PIACENZA DAL GOVERNO VESCOVILE A QUELLO CONSOLARE. L'EPISCOPATO DI ARDUINO (1121-1147)

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PIACENZA DAL GOVERNO VESCOVILE A QUELLO CONSOLARE. L'EPISCOPATO DI ARDUINO(1121-1147)Author(s): Simona RossiSource: Aevum, Anno 68, Fasc. 2 (maggio-agosto 1994), pp. 323-338Published by: Vita e Penseiro – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/20860393 .

Accessed: 22/09/2013 19:26

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Simona Rossi

PIACENZA DAL GOVERNO VESCOVILE A QUELLO CONSOLARE. L'EPISCOPATO DI ARDUINO (1121-1147)

Nel 1126 a Piacenza, durante l'episcopato di Arduino, si ha la prima menzione dei consoli: un documento del 29 settembre, riportato nel Registrum Magnum, atte sta l'esistenza di una istituzione comunale gia matura, che si poneva con precisi obiettivi politici nel proprio territorio l. Arduino (1121-1147), alia guida della diocesi

quando il Comune cittadino stava muovendo i primi passi, manteneva ancora, alme no in certi casi, prerogative comitali: il suo episcopato segna quindi a Piacenza la fase cruciale del passaggio dal governo vescovile a quello comunale.

Ma negli studi che hanno affrontato nel caso piacentino questo trapasso istitu zionale solo pochi accenni sono stati finora dedicati alia figura del vescovo: il capo diocesano rimane cosi sullo sfondo del processo di affermazione del comune, che pure aveva preso le mosse dal governo vescovile. Ho quindi ritenuto necessario rico struire la dinamica delle vicende che coinvolsero Arduino e la sua citta nel secondo

quarto del XII secolo, per vedere come concretamente si ponevano i rapporti a Pia cenza tra il vescovo e le nascenti istituzioni comunali a partire dalla prima menzione del governo consolare.

Per comprendere meglio il significato della prima attestazione dei consoli, e

quindi di un'organizzazione comunale, sara necessario analizzare alcuni episodi e do cumenti a mio parere particolarmente significativi. Ma prima ancora di fare questo vedremo come il passaggio da una forma di governo ad un'altra sia stato frutto di un lungo processo, nel cor so del quale si e verificata una graduale evoluzione di rap porti fra la citta e il capo della Chiesa locale.

1. / vescovi e la citta tra la fine del X e Vinizio delVXI secolo

I vescovi di Piacenza avevano una notevole potenza economica, che costituiva un solido punto di partenza per poter accrescere i loro poteri anche nella sfera civi le: estese erano le proprieta fondiarie della Chiesa vescovile, a cui i sovrani in eta

* Ringrazio il dott. Piero Castignoli per i preziosi suggerimenti. Alia prof.ssa Annamaria Ambrosio

ni vada la mia riconoscenza per la pazienza e cortesia con cui mi ha guidato e per il valido aiuto che mi ha offerto. Si fara uso delle seguenti abbreviazioni:

IP, V = P. F. Kehr, Italia pontificia, V, Berolini 1911

MGH, DD = Monumenta Germaniae Historica, Diplomata MGH, SS = Monumenta Germaniae Historica, Scriptores RIS = Rerum Italicarum Scriptores, ed. L.A. Muratori

RM, I-IV = // Registrum Magnum del comune di Piacenza, edd. E. Falconi - R. Peveri, I-IV, Milano, Giuffre, 1984-1988.

1 RM, I, p. 102 n. 53.

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carolingia avevano concesso diplomi di immunita 2. L'acquisizione di prerogative di natura pubblica da parte di chi deteneva la carica episcopale aveva poi trovato un terreno adatto nella crisi del potere comitale conseguente alle rivalita per il trono ita lico e alle incursioni ungare 3.

Molteplici, quindi, erano i collegamenti tra il capo della Chiesa locale e la citta, sul piano temporale oltre che spirituale. Del resto i rapporti tra il vescovo e la co

munita cittadina apparivano molto stretti fin dal momento delPelezione del capo diocesano, che avveniva ?per clerum et populum? 4. Inoltre non dobbiamo dimenti care che ?honor civitatis? e presenza del vescovo erano inscindibili in qualsiasi realta urbana 5.

Del 924 e il diploma di Rodolfo II che concedeva al vescovo Guido parte del le mura cittadine 6. In seguito a tale concessione il capo della Chiesa locale non solo acquisiva il potere su una parte della citta fondamentale per la difesa e simbolo per eccellenza dei poteri pubblici, ma di fronte alia popolazione aumentava notevol mente il suo prestigio in un momento in cui la sicurezza costituiva il problema prin cipale dei cittadini a causa delle ripetute scorrerie degli Ungari7. Sul piano non so

2 P. Racine, Plaisance du Xeme a la fin du Xllleme siecle, I, Lille-Paris 1980, 48-52. Ci puo dare un'idea della notevole potenza economica della Chiesa piacentina il fatto che, come osserva P. Racine, Aux origines des communes lombardes: le cas de Parme et Plaisance, ?Bollettino storico piacentino?, 72

(1977), 190, il vescovo al momento della divisione del capitolo della primitiva cattedrale, nella seconda me ta del IX secolo, avesse potuto dotare la canonica della cattedrale di Santa Giustina e quella della basilica di Sant'Antonino. Diplomi imperiali di concessione delPimmunita al capo della diocesi piacentina furono emessi rispettivamente negli anni 872 e 881: J.F. Bohmer, Regesta Imperii, I, Innsbruck 1899, p. 56 n. 1252 e p. 681 n. 1616.

3 F. Bocchi, Le citta emiliane nel Medioevo, in Storia della Emilia Romagna, a c. di A. Berselli, I, Bologna 1976, 414-15; P. Racine, Dalla dominazione longobarda alVanno Mille, in Storia di Piacenza, I, Piacenza, Cassa di Risparmio di Piacenza e Vigevano, 1990, 243-45. II processo di acquisizione dei poteri civili e il loro esercizio in citta e nel territorio da parte dei vescovi piacentini, fino al momento della deca denza delPautorita vescovile con l'affermarsi del comune, e stato affrontato da E. Nasalli Rocca, Sui po teri comitali del vescovo di Piacenza, ?Rivista storica italiana?, 49 (1932), 1-20.

4 E pervenuto il verbale dell'elezione del vescovo Guido, avvenuta nel 904 e alia quale presero parte trentacinque ecclesiastici e ventisette laici piacentini (P.M. Campi, Dell'historia ecclesiastica di Piacenza, I, Piacenza 1651, p. 480 n. 41). Sul vescovo Guido vedi V. Fumagalli, Vescovi e conti neU'Emilia occidentale da Berengario I a Ottone I, ?Studi medievali?, 14 (1973), 155-58. Sul verbale di elezione vedi C. Magni, Le elezioni episcopali in Italia, I, Roma 1928, 276-78 e E. Dupre Theseider, Vescovi e citta nelVItalia pre comunale, in Vescovi e diocesi in Italia nel Medioevo (sec. IX-XIII), Padova, Antenore, 1964 (Italia Sacra, 5), 62-64. Vi e testimonianza della redazione di un altro verbale simile: in un documento pontificio che il Kehr data all'anno 890 (IP, V, p. 49 n. 150) si dice che i Piacentini si erano rivolti alia Santa Sede per far consacrare il vescovo Bernardo e allo scopo avevano inviato un regolare ?decretum? d'elezione (G.D.

Mansi, Sacrorum conciliorum nova et amplissima collectio, XVIII A, Graz 1960 [rist. anast.], 26-27, al l'anno 885). L'elezione vescovile era quindi, come dimostrano questi episodi, un momento importante per una compagine cittadina che prendeva coscienza della propria identita. Questo e vero nonostante le situa zioni, numerose nel caso di Piacenza, in cui nella scelta del vescovo prevalevano gli interessi di re e impera tori: per Magni, Le elezioni episcopali, 257-61, la presenza del verbale d'elezione vescovile testimonierebbe un'elezione avvenuta in un momento in cui gli elementi locali piacentini erano riusciti a disporre con una certa liberta dell'elezione del capo diocesano.

5 Dupre Theseider, Vescovi e citta, 65. 6 / diplomi italiani di Lodovico III e di Rodolfo II, a c. di L. Schiaparelli, Roma 1910 (Fonti per

la storia d'ltalia, 37), p. 125 n. 11. 7 II territorio piacentino fu devastato gia nel corso della prima incursione ungara (899-900), precisa

mente nel dicembre dell'899; nel giugno 904 vi fu un'altra incursione (G. Fasoli, Le incursioni ungare in

Europa nel X secolo, Firenze 1945, 105, 115, 152; C. Frison, Fonti, aspetti e problemi delle incursioni un

gare nel modenese nel X secolo, ?Atti e memorie della deputazione di storia patria per le antiche provincie modenesi?, s. XI, 4, 1982, 30-32; Racine, Dalla dominazione longobarda, 237). Secondo Giovanni de Mussis (Johannis de Mussis, Chronicon Placentinum, RIS, XVI, Mediolani 1730, 450) nel 931 l'intera cit ta di Piacenza sarebbe stata data alle fiamme dagli Ungari, ma con tutta probability si tratta di una leggen da (Racine, Dalla dominazione longobarda, 237; anche A.A. Settia, Le incursioni saracene e ungare, in

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lo pastorale, ma anche economico e giuridico, si facevano quindi sempre piu stretti i

rapporti tra il vescovo e la cittadinanza. Nel 997, infine, Ottone III concedeva a Sigefredo (alia guida della diocesi pia

centina tra il 997 e il 1031), oltre a poteri e attribuzioni di tipo economico e finan ziario, il ?districtum? e il ?placitum? sulla citta e sulParea circostante nel raggio di un miglio 8. Se con tale diploma il vescovo di Piacenza riceveva di fatto i poteri pubblici, non otteneva pero il titolo e gli effettivi poteri comitali9. Infatti abbiamo piu o meno frequenti attestazioni di conti laid a Piacenza fino al 1055, quando un tale ?Rainaldus comes Placemtinensis comitatu? partecipo ad un placito a Parma 10. Nel 1065, pero, Dionigi poteva chiamarsi ?episcopus sanctae Placentinae Ecclesiae et comes uius comitatu Placentino?: a quella data la giurisdizione vescovile si era or mai estesa al territorio esterno alia citta 11.

Sotto il governo del vescovo comparve sulla scena della vita cittadina di Piacen za una compagine sempre piu composita ed intraprendente di personaggi e famiglie che, all'interno della ?concio civium? o come funzionari vescovili, partecipavano al ia gestione della citta acquistando gradualmente coscienza del loro ruolo 12. L'effetti vo governo cittadino, quindi, finiva per essere nelle mani non tanto del vescovo, quanto dell'assemblea che lo coadiuvava 13.

La storia. I grandi problemi dal Medioevo alVEta contemporanea, diretta da N. Tranfaglia - M. Firpo, II, Torino, Utet, 1986, 300, mostra diffidenza nei confronti di catastrofiche narrazioni pervenute sulle in cursioni ungare).

8 Ottonis III Diplomata, ed. T. Sickel, MGH, DD regum et imperatorum Germaniae, II, Hannove rae 1893, p. 666 n. 250. L'imperatore fu spinto a tale provvedimento a favore della Chiesa piacentina dalla volonta di mantenere amichevoli i rapporti con una citta che si trovava in un'area particolarmente strategi ca del Regno. Si trattava di contrastare, con la concessione dei poteri pubblici al vescovo, il malcontento dei Piacentini per la revoca da parte del pontefice Gregorio V (IP, V, p. 52) del rango arcivescovile attri buito alia diocesi nel 991 da Giovanni Filagato (Racine, Plaisance, 61; Id., Dalla dominazione longobarda, 246).

9 Interpretano il diploma di Ottone III come effettiva e piena concessione di poteri pubblici, anche

se non del titolo comitale, Racine, Plaisance, 61; Id., Dalla dominazione longobarda, 246, e Bocchi, Le citta, 415. Per quest'ultima, se e vero che a Piacenza non venne meno l'autorita laica, essa fini per limitar si ai territori del comitato non soggetti a poteri immunitari. A dimostrazione del fatto che il vescovo abbia esercitato nel territorio cittadino il potere di ?placitum?, andrebbe la mancata attestazione di giudizi tenuti a Piacenza dai conti, se non in un solo caso, nel 1009 (/ placiti del ?Regnum Italiae?, a c. di C. Manare si, 11/2, Roma 1958 [Fonti per la storia d'ltalia, 96/2], p. 499 n. 273), dove perd ?Lanfrancus et Ugo co

mites Placentine comitatu? compaiono insieme al vescovo (sui conti Lanfranco e Ugo, vedi F. Bougard, Entre Gandolfingi et Obertenghi: les comtes de Plaisance aux Xe et XIe siecles, ?Melanges de l'Ecole Francaise de Rome. Moyen Age?, 101, 1989, 27-29). Diversa e l'interpretazione che da del contenuto del diploma del 997 C. Manaresi, Alle origini del potere dei vescovi sul territorio esterno delle citta, ?Bull. delPIst. stor. ital.?, 58 (1944), pp. 283-84 n. 3. Egli ritiene infatti che anche dopo il diploma di Ottone III il diritto di placito nella citta e nel territorio di un miglio attorno fosse rimasto ai conti: se il vescovo sede va in giudizio, come effettivamente era accaduto prima della concessione ottoniana e sarebbe accaduto an che in seguito, poteva farlo solo in qualita di messo regio. Ma dopo alcuni anni, sempre secondo il Mana resi, il vescovo avrebbe acquisito l'effettivo potere di ?placitum? in citta: infatti tra il 1017 e il 1026 il po tere giudiziario del conte appare limitato al territorio extra-cittadino e i documenti parlano di ?comes comi tatu Placentine? (cosi si legge in un placito del 1026: Piacenza, Archivio di Stato, Ospizi Civili - Monastero di San Savino, Atti privati, busta 4 cart. 7, perg. n. 4, pubblicato in / placiti del ?Regnum Italiae?, III/l, p. 9 n. 325). Dobbiamo pero tenere presente che, come mostra Dupre Theseider, Vescovi e citta, 79, non sempre la qualifica di ?comes de comitatu? che appare nei documenti sta ad indicare una definitiva e sicu ra rinuncia da parte del conte alia giurisdizione cittadina, anche se ai conti il mantenimento di tale posizio ne non doveva interessare molto dato che la base effettiva del loro potere era alPesterno.

10 Sui conti di Piacenza vedi Bougard, Entre Gandolfingi et Obertenghi, 11-66. 11 I Placiti del ?Regnum Italiae?, III/l, p. 278 n. 418. 12 Racine, Aux origines, 194-95. 13 Dupre Theseider, Vescovi e citta, 84-85.

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Ma Pidentita di interessi tra il capo della Chiesa, e nello stesso tempo supremo detentore dei diritti pubblici, e i cittadini entro ad un certo punto in crisi in seguito a nuove vicende che finirono per turbare gli equilibri. Furono le lotte per la riforma della Chiesa a provocare a Piacenza una forte contrapposizione fra il vescovo Dioni

gi (1049-1077), di parte imperiale, e i fedeli aderenti a quel movimento patarinico che si infiammava contro il clero concubinario e simoniaco. Dionigi fu scomunicato e costretto a lasciare la citta nel 1067; reintegrato poi nei suoi poteri, fu di nuovo

colpito da scomunica nel 1075 14. II fatto che Dionigi fosse stato colpito da due sco

muniche, e costretto a lasciare la citta in seguito alia prima, aveva inevitabilmente influito in modo negativo sul prestigio del capo della diocesi non solo dal punto di vista spirituale ma anche da quello temporale. L'elezione da parte dei riformatori di un vescovo nella persona di Bonizone da Sutri, nel 1089, non fece altro che acuire le tensioni: molti chierici e laici di Piacenza si erano opposti a tale elezione, e con la loro violenta protesta finirono per avere la meglio su Bonizone, che fu attaccato da gli avversari e orrendamente mutilato 15. Uno scontro senz'altro aspro, che deve es sere interpretato alia luce di una contrapposizione fra riformatori e 'imperialP, pre sente in tutte le componenti sociali e in quegli anni fortemente sentita a Piacenza, e non tanto come un contrasto fra ceti diversi 16. L'alternarsi di vescovi discussi o dal partito riformatore o da quello imperiale finiva inevitabilmente con Fincrinare Pi dentita tra citta e governo episcopale, portando la popolazione urbana a sperimenta re una maggiore autonomia.

Di una presa di posizione autonoma della citta rispetto al vertice diocesano ab

14 P. Racine, La nascita del Comune, in Storia di Piacenza, II, Piacenza, Cassa di Risparmio di

Piacenza, 1984, 63. La prima scomunica nei confronti di Dionigi fu emessa dal pontefice Alessandro II

presumibilmente tra il 1063 e il 1067 (IP, V, p. 446 n. 20). II vescovo piacentino, riacquistati poi i suoi po teri, nel 1075 fu nuovamente colpito da scomunica e deposizione da parte di Gregorio VII (IP, V, p. 447 nn. 23-24); di cio il vescovo non tenne conto in quanto rimase nella sua sede fino alia morte.

15 Su Bonizone da Sutri vedi G. Miccoli, Bonizone, in Dizionario Biografico degli Italiani, XII, Ro ma 1970, 246-59. L'opposizione al vescovo riformatore di una parte dei Piacentini, chierici e laici, e docu mentata in una lettera inviata da Urbano II allo stesso Bonizone (IP, V, p. 448 n. 25). Le vicende delPele zione vescovile del 1089 sono testimoniate in Bernoldi Chronicon, ed. G. Waitz, MGH, SS rerum Germa nicarum, V, Hannoverae 1844, 449, mentre Bonizone stesso nel suo Liber ad amicum (ed. E. Dummler,

MGH, Libelli de lite Imperatorum et Pontificum saecc. XI-XII conscripti, I, Hannoverae 1891, 568-620) parla di alcuni avvenimenti piacentini di questi anni.

16 Gli annalisti Codagnello e Mussi, a proposito di avvenimenti collocati rispettivamente al 1090 e al

1089, parlano di una violenta contrapposizione a Piacenza fra ?populares? e ?milites? (Iohannis Coda gnelli Annales Piacentini, ed. O. Holder-Egger, MGH, SS rerum Germanicarum in usum scholarum, 23, Hannoverae-Lipsiae 1901, 1; Iohannis de Mussis Chronicon, 451). II Codagnello e il Mussi ignorano del tutto il fenomeno della Pataria, e nemmeno riportano le vicende relative all'elezione vescovile e poi alia cacciata di Bonizone. Gli storici piacentini del XVII e XVIII secolo hanno prestato fede al racconto dei di sordini tra ?milites? e ?populares?, ma hanno taciuto sul fenomeno della Pataria (su questo aspetto vedi

Racine, La nascita del Comune, 63-64). Miccoli, Bonizone, 248-49, ritiene che il racconto dei due annali sti piacentini sia ricalcato su situazioni e contrasti molto piu tardi rispetto alle vicende del 1089-1090: la narrazione dei cronisti sarebbe quindi relativa a fatti diversi rispetto a quelli accaduti al momento della cac ciata di Bonizone, o forse si tratterebbe di un travestimento di tali avvenimenti fatto alia luce di una vicen da successiva. Gia E. Nasalli Rocca, Riflessioni su Bonizone come canonista, ?Studi gregoriani?, 2

(1947), 155, rifiutava di riconoscere un collegamento tra disordini sociali e contrasti religiosi. Racine, inve ce, propone una ricostruzione degli avvenimenti che tiene conto sia del racconto degli annalisti sia della vi cenda di Bonizone: gli oppositori del vescovo riformatore sarebbero stati gli aristocratici del contado, in

quanto le lotte patariniche avrebbero portato a prese di posizione diverse da parte di gruppi sociali con

trapposti (Racine, La nascita del Comune, 68-69). Anche la Bocchi ritiene che il racconto dei fatti propo sto dal Codagnello non sia improponibile: tali vicende sarebbero accadute alPindomani della cacciata di Bonizone e avrebbero visto contrapposti due modi diversi di concepire la vita sociale e politica: quello del vitale ed intraprendente ceto urbano, nel quale molti avevano aderito alia Pataria, e quello della feudalita che nel contado esercitava i poteri ad essa delegati dai vescovi e dai conti (Bocchi, Le citta, 416-17).

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biamo una testimonianza importante gia nel 1093, quando Piacenza entro nella lega antiimperiale con Milano, Lodi, Cremona, la contessa Matilde di Canossa e Corra do, figlio delPimperatore Enrico IV 17. A questa data sedeva al vertice della diocesi

piacentina ancora un vescovo di parte imperiale, Winrico da Treviri, ma la citta ave va ormai compreso che il suo interesse non sempre si identificava con quello episco pate, soprattutto in un momento in cui si temevano ritorsioni da parte del papa per il trattamento riservato al riformatore Bonizone. Inoltre, nel clero piacentino aveva

progressivamente guadagnato spazio il partito favorevole alia riforma 18: fu dalla ri trovata solidarieta fra clero e laicato che usci Pelezione alia carica episcopale di Al

do, da collocarsi fra il 1093 e il 1096 19. La nuova concordia tra il vertice della Chiesa, detentore anche dei poteri civili,

e la popolazione urbana non impedi tuttavia a quest'ultima di proseguire verso una

sempre maggiore autonomia dal vescovo nelPamministrazione della citta, che era esercitata attraverso la ?concio?, le milizie cittadine e gli ?iudices civitatis? 20. Tale

processo fu senz'altro facilitato dalle numerose assenze di Aldo dalla sua sede, che finirono per lasciare spazio alia ?concio? e alPiniziativa di quei laid che lo coadiu vavano nel governo della citta.

II vescovo parti per la Terra Santa, presumibilmente nel 1100, rispondendo al

Pappello alia crociata lanciato proprio dalla citta di Piacenza dal pontefice Urbano II nel 1095 21. Alia spedizione partecipo anche ?Lantelmus confanonerius? e con lui, presumibilmente, un gruppo di appartenenti alParistocrazia locale: tale esperienza servi alia comunita cittadina facendole ritrovare motivi di solidarieta verso un obiet tivo comune e favorendo la pacificazione alPinterno di Piacenza dopo Pacrimonia delle ancora recenti lotte patariniche 22.

17 Per G. Tabacco, Vescovi e comuni in Italia, in / poteri temporali dei vescovi in Italia e Germania nel Medioevo, a c. di G. Mor - H. Schmidingen, Bologna 1979 (Annali dell'Istituto storico italo-germani co, Quaderno 3), 260, questa alleanza testimonia l'ampia autonomia operativa che le citta avevano assunto nei confronti del vescovo.

18 Non sarebbe altrimenti stata possibile Palternanza di vescovi filo-papali e vescovi su posizioni sci smatiche (A. Vasina, L'area emiliana e romagnola, in Storia d'ltalia, diretta da G. Galasso, VII/1, Tori no, Utet, 1987, 376).

19 Probabilmente Pascesa di Aldo alia guida della diocesi avvenne al tempo del Concilio di Piacenza del 1095: Urbano II o lo consacro ad elezione gia avvenuta o lo sostitui allo scismatico Winrico (G. Cera ti, Per una biografia di Aldo vescovo di Piacenza (eletto 10967-morto 1121), ?Annali Canossani?, 1, 1981, 11). Sembra piu probabile la prima ipotesi, ossia che la nomina di Aldo esprimesse una convergenza tra i vertici della Chiesa e i fedeli (Vasina, L'area emiliana, 377).

20 A. Solmi, Le leggi piu antiche del Comune di Piacenza, ?Archivio storico italiano?, 73 (1915), 6, 8-9.

21 Cerati, Per una biografia, 12-13. La scelta di Piacenza da parte di Urbano II, nell'ambito della

metropoli ravennate, aveva avuto un chiaro significato antiguibertino, da ricondurre al clima di una lotta

per le investiture che si era fatta sempre piu aspra alia fine dell'XI secolo (A. Vasina, Le crociate nel mon do emiliano e romagnolo, ?Atti e memorie della deputazione di storia patria per le province di Romagna?, 23, 1972, 16-17). Questo significato non doveva essere sfuggito al vescovo Aldo, che quindi rispose solleci tamente all'invito a partire per la Terra Santa: era un modo per esprimere Pautonomia e Pestraneita della sede piacentina dalla giurisdizione del metropolita ravennate, proposito accentuato dalla decisione di parti re, come e presumibile, nel 1100 al seguito deila spedizione dell'arcivescovo milanese Anselmo IV, dopo aver partecipato al sinodo da questi tenuto a Milano nel 1098 (Cerati, Per una biografia, 13; Vasina, Le crociate, 18). II vescovo riformatore Aldo, inoltre, comprendeva senz'altro che la partecipazione alia spedi zione armata in Terra Santa era soprattutto un'occasione per la sua diocesi di recuperare la dimensione iti nerante e missionaria della cristianita (Vasina, Le crociate, 16), irrinunciabile dopo il periodo di degrado e di crisi ideale che la sede piacentina aveva subito nel periodo precedente in cui era prevalso al suo interno il partito filo-imperiale.

22 Le diverse componenti della societa locale accolsero quindi una sorta di 'tregua di Dio' per porre fine alle contrapposizioni precedenti: la partenza alia volta dei luoghi santi di un nucleo piacentino potreb be far supporre anche Pesistenza di una sorta di giuramento di una ?societas? d'armi sotto la guida del ve

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Con Porganizzazione della crociata, che anche finanziariamente faceva capo al vescovo, Aldo sembro ritrovare alPinterno della cittk una capacity operativa che i suoi immediati predecessori non avevano avuto per le divisioni determinate dalle lot te per le investiture 23. Eppure la sua assenza dalla sede piacentina, presumibilmente dal 1100 al 1103, mise di nuovo in difficolta Porganizzazione e le strutture gerarchi che delPepiscopio a cui faceva riferimento anche il governo civile della citta, costi tuendo un'ulteriore occasione per le forze cittadine di coordinare in modo sempre piu autonomo rispetto al capo della Chiesa locale le loro iniziative e i loro interessi.

Nel 1107 il vescovo Aldo fu di nuovo assente da Piacenza: la sua presenza in Francia e attestata dal 24 febbraio al 6 giugno, mentre solo il 15 ottobre e testimo niato di nuovo nella sua diocesi24. L'impegno per far trionfare la riforma della Chiesa portava il vescovo ancora lontano dalla sua citta: nel febbraio 1111a Roma prese parte alle trattative con Pimperatore Enrico V 25. Dopo un altro periodo tra scorso nella sua sede, nel 1198 il vescovo fu di nuovo temporaneamente assente, ac canto al pontefice Gelasio II costretto a lasciare Roma e a rifugiarsi a Cluny: molto probabilmente Aldo rimase in Francia fino alia morte del papa 26.

Fu presumibilmente in questi anni caratterizzati da intermittenti e piu o meno marcati vuoti di potere, quindi, che incominciarono a delinearsi quelle strutture di governo cittadino che avrebbero poi dato vita al movimento comunale 27.

II profilarsi delle nuove istituzioni accanto al governo vescovile fu perd gradua le, senza la coscienza di una 'rottura': al termine del suo episcopato Aldo era ancora riconosciuto ?episcopus et comes?, in grado di ?licenciam et auctoritatem tribuere ex parte publica et sua? a una vendita 28.

2. // vescovo Arduino e le istituzioni cittadine

Quando nel 1121 divenne vescovo di Piacenza, Arduino ereditava dal predeces sore Aldo questa situazione sul piano dei poteri civili: gli era riconosciuto il titolo comitale, ma ormai le istituzioni cittadine avevano acquisito una sempre maggiore autonomia dal governo episcopale.

Per questo motivo e difficile, a partire dalla documentazione disponibile, defini re in modo preciso e univoco le attribuzioni che sono riconosciute al vescovo nei pri

scovo (F. Bocchi, La citta e I'organizzazione del territorio in eta medievale, in Le citta in Italia e in Ger mania nel medioevo: cultura, istituzioni, vita religiosa, a c. di R. Elze e G. Fasoli, Bologna 1981 [Annali delPIstituto storico italo-germanico, Quaderno 8], 62; Vasina, L'area emiliana , 377-78).

23 L'attiva opera organizzativa di Aldo in preparazione della crociata e evidente nel ruolo di primo piano che il vescovo ebbe nel reperimento dei fondi necessari. Ne e un esempio l'ipoteca del podere del

Brugneto, di proprieta vescovile, a garanzia di un prestito di 7 lire lucchesi avuto dal capitolo di Sant'An tonino. Da questo negozio, al ritorno di Aldo dalla Terra Santa, ebbe origine una lunga controversia tra

Pepiscopio e la canonica (Cerati, Per una biografia, 12; S. Rossi, Arduino vescovo di Piacenza e la Chiesa del suo tempo, ?Aevum?, 66, 1992, 201).

24 Cerati, Per una biografia, 13. Aldo nel 1107 fu in Francia accanto al papa, che in maggio a

Chalons-sur-Marne incontrd l'ambasceria di Enrico V. 25 Cerati, Per una biografia, 14-15. 26 Cerati, Per una biografia, 16. 27 Racine, Aux origines, 200, si chiede se i consoli non siano apparsi a Piacenza proprio durante

Passenza di Aldo per la crociata dal 1100 al 1103. 28 II documento e edito da Cerati, Per una biografia, p. 24 n. 8. Si tratta della vendita di un appez

zamento di terra a prato posta in localita Mucinasso effettuata dai fratelli Boamonte e Daiberto figli del fu Grimerio visconte a favore di Lamberto, allo scopo di sanare, in mancanza di beni mobili sufficienti, un debito contralto per la dote della loro sorella. Per poter effettuare questa vendita, i due fratelli si presenta rono al cospetto del vescovo perche desse la sua autorizzazione.

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PIACENZA DAL GOVERNO VESCOVILE A QUELLO CONSOLARE 329

mi anni. Ad esempio il 10 febbraio 1122 Arduino rinuncid a tutti i diritti e le prero gative che, come ?episcopus et comes, exigebat a parte episcopatu? sulla terra che il capitolo di Sant'Antonino possedeva nella localita di Roncaglia 29. II vescovo agi, come si legge nel protocollo del documento, ?presentia Vuarimberti Mantegacii ac Fulconis Avocati?: i due personaggi compaiono quindi alia stesura delPatto in una

posizione ben piu importante rispetto al gruppo dei testimoni elencati nell'escatocol lo. Se si aggiunge a questo il fatto che i due avrebbero poi ricoperto la carica di consoli e le loro famiglie sarebbero entrate a far parte del ceto consolare, abbiamo una chiara idea di come Arduino non fosse piu solo nelFesercizio dei poteri pubblici e di come si stessero gradualmente delineando le nuove istituzioni comunali30. Que ste prendevano il via proprio da coloro che avevano assistito il capo della diocesi nelFesercizio dei poteri civili e che poi sarebbero andati a costituire la classe dirigen te del primo comune 31.

NelPatto a favore del capitolo di Sant'Antonino si pud osservare un altro aspet to: la rinuncia vescovile era ?de districto silicet albergariis et placitis seu investitu ris?, ossia riguardava poteri concernenti la sfera pubblica, ma nell'ambito di un pa trimonio ecclesiastico. E vero quindi che il vescovo poteva fare questo atto solo per i poteri comitali di cui era ancora dotato, ma non bisogna trascurare il fatto che

questo esercizio appariva con una delimitazione ben precisa, in quanto riguardava beni della Chiesa.

Proprio questo aspetto sembra il filo conduttore di tutti gli episodi in cui Ar duino si presentava con il titolo di conte o esercitava prerogative comitali: lo faceva cioe quando erano in questione poteri di natura pubblica, ma solo se interessavano beni o istituzioni ecclesiastiche. Cosi, il 20 luglio 1123 Arduino comparve come ve scovo e conte in un'investitura ?per feodum et beneficium vasallorum? a favore dei fratelli Gerardo e Aginone e del loro nipote Alberico. Oggetto dell'investitura erano i beni che essi detenevano dalla chiesa di Santa Maria in Gariverto, sottoposta alia giurisdizione della cattedrale piacentina 32. II 30 gennaio 1124 Arduino invest! l'arci prete della pieve d'Olubra, l'attuale Castelsangiovanni, di tutta la terra, con i relativi diritti, che tale pieve possedeva 33. A questo proposito bisogna fare alcune osserva zioni. La concessione di Arduino mirava a sottrarre l'arciprete Giovanni da ogni for ma di controllo che sull'amministrazione del patrimonio plebano avevano fino ad al

29 II documento e edito da Cerati, Per una biografia, p. 25 n. 10. Sul contesto in cui si colloca Pat to, vedi Rossi, Arduino, 201.

30 I documenti del Registrum Magnum attestano che Fulco Avvocato e Guarimberto Mantegazzo ri

coprirono la carica consolare per la prima volta rispettivamente nel 1126 (cioe quando si ebbe la prima at testazione a Piacenza del consolato) e nel 1136 {RM, I, LXXIII). Secondo la Chronica rectorum civitatis

Placentiae, videlicet consulum, et potestatum ab anno Christi MCXXX citra, in RIS, XVI, 611, Guarim berto Mantegazzo sarebbe stato console gia nel 1133. Non sembra casuale neppure la partecipazione dei due personaggi ad un atto che riguarda la chiesa di Sant'Antonino: questa chiesa ebbe un ruolo fondamen tale per il comune, come sede della ?concio? popolare fino al 1179 (Iohannis de Mussis Chronicon, 455; Iohannis Codagnelli Annales, 11; P. Castignoli, Piacenza e il Barbarossa, in Storia di Piacenza, II, 179-80).

31 II cognome stesso di uno dei due personaggi di cui abbiamo parlato, Fulco Avvocato, indica Pap partenenza ad una famiglia la cui preponderanza alPinterno della compagine cittadina era derivata dalla trasmissione ereditaria di una carica nel servizio vescovile: vedi P. Racine, Uaristocratie italienne, ?Atti del Centro ricerche e documentazioni sull'antichita classica?, 9 (1977-78), 235.

32 II documento e edito in Rossi, Arduino, p. 225 n. 1. 33 Archivio della Collegiata di Castelsangiovanni, Pergamene, Cassetta 1 n. 2, edito da E. Nasalli

Rocca, Origini e primordi della pieve d'Olubra, ?Archivio storico per le province parmensi?, 30 (1930), 161, I. Sul significato dell'atto nelPambito delPoperato di Arduino per la riforma della Chiesa, vedi anche

Rossi, Arduino, 203-04.

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330 S. ROSSI

lora esercitato i rappresentanti del vescovo o dei signori laici; ma dato che tale patri monio della pieve olubrense non era di pertinenza patrimoniale delFepiscopato, il ve scovo poteva sopprimere i diritti che su tale terra godevano i signori laici solo in

quanto detentore di poteri pubblici34. L'esercizio di tali prerogative anche in questo caso coinvolgeva beni e interessi della Chiesa, come del resto accadde in un atto ve scovile del 1125. Con tale atto, per ovviare alle impellenti necessita degli abitanti ?in curte Regiano?, venne riconosciuto a Lanfranco di CastelPArquato e Pagano Bocca mata il diritto di deviare un corso d'acqua dal torrente Chero per costruirvi alcuni mulini35. II controllo delle acque e dei mulini apparteneva alia sfera di poteri che il comune avrebbe poi gestito in proprio, ma in questo caso i beneficiari e i loro eredi si impegnavano a concedere alia chiesa del luogo di avere un suo mulino su quel corso d'acqua.

Esercizio dei poteri pubblici, quindi, ma solo nell'ambito delle istituzioni eccle siastiche: e quanto sembra di poter delineare dai documenti esaminati, nei quali emerge una sostanziale sintonia tra il vescovo e la citta. Quest'ultima, comunque, aveva progressivamente acquisito una sua autorevolezza a prescindere dal riferimento al vescovo: lo dimostra il documento di concessione ai Piacentini del teloneo di Fio renzuola e di Borgo San Donnino, databile al 1122 o al 1125, da parte dell'impera tore Enrico V come ricompensa per l'aiuto prestatogli nella riconquista dei castelli di

Bargone e di Borgo San Donnino 36. II documento fu indirizzato ?universis Placenti nis maioribus et minoribus?: non si faceva menzione del vescovo 37. Del resto ad Enrico V interessava, come vero interlocutore, la citta, che ormai si era affermata in modo autonomo senza che fosse necessaria la copertura del vescovo a sostegno della

propria identita giuridica 38. La prima menzione dei consoli a Piacenza e dimostrazione inequivocabile dell'e

sistenza di un'organizzazione comunale gia matura, attraverso cui la citta decide au tonomamente della propria sorte. II 29 settembre 1126, come si legge in un atto ri

portato nel Registrum Magnum, il castellano di Caverzago si sottomise al comune

piacentino, rappresentato dai consoli Fulco Avvocato, Atto Calvo, Gerardo di Ermi zone, Gerardo Seccamelica e Alberto di Aginone 39. II documento e interessante per

34 Queste considerazioni sono di Nasalli Rocca, Origini e primordi, 149-50.

35 II documento e trascritto da V. Boselli, Delle storie piacentine, I, Piacenza 1793, 307. Anche nel 1131 Arduino, come vescovo e conte, accordo al monastero di Santa Vittoria il diritto di deviare un corso

d'acqua dal Tidone al fine di alimentare un mulino in territorio ?Arcello?, nell'attuale zona di Pianello, sulla riva destra del detto torrente (Campi, DeU'histoha, I, 399): un altro intervento del vescovo sulla rego lamentazione delle acque, ma sempre riguardante una istituzione ecclesiastica.

36 RM, I, p. 46 n. 28. Si veda inoltre F. Opll, ?Potestates Placentie?. Ein Beitrag zur Geschichte der Staufischen Reichsherrschaft in der Lombardie, ?Mitteilungen des Instituts fur osterreichische Geschi

chtsforschung?, 93 (1985), p. 33, n. 7. 37 Secondo P. Racine, // Registrum Magnum: la societa e le istituzioni, in II Registrum Magnum del

Comune di Piacenza, Atti del convegno internazionale di studio (Piacenza, 29-30-31 marzo 1985), Piacenza, Cassa di Risparmio di Piacenza, 1985, 55-56, a questa data doveva aver gia fatto la sua comparsa il gover no consolare.

38 Puo essere interessante un confronto con il caso della vicina Cremona, per il quale vedi Tabacco, Vescovi e comuni, 260-63.

39 RM, I, p. 102 n. 53. L'atto puo essere colto nelle sue reali dimensioni rispetto al problema dei

rapporti tra il vescovo e il comune solo se lo si sottrae alTinsieme del Registrum Magnum (compilato a

partire dal 1184, ossia quando, alFindomani della pace di Costanza, il comune piacentino aveva ormai chiara coscienza della sua identita, dei suoi diritti e delle sue giurisdizioni), e lo si riporta nel contesto in cui e stato prodotto, ossia la realta del secondo decennio del XII secolo. Per quanto riguarda la stesura del

Registrum Magnum, vedi E. Falconi, Introduzione, in RM, I, LXXV-CXLVII; sui collegamenti tra l'inizio della composizione della raccolta e le vicende della storia di Piacenza dopo la lotta dei comuni italiani con tro Federico Barbarossa, vedi P. Racine, // Registrum Magnum specchio della societa comunale, in RM, I,

XIV-XVIII.

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PIACENZA DAL GOVERNO VESCOVILE A QUELLO CONSOLARE 331

due motivi. In primo luogo perche testimonia delPesistenza di un'istituzione con or

gani precisi: vi sono dei consoli che dichiarano di agire ?per conscilium aliorum con sulum et per conscilium tocius populi?. Non solo, ma le parole con cui viene desi gnata la nuova realta comunale (?commune et res publica civitatis Placentie?) deno tano la presa di coscienza del proprio essere da parte di una collettivita cittadina che si regge autonomamente con un proprio ordinamento pubblico 40. L'atto del 1126 ha anche un altro interesse, perche da una chiara indicazione del principale obiettivo

politico che i nuovi organismi cittadini si pongono non appena vengono costituiti: la

conquista del territorio circostante. In questo caso si voile sottomettere un signore del contado che, con il suo castello, controllava un'arteria vitale per i traffici nel territorio piacentino, il ?caminus Ianuae? 41.

Lo sforzo da parte del comune per conseguire il controllo del territorio era del resto un elemento di continuita con il governo vescovile, in quanto Passoggettamen to del contado era un'esigenza insita nella vita cittadina da quando lo stesso vesco vo, che risiedeva in citta esercitandovi i poteri pubblici, aveva incominciato a guar dare al di la del circuito urbano, verso quello spazio in cui si estendeva la sua dioce si e sul quale gradualmente aveva assunto prerogative di natura civile 42. Un altro elemento di continuita fra governo vescovile e governo comunale e costituito dal fat to che i primi consoli appartenevano a famiglie capitaneali e che i testimoni dei pri

mi atti comunali rimandavano a famiglie discendenti dai vassalli del vescovo 43. Era il palazzo del vescovo, d'altra parte, la sede in cui le nuove istituzioni co

munali svolgevano le questioni di maggiore rilevanza, spesso in presenza dello stesso Arduino. Fu appunto nel palazzo vescovile e al cospetto di Arduino che il 18 gen naio 1132 Ubertino e Bernardo, figli di Teudisio da Montedonnico, diedero al comu ne di Piacenza, ?ad fictum censum reddendum, libellario nomine, usque in perpe tuum? tutti beni da loro posseduti su un'isola del Po; in cambio il comune, rappre sentato dai suoi consoli, effettuava il versamento alia controparte di una somma no tevole e s'impegnava a pagare un canone annuo in denaro 44. Si trattava di un pre stito su pegno, dissimulato dal contratto livellario: un espediente che il governo co

munale utilizzava per allargare il suo controllo sul territorio a scapito di quei signori che versavano in difficili situazioni finanziarie 45. I testimoni che sottoscrissero il do cumento, inoltre, erano evidentemente i rappresentanti piu in vista del governo citta dino, il nucleo da cui si sarebbe formato il ?consilium civitatis? 46: un'assemblea me no vasta della ?concio?, comprendente chi aveva rivestito o rivestiva cariche pubbli

40 O. Banti, ?Civitas? e ?Commune? nelle fonti italiane dei secoli XI e XII, in Forme di potere e struttura sociale in Italia nel Medioevo, a c. di G. Rossetti, Bologna 1977, 223-30.

41 Tre erano le strade decisive per lo sviluppo economico della citta: la 'via Francigena', che condu ceva i pellegrini e i mercanti dai paesi 'franchi' a Roma; la strada della Val Trebbia, che univa Piacenza a Genova (?caminus Ianuae?); la via fluviale del Po (Racine, // Registrum Magnum specchio della societa

comunale, XXXII-XXXIII; in particolare sulla 'via Francigena' si veda F. Opll, L'attenzione del potere per un grande transito sovraregionale: il monte Bardone nel XII secolo, ?Quaderni storici?, 21, 1986, 57-75).

42 Bocchi, La citta, 64. 43 Racine, // Registrum Magnum: la societa e le istituzioni, 56; Id., II Registrum Magnum specchio

della societa comunale, XIX. 44 RM, I, p. 59 n. 34. 45 Racine, // Registrum Magnum specchio della societa comunale, XLIV-XLV. II graduate assogget

tamento da parte comunale dei territori della famiglia feudale dei Montedonnico e attestato in questi anni anche da altri atti del Registrum Magnum: RM, I, p. 61 n. 35 (1133, dicembre 15); p. 65 n. 37 (1136, mar zo 6); p. 63 n. 36 (1136, marzo 6).

46 I nomi dei testimoni rimandano a famiglie che ricorrono nei principali documenti comunali e ve scovili di questi anni, e ad alcune di esse appartengono i consoli piacentini del XII secolo.

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che o comunque aveva conseguito una maggiore autorita negli affari di interesse ge nerate, che si teneva normalmente ?in palatio episcopi? per i negozi di particolare ri levanza 47.

Arduino non era sempre presente agli atti del Comune che miravano alPassog gettamento del territorio, anche quando si tenevano nel suo palazzo. La presenza del vescovo, infatti, appare sempre riconducibile ad episodi che vedono in causa istitu zioni ecclesiastiche. Accade il 15 aprile del 1132, quando Attone e Alberico, figli del fu Raniero di Fabrica, vendettero tutti i loro beni allodiali posti nella corte di Spec chio, in Varsi e Sette Sorelle al comune di Piacenza, rappresentato dai consoli Boni zone dell'Andito, Alberico del fu Aginone e Raimondo Speroni48. I due fratelli die dero poi a livello al comune la meta dei beni che tenevano in feudo da parte del ve scovo nella stessa localita 49: anche questo era un modo utilizzato dal comune per procedere alia sottomissione del contado, sottomissione che in tal caso coinvolgeva anche beni soggetti alia giurisdizione feudale del vescovo 50. Arduino nel documento e designato come ?episcopus et comes?, ma sembra che il titolo comitale avesse una valenza piu che altro onorifica e comunque limitata agli interessi della propriety ec clesiastica. II vescovo quindi non si opponeva alia crescente intraprendenza del co mune nel territorio 51, e forse fu tale accondiscendenza nei confronti delle esigenze piu fortemente sentite dalle istituzioni cittadine a permettergli di mantenere il titolo comitale e una certa possibility d'azione in campo civile. Fu infatti come vescovo e conte che Arduino, il 13 febbraio 1135, rinnovo Pinvestitura di tutte le decime che i

?capitanei? Da Cario detenevano nella diocesi52, ma Patto non aveva alcun interesse per il comune. II vescovo fu poi presente nel 1141 alia ?concordia? stretta tra Gerar do di Cornazzano e il comune di Piacenza, rappresentato dai consoli Guarimberto

Mantegazzo, Gerardo Seccamelica e Pietro di Fulgoso 53: il comune si impegno a da

47 Solmi, Le leggi, 29-30. 48 RM, I, p. 95 n. 50. Come si desume dal documento e dai consoli in esso nominati, nel 1132 il

consolato era tenuto ancora fermamente nelle mani delle famiglie che facevano parte della curia vescovile e che gradualmente si erano affrancate dal controllo del capo diocesano (Racine, 77 Registrum Magnum: la societa e le istituzioni, 57).

49 Di questi beni il comune infeudo poi un tale Alberto Scarpa, che in cambio presto il giuramento di fedelta.

50 I feudi concessi da altre istituzioni ecclesiastiche piacentine non andavano esenti dal graduale as

soggettamento al controllo da parte del comune. Ad esempio, il 15 aprile 1132 Isembardo, Oberto Rosso, Ranieri, Giglio, Malfasato, Lorenzo, Iacopo, Oglerio, Amedeo e Guido donarono al comune di Piacenza tutti i loro beni situati nella corte di Cella Gravasca e diedero a livello al medesimo comune, rappresentato dai consoli, meta della corte e del castello di Casasco, che essi detenevano in beneficio dalla chiesa di San Colombano di Bobbio. Pochi giorni dopo, Isembardo, Oberto Rosso, Ranieri e Giglio giurarono fedelta al comune di Piacenza per il castello di Casasco e la corte di Cella Gravasca e si impegnarono a far prestare lo stesso giuramento ai loro soci (RM, I, p. 89 n. 49). II 6 marzo 1136, inoltre, Artusio di Montedonnico,

figlio del fu Ottone, diede in fitto perpetuo al popolo piacentino, rappresentato dai consoli, non solo tutti i suoi beni posti in Mezzano, ma anche tutto cio che deteneva in feudo dalla chiesa di San Sisto (RM, I, p. 63 n. 36).

51 Tale intraprendenza, per6, preoccupava i grandi signori del contado, e il comune ne era cosciente. Lo dimostra l'atto esaminato alia nota precedente (RM, I, p. 89 n. 49) in cui nella sottomissione al comu ne piacentino e contenuta la riserva di fedelta, da parte di tutti i contraenti, nei confronti del monastero di San Colombano e, da parte di alcuni di loro, anche nei confronti dei Malaspina. Nonostante la riserva di

fedelta, comunque, i signori feudali avevano di che diventare inquieti davanti all'allargarsi dell'influenza del comune nel loro territorio (Racine, II Registrum Magnum specchio della societa comunale, XL

VI-XLVII). 52 Archivio di Stato di Piacenza, Ospizi civili, Diplomatico, Cartella 2 n. 12 (ed. Rossi, Arduino, p.

229 n. 4). SulPinteresse di tale atto per la conoscenza della situazione della Chiesa piacentina, vedi Rossi, Arduino, 204.

53 RM, I, p. 36 n. 22.

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PIACENZA DAL GOVERNO VESCOVILE A QUELLO CONSOLARE 333

re a Gerardo la meta della corte di Scoparo (per la quale il beneficiario avrebbe do vuto fare ogni anno un'offerta alia chiesa di San Sisto), mentre Paltra meta doveva tenerla per se o darla alia chiesa di San Sisto. II comune prometteva anche di resti tuire a Gerardo la rocca di Pietra Gemella e di dargli alcuni beni in citta. In cambio il figlio di Gerardo doveva ?esse habitator Placentie per tres menses per guerram quos consules voluerint, per pacem unum mensem quern voluerit?; Gerardo, invece, doveva ?iurare fidelitatem communi Placentie, salva fidelitate suorum anteriorum se niorum? e ?facere iurare suos homines de suis castellis liberos et servos quos Placen tini nuntii sine occasione requisierint, salvare populum Placentinum et suas res per bonam fidem in tota sua potestate?, mentre suo fratello doveva ?iurare pacem tene re Placentinis et omnibus hominibus ex illorum parte per se et per omnes homines ex sua parte in habere et in personis? 54. La presenza di Arduino a questa ?concor dia? e da collegare al fatto che un'istituzione ecclesiastica piacentina, precisamente il monastero di San Sisto, era coinvolta e riceveva un utile dal patto fra il signore e il comune: forse il vescovo aveva fatto in modo che anche la Chiesa avesse un vantag gio concreto, per compensare il coinvolgimento dei suoi beni feudali nel progressivo assoggettamento alle istituzioni comunali. Del resto anche i feudi vescovili ed eccle siastici, in genere, erano interessati a questa situazione: il 23 dicembre 1141 i fratelli Fulco, Rainaldo e Ansaldo Delia Porta diedero a livello al comune di Piacenza Bel monte (Pattuale Castelnuovo Fogliani), che essi detenevano in beneficio dal vesco vo 55. Nel documento relativo, precisamente nell'escatocollo dopo la data topica, si

legge: ?et est illorum beneficium ex parte Placentini episcopi?; ma ogni accordo fu preso dalle due controparti indipendentemente da tale fatto. E dunque evidente che il comune agiva sempre piu senza Pintervento vescovile, anche quando gli accordi erano presi ?in palatio episcopi? 56.

Nel 1141 vi furono quindi tappe importanti per il comune di Piacenza nel pro cesso di acquisizione di un piu stretto controllo del contado, ma la presenza del ve scovo fu limitata alPatto del 14 marzo e per i motivi che abbiamo gia illustrato 57.

54 RM, I, p. 36 n. 22. Gerardo di Cornazzano aveva contrastato con le armi la penetrazione del co mune piacentino nella zona della Val di Taro, ma era stato piegato a fare atto di sottomissione: Pobbligo di residenza cui era tenuto il figlio ne faceva una sorta di ostaggio del governo comunale ed era un mezzo usato dal comune per legare a se la nobilta bellicosa e ribelle del contado (Racine, // Registrum Magnum specchio della societa comunale, XLV-XLVI). Anche Pobbligo previsto per Gerardo di impiegare un'ingen te somma di denaro per l'acquisto di terre a Piacenza, che pero non potevano essere ne vendute, ne impe gnate, ne date in feudo, era un modo per tenere meglio sotto controllo il signore, che si vedeva costretto a trasferire i suoi interessi economici e fondiari, sui quali si basava il suo potere nel territorio, verso l'area della citta sede del comune, comunque al di fuori della Val di Taro, fulcro della sua forza.

55 RM, I, p. 104 n. 54. I Delia Porta erano un'importante famiglia della feudalita vescovile piacenti na, coinvolta nella riscossione delle decime ecclesiastiche (Racine, La Chiesa piacentino, 357).

56 E quanto accadde negli accordi tra il comune e i marchesi Malaspina il 15 e il 26 agosto del 1141

(RM, I, p. 319 n. 153): i colloqui si tennero nel palazzo vescovile, ma Arduino non vi intervenne. 57 Del 12 gennaio e la ?concordia? con gli abitanti di Salsomaggiore e Salsominore (RM, I, p. 181

n. 88); del 15 luglio e del 26 agosto sono i patti con i marchesi Malaspina (RM, I, p. 319 n. 153); del 5

agosto e del 7 agosto, rispettivamente, sono gli accordi conclusi con gli abitanti della Val di Taro e con al cuni personaggi in vista di questa zona (RM, I, p. 308 n. 149 e p. 429 n. 203). Insieme agli altri due atti dello stesso anno di cui si e parlato piu diffusamente, questi documenti testimoniano che procedeva con successo Tacquisizione del controllo sulle zone strategicamente piu importanti del territorio, quali le valli del Taro e della Trebbia. Vale la pena di ricordare anche una ?cartula iuramenti? del 19 gennaio 1141

(RM, I, p. 529 n. 257): Giovanni, abate di Mezzano, per il tramite del suo messo Bernardo giuro al comu ne di Piacenza di non aver dato in passato e che non avrebbe dato in futuro ad alcuno i castelli della chie sa di San Paolo di Mezzano. Come abbiamo gia avuto modo di vedere, il controllo dei castelli era stretta

mente connesso con quello delle vie di comunicazione e del territorio. Ma tale atto, che si tenne nella catte drale, e interessante perche testimonia come anche gli enti ecclesiastici fossero tenuti al rispetto del nuovo

equilibrio che il comune imponeva nel contado.

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334 S. ROSSI

Inoltre, anche quando compariva con il titolo comitale, Arduino era sempre insieme ai rappresentanti del consolato oppure si occupava di questioni strettamente ecclesia stiche.

Al vescovo era pero rimasta la competenza neirambito della volontaria giurisdi zione: ad esempio in questioni relative a eredita e matrimoni. E il caso di un docu mento del primo giorno di luglio del 1128, in cui si attribuiva ancora ad Arduino il titolo di ?comes comitatus?: si tratta di un giuramento a proposito di un'eredita prestato al cospetto del vescovo e di numerosi testimoni da un tale Atto Calvo 58. Cosi pure il 6 marzo 1143, ?in presentia testium atque in presentia domni Arduini

episcopi et comitis et sua auctoritate?, Vuilia, vedova di Vuizolo de Bromna e figlia del fu Giovanni di Engelboldo, e i suoi figli Oberto ed Enrico ricevettero dalla chie sa di Sant'Antonino, nella persona del preposito Oddone, quaranta soldi di denari d'argento per la vendita della meta di tutte le case e le terre possedute a Cornelia no 59. NelPescatocollo del documento si legge infatti che Patto fu tenuto ?in palacio episcopi in presentia ipsius episcopi et Vuarinberti Mantegacii?. Accanto al vescovo

appariva quindi un rappresentante di una famiglia appartenente al ceto dirigente co munale. Analogamente accade in un altro atto, stipulato nello stesso giorno e sem

pre nel palazzo del vescovo, relativo ad una lite sorta tra Vuilia e i suoi figli60. A questo proposito Guarimberto Mantegazzo e Alberico Figlioddoni, sempre ?in pre sentia domni Arduini episcopi? e di altri testimoni, ripresero una sentenza da loro emessa quando erano consoli61. La residua autorita comitale, quindi, non poteva es sere esercitata dal vescovo senza tenere conto di istituzioni comunali che ormai ave vano raggiunto un notevole grado di autonomia. E anzi probabile che Arduino, ren dendosi conto delPimpossibilita di ritornare alPantica potenza, cercasse di conservare un proprio spazio mediante i buoni rapporti con il comune 62.

L'affermazione delle istituzioni comunali piacentine a danno dei poteri civili del vescovo era, comunque, un fatto ormai acquisito a diversi livelli. Altrimenti non si spiegherebbe come mai il pontefice Innocenzo II, il 23 aprile di un anno collocabile tra il 1138 e il 1143, si rivolgesse direttamente ai consoli piacentini perche facessero rispettare dai loro concittadini i diritti del monastero di San Savino sulle acque del rivo detto di San Savino, concessi ai monaci dagli imperatori e confermati a suo tempo dal papa stesso 63. L'abate del monastero, Lorenzo, doveva infatti essersi la

mentato presso la Santa Sede perche i Piacentini sottraevano le acque deviandole dal loro corso normale, a danno delle terre e delle coltivazioni del monastero. II legato della sede apostolica Ubaldo, cardinale di Santa Prassede, designo ancora nel 1143 il vescovo di Piacenza come ?comes civitatis?, ma il titolo appare ancora una volta li mitato alPambito dei diritti ecelesiastici64. Lo si legge nelPatto relativo alia sentenza

58 Roma, Archivio Doria Landi Pamphilj, Pergamene Landi, n. 10 (ex n. 971), edito parzialmente da R. Vignodelli Rubrichi, Archivio Doria Landi Pamphilj. Fondo della famiglia Landi. Regesti delle

pergamene 865-1625, Parma 1984 (Fonti e studi. Serie prima, 12), p. 3 n. 10. 59 Piacenza, Archivio Capitolare di Sant'Antonino, Diplomatico, Atti privati, cartella 5 n. 665 I. 60

Piacenza, Archivio Capitolare di Sant'Antonino, Diplomatico, Atti privati, cartella 5 n. 665 II. 61 Dai documenti del Registrum Magnum (RM, I, LXXIII), l'anno in cui sia Guarimberto che Albe

rico furono consoli risulta il 1141. 62 Tale intesa fu probabilmente perseguita da Arduino anche per poter controllare piu da vicino la

forza espansiva del comune, distogliendola da piu gravi interventi nella diocesi. A questo proposito vedi V.

Tirelli, Di un privilegio di Chiaravalle della Colombo: nota sull'?exemptio? dell'ordine cistercense, ?Bull. dell'Ist. stor. ital.?, 72 (1960), 206.

? IP, V, p. 502 n. 10. 64 F. Kehr, Papsturkunden in Italien. Reiseberichte zur Italia pontificia, V, Citta del Vaticano 1977

(Acta Romanorum Pontificum, 5), p. 303 n. 7.

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PIACENZA DAL GOVERNO VESCOVILE A QUELLO CONSOLARE 335

emessa il primo agosto dal cardinale in merito ad una lite, sorta tra il vescovo di Pavia e i canonici della cattedrale piacentina, a proposito di due parti della decima di tutta la corte di Port'Albera e dei diritti su dodici mansi di terra situati nella stes sa localita, in diocesi pavese. Ubaldo in questa occasione fu ospitato nel palazzo ve

scovile, dove pronuncio il giudizio alia presenza di Arduino, del vescovo di Pavia, del preposito della cattedrale e di molti rappresentanti del clero e del laicato, fra cui Guarimberto Mantegazzo, Gerardo di CastelPArquato e Rogerio di Porta Gariverta. Costoro, rappresentanti delle istituzioni cittadine, furono presenti in quanto la sen tenza relativa ad un'importante istituzione ecclesiastica piacentina, com'era la catte drale, poteva riflettersi sul prestigio della citta e del comune. Alia stessa motivazione puo essere ricondotta la presenza del console Guarimberto Mantegazzo alia sentenza, emessa dal preposito di Sant'Antonino Oddone il 30 gennaio 1144, relativa ad una controversia tra Pabate di San Savino, Lorenzo, e Parciprete di Santa Maria di For novo, nella diocesi di Parma, a proposito di alcune decime 65.

Ci sono pero altri episodi nel corso delPepiscopato di Arduino ancora piu signi ficativi e interessanti di quelli che abbiamo fino ad ora visto: in essi il filo condutto re appare una volta di piu Punita di intenti fra il vescovo e la citta. In primo luogo al momento dello scisma papale del 1130, quando Arduino e la sua citta si ritrova rono concordi a favore di Innocenzo II66. Fu per questa identita di vedute sulle po sizioni innocenziane che Piacenza pote essere scelta come sede di un concilio celebra to nel giugno 1130 da Innocenzo II67.

L'accordo tra il vertice della Chiesa locale e i consoli fu poi evidente in un mo mento che ebbe una forte presa emotiva e spirituale su tutta la cittadinanza piacenti na: si tratta delPinsediamento dei cistercensi a Chiaravalle della Colomba 68. L'inten sa opera diplomatica di Bernardo di Clairvaux per guadagnare sempre piu numerosi

seguaci alia causa innocenziana lo aveva probabilmente portato, nel corso dei suoi spostamenti nelle varie citta italiane, a passare per Piacenza nel 1135 69. Fu cosi che la citta, sia nelle componenti laiche, sia in quelle ecclesiastiche, si adopero per avere nella diocesi una fondazione di monaci cistercensi70.

Tra i documenti che segnano Pavvio del monastero di Chiaravalle meritano una

particolare attenzione il decreto del vescovo e quello del comune71. Nel primo,

65 Archivio di Stato di Piacenza, Ospizi civili, Diplomatico, Cartella 1 n. 12. 66 P. Zerbi, / rapporti di san Bernardo di Chiaravalle con i vescovi e le diocesi d'ltalia, in Id., Tra

Milano e Cluny. Momenti di cultura e vita ecclesiastica nel XII secolo, Roma, Herder, 1991 2 (Italia Sacra, 28), 5.

67 Le ?Liber Pontificalis?. Texte, introduction et commentaire par L. Duchesne, II, Paris 1955 (Bi bliotheque des Ecoles Francaises d'Athenes et de Rome, 4), 381.

68 G. Picasso, Fondazioni e riforme monastiche di san Bernardo in Italia, in San Bernardo e I'ltalia

(Atti del Convegno. Milano, 24-26 maggio 1990), a c. di P. Zerbi, Milano, Scriptorium Claravallense-Vita e Pensiero, 1993 (Bibliotheca erudita, 8), 155-56.

69 Zerbi, I rapporti, p. 71 n. 49. 70 E probabile che nell'inverno fra il 1135 e il 1136 alcuni monaci cistercensi, mandati da Bernardo

per esaudire le richieste del vescovo Arduino e dei suoi fedeli, raggiungessero il luogo dove doveva sorgere Chiaravalle. II monastero, pero, avrebbe avuto un riconoscimento giuridico solo dopo il decreto vescovile di fondazione emesso da Arduino I'll aprile 1136 (P. Corvi - G. Spinelli, 5. Maria di Chiaravalle della

Colombo, in Monasteri benedettini in Emilia Romagna, a c. di G. Spinelli, Milano, Silvana, 1980, 83-95). 71 II documento vescovile e conservato in originate presso l'Archivio di Stato di Parma (Diplomatico,

Documenti privati, cassetta 3 n. 161). L'edizione piu recente e di G.F. Rossi, La fondazione di Chiaravalle della Colombo prima abbazia di S. Bernardo in Italia, Piacenza 1954, p. 33 n. 1; edizione parziale in G.

Drei, Le carte degli archivi parmensi dei secoli X-XII, III, Parma 1950, p. 78 n. 89. II decreto comunale, il cui originale e nelPArchivio di Stato di Parma, Diplomatico, Documenti privati, cassetta 4 n. 166, e edi to da Solmi, Le leggi, 58; G.F. Rossi, La fondazione, p. 36 n. 2; e parzialmente da Drei, Le carte, III, p. 83 n. 95. Per la fondazione di Chiaravalle in rapporto all'episcopato di Arduino, vedi S. Rossi, Arduino, 205-09.

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336 S. ROSSI

delFll aprile 1136, Arduino non si dichiaro ?comes?, come pure aveva fatto in atti di poco precedenti riguardanti istituzioni ecclesiastiche: il vescovo vedeva nella fon dazione cistercense, in primo luogo, un'opportunita per la sua diocesi dal punto di vista del rinnovamento spirituale e della riforma morale della Chiesa. La concessione delle decime e della facolta, a chi possedesse terre delPepiscopate a qualsiasi titolo, di donarle o venderle al monastero, rientrava pienamente nei diritti della sua giuri sdizione vescovile 72. Affermando il divieto di costruire chiese entro un certo spazio intorno al monastero Arduino non faceva che esercitare una sua prerogativa. Per

quanto riguarda Pestensione di tale divieto anche alle abitazioni secolari, non possia mo stabilire con certezza se essa fosse rivolta solo ai dipendenti e vassalli vescovili

oppure se fosse generale. Nel secondo caso, infatti, il vescovo avrebbe agito in quan to detentore del potere pubblico.

II decreto comunale emesso alcuni giorni prima rispetto a quello vescovile, pre cisamente il 5 aprile dello stesso anno, e analogo ad esso, fu emanato alia presenza di Arduino ?et maxime partis sui cleri, et consulum et totius populi?: tutta la com

pagine cittadina, nelle sue componenti laiche ed ecclesiastiche, agiva unitariamente

nelPepisodio della fondazione di Chiaravalle 73. Si legge nel documento che ?placuit tarn clero et populo majoribus et minoribus Placentiae civitatis plena et sistente con done decretum dare monasterio Claraevallis?: Patto viene pertanto annoverato tra le

prime leggi del recente comune piacentino accanto alle norme di poco precedenti sul le concessioni fondiarie e sui notai74. Se in tali disposizioni legislative mancava la

menzione del vescovo, nel documento del 5 aprile 1136 per la fondazione cistercense era chiaramente espresso il suo intervento, a lato dei consoli, trattandosi di un atto del quale a nessuno sfuggiva il profondo significato religioso e spirituale. II notaio

rogatario delPatto scrisse di avere redatto il documento per ordine del vescovo e dei consoli: Patto, del resto, riguardava un'istituzione ecclesiastica, e quindi il capo dio cesano poteva intervenire pur trattandosi di questioni di natura temporale 75. II do cumento, comunque, dimostra Pormai completa affermazione delle istituzioni comu nali: dopo avere espresso Panno precedente un'autonoma capacita legislativa, pote vano ora stabilire il divieto di abitazione in un certo spazio intorno al monastero e

obbligare chiunque possedesse terre utili ai monaci a cederle ad un prezzo prefissato, esercitando quindi il principio della vendita forzata a causa di pubblica utilita 76.

72 Sul documento vescovile vedi E. Nasalli Rocca, Note giuridiche sui documenti di fondazione di Chiaravalle della Colombo, ?Archivio storico per le province parmensi?, 27 (1927), 2-5, per il quale la do nazione da parte di Arduino delle decime, da intendersi come decime sacramentali e non dominicali, e un

equivalente delle private ?cartule offersionis?. 73 Anche i signori del territorio e alcune famiglie in vista del Piacentino contribuirono con le loro

donazioni alia dotazione del monastero. I documenti riportati da Drei, Le carte, III, p. 81 n. 93 e p. 83 n. 95 attestano rispettivamente le donazioni da parte di Oberto Pallavicino e di Corrado Cavalcabo. In Drei, Le carte, III, p. 124 n. 147 sono elencate tutte le terre donate al monastero con i relativi confini.

74 La normativa riguardante i contratti di conduzione agraria, del febbraio 1135, e riportata in RM, III, p. 357 n. 804; il giuramento dei notai piacentini, del 5 giugno 1135, e in RM, I, p. 73 n. 40. I docu

menti sono stati analizzati da Solmi, Le leggi, 33-34. ? interessante notare in entrambi i casi, cosi come nel documento del comune per Chiaravalle della Colomba, il ruolo della ?concio?, assemblea alia quale inter veniva tutto il popolo per la delibera dei negozi di maggiore interesse (sul ruolo della ?concio? vedi Solmi, Le leggi, 28-29).

75 Nasalli Rocca, Note giuridiche, 6. 76 Nasalli Rocca, Note giuridiche, 6. II divieto di abitazione sarebbe stato di li a poco ripetuto, co

me abbiamo visto, dal vescovo Arduino. II fatto che il vescovo applicasse tale divieto non solo alle chiese, prerogativa che rientrava nei suoi poteri, ma anche alle dimore secolari sembrerebbe un'ingerenza da parte sua nel campo dei diritti civili. Probabilmente non era ancora ben chiara una netta delimitazione fra Pam bito comunale e quello vescovile, e quindi le due autorita finivano per sovrapporsi al fine di dare massima estensione ed efficacia ai loro provvedimenti. Che il vescovo non intendesse affatto muoversi nell'ambito

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PIACENZA DAL GOVERNO VESCOVILE A QUELLO CONSOLARE 337

L'intervento nel processo di fondazione di Chiaravalle della Colomba anche delle due supreme autorita sovrane delPeta medioevale, quella pontificia e quella im

perial, fu probabilmente richiesto dai Piacentini sia per esigenze di solennita sia per avere la conferma delle deliberazioni assunte, in particolare quelle riguardanti il di vieto di abitazione e di costruzione intorno al monastero 77. La serie dei documenti di fondazione di Chiaravalle della Colomba, comunque, e un chiaro esempio del

complesso intreccio di poteri tipico delPeta medioevale. Un'altra forte esperienza spirituale coinvolse il vescovo e la citta, cosi come era

avvenuto per la fondazione delPabbazia cistercense di Chiaravalle della Colomba. Si trattava anche in questo caso di un nuovo insediamento monastico nel Piacentino, quello dei pulsanesi78. L'atto che segna la nascita a Piacenza di un monastero sog getto alP abate di S. Maria di Pulsano e delP8 febbraio 1143 79: nel palazzo vescovi le, ?presentibus et consciencientibus viris religiosis, tarn clericis quam laycis?, Ardui no concedeva Pamministrazione del ponte sulla Trebbia, con i beni pertinenti, alia chiesa delPordine pulsanese che doveva essere costruita nei pressi del ponte stesso. Dal documento, inoltre, si ricava che al momento di tale concessione un certo Nico 16 era gia preposto alia custodia del passaggio fluviale: costui avrebbe continuato a

provvedervi e a rimanervi fino alia morte, dopo di che tale compito sarebbe passato al monastero. Per continuare a godere dei diritti loro concessi, inoltre, i monaci pul sanesi dovevano garantire un'efficiente costruzione e manutenzione del ponte stesso, altrimenti il vescovo avrebbe potuto affidare ad altri tale incombenza 80.

La portata sia spirituale che materiale di questo atto era a tutti evidente, tanto che vi fu una mobilitazione quasi generale da parte del clero come da parte dei con soli e degli altri personaggi in vista della citta, presenti in questa occasione nel palaz zo vescovile. Per i rappresentanti delPistituzione comunale, inoltre, era degno cPinte resse soprattutto Poggetto della concessione, ossia Pamministrazione di un ponte sul la Trebbia a Quartazzola, luogo vitale per Peconomia piacentina in quanto punto di passaggio di uomini e merci proprio alle porte della citta. Per poter emettere tali di

sposizioni Arduino doveva aver conservato, almeno parzialmente, una certa autorita in campo civile 81, anche se questa si poteva esplicare solo quando erano in gioco gli interessi della Chiesa e tenendo conto delle ormai affermate istituzioni comunali: il notaio incaricato di redigere il documento dichiaro, infatti, di averlo fatto ?iussu do mini Arduini episcopi, Nicolai et Lecacorvi consulum?.

L'accordo tra il vescovo e la citta era fermo anche su un altro punto: la difesa

delPindipendenza della Chiesa piacentina dalParcivescovo di Ravenna. Arduino era

della giurisdizione temporale lo dimostra il fatto che la pena in cui poteva incorrere chi si fosse opposto al decreto consisteva nella minaccia di scomunica: Arduino, prevedendo una sanzione solo spirituale, era con

sapevole di agire in un campo meramente religioso. A questo proposito vedi le riflessioni di Nasalli Roc ca, Note giuridiche, 5.

77 ? l'interpretazione che dei due decreti fornisce M. Bartoli, Bernardo di Clairvaux e le fondazioni cistercensi in Italia, ?Archivum Bobiense. Studia?, 1 (1982), 136-37. L'originale del privilegio del pontefice Innocenzo II e conservato nelPArchivio di Stato di Parma (Diplomatico, Diplomi pontifici, cassetta 1 n.

20) ed e edito da Rossi, La fondazione, 36 (IP, V, p. 522 n. 1). Quello imperiale e edito in Lotharii III di

plomata nec non et Richenzae imperatricis placita, ed. E. Ottenthal - H. Hirsch, MGH, DD regum et

imperatorum Germaniae, VIII, Berolini 1927, p. 175 n. 109. 78 Sui motivi religiosi e spirituali che spinsero Arduino a rivolgersi all'abate Giordano di S. Maria di

Pulsano per avere alcuni dei suoi monaci nella diocesi piacentina, vedi Rossi, Arduino, 211-12. 79 RM, III, p. 600 n. 892. 80 Anche in caso di negligenza nella cura del ponte non veniva pero messa in dubbio la permanenza

dei pulsanesi a Piacenza, in quanto non poteva venir loro sottratto il territorio destinato alia costruzione della chiesa.

81 Nasalli Rocca, Sui poteri comitali, 16.

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338 S. ROSSI

sempre stato un tenace difensore delPindipendenza della Chiesa di Piacenza dalla

metropoli ravennate, con Pappoggio della popolazione e delle istituzioni comunali82. Per questo la questione della dipendenza da Ravenna fu utilizzata come stru

mento di pressione su Arduino e, di riflesso, sul comune di Piacenza in un episodio che si colloca nel luglio del 1144 83. Tale vicenda e documentata da due documenti

pontifici: nel primo, scrivendo il 6 luglio al clero e al popolo di Ravenna, Lucio II diceva di aver intimato al vescovo di Piacenza Arduino di prestare obbedienza al nuovo arcivescovo Moyse; il secondo, un privilegio indirizzato il 12 luglio al mona stero di Chiaravalle della Colomba, confermava le esenzioni e i beni appartenenti al

monastero, con la clausola di riserva dei diritti della Santa Sede ma non di quelli delPordinario diocesano 84. Colpire Arduino sul piano delPindipendenza della diocesi

piacentina da Ravenna e sul piano dei suoi diritti come ordinario era un modo per colpire Pintraprendenza del comune. Quest'ultimo, infatti, penetrando gradualmente nella Val di Taro in quei territori appartenenti alia casata marchionale dei Pallavici

no, andava a turbare gravemente la giurisdizione del vescovo di Parma e del comune

parmense. Si erano cosi costituiti due fronti contrapposti: da una parte Arduino e il comune di Piacenza, dalPaltra il vescovo e il comune parmense. I buoni rapporti tra il capo della diocesi di Parma e il metropolita ravennate avevano probabilmente con vinto quest'ultimo a sollecitare un piu deciso intervento della Santa Sede per ricon durre all'obbedienza il vescovo di Piacenza 85.

Arduino, pero, fu risoluto nella sua posizione e riusci a mantenere i consueti buoni rapporti con il comune 86. E tale atteggiamento ottenne un risultato positivo: la crisi tra il vescovo e il pontefice fu infatti superata nel giugno del 1145, quando con un privilegio emesso dal nuovo papa Eugenio III a favore del monastero di Chiaravalle della Colomba vennero riconosciuti i diritti delPordinario diocesano 87. Cio avrebbe avuto un riflesso positivo anche sul prestigio del comune, che pote pro seguire proficuamente nell'assoggettamento dei Pallavicino, a danno del vescovo e del comune di Parma 88.

L'impegno a mantenere rapporti sereni con il comune, da quanto abbiamo vi

sto, appare una costante nell'operato di Arduino. Del resto nel caso delle fondazioni di Chiaravalle e di Quartazzola tale accordo aveva permesso il coinvolgimento della citta in una forte esperienza spirituale: Arduino aveva compreso che la convivenza

pacifica con le istituzioni comunali era una condizione importante per svolgere al

meglio il suo ruolo pastorale. I risultati dell'impegno di Arduino volto a mantenere distesi i rapporti con il

comune erano pero destinati a vita breve: i contrasti della citta con il vertice episco pale sarebbero scoppiati drammaticamente con il successore Giovanni.

82 La fermezza del vescovo a questo proposito non era mai venuta meno, anche se questo gli aveva

provocato difficolta nei rapporti con la Santa Sede (Rossi, Arduino, 215-16). 83 A questo episodio e dedicato il contributo di Tirelli, Di un privilegio, 191-217. 84 IP, V, p. 60 n. 200; p. 522 n. 3. 85 Tali considerazioni sono di Tirelli, Di un privilegio, 202-03, 206-07. 86 Lo dimostra il contenuto di una pergamena conservata nelPArchivio Capitolare della Cattedrale di

Piacenza (Diplomatico, Vendite, cassetta 16 n. 134). II 5 settembre 1144, alia presenza dei consoli di Pia cenza Guarimberto Mantegazzo, Presbitero Fulgoso e Alberico Visdomini, una tale Berta, vedova di Gio

vanni, insieme ai suoi figli, vendette alia cattedrale una ?pecia? di terra ?posita in burgo civitatis Placen tie?. II relativo pagamento fu effettuato il 12 settembre successivo da parte del preposito della cattedrale ?in manibus domni Arduini episcopi et comitis et Presbiteri de Fulgosso consulis civitatis?. II vescovo e il

console, di comune accordo, stabilirono poi quanto spettasse ai figli della dote di Berta alia sua morte. 87 IP, V, p. 522 n. 3. 88 RM, I, p. 310 n. 150 e p. 313 n. 151.

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