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LOCALIZZAZIONE:
Dicembre 2009
COMUNE DI
TOSCOLANO MADERNO
OGGETTO DELL’ELABORATO:
PIANO DI GOVERNO
DEL TERRITORIO
***
RELAZIONE GEOLOGICA GENERALE
(ai sensi della D.G.R. n° 8/7374 del 28 maggio 2008, Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per la definizione della
componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r.11 marzo
2005, n°12”, approvati con d.g.r.22 dicembre, 8/1566)
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STUDIO A CURA DI:
Dott.ssa Loredana Zecchini – Geologo
TIMBRI E FIRME
Studio di Geologia Via Puccini, 2b
25077 Roè Volciano (Bs)
Via Trieste, 45 Bogliaco
25084 Gargnano (Bs)
Tel/Fax 0365/ 7910 70;
347−5747290
DATA 30/12/2009
Dott.ssa Loredana Zecchini - Studio di Geologia 25084 Gargnano − Via Trieste, 45
PGT del comune di Toscolano Maderno – Relazione Geologica Generale 3
INDICE
1. Premessa _____________________________________________________________5
2. Inquadramento generale e geologico strutturale ______________ 11
3. Geologia e stratigrafia generale _________________________________ 14
4. Idrografia superficiale con elementi di morfometria __________ 21
5. Geomorfologia _____________________________________________________ 34
6. Carta del dissesto con legenda uniformata PAI _______________ 46
7. Inquadramento idrogeologico ____________________________________ 47
8. Carta Litotecnica e di prima caratterizzazione geotecnica ___ 50
9. Carta di Sintesi della Pericolosita’ geologica __________________ 61
10. Carta della Pericolosita’ sismica locale _______________________ 65
11. Indagini di sismica passiva_____________________________________ 69
STRUMENTAZIONE IMPIEGATA E IMPOSTAZIONI DI MISURA ____________________________ 69
DEFINIZIONI ______________________________________________________________________ 70
UBICAZIONE DELLE MISURE ________________________________________________________ 70
PROCEDURA DI ANALISI DATI PER STAZIONI SINGOLE H/V _____________________________ 70
PROCEDURA DI ANALISI DATI PER MASW E REMI ___________________________________ 71 CONCLUSIONI___________________________________________________________________ 85
12. Amplificazione Sismica locale__________________________________ 88
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ALLEGATI CARTOGRAFICI E DI CALCOLO
Carta Geologica (Tav. 01) 1: 10 000
Carta della dinamica geomorfologica (Tav. 02) 1: 10 000
Carta idrologica e Idrogeologica (Tav. 03) 1: 10 000
Carta litotecnica (Tav. 04) 1: 10 000
Carta dei Vincoli esistenti (Tav. 05) 1: 10 000
Carta di sintesi della pericolosità geologica (Tav. 06) 1: 5.000
Carta di pericolosità sismica locale (Tav. 07) 1: 10 000
Carta di fattibilità e delle azioni di piano (Tav. 08/a e Tav.08/b) 1: 10 000
1: 5.000
Carta del dissesto con legenda uniformata P.A.I. (Tav. 09) 1: 10 000
Amplificazione sismica locale – schede effetti morfologici
Amplificazione sismica locale – schede effetti litologici
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1. Premessa
Su incarico dell’Amministrazione Comunale di Toscolano Maderno si è eseguito
lo studio geologico riguardante il territorio comunale ai fini della stesura del Piano
di Governo del Territorio, svolto in ottemperanza e secondo le direttive della
D.G.R. n° 8/7374 del 28 maggio 2008, Aggiornamento dei “Criteri ed indirizzi per
la definizione della componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di
Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r.11 marzo
2005, n°12”, approvati con d.g.r.22 dicembre, 8/1566.
Il Comune di Toscolano Maderno è dotato di studio geologico a supporto del PRG
redatto in ottemperanza ed in conformità alla L.R. 41/97 “Prevenzione del rischio
geologico, idrogeologico e sismico mediante strumenti urbanistici generali e loro
varianti” e D.G.R. 6 agosto 1998, n° 6/37918 “Criteri ed indirizzi relativi alla
componente geologica della pianificazione comunale”, redatto nell’anno 2000.
Il Piano stralcio per l’assetto idrogeologico del bacino del Fiume Po (PAI), è
entrato definitivamente in vigore con la D.P.C.M del 24 maggio 2001 (seguita alla
Delibera di adozione del Piano Stralcio del Comitato istituzionale n°18 del 26
aprile 2001) e la pubblicazione del D.P.C.M di approvazione della G.U. n°183 del 8
agosto 2001.
Tale approvazione ha portato effetti immediati nell’applicazione delle norme del
PAI stesso (Art. 18 delle NdA del Pai) in campo urbanistico, già peraltro
parzialmente anticipate dalla L.R. 41/97, con la D.G.R. n° 7/7365 del 11/12/2001
“Attuazione del piano stralcio per l’assetto idrogeologico del Bacino del Fiume Po
(PAI) in campo urbanistico”. La Delibera regionale citata inseriva il comune di
Toscolano Maderno nell’Allegato C nell’Elenco dei comuni non esonerati
dall’applicazione delle procedure previste dall’art.18 delle NdA del PAI con
l’obbligo di aggiornare lo studio geologico dell’intero territorio comunale (art.5
della DGR).
Si è pertanto proceduto all’aggiornamento dello studio geologico avviando l’iter di
adeguamento al PAI come previsto dall’art.5 della D.G.R. n° 7/7365 del
11/12/2001 e conformante alla DGR n°8/7374 del 28/05/2008 (tab.1 dell’allegato
13).
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La revisione dell’intero studio si è resa necessaria anche in relazione
all’evoluzione dell’assetto geomorfologico subito da porzioni di territorio in seguito
eventi naturali di dissesto.
Principali normative di riferimento :
• L.R. 11 marzo 2005 – n°12 – Legge per il governo del territorio;
• DGR n°8/1566 del 22/12/2005 - Criteri ed indirizzi per la definizione della
componente geologica, idrogeologica e sismica del Piano di Governo del
Territorio, in attuazione dell’art. 57, comma 1, della l.r.11 marzo 2005, n°12
• D.G.R. n° 8/7374 del 28 maggio 2008, Aggiornamento dei “Criteri ed
indirizzi per la definizione della componente geologica, idrogeologica e
sismica del Piano di Governo del Territorio, in attuazione dell’art. 57,
comma 1, della l.r.11 marzo 2005, n°12”, approvati con d.g.r.22 dicembre,
8/1566.
• Norme tecniche per le costruzioni (Decreto Ministeriale 14/01/2008
pubblicato sulla G.U. 04/02/2008);
• Circolare 2 febbraio 2009, n°617 - Istruzioni per l’applicazione delle “Nuove
Norme tecniche per le costruzioni” di cui al Decreto Ministeriale 14/01/2008
(G.U. n°47 del 26-02-2009 – Suppl. Ordinario n°27);
• D.M. LL.PP. 11.03.1988 e successive istruzioni applicative “Norme tecniche
riguardanti le indagini sui terreni e sulle rocce, la stabilità dei pendii naturali
e delle scarpate di sostegno delle terre e delle opere di fondazione;
• LEGGE REGIONALE del 12 dicembre 2003 n. 26 “Disciplina dei servizi locali
di interesse economico generale. Norme in materia di gestione dei rifiuti, di
energia, di utilizzo del sottosuolo e di risorse idriche”;
• Decreto legislativo 3 aprile 2006, n°152 – Norme in materia ambientale;
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• Regolamento regionale 24 marzo 2006, n°2, Disciplina dell’uso delle acque
superficiali e sotterranee, dell’utilizzo delle acque a uso domestico, del
risparmio idrico e del riutilizzo dell’acqua in attuazione all’art.52 comma 1,
lettera c, della legge regionale 12 dicembre 2003, n.26;
• Regolamento regionale 24 marzo 2006, n°3, Disciplina e regime
autorizzatorio degli scarichi di acque reflue domestiche e di reti fognarie, in
attuazione dell’art.52 comma 1, lettera a, della legge regionale 12
dicembre 2003, n.26;
• Regolamento regionale 24 marzo 2006, n°4, Disciplina dello smaltimento
delle acque di prima pioggia e di lavaggio delle aree esterne, in attuazione
dell’art.52 comma 1, lettera a, della legge regionale 12 dicembre 2003,
n.26;
• D.g.r. 10 aprile 2003 – n°7/12693 – Decreto legislativo 11 maggio 1999, 152
e successive modifiche, art. 21, comma 5 – Disciplina delle aree di
salvaguardia delle acque sotterranee destinate al consumo umano.
Il lavoro si è articolato seguendo le fasi di seguito esplicitate:
• ricerca storica e bibliografica;
• approfondimento e integrazione dati geologici e geomorfologici a
disposizione anche con rilievi di campagna originali;
• analisi e valutazione degli effetti sismici di sito - fase di acquisizione ed
analisi strumentale- microzonazione sismica del territorio;
• valutazione e proposta di zonazione del territorio in funzione del grado di
pericolosità geologica-geomorfologica, idrogeologica e sismica.
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Struttura dello studio
Fase 1 - Analisi e rielaborazione critica della documentazione cartografica e
tecnica a disposizione
La prima fase del lavoro è consistita nella raccolta di documentazione tecnica
inerente il territorio comunale mediante la consultazione dei seguenti elaborati
cartografici e pubblicazioni specialistiche:
• Rilevamento geologico dell’anfiteatro morenico del Garda - Sergio Venzo
1957;
• Rilevamento geologico dell’anfiteatro morenico frontale del Garda dal
Chiese all’Adige – Sergio Venzo 1965;
• Inventario delle frane e dei dissesti idrogeologici della regione Lombardia -
Direzione Generale Territorio e Urbanistica - Struttura Rischi idrogeologici,
consultazione Sistemi informativi tematici – GEOIFFI;
• Piano per l’Assetto Idrogeologico - Autorità di Bacino del Fiume Po;
• Carta delle precipitazioni medie, minime e massime annue del territorio
alpino lombardo (1891-1990) – Regione Lombardia - Direzione Generale
Territorio ed Edilizia Residenziale:
• Clima di Salò – Microclima del Lago di Garda 1884-2006;
• Carta tettonica delle Alpi Meridionali – CNR – Progetto finalizzato
geodinamica;
• Documentazione tecnica inerente problematiche e dissesti idrogeologici di
competenza dell’Amministrazione Comunale
• Piano Territoriale di Coordinamento della Provincia di Brescia
La conoscenza del territorio e delle problematiche unitamente all’acquisizione
della documentazione tecnica a disposizione hanno consentito la ricostruzione
cronologica degli eventi occorsi.
Fase 2 – Approfondimento e integrazione dei dati contenuti nella
documentazione acquisita.
Si è proceduto quindi secondo il seguente schema:
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• Rilevamento geomorfologico volto all’individuazione e all’analisi dei differenti
fenomeni geomorfici agenti sul territorio;
• Rielaborazione e stesura delle carte tematiche di inquadramento alla scala
1: 10.000 (Carta Geologica Generale, Carta della dinamica geomorfologica,
Carta idrologica ed idrogeologica e Carta Litotecnica);
• Acquisizione dello Studio del reticolo Idrico Minore del territorio comunale
organizzato in n°3 carte tematiche: carta di inquadramento (Zona N e Zona
S), Carta del reticolo idrico minore, Carta delle fasce di rispetto idraulico
redatto alle scale 1:10 000 e 1:2.000;
• Rilevamento geologico-tecnico di dettaglio alla scala 1:2.000 delle aree
urbanizzate e di un intorno significativo delle stesse;
• Analisi ortofoto aeree disponibili del territorio comunale;
• Raccolta dati tecnici e sopralluoghi in campagna relativamente ai punti di
captazione delle acque sotterranee a scopo idropotabile;
• Stesura relazione geologica generale;
Fase 3 – analisi e valutazione degli effetti sismici di sito - acquisizione ed analisi
strumentale – microzonazione sismica del territorio comunale.
• Analisi di 1° livello – approccio qualitativo mediante applicazione di un
metodo empirico basato sull’osservazione diretta degli effetti prodotti dai
terremoti; permette l’individuazione, sulla base di tutti i dati a disposizione,
delle zone (scenari di rischio sismico) ove i diversi effetti sopraccitati siano
omogeneamente prevedibili – redazione della Carta di pericolosità
sismica locale su tutto il territorio comunale alla scala 1: 10.000.
• Esecuzione di indagini geofisiche di sismica passiva in array e a stazione
singola, con array digitale a 16 canali (SoilSpy Rosina, Micromed spa) e un
tromografo (Tromino®, Micromed spa), dotato di tre sensori elettrodinamici
(velocimetri) orientati N-S, E-W e verticalmente, ai fini della misura del
periodo proprio e stima delle velocità sismiche di alcuni siti ritenuti
rappresentativi dei principali scenari di rischio sismico individuati nella fase
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di analisi precedente; esecuzione di indagini tipo Masw e Re.Mi ad
integrazione delle indagini sopraccitate.
• Analisi di 2° livello approccio semiquantitativo - permette la
caratterizzazione degli effetti di amplificazione sismica attesi al sito, con
individuazione, nell’ambito degli scenari qualitativi suscettibili di
amplificazione Z3 e Z4, della presenza di eventuali aree in cui la normativa
nazionale risulta insufficiente a tenere in considerazione gli effetti
dell’amplificazione sismica; redazione della Carta di pericolosità
sismica locale ed amplificazione sismica alla scala 1:10.000 coprente
l’intero territorio comunale;
Fase 4 – Valutazione e proposta finale
Nella fase finale si è giunti alla:
• Redazione della Carta dei vincoli esistenti (vincolo di polizia idraulica,
Piano di assetto idrogeologico - PAI, pozzi, sorgenti);
• Redazione della cartografia di Sintesi della pericolosità geologica (scala
1:10.000) rappresentante le aree omogenee dal punto di vista della
pericolosità geologica, geomorfologia ed idraulica;
• Redazione della carta del Dissesto con legenda uniformata PAI (scala
1:10.000);
• Redazione della Carta di Fattibilità delle Azioni di Piano, a scala 1:5.000
(porzione urbanizzata e zone contermini e 1:10.000 coprente tutto il
territorio comunale (utilizzando come base la Carta Tecnica Regionale
come prescritto dalla Normativa), in cui il territorio comunale viene
classificato secondo 4 classi di fattibilità. Tale elaborato tecnico-cartografico
costituisce lo strumento finale per la pianificazione territoriale del comune e
rappresenta il risultato conclusivo globale dello studio geologico in oggetto.
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2. Inquadramento generale e geologico strutturale
Il territorio comunale di Toscolano Maderno copre una superficie di circa 56.73
km2 e si ubica sulla sponda occidentale del Lago di Garda nella fascia mediana
della costa stessa. Cartograficamente è compreso nelle Sezioni E5a2 – Lago di
Valvestino, E5a3 Toscolano Maderno, E5a4 Gardone Riviera della Carta Tecnica
Regionale C.T.R. alla Scala 1: 10.000.
Nel dettaglio esso confina con il comune di Gargnano a nord e nord est, con il
comune di Gardone Riviera a sud ovest ed il comune di Vobarno a nord-ovest, è
delimitato, infine, in corrispondenza della fascia sud est dal Lago di Garda.
Morfologicamente l’area è limitata nella porzione interna, da nord ovest
dall’allineamento Passo della Fobbiola (956.8 m s.l.m.) – Monte Pracalvis – Monte
Alberelli culminanti a circa 1164.8 m s.l.m., Dosso Bello - Cima Mezzane
culminante a quota 532 m s.l.m. al confine con il territorio di Gargnano.
All’interno del territorio comunale il paesaggio è articolato e differenziato in una
porzione caratterizzata da massicci dolomitici e carbonatici (ambiente tipico
montano) spesso imponenti identificati a nord dal Monte Pracalvis - Monte
Alberelli e fascia M.te Pizzocolo – M.te Castello di Gaino, una fascia
pedemontana collinare parallela alla costa a morfologia più blanda che si attesta
a quote intermedie comprese fra circa 200 e 250 m s.l.m. seguita a valle dalla
fascia costiera da cui spiccano il pronunciato conoide di deiezione del Torrente
Toscolano e del Torrente Bornico che rappresentano i maggiori elementi
idrografici caratterizzanti il territorio comunale.
Il quadro geologico generale vede il territorio di Toscolano Maderno inserito nel
sistema del Bacino lombardo orientale, posizionato, a livello regionale (Figura
seguente da Castellarin & Picotti, 1990), fra la direttrice della Linea delle
Giudicarie Sud e la Linea di Ballino – Garda.
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Quadro sintetico dei lineamenti tettonici attorno al Lago di Garda
(da Castellarin & Picotti,1990)
A grande scala, procedendo da nord-ovest verso sud-est, è infatti possibile
individuare tre domini geologico-strutturali differenti:
• area di affioramento del Basamento cristallino (il sistema è rappresentato
dal “Massiccio delle tre valli bresciane” ed è costituito dalle intrusioni
magmatiche dell’Adamello e la sua copertura vulcanica)
• monoclinale dolomitica sovrascorsa costituita da un esteso “piastrone” di
dolomie noriche e retiche a grande scala a comportamento rigido;
• Fronte di accavallamento Tremosine Tignale e fascio di pieghe frontali ad
esso associato.
Studi strutturali accreditati sono concordi nel ritenere il lineamento Tremosine-
Tignale ad andamento ENE-WSW un sovrascorrimento sud-est vergente con
inclinazIone di pochi gradi verso NW, espressione di una tettonica compressiva
esplicatasi nelle differenti fasi dell’orogenesi Alpina.
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Essa si estende da Limone fino a Toscolano sviluppandosi a grande scala
parallelamente alla sponda del lago, interessando marginalmente l’area oggetto
di studio con il trust di M.te Castello considerato come proseguimento del
sovrascorrimento citato (come evidenziato nelle sezioni seguenti).
Tale sistema (sovrascorrimenti/scollamenti) ha preso origine in seguito al
sollevamento e alla deriva verso sud est delle formazioni dolomitiche costituenti il
“piastrone” citato, sovrascorse sulle più recenti successioni giurassico cretacee.
L’entità della traslazione è stata stimata da Cassinis e Castellarin nel 1981 in
circa 5 km.
Sezioni stratigrafica ad orientamento NW-SE
da M.te Pizzocolo e da M.te Castello di Gaino a lago1
La differente litologia e competenza delle formazioni presenti al tetto e al letto del
sovrascorrimento ha comportato a livello reologico una risposta deformativa
differenziata all’applicazione dello stress: mentre le formazioni giurassico-
cretacee, costituenti il footwall del sovrascorrimento e più duttili hanno reagito
piegandosi e creando fasci più o meno serrati di piegamenti con assi paralleli alla
sponda del lago, le formazioni dolomitiche più competenti al tetto, caratterizzate
da un comportamento più rigido, sono traslate verso sud frammentandosi.
Il sovrascorrimento sopraccitato non affiora direttamente all’interno del territorio
comunale ma può essere ricollegato, come detto, al trusth del M.te Castello.
Questa particolare struttura si è originata dalla traslazione da NW verso SE di una
scaglia di “Corna” (originariamente in continuità con quella che costituisce i
1 Estratta da“La struttura geologica della sponda occidentale del Lago di Garda” di Maria Bianca Cita.
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contrafforti del M.te Pizzocolo) il cui margine meridionale è risalito incuneandosi
fino quasi a verticalizzarsi andando a costituire le pareti del Monte Castello.
Il letto del sovrascorrimento, costituito dalle formazioni più duttili del calcare di
Concesio, Selcifero, e più a sud della Maiolica e della Scaglia Lombarda, si
presenta intensamente ripiegato e tettonizzato con geometrie plicative
differenziate (pieghe a scatola, isoclinali coricate) ma con assi ad orientamento
concordante in generale immergenti mediamente verso N220° - 230° con locali
torsioni fino a 240°-250° ricollegabili all’azione di faglie di svincolo meccanico
laterale. Tali orientamenti concordano con quanto evidenziato alla scala regionale
in cui le strutture plicative di maggior significato (anticlinali e sinclinali di
dimensioni da ettometriche a chilometriche) evidenziano prevalenti assi a
direzione N60°-240° disposte parallelamente al fronte di accavallamento e alla
sponda benacense.
Le inclinazioni variabili da 40° a 50°-60° degli assi e le culminazioni osservabili
sull’estradosso delle cerniere dei piegamenti fanno ritenere possibile l’azione di
una ulteriore fase deformativa con assi di massima compressione diversamente
orientati o un progressivo cambiamento della direzione del movimento.
3. Geologia e stratigrafia generale
Le caratteristiche litologiche generali e i lineamenti strutturali principali del
territorio comunale sono illustrati nella Carta Geologica generale con lineamenti
tettonici alla scala 1 : 10 000.
Per la redazione della tavola suddetta sono stati utilizzati come riferimento i dati
della letteratura geologica esistente e la documentazione cartografica a
disposizione (riportati in bibliografia), opportunamente verificati con controlli in
campagna e integrati con rilevamenti originali che hanno permesso
l’approfondimento della conoscenza del territorio mediante la redazione delle
carte tematiche (litotecnica ed idrogeologica) .
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PGT del comune di Toscolano Maderno – Relazione Geologica Generale 15
E’ stata infine effettuata l’analisi delle fotografie aeree e ortofoto disponibili da cui
sono stati estrapolati i dati principali relativi al quadro strutturale dell’areale in
oggetto.
La carta geologica generale riporta principalmente le caratteristiche stratigrafiche
del substrato roccioso, con la distinzione dei depositi di copertura e delle unità
litostratigrafiche affioranti/subaffioranti.
I rapporti geometrici tra le formazioni rocciose sono spesso di difficile
interpretazione perché nascoste dalle estese coltri dei depositi di copertura (di
natura alluvionale, detritica o di alterazione).
SUCCESSIONE STRATIGRAFICA PREQUATERNARIA
La stratigrafia del territorio comprende le litologie marine e terrigene ascrivibili ad
un intervallo temporale compreso nel Mesozoico – Cenozoico (Eocene).
La successione, dalla più antica alla più recente, può essere così schematizzata:
DOLOMIA PRINCIPALE (Norico)
Costituita da dolomie grigie, giallastre, biancastre e rosate e calcari dolomitici da
grigio chiari a grigio scuri o nocciola brunastri, a stratificazione per lo più indistinta
o in grossi banchi (da 0.50 m a 3.0 m); alla base della formazione è presente un
livello brecciato ad elementi calcareo dolomitici con cemento poco coerente di
colore giallastro. La potenza massima è secondo alcuni Autori intorno ai 1500 m,
delimitata inferiormente dalla F.ne di S. Giovanni Bianco che non affiora
nelterritorio comunale, mentre il limite superiore è rappresentato nel comune di
Toscolano Maderno dal Calcare di Zu.
CALCARE DI ZU
Consta di calcari e calcari marnosi compatti prevalentemente grigio nocciola,
grigio scuri, grigio neri, a stratificazione da media a massiccia, con intercalazioni
di marne o argilliti bruno nerastre; livelli di calcari madreporici. All’interno del
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territorio comunale è rappresentato da esigui lembi al tetto della dolomia
principale, superiormente passa alla formazione della “Dolomia a conchodon”.
CORNA
Nella sua facies tipica la formazione della Corna è costituita da calcari compatti e
di colore chiaro, bianco avorio e grigio biancastro, nocciola o giallo grigiastro in
patina esterna; si presenta con tessitura da cristallina a detritica con stiloliti e in
strati per lo più potenti o indistinti, con fitte trame di vene di calcite ricristallizzata.
In generale la potenza massima è di circa 500 m in corrispondenza del M.te
Pizzocolo; il limite inferiore non è chiaro e osservabile nella zona di Toscolano
Maderno mentre superiormente il passaggio si realizza con la Formazione del
Medolo e del Corso.
MEDOLO
Si tratta di calcari per lo più marnosi di colore chiaro o scuro, ad evidente
stratificazione, con letti e noduli di selce e con intercalazioni di più o meno
abbondanti di marne fino ad argilliti grigio verdastre.
Localmente è possibile la distinzione nei due membri che la costituiscono : il
calcare di Gardone Val Trompia e il Calcare di Domaro; Il limite inferiore è
rappresentato dalla Corna o dal Corso o da altre formazioni, il limite superiore è
invece rappresentato dalla Formazione di Concesio; la potenza massima stimata
è di circa 800 m.
FORMAZIONE DI CONCESIO
E’ costituita da calcari, anche marnosi e talora più o meno detritici, da grigiastri a
nocciola, frequentemente selciosi, a stratificazione evidente, con intercalazioni di
marne grigio verdastre talora abbondanti; localmente sono distinguibili due
membri i calcari nocciola e calcari medoloidi. La potenza della formazione è
variabile fra i 100 e i 300 m, il limite inferiore è rappresentato in generale dal
Medolo e mentre superiormente passa al Selcifero lombardo.
FORMAZIONE DI NAVONE
La formazione è costituita da calcari marnoso silicei, da grigio chiari a grigio scuri,
con selci in prevalenza grigiastre in noduli liste o letti, localmente molto
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abbondanti, ad evidente stratificazione; sono presenti veli o intercalazioni di litotipi
marnoso-argillosi grigio verdolini. La potenza non raggiunge mai valori molto
elevati con caratteri di transizione tra i calcari medoloidi della F.ne di Concesio ,
coincidente con il limite inferiore, ed il Selcifero lombardo (limite superiore).
SELCIFERO LOMBARDO
Si tratta di una formazione costituita da radiolariti identificate con selci policrome,
con colore che va dal bruno, giallastro, grigio e rosso ruggine, con intercalate
marne calcaree e silicee, grigio scuro e grigio verdastro, e selci nere, passanti a
marne calcareo-silicee con colorazione grigio verdi, giallastre, e selci verde oliva
e arancioni con bordi neri.
MAIOLICA
Si tratta di calcari bianchi e biancastri, grigi esternamente e bianco lattei
all’interno, compatti, microcristallini a frattura concoide, con selci grigio scure e
azzurrine, ben stratificati; sono interessate diffusamente da suture stilolitiche e
minute fessure riempite di calcite secondaria; il contenuto paleontologico si
riferisce a microfossili come Calpionelle e radiolari. Presenza locale di
intercalazioni argillose a volte bituminose, nerastre, frequentemente fogliettate di
differente spessore.
SCAGLIA LOMBARDA
Suddivisa in tre unità Scaglia Variegata, Scaglia Rossa e Scaglia Cinerea,
caratterizzate da marne fogliettate, di colore in prevalenza grigiastro e nerastro,
alternatisi inizialmente con altre rosso vinate e grigio verdastre (SV) passante a
marne e marne argillose rosa salmone intenso e rosso mattone, con
intercalazioni di calcari marnosi compatti e di calcari arenacei (Scaglia rossa); la
scaglia cinerea è rappresentata da marne argillose grigio giallastre, marne,
marne calcaree sino a calcari marnosi, ad alterazione grigio cenere, localmente
con calcareniti ad elementi organogeni e con quarzo e olivina.
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DEPOSITI QUATERNARI E RECENTI
DEPOSITI FLUVIOGLACIALI
Sono depositi di origine glaciale costituiti da sedimenti prevalentemente
ghiaioso sabbiosi ove si possono riconoscere isorientazione o
embriciatura dei clasti in forza al meccanismo di messa in posto ad
opera dell’azione trattiva delle correnti idriche; localmente si può
riconoscere anche una gradazione delle classi granulometriche. Si tratta
in generale di materiali incoerenti differenziati in ghiaie sabbiose, ghiaie
limose e sabbiose e ghiaie e sabbie, organizzate in livelli ed orizzonti.
Localmente, nella piana di Gaino e nelle vicinanze sono prevalenti le
granulometrie fini limose e limoso sabbiose, sormontanti il substrato
roccioso.
DEPOSITI FLUVIOLACUSTRI
Si tratta di depositi di origine glaciale costituiti da sedimenti
prevalentemente di natura limosa e limoso sabbiosa, con contenuto di
argilla variabile, originatisi per sbarramento operato dalle cerchie
moreniche più elevate.
In generale sono caratterizzate da depositi fini lacustri o palustri di colore
dal rossastro al grigio-nerastro prevalenti, con intercalazioni di sabbie e
ghiaie di tipo fluviale,
Lembi di questi sedimenti si rinvengono nel territorio comunale in
prossimità dell’abitato di Sanico – Magnico ove lo sbarramento è stato
operato dal cordone morenico S.Martino – Vigole.
DEPOSITI MORENICI
Sono depositi di origine glaciale costituiti da sedimenti massivi privi di
orientazione degli elementi litoidi in forza al meccanismo di messa in
posto (ghiacciaio).
Si tratta in generale di terreni misti costituiti da ghiaie sabbiose con
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ciottoli e trovanti esotici e di natura poligenica immersi in una matrice
limosa.
Le coltri moreniche sono presenti diffusamente all’interno del territorio
comunale e si sviluppano prevalentemente nella fascia pedemontana
ove si localizzano i maggiori centri abitati (Gaino, Folino Cabiana,
Maclino, Vigole).
In generale tali depositi sormontano il substrato roccioso afferente alla
Scaglia lombarda/Maiolica, con potenze estremamente variabili: si
passa da pochi metri (in alcune zone di Gaino, Oriolo) a alcune decine di
metri (loc. Vigole, Busser).
DETRITO DI VERSANTE E FALDE E CONI DI DETRITO
I depositi detritici e le falde di detrito si sviluppano estesamente alla
base delle pendici dei rilievi carbonatici (M. Castello – Pizzocolo – M.te
Lavino).
Essi trovano la loro origine dallo smantellamento dei rilievi rocciosi ed al
successivo trasporto e deposito ad opera della gravità e localmente
delle acque superficiali.
Sono costituiti per lo più da materiali granulari, ghiaioso sabbiosi, in
minor misura limosi, con elementi litoidi appartenenti alle litologie
affioranti a monte (calcari dolomitici, calcari e marne), in cui si possono
riconoscere localmente le classazioni granulometriche dovute alla
gravità. Non sono rare ghiaie grossolane e trovanti sia all’interno dei
depositi che in appoggio sulla superficie topografica (versante M.te
Castello di Gaino, e a valle di loc. Marcellina) .
CONOIDI DI DEIEZIONE (ANTICHI E RECENTI)
All’interno del territorio comunale i maggiori depositi di questo tipo si
localizzano in corrispondenza del conoide del Torrente Toscolano e del
Bornico, su cui si sono sviluppati gli agglomerato urbani omonimi. Tali
depositi assumono la tipica forma a ventaglio/cono coprendo un
dislivello che dall’apice a lago si attesta intorno a 40 m per il Toscolano e
15-20 m per il Bornico.
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Da un punto di vista litologico questi risultano, in generale, costituiti da
alternanze di orizzonti e lenti prevalentemente ghiaiose e/o sabbiose con
ciottoli e trovanti con basso grado di arrotondamento, in generale con
valori dell’addensamento medio o medio alto. Nella fascia distale si
verifica il passaggio a depositi fini limoso sabbiosi e limoso argillosi; in
corrispondenza della foce dei torrenti si ha la prevalenza di depositi
alluvionali con materiali ghiaioso sabbiosi incorerenti.
DEPOSITI COSTIERI E RIMANEGGIATI
Si tratta di depositi localizzati nella fascia costiera parallela alla sponda
lacustre con presenza di terreni a granulometria variabile che
geneticamente passano da interdigitazioni fra depositi lacustri ed
alluvionali (conoidi) a depositi tipicamente da rimaneggiamento
dall’azione ondosa. E’ possibile quindi rinvenire materiali sabbioso limosi
a limoso argillosi e materiali più grossolani alla foce dei torrenti; il
rimaneggiamento continuo del moto ondoso risulta evidente laddove si
rinvengono clasti appiattiti ed arrotondati. Localmente, non differenziati
in cartografia nei depositi costieri, sono presenti superficialmente
rimaneggiamenti antropici dei materiali autoctoni o materiali di riporto di
natura eterogenea; anche le potenze risultano differenziate e da valutare
puntualmente.
DEPOSITI ELUVIO COLLUVIALI
In questo gruppo sono stati accorpati tutti i depositi superficiali di
alterazione sovrastanti i depositi glaciali indifferentemente se morenici,
fluvioglaciali, o il substrato roccioso. In generale si tratta di terreni limo
argillosi con colorazioni variabili da rossastro a bruno, a bruno giallastro,
di potenza variabile.
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ALLUVIONI RECENTI
Si rinvengono nei fondovalle dei principali corsi d’acqua e dei minori.
Litologicamente sono rappresentate principalmente da materiali
grossolani, ghiaie sabbiose con ciottoli con una percentuale bassa di
limi, sono sciolti, con clasti di natura litologica rispecchianti il bacino di
alimentazione.
4. Idrografia superficiale con elementi di morfometria
Localizzato sulla sponda occidentale del Lago di Garda il territorio comunale di
Toscolano Maderno comprende una zona costiera, con circa 9 km di litorale ed
un esteso entroterra pari a circa il 75 % dell’intero territorio amministrativo.
Dominato dal massiccio carbonatico del Monte Pizzocolo (m.1585.00 s.l.m.)
Toscolano Maderno è limitato a nord dalla dorsale che collega il Monte Alberelli
(m.1648 s.l.m.) al Monte Pracalvis (m.1161 s.l.m.) ad occidente dalle pendici del
Monte Spino (m.1486 s.l.m.), Monte Pirello e Lavino, il confine comunale chiude
ad oriente con l’asta del Fiume Toscolano, Cima Mezzane (m. 514 s.l.m.) e il
Torrente Le Fa e con le acque del Lago di Garda nel settore meridionale
Dal punto di vista dell’idrografia superficiale l’intero sistema di drenaggio
comunale è parte integrante del bacino idrografico Sarca-Garda, in cui vengono
raggruppate sia la superficie lacuale vera e propria che tutto il territorio le cui
acque confluiscono nel lago; questo, chiaramente è articolato a sua volta in una
serie di sottobacini drenati dai vari affluenti e subaffluenti.
Dall’analisi della cartografia tematica, si evidenzia come la maggior parte del
sistema idrografico faccia capo ad un unico collettore principale rappresentato
dal Torrente Toscolano che drena le acque superficiali sia a nord sia a sud
dell’allineamento dei rilievi afferenti al Monte Pizzocolo e Spino.
Tale bacino, impostato prevalentemente nell’entroterra gardesano, è a sua volta
suddiviso in due porzioni: quella a nord che sottende i sottobacini del Rio
Archesane e del Rio Rilo tributari in destra idrografica (con una superficie
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complessiva di circa 10 km2 ), e quella a sud il cui deflusso idrico confluisce con
una serie di impluvi minori nel Toscolano.
I sottobacini arealmente di maggiore rilevanza in quest’ultimo settore si
individuano in destra idrografica, il Rio Seasso, e i corsi d’acqua che scendono
dalle pendici meridionali ed orientali del Monte Pizzocolo.
Nell’ambito della fascia costiera si riconoscono una serie di piccoli bacini imbriferi
sottesi da linee di deflusso che sboccano direttamente nel Garda tra questi il
principale è quello relativo al bacino imbrifero del Torrente Bornico che scorre al
limite occidentale dei confini amministrativi con una superficie di circa 5 km2 .
Tra i bacini minori le linee di drenaggio degne di nota, risultano il Torrente Lefà
che segna il confine amministrativo con il comune di Gargnano e il Fosso della
Costa che drena la spianata fluvioglaciale di Gaino.
Il sistema idrografico, nel complesso, appare quindi più sviluppato nel settore
settentrionale e occidentale del territorio comunale contraddistinto da una rete
idrografica ramificata ed a media intensità di drenaggio.
Diversamente, nell’immediato entroterra, spicca il minor numero di corsi d’acqua
che da una parte praticamente si azzera in corrispondenza delle pendici e della
zona pedemontana afferente al Monte Castello, dall’altra da una serie di piccoli rii
a costituire una rete scolate di fossi che drena i terrazzamenti in località Vigole–
Oriolo, la piana fluvioglaciale di Gaino-Cabiana e la depressione allungata in
senso NE-SW tra Cervano ed il Golf.
Nel primo caso la quasi totalità di tali corsi d’acqua risulta definita da un regime di
tipo temporaneo e/o effimero, nel secondo si tratta di corpi idrici con profili di
fondo più regolari alimentati costantemente da emergenze sorgentizie e portate
che si mantengono relativamente costanti nel tempo.
In ordine di importanza tre sono i corsi d’acqua maggiori individuati sul territorio di
Toscolano Maderno nel settore interagente con la porzione urbanizzata (ambito
coperto dalla cartografia alla scala 1:2.000 sono:
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• Il Torrente Toscolano;
• Il Torrente Bornico;
• Il Torrente Lefà;
Ad essi si aggiungono una serie di corsi d’acqua minori:
• Il Fosso Bombai che scorre nella Valle di Calcine e all’altezza di Via
Religione si immette nel Torrente Toscolano in destra idrografica;
• Il Fosso della Costa nasce dalla piana di Gaino confluendo in un unico
ramo all’altezza di Via Trieste nel centro abitato di Toscolano;
• Il Fosso Marsina scorre lateralmente a Via San Giorgio immettendosi nel
lago dopo aver sottopassato la strada Gardesana occidentale in prossimità
del confine amministrativo;
• Il Fosso Sassello e del Golf situati nelle località omonime costituenti i
tributari destri del Torrente Lefà;
• Il Fosso Serraglio si origina dalle emergenze sorgentizie in località Vigole-
Oriolo;
• Il Fosso Berardi caratterizzato da una breve ma accentuata incisione che si
apre immediatamente a valle di Via Montemaderno e della frazione di
Maclino;
Torrente Bornico
Nasce dalla confluenza di due rii che si originano rispettivamente nella Valle
Vesegna e nella Val Selva per prendere aspetto torrentizio nella Valle del Bornico.
E’ caratterizzato per essere molto acclive nella sua parte montana per poi
scorrere nella parte mediana in un fondovalle molto incassato nei locali depositi
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quaternari, infine, nella zona terminale all’altezza dell’apice della conoide fino allo
sbocco a lago, il percorso di flusso registra pendenze modeste.
Le caratteristiche morfometriche del Bornico annoverano una estensione del suo
bacino imbrifero di 5 km2 un livello di base locale coincidente con il livello del
lago ed una quota massima di 1360.0 m. s.l.m. (crinale che unisce il Dosso del
Barbio alle pendici meridionali del Pizzocolo Sera), una larghezza e lunghezza
rispettivamente di 1,65 Km e 4.9 Km. La lunghezza dell’asta principale misura 5.3
km mentre quella dei tributari 13.147 km di cui il 76 % ha una lunghezza inferiore
ai 500.0 m.
La conoide, densamente antropizzata, copre un dislivello di circa 20 m con zona
apicale a circa 85 m s.l.m. e minima al livello del lago; arealmente copre una
superficie di circa 0.16 km con larghezza massima 300 m e lunghezza di circa
530 m.
Il corso d’acqua, nel tratto compreso tra l’apice della conoide alluvionale ed i
primi contrafforti del Monte Pizzocolo, all’incirca all’altezza della strada Magnico-
Pezzuglio si incassa in una profonda incisione, che contrasta con l’ampia conca
posta a monte. Tale contrasto morfologico tra i due tratti contigui risiede nella
differente fase di equilibrio con una fase “giovanile” del sottobacino di valle
(profilo di fondo con un rinnovato profilo di base impostato nelle morene laterali
all’altezza della frazione di Sanico).
Attualmente la diversa costituzione litologica e quindi la diversa resistenza alle
azioni erosive tra i materiali che caratterizzano la testata del bacino e quelli nei
quali si è scavata l’incisione del Bornico esaltano tale contrasto.
Nel bacino montano, infatti, si notano Formazioni calcaree e calcareo silicee che
da monte verso valle sono rappresentate dalla Corna prevalentemente affiorante
in bancate, Medolo, Concesio e Maiolica sottoforma di calcari fittamente
stratificati.
Diversamente, nella fascia altimetrica compresa tra la conoide e la quota 300.0
m. s.l.m., il torrente si è aperto un varco attraverso materiali facilmente erodibili e
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che si sfasciano con facilità sotto l’azione persistente degli agenti meteorici. Di
qui ne deriva una profonda incisione nei locali depositi ad opera delle correnti
torrentizie con fondo occupato da estesi depositi alluvionali e frequenti dissesti
gravitativi che coinvolgono i fianchi vallivi.
L’evoluzione della fase erosiva ha consentito il raggiungimento e l’incisione del
locale substrato eocenico (Formazione della Scaglia Lombarda) che nel basso
corso è stato modellato in relazione alla propria tenacità secondo una profonda
forra in cui la genesi esclusivamente erosiva è palesata dal perfetto legame tra i
fianchi ed il fondo.
Il particolare contesto geomorfologico entro cui si articola il torrente, unitamente
alla modifica dell’utilizzo del territorio (conoide urbanizzata), comporta in
occasioni di eventi alluvionali fenomeni di trasporto solido e locali disalvei spesso
in corrispondenza degli imbocchi dei tratti intubati.
In proposito si ricordano fenomeni di sovralluvionamento con ingente trasporto
solido e disalvei (alluvione del ’93 e ‘98) sia all’altezza di Fasano (oleificio e Villa
Zanardelli) sia lungo gli attraversamenti della strada Magnico-Pezzuglio nel medio
corso sia la frana del Busser (attivatasi in occasione dell’alluvione del 1973)
all’altezza di Vigole.
Torrente Lefà
Il corso d’acqua si origina a ridosso delle pendici sud orientali di Cima Mezzane e
Dosso Bello (culminate a quota 514.0 m. s.l.m.) ed è caratterizzato da una
piccola incisione che si accentua tra la fascia altimetrica compresa tra quota
380.0 m. e 205.0 m. s.l.m.. In questo tatto il corso d’acqua scorre lungo una
vallecola con lunghi tratti rettilinei e privi di sostanziali confluenze.
Nell’intorno di Via Roina e all’altezza del sottopasso di Via del Golf il corpo idrico
si incassa in una profonda ed angusta forra (4-7 m.) scavata nel locale substrato
roccioso afferente alla Formazione della Scaglia Lombarda in facies Scaglia
Rossa. Le osservazioni di campagna hanno rilevato una modesta attività di
ruscellamento che si attiva solo in occasione di prolungate ed intense
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precipitazioni. Le sponde sono costituite per lo più da materiale detritico
fittamente vegetate e soggette ad una facile disgregabilità ed erodibilità.
Seguendo il corso del torrente, più a valle in corrispondenza delle prime
abitazioni, si notano interventi antropici realizzati lungo l’alveo con tratti intubati,
arginature e sottopassi (es. in prossimità di Via Mornaga a quota 120.0 m. s.l.m.).
Anche in questo caso, le sezioni idrauliche che caratterizzano le opere d’arte non
seguono una logica predefinita con luci che aumentano da monte verso valle, ma
sono determinate da situazioni contingenti.
Nel corso inferiore il Torrente Lefà riceve il contributo del Fosso Mornaga e del
Fosso del Golf; si tratta di modesti corpi idrici caratterizzati da profili di fondo più
regolari alimentati costantemente da emergenze sorgentizie con portate che si
mantengono relativamente costanti nel tempo.
Lo sbocco a lago del Lefà, infine, avviene in un contesto altamente antropizzato
che vede il corso d’acqua ristretto in un piccolo tratto canalizzato.
Il fosso del Golf è caratterizzato da un’asta idrica prevalentemente rettilinea
lunga circa 1.5 km con una lunghezza totale delle rete idrografica di 2.4 km. Il
suo bacino idrografico insiste in una depressione valliva denominata Valle delle
Brede che risulta subparallella alla sponda lacustre e confinata morfologicamente
dalla dorsale rocciosa S. Giorgio-Cecina.
L’intero corso si svolge all’interno di sedimenti alluvionali/fluvioglaciali infravallivi
che localmente danno il passo a sedimenti di origine glaciale, principalmente
morenici.
Sotto il profilo idraulico l’alveo del corpo idrico ha subito notevoli interventi
ascrivibili da una parte a numerose opere d’arte realizzate a servizio del campo
da golf e dall’altra ad una consistente tombinatura; su 1.5 km di corso naturale
ben 0.74 km si riferiscono a tratti interrati.
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Attualmente, il tratto interrato ritenuto più critico sotto il profilo idraulico, è quello
in prossimità dell’innesto di Via San Giorgio con Via del Golf all’altezza del locale
campeggio in corrispondenza del quale nel recente passato si sono verificati
ostruzioni dell’imbocco a causa di una scarsa manutenzione e pulizia dell’alveo.
Fosso della Costa
Il corso principale ed il suo affluente (fosso Gaino) costituiscono le principali linee
di drenaggio della piana fluvioglaviale di Gaino. Si tratta di due modeste incisioni
di cui solo quella più occidentale è costantemente alimentata da emergenze
d’acqua collettate in Via Raffaello.
I suddetti rami poco sopra il nucleo abitato di Toscolano (Via Tasso e Via Trieste)
si aprono un varco in corrispondenza dello scanno di roccia (prosecuzione verso
sud della dorsale rocciosa S. Giorgio-Cecina) ascrivibile a calcari e marne
calcaree eoceniche dove è possibile osservare una incisione più marcata e
fianchi più scoscesi.
Una volta superato il suddetto stacco morfologico i corpi idrici perdono la loro
naturalità in prossimità delle prime abitazioni con un decorso che si svolge fino
allo sbocco a lago in sotterraneo (canale e/o tubatura interrata).
Nel tracciato coperto, oltre al corpo idrico, passa la conduttura della fognatura
comunale che parzializza la sezione di deflusso.
Come visibile nella sottostante tavola, la tubazione nel suo percorso nel
sottosuolo, passa al di sotto delle abitazioni e delle vie comunali.
I cerchietti in rosso indicano passati fenomeni di sovrappressione nella condotta
interrata con fenomeni di cedimento della stessa e fuoriuscita d’acqua, il cerchio
azzurro invece è una rappresentazione approssimativa degli straripamenti e
allagamenti avvenuti in occasione dell’alluvione del 1973 a seguito
dell’intasamento dell’imbocco della tubatura in prossimità di Via Trieste.
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Per quanto riguarda le opere presenti in alveo si contano numerosi sottopassi,
una condotta fognaria in alveo, un’opera radente tipo scogliera in massi ciclopici
abbinata ad alcune piccole briglie ed una griglia all’imbocco del tratto coperto.
Fosso Bombai
La testata del bacino del Fosso Bombai insiste su materiali di origine glaciale
facilmente erodibili e che si sfasciano con facilità sotto l’azione persistente degli
agenti meteorici. Di qui ne deriva una profonda incisione ad opera delle acque
incanalate che nel medio corso ha consentito il raggiungimento e l’incisione del
locale substrato eocenico (Formazione della Scaglia Lombarda).
La porzione superiore del bacino imbrifero collega le località di Calcine, Sanico,
Rosei e Vigole con una estensione di circa 0,4 km2
Impostato nella valle di Calcine, il Bombai riceve il contributo di due piccoli
ruscelli in destra idrografica, il Fosso Sanico e Belvedere alimentati questi ultimi
da emergenze sorgentizie poste in località Oriolo.
L’asta principale, dall’origine alla confluenza nel Torrente Toscolano all’altezza di
Via Religione, misura 1,65 km. di cui ben 0.57 km risultano intubati.
In effetti il Bombai dopo un decorso vagamente sinuoso nel fondovalle di Calcine
caratterizzato da un alveo con presenza di vegetazione e/o materiale di tipo
vegetale arbustivo e detritico in grado di parzializzare localmente le sezioni in
corrispondenza di Via Boito, imbocca una lunga tratta sotterranea fino allo
sbocco finale.
Similmente al Fosso della Costa anche in questo caso si sono lamentati fenomeni
di sovrappressione nel tratto interrato che trovano sfogo in determinati punti con
fuoriuscita di acqua e materiale fluitato. Nella sottostante tavola è riportato il
presunto tracciato coperto con indicati in rosso locali fenomeni di straripamento
ed in azzurro gli allagamenti avvenuti in occasione dell’alluvione del 1973 a
seguito dell’intasamento dell’imbocco della tubatura in prossimità dei Via Boito.
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Fosso Serraglio e Fosso Berardi
Il primo è caratterizzato da un piccolo corso d’acqua naturale la cui linea
drenante principale è rintracciabile nel suo alto corso unicamente nelle porzioni
di territorio a maggior gradiente topografico; più a valle in prossimità di Villa
Serraglio, l’incisione appare più evidente ed ampia per scomparire in
corrispondenza del tratto tombinato che lo conduce direttamente a lago.
Il secondo è rappresentato da una breve ( 300.0 m.) e rettilinea incisione che si
apre immediatamente a valle della località Maclino, menzionata ripetutamente in
quanto nel passato è stata oggetto di numerosi interventi di sistemazione
idraulica con finanziamenti pubblici.
In fase di campagna è stato possibile appurare la presenza di acqua ruscellante
nel Fosso Serraglio derivante da una alimentazione pressocchè costante delle
emergenze sorgentizie di Oriolo, contrariamente al Berardi che si attiva solo in
condizioni meteo particolari quale ricettore delle acque superficiali di Maclino e
del suo ridotto bacino idrografico.
Torrente Toscolano
Dal punto di vista idrografico superficiale il torrente Toscolano rappresenta
l’elemento principale del Parco Alto Garda Bresciano con un bacino idrografico
totale2 di circa 129.7 kmq compreso tra le quote di 1947.4 m s.l.m. (Cima
Tombea) e quella minima di 65 m s.l.m. coincidente con lo sbocco a lago nel
comune di Toscolano. Si origina dalla confluenza del torrente Personcino,
Armarolo ed il torrente Magasino, e sbarrato artificialmente, va a formare il lago
di Valvestino (0,8 Km di superficie, 154 Km di bacino, 115 m. di profondità
massima, 47,5 milioni di m di invaso, tempo di ricambio 0,4 anni - Fonte CNR,
progetto LIMNO, 2000).
2 2
3
2 Trascurando le opere idrauliche interposte lungo l’asta torrentizia.
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All’interno del territorio comunale il corso d’acqua è caratterizzato da un’asta
idrica di circa 7.8 km di lunghezza suddivisibile in tre tratte significative: quella
che scorre in corrispondenza dell’estesa conoide alluvionale in prossimità dello
sbocco a lago, quella incassata nel fondovalle delle Camerate-Cartiere ed infine
quella nell’estremo settore nord orientale allo sbocco degli estesi ed articolati
sottobacini impostati nella Valle di Archesane, Campiglio e Rilo (cfr. Studio del
reticolo idrografico minore); quest’ultimo è stato considerato all’interno del bacino
il segmento idrico, il corso d’acqua maggiore che raccoglie la totalità degli
affluenti sia in destra che in sinistra idrografica.
Il Rio Rilo, si origina ad una quota di 1100.0 m s.l.m. a nord del Passo della
Fobbiola con un bacino imbrifero di 10 Kmq.
Si è condotta un’analisi di geomorfologia quantitativa sul bacino di quest’ultimo
(fino alla confluenza con il Toscolano) calcolando per ogni asta i numeri d’ordine
relativi secondo la metodologia proposta da Melton.
Per tale metodologia, tutti i tributari più piccoli vengono indicati come ordine 1;
dove due aste di ordine 1 si uniscono si forma un’asta di ordine 2, dove due aste
di ordine 2 si incontrano si forma un’asta di ordine 3 e così via.
Il ramo finale dell’asta attraverso cui tutte le portate defluiscono è quindi il
segmento di ordine più alto. E’ ovvio che il numero di aste di ogni dato ordine
sarà inferiore al numero di aste di ordine inferiore e superiore al numero di aste di
ordine superiore.
Il rapporto fra il numero dei segmenti di un dato ordine con il numero di
segmenti di ordine superiore è noto come Rapporto di biforcazione .
uN
1 uN + bR
Il rapporto di biforcazione non è lo stesso per ogni ordine ma tende comunque ad
essere costante per una serie. Questa osservazione è la base della legge di
Horton che ipotizza che il numero di segmenti di ogni ordine forma una sequenza
geometrica inversa con il numero d’ordine:
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u -k bu R N =
Quando il logaritmo del numero di segmenti è messo in relazione in un grafico
cartesiano con l’ordine di appartenenza, molti reticoli di drenaggio presentano
una relazione lineare.
Il calcolo del valore medio di per un reticolo idrografico può quindi essere
eseguito determinando la pendenza della retta di regressione.
bR
Il valore del Rapporto di biforcazione è un utile indicatore sia geologico che
idrologico. E’ infatti noto che valori di compresi tra 3 e 5 appartengono a
bacini idrologici in cui le strutture geologiche non hanno disturbato la formazione
della rete di drenaggio mentre valori superiori sono tipici della presenza di disturbi
tettonici che hanno influenzato la formazione del reticolo.
bR
Analogamente, bacini con basso valore di indicano la formazione di un
idrogramma di piena caratterizzato da un brusco picco, mentre alti valori di
indicano la formazione di un idrogramma di piena più basso ma più esteso.
bR
bR
Intero bacino del Rio Rilo
Ordine n. Equazione della retta di regressione
Coefficiente di correlazione R
bR
1 159 2 39
3 9 Log( ) = 2,99-0,72 b uN 0,987 5,62
4 1
Dall’analisi dei valori di si può dedurre da un punto di vista geologico come il
reticolo idrografico considerato abbia subito disturbi tettonici. Da un punto di
vista idrologico il valore di ottenuto indica per il rio idrogrammi caratterizzati
da un picco poco accentuato nelle portate di piena ma più prolungato nel tempo.
bR
bR
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Torrente Toscolano - Valle delle Camerate e Cartiere
Si tratta di una porzione di impluvio che dalla loc. Covoli si insinua verso sud nel
territorio comunale per circa 2.5 chilometri fino alla località Garde.
Morfologicamente la depressione valliva è caratterizzata da una accentuata
incisione nelle locali litologie con versanti mediamente molto acclivi (i valori
dell’acclività, mediamente molto elevati, si differenziano in relazione alla presenza
del substrato roccioso affiorante, del detrito di falda e/o dei depositi quaternari
conferendo al pendio una segmentazione a più livelli) e chiusa alle due estremità
da due profonde forre incise nel locale substrato lapideo ad opera del Torrente
Toscolano.
Il paesaggio è fortemente condizionato dalla storia geologica della valle che vede
la presenza di facies sedimentarie a cui, agli eventi tettonici che hanno portato
alla creazione di faglie, scorrimenti, piegamenti, si sono sovrapposti la successiva
rimodellazione glaciale e la più recente fase erosiva fluviale.
L’osservazione della sezione trasversale della Valle delle Camerate e delle
Cartiere mostra un profilo superiore aperto, legato all’azione del ghiacciaio,
modificato successivamente (conseguentemente all’abbassamento del livello di
base legato al ritiro glaciale) da un ringiovanimento del profilo a carico dell’azione
erosiva delle acque del torrente Toscolano.
La depressione valliva è caratterizzata planimetricamente da un andamento
debolmente meandriforme, orientato all’incirca N-S, che scorre fortemente
incassata nel substrato roccioso gardesano attraversando successioni litologiche
via via più recenti. Tra queste si sono osservate coperture eluvio colluviale e/o
detrito colluviato, alluvioni recenti ed attuali, falde e lingue di detrito, depositi
morenici e conglomerati glaciali e interglaciali di età imprecisata. Nell’ambito
delle formazioni rocciose si distinguono dalla più recente alla più antica:
Formazione della Scaglia Lombarda (Eocene – Cretaceo superiore), Formazione
della Maiolica (Cretaceo inferiore) e Formazione della Corna (Lias).
Numerosi infine i dissesti evidenziati sia in destra che in sinistra idrografica: in
generale si tratta di dissesti con superfici principali di scorrimento più o meno
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estese coinvolgenti porzioni di ammasso roccioso principalmente afferente alla
Scaglia Rossa, scivolamenti di massa a carico dei depositi quaternari e glaciali,
sormontanti il substrato roccioso (i fenomeni sono principalmente localizzati in
sinistra orografica ove si ha il maggiore sviluppo della copertura superficiale e con
spessori importanti es. loc. Luseti) e percorsi di colate detritiche di cui la
principale si situa in destra idrografica in loc. Covoli.
Nell’ambito dell’alveo del torrente, il corso d’acqua si presenta monocursale
leggermente sinuoso e caratterizzato da una larghezza media di 4-5 m impostato
preminentemente sul substrato roccioso afferente alla Formazione della Scaglia
Lombarda mascherato da locali accumuli di materiale in alveo anche sottoforma
di barre longitudinali e numerosi massi ciclopici di natura poligenica – esotici
alpini, micascisti.
Torrente Barbarano
Il tratto di corso d’acqua che interessa il territorio comunale si localizza
nell’estrema porzione nord occidentale, al confine con il comune di Gardone
Riviera, ed è caratterizzato da una lunghezza di circa 0.9 km. La testata del suo
bacino montano è delimitato a nord dai rilievi rocciosi del Monte Spino a est dalle
pendici Costa-Mandria chiudendosi a sud est dalla dorsale in località Le Prade.
Numerosi, infine, i tributari che si localizzano preminentemente in destra
idrografica lungo la Valle Lattarola e della Lobbia. Anche in questo caso si tratta
di un torrente montano piuttosto incassato in una valle con profilo a V,
globalmente simmetrico ed avente un andamento, per quanto compete al
territorio comunale, verso sud ovest.
Considerazioni generali sul reticolo idrografico del territorio comunale In generale, nel corso degli anni, considerevoli interventi antropici sono stati
realizzati a carico dei corpi idrici preminentemente nel loro basso corso ed in
corrispondenza delle aree edificate dove praticamente la totalità dei corsi
d’acqua minori è stato intubato e localmente modificato nel tracciato.
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Di pari passo la modifica dell’utilizzo del territorio ha comportato un incremento
continuo delle superfici impermeabilizzate e di quelle scolanti con un carico idrico
complessivo equiparabile se non superiore a quello intercettato dai naturali bacini
idrografici dei corsi naturali (diminuzione dell’aliquota persa per infiltrazione).
Conseguentemente, i fossi presenti sul territorio assumono una elevata
importanza sia sotto l’aspetto morfologico che in termini di deflusso idrico in
occasione di eventi meteo climatici significativi.
Le caratteristiche geomorfologiche dei bacini imbriferi, la natura dei corsi d’acqua
e le opere presenti in alveo ne consigliano la regolare periodica manutenzione
delle griglie, delle sponde e dei talweg.
Diverso è il caso del Torrente Bornico le cui criticità sono ben note e riportate
nello studio di riperimetrazione PAI (Anno 2002) per il quale oltre alle suddette
problematiche legate all’antropizzazione del basso corso si sommano fenomeni
di trasporto solido e problemi di consolidamento e mantenimento delle sponde
naturali (anche dei sottobacini).
5. Geomorfologia
L’analisi dei dati raccolti congiuntamente alle informazioni derivate dai rilievi di
campagna, hanno condotto all’elaborazione della CARTA GEOMORFOLOGICA,
prodotta alla scala 1:10.000 per tutto il territorio comunale, che visualizza la
distribuzione areale degli elementi geomorfologici caratteristici del territorio
mediante la rappresentazione grafica di tutte le forme e dei processi legati alla
dinamica dei versanti, ai processi fisico-chimici, all’azione delle acque e
all’intervento antropico.
La configurazione del paesaggio attuale è il risultato delle varie fasi
morfogenetiche che si sono succedute sul territorio a carico delle successioni
rocciose e dei depositi continentali. E’ evidente, comunque, come l’assetto
geologico e geostrutturale dei corpi affioranti costituisca l’elemento di base su cui
si sviluppano i successivi processi di rimodellamento.
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Geomorfologia generale e domini geomorfologici
Da un punto di vista prettamente geomorfologico nel Comune di Toscolano
Maderno si possono distinguere differenti domini geomorfologici: quello montano,
pedemontano e quello di conoide / costiero.
L’elemento che contraddistingue e condiziona l’assetto morfologico degli ambiti
presenti è rappresentato fondamentalmente dalla combinazione fra i tipi litologici
e i rapporti strutturali e stratigrafici esistenti fra loro.
Dominio montano
Una parte del territorio comunale nella porzione più interna è costituita da rilievi
rocciosi a morfologia aspra ed accidentata costituiti prevalentemente da litologie
calcaree di notevole potenza.
Le principali dorsali ed i rilievi si identificano con il Monte Spino (limite comunale),
Monte Pracalvis (1161 m s.l.m.) e Alberelli (1164 m s.l.m.) da ovest passando a
nord, Cima Mezzane (514 m s.l.m.) a est e il M.te Pizzocolo e M.te Castello di
Gaino che chiudono la parte montana a sud al passaggio con la fascia
pedemontana.
M.te Pizzocolo
M.te Castello di Gaino
Entroterra montano del territorio comunale – (Ortofoto del Comune di Toscolano Maderno)
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Dominio pedemontano
Tale dominio coincide con la fascia presente nell’immediato entroterra
caratterizzata da una morfologia più dolce anche se eterogenea, dove i regolari
pendii digradanti a lago costituiti dalla formazione più duttile dalla Scaglia
lombarda e dai depositi morenici, sono interrotti dalle piane fluvioglaciali di
Maclino, di Cabiana e di Cecina, allungate in senso parallelo alla sponda lacustre.
I rilievi morenici e le piane glaciali citate, caratterizzati da uno spessore
eterogeneo, sono legate all’azione di modellamento ed esarazione glaciale che
ha agito in modo differenziato sul substrato roccioso in relazione all’assetto
geostrutturale di quest’ultimo.
Successivamente ad una fase di ritiro glaciale, con l’abbassamento dell’allora
livello di base si è quindi instaurata una generale fase erosiva che ha portato
all’incisione dei depositi quaternari ed anche al substrato soggiacente, con la
creazione di solchi vallivi in seno ai quali affiora la formazione della Scaglia
lombarda, quali ad esempio la Valle di calcine, Valle Maina, Valle del Rio Piè
Costa e la principale Valle delle Cartiere.
A testimonianza di una tale evoluzione possono essere citati il doppio profilo dei
torrenti (esempio Toscolano), i conoidi di deiezione sospesi e colluviati (Cabiana-
Cervano), i terrazzamenti delle coltri moreniche.
I fianchi vallivi rocciosi citati, analogamente alla scarpata parallela alla sponda
lacustre (anch’essa in Scaglia Lombarda), rappresentano le porzioni più attive del
territorio comunale da un punto di vista della dinamica geomorfologica.
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Incisione della Valle delle Cartiere
I principali fenomeni di cui si ha evidenza all’interno di tali ambiti sono legati, per
quanto concerne gli elementi esogeni, all’azione chimico fisica degli agenti
atmosferici ed alla forza di gravità. Altri fattori predisponenti sono l’acclività dei
versanti e l’assetto geostrutturale degli ammassi rocciosi.
Dominio di conoide e lacustre
All’esterno della fascia pedemontana collinare delimitata a lago dalla ripida
scarpata rocciosa citata, si originano alcuni conoidi di deiezione/delta lacustri fra
cui i principali sono quello dei torrente Toscolano, del Torrente Bornico e del
Torrente Le Fa.
Tali corpi in generale si sviluppano dallo sbocco delle valli principali e,
disponendosi a ventaglio, si insinuano all’interno del bacino lacustre
interrompendo la fascia costiera caratterizzata da un andamento generale NE-
SW.
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Ambito di conoide – Conoide del Torrente Toscolano
Di quelle citate, le prime due, ai sensi dell’Art.7 della L.R 23 luglio 1996 n°16 e alla
Legge 3 agosto 1998 n°267 sono state classificate dall’Autorità di Bacino come
Ca – aree di conoide attive o potenzialmente attive non protette da opere
di difesa e di sistemazione – pericolosità molto elevata. Queste sono
successivamente state riperimetrate (Studio di riperimetrazione delle conoidi del
Torrente Toscolano e Bornico – Anno 2002) ai sensi della Legge 267/98, secondo
le direttive PAI art. 18 (N.T.A. delibera n°18 del 26/04/01), della L.R. 41/97 e DGR
n°7365 del 11/12/2001.
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Conoide del torrente Toscolano
Il conoide si sviluppa nella porzione centrale del territorio comunale allo sbocco
della valle delle Cartiere coprendo un dislivello globale di circa 35-40 m, ed è
completamente colonizzata dagli abitati di Maderno a sud e Toscolano a nord.
Morfologicamente, per quanto concerne la porzione emersa, costituito dalla
sovaimposizione di almeno due strutture deposizionali (paleodelta e conoide
recente), il conoide è rappresentato da un corpo deposizionale caratterizzato da
una forma a ventaglio (classificata fra i fluvial fans), con zona apicale collocata a
quota circa 90 m s.l.m. e quota minima 65 m s.l.m. (quota lago); arealmente
copre una superficie di circa 1.89 kmq con una lunghezza massima di circa 1300
m e larghezza massima circa 2080 m. Alcuni elementi emersi nell’ambito dello
studio “Caratteri morfostrutturali, sedimentologici e genetici del Lago di Garda”
(Curzi, Castellarin, Ciabatti e Badalini) fanno ritenere come buona parte dei livelli
sedimentati si siano depositi in ambiente deltizio definendo un paleodelta e che
tale paleodelta si estenda verso sud in modo subparallelo alla costa in
concordanza con il tratto finale del Torrente Toscolano.
Nella porzione media prossimale il corso d’acqua risulta molto incassato
all’interno dei depositi con scarpate accentuate che incidono la conoide antica
(paleo delta) ed i depositi deltizi recenti.
In seguito alla costruzione della diga di ponte Cola, il corso del torrente è passato
da una fase di deposizione ad una fase erosiva. In conseguenza di tale
evoluzione, la corrente idrica non possiede più la competenza necessaria a
prendere in carico parte del materiale presente in alveo nel tratto mediano –
distale.
A seguito delle carenze e problematiche a carico del corso d’acqua evidenziate
nello studio di riperimetrazione PAI, è stato predisposto dall’Ufficio Tecnico
Comunale nell’anno 2003 un progetto di sistemazione del Torrente Toscolano
localizzati nel basso corso del torrente.
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Le opere previste contemplavano la realizzazione di scogliere in massi ciclopici
con geometria a doppia fila, sistemazione del profilo longitudinale con movimenti
terra e sistemazione del fondo con posa materassi in ciottolame/materiale inerte.
In una fase successiva, si potrà valutare sulla base degli interventi eseguiti (da
verificare con l’analisi dettagliata del progetto e puntuale in campagna, confortata
da rilievi e sezioni topografiche di dettaglio), la diminuzione del rischio per eventi
piena (senza trasporto solido) di determinati tempi di ritorno (5-10 anni).
Conoide del torrente Bornico
Si sviluppa nella porzione meridionale del territorio comunale, al confine con il
comune di Gardone Riviera, allo sbocco a lago della omonima valle.
Anch’essa densamente antropizzata si sviluppa coprendo un dislivello di circa 20
m con zona apicale a circa 85 m s.l.m. e minima al livello del lago; arealmente
copre una superficie di circa 0.16 km con larghezza massima 300 m e lunghezza
di circa 530 m.
PRINCIPALI ELEMENTI DI DINAMICA GEOMORFOLOGICA
DEL TERRITORIO COMUNALE
Forme e processi legati alla gravità – Fenomeni di crollo e caduta massi
L’assetto geostrutturale della compagine rocciosa dei rilievi del M.te Castello di
Gaino e M.te Pizzocolo, causa l’isolamento di elementi rocciosi di dimensioni
variabili tra pochi dm3 fino a parecchi m3 e di porzioni di ammasso che sotto
l’azione della gravità possono mobilitarsi sottoforma di differenti fenomeni di
dissesto distinguibili principalmente in crolli puntuali che evolvono in fenomeni di
scoscendimento massi e frane di crollo.
Per quanto concerne il fenomeno di scoscendimento massi, i rilievi
geomorfologici di dettaglio condotti in corrispondenza della pendice del M.te
Castello hanno evidenziato:
• zone di distacco comprese fra quote che variano da 750-850 m s.l.m.
costituite da creste pinnacoli ed affioramenti rocciosi interessati da un forte
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grado di fatturazione, con una propensione al distacco di singoli elementi
rocciosi e/o di porzioni di ammasso stesso; nella zona sud occidentale la
cresta è spezzata da una cengia sede di un accumulo di massi ciclopici
potenzialmente mobilitabili;
• zona di transito dei massi anche con dimensioni V>4-5 mc costituita da
una pendice piuttosto regolare (a meno di alcune dorsali) caratterizzata da
inclinazioni medie di 35°-45°; e con una “copertura” variabile da substrato
roccioso affiorante (a monte), materasso detritico sia attivo che vegetato o
parzialmente vegetato, boschiva- arbustiva;
• zone di transito ed arresto rappresentate o da porzioni distali caratterizzate
da basse inclinazioni (<30°) spesso terrazzate antropicamente,
prevalentemente tenute a prato o ad oliveto;
Analoga situazione morfologica si presenta lungo la pendice occidentale del M.te
Castello e quella orientale del M.te Pizzocolo; in entrambi i casi, pur con un grado
di pericolosità elevata, le aree sottese dal fenomeno sono a minore rischio in
quanto la zona è meno antropizzata (gli elementi di vulnerabilità sono
rappresentati dalla strada delle Camerate e l’alveo del torrente Toscolano).
Da un punto di vista giaciturale nell’ambito del rilievo interessato dal fenomeno
si nota una variabilità legata all’assetto strutturale che differenzia la pendice
esposta a sud da quella occidentale (trust del M.te Castello) che vede in
corrispondenza di quest’ultima bancate a franappoggio, mentre in lato
meridionale sono dapprima a reggipoggio (porzione occidentale) e
successivamente piegano a franappoggio.
Nell’ambito del presente studio del Piano di Governo del Territorio si è delimitata
l’area di influenza interessata potenzialmente dal fenomeno di scoscendimento
massi, che, sulla base di valutazioni preliminari, rilievi di campagna e da dati a
disposizione (da DGR n°1566/2005) lambisce altimetricamente la quota 240 m
s.l.m. in seno alla piana di Cabiana e a valle della strada per Navazzo.
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Forme e processi legati alla gravità – Aree e versanti instabili, zone a
franosità diffusa
Le aree a cui si fa riferimento sono rappresentate dai fianchi vallivi della Valle
delle Cartiere, della valle del Torrente Bornico e la scarpata rocciosa subparallela
alla costa lacustre che delimita a lago la fascia pedemontana.
Nell’ambito di uno studio condotto per conto dell’Amministrazione Comunale
dallo Studio di Geologia Applicata ed Ambientale di Gargnano (Anno 2007), sono
stati censiti e classificati i più importanti dissesti rilevati nella Valle delle Cartiere
sia in stato di attività che quiescenza, si sono inoltre cartografati anche alcuni
fenomeni relitti.
Si tratta di processi, più o meno estesi e profondi, di erosione accelerata e
retrogressiva che coinvolgono sia i depositi di copertura che il substrato roccioso
costituito dalla Formazione della Scaglia Lombarda. Arealmente si passa da
eventi puntuali non cartografabili, a fenomeni più estesi, anche con fronti e
coronamento di lunghezza >20-30 m.
I fattori predisponenti i dissesti possono essere ascritti a:
• tipo litologico rappresentato da un substrato roccioso costituito
prevalentemente da marne foliate, poco competenti e facilmente erodibili;
• assetto geomeccanico e strutturale della compagine rocciosa, organizzata
in sottili strati interessati da intensa deformazione (strutture plicative, da
aperte a serrate a isoclinaliche);
• elevato grado di fratturazione dell’ammasso associato ad un grado di
alterazione variabile del materiale roccia;
• pendenze medio elevate dei versanti non compatibili con la qualità
dell’ammasso roccioso e/o le qualità geotecniche dei depositi superficiali;
• presenza di vegetazione che localmente appesantisce la coltre superficiale
e causa divaricazione dei giunti.
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I frequenti nubifragi verificatisi in questi ultimi anni hanno causato parziali
riattivazioni di fenomeni quiescenti nonché numerosi nuovi distacchi e crolli sia in
corrispondenza dei versanti della valle delle Cartiere.
I fenomeni riscontrabili sono ascrivibili a :
• frane in roccia, con superfici principali di scorrimento più o meno estese
(12-20 m a 100 m) coinvolgenti porzioni di ammasso roccioso
principalmente afferente alla Scaglia Rossa, completamente prive di
vegetazione e con riattivazioni principalmente in seno alle zone di
coronamento con cedimenti di blocchi e/o rimobilitazione di blocchi in
appoggio sulla superficie, morfologicamente sono ben riconoscibili la
nicchia principale di frana arcuata, il coronamento ed i fianchi, mentre a
causa di fattori naturali (asportazione ad opera delle acque correnti nel
fondovalle) non si rileva l’accumulo corrispondente; si evidenziano poco a
monte della loc. Contrada su entrambe le sponde, in loc. Caneto in sinistra
orografica (a quota circa 250 m slm), Maina sup. in sponda destra, frana di
Maina inferiore in sponda destra (consolidata in differenti fasi negli anni
2007 e 2008/2009);
• Frane di scivolamento traslazionale e rotazionale: sono
principalmente ascrivibili a scivolamenti di massa a carico dei depositi
quaternari e glaciali, sormontanti il substrato roccioso; la superficie di
scivolamento si localizza nella maggior parte dei casi in corrispondenza
dell’interfaccia substrato roccioso - copertura, in forza anche della
impermeabilità del litotipo marnoso della Scaglia Lombarda che,
impedendo l’infiltrazione delle acque meteoriche, porta all’insorgenza di
sovrappressioni idrauliche con conseguente diminuzione della resistenza al
taglio nei depositi sovrastanti; i fenomeni più significativi sono in loc. Caneto
in sponda destra (fenomeno di riattivazione nell’anno 2008 di una frana
degli anni ‘50-’60, già riattivatosi nel 1976) attualmente oggetto di un
intervento di consolidamento con fondi Regionali, in loc. Luseti che dal
fondovalle (circa 190 m. s.l.m.) si estende fino a quota circa 260 m s.l.m. la
più estesa in questa categoria di fenomeno (lunghezza di circa 150 m),
Maina superiore che presenta un’estensione complessiva di circa 75 m e
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un dislivello di 50-60 m e Vago rispettivamente di 100 e 75 m circa di
estensione.
• Frane di crollo: le aree sorgenti di fenomeni di crolli diffusi e di singoli
blocchi, si localizzano in corrispondenza delle zone di cresta e in seno alle
pareti rocciose subverticali in località Le Garde-Quattroruote e loc. Covoli;
entrambe le zone sono state interessate da alcuni studi e progetti di
mitigazione del rischio (gli ultimi interventi risalgono all’anno 2008) che
hanno portato alla posa in opera di barriere paramassi e interventi di
consolidamento attivo in corrispondenza degli areali individuati come
pericolosi e/o potenzialmente pericolosi.
Forme e processi legati alla gravità – Falde di detrito attive
Falde di detrito non stabilizzato sono state osservate in sponda orografica destra
e in particolare lungo le pendici meridionali del M.te Pizzocolo, costituito nella
porzione medio sommitale dalla formazione della Corna e alla base dalla
Formazione della Maiolica, lungo le pendici occidentali e meridionali del M.te
Castello di Gaino.
In generale le coltri detritiche sono caratterizzate essenzialmente da accumuli di
materiale incoerente configurati sottoforma di lingue detritiche oppure in falde e/o
coni coalescenti, allungati nel senso del pendio. I depositi sono costituiti, da
materiale roccioso sciolto, privo di vegetazione (e quindi da ritenersi tuttora attivo)
o poco vegetato. Si tratta di ghiaie grossolane a spigoli vivi, ben selezionate a
granulometria generalmente uniforme (dimensioni medie 10*15*20 cm)
rispecchiante la stratificazione media e il grado di fratturazione dell’ammasso
roccioso alimentante identificato in calcari micritici biancastri fittamente stratificati
(Maiolica), in loc. Caneto, diversamente, risulta alquanto eterogeneo e
morfometricamente diversificato (con blocchi e massi anche di notevoli
dimensioni) nella porzione lungo le ove si sovrappone una alimentazione dalle
pendici del M.te Pizzocolo e M.te Castello con una formazione rocciosa calcarea
(Corna) organizzata in banchi anche metrici.
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Forme e processi legati alla gravità – Cigli in arretramento e fasce e/o
zone interessate da fenomeni di dissesto diffusi
Sono compresi in tale categoria gli orli di scarpate e le fasce prospicienti i cigli
stessi attualmente in fase di arretramento, ossia interessati da erosioni
superficiali e ruscellamento che portano allo sviluppo di dissesti di varia natura,
con crolli di singoli elementi rocciosi, scivolamenti e frane in roccia ed in terreno.
Si tratta principalmente dei cigli delle pareti che incombono sulla strada statale
45 bis, i cigli dei versanti delle valli del Torrente Bornico, della Valle delle Cartiere
compreso il ciglio in terreno (conoide antica) appena a monte del ponte romano
dirimpetto alla sede comunale.
Forme e processi legati alla dinamica delle acque superficiali. Potenziali
percorsi di colata detritica e percorsi di colata detritica attiva.
In questa categoria sono stati raggruppati fenomeni riconducibili a percorsi di
colata detritica, colate detritiche in senso stretto.
Nell’ambito del territorio comunale, sono stati cartografati (considerando e
verificando quanto riportato nella Carta inventario dei fenomeni franosi in
Lombardia) i principali elementi attribuibili alle sopraccitate categorie
fenomenologiche.
Gli elementi morfologici che permettono, in generale, l’identificazione sul terreno
del potenziale verificarsi di tale fenomeno sono riconducibili alla presenza di
piccoli impluvi o incisioni rettilinee impostate su versanti molto acclivi che fungono
da collettori e canali di scarico di materiale detritico, che può potenzialmente
essere rimobilitato in massa in occasione di eventi meteorici molto intensi.
In questi casi l’alimentazione detritica è pressocchè continua e deriva da frane sia
in roccia che in detrito attivo, localizzate in seno a vallette e a versanti acclivi con
copertura detritica diffusa.
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Per quanto concerne i fenomeni cartografati, si tratta di, in loc. Maina inferiore
verificatosi nell’anno 2000, in loc. Caneto, rimobilitazione di fasce di materiale
detritico in appoggio sulla superficie topografica che si mantiene su valori
piuttosto elevati; le evidenze morfologiche fanno capo ad un canale di scarico e
ad una nicchia di frana in detrito.
Un altro fenomeno degno di nota è collocato nella porzione settentrionale a nord
della loc. Covoli che mostra un ampio canalone di scarico ingombro di materiale
detritico, che può essere mobilitato in occasione di eventi meteorici intensi, con
elementi anche di notevoli dimensioni, alimentato da una falda detritica adagiata
alle pendici inferiori del M.te Pizzocolo.
Altri potenziali percorsi di colata detritica sono riconoscibili in corrispondenza
delle falde di detrito sviluppate alle pendici del M.te Castello di Gaino.
6. Carta del dissesto con legenda uniformata PAI
In ottemperanza alla normativa regionale D.G.R. in oggetto (punto 5.1.2.1, punto
a)) si è redatta la Carta del Dissesto con legenda uniformata a quella del PAI alla
scala 10.000 estesa a tutto il territorio comunale.
Gli elementi contenuti nella carta provengono, in parte, dalla Carta inventario dei
fenomeni franosi regionale (confermati in campagna) ed in parte dal rilevamento
originale effettuato sul territorio comunale relativamente all’evoluzione
geomorfologica recente ed attuale.
Sono state aggiornate le riperimetrazioni PAI del Torrente Toscolano e Bornico, e
riportati in carta i maggiori e più significativi fenomeni di dissesto localizzati
all’interno della valle delle Cartiere e nella valle del torrente Bornico (frana del
Busser), nonché le pareti rocciose origine di crolli (M.te Castello e Pizzocolo).
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Ulteriori elementi geomorfologici riportati dalla cartografia Regionale sono stati
analizzati e verificati in campagna valutando quindi l’opportunità di un
recepimento in carta.
7. Inquadramento idrogeologico
La distribuzione delle unità idrogeologiche presenti nel territorio esaminato è
evidenziata nella Carta idrogeologica alla scala 1: 10.000 (Tav.03-1, 03-2, 03-3),
ove sono inoltre riportate le opere di captazione presenti sul territorio sia pozzi
che sorgenti ad uso idropotabile.
Nell’analisi di seguito espressa si è fornita una valutazione generale circa il grado
di permeabilità delle successioni litologiche del substrato roccioso e,
separatamente, dei depositi quaternari.
CARATTERISTICHE DELLE UNITA’ IDROGEOLOGICHE
LITOLOGIA PERMEABILITA’ DELL’ACQUIFERO
SIGNIFICATO IDROGEOLOGICO
Substrato roccioso
Dolomia principale
Media e media-alta per fessurazione e localmente carsismo
Circolazione idrica sviluppata, con locali decrementi dei valori di permeabilità in corrispondenza di fasce cataclasate
Calcare di Zu
Corso
Media per fessurazione Circolazione idrica mediamente sviluppata ma in considerazione degli circoscritti affioramenti riveste ad ampia scala un ruolo idrogeologicamente non determinante nel territorio
Corna Alta per fessurazione e carsismo
Circolazione idrica molto sviluppata anche con possibilità di lunghi percorsi sotterranei
Scaglia Rossa
Selcifero
F. Concesio
F.Navone
Ridotta per fessurazione Circolazione idrica estremamente irregolare e discontinua
Medolo
Maiolica
Conglomerati interglaciali
Media per fessurazione Circolazione mediamente sviluppata e dipendente dalla fessurazione
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Depositi superficiali
Detrito di versante e
falde di detrito
Elevata per porosità Circolazione idrica da molto a sviluppata, in relazione alla granulometria grossolana caratterizzante il deposito
Deposito di conoide e
alluvioni recenti
Elevata per porosità Circolazione idrica molto sviluppata, variabile solo localmente in relazione al contenuto di matrice fine eventualmente presente
Depositi costieri
Media per porosità Circolazione idrica mediamente sviluppata con locali decrementi fino a ridotta, le variazioni sono legate all’eterogeneità dei depositi (sabbie e ghiaie/ limi/ depositi antropici)
Depositi fluvioglaciali
Medio- alta per porosità Circolazione idrica mediamente sviluppata, con locali decrementi in dipendenza del contenuto di matrice fine
depositi glaciolacustri
Ridotta per porosità Circolazione idrica poco sviluppata in relazione alla granulometria componente i depositi
Depositi morenici
Ridotta per porosità Circolazione idrica poco sviluppata in ordine alla abbondante componente limose costituente la matrice
Sotto il profilo dell’approvvigionamento idrico ad uso idropotabile il territorio di
Toscolano Maderno è servito con sistema acquedottistico costituito da n°3 pozzi –
Pozzo Scuole (n°2 pozzi), Pozzo Marconi, Pozzo Dubbini e n°2 sorgenti – Sorgente
acqua salata e Sorgente Vesegna.
Caratteristiche principali pozzi e sorgenti ad uso idropotabile
Codice Nome Anno esecuzione
Quota circa
m slm
Profondità m
Portata Acquifero Permeabilità
1 Scuole 1976 85 81.50 40 l/s conoide alta 2 Marconi 1967 75 30 m 10 l/s conoide alta 3 Dubbini conoide alta A S.Vesegna - 705 - 1 l/s fessura alta B S.A.Salata 1970 190 - 30 l/s fessura alta
In merito alla circolazione idrica sotterranea e quindi all’assetto del sistema o
dei sistemi idrogeologici caratterizzanti il comprensorio comunale, sulla base dei
dati a disposizione, si sono delineate le caratteristiche principali.
Nel dettaglio si sono individuate tre unità idrogeologiche distinte:
- nella parte mediana, in corrispondenza dei Monti Castello di Gaino e
Pizzocolo, la circolazione idrica avviene entro rocce fratturate (la Corna, la
Maiolica ed il Medolo ) e parzialmente carsificate quali la Corna, limitate alla
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base dalla Formazione impermeabile della Scaglia Lombarda;
l’alimentazione idrica di questo settore è verosimilmente legata al serbatoio
carsico della Corna ed al serbatoio dolomitico del massiccio del Pizzocolo.
Sono legate a questo tipo di struttura idrogeologica le sorgenti presenti
lungo la Valle delle Cartiere (Sorgente Acqua Salata con portate sino a 60
l/sec).
- nella fascia dell’immediato entroterra, si presume che altri acquiferi possano
essere contenuti entro i depositi morenici (sostanzialmente sabbiosi e
ghiaiosi) e limitati alla base dal substrato roccioso o da livelli limosi a bassa
permeabilità (aldine sospese). In questo caso, poiché i serbatoi sono
piuttosto limitati, gli acquiferi, in maggioranza discontinui, hanno
generalmente rese piuttosto basse. Le sorgenti presenti in corrispondenza di
questi acquiferi hanno generalmente portate inferiori a 10 l/sec.
- in corrispondenza delle conoidi, ma con specifico riferimento a quella del
Toscolano, è possibile individuare due acquiferi, uno più superficiale,
caratterizzato da basse velocità di flusso, discreto arricchimento minerale
delle acque ed elevata durezza ed uno più profondo con chimismo simile a
quello della Sorgente Acqua Salata (Ph basico, bassa durezza e contenuto
in sali prossimo a 200 mg/l). Gli acquiferi presenti in questo settore sono
alimentati dal Torrente Toscolano; il lago interferisce con la falda superficiale
limitatamente alla zona vicina alla spiaggia e, in generale, non alimenta la
falda, infatti chimismo e temperatura dei due corpi idrici sono molto
differenti.
Per le captazioni ad uso idropotabile sono state riportate le aree di salvaguardia,
definite come le porzioni di territorio immediatamente circostanti il punto di
captazione in cui vengono imposti dei vincoli e limitazioni d’uso del territorio
finalizzati alla tutela delle acque dall’inquinamento.
Si distinguono la zona di tutela assoluta, zona di rispetto e zona di protezione; per
la normativa e le prescrizioni a cui sono assoggettate tali zone si rimanda al
capitolo “Quadro dei vincoli normativi”.
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8. Carta Litotecnica e di prima caratterizzazione geotecnica
La carta Litotecnica e di inquadramento di dettaglio, redatta alla scala 1:10.000
permette l’identificazione delle differenti configurazioni di tipo geologico presenti
sul territorio e rappresenta un valido aiuto ad una prima valutazione dei potenziali
fenomeni di amplificazione sismica associati ai diversi scenari.
Lo studio di prima caratterizzazione geotecnica dei terreni e delle rocce in
oggetto è stata elaborata organicamente prendendo in considerazione dati
acquisiti da studi svolti sul territorio comunale ad opera dello studio scrivente,
analisi di dati contenuti nell’ archivio comunale (pratiche edilizie archiviate presso
l’Ufficio tecnico).
A fine di conseguire una zonizzazione litotecnica del substrato roccioso e dei
depositi superficiali presenti sul territorio comunale sono state identificate
differenti categorie litotecniche mediante l’accorpamento delle unità geologiche
(rocce e terreni) con caratteristiche fisiche e litologiche analoghe e simile
comportamento geotecnico. Per ogni categoria si è cercato di fornire una stima
dei parametri geotecnici e una caratterizzazione geomeccanica di massima del
substrato roccioso (con l’esecuzione di rilievi geomeccanici speditivi nelle aree
rappresentative).
Tale caratterizzazione fornisce un’indicazione generale delle qualità geotecniche
dei terreni e geomeccaniche della compagine rocciosa, che tuttavia devono
essere verificate puntualmente in fase progettuale in relazione a particolari
eteogenità dovute a variazioni di litologia e spessori (cfr. transizioni fra depositi
fluvioglaciali/fluviolacustri o grado di fratturazione/deformazione del substrato
roccioso).
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Le litologie sono state suddivise come di seguito esplicitato:
SUBSTRATO ROCCIOSO3
Successioni dolomitiche massicce ed a banchi
Dolomia Principale
Successioni calcaree e calcareo dolomitiche a banchi
Calcare di Zu Corna
Successioni calcaree stratificate Maiolica
Successioni calcareo marnose e selcifere stratificate
Medolo, F.ne di Concesio, F.ne di Navone, Corso, Selcifero
Lombardo Successioni marnose e calcareo marnose Scaglia Lombarda
DEPOSITI DI COPERTURA
Depositi prevalentemente a grana fine Depositi fluviolacustri Depositi di conoide (fascia distale)
Depositi eluvio colluviali
Depositi prevalentemente a grana grossa e/o cementazione
Depositi detritici Depositi di conoide (fascia media
e prossimale) Depositi fluvioglaciali
Conglomerati
Alluvioni di fondovalle
Depositi a granulometria mista e di natura pseudocoerente
Depositi morenici
Depositi caratterizzati da eterogeneità e/o forte variabilità granulometrica
Depositi costieri Depositi fluvioglaciali/fluviolacustri
3 Le formazioni litologiche sono state attribuite alla classe prevalentemente rappresentata nella successione
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CARATTERISTICHE GEOLITOLOGICHE E GEOTECNICHE DI MASSIMA
DEI LITOTIPI AFFIORANTI
SUBSTRATO ROCCIOSO
Le caratteristiche di resistenza intrinseca del substrato roccioso sono
globalmente migliori delle coperture, tuttavia, in presenza di particolari condizioni
di alterazione, di dissoluzione chimica delle formazioni calcaree, di fratturazione e
di giacitura dei piani di discontinuità, anche le proprietà geomeccaniche degli
ammassi possono sensibilmente decrescere.
Mediante l’utilizzo di metodi di rilievo speditivi e la rielaborazione critica di dati a
disposizione, si è effettuata una valutazione di massima circa le qualità degli
ammassi rocciosi per i diversi litotipi affioranti indicando il valore di RMR secondo
la Classificazione di Bienwiasky e una stima dei valori dei principali parametri
geotecnici. I parametri riportati per il substrato roccioso si riferiscono sempre
all’ammasso roccioso e non al materiale roccia intatto.
I valori di RMR riportati sono indicativi e orientativi di una classe di valori; resta
inteso, come precedentemente espresso, come tali valori siano da verificare nel
dettaglio per ogni indagine puntuale.
SUCCESSIONI DOLOMITICHE MASSICCE E A BANCHI
DOLOMIA PRINCIPALE
Le formazioni sono costituite da dolomie e calcari dolomitici a
stratificazione indistinta od organizzati in banchi di potenza
metrica. I rilievi eseguiti hanno fornito i seguenti risultati:
In generale si ha l’appartenenza alla Classe II e III della
Classificazione geomeccanica di Bieniawsky con RMR base 63 -
70 e con qualità dell’ammasso roccioso da discreta a buona.
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Le caratteristiche geotecniche indicative attribuite all’ammasso
roccioso:
RMR c(kPa) φpicco
63-70 320-380 39° - 43°
SUCCESSIONI CALCAREE A BANCHI
CORNA – CALCARE DI ZU
Le formazioni, in specialmodo la Corna, sono costituite da calcari
in strati potenti e in banchi di potenza metrica (1.0-2.0 m).
I rilievi eseguiti hanno fornito i seguenti risultati:
In generale appartenenza alla Classe I e II della Classificazione
geomeccanica di Bieniawsky con RMR 65 - 95 e con qualità
dell’ammasso roccioso da buona ad ottima. Le caratteristiche
geotecniche indicative attribuite all’ammasso roccioso:
RMR c(kPa) φpicco
65-95 320-350 37° - 47°
SUCCESSIONI CALCAREE, CALCAREO MARNOSE E SELCIFERE
STRATIFICATE
MAIOLICA, MEDOLO, F.NE DI CONCESIO, F.NE DI NAVONE, CORSO,
SELCIFERO LOMBARDO
Si tratta di formazioni rocciose stratificate o fittamente stratificate
costituite da calcari marnosi e selci, o intercalazioni di selci, o selci
prevalenti.
I rilievi eseguiti hanno fornito i seguenti risultati: appartenenza alla
Classe III della Classificazione geomeccanica di Bieniawsky con
RMR 50 - 55 e globalmente con qualità mediocri/discrete.
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Le caratteristiche geotecniche indicative attribuite all’ammasso
roccioso:
RMR c(kPa) φpicco
50-55 250-350 35° - 42°
SUCCESSIONI MARNOSE E CALCAREO MARNOSE STRATIFICATE
SCAGLIA LOMBARDA
La formazione è distinta in Scaglia Variegata, Scaglia Rossa e
Scaglia Cinerea, costituite prevalentemente da marne e calcari
marnosi fittamente stratificati e interessati forti deformazioni (fasci
di strutture plicative da chiuse a serrate/ isoclinali, con assi disposti
parallelamente alla sponda lacustre.
I rilievi eseguiti hanno fornito i seguenti risultati: appartenenza alla
Classe III-IV della Classificazione geomeccanica di Bieniawsky
con RMR 50 - 35 e globalmente con qualità mediocri.
Le caratteristiche geotecniche indicative attribuite all’ammasso
roccioso:
RMR c(kPa) φpicco
40-53 100-320 29° - 38°
Depositi superficiali
DEPOSITI PREVALENTEMENTE A GRANA MEDIO FINE
DEPOSITI DI ALTERAZIONE SUPERFICIALE – ELUVIO-COLLUVIALI
In questo gruppo sono stati accorpati tutti i depositi superficiali di alterazione
eluvio colluviali sovrastanti le coperture quaternarie di varia natura
indifferentemente se glaciali o detritici, caratterizzati da potenze significative (non
sono state cartografate le coperture di esiguo spessore).
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Si tratta in generale di terreni limo-argillosi con colorazioni prevalentemente
rossastre con rari clasti e ciottoli inclusi.
I terreni sopra decritti possono essere classificati, in generale come CL, ML, CH o
MH secondo la classificazione USCS e A-4 (in minore misura), A-6, A-7-6.
Si tratta in generale di terreni con scarsa – nulla capacità drenante, qualità
portanti mediocri/scadenti; la coesione non drenata (per verifiche a breve termine)
è fortemente influenzata dalle condizioni di umidità naturale o da
sovraconsolidamento per essiccazione.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici
ipotizzati:
Terreni γ (kN/mc)
φ’ (°)
Cu4
KPa Limoso-argillosi 16-18 22-28 5-10
DEPOSITI FLUVIOLACUSTRI
In questo gruppo, peraltro non molto esteso nell’ambito del territorio comunale,
rientrano i depositi glaciali di natura lacustre e fluviolacustri da sbarramento ad
opera di cordoni morenici.
Si tratta in generale di terreni prettamente limosi e limo-sabbiosi, con rari clasti
(ghaietto-ghiaia media), di colorazione grigia e grigio-nerastra spesso
caratterizzati da struttura varvata.
I terreni sopra decritti possono essere classificati, in generale come CL-ML,
secondo la classificazione USCS e prevalentemente secondo A-4 la
classificazione AASHO.
4 Per verifiche a breve termine
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Si tratta in generale di terreni con scarsa capacità drenante, qualità geotecniche
mediocri.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici
ipotizzati:
Terreni γ (kN/mc)
φ’ (°)
c’ KPa
Limosi 17-18.5 28-31 0-5
DEPOSITI PREVALENTEMENTE A GRANA GROSSA E/O CEMENTATI
ACCUMULI DETRITICI da attivi a colonizzati e CONGLOMERATI
INTERGLACIALI DI ETA’ IMPRECISATA
All’interno di questa categoria sono stati raggruppati i depositi grossolani afferenti
al detrito di versante con differente grado di stabilizzazione (più o meno attivi),
localmente interessati da cementazione.
Si tratta di materiali incoerenti costituiti in generale da ghiaie sabbiose, ghiaie e
ciottoli e blocchi, morfometricamente eterogenei e con basso grado di
arrotondamento (prevalentemente angolari e subangolari), con natura litologica
rispecchiante il bacino di alimentazione (calcari, calcari marnosi);
I terreni sopra decritti possono essere classificati, principalmente come, GM, GM-
GW, secondo la classificazione USCS e A-1a e A-1b e A-2 secondo la CNR UNI
10006.
Si tratta in generale di terreni con elevata capacità drenante, qualità geotecniche
da discrete a buone.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
Terreno γ
(t/mc)
φ’
(°)
c’
Ghiaie sabbiose Ghiaie e sabbie
con ciottoli
1.80-2.10 32-38 0
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I conglomerati presenti sul territorio comunale sono riferiti a depositi interglaciali,
presumibilmente localizzati temporalmente nell’interglaciale Riss-Wurm, posti a
quote topograficamente elevate.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
Terreno γ
(t/mc)
φ’
(°)
c’
Conglomerati 2.0-2.5 >37 >20-25
DEPOSITI FLUVIOGLACIALI E ALLUVIONALI
All’interno di questa categoria sono stati raggruppati i depositi fluvioglaciali ed di
natura prettamente incoerente.
Si tratta di materiali incoerenti differenziati in ghiaie sabbiose, ghiaie limose e
sabbiose e ghiaie e sabbie, organizzate in livelli ed orizzonti con clasti isorientati
ed embricati ad opera dell’azione trattiva delle correnti.
I terreni sopra decritti possono essere classificati, principalmente come, GW, GP
e GM secondo la classificazione USCS e A-1a e A-1b, in misura minore A-2
secondo la CNR UNI 10006.
Si tratta in generale di terreni con buona ottima capacità drenante, qualità
portanti discrete – buone, compressibilità nulla.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
γ (kN/mc)
φ’ (°)
C’ kPa
Nspt
18 - 19.5 32-37 0 10-30
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DEPOSITI DI CONOIDE
Appartengono a questa categoria i sedimenti costituenti i conoidi dei Torrenti
Toscolano e Bornico.
Si tratta, nella fascia media e prossimale, di materiali incoerenti costituiti da
ghiaie sabbiose, ghiaie limose e sabbiose e ghiaie e sabbie, con ciottoli e
localmente con grossi trovanti immersi, organizzate in livelli ed orizzonti con clasti
isorientati ed embricati ad opera dell’azione trattiva della corrente.
Il grado di addensamento è variabile in generale diminuisce passando dalla zona
prossimale a quella distale
I terreni sopra decritti possono essere classificati, principalmente come, GW, GP
e GM secondo la classificazione USCS e A-1a e A-1b, in misura minore A-2
secondo la CNR UNI 10006.
Si tratta in generale di terreni con buona ottima capacità drenante, qualità
portanti discrete – buone, compressibilità nulla.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
γ (kN/mc)
φ’ (°)
C’ kPa
Nspt
18 - 19.5 32-37 0 10-30
DEPOSITI A GRANULOMETRIA MISTA E DI NATURA PSEUDOCOERENTE
DEPOSITI MORENICI
I depositi morenici sono costituiti, in generale, da terreni misti, massivi,
rappresentati da ghiaie sabbiose con ciottoli e trovanti di natura poligenica,
immersi in matrice prevalentemente limosa, sovraconsolidata con indice di
plasticità caratterizzato da valori medio bassi; il grado di addensamento è
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globalmente da medio ad elevato con valori da Nspt che tipicamente vanno a
rifiuto anche a deboli profondità.
I terreni sopra decritti possono essere classificati, principalmente come, GM, GM-
ML, GC-CL secondo la classificazione USCS e A-2 e A-4 secondo la CNR UNI
10006.
Si tratta in generale di terreni con mediocre-scarsa capacità drenante e qualità
portanti buone-ottime.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
γ (kN/mc)
φ’ (°)
C’ kPa
Nspt
19.5-21 34-40 0-25 >20
DEPOSITI CARATTERIZZATI DA ETEROGENEITA’ GRANULOMETRICHE
DEPOSITI COSTIERI
All’interno di questa categoria sono stati raggruppati i depositi costieri ed in
genere riporti di natura eterogenea.
Si tratta per i primi di materiali incoerenti differenziati in ghiaie sabbiose, ghiaie
limose e sabbiose e ghiaie e sabbie (alluvionali e di conoide distale rimaneggiati
dall’azione delle onde), passanti a limi sabbiosi e sabbie.
I terreni sopra decritti possono essere classificati, principalmente come, GW, GP
e GM passanti a ML – MH secondo la classificazione USCS e A-1a e A-1b, in
misura minore A-2 e A- 4 secondo la CNR UNI 10006.
Si tratta in generale di terreni con buona ottima capacità drenante, qualità
portanti discrete – buone, compressibilità nulla, per quelli granulari, e discrete
mediocri qualità di portanza per le componenti più fini.
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Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
Terreno γ (kN/mc)
φ’ (°)
C’ kPa
Dep. costieri 18 - 19.5 29-34 0
Per i riporti antropici la distinzione e classificazione granulometrica risulta, in
questa fase, più incerta data l’estrema eterogeneità in ordine alla natura e
distribuzione delle frazioni granulometriche.
TERRENI A COMPORTAMENTO INCOERENTE
All’interno di questa categoria sono stati raggruppati i depositi granulari afferenti
ai depositi fluvioglaciali ed in genere alluvionali.
Si tratta di materiali incoerenti differenziati in ghiaie sabbiose, ghiaie limose e
sabbiose e ghiaie e sabbie, organizzate in livelli ed orizzonti con clasti isorientati
ed embricati ad opera dell’azione trattiva delle correnti.
I terreni sopra decritti possono essere classificati, principalmente come, GW, GP
(in relazione alla zona di campionamento) e GM secondo la classificazione USCS
e A-1a e A-1b, in misura minore A-2 secondo la CNR UNI 10006.
Si tratta in generale di terreni con buona ottima capacità drenante, qualità
portanti discrete – buone, compressibilità nulla.
Si riassumono di seguito i valori dei principali parametri geotecnici:
γ (kN/mc)
φ’ (°)
C’ kPa
Nspt
18 - 19.5 32-37 0 10-30
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9. Carta di Sintesi della Pericolosita’ geologica
L’elaborazione di tutte le conoscenze geologiche reperite sul territorio,
unitamente all’analisi dettagliata dei dati geologico-tecnici e geomorfologici, ha
consentito la redazione della cartografia di Sintesi della pericolosità geologica
relativa al territorio urbanizzato (Tav. 6 alla scala 1:5.000). Scopo di tale analisi è
quello di effettuare una zonazione del territorio per aree omogenee dal punto di
vista della pericolosità geologica relativamente ad uno specifico fenomeno che
può interessarlo. L’elaborato cartografico deriva dallo sviluppo organico degli
elementi ricavati dalle analisi generale e di dettaglio, quali: genesi dei depositi,
litologia, giaciture di strato, utilizzo del suolo, grado di fratturazione degli
ammassi rocciosi, assetto tettonico, processi geomorfici legati alla gravità ed alle
acque superficiali.
Si riportano di seguito i principali fenomeni di pericolosità geologica di cui si è
riscontrata la presenza a differente scala nel territorio comunale di Toscolano
Maderno.
N° Elementi di pericolosità riscontrati
1 Aree con elevata acclività e potenzialmente interessate dal distacco di massi o di porzioni e masse rocciose
2 Aree di influenza distale delle pareti potenzialmente interessate da fenomeni di crollo
3 Aree di frana attiva e quiescente
4 Zone di ciglio interessate da fenomeni di instabilità
5 Aree prospicienti cigli di scarpate in arretramento o potenzialmente interessate da fenomeni di arretramento
6 Versanti acclivi potenzialmente soggetti a fenomeni di dissesto (acclività > del 35%)
7 Aree con terreni caratterizzati da scadenti caratteristiche geotecniche e/o a bassa soggiacenza della falda (Lago)
8 Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico
(a differente pericolosità derivate dallo studio per la riperimetrazione delle conoidi)
9 Aree adiacenti ai corsi d’acqua da mantenere a disposizione per consentire l’accessibilità per interventi di manutenzione (Fasce di
rispetto del Reticolo idrico minore)
10 Zone di rispetto e di tutela assoluta delle captazioni a scopo idropotabile
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Per la descrizione dettagliata di ogni singolo fenomeno si rimanda al paragrafo
dell’inquadramento geomorfologico e litotecnico ed al Quadro dei vincoli
Normativi.
Di seguito si riassumono sinteticamente i criteri adottati al fine della delimitazione
dei fenomeni di cui al punto 2 e al punto 8.
2 Aree di influenza distale delle pareti potenzialmente interessate da fenomeni di crollo
Nel dettaglio, nella Carta di pericolosità geologica in esame è stata delimitata alle
pendici del Monte Castello di Gaino una fascia potenzialmente interessata
dal transito e arresto di massi potenzialmente distaccatisi dalla cresta
rocciosa del rilievo rivolta a sud est. (Tale fascia nella Carta di fattibilità è
stata inclusa in classe 3 corrispondente ad un grado di pericolosità medio mentre
la fascia a monte interessata da pericolosità alta e molto alta – comprendente
anche le zone di distacco- rientrano in Classe 4 punto 1 della tabella sopra
riportata).
Ai fini della delimitazione si è utilizzato il criterio morfologico della pendice
accompagnato da accurati rilievi e stese geomeccaniche di dettaglio in parete,
seguendo anche quanto suggerito dalla Delibera Regionale 7374 “Procedure per
la valutazione della pericolosità da frana” contenute nella Delibera regionale di
riferimento per la componente geologica.
Secondo le valutazioni condotte, il limite di valle delimitante la fascia di influenza
distale risulta piuttosto variabile altimetricamente, in relazione alla probabilità di
distacco/crollo e caduta dei massi (anche di dimensioni metriche), variabilità
laterale della tipologia di “substrato” (detrito, detrito stabilizzato e affioramenti
rocciosi) e della morfologia del versante, passando da quota 350 sopra loc. Folino
a 234 in loc. Cervano per poi risalire a 320 nella porzione nord est.
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8 Aree vulnerabili dal punto di vista idraulico (a differente pericolosità derivate dallo studio per la riperimetrazione
delle conoidi)
Per quanto attiene le aree a vulnerabilità idraulica, si sono riportate le zone
di pericolosità idraulica scaturite dallo Studio di Riperimetrazione dei Conoidi dei
Torrenti Toscolano e Bornico (Anno 2002), recependole inoltre nella carta del
Dissesto (Tav.9)
Tali conoidi erano già stati classificati, nel 1998, dall’Autorità di Bacino del Fiume
Po nell’ambito del Piano di Assetto Idrogeologico (PAI) come Ca – aree di conoidi
attive o potenzialmente attive non protette da opere di difesa e di sistemazione a
monte – pericolosità molto elevata.
La procedura seguita nello studio ha concorso alla delimitazione delle seguenti
classi di pericolosità. Queste sono state successivamente accorpate, anche nella
carta di sintesi della pericolosità, ai fini della determinazione della fattibilità delle
azioni di piano.
• Pericolosità molto bassa (H1): area che per caratteristiche
morfologiche ha basse o nulle probabilità di essere interessata dai
fenomeni di dissesto;
• Pericolosità bassa (H2): area mai interessata nel passato da
fenomeni alluvionali documentati su base storica o area protetta da
opere di difesa idraulica ritenute idonee anche in caso di eventi
estremi con basse probabilità di essere interessata da fenomeni di
dissesto;
• Pericolosità media (H3): area interessata nel passato da eventi
alluvionali e da erosioni di sponda documentati su basi storiche; area
con moderata probabilità di essere esposta a fenomeni alluvionali
(esondazioni) e ad erosione di sponda. In particolare si possono
avere deflussi di altezze idriche ridotte (massimo 20-30 cm) e
trasporto di materiali sabbioso ghiaiosi;
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• pericolosità alta (H4): area con alta probabilità di essere
interessata da fenomeni di erosioni di sponda e di trasporto di massa
e/o trasporto solido con deposizione di ingenti quantità di materile
solido, con danneggiamento di opere e manufatti;
• Pericolosità molto alta (H5): comprende l’alveo attuale con le sue
pertinenze ed eventuali paleoalvei riattivabili in caso di piena ed
eccezionalmente porzioni di conoide.
Sulla base della legenda della Cartografia PAI, alle aree a differente pericolosità
individuate nello studio di riperimetrazione sono attribuite le seguenti zone,
adottate come aggiornamento alla precedente perimetrazione PAI (punto 5.1.2.2.
Tab.2 della DGR 7374/2008) :
Ca – area di conoide attivo non protetta: corrispondente alla classe di
pericolosità H4-H5;
Cp – area di conoide attivo parzialmente protetta: corrispondente alla
classe H3;
Cn – area di conoide non recentemente attivatosi o completamente
protetta: corrispondente alle classi H2 e H1;
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10. Carta della Pericolosita’ sismica locale
L’elaborazione delle conoscenze geologiche globali reperite sul territorio,
unitamente all’analisi dettagliata dei dati geologico-tecnici e geomorfologici, ha
consentito la redazione della cartografia della pericolosità sismica locale estesa a
tutto il territorio comunale (Tav. 07).
Scopo di tale analisi è quello di effettuare una zonazione del territorio per aree
omogenee dal punto di vista della pericolosità geologica e del rischio sismico.
L’elaborato cartografico deriva dallo sviluppo organico degli elementi ricavati
dalle analisi generali e di dettaglio, quali: genesi dei depositi, litologia, utilizzo del
suolo, processi geomorfici legati alla gravità ed alle acque superficiali, morfologia
del terreno e tutte le combinazioni degli elementi sopraesposti che possano
indurre fenomeni di amplificazione sismica locale.
In ottemperanza alla D.G.R. VIII/7374 del 28/05/08 si è operata inoltre l’analisi e la
valutazione degli effetti sismici di sito, applicando le procedure definite dalla
Delibera regionale stessa.
La procedura prevede, essendo Toscolano Maderno ricadente nella Zona
sismica 2 (ex Ordinanza PCM 3274 e Classificazione sismica 2006), l’analisi del
sito:
• sia con l’applicazione dell’approccio di 1° livello, mediante la redazione
della carta di pericolosità sismica con riconoscimento delle aree passibili di
amplificazione sismica sulla base di osservazioni geologiche
geomorfologiche e geotecniche generali;
• sia con l’applicazione dell’approccio di 2° livello, mediante una
caratterizzazione semiquantitativa degli effetti di amplificazione attesi nelle
aree perimetrate nella carta di pericolosità sismica.
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Per l’individuazione degli scenari di pericolosità sismica locale si è fatto
riferimento alla Tabella 1 di cui all’Allegato 5 della D.g.r. 8/7374 sotto riportata.
Sigla SCENARIO PERICOLOSITA’ SISMICA LOCALE EFFETTI
Z1a Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi
Z1b Zona caratterizzata da movimenti franosi quiescenti
Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a rischio di
frana
Instabilità
(da Allegato 5 – DGR n°VIII/7374 del 28/05/08)
Z2
Zone con terreni di fondazione particolarmente
scadenti (riporti poco addensati, terreni granulari fini
con falda superficiale)
Cedimenti e/o
liquefazioni
Z3a
Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete
subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco, orlo di
terrazzo fluviale o di natura antropica)
Z3b Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo:
appuntite – arrotondate
Amplificazioni
topografiche
Z4a Zona di fondovalle con presenza di depositi alluvionali
e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi
Z4b Zona pedemontana di falda di detrito, conoide
alluvionale e conoide deltizio-lacustre
Z4c Zona morenica con presenza di depositi granulari e/o
coesivi (compresi le coltri loessiche)
Z4d Zone con presenza di argille residuali e terre rosse di
origine eluvio-colluviale
Amplificazioni
litologiche e
geometriche
Z5 Zona di contatto stratigrafico e/o tettonico tra litotipi
con caratteristiche fisico-meccaniche molto diverse
Comportamenti
differenziali
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In base alla tabella precedente sono state riconosciuti per il territorio di Toscolano
Maderno i seguenti scenari di pericolosità sismica locale (PSL) riferibili a:
Sigla
Scenario Effetti
Z1a-b Zona caratterizzata da movimenti franosi attivi
e quiescenti
Instabilità
Z1c Zona potenzialmente franosa o esposta a
rischio di frana
Instabilità
Z2 Zone con terreni di fondazione particolarmente
scadenti (riporti poco addensati, terreni
granulari fini con falda superficiale)
Cedimenti e/o liquefazioni
Z3a Zona di ciglio H > 10 m (scarpata con parete
subverticale, bordo di cava, nicchia di distacco,
orlo di terrazzo fluviale o di natura antropica)
Amplificazioni topografiche
Z3b Zona di cresta rocciosa e/o cocuzzolo:
appuntite – arrotondate
Amplificazioni topografiche
Z4a Zona di fondovalle con presenza di depositi
alluvionali e/o fluvio-glaciali granulari e/o coesivi
Z4b Zona pedemontana di falda di detrito, conoide
alluvionale e conoide deltizio-lacustre
Z4c Zona morenica con presenza di depositi
granulari e/o coesivi (compresi le coltri
loessiche)
Amplificazioni litologiche e
geometriche
Z4d Zone con presenza di argille residuali e terre
rosse di origine eluvio-colluviale
Comportamenti
differenziali
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2° livello – Procedura semplificata per effetti litologici
La procedura consiste in un approccio semiquantitativo e fornisce una stima della
risposta sismica dei terreni in termini di valore di Fa (fattore di amplificazione).
Il valore di Fa è stato calcolato sulla base di amplificazioni litologiche o
topografiche per tipologie edilizie con periodo proprio compreso nell’intervallo di
periodo 0.1-0.5 s e 0.5-1.5 s, in alcune aree campione o considerate di
importanza strategica o di sicurezza o aree di futura espansione.
Il valore di Fa calcolato con i differenti metodi viene poi utilizzato al fine di valutare
il grado di protezione raggiunto al sito dall’applicazione della Normativa sismica
vigente (D.M. 2008 - Norme tecniche per le costruzioni) confrontandolo con il
valore di Fa di soglia calcolato per il Comune di Toscolano Maderno.
I dati utilizzati nelle analisi ai fini del calcolo del coefficiente di amplificazione
sismica locale Fa sono dati a disposizione da analisi di laboratorio, dati di analisi
indirette S.C.P.T. e da indagini di sismica passiva originali, di questi si forniscono,
come da Delibera regionale, differenti gradi di attendibilità.
Dati Attendibilità Tipologia
Litologici Alta Da prove in sito e analisi di laboratorio
Stratigrafici Media Da indagini indirette (prove S.C.P.T. )
Geofisici Alta Da indagini di sismica attiva e passiva
(microtremore, Re.Mi. e Masw)
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11. Indagini di sismica passiva5
Nel comune di Toscolano-Maderno è stata eseguita una prospezione sismica
attiva e passiva al fine di classificare alcuni siti secondo le Norme Tecniche per le
Costruzioni (2008) e la normativa della Regione Lombardia in materia sismica.
A tale scopo sono state effettuate:
8 misure sismiche passive a stazione singola (2 per 3 diversi siti +2 per siti
singoli),
3 prove MASW (Multichannel Analysis of Surface Waves, Park et al., 1999,
Geophys., 64, 800-808),
3 prove ReMi (Refraction Microtremor, Louie, 2001, Bull. Seism. Soc. Am.,
91, 347-364)
Le indagini permettono rispettivamente di caratterizzare:
1. indagini passive a stazione singola: le frequenze di risonanza dei terreni e la
stratigrafia sismica del sottosuolo nel punto di misura,
2. MASW e ReMi: la velocità delle onde di taglio (S) dei terreni, inferendola
dalla velocità delle onde di Rayleigh e/o Love.
La prova 1) permette la ricostruzione di una stratigrafia sismica bidimensionale
(2D) mentre la prova 2) dà una stratigrafia “media” (1D) sotto la sezione indagata.
STRUMENTAZIONE IMPIEGATA E IMPOSTAZIONI DI MISURA
Per la sismica passiva a stazione singola: le misure di microtremore ambientale
sono state effettuate per mezzo di un tromografo digitale portatile Tromino®
(Micromed spa), dotato di tre sensori elettrodinamici (velocimetri) ortogonali
rispondenti nella banda 0.1-250 Hz. Il rumore sismico ambientale è stato
5 L’indagine e l’elaborazione dei dati è stata condotta in collaborazione con la Dott.ssa
Geol. Silvia Castellaro di Venezia
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acquisito ad una frequenza di campionamento di 128 Hz, amplificato,
digitalizzato a 24 bit equivalenti e registrato per 20 min in ciascun sito.
Per la sismica in array: si è impiegato un array digitale a 16 canali (SoilSpy
Rosina, Micromed spa), collegato a geofoni verticali a frequenza propria di 4.5 Hz.
La digitalizzazione del segnale avviene direttamente sui geofoni, il che elimina la
possibilità di fenomeni di cross-talk lungo il cavo, migliorando il rapporto segnale-
rumore. Le acquisizioni sono state condotte alla frequenza di campionamento di
512 Hz.
DEFINIZIONI
Il tipo di stratigrafia che le tecniche sismiche possono restituire si basa sul
concetto di contrasto di impedenza. Per strato si intende cioè un’unità distinta da
quelle sopra e sottostanti per un contrasto di impedenza, ossia per il rapporto tra
i prodotti di velocità delle onde sismiche nel mezzo e densità del mezzo stesso.
UBICAZIONE DELLE MISURE
Tutte le misure sono state ubicate su terreno naturale nei siti indicati nella
cartografia allegata.
PROCEDURE DI ANALISI
PROCEDURA DI ANALISI DATI PER STAZIONI SINGOLE H/V
Dalle registrazioni del rumore sismico ambientale in campo libero sono state
ricavate le curve H/V, secondo la procedura descritta in SESAME (2004), con
parametri:
⇒ larghezza delle finestre d’analisi 20 s,
⇒ lisciamento secondo finestra triangolare con ampiezza pari al 10%
della frequenza centrale,
⇒ rimozione dei transienti sulla serie temporale degli H/V.
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PROCEDURA DI ANALISI DATI PER MASW E REMI
Le due tecniche vengono presentate insieme stanti le similitudini di esecuzione di
analisi dati e di risultati che possono fornire.
Per la prova MASW si è energizzato il sottosuolo tramite caduta di un grave a 3 m
di distanza da primo geofono. L’acquisizione è durata 2 secondi a partire
dall’istante di superamento di soglia al geofono trigger. Per ogni punto sono state
effettuate 3 energizzazioni e si è usato il segnale mediato (stack) per l’analisi della
dispersione delle onde di superficie.
Per la prova ReMi la registrazione del microtremore sismico ambientale è
avvenuta per 5 minuti consecutivi. Il sistema multicanale SoilSpy impiegato in
questo studio, a differenza dei sismografi tradizionali, non ha limiti di durata delle
registrazioni in quanto progettato anche per le registrazioni passive, dove questa
è una caratteristica importante. Tutte le analisi sono state condotte col software
Grilla (Micromed s.p.a.) a corredo degli strumenti.
Le serie temporali ottenute da entrambe le tecniche sono state elaborate nel
dominio frequenza-velocità di fase (slant-stack, e trasformata di Fourier) al fine di
discriminare la curva di dispersione delle onde di Rayleigh. Nel caso della prova
ReMi passiva sono state ricostruite 50 curve di dispersione (due per ogni 10 s di
misura, assumendo velocità positive e negative di propagazione del fronte
d’onda) e tra tutte si sono selezionate quelle in cui detta curva risultava più nitida,
sia nel modo fondamentale che superiori.
Per ogni sito si mostrerà:
1) il confronto tra le curve H/V registrate nei punti a ¼ e ¾ della lunghezza
dello stendimento,
2) gli spettri delle 3 componenti del moto da cui le curve H/V sono state
generate. Tali spettri permettono di capire se i picchi H/V osservati sono di
origine antropica o naturale,
3) gli spettri di velocità di fase dell’onda di Rayleigh ricavati da prova MASW e
ReMi,
4) il profilo di Vs (velocità delle onde sismiche di taglio) derivante dal fit
congiunto di prove a stazione singola e in array.
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TOSCOLANO – SITO 1 (CONOIDE DISTALE)
Il sito presenta una frequenza di risonanza principale a 2.4 Hz ed una secondaria
a 1 Hz. Entrambe le frequenze sono rilevanti dal punto di vista della
microzonazione sismica e vanno considerate come frequenze di amplificazione
del moto del suolo del sito.
L’osservazione congiunta delle curve H/V e degli spettri delle singole componenti
del moto (Figura A e B) porta a concludere che il picco H/V a 3.5 Hz e un artefatto
di origine antropica (picco stretto a delta su tutte e 3 le componenti).
Alto: confronto tra le curve H/V registrate a ¼ e ¾ della lunghezza dello stendimento (media in grassetto, deviazione standard in curva sottile). Le curve mostrano una stratigrafia sostanzialmente piano parallela sotto lo stendimento. Basso: curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu) per il modello di Figura D e Tabella A.
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Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito. A 3.2 Hz è evidente la presenza di un artefatto di origine antropica.
Spettri di velocità di fase dell’onda di Rayleigh (grafico a contour colorato) e curve di dispersione teoriche ottenute nei primi 5 modi per il modello di sottosuolo di Figura D e Tabella A.
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Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs) ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in array.
Depth at the bottom of the layer
[m]
Thickness [m] Vs [m/s] Poisson ratio
3.00 3.00 320 0.35 7.00 4.00 350 0.35 24.00 17.00 300 0.35
104.00 80.00 750 0.35 Inf. Inf. 1250 0.35
Vs(0.0-30.0)=351m/s
Modello di sottosuolo per il sito in esame ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in array.
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TOSCOLANO – SITO 2 (BUSSER)
Il sito presenta una frequenza di risonanza principale a 2.5 Hz ed una secondaria
a 7 Hz. Entrambe le frequenze sono rilevanti dal punto di vista della
microzonazione sismica e vanno considerate come frequenze di amplificazione
del moto del suolo del sito.
Figura A. Alto: confronto tra le curve H/V registrate a ¼ e ¾ della lunghezza dello stendimento (media in grassetto, deviazione standard in curva sottile). Le curve mostrano una stratigrafia sostanzialmente piano parallela sotto lo stendimento. Basso: curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu) per il modello di Figura D e Tabella A.
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Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito.
In questo sito l’indagine MASW mostra una curva di dispersione delle onde di
Rayleigh frammentata tra vari modi diversi (Figura C alto). Per effettuare un fit di
questa curva ci si è affidati allora all’esito dell’analisi ReMi (Figura C in mezzo) che
suggerisce, tra 20 e 50 Hz, Vs decrescenti e minori di 400 m/s.
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Alto: spettri di velocità di fase dell’onda di Rayleigh (grafico a contour colorato) da indagine MASW. Medio: come Alto ma relativo a indagine ReMi. Basso: curve di dispersione (quadretti azzurri) teoriche ottenute nei primi 6 modi per il modello di sottosuolo di Figura D e Tabella A.
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Figura D. Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs) ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in array.
Depth at the bottom of the layer
[m]
Thickness [m] Vs [m/s] Poisson ratio
12.00 12.00 400 0.35 92.00 80.00 900 0.35
inf. inf. 1800 0.35
Vs(0.0-30.0)=600m/s
Tabella A. Modello di sottosuolo per il sito in esame ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in array.
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TOSCOLANO – SITO 3 (SCUOLA ELEMENTARE)
La frequenza naturale di sito nel campo di interesse ingegneristico si colloca a
2.5 Hz.
Figura A. Curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu) per il modello di Figura D e Tabella A.
Figura B. Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito. A 3.2 Hz è evidente la presenza di un artefatto di origine antropica.
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Spettri di velocità di fase dell’onda di Rayleigh (grafico a contour colorato) e curve di dispersione teoriche ottenute nei primi 5 modi per il modello di sottosuolo di Figura D e Tabella A.
Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs) ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in array.
Depth at the bottom of the layer [m]
Thickness [m] Vs [m/s] Poisson ratio
3.00 3.00 320 0.35 33.00 30.00 540 0.35
113.00 80.00 1000 0.35 inf. inf. 1400 0.35
Vs(0.0-30.0)=505m/s
Modello di sottosuolo per il sito in esame ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in
array.
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TOSCOLANO MADERNO – SITO 4 (CONOIDE MEDIANA)
Il sito presenta una frequenza di risonanza principale a circa 3.0 Hz e un altro di
ampiezza minore intorno a 7-8 Hz. Entrambe le frequenze sono da tenere in
considerazione come frequenze di amplificazione del moto del suolo del sito.
Curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu) per il modello di figura seguente.
Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito.
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Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs) ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in array.
Depth at the bottom of the layer
[m]
Thickness [m] Vs [m/s] Poisson ratio
2.0 2.0 160 0.35 12.0 10.0 330 0.35 42.0 30 500 0.35 inf. inf. 800 0.35
Vs(0.0-30.0)=381m/s
Modello di sottosuolo per il sito in esame ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in
array.
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TOSCOLANO MADERNO – SITO 5 (GAINO)
Il sito presenta una frequenza di risonanza principale a circa 18 Hz da tenere in
considerazione come frequenze di amplificazione del moto del suolo del sito.
Curva H/V sperimentale (rosso) e curva H/V teorica (blu) per il modello di figura seguente.
Spettri delle 3 componenti del moto registrati nel sito.
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Modello di sottosuolo per il sito in esame (Vs) ottenuto dal fit congiunto di prove a stazione singola e in array.
Depth at the bottom of the layer [m]
Thickness [m] Vs [m/s] Poisson ratio
3.6 3.6 350 0.35 12.6 6 630 0.35 inf. inf. 870 0.35
Vs(0.0-30.0)=694m/s
Modello di sottosuolo per il sito in esame ottenuto dal fit congiunto di prove a
stazione singola e in array.
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CONCLUSIONI All’interno dei 5 siti prescelti è stata eseguita una prospezione sismica attiva e
passiva, in array e a stazione singola, con lo scopo di :
1. fornire un profilo di Vs (velocità delle onde sismiche di taglio) fino al bedrock
sismico,
2. verificare o meno la presenza di risonanze, ossia amplificazioni attese del
moto sismico a determinate frequenze.
L’indagine ha evidenziato la presenza di risonanze importanti in tutti i siti a
frequenze di interesse ingegneristico, nonostante i valori di Vs30 ricavati siano
decisamente alti (> 350 m/s in tutti i siti).
------
Nella tabella seguente si riassumono i caratteri sismici principali dei siti indagati
nel comune di Toscolano Maderno e le incertezze sulle stime effettuate.
Sito
Vs306 - categoria di suolo
[m/s]
Risonanze del terreno misurate nel solo campo di interesse ingegneristico standard
[1-10 Hz]
Frequenza [Hz] 7
CONOIDE DISTALE C 1 - 2.4
SCUOLE B 2 - 2.1
FRANA BUSSER B 2.5 – 7
CONOIDE MEDIANA B/C 3 –7.5
GAINO B 18
Riassunto dei valori di Vs30, della categoria di suolo di fondazione e delle frequenze di risonanza misurate (non calcolate) nei vari siti all’interno del campo di frequenze di interesse più comune in ingegneria (1-10 Hz). Le incertezze sperimentali nella misura dei parametri sono descritte nelle note a piede pagina.
6 Gli errori sperimentali nelle stime del Vs30 sono quantificabili nel 15% a 1σ. 7 Gli errori sperimentali nella misura della frequenza di risonanza sono riportati nel testo, nelle sezioni dedicate ai rispettivi siti. Si tratta mediamente di errori di pochi punti percentuali.
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Si rileva che nonostante la maggior parte dei siti ricada in categoria di suolo B
(Norme Tecniche per le Costruzioni 2008) o al margine tra categoria B e C,
esistono in ogni sito delle risonanze solitamente molto marcate a frequenze di
interesse ingegneristico standard.
Cautela deve pertanto essere posta nei vari siti in funzione delle tipologie di
strutture che ospitano o ospiteranno ai fini di evitare fenomeni di doppia
risonanza terreno-struttura in caso di terremoto.
Per strutture con frequenze proprie attese o misurate prossime a quelle del
sottosuolo si suggerisce di declassare i siti da B a C.
L’analisi congiunta di questa figura e dei risultati esplicitati in tabella permette di
ottenere una indicazione degli edifici maggiormente a rischio per fenomeni di
doppia risonanza.
Si sottolinea tuttavia che i modi principali di vibrare di un edificio si possono
misurare con tecniche passive molto rapide simili a quelle descritte in questo
studio e che le misura diretta è raccomandabile rispetto al calcolo da modello o
alla stima tramite relazioni standard in quanto esiste una notevole variazione da
struttura a struttura.
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PGT del comune di Toscolano Maderno – Relazione Geologica Generale 87
Nella figura seguente è stata riportata la relazione tipica tra altezza di un edificio
standard italiano in c.a. (Masi et al., 2007) e sua frequenza di risonanza.
Fascia di vulnerabilità per fenomeni di doppia risonanza terreno-struttura. Le frequenze fondamentali delle strutture si possono misurare agevolmente con tecniche passive simili a quelle impiegate in questo studio. I valori tipici per edifici in c.a. assunti per disegnare questa figura sono stati ricavati dallo studio di Masi et al. (2007).
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PGT del comune di Toscolano Maderno – Relazione Geologica Generale 88
12. Amplificazione Sismica locale
Ai fini del calcolo semiquantitativo del fattore di amplificazione sismica Fa si è
utilizzata la procedura descritta nella Delibera regionale (Allegato 5 – Analisi e
valutazione degli effetti sismici di sito in Lombardia finalizzata alla definizione
dell’aspetto sismico nei Piani di Governo del Territorio) pervenendo a valori del
coefficiente stesso Fa calcolato per i differenti siti individuati e confrontati con i
valori soglie del Comune di Toscolano Maderno (Bs).
Nelle seguenti tabelle si riportano i valori di amplificazione sismica di soglia e
quelli calcolati. In allegato si riportano i tabulati grafici illustranti la procedura
seguita.
Valori soglia di amplificazione sismica (da Regione Lombardia)
Zona sismica
periodo Suolo B Suolo C
Suolo D
Suolo E
2
0.1-0.5 s
1.4
1.8
2.2
1.9
2
0.5-1.5 s
1.7
2.4
4.2
3.0
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Effetti litologici
Valori di amplificazione sismica Fa calcolati
Sito
Categoria di
suolo
Coefficiente di amplificazione sismica
Fa
Coefficiente di amplificazione sismica
Fa
Per T - 0.1 - 0.5 s Per T - 0.5 - 1.5 s
CONOIDE DISTALE
C
1.78
1.41
FRANA DEL
BUSSER
B
1.42
1.22
CONOIDE MEDIANA
B/C
1.77
1.26
SCUOLA
(CONOIDE PROSSIMALE)
B
1.75
1.46
GAINO
B
1.27
1.05
Le valutazioni sono state effettuate considerando la presenza di una copertura
superficiale a bassa impedenza sismica quando superiore ai 2.0 m di potenza.
Il confronto con i valori di amplificazione sismica Fa soglia a disposizione per il
comune di Toscolano Maderno permette di evidenziare come per periodi T
compresi fra 0.1-0.5 s tutti i valori calcolati (eccetto il sito Gaino) siano superiori
ai valori soglia, diversamente, per i valori T compresi nell’intervallo 0.5-1.5 s i
valori calcolati siano sempre inferiori al valore soglia.
Effetti morfologici
Valori di amplificazione sismica Fa calcolati
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Analogamente al calcolo dell’amplificazione sismica per effetti litologici, si è
seguita la procedura per la valutazione dell’amplificazione sismica locale a causa
di effetti morfologici legati alla conformazione topografica.
A tale scopo si sono tracciate e ricostruite una serie di n°21 sezioni per le quali
sono stati calcolati i coefficienti di amplificazione sismica locale successivamente
confrontati, come previsto, con i valori del coefficiente St delle Norme Tecniche
per le Costruzioni 2008.
In allegato sono riportate le schede di valutazione per tutte le sezioni, nel seguito
è riportata una tabella riassuntiva dei valori (in rosso quelli maggiori del valore
soglia).
Sezione
Tipologia
morfologica
Coefficiente di amplificazione
sismica Fa
Valore soglia St
(DM14/01/2008)
Sezione 1 – 1
pendio
-
-
Sezione 2 – 2
cresta
1.1
1.2
Sezione 3 – 3
cresta
1.3
1.4
Sezione 4 – 4
scarpata
1.3
1.2
Sezione 5 – 5
scarpata
1.3
1.2
Sezione 6 – 6
scarpata
1.2
1.2
Sezione 7 – 7
cresta
1.1
1.2
Sezione 8 – 8
cresta
1.1
1.2
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Sezione
Tipologia
morfologica
Coefficiente di amplificazione
sismica Fa
Valore soglia St
(DM14/01/2008)
Sezione 9 – 9
cresta
1.1
1.2
Sezione 10 – 10
scarpata
1.2
1.2
Sezione 11 – 11
scarpata
1.2
1.2
Sezione 12 – 12
scarpata
1.2
1.2
Sezione 13 – 13
scarpata
1.3
1.2
Sezione 14 – 14
scarpata
1.2
1.2
Sezione 15 – 15
scarpata
1.2
1.2
Sezione 16 – 16
cresta
1.2
1.2
Sezione 17 – 17
cresta
1.2
1.4
Sezione 18 – 18
scarpata
1.2
1.2
Sezione 19 – 19
cresta
1.3
1.4
Sezione 20 – 20
scarpata
1.3
1.2
Sezione 21 – 21
cresta
1.2
1.2
L’analisi semiquantitativa rivela come nel territorio comunale la possibili
amplificazione per cause topografiche si mantiene su livelli contenuti per la
maggior parte dei siti esaminati (76%) rendendo sufficiente l’applicazione della
Normativa nazionale. Per quanto riguarda i siti in cui il coefficiente potrebbe
risultare maggiore si lascia a discrezione del tecnico un’applicazione speditiva del
II° livello di approfondimento per eventuali verifiche del superamento dei valori.
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Considerazioni conclusive
Alla luce dei risultati raggiunti si conclude pertanto che, in generale per le
valutazione strumentali fatte e lo spettro stabilito dalla normativa di settore
(Norme per le costruzioni 2008) per il comune di Toscolano Maderno,
prevalentemente in corrispondenza del corpo deposizionale della conoide
(depositi alluvionali con spessori >20-25 m), è da considerarsi non sufficiente a
tenere in considerazione anche i possibili effetti di amplificazione litologica (per
periodi T=0.1-0.5 s).
Risulta sufficiente per scenari di pericolosità sismica con sedimenti di spessore
inferiore a 20 m poggianti su substrato roccioso anche alterato o depositi
cementati e/o molto addensati.
Pertanto nell’ambito degli studi di dettaglio, in quest’ultimo caso si potrà
riapplicare per il sito esaminato il metodo di 2° livello al fine di verificare il
superamento o meno del coefficiente di amplificazione ed eseguendo, in caso
positivo, o studi di 3° livello o applicando lo spettro di risposta previsto dalla
Normativa per categoria di suolo superiore, secondo il seguente schema:
• anziché lo spettro della categoria di suolo B si utilizzerà quello della
categoria di suolo C; nel caso in cui la soglia non fosse ancora sufficiente si
utilizzerà lo spettro della categoria di suolo D;
• anziché lo spettro della categoria di suolo C si utilizzerà quello della
categoria di suolo D;
• anziché lo spettro della categoria di suolo E si utilizzerà quello della
categoria di suolo D.
Il superamento del valore soglia per fenomeni di amplificazione sismica legati alla
topografia, comporta necessariamente l’esecuzione di studi approfonditi di 3°
livello.
Dott. Geol. Loredana Zecchini