Marco Fabio Quintiliano -...

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Marco Fabio Quintiliano

Calagurris - Roma

30-35 d.C – 96 d.C.

Vita Nasce in Spagna da un insegnante di retorica

Studia a Roma con Remnio Palemone (grammatico) e Domizio Afro (oratore)

Torna nella sua patria, per rientrare a Roma solo nel 68 d.C. al seguito di Galba

Si afferma come avvocato poi come insegnante di retorica

E’ il primo professore stipendiato dallo Stato (Vespasiano) con 100.000 sesterzi annui per 20 anni, dal 75 d.C. circa

appare ormai certo che tra i suoi allievi ci fosse Plinio il Giovane e forse anche Tacito

92-95: lasciato l’insegnamento pubblico compone l’Institutio Oratoria

È precettore dei due nipoti di Domiziano, grazie alla qual cosa ottiene gli ornamenta consularia

Successo professionale ma dolori privati (morte della giovane moglie e di due figli piccoli)

Si rituffa negli studi

Muore nel 95 o 96.

Alla luce delle considerazioni contenute nel

De causis corruptae eloquentiae, si capisce

che Quintiliano compose la sua opera

principale (Institutio oratoria) per

promuovere, oltre alla preparazione

dell’allievo, anche quella del maestro di

eloquenza!

Opere perdute De causis corruptae eloquentiae

Orazioni giudiziarie

Lezioni di retorica

Spurie le Declamationes (di allievi)

n.b.: già nella prima opera tratta della corruzione dell’eloquenza di un

tempo, le cui cause, secondo l’autore, vanno additate sia nella

decadenza dei costumi morali (come già per Seneca e poi per Tacito)

sia nella mancanza di docenti validi (come per Messalla Corvino in

Tacito)

Institutio Oratoria

12 libri

Pubblicata nel 95

Guida completa allo studio dell’eloquenza

Formazione e attività dell’oratore

Contenuto Libri I e II: aspetti didattici e pedagogici dell’educazione dei bambini (prima

in casa col precettore, poi a scuola col grammaticus e col retore)

numerosi i consigli dati al maestro (evitare castighi corporali, sollecitare

l’emulazione reciproca, calibrare severità e tolleranza, interrogare

frequentemente) e al retore (far leggere gli autori migliori, esclusi quelli troppo

arcaici e quelli troppo moderni – reazione al barocco!)

Libri III-XI: caratteri e partizioni dell’oratoria

Inventio

Ordo o dispositio

Elocutio – imitatio

Rassegna CRITICA poeti/prosatori greci e latini (libro X)

Memoria

Pronuntiatio

Actio

Libro XII: Compiti professionali, morali, civili dell’oratore…vir bonus dicendi

peritus

Dedicatario

Vitorio Marcello, homo novus appoggiato dalla corte (nuova aristocrazia di corte)

LA NOVITÀ DELL’OPERA È il primo trattato di educazione alla retorica che unisce la serietà dell’argomentazione alla partecipazione emotiva

Quintiliano, con il tipico atteggiamento della recusatio dichiara che non aveva previsto un’opera di simile portata, essendo partito dall’idea di soddisfare le richieste di alcuni amici

Quintiliano dichiara di non voler introdurre altre teorie nuove (già quelle esistenti sono da lui contestate), ma dirimere i dubbi sull’oratoria, stabilendo delle regole fisse e uguali per tutti

L’opera rappresenta un incrocio di diversi campi culturali: retorica, pedagogia e critica letteraria

Atteggiamento verso Domiziano

Adulazioni nel proemio del IV libro

Inevitabili all’epoca di Quintiliano che comunque

Non cercò cariche politiche

Non praticò la DELAZIONE (che condanna)

n.b.: lo stesso intento normalizzatore dell’opera è in linea con le richieste della dinastia flavia

Pubblico

Idea di utilità

Opera rivolta al figlio del dedicatario

In realtà richiestissima dai nuovi ceti che occupano ruoli pubblici (lo testimonia l’editore – libraio Trifone)

Sintesi della scienza retorica

Vaglio critico della tradizione precedente riordinata sistematicamente con limpido ordine espositivo

Fonti Cicerone

(che però aveva privilegiato trattati dialogici sulla retorica) per aver posto al centro le responsabilità etiche e civili dell’oratore

Celso

Le opere specialistiche di retorica allora in circolazione erano invece tecniche, pedanti, limitate a singole questioni.

L’ORATORE E IL MAESTRO IDEALI

Quintiliano ha un’idea alta del ruolo del maestro

Per lui studia humanitatis e virtù morali e civili sono un’unica cosa, devono appartenere tutte all’oratore/uomo politico ideale, secondo un modello che risaliva a Catone (II a.C.) e Cicerone (I a.C.)

Per questo il maestro, oltre che asettico trasmettitore di nozioni, deve essere anche dotato di sensibilità e rettitudine, per poter capire gli allievi e guidarli correttamente. Deve essere lui in primis un vir bonus dicendi peritus

Perciò Quintiliano è considerato uno dei fondatori della moderna psicologia infantile

Pedagogia Unica per la quale l’autore rivendica piena originalità

I libro:

fanciullezza dell’oratore

Scelta accurata degli educatori

Scuola pubblica (confronto con i coetanei)

Gradualità insegnamento

Fiducia nel bambino

Eliminazione punizioni corporali

Emulazione - competizione

Stile Quintiliano, “neoclassico”, rifiuta

lo stile moderno/virtuosistico = “dulcia vitia” e “sententiae” di Seneca

(pericoloso e allettante per i giovani)

e il gusto arcaicizzante

proponendo uno stile intermedio = “rectum dicendi genus”, cioè classico, che va dall’atticismo asciutto allo stile ciceroniano più mosso.

Caratteristiche del suo stile ideale sono: chiarezza, versatilità, anti-dogmatismo, equilibrio

N.B.: paradossalmente, Quintiliano finisce per risultare molto più vicino all’asianesimo di Seneca e della sua epoca che a Cicerone!

Rassegna scrittori greci e latini per generi

Il libro X è una rassegna di giudizi letterari con finalità educativa

Per Quintiliano pari e superiori ai greci sono i latini “classici” di epoca cesariana e augustea (Cicerone in primis per la prosa,

Quintiliano crea il canone classico degli autori latini secondo un criterio stilistico (lotta contro il barocco senecano)

La questione della decadenza dell’oratoria

Per Quintiliano è dovuta a carenze nel metodo formativo (uso perverso della declamazione)

E’ ottimista > crede nella rinascita di un oratore “ideale” che unisca talento a buona preparazione tecnica (come quella che egli vuole fornire)

La questione della decadenza dell’oratoria

Per Tacito è dovuta alla minor rilevanza della retorica nel regime assolutistico, in cui è tramontata la libertà (eloquentia alumna licentiae, Dialogus de oratoribus)

Per Petronio alla corruzione del gusto dovuta alle declamazioni e al degrado morale dei giovani non disposti al duro lavoro richiesto dalla preparazione retorica (decadenza della scuola e pretese dei genitori)

Per altri a una ciclicità

(eccellenza/ decadenza)

(Persio nella Satira I ridicolizza

i declamatori alla moda)

I compiti dell’eloquenza Nonostante Q. viva in un’età di autocrazia e proponga un ideale “ciceroniano” di ORATORE GUIDA MORALE E CIVILE DELLA COMUNITA’ non lo si può definire inattuale.

Q., pur devoto al principe, rivendica la dignità tecnica e il valore civile dell’eloquenza, condannando chi se ne serve per la delazione.