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la maschera
MI XI
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Milano, aprile 2010
“gestire le nostre
maschere”La prima parte della presentazione è stata tratta da:
BRUNO MERONI – LA MASCHERA INEVITABILE – Moretti e Vitali
e da articoli dello stesso autore
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La maschera si trova ad ogni latitudine
ed è probabile che tutte le culture sappiano cosa voglia dire
MASCHERARSI
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Ci si maschera in una molteplicità di modi:
con gli abiti
con i gesti
con le parole
con le professioni di fede
con una buona parte di quella che siamo abituati a chiamare “personalità”.
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La maschera è uno stato d’essere, una condizione esistenziale, al punto che, nella maggior parte delle culture antiche e non-occidentali, la parola maschera non esiste:
il mascherato viene semplicemente indicato col nome dell’entità che rappresenta.
ciascuno di noi si maschera, frapponendo uno strato artificiale fra la realtà sociale e il nucleo del sé.
Mascherandoci quotidianamente, rivestiamo dei ruoli, comunichiamo, ci poniamo in una condizione di difesa o d’aggressione.
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La capacità di mentire, è necessaria per la definizione dell’adulto
Forse è così perché è forte la tentazione di abusarne
evoca immediatamente un senso di pericolo quando la si avverte nel prossimo, specie se come facoltà molto padroneggiata.
E’ impressionante come una maschera non indossata risulti un oggetto qualsiasi, inerte, inoffensivo
appena indossata si anima di vita propria, quale che sia il portatore
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Rappresentare “in maschera” possiede, rispetto alle altre forme del manifestarsi, un valore aggiunto di significazione.
Nella nostra cultura, la maschera è il tratto distintivo di molti eroi e super-eroi dei fumetti, (Zorro, Batman, ecc.)
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la maschera è un elemento indispensabile nel “processo d’individuazione”, in cui avviene la trasformazione psicologica che consente all'individuo di “diventare ciò che è”.
Questo processo d’individuazione non può compiersi senza la maschera, intesa sia come strumento di rivelazione e comunicazione d’aspetti della personalità, sia come strumento d’occultamento d’altri lati della personalità stessa.
Un occultamento, a volte, limitato nel tempo e finalizzato proprio alla protezione di quegli aspetti della personalità che devono ancora crescere, irrobustirsi e trovare legittimazione nel Sé.
Comunicazione e occultamento sono due azioni indispensabili allo svolgimento del processo individuativo.
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La maschera è inevitabile
Il carattere necessario assegnato alla maschera è da intendere come impossibilità alla nudità
Senza maschera saremmo esposti impietosamente allo sguardo del mondo, al suo giudizio indifferenziato, livellatore, che solo può tener conto dei ruoli collettivi, non degli stati d’animo, della morfologia psichica individuale
Il problema sta nel capire se la maschera che necessariamente portiamo sia espressiva della nostra natura autentica oppure se la nostra natura si sia adattata più del dovuto
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Nella società occidentale, dove al bambino non è fornita alcuna maschera rituale (come invece avveniva nelle società tradizionali), egli rimane in qualche modo confuso con l’identità arcaica, tra l’altro assai povera, del gruppo familiare con cui si è fino a quel momento identificato.
Spesso, non c’è, nell’infanzia-adolescenza, un’affidabile disponibilità di maschere per comunicare e mediare con l’esterno.
Nel preadolescente l’individuo ha bisogno di una maschera per comunicare con l’esterno perché non è ancora pienamente formato.
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Via via che il bambino cresce e si avvia all’adolescenza il contatto con la spontaneità si problemizza
Il profondo, che ha potuto manifestarsi senza veli durante l’infanzia, si cela sempre di più
E’ come se un progressivo ineluttabile velo avvolgesse il sentire più intimo del bambino che cresce, quasi dover occultare qualcosa di prezioso, di non rivelabile, magari assumendo la maschera del giovane provocatore e arrogante
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In realtà, nessuno può presentarsi nudo in società, senza un vestito, una maschera sociale. Occorre, dunque, una maschera, un vestito, più vestiti.
E’ necessario che Persona impari a servirsi perfettamente della maschera che l’individuo mette sul proprio volto non solo per nascondere aspetti di sé, ma anche per affermare tratti di un Sé che altrimenti rimarrebbe inespresso.
“Bisogna essere ben superficiali per non giudicare dalle apparenze” Oscar Wilde
Le maschere, si trovano, si prendono, nella famiglia e nella società circostante.
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La disponibilità di maschere ci permette di relativizzare il processo d’identificazione, che, se preso troppo sul serio, può avere effetti disastrosi e costruire personalità tanto non autentiche quanto difficili da “smontare”
un processo d’identificazione organizzato in modo flessibile dalla Persona, attraverso l’adozione di successive (o contemporanee) maschere, è diverso, da quanto a organizzato da un Io solenne, con una deplorevole tendenza a prendersi completamente sul serio.
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La prima, e più difficile da smontare, è naturalmente l’identificazione con la madre. Dalla buona riuscita di questo “smontaggio” dipende poi la possibilità d’allestimento della Persona, e del suo prezioso teatro psichico.
Il problema principale delle identificazioni, infatti, non è tanto quello di costruirle, quanto quello di smontarle.
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Indossare una maschera è ritenuta un’azione scorretta, ma è, in realtà, un profondo atto di coraggio. Il coraggio di riconoscere di non potersi esporre come si è.
Di ammettere che “come si è” non è sufficiente a comunicare con l’esterno. Il coraggio, insieme, di dichiarare la propria necessità di comunicare. E la propria determinazione a farlo, usando tutte le ambiguità consentite dal mascheramento.
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Negli Scout si propongono maschere diverse, in base all’età e alle diverse attività
Su una prima “mascheratura” principale, si innestano “maschere” che di volta in volta vengono indossate e buttate
La maschera principale è determinata dall’Unità di appartenenza:
Branco
Reparto
Clan
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Nel BRANCO tutti sono “mascherati” con i personaggi del Libro della Giungla
Nelle attività, i ruoli di ciascuno (Capi compresi) sono quelli caratteristici del personaggio a cui ci si riferisce (ad esempio Akela, i Capi Sestiglia, ecc.)
Specifiche attività, poi permettono l’uso di maschere “usa e getta”, ad esempio ….
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Nel REPARTO la mascheratura primaria consiste nel rivestire gli abiti dello Scout, del Cavaliere, dell’Uomo del Bosco
Nelle attività, i ruoli di ciascuno sono quelli caratteristici del “personaggio” a cui man mano ci si riferisce (ad esempio il Capo Squadriglia, il cuciniere, ecc.)
Anche qui specifiche attività, poi permettono l’uso di maschere “usa e getta”, ad esempio ….
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Nel CLAN la mascheratura principale è più sottile: si tratta di adulti che testimoniano scelte, a volte “impopolari”, quali:
La scelta di Fede
Il Servizio
La Comunità
La Strada (l’essenzialità e il coraggio)
Nelle attività, i ruoli si differenziano anche in base ai diversi modi di vivere la Strada, la Comunità e il Servizio
Specifiche attività, poi permettono l’uso di maschere “usa e getta”, ad esempio la revisione del servizio, l’esposizione di quanto fatto in un cantiere, i giochi di ruolo
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Quali sono le caratteristiche della maschera che usiamo:
In famiglia, con i figli:
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Sul lavoro:
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Con gli amici:
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Quali sono le caratteristiche della maschera che utilizzano i nostri figli:
In famiglia:
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A scuola:
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Con gli amici:
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Grazie!Grazie!