Post on 07-Apr-2022
PROGETTAZIONE EDUCATIVA: aspetti metodologici
a.a. 2017-18
Docente: Luisa Pandolfi
Diversi settori e contesti operativi
Caratteristiche specifiche
Differenti ruoli di accoglienza e di intervento
Strumenti e metodologie integrate
Obiettivo comune: sviluppare e promuovere le potenzialità di ciascun soggetto
Due dimensioni comuni e trasversali: la relazione e la progettazione
Le azioni educative si inscrivono all‟interno di processi simbolici e relazionali
Maggiore rilevanza nei servizi educativi residenziali (condivisione e ri-significazione della vita quotidiana)
Competenze affettive degli educatori
Relazione ternaria: apertura al lavoro di rete nel territorio ed al lavoro d‟équipe
Adeguata e rispondente al contesto e alla particolarità
dei problemi e dei percorsi di vita;
Flessibile e dinamica, pronta a „costruire insieme‟ e ad
affrontare criticità e imprevisti, ad essere rimodulata;
Basata su metodi e strumenti;
Aperta al lavoro di rete;
Prevedere modalità e strumenti di valutazione
Il momento valutativo parte integrante della
progettazione educativa
non solo come momento finale, ma interviene in
diverse fasi del processo educativo, in itinere, nel suo
svolgersi;
Valutazione non solo come controllo e verifica;
Quindi, valutazione come processo circolare e
continuo: dalla fase iniziale della progettazione e lungo
l‟intero percorso; ne consente la rimodulazione
E‟ il principale strumento di lavoro dell‟educatore
professionale, nei diversi ambiti di intervento
Strumento fondamentale per riflettere ed
interrogarsi su „come fare‟
Nasce in relazione ai bisogni ed alle domande
delle persone: è sempre individualizzato
Progettare dal latino pro (davanti) e iacere
(gettare)
Esprime il ‘gettare avanti’, ‘esporre’
Prospettiva rivolta al futuro: cambiamento,
miglioramento; salvaguardare il diritto di ogni
persona a immaginarsi in un futuro diverso;
andare oltre la situazione presente
VALORE, VALORIZZARE
Accompagna La persona nel suo
processo di crescita e di apprendimento
Il progetto come un ‘vestito su misura’ per il
soggetto dell‟azione educativa
„Vestiti su misura‟ adeguati ai bisogni ed ai problemi
di ciascuno
Flessibilità nel saper adattare il „vestito‟, il modello
e la stoffa alle specificità del soggetto
PERSONA BISOGNO DOMANDA
Analisi delle
cause e
definizione del
problema
DEFINIZIONE DEL
PROGETTO INTERVENTO
CA
M
B
I
A
M
E
N
T
O
Prendere in considerazione non solo i bisogni e le
difficoltà, ma anche le competenze e le
potenzialità
Progetti e servizi educativi che sappiano costruire
resilienza
Strenght-based approach: l‟approccio basato sui
punti di forza
Paradigma tradizionale
Strenght-based approach
La persona viene definita come „caso‟;
si presta attenzione ai sintomi ed alla diagnosi
La persona viene definita come „unica‟;
si presta attenzione alle risorse, ai talenti ed ai punti di forza
Razionalizzazione. Poca attenzione ai vissuti personali
Attenzione ai punti di vista personali su quanto accaduto
I traumi infantili sono considerati predittori delle patologie dell‟adulto
I traumi infantili non sono predittivi;
possono indebolire, ma anche rafforzare l‟individuo
Le possibilità di scelta, di controllo, di
sviluppo personale sono limitate dalle difficoltà e dai problemi
Le possibilità di scelta, di controllo, di
sviluppo personale sono aperte, in divenire
Le risorse del lavoro socio-educativo
risiedono nelle conoscenze e nelle competenze dei professionisti
Le risorse del lavoro socio-educativo
risiedono nelle potenzialità, capacità e abilità delle persone e delle famiglie
L‟aiuto è finalizzato alla riduzione degli effetti negativi
L‟aiuto è finalizzato allo sviluppo delle risorse personali e all‟autonomia
Presentazione del caso in équipe
Fase di osservazione
Valutazione iniziale (dei bisogni, difficoltà,
risorse)
Individuazione della situazione problema
Definizione degli obiettivi
Definizione delle strategie di intervento
Valutazione in itinere
Rilevazione costante di indizi e segnali
Valutazione finale
Lavoro d’équipe: scelta metodologica comune a
tutti i servizi educativi
Condivisione di obiettivi, metodi, strumenti e
problemi
Una pluralità di sguardi e di punti di vista sulle
situazioni educative
«Il primo grande strumento che l’educatore ha a
disposizione è l’osservazione, perché questo permette
realmente di poter leggere quelli che sono i bisogni, le
necessità, le risorse, le difficoltà.. Sapendo leggere
questo si può iniziare a leggere anche la famiglia di
origine, la rete familiare del minore.. Ma bisogna saper
osservare, non in un’ottica di giudizio o pre-giudizio,
ma non avendo niente dentro, per poter osservare real
mente l’altro..»
[Educatore Comunità – Stralcio tratto dalla ricerca presentata nel testo
„Minori e famiglie vulnerabili, Carocci, 2013]
Significa saper rilevare e ‘leggere’ le specificità
dei soggetti con i quali si entra in contatto
Significa prestare attenzione alla
comunicazione verbale e non verbale
Significa interpretare e dare un senso ai dati
rilevati nel confronto in équipe
Strumento fondamentale per raccogliere
informazioni e dati utili per la progettazione
dell‟intervento
E‟ un‟azione distinta dall‟interpretare, dal semplice
„guardare‟
Deve essere svolta in modo sistematico e
strutturata, con l‟utilizzo di indicatori e descrittori
Giulia ha dieci anni ed è cresciuta all‟interno di un nucleo
familiare caratterizzato da varie vicissitudini problematiche.
I genitori della bambina si sono separati alcuni anni fa; da
questo momento in poi il padre non ha più avuto contatti con
la figlia. E‟ stato arrestato sei mesi fa per spaccio di sostanze
stupefacenti.
La signora xxxx ha delle notevoli difficoltà nel rivestire un
ruolo genitoriale autorevole ed adeguato, rapportandosi alla
figlia in modo paritario, con uno stile di attaccamento insicuro
ed ambivalente.
Si sottolinea che la signora xxx è diventata madre all‟età di 17
anni e, a sua volta, ha alle spalle una storia familiare difficile
(è rimasta orfana all‟età di sette anni ed è cresciuta con un
padre assente). Fatti, questi, che incidono inevitabilmente sul
suo stile genitoriale. La qualità del legame affettivo è buona,
ma emergono delle difficoltà da parte della madre nel
riconoscere i bisogni di cura e protezione della minore e nel
conciliare le sue necessità lavorative e personali con quelle
della figlia.
Si sono verificati ripetuti episodi di mancata
custodia della bambina, confermati dalla stessa
signora xxxx, la quale ha dichiarato di lavorare in
un bar e di uscire spesso per andare in palestra o
in discoteca e di affidare, in tali occasioni, la figlia a
persone amiche o di portarla con sé.
Giulia, inoltre, non frequenta regolarmente la
scuola e non viene seguita nello studio.
Alla luce di tali elementi, considerato che il contesto
familiare attualmente non garantisce una situazione di
stabilità e si presenta non adeguato alle necessità
manifestate della minore, il T.M. predispone
l‟allontanamento della bambina dall‟ambiente familiare
e l‟inserimento presso la Comunità xx, prescrivendo
alla signora xxx di collaborare con la struttura
residenziale per un miglioramento delle funzioni
genitoriali, al fine di creare le condizioni per un rientro
della minore in famiglia.
AREA
INDICATORI DESCRITTORI
COMPORTAMENTALI
Cura di sè
-Poca autonomia
nell‟igiene personale
-Poca autonomia nella
cura dei propri spazi
- Necessita dell‟intervento e del
supporto dell‟educatore per fare
la doccia
- Mostra difficoltà nel tenere in
ordine la propria stanza e i
propri oggetti
Normativa - Difficoltà relative alla
scansione temporale
Fatica ad acquisire ritmi regolari
(non andare a letto tardi la sera,
alzarsi presto la mattina, ecc..)
e a restare seduta a tavola fino
al termine del pranzo o della
cena
AREA
INDICATORI DESCRITTORI
COMPORTAMENTALI
LEGAMI
FAMILIARI
Forte legame affettivo
con la madre
- I contatti telefonici con la
madre sono quotidiani
- La madre si mostra
sempre molto affettuosa
- Durante i primi incontri in
comunità la madre si
mostra interessata alla
vita della bambina e ai
suoi piccoli progressi
- Al termine degli incontri, nel
momento del distacco dalla
madre, Giulia piange
AREA
INDICATORI DESCRITTORI
COMPORTAMENTALI
RELAZIONALE
- Apertura nei
confronti degli
educatori
- Relazioni positive
con gli altri ragazzi
ospiti
- Si mostra
collaborativa nei
confronti degli
educatori, ricerca
spesso gesti di
affetto
- Trascorre molto tempo
con gli altri ospiti della
comunità, in particolare
con una sua coetanea
AREA
INDICATORI DESCRITTORI
COMPORTAMENTALI
SCOLASTICA
-Scarso
rendimento
scolastico
-Impegno per
migliorare
- Difficoltà a livello
didattico e presenza
di forti lacune di base
- Povertà di linguaggio
- Passione per il
disegno e le materie
artistiche
- Accetta il supporto
degli educatori e
degli insegnanti
AREA
INDICATORI DESCRITTORI
COMPORTAMENTALI
COGNITIVA
- Difficoltà di
concentrazione
- Immaturità
- Si distrae molto
facilmente
- Linguaggio e
comportamenti infantili
rispetto all‟età
anagrafica
AREA
INDICATORI DESCRITTORI
COMPORTAMENTALI
EMOTIVA
- Difficoltà ad
esternare le
emozioni
- Molto silenziosa,
tende a non parlare
di sé e della
situazione familiare
- Non ha compreso
pienamente i motivi
dell‟inserimento in
comunità
- La figura paterna non
viene mai
menzionata
AREA
INDICATORI DESCRITTORI
COMPORTAMENTALI
SOCIALIZZAZIONE
Difficoltà ad
instaurare
legami amicali
A causa dello stile di
vita non regolare e della
relazione univoca con
la madre, la bambina
non ha instaurato
legami amicali
significativi
A scuola appare molto
riservata e taciturna
Obiettivi: Definizione del problema, analisi della situazione ‘qui ed ora’ e del contesto, individuazione dei bisogni e delle aree di intervento su cui intervenire
E’ già in sé una parte dell’intervento
Metodi: raccolta ed analisi di tutte le informazioni a disposizioni
Fase di assessment definisce la direzione verso cui la progettazione si deve muovere
Fase di progettazione esplicita e definisce in modo concreto le modalità attraverso cui perseguire le finalità delineate in fase di assessment
Semplici e condivisi
Misurabili
Raggiungibili
Realistici
Devono avere una dimensione temporale
Questi non sono obiettivi:
«il miglioramento delle condizioni di vita del
soggetto»
«una maggiore consapevolezza»
Troppo generici e non traducibili a livello
operativo!
Gli obiettivi devono essere CONCRETI e
partire dall’individuazione di una
SITUAZIONE PROBLEMA
Gli obiettivi devono essere tradotti in
descrittori comportamentali e
azioni facilitanti
Quali sono i fatti o i comportamenti che consentono di affermare che il soggetto
sta perseguendo un determinato obiettivo o, al contrario, se ne sta
allontanando?
Servono per rendere osservabile il raggiungimento o meno dell’obiettivo,
che diventa ‘misurabile’ concretamente
Sono gli atti professionali, le azioni
educative che gli educatori mettono in
atto per favorire il raggiungimento degli
obiettivi
Azioni educative quotidiane direttamente
osservabili e rilevabili
Problema: La bambina “mangia in modo disordinato e poco equilibrato. Non dorme in
camera sua”
Obiettivi: Favorire la regolarizzazione quotidiana dei pasti e del sonno
Descrittori: “consumo dei pasti a tavola giornaliero; stare seduta durante i pasti; dieta
varia a pasto; dormire nella sua camera almeno tre volte a settimana”
la madre/il padre stabiliscono gli orari del pranzo e della cena;
consumano i pasti assieme alla figlia e stanno seduti per almeno un quarto d'ora a pasto tutti insieme;
la madre/il padre cucinano cibi diversi a pasto;
la madre fa la spesa e cucina assieme alla figlia una volta a settimana;
la madre/il padre accompagnano la figlia nella sua camera per farla dormire nel suo letto”
la bambina mangia seduta a tavola una volta
al giorno (la sera), mangia da sola, mangia
tutto e non guarda la tv mentre mangia,
almeno quando c'è l'educatore;
la madre è più attenta all'alimentazione della
figlia, ad esempio associa la carne con le
verdure per rendergliele più gradite;
la bambina dorme in camera sua due volte a
settimana
Problema: Marco ha difficoltà nel comunicare in
modo efficace ed assertivo con le figure adulte e
con i suoi pari
Obiettivo: Potenziare le capacità comunicative
Descrittori: sceglie il momento e il luogo giusto
per parlare; evita di interrompere chi parla;
esprime la sua opinione; riesce a conversare
senza urlare e senza dire parolacce
L‟educatore gratifica il ragazzo quando si comporta bene
L‟educatore mostra i comportamenti adeguati alle situazioni
L‟educatore non urla
L‟educatore ascolta e rispetta i turni della conversazione
L‟educatore introduce argomenti vari e interessanti
Problema: Davide ha difficoltà nella gestione della rabbia, che manifesta con comportamenti
disfunzionali e aggressivi in comunità
Obiettivo: Potenziare l‟autocontrollo dell‟aggressività
Descrittori: Supera i momenti di rabbia senza danneggiare gli oggetti o aggredire; accetta i limiti;
riprende una comunicazione collaborativa; riconosce gli errori; evita di rilanciare le
provocazioni
L‟educatore valorizza iniziative spontanee di
autocontrollo;
L‟educatore fa da mediatore nei conflitti;
L‟educatore evita di raccogliere le
provocazioni;
L‟educatore non si spaventa di fronte agli
attacchi verbali;
L‟educatore riconduce la comunicazione
aggressiva a modalità collaborative
A lungo termine: Obiettivi generali, raggiungibili
nel lungo periodo, che necessitano di essere
tradotti in „piccoli passi‟
A medio termine: Obiettivi raggiungibili in tempi
„più vicini‟, intermedi
A breve termine: Obiettivi operativi, più concreti
Obiettivo a lungo termine: rientro della minore
nel nucleo familiare
Obiettivo a medio termine: Favorire un‟adeguata
relazione madre-figlia
Obiettivi a breve termine: Creare spazi di contatto
tra Giulia e la madre supervisionati dagli educatori;
rendere partecipe la madre nella vita della figlia
Obiettivo a medio termine: Favorire un‟adeguata
relazione madre-figlia
Descrittori: Giulia trascorre volentieri dei momenti
con la madre; le telefonate sono frequenti; Giulia
chiede di poter sentire/vedere la madre; la madre
chiama gli educatori per avere notizie della figlia;
Giulia parla della madre agli educatori
Obiettivi a breve termine: Creare spazi di contatto
tra Giulia e la madre supervisionati dagli educatori;
rendere partecipe la madre nella vita della figlia
Descrittori: La madre partecipa regolarmente agli
incontri organizzati; la madre partecipa regolarmente
ed in modo attivo nelle attività in cui viene coinvolta;
Giulia è serena negli incontri con la madre; Giulia
manifesta gesti di affetto verso la madre
Azioni facilitanti:
L‟Èquipe organizza un incontro settimanale in
comunità, supervisionato dagli educatori;
Viene concessa una uscita esterna settimanale
madre-figlia (un gelato, cinema, una pizza, ecc..);
L‟educatore sostiene Giulia nel dialogo con la
madre; L‟educatore aiuta Giulia a comprendere le
difficoltà della madre; L‟educatore mostra alla
madre i risultati positivi di Giulia; la madre è
partecipa insieme all‟educatore ai colloqui
scolastici della figlia
CON IL MINORE
CON LA FAMIGLIA
ALL’INTERNO DELL’E’QUIPE EDUCATIVA
CON GLI ALTRI
PROFESSIONISTI/SERVIZI COINVOLTI
NEL PROGETTO EDUCATIVO
«Un bambino/ragazzo può imparare a riflettere su se
stesso solo se c’è qualcuno che pensa per lui, che
prepara per lui un’immagine di adolescente e di
uomo con la quale lui stesso possa scontrarsi,
adattarsi e, in fondo, confrontarsi» [Bastianoni P.,
2014]
Questo bisogno deve essere alla base di
qualsiasi progetto/obiettivo/intervento!
MODELLO ‘OBIETTIVI RISULTATI’
MODELLO DI VALUTAZIONE FORMATIVA (PEDAGOGICA)
VALUTAZIONE
Formulazione
degli obiettivi
Analisi e
rilevazione del
bisogno
Definizione
strumenti, metodi
e strategie
Esiti: positività e
criticità emerse Azione/intervento
Valutazione
Rende espliciti gli esiti ed il processo di
costruzione degli interventi
Introduce criteri di precisione e
consapevolezza nel lavoro educativo
Permette di rimodulare gli interventi e gli
obiettivi e di documentare le pratiche
Valutazione come processo circolare e
continuo: dalla fase iniziale della
progettazione e lungo l‟intero percorso;
consente la rimodulazione degli
obiettivi e delle strategie di intervento.
Permette di avere un feed-back
continuo sul progetto