PIANETA GIOVANI CRESCERE AL TEMPO DEL WEB L’INFANZIA ... · identificatorie, alternative a quelle...

Post on 18-Jul-2020

29 views 0 download

Transcript of PIANETA GIOVANI CRESCERE AL TEMPO DEL WEB L’INFANZIA ... · identificatorie, alternative a quelle...

4 L’ORDINE DOMENICA 7 LUGLIO 2019

Gli adolescenti che incontriamoogni giorno nei nostri studi, cosìcome quelli che non transitanoin un dispositivo psicologico opsicoterapeutico, sono nati e cre-sciuti in una società complessa,pervasa da Internet, ma non solo.

L’infanzia delle nuove genera-zioni è stata anticipata dalle im-magini ecografiche che li hannoimmortalati il giorno della mor-fologica, a meno centoquarantagiorni dalla nascita, consentendocosì di inserire nell’album di fa-miglia una foto del figlio alcunimesi prima della sua venuta almondo: «Hai visto? Si è girato,quasi sapesse che lo stiamo in-quadrando!». I primi vagiti dellasocietà dell’immagine e del narci-sismo ante cedono quelli dellasala parto, dove, peraltro, unoscatto o un breve video ci puòsempre scappare, almeno chenon si resista fino al momentodella prima sezione dal seno ma-terno. Da quel momento, le foto-grafie e i video accompagnerannotutta la crescita. Si parte dallaprima recita natalizia all’asilo.Personalmente, ho una collezio-ne di fotografie che ho scattato igiorni delle recite di fine annosolare e scolastico di mio figlio,ma non dei bambini, bensì delpubblico che assisteva allo spet-tacolo organizzato, ma senza dif-ficoltà, da bravissime educatriciimpegnate a fare interagire i pic-colissimi protagonisti.

Nonne fotografeGli scatti inquadrano una folla dipersone emozionate con in manosmartphone e iPad, che, incuran-ti della dinamica teatrale e di co-me stiano recitando i “figli deglialtri”, sgomitano alla ricerca diuno spiraglio per fotografare o

riprendere al meglio il propriofiglio o nipote. Nonne scattanti,meglio di Cartier-Bresson, Ro-bert Capa e Steve McCurry. Ov-viamente, è solo l’inizio di unbook video fotografico che ac-compagnerà i bambini fino allasoglia dell’adolescenza, quandovorranno cominciare a fotogra-farsi e a realizzare video da soli:vedi selfie e brevi filmati in stileyoutuber.

Prima di allora, le riprese delprimo bagno in mare senza brac-cioli, del debutto in una competi-

zione sportiva, del saggio di violi-no e della partenza per la primagita scolastica li avranno convintidi essere protagonisti della scenamondiale. Attraversare i primidue lustri di vita alzando lo sguar-do e incontrando telecamere,manco fossi il vincitore di XFactor, di Amici, o il Presidentedegli Stati Uniti d’America, puòessere abbia qualche ricaduta sulmodo di intendere l’arrivo dicompiti di sviluppo adolescen-ziali e di interpretare il canovac-cio dei decenni successivi. Di si-

L’immagine di copertina del libro “Il ritiro sociale negli adolescenti. La

solitudine di una generazione iperconnessa” curato da Matteo Lancini

prio figlio sarà a base di ricottinee formaggelle di capra, ben piùsane per tutti, anche per i genitoridei compagni di classe, costretti,o ben felici, di trascorrere un sa-bato in una cascina biodinamicadistante quasi cento chilometridal proprio luogo di residenza.Spesso si attribuisce esclusiva-mente a Internet la responsabili-tà dell’aumentato potere orienta-tivo dei coetanei in adolescenzae la ricerca spasmodica di popola-rità e like dei giovani studentidelle scuole secondarie, trala-sciando il fatto che la società deifollower e della dipendenza dagliamici inizia all’asilo nido o, al piùtardi, alla materna.

La ricerca del colpevoleTutto ciò non può essere certoattribuito esclusivamente alla fa-miglia e alla scuola, come piaceinvece pensare a tutti coloro che,piuttosto che identificarsi con lastraordinaria complessità delladeclinazione del ruolo materno,paterno e del docente odierno, sigettano alla ricerca del colpevole,per allontanare l’insopportabilepeso delle proprie responsabilità,ogniqualvolta un fatto di cronacariferisce di qualche drammaticoepisodio in cui sono coinvolti igiovani.

Oggi, i genitori e gli insegnantidevono concorrere alla forma-zione di figli e studenti, i qualiaccedono, fin da piccolissimi, auna vasta gamma di proposteidentificatorie, alternative aquelle materne, paterne, paren-tali e provenienti dagli insegnan-ti. Rispetto al passato, sono au-mentate le agenzie che, pur nonavendo mandato educativo, in-

A 140 giorni dalla nascitagià immortalati

nell’ecografia che inaugura l’album fotografico

L’INFANZIARUBATADAI SOCIAL

curo non c’è da stupirsi, comeinvece accade spesso, se con l’ar-rivo della prima adolescenza, inpizzeria o in trattoria, invece diguardarsi in faccia l’un l’altro, iragazzi trascorreranno il tempodavanti agli schermi digitali:«Scusi, dottore, ma che cosa èsuccesso? Come mai questi ra-gazzi hanno questa fissa delloschermo… stanno sempre con lafaccia dentro lo smartphone… mada dove gli è venuta?».

La madre virtualeGli adolescenti odierni sono natie cresciuti in una famiglia affetti-va, che li ha a lungo pensati, primadi metterli al mondo. Un nucleofamiliare governato dalla madrevirtuale che ha sostituito simbo-licamente il padre, scomparsodalle scene insieme al crollo dellafamiglia tradizionale e normati-va, che non esitava a intimoriree a punire severamente, attraver-so uno sguardo distanziante emortificante, il bambino che osa-va non sottomettersi al volereadulto. La relazione affettiva erainterrotta in seguito alla mancatasottomissione all’oggetto, senzabisogno di alcuna spiegazione.

La famiglia affettiva mette alcentro la relazione, promuove laspiegazione accurata delle ragio-ni dell’intervento educativo, so-stiene separazioni precoci, ga-rantendo però una vicinanzaemotiva assidua e costante, nellasocietà in cui si cresce, a volte apartire dai sei mesi di età, spessodistanti, ma non soli. La madrevirtuale ha bandito i momenti disolitudine dalla vita infantile delfiglio e ha organizzato infanziepomeridiane dense di attività –dall’arrampicata alle lezioni dicanto, dalla giocoleria al rugby -,tutte scelte in base alle intenzioniprecocissime di bambini, che sesolo placcano la gamba di unasedia o tentano di canticchiare lasigla ripetitiva di Peppa Pig oquella più rock di Paw Patrol, di-chiarano già la propria vocazionee l’intenzione di esercitarla, dedi-candole almeno un pomeriggioalla settimana.

La madre virtuale ha dotatodello smartphone tutti i parenti,in attesa di regalarlo anche al fi-glio, tra gli 8 e i 12 anni secondotutte le statistiche nazionali, in

modo da governare, dal luogo dilavoro, l’attuazione del “piano ac-cademico” organizzato per quel-l’anno scolastico del figlio. Nes-sun interlocutore del bambinopuò permettersi variazioni delprogramma alimentare, ludico eprofessionalizzante della madrevirtuale. Se una tata, ma anche unparente strettissimo come il non-no materno, decidesse malaugu-ratamente un cambio del pro-gramma pomeridiano postma-terna, o anche postprimaria, sa-rebbe immediatamente licenzia-to e sostituito da una delega a unamadre, vicina di casa, capace dieseguire il piano per un paio digiorni, in attesa dell’assunzionedel nuovo governato.

La famiglia affettiva e relazio-nale, mentre sponsorizzal’espressività e ogni barlume in-tenzionale del futuro adolescen-te, si preoccupa anche della so-cializzazione. Il numero deigruppi WhatsApp materni, accu-mulati al momento dell’ingressodel figlio o della figlia nella scuolasecondaria di secondo grado, te-stimoniano l’organizzazione diuna fitta rete di relazioni, corri-spondente alle esperienze di ac-comunamento del figlio: dalgruppo neomamme del corsopreparto fino al gruppo What-sApp delle madri dei compagni diclasse, delle uscite scuot, dellapratica sportiva, degli amici del-l’estate e così via. Una massa ab-norme di contatti a supporto delnuovo modo di intendere la cre-scita dei giovanissimi, immersi inuna vasta gamma di relazioni tracoetanei, fin dalla più tenera età.Padri e madri soffrono enorme-mente dell’isolamento del pro-prio figlio all’asilo o a scuola, te-stimoniato dal mancato invito acasa di qualche piccolo compa-gno d’aula, al punto di organizza-re feste di risocializzazione inseguito alla presa d’atto dei trattiinibiti del figlio o di una sua esclu-sione troppo frequente dal giropomeridiano degli inviti.

La moda odierna prevede, inalcune zone metropolitane delnostro territorio forse più che inaltre, l’abbandono di fast foodamericani, grondanti unto e gras-si saturi, in favore di gite fuoricittà, in direzione di una cascinadove la risocializzazione del pro-

PIANETA GIOVANI

CRESCERE AL TEMPO DEL WEB

Gli adulti si preoccupano per i figli persi nei displayma non pensano di poter essere la causa di questo:sono spariti i giochi nei cortili e si moltiplicano le madri virtuali che controllano tutto via whatsappMATTEO LANCINI

H/xQSnb5KRG1i7L2+w8jUBlUAkaVfMrba+dp3Ett9bg=

DOMENICA 7 LUGLIO 2019 L’ORDINE 5

fluenzano significativamente lacrescita delle nuove generazioni.

Influencer e modelli

I bambini odierni, oltre ad averetantissimi amici influencer, cre-scono in un vortice di modelliidentificatori che spaziano daicanali televisivi monotematiciche trasmettono lo stesso carto-ne animato irriverente per venti-quattro ore al giorno, al babymarketing che ha sostituito latradizionale pubblicità rivoltaagli adulti, fino a trasmissionitelevisive che prevedono sfide eospiti che si contendono il pro-scenio senza esclusione di colpi,pur di non essere eliminati dallapuntata successiva, alla quale ac-cederà a volte il più bravo, altrevolte chi ha raggiunto il picco diaudience con qualche sceneggia-ta. Gli adolescenti delle ultimegenerazioni sono stati, fin dabambini, inevitabilmente condi-zionati da modelli di identifica-zione costituitisi come impor-tanti competitori delle propostevaloriali ed educative provenien-ti da scuola e famiglia.

Certamente a tutto ciò non èestraneo il Web, senza il qualedifficilmente avremmo assistitoa una riduzione così significativadello spazio che distingueun’esperienza privata, intima, dauna manifestazione pubblica, so-ciale.

Nell’epoca di Internet e delnarcisismo, il confine privato-pubblico è sempre più labile, cosìcome è già stato ampiamente det-to in questo saggio. La pornogra-fia non è solo nei siti per adulti,ma abita la società, dove qualsiasiazione o pratica quotidiana trova

il proprio senso mediante un sel-fie, un post o la coniugazione dientrambi, quando scatto fotogra-fico e commento scritto consen-tono al politico e a qualsiasi per-sonaggio più o meno noto, di pre-sentificarsi a dire la propria, nonsolo in occasione di una visita diStato ma anche da un ristorante,da una sagra paesana o dai campida sci. Per non parlare di chi sivanta di poter viaggiare verso unameta esotica su un jet privato opubblica l’immagine del propriopancione, dal quale uscirà a breveun bebè la cui prima immagine èambita da diverse testate, vistol’enorme valore di mercato cheha.

Non basta partecipare all’av-venimento, bisogna esprimersi,fare un selfie, commentare, spet-tacolarizzare, applaudire a un fu-nerale o dire a tutti quanto siastato importante colui che èscomparso, anche se non lo si èmai conosciuto prima. Le “rea-zioni sociali” alla morte di unpersonaggio noto sono ormaiparte della notizia.

Mentre tutto si spettacolariz-zava e diventava social, la pauraadulta ha chiuso cortili e giardi-netti, in passato deputati al giocoe alla socializzazione tra pari dibambini e adolescenti. Non sitratta di una vicenda recente, an-che se negli ultimi anni gli svilup-pi legati ai fenomeni migratori egli attentati di matrice religiosahanno probabilmente intensifi-cato questo sentimento. Già dadiversi anni, i genitori hanno ela-borato una visione non favorevo-le del mondo esterno. Non so direquanto sia stata la crisi dei valorie della comunità educante, la

pervasiva comunicazione mas-smediatica su fatti di cronaca ne-ra con giovanissime vittime, l’au-mento del traffico e altro ancora,ma è indubbio che oggi nessunbambino può tornare da solo acasa da scuola o trascorrere inte-re giornate in cortile o ai giardini,come è capitato a molte genera-zioni, tra cui la mia.

Dal secondo anno della scuolaelementare, così come si chiama-va allora, nessun individuo sareb-be mai più tornato da scuola, pertutta la vita, accompagnato da ungenitore. In realtà, sarebbe potu-to succedere ancora, ma solo inoccasione di cambi di program-ma dell’ultimo minuto o in situa-zioni di emergenza. Con l’arrivodella vecchia scuola media, poi,appena terminate le lezioni sisarebbero trascorse parecchieore nei cortili del vicinato o inspazi verdi spelacchiati, lontanianche centinaia di metri da casapropria. Nessun genitore al se-guito, fuori dal monitor visivoparentale e anche da quello vir-tuale, visto che l’iPhone non erastato ancora inventato e il cicali-no cercapersone era appannag-gio solo di alcune categorie pro-fessionali e non di tutta la popola-zione dai tredici anni in su.

Telefoni e rischi

Nessuna possibilità di chiedereaiuto, se non quella offerta dalgettone telefonico, a condizionedi raggiungere la cabina più vici-na. I rischi erano presenti ancheallora, ma forse erano meno. Co-munque era diversa la percezionedi che cosa fosse tollerabile acca-desse ai propri figli, dato che orail corpo è stato messo sotto se-

questro dal controllo genitoriale,governato dall’angoscia e dallapaura dell’estraneo. Giusto percitare alcuni accadimenti del-l’epoca milanese cui mi riferisco:agguati mortali in strada per mo-tivi politici, maniaco che stazio-nava a giorni alterni fuori dallascuola elementare, malintenzio-nati che rubavano tutte le figuri-ne della collezione dei calciatoriPanini. L’unico rischio inesisten-te era quello della caramella dro-gata: nonostante diverse genera-zioni siano cresciute con questoastratto timore, fuori da scuola gliadulti regalavano solo l’albumdelle figurine che ti avrebbe in-dotto alla dipendenza, trasfor-mandoti in un collezionista seria-le, dato che, appena conclusa laprima raccolta, si iniziava subitola seconda.

Prima che gli adulti riempisse-ro le piazze e i cortili con il cartel-lo “vietato il gioco del pallone”,i preadolescenti e gli adolescentisi incontravano nelle piazze e sisfidavano in battaglie molto piùterribili di quelle virtuali, almenonelle conseguenze sul corpo, ri-portato a casa escoriato e, a volte,anche ferito.

La sperimentazione di sé, lon-tano dal controllo degli adulti,avveniva nel percorso da casa ascuola e nei cortili, non come og-gi, attraverso esperienze relazio-nali virtuali e battaglie video ludi-che. È evidente come la massicciadiffusione di social e videogiochinon sia dipesa solo da questo, maattribuire tutta la responsabilitàa Internet mi sembra riduttivo,a meno di pensare davvero che,ormai, il ruolo adulto non contipiù niente, al punto che la quoti-

dianità delle nuove generazionisia il frutto di una rivoluzionenata dal basso, da bambini chehanno aperto asili nido perchéprecocemente stufi della presen-za materna e da giovanissimi chehanno prima abbandonato i giar-dini e poi chiuso i cortili per la-sciare spazio ai box per auto e allapennichella pomeridiana deglianziani che, si sa, mal tolleranoi rumori provenienti dall’andro-ne e dal chiostro.

Giochi reali e non

Del resto, se penso alle possibilireazioni odierne dei genitori, maipotrei immaginarmi a colpirefortissimo con un pallone lancia-to da distanza ravvicinata i mieicoetanei e le mie coetanee, comerichiesto invece per competere evincere a palla prigioniera, a duefuochi o a palla avvelenata, cosìcome il gioco veniva chiamato, aseconda dei rioni in cui andava inscena il combattimento. Per nonparlare di che cosa scatenerebbe,oggi, la comparsa di una cerbotta-na o di una fionda in mano a qual-che preadolescente urbano. Me-glio starsene a casa a scaricareraffiche in un gioco sparatuttofrequentato da oltre cento milio-ni di utenti.

Oggi è accettata la violenza virtuale dei videogame

mentre non si tollera più palla avvelenata

Matteo Lancini PSICOLOGO

Il libroPer gentile concessione

dell’editore e dell’autore pubblichiamo uno stralcio

del libro “Il ritiro sociale negli adolescenti.

La solitudine di una generazione iperconnessa”,

a cura di Matteo Lancini (Raffaello Cortina, 2019)

Il libroLancini è uno psicologo

e psicoterapeuta presidente

della Fondazione “Minotauro” di Milano

e docente all’Universitàdi Milano-Bicocca

Attraverso

i cellulari

il corpo

dei bambini

è stato messo

sotto

sequestro

dal controllo

genitoriale,

governato

dall’angoscia

e dalla paura

dell’estraneo

H/xQSnb5KRG1i7L2+w8jUBlUAkaVfMrbulQgyH9aAQU=