METODI DI INSEGNAMENTO a cura del C.I.P.A.T. ITALIA Presentazione: 30.11.2012 1.

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METODI DI INSEGNAMENTOa cura del C.I.P.A.T.

ITALIA

Presentazione: 30.11.2012

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Fonti: insegnante e libro di testo

Comunicazione: unidirezionale e asimmetrica

Contenuto: sapere standard e uniforme

Organizzazione spaziale: disposizione rigida (banchi e cattedra)

Relazione: ascolto passivo e scarsa interazione

Strumenti: voce, penna, gesso

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Con il termine apprendimento si intende un processo, attivatodall'esperienza, che produce una modificazione,

relativamentepermanente, del comportamento.

Quanto più si è protagonisti del proprio apprendimento tantopiù si impara.

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• centrato sugli allievi, sui loro bisogni e risorse, sul diritto alla diversità (molteplici intelligenze);

• permette di valorizzare gli stili di apprendimentoF:\stay@school\30 novembre\stili attributividoc. per l'autovalutazione.doc ;

• promuove la conoscenza attraverso l’esperienza e.. la riflessione sull’esperienza (metacognizione);

• utilizza il metodo della ricerca e esplorazione in collaborazione, cooperazione e condivisione di significati.

L’insegnante:

– sviluppa i bisogni intrinseci di chi apprende;

– insegna a cooperare, trasformare le capacità in competenze;

– crea percorsi flessibili riconosciuti come significativi da chi apprende e spendibili nella vita.

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Zona di Sviluppo Prossimale: distanza tra il live llo diconoscenza attuale e quello potenziale.

Lo studente, con il sostegno (scaffolding) di un adultoo di un pari più capace, svolge compiti che non sarebbe ingrado di svolgere da solo.

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Luogo (reale o virtuale): dove muoversi in libertà;

in cui trovare tutti gli strumenti necessari per la ricerca;

dove le varie componenti del gruppo si trovano in rapporto

dinamico tra loro.

L’insegnante (mediatore/facilitatore) deve: offrire rappresentazioni multiple della realtà, focalizzare sulla produzione e non sulla riproduzione.

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L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) individua le 10 competenze fondanti per lo sviluppo della persona e leraggruppa in tre aree: EMOTIVE- consapevolezza di sé, gestione delle emozioni, gestione dello stress. COGNITIVE - risolvere i problemi, prendere decisioni,

senso critico, creatività. SOCIALI - empatia, comunicazione efficace, relazioni

efficaci.

Si imparano attraverso l’apprendimento attivo e cooperativo.

Hanno come obiettivo la formazione del Cittadino.

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Capitolo 1: Didattica laboratoriale e insegnamento/apprendimento

Capitolo 2: L’apprendimento cooperativo

Capitolo 3: Educazione tra Pari (Peer Education)

Capitolo 4: Tecnologie Educative

Capitolo 5: Risorse aggiuntive

Non esiste un metodo puro e ideale, ma è l’insegnante che deve essere flessibile, sapere utilizzare le varie metodologie e miscelarle nei momenti più opportuni.

Il laboratorio è il luogo del fare ma ancheluogo dove porsi domande e sviluppare il pensiero.

Il fare per fare diventa addestramento mentrela didattica laboratoriale lascia posto al fare per pensare, imparare e scoprire.

Si impara facendo

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qualsiasi attività intenzionale tesa a raggiungere un risultato di apprendimento definito e concreto, attraverso una serie di procedure e di attività operative progettate e verificabili dall’insegnante;

metodo strategico contro la dispersione;

supporto per l’insegnamento delle competenze chiave di cittadinanza ;

percorso integrato per la costruzione dello studente-cittadino-persona e futuro lavoratore.

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Progettazione: si fissano obiettivi, tempi, modalità di lavoro, tecnologie informatiche da usare.

Enunciazione del tema-problema: inizia l’esplorazione a partire dalle teorie ingenue” (teoria del senso comune) degli studenti.

Esecuzione: gli studenti svolgono ricerca, realizzano un “prodotto”.

Metacognizione: gli studenti imparano a riflettere sulle proprie abilità cognitive e a controllarle.

Valutazione formativa: inizia con l’osservazione del processo, prosegue con la valutazione dei risultati per poi riaprire il processo.

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insieme di tecniche di conduzione della classe in cui gli studenti lavorano in piccoli gruppi con lo scopo di raggiungere un obiettivo comune;

coniuga l’interazione e la comunicazione nei gruppi classe con i processi di studio;

permette di creare un sistema sociale basato sulla cooperazione.

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Interdipendenza positiva (la percezione di galleggiare o sprofondare insieme)

Responsabilità individuale (l’impegno del singolo per il conseguimento dell’obiettivo di gruppo);

Interazione faccia a faccia

Abilità sociali insegnate e apprese;

Controllo (monitoring) da parte dell’insegnante dei comportamenti richiesti e valutazione del lavoro svolto in gruppo (processing).

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LEARNING TOGETHER Johnson e Johnson

STUDENT TEAM LEARNING Slavin

GROUP INVESTIGATION Sharan e Sharan

STRUCTURAL APPROACH Kagan e Kagan

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Piccoli gruppi per definire i problemi, cercare soluzioni, acquisire informazioni e sviluppare competenze.

Ambiente di apprendimento e di inclusione. Clima che incoraggia interazioni positive.

Diade collaborativa: la più piccola unità sociale, che sembra essere più vantaggiosa ed economica in quanto impedisce il formarsi di coalizioni, il sovraccarico di informazioni e l’ozio sociale.

Qualche esempio

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Il problem solving indica più propriamente l'insieme deiprocessi atti ad analizzare, affrontare e risolvere

positivamentesituazioni problematiche.

FASI: domanda o situazione/ stimolo/problema da risolvere in un contesto reale.

ipotesi di risoluzione

raccolta informazioni

costruzione conoscenze

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Capacità di riflettere sull’attività svolta e sugli strumenti cognitivi

usati.

L’insegnante aiuta a: prestare attenzione al processo di apprendimento capire come si attiva la mente per capire individuare i propri gli stili di apprendimento

in una parola: imparare a imparare

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Metodo che attiva un processo spontaneo di passaggio diconoscenze, emozioni, esperienze tra persone di pari status.

Gli stili comunicativi sono mutuati dai gruppi giovanili, riflettono i loro comportamenti e rendono l’identità di ogni studente riconosciuta e accettata.

E’ utilizzata soprattutto al fine di prevenire e contenere comportamenti giovanili a rischio, favorendo il rispetto di sé (EDUCAZIONE ALLA SALUTE) e il rispetto degli altri (EDUCAZIONE ALLA CITTADINANZA).

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L’efficacia della peer education è particolarmente evidentenell’inclusione e recupero degli studenti a rischio di

abbandono

Non è tuttavia il metodo da usare solo per gli studentisocialmente svantaggiati.

Attenzione a non farla diventare poor education!

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Essa infatti è molto proficua anche:

nel periodo dell’accoglienza: gli studenti più grandi accolgono quelli del primo anno e li aiutano nei problemi di relazione o in quelli più strettamente didattici;

nella riflessione costruttiva e positiva sui comportamenti a rischio;

nella trasmissione di un proficuo metodo di studio.

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Ascolto attivo;

Comprendere le emozioni e segnali non verbali dell’altro;

Favorire la comunicazione;

Assumere responsabilità;

Sviluppare le capacità di mediazione e di soluzione dei problemi.

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Perché responsabilizzano i ragazzi che diventano protagonisti di un percorso di cambiamento;

Perché chiedono ai ragazzi di calarsi nel ruolo di coloro che aiutano;

Perché potenziano l’autostima ed il senso di autoefficacia – benefici per operatori e per i potenziali clienti.

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Le linee guida europee per la prevenzione del disagio edell’insuccesso scolastico chiedono agli insegnanti di:

portare gli studenti a confrontarsi sulla realtà concreta del loro essere “qui” e “ora” nella scuola e nella vita sociale;

sviluppare le competenze psicosociali, fornire loro risorse per gestire e risolvere situazioni problematiche;

promuovere la realizzazione del loro percorso di vita;

rendere più facile la transizione dall’adolescenza alla vita adulta.

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I “digital natives” hanno le nostre strutture neuronali riguardoall’apprendimento e alla memoria?

Di certo le ICT hanno diffuso una nuova cultura tra i giovani,caratterizzata da partecipazione, condivisione, creatività eaffiliazione a gruppi virtuali.

I social network hanno rivoluzionato i sistemi di comunicazionee relazione tra gli individui.

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Come utilizzare questi cambiamenti per promuovere esviluppare l’apprendimento, particolarmente nel caso distudenti a rischio?

Le ICT sono una opportunità: stimolano e favoriscono la formazione e il confronto di

ipotesi e il dibattito collettivo per trovare soluzioni condivise.

Un contesto internazionale di buon uso di cooperazione in rete

è Global Junior Challenge (concorso internazionale che premial’uso innovativo delle tecnologie per l'educazione del

21°secoloe l'inclusione sociale).

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classi virtuali i cui membri giocano ruoli differenti in uno scambio continuo di confini e responsabilità;

nella comunità di rete tutti possono diventare co-costruttori di conoscenza, mettendo a disposizione le proprie

conoscenze, esperienze e competenze.

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La familiarità dei nostri studenti con i computer el’alfabetizzazione informatica non vanno per mano.

È necessario guidare gli studenti nella ricerca sul web

dare loro le competenze necessarie a trovare e adesaminare gli aspetti utili dell’informazione.

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Strumento flessibile, valorizza approcci differenti di studio eapprendimento. Consiste in: scelta e/o creazione di materiali, definizione di percorsi di studio e criteri di valutazione coerenti

con i metodi di insegnamento scelti per affrontare situazioni differenti.

Piattaforme learning content management system(LCMS) open-source come Moodle (http://www.atutor.ca/)favoriscono percorsi di apprendimento personalizzati.

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Attività di ricerca orientata con l’uso della rete.

Fa leva sulla motivazione spontanea ad apprendere degli studenti e ne sviluppa le strategie di apprendimento.

Gli studenti hanno il compito di strutturare una ricerca-azione al fine di creare un prodotto, talvolta di tipo multimediale.

L’altra metà del cielo

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Le buone pratiche

Dai motorini alle TIC

In cinque modi

Supporti esterni

Accoglienza studenti di un’altra scuola

Codocenze ed attività pratiche

Sportello di ascolto ed orientamento

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Cornoldi: Metacognizione e apprendimento edizione Il Mulino,1995

Difficoltà di apprendimento. Rivista trimestrale edizione Erickson

M. Comoglio e M.A. Cardoso Insegnare e apprendere in gruppo. Il Cooperative Learning. LAS Roma 1996

Y. Sharan e S. Sharan Gli alunni fanno ricerca. L'apprendimento in gruppi cooperativi. Erickson Trento 1998

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“L’insegnante di qualità”, P. Meazzini, ed. Giunti, 2000

D.Francescato, A.Putton, S.Cudini, Star bene insieme a scuola, Ed. Carocci , 2001

“Educare le life skills”, P. Marmocchi, C. Dall’Aglio, M. Tannini, ed.Erikson, 2004

“Peer Education: adolescenti protagonisti nelle prevenzione”, M.Croce, Gnemmi A. (a cura di), ed. Franco Angeli, 2006

“L’educazione fra pari. Linee guida e percorsi operativi”, G. Boda , editore Franco Angeli, 2006

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http://www.apprendimentocooperativo.it

http://www.bdp.it

http://gold.indire.it/nazionale/regionale/toscana/index.htm

http://www.peer-education.it/

http:// www.irre.lombardia.it/peereducation

http://www.formazione.it/peereducation.htm

http://www.costruttivismoedidattica.it/

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http://www.youtube.com/watch?v=wZBe7fR_N4 Daniel J Simons, Christopher F Chabris (1999)Department of Psychology, Harvard University, 33 KirklandStreet, Cambridge, MA 02138, USA

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