Post on 29-Mar-2016
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ISS
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Sped. Abb. postale comma 20/B - Filiale di Roma Legge 23/12/’96 - Viale Filippo Tommaso Marinetti, 221 - 00143 Roma
IL SETTIMANALE DI A, B, LEGA PRO, D, CALCIO FEMMINILE E CALCIO A 5 ANNO 3 - N° 23 16 giugno 2011 1€
Novara in A
Feralpisalò, Carrarese e Trapaniin Prima Divisione
Il 20 giugno la
Federcalcio spenderà circa 80mila Euro per un’assemblea per la ri-
forma dello Statuto che non servirà a nulla. Non sareb-
be meglio andare al mare?
EditorialeL’AIA e un’autonomia
difficile da spiegarsi Giacomini
Lo Scandalo Gli esposti di
Quadrini e CorviaGrisoli
L’articoloEcco perchè il calcio
va a rotoliTapinassi
CALCIOFEMMINILELa DCF si
trasforma in Dipartimento
Redazione
All’interno: Play-off e play-out Lea Pro, Novara, Mondonico,
Rubrica di Gasperini, Poule Scudetto Serie D,
Dal Campo al Foro e campionato Sammarinese
2
Reg. del Tribunale di Roma n° 1/2009
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Direttore responsabileMassimiliano Giacomini
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RedattoriFabiola Rieti, Sara Sbaffi
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Segretaria di RedazioneGerarda Angela Lomonaco
email gerarda.lomonaco@professionecalcio.net
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Hanno collaborato Guido Del Re, Giuliano Corridori
Realizzazione GraficaWalter Fantauzzi - www.walterfantauzzi.com
Stampa: Global Stampa - Via Angelo della Pergola, 5 - 00176 Roma
207 Federazioni ed un unicum. Così si potrebbe
riassumere la FIFA e più precisamente la Feder-
calcio italiana, visto che quell’unicum siamo noi. Per
spiegarvi cosa si intende (a parte dieci anni da brividi,
con scandali doping, passaporti falsi, calciopoli e cal-
cio scommesse), la nostra federazione è l’unica che
ha al suo interno una componente, quella arbitrale,
che può vantare un’autonomia decisionale fuori da
ogni logica. Fortemente implicata nello scandalo
che ha investito l’Italia nel 2006 l’AIA ne è uscita, in-
comprensibilmente, rafforzata e con maggiore au-
tonomia. I vertici dell’Associazione Arbitri possono
liberamente decidere i designatori delle Can A, B e
Lega Pro, e il presidente federale non può mettere
bocca su queste loro decisioni. Una stranezza unica
nel suo genere visto che questo accade solo in Ita-
lia e in nessuna delle altre 207 federazioni. I vertici
dell’AIA difendono questa loro presunta autonomia
di sistema a discapito di una vera autonomia, visto
che nel nuovo Statuto proposto da Carlo Tavecchio,
gli sarebbe stata data autonomia economica con la
possibilità di fare marketing e di avere una propria
partita IVA, smettendola così di presentarsi ogni vol-
ta col piattino rischiando di perdere di dignità. Nicchi
e company, di grazia, hanno risposto: No. Noi sce-
gliamo i designatori e nessuno ci metta bocca, per
il resto ce ne freghiamo, a noi importa solo dei de-
signatori. Tempo fa sembrava un nonsense in piena
regola ed essere un “unicum” tra le 208 Federazioni
dà adito a pensar male. Perché non allinearsi a tutti
gli altri? Perché chiedere solo l’autonomia di scelta
dei designatori? Perché non sedersi al tavolo dello
Statuto il 20 giugno e dire ok, noi facciamo i nomi dei
futuri designatori il presidente federale dal novero
delle candidature sceglie i più adatti, però vogliamo
una nostra partita IVA e di conseguenza la possibilità
di fare marketing. Siamo facili profeti anche in questa
occasione e siamo certi che Nicchi non cederà di un
passo, troppo importante la scelta autonoma dei de-
signatori. Troppo importante? Sì, ma qualcuno allora
ci spieghi perché non dovremmo pensar male. L’AIA
più passa il tempo e più ne combina ed è di questi
giorni la notizia che l’arbitro Claudio Gavillucci, arbitro
di Cremonese-Spezia, dove il Paoloni ne combinò di
cotte e di crude, lavorava come pr per la Stanleybet,
e che John Whittaker, oggi amministratore delegato
della Stanleybet, avvisò l’AIA del conflitto d’interessi
di Gavillucci, chiedendo delucidazioni circa l’incom-
patibilità del suo lavoro e del suo ruolo di arbitro.
Dall’AIA nessuna risposta, ma stranamente Claudio
Gavillucci si è dimesso dalla Stanleybet il 1 Giugno,
proprio qualche oretta prima che scoppiasse il bub-
bone calcioscommesse. Dal canto loro, AIA e FIGC
affermano che è tutto normale, che non c’è niente di
irregolare, ma qui non si sta mettendo in discussione
la correttezza del giovane arbitro, ma di una posizio-
ne lavorativa indifendibile che però Abete e Nicchi
continuano a difendere. Le questioni morali, perchè
qua si parla di una questione morale, non sono state
prese in considerazione da parte dell’autonoma AIA,
che ora con il presidente Nicchi gioca a scaricabarile
affermando che la responsabilità è tutta dell’ex pre-
sidente della sezione di Latina di cui fa parte Gavil-
lucci. Fa specie che “il non legato alle logiche della
poltrona” Abete, in una nota da via Allegri fa sapere
che: “Non ci sono violazioni delle norme federali, Evi-
dentemente l’AIA ha ritenuto che non sussistessero
problemi di incompatibilità”. Proprio lui che ha fatto
della questione morale il suo cavallo di battaglia. Ma
come diceva Roberto Gervaso: “Il moralista, impe-
gnato a predicare le virtù, difficilmente
troverà il tempo di praticarla”.
In Italia L’Associazione Arbitri ha un’autonomia che le altre 207 Federazioni internazionali non hanno. Nonostante Calciopoli e i tanti, troppi, silenzi
Massimiliano Giacomini
NUMERO 23 - 16 giugno 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
T C A STattica
LEGENDA
Curiosità Approfondi-mento
Statistica
ADERENTE A:
Siamo al paradosso. Risulta che nei primi giorni di
maggio il calciatore del Sassuolo Quadrini denunciò
alla Procura federale qualche strana manovra nella par-
tita di B Siena-Sassuolo, non ricevendo né risposta, né
riscontro dal dormiente ufficio dello 007 Palazzi. A scan-
dalo scoppiato, scoperto dalla magistratura ordinaria
per altri motivi, Il gran capo della Federcalcio si giustifica
affermando di aver calendarizzato la convocazione del
calciatore per il 1 giugno(sic). Convocazione poi resasi
inutile in quanto scavalcata dai fatti. Che faccia tosta! E
pensare che per il mancato pagamento della quota an-
nuale di un agente sportivo, si invia per raccomandata
l’aut-aut nel giro di venti giorni, minacciando l’esclusione
dall’Albo se non lo farà entro un mese. Mentre scriviamo,
Palazzi è a Cremona per ricevere le carte e sentire una
società di scommesse austriaca che ha messo nel mirino
almeno 80 gare tra A B e Lega Pro. Però bisogna dire che
per ora c’è molta aria fritta, e molti degli indagati sono
millantatori. Quello che sta accadendo (e siamo solo
all’inizio), ci toglie il gusto ed il pathos del calciomercato
che sta entrando nella sua fase decisiva, mentre le pan-
chine sono state tutte consegnate ai rispettivi mister. A
Catania tenta l’avventura Montella convinto, bontà sua,
di essere un grande allenatore. Auguri. A Roma la novità
più eclatante con l’arrivo dello sconosciuto Luis Enrique
(raccomandato da Guardiola) che già vede una Roma
aggressiva fondata sui due pilastri intoccabili Totti e De
Rossi. Ora comincerà il vero mercato, con la risoluzione
delle comproprietà, coi sogni irrealizzabili (o forse no)
mentre i campionissimi nicchiano per venire in Italia.
Bene i primi colpi a parametro zero di Juve (Pirlo) e Lazio
(Klose) ma nelle prossime puntate, insieme alle sceneg-
giate degli ineffabili Abete e Palazzi vedremo quello che
succederà. Ovviamente sperando di tornare con sereni-
tà al calcio giocato. Quello attuale sta disamorando i ti-
fosi e le TV commerciali, motore ed afflato delle società,
minacciano di tirarsi indietro se non vi sarà chiarezza e
trasparenza. Ma chi la devono assicurare? Sor tentenna
e soci? Poveri noi...
Il paradosso del calcio moderno e la mancanza di chiarezza e trasparenza...4 NUMERO 23 - 16 giugno 2011w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Mauro Gasperini
D L’incredibile storia del centrocampista cileno
Luis Jimenez sembra essere vicina ad una
conclusione. Il giocatore, legato da un contratto
fino al 2013 con la Ternana, sta cercando la stra-
da per potersi svincolare. La strada giusta (?) è
appellarsi all’art.17 del Regolamento sullo status
e trasferimenti dei calciatori FIFA, come già fatto
in precedenza dai calciatori Webster, De Sanctis e
Matuzalem. L’articolo in questione disciplina il re-
cesso “ante tempus” senza giusta causa o senza
giusta causa sportiva, dal contratto di calciatore
professionista. La risoluzione del contratto senza
giusta causa può essere disposta dopo i primi 3
anni del contratto firmato da un giocatore sotto i
27 anni, e dopo i primi 2 anni del contratto firmato
da un giocatore sopra i 28 anni. Tale periodo im-
mune dal recesso senza giusta causa è chiamato
“Periodo protetto”. La risoluzione del contratto
può essere esperita dal calciatore entro i 15 gior-
ni successivi dall’ultima partita ufficiale (quindi
sia l’ultima giornata di campionato che la finale
di coppa Italia) organizzata dalla Lega (in que-
sto caso Lega di serie A, avendo giocato l’ultimo
campionato con il Cesena) alla quale appartiene
la squadra. Il recesso viene attivato tramite un
doppio fax inviato alla Lega (in questo caso la Lega
Pro) e alla squadra di appartenenza. Nel caso di
specie il calciatore Jimenez, come ho già detto, ha
un contratto con la Ternana dal 2008 con scaden-
za 2013. Preliminarmente, bisogna sottolineare
che il regolamento in questione disciplina le fatti-
specie riguardanti società affiliate con Federazioni
diverse. Quindi bisogna indagare anche nell’ordi-
namento italiano per comprendere se vi sono nor-
me che disciplinano il recesso “ante tempus” senza
giusta causa o senza giusta causa sportiva. L’ordi-
namento italiano disciplina questo caso nel Codice
Civile all’art.2119 e ss. disponendo l’impossibilità
della “rottura” del contratto a tempo determinato
(come è qualificabile quello del calciatore profes-
sionista) senza giusta causa, né tantomeno senza
giusta causa sportiva. Nel caso si verifichi questa
fattispecie, la parte inadempiente dovrà risarcire
il danno causato alla controparte, in questo caso
la Ternana. Anche la stessa disciplina della FIFA
dispone il pagamento di un’indennità alla società
che ha subito il recesso dal contratto. Ciò premes-
so, la quantificazione dell’”an” e del “quantum de-
beatur” da risarcire è di non facile interpretazione
in virtù delle decisioni del DRC (“Dispute Risolution
Chamber” l’organo di risoluzione delle controver-
sie riguardanti il Regolamento sullo status e tra-
sferimenti dei calciatori) e del TAS (“Tribunale Ar-
bitrale dello Sport” di Losanna, organo di secondo
grado per le decisioni della DRC) negli ultimi anni.
Infatti, l’organo che deve quantificare l’indennizzo
è la DRC; le problematiche sono in via principale
derivanti dalla lettura della norma stessa che pone
dubbi interpretativi. L’indennizzo dovrà essere cal-
colato in base alle leggi nazionali, alla specificità
dello sport (mare magnum di concetti) e ai criteri
oggettivi del caso (remunerazione ed altri benefici
dovuti al calciatore in base al contratto d’ingaggio
esistente o del nuovo contratto, la durata del tem-
po rimanente nel contratto esistente e l’importo di
qualsiasi spesa o obbligo pagate dalla società). In
conclusione, vi è la problematica di capire chi sarà
l’organo giudicante a definire l’indennizzo se la
DRC in caso di tesseramento del calciatore in una
società di Federazione diversa da quella italiana o
il Tribunale Civile Sezione Lavoro in caso di tessera-
mento in una società affiliata alla FIGC. Come ogni
estate abbiamo il nostro “caso Jimenez”, la cui ri-
levanza è notevole ai fini dei problemi economici
delle società.
È un ulteriore elemento di impoverimento.
www.studiolegaledelre.it
(info@studiolegaledelre.it)
Dal campo al Foro
Guido Del Re
LA “ROTTURA UNILATERALE” DEL CONTRATTO “ANTE TEMPUS”
5NUMERO 23 - 16 giugno 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u
Calcioscommesse: Alzi la mano chi ci capisce qualcosa
Flavio Grisoli
Erodiani, Pirani e Paoloni non sembrano avere la personalità necessaria per guidare un’organizzazione criminale dedita alla corruzione dei calciatori
Alzi la mano chi ci sta capendo qualcosa
di questo scandalo scommesse. Dalle
intercettazioni telefoniche ormai a disposi-
zione di tutti emergono che i personaggi in
questione, quelli più “chiacchierati” (Erodia-
ni, Pirani, Paoloni), non sembrano avere la
personalità necessaria per guidare un’orga-
nizzazione criminale dedita alle combine e
alla corruzione dei calciatori. Paoloni meno
degli altri. Oberato dai debiti che cercava di
estinguere con altre scommesse (fasulle),
millantava amicizie e contatti arrivando a
falsificare account Skype per convincere gli
altri due. Pazzesco. Quello che ora è ormai
acclarato, invece (e che noi avevamo antici-
pato nel numero della settimana scorsa), è
che la Procura federale sapeva molto di più
di quanto abbiano provato a far intendere
negli scorsi giorni. Eh sì, perché come pote-
te leggere nella pagina a fianco, proponiamo
in esclusiva assoluta gli esposti che Daniele
Quadrini del Sassuolo e Daniele Corvia del
Lecce (due calciatori indebitamente messi in
mezzo, a quanto pare, dall’ex compagno di
squadra Paoloni) presentarono in tempi mol-
to più che non sospetti alla Procura della Re-
pubblica di Roma e, udite udite, nientemeno
che alla Procura federale guidata dal super-
procuratoremegagalattico Stefano Palazzi. In
questi documenti si legge inequivocabilmen-
te che qualcosa di losco c’era fra Paoloni,
questo fantomatico (ai tempi, ora si capisce
benissimo chi sia) Massimo da Pescara e le
diverse decine di migliaia di euro che gira-
vano. Resta oscuro, se non incomprensibile,
capire per quale motivo Palazzi e compagnia
non si siano mossi per tempo, visto che ba-
sta una rapida occhiata a questi brogliacci
per sentire puzza di bruciato. Cosa costava
chiamare immediatamente i due calciato-
ri e sentire che cosa avevano da dire? Cosa
costava chiamare Marco Paoloni per capire
che cosa stesse succedendo? Invece niente,
il silenzio. Questi due esposti sono arrivati
per certo sulla scrivania del superprocurato-
remegagalattico l’8 (Quadrini) e il 18 maggio
(Corvia), quindi ben prima che scoppiasse lo
scandalo. Invece, cosa succede? Informato,
probabilmente, dell’esistenza di un’inchie-
sta dai contorni potenzialmente atomici a
Cremona, Palazzi si è affrettato a far chia-
mare dai propri 007 i giocatori per parlare.
Incontri organizzati per quando? Per il primo
giugno, come candidamente ha confessato il
presidente della Federcalcio Giancarlo Abete
nella conferenza stampa successiva all’ultimo
Consiglio federale. Lo stesso giorno in cui per
Paoloni, Erodiani, Pirani e compagnia cantan-
do sono scattate le manette. Cercare di capi-
re i delicati equilibri all’interno d(e)i Palazzi
è davvero complicato, e questa ennesima
storiaccia fatta di ritardi, incertezze, dub-
bi, richieste tardive di informazioni, incontri
con magistrati che ben prima scoperchiano
il Vaso di Pandora, ne è la prova provata.
Adesso, per il superprocuratoremegagalat-
tico attende il compito improbo di: leggersi
tutte le migliaia di pagine di intercettazioni,
oltre che dell’ordinanza di custodia cautela-
re, che di informazioni ne contiene parecchie
e pure interessanti; istruire i deferimenti; far
partire la macchina giudiziaria. Che prevede:
Commissione Disciplinare Nazionale, Corte
di Giustizia Federale, Tribunale Nazionale di
Arbitrato per lo Sport del CONI, poi eventua-
le TAR. Il tutto entro l’inizio di agosto, Abete
dixit. Oggi è 16 giugno, e non
c’è lo straccio di un bel niente.
66 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 23 - 16 giugno 2011
77w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 23 - 16 giugno 2011
A chi cerca il silenzio, replichiamo con i fatti
Gino Tapinassi
Gino Tapinassi: “Quando a suo tempo ho chiesto una diversa organizzazione su base regionale della Procura Federale, in quanto per la gran mole di lavoro tutto non
poteva essere concentrato su una sola persona, nonostante le sue capacità e la sua professionalità o una maggiore trasparenza nelle designazioni dei rappresentanti anti-doping e nel contenimento delle spese di trasferta di questi ultimi sono stato
messo all’indice ed oggetto di ritorsione da parte del Presidente Federale”
I venti di crisi che hanno investito il mondo del cal-
cio non sono diversi da quelli che hanno scosso il
mondo politico italiano e hanno le stesse origini: una
totale mancanza di rinnovamenti, di riforme delle re-
gole e delle strutture della Federcalcio. Dove c’è una
classe dirigente che è chiusa su se stessa ed incline
solo a difendere lo status quo ed i privilegi acquisi-
ti, incapace di mettersi a confronto con le sfide che
nascono dal rinnovamento. Subito dopo la sconfitta
della nostra Nazionale ai Mondiali di Calcio del Sud
Africa ci fu una forte richiesta da parte di tutti: opinio-
ne pubblica, stampa, mondo politico, società, calcia-
tori, di rinnovamento, ma la “primavera di Praga del
calcio italiano” fu stroncata sul nascere. Un misero
fuoco fatuo che durò dall’alba al tramonto. Da allora
niente è cambiato e tutto prosegue come prima e
peggio di prima. Ed ecco alcuni esempi concreti: il 6
marzo 2007 con protocollo 166, il CONI chiedeva al
Presidente Abete di modificare lo statuto federale in
quanto l’articolo 26 delle predette norme prevede
la presenza in Consiglio Federale dei Presidenti della
Associazioni rappresentative delle Componenti tec-
niche, degli atleti, dei tecnici, anziché dei rappresen-
tanti democraticamente eletti dalle rispettive asso-
ciazioni sindacali, in base al principio di democrazia
interna. Il 13 dicembre del 2010 con protocollo 822,
il CONI reiterava la richiesta di cui trattasi, ma ad oggi,
il Presidente federale Dott. Giancarlo Abete non ha
assunto alcuna determinazione a riguardo. La rifor-
ma dello Statuto Federale e la riforma dei Campio-
nati affidate ai Vice Presidenti Tavecchio e Macalli,
all’indomani dei Mondiali, nonostante il loro sforzo,
non ha portato alcuna modifica causa veti incrocia-
ti delle varie componenti e tutto è rimasto fermo,
ingessato ed immobile come lo era prima. La pole-
mica politica nata a seguito di alcune interrogazioni
parlamentari su alcuni presunti compensi elargiti
dalla Lega Nazionale Professionisti al Presidente del
settore arbitrale, in quanto co-designatore arbitrale
della massima serie della Divisione Nazionale e del
settore tecnico federale al Presidente degli allena-
tori, in quanto direttore dei corsi per allenatori a Co-
verciano ha avvelenato l’aria che già di per se stessa
era irrespirabile. A chi scrive non spetta giudicare se
sia legittimo o meno che i dirigenti federali ricevano
compensi per delle prestazioni professionali, sta di
fatto però, che di fronte al cittadino comune, allo
sportivo della domenica, questo sembra una solu-
zione poco etica e censurabile da un punto di vista
morale. A tutto questo si sono aggiunti gli scandali
che hanno investito i Presidenti di alcuni Comitati Re-
gionali dove la malversazione, l’uso allegro del dena-
ro delle società sportive hanno finito per dare a torto
o a ragione un’immagine devastante dell’attuale di-
rigenza pur nel sacrosanto rispetto di tutti coloro che
volontariamente e gratuitamente mettono a dispo-
sizione il loro tempo a favore del calcio e per fortuna
sono moltissimi. Chi scrive, quando a suo tempo ha
chiesto una diversa organizzazione su base regionale
della procura Federale, in quanto per la gran mole
di lavoro tutto non poteva essere concentrato su
una sola persona, nonostante le sue capacità e la
sua professionalità o una maggiore trasparenza nel-
le designazioni dei rappresentanti anti-doping e nel
contenimento delle spese di trasferta di questi ultimi
è stato messo all’indice ed oggetto di ritorsione da
parte del Presidente Federale, sulle quali vicende sta
attualmente indagando la procura della Repubblica
di Roma con l’ipotesi di reato di abuso di ufficio. Ora
in simili situazioni come si può chiedere ed invocare
il rigoroso rispetto delle norme se non dando per pri-
mi l’esempio! Un vecchio detto recita: il pesce puz-
za sempre dalla testa mai dalla coda e quando si ha
l’impressione forse a torto che il mondo del calcio si
sia trasformato in un mondo per necessità familia-
ri dove ogni cosa è lecito o giustificata: cosa volete
aspettarvi. Niente più di quello che
accade!
88 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 23 - 16 giugno 2011
Tapinassi (Foto Arcivio)
99w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 23 - 16 giugno 2011
Giuliano Corridori
Dopo un’attesa durata 55 anni il Novara è tor-
nato in serie A grazie al successo nella finale
di ritorno del play-off per 2-0 contro il Padova.
Un‘impresa davvero storica per il club piemon-
tese che in soli due anni è riuscita a compiere il
doppio salto, passando dalla Lega Pro alla serie A.
Forse anche un po’ inaspettata, quantomeno ad
inizio campionato: «Noi eravamo partiti per sal-
varci – ammette il tecnico Attilio Tesser - ad inizio
stagione nessuno pensava alla promozione. Tut-
tavia, quando ci siamo accorti che a metà cam-
pionato avevamo già raggiunto la salvezza, ab-
biamo cominciato ad alzare l‘asticella e abbiamo
compreso che potevamo farcela». Dello stesso
avviso il presidente Carlo Accornero: «Sicura-
mente la promozione in serie A non rientrava
nei nostri programmi estivi, ma una volta che ci
siamo ritrovati nelle posizioni di vertice abbiamo
iniziato a crederci e alla fine penso che la nostra
promozione sia un traguardo meritatissimo». Il
Novara, infatti, per tutto il campionato non è mai
sceso al di sotto della terza posizione e per lunghi
tratti è stato anche in testa: «Abbiamo concluso la
regular season con nove punti di vantaggio sulla
Reggina e otto sul Padova, penso che per tutto
quello che abbiamo fatto nell’arco della stagione
la nostra promozione sia ampiamente meritata»
sostiene Tesser. Il tecnico di Montebelluna individ-
ua nel gruppo il segreto del successo del Novara:
«Non è retorica, sono davvero onorato di allenare
un gruppo come questo. Sereno, compatto e con
delle grandi motivazioni. Anche i piccoli momenti
di difficoltà li abbiamo superati alla grande».
Ricco di elogi anche il discorso del presidente Ac-
cornero: «Tutto ha funzionato per il verso giusto.
C’è stato un grande lavoro di squadra: la forza
del gruppo, le doti tecniche e umane di Tesser, la
professionalità e la preparazione del nostro diret-
tore Sensibile. È stata
un’annata fantas-
tica». Anche il pub-
blico ha fatto la sua
parte: «I tifosi sono
stati eccezionali – ci
spiega entusiasta
Tesser - tutta la città si
è stretta alla squadra.
Pensate, nel giro di
due anni siamo pas-
sati da una presenza
media di 1.200 spettatori agli 11.000 che erano
presenti nella sfida con il Padova». Ora bisogn-
erà fare dei lavori allo stadio per rendere il “Silvio
Piola” agibile ad ospitare il grande palcoscenico
della serie A: «Occorrerà aumentare la capienza
dello stadio e fare alcune piccole modifiche, ma
non ci saranno problemi», assicura Accornero.
Il presidente ha poi confermato che Tesser sied-
erà sulla panchina del Novara anche la prossima
stagione: «Sta facendo benissimo, ci ha condotto
in questa cavalcata trionfale. Non c’è nessun mo-
tivo per cambiare. Viceversa, stiamo lavorando
per trovare un sostituto di Sensibile che come già
sapete andrà alla Sampdoria». Anche il diretto
interessato fuga ogni dubbio: «Qui a Novara sto
benissimo, l’ambiente è sereno e il progetto è
serio. Rimarrò qui anche il prossimo anno, senza
ombra di dubbio». Dopo due promozioni consec-
utive, ora però al Novara spetta una nuova sfida,
ancora più difficile per non disperdere quanto di
buono fatto in queste ultimi due stagioni: «Af-
fronteremo la serie A con grandi motivazioni
e allo stesso tempo grande serenità», afferma
Tesser. «Per quel che mi riguarda il gruppo merita
la più ampia riconferma, ma adesso è presto per
pensarci, ne discuteremo con calma con il presi-
dente», conclude il tecnico degli azzurri. «Una
cosa è certa – chiosa il presidente Accornero – noi
del Novara abbiamo dimostrato che se il progetto
è serio ci si possono togliere delle grandi soddis-
fazioni». Anche in serie A.
Storico: Dopo 55 anni il Novara torna in Serie A
(Foto Arcivio)
Giuliano Corridori
Nonostante una stagione assai travagli-
ata, l’Albinoleffe è riuscito comunque
a raggiungere una preziosissima salvezza
grazie ai due pareggi nella sfida play-out con
il Piacenza. Rispettivamente 0-0 e 2-2, che
consentono ai seriani la permanenza in se-
rie bwin, in virtù della migliore posizione in
classifica durante la regular season. Artefice
del miracolo bergamasco è sicuramente il
tecnico Emiliano Mondonico che è rientra-
to in panchina lo scorso 14 febbraio dopo
essere stato costretto a lasciare tempora-
neamente la guida degli azzurri per motivi
di salute: «Sono molto soddisfatto di come
sono andate le cose, abbiamo raggiunto il
traguardo che ci eravamo prefissati non-
ostante le numerose difficoltà. Il merito va
ai giocatori che si sono allenati con impegno
e hanno fatto appieno il proprio dovere».
L’Albinoleffe ha tremato nella sfida di ritor-
no, quando dopo essere stato in vantaggio
per 2-0, si è fatto rimontare dalla formazi-
one di Armando Madonna: «La sfida di ritor-
no è stata un po’ la fotografia della stagione
– racconta Mondonico – stavamo giocando
molto bene, poi un rigore fasullo ha riaperto
la gara e abbiamo sofferto nel finale. Per
fortuna tutto è andato per il verso giusto».
A sostenere la squadra c’erano ben 5000 ti-
fosi: «Un risultato molto importante – con-
tinua il tecnico bergamasco – spero che sia l’
inizio di un nuovo rapporto con la tifoseria».
Purtroppo il futuro del “Mondo” è ancora
molto incerto. Nella conferenza stampa di
lunedì 13 giugno ha dichiarato di non es-
sere del tutto guarito dal suo male e di non
poter garantire la sua permanenza alla guida
dell’Albinoleffe: «In questi ultimi mesi ho
trascurato la mia salute - ci racconta il tec-
nico - adesso devo pensare a me stesso . Non
ho risolto definitivamente il mio problema e
non ho la certezza di quando riprenderò ad
allenare». In bocca al lupo “Mondo”: la fa-
vola dell’Albinoleffe non può con-
tinuare senza il suo protagonista.
1010 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 23 - 16 giugno 2011
Mondonico: “Soddisfatto della salvezza, ma ora devo pensare a me”
(Foto Arcivio)
Redazione
Il primo round delle finali promozione della
Prima Divisione vede uscire con maggio-
ri certezze Hellas Verona e Atletico Roma,
anche se con delle percentuali sulla vittoria fi-
nale ben diverse. Da un lato, infatti, i gialloblu
di Mandorlini ipotecano la Serie bwin con un
netto 2-0 ai danni della Salernitana di Breda.
Con due rigori, è vero, ma la compattezza
mostrata dai veronesi può far ben sperare un
pubblico che di amarezze, nel corso di queste
stagioni (clamorosa quella dello scorso anno,
con l’eliminazione per mano del Pescara), ne
ha vissute veramente troppe. E una piazza
abituata a vivere due domeniche al mese
con 14mila spettatori di media al Bentegodi
non può non vivere un palcoscenico come la
cadetteria. Il precedente della semifinale di
quest’anno, con il 2-0 rifilato al quotatissimo
Sorrento nella partita d’andata, è l’elemento
di cabala che offre maggiori sicurezze a Ferra-
ri e compagni. L’unico appiglio al quale si pos-
sono sorreggere Breda e la sua Salernitana è
l’ottimo rendimento casalingo dei granata e
quello pessimo dei veronesi fuori dalle mura
amiche. I campani, per far cadere l’ago della
bilancia dalla propria parte, devono vincere
con due gol di scarto per andare ai supple-
mentari e sperare magari che il risultato non
cambi più, visto che a parità di reti al 120’ si
qualifica la squadra meglio piazzata in campi-
onato, anche se all’Arechi Breda dovrà fare a
meno di quattro titolari. L’Atletico Roma, in-
vece, esce indenne dal sintetico del “Menti”
di Castellammare. Uno 0-0 che non lascia del
tutto tranquilli Chiappara e i suoi, perché il
2-3 subìto dal Taranto nel ritorno di semifi-
nale è un tarlo che sicuramente starà frullan-
do in testa alla terza squadra della capitale.
Tante polemiche fra i padroni di casa per un
rigore non assegnato a cinque dal termine,
ma ormai a questo ci siamo più che abit-
uati. Grande prova di forza dei romani che
dimostrano di avere le carte in regola per il
clamoroso salto; Braglia dovrà far tirare fuori
tutte le residue risorse a Corona, Albadoro
e Tarantino per scardinare un pacchetto ar-
retrato biancoblu apparso come
Fort Apache.
1212 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 23 - 16 giugno 2011
H. Verona e Atletico Roma ad un passo dalla cadetteria
Redazione
«Un finale da film, e se si fosse pensato di
scrivere una sceneggiatura su questa par-
tita, sicuramente si sarebbe perso qualcosa per
strada»: con queste parole mister Claudio Ras-
telli commenta la vittoria al fotofinish sulla Pro
Patria nella gara di ritorno dei play-off di Sec-
onda Divisione girone A, che ha dato ai bresciani
la promozione alla vecchia C/1. Un finale di gara
thrilling perché, in inferiorità numerica per la
doppia espulsione di Colicchio e Zanola (i bustoc-
chi si sono visti cacciare dal campo Dell’Acqua),
i bluverdi sono riusciti nell’impresa di mettere a
segno il gol decisivo, il 2-1, al secondo minuto di
recupero grazie alla zampata di Meloni. “Lino Tu-
rina” in festa, una città, Salò, che ha festeggiato
fino all’alba e una dirigenza guidata dal presi-
dente Giuseppe Pasini pronta a formare una
squadra competitiva anche per la Prima Divi-
sione che sarà. «Quando si vince si sta sempre
bene, nonostante la stanchezza anche psicolog-
ica per una giornata come quella di domenica
- commenta con grande emozione Rastelli - che
ha coronato una stagione eccezionale. La partita
contro la Pro Patria ha rappresentato bene tutta
la nostra stagione: ad altissima emotività». Cer-
to che, sull’1-1 al 90’ (risultato che bissava quello
dell’andata, e che avrebbe costretto le due
formazioni ad andare ai supplementari. Anche
se, va detto, se il risultato fosse rimasto di parità
anche al 120’, la promozione sarebbe andata ap-
pannaggio dei bresciani in virtù della miglior clas-
sifica al termine del cam-
pionato) e con un uomo
in meno, la paura di non
farcela ha fatto capolino
nei pensieri del tecnico
ex Pergocrema: «Sì, lo
devo ammettere. In quei
frangenti ho pensato che
sarebbe stato molto diffi-
cile vincere, anche a causa
di un arbitraggio molto in difficoltà». A dirigere la
gara Pairetto di Nichelino, figlio d’arte, dispensa-
tore di cartellini (tre rossi e sette gialli) ed errori in
serie. «Però - prosegue Rastelli - i miei ragazzi mi
hanno immediatamente rincuorato, mettendo
tutto quanto avevano in corpo in campo, tirando
fuori una prestazione maiuscola». Adesso un
po’ di meritato riposo per tutti, per poi rituffarsi
nella preparazione della prossima stagione: «Sì,
ci si riposa, credo più che meritatamente, poi
si comincia a valutare se rimanere oppure no.
Dopo questa stagione, i presupposti per rima-
nere ci sono tutti, però adesso vogliamo pensare
solo a festeggiare e a goderci questa promozi-
one». Rastelli continua, poi, buttando l’occhio un
po’ più avanti, anche facendo seguito alle dichi-
arazioni improntate all’ottimismo della sua di-
rigenza: «Questa è una società che sicuramente
non si accontenterà di fare la vittima sacrificale
in Prima Divisione. Il progetto che ha in mente
di realizzare nelle prossime stagioni è preciso e
ambizioso. Però a piccoli passi, senza strafare».
È indubbio, comunque, che nelle ultime stagioni
più di una formazione si è ritrovata a fare il dop-
pio salto: «Sì, perché le società che vincono sono
quelle più organizzate sotto tutti i punti di vista. Il
segreto è affrontare i campionati organizzati. Sul
campo e sulle scrivanie». Rastelli accetterà senza
condizioni una eventuale proposta di rinnovo da
parte di Pasini? «Io non pongo mai condizioni.
Quando si vince bisogna capire se lo si considera
un punto di partenza o uno di arrivo. Da come
vedo le cose, credo proprio che si tratti di un
punto di partenza». Ultima battuta sull’organico:
per affrontare ad alti livelli la Prima Divisione di
cosa c’è bisogno? «Si valuterà caso per caso nelle
prossime settimane. Quello che è certo, è che
dovremo ringiovanire un po’ la rosa. Abbiamo
diversi over 30, e credo che nel calcio moderno,
soprattutto in queste categorie,
sia importante puntare sempre
più sui giovani».
1414 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u NUMERO 23 - 16 giugno 2011
Feralpisalò, mister Rastelli: “In 1^ Divisione con un finale da film”
Festeggiamenti (Foto Archivio)
1515w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 23 - 16 giugno 2011
Redazione
Il risveglio di una città. Carrara torna in Prima
Divisione dopo 8 stagioni (ultima partecipazi-
one a quella che era ancora la C/1 nella stagione
2002/03, sconfitta ai play-out dal Varese), e lo fa
dalla porta di servizio dei play-off, vinti in finale
battendo la resistenza del Prato. «Abbiamo fatto
veramente una grandissima cosa. Se ripenso alla
scorsa estate, a quel 4 agosto, quando in ritiro
c’ero io e quattro giocatori, meglio di così non si
poteva fare». Parola di Francesco Monaco da
Latiano, provincia di Brindisi, tecnico della Car-
rarese. I gialloblu, domenica scorsa, partivano
dallo 0-1 patito a Prato: per vincere lo spareggio
sarebbe bastato lo stesso risultato, anche se la
gara si sarebbe protratta ai supplementari. La gara
sembra mettersi bene da subito, con la rete di Be-
nassi quando la lancetta dell’orologio del primo
tempo non segnava neanche il decimo minuto di
gioco. L’espulsione del fantasista di casa Giovinco
ad inizio ripresa ha gelato il sangue nelle vene dei
padroni di casa: «Effettivamente qualche ansia il
rosso a Giovinco ce l’ha procurata - ammette can-
didamente mister Monaco - però i ragazzi, pur in
inferiorità numerica hanno dato più del 100%. Io
sapevo che non era difficile farlo, perché la posta
in palio era troppo alta, comunque esserci rius-
citi è nota di grande carattere da parte di questa
squadra». La rete della promozione è firmata
dall’elemento di maggior esperienza ad alti livelli:
Nicola Corrent, che ha realizzato un calcio di rigore
ad un quarto d’ora dalla fine. Non è stato un play-
off facile, questo: «No, perché il Prato ha una delle
rose fra le più complete e competitive. Ci sono di-
versi elementi, come Pagliuca, Vieri e Varricchio
che hanno grossa esperienza in categorie superio-
ri. Però, se andiamo a guardare il campionato, noi
fino all’ultima giornata ci siamo giocati la promoz-
ione diretta, mentre le altre erano a grande dis-
tanza in classifica». Quindi, proprio perché la Car-
rarese ha visto sfumare il sogno all’ultima giornata
della regular season, aver raccolto nuovamente le
energie nervose più che fisiche è stato l’elemento
fondamentale:
«Sicuramente -
conferma Mona-
co, classe 1960
- perché il giovedì
prima dell’ultima
giornata di cam-
pionato, quando
si seppe che il
TNAS aveva res-
tituito il punto di penalizzazione al Carpi, ci cadde
il mondo addosso. Poi abbiamo dovuto far fronte
a qualche problemino a livello di infortuni, e con
il San Marino nella semifinale degli spareggi pro-
mozione abbiamo avuto molta difficoltà. Contro
il Prato devo dire di meno, perché sia all’andata -
continua nella sua lucida analisi Francesco Mona-
co, che in carriera è stato seduto sulle panchine di
Lanciano, Ancona e Potenza prima di approdare
a Carrara - che al ritorno non abbiamo subìto la
loro manovra, anzi. A casa loro abbiamo perso
per un infortunio di Benassi (autorete), domenica
abbiamo fatto una grande prova a livello tat-
tico, oltre che caratteriale. È stata sofferta solo
dall’espulsione in poi». Adesso, con rinnovato
entusiasmo, si può guardare al futuro. Sia perché,
riprendendo le parole del tecnico «Abbiamo ris-
vegliato una città», sia perché a livello dirigenziale
la società si sta rinnovando con gli ingressi di Mau-
rizio Lucarelli (padre di Cristiano, attaccante del
Napoli, ex Livorno e Shakhtar Donetsk) e Gianluigi
Buffon, che hanno acquisito il 20% ciascuno delle
quote: «Sicuramente, con questa nuova linfa,
per la Carrarese sarà sicuramente un bene. Per
il resto, per la piazza, ancora non so dirlo. Posso
dire con sicurezza che si ricomincia a guardare
serenamente al domani». Monaco ancora non si
sbilancia, invece, sul progetto tecnico per la pros-
sima stagione: «Adesso mi godo questa vittoria
splendida, per pensare al futuro c’è
ancora tempo».
Carrarese promossa, Monaco: “Abbiamo risvegliato una città”
I calciatori toscani esultano (foto Archivio)
1717w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e uNUMERO 23 - 16 giugno 2011
Redazione
Al fischio finale dell’arbitro Mariani di Aprilia
(sicuramente anche lui non vedeva l’ora,
vista l’atmosfera bollente) la gioia di un’intera
città si è riversata nelle strade. Il Trapani ha con-
quistato la Prima Divisione battendo nella finale
dei play-off l’Avellino. Al “Provinciale”, i ragazzi di
mister Boscaglia hanno piegato la resistenza dei
biancoverdi di Vullo solo ai tempi supplementari,
dopo che quelli regolamentari si erano chiusi sul
2-1 (pareggiando così il risultato del “Partenio”
della settimana scorsa, ma a favore dei Lupi). E
pensare che a otto dalla fine, sul 2-0 per i granata,
nessuno si sarebbe immaginato (con l’Avellino in
inferiorità numerica per l’espulsione di Ricci) che
Castelli potesse inchinarsi a raccogliere il pallone
che valeva l’extra-time. Pallone messo dentro da
Vicentin (poi espulso nei supplementari) e che
gettava nello sconforto uno stadio intero. Ma
non Roberto Boscaglia: «Non c’è stata partita - il
commento del tecnico dei siciliani - e abbiamo
non meritato, ma strameritato di vincere e otte-
nere la promozione. Anche nella gara d’andata,
ad Avellino, pur perdendo avevamo dominato.
Domenica i nostri avversari non hanno pratica-
mente mai tirato in porta. E visto che alla porta
non arrivavano, hanno cominciato a mirare alle
gambe dei nostri». Effettivamente la squadra di
Vullo ha cominciato a perdere le staffe, e l’arbitro
Mariani ha avuto il suo bel da fare per tenere a
bada la gara. Alla fine si conteranno cinque espul-
si, tutti tra i campani (Ricci, Vicentin, Nocerino di-
rettamente dalla panchina, poi Vullo e il vice Orrù)
e un fioccare di cartellini gialli, che al 120’ si ferma
ad un totale di otto. «Abbiamo condotto una
partita splendida, esemplare - continua entusia-
sta Boscaglia - con un gol annullato, un palo e di-
verse occasioni mancate». Proprio quest’ultimo
aspetto ha rischiato di rovinare la festa ai granata:
l’Avellino in inferiorità numerica ha sfruttato una
delle poche occasioni buone per portare la gara
ai supplementari: «Sì, è vero, avremmo dovuto
chiudere prima la partita. Però stavamo giocan-
do troppo bene, quindi non ho mai avuto timore
di non farcela. Abbiamo continuato a giocare, e
l’Avellino stava peggio di noi fisicamente. Dopo
il 3-1 poi sono crollati anche psicologicamente».
Un campionato strepitoso, ceduto solamente
ad un Latina schiacciasassi: «Non lo dico perché
abbiamo ottenuto la promozione anche noi,
ma credo che i nerazzurri abbiamo meritato la
promozione diretta. Sono stati molto continui,
anche nei momenti di difficoltà sono stati tal-
mente forti da non perdere. Comunque, dopo
di loro, quelli che meritavano di salire in Prima
Divisione eravamo certamente noi». Vincere il
play-off, comunque, non è mai facile, soprattutto
per chi si presenta da seconda in classifica e parte
con il vantaggio di sperare in quattro pareggi per
salire di categoria: «Sì, diciamo che abbiamo sfa-
tato questo tabù - prosegue Boscaglia, anche se
quest’anno in tutti e tre i gironi di Seconda Di-
visione hanno trionfato le seconde classificate
della regular season - anche perché abbiamo
giocato un calcio di livello superiore». Inevitabile,
ora, parlare del futuro prossimo. Non è notizia di
oggi che Boscaglia ha rinnovato il contratto con
il Trapani per altre due stagioni, segno di un rap-
porto solido fra il tecnico e la dirigenza, ma anche
di un progetto sportivo ben definito: «Inizieremo
da subito a programmare per la prossima sta-
gione - dice il tecnico - con l’euforia di questa vit-
toria. Sarà un campionato d’assestamento, per
conoscere una categoria vista solamente in tel-
evisione. Poi vedremo, mai dire mai. Per quanto
riguarda l’organico - conclude Boscaglia, che in
due anni ha portato il Trapani dalla D alla Prima
Divisione - diciamo che se si mantiene lo stesso
gruppo, che merita l’opportunità di giocare nella
vecchia C/1, inserendo 3-4 elementi di categoria,
si può fare bene. I presupposti ci
sono tutti».
Boscaglia: “Il Trapani ha dominato e meritato la promozione”L’esultanza dei ragazzi del Tranai
(Foto Sito Ufficiale)
NUMERO 23 - 16 giugno 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u 19
Il Cuneo iscrive il suo nome per la prima volta nell’Albo d’oro della Serie D e suc-
cede al Montichiari. La Final Four disputata a Treviso tra giovedì e sabato scorso
ha incoronato la corazzata messa in piedi da Salvatore Iacolino, che ha superato
prima la resistenza dell’Ebolitana in semifinale (anche se solo ai rigori), poi il Peru-
gia di mister Pierfrancesco Battistini con un gol di Di Paola a metà della seconda
frazione di gioco. Si conclude così una stagione da incorniciare per i biancorossi,
anche se il prossimo anno in Lega Pro dovranno fare a meno del proprio men-
tore Iacolino, dimessosi per incompatibilità con il neo direttore sportivo Massimo
Bava. «È stata una scelta mia più che della società - ci tiene a precisare Salvatore Ia-
colino, che è al suo quinto campionato vinto, dopo Casale, Canavese, Alessandria
e Savona - perché non appena ho saputo dell’ingaggio di Bava, ho subito comuni-
cato ai due presidenti che non sarei rimasto». Ma possibile che non c’era nessun
margine per recuperare, per il bene della squadra? «Mah, le dico che sapute le
mie intenzioni, la società aveva provato ad imbastire una sorta di trattativa, alla
quale avevo accettato di partecipare. A quel punto però è stato lui a dire di no,
evidentemente perché aveva il suo allenatore da portare - che la società ha già
annunciato: Ezio Rossi, nome di prestigio per la categoria. Fra le squadre guidate
dall’ex tecnico della Canavese ci sono Groseeto, Padova, Treviso e Torino - e ha
preso la palla al balzo. Mi dispiace - prosegue Iacolino - perché la società ha de-
ciso di dare fiducia all’ultimo arrivato. Comunque non è che ci fosse chissà quale
rapporto logoro con Bava, è che siamo due persone abituate a lavorare di testa
propria». Dopo questa opportuna precisazione sul perché Iacolino abbia deciso
di lasciare Cuneo, un commento sulla stagione e sulla avversaria della gara di sa-
bato: «È stato un anno trionfale sotto tutti i punti di vista, se consideriamo che
ho preso la squadra in corsa che aveva raccolto tre punti in cinque giornate. La
formazione, di suo - prosegue Iacolino, che nel suo palmarès personale da tecnico
ha anche un Torneo di Viareggio e un campionato Primavera con la Juventus tra
il 1994 e il 1995 - era già competitiva, io ho provveduto ad apportare quei 4-5 cor-
rettivi necessari per creare un gruppo vincente». La finale contro il Perugia è stata
molto combattuta: «Sì, loro sono una squadra molto forte, anche fisicamente.
Sono pronti per la Lega Pro, devono solamente rinforzarsi in attacco. Frediani e
Corallo sono due ottimi giocatori, creano molto gioco ma sono poco cattivi sotto
porta. Sicuramente questo Perugia è la squadra più forte che abbiamo incontrato
quest’anno». Se il Perugia, a detta di un tecnico esperto - classe 1950 - come Iaco-
lino è pronto per la Lega Pro, il Cuneo come sta messo? «Da quello che so, non cre-
do che manterranno granché della attuale rosa. Credo sia una scelta abbastanza
strana, perché questa squadra potrebbe fare molto bene in Lega Pro con pochi
cambiamenti. Se penso al Tritium, che ha fatto meno rispetto a noi lo scorso anno,
cambiando praticamente nulla adesso si ritrova in Prima Divisione. Non so perché
si sia deciso di smantellare la squadra». Per Iacolino invece cosa riserva il futuro?
«Mi piacerebbe provare in Lega Pro, anche per dimostrare che non sono solo un
allenatore da Serie D come qualcuno afferma. Vincere tutti questi campionati in
Serie D non credo sia un caso. Adesso mi guarderò in giro, come si
dice, e vedrò cosa offre la piazza».
Poule Scudetto Serie D Flavio Grisoli
Il Cuneo di Iacolino si prende il tricolore
La Festa del Cuneo
(Foto Archivio)
NUMERO 23 - 16 giugno 2011 w w w . p r o f e s s i o n e c a l c i o . e u 21
L’Assemblea delle società della Divisione Calcio Femminile ha deciso,
nella giornata di domenica 12 giugno, di passare a Dipartimento.
Quindi di diventare, sostanzialmente, una “costola” della Lega Nazionale
Dilettanti. Alla presenza del presidente federale Abete, del presidente
della LND Carlo Tavecchio e del numero uno della DCF Giancarlo Pado-
van, 31 società sulle 45 presenti hanno detto sì a questa svolta. A chi dice
che si tratta di una sorta di “retrocessione” del calcio in rosa, Tavecchio
risponde piccato: «Il calcio femminile è rappresentato ai massimi livelli
della LND. Che soldi ha il calcio femminile da spendere in questo momen-
to? Noi non possiamo aspettare ancora, che questo movimento si svegli
un giorno dal torpore in cui versa. Non spetta a me giudicare quanto sia
stato fatto sotto la gestione Padovan, i fatti sono sotto gli occhi di tut-
ti. E comunque l’ultimo dei problemi della LND era occuparsi del calcio
femminile». Giancarlo Padovan ha accettato con filosofia, con il savoir-
faire che l’ha sempre contraddistinto una decisione che tuttavia lo trova
fermamente contrario: «Già dal fatto che hanno votato sì in 31 sulle 71
società totali (erano presenti alla votazione in 45) è qualcosa che fa pen-
sare. Però gli assenti hanno sempre torto, quindi tant’è. Io ho detto subito
che non avrei accettato questa modifica,
nella mia replica di domenica ho chiesto
per quale motivo la LND stanzi dei soldi
per il Dipartimento e non per la DIvisio-
ne, e perché a due anni dalla mia elezi-
one plebiscitaria mi sia stata tolta la pos-
sibilità legittima di finire il mandato. Non
ho ottenuto risposta. Comunque non mi
ha mandato via nessuno - prosegue ac-
corato Padovan - me ne vado via io, an-
che perché si passa ad una struttura che non è prevista da nessuna carta
federale. Abete e Tavecchio mi hanno chiesto di accompagnare il passag-
gio, ma io non accompagno proprio nessuno». Sulla ventilata ipotesi di
commissariamento, Padovan è chiaro: «È una vera stupidaggine - eufemi-
smo - anche perché Abete domenica ha confermato che non sussistevano
le condizioni». La riunione che avevamo anticipato di qualche giorno fa si
era tenuta realmente: «Sì, venti giorni fa circa. Preliminare all’Assemblea.
Dissi ad Abete e Tavecchio che non ero disposto in nessun modo a passare
al Dipartimento, perché si perde la rappresentatività in Consiglio federale
e di Lega oltre che l’autonomia in generale. Mi ha fatto piacere che diversi
presidenti anche miei ferrei oppositori, questo l’abbiano riconosciuto. È
ovvio, e li capisco - continua Padovan - che i presidenti abbiano scelto
di passare a Dipartimento sotto la promessa, poi voglio vedere quanto
vera, che i debiti li pagherà la Lega. Io non sono attaccato alla poltrona,
e ritengo che il mio compito propositivo sia finito da domenica». Pado-
van al passo d’addio, quindi, che conclude: «Non sono altro che meno di
uno strumento ora, in attesa della ratifica del passaggio a Dipartimento.
Vorrei che la mia gestione sia ricordata come corretta, e piena di buona
volontà e buona fede. Rimpianti? Io non ne
ho mai avuti. Forse avrei dovuto cercare
l’unità. Probabilmente il primo problema
che avrei affrontato, potessi tornare indi-
etro, sarebbe stato quello economico prima
di quello comunicazionale, del marketing e
della riforma dei campionati. Chiedo solo,
ora, che le società abbiano buon senso e
facciano lavorare chi verrà
dopo di me».
La DCF diventa Dipartimento Flavio Grisoli
Padovan: “Io non accompagno nessuno”
(Foto Archivio)
La stagione 2010/11 della nazionale samma-
rinese va agli archivi con una doppia scon-
fitta casalinga nell’ambito delle qualificazioni
ai prossimi campionati europei di Polonia e
Ucraina. Due ko dal sapore molto diverso dagli
ultimi, proprio con le stesse avversarie: Finlan-
dia e Ungheria. Nella gara d’andata, finnici e
magiari passeggiarono sui titani con un duplice
8-0. A Serravalle, la musica è cambiata e i pa-
droni di casa sono usciti sconfitti per 1-0 dalla
FInlandia e per 3-0 dall’Ungheria. Il commen-
to del Commissario Tecnico Giampaolo Mazza
non può che essere improntato alla soddisfa-
zione: «Queste due gare hanno dimostrato che
la mia Nazionale in casa si fa valere. Abbiamo
fatto indubbiamente una bella figura, soprat-
tutto contro la Finlandia. Sia per il passivo ri-
dotto al minimo - solo Mikael Forssell al 41’ è
riuscito a battere Simoncini - sia perché in più
di un’occasione siamo andati vicinissimi alla
rete. Anche con l’Ungheria devo dire che i ra-
gazzi si sono mossi bene». Un rammarico, però
c’è: «Quello di non essere riusciti a segnare, e
questo ci ha fatto arrabbiare un po’. Per il re-
sto - prosegue Mazza - subiamo ancora un po’
troppo fuori dalle mura amiche. Quello che si
vede di diverso rispetto agli anni precedenti, è
che riusciamo a proporci con maggiore intensi-
tà e convinzione in fase offensiva, soprattutto
in casa». Una Nazionale che cresce nel corso
del tempo con il lavoro, la dedizione e il sacrifi-
cio al pari di un campionato che soprattutto in
questa stagione ha vissuto mai una competi-
zione così agguerrita ed equilibrata: «Sì, a par-
te il Tre Fiori che si è confermato e che si sapeva
dall’inizio sarebbe stata la squadra da battere.
In seconda istanza, il Tre Penne si è dimostrata
come l’antagonista più accreditata. Direi che è
stata una grossa sorpresa la Juvenes/Dogana
vincitrice in Coppa Titano, perché dalla scorsa
stagione aveva ridimensionato il progetto. A
parte quelle due squadre che poi sono arrivate
in finale di campionato, le altre hanno batta-
gliato alla pari. Adesso vediamo cosa riserverà
soprattutto al Tre Fiori il sorteggio del primo
turno preliminare di Champion’s League - oltre
ai campioni sammarinesi, ci sono i “pari grado”
Santa Coloma (Andorra), Valletta (Malta) e F91
Dudelange (Lussemburgo) - sperando in un
accoppiamento positivo. Comunque sono ab-
bastanza convinto che questa volta sia l’anno
giusto per centrare una qualificazione, perché
il Tre Fiori se lo merita proprio». Campionato
sammarinese che è riuscito a dare anche qual-
che nuovo innesto a mister Mazza: «Sì, ne vo-
glio citare uno in particolare perché rende bene
l’idea di come seguiamo con attenzione le ri-
sultanze del nostro campionato. Ho convocato
e ha giocato titolare contro l’Ungheria, peral-
tro disputando un’ottima gara, Benedettini del
Tre Fiori. Non è più giovanissimo - è un classe
1982, e in passato aveva vestito la maglia della
Nazionale maggiore altre 3 volte - però ha fat-
to una bella stagione e si è meritato sul campo
la convocazione». Ultima battuta sul futuro: il
presidente Crescentini la scorsa settimana non
si era sbilanciato, rimandando qualsiasi discor-
so al prossimo inverno. Mister Mazza qualcosi-
na la lascia intendere: «Dopo tanti anni, si può
anche ipotizzare qualcosa di diverso per la pan-
china della Nazionale. Comunque, alla fine di
ogni biennio si tirano le somme. Come sempre,
quindi, mi siederò al tavolino con il presidente
e ne discuteremo. Sarei sempre molto onorato,
comunque, di guidare anche nel
futuro questa Nazionale».
Mazza (Foto Archivio)
Il CTMazza: “Dopo tanti anni si può ipotizzare un passaggio di consegne”Flavio Grisoli Campionato Sammarinese
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