energia elettrica proveniente dal generatore fotovoltaico subirà la trasformazione da continua ad alternata. Il terreno secondo le prescrizioni del vigente P.R.G. è classificato come: Area agricole. Su tale area non insistono né il vincolo Paesaggistico (D.Lgs 42/04) né il vincolo Idrogeologico (R.D.L. 3267/23). Non è ricompreso nelle aree con funzione di protezione paesaggistica ambientale di cui alle NTA vigenti. DCRIZIONE DELLE OPERE ‐ IMPIANTO FOTOVOLTAICO 2.1 STRADE DI SERVIZIO E ACCESSO La strada di accesso esistente, direttamente dalla strada provinciale per Lamporecchio, la discarica e la strada comunale di Mortirolo e via dello Scolmatore, permette un facile accesso dei mezzi al sito di installazione. Le stradine di servizio sono in terra compattata drenata. 2.2 SCAVI Per la messa in opera delle fondazioni delle strutture di sostegno dei moduli fotovoltaici saranno effettuate viti Krinner. Gli scavi a sezione ristretta, necessari per la posa dei cavi elettrici avranno ampiezza massima di 1. m e profondità massima di 1.80 m. La larghezza dello scavo potrà variare in relazione al numero di linee elettriche (terne di cavi) che dovranno essere posati. Gli scavi, effettuati con mezzi meccanici, saranno realizzati evitando scoscendimenti, franamenti, ed in modo tale che le acque scorrenti alla superficie del terreno non abbiano a riversarsi nei cavi. I materiali rinvenenti dagli scavi a sezione ristretta, realizzati per la posa dei cavi, saranno momentaneamente depositate in prossimità degli scavi stessi o in altri siti individuati nel cantiere. Successivamente lo stesso materiale sarà riutilizzato per il rinterro. I materiali rinvenuti per la realizzazione delle fondazioni, potranno essere utilizzati per l’appianamento dell’area di installazione. Trattandosi di scavi poco profondi, in terreni naturali lontani da strade, sarà possibile evitare la realizzazione delle armature, qualora la natura del terreno sia sufficientemente compatta.
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2.3 SVELLIMENTO PIANTUMAZIONE AGRICOLA ESISTENTE Non è prevista alcuna eliminazione di strato di vegetazione e conseguente spianamento del terreno. 2.4 RECINZIONE Come riportato negli elaborati tecnici di progetto, l’area di installazione del campo fotovoltaico sarà delimitata da una recinzione a rete in PRFV. La rete sarà fissata a una struttura di supporto sempre in PRFV a pali con base in ferro. La distanza di suddetta recinzione da strade e confini di proprietà è stata determinata nel rispetto delle disposizioni del codice della strada e dello strumento urbanistico vigente nei comuni interessati. L’altezza della rete è di 2.20 mt. circa; la rete è sollevata da terra di 15 cm per consentire il libero transito di piccoli animali selvatici. 2.5 OPERE CIVILI CABINA ELETTRICA 2.5.1 CABINE PREFABBRICATE Le cabine elettriche di tipo prefabbricato saranno trasportate su camion in un unico blocco già assemblate e scaricate nel punto scelto per l’installazione in corrispondenza dei basamenti in calcestruzzo, preventivamente realizzati. Le cabine potranno già essere dotate di apparecchiature elettromeccaniche, cablate ed assemblate in fabbrica. La cabina prefabbricata è realizzata con pannelli sandwich coibentati REI120 e RE90. L’ armatura interana, unita mediante saldatura, realizza una maglia equipotenziale di terra omogenea su tutta la struttura della cabina elettrica (gabbia di Faraday), che successivamente collegata all’impianto di terra protegge le apparecchiature interne da sovratensioni atmosferiche e limita a valori trascurabili gli effetti delle tensioni di passo e contatto. 2.5.2 COMPONENTI RELATIVI ALLA STRUTTURA Pareti Le pareti verticali, realizzano una struttura con superficie interna liscia senza nervature, contenenti le sedi di posizionamento e fissaggio dei relativi infissi di ingresso e griglie di aereazione per il vano trasformatore. Copertura La struttura di copertura, realizzata in pannello in vibrocemento è dimensionata in modo da sopportare sovraccarichi accidentali fino a 400 kg./mq. Il collegamento di unione tra la struttura scatolare monolitica ed la soletta di copertura, oltre a particolari sedi di incastro, è garantito da adeguata bulloneria in acciaio sbullonabile solo dall'interno della cabina. Pavimenti Il pavimento, monoblocco con le pareti è realizzato da una soletta piana resistente alle infiltrazioni d’acqua, ed è dimensionato per sostenere il carico trasmesso dalle apparecchiature elettromeccaniche, fissate allo stesso, a mezzo di appositi inserti metallici filettati e risponde alle seguenti caratteristiche: ‐ carico permanente, uniformemente distribuito di 500 Kg/mq ‐ carico mobile, tale da poter posizionare ovunque un carico di 3000 kg localizzati, comunque distribuito su quattro appoggi situati ai vertici di un quadrato di di lato 1 m. Lo stesso è provvisto di appositi cavedi per il passaggio dei cavi MT e BT in entrata ed in uscita dalla cabina stessa. Nessuna limitazione è data per quanto riguarda la loro dimensione, disposizione, destinazione dei locali e posizionamento dei serramenti. Fondazione Il basamento delle cabine potrà essere realizzato in loco, mediante uno scavo di profondità massima di 30 cm, con riempimento in misto arido 4/7 e strato di collegamento superiore; la struttura di fondazione è costituita da una piastra in cemento armato prefabbricata fuori opera e posata sull’area destinata senza ancoraggio se non il proprio peso.
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Marciapiedi I marciapiedi saranno realizzati in pietrisco su geotessuto. Infissi Le normali condizioni di funzionamento delle apparecchiature installate, sono garantite da un sistema di ventilazione naturale ottenuto con griglie di areazione. A corredo della cabina vengono installati adeguati infissi in vetroresina per il vano ENEL e Misure (Omologazione ENEL DS 919 ‐ DS 988 ‐ DS 927 ): Portoncino in vetroresina a due ante mm. 1600x2.150 Portoncino in vetroresina ad una anta mm. 600x2.150 Tutti gli altri infissi (ad eccezione per particolari richieste), sono realizzati in lamiera. Impermeabilizzazione delle cabine Le cabine presentano una notevole resistenza agli agenti atmosferici, in quanto vengono trattate con speciali intonaci plastici ed impermeabilizzanti, che immunizzano la struttura dalla formazione di cavillature e infiltrazioni. Le pareti interne, vengono finite con tinteggiatura al quarzo di colore bianco. Le pareti esterne, tinteggiate con pittura al quarzo/gomma ad effetto bucciato, presentano un’ottima resistenza agli agenti atmosferici, anche in ambiente marino, montano, industriale o altamente inquinato. Il colore standard è definito nella scala RAL ‐ F2. ‐ pareti interne: RAL 9010 bianco ‐ pareti esterne: RAL 1011 beige‐marrone, RAL 7032 grigio siliceo, RAL 1014 avorio, RAL 6025 verde felce ‐ copertura: RAL 7001 grigio argento Il tetto sarà impermeabilizzato con guaina Bituminosa, saldata al tetto e verniciata con pittura bituminosa di colore alluminio. La ventilazione naturale all'interno dei box avviene tramite finestre di aerazione che consentono l'eliminazione dei fenomeni di condensa. Smaltimento acque piovane Lo smaltimento delle acque piovane sarà realizzato a mezzo di pluviali a vista di materiale plastico. L’imbocco dei pluviali dovrà essere sigillato con guaina bituminosa o con “ messicani” in gomma per evitare qualsiasi infiltrazione d’acqua e compreso griglie parafoglie in acciaio zincato plastificato. Climatizzazione Per la climatizzazione della cabina elettrica si utilizzeranno, ove necessario, climatizzatori elettrici. ACCESSI ALL'IMPANTO FOTOVOLTAICO 3.1 ‐ UBICAZIONE ED ACCESSI ll nuovo impianto fotovoltaico sarà ubicato nel comune di Collesalvetti (LI), località Lavandone in area totalemente pianeggiante. La zona è raggiungibile dalla Strada di Grande comunicazione Firenze‐Pisa‐Livorno, uscita Vicarello e poi per la viabilità ordinaria Vicarello‐Mortirolo‐Lavandone.
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RELAZIONE TECNICA VEGETAZIONALE
COMPONENTI VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI 1. Vegetazione e Flora
1.1 Distribuzione dei soprassuoli nell’area vasta 1.2 Soprassuoli dell’area di progetto
2. Fauna
2.1 Erpetofauna 2.2 Uccelli 2.3 Mammiferi 2.4 Il prelievo venatorio
3 Ecosistemi
3.1 Clima 3.2 Rete ecologica 3.3 Rete Natura 2000 3.4 IBA 3.5 Aree Naturali Protette 3.6 Capacità d’uso del suolo
4.Impatti potenziali 5.Mitigazioni
5.1 Conservazione della vegetazione esistente 5.2 Opere di ripristino 5.3 Gestione della vegetazione 5.4 Contenimento degli effetti sulla fauna 5.5 Valorizzazione delle biomasse
6 Osservazioni conclusive
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COMPONENTI VEGETAZIONE, FLORA, FAUNA ED ECOSISTEMI 1. Vegetazione e Flora 1.1 Distribuzione dei soprassuoli nell’area vasta L’area in esame si colloca in un ambito di recente bonifica (risalente agli anni Trenta del secolo scorso), quindi in una pertinenza agraria caratterizzata da colture estensive e seminative, in parte pastorale. A livello di area vasta sono dominanti gli usi agricoli a seminativo semplice. Si rileva, in appezzamenti più localizzati, colture tradizionali ad olivo (Olea europaea), talvolta distribuiti nel lambito di colture miste (seminativi arborati). All’interno dell’area in esame non vi sono alberature e l’intera area era destinata a coltura per la produzione di fieno. Sono rilevabili, nell’intorno di qualche chilometro, le formazioni boschive naturali e autoctone costituite da boschi di latifoglie mediterranee, con strato arboreo dominante a Quercus sp.pl., concentrate o disperse, specie verso la zona –piu’ a nord/ovest ‐ della tenuta di Coltano. Rare formazioni a Salix sp.pl., Populus sp pl. si rilevano lungo le fasce fluviali.
La copertura dominante è costituita da seminativi. Presenti alcuni rari nuclei di macchia boscata di tipo autoctono posta all’esterno della Proprietà in esame, in prossimità di case sparse; canneti spontanei lungo i corsi d’acqua. Relativamente scarso lo sviluppo di siepi ed alberature campestri.
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1.2 Soprassuoli dell’area di progetto L’area in esame è costituita da superfici agricole poste in piano, precedentemente coltivate a seminativo e prato stabile, sporadicamente arborato, solo di rado ad olivo. L’attuale situazione di gestione è a prato stabile periodicamente falciato, con lavorazione del suolo. Nell’area non sono quindi riconoscibili alberature da impianto di alcun tipo. Si ritiene pertanto che la sottrazione dell’area per l’utilizzo ad impianto non costituisca un effetto di rilievo a carico dei soprassuoli vegetazioni dell’area.
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2. Fauna L’area di progetto presenta soprassuoli raramente trasformati in regime sodivo, viceversa con coltivazione estensiva a fieno, con sfalci annuali eseguiti per contenere l’accrescimento delle erbacee. L’area di progetto, per la sua stessa connotazione di assenza di flora arbustiva ed arborea, presenta pertanto elementi detrattivi che ne diminuiscono in maniera significativa il potenziale ruolo di ambito di rilevanza faunistica.
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Ad area vasta, nella descrizione il popolamento faunistico dell’area in esame e del comprensorio circostante, viene descritto per gruppi differenziati: Erpetofauna, Ornitofauna e Mammalofauna. 2.1 Erpetofauna Nell’area vasta gli ambiti idonei alla riproduzione di anfibi sono costituiti prevalentemente da bacini lacustri artificiali, costituiti da ex cave di argille e bacini per l’irrigazione.
Impianti di caccia ai palmipedi (abbandonati) (Grecciano)
In prossimità dei corsi d’acqua, si rileva un’area idonea alla riproduzione di specie anfibie.
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In base alle condizioni dei siti potenziali, si ritiene che il popolamento ad anfibi nell’area possa essere composto da tre specie di Anuri: rospo comune, Bufo bufo; rospo smeraldino, Bufo viridis e rane verdi (presumibilmente Rana bergeri/Rana klepton hispanica)(Tabella). Non si può escludere l’eventuale presenza di specie del genere Triturus e la raganella (Hyla intermedia). Per quanto concerne i rettili l’area presenta un’idoneità potenziale scarsa, per la costante presenza antropica e delle via di comunicazione, molto trafficate e rumorose: non potendo comunque escludere eventuali ulteriori presenze lungo i corsi d’acqua, ovvero in ambiti prettamente molto esterni all’area di progetto. Le specie segnalate costituiscono, sulla base delle osservazioni eseguite, una descrizione del popolamento minimo atteso, non tanto nell’area di progetto quanto nelle aree ad essa prossime ma non vicine. Il progetto in esame, per le sue caratteristiche strutturali e gestionali non verrà a definire condizioni molto diverse dallo stato attuale. Ci si attende pertanto il mantenimento delle attuali condizioni dei soprassuoli, dominati da prati stabili falciati, sui quali si manterrà l’attuale popolamento a lucertole (abbondante il Genere Podarcis) ed una più scarsa presenza di colubridi. Considerato, invece, nella finalità di conservazione dell'avifauna autoctona, l'utilizzazione delle aree all’interno della proprietà in esame non comporta alcuna modificazione, in quanto non vi sono le condizioni oggettive per lo sviluppo di una avifauna stanziale; poco diverso il discorso per la migratoria, stante le vastissime aree disponibili ben più protette e “riservate” all’offesa dei rumori del traffico ed alla costante presenza umana. In quest’ottica e come valutazione di massima, sono state selezionate le seguenti specie: 1. specie ritenute presenti anche stagionalmente nell’area di progetto ed ambiti adiacenti e incluse nell'Allegato I della Direttiva 91/241/CEE; 2. specie ritenute nidificanti nell’area di progetto ed ambiti adiacenti con status di conservazione sfavorevole a livello europeo (categorie 1,2 e 3 ‐ BirdLife International, Tucker e Heath, 1994); 3. specie di interesse gestionale. Specie Interferenza potenziale Ardeidae: specie nidificanti, svernanti e di passo – ma non si localizzano nidificazione nell’area in esame. Area non idonea alla presenza di taxa della famiglia degli Ardeidae Airone cenerino (Ardea cinerea). Anatidae: specie a prevalente fenologia migratoria e/o svernante. Presenti esemplari di passo e/o in fase di alimentazione – non nota la composizione del popolamento – presumibile la presenza dell’alzavola nei corsi d’acqua e nei numerosi siti allagati. Area non idonea alla presenza di taxa della famiglia degli Anatidae. Accipitridae: specie nidificanti, svernanti e di passo – non si localizzano nidificazione nell’area di progetto, non probabile nidificazione di poiana in aree limitrofe. Possibile presenza di esemplari di passo e/o in fase di alimentazione – eventuale presenza temporanea di esemplari di albanella (Genere Circus) in migrazione. Area non idonea alla presenza di taxa della famiglia degli Accipitridae, anche in relazione alla presenza di numerosi ostacoli aerei costituiti dalle linee elettriche aeree presenti. Poiana (Buteo buteo) sporadicamente nidificante nella aree piu’ remote. Assente nell’area. Falconidae: specie nidificanti, svernanti e di passo – non si localizzano nidificazione nell’area di progetto, probabile nidificazione di gheppio in aree limitrofe. Presenti esemplari di passo e/o in fase di alimentazione – non osservato ma ritenuta probabile la presenza del gheppio Area non idonea alla presenza di taxa della famiglia degli Falconidae, anche in relazione alla presenza di numerosi ostacoli aerei costituiti dalle linee elettriche aeree.
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Gheppio (Falco tinnunculus) ‐ sporadicamente nidificante nelle aree piu’ remote. Assente nell’area. Phasianidae: specie nidificanti, svernanti e di passo – non si localizzano nidificazione nell’area di progetto. Columbidae: specie nidificanti e/o a fenologia migratoria – non si localizzano nidificazione nell’area di progetto, probabile nidificazione di tortora in aree limitrofe. Strigidae: specie stanziali, nidificanti e/o a fenologi migratoria – non si localizzano nidificazione di civetta nell’area di progetto, probabile nidificazione di assiolo, civetta e barbagianni in aree limitrofe. Alaudidae: presenza dell’allodola Prevista un’interferenza di carattere non significativo. L’attuale gestione basata su sfalci ricorrenti impedisce il mantenimento di un ricco popolamento di passeriformi terricoli. Allodola (Alauda arvensis) – non nidificante, migratoria. Hirundinidae: presenza della rondine, ma non si attendono interferenze con il progetto in esame. 2.3 Mammiferi Nell’area agricola non prossima all’area di progetto sono presenti riccio (Erinaceus europaeus); forse nutria, nei corsi d’acqua (Myocastor coypus). La qualità scarsa dei soprassuoli non definisce condizioni ambientali particolarmente appetibili. Le aree aperte possono essere utilizzate come aree di caccia per ricci, volpi o gatti domestici ‐ tutte specie in grado di sotto passare a scavalcare le recinzioni perimetrali – ma l’area non presenta comunque caratteristiche particolarmente idonee come aree di rifugio stabile, anche per specie molto adattabili. Nell’area non sono stati individuati possibili elementi attrattivi o ambiti di rifugio di importanza significativa utilizzabili da chirotteri. Il progetto non introduce nuovi elementi di frammentazione territoriale. Il progetto viene realizzato all’interno di aree già delimitate e recintate. Le utilizzazioni delle superfici di progetto sono già fortemente condizionate sia dalla situazione di alterazione dei soprassuoli, sia dal disturbo ambientale esistente. 2.4 Il prelievo venatorio L’area è già esclusa da qualsiasi utilizzazione venatoria. Non sono attese interferenze a carico delle attuali condizioni di gestione delle risorse venatorie dell’area. 3 Ecosistemi 3.1 Clima La stazione meteorologica, gestita dal servizio idrologico regionale facente capo al Compartimento di Livorno nel comune di Collesalvetti, in base alla media trentennale di riferimento (1961‐1990), definisce le seguenti statistiche: la temperatura media del mese più freddo (gennaio) si attesta ai +8,7 °C; quella del mese più caldo (agosto) è di +26,9° C. Le precipitazioni medie annue si attestano a quasi 750 mm, mediamente distribuiti in 80 giorni di pioggia, con minimo in estate e picco massimo in autunno per l'accumulo e in inverno per il numero di giorni piovosi. Mesi Stagioni Anno Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago Set Ott Nov Dic Inv Pri Est Aut T. max.media (°C) 13,0 14,0 16,5 19,8 24,0 28,1 31,3 31,3 28,0 23,0 17,6 14,5 13,8 20,1 30,2 22,9 21,8 T. min.media (°C) 4,4 4,7 6,4 9,0 12,0 15,7 18,3 18,5 16,5 12,9 9,2 6,2 5,1 9,1 17,5 12,9 11,2
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Precipitazioni (mm) 73,7 65,0 63,4 64,6 49,7 35,6 19,5 37,7 60,4 106,2 98,0 75,1 213,8 177,7 92,8 264,6 748,9 Giorni di pioggia (≥ 1mm) 9 8 8 8 6 5 2 4 5 7 9 9 26 22 11 21 80 Il clima del Comune di Collesalvetti si caratterizza per un clima tipicamente mediterraneo, con fasi di acuta aridità estiva (luglio agosto) e fasi fredde in gennaio – febbraio (con possibili episodi di gelo). La radiazione solare è massima in giugno – luglio. Le temperature estive indicano la necessità di provvedere ad irrigazioni per il mantenimento delle piante di nuova messa a dimora indicate nelle mitigazioni. Le irrigazioni dovranno essere intense nella prima estate successiva alla piantagione e continuare fino alla completa radicazione. 3.2 Rete ecologica L’area di progetto, per le sue caratteristiche di inclusione in un ambito di tipo agricolo estensivo, si colloca di fatto all’esterno della rete ecologica territoriale. La rete ecologica dell’area circostante si caratterizza un’estesa dominanza di superfici a seminativo, che hanno sostituito, nel secolo passato, più estese formazioni a pascolo e di bosco (macchia) mediterraneo e, piu’ intensamente, palude. Il reticolo idrografico campestre si presenta ben definito e curato e solo in parte trasformato e modificato negli ultimi anni. Non nell’area, ma in prossimità si conservano solo scarse e limitate e poco importanti, “strutture ecologiche”, ovvero siepi, boschetti ed alberi isolati. Tali strutture ecologiche di maggior pregio non si localizzano nell’area di progetto, ove i soprassuoli hanno un interesse ridotto essendo prevalentemente dominati da piantagioni di specie estranee al comprensorio. Di importanza non trascurabile, a livello di rete ecologica locale, la presenza di bacini artificiali e la vicina asta fluviale. Il progetto in esame non si pone in relazione con i corpi idrici citati. 3.3 Rete Natura 2000 La lista ufficiale dei Siti è stata pubblicata con l’”Elenco dei siti di importanza comunitaria e delle zone di protezione speciale, individuati ai sensi delle direttive 92/43/CE e 79/409/CE” D.M. del 3 aprile 2000 (pubblicato nel Suppl. Ord. alla Gazzetta Ufficiale 95 del 22 aprile 2000) e succ. modif. ed integr.. Il sito in esame non è collocato in Siti Natura 2000 (SIC o ZPS) o in prossimità di essi. Si escludono effetti di sorta a carico della Rete Natura 2000. 3.4 IBA L’area risulta esterna e posta ad elevata distanza rispetto alle aree I.B.A. (Important Birds Areas) individuate dal BirdLife International e Lipu Italia. Non sono attese interferenze a carico di aree IBA. 3.5 Aree Naturali Protette Il sito in esame non è collocato all’interno o in prossimità del confine di Aree Naturali Protette di cui all’Elenco Ufficiale del Ministero dell’Ambiente T.T.M. e istituite ai sensi della L. 394/91. Rispetto alle SIR (SIC e ZPS) le piu’ prossime sono la Riserva Provinciale del Biscottino e la Riserva “Pdule della Contessa”. Entrambe sono contestualizzate dalla previsione di PRG del Comune di Collesalvetti (LI) con un’unica area omogena: l’area in esame, posta in comune di Cascina, si trova a circa 1 km a est della piu’ vicina zona protetta (Biscottino) Non sono attese interazioni apprezzabili tra il sistema delle Aree Naturali Protette, di cui al vigente Elenco Ufficiale del del Ministero dell’Ambiente T.T.M.
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3.6 Capacità d’uso del suolo La Land Capability Classification (Klingebiel, Montgomery, U.S.D.A. 1961) viene utilizzata per classificare il territorio per ampi sistemi agro‐pastorali e non in base a specifiche pratiche colturali. La valutazione viene effettuata sulla base delle caratteristiche dei suoli stessi. Le classi sono 8 e vengono distinte in due gruppi in base al numero e alla severità delle limitazioni: le prime 4 comprendono i suoli idonei alle coltivazioni (suoli arabili) mentre dalla quinta alla settima classe sono raggruppati i suoli non idonei all’attività agricola ma ove è possibile praticare la selvicoltura e la pastorizia. I suoli della VIII classe possono essere destinati a soli fini ricreativi e conservativi. Ciascuna classe può riunire una o più sottoclassi in funzione del tipo di limitazione d'uso presentata (erosione, eccesso idrico, limitazioni climatiche, limitazioni nella zona di radicamento). Le sottoclassi sono indicate da sigle che seguono il numero della classe. Le superfici artificiali non sono comprese in alcuna delle suddette classi poiché non riconvertibili a usi agricoli. Le classi di capacità d'uso raggruppano sottoclassi che possiedono lo stesso grado di limitazione o rischio. Sono designate con numeri romani dall'I all'VIII in base al numero ed alla severità delle limitazioni e sono definite come segue:
Suoli arabili • Classe I: suoli senza o con poche limitazioni all'utilizzazione agricola. Non richiedono particolari pratiche di conservazione e consentono un'ampia scelta tra le colture diffuse nell'ambiente. • Classe II: suoli con moderate limitazioni, che riducono la scelta colturale o che richiedono alcune pratiche di conservazione, quali un'efficiente rete di affossature e di drenaggi. • Classe III: suoli con notevoli limitazioni, che riducono la scelta colturale o che richiedono un'accurata e continua manutenzione delle sistemazioni idrauliche agrarie e forestali. • Classe IV: suoli con limitazioni molto forti all'utilizzazione agricola. Consentono solo una limitata possibilità di scelta.
Suoli non arabili • Classe V: suoli che presentano limitazioni ineliminabili non dovute a fenomeni di erosione e che ne riducono il loro uso alla forestazione, alla produzione di foraggi, al pascolo o al mantenimento dell'ambiente naturale (ad esempio, suoli molto pietrosi, suoli delle aree golenali). • Classe VI: suoli con limitazioni permanenti tali da restringere l'uso alla produzione forestale, al pascolo o alla produzione di foraggi. • Classe VII: suoli con limitazioni permanenti tali da richiedere pratiche di conservazione anche per l'utilizzazione forestale o per il pascolo. • Classe VIII: suoli inadatti a qualsiasi tipo di utilizzazione agricola e forestale. Da destinare esclusivamente a riserve naturali o ad usi ricreativi, prevedendo gli interventi necessari a conservare il suolo e a favorire la vegetazione (figura 2.2).
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Nell’area di progetto viene individuata la seguente classe:
∙ 1 (suoli senza o con modestissime limitazioni o pericoli di erosione, molto profondi, quasi sempre livellati, facilmente lavorabili; possibile un'ampia scelta delle colture). in aree prossimali al reticolo idrografico. La classificazione non rende conto del fatto che l’area è già di fatto sottratta al corrente uso agro‐silvo‐pastorale, trattandosi quindi di ambito a tutti gli effetti improduttivo, nel quale le potenzialità produttive non sono e non potranno essere rese realizzate, in quanto pertinenza di area di tipo industriale di fatto già asservita a funzioni diverse da quelle agricole. 4.Impatti potenziali Gli impatti potenziali eventualmente prodotti dal Progetto in esame presentano un carattere particolarmente contenuto, non determinando apprezzabili effetti diretti, di carattere secondario o a distanza su componenti naturali di particolare pregio. Gli effetti potenziali riguarderanno pertanto un’occupazione reversibile del suolo peraltro già caratterizzato da condizioni di separazione ecologica con la rete ecologica locale, in quanto già ricompreso in un’area con destinazione di tipo industriale. Gli eventuali effetti potenziali legati all’inquinamento di luminoso, non potranno determinare effetti apprezzabili in quanto si tratta di un’area prossima ad aree dotate di impianti di illuminazione esterna. Ciononostante si forniscono nel § mitigazioni specifiche indicazioni per l’adeguato contenimento dell’inquinamento luminoso. Sottrazione di vegetazione. La realizzazione dell’impianto non comporterà effetti sulle formazioni afferibili a soprassuoli boschivi naturali.
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Inquinamento luminoso. Gli impianti di illuminazione esterni comportano un potenziale effetto di disturbo non solo per le attività di osservazione notturne del cielo, ma anche per interferenza con i popolamenti faunistici, con particolare riferimento ad alcuni taxa di invertebrati notturni (ad esempio le falene).
5. Mitigazioni 5.1 Conservazione della vegetazione esistente Non vi è vegetazione autoctona da mantenere: l’area è e sarà coltivata a prato stabile cin essenze senza fienagione per eliminare il pericolo di innesco di incendio. Ove presenti, si manterranno i bassi arbusti di confine laddove non interferiscano con l’irraggiamento solare. 5.2 Opere di ripristino Ripristino del cotico erboso negli interfilari La superficie di progetto verrà mantenuta a prato, eseguendo, ove necessario, risemine di specie erbacee, tramite la tecnica della semina a spaglio, in ragione di 50 g di semente per mq. Si suggerisce l’impiego di miscuglio complessi, con specie caratterizzate da una elevata capacità di tolleranza verso le fasi xeriche estive. Quinte verdi schermanti sul perimetro esterno della proprietà Sui margini dell’impianto fotovoltaico, si potrà provvedere, alla piantagione di un filare di olivo (Olea europaea). Le piante saranno messe a dimora in ragione di una pianta ogni cinque metri lineari, ad una distanza di circa 2 m dalla recinzione. Si riporta di seguito la scheda tecnica di capitolato come riferimento per le opere di piantagione della siepe perimetrale schermante. L’articolazione del capitolato è tratta dalle indicazioni contenute nel capitolato per opere ambientali redatto dal Ministero dell’Ambiente T.T.M. (2006). La manutenzione post impianto verrà eseguita secondo necessità per assicurare l’attecchimento delle piante. PIANTAGIONE FILARE PERIMTRALE ARBOREO AD OLIVO Codice Capitolato di riferimento Alberi Linee Guida per Capitolati Speciali per Ingegneria Naturalistica – Ministero dell’Ambiente T.T.M. ‐ Edizione 2006 Aree interessate dall’intervento Perimetro dell’impianto Descrizione Arbusti Fornitura e piantagione di arbusti autoctoni del comprensorio a radice nuda, in zolla, in contenitore o in fitocella. Periodo La piantagione viene eseguita di preferenza in autunno, in alternativa in periodo primaverile. Non si eseguono piantagioni nel pieno periodo invernale e in estate. Sesto di impianto A sesto di impianto lineare: una pianta ogni 5 m Specie arbustive utilizzate Piantagione di Olea europaea (olivo) 100,0 %
Dimensione piante in fornitura Arbusti: altezza minima compresa tra 0,50 e 1,50 m Le piante verranno potate all’altezza idonea per evitare interferenze con l’irraggiamento dell’impianto. 5.3 Gestione della vegetazione Gestione interfilari Per il contenimento della vegetazione erbacea tra le file di pannelli si raccomanda di preferire l’uso di mezzi meccanici piuttosto che chimici.
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5.4 Contenimento degli effetti sulla fauna Contenimento dell’inquinamento luminoso Si raccomanda l’impiego di lampade al vapore di sodio a bassa pressione e l’utilizzo esclusivo di ottiche schermate, che non comportino l’illuminazione oltre la linea dell’orizzonte. Ad integrazione delle norme di limitazione dell’inquinamento luminoso, le lampade da utilizzare nel progetto illuminotecnico, potranno essere, ovunque sia possibile, al vapore di sodio a bassa pressione. Tali lampade, oltre ad assicurare un ridotto consumo energetico, presentano una luce con banda di emissione limitata alle frequenze più lunghe, lasciando quasi completamente libera la parte dello spettro corrispondente all’ultravioletto. Ciò consente di limitare gli effetti di interferenza a carico degli invertebrati notturni che presentano comportamenti di “fototassia”. Verrà inoltre evitato l’utilizzo di fari o altre strutture che comportino una illuminazione al di fuori dell’area di intervento.
Caterina Meoni Architetto
LAVORI PER LA REALIZZAZIONE DI UN IMPIANTO FOTOVOLTAICO DI POTENZA DI 4,04 MWp NEL COMUNE DI COLLESALVETTI (LI). Committente: IMPRETECNA srl, via C.Menotti, 50 – 50059 Vinci (FI) Ubicazione: Collesalvetti, loc.Lavandone, prov.di Livorno
VALUTAZIONE IMPATTO ACUSTICO
Il tecnico: dott.arch. Caterina Meoni Tecnico competente in Acustica Ambientale ai sensi dell’art.2 - L. n°447/95
9 novembre 2010
dott.arch.Caterina Meoni E-mail: caterinameoni@archiworldpec.it – Albo Architetti di Pistoia n° 647
SOMMARIO 1. Premessa
2. Riferimenti normativi
3. Oggetto della valutazione
4. Descrizione dell’area
5. Classificazione acustica del territorio
6. Descrizione delle sorgenti sonore
7. Strumentazione impiegata per le misurazioni
8. Tipicizzazione delle sorgente sonora
9. Risultati delle misurazioni
10. Analisi dei risultati
Conclusioni.
Premessa. La sottoscritta dott.arch.Caterina Meoni, Tecnico competente in materia di acustica
ambientale ai sensi dell’art.2 della Legge 477/95, secondo quanto deliberato dalla Regione
Toscana con Determina Dirigenziale n°1947 del 24.11.2006, è stata incaricata di redigere la
presente Relazione finalizzata alla valutazione preventiva di impatto acustico in merito alla
realizzazione di un impianto fotovoltaico a terra in comune di Collesalvetti (provincia di
Livorno), località “Idrovora di Lavandone”.
Il progetto prevede la realizzazione di un impianto della potenzialità di 4,04 MW circa; tale
impianto ricade in area agricola seminativa, verrà recintato con rete metallica e siepi di
mitigazione ambientale di tamerici. I moduli fotovoltaici sono appoggiati a strutture in
alluminio o ferro e le apparecchiature elettriche saranno alloggiate in cabine prefabbricate in
pannelli compositi tipo sandwich con rivestimenti antincendio, disposte in posizione protetta
rispetto alle acque di ristagno.
L’accesso all’area avviene dalla strada d Mortirolo, da Vicarello, e poi attraverso strade
bianche che corrono parallele all’argine destro del Canale Scolmatore.
Nell’area non sono presenti edifici abitati stabilmente; in prossimità del fabbricato di
captazione di proprietà dell’Azienda Servizi Ambientali (ASA) di Livorno, dove è ubicata anche
la cabina Enel da 15 kV, vi è un edificio che a seconda dei periodi viene abitato da persone
(vi erano nell’area giocattoli per bambini e due cani); durante i sopraluoghi non si è vista
però nessuna persona. In mancanza di indicazioni, si riterrà l’edificio abitato.
Riferimenti normativi.
Si fa riferimento alla seguente normativa:
• Legge 26 ottobre 1995 n° 447 (Legge Quadro sul’inquinamento acustico);
• DPCM 14.11.1997 (Determinazione dei valori limite delle sorgenti sonore);
• DPCM 5.12.1997 (Determinazione dei requisiti acustici passivi degli edifici);
• Decreto Min.Ambiente del 16.03.1998 (Norme tecniche per rilevamento e
misurazione dell’inquinamento acustico);
• Legge Regione Toscana n° 89 del 1.12.1998 (Norme in materia di inquinamento
acustico);
• Delibera GRT n°788 del 13.7.1999;
• TULPS, approvato con RD. N° 773/18.6.1931.
Oggetto della valutazione
L’impianto destinato alla produzione di energia elettrica tramite l’effetto fotovoltaico, si trova
in area agricola pianeggiante, con alcuni insediamenti apparentemente artigianali
(capannoni) posti in direzione di Stagno, a diverse centinaia di metri; alcuni capannoni
potrebbero essere anche utilizzati per usi agricoli, ma essendo chiusi, non ne è certa la
destinazione.
Come è oramai noto dalle varie esperienze di progettazione di impianti fotovoltaici a terra o
sui tetti, le uniche fonti di rumore sono dovute agli inverter, peraltro chiusi per evideni motivi
di sicurezza, dentro box omologati ENEL; inoltre è ovvio che il funzionamento dell’impianto è
esclusivamente diurno.
Descrizione dell’area di intervento
L’area di intervento è posta nella striscia di terra fra lo Scolmatore e il Canale Fossa Nuova,
in una vasta area pianeggiante, caratteristica dei luoghi.
D = > 150 mt Edificio civile
Cabina MT esistente cabina inverter cabina trasform.
Localizzazione
Secondo il Piano di Classificazione Acustica comunale, approvato dal Consiglio Comunale con
Delibera n°53 dell’ 8 giugno 2006, la zona del “Lavandone” ricade in classe III°, con limiti (in
dB(A) diurni e notturni di 60 dB(A) e 50 dB(A), rispettivamente.
Piu’ specificamente, la soglia standard di emissione sonora (vedi pagina 2 del PCA
comunale), intesa con Valore Limite di Emissione è, per la fascia oraria 06:00-22:00, Leq =
55 dB(A), mentre per la fascia oraria 22:00-06:00, il valore scende a 45 dB(A).
Il valore limite assoluto di emissione per le stesse fasce orarie salgono rispettivamente a 60 e
50 dB(A). Il differenziale residuo è pari a 5 dB(A) e 3 dB(A) nelle stesse fasce temporali.
Le disposizioni di cui sopra non si applicano se il rumore max misurato a finestre aperte è
inferiore a 50 dB(A) e 40 dB(A) nel periodo diurno e notturno rispettivamente e se il rumore
ambientale a finestre chiuse sia inferiore a 35 dB(A) e 25 dB(A) rispettivamente.
Edificio civile Individuazione dei recettori. Non sono presenti localmente e nel raggio di alcuni chilometri ospedali, case di cura, cliniche. L’unico edificio per civile abitazione – come detto prima non sappiamo se continuativamente abitato – è quello indicato dalla freccetta bianca nella foto sopra. Esso misura circa 150 metri dal luogo ove sono previste le cabine inverter. Si precisa che l’ubicazione esatta delle cabine inverter sarà oggetto della definizione della STMG, al momento non fornita, in quanto richiesta per una definizione piu’ avanzata del dettaglio progettuale. Fin da ora, la scrivente è tenuta ad aggiornare il presente studio al grado di definizione richiesto e ad apportare le modifiche e prescrizioni che scaturiranno alla Conferenza di Servizi di approvazione della richiesta di Autorizzazione, successivamente all’esito dello screening di pre-VIA.
Tale modus operandi appare razionalmente in linea con le istruzioni regionali tese a non appesantire senza motivo il procedimento di rilascio di Autorizzazione Unica alla costruzione ed esercizio degli impianti per la produzione di energia da fonti rinnovabili, correlata con la prassi Enel Distribuzione di fornire STMG con livello di approfondimento progettuale almeno pari al “definitivo di cui al D.Lgs.16/06 e smi. Strumentazione utilizzata La scrivente ha utilizzato un analizzatore sonoro Larson & Davis mod.824, fonometro di precisione classe 1, CEI ed ANSI, numero di serie 1688, fornito da un professionista della provincia di Pisa, in quanto altro indisponibile perché non tarato. La calibrazione risulta effettuata in data 6.6.2009 a Biassono (MI) presso il centro SIT.
I rilievi, forniti dalla Committenza ed effettuati in data antecedente si ritengono del tutto validi per i livelli di rumori di fondo caratteristici di un’area totalmente “vuota”. Cio’ nonostante è stato deciso di eseguire nuovi rilievi (4.11.2010) che peraltro confermano i dati già forniti. La posizione del locale trasformatori (d1), presunta a livello di progetto, dista 10 metri dal punto di rilievo sonoro (in questo caso il punto esatto è impraticabile per il fango e per il fossato colmo d’acqua, ma è ovvio che la distanza cosi’ ridotta, in assenza di alcuna fonte o disturbo compresa in questi dieci metri, non inficia minimamente il risultato. La distanza del locale inverter (d2), invece, è sostanzialmente coincidente con il punto di misura (ne è separata da un fossetto di circa 2 metri). Descrizione delle sorgenti sonore Le sorgenti sonore emesse dall’impianto, peraltro solo durante le ore diurne, sono riconducibili alle cabine di trasformazione in funzione di giorno:
- inverter CC/CA all’interno delle cabine dedicate; - trafo BT/MT, alloggiato al’interno di cabine dedicate. La casa produttrice gli inverter (la SMA), non ha documenti (quanto meno non li ha prodotti a richiesta) che attestino l’emissione sonora: solo nella scheda commerciale, per il modello Sunny Central 250 SC o HE viene indicato un valore di rumorosità a macchina attiva di 50 dB(A). Altri modelli di inverter riportano in letteratura dati oscillanti fra 45 e 60 dB(A)
Per quanto riguarda i trasformatori, l’emissione è simile o inferiore e si attesta attorno ai 40-45 dB(A) - (Catalogo commerciale SMA e similari) I valori indicati sono ovviamente quelli rilevabili a macchina “nuda” senza contenitori o cabine di alloggio. Tipicizzazione della sorgente sonora. Le sorgenti sonore sono rappresentate dagli inverter: 16 inverter ed 1 trasformatore BT/MT. Unità inverter Pressione sonora: < 60 dB(A) Unità trasformatore Pressione sonora: < 58 dB(A) Gruppo A 16 macchine inverter CC/CA 50 Hz LPA(A) tot. = 10 log[10 log Lp/10 +…10log Lp16/10] = 10 log [16 x 10 log 60/10] = 72,7 dB(A) Gruppo B 1 macchina trafo BT/MT 380-400 V -> 15 kV LPA(A) tot = 58 dB(A)
Locale alloggio macchinari. Ipotesi di localizzazione a 10 metri dal recettore sensibile (strada poderale parallela allo Scolmatore (Canale)) N.B.: l’edificio civile di cui alla ricostruzione fotografica è posto ad oltre 150 mt, quindi prendiamo la soluzione piu’ cautelativa. Il locale dove saranno alloggiati i macchinari nonché tutte le apparecchiature elettroniche di controllo è realizzato con pannelli sandwich coibentati, dello spessore di 15 cm, con densità di 2.200 kg/mc, con griglie di areazione di 0,32 mq ciascuna, per complessivi n°6 x 0,32 = 2 mq circa. Il potere fonoisolante delle cabine è dato da: M’ = 2200 x 0,15 = 330 kg/mq ∆ = 28,4 log 330 = 52,3 dB(A) Considerando le aperture di areazione con potere di isolamento nullo, si ha: Dne,w,situ = -10 log(S,apertura/10) – 10 log (ne) = -10 log(0,32/10) – 10log(6) = 7 dB(A)
Per cui si ha: R’w = 10 log[(S,parete/S,facciata)x10 – (Rw/10) + (A,o/S,facciata)x (10-Dn,e,w/10)] – 2 dB(A) = 6 dB(A) Quindi il rumore emesso dagli inverter di giorno vale:
Rumore inverter giorno: R = 72,7 – 6 = 56,7 dB(A) Di notte, l’impianto è inattivo e il rumore è nullo.
Rumore trasformatore giorno: R’ = 58 – 6 = 52 dB(A) Cabina trasformatore a 52 dB(A) a 10 metri dal confine: d1 = 10 mt Lp A-d1(A) = Lp A(A) – 20 log d1 = 52 – 20 log10 = 32 dB(A) Cabina inverter da 56,7 dB(A) a 10 metri al confine: Lp = 56,7 – 20 log 10 = 36,7 dB(A) Risultati delle misurazioni effettuate Le misurazioni sono state effettuate il giorno sabato 23 ottobre 2010, giorno prefestivo, per evitare eccessive ricoperture sonore dalla vicina SGC FI-PI-LI. E’ stata misurata solo la temperatura (16-17°C), il vento debole, cielo coperto con piogge leggere intermittenti. Le misurazioni si sono svolte nelle pause delle piogge che hanno caratterizzato il periodo. 1) Tempo di osservazione: T,o = 1 ora (dalle 13,30 alle 14,30 traffico minimo in superstrada); 2) Tempo di riferimento PCA comunale: diurno (6:00-22:00); 3) Meteo locale: nuvoloso senza pioggiacon pioggia debole intermittente.
Il microfono del fonometro integratore è stato posizionato su supporto in legno (treppiedi di un antico livello ottico) a circa 1,50 metri dal terreno misurato sotto al fonometro in verticale. Il fonometro stesso è stato posizionato nel bagagliaio di una autovettura e collegato con l’alimentatore elettrico con apposito cavetto. L’alimentazione a batteria consente – naturalmente – di mantenere spento il motore dell’auto. La stessa era posta in modo da non frapporsi tra il microfono e la zona di misura; stessa precauzione per il grande rilevato dell’argine del Canale. Si nota, infine, che in corrispondenza della zona di misura si trova il tubo-ponte (in c.a.) del sistema acquedottistico pubblico. E’ stato verificato che l’alimentazione idrica non provoca alcuna emissione sonora percepibile.
In altre parole, al momento della misurazione, sull’intero sito non vi era alcuna fonte particolare di emissione sonora, neppure mezzi operatrici agricole.
Durante le misure il microfono era provvisto di cuffietta antivento in spugna. Le rilevazioni, effettuate conformemente alle indicazioni dl DM 16.3.98, hanno dato i seguenti valori di fondo: A) Posizione Microfono 1. Inizio stradetta campestre lato scolmatore. Ora 13,30. Durata 10 min. L,eq, residuo = 35 dB(A) B) Posizione Microfono 2. Fine strada campestre, prossimità manufatto in cemento per bacino idrovora. Ora 14,20. Durata 10 min. L,eq,residuo = 45 dB(A) (maggior vicinanza superstrada?) Analisi dei risultati Si ricorda che l’impianto fotovoltaico avrà funzionamento solo diurno. Le aperture dei box sono state considerate con potere fonoassorbente nullo, favor rei. Livello di emissione Per entrambi i punti di rilievo sarà confrontato con il valore di emissione diurno della classe III (55 dB(A)). 1. LpA-1(A): 32,0 dB(A) = L,eq (A) emissione 1 2. LpA-1(A): 36,7 dB(A) = L,eq (A) emissione 2 Entrambi i valori sono inferiori alla soglia di 55 dB(A) prevista nel Piano comunale. VERIFICATO Livello assoluto di emissione Per ottenere il livello di pressione sonora di immissione da confrontare con i limiti di legge, si esegue la somma energetica fra L,eq(A) emissione al recettore ed il livello di pressione sonora residuo determinato con le misure in sito: essendo il recettore piu’ sensibile a circa 150 metri dalla posizione presunta delle cabine (se varierà, verrà aggiornata la presente relazione adottando nel caso misure compensative di maggior isolamento dei box) verifichiamo al livello in corrispondenza del recettore medesimo. L,eq(A)emissione = 10 log[10 L,emiss/10 + 10 L,res – 1/10] 1. L,eq(A)emissione = 10 log[10 32/10 + 1035/10] = 36,7 < 60 VERIFICATO
2. L,eq(A)emissione = 10 log[10 36,7/10 + 1045/10] = 54,6 < 60 VERIFICATO
Limiti differenziali Si nota che il contributo delle sorgenti sonore non è determinante ad incrementare il livello di pressione sonora del rumore residuo e quindi non è necessario andare a verificare i livelli differenziali all’interno dell’unità abitativa individuata come unico recettore. Conclusioni In virtu’ di quanto esaminato, in considerazione del fatto che saranno realizzate appropriate strutture di contenimento dei locali tecnici, è possibile affermare che i livelli assoluti a cui i recettori oggetto della verifica saranno esposti risultano entro i limiti del vigente regolamento e della vigente normativa. L’indagine è stata svolta, a favore della “sicurezza”, con i seguenti presupposti: a) Le cabine trafo ed inverter sono collocate oltre la viabilità poderale/consortile parallela al Canale
scolmatore, a circa 10 metri dal ciglio lato campagna del fosso di guardia della strada stessa, quindi a ben piu’ di 150 mt dalla casa (abitata?) che si trova vicino al campo pozzi A.S.A..
b) La consegna avviene tramite cavidotto interrato, collegandosi direttamente alla linea a MT che tagli diagonalmente l’area, quindi la cabina (armadio) di consegna verrà posta dove indicato dall’ENEL nello STMG, ma comunque in prossimità della viabilità. Tra l’altro la cabina di consegna è ovviamente solo un Quadro Elettrico che non emette disturbi sonori, quindi non è vincolante la sua posizione, se non dal punto di vista elettromagnetico. Collocare tale quadro vicino alle cabine e quindi lontano dalla casa risolve alla radice il problema.
c) Non è stata eseguita una valutazione dello stato di fondo in corrispondenza della casa perché vi è in taluni momenti il rumore di ripresa delle pompe A.S.A. e quindi non si è ritenuto corretto alzare la soglia del rumore di fondo per una sorgente temporanea e comunque sulla quale non vi è modo di intervenire con mitigazioni di alcun tipo.
d) Allo stesso modo, si è evitato di compiere misurazioni durante le ore di traffico intenso della S.G.C. (che nel punto piu’ vicino è a meno di 200 metri dall’area ed a circa 380 mt dalla casa), ritenendo che, anche in questo modo, “lo stato del grigio” sarebbe stato artificiosamente modificato a sfavore delle condizioni ambientali, alzandone la soglia.
Complessivamente, pertanto, visti livelli di emissione sonora degli impianti in progetto, si ritiene l’intervento fattibile nell’ottica del contenimento delle emissioni rumorose. La precisazione fondamentale è che questo studio andrà integrato in sede di “prove di funzionamento”, per verificare le ipotesi assunte e, se non confermate, predisporre le opportune integrazioni, specie per quanto riguarda le coibentazioni fonoisolanti dei locali-macchine,
Allegati; copia delibera di Autorizzazione
(Tecnico competente in Acustica Ambientale ai sensi dell’art.2 - L. n°447/95) Dott.Arch. Caterina Meoni
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Progetto per la realizzazione di un impianto fotovoltaico in comune di Collesalvetti (LI) – Relazione impatti e.m.
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Relazione Impatto Elettromagnetico INDIC E 1.‐ CAMPI ELETTROMAGNETICI 2.‐ FASCE DI RISPETTO 3.‐ CONCLUSIONI
1 CAMPI ELETTROMAGNETICI I campi elettrici e quelli magnetici sono grandezze fisiche differenti, che però interagiscono tra lorodipendono l’uno dall’altro al punto di essere considerati manifestazioni duali di un unico fenomeno fisico: il campo elettromagnetico. Il campo magnetico può essere definito come una perturbazione di una certa regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di corrente elettrica o di massa magnetica, la cui unità di misura è l’Ampère [A/m]. Il campo elettrico può essere definito come una perturbazione di una certa regione spaziale determinata dalla presenza nell’intorno di una distribuzione di carica elettrica, la cui unità di misura è il Volt [V/m]. Il campo magnetico è difficilmente schermabile e diminuisce soltanto allontanandosi dalla linea che lo emette. Il campo elettrico è invece facilmente schermabile da parte di materiali quali legno o metalli, ma anche alberi o edifici. Questi campi si concatenano tra loro per determinare nello spazio la propagazione di un campo chiamato elettromagnetico (CEM). Le caratteristiche fondamentali che distinguono i campi elettromagnetici e ne determina le proprietà sono la frequenza [Hz] e la lunghezza d’onda [m], che esprimono tra l’altro il contenuto energetico del campo stesso. Col termine inquinamento elettromagnetico si riferisce alle interazioni fra le radiazioni non ionizzanti (NIR) e la materia. I campi NIR a bassa frequenza sono generati dalle linee di trasporto e distribuzione dell’energia elettrica a alta, media e bassa tensione, e dagli elettrodomestici e i dispositivi elettrici in genere. Con riferimento specifico alle linee di vettoriamento dell’energia elettrica dai produttori agli utilizzatori, si possono distinguere diversi tipi di elettrodotto, in base alla tensione di alimentazione: a) Linee elettriche di trasporto ad altissima tensione (220‐380 kV): collegano le centrali di produzione alle stazioni primarie dove la tensione viene abbassata dal valore di trasporto a quello delle reti di distribuzione (ambito superregionale); b) Linee elettriche di distribuzione o linee di subtrasmissione ad alta tensione (30‐150 kV): partono dalle stazioni elettriche primarie ed alimentano le grandi utenze o le cabine primarie da cui originano le linee d distribuzione a media tensione; c) Linee elettriche di distribuzione a media tensione (1‐30 kV): partono dalle cabine primarie ed alimentano le cabine secondarie e le medie utenze industriali e talvolta utenti particolari; d) Linee elettriche di distribuzione a bassa tensione (220 – 400 V): partono dalle cabine secondarie alimentano gli utenti della zona. I sistemi elettrici di potenza (costituiti da centrali,stazioni e linee elettriche) costituiscono particolar sorgenti di campi elettromagnetici che in dipendenza della loro frequenza di funzionamento (50 Hz) vengono definiti come sorgenti ELF (Extremely Low Frequency). Per i campi a bassa frequenza (elettrodotti, apparecchi elettrici) si misura l’intensità del campo elettrico [V/m] e l’induzione magnetica ([T] tesla, ma generalmente in millesimi di Tesla, mT, e milionesimi di Tesla, μT).
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In generale il sistema di protezione dagli effetti delle esposizioni agli inquinanti ambientali distingue tra: • effetti acuti (o di breve periodo), basati su una soglia, per cui si fissano limiti di esposizione che garantiscono, con margini cautelativi, la non insorgenza di tali effetti; • effetti cronici (o di lungo periodo), privi di soglia e di natura probabilistica (all’aumentare dell’esposizione aumenta non l’entità ma la probabilità del danno), per cui si fissano livelli operativi di riferimento per prevenire o limitare il possibile danno complessivo. In Italia la normativa in materia di inquinamento elettromagnetico, e nello specifico campo delle radiazioni‐non‐ionizzanti quali gli ELF, è molto frammentaria. La L. n. 36 del 22/02/01, “Legge quadro sulla protezione dalle esposizioni a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici”, ricorre a differenti strumenti di prevenzione e controllo, intervenendo sulle sorgenti dei campi elettromagnetici, con lo scopo di ridurre ai livelli più restrittivi le loro produzioni e quindi diminuendo l’esposizione della popolazione. Oggetto della normativa sono infatti gli impianti e le apparecchiature per usi civili, militari e delle forze di polizia, che possano comportare l’esposizione dei lavoratori e della popolazione a campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con frequenze comprese tra 0 Hz e 300 GHz. L’aspetto innovativo della legge quadro italiana riguarda l’introduzione dei “valori di attenzione” così da considerare anche gli effetti di lungo e medio termine sulla popolazione; nella L. 36/01 sono, infatti, definiti: • Limite di esposizione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico (considerato come valore di immissione), da considerarsi come limiti inderogabili a tutela della salute umana da effetti acuti di esposizione; • Valore di attenzione: valore di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico definiti a fine cautelativo per la protezione della popolazione da effetti cronici dei campi elettromagnetici nel caso di abitazioni, scuole e permanenze prolungate; • Obiettivi di qualità: volti a prefigurare i progressivi e graduali miglioramenti della qualità ambientale, in una prospettiva temporale di durata. Si suddividono in: ‐ criteri localizzativi, standard urbanistici, prescrizioni ed incentivi per l’utilizzo delle BAT; ‐ valori di campo elettrico, magnetico, elettromagnetico, definiti dallo Stato, per il raggiungimento di una progressiva minimizzazione dell’esposizione a tali campi. Il DPCM del 8 luglio 2003 (Fissazione dei limiti di esposizione, dei valori di attenzione e degli obiettivi di qualità per la protezione della popolazione dalle esposizioni a campi elettrici e magnetici alla frequenza di rete di 50 Hz generati dagli elettrodotti) in tema di campi elettromagnetici a basse e bassissime frequenze stabilisce i seguenti valori da applicarsi in ambienti abitati e in luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere: Normativa
Limiti Intensità Campo Elettrico (KV/m)
Induzione magnetica μT
Limite esposizione 5 100 DPCM 8.7.2003 Valore attenzione (24 ore) ‐ 10 Obbiettivo qualità (nuovi imp.) ‐ 3
L’approssimazione quasi‐statica permette di analizzare i due campi, elettrico e magnetico, in modo separato. Il campo elettrico prodotto da un sistema polifase di conduttori posti entro uno spazio imperturbato, è esprimibile con un vettore di intensità E che ruota in un piano trasversale rispetto ai conduttori descrivendo un’ellisse.
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Esso è sempre presente appena la linea si mette in tensione indipendentemente dal fatto che essa trasporti o meno potenza. Il campo magnetico H è un vettore ortogonale al campo elettrico, ed è associato alla corrente (quindi alla potenza) trasportata. Nel caso di un sistema polifase in corrente alternata, il vettore campo magnetico nasce dalla composizione dei contributi di tutte le correnti circolanti nei conduttori e, come per il campo elettrico, ruota su un piano trasversale descrivendo un’ellisse. I fattori che influenzano il campo magnetico, prodotto da un cavo interrato, sono: distanza tra le fasi, profondità di posa, geometria di posa e le correnti indotte dal campo magnetico stesso nelle guaine metalliche. Sostanzialmente ci sono tre modi diversi per posare un cavo interrato; • posa piana: i tre cavi sono disposti in una linea orizzontale; • a trifoglio: sono disposti uno vicino all’altro a 120°; • a separazione di fasi: con l’ausilio di cinque cavi, la terra al centro e gli altri quattro messi in modo che ogni coppia di fasi abbia nel mezzo il cavo di terra. Oltre alla disposizione si può introdurre anche uno schermo più o meno aperto che abbassa ulteriormente il campo magnetico in superficie. Una indagine condotta a livello europeo sulla percezione sociale dei pericoli ambientali mostra i campi elettromagnetici come il fattore che ha maggiormente registrato un aumento di preoccupazione tra i cittadini. La pubblicazione del Decreto Ministeriale 29 maggio 2008 per la determinazione delle fasce di rispetto per gli elettrodotti, attuativo del DPCM 8 luglio 2003, ha fornito gli strumenti per valutare in maniera univoca le ricadute sul territorio dovute all'inquinamento elettromagnetico a bassa frequenza. La componente di maggior interesse sanitario è il campo magnetico, per i possibili effetti cronici. A livello internazionale i limiti di esposizione sono stati definiti in base agli effetti accertati di tipo acuto. È su questo principio che è stato ricavato il limite di esposizione per i campi magnetici a 50 Hz (frequenza di rete) di 100 μT, adottato nella normativa nazionale come limite di esposizione assoluto. Il legislatore italiano ha adottato una politica cautelativa per tutelare la popolazione da eventuali effetti cronici dovuti a esposizioni di lunga durata all'interno di aree tutelate (aree di gioco per l'infanzia, ambienti abitativi e scolastici, luoghi con permanenza superiore a 4 ore giornaliere), prevedendo una doppia regolamentazione: soglie di esposizione per luoghi da tutelare e fasce di rispetto, corridoi di sicurezza in grado di assicurare il rispetto di tali limiti. Le soglie si suddividono a loro volta in due: ‐ valore di attenzione pari a 10 μT nel caso di luoghi tutelati gi à esistenti nei pressi di elettrodotti ; ‐ obiettivo di qualità pari a μT3 nel caso di nuove installazioni di elettrodotti in corrispondenza delle medesime aree o, viceversa, in caso di nuovi insediamenti da tutelare in prossimità di linee ed installazioni elettriche già presenti sul territorio. La legge quadro 36/2001 definisce fasce di rispetto le aree all'interno delle quali non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario, oppure un uso che comporti una permanenza superiore alle 4 ore (negozi, uffici,...). Il DM del 2008 ha meglio specificato tale definizione, precisando che per fasce di rispetto si deva intendere lo spazio circostante un elettrodotto che comprende tutti i punti, al di sopra e al di sotto del livello del suolo, caratterizzati da una induzione magnetica di intensità maggiore o uguale all'obiettivo di qualità pari a 3 μT. Per determinare le fasce di rispetto si deve impiegare la portata in corrente, grandezza che non è costante in quanto dipende dalla richiesta di energia elettrica e pertanto anche il campo magnetico può variare nel tempo. La determinazione operativa della fasce di rispetto è piuttosto complessa, e va effettuata per ogni campata della linea.
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Richiede una notevole mole di dati, oltre a sofisticati software di simulazione. Il DM del 2008 ha pertanto previsto un regime semplificato e ampiamente cautelativo che prevede il calcolo della Distanza di Prima Approssimazione (DPA), definita per le linee come la distanza, in pianta sul livello del suolo, dalla proiezione del centro linea che garantisce che ogni punto la cui proiezione al suolo disti più della DPA si trovi all'esterno delle fasce di rispetto. Per le cabine secondarie è la distanza, in pianta sul livello del suolo, da tutte le pareti della cabina stessa che garantisce i requisiti di legge per l'esposizione. A differenza della fascia di rispetto, espressa come un volume, la DPA viene definita come una distanza, in modo tale che garantisca sempre l'ottemperanza dei limiti derivanti dalla fascia di rispetto. Questo comporta un vincolo su maggiori porzioni di territorio ma permette di valutare più rapidamente l'esistenza di punti di conflitto fra elettrodotto ed edifici. Il progetto proposto consta nella realizzazione di un impianto per la produzione di energia elettrica tramite lo sfruttamento del sole; l’impianto è costituito dai seguenti elementi principali che, avendo parti in tensione, possono dar luogo all’emissione di onde elettromagnetiche: 1) Cavidotti interrati per il collegamento delle cabine di campo alla cabina di raccolta (cavi a 15 kV); 2) Cavidotti interrati per il collegamento della cabina di raccolta con la cabina di consegna (cavi a 15 kV). Le cabine in Media Tensione sono caratterizzate da valori di campo elettrico ed induzione magnetica che dipendono – oltre che dall’intensità di corrente di esercizio – dagli specifici componenti (sezionatori di sbarra, interruttori, trasformatori, etc.) presenti nella cabina stessa. I valori più elevati del campo elettrico sono attribuibili al funzionamento dei sezionatori di sbarra (1.2‐5.0 kV/m), mentre il valore più elevato di induzione magnetica è registrabile in corrispondenza dei trasformatori (6.0‐15.0 μT). Le cabine in Media Tensione , quindi, sono caratterizzate da valori di induzione magnetica e di campo elettrico inferiori ai limiti normativi vigenti. L’impianto genera campi elettromagnetici per la presenza di collegamenti elettrici; la scelta di utilizzare cavi schermati e di realizzare linee elettriche interrate, associata alla localizzazione dei tracciati interni al perimetro dell’impianto, anche con riferimento alla linea MT tra le cabine di trasformazione e la cabina di raccolta , tutte distanti da luoghi ove si può prevedere la presenza prolungata di persone, porta ad escludere impatti sulla salute della popolazione. La rete di connessione tra le varie apparecchiature dell’impianto è interamente interrata e consta in: cavi in MT per la connessione delle cabine di campo e alla cabina di consegna. Le linee interrate sono costituite da terne trifase con cavo interrato cordato ad elica, sistemate in apposito alloggiamento sotterraneo; ciò consente di avere campi elettrici assai ridotti, grazie alla possibilità di avvicinare i cavi ed all’effetto schermante del terreno. Per quanto riguarda l’impianto fotovoltaico, lo stesso non si configura come luogo dove si prevede la permanenza delle persone per periodi superiori alle 4 ore giornaliere. Nel caso delle apparecchiature elettriche, la scelta effettuata garantisce inoltre la loro certificazione di rispondenza alle norme CEI rela ve alla compa bilità elettromagnetica. Per quanto riguarda il cavidotto MT di collegamento alla sotto stazione elettrica M/TAT di consegna alla rete, in tale sede ci si limita ad evidenziare che il tracciato segue , per tu o lo sviluppo , la viabilità esistente e che in linea generale , la soluzione interrata, consente di escludere possibili ricadute con riferimento alla vicinanza ad abitazioni o luoghi di permanenza prolungata delle persone. 2 FASCE DI RISPETTO Per “fasce di rispetto” si intendono quelle definite dalla Legge 22 febbraio 2001 n° 36, all’interno delle quali non è consentita alcuna destinazione di edifici ad uso residenziale, scolastico, sanitario, ovvero un uso che comporti una permanenza superiore a 4 ore, da determinare in conformità alla metodologia di cui al D.P.C.M. 08/07/2003. Tale DPCM prevede (art. 6 comma 2) che l’APAT, sentite le ARPA, definisca la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto con l’approvazione del Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare.
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Con Decreto 29 maggio 2008 (pubblicato in G.U. n. 156 del 05/07/2008 – Supplemento Ordinario n. 160) il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha approvato la metodologia di calcolo per la determinazione delle fasce di rispetto degli elettrodotti. In riferimento al Decreto Ministeriale Ambiente in Supplemento ordinario GU n 160 del 5 luglio 2008 su fasce di rispetto per gli elettrodotti, la distanza di prima approssimazione (Dpa) e quindi la fascia di rispetto dell’impianto di rete e dell’impianto utente per la connessione (stazioni elettriche), ricade all’interno dell’area di pertinenza degli impianti. La distanza (Dpa) e quindi la fascia di rispetto è pari a circa 6 m e quindi rientra nella (Dpa) degli impianti. Il calcolo delle DPA per la cabina MT/BT di trasformazione è stato preso dal documento ENEL; per quanto riguarda tutti i cavi, interrati in cavo cordato ad elica, si fa riferimento al par. 3.2 del dm 29/05/2008, per il quale dette linee sono escluse dal calcolo delle DPA. Per quanto riguarda la cabina di consegna MT, che non contiene trasformatori MT/bt, la DPA è da considerarsi compresa all'interno della cabina stessa.3 CONCLUSIONI In tema di protezione della popolazione delle esposizioni ai campi elettrici e magnetici generati da reti e manufatti in tensione, gli interventi edilizi sono disciplinati dal DPCM 8 luglio 2003 s.m.i. e dal DM 29 maggio 2008 s.m.i.. un tale quadro normativo non trova però applicazione ai fini della realizzazione di un campo fotovoltaico , non solo perché i limiti di esposizione fissati dal suddetto DPCM non si applicano a lavoratori esposti per ragioni professionali, ma soprattutto in quanto l'intervento in esame non consta di fabbricati adibiti ad abitazione o ad altra attività che comporti tempi di permanenza superiori a quattro ore giornaliere consecutive di persone e/o animali. In particolare, lungo il tracciato del cavidotto interrato a 15 kV (profondità 1,5 metri), così come in prossimità anche delle cabine, nell'attuale assetto del territorio preso a base del progetto non sono presenti costruzioni di tipo abitativo o di altro genere in cui si prevede una permanenza superiore alle 4 ore giornaliere consecutive. In merito, infine, all'eventuale presenza di personale entro l'area di progetto, questa è prevista solo in sede di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria di durata non superiore a 3 ore consecutive giornaliere. Pertanto si può concludere che: ‐ per quanto riguarda le DPA dalle cabine di trasformazione MT/bt che contengono trasformatori, essendo queste inferiori a 2 m, risultano sempre ricomprese all'interno delle recinzioni dell'impianto, e dunque non interessano luoghi adibiti a permanenze di persone e/o animali superiori a 4 ore giornaliere consecutive. ‐ per quanto riguarda le linee MT, essendo tutte in cavo interrato cordato ad elica, non è necessario il calcolo delle DPA. Si riporta la verifica analitica della emissione di un cavidotto interrato da 15.000 Volt.
Le linee elettriche in media tensione interrate (qui a 15 kV) sono vantaggiosamente realizzate per utilizzare l’effetto-barriera offerto naturalmente dal terreno; la caratteristica saliente è la vicinanza fra i conduttori (circa 10 cm) e il costante parallelismo fra loro e con la superficie del terreno. Il campo magnetico generato da un fascio (max 3 terne) di conduttori unipolari Uniflex descritti sopra, si calcola con: B = P x I/R’2 x 0.2 √3 [µT] Con B = intensità campo magnetico; P = distanza media fra i conduttori (in metri); I è l’intensità di corrente, R’ è, in metri, la distanza a cui si vuol calcolare il campo; (R’>P); invertendo la formula, si ricava la distanza dal baricentro del fascio di cavi a cui si ha B = 3 µT, ossia R’ = 0.34√P I [mt] Si trova R’ = 0.34 x √0.10*110 = 1.13 mt In pratica si farà in modo che il conduttore piu’ superficiale si trovi almeno ad 1.20 metri (>1.13) dal piano campagna, in questo modo al suolo il valore di campo magnetico sarà ovviamente minore di 3 µT.
ID IMPIANTO FTV - COLLESALVETTI (LI) Durata Inizio Fine Preparazione
1 COSTRUZIONE IMPIANTO (giorni) 1432 Opere preliminari 73 Rilievi e quote 74 Realizzazione recinzioni preliminari 205 Predisposizione fornitura acqua ed energia 76 Direzione approntamento cantiere 77 Delimitazione area cantiere e segnaletica 10
8 Opere civili 159 Opere di sistemazione terreno 20
10 Realizzazione viabilità interna di cantiere 1511 Predisposizione area di impianto cabine BT/MT 2012 Tracciamento e posa in opera telai per moduli FTV 30
13 Opere elettromeccaniche 914 Montaggio sovrastrutture metalliche 4515 Montaggio moduli fotovoltaici 4516 Posa cavidotti MT e pozzetti di ispezione 2017 Posa cavi MT/Terminazioni cavi 2018 Posa cavi BT in CC e AC 2019 Realizzazione piani di posa box e cabine 2020 Realizzazione ambienti per gruppi di conversione e cabina 2021 Cablaggio stringhe 2022 Installazione inverter 2023 Collegamento QCC-INV-QCA-DC-Inverter 2024 Installazione trasformatore 2025 Installazione Quadri di MT 20
26 Lavori di collegamento 1527 Collegamento corrente alternata 1528 Monitoraggio e sorveglianza 1529 Montaggio sistema di monitoraggio 1530 Montaggio sistema di videosorveglianza 15
31 Collaudi/Commissioning 532 Collaudo cablaggi 533 Collaudo quadri 534 Collaudo inverter 535 Collaudo sistema di montaggio 536 Fine lavori 537 Comunicazione di fine lavori 5
N i i àID Nome attività DURATA INIZIO FINE
1 FUNZIONAMENTO IMPIANTO 5220 gg. 2011 2036
ID Nome attività DURATA INIZIO FINE
1 SMANTELLAMENTO IMPIANTO 40 giorni 01/04/2036 10/05/2036
2 Dismissione dei pannelli al silicio 20 giorni 01/04/2036 21/04/2036
3 Dismissione telai in alluminio 15 giorni 22/04/2036 07/05/2036
4 Demolizione di cordoli e altre strutture fisse 15 giorni 15/04/2036 24/04/2036
5 Demolizione di cavidotti e altre opere interrate 10 giorni 20/04/2036 29/04/2036
6 Dismissione impianti elettrici e cabine 5 giorni 04/05/2036 10/05/2036
Settimana 1 Settimana 2 Settimana 3 Settimana 4 Settimana 5 Settimana 6 Settimana 7 Settimana 8
Rilievo e quoteRealizzazione recinzioni preliminariPredisposizione fornitura acqua ed energiaDirezione approntamento cantiereDelimitazione area cantiere e segnaletica
Opere di sistemazione terrenoRealizzazione viabilità interna di cantiere
Predisposizione area di impianto cabine BT/MTTracciamento e posa in opera telai per moduli FTV
Montaggio sovrastrutture metallicheMontaggio moduli fotovoltaici
Posa cavidotti MT e pozzetti di ispezionePosa cavi MT/Terminazioni caviPosa cavi BT in CC e AC
Realizzazione piani di posa box e cabineRealizzazione ambienti per gruppi di conversione e cabinaCablaggio stringheInstallazione inverterCollegamento QCC-INV-QCA-DC-Inverter
Installazione trasformatoreInstallazione Quadri di MT
Lavori di collegamentoCollegamento corrente alternata
FINE LAVORIMontaggio sistema di monitoraggioMontaggio sistema di videosorveglianza
Collaudo cablaggiCollaudo quadriCollaudo inverterCollaudo sistema di montaggio
Comunicazione di fine lavori
Settimana 1 Settimana 2 Settimana 3 Settimana 4 Settimana 5 Settimana 6 Settimana 7 Settimana 8
Settimana 9 Settimana 10 Settimana 11