News SA 25 2015

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News 25/SA/2015

Lunedì,29 Giugno

2015

Sistema di Allerta Rapido europeo per Alimenti e Mangimi

Salmonella in galline congelate dalla Romania e Listeria in gorgonzola Dop italiano. Ritirati dal mercato europeo 59 prodotti.

Nella settimana n°25 del 2015 le segnalazioni diffuse dal Sistema rapido di allerta europeo per alimenti e mangimi (Rasff) sono state 59 (12 quelle inviate dal Ministero della salute italiano).L’elenco dei prodotti distribuiti in Italia oggetto di allerta comprende quattro casi: Salmonella enteritidis in galline congelate provenienti dalla Romania; mercurio in due lotti di pesce spada (Xiphias gladius) dalla Spagna; mercurio in filetti di pesce spada refrigerati (Xiphias gladius) da Francia.Nella lista delle informative sui prodotti diffusi in Italia che non implicano un intervento urgente troviamo: Stafilococchi (coagulasi-positivo) in biscotti gelato dagli Stati Uniti; mercurio in filetti di tonno fresco (Thunnus albacares) di Ecuador.Tra i lotti respinti alle frontiere od oggetto di informazione, l’Italia segnala: irradiazione non autorizzata (termoluminescenza) di estratto di riso rosso dalla Cina; migrazione di cromo e manganese di utensili in acciaio per il barbecue dalla Cina; aflatossine in pistacchi dall’Iran, attraverso la Turchia; contenuto troppo alto di cromo in pinze per spaghetti dalla Cina; deterioramento delle caratteristiche organolettiche di alimenti a contatto con coltelli di plastica e rivestiti con film metallizzato dalla Cina.

Questa settimana tra le esportazioni italiane in altri Paesi che sono state ritirate dal mercato, l’Italia segnala Listeria monocytogenes in gorgonzola Dop distribuito in 12 Paesi. (Articolo di Valeria Nardi)

Fonte: ilfattoalimentare.it

Chiarimenti origine carni suine, ovicaprine e pollame: quando ci va?

In merito all’indicazione dell’origine delle carni suine e ovicaprine, obbligatoria dallo scorso Aprile, in ragione del regolamento delegato (UE) 1337/2013, è utile riflettere su chiarimenti emersi dalla Corte di Giustizia UE... e sulle ripercussioni pratiche.

Con una sentenza dello scorso ottobre, riferita in realtà alla distinguibilità delle carni disossate meccanicament rispetto alla carne fresca (Desinewed meat, DSM, ottenuta, a differenza della Carne Separata Meccanicamente, con basse pressioni e non con alte), la Corte di Giustizia UE ha infatti finito per chiarire i due criteri necessari per disambiguare il concetto di "carne fresca". Per una lettura complessiva dell’argomento si legga questo articolo su: http://www.rivistadirittoalimentare.it/rivista/2014-04/VAQUE.pdf

Carne fresca o trasformata?

La carne trasformata, non si può considerare carne fresca e pertanto non richiede l’indicazione dell’origine. Ricordiamo che le modalità di indicazione dell’origine prevedono almeno luogo di allevamento e macellazione, “Allevato in…Macellato in”…, oppure, “Origine: Italia-. DiventaMa quando la carne è fresca o invece trasformata? In realtà una prima distinzione di base viene effettuata entro il Pacchetto Igiene: con il regolamento 853/2004 si spiega "cosa" ricomprende la "carne fresca".La modifica sostanziale delle fibre muscolari rappresenta un criterio base, per il mantenimento della connotazione di "carne fresca". E pur tuttavia, la carne macinata è considerata in qualche modo una sottocategoria della carne fresca.

I due criteri introdotti dalla Corte UE

Oltre alla tipologia di trattamento (meccanico o manuale) (1), conta verificare- in caso di dubbi- il mantenimento- al microscopio- delle fibre della carne nella loro condizione originaria, anche tenendo conto della condizione della maggior parte delle fibre stesse (2). In tal caso la carne fresca (suina, ovicaprina e di pollame) riporterà l’origine. La sentenza della Corte UE sebbene applicata alla questione della Carne disossata a basse pressioni, fa luce sul regolamento 1337/2013 circa indicazione di luogo di allevamento e macellazione

di alcune specie, dal momento che viene chiarito cosa sia “carne fresca” e cosa invece no.Si ricorda che la carne macinata è una categoria a parte che prevede sì l’obbligo dell’indicazione di origine ma può essere impostata in forma semplificata (Allevato in: UE/non UE… Macellato in: UE/non UE; oppure, Origine: UE/non UE).Coldiretti sostiene in tutte le sedi la necessità di una informazione completa e trasparente sull’origine per tutti i tipi di carne e in generale per tutti gli alimenti, sia freschi che trasformati.Tuttavia, ad oggi rimangono prive dell’obbligo dell’origine le altre carni fresche come ad esempio quelle di cavallo e coniglio, i prodotti che utilizzano la carne come ingrediente e altri trasformati a base di carne come il prosciutto, i salumi, ecc., che non rientrano nell’applicazione del regolamento 1337/2013. inoltre, insaccati, salumi stagionati o soggetti a salagione come il prosciutto sono considerabili a tutti gli effetti come carne trasformata (con possibilità di omissione dell'origine, a danno del consumatore, purtroppo). Il pollame, anche disossato meccanicamente, mantiene la indicazione dell’origine.

Fonte: sicurezzaalimentare.it

Nel riso si trova l’arsenico inorganico, ma non c’è da allarmarsi: attenzione però ai prodotti derivati.

Il riso e i suoi derivati contengono quantità relativamente alte di arsenico inorganico. Lo indicano le analisi condotte dalle autorità di controllo tedesche, che hanno anche rilevato come il livello di questa sostanza sia più alto nei prodotti a base di riso che nei grani stessi. Un fatto che l’Istituto federale tedesco per la valutazione del rischio (BfR) non riesce a spiegare e chiede anche alle industrie alimentari di chiarire.

Esistono due tipi di arsenico in natura: organico, naturalmente presente nel pesce e nei frutti di mare, e inorganico, che è cancerogeno per gli umani. Se assunto per lunghi periodi di tempo, anche in quantità ridotte, può portare a cambiamenti della pelle, danni al sistema nervoso e problemi cardiovascolari. Secondo i calcoli del BfR sul consumo di riso e dei suoi derivati da parte dei tedeschi, può dare un contributo significativo all’assunzione complessiva di arsenico inorganico, in particolare per i bambini fino a tre anni d’età, la cui esposizione alimentare a questa sostanza, anche da alimenti a base di riso, è stimata essere due-tre volte maggiore di quella degli adulti.La Commissione europea introdurrà limiti all’arsenico inorganico per il riso e i prodotti a base di riso

Francesco Cubadda, ricercatore all’Iss che si occupa della presenza di arsenico negli alimenti, non si dice sorpreso. «Questa pubblicazione non apporta significative novità; – ci ha spiegato – che l’arsenico inorganico sia presente nel riso è noto da molto tempo ed è oggetto di studio da più di dieci anni».Il fatto che si trovi nel riso, in assenza di inquinamento delle falde acquifere, è dovuta alle caratteristiche del cereale e al suo metodo di coltivazione. «Per questo la ricerca scientifica verte sulle strategie di mitigazione del fenomeno. Un nostro studio sulla presenza di arsenico inorganico nella catena alimentare della popolazione italiana è in corso di pubblicazione – si potranno conoscere dati più specifici sul nostro Paese. Inoltre, l’Ente Nazionale Risi conduce una varietà di studi sperimentali approfonditi sul tema. In Italia la qualità del riso è buona e si punta solo a migliorarla.»L’istituto tedesco chiede ai produttori di ridurne la presenza al minimo possibile, non essendo possibile stabilire un livello di assunzione di sicurezza. Per questi motivi, la Commissione europea introdurrà il prossimo gennaio dei tenori massimi di arsenico inorganico per il riso e i prodotti a base di riso, come cialde, cracker, gallette e dolci.“Trovo condivisibili le conclusioni dello studio del BfR – dice Cubadda – per quanto riguarda il consumo del riso. È importante mantenere una visione equilibrata e non drammatizzare: il riso è un alimento importante e teniamo presente che è alla base della dieta di una gran parte della popolazione mondiale.”La presenza dell’arsenico è dovuta alle caratteristiche del cereale e al metodo di coltivazioneChe cosa consigliamo ai nostri lettori?Innanzitutto, è importante proteggere i bambini, il cui organismo è più esposto ai danni dell’assunzione di arsenico inorganico rispetto a quello degli adulti. Quindi, soprattutto nei più piccoli, è importante evitare il consumo esclusivo di alimenti a base di riso: ad esempio, il latte di riso non deve essere sostituto del latte vaccino o materno e le pappe di riso devono essere alternate con prodotti a base di altri cereali.Un’attenzione speciale va ai bambini che soffrono di celiachia e che consumano più riso e prodotti derivati dei propri coetanei. “È in corso uno studio dell’Iss in collaborazione con l’ospedale pediatrico Bambin Gesù per valutare il rischio dell’esposizione all’arsenico inorganico nei bambini celiaci italiani” spiega Cubadda.In generale, si suggerisce di evitare l’uso massiccio di prodotti derivati dal riso che, per motivi ancora non noti, contengono livelli più elevati rispetto ai grani e

per questo verranno regolati dalla Commissione Europea: riso soffiato, gallette di riso, cracker e ciambelle di riso. Questo cereale può e deve comunque essere consumato regolarmente in quanto parte fondamentale di una dieta equilibrata. (Articolo di Giulia Bottaro) Fonte:ilfattoalimentare.it