Post on 17-Feb-2019
Èil settantesimo compleanno dell’OstificioPrealpino, l’azienda bergamasca di coni ecialde fondata nel 1938 dal mitico Franco
Minetti, uno dei “personaggi” importanti del setto-re e della storia del gelato artigianale italiano.Dal 1983, anno della prematura scomparsa del pa-dre, alla guida dell’azienda c’è Arnaldo Minetti,che ama ripetere la frase che spesso gli viene dettaper sottolineare la passione con cui parla del suolavoro, e cioè “nel sangue scorrono i coni di suo
padre”.Il dottor Minetti è un noto opinionista, giornalistadal 1976, oltre a collaborare con la nostra rivista(sua la rubrica Opinione da oltre vent’anni) è tito-lare di Puntogel, azienda leader della distribuzione
OSTIFICIO PREALPINO
Dal 1938 coni di alta qualitàppeerr vvaalloorriizzzzaarree iill ggeellaattoo aarrttiiggiiaannaallee
78 - gelato artigianale
a cura della redazione
Da settanta anni è il riferimento della
qualità e della ricerca dell’eccellenza,
perché i coni devono valorizzare
il buon gelato italiano.
Tradizione artigianale e innovazione
tecnologica hanno permesso
all’azienda bergamasca di essere
sempre all’avanguardia
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anniversari
specializzata, e detiene partecipa-zioni in altre significative realtà delsettore, come ad esempio la Domo-gel (termoscatole), ma ama soprat-tutto identificarsi con l’azienda difamiglia e con le pluriennali batta-glie condotte per coniugare la lavo-razione tradizionale artigianale conl’innovazione tecnologica, perseguen-do sempre l’obiettivo della qualità edella ricerca dell’eccellenza.Chiediamo di precisare il senso di
queste battaglie.
“È una soddisfazione - ci dice - pas-
sare in rassegna le testimonianze
concrete del contributo che la no-
stra azienda ha dato allo svilup-
po del settore e in particolare al
prestigio dei coni: già nel perio-
do pionieristico, fin dagli inizi de-
gli anni sessanta, le proposte di
formati diversi di coni da parte
di Ostificio Prealpino erano mol-
teplici e stimolanti, per quel mer-
cato molto conservatore, in una
situazione in cui moltissimi stam-
pi erano ancora montati su sem-
plici macchine manuali e solo al-
cuni sui modelli allora “rivolu-
zionari” di macchine automati-
che a tecnologia più evoluta.
Contemporaneamente il cuore
della produzione, la sala impa-
sti, era attraversata da nostre in-
novazioni nell’ambito delle at-
trezzature da miscelazione e, so-
prattutto, da una profonda qua-
lificazione dell’ingredientistica: il
cono fino ad allora piuttosto sot-
tovalutato e considerato come un
semplice contenitore, diventava,
nella nostra filosofia e strategia
aziendale, un alimento di quali-
tà, qualcosa a cui assegnare il
compito di valorizzare ancora di
più un buon gelato artigianale.
Basti pensare che ancora oggi, in
una realtà caratterizzata dal ri-
chiamo computerizzato dei ma-
cro-ingredienti negli impasti, cia-
scun nostro formato di coni ha
la sua ricetta specifica e speci-
fici miscelatori e alcune realtà ter-
ritoriali hanno ricette persona-
lizzate: un esempio concreto di co-
me lo sviluppo tecnologico può
essere al servizio dell’artigiana-
lità e di cosa intendiamo con la
strategia di coniugare innova-
zione e tradizione nel produrre
i nostri coni, affinché meritino
di essere il simbolo del gelato”.Cosa intende dire con questo?
“Il cono è il simbolo universal-
mente riconosciuto del gelato,
perché rappresenta il modo più
comodo e piacevole di mangiar-
lo: è comodo soprattutto se vo-
gliamo consumarlo passeggiando,
magari in compagnia e senza im-
pegnare entrambe le mani; è pia-
cevole, perché al piacere del gu-
sto e della vista aggiunge quel-
lo del tatto; è completo perché in-
tegra la degustazione del gelato
con la fragranza e croccantezza
della cialda.
“Mio padre era un grande uomo: pilotadi caccia, decorato per il periodo dellaResistenza, amante della montagna, at-tento alla solidarietà e al progresso so-ciale, imprenditore innovativo, ha lascia-to una impronta significativa nel setto-re e nel mondo della gelateria ed èstato una stella polare per i figli e inipoti”
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Ostificio Prealpino
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“Una produzione artigianale con
ingredienti di alta qualità, con cura
delle ricette, delle metodiche,
con tecnologie d’avanguardia,
con personale esperto e motivato,
per garantire coni e cialde che
sappiano valorizzare il gelato:
sono tutti risultati che non si
improvvisano perché hanno
alle spalle settanta anni di
storia e di esperienza”
Naturalmente ciò deve avvenire
senza che ci sia una sovrapposi-
zione di sapore al gelato stesso:
il cono deve essere sicuramente
buono, ma non deve essere né
molto dolce né aromatizzato per-
ché coprirebbe le caratteristiche
del prodotto che deve invece va-
lorizzare. È per questo che da
anni invitiamo a evitare i sapori
dolciastri degli edulcoranti o l’u-
tilizzo di cialde troppo dolci o
pasticciate (colgo l’occasione, per
ricordare che ormai la legge vie-
ta di usare nei coni contempora-
neamente zucchero più edulco-
ranti!)”.
Può essere ancora più preciso?
“I coni stampati italiani sono più
adatti a valorizzare il gelato:
sono freschi e croccanti e rifug-
gono dall’eccesso di zuccheri, co-
sa che invece è inevitabile per i
coni arrotolati che per loro na-
tura hanno un trentacinque per
cento di zuccheri, percentuale
che nessun gelato ha, con la con-
seguenza che dopo la degusta-
zione l’unico sapore che resta
in bocca è quello dell’arrotola-
to, con buona pace del gelato e
degli sforzi profusi per farlo be-
ne. Già che ci siamo, ricordo an-
che che i coni stampati (e solo
essi) consentono di avere una
ghiera o balconcino che aiuta a
spatolare il gelato, così come la
tradizione gelatiera italiana im-
pone. Un gelato ben spatolato su
un bel cono è ben altra cosa ri-
spetto alla serialità triste delle
palline e al deprimente uso simil-
industriale del porzionatore.
Dico ciò senza polemica alcuna
verso l’abitudine tipicamente
veneta e tedesca di utilizzare il
porzionatore, ben sapendo che
questa modalità si era afferma-
ta quando gli ambulanti veneti
emigravano verso l’Austria e la
Germania per proporre il loro
gelato e adottarono questa abi-
tudine d’oltralpe: mi interessa
però ribadire che nel modello
vincente del gelato artigianale
italiano nel mondo, fondamen-
tale per mantenere il primato
del nostro Paese, c’è sicuramen-
te la proposta costante della la-
vorazione a spatola”.
Torniamo al ruolo dell’Ostificio
Prealpino …
“Un’altra battaglia titanica con-
dotta negli anni ottanta fu quel-
la di proporre un’ampia artico-
lazione di formati diversi e, so-
prattutto, coni di grandi dimen-
sioni e comunque, famiglie di co-
ni di grandi dimensioni, adatte
a coprire diverse fasce di prez-
zo da parte della gelateria.
Impugnature più lunghe ed ele-
ganti, corolle più marcate, ghie-
re importanti: lanciammo pro-
gressivamente il Goal 2, Goal 1,
Goal X, Goldengoal … e nel gi-
ro di pochi anni il mercato dei
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coni cambiò radicalmente e mi-
gliorò moltissimo. Nonostante il
nostro brevetto, ben sapendo che
è quasi impossibile brevettare
tutte le varianti, abbiamo avuto
più di venti imitazioni, ma è noto
a tutti che l’onore e l’onere di
questa rivalutazione dei coni ri-
sale a noi e ne siamo orgogliosi.
La stessa strada l’abbiamo poi
percorsa con altre famiglie di co-
ni, come ben dimostra il nostro
ricco catalogo: il lettore può sbiz-
zarrirsi cliccando sui diversi
formati del nostro sito internet
(www.ostificioprealpino.com).
Lo stesso spirito innovativo l’ab-
biamo esplicitato su altri due
fronti, uno interno e uno ester-
no, per l’integrazione di gamma
e la costruzione di rapporti uni-
tari fra produttori”.
Cosa intende dire?
“I produttori di coni del secolo
scorso avevano piccole aziende
individuali o familiari a caratte-
rizzazione territoriale limitata ed
erano chiusi nel loro orticello:
anche per questo molti di essi so-
no spariti, per mancanza di con-
tinuità o di prospettive.
Abbiamo voluto promuovere l’in-
terscambio, la crescita profes-
sionale congiunta, la condivisio-
ne di alcuni investimenti, l’inte-
grazione delle reciproche produ-
zioni, allargando la gamma con i
formati degli uni e degli altri.
Abbiamo costruito questo per-
corso associato con Ali d’Oro di
Teramo e Industria Cono Artic
di Torino e ancora oggi nelle ma-
nifestazioni fieristiche condivi-
diamo gli stessi stand e promuo-
viamo una immagine unitaria.
Anche sul piano internazionale,
soprattutto in relazione agli ar-
rotolati e a formati particolari
come le Conchiglie e il Fior di
Loto, abbiamo creato solide rela-
zioni di interscambio con quali-
ficati colleghi produttori, in parti-
colare per gli arrotolati a boc-
ca molto svasata da utilizzare co-
me gran coppe da passeggio”.
Quale è il vostro canale distributi-
vo principale?
“Mi interessa particolarmente
evidenziare che nella nostra va-
sta gamma produttiva abbiamo
risposte ad ogni tipo di esigen-
za e, sia in Italia che all’estero,
abbiamo distributori che copro-
no diversi segmenti di mercato,
partendo dall’alto profilo dell’ar-
tigianalità, passando per gela-
terie e locali misti come i bar-
gelateria fino ai capillari livelli
di somministrazione, compresi
soft e ice-cream.
Inoltre siamo fornitori del cana-
le Cash and Carry, che copre la
composita utenza della ristora-
zione. È giusto che sia così, con-
siderando anche la forza e la ca-
pacità produttiva della nostra
azienda.
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Ostificio Prealpino
Tra l’altro siamo all’avanguardia
nella tracciabilità, non solo con
la gestione computerizzata dei
lotti e delle scadenze, attraver-
so gli specifici codici a barre, ma
anche con verifica e controllo di
ciascuna partita delle singole ma-
terie prime in ciascun impasto.
Vogliamo in ogni caso eviden-
ziare che quello che ci caratte-
rizza (come priorità assoluta) è
la “Linea Alta Qualità Artigiana-
le”, specifica di alcune famiglie
di formati con cui viene identifi-
cata l’immagine dell’azienda.
“Il piacere del cono”, lo slogan della
campagna di comunicazione dell’ Osti-
ficio Prealpino, è nello sguardo del bim-
bo, nell’espressione della ragazza bionda,
nel sorriso della signora nera: è un mes-
saggio gioioso.
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