PIANETA GIOVANI CRESCERE AL TEMPO DEL WEB L’INFANZIA ... · identificatorie, alternative a quelle...

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4 L’ORDINE DOMENICA 7 LUGLIO 2019 Gli adolescenti che incontriamo ogni giorno nei nostri studi, così come quelli che non transitano in un dispositivo psicologico o psicoterapeutico, sono nati e cre- sciuti in una società complessa, pervasa da Internet, ma non solo. L’infanzia delle nuove genera- zioni è stata anticipata dalle im- magini ecografiche che li hanno immortalati il giorno della mor- fologica, a meno centoquaranta giorni dalla nascita, consentendo così di inserire nell’album di fa- miglia una foto del figlio alcuni mesi prima della sua venuta al mondo: «Hai visto? Si è girato, quasi sapesse che lo stiamo in- quadrando!». I primi vagiti della società dell’immagine e del narci- sismo ante cedono quelli della sala parto, dove, peraltro, uno scatto o un breve video ci può sempre scappare, almeno che non si resista fino al momento della prima sezione dal seno ma- terno. Da quel momento, le foto- grafie e i video accompagneranno tutta la crescita. Si parte dalla prima recita natalizia all’asilo. Personalmente, ho una collezio- ne di fotografie che ho scattato i giorni delle recite di fine anno solare e scolastico di mio figlio, ma non dei bambini, bensì del pubblico che assisteva allo spet- tacolo organizzato, ma senza dif- ficoltà, da bravissime educatrici impegnate a fare interagire i pic- colissimi protagonisti. Nonne fotografe Gli scatti inquadrano una folla di persone emozionate con in mano smartphone e iPad, che, incuran- ti della dinamica teatrale e di co- me stiano recitando i “figli degli altri”, sgomitano alla ricerca di uno spiraglio per fotografare o riprendere al meglio il proprio figlio o nipote. Nonne scattanti, meglio di Cartier-Bresson, Ro- bert Capa e Steve McCurry. Ov- viamente, è solo l’inizio di un book video fotografico che ac- compagnerà i bambini fino alla soglia dell’adolescenza, quando vorranno cominciare a fotogra- farsi e a realizzare video da soli: vedi selfie e brevi filmati in stile youtuber. Prima di allora, le riprese del primo bagno in mare senza brac- cioli, del debutto in una competi- zione sportiva, del saggio di violi- no e della partenza per la prima gita scolastica li avranno convinti di essere protagonisti della scena mondiale. Attraversare i primi due lustri di vita alzando lo sguar- do e incontrando telecamere, manco fossi il vincitore di X Factor, di Amici, o il Presidente degli Stati Uniti d’America, può essere abbia qualche ricaduta sul modo di intendere l’arrivo di compiti di sviluppo adolescen- ziali e di interpretare il canovac- cio dei decenni successivi. Di si- L’immagine di copertina del libro “Il ritiro sociale negli adolescenti. La solitudine di una generazione iperconnessa” curato da Matteo Lancini prio figlio sarà a base di ricottine e formaggelle di capra, ben più sane per tutti, anche per i genitori dei compagni di classe, costretti, o ben felici, di trascorrere un sa- bato in una cascina biodinamica distante quasi cento chilometri dal proprio luogo di residenza. Spesso si attribuisce esclusiva- mente a Internet la responsabili- tà dell’aumentato potere orienta- tivo dei coetanei in adolescenza e la ricerca spasmodica di popola- rità e like dei giovani studenti delle scuole secondarie, trala- sciando il fatto che la società dei follower e della dipendenza dagli amici inizia all’asilo nido o, al più tardi, alla materna. La ricerca del colpevole Tutto ciò non può essere certo attribuito esclusivamente alla fa- miglia e alla scuola, come piace invece pensare a tutti coloro che, piuttosto che identificarsi con la straordinaria complessità della declinazione del ruolo materno, paterno e del docente odierno, si gettano alla ricerca del colpevole, per allontanare l’insopportabile peso delle proprie responsabilità, ogniqualvolta un fatto di cronaca riferisce di qualche drammatico episodio in cui sono coinvolti i giovani. Oggi, i genitori e gli insegnanti devono concorrere alla forma- zione di figli e studenti, i quali accedono, fin da piccolissimi, a una vasta gamma di proposte identificatorie, alternative a quelle materne, paterne, paren- tali e provenienti dagli insegnan- ti. Rispetto al passato, sono au- mentate le agenzie che, pur non avendo mandato educativo, in- A 140 giorni dalla nascita già immortalati nell’ecografia che inaugura l’album fotografico L’INFANZIA RUBATA DAI SOCIAL curo non c’è da stupirsi, come invece accade spesso, se con l’ar- rivo della prima adolescenza, in pizzeria o in trattoria, invece di guardarsi in faccia l’un l’altro, i ragazzi trascorreranno il tempo davanti agli schermi digitali: «Scusi, dottore, ma che cosa è successo? Come mai questi ra- gazzi hanno questa fissa dello schermo… stanno sempre con la faccia dentro lo smartphone… ma da dove gli è venuta?». La madre virtuale Gli adolescenti odierni sono nati e cresciuti in una famiglia affetti- va, che li ha a lungo pensati, prima di metterli al mondo. Un nucleo familiare governato dalla madre virtuale che ha sostituito simbo- licamente il padre, scomparso dalle scene insieme al crollo della famiglia tradizionale e normati- va, che non esitava a intimorire e a punire severamente, attraver- so uno sguardo distanziante e mortificante, il bambino che osa- va non sottomettersi al volere adulto. La relazione affettiva era interrotta in seguito alla mancata sottomissione all’oggetto, senza bisogno di alcuna spiegazione. La famiglia affettiva mette al centro la relazione, promuove la spiegazione accurata delle ragio- ni dell’intervento educativo, so- stiene separazioni precoci, ga- rantendo però una vicinanza emotiva assidua e costante, nella società in cui si cresce, a volte a partire dai sei mesi di età, spesso distanti, ma non soli. La madre virtuale ha bandito i momenti di solitudine dalla vita infantile del figlio e ha organizzato infanzie pomeridiane dense di attività – dall’arrampicata alle lezioni di canto, dalla giocoleria al rugby -, tutte scelte in base alle intenzioni precocissime di bambini, che se solo placcano la gamba di una sedia o tentano di canticchiare la sigla ripetitiva di Peppa Pig o quella più rock di Paw Patrol, di- chiarano già la propria vocazione e l’intenzione di esercitarla, dedi- candole almeno un pomeriggio alla settimana. La madre virtuale ha dotato dello smartphone tutti i parenti, in attesa di regalarlo anche al fi- glio, tra gli 8 e i 12 anni secondo tutte le statistiche nazionali, in modo da governare, dal luogo di lavoro, l’attuazione del “piano ac- cademico” organizzato per quel- l’anno scolastico del figlio. Nes- sun interlocutore del bambino può permettersi variazioni del programma alimentare, ludico e professionalizzante della madre virtuale. Se una tata, ma anche un parente strettissimo come il non- no materno, decidesse malaugu- ratamente un cambio del pro- gramma pomeridiano postma- terna, o anche postprimaria, sa- rebbe immediatamente licenzia- to e sostituito da una delega a una madre, vicina di casa, capace di eseguire il piano per un paio di giorni, in attesa dell’assunzione del nuovo governato. La famiglia affettiva e relazio- nale, mentre sponsorizza l’espressività e ogni barlume in- tenzionale del futuro adolescen- te, si preoccupa anche della so- cializzazione. Il numero dei gruppi WhatsApp materni, accu- mulati al momento dell’ingresso del figlio o della figlia nella scuola secondaria di secondo grado, te- stimoniano l’organizzazione di una fitta rete di relazioni, corri- spondente alle esperienze di ac- comunamento del figlio: dal gruppo neomamme del corso preparto fino al gruppo What- sApp delle madri dei compagni di classe, delle uscite scuot, della pratica sportiva, degli amici del- l’estate e così via. Una massa ab- norme di contatti a supporto del nuovo modo di intendere la cre- scita dei giovanissimi, immersi in una vasta gamma di relazioni tra coetanei, fin dalla più tenera età. Padri e madri soffrono enorme- mente dell’isolamento del pro- prio figlio all’asilo o a scuola, te- stimoniato dal mancato invito a casa di qualche piccolo compa- gno d’aula, al punto di organizza- re feste di risocializzazione in seguito alla presa d’atto dei tratti inibiti del figlio o di una sua esclu- sione troppo frequente dal giro pomeridiano degli inviti. La moda odierna prevede, in alcune zone metropolitane del nostro territorio forse più che in altre, l’abbandono di fast food americani, grondanti unto e gras- si saturi, in favore di gite fuori città, in direzione di una cascina dove la risocializzazione del pro- PIANETA GIOVANI CRESCERE AL TEMPO DEL WEB Gli adulti si preoccupano per i figli persi nei display ma non pensano di poter essere la causa di questo: sono spariti i giochi nei cortili e si moltiplicano le madri virtuali che controllano tutto via whatsapp MATTEO LANCINI H/xQSnb5KRG1i7L2+w8jUBlUAkaVfMrba+dp3Ett9bg=

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4 L’ORDINE DOMENICA 7 LUGLIO 2019

Gli adolescenti che incontriamoogni giorno nei nostri studi, cosìcome quelli che non transitanoin un dispositivo psicologico opsicoterapeutico, sono nati e cre-sciuti in una società complessa,pervasa da Internet, ma non solo.

L’infanzia delle nuove genera-zioni è stata anticipata dalle im-magini ecografiche che li hannoimmortalati il giorno della mor-fologica, a meno centoquarantagiorni dalla nascita, consentendocosì di inserire nell’album di fa-miglia una foto del figlio alcunimesi prima della sua venuta almondo: «Hai visto? Si è girato,quasi sapesse che lo stiamo in-quadrando!». I primi vagiti dellasocietà dell’immagine e del narci-sismo ante cedono quelli dellasala parto, dove, peraltro, unoscatto o un breve video ci puòsempre scappare, almeno chenon si resista fino al momentodella prima sezione dal seno ma-terno. Da quel momento, le foto-grafie e i video accompagnerannotutta la crescita. Si parte dallaprima recita natalizia all’asilo.Personalmente, ho una collezio-ne di fotografie che ho scattato igiorni delle recite di fine annosolare e scolastico di mio figlio,ma non dei bambini, bensì delpubblico che assisteva allo spet-tacolo organizzato, ma senza dif-ficoltà, da bravissime educatriciimpegnate a fare interagire i pic-colissimi protagonisti.

Nonne fotografeGli scatti inquadrano una folla dipersone emozionate con in manosmartphone e iPad, che, incuran-ti della dinamica teatrale e di co-me stiano recitando i “figli deglialtri”, sgomitano alla ricerca diuno spiraglio per fotografare o

riprendere al meglio il propriofiglio o nipote. Nonne scattanti,meglio di Cartier-Bresson, Ro-bert Capa e Steve McCurry. Ov-viamente, è solo l’inizio di unbook video fotografico che ac-compagnerà i bambini fino allasoglia dell’adolescenza, quandovorranno cominciare a fotogra-farsi e a realizzare video da soli:vedi selfie e brevi filmati in stileyoutuber.

Prima di allora, le riprese delprimo bagno in mare senza brac-cioli, del debutto in una competi-

zione sportiva, del saggio di violi-no e della partenza per la primagita scolastica li avranno convintidi essere protagonisti della scenamondiale. Attraversare i primidue lustri di vita alzando lo sguar-do e incontrando telecamere,manco fossi il vincitore di XFactor, di Amici, o il Presidentedegli Stati Uniti d’America, puòessere abbia qualche ricaduta sulmodo di intendere l’arrivo dicompiti di sviluppo adolescen-ziali e di interpretare il canovac-cio dei decenni successivi. Di si-

L’immagine di copertina del libro “Il ritiro sociale negli adolescenti. La

solitudine di una generazione iperconnessa” curato da Matteo Lancini

prio figlio sarà a base di ricottinee formaggelle di capra, ben piùsane per tutti, anche per i genitoridei compagni di classe, costretti,o ben felici, di trascorrere un sa-bato in una cascina biodinamicadistante quasi cento chilometridal proprio luogo di residenza.Spesso si attribuisce esclusiva-mente a Internet la responsabili-tà dell’aumentato potere orienta-tivo dei coetanei in adolescenzae la ricerca spasmodica di popola-rità e like dei giovani studentidelle scuole secondarie, trala-sciando il fatto che la società deifollower e della dipendenza dagliamici inizia all’asilo nido o, al piùtardi, alla materna.

La ricerca del colpevoleTutto ciò non può essere certoattribuito esclusivamente alla fa-miglia e alla scuola, come piaceinvece pensare a tutti coloro che,piuttosto che identificarsi con lastraordinaria complessità delladeclinazione del ruolo materno,paterno e del docente odierno, sigettano alla ricerca del colpevole,per allontanare l’insopportabilepeso delle proprie responsabilità,ogniqualvolta un fatto di cronacariferisce di qualche drammaticoepisodio in cui sono coinvolti igiovani.

Oggi, i genitori e gli insegnantidevono concorrere alla forma-zione di figli e studenti, i qualiaccedono, fin da piccolissimi, auna vasta gamma di proposteidentificatorie, alternative aquelle materne, paterne, paren-tali e provenienti dagli insegnan-ti. Rispetto al passato, sono au-mentate le agenzie che, pur nonavendo mandato educativo, in-

A 140 giorni dalla nascitagià immortalati

nell’ecografia che inaugura l’album fotografico

L’INFANZIARUBATADAI SOCIAL

curo non c’è da stupirsi, comeinvece accade spesso, se con l’ar-rivo della prima adolescenza, inpizzeria o in trattoria, invece diguardarsi in faccia l’un l’altro, iragazzi trascorreranno il tempodavanti agli schermi digitali:«Scusi, dottore, ma che cosa èsuccesso? Come mai questi ra-gazzi hanno questa fissa delloschermo… stanno sempre con lafaccia dentro lo smartphone… mada dove gli è venuta?».

La madre virtualeGli adolescenti odierni sono natie cresciuti in una famiglia affetti-va, che li ha a lungo pensati, primadi metterli al mondo. Un nucleofamiliare governato dalla madrevirtuale che ha sostituito simbo-licamente il padre, scomparsodalle scene insieme al crollo dellafamiglia tradizionale e normati-va, che non esitava a intimoriree a punire severamente, attraver-so uno sguardo distanziante emortificante, il bambino che osa-va non sottomettersi al volereadulto. La relazione affettiva erainterrotta in seguito alla mancatasottomissione all’oggetto, senzabisogno di alcuna spiegazione.

La famiglia affettiva mette alcentro la relazione, promuove laspiegazione accurata delle ragio-ni dell’intervento educativo, so-stiene separazioni precoci, ga-rantendo però una vicinanzaemotiva assidua e costante, nellasocietà in cui si cresce, a volte apartire dai sei mesi di età, spessodistanti, ma non soli. La madrevirtuale ha bandito i momenti disolitudine dalla vita infantile delfiglio e ha organizzato infanziepomeridiane dense di attività –dall’arrampicata alle lezioni dicanto, dalla giocoleria al rugby -,tutte scelte in base alle intenzioniprecocissime di bambini, che sesolo placcano la gamba di unasedia o tentano di canticchiare lasigla ripetitiva di Peppa Pig oquella più rock di Paw Patrol, di-chiarano già la propria vocazionee l’intenzione di esercitarla, dedi-candole almeno un pomeriggioalla settimana.

La madre virtuale ha dotatodello smartphone tutti i parenti,in attesa di regalarlo anche al fi-glio, tra gli 8 e i 12 anni secondotutte le statistiche nazionali, in

modo da governare, dal luogo dilavoro, l’attuazione del “piano ac-cademico” organizzato per quel-l’anno scolastico del figlio. Nes-sun interlocutore del bambinopuò permettersi variazioni delprogramma alimentare, ludico eprofessionalizzante della madrevirtuale. Se una tata, ma anche unparente strettissimo come il non-no materno, decidesse malaugu-ratamente un cambio del pro-gramma pomeridiano postma-terna, o anche postprimaria, sa-rebbe immediatamente licenzia-to e sostituito da una delega a unamadre, vicina di casa, capace dieseguire il piano per un paio digiorni, in attesa dell’assunzionedel nuovo governato.

La famiglia affettiva e relazio-nale, mentre sponsorizzal’espressività e ogni barlume in-tenzionale del futuro adolescen-te, si preoccupa anche della so-cializzazione. Il numero deigruppi WhatsApp materni, accu-mulati al momento dell’ingressodel figlio o della figlia nella scuolasecondaria di secondo grado, te-stimoniano l’organizzazione diuna fitta rete di relazioni, corri-spondente alle esperienze di ac-comunamento del figlio: dalgruppo neomamme del corsopreparto fino al gruppo What-sApp delle madri dei compagni diclasse, delle uscite scuot, dellapratica sportiva, degli amici del-l’estate e così via. Una massa ab-norme di contatti a supporto delnuovo modo di intendere la cre-scita dei giovanissimi, immersi inuna vasta gamma di relazioni tracoetanei, fin dalla più tenera età.Padri e madri soffrono enorme-mente dell’isolamento del pro-prio figlio all’asilo o a scuola, te-stimoniato dal mancato invito acasa di qualche piccolo compa-gno d’aula, al punto di organizza-re feste di risocializzazione inseguito alla presa d’atto dei trattiinibiti del figlio o di una sua esclu-sione troppo frequente dal giropomeridiano degli inviti.

La moda odierna prevede, inalcune zone metropolitane delnostro territorio forse più che inaltre, l’abbandono di fast foodamericani, grondanti unto e gras-si saturi, in favore di gite fuoricittà, in direzione di una cascinadove la risocializzazione del pro-

PIANETA GIOVANI

CRESCERE AL TEMPO DEL WEB

Gli adulti si preoccupano per i figli persi nei displayma non pensano di poter essere la causa di questo:sono spariti i giochi nei cortili e si moltiplicano le madri virtuali che controllano tutto via whatsappMATTEO LANCINI

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DOMENICA 7 LUGLIO 2019 L’ORDINE 5

fluenzano significativamente lacrescita delle nuove generazioni.

Influencer e modelli

I bambini odierni, oltre ad averetantissimi amici influencer, cre-scono in un vortice di modelliidentificatori che spaziano daicanali televisivi monotematiciche trasmettono lo stesso carto-ne animato irriverente per venti-quattro ore al giorno, al babymarketing che ha sostituito latradizionale pubblicità rivoltaagli adulti, fino a trasmissionitelevisive che prevedono sfide eospiti che si contendono il pro-scenio senza esclusione di colpi,pur di non essere eliminati dallapuntata successiva, alla quale ac-cederà a volte il più bravo, altrevolte chi ha raggiunto il picco diaudience con qualche sceneggia-ta. Gli adolescenti delle ultimegenerazioni sono stati, fin dabambini, inevitabilmente condi-zionati da modelli di identifica-zione costituitisi come impor-tanti competitori delle propostevaloriali ed educative provenien-ti da scuola e famiglia.

Certamente a tutto ciò non èestraneo il Web, senza il qualedifficilmente avremmo assistitoa una riduzione così significativadello spazio che distingueun’esperienza privata, intima, dauna manifestazione pubblica, so-ciale.

Nell’epoca di Internet e delnarcisismo, il confine privato-pubblico è sempre più labile, cosìcome è già stato ampiamente det-to in questo saggio. La pornogra-fia non è solo nei siti per adulti,ma abita la società, dove qualsiasiazione o pratica quotidiana trova

il proprio senso mediante un sel-fie, un post o la coniugazione dientrambi, quando scatto fotogra-fico e commento scritto consen-tono al politico e a qualsiasi per-sonaggio più o meno noto, di pre-sentificarsi a dire la propria, nonsolo in occasione di una visita diStato ma anche da un ristorante,da una sagra paesana o dai campida sci. Per non parlare di chi sivanta di poter viaggiare verso unameta esotica su un jet privato opubblica l’immagine del propriopancione, dal quale uscirà a breveun bebè la cui prima immagine èambita da diverse testate, vistol’enorme valore di mercato cheha.

Non basta partecipare all’av-venimento, bisogna esprimersi,fare un selfie, commentare, spet-tacolarizzare, applaudire a un fu-nerale o dire a tutti quanto siastato importante colui che èscomparso, anche se non lo si èmai conosciuto prima. Le “rea-zioni sociali” alla morte di unpersonaggio noto sono ormaiparte della notizia.

Mentre tutto si spettacolariz-zava e diventava social, la pauraadulta ha chiuso cortili e giardi-netti, in passato deputati al giocoe alla socializzazione tra pari dibambini e adolescenti. Non sitratta di una vicenda recente, an-che se negli ultimi anni gli svilup-pi legati ai fenomeni migratori egli attentati di matrice religiosahanno probabilmente intensifi-cato questo sentimento. Già dadiversi anni, i genitori hanno ela-borato una visione non favorevo-le del mondo esterno. Non so direquanto sia stata la crisi dei valorie della comunità educante, la

pervasiva comunicazione mas-smediatica su fatti di cronaca ne-ra con giovanissime vittime, l’au-mento del traffico e altro ancora,ma è indubbio che oggi nessunbambino può tornare da solo acasa da scuola o trascorrere inte-re giornate in cortile o ai giardini,come è capitato a molte genera-zioni, tra cui la mia.

Dal secondo anno della scuolaelementare, così come si chiama-va allora, nessun individuo sareb-be mai più tornato da scuola, pertutta la vita, accompagnato da ungenitore. In realtà, sarebbe potu-to succedere ancora, ma solo inoccasione di cambi di program-ma dell’ultimo minuto o in situa-zioni di emergenza. Con l’arrivodella vecchia scuola media, poi,appena terminate le lezioni sisarebbero trascorse parecchieore nei cortili del vicinato o inspazi verdi spelacchiati, lontanianche centinaia di metri da casapropria. Nessun genitore al se-guito, fuori dal monitor visivoparentale e anche da quello vir-tuale, visto che l’iPhone non erastato ancora inventato e il cicali-no cercapersone era appannag-gio solo di alcune categorie pro-fessionali e non di tutta la popola-zione dai tredici anni in su.

Telefoni e rischi

Nessuna possibilità di chiedereaiuto, se non quella offerta dalgettone telefonico, a condizionedi raggiungere la cabina più vici-na. I rischi erano presenti ancheallora, ma forse erano meno. Co-munque era diversa la percezionedi che cosa fosse tollerabile acca-desse ai propri figli, dato che orail corpo è stato messo sotto se-

questro dal controllo genitoriale,governato dall’angoscia e dallapaura dell’estraneo. Giusto percitare alcuni accadimenti del-l’epoca milanese cui mi riferisco:agguati mortali in strada per mo-tivi politici, maniaco che stazio-nava a giorni alterni fuori dallascuola elementare, malintenzio-nati che rubavano tutte le figuri-ne della collezione dei calciatoriPanini. L’unico rischio inesisten-te era quello della caramella dro-gata: nonostante diverse genera-zioni siano cresciute con questoastratto timore, fuori da scuola gliadulti regalavano solo l’albumdelle figurine che ti avrebbe in-dotto alla dipendenza, trasfor-mandoti in un collezionista seria-le, dato che, appena conclusa laprima raccolta, si iniziava subitola seconda.

Prima che gli adulti riempisse-ro le piazze e i cortili con il cartel-lo “vietato il gioco del pallone”,i preadolescenti e gli adolescentisi incontravano nelle piazze e sisfidavano in battaglie molto piùterribili di quelle virtuali, almenonelle conseguenze sul corpo, ri-portato a casa escoriato e, a volte,anche ferito.

La sperimentazione di sé, lon-tano dal controllo degli adulti,avveniva nel percorso da casa ascuola e nei cortili, non come og-gi, attraverso esperienze relazio-nali virtuali e battaglie video ludi-che. È evidente come la massicciadiffusione di social e videogiochinon sia dipesa solo da questo, maattribuire tutta la responsabilitàa Internet mi sembra riduttivo,a meno di pensare davvero che,ormai, il ruolo adulto non contipiù niente, al punto che la quoti-

dianità delle nuove generazionisia il frutto di una rivoluzionenata dal basso, da bambini chehanno aperto asili nido perchéprecocemente stufi della presen-za materna e da giovanissimi chehanno prima abbandonato i giar-dini e poi chiuso i cortili per la-sciare spazio ai box per auto e allapennichella pomeridiana deglianziani che, si sa, mal tolleranoi rumori provenienti dall’andro-ne e dal chiostro.

Giochi reali e non

Del resto, se penso alle possibilireazioni odierne dei genitori, maipotrei immaginarmi a colpirefortissimo con un pallone lancia-to da distanza ravvicinata i mieicoetanei e le mie coetanee, comerichiesto invece per competere evincere a palla prigioniera, a duefuochi o a palla avvelenata, cosìcome il gioco veniva chiamato, aseconda dei rioni in cui andava inscena il combattimento. Per nonparlare di che cosa scatenerebbe,oggi, la comparsa di una cerbotta-na o di una fionda in mano a qual-che preadolescente urbano. Me-glio starsene a casa a scaricareraffiche in un gioco sparatuttofrequentato da oltre cento milio-ni di utenti.

Oggi è accettata la violenza virtuale dei videogame

mentre non si tollera più palla avvelenata

Matteo Lancini PSICOLOGO

Il libroPer gentile concessione

dell’editore e dell’autore pubblichiamo uno stralcio

del libro “Il ritiro sociale negli adolescenti.

La solitudine di una generazione iperconnessa”,

a cura di Matteo Lancini (Raffaello Cortina, 2019)

Il libroLancini è uno psicologo

e psicoterapeuta presidente

della Fondazione “Minotauro” di Milano

e docente all’Universitàdi Milano-Bicocca

Attraverso

i cellulari

il corpo

dei bambini

è stato messo

sotto

sequestro

dal controllo

genitoriale,

governato

dall’angoscia

e dalla paura

dell’estraneo

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