Le avventure di Pinocchio / Storia di un burattino

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LEAVVENTUREDIPINOCCHIO

C.COLLODI

LeAvventurediPinocchio

Storiadiunburattino

illustratada

CARLOCHIOSTRI

IncisionidiA.BONGINI

Nuovaedizione

FIRENZER.Bemporad&Figlio—Editori.

PROPRIETÀLETTERARIADEGLIEDITORIR.BEMPORAD&FIGLIO

12—1902.—Tip.diV.Sieni,Corsode’Tintori,Firenze.

INDICE

I.ComeandòcheMaestroCiliegia,falegnametrovòunpezzodilegnoche

piangevaeridevacomeunbambino.

—C’eraunavolta….

—Unre!—dirannosubitoimieipiccolilettori.

—No,ragazzi,avetesbagliato.C’eraunavoltaunpezzodilegno.

Noneraunlegnodilusso,maunsemplicepezzodacatasta,diquelliched’invernosimettononellestufeeneicaminettiperaccendereilfuocoeperriscaldarelestanze.

Nonsocomeandasse,mailfattogliècheunbelgiornoquestopezzodilegnocapitònella bottega di un vecchio falegname, il quale aveva nomemastr’Antonio, se non chetutti lo chiamavanomaestro Ciliegia, per via della punta del suo naso, che era semprelustraepaonazza,comeunaciliegiamatura.

….sentìunavocinasottilesottile.

AppenamaestroCiliegia ebbevistoquelpezzodi legno, si rallegrò tutto; edandosiunafregatinadimaniperlacontentezza,borbottòamezzavoce:

—Questolegnoècapitatoatempo;voglioservirmeneperfareunagambaditavolino.—

Detto fatto, prese subito l’ascia arrotata per cominciare a levargli la scorza e adigrossarlo; ma quando fu lì per lasciare andare la prima asciata, rimase col bracciosospesoinaria,perchèsentìunavocinasottilesottile,chedisseraccomandandosi:

—Nonmipicchiartantoforte!—

FiguratevicomerimasequelbuonvecchiodimaestroCiliegia!

Girògliocchismarritiintornoallastanzapervederedidovemaipotevaessereuscitaquella vocina, e non vide nessuno!Guardò sotto il banco, e nessuno: guardò dentro unarmadio che stava sempre chiuso, e nessuno; guardò nel corbello dei trucioli e dellasegatura, e nessuno; aprì l’uscio di bottega per dare un’occhiata anche sulla strada, enessuno.Odunque?…

—Hocapito;—dissealloraridendoegrattandosi laparrucca—sivedechequellavocinamelasonfigurataio.Rimettiamocialavorare.—

Eripresal’asciainmano,tirògiùunsolennissimocolposulpezzodilegno.

—Ohi!tum’haifattomale!—gridòrammaricandosilasolitavocina.

QuestavoltamaestroCiliegiarestòdistucco,cogliocchifuoridelcapoperlapaura,collaboccaspalancataecollalinguagiùciondolonifinoalmento,comeunmascheronedafontana.

Appena riebbe l’uso della parola, cominciò a dire tremando e balbettando dallospavento:

—Madidovesaràuscitaquestavocinachehadettoohi?…Eppurequinonc’èanimaviva.Chesiapercasoquestopezzodilegnocheabbiaimparatoapiangereealamentarsicomeunbambino?Iononlopossocredere.Questolegnoeccoloqui;èunpezzodilegnodacaminetto,cometuttiglialtri,eabuttarlosulfuoco,c’èdafarbollireunapentoladifagioli….Odunque?Checisianascostodentroqualcuno?Sec’ènascostoqualcuno,tantopeggioperlui.Oral’accomodoio!—

Ecosìdicendo,agguantòcontutt’eduelemaniquelpoveropezzodilegno,esiposeasbatacchiarlosenzacaritàcontroleparetidellastanza.

Poisimesseinascolto,persentiresec’eraqualchevocinachesilamentasse.Aspettòdueminuti,enulla;cinqueminuti,enulla;dieciminuti,enulla!

—Hocapito—disseallorasforzandosidiridereearruffandosilaparrucca—sivedechequellavocinachehadettoohi,melasonfigurataio!Rimettiamocialavorare.—

Eperchèglieraentratoaddossounagranpaura,siprovòacanterellareperfarsiunpo’dicoraggio.

Intanto, posata da una parte l’ascia, prese in mano la pialla, per piallare e tirare apulimento ilpezzodi legno;manelmentreche lopiallava insue ingiù, sentì la solitavocinacheglidisseridendo:

—Smetti!tumifaiilpizzicorinosulcorpo!—

Questavolta ilpoveromaestroCiliegiacaddegiùcomefulminato.Quandoriaprìgliocchi,sitrovòsedutoperterra.

Ilsuovisoparevatrasfigurito,eperfinolapuntadelnaso,dipaonazzacomeeraquasisempre,glieradiventataturchinadallagranpaura.

II.MaestroCiliegiaregalailpezzodilegnoalsuoamicoGeppetto,ilqualeloprendeperfabbricarsiunburattinomaraviglioso,chesappiaballare,tirardi

schermaefareisaltimortali.

Inquelpuntofubussatoallaporta.

—Passatepure,—disseilfalegname,senzaaverlaforzadirizzarsiinpiedi.

Unvecchiettotuttoarzillo,ilqualeavevanomeGeppetto.

Alloraentròinbottegaunvecchiettotuttoarzillo,ilqualeavevanomeGeppetto;mairagazzidelvicinato,quandolovolevanofarmontaresututte lefurie, lochiamavanocolsoprannomediPolendina,amotivodellasuaparruccagialla,chesomigliavamoltissimoallapolendinadigranturco.

Geppettoerabizzosissimo.GuaiachiamarloPolendina!Diventavasubitounabestia,enonc’erapiùversoditenerlo.

—Buongiorno,mastr’Antonio,—disseGeppetto.—Checosafatecostìperterra?

—Insegnol’abbacoalleformicole.

—Buonprovifaccia.

—Chivihaportatodame,comparGeppetto?

—Legambe.Sappiate,mastr’Antonio,chesonvenutodavoi,perchiederviunfavore.

—Eccomiqui,prontoaservirvi,—replicòilfalegnamerizzandosisuiginocchi.

—Stamanim’èpiovutanelcervelloun’idea.

—Sentiamola.

— Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di legno: ma un burattinomaraviglioso, che sappia ballare, tirar di scherma e fare i salti mortali. Con questoburattinovogliogirareilmondo,perbuscarmiuntozzodipaneeunbicchierdivino:chevenepare?

—BravoPolendina!—gridòlasolitavocina,chenonsicapivadidoveuscisse.

AsentirsichiamarPolendina,comparGeppettodiventòrossocomeunpeperonedallabizza,evoltandosiversoilfalegname,glidisseimbestialito:

—Perchèmioffendete?

—Chivioffende?

—MiavetedettoPolendina!

—Nonsonostatoio.

—Sta’unpo’avederechesaròstatoio!Iodicochesietestatovoi.

—No!

—Sì!

—No!

—Sì!—

Eriscaldandosi semprepiù,vennerodalleparoleai fatti, eacciuffatisi fradi loro, sigraffiarono,simorseroesisbertucciarono.

Finito il combattimento, mastr’Antonio si trovò fra le mani la parrucca gialla diGeppetto,eGeppettosiaccòrsediavereinboccalaparruccabrizzolatadelfalegname.

—Rendimilamiaparrucca!—gridòmastr’Antonio.

—Eturendimilamia,erifacciamolapace.—

Iduevecchietti,dopoaver ripresoognunodi loro lapropriaparrucca,sistrinsero lamanoegiuraronodirimanerebuoniamicipertuttalavita.

—Dunque,comparGeppetto,—disseilfalegnameinsegnodipacefatta—qualèilpiacerechevoletedame?

—Vorreiunpo’dilegnoperfabbricareilmioburattino;melodate?—

Mastr’Antonio,tuttocontento,andòsubitoaprenderesulbancoquelpezzodellegnocheerastatocagionea luidi tantepaure.Maquando fu lìperconsegnarloall’amico, ilpezzo di legno dette uno scossone, e sgusciandogli violentemente dalle mani, andò abattereconforzaneglistinchiimpresciuttitidelpoveroGeppetto.

—Ah! gli è con questo bel garbo,mastr’Antonio, che voi regalate la vostra roba?M’avetequasiazzoppito!…

—Vigiurochenonsonostatoio!

—Allorasaròstatoio!…

—Lacolpaètuttadiquestolegno….

—Losocheèdellegno:masietevoichemel’avetetiratonellegambe!

—Iononvel’hotirato!

—Bugiardo!

—Geppetto,nonmioffendete:senovichiamoPolendina!…

—Asino!

—Polendina!

—Somaro!

—Polendina!

—Bruttoscimmiotto!

—Polendina!—

AsentirsichiamarPolendinaperlaterzavolta,Geppettoperseillumedegliocchi,siavventòsulfalegnameelìsenedetterounsaccoeunasporta.

Abattagliafinita,mastr’Antoniosi trovòduegraffidipiùsulnaso,equell’altroduebottonidimenoalgiubbetto.Pareggiatiinquestomodoiloroconti,sistrinserolamanoegiuraronodirimanerebuoniamicipertuttalavita.

IntantoGeppettopreseconsèilsuobravopezzodilegno,eringraziatomastr’Antonio,senetornòzoppicandoacasa.

III.Geppetto,tornatoacasa,cominciasubitoafabbricarsiilburattinoeglimetteil

nomediPinocchio.Primemonelleriedelburattino.

La casadiGeppetto erauna stanzina terrena, chepigliava lucedaun sottoscala.Lamobilia non poteva esser più semplice: una seggiola cattiva, un letto poco buono e untavolinotuttorovinato.Nellaparetedifondosivedevauncaminettocolfuocoacceso;mailfuocoeradipinto,eaccantoalfuococ’eradipintaunapentolachebollivaallegramenteemandavafuoriunanuvoladifumo,cheparevafumodavvero.

Appena entrato in casa, Geppetto prese subito gli arnesi e si pose a intagliare e afabbricareilsuoburattino.

—Chenomeglimetterò?—dissefrasèesè.—LovogliochiamarPinocchio.Questonome gli porterà fortuna. Ho conosciuto una famiglia intera di Pinocchi: Pinocchio ilpadre,PinocchialamadreePinocchiiragazzi,etuttiselapassavanobene.Ilpiùriccodilorochiedeval’elemosina.

Quandoebbetrovatoilnomealsuoburattino,alloracominciòalavorareabuono,eglifecesubitoicapelli,poilafronte,poigliocchi.

Fatti gli occhi, figuratevi la sua maraviglia quando si accòrse che gli occhi simovevanoecheloguardavanofissofisso.

Piùloritagliavaeloscorciva,epiùquelnasoimpertinentediventavalungo.

Geppettovedendosiguardaredaqueidueocchidilegno,sen’ebbequasipermale,edisseconaccentorisentito:

—Occhiaccidilegno,perchèmiguardate?—

Nessunorispose.

Allora,dopogliocchiglifeceilnaso;mailnaso,appenafatto,cominciòacrescere:ecresci,cresci,cresci,diventòinpochiminutiunnasonechenonfinivamai.

IlpoveroGeppettosiaffaticavaaritagliarlo;mapiùloritagliavaeloscorciva,epiùquelnasoimpertinentediventavalungo.

Dopoilnasoglifecelabocca.

Laboccanoneraancorafinitadifare,checominciòsubitoaridereeacanzonarlo.

—Smettidiridere!—disseGeppettoimpermalito;mafucomedirealmuro.

—Smettidiridere,tiripeto!—urlòconvoceminacciosa.

Alloralaboccasmessediridere,macacciòfuorituttalalingua.

Geppetto,pernonguastareifattisuoi,finsedinonavvedersene,econtinuòalavorare.Dopolaboccaglifeceilmento,poiilcollo,poilespalle,lostomaco,lebracciaelemani.

Appenafinitelemani,Geppettosentìportarsivialaparruccadalcapo.Sivoltòinsu,echecosavide?Videlasuaparruccagiallainmanodelburattino.

—Pinocchio!…rendimisubitolamiaparrucca!—

EPinocchio,invecedirenderglilaparrucca,selamesseincapopersè,rimanendovisottomezzoaffogato.

Aquelgarboinsolenteederisorio,Geppettosifecetristoemelanconico,comenonerastatomaiinvitasua:evoltandosiversoPinocchio,glidisse:

— Birba d’un figliuolo! Non sei ancora finito di fare, e già cominci a mancar dirispettoatuopadre!Male,ragazzomio,male!—

EPinocchio,invecedirenderglilaparrucca,selamesseincapopersè….

Esirasciugòunalacrima.

Restavanosempredafarelegambeeipiedi.

QuandoGeppettoebbefinitodifargliipiedi,sentìarrivarsiuncalciosullapuntadelnaso.

—Melomerito—disseallorafrasè.—Dovevopensarciprima!Ormaiètardi!—

Poipreseilburattinosottolebracciaeloposòinterra,sulpavimentodellastanza,perfarlocamminare.

Pinocchio aveva le gambe aggranchite e non sapeva muoversi, e Geppetto loconducevaperlamanoperinsegnargliamettereunpassodietrol’altro.

—Piglialo!piglialo!—urlavaGeppetto.

Quandolegambeglisifuronosgranchite,Pinocchiocominciòacamminaredasèeacorrere per la stanza; finchè, infilata la porta di casa, saltò nella strada e si dètte ascappare.

E il povero Geppetto a corrergli dietro senza poterlo raggiungere, perchè quelbirichinodiPinocchioandavaasalticomeunalepre,ebattendoisuoipiedidilegnosullastricodellastrada,facevaunfracassocomeventipaiadizoccolidacontadini.

— Piglialo! piglialo!— urlava Geppetto; ma la gente che era per la via, vedendoquestoburattinodilegno,checorrevacomeunbarbero,sifermavaincantataaguardarlo,erideva,ridevaerideva,danonpoterselofigurare.

Alla fine, e per buona fortuna, capitò un carabiniere il quale, sentendo tutto quelloschiamazzo,ecredendositrattassediunpuledrocheavesselevatalamanoalpadrone,sipiantò coraggiosamente a gambe larghe in mezzo alla strada, con l’animo risoluto difermarloediimpedireilcasodimaggioridisgrazie.

Ma Pinocchio, quando si avvide da lontano del carabiniere, che barricava tutta lastrada,s’ingegnòdipassargli,persorpresa,framezzoallegambe,einvecefecefiasco.

Il carabiniere, senza punto smuoversi lo acciuffò pulitamente per il naso (era unnasonespropositato,cheparevafattoappostaperessereacchiappatodaicarabinieri)eloriconsegnònellepropriemanidiGeppetto; ilquale,a titolodicorrezione,volevadarglisubitounabuonatiratinad’orecchi.Mafiguratevicomerimase,quandonelcercargligliorecchinongliriuscìdipoterlitrovare:esapeteperchè?perchè,nellafuriadiscolpirlo,sieradimenticatodifarglieli.

Loacciuffòpulitamenteperilnaso….

Allora lo prese per la collottola, e, mentre lo riconduceva indietro, gli dissetentennandominacciosamenteilcapo:

—Andiamo subito a casa.Quando saremoa casa, nondubitare che faremo i nostriconti!—

Pinocchio,aquestaantifona, sibuttòper terra,enonvollepiùcamminare. Intanto icuriosieibighelloniprincipiavanoafermarsilìdintornoeafarcapannello.

Chinedicevauna,chiun’altra.

—Poveroburattino!—dicevanoalcuni—haragioneanonvolertornareacasa!Chilosacomelopicchierebbequell’omacciodiGeppetto!…—

Eglialtrisoggiungevanomalignamente:

— Quel Geppetto pare un galantuomo! ma è un vero tiranno, coi ragazzi! Se glilascianoquelpoveroburattinofralemani,ècapacissimodifarloapezzi!—

Insomma,tantodisseroetantofecero,cheilcarabiniererimesseinlibertàPinocchio,econdusseinprigionequelpover’uomodiGeppetto.Ilqualenonavendoparolelìperlìperdifendersi, piangeva come un vitellino, e nell’avviarsi verso il carcere, balbettavasinghiozzando:

—Sciaguratofigliuolo!Epensarechehopenatotantoafarlounburattinoperbene!Mamistaildovere!Dovevopensarciprima!…—

Quellocheaccaddedopo,èunastoriacosìstrana,danonpotersiquasicredere,evelaracconteròinquest’altricapitoli.

IV.LastoriadiPinocchiocolGrillo-parlante,dovesivedecomeiragazzicattivi

hannoanojadisentirsicorreggeredachinesapiùdiloro.

Vidiròdunque,ragazzi,chementreilpoveroGeppettoeracondottosenzasuacolpainprigione,quelmonellodiPinocchio,rimastoliberodallegrinfiedelcarabiniere,seladavaagambegiùattraversoaicampi,perfarpiùprestoatornarseneacasa;enellagranfuriadelcorreresaltavagreppialtissimi,siepidipruniefossipienid’acqua,taleequalecomeavrebbepotutofareuncaprettoounleprottinoinseguitodaicacciatori.

Giunto dinanzi a casa, trovò l’uscio di strada socchiuso. Lo spinse, entrò dentro, eappenaebbemessotantodipaletto,sigettòasedereper terra, lasciandoandareungransospironedicontentezza.

Maquellacontentezzaduròpoco,perchèsentìnellastanzaqualcunochefece:

—Crì-crì-crì!

—Chièchemichiama?—dissePinocchiotuttoimpaurito.

—Sonoio!—

Pinocchiosivoltò,evideungrossogrillochesalivalentamentesusuperilmuro.

—Dimmi,Grillo,etuchisei?

—IosonoilGrillo-parlante,eabitoinquestastanzadapiùdicent’anni.

—Oggi però questa stanza èmia,—disse il burattino— e se vuoi farmi un veropiacere,vattenesubito,senzanemmenovoltartiindietro.

—Iononmeneanderòdiqui,—risposeilGrillo—seprimanontiavròdettounagranverità.

—Dimmela,espicciati.

— Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori, e che abbandonanocapricciosamentelacasapaterna.Nonavrannomaibeneinquestomondo;eprimaopoidovrannopentirseneamaramente.

—Cantapure,Grillomio,cometipareepiace:maiosochedomani,all’alba,voglio

andarmenediqui,perchèse rimangoqui,avverràamequelcheavvienea tuttiglialtriragazzi, vale a dire mi manderanno a scuola, e per amore o per forza mi toccherà astudiare;e io,adirtela inconfidenza,distudiarenonhopuntavogliaemidivertopiùacorreredietroallefarfalleeasaliresuperglialberiaprenderegliuccellinidinido.

— Povero grullerello!… Ma non sai che, facendo così, diventerai da grande unbellissimosomaro,echetuttisipiglierannogiocodite?

—Chetati,grillacciodelmal’augurio!—gridòPinocchio.

Mailgrillo,cheerapazienteefilosofo,invecediaversiamalediquestaimpertinenza,continuòconlostessotonodivoce:

—Esenontigarbadiandareascuola,perchènonimparialmenounmestieretantodaguadagnartionestamenteunpezzodipane?

—Vuoichetelodica?—replicòPinocchio,checominciavaaperderelapazienza.—Fraimestieridelmondononcen’ècheunosolo,cheveramentemivadaagenio.

—Equestomestieresarebbe?

—Quellodimangiare,bere,dormire,divertirmi,efaredallamattinaallaseralavitadelvagabondo.

—Pertuaregola—disseilGrillo-parlanteconlasuasolitacalma—tuttiquellichefannocodestomestiere,finisconoquasisempreallospedaleoinprigione.

—Bada,grillacciodelmal’augurio!…semimontalabizza,guaiate!—

—PoveroPinocchio:mifaipropriocompassione!…

—Perchètifacciocompassione?

—Perchèseiunburattinoe,quelcheèpeggio,perchèhailatestadilegno.—

Presodisulbancounmartellodilegno,loscagliòcontroilGrillo-parlante.

A queste ultime parole, Pinocchio saltò su tutt’infuriato, e preso di sul banco unmartellodilegno,loscagliòcontroilGrillo-parlante.

Forsenoncredevanemmenodicolpirlo;madisgraziatamente locolseper l’appuntonelcapo,tantocheilpoveroGrilloebbeappenailfiatodifarecrì-crì-crì,epoirimaselìstecchitoeappiccicatoallaparete.

V.Pinocchiohafameecercaunuovoperfarsiunafrittata;masulpiùbello,la

frittataglivolaviadallafinestra.

Intanto cominciò a farsi notte, e Pinocchio, ricordandosi che non aveva mangiatonulla,sentìun’uggiolinaallostomaco,chesomigliavamoltissimoall’appetito.

Ma l’appetito dei ragazzi cammina presto, e difatti, dopo pochi minuti l’appetitodiventòfame,elafame,dalvederealnonvederesiconvertìinunafamedalupi,inunafamedatagliarsicolcoltello.

IlpoveroPinocchiocorsesubitoalfocolaredovec’eraunapentolachebolliva,efecel’attodiscoperchiarla,pervederechecosacifossedentro:malapentolaeradipintasulmuro. Immaginatevi come restò. Il suo naso, che era già lungo, gli diventò più lungoalmenoquattrodita.

Allora si dètte a correre per la stanza e a frugare per tutte le cassette e per tutti iripostigliincercadiunpo’dipane,magariunpo’dipansecco,uncrosterello,unossoavanzato al cane, un po’ di polentamuffita, una lisca di pesce, un nocciolo di ciliegia,insommaqualchecosadamasticare:manontrovònulla,ilgrannulla,proprionulla.

Eintantolafamecresceva,ecrescevasempre:eilpoveroPinocchiononavevaaltrosollievochequellodisbadigliareefacevadeglisbadiglicosìlunghi,chequalchevoltalaboccagli arrivava fino agli orecchi.Edopoavere sbadigliato, sputava, e sentiva che lostomacogliandavavia.

Allorapiangendoedisperandosi,diceva:

—IlGrillo-parlanteavevaragione.Hofattomalearivoltarmialmiobabboeafuggiredi casa….Se ilmio babbo fosse qui ora nonmi troverei amorire di sbadigli!Oh! chebruttamalattiacheèlafame!—

Quand’eccochegliparvedivederenelmontedellaspazzaturaqualchecosaditondoedibianco,chesomigliavatuttoadunuovodigallina.Spiccareunsaltoegettarvisisopra,fuunpuntosolo.Eraunuovodavvero.

Lagioiadelburattinoèimpossibiledescriverla:bisognasaperselafigurare.Credendo

quasichefosseunsogno,si rigiravaquest’uovofra lemani,e lo toccavae lobaciavaebaciandolodiceva:

— E ora come dovrò cuocerlo? Ne farò una frittata?…No, è meglio cuocerlo nelpiatto!…ononsarebbepiùsaporitoselofriggessiinpadella?Oseinvecelocuocessiausouovoabere?No,lapiùlestaditutteèdicuocerlonelpiattooneltegamino:hotroppavogliadimangiarmelo!—

Detto fatto, pose un tegamino sopra un caldano pieno di brace accesa: messe neltegamino,inveced’olioodiburro,unpo’d’acqua:equandol’acquaprincipiòafumare,tac!…spezzòilgusciodell’uovo,efecel’attodiscodellarvelodentro.

Ma invece della chiara e del torlo scappò fuori un pulcino tutto allegro ecomplimentoso,ilqualefacendounabellariverenzadisse:

—Millegrazie,signorPinocchio,d’avermirisparmiatalafaticadirompereilguscio!Arrivedella,stiabeneetantisalutiacasa!—

Ciòdetto,distese leali,e, infilata la finestracheeraaperta,senevolòviaaperditad’occhio.

Ilpoveroburattinorimaselì,comeincantato,cogliocchifissi,collaboccaapertaecoigusci dell’uovo in mano. Riavutosi, peraltro, dal primo sbigottimento, cominciò apiangere,astrillare,abattereipiediinterraperladisperazione,epiangendodiceva:

—EppureilGrillo-parlanteavevaragione!Senonfossiscappatodicasaeseilmiobabbo fossequi, oranonmi troverei amoriredi fame.Eh! chebruttamalattia che è lafame!…—

Eperchè il corpo gli seguitava a brontolare più chemai, e non sapeva come fare achetarlo,pensòdiuscirdicasaedidareunascappataalpaesellovicino,nellasperanzaditrovarequalchepersonacaritatevole,cheglifacessel’elemosinadiunpo’dipane.

VI.Pinocchiosiaddormentacoipiedisulcaldano,elamattinadoposisvegliacoi

piedituttibruciati.

Perl’appuntoeraunanottatacciad’inferno.Tonavaforteforte,lampeggiavacomeseilcielo pigliasse fuoco, e un ventaccio freddo e strapazzone, fischiando rabbiosamente esollevandounimmensonuvolodipolvere,facevastridereecigolaretuttiglialberidellacampagna.

Pinocchioavevaunagranpauradeituoniedeilampi:senonchelafameerapiùfortedellapaura:motivopercuiaccostòl’usciodicasa,epresalacarriera,inuncentinaiodisaltiarrivòfinoalpaese,collalinguafuoriecolfiatogrosso,comeuncandacaccia.

Matrovòtuttobuioetuttodeserto.Lebottegheeranochiuse;leportedicasachiuse,lefinestrechiuse,enellastradanemmenouncane.Parevailpaesedeimorti.

AlloraPinocchio,presodalladisperazioneedallafame,siattaccòalcampanellod’unacasa,ecominciòasonareadistesa,dicendodentrodisè:

—Qualcunosiaffaccerà.—

Difattisiaffacciòunvecchio,colberrettodanotteincapo,ilqualegridòtuttostizzito:

—Checosavoleteaquest’ora?

Tornòacasabagnatocomeunpulcino….

—Chemifaresteilpiaceredidarmiunpo’dipane?

—Aspettatemicostìchetornosubito,—risposeilvecchino,credendodiaverdafareconqualcunodiqueiragazzaccirompicollichesidivertonodinotteasonareicampanellidellecase,permolestarelagenteperbene,cheseladormetranquillamente.

Dopo mezzo minuto la finestra si riaprì, e la voce del solito vecchino gridò aPinocchio:

—Fàttisottoeparailcappello.—

Pinocchio che non aveva ancora un cappello, si avvicinò e sentì pioversi addossoun’enormecatinellatad’acquacheloannaffiòtutto,dallatestaaipiedi,comesefosseunvasodigiranioappassito.

Tornò a casa bagnato come un pulcino e rifinito dalla stanchezza e dalla fame: eperchènonavevapiùforzadireggersiritto,siposeasedere,appoggiandoipiedifradicieimpillaccheratisoprauncaldanopienodibraceaccesa.

Elìsiaddormentò;eneldormireipiedicheeranodilegnoglipreserofuoco,eadagioadagioglisicarbonizzaronoediventaronocenere.

EPinocchioseguitavaadormireearussare,comeseisuoipiedifosseroquellid’unaltro.Finalmentesulfardelgiornosisvegliò,perchèqualcunoavevabussatoallaporta.

—Chiè?—domandòsbadigliandoestropicciandosigliocchi.

—Sonoio!—risposeunavoce.

QuellavoceeralavocediGeppetto.

VII.Geppettotornaacasa,edàalburattinolacolazionecheilpover’uomoaveva

portatapersè.

IlpoveroPinocchio,cheavevasempregliocchifrailsonno,nons’eraancoraavvistodeipiedicheglisieranotuttibruciati:percuiappenasentìlavocedisuopadre,schizzògiùdallosgabellopercorrereatirareilpaletto;mainvece,dopodueotretraballoni,caddedipicchiotuttolungodistesosulpavimento.

E nel battere in terra fece lo stesso rumore, che avrebbe fatto un sacco dimestoli,cascatodaunquintopiano.

—Aprimi!—intantogridavaGeppettodallastrada.

—Babbomio,nonposso….—rispondevailburattinopiangendoeruzzolandosiperterra.

—Perchènonpuoi?

—Perchèmihannomangiatoipiedi.

—Echitelihamangiati?

—Ilgatto—dissePinocchio,vedendoilgattochecollezampinedavantisidivertivaafarballarealcunitruciolidilegno.

—Aprimi,tidico!—ripetèGeppetto—seno,quandovengoincasa,ilgattotelodoio!

— Non posso star ritto, credetelo. Oh! povero me! povero me, che mi toccherà acamminarecoiginocchipertuttalavita.—

Entròincasadallafinestra.

Geppetto,credendochetuttiquestipiagnisteifosseroun’altramonelleriadelburattino,pensòbenedifarlafinita;earrampicatosisuperilmuro,entròincasadallafinestra.

Daprincipiovolevadireevolevafare;mapoi,quandovideilsuoPinocchiosdraiatointerraerimastosenzapiedidavvero,allorasentìintenerirsi;epresolosubitoincollosidetteabaciarloeafarglimillecarezzeemillemoine,e,coilucciconicheglicascavanogiùperlegote,glidissesinghiozzando:

—Pinocchiucciomio!Com’èchetiseibruciatoipiedi?

—Nonloso,babbo,macredetelocheèstataunanottatad’inferno,emenericorderòfinchecampo.Tonava,balenavaeioavevounagranfame,eallorailGrillo-parlantemidisse:«Tistabene:seistatocattivoetelomeriti»eioglidissi:«Bada,Grillo!…»eluimidisse:«Tuseiunburattinoehailatestadilegno»eioglitiraiunmanicodimartello,eluimorì,ma lacolpafusua,perchè iononvolevoammazzarlo,provanesia,chemessiuntegaminosullabraceaccesadelcaldano,mailpulcinoscappòfuoriedisse:«Arrivedella,… e tanti saluti a casa.»E la fame cresceva sempre,motivo per cui quel vecchino colberrettodanotte,affacciandosiallafinestramidisse:«Fattisottoeparailcappello»eioconquellacatinellatad’acquasulcapo,perchèilchiedereunpo’dipanenonèvergogna,non è vero?mene tornai subito a casa, e perchè avevo sempre una gran fame,messi ipiedi sul caldano per rasciugarmi, e voi siete tornato, e me li sono trovati bruciati, e

intantolafamel’hosempreeipiedinonlihopiù!ih!…ih!…ih!…ih!…—

EilpoveroPinocchiocominciòapiangereeaberciarecosìforte,chelosentivanodacinquechilometrilontano.

Geppetto,chedi tuttoqueldiscorsoarruffatoavevacapitounacosasola,cioèche ilburattino sentivamorirsi dalla gran fame, tirò fuori di tasca tre pere, e porgendogliele,disse:

—Questetrepereeranolamiacolazione:maioteledovolentieri.Mangiale,ebuonprotifaccia.

—Sevoletechelemangi,fatemiilpiaceredisbucciarle.

—Sbucciarle?—replicòGeppettomeravigliato.—Nonavreimaicreduto, ragazzomio,chetufossicosìboccucciaecosìschizzinosodipalato.Male!Inquestomondo,findabambini,bisognaavvezzarsiabboccatieasapermangiarditutto,perchènonsisamaiquelchecipuòcapitare.Icasisontanti!…

—Voidiretebene,—soggiunsePinocchio—maiononmangeròmaiunafrutta,chenonsiasbucciata.Lebuccenonlepossosoffrire.—

EquelbuonuomodiGeppetto,cavatofuoriuncoltellino,earmatosidisantapazienza,sbucciòletrepere,eposetuttelebuccesopraunangolodellatavola.

QuandoPinocchioinduebocconiebbemangiatalaprimapera,fecel’attodibuttarviailtorsolo;maGeppettoglitrattenneilbracciodicendogli:

—Nonlobuttarvia:tuttoinquestomondopuòfarcomodo.

—Maioiltorsolononlomangiodavvero!…—gridòilburattinorivoltandosicomeunavipera.

—Chilosa!Icasisontanti!…—ripetèGeppetto,senzariscaldarsi.

Fatto stache i tre torsoli, invecediesseregettati fuoridalla finestra,venneroposatisull’angolodellatavolaincompagniadellebucce.

Mangiate, o, per dir meglio, divorate le tre pere, Pinocchio fece un lunghissimosbadiglioedissepiagnucolando:

—Hodell’altrafame!

—Maio,ragazzomio,nonhopiùnulladadarti.

—Proprionulla,nulla?

—Ciavreisoltantoquestebucceequestitorsolidipera.

—Pazienza!—dissePinocchio—senonc’èaltro,mangeròunabuccia.—

Ecominciòamasticare.Daprincipiostorseunpo’labocca:mapoiunadietrol’altra,spolveròinunsoffiotuttelebucce;edopolebucceancheitorsoli,equand’ebbefinitodimangiareognicosa,sibattètuttocontentolemanisulcorpo,edissegongolando:

—Orasì,chestobene!

—Vedi,dunque,—osservòGeppetto—cheavevoragioneio,quandotidicevochenonbisognaavvezzarsinètropposofisticinètroppodelicatidipalato.Caromio,nonsisamaiquelchecipuòcapitareinquestomondo.Icasisontanti!…—

VIII.GeppettorifàipiediaPinocchio,evendelapropriacasaccapercomprargli

l’Abbecedario.

Il burattino, appena che si fu levata la fame, cominciò subito a bofonchiare e apiangere,perchèvolevaunpaiodipiedinuovi.

Lolasciòpiangereedisperarsiperunamezzagiornata.

MaGeppetto,perpunirlodellamonelleriafatta,lolasciòpiangereedisperarsiperunamezzagiornata;poiglidisse:

—Eperchèdovreirifartiipiedi?Forsepervedertiscappardinuovodacasatua?

—Viprometto—disseilburattinosinghiozzando—chedaoggiinpoisaròbuono….

—Tutti i ragazzi—replicòGeppetto—quandovoglionoottenerequalcosa,diconocosì.

—Vipromettocheanderòascuola,studieròemifaròonore….

—Tuttiiragazzi,quandovoglionoottenerequalcosa,ripetonolamedesimastoria.

—Maiononsonocomeglialtriragazzi!Iosonopiùbuonoditutti,edicosemprelaverità.Viprometto,babbo,cheimpareròun’arte,echesaròlaconsolazioneeilbastonedellavostravecchiaia.—

Geppettoche, sebbene facesse il visodi tiranno, avevagliocchipienidipiantoe ilcuore grosso dalla passione nel vedere il suo povero Pinocchio in quello statocompassionevole,nonrisposealtreparole:ma,presiinmanogliarnesidelmestiereeduepezzettidilegnostagionato,siposealavoraredigrandissimoimpegno.

E inmeno d’un’ora, i piedi erano bell’e fatti: due piedini svelti, asciutti e nervosi,comesefosseromodellatidaunartistadigenio.

AlloraGeppettodissealburattino:

—Chiudigliocchiedormi!—

E Pinocchio chiuse gli occhi e fece finta di dormire. E nel tempo che si fingevaaddormentato,Geppettoconunpo’dicollascioltainungusciod’uovogliappiccicòiduepiedi al loro posto, e glieli appiccicò così bene, che non si vedeva nemmeno il segnodell’attaccatura.

Principiòafaremillesgambetti.

Appenailburattinosiaccòrsediavereipiedi,saltògiùdallatavoladovestavadisteso,e principiò a faremille sgambetti emille capriole, come se fosse ammattito dalla grancontentezza.

—Perricompensarvidiquantoavetefattoperme—dissePinocchioalsuobabbo—vogliosubitoandareascuola.

—Bravoragazzo.

—Maperandareascuolahobisognod’unpo’divestito.—

Glifece….unberrettinodimidolladipane.

Geppetto,cheerapoveroenonavevaintascanemmenouncentesimo,glifecealloraun vestituccio di carta fiorita, un paio di scarpe di scorza d’albero e un berrettino dimidolladipane.

Pinocchio corse subito a specchiarsi in una catinella piena d’acqua e rimase cosìcontentodisè,chedissepavoneggiandosi:

—Paiopropriounsignore!

—Davvero;—replicòGeppetto—perchè,tienloamente,nonèilvestitobellochefailsignore,maèpiuttostoilvestitopulito.

—Aproposito,—soggiunseilburattino—perandareallascuolamimancasemprequalcosa:anzimimancailpiùeilmeglio.

—Cioè?

—Mimancal’Abbecedario.

—Hairagione:macomesifaperaverlo?

—Èfacilissimo:sivadaunlibraioesicompra.

—Eiquattrini?

—Iononcel’ho.

—Nemmenio—soggiunseilbuonvecchio,facendositristo.

EPinocchiosebbenefosseunragazzoallegrissimo,sifecetristoanchelui:perchèlamiseria,quandoèmiseriadavvero,laintendonotutti:ancheiragazzi.

— Pazienza! — gridò Geppetto tutt’a un tratto rizzandosi in piedi; e infilatasi lavecchiacasacca,difrustagno,tuttatoppeerimendi,uscìcorrendodicasa.

Dopopocotornò:equandotornò,avevainmanol’Abbecedarioperilfigliuolo,malacasaccanonl’avevapiù.Ilpover’uomoerainmanichedicamicia,efuorinevicava.

—Elacasacca,babbo?

—L’hovenduta.

—Perchèl’avetevenduta?

—Perchèmifacevacaldo.—

Pinocchio capì questa risposta a volo, e non potendo frenare l’impeto del suo buoncuore,saltòalcollodiGeppettoecominciòabaciarlopertuttoilviso.

IX.Pinocchiovendel’Abbecedarioperandareavedereilteatrodeiburattini.

Smesso che fu di nevicare, Pinocchio, col suo bravo Abbecedario nuovo sotto ilbraccio, prese la strada che menava alla scuola: e strada facendo, fantasticava nel suocervellinomilleragionamentiemillecastelliinaria,unopiùbellodell’altro.

Ediscorrendodasèsolo,diceva:

—Oggi,allascuola,vogliosubitoimpararealeggere:domanipoiimpareròascrivere,edomanil’altroimpareròafareinumeri.Poi,collamiaabilità,guadagneròmoltiquattriniecoiprimiquattrinichemiverrannointasca,vogliosubitofarealmiobabbounabellacasaccadipanno.Machedicodipanno?Glielavogliofaretuttad’argentoed’oro,ecoibottoni di brillanti. E quel pover’uomo se la merita davvero; perchè insomma, percomprarmiilibrieperfarmiistruire,èrimastoinmanichedicamicia….aquestifreddi!Noncisonocheibabbichesienocapacidicertisacrifizi!…—

Mentre tuttocommossodicevacosì,gliparvedisentire in lontananzaunamusicadipifferiedicolpidigrancassa:pì-pì—pì,pì-pì—pì,zum,zum,zum,zum.

Si fermòe stette in ascolto.Quei suonivenivanodi fondoauna lunghissima stradatraversa,checonducevaaunpiccolopaesetto,fabbricatosullaspiaggiadelmare.

—Checosasiaquestamusica?Peccatocheiodebbaandareascuola,seno….—

Erimaselìperplesso.Aognimodo,bisognavaprendereunarisoluzione;oascuola,oasentireipifferi.

—Oggianderòasentireipifferi,edomaniascuola.Perandareascuolac’èsempretempo—dissefinalmentequelmonello,facendounaspallucciata.

Dettofatto,infilògiùperlastradatraversaecominciòacorrereagambe.Piùcorrevaepiùsentivadistintoilsuonodeipifferiedeitonfidellagrancassa:pì-pì—pì,pì—pì-pì,pì-pì—pì,zum,zum,zum,zum.

Quand’ecco che si trovò in mezzo a una piazza tutta piena di gente, la quale siaffollavaintornoaungranbaracconedilegnoediteladipintadimillecolori.

—Checos’èquelbaraccone?—domandòPinocchio,voltandosiaunragazzettoche

eralìdelpaese.

—Leggiilcartello,chec’èscritto,elosaprai.

—Loleggereivolentieri,maperl’appuntoogginonsoleggere.

—Bravobue!Allorateloleggeròio.Sappidunquecheinquelcartelloalettererossecomeilfuoco,c’èscritto:GRANTEATRODEIBURATTINI….

—Èmoltocheèincominciatalacommedia?

—Cominciaora.

—Equantosispendeperentrare?

—Quattrosoldi.—

Pinocchiocheavevaaddossolafebbredellacuriosità,perseogniritegnoedisse,senzavergognarsi,alragazzettocolqualeparlava:

—Midarestiquattrosoldifinoadomani?

—Telidareivolentieri,—glirisposel’altrocanzonandolo—maoggiperl’appuntonontelipossodare.

—Perquattrosolditivendolamiagiacchetta—glidisseallorailburattino.

—Chevuoichemifacciadiunagiacchettadicartafiorita?Secipiovesu,nonc’èpiùversodicavarseladadosso.

—Vuoicomprarelemiescarpe?

—Sonobuoneperaccendereilfuoco.

—Quantomidaidelberretto?

—Bell’acquistodavvero!Unberrettodimidolladipane!C’èilcasocheitopimelovenganoamangiareincapo!—

—Vuoidarmiquattrosoldidiquest’Abbecedarionuovo?

Pinocchioerasullespine.Stavalìlìperfarel’ultimaofferta:manonavevacoraggio:esitava,tentennava,pativa.Allafinedisse:

—Vuoidarmiquattrosoldidiquest’Abbecedarionuovo?

— Io sono un ragazzo e non compro nulla dai ragazzi—gli rispose il suo piccolointerlocutore,cheavevapiùgiudiziodilui.

—Perquattrosoldil’Abbecedarioloprendoio—gridòunrivenditoredipanniusati,ches’eratrovatopresenteallaconversazione.

Eillibrofuvendutolìsuduepiedi.Epensarechequelpover’uomodiGeppettoerarimastoacasa,atremaredalfreddoinmanichedicamicia,percomprarel’Abbecedarioalfigliuolo!

X.IburattiniriconosconoillorofratelloPinocchioeglifannounagrandissimafesta;masulpiùbelloescefuoriilburattinaioMangiafoco,ePinocchiocorre

pericolodifareunabruttafine.

QuandoPinocchioentrònelteatrinodellemarionette,accaddeunfattochedestòunamezzarivoluzione.

Bisognasaperecheilsiparioeratiratosu,elacommediaeragiàincominciata.

Sulla scena si vedevano Arlecchino e Pulcinella, che bisticciavano fra di loro e,secondoilsolito,minacciavanodaunmomentoall’altrodiscambiarsiuncaricodischiaffiedibastonate.

Laplateatuttaattenta,simandavaamaledallegrandirisate,nelsentireilbattibeccodiqueidueburattini,chegestivanoesitrattavanod’ognivituperocontantaverità,comesefosseropropriodueanimaliragionevolieduepersonediquestomondo.

Quandoall’improvviso, che è chenonè,Arlecchino smettedi recitare, evoltandosiversoilpubblicoeaccennandocollamanoqualcunoinfondoallaplatea,cominciaaurlareintonodrammatico:

—Numidelfirmamento!sognoosondesto?EppurequellolaggiùèPinocchio!…

—ÈPinocchiodavvero!—gridaPulcinella.

….EppurequellolaggiùèPinocchio!…

—Èpropriolui!—strillalasignoraRosaura,facendocapolinoinfondoallascena.

—ÈPinocchio!èPinocchio!—urlaronoincorotuttiiburattini,uscendoasaltifuoridellequinte.

—ÈPinocchio!ÈilnostrofratelloPinocchio!EvvivaPinocchio!…

—Pinocchio,vieniquassùdame!—gridaArlecchino—vieniagettartifralebracciadeituoifratellidilegno!—

Aquestoaffettuosoinvito,Pinocchiospiccaunsalto,edifondoallaplateavaneipostidistinti;poiconunaltrosalto,daipostidistintimontasullatestadeldirettored’orchestra,edilìschizzasulpalcoscenico.

È impossibile figurarsi gli abbracciamenti, gli strizzoni di collo, i pizzicottidell’amiciziaelezuccatedellaveraesincerafratellanza,chePinocchioricevèinmezzoatantoarruffiodegliattoriedelleattricidiquellacompagniadrammatico-vegetale.

Questo spettacolo era commovente, non c’è che dire: ma il pubblico della platea,vedendo che la commedia non andava più avanti, s’impazientì e prese a gridare: —Vogliamolacommedia!vogliamolacommedia!—

Tuttofiatobuttatovia,perchèiburattini,invecedicontinuarelarecita,raddoppiaronoil chiassoe legrida, e,postosiPinocchio sulle spalle, se loportarono in trionfoai lumidellaribalta.

Allora uscì fuori il burattinaio, un omone così brutto, chemetteva paura soltanto aguardarlo.Avevaunabarbaccianeracomeunoscarabocchiod’inchiostro,e tanto lunga,chegliscendevadalmentofinoaterra:bastadireche,quandocamminavaselapestavacoi piedi.La sua bocca era larga comeun forno, i suoi occhi parevano due lanterne divetrorosso,collumeaccesodidietro;econlemanischioccavaunagrossafrusta,fattadiserpentiedicodedivolpeattorcigliateinsieme.

All’apparizioneinaspettatadelburattinaio,ammutolironotutti.

All’apparizione inaspettata del burattinaio, ammutolirono tutti: nessuno fiatò più. Sisarebbe sentito volare unamosca. Quei poveri burattini,maschi e femmine, tremavanocometantefoglie.

—Perchèseivenutoamettereloscompiglionelmioteatro?—domandòilburattinaioaPinocchio,conunvocioned’Orcogravementeinfreddatoditesta.

—Lacreda,illustrissimo,chelacolpanonèstatamia!…

—Bastacosì!staserafaremoinostriconti.—

Difatti, finita la recita della commedia, il burattinaio andò in cucina, dov’egli s’erapreparatopercenaunbelmontone,chegiravalentamenteinfilatonellospiede.Eperchèglimancavanolelegnaperfinirlodicuocereedirosolare,chiamòArlecchinoePulcinellaedisseloro:

— Portatemi di qua quel burattino, che troverete attaccato al chiodo. Mi pare unburattino fattodiun legnamemolto asciutto, e sono sicuro che abuttarlo sul fuoco,midaràunabellissimafiammataall’arrosto.—

Arlecchino e Pulcinella da principio esitarono; ma impauriti da un’occhiataccia delloro padrone, obbedirono: e dopo tornarono in cucina portando sulle braccia il poveroPinocchio, il quale, divincolandosi come un’anguilla fuori dell’acqua, strillavadisperatamente:—Babbomio, salvatemi!Nonvogliomorire,no,nonvogliomorire!…—

XI.MangiafocostarnutisceeperdonaaPinocchio,ilqualepoidifendedallamorteil

suoamicoArlecchino.

IlburattinaioMangiafoco (chequestoera il suonome)parevaunuomospaventoso,nondicodino,specieconquellasuabarbaccianerache,ausogrembiale,glicoprivatuttoil petto e tutte le gambe;ma nel fondo poi non era un cattiv’uomo. Prova ne sia, chequando vide portarsi davanti quel povero Pinocchio, che si dibatteva per ogni verso,urlando «Non voglio morire, non voglio morire!» principiò subito a commuoversi e aimpietosirsi;edopoaverresistitounbelpezzo,allafinenonnepotèpiù,elasciòandareunsonorosissimostarnuto.

A quello starnuto, Arlecchino che fino allora era stato afflitto e ripiegato come unsalcio piangente, si fece tutto allegro in viso, e chinatosi verso Pinocchio gli bisbigliòsottovoce:

—Buonenuove,fratello!Ilburattinaiohastarnutito,equestoèsegnoches’èmossoacompassioneperte,eoramaiseisalvo.—

Perchèbisognasapereche,mentre tuttigliuominiquandosisentono impietositiperqualcuno, o piangono, o per lo meno fanno finta di rasciugarsi gli occhi,Mangiafoco,invece,ognivoltaches’intenerivadavvero,avevailviziodistarnutire.Eraunmodocomeunaltro,perdareaconoscereaglialtrilasensibilitàdelsuocuore.

Dopoaverestarnutito,ilburattinaio,seguitandoafareilburbero,gridòaPinocchio:

—Finisciladipiangere!Ituoilamentimihannomessoun’uggiolinaquiinfondoallostomaco….sentounospasimo,chequasiquasi….etcì,etcì!—efecealtriduestarnuti.

—Felicità!—dissePinocchio.

—Grazie.Eiltuobabboelatuamammasonosemprevivi?—domandòMangiafoco.

—Ilbabbo,sì;lamammanonl’homaiconosciuta.

—Chilosachedispiaceresarebbeperiltuovecchiopadre,seoratifacessigettarefraqueicarboniardenti.Poverovecchio! locompatisco….etcì,etcì,etcì,—efecealtri trestarnuti.

—Felicità!—dissePinocchio.

—Grazie.Delrestobisognacompatireancheme,perchècomevedi,nonhopiùlegnaperfiniredicuocerequelmontonearrosto,e tu,dicolaverità, inquestocasomiavrestifatto un gran comodo!Ma ormaimi sono impietosito e ci vuol pazienza. Invece di te,metterò a bruciare sotto lo spiede qualche burattino della mia compagnia. Olà,giandarmi!—

Aquesto comandocomparvero subitoduegiandarmidi legno, lunghi lunghi, secchisecchi,colcappelloalucernaintestaecollasciabolasfoderatainmano.

—Pigliatemilìquell’Arlecchino….

Allorailburattinaiodisseloroconvocerantolosa:

— Pigliatemi lì quell’Arlecchino, legatelo ben bene, e poi gettatelo a bruciare sulfuoco.Iovogliocheilmiomontonesiaarrostitobene!—

Figuratevi il povero Arlecchino! Fu tanto il suo spavento, che le gambe gli siripiegaronoecaddebocconiperterra.

Pinocchio alla vista di quello spettacolo straziante, andò a gettarsi ai piedi delburattinaio, e piangendo dirottamente e bagnandogli di lacrime tutti i peli dellalunghissimabarba,cominciòadireconvocesupplichevole:

—Pietà,signorMangiafoco!…

—Quinoncisonosignori!—replicòduramenteilburattinaio.

—Pietà,signorCavaliere!…

—Quinoncisonocavalieri!

—Pietà,signorCommendatore!

—Quinoncisonocommendatori!

—Pietà,Eccellenza!…—

AsentirsichiamareEccellenza,ilburattinaiofecesubitoilbocchinotondo,ediventatotutt’auntrattopiùumanoepiùtrattabile,disseaPinocchio:

—Ebbene,checosavuoidame?

—VidomandograziaperilpoveroArlecchino!…

—Quinonc’ègraziachetenga.Sehorisparmiatote,bisognachefacciametteresulfuocolui,perchèiovogliocheilmiomontonesiaarrostitobene.

— In questo caso— gridò fieramente Pinocchio, rizzandosi e gettando via il suoberrettodimidolladipane—inquestocasoconoscoqualèilmiodovere.Avanti,signorigiandarmi! Legatemi e gettatemi là fra quelle fiamme. No, non è giusta che il poveroArlecchino,ilveroamicomio,debbamorireperme!—

Questeparole,pronunziateconvocealtaeconaccentoeroico,feceropiangeretuttiiburattinicheeranopresentiaquellascena.Glistessigiandarmi,sebbenefosserodilegno,piangevanocomedueagnellinidilatte.

Mangiafoco,sulprincipio,rimaseduroeimmobilecomeunpezzodighiaccio:mapoi,adagioadagio,cominciòancheluiacommuoversieastarnutire.Efattiquattroocinquestarnuti,aprìaffettuosamentelebracciaedisseaPinocchio:

—Tuseiungranbravoragazzo!Vieniquadame,edammiunbacio.—

Pinocchio corse subito, e arrampicandosi come uno scoiattolo su per la barba delburattinaio,andòaposargliunbellissimobaciosullapuntadelnaso.

—Dunquelagraziaèfatta?—domandòilpoveroArlecchino,conunfildivocechesisentivaappena.

Earrampicandosicomeunoscoiattolosuperlabarbadelburattinaio….

—Lagraziaèfatta!—risposeMangiafoco;poisoggiunsesospirandoetentennandoilcapo:

—Pazienza!perquestaserami rassegneròamangiare ilmontonemezzocrudo:maun’altravolta,guaiachitoccherà!…—

Allanotiziadellagraziaottenuta, iburattinicorsero tutti sulpalcoscenicoe,accesi ilumieilampadaricomeinseratadigala,cominciaronoasaltareeaballare.

Eral’albaeballavanosempre.

XII.IlburattinaioMangiafocoregalacinquemoneted’oroaPinocchioperchèleportialsuobabboGeppetto:ePinocchio,invece,silasciaabbindolaredallaVolpee

dalGattoesenevaconloro.

IlgiornodipoiMangiafocochiamòindispartePinocchioeglidomandò:

—Comesichiamatuopadre?

—Geppetto.

—Echemestierefa?

—Ilpovero.

—Guadagnamolto?

—Guadagnatantoquantocivuolepernonavermaiuncentesimointasca.Sifiguriche per comprarmi l’Abbecedario della scuola dovè vendere l’unica casacca che avevaaddosso:unacasaccache,fratoppeerimendi,eratuttaunapiaga.

— Povero diavolo! Mi fa quasi compassione. Ecco qui cinque monete d’oro. Va’subitoaportargliele,esalutalotantodapartemia.—

Pinocchio,comeèfacileimmaginarselo,ringraziòmillevolteilburattinaio:abbracciò,a uno a uno, tutti i burattini della compagnia, anche i giandarmi; e fuori di sè dallacontentezza,simiseinviaggioperritornarseneacasasua.

—Com’èchesaiilmionome?

Manon aveva fatto ancoramezzo chilometro, che incontrò per la strada unaVolpezoppa da un piede e unGatto cieco da tutt’e due gli occhi, che se ne andavano là là,aiutandosi fra di loro, da buoni compagni di sventura. La Volpe, che era zoppa,camminava appoggiandosi al Gatto: e il Gatto, che era cieco, si lasciava guidare dallaVolpe.

—Buongiorno,Pinocchio,—glidisselaVolpe,salutandologarbatamente.

—Com’èchesaiilmionome?—domandòilburattino.

—Conoscobeneiltuobabbo.

—Dovel’haiveduto?

—L’hovedutoierisullaportadicasasua.

—Echecosafaceva?

—Erainmanichedicamiciaetremavadalfreddo.

—Poverobabbo!Ma,seDiovuole,daoggiinpoinontremeràpiù!

—Perchè?

—Perchèiosonodiventatoungransignore.

—Ungran signore tu?—disse laVolpe, e cominciò a ridere di un riso sguaiato ecanzonatore: e ilGatto rideva anche lui,maper nondarlo a vedere, si pettinava i bafficollezampinedavanti.

—C’èpocodaridere—gridòPinocchioimpermalito.—Midispiacedavverodifarvivenire l’acquolina in bocca, ma queste qui, se ve ne intendete, sono cinque bellissimemoneted’oro.—

EtiròfuorilemoneteavuteinregalodaMangiafoco.

Al simpatico suono di quellemonete, laVolpe per unmoto involontario allungò lagamba che pareva rattrappita, e il Gatto spalancò tutt’e due gli occhi, che parvero duelanterneverdi;mapoilirichiusesubito,tant’èverochePinocchiononsiaccòrsedinulla.

—Eora—glidomandòlaVolpe—checosavuoifarnedicodestemonete?

—Primaditutto—risposeilburattino—vogliocomprareperilmiobabbounabellacasaccanuova,tuttad’oroed’argento,ecoibottonidibrillanti:epoivogliocomprareunAbbecedarioperme.

—Perte?

—Davvero:perchèvoglioandareascuolaemettermiastudiareabuono.

—Guardame!—disselaVolpe.—Perlapassionescioccadistudiarehoperdutounagamba.

—Guardame!—disseilGatto.—Perlapassionescioccadistudiarehoperdutolavistaditutt’eduegliocchi.—

InquelmentreunMerlobianco,chesenestavaappollaiatosullasiepedellastrada,feceilsuosolitoversoedisse:

—Pinocchio,nondarrettaaiconsiglideicattivicompagni:seno,tenepentirai!—

PoveroMerlo,nonl’avessemaidetto!IlGattospiccandoungransalto,glisiavventòaddosso,esenzadarglinemmenoiltempodidireohi,selomangiòinunbocconeconlepenneetutto.

Mangiatochel’ebbeeripulitosilabocca,chiusegliocchidaccapoericominciòafareilciecocomeprima.

—PoveroMerlo!—dissePinocchioalGatto—perchèl’haitrattatocosìmale?

Spiccandoungransalto,glisiavventòaddosso.

—Hofattoperdargliunalezione.Cosìun’altravoltaimpareràanonmetterboccaneidiscorsideglialtri.—

Eranogiuntipiùcheamezzastrada,quandolaVolpe,fermandosidipuntoinbianco,dissealburattino:

—Vuoituraddoppiareletuemoneted’oro?

—Cioè?

—Vuoitu,dicinquemiserabilizecchini,farnecento,mille,duemila?

—Magari!elamaniera?

—Lamanieraèfacilissima.Inveceditornarteneacasatua,dovrestivenirconnoi.

—Edovemivoletecondurre?

—NelpaesedeiBarbagianni.—

Pinocchiocipensòunpoco,epoidisserisolutamente:

—No,noncivogliovenire.Oramaisonovicinoacasa,evoglioandarmeneacasa,dovec’èilmiobabbochem’aspetta.Chilosa,poverovecchio,quantohasospiratoieri,anonvedermitornare.Purtroppoiosonostatounfigliuolocattivo,eilGrillo-parlanteavevaragionequandodiceva:«Iragazzidisobbedientinonpossonoaverbeneinquestomondo.»Ediol’hoprovatoamiespese,perchèmisonocapitatemoltedisgrazie,eancheieriseraincasadiMangiafocohocorsopericolo….Brrr!mivieneibordonisoltantoapensarci!

—Dunque,—disse laVolpe—vuoiproprio andare a casa tua?Allorava’pure, e

tantopeggioperte.

—Tantopeggioperte!—ripetèilGatto.

—Pensacibene,Pinocchio,perchètudaiuncalcioallafortuna.

—Allafortuna!—ripetèilGatto.

—Ituoicinquezecchini,dall’oggialdomanisarebberodiventatiduemila.

—Duemila!—ripetèilGatto.

—Ma com’èmai possibile che diventino tanti?— domandò Pinocchio, restando aboccaapertadallostupore.

— Te lo spiego subito; — disse la Volpe — bisogna sapere che nel paese deiBarbagianni c’è un campobenedetto chiamato da tutti ilCampodeimiracoli.Tu fai inquestocampounapiccolabucae cimetti dentro,per esempio,unozecchinod’oro.Poiricoprì labucaconunpo’di terra: l’annafficonduesecchied’acquadi fontana,cigettisopraunapresadisale,elaseratenevaitranquillamentealetto.Intanto,durantelanotte,lozecchinogermogliae fiorisce,e lamattinadopodi levata, ritornandonelcampo,checosatrovi?Troviunbell’alberocaricoditantizecchinid’oroquantichicchidigranopuòavereunabellaspiganelmesedigiugno.

—Sicchèdunque—dissePinocchiosemprepiùsbalordito—seiosotterrassiinquelcampoimieicinquezecchini,lamattinadopoquantizecchinivitroverei?

—Èuncontofacilissimo;—risposelaVolpe—uncontochepuoifarlosullapuntadelledita.Ponicheognizecchinotifacciaungrappolodicinquecentozecchini:moltiplicail cinquecento per cinque, e lamattina dopo trovi in tasca duemilacinquecento zecchinilampantiesonanti.

—Oh che bella cosa!— gridò Pinocchio, ballando dall’allegrezza.—Appena chequestizecchiniliavròraccolti,neprenderòpermeduemilaeglialtricinquecentodipiùlidaròinregaloavoialtridue.

—Unregaloanoi?—gridòlaVolpesdegnandosiechiamandosioffesa.—Dioteneliberi!

—Teneliberi!—ripetèilGatto.

—Noi—riprese laVolpe—non lavoriamoper ilvile interesse:noi lavoriamoperarricchireglialtri.

—Glialtri!—ripetèilGatto.

— Che brave persone! — pensò dentro di sè Pinocchio: e dimenticandosi lì sultamburo, del suo babbo, della casacca nuova, dell’Abbecedario e di tutti i buoniproponimentifatti,disseallaVolpeealGatto:

—Andiamosubito,iovengoconvoi.—

XIII.L’osteriadel«GamberoRosso.»

Cammina, cammina, cammina, alla fine sul far della sera arrivarono stanchi mortiall’osteriadelGamberoRosso.

—Fermiamociunpo’qui,—disselaVolpe—tantopermangiareunbocconeeperriposarci qualche ora. A mezzanotte poi ripartiremo, per essere domani, all’alba, nelCampodeimiracoli.—

Entratinell’osteriasiposerotutt’etreatavola:manessunodiloroavevaappetito.

IlpoveroGatto,sentendosigravementeindispostodistomaco,nonpotèmangiarealtrochetrentacinquetriglieconsalsadipomodoroequattroporzioniditrippaallaparmigiana:eperchèlatrippanongliparevaconditaabbastanza,sirifecetrevolteachiedereilburroeilformaggiograttato!

La Volpe avrebbe spelluzzicato volentieri qualche cosa anche lei: ma siccome ilmedico le aveva ordinato una grandissima dieta, così dovè contentarsi di una semplicelepre dolce e forte, con un leggerissimo contorno di pollastre ingrassate e di galletti diprimocanto.Dopolalepresifeceportarepertornagustouncibreinodipernici,distarne,diconigli,diranocchi,dilucertoleed’uvaparadisa;epoinonvollealtro.

QuellochemangiòmenodituttifuPinocchio.

Avevatantanauseaperilcibo,dicevalei,chenonpotevaaccostarsinullaallabocca.

Quello che mangiò meno di tutti fu Pinocchio. Chiese uno spicchio di noce e uncantucciodi pane e lasciònel piattoogni cosa. Il povero figliuolo, col pensiero semprefissoalCampodeimiracoli,avevapresoun’indigestioneanticipatadimoneted’oro.

Quand’ebberocenato,laVolpedisseall’oste:

—Datemiduebuonecamere,unaper il signorPinocchioeun’altrapermeeper ilmio compagno. Prima di ripartire stiacceremo un sonnellino. Ricordatevi, però, che amezzanottevogliamoesseresvegliatipercontinuareilnostroviaggio.

—Sissignore—risposel’oste,estrizzòl’occhioallaVolpeealGatto,comedire:«Homangiatolafogliaecisiamointesi!…»—

Appena che Pinocchio fu entrato nel letto, si addormentò a colpo, e principiò asognare.Esognandogliparevadiessereinmezzoauncampo,equestocampoerapienodi arboscelli carichi di grappoli, e questi grappoli erano carichi di zecchini d’oro che,dondolandosimossidalvento,facevanozin,zin,zin,quasivolesserodire:«Chicivuole,vengaaprenderci.»MaquandoPinocchiofusulpiùbello,quandocioèallungò,lamanoperprendereamanciatetuttequellebellemoneteemetterseleintasca,sitrovòsvegliatoall’improvvisodatreviolentissimicolpidatinellaportadicamera.

Eral’ostechevenivaadirglichelamezzanotteerasonata.

—Eimieicompagnisonopronti?—glidomandòilburattino.

—Altrochepronti!sonpartitidueorefa.

—Perchèmaitantafretta?

—Perchè ilGatto ha ricevutoun’imbasciata che il suogattinomaggiore,malato digeloniaipiedi,stavainpericolodivita.

Eral’ostechevenivaadirglichelamezzanotteerasonata.

—Elacenal’hannopagata?

—Chevi pare?Quelle lì sonopersone troppo educate, perchè faccianoun affrontosimileallasignoriavostra.

— Peccato! Quest’affronto mi avrebbe fatto tanto piacere! — disse Pinocchiograttandosiilcapo.Poidomandò:

—Edovehannodettodiaspettarmiqueibuoniamici?

—AlCampodeimiracoli,domattina,allospuntaredelgiorno.—

Pinocchiopagòunozecchinoperlacenasuaeperquelladeisuoicompagni,edopopartì.

Masipuòdirechepartisseatastoni,perchèfuoridell’osteriac’eraunbuiocosìbuio,che non ci si vedeva di qui a lì. Nella campagna all’intorno non si sentiva alitare unafoglia.Solamente alcuni uccellacci notturni, traversando la stradadauna siepe all’altra,venivanoasbatterelealisulnasodiPinocchio,ilquale,facendounsaltoindietroperla

paura,gridava:—Chivalà?—el’ecodellecollinecircostantiripetevainlontananza:—Chivala?chivalà?chivalà?—

Intanto,mentre camminava, vide sul tronco di un albero un piccolo animaletto, cheriluceva di una luce pallida e opaca, come un lumino da notte dentro una lampada diporcellanatrasparente.

—Chisei?—glidomandòPinocchio.

—Sonol’ombradelGrillo-parlante—risposel’animalettoconunavocinafiocafioca,cheparevavenissedalmondodilà.

—Chevuoidame?—disseilburattino.

—Voglio darti un consiglio.Ritorna indietro e porta i quattro zecchini, che ti sonorimasti,altuopoverobabbo,chepiangeesidisperapernonavertipiùveduto.

— Domani il mio babbo sarà un gran signore, perchè questi quattro zecchinidiventerannoduemila.

—Nontifidare,ragazzomio,diquellichepromettonodifartiriccodallamattinaallasera.Perilsolitoosonomattioimbroglioni!Dàirettaame,ritornaindietro.

—Eioinvecevoglioandareavanti.

—L’oraètarda!…

—Voglioandareavanti.

—Lanottataèscura….

—Voglioandareavanti.

—Lastradaèpericolosa….

—Voglioandareavanti.

—Ricordaticheiragazzichevoglionofaredicapriccioeamodoloro,primaopoisenepentono.

—Lesolitestorie.Buonanotte,Grillo.

—Buonanotte,Pinocchio,echeilcielotisalvidallaguazzaedagliassassini.—

Appena dette queste ultime parole, il Grillo-parlante si spense a un tratto, come sispengeunlumesoffiandocisopra,elastradarimasepiùbuiadiprima.

XIV.Pinocchio,pernonaverdatorettaaibuoniconsiglidelGrillo-parlante,s’imbatte

negliassassini.

— Davvero….— disse fra sè il burattino rimettendosi in viaggio— come siamodisgraziatinoialtripoveri ragazzi!Tutticisgridano, tutticiammoniscono, tutticidànnodeiconsigli.Alasciarlidire,tuttisimetterebberoincapodiessereinostribabbieinostrimaestri; tutti; anche i Grilli-parlanti. Ecco qui: perchè io non ho voluto dar retta aquell’uggiosodiGrillo,chi losaquantedisgrazie,secondolui,midovrebberoaccadere!Dovreiincontrareanchegliassassini!Menomalecheagliassassiniiononcicredo,nècihocredutomai.Permegliassassinisonostatiinventatiappostadaibabbi,perfarpauraairagazzichevoglionoandarfuori lanotte.Epoi,seanche li trovassiquisullastrada,midarebberoforsesoggezione?Neanchepersogno,andereilorosulviso,gridando:«Signoriassassini, che cosa vogliono dame? Si rammentino che conme non si scherza! Se nevadano dunque per i fatti loro, e zitti!»A questa parlantina fatta sul serio, quei poveriassassini, mi par di vederli, scapperebbero via come il vento. Caso poi fossero tantoineducatidanonvolerescappare,allorascappereiio,ecosìlafareifinita….—

MaPinocchiononpotè finire il suo ragionamento,perchè inquelpuntogliparvedisentiredietrodisèunleggerissimofruscìodifoglie.

Sivoltòaguardare,evidenelbuioduefiguraccenere,tutteimbacuccateinduesacchidacarbone,lequalicorrevanodietroaluiasaltieinpuntadipiedi,comesefosseroduefantasmi.

—Eccoli davvero!—disse dentro di sè: e non sapendo dove nascondere i quattrozecchini,selinascoseinboccaeprecisamentesottolalingua.

Poi si provò a scappare. Ma non aveva ancora fatto il primo passo, che sentìagguantarsiperlebracciaeinteseduevociorribiliecavernose,cheglidissero:

—Olaborsaolavita!—

Pinocchiononpotendorisponderecon leparoleamotivodellemonetecheaveva inbocca, fece mille salamelecchi e mille pantomime, per dare ad intendere a quei dueincappati,dicuisivedevanosoltantogliocchiattraversoibuchideisacchi,cheluieraun

poveroburattinoechenonavevaintascanemmenouncentesimofalso.

—Viavia!Menociarleefuoriidenari—gridaronominacciosamenteiduebriganti.

Eilburattinofececolcapoecollemaniunsegno,comedire:«Nonneho.»

Sentìagguantarsiperlebraccia….

—Mettifuoriidenarioseimorto;—dissel’assassinopiùaltodistatura.

—Morto!—ripetèl’altro.

—Edopoammazzatote,ammazzeremoanchetuopadre!

—Anchetuopadre!

—No,no,no,ilmiopoverobabbono!—gridòPinocchioconaccentodisperato:manelgridarecosì,glizecchiniglisonaronoinbocca.

—Ahfurfante!dunqueidenariteliseinascostisottolalingua?Sputalisubito!—

EPinocchio,duro.

—Ah!tufaiilsordo?Aspettaunpo’,chepenseremonoiafartelisputare!—

Difattiunodiloroafferròilburattinoperlapuntadelnasoequell’altrolopreseperlabazza,elìcominciaronoatirarescreanzatamenteunoperinqual’altroperinlà,tantodacostringerlo a spalancare la bocca: ma non ci fu verso. La bocca del burattino parevainchiodataeribadita.

Allora l’assassino più piccolo di statura, cavato fuori un coltellaccio, provò a

conficcarglieloaguisadi levaedi scalpello fra le labbra:maPinocchio, lestocomeunlampo,gliazzannòlamanocoidenti,edopoaverglielaconunmorsostaccatadinetto,lasputòefiguratevilasuamaravigliaquando,invecediunamano,siaccòrsediaversputatointerraunozampettodigatto.

Incoraggito da questa primavittoria, si liberò a forza dalle unghie degli assassini, esaltatalasiepedellastrada,cominciòafuggireperlacampagna.Egliassassiniacorreredietroa lui,comeduecanidietroauna lepre:equellocheavevaperdutounozampettocorrevaconunagambasola,nèsièsaputomaicomefacesse.

Dopo una corsa di quindici chilometri, Pinocchio non ne poteva più. Allora vistosiperso,siarrampicòsuperilfustodiunaltissimopinoesiposeasedereinvettaairami.Gli assassini tentarono di arrampicarsi anche loro, ma giunti a metà del fustosdrucciolarono,ericascandoaterra,sispellaronolemanieipiedi.

Nonperquestosidetteropervinti:cheanzi,raccoltounfastellodilegnaseccheapièdelpino,viappiccaronoilfuoco.Inmenchenonsidice,ilpinocominciòabruciareeadivampare come una candela agitata dal vento. Pinocchio, vedendo che le fiammesalivanosemprepiùenonvolendofarlafinedelpiccionearrosto,spiccòunbelsaltodivetta all’albero, e via a correre daccapo attraverso i campi e ai vigneti. E gli assassinidietro,sempredietro,senzastancarsimai.

Intantocominciavaabaluginareilgiornoesitrovòimprovvisamentesbarratoilpassodaunfossolargoeprofondissimo,tuttopienodiacquacciasudicia,colordelcaffèelatte.Chefare?«Una,due, tre!»gridòilburattino,eslanciandosiconunagranrincorsa,saltòdall’altraparte.Egliassassinisaltaronoancheloro,manonavendopresobenelamisura,patatunfete!…cascaronogiùnelbelmezzodel fosso.Pinocchio che sentì il tonfo eglischizzidell’acqua,urlòridendoeseguitandoacorrere:

—Buonbagno,signoriassassini.—

Egiàsifiguravachefosserobell’eaffogati,quandoinvece,voltandosiaguardare,siaccòrse che gli correvano dietro tutt’e due, sempre imbacuccati nei loro sacchi, egrondantiacquacomeduepanierisfondati.

XV.GliassassiniinseguonoPinocchio;edopoaverloraggiuntoloimpiccanoaun

ramodellaQuerciagrande.

Allorailburattino,perdutosid’animofupropriosulpuntodigettarsiaterraedidarsiper vinto, quando, nel girare gli occhi all’intorno, vide fra mezzo al verde cupo deglialberibiancheggiareinlontananzaunacasinacandidacomelaneve.

—Se io avessi tanto fiatoda arrivare fino aquella casa, forse sarei salvo!—dissedentrodisè.

E senza indugiare unminuto, riprese a correre per il bosco a carriera distesa. E gliassassinisempredietro.

Dopounacorsadisperatadiquasidueore,finalmente,tuttotrafelato,arrivòallaportadiquellacasinaebussò.

Nessunorispose.

Tornòabussareconmaggiorviolenza,perchèsentivaavvicinarsiilrumoredeipassieilrespirogrossoeaffannosodeisuoipersecutori.

Lostessosilenzio.

Avvedutosicheilbussarenongiovavaanulla,cominciòperdisperazioneadarecalciezuccatenellaporta.AllorasiaffacciòallafinestraunabellaBambina,coicapelliturchinieilvisobiancocomeun’immaginedicera,gliocchichiusielemaniincrociatesulpetto,laqualesenzamuoverpuntolelabbra,disseconunavocinacheparevavenissedall’altromondo:

—Inquestacasanonc’ènessuno;sonotuttimorti.

—Aprimialmenotu!—gridòPinocchiopiangendoeraccomandandosi.

—Sonomortaanch’io.

—Morta?eallorachecosafaicostìallafinestra?

—Aspettolabarachevengaaportarmivia.—

Appenadettocosì,laBambinadisparveelafinestrasirichiusesenzafarrumore.

—ObellaBambinadai capelli turchini,—gridavaPinocchio—aprimi per carità!Abbicompassionediunpoveroragazzoinseguitodagliassass….—

Manonpotèfinirlaparola,perchèsentìafferrarsiperilcollo,elesoliteduevociaccecheglibrontolaronominacciosamente:

—Oranonciscappipiù!—

Ilburattino,vedendosibalenarelamortedinanziagliocchi,fupresodauntremitocosìforte, che nel tremare, gli sonavano le giunture delle sue gambe di legno e i quattrozecchinichetenevanascostisottolalingua.

—Dunque?—glidomandaronogliassassini—vuoiaprirla labocca,sìono?Ah!nonrispondi?Lasciafare:chequestavoltatelafaremoaprirnoi!…—

E cavati fuori due coltellacci lunghi lunghi e affilati come rasoi, zaff e zaff… gliaffibbiaronoduecolpinelmezzoallereni.

Mailburattinopersuafortunaerafattod’unlegnodurissimo,motivopercuilelame,spezzandosi,andaronoinmillescheggeegliassassinirimaserocolmanicodeicoltelliinmano,aguardarsiinfaccia.

—Hocapito;—dissealloraunodiloro—bisognaimpiccarlo.Impicchiamolo!

—Impicchiamolo—ripetèl’altro.

Dettofattoglilegaronolemanidietrolespalle,epassatogliunnodoscorsoiointornoallagola,loattaccaronopenzolonialramodiunagrossapiantadettalaQuerciagrande.

Poi si posero là, seduti sull’erba, aspettando che il burattino facesse l’ultimosgambetto:mailburattinodopotreoreavevasempregliocchiaperti, laboccachiusaesgambettavapiùchemai.

Annoiatifinalmentediaspettare,sivoltaronoaPinocchioeglidisserosghignazzando:

—Addioadomani.Quandodomanitorneremoqui,sisperachecifarailagarbatezzadifartitrovarebell’emortoeconlaboccaspalancata.—

Eseneandarono.

Intanto s’era levatounvento impetuosodi tramontana, che soffiando emugghiandocon rabbia, sbatacchiava in qua e in là il povero impiccato, facendolo dondolareviolentemente come il battaglio d’una campana che suona a festa. E quel dondolìo glicagionava acutissimi spasimi, e il nodo scorsoio, stringendosi sempre più alla gola, glitoglievailrespiro.

Apocoapocogliocchigli siappannarono;e sebbenesentisseavvicinarsi lamorte,puresperavasemprechedaunmomentoaunaltrosarebbecapitataqualcheanimapietosaadargliaiuto.

Maquando,aspettaaspetta,videchenoncomparivanessuno,proprionessuno,alloraglitornòinmenteilsuopoverobabbo….ebalbettòquasimoribondo:

—Ohbabbomio!setufossiqui!…—

Enonebbefiatoperdiraltro.Chiusegliocchi,aprìlabocca,stiròlegambe,edatoungrandescrollone,rimaselìcomeintirizzito.

XVI.LabellaBambinadaicapelliturchinifaraccogliereilburattino:lomettealetto,e

chiamatremedicipersaperesesiavivoomorto.

In quel mentre che il povero Pinocchio impiccato dagli assassini a un ramo dellaQuerciagrande,parevaoramaipiùmortochevivo,labellaBambinadaicapelliturchinisiaffacciòdaccapoallafinestra,eimpietositasiallavistadiquell’infeliceche,sospesoperilcollo,ballavailtresconealleventateditramontana,battèpertrevoltelemaniinsieme,efecetrepiccolicolpi.

Aquestosegnalesisentìungranrumoredialichevolavanoconfogaprecipitosa,eungrossoFalcovenneaposarsisuldavanzaledellafinestra.

—Checosacomandate,miagraziosaFata?—disse ilFalcoabbassandoilbeccoinattodiriverenza;perchèbisognasapere,chelaBambinadaicapelliturchini,noneraaltro,infindeiconti,cheunabuonissimaFata,chedapiùdimill’anniabitavanellevicinanzediquelbosco.

—VedituquelburattinoattaccatopenzoloniaunramodellaQuerciagrande?

—Lovedo.

—Orbene: vola subito laggiù; rompi col tuo fortissimo becco il nodo che lo tienesospesoinaria,eposalodelicatamentesdraiatosull’erba,apièdellaQuercia.—

IlFalcovolòvia,edopodueminutitornòdicendo:

—Quelchemiavetecomandatoèfatto.

—Ecomel’haitrovato?Vivoomorto?

UngrossoFalcovenneaposarsisuldavanzaledellafinestra.

—Avederloparevamorto,manondev’essereancoramortoperbene,perchèappenagli ho sciolto il nodo scorsoio che lo stringeva intorno alla gola, ha lasciato andare unsospiro,balbettandoamezzavoce:«Oramisentomeglio!…»—

Allora la Fata, battendo le mani insieme, fece due piccoli colpi, e apparve unmagnificoCan-barbone,checamminavarittosullegambedidietro,taleequalecomesefosseunuomo.

IlCan-barboneeravestitodacocchiereinlivreadigala.Avevaincapounnicchiettinoatrepuntegallonatod’oro,unaparruccabiondacoiricciolichegliscendevanogiùperilcollo,unagiubbacolordicioccolatacoibottonidibrillanti econduegrandi taschepertenervi gli ossi, chegli regalava a pranzo la padrona, unpaiodi calzon corti di vellutocremisi,lecalzediseta,gliscarpiniscollati,edidietrounaspeciedifoderadaombrelli,tuttadirasoturchino,permettervidentrolacoda,quandoiltempocominciavaapiovere.

—Sudabravo,Medoro!—disselaFataalCan-barbone.—Fa’subitoattaccarelapiùbella carrozza dellamia scuderia e prendi la via del bosco. Arrivato che sarai sotto laQuercia grande, troverai disteso sull’erba un povero burattinomezzomorto.Raccoglilocongarbo,posalopariparisuicuscinidellacarrozzaeportameloqui.Haicapito?—

Il Can-barbone, per fare intendere che aveva capito, dimenò tre o quattro volte lafoderadirasoturchino,cheavevadietro,epartìcomeunbarbero.

Di lì a poco, si vide uscire dalla scuderia una bella carrozzina color dell’aria, tuttaimbottita di penne di canarino e foderata nell’interno di pannamontata e di crema coisavoiardi. La carrozzina era tirata da cento pariglie di topini bianchi, e ilCan-barbone,seduto a cassetta, schioccava la frusta adestra e a sinistra, comeunvetturinoquand’hapauradiaverfattotardi.

IlCan-barbonepartìcomeunbarbero.

Noneraancorapassatounquartod’orache lacarrozzina tornò,e laFata, che stavaaspettando sull’uscio di casa, prese in collo il povero burattino, e portatolo in unacamerettacheavevaleparetidimadreperla,mandòsubitoachiamareimedicipiùfamosidelvicinato.

Eimediciarrivaronosubitounodopol’altro:arrivòcioè,unCorvo,unaCivettaeunGrillo-parlante.

—Vorreisaperdalorsignori—disselaFata,rivolgendosiaitremediciriunitiintornoallettodiPinocchio—vorreisaperedalorsignorisequestodisgraziatoburattinosiavivoomorto!…—

LaFatapreseincolloilpoveroburattino.

Aquest’invito,ilCorvo,facendosiavantiperilprimo,tastòilpolsoaPinocchio;poigli tastò ilnaso,poi ilditomignolodeipiedi:equand’ebbe tastatobenbene,pronunziòsolennementequesteparole:

—Amio credere il burattino è bell’emorto:ma se per disgrazia non fossemorto,allorasarebbeindiziosicurocheèsemprevivo!

—Midispiace—disselaCivetta—didovercontraddireilCorvo,mioillustreamicoecollega;perme,invece,ilburattinoèsemprevivo;maseperdisgrazianonfossevivo,allorasarebbesegnocheèmortodavvero.

—Eleinondicenulla?—domandòlaFataalGrillo-parlante.

—Iodicocheilmedicoprudente,quandononsaquellochedice,lamigliorcosachepossafare,èquelladistarezitto.Delrestoquelburattinolì,nonm’èfisonomianuova:ioloconoscodaunpezzo!—

Pinocchio,che finalloraerastato immobilecomeunveropezzodi legno,ebbeunaspeciedifremitoconvulso,chefecescuoteretuttoilletto.

— Quel burattino lì — seguitò a dire il Grillo-parlante — è una birbamatricolata….—

Pinocchioaprìgliocchielirichiusesubito.

—Èunmonellaccio,unosvogliato,unvagabondo….—

Pinocchiosinascoselafacciasottoilenzuoli.

—Quelburattinolìèunfigliuolodisubbidiente,chefaràmoriredicrepacuoreilsuopoverobabbo!…—

A questo punto si sentì nella camera un suono soffocato di pianti e singhiozzi.Figuratevi come rimasero tutti, allorchè, sollevati un poco i lenzuoli, si accorsero chequellochepiangevaesinghiozzavaeraPinocchio.

—Quandoilmortopiangeèsegnocheèinviadiguarigione—dissesolennementeilCorvo.

—Miduoledicontraddireilmioillustreamicoecollega,—soggiunselaCivetta—mapermequandoilmortopiange,èsegnocheglidispiaceamorire.—

XVII.Pinocchiomangialozucchero,manonvuolpurgarsi;peròquandovedei

becchinichevengonoaportarlovia,allorasipurga.Poidiceunabugiaepergastigoglicresceilnaso.

Appena i tremedici furonouscitidi camera, laFata si accostòaPinocchio, e,dopoaverlotoccatosullafronte,siaccòrsecheeratravagliatodaunfebbronedanonsidire.

Allorasciolseuncertapolverinabiancainunmezzobicchierd’acqua,eporgendoloalburattino,glidisseamorosamente:

—Bevila,einpochigiornisaraiguarito.—

Pinocchio guardò il bicchiere, storse un po’ la bocca, e poi domandò con voce dipiagnisteo:

—Èdolceoamara?

—Èamara,matifaràbene.

—Seèamaranonlavoglio.

—Da’rettaame:bevila.

—Amel’amarononmipiace.

—Bevila:equandol’avraibevuta,tidaròunapallinadizucchero,perrifartilabocca.

—Dov’èlapallinadizucchero?

—Eccolaqui—disselaFata,tirandolafuoridaunazuccherierad’oro.

—Primavogliolapallinadizucchero,epoibeveròquell’acquacciaamara….

—Meloprometti?

—Sì….—

La Fata gli dette la pallina, e Pinocchio dopo averla sgranocchiata e ingoiata in unattimo,disseleccandosiilabbri:

—Bellacosaseanchelozuccherofosseunamedicina!…Mipurghereitutt’igiorni.

—Oramantienilapromessaebeviquestepochegoccioled’acqua,chetirenderanno

lasalute.—

Pinocchiopresedimalavogliailbicchiereinmanoevificcòdentrolapuntadelnaso:poisel’accostòallabocca:poitornòaficcarcilapuntadelnaso:finalmentedisse:

—Ètroppoamara!troppoamara!Iononlapossobere.

—Comefaiadirlo,senonl’hainemmenoassaggiata?

—Melofiguro!L’hosentitaall’odore.Voglioprimaun’altrapallinadizucchero….epoilabeverò!—

AlloralaFata,contuttalapazienzadiunabuonamamma,gliposeinboccaunaltropo’dizucchero;edopoglipresentòdaccapoilbicchiere.

—Cosìnonlopossobere!—disseilburattino,facendomillesmorfie.

—Perchè?

—Perchèmidànoiaquelguancialecheholaggiùsuipiedi.—

LaFataglilevòilguanciale.

—Èinutile!Nemmenocosìlapossobere.

—Checos’altrotidànoia?

—Midanoial’usciodicamera,cheèmezzoaperto.—

LaFataandò,echiusel’usciodicamera.

—Insomma,—gridòPinocchiodando inunoscoppiodipianto—quest’acquacciaamara,nonlavogliobere,no,no,no!…

—Ragazzomio,tenepentirai….

—Nonmen’importa….

—Latuamalattiaègrave.

—Nonmen’importa…..

—Lafebbretiporteràinpocheoreall’altromondo….

—Nonmen’importa….

—Nonhaipauradellamorte?

—Nessunapaura!Piuttostomorire,chebeverequellamedicinacattiva.—

Aquestopunto,laportadellacamerasispalancò,edentraronodentroquattroconigli

nericomel’inchiostro,cheportavanosullespalleunapiccolabaradamorto.

Entraronodentroquattroconiglinericomel’inchiostro.

—Checosavoletedame?—gridòPinocchio,rizzandosituttoimpauritoasederesulletto.

—Siamovenutiaprenderti—risposeilconigliopiùgrosso.

—Aprendermi?Maiononsonoancoramorto!…

—Ancora no:ma ti restanopochimomenti di vita, avendo tu ricusato di bevere lamedicina,chetiavrebbeguaritodallafebbre!

—OFatamia,oFatamia!—cominciòalloraastrillareilburattino—datemisubitoquel bicchiere…. Spicciatevi, per carità, perchè non voglio morire, no…. non vogliomorire.—

Epresoilbicchierecontutt’eduelemani,lovotòinunfiato.

—Pazienza!—disseroiconigli.—Perquestavoltaabbiamofattoilviaggioaufo.—E tiratisi di nuovo la piccola bara sulle spalle, uscirono di camera bofonchiando emormorandofraidenti.

Fattostachedilìapochiminuti,Pinocchiosaltògiùdalletto,bell’eguarito;perchè

bisognasaperecheiburattinidilegnohannoilprivilegiodiammalarsidiradoediguarireprestissimo.

E la Fata, vedendolo correre e ruzzare per la camera, vispo e allegro come ungallettinodiprimocanto,glidisse:

—Dunquelamiamedicinat’hafattobenedavvero?

—Altrochebene!Miharimessoalmondo!

—Ealloracomemaitiseifattotantopregareabeverla?

—Eglièchenoiragazzisiamotutticosì!Abbiamopiùpauradellemedicinechedelmale.

—Vergogna! I ragazzidovrebberosaperecheunbuonmedicamentopresoa tempo,puòsalvarlidaunagravemalattiaefors’anchedallamorte….

—Oh!maun’altravoltanonmi farò tantopregare!Mi rammenteròdi quei coniglineri,conlabarasullespalle….eallorapiglieròsubitoilbicchiereinmanoegiù….

—Oravieniunpo’quidame,eraccontamicomeandòchetitrovastifralemanidegliassassini.

—Gliandò,cheilburattinaioMangiafoco,midettecinquemoneted’oro,emidisse:—To’,portalealtuobabbo!—eio,invece,perlastradatrovaiunaVolpeeunGatto,duepersonemolto per bene, chemi dissero:—Vuoi che codestemonete diventinomille eduemila?Vieniconnoi,eticondurremoalCampodeimiracoli.—Eiodissi,andiamo;—e lorodissero:—Fermiamociquiall’osteriadelGamberoRosso,edopo lamezzanotteripartiremo.—E ioquandomisvegliai,nonc’eranopiù,perchèeranopartiti.Allora iocominciaiacamminaredinotte,cheeraunbuiocheparevaimpossibile,percuitrovaiperla strada due assassini dentro due sacchi da carbone, che mi dissero:—Metti fuori iquattrini;—e iodissi:—noncen’ho;—perchè lemoneted’orome l’eronascoste inbocca,eunodegliassassinisiprovòamettermilemaniinbocca,eioconunmorsoglistaccailamanoepoilasputai,mainvecediunamanosputaiunozampettodigatto.Egliassassiniacorrermidietro,eiocorricheticorri,finchèmiraggiunsero,emilegaronoperil collo a un albero di questo bosco col dire:—Domani torneremo qui, e allora saraimortoecollaboccaaperta,ecosìtiporteremovialemoneted’orochehainascostesottolalingua.—

—Eoralequattromonetedovelehaimesse?—glidomandòlaFata.

—Lehoperdute!—risposePinocchio;madisseunabugia,perchèinveceleavevain

tasca.

Appenadettalabugiailsuonaso,cheeragiàlungo,glicrebbesubitodueditadipiù.

—Edovelehaiperdute?

—Nelboscoquivicino.—

Aquestasecondabugia,ilnasoseguitòacrescere.

— Se le hai perdute nel bosco vicino — disse la Fata — le cercheremo e leritroveremo:perchètuttoquellochesiperdenelvicinobosco,siritrovasempre.

—Ah!orachemirammentobene—replicòilburattinoimbrogliandosi—lequattromonete non le ho perdute, ma senza avvedermene, le ho inghiottite mentre bevevo lavostramedicina.—

Ilnasoglisiallungòinunmodocosìstraordinario….

Aquestaterzabugia,ilnasoglisiallungòinunmodocosìstraordinario,cheilpoveroPinocchiononpotevapiùgirarsidanessunaparte.Sesivoltavadiqui,battevailnasonellettooneivetridella finestra, se sivoltavadi là, lobattevanelleparetionellaportadicamera,sealzavaunpo’dipiùilcapo,correvailrischiodificcarloinunocchioallaFata.

ElaFataloguardavaerideva.

—Perchèridete?—glidomandòilburattino,tuttoconfusoeimpensieritodiquelsuo

nasochecrescevaaocchiate.

—Ridodellabugiachehaidetto.

—Comemaisapetechehodettounabugia?

—Lebugie,ragazzomio,siriconosconosubito,perchèvenesonodiduespecie:visono lebugie chehanno legambecorte, e lebugie chehanno il naso lungo: la tuaperl’appuntoèdiquellechehannoilnasolungo.—

Pinocchio,non sapendopiùdovenascondersiper lavergogna, si provòa fuggiredicamera,manongliriuscì.Ilsuonasoeracresciutotanto,chenonpassavapiùdallaporta.

XVIII.PinocchioritrovalaVolpeeilGatto,evaconloroaseminarelequattromonete

nelCampodeimiracoli.

Come potete immaginarvelo, la Fata lasciò che il burattino piangesse e urlasse unabuonamezz’oraamotivodiquelsuonasochenonpassavapiùdallaportadicamera:elofeceperdargliunaseveralezioneeperchèsicorreggessedalbruttoviziodidirebugie,ilpiùbruttoviziochepossaavereunragazzo.Maquandolovidetrasfiguratoecogliocchifuoridellatestadallagrandisperazione,allora,mossaapietà,battèlemaniinsieme,eaquel segnale entrarono in camera dalla finestra un migliaio di grossi uccelli chiamatiPicchi,iquali,posatisituttisulnasodiPinocchio,cominciaronoabeccarglielotantoepoitanto, che in pochi minuti quel naso enorme e spropositato si trovò ridotto alla suagrandezzanaturale.

—Quanto siete buona, Fatamia,— disse il burattino, asciugandosi gli occhi— equantobenevivoglio!

—Tivogliobeneanch’io,—risposelaFata—esetuvuoirimanereconme,tusaraiilmiofratellinoeiolatuabuonasorellina….

—Iorestereivolentieri….mailmiopoverobabbo?

—Hopensatoa tutto. Il tuobabboè statodigiàavvertito:eprimache faccianotte,saràqui.

—Davvero?—gridòPinocchio,saltandodall’allegrezza.—Allora,Fatinamia,sevicontentate,vorreiandargliincontro!Nonvedol’oradipoterdareunbacioaquelpoverovecchio,chehasoffertotantoperme!

—Va’pure,mabadadinontisperdere.Prendilaviadelbosco,esonosicuracheloincontrerai.—

Pinocchiopartì:eappenaentratonelbosco,cominciòacorrerecomeuncapriòlo.Maquandofuarrivatoauncertopunto,quasiinfacciaallaQuerciagrande,sifermò,perchègli parve di aver sentito gente framezzo alle frasche.Difatti vide apparire sulla strada,indovinate chi?… laVolpe e ilGatto, ossia i due compagni di viaggio coi quali avevacenatoall’osteriadelGamberorosso.

—EccoilnostrocaroPinocchio!—gridòlaVolpe,abbracciandoloebaciandolo.—Comemaiseiqui?

—Comemaiseiqui?—ripetèilGatto.

—Èunastoria lunga—disse ilburattino—eve laracconteròacomodo.Sappiateperòchel’altranotte,quandomiavetelasciatosolonell’osteriahotrovatogliassassiniperlastrada….

—Gliassassini?…Ohpoveroamico!Echecosavolevano?

—EccoilnostrocaroPinocchio!—gridòlaVolpe,abbracciandolo.

—Mivolevanorubarelemoneted’oro.

—Infami!…—disselaVolpe.

—Infamissimi!—ripetèilGatto.

—Maiocominciaiascappare—continuòadireilburattino—elorosempredietro:finchèmiraggiunseroem’impiccaronoaunramodiquellaquercia….—

EPinocchioaccennòlaQuerciagrande,cheeralìaduepassi.

—Sipuò sentirdipeggio?—disse laVolpe.—Inchemondo siamocondannati avivere!Dovetroveremounrifugiosicuronoialtrigalantuomini?—

Neltempocheparlavanocosì,Pinocchiosiaccorsecheilgattoerazoppodallagambadestradavanti,perchèglimancava in fondo tutto lozampettocogliunghioli;percuigli

domandò:

—Checosahaifattodeltuozampetto?—

Ilgattovolevarisponderequalchecosa,mas’imbrogliò.AlloralaVolpedissesubito:

—Ilmioamicoètroppomodesto,eperquestononrisponde.Risponderòioperlui.Sappi dunque che un’ora fa abbiamo incontrato sulla strada un vecchio lupo, quasisvenuto dalla fame, che ci ha chiesto un po’ d’elemosina. Non avendo noi da darglinemmenounaliscadipesce,checosahafatto l’amicomio,chehadavverouncuorediCesare? Si è staccato coi denti uno zampetto delle sue gambe davanti e l’ha gettato aquellapoverabestia,perchèpotessesdigiunarsi.—

ElaVolpe,neldircosìsiasciugòunalagrima.

Pinocchio,commossoanchelui,siavvicinòalGatto,sussurrandoglinegliorecchi:

—Setuttiigattitisomigliassero,fortunatiitopi!

—Eorachecosafaiinquestiluoghi?—domandòlaVolpealburattino.

—Aspettoilmiobabbo,chedevearrivarequidimomentoinmomento.

—Eletuemoneted’oro?

—Lehosempreintasca,menounachelaspesiall’osteriadelGamberorosso.

— E pensare che, invece di quattro monete, potrebbero diventare domani mille eduemila!Perchènondàirettaalmioconsiglio?PerchènonvaiaseminarlenelCampodeimiracoli?

—Oggièimpossibile:vianderòunaltrogiorno.

—Unaltrogiornosaràtardi!—disselaVolpe.

—Perchè?

—Perchèquelcampoèstatocompratodaungransignore,edadomaniinlànonsaràpiùpermessoanessunodiseminarviidenari.

—Quant’èdistantediquiilCampodeimiracoli?

—Duechilometriappena.Vuoivenireconnoi?Framezz’oraseilà:seminisubitolequattromonete:dopopochiminutineraccogliduemila,estaseraritorniquiconletaschepiene.Vuoivenireconnoi?—

Pinocchio esitò un poco a rispondere, perchè gli tornò in mente la buona Fata, il

vecchioGeppettoegliavvertimentidelGrillo-parlante;mapoifinìcolfarecomefannotuttiiragazzisenzaunfildigiudizioesenzacuore;finì,cioè,coldareunascrollatinadicapo,edisseallaVolpeealGatto:

—Andiamopure;iovengoconvoi.—

Epartirono.

Dopo aver camminato una mezza giornata arrivarono a una città che aveva nome«Acchiappacitrulli.»Appenaentratoincittà,Pinocchiovidetuttelestradepopolatedicanispelacchiati,chesbadigliavanodall’appetito,dipecoretosate,chetremavanodalfreddo,edigallinerimastesenzacrestaesenzabargigli,chechiedevanol’elemosinad’unchiccodigranturco,digrossefarfallechenonpotevanopiùvolare,perchèavevanovendutolelorobellissime ali colorite, di pavoni tutti scodati, che si vergognavano a farsi vedere, e difagiani che zampettavano cheti cheti, rimpiangendo le loro scintillanti penne d’oro ed’argento,ormaiperdutepersempre.

Inmezzoaquestafolladiaccattoniedipoverivergognosi,passavanoditantointantoalcune carrozze signorili con entro o qualche Volpe, o qualche Gazza ladra, o qualcheuccellacciodirapina.

—EilCampodeimiracolidov’è?—domandòPinocchio.

—Èquiaduepassi.—

Videtuttelestradepopolatedicanispelacchiati.

Dettofattotraversaronolacittà,e,uscitifuoridellemura,sifermaronoinuncamposolitarioche,supergiù,somigliavaatuttiglialtricampi.

—Eccocigiunti;—disselaVolpealburattino—orachinatigiùaterra,scavaconlemaniunapiccolabucanelcampo,emetticidentrolemoneted’oro.—

Pinocchio obbedì. Scavò la buca, ci pose le quattro monete d’oro che gli eranorimaste:edoporicoprìlabucaconunpo’diterra.

—Orapoi—disselaVolpe—va’allagoraquivicina,prendiunasecchiad’acquaeannaffiailterrenodovehaiseminato.—

Pinocchioandòallagora,eperchènonavevalìperlìunasecchia,silevòdipiediunaciabatta,eriempitalad’acqua,annaffiòlaterrachecoprivalabuca.Poidomandò:

—C’èaltrodafare?

—Nient’altro;—risposelaVolpe—orapossiamoandarvia.Tupoiritornaquifraunaventinadiminuti,etroverail’arboscellogiàspuntatodalsuoloecoiramitutticarichidimonete.—

Ilpoveroburattino,fuoridisèdallagrancontentezza,ringraziòmillevoltelaVolpeeilGatto,epromiselorounbellissimoregalo.

—Noinonvogliamoregali;—risposeroque’duemalanni—anoicibastadiavertiinsegnatoilmododiarricchiresenzadurarfatica,esiamocontenticomepasque.—

CiòdettosalutaronoPinocchio,eaugurandogliunabuonaraccolta,seneandaronoperifattiloro.

XIX.Pinocchioèderubatodellesuemoneted’oro,epergastigosibuscaquattromesi

diprigione.

Ilburattino, ritornato incittà,cominciòacontare iminutiaunoauno:equandogliparvechefossel’ora,ripresesubitolastradachemenavaalCampodeimiracoli.

Ementre camminavaconpasso frettoloso, il cuoregli batteva forte egli faceva tic,tac,tic,tac,comeunorologiodasala,quandocorredavvero.Eintantopensavadentrodisè:

— E se invece di mille monete ne trovassi su i rami dell’albero duemila?… E seinvece di duemila, ne trovassi cinquemila? e se invece di cinquemila, ne trovassicentomila?Ochebelsignore,allora,chediventerei!…Vorreiavereunbelpalazzo,millecavallini di legno e mille scuderie, per potermi baloccare, una cantina di rosolii e dialchermes, e una libreria tutta pienadi canditi, di torte, di panettoni, dimandorlati e dicialdonicollapanna.—

Tiròfuoriunamanoditascaesidetteunalunghissimagrattatinadicapo.

Cosìfantasticando,giunseinvicinanzadelcampo,elìsifermòaguardaresepercasoavessepotutoscorgerequalchealberocoiramicarichidimonete:manonvidenulla.Fecealtricentopassiinavanti,enulla;entròsulcampo….andòpropriosuquellapiccolabuca,doveavevasotterratoisuoizecchini,enulla.Alloradiventòpensieroso,e,dimenticandole regole delGalateo e della buona creanza, tirò fuori unamanodi tasca e si dette unalunghissimagrattatinadicapo.

Inquelmentre sentì fischiarsinegliorecchiunagran risata: evoltandosi in su,videsopraunalberoungrossopappagallo,chesispollinavalepochepennecheavevaaddosso.

—Perchèridi?—glidomandòPinocchioconvocedibizza.

—Rido,perchènellospollinarmimisonfattoilsolleticosottoleali.—

Ilburattinononrispose.Andòallagorae riempitad’acqua lasolitaciabatta,siposenuovamenteadannaffiarelaterra,chericoprivalemoneted’oro.

Quand’ecco che un’altra risata, anche più impertinente della prima, si fece sentirenellasolitudinesilenziosadiquelcampo.

— Insomma, — gridò Pinocchio arrabbiandosi — si può sapere, Pappagallo mal

educato,dichecosaridi?

— Rido di quei barbagianni, che credono a tutte le scioccherie e che si lascianotrappolaredachièpiùfurbodiloro.

—Parliforsedime?

—Sì,parlodite,poveroPinocchio:ditecheseicosìdolcedisale,dacrederecheidenari si possano seminare e raccogliere nei campi, come si seminano i fagiuoli e lezucche.Anch’iol’hocredutounavolta,eoggineportolepene.Oggi(matroppotardi!)mi son dovuto persuadere che per mettere insieme onestamente pochi soldi bisognasaperseliguadagnareocollavorodellepropriemaniocoll’ingegnodellapropriatesta.

—Nonticapisco—disseilburattino,chegiàcominciavaatremaredallapaura.

—Pazienza!Mispiegheròmeglio—soggiunseilPappagallo.—Sappidunqueche,mentre tu eri in città, laVolpe e ilGatto sono tornati in questo campo: hanno preso lemonete d’oro sotterrate, e poi sono fuggiti come il vento. E ora, chi li raggiunge èbravo!—

Pinocchio restò a bocca aperta, e non volendo credere alle parole del Pappagallo,cominciò collemani e colle unghie a scavare il terreno che aveva annaffiato. E scava,scava,scava,feceunabucacosìprofonda,checisarebbeentratoperrittounpagliaio:malemonetenonc’eranopiù.

Presoalloradalladisperazione,tornòdicorsaincittàeandòdifilatointribunale,perdenunziarealgiudiceiduemalandrini,cheloavevanoderubato.

Il giudice era uno scimmione della razza dei Gorilla: un vecchio scimmionerispettabileperlasuagraveetà,perlasuabarbabiancaespecialmenteperisuoiocchialid’oro, senza vetri, che era costretto a portare continuamente, a motivo d’una flussioned’occhi,chelotormentavadaparecchianni.

Pinocchio,allapresenzadelgiudiceraccontòperfiloepersegnol’iniquafrode.

Pinocchio,allapresenzadelgiudice,raccontòperfiloepersegnol’iniquafrode,dicuierastatovittima;detteilnome,ilcognomeeiconnotatideimalandrini,efinìchiedendogiustizia.

Ilgiudiceloascoltòconmoltabenignità;presevivissimapartealracconto:s’intenerì,sicommosse:equandoilburattinononebbepiùnulladadire,allungòlamanoesonòilcampanello.

Aquellascampanellatacomparverosubitoduecanmastinivestitidagiandarmi.

Allorailgiudice,accennandoPinocchioaigiandarmi,disseloro:

—Quelpoverodiavoloèstatoderubatodiquattromoneted’oro:pigliatelodunque,emettetelosubitoinprigione.—

Ilburattino,sentendosidarequestasentenzafracapoecollo,rimasediprincisbeccoevolevaprotestare:maigiandarmi,ascansodiperditempiinutili,glitapparonolaboccaelocondusseroingattabuia.

E lì v’ebbe a rimanere quattromesi: quattro lunghissimimesi: e vi sarebbe rimastoanche di più, se non si fosse dato un caso fortunatissimo. Perchè bisogna sapere che ilgiovaneImperatorecheregnavanellacittàdiAcchiappacitrulli,avendoriportatounabellavittoria contro i suoi nemici, ordinò grandi feste pubbliche, luminarie, fuochi artificiali,

corsedibarberiedivelocipedi,einsegnodimaggioreesultanza,vollechefosseroaperteanchelecarceriemandatifuorituttiimalandrini.

— Se escono di prigione gli altri, voglio uscire anch’io — disse Pinocchio alcarceriere.

—Quelpoverodiavoloèstatoderubatodiquattromoneted’oro:pigliatelodunque,emettetelosubitoinprigione.

—Voino,—risposeilcarceriere—perchèvoinonsietedelbelnumero….

—Domandoscusa;—replicòPinocchio—sonounmalandrinoanch’io.

Glitapparonolaboccaelocondusseroingattabuia.

— In questo caso avetemille ragioni,— disse il carceriere; e levandosi il berrettorispettosamenteesalutandolo,gliaprìleportedellaprigioneelolasciòscappare.

XX.Liberatodallaprigione,siavviapertornareacasadellaFata;malungolastrada

trovaunserpenteorribile,epoirimanepresoallatagliuola.

Figuratevil’allegrezzadiPinocchioquandosisentìlibero.Senzastareadirecheèechenonè,uscìsubitofuoridellacittàeripreselastradachedovevaricondurloallaCasinadellaFata.

A cagione del tempo piovigginoso, la strada era diventata tutta un pantano e ci siandavafinoamezzagamba.

Mailburattinononsenedavaperinteso.

Tormentato dalla passione di rivedere il suo babbo e la sua sorellina dai capelliturchini,correvaasalticomeuncanlevriero,enelcorrerelepillacchereglischizzavanofinsoprailberretto.Intantoandavadicendofrasèesè:

—Quantedisgraziemisonoaccadute…Emelemerito!perchèiosonounburattinotestardoepiccoso…,vogliofarsempretuttelecoseamodomio,senzadarrettaaquellichemivoglionbeneechehannomillevoltepiùgiudiziodime!…Madaquestavoltainlà,faccioproponimentodicambiarvitaedidiventareunragazzoammodoeubbidiente!…Tantoormaihobell’evistocheiragazzi,aesseredisubbidienti,ciscapitanosempreenonneinfilanomaiunaperilsu’verso.Eilmiobabbomiavràaspettato?…Celotroveròacasa della Fata?È tanto tempo, pover’uomo, che non lo vedo più, e chemi struggo difarglimillecarezzeedifinirlodaibaci!ElaFatamiperdoneràlabruttaazionechelehofatta?… E pensare che ho ricevuto da lei tante attenzioni e tante cure amorose…. epensarecheseoggisonsemprevivo,lodebboalei!Masipuòdareunragazzopiùingratoepiùsenzacuoredime?…—

Nel tempo che diceva così, si fermò tutt’a un tratto spaventato, e fece quattro passiindietro.

Checosaavevaveduto?

Aveva veduto un grosso serpente, disteso attraverso alla strada, che aveva la pelleverde,gliocchidifuocoelacodaappuntatacheglifumavacomeunacappadicamino.

Impossibileimmaginarsilapauradelburattino:ilquale,allontanandosipiùdimezzochilometro,simiseasederesopraunmonticellodisassi,aspettandocheilserpenteseneandasseunabuonavoltaperifattisuoielasciasseliberoilpassodellastrada.

Aspettòun’ora;dueore: treore:mailserpenteerasempre là,eanchedi lontano,sivedeva il rosseggiare de’ suoi occhi di fuoco e la colonna di fumo che gli usciva dallapuntadellacoda.

AlloraPinocchio,figurandosidiavercoraggio,siavvicinòapochipassididistanza,efacendounavocinadolce,insinuanteesottile,dissealserpente:

—Scusi,signorSerpente,chemifarebbeilpiacereditirarsiunpochinodaunaparte,tantodalasciarmipassare?—

Fulostessochedirealmuro.Nessunosimosse.

Alloraripresecollasolitavocina:

—Deve sapere, signorSerpente, che io vado a casa, dove c’è ilmiobabbo chemiaspettaecheètantotempochenonlovedopiù!…Sicontentadunque,cheioseguitiperlamiastrada?—

Aspettò un segno di risposta a quella domanda: ma la risposta non venne: anzi ilserpente,chefinalloraparevaarzilloepienodivita,diventòimmobileequasiirrigidito.Gliocchiglisichiusero,elacodaglismessedifumare.

—Che siamorto davvero?—disse Pinocchio, dandosi una fregatina dimani dallagrancontentezza;esenzametteretempoinmezzo,fecel’attodiscavalcarlo,perpassaredall’altrapartedellastrada.Manonavevaancorafinitodialzarelagamba,cheilserpentesi rizzò all’improvviso come una molla scattata: e il burattino, nel tirarsi indietrospaventato,inciampòecaddeperterra.

Caddecosìmale,cherestòcolcapoconficcatonelfangodellastrada….

Eperl’appuntocaddecosìmale,cherestòcolcapoconficcatonelfangodellastradaecollegamberittesuinaria.

Allavistadiquelburattino,chesgambettavaacapofittoconunavelocitàincredibile,ilserpentefupresodaunatalconvulsionedirisacheridi,ridi,ridi,allafine,dallosforzodeltropporidere,glisistrappòunavenasulpetto:equellavoltamorìdavvero.

Allora Pinocchio ricominciò a correre per arrivare a casa della Fata avanti che sifacessebuio.Ma lungo la strada, nonpotendopiù reggere aimorsi terribili della fame,saltò in un campo coll’intenzione di cogliere poche ciocche d’uva moscadella. Nonl’avessemaifatto!

Appenagiuntosottolavite,crac….sentìstringersilegambedadueferritaglienti,cheglifecerovederequantestellec’eranoincielo.

Ilpoveroburattinoerarimastopresoaunatagliuolaappostata làdaalcunicontadiniperbeccarvialcunegrossefaine,cheeranoilflagellodituttiipollidelvicinato.

XXI.Pinocchioèpresodauncontadino,ilqualelocostringeafardacandiguardiaa

unpollaio.

Pinocchio,comepotetefigurarvelo,sidètteapiangere,astrillare,araccomandarsi:maeranopiantiegridainutili,perchèlìall’intornononsivedevanocase,edallastradanonpassavaanimaviva.

Intantosifecenotte.

Unpo’perlospasimodellatagliuolacheglisegavaglistinchi,eunpo’perlapauraditrovarsi solo e al buio inmezzo a quei campi, il burattino principiava quasi a svenirsi:quandoauntratto,vedendosipassareunaluccioladisulcapo,lachiamòeledisse:

—Olucciolina,mifarestilacaritàdiliberarmidaquestosupplizio?…

— Povero figliuolo!— replicò la lucciola, fermandosi impietosita a guardarlo.—Comemaiseirimastocollegambeattanagliatefracotestiferriarrotati?

—Sonoentratonelcampopercogliereduegrappolidiquest’uvamoscadella,e….

—Mal’uvaeratua?

—No….

—Eallorachit’hainsegnatoaportarvialarobadeglialtri?…

—Avevofame….

—Lafame,ragazzomio,nonèunabuonaragioneperpotersiappropriarelarobachenonènostra…

—È vero, è vero!— gridò Pinocchio piangendo—ma un’altra volta non lo faròpiù.—

A questo punto il dialogo fu interrotto da un piccolissimo rumore di passi, che siavvicinavano.Erailpadronedelcampochevenivainpuntadipiediavederesequalcunadi quelle faine, che gli mangiavano di nottetempo i polli, fosse rimasta presa altrabocchettodellatagliuola.

Elasuamaravigliafugrandissimaquando,tiratafuorilalanternadisottoalpastrano,

s’accòrseche,invecediunafaina,c’erarimastopresounragazzo.

—Ah,ladracchiòlo!—disseilcontadinoincollerito—dunqueseituchemiportivialegalline?

—Iono,iono!—gridòPinocchio,singhiozzando.—Iosonoentratonelcampoperprenderesoltantoduegrappolid’uva!

—Chirubal’uvaècapacissimodirubareancheipolli.Lasciafareame,chetidaròunalezionedaricordarteneperunpezzo.—

—Ah,ladracchiòlo!dunqueseituchemiportivialegalline?

Eapertalatagliuola,afferròilburattinoperlacollottolaeloportòdipesofinoacasa,comesiporterebbeunagnellinodilatte.

Arrivatochefusull’aiadinanziallacasa,loscaraventòinterra:etenendogliunpiedesulcollo,glidisse:

— Oramai è tardi e voglio andare a letto. I nostri conti gli aggiusteremo domani.Intanto, siccomeoggim’èmorto il canechemi faceva laguardiadinotte, tuprenderaisubitoilsuoposto.Tumifaraidacanediguardia.—

—Tupuoiandareacucciainquelcasottodilegno.

Detto fatto, gl’infilò al collo un grosso collare tutto coperto di spunzoni d’ottone, eglielo strinse inmodo, da non poterselo levare passandoci la testa di dentro.Al collarec’eraattaccataunalungacatenelladiferro:elacatenellaerafissatanelmuro.

—Sequestanotte—disse il contadino—cominciasse apiovere, tupuoi andare acucciainquelcasottodilegno,dovec’èsemprelapagliachehaservitodilettoperquattroannialmiopoverocane.Eseperdisgraziavenissero i ladri, ricordatidistareaorecchirittiediabbaiare.—

Dopo quest’ultimo avvertimento, il contadino entrò in casa chiudendo la porta contantodicatenaccio:eilpoveroPinocchiorimaseaccovacciatosull’aiapiùmortochevivo,a motivo del freddo, della fame e della paura. E di tanto in tanto cacciandosirabbiosamentelemanidentroilcollare,chegliserravalagola,dicevapiangendo:

—Mistabene!…Purtroppomistabene!Hovolutofarelosvogliato,ilvagabondo….hovolutodarrettaaicattivicompagni,eperquestolafortunamiperseguitasempre.Sefossistatounragazzinoperbene,comecen’ètanti;seavessiavutovogliadistudiareedilavorare,sefossirimastoincasacolmiopoverobabbo,aquest’oranonmitrovereiqui,inmezzoaicampi,afareilcanediguardiaallacasadiuncontadino.Ohsepotessirinascereun’altravolta!…Maoramaiètardiecivuolpazienza!—

Fattoquestopiccolosfogo,cheglivennepropriodalcuore,entròdentroilcasottoesiaddormentò.

XXII.Pinocchioscuopreiladri,einricompensadiesserestatofedelevienpostoin

libertà.

Ederagiàpiùdidueorechedormivasaporitamente,quandoversolamezzanottefusvegliato da un bisbiglio e da un pissi—pissi di vocine strane, che gli parve di sentirnell’aia. Messa fuori la punta del naso dalla buca del casotto, vide riunite a consiglioquattro bestiole di pelame scuro che parevano gatti. Ma non erano gatti: erano faine,animaletti carnivori, ghiottissimi d’uova e di pollastrine giovani. Una di queste faine,staccandosidallesuecompagne,andòallabucadelcasotto,edissesottovoce:

—Buonasera,Melampo.

—IononmichiamoMelampo—risposeilburattino.

—Odunquechisei?

—IosonoPinocchio.

—Echecosafaicostì?

—Faccioilcanediguardia.

—OMelampodov’è?dov’èilvecchiocane,chestavainquestocasotto?

—Èmortoquestamattina.

— Morto? povera bestia!… Era tanto buono!… Ma giudicandoti dalla fisonomia,anchetemisembriuncanedigarbo.

—Domandoscusa,iononsonouncane!…

—Ochisei?

Unadiquestefaine,staccandosidallesuecompagneandòallabucadelcasotto.

—Iosonounburattino.

—Efaidacanediguardia?

—Purtroppo:permiapunizione!…

— Ebbene, io ti propongo gli stessi patti che avevo col defuntoMelampo, e saraicontento.

—Equestipattisarebbero?

—Noiverremounavoltalasettimana,comeperilpassato,avisitaredinottequestopollaioeporteremoviaottogalline.Diquestegalline, sette lemangeremonoi,euna ladaremoate,acondizione,s’intendebene,chetufacciafintadidormireenontivengamail’estrodiabbaiareedisvegliareilcontadino.

—EMelampofacevapropriocosì?—domandòPinocchio.

— Faceva così, e fra noi e lui, siamo andati sempre d’accordo. Dormi dunquetranquillamente, e stai sicuro che prima di partire di qui ti lasceremo sul casotto unagallinabell’epelataperlacolazionedidomani.Cisiamointesibene?

—Anche troppobene!…—risposePinocchio:e tentennò ilcapo inuncertomodominaccioso,comeseavessevolutodire:—Frapocociriparleremo!…—

Quandolequattrofainesicredetterosicuredelfattoloro,andaronodifilatoalpollaio,che rimaneva appunto vicinissimo al casotto del cane; e aperta a furia di denti e diunghiolilaporticinadilegno,chenechiudeval’entrata,visgusciaronodentro,unadopol’altra.Ma non erano ancora finite d’entrare, che sentirono la porticina richiudersi congrandissimaviolenza.

Quellochel’avevarichiusaeraPinocchio;ilquale,noncontentodiaverlarichiusa,vipassòdavantipermaggiorsicurezzaunagrossapietra,aguisadipuntello.

Epoicominciòadabbaiare:e,abbaiandopropriocomese fosseuncanediguardia,facevacollavoce:bù—bù-bù-bù.

Aquellaabbaiata,ilcontadinosaltòilletto,epresoilfucileeaffacciatosiallafinestra,domandò:

—Chec’èdinuovo?

—Cisonoiladri!—risposePinocchio.

—Dovesono?

—Nelpollaio.

—Orascendosubito.—

Edifatti,inmenchesidiceamen,ilcontadinoscese:entròdicorsanelpollaio,edopoavereacchiappateerinchiuseinunsaccolequattrofaine,disseloroconaccentodiveracontentezza:

— Alla fine siete cascate nelle mie mani! Potrei punirvi, ma sì vil non sono! Micontenterò, invece,diportarvidomaniall’ostedelvicinopaese, ilqualevi spelleràevicucineràausolepredolceeforte.Èunonorechenonvimeritate,magliuominigenerosicomemenonbadanoaquestepiccolezze!…—

Quindi,avvicinatosiaPinocchio,cominciòafarglimoltecarezze,efralealtrecose,glidomandò:

— Com’hai fatto a scoprire il complotto di queste quattro ladroncelle? E dire cheMelampo,ilmiofidoMelampo,nons’eramaiaccortodinulla!…—

Ilburattino,allora,avrebbepotuto raccontarequelchesapeva;avrebbepotuto,cioè,raccontare ipattivergognosichepassavanotra ilcanee lefaine;maricordandosicheilcaneeramorto,pensòsubitodentrodisè:—Acheserveaccusareimorti?…Imortisonmorti,elamigliorcosachesipossafareèquelladilasciarliinpace!…

—All’arrivo delle faine sull’aia, eri sveglio o dormivi?— continuò a chiedergli ilcontadino.

— Dormivo: — rispose Pinocchio — ma le faine mi hanno svegliato coi lorochiacchiericci,eunaèvenutafinquialcasottoperdirmi:«Sepromettidinonabbaiare,edi non svegliare il padrone, noi ti regaleremo una pollastra bell’e pelata!» Capite, eh?

Avere la sfacciataggine di fare ameuna simile proposta!Perchè bisogna sapere che iosonounburattino,cheavròtuttiidifettidiquestomondo:manonavròmaiquellodistardiballaedireggereilsaccoallagentedisonesta!

— Bravo ragazzo! — gridò il contadino, battendogli sur una spalla. — Cotestisentimenti ti fannoonore:eperprovarti lamiagrandesoddisfazione, ti lascio liberofind’oraditornareacasa.—

Eglilevòilcollaredacane.

XXIII.PinocchiopiangelamortedellabellaBambinadaicapelliturchini:poitrovaunColombo,cheloportasullarivadelmare,elìsigettanell’acquaperandarein

aiutodelsuobabboGeppetto.

AppenaPinocchiononsentìpiùilpesodurissimoeumiliantediquelcollareintornoalcollo, siposea scappareattraversoai campi, enonsi fermòunsolominuto finchènonebberaggiuntalastradamaestra,chedovevaricondurloallacasinadellaFata.

Arrivatosullastradamaestra,sivoltòingiùaguardarenellasottopostapianura,evidebenissimo,aocchionudo, ilboscodovedisgraziatamenteaveva incontrato laVolpee ilGatto:vide,framezzoaglialberi,inalzarsilacimadiquellaQuerciagrande,allaqualeerastatoappesociondoloniperilcollo;ma,guardadiqui,guardadilà,nonglifupossibiledivederelapiccolacasadellabellaBambinadaicapelliturchini.

Alloraebbeunaspecieditristopresentimento;edatosiacorrereconquantaforzaglirimanevanellegambe,sitrovòinpochiminutisulprato,dovesorgevaunavoltalaCasinabianca.Ma laCasinabiancanon c’era più.C’era, invece, unapiccola pietra dimarmo,sullaqualesileggevanoincaratterestampatelloquestedoloroseparole:

QUIGIACE

LABAMBINADAICAPELLITURCHINI

MORTADIDOLORE

PERESSERESTATAABBANDONATADALSUO

FRATELLINOPINOCCHIO.

Comerimanesseilburattino,quand’ebbecompitateallapeggioquelleparole,lolasciopensare a voi. Cadde bocconi a terra, e coprendo dimille baci quelmarmomortuario,dètte inungrandescoppiodipianto.Pianse tutta lanotte,e lamattinadopo,sul fardelgiorno,piangevasempre, sebbenenegliocchinonavessepiù lacrime:e le suegridae isuoi lamenti erano così strazianti ed acuti, che tutte le colline all’intorno ne ripetevanol’eco.

Epiangendodiceva:

«OFatinamia,perchèseimorta?…perchè,invecedite,nonsonomortoio,chesono

tantocattivo,mentretueritantobuona?…Eilmiobabbodovesarà?OFatinamia,dimmidoveposso trovarlo,chèvogliostaresemprecon lui,enon lasciarlopiù!più!più!…OFatinamia,dimmichenonèverocheseimorta!…Sedavveromivuoibene….sevuoibenealtuofratellino,rivivisci….ritornavivacomeprima!Nontidispiaceavedermisolo,abbandonato da tutti?… Se arrivano gli assassini, mi attaccheranno daccapo al ramodell’albero…. e allora morirò per sempre. Che vuoi che io faccia qui solo in questomondo?Orachehoperdutoteeilmiobabbo,chimidaràdamangiare?Doveanderòadormire la notte? Chi mi farà la giacchettina nuova? Oh! sarebbe meglio, cento voltemeglio,chemorissianch’io!Sì,vogliomorire!ih!ih!ih!»

—OFatinamiaperchèseimorta?

Ementresidisperavaaquestomodo,fecel’attodivolersistrappareicapelli:maisuoicapelli,essendodilegno,nonpotènemmenolevarsiilgustodificcarcidentroledita.

Intantopassò super ariaungrossoColombo, ilquale soffermatosi, a alidistese,gligridòdaunagrandealtezza:

—Dimmi,bambino,checosafaicostaggiù?

— Non lo vedi? piango! — disse Pinocchio alzando il capo verso quella voce, estrofinandosigliocchicollamanicadellagiacchetta.

— Dimmi, — soggiunse allora il Colombo — non conosci per caso fra i tuoicompagni,unburattino,chehanomePinocchio?

—Pinocchio?HaidettoPinocchio?—ripetèilburattinosaltandosubitoinpiedi.—Pinocchiosonoio!—

IlColombo,aquestarisposta,sicalòvelocementeevenneaposarsia terra.Erapiùgrossodiuntacchino.

—ConosceraidunqueancheGeppetto?—domandòalburattino.

—Se loconosco!È ilmiopoverobabbo!Tihaforseparlatodime?Miconducidalui?maèsemprevivo?rispondimi,percarità;èsemprevivo?

—L’holasciatotregiornifasullaspiaggiadelmare.

—Checosafaceva?

— Si fabbricava da sè una piccola barchetta, per traversare l’Oceano. Quelpover’uomosonopiùdiquattromesichegiraperilmondoincercadite:enonavendotipotutomaitrovare,orasièmessoincapodicercartineipaesilontanidelnuovomondo.

—Quantoc’èdiquiallaspiaggia?—domandòPinocchioconansiaaffettuosa.

—Piùdimillechilometri.

—Millechilometri?OColombomio,chebellacosapotessiavereletueali!…

—Sevuoivenire,ticiportoio.

—Come?

—Acavallosullamiagroppa.Seipesodimolto?

—Peso?tutt’altro!Sonleggierocomeunafoglia.—

E lì, senza stare a dir altro, Pinocchio saltò sulla groppa al Colombo; emessa unagamba di qui e l’altra di là, come fanno i cavallerizzi, gridò tutto contento: «Galoppa,galoppa,cavallino,chèmipremediarrivarpresto!…»IlColombopresel’aìreeinpochiminuti arrivò col volo tanto in alto, che toccavaquasi le nuvole.Giunto a quell’altezzastraordinaria,ilburattinoebbelacuriositàdivoltarsiingiùaguardare:efupresodatantapaura eda tali giracapi, cheper evitare il pericolodivenirdi sotto, si avviticchiò collebraccia,strettostretto,alcollodellasuapiumatacavalcatura.

Siavviticchiòcollebraccia,strettostretto,alcollodellasuapiumatacavalcatura.

Volaronotuttoilgiorno.Sulfardellasera,ilColombodisse:

—Hounagransete!

—Eiounagranfame!—soggiunsePinocchio.

—Fermiamociaquestacolombaiapochiminuti;edopocirimetteremoinviaggio,peresseredomattinaall’albasullaspiaggiadelmare.—

Entraronoinunacolombaiadeserta,dovec’erasoltantounacatinellapienad’acquaeuncestinoricolmodivecce.

Ilburattino,intempodivitasua,nonavevamaipotutopatirelevecce:asentirlui,glifacevanonausea,gli rivoltavano lo stomaco:maquella seranemangiòa strippapelle, equandol’ebbequasifinite,sivoltòalColomboeglidisse:

—Nonavreimaicredutocheleveccefosserocosìbuone!

—Bisognapersuadersi, ragazzomio,—replicò ilColombo—chequando la famedicedavveroenonc’èaltrodamangiare,ancheleveccediventanosquisite!Lafamenonhacapriccinèghiottonerie!—

Fatto alla svelta un piccolo spuntino, si riposero in viaggio, e via!Lamattina dopoarrivaronosullaspiaggiadelmare.

IlColomboposò a terraPinocchio, e nonvolendonemmeno la seccaturadi sentirsiringraziareperaverfattounabuonaazione,ripresesubitoilvoloesparì.

Laspiaggiaerapienadigentecheurlavaegesticolava,guardandoversoilmare.

—Checos’èaccaduto?—domandòPinocchioaunavecchina.

— Gli è accaduto che un povero babbo, avendo perduto il figliuolo, gli è volutoentrareinunabarchettaperandareacercarlodilàdalmare;eilmareoggièmoltocattivoelabarchettastaperandaresott’acqua….

—Dov’èlabarchetta?

—Eccolalaggiù,dirittaalmiodito—disselavecchia,accennandounapiccolabarcache, veduta a quella distanza pareva un guscio di noce con dentro un omino piccinopiccino.

Pinocchioappuntògliocchidaquellaparte,edopoaverguardatoattentamente,cacciòunurloacutissimogridando:

—Glièilmi’babbo!glièilmi’babbo!—

Intantolabarchetta,sbattutadall’infuriaredell’onde,orasparivafraigrossicavalloni,oratornavaagalleggiare:ePinocchio,rittosullapuntadiunaltoscoglio,nonfinivapiùdalchiamareilsuobabbopernome,edalfarglimoltisegnalicollemaniecolmoccichinodanasoeperfinocolberrettocheavevaincapo.

E parve che Geppetto, sebbene fosse molto lontano dalla spiaggia, riconoscesse ilfigliuolo,perchèsilevòilberrettoancheluielosalutòe,afuriadigesti,glifececapireche sarebbe tornato volentieri indietro,ma ilmare era tanto grosso, che gl’impediva dilavorarecolremoedipotersiavvicinareallaterra.

Pinocchio,nonfinivapiùdalchiamareilsuobabbopernome.

Tutt’auntrattovenneunaterribileondata,elabarcasparì.Aspettaronochelabarcatornasseagalla:malabarcanonsividepiùtornare.

— Pover’uomo — dissero allora i pescatori, che erano raccolti sulla spiaggia; ebrontolandosottovoceunapreghiera,simosseropertornarseneallelorocase.

Quand’eccocheudironounurlodisperato,evoltandosiindietro,viderounragazzettoche,divettaaunoscogliosigettavainmaregridando:

—Vogliosalvareilmiobabbo!—

Pinocchio, essendo tutto di legno, galleggiava facilmente e nuotava come un pesce.Orasivedevaspariresott’acqua,portatodall’impetodeiflutti,orariapparivafuoriconunagambaoconunbraccio,agrandissimadistanzadallaterra.Allafineloperserod’occhio,nonlovideropiù.

—Povero ragazzo!—disseroallora ipescatori, cheerano raccolti sulla spiaggia; ebrontolandosottovoceunapreghiera,tornaronoallelorocase.

XXIV.Pinocchioarrivaall’isoladelle«Apiindustriose»eritrovalaFata.

Pinocchio, animato dalla speranza di arrivare in tempo a dare aiuto al suo poverobabbo,nuotòtuttaquantalanotte.

Echeorribilenottatafuquella!Diluviò,grandinò,tuonòspaventosamenteeconcertilampi,cheparevadigiorno.

Sul fardelmattino,gli riuscìdivederepocodistanteuna lungastrisciadi terra.Eraun’isolainmezzoalmare.

Allora fece di tutto per arrivare a quella spiaggia: ma inutilmente. Le onde,rincorrendosi e accavallandosi, se lo abballottavano fra di loro, come se fosse stato unfuscello o un fil di paglia. Alla fine, e per sua buona fortuna, venne un’ondata tantoprepotenteeimpetuosa,cheloscaraventòdipesosullarenadellido.

Ilcolpofucosìforte,chebattendointerra,glicrocchiaronotuttelecostoleetuttelecongiunture; ma si consolò subito col dire: — Anche per questa volta l’ho scampatabella!—

Intanto a poco a poco il cielo si rasserenò; il sole apparve fuori in tutto il suosplendore,eilmarediventòtranquillissimoebuonocomeunolio.

Allora ilburattinodistese isuoipannialsoleperrasciugarli,esiposeaguardarediqua e di là se per caso avesse potuto scorgere su quella immensa spianata d’acqua unapiccolabarchettaconunominodentro.Madopoaverguardatobenbene,nonvidealtrodinanzi a sè che cielo,mare equalcheveladibastimento,macosì lontana lontana, cheparevaunamosca.

—Sapessialmenocomesichiamaquest’isola!—andavadicendo.—Sapessialmenosequest’isolaèabitatadagentedigarbo,vogliodiredagentechenonabbia ilviziodiattaccareiragazziairamideglialberi!maachimaipossodomandarlo?achi,senonc’ènessuno?…—

Quest’ideaditrovarsisolo,solo,solo,inmezzoaquelgranpaesedisabitato,glimesseaddossotantamalinconia,chestavalìlìperpiangere;quandotutt’auntrattovidepassare,

apocadistanzadallariva,ungrossopescecheseneandavatranquillamenteperifattisuoicontuttalatestafuoridell’acqua.

Non sapendo come chiamarlo per nome, il burattino gli gridò a voce alta, per farsisentire:

—Ehi,signorpesce,chemipermetterebbeunaparola?

—Anche due— rispose il pesce, il quale era unDelfino così garbato, come se netrovanopochiintuttiimaridelmondo.

—Mi farebbe il piacere di dirmi se in quest’isola vi sono dei paesi dove si possamangiare,senzapericolod’essermangiati?

—Venesonosicuro!—risposeilDelfino.—Anzi,netroveraiunopocolontanodiqui.

—Echestradasifaperandarvi?

—Deviprenderequellaviottola là, amancina, e camminare semprediritto al naso.Nonpuoisbagliare.

—Midicaun’altracosa.Leichepasseggiatuttoilgiornoetuttalanotteperilmare,nonavrebbeincontratopercasounapiccolabarchettinacondentroilmi’babbo?

—Echièiltuobabbo?

—Gli è ilbabbopiùbuonodelmondo, come io sono il figliuolopiùcattivoche sipossadare.

—Collaburrascachehafattoquestanotte—risposeilDelfino—labarchettasaràandatasott’acqua.

—Eilmiobabbo?

—Aquest’oral’avràinghiottitoilterribilePesce-cane,chedaqualchegiornoèvenutoaspargerelosterminioeladesolazionenellenostreacque.

— Che è grosso dimolto questo Pesce-cane? — domandò Pinocchio, che di giàcominciavaatremaredallapaura.

—Arrivederla,signorpesce:scusitantol’incomodo,emillegraziedellasuagarbatezza.

—Segliègrosso!…—replicòilDelfino.—Perchètupossafarteneun’idea,tidiròche è più grosso di un casamento di cinque piani, ed ha una boccaccia così larga eprofonda,checipasserebbecomodamentetuttoiltrenodellastradaferratacollamacchinaaccesa.

—Mammamia!—gridòspaventatoilburattino;erivestitosiinfrettaefuria,sivoltòalDelfinoeglidisse:

— Arrivederla, signor pesce: scusi tanto l’incomodo, e mille grazie della suagarbatezza.—

Detto ciò prese subito la viottola e cominciò a camminare di un passo svelto: tantosvelto,cheparevaquasichecorresse.Eaognipiùpiccolorumorechesentiva,sivoltavasubitoaguardare indietro,per lapauradivedersi inseguiredaquel terribilePesce-canegrossocomeunacasadicinquepianieconuntrenodellastradaferratainbocca.

Dopoavercamminatopiùdimezz’ora,arrivòaunpiccolopaesedetto«ilpaesedelleApiindustriose.»Lestradeformicolavanodipersonechecorrevanodiquaedilàperleloro faccende: tutti lavoravano, tutti avevano qualche cosa da fare. Non si trovava unoziosoounvagabondonemmenoacercarlocollumicino.

—Hocapito;—dissesubitoquellosvogliatodiPinocchio—questopaesenonèfattoperme!Iononsonnatoperlavorare!—

Intanto la fame lo tormentava, perchè erano oramai passate ventiquattr’ore che nonavevamangiatopiùnulla;nemmenounapietanzadivecce.

Chefare?

Nonglirestavanocheduemodiperpotersisdigiunare:ochiedereunpo’dilavoro,ochiedereinelemosinaunsoldoounboccondipane.

Achiederel’elemosinasivergognava:perchèilsuobabbogliavevapredicatosemprechel’elemosinahannoildirittodichiederlasolamenteivecchiegl’infermi.Iveripoveri,inquestomondo,meritevolidiassistenzaedicompassione,nonsonoaltrochequelliche,perragioned’etàodimalattiasitrovanocondannatianonpotersipiùguadagnareilpanecollavorodellepropriemani.Tuttiglialtrihannol’obbligodilavorare;esenonlavoranoepatisconolafametantopeggioperloro.

Inquelfrattempo,passòperlastradaunuomotuttosudatoetrafelato,ilqualedasèsolotiravacongranfaticaduecarretticarichidicarbone.

Pinocchio,giudicandoloallafisonomiaperunbuonuomo,glisiaccostòe,abbassandogliocchidallavergogna,glidissesottovoce:

—Mifarestelacaritàdidarmiunsoldoperchèmisentomorirdallafame?

—Nonunsoldosolo,—risposeilcarbonaio—matenedoquattro,apattochetum’aiutiatirarefinoacasaquestiduecarrettidicarbone.

—Mimeraviglio!—risposeilburattinoquasioffeso;—pervostraregolaiononhofattomaiilsomaro;iononhomaitiratoilcarretto!

—Meglioperte!—risposeilcarbonaio.—Allora,ragazzomio,setisentidavveromorir dalla fame, mangia due belle fette della tua superbia e bada di non prendereun’indigestione.—

—Mifarestelacaritàdidarmiunsoldoperchèmisentomorirdallafame?

Dopopochiminutipassòperlaviaunmuratore,cheportavasullespalleuncorbellodicalcina.

— Fareste, galantuomo, la carità d’un soldo a un povero ragazzo, che sbadigliadall’appetito?

—Volentieri;vieniconmeaportarcalcina,—risposeilmuratore—einveced’unsoldo,tenedaròcinque.

—Malacalcinaèpesa,—replicòPinocchio—eiononvogliodurarfatica.

—Senonvuoidurarfatica,allora,ragazzomio,divertitiasbadigliare,ebuonprotifaccia.—

Inmendimezz’orapassaronoaltreventipersone, e a tuttePinocchiochieseunpo’d’elemosina,matutteglirisposero:

—Nontivergogni?Invecedifareilbighelloneperlastrada,va’piuttostoacercartiunpo’dilavoro,eimparaaguadagnartiilpane!—

Finalmentepassòunabuonadonnina,cheportavaduebrocched’acqua.

—Vicontentate,buonadonna,cheiobevaunasorsatad’acquaallavostrabrocca?—chiesePinocchio,chebruciavadall’arsionedellasete.

—Bevipure,ragazzomio!—disseladonnina,posandoleduebroccheinterra.

Quando Pinocchio ebbe bevuto come una spugna, borbottò a mezza voce,asciugandosilabocca:

—Lasetemelasonlevata!Cosìmipotessilevarlafame!…—

Labuonadonnina,sentendoquesteparole,soggiunsesubito:

—Semiaiutiaportareacasaunadiquestebrocched’acqua,tidaròunbelpezzodipane.—

Pinocchioguardòlabrocca,enonrisposenèsìnèno.

—Einsiemecolpanetidaròunbelpiattodicavolfioreconditocoll’olioecoll’aceto—soggiunselabuonadonna.

Pinocchiodètteun’altraocchiataallabrocca,enonrisposenèsìnèno.

—Edopoilcavolfioretidaròunbelconfettoripienodirosolio.—

Alleseduzionidiquest’ultimaghiottoneria,Pinocchiononseppepiùresistere,efattounanimorisoluto,disse:

—Pazienza!viporteròlabroccafinoacasa!—

Labroccaeramoltopesa, e il burattino,nonavendo forzadiportarla collemani, sirassegnòaportarlaincapo.

Arrivati a casa, la buona donnina fece sedere Pinocchio a una piccola tavolaapparecchiata,egliposedavantiilpane,ilcavolfioreconditoeilconfetto.

Pinocchiononmangiò,madiluviò.Ilsuostomacoparevaunquartiererimastovuotoedisabitatodacinquemesi.

Calmatiapocoapocoimorsirabbiosidellafame,alloraalzòilcapoperringraziarelasuabenefattrice:manonavevaancorafinitodifissarlainvolto,checacciòunlunghissimoohhh!dimaraviglia,erimaselàincantato,cogliocchispalancati,collaforchettaperariaecollaboccapienadipaneedicavolfiore.

—Checosaèmaituttaquestameraviglia?—disseridendolabuonadonna.

— Egli è…. — rispose balbettando Pinocchio — egli è…. egli è…. che voi misomigliate….voimirammentate…sì,sì,sì,lastessavoce….glistessiocchi….glistessicapelli…. sì sì, sì…. anchevoi avete i capelli turchini…. come lei!OFatinamia!…OFatinamia!…ditemichesietevoi,propriovoi!…Nonmifatepiùpiangere!Sesapeste!Hopiantotanto,hopatitotanto!…—

E nel dir così, Pinocchio piangeva dirottamente, e gettatosi ginocchioni per terraabbracciavaiginocchidiquelladonninamisteriosa.

XXV.PinocchioprometteallaFatadiesserbuonoedistudiare,perchèèstufodifareil

burattinoevuoldiventareunbravoragazzo.

Insulleprime,labuonadonninacominciòcoldirecheleinoneralapiccolaFatadaicapelliturchini:mapoi,vedendosiormaiscopertaenonvolendomandarepiùinlungolacommedia,finìperfarsiriconoscere,edisseaPinocchio:

—Birbad’unburattino!Comemaitiseiaccortocheeroio?

—Glièilgranbenechevivoglio,quellochemel’hadetto.

—Tiricordi,eh?Milasciastibambina,eoramiritrovidonna;tantodonna,chepotreiquasifartidamamma.

—Eiol’hocarodimolto,perchècosì,invecedisorellina,vichiameròlamiamamma.Gliètantotempochemistruggodiavereunamammacometuttiglialtriragazzi!…Macomeavetefattoacrescerecosìpresto?

—Èunsegreto.

— Insegnatemelo: vorrei crescere un poco anch’io. Non lo vedete? Son semprerimastoaltocomeunsoldodicacio.

—Matunonpuoicrescere—replicòlaFata.

—Perchè?

—Perchèiburattininoncresconomai.Nasconoburattini,vivonoburattiniemuoionoburattini.

— Oh! sono stufo di far sempre il burattino! — gridò Pinocchio, dandosi unoscappellotto.—Sarebbeorachediventassianch’iounuomo….

—Elodiventerai,sesapraimeritarlo….

—Davvero?Echepossofarepermeritarmelo?

—Unacosafacilissima:avvezzartiaessereunragazzinoperbene.

—Ocheforsenonlosono?

—Tutt’altro!iragazziperbenesonoubbidienti,etuinvece….

—Eiononubbidiscomai.

—Iragazziperbeneprendonoamoreallostudioeallavoro,etu….

—Eio,invece,faccioilbighelloneeilvagabondotuttol’anno.

—Iragazziperbenediconosemprelaverità…

—Eiosemprelebugie.

—Iragazziperbenevannovolentieriallascuola…

—Eamelascuolamifavenireidoloridicorpo.Madaoggiinpoivogliomutarvita.

—Meloprometti?

— Lo prometto. Voglio diventare un ragazzino perbene, e voglio essere laconsolazionedelmiobabbo…Dovesarà,ilmiopoverobabbo,aquest’ora?

—Nonloso.

—Avròmailafortunadipoterlorivedereeabbracciare?

—Credodisì:anzinesonosicura.—

AquestarispostafutaleetantalacontentezzadiPinocchio,chepreselemaniallaFataecominciòabaciarglielecontantafoga,cheparevaquasifuoridisè.Poi,alzandoilvisoeguardandolaamorosamente,ledomandò:

—Dimmi,mammina:dunquenonèverochetusiamorta?

—Pardino—risposesorridendolaFata.

— Se tu sapessi che dolore e che serratura alla gola che provai, quando lessi quigiace…

—Lo so: ed è per questo che ti ho perdonato. La sincerità del tuo doloremi fececonoscerechetuaveviilcuorebuono:edairagazzibuonidicuore,anchesesonounpo’monellieavvezzatimale,c’èsempredasperarqualcosa:ossia,c’èsempredasperarecherientrino sulla vera strada. Ecco perchè son venuta a cercarti fin qui. Io sarò la tuamamma….

—Dimmi,mammina:dunquenonèverochetusiamorta?

—Ohchebellacosa!—gridòPinocchiosaltandodall’allegrezza.

—Tumiubbidiraiefaraisemprequellochetidiròio.

—Volentieri,volentieri,volentieri!

—Finodadomani—soggiunselaFata—tucominceraicoll’andareascuola.—

Pinocchiodiventòsubitounpo’menoallegro.

—Poisceglieraiatuopiacereun’arteounmestiere….—

Pinocchiodiventòserio.

—Checosabrontolifraidenti?—domandòlaFataconaccentorisentito.

—Dicevo….—mugolòilburattinoamezzavoce—cheoramaiperandareascuolamipareunpo’tardi….

—Nossignore.Tieniamentecheperistruirsieperimpararenonèmaitardi.

—Maiononvogliofarenèartinèmestieri….

—Perchè?

—Perchèalavoraremiparfatica.

—Ragazzomio,—disselaFata—quellichediconocosì,finisconoquasisempreoin carcere o all’ospedale. L’uomo, per tua regola, nasca ricco o povero, è obbligato inquestomondoafarqualcosa,aoccuparsi,alavorare.Guaialasciarsiprenderedall’ozio!L’ozioèunabruttissimamalattiaebisognaguarirlasubito,findabambini;seno,quandosiamograndinonsiguariscepiù.—

Questeparoletoccaronol’animodiPinocchio,ilquale,rialzandovivacementelatesta,disseallaFata:

—Iostudierò, io lavorerò, iofarò tuttoquellochemidirai,perchèinsomma, lavitadel burattinomi è venuta a noia, e voglio diventare un ragazzo a tutti i costi.Me l’haipromesso,nonèvero?

—Tel’hopromesso,eoradipendedate.—

XXVI.Pinocchiovaco’suoicompagnidiscuolainrivaalmare,pervedereilterribile

Pesce-cane.

IlgiornodopoPinocchioandòallaScuolacomunale.

Figurateviquellebirbediragazzi,quandovideroentrarenellaloroscuolaunburattino!Fuunarisata,chenonfinivapiù.Chiglifacevaunoscherzo,chiunaltro:chiglilevavailberretto di mano: chi gli tirava il giubbettino di dietro; chi si provava a farglicoll’inchiostroduegrandibaffisottoilnaso,echisiattentavaperfinoalegarglideifiliaipiedieallemani,perfarloballare.

PerunpocoPinocchiousòdisinvolturaetiròvia;mafinalmente,sentendosiscapparlapazienza,sirivolseaquellichepiùlotafanavanoesipigliavanogiuocodilui,edisseloroamusoduro:

—Badate,ragazzi:iononsonvenutoquiperessereilvostrobuffone.Iorispettoglialtrievoglioesserrispettato.

—BravoBerlicche!Hai parlato come un libro stampato!—urlarono queimonelli,buttandosiviadallematterisate:eunodiloropiùimpertinentedeglialtri,allungòlamanocoll’ideadiprendereilburattinoperlapuntadelnaso.

Manonfeceatempo:perchèPinocchiosteselagambasottolatavola,egliconsegnòunapedataneglistinchi.

—Ohi!chepiediduri!—urlòilragazzostropicciandosiillividochegliavevafattoilburattino.

—Echegomiti!…anchepiùdurideipiedi!—disseunaltroche,perisuoischerzisguaiati,s’erabeccataunagomitatanellostomaco.

Fattostachedopoquelcalcioequellagomitata,Pinocchioacquistòsubitolastimaelasimpatiadituttiiragazzidiscuola:etuttiglifacevanomillecarezzeetuttiglivolevanounbendell’anima.

E anche il maestro se ne lodava, perchè lo vedeva attento, studioso, intelligente,sempreilprimoaentrarenellascuola,semprel’ultimoarizzarsiinpiedi,ascuolafinita.

Ilsolodifettocheavesseeraquellodibazzicaretroppicompagni;efraquestic’eranomoltimonelliconosciutissimiperlaloropocavogliadistudiareedifarsionore.

Eancheilmaestrosenelodava,perchèlovedevaattento,studioso,intelligente.

Ilmaestroloavvertivatuttiigiorni,eanchelabuonaFatanonmancavadidirgliediripeterglipiùvolte:

—Bada,Pinocchio!Queituoicompagnaccidiscuolafiniranno,primaopoi,colfartiperderel’amoreallostudioe,forseforse,coltirartiaddossoqualchegrossadisgrazia.

—Nonc’èpericolo!—rispondevailburattino,facendounaspallucciata,etoccandosicoll’indiceinmezzoallafronte,comeperdire:«C’ètantogiudizioquidentro!»

Oraavvennecheunbelgiorno,mentrecamminavaversolascuola,incontròunbrancodeisoliticompagni,che,andandogliincontro,glidissero:

—Sailagrannotizia?

—No.

—QuinelmarevicinoèarrivatounPesce-canegrossocomeunamontagna.

—Davvero?…Che sia quelmedesimo Pesce-cane di quando affogò ilmio poverobabbo?

—Noiandiamoallaspiaggiapervederlo.Vuoivenireanchetu?

—Iono:voglioandareascuola.

—Che t’importadellascuola?Allascuolacianderemodomani.Conuna lezionedipiùoconunadimeno,sirimanesempreglistessisomari.

—Eilmaestrochedirà?

—Ilmaestrosilasciadire.Èpagatoappostaperbrontolaretuttiigiorni.

—Elamiamamma?

—Lemammenonsannomainulla—risposeroqueimalanni.

—Sapetechecosafarò?—dissePinocchio.—IlPesce-canevogliovederlopercertemieragioni….maanderòavederlodopolascuola.

— Povero giucco!— ribattè uno del branco.— Che credi che un pesce di quellagrossezzavogliastarlìafareilcomodotuo?Appenas’èannoiato,pigliaildirizzoneperun’altraparte,eallorachis’èvistos’èvisto.

Coilorolibrieiloroquadernisottoilbracciosimosseroacorrereattraversoaicampi.

—Quantotempocivuolediquiallaspiaggia?—domandòilburattino.

—Fraun’orasiamobell’eandatietornati.

—Dunque,via!echipiùcorre,èpiùbravo!—gridòPinocchio.

Dato così il segnale della partenza, quel branco di monelli coi loro libri e i loroquadernisottoilbracciosimesseroacorrereattraversoaicampiePinocchioerasempreavantiatutti,parevacheavesselealiaipiedi.

Di tanto in tanto,voltandosi indietro,canzonava isuoicompagni rimastiaunabelladistanza,enelvederliansanti,trafelati,polverosi,econtantodilinguafuori,selaridevaproprio di cuore. Lo sciagurato, in quel momento, non sapeva a quali paure e a qualiorribilidisgrazieandavaincontro.

XXVII.GrancombattimentofraPinocchioeisuoicompagni:unodeiqualiessendo

rimastoferito,Pinocchiovienearrestatodaicarabinieri.

Giuntochefusullaspiaggia,Pinocchiodèttesubitounagrandeocchiatasulmare;manonvidenessunPesce-cane.Ilmareeratuttolisciocomeungrancristallodaspecchio.

—OilPesce-canedov’è?—domandò,voltandosiaicompagni.

—Saràandatoafarcolazione—risposeunodiloro,ridendo.

—Osisaràbuttatosullettoperfareunsonnellino—soggiunseunaltro,ridendopiùfortechemai.

Daquellerispostesconclusionateedaquellerisataccegrulle,Pinocchiocapìcheisuoicompagnigliavevanofattounabruttacelia,dandogliadintendereunacosachenoneravera;epigliandoselaamale,disseloroconvocedibizza:

—Eora?chesugociavetetrovatoadarmiadintenderelastorielladelPesce-cane?

—Ilsugoc’èsicuro!…—risposeroincoroqueimonelli.

—Esarebbe?

— Quello di farti perdere la scuola e di farti venire con noi. Non ti vergogni amostrartituttiigiornicosìprecisoecosìdiligenteallalezione?Nontivergogniastudiartanto,comefai?

—Eseiostudio,checosaveneimporta?

—A noi ce ne importamoltissimo, perchè ci costringi a fare una brutta figura colmaestro….

—Perchè?

—Perchègliscolarichestudiano,fannosemprescomparirequelli,comenoi,chenonhannovoglia di studiare.Enoi nonvogliamo scomparire!Anchenoi abbiamo il nostroamorproprio!…

—Eallorachecosadevofarepercontentarvi?

—Deviprendereanoia,anchetu,lascuola,lalezioneeilmaestro,chesonoinostritregrandinemici.

—Eseiovolessiseguitareastudiare?

—Noinontiguarderemopiùinfaccia,eallaprimaoccasionecelapagherai.

—Inveritàmifatequasiridere—disseilburattinoconunascrollatinadicapo.

—Ehi,Pinocchio!—gridòallorailpiùgrandediqueiragazziandandoglisulviso.—Nonvenirquiafarelosmargiasso:nonvenirquiafartantoilgalletto!…perchèsetunonhaipauradinoi,neanchenoiabbiamopauradi te!Ricordatichetuseisoloenoisiamosette.

—Settecomeipeccatimortali—dissePinocchioconunagranrisata.

—Avetesentito?Cihainsultatitutti!Cihachiamatocolnomedipeccatimortali!…

—Pinocchio!chiediciscusadell’offesa….eseno,guaiate!…

—Cucù!—feceilburattino,battendosicoll’indicesullapuntadelnaso,insegnodicanzonatura.

—Pinocchio!lafiniscemale!…

—Cucù!

—Netoccheraiquantounsomaro!…

—Cucù!

—Ritorneraiacasacolnasorotto!…

—Cucù!

—OrailCucùtelodaròio!—gridòilpiùarditodiqueimonelli.—Prendiintantoquest’acconto,eserbaloperlacenadistasera.—

Eneldircosì,gliappiccicòunpugnonelcapo.

Mafu,comesisuoldire,bottaerisposta;perchèilburattino,com’eradaaspettarselo,risposesubitoconunaltropugno:elì,daunmomentoall’altro,ilcombattimentodiventògeneraleeaccanito.

Pinocchio,sebbenefossesolo,sidifendevacomeuneroe.Conqueisuoipiedidilegnodurissimolavoravacosìbene,datenersempreisuoinemiciarispettosadistanza.Doveisuoipiedipotevanoarrivareetoccare,cilasciavanosempreunlividoperricordo.

Allora i ragazzi indispettiti di non potersi misurare col burattino a corpo a corpo,pensarono bene di metter mano ai proiettili; e sciolti i fagotti de’ loro libri di scuola,cominciarono a scagliare contro di lui i Sillabari, le Grammatiche, i Giannettini, iMinuzzoli, iRacconti del Thouar, ilPulcino della Baccini e altri libri scolastici: ma ilburattino,cheerad’occhiosveltoeammalizzito,facevasemprecivettaatempo,sicchèivolumi,passandoglidisopraalcapo,andavanotuttiacascarenelmare.

Figurateviipesci!Ipesci,credendochequeilibrifosserorobadamangiare,correvanoafrotteafiord’acqua;madopoavereabboccataqualchepaginaoqualchefrontespizio,larisputavanosubito,facendoconlaboccaunacertasmorfia,cheparevavolessedire:«Nonèrobapernoi:noisiamoavvezziacibarcimoltomeglio!»

Intantoilcombattimentos’inferocivasemprepiù,quand’eccocheungrossoGranchio,cheerauscitofuoridell’acquaes’eraadagioadagioarrampicatofinsullaspiaggia,gridòconunavociacciaditromboneinfreddato:

— Smettetela, birichini che non siete altro! Queste guerre manesche fra ragazzi eragazziraramentevannoafinirbene.Qualchedisgraziaaccadesempre!…—

Quand’eccocheungrossoGranchio,cheerauscitofuoridall’acqua….

PoveroGranchio! Fu lo stesso che avesse predicato al vento. Anzi, quella birba diPinocchio,voltandosiindietroaguardarloincagnesco,glidissesgarbatamente:

—Chetati,Granchiodell’uggia!Farestimeglioasucciareduepasticchedilicheneperguariredacodestainfreddaturadigola.Va’piuttostoaletto,ecercadisudare!…

In quel frattempo i ragazzi, che avevano finito ormai di tirare tutti i loro libri,occhiarono lì apocadistanza il fagottodei libridelburattino, e sene impadronirono inmenchenonsidice.

Fra questi libri, v’era un volume rilegato in cartoncino grosso, colla costola e collepuntedicartapecora.EraunTrattatodiAritmetica.Vi lascio immaginareseerapesodimolto!

Unodiqueimonelli agguantòquelvolume,epresadimira la testadiPinocchio, loscagliòconquantaforzaavevanelbraccio:mainvecedicogliereilburattino,colsenellatestaunodeicompagni, ilqualediventòbiancocomeunpannolavato,enondissealtrochequesteparole:

—Omammamia,…aiutatemiperchèmuoio!…—Poicaddedistesosulla renadellido.

Allavistadiquelmorticino, i ragazzi spaventati sidetteroa scappareagambe,e inpochiminutinonsivideropiù.

MaPinocchiorimaselì;esebbeneperildoloreeperlospavento,ancheluifossepiùmortochevivo,nondimenocorseadinzuppareilsuofazzolettonell’acquadelmare,esipose a bagnare la tempia del suo povero compagno di scuola. E intanto, piangendodirottamenteedisperandosi,lochiamavapernomeeglidiceva:

—Eugenio!…poveroEugeniomio!…apri gli occhi e guardami!…Perchè nonmirispondi?Nonsonostatoio,sai,chetihofattotantomale!Credilo,nonsonostatoio!…Aprigliocchi,Eugenio….Se tienigliocchichiusi,mi faraimorireancheme….ODiomio!comefaròoraatornareacasa?…Conchecoraggiopotròpresentarmiallamiabuonamamma? Che sarà di me?… Dove fuggirò?… Dove anderò a nascondermi?… Ohquant’erameglio,millevoltemegliochefossiandatoaScuola!…Perchèhodatorettaaquesticompagni,chesonolamiadannazione?Eilmaestromel’avevadetto!…elamiamammamel’avevaripetuto:«Guardatidaicattivicompagni!»Maiosonountestardo….un caparbiaccio…. lascio dir tutti, e poi fo sempre a modo mio! E dopo mi tocca ascontarle….Ecosì,dachesonoalmondo,nonhomaiavutounquartod’oradibene.Diomio!Chesaràdime,chesaràdime,chesaràdime?—

EPinocchiocontinuavaapiangere,aberciare,adarsideipugninelcapoeachiamarper nome il povero Eugenio, quando sentì a un tratto un rumore sordo di passi che si

avvicinavano.

Sivoltò:eranoduecarabinieri.

—Checosafaicosìsdraiatoperterra?—domandaronoaPinocchio.

—Assistoquestomiocompagnodiscuola.

—Cheglièvenutomale?

—Pardisì!…

—Altrochemale!—disseunodeicarabinierichinandosieosservandoEugeniodavicino.—Questoragazzoèstatoferitoinunatempia:chièchel’haferito?

—Iono!—balbettòilburattinochenonavevapiùfiatoincorpo.

—Senonseistatotu,chièstatodunquechel’haferito?

—Iono!—ripetèPinocchio.

—Econchecosaèstatoferito?

—Conquestolibro.—EilburattinoraccattòditerrailTrattatodiAritmetica,rilegatoincartoneecartapecora,permostrarloalcarabiniere.

—Equestolibrodichiè?

—Mio.

—Bastacosì:nonoccorrealtro.Rizzatisubito,evienviaconnoi.

—Maio….

—Viaconnoi!…

—Maiosonoinnocente….

—Viaconnoi!—

Prima di partire, i carabinieri chiamarono alcuni pescatori, che in quel momentopassavanoperl’appuntocollalorobarcavicinoallaspiaggia,edisseroloro:

—Viaffidiamoquestoragazzettoferitonelcapo.Portateloacasavostraeassistetelo.Domanitorneremoavederlo.—

QuindisivolseroaPinocchio,edopoaverlomessoinmezzoalorodue,gl’intimaronoconaccentosoldatesco:

—Avanti!ecamminaspedito!seno,peggioperte!—

Senza farselo ripetere, il burattino cominciò a camminare per quella viottola, checonducevaalpaese.Mailpoverodiavolononsapevapiùnemmenolui inchemondosifosse.Gliparevadi sognare, echebrutto sogno!Era fuoridi sè. I suoiocchivedevanotuttodoppio: legambegli tremavano: la linguagli era rimastaattaccataalpalatoenonpotevapiùspiccicareunasolaparola.Eppure, inmezzoaquellaspeciedistupiditàedirintontimento,unaspinaacutissimaglibucavailcuore:ilpensiero,cioè,didoverpassaresotto le finestredi casadella suabuona fata, inmezzo ai carabinieri.Avrebbe preferitopiuttostodimorire.

SivolseroaPinocchio,edopoaverlomessoinmezzoalorodue.

Erano già arrivati e stavano per entrare in paese, quando una folata di ventostrapazzone levò di testa a Pinocchio il berretto, portandoglielo lontano una diecina dipassi.

—Si contentano—disse il burattinoai carabinieri—chevadaa riprendere ilmioberretto?

—Vaipure;mafacciamounacosalesta.—

Ilburattinoandò,raccattòilberretto….mainvecedimetterseloincapo,selomiseinbocca fra i denti, e poi cominciò a correre di gran carriera verso la spiaggia delmare.Andavaviacomeunapalladifucile.

I carabinieri, giudicando che fosse difficile raggiungerlo, gli aizzarono dietro ungrosso cane mastino che aveva guadagnato il primo premio a tutte le corse dei cani.Pinocchio correva, e il cane correva più di lui; per cui tutta la gente si affacciava allefinestre e si affollava in mezzo alla strada, ansiosa di veder la fine di un palio cosìinferocito. Ma non potè levarsi questa voglia, perchè il can mastino e Pinocchiosollevaronolungolastradauntalpolverone,chedopopochiminutinonerapossibiledivederpiùnulla.

XXVIII.Pinocchiocorrepericolodiesserfrittoinpadella,comeunpesce.

Durante quella corsa disperata, vi fu un momento terribile, un momento in cuiPinocchiosicredèperduto:perchèbisognasaperecheAlidoro(eraquestoilnomedelcanmastino)afuriadicorrereecorrere,l’avevaquasiraggiunto.

Sentivadietrodisè,alladistanzad’unpalmo,l’ansareaffannosodiquellabestiaccia.

Basti dire che il burattino sentiva dietro di sè, alla distanza d’un palmo, l’ansareaffannosodiquellabestiaccia,enesentivaperfinolavampacaldadellefiatate.

Perbuonafortunalaspiaggiaeraoramaivicina,eilmaresivedevalìapochipassi.

Appenafusullaspiaggia,ilburattinospiccòunbellissimosalto,comeavrebbepotutofareunranocchio,eandòacascare inmezzoall’acqua.Alidoro invecevolevafermarsi:matrasportatodall’impetodellacorsa,entrònell’acquaanchelui.Equeldisgraziatononsapevanuotare;percuicominciòsubitoadannasparecollezampeperreggersiagalla;mapiùannaspava,epiùandavacolcaposott’acqua.

Quando ritornò a rimettere il capo fuori, il povero cane aveva gli occhi impauriti estralunati,e,abbaiandogridava:

—Affogo!affogo!

—Crepa!—glirisposePinocchiodalontano,ilqualesivedevaoramaisicurodaognipericolo.

—Aiutami,Pinocchiomio!…salvamidallamorte!…—

Aquellegridastraziantiilburattino,cheinfondoavevauncuoreeccellente,simosseacompassione,evoltosialcane,glidisse:

—Mase io ti aiutoa salvarti,mipromettidinondarmipiùnoiaedinoncorrermidietro?

—Teloprometto!teloprometto!Spicciatipercarità,perchèseindugiunaltromezzominuto,sonbell’emorto.—

Pinocchioesitòunpoco:mapoi ricordandosi che il suobabbogli avevadetto tantevolte che a fare una buona azione non ci si scapitamai, andò nuotando a raggiungereAlidoro, e, presolo per la coda con tutt’e due lemani, lo portò sano e salvo sulla renaasciuttadellido.

AndònuotandoaraggiungereAlidoro,e,presoloperlacoda….

Il povero cane non si reggeva più in piedi.Aveva bevuto, senza volerlo, tant’acquasalata,cheeragonfiatocomeunpallone.Peraltroilburattino,nonvolendofareafidarsitroppo,stimòcosaprudentedigettarsinovamenteinmare;eallontanandosidallaspiaggia,gridòall’amicosalvato:

—Addio,Alidoro;fa’buonviaggio,etantisalutiacasa.

—Addio,Pinocchio,—risposeilcane—millegraziediavermiliberatodallamorte.Tum’hai fatto un gran servizio: e in questo mondo quel che è fatto è reso. Se capital’occasioneciriparleremo….—

Pinocchioseguitòanuotare, tenendosisemprevicinoalla terra.Finalmentegliparvediessergiuntoinunluogosicuro:edandoun’occhiataallaspiaggia,videsugliscogliuna

speciedigrotta,dallaqualeuscivaunlunghissimopennacchiodifumo.

—Inquellagrotta—disseallora fra sè—cideveesseredel fuoco.Tantomeglio!anderòarasciugarmieriscaldarmi,epoi?…epoisaràquelchesarà.—

Presaquestarisoluzione,siavvicinòallascogliera;maquandofulìperarrampicarsi,sentìqualchecosasottol’acquachesaliva,saliva,salivaeloportavaperaria.Tentòsubitodifuggire,maoramaieratardi,perchèconsuagrandissimamaravigliasitrovòrinchiusodentro una grossa rete inmezzo a un brulichìo di pesci d’ogni forma e grandezza, chescodinzolavanoesidibattevanocometanteanimedisperate.

Enel tempostessovideusciredallagrottaunpescatorecosìbrutto,matantobrutto,cheparevaunmostromarino.Invecedicapelliavevasullatestauncespugliofoltissimodierbaverde;verdeeralapelledelsuocorpo,verdigliocchi,verdelabarbalunghissima,chegliscendevafinquaggiù.Parevaungrossoramarro,rittosuipiedididietro.

Quandoilpescatoreebbetiratafuorilaretedalmare,gridòtuttocontento:

—Provvidenzabenedetta!Anch’oggipotròfareunabellascorpacciatadipesce!

—Mancomale,cheiononsonounpesce!—dissePinocchiodentrodisè,ripigliandounpo’dicoraggio.

Laretepienadipescifuportatadentrolagrotta,unagrottabuiaeaffumicatainmezzoalla quale friggeva una gran padella d’olio, che mandava un odorino di moccolaia, damozzareilrespiro.

—Oravediamounpo’chepesciabbiamopresi!—disseilpescatoreverde;eficcandonella rete una manona così spropositata, che pareva una pala da fornai, tirò fuori unamanciataditriglie.

— Buone queste triglie!— disse, guardandole e annusandole con compiacenza. Edopoaverleannusate,lescaraventòinunaconcasenz’acqua.

Poi ripetè più volte la solita operazione; e via via che cavava fuori gli altri pesci,sentivavenirsil’acquolinainboccaegongolandodiceva:

—Buoniquestinaselli!…

—Squisitiquestimuggini!…

—Deliziosequestesogliole!…

—Prelibatiquestiragnotti!…

—Carinequesteacciughecolcapo!—

Comepotete immaginarvelo, inaselli, imuggini, le sogliole, i ragnotti e l’acciughe,andaronotuttiallarinfusanellaconca,atenercompagniaalletriglie.

L’ultimocherestònellaretefuPinocchio.

Appenailpescatorel’ebbecavatofuori,sgranòdallamaravigliaisuoiocchioniverdi,gridandoquasiimpaurito:

—Cherazzadipesceèquesto?Deipescifattiaquestomodononmiricordodiavernemangiatimai.—

Etornòaguardarloattentamente,edopoaverloguardatobenbeneperogniverso,finìcoldire:

—Hocapito;dev’essereungranchiodimare.—

AlloraPinocchio,mortificatodisentirsiscambiatoperungranchio,disseconaccentorisentito:

—Machegranchioenongranchio?Guardicomeleimitratta!Io,persuaregola,sonounburattino.

—Cherazzadipesceèquesto?

—Unburattino?—replicòilpescatore.—Dicolaverità,ilpesceburattinoèperme

unpescenuovo!Megliocosì!timangeròpiùvolentieri.

—Mangiarmi?malavuolcapirecheiononsonounpesce?Ononsentecheparlo,eragionocomelei?

—Èverissimo;—soggiunseilpescatore—esiccomevedocheseiunpesce,echehai la fortuna di parlare e di ragionare come me, così voglio usarti anch’io i dovutiriguardi.

—Equestiriguardisarebbero?…

—Insegnodiamiciziaedistimaparticolare,lasceròatelasceltadelcomevuoiessercucinato.Desideriesserfrittoinpadella,oppurepreferiscidiessercottoneltegamecollasalsadipomidoro?

—Adirlaverità,—risposePinocchio—seiodebboscegliere,preferiscopiuttostodiesserlasciatolibero,perpotermenetornareacasamia.

—Tuscherzi!Tipareche iovogliaperdere l’occasionediassaggiareunpescecosìraro?Noncapitamicatuttiigiorni,unpesceburattinoinquestimari.Lasciafareame:tifriggeròinpadellaassiemeatuttiglialtripesci,etenetroveraicontento.L’esserfrittoincompagniaèsempreunaconsolazione.—

L’infelice Pinocchio, a quest’antifona, cominciò a piangere, a strillare, araccomandarsi:epiangendodiceva:—Quant’erameglio,chefossiandatoascuola!…Hovolutodarrettaaicompagni,eoralapago!…Ih!…Ih!…Ih!…—

E perchè si divincolava come un’anguilla e faceva sforzi incredibili, per isgusciaredallegrinfiedelpescatoreverde,questipreseunabellabucciadigiunco,edopoaverlolegatoperlemanieperipiedi,comeunsalame,logettòinfondoallaconcacoglialtri.

Poi,tiratofuoriunvassoiacciodilegno,pienodifarina,sidètteainfarinaretuttiqueipesci:emanmanocheliavevainfarinati,libuttavaafriggeredentrolapadella.

Iprimiaballarenell’oliobollentefuronoipoverinaselli:poitoccòairagnotti,poiaimuggini,poi alle sogliole e alle acciughe, epoivenne lavoltadiPinocchio. Ilquale, avedersi cosìvicinoallamorte (e chebruttamorte!) fupresoda tanto tremitoeda tantospavento,chenonavevapiùnèvocenèfiatoperraccomandarsi.

Ilpoverofigliuolosiraccomandavacogliocchi!Mailpescatoreverde,senzabadarloneppure, lo avvoltò cinque o sei volte nella farina, infarinandolo così bene dal capo aipiedi,cheparevadiventatounburattinodigesso.

Poilopreseperilcapo,e….

XXIX.RitornaacasadellaFata,laqualeglipromettecheilgiornodopononsaràpiùun

burattino,madiventeràunragazzo.Grancolazionedicaffè-e-latteperfesteggiarequestograndeavvenimento.

MentreilpescatoreerapropriosulpuntodibuttarPinocchionellapadella,entrònellagrottaungrossocane,condottolàdall’odoreacutissimoeghiottodellafrittura.

—Passa via!— gli gridò il pescatoreminacciandolo e tenendo sempre inmano ilburattinoinfarinato.

Ma il povero cane aveva una fame per quattro, emugolando e dimenando la coda,parevachedicesse:

—Dammiunbocconedifritturaetilascioinpace.

—Passa via, ti dico!— gli ripetè il pescatore; e allungò la gamba per tirargli unapedata.

Allora il cane che, quando aveva fame davvero, non era avvezzo a lasciarsi posarmoschesulnaso,sirivoltòringhiosoalpescatore,mostrandoglilesueterribilizanne.

Inquelmentresiudìnellagrottaunavocinafiocafiocachedisse:

—Salvami,Alidoro!Senonmisalvi,sonfritto!…—

—Passavia!—gligridòilpescatore.

Il cane riconobbe subito la voce di Pinocchio, e si accòrse, con sua grandissimameraviglia,chelavocinaerauscitadaquelfagottoinfarinato,cheilpescatoretenevainmano.

Allorachecosafa?Spiccaungranlanciodaterra,abboccaquelfagottoinfarinato,etenendololeggermentecoidenti,escecorrendodallagrotta,eviacomeunbaleno!

Il pescatore arrabbiatissimo di vedersi strappar dimano un pesce, che egli avrebbemangiatotantovolentieri,siprovòarincorrereilcane;mafattipochipassiglivenneunnododitosseedovètornarseneindietro.

IntantoAlidoro,ritrovatacheebbelaviottolacheconducevaalpaese,sifermòeposòdelicatamenteinterral’amicoPinocchio.

Tenendololeggermentecoidenti,escecorrendodallagrotta,eviacomeunbaleno!

—Quantotidebboringraziare!—disseilburattino.

—Nonc’èbisogno;—replicòilcane—tusalvastime,equelcheèfattoèreso.Sisa:inquestomondobisognatuttiaiutarsil’unoconl’altro.

—Macomemaiseicapitatoinquellagrotta?

—Ero semprequidisteso sulla spiaggiapiùmortochevivo,quando ilventomihaportatodalontanounodorinodifrittura.Quell’odorinomihastuzzicatol’appetito,eioglisonoandatodietro.Searrivavounminutopiùtardi!…

—Nonmelodire!—urlòPinocchiochetremavaancoradallapaura.—Nonmelodire!Setuarrivaviunminutopiùtardi,aquest’oraioerobell’efritto,mangiatoedigerito.Brrr!mivengonoibrividisoltantoapensarvi!…—

Alidoro, ridendo,stese lazampadestraverso ilburattino, ilqualeglielastrinseforteforteinsegnodigrandeamicizia:edoposilasciarono.

Ilcaneripreselastradadicasa:ePinocchio,rimastosolo,andòaunacapannalìpocodistante,edomandòaunvecchiettochestavasullaportaascaldarsialsole:

— Dite, galantuomo, sapete nulla di un povero ragazzo ferito nel capo e che sichiamavaEugenio?

—Ilragazzoèstatoportatodaalcunipescatoriinquestacapanna,eora….

—Orasaràmorto!…—interruppePinocchio,congrandolore.

—No:oraèvivo,edègiàritornatoacasasua.

—Dite,galantuomo,sapetenulladiunpoveroragazzoferitonelcapoechesichiamavaEugenio?

—Davvero?…davvero?…—gridòilburattino,saltandodall’allegrezza.—Dunquelaferitanoneragrave?…

—Mapotevariusciregravissimaeanchemortale,—risposeilvecchietto—perchèglitirarononelcapoungrossolibrorilegatoincartone.

—Echiglielotirò?

—Unsuocompagnodiscuola:uncertoPinocchio….

—EchièquestoPinocchio?—domandòilburattinofacendolognorri.

—Diconochesiaunragazzaccio,unvagabondo,unverorompicollo.

—Calunnie!Tuttecalunnie!

—LoconoscituquestoPinocchio?

—Divista!—risposeilburattino.

—Etu,checoncettonehai?—glichieseilvecchietto.

— A me mi pare un gran buon figliuolo, pieno di voglia di studiare, obbediente,affezionatoalsuobabboeallasuafamiglia….—

Mentre il burattino sfilava a faccia fresca tutte queste bugie, si toccò il naso e siaccorseche ilnasoglieraallungatopiùdiunpalmo.Allora tutto impauritocominciòagridare:

—Non date retta, galantuomo, a tutto il bene che ve ne ho detto; perchè conoscobenissimo Pinocchio e posso assicurarvi anch’io ch’è davvero un ragazzaccio, undisubbidienteeunosvogliato,echeinvecediandareascuola,vacoicompagniafarelosbarazzino!—

Appena ebbe pronunziate queste parole, il suo naso raccorcì e tornò alla grandezzanaturale,comeeraprima.

—Eperchèseituttobiancoacodestomodo?—glidomandòauntrattoilvecchietto.

—Vidirò….senzaavvedermene,misonostrofinatoaunmuro,cheeraimbiancatodifresco—risposeilburattinovergognandosiaraccontarecheloavevanoinfarinatocomeunpesce,perpoifriggerloinpadella.

—Odellatuagiacchetta,de’tuoicalzonciniedeltuoberretto,checosanehaifatto?

—Hoincontratoiladriemihannospogliato.Dite,buonvecchio,nonavrestepercasodadarmiunpo’divestituccio,tantoperchèiopossaritornareacasa?

—Ragazzomio;inquantoavestiti,iononhocheunpiccolosacchetto,dovecitengoilupini.Selovuoi,piglialo:eccololà.—

Pinocchio non se lo fece dire due volte: prese subito il sacchetto dei lupini che eravuoto,edopoavercifattocolleforbiciunapiccolabucanelfondoeduebuchedalleparti,se lo infilòausocamicia.Evestito leggerinoaquelmodo,siavviòverso ilpaese.Ma,lungolastrada,nonsisentivapuntotranquillo; tant’èverochefacevaunpassoavantieunoindietro,ediscorrendodasèsoloandavadicendo:

— Come farò a presentarmi alla mia buona Fatina? Che dirà quando mi vedrà?…Vorràperdonarmiquestasecondabirichinata?…Scommettochenonmelaperdona!…oh!nonmelaperdonadicerto!…Emistaildovere:perchèiosonounmonellochepromettosempredicorreggermi,enonmantengomai!…—

Evestitoleggerinoaquelmodo,siavviòversoilpaese.

Arrivòalpaesecheeragiànottebuia;eperchèfacevatempaccioel’acquavenivagiùacatinelle,andòdirittodirittoallacasadellaFata,coll’animorisolutodibussareallaportaedifarsiaprire.

Maquandofulì,sentìmancarsiilcoraggio,einvecedibussare,siallontanò,correndo,unaventinadipassi.Poitornòunasecondavoltaallaporta,enonconclusenulla:poisiavvicinò una terza volta e nulla: la quarta volta prese, tremando, il battente di ferro inmano,ebussòunpiccolocolpettino.

Aspetta, aspetta, finalmente dopomezz’ora si aprì una finestra dell’ultimopiano (lacasaeradiquattropiani)ePinocchiovideaffacciarsiunagrossaLumaca,cheavevaunlumicinoaccesosulcapo,laqualedisse:

—Chièaquest’ora?

—LaFataèincasa?—domandòilburattino.

—LaFatadormeenonvuolesseresvegliata:matuchisei?

—Sonoio!

—Chiio?

—Pinocchio.

—ChiPinocchio?

—Ilburattino,quellochestaincasacollaFata.

—Ah!hocapito;—disselaLumaca—aspettamicostì,cheorascendogiùetiaprosubito.

—Spicciatevi,percarità,perchèiomuoiodalfreddo.

—Ragazzomio,iosonounaLumaca,eleLumachenonhannomaifretta.—

Intantopassòun’ora,nepassaronodueelaportanonsiapriva:percuiPinocchio,chetremavadalfreddo,dallapauraedall’acquacheavevaaddosso,sifececuoreebussòunasecondavolta,ebussòpiùforte.

A quel secondo colpo si aprì una finestra del piano di sotto e si affacciò la solitaLumaca.

—Lumachinabella,—gridòPinocchiodallastrada—sonodueorecheaspetto!Edueore,aquestaserataccia,diventanopiùlunghedidueanni.Spicciatevi,percarità.

—Ragazzomio,—glirisposedallafinestraquellabestiuolatuttapaceetuttaflemma—ragazzomio,iosonounaLumaca,eleLumachenonhannomaifretta.—Elafinestrasirichiuse.

Dilìapocosuonòlamezzanotte:poiiltocco,poileduedopomezzanotte,elaportaerasemprechiusa.

Allora Pinocchio, perduta la pazienza, afferrò con rabbia il battente della porta perbussare un colpo da far rintronare tutto il casamento; ma il battente che era di ferro,diventò a un trattoun’anguilla viva, che sgusciandogli dallemani sparì in un rigagnolod’acqua,chescorrevainmezzoallastrada.

—Ah! sì?—gridòPinocchio semprepiùaccecatodallacollera.—Se ilbattenteèsparito,ioseguiteròabussareafuriadicalci.—

Etiratosiunpocoindietro,lasciòandareunasolennissimapedatanell’usciodellacasa.Ilcolpofucosìforte,cheilpiedepenetrònellegnofinoamezzo:equandoilburattinosiprovò a ricavarlo fuori, fu tutta fatica inutile, perchè il piede c’era rimasto conficcatodentro,comeunchiodoribadito.

FigurateviilpoveroPinocchio!Dovèpassaretuttoilrestodellanotteconunpiedeinterraeconquell’altroperaria.

Lamattina,sulfardelgiorno,finalmentelaportasiaprì.QuellabravabestiuoladellaLumaca, a scenderedal quartopiano fino all’usciodi strada, ci avevamesso solamente

noveore.Bisognapropriodirecheavessefattounasudata.

— Che cosa fate con codesto piede conficcato nell’uscio?— domandò ridendo alburattino.

—Èstataunadisgrazia.Vedeteunpo’,Lumachinabella,seviriescediliberarmidaquestosupplizio.

—Ragazzomio,costìcivuoleunlegnaiolo,eiononhofattomailalegnaiola.

—PregatelaFatadapartemia!…

—LaFatadormeenonvuolesseresvegliata.

—Checosafateconcodestopiedeconficcatonell’uscio?

—Machecosavoletecheiofaccia,inchiodatotuttoilgiornoaquestaporta?

—Divertitiacontareleformicolechepassanoperlastrada.

—Portatemialmenoqualchecosadamangiare,perchèmisentorifinito.

—Subito!—disselaLumaca.

Difatti dopo tre ore emezzo,Pinocchio la vide tornare conunvassoio d’argento incapo.Nelvassoioc’eraunpane,unpollastroarrostoequattroalbicocchemature.

—EccolacolazionechevimandalaFata—disselaLumaca.

AllavistadiquellagraziadiDio,ilburattinosentìconsolarsitutto.Maqualefuilsuodisinganno,quandoincominciandoamangiare,sidovèaccorgerecheilpaneeradigesso,

ilpollastrodicartoneelequattroalbicocchedialabastro,colorite,comesefosserovere.

Volevapiangere,volevadarsialladisperazione,volevabuttarviailvassoioequelchec’eradentro;mainvece,ofosseilgrandoloreolagranlanguidezzadistomaco,fattostachecaddesvenuto.

Quandosiriebbe,sitrovòdistesosopraunsofà,elaFataeraaccantoalui.

—Ancheperquestavoltatiperdono:—glidisselaFata—maguaiate,semenefaiun’altradelletue!…—

Pinocchio promise e giurò che avrebbe studiato, e che si sarebbe condotto semprebene.Emantenne laparolaper tutto il restodell’anno.Difattiagliesamidellevacanze,ebbe l’onorediessere ilpiùbravodella scuola; e i suoiportamenti, ingenerale, furonogiudicaticosìlodevoliesoddisfacenti,chelaFata,tuttacontenta,glidisse:

—Domanifinalmenteiltuodesideriosaràappagato!

ChinonhavedutolagioiadiPinocchio,aquestanotiziatantosospirata,nonpotràmaifigurarsela.

—Cioè?

—Domanifiniraidiessereunburattinodilegno,ediventeraiunragazzoperbene.—

ChinonhavedutolagioiadiPinocchio,aquestanotiziatantosospirata,nonpotràmaifigurarsela.Tuttiisuoiamiciecompagnidiscuoladovevanoessereinvitatiperilgiorno

dopo a una gran colazione in casa della Fata, per festeggiare insieme il grandeavvenimento:elaFataavevafattoprepararedugentotazzedicaffè-e-latteequattrocentopaniniimburratididentroedifuori.Quellagiornatapromettevadiriusciremoltobellaemoltoallegra:ma….

Disgraziatamente,nellavitadeiburattini,c’èsempreunma,chesciupaognicosa.

XXX.Pinocchio,invecedidiventareunragazzo,partedinascostocolsuoamico

Lucignoloperil«Paesedeibalocchi.»

Com’ènaturale,PinocchiochiesesubitoallaFatailpermessodiandareingiroperlacittàafaregl’inviti:elaFataglidisse:

—Va’ pure a invitare i tuoi compagni per la colazione di domani: ma ricordati ditornareacasaprimachefaccianotte.Haicapito?

—Fraun’orapromettodiesserbell’eritornato—replicòilburattino.

—Bada,Pinocchio!Iragazzifannoprestoapromettere,mailpiùdellevolte,fannotardiamantenere.

—Maiononsonocomeglialtri:io,quandodicounacosa,lamantengo.

—Vedremo.Casopoitudisubbidissi,tantopeggioperte.

—Perchè?

—Perchè i ragazzi che non dànno retta ai consigli di chi ne sa più di loro, vannosempreincontroaqualchedisgrazia.

—Eiol’hoprovato!—dissePinocchio.—Maoranonciricascopiù!

—Vedremosediciilvero.—

Senzaaggiungerealtreparole,ilburattinosalutòlasuabuonaFata,cheeraperluiunaspeciedimamma,ecantandoeballandouscìfuoridallaportadicasa.

Inpocopiùd’un’ora tutti isuoiamicifuronoinvitati.Alcuniaccettaronosubitoedigrancuore,altri,daprincipio,sifecerounpo’pregare;maquandosepperocheipaninidainzupparenelcaffè-e-lattesarebberostatiimburratianchedallapartedifuori,finironotutticoldire:—Verremoanchenoi,perfartipiacere.—

OrabisognasaperechePinocchio,fraisuoiamiciecompagnidiscuola,neavevaunopredilettoecarissimo, ilqualesichiamavadinomeRomeo;ma tutti lochiamavanocolsoprannomediLucignolo,perviadelsuopersonalinoasciutto,seccoeallampanato,taleequalecomeillucignolonuovodiunluminodanotte.

Lucignoloerailragazzopiùsvogliatoepiùbirichinodituttalascuola:maPinocchioglivolevaungranbene.Difattiandòsubitoacercarloacasaperinvitarloallacolazione,enonlotrovò:tornòunasecondavolta,eLucignolononc’era:tornòunaterzavolta,efecelastradainvano.

Dovepoterloripescare?Cercadiqua,cercadilà,finalmentelovidenascostosottoilporticodiunacasadicontadini.

—Checosafaicostì?—glidomandòPinocchio,avanzandosi.

—Aspettolamezzanotte,perpartire….

—Dovevai?

—Lontano,lontano,lontano!

—Eiochesonvenutoacercartiacasatrevolte!…

—Checosavolevidame?

—Nonsaiilgrandeavvenimento?Nonsailafortunachemiètoccata?

—Quale?

—Domanifiniscodiessereunburattinoediventounragazzocomete,ecometuttiglialtri.

—Buonprotifaccia.

—Domanidunquetiaspettoacolazioneacasamia.

—Masetidicochepartoquestasera.

—Acheora?

—Frapoco.

—Edovevai?

—Vadoadabitare inunpaese….cheè ilpiùbelpaesediquestomondo:unaveracuccagna!…

—Ecomesichiama?

—Sichiamail«Paesedeibalocchi.»Perchènonvienianchetu?

—Io?nodavvero!

—Hai torto, Pinocchio! Credilo ame, che se non vieni, te ne pentirai. Dove vuoi

trovare un paese più sano per noialtri ragazzi? Lì non vi sono scuole: lì non vi sonomaestri;lìnonvisonolibri.Inquelpaesebenedettononsistudiamai.Ilgiovedìnonsifascuola: e ogni settimana è composta di sei giovedì e di una domenica. Figurati che levacanze dell’autunno cominciano col primo di gennaio e finiscono coll’ultimo didicembre.Eccounpaese,comepiaceveramenteame!Eccocomedovrebberoesseretuttiipaesicivili!…

—Macomesipassanolegiornatenel«Paesedeibalocchi?»

—Sipassanobaloccandosiedivertendosidallamattinaallasera.Laserapoisivaaletto,elamattinadoposiricominciadaccapo.Chetenepare?

—Uhm!…—fecePinocchio;e tentennò leggermente ilcapo,comedire:—Èunavitachelafareivolentierianch’io.

—Dunque,vuoipartireconme?Sìono?Risolviti.

—No, no, no e poi no. Oramai ho promesso alla mia buona Fata di diventare unragazzoperbene,evogliomantenerelapromessa.Anzi,siccomevedocheilsolevasotto,cosìtilasciosubitoescappovia.Dunqueaddio,ebuonviaggio.

—Dovecorricontantafuria?

—Acasa.LamiabuonaFatavuolecheritorniprimadinotte.

—Aspettaaltridueminuti.

—Facciotroppotardi.

—Dueminutisoli.

—EsepoilaFatamigrida?

—Lascialagridare.Quandoavràgridatobenbene,sicheterà—dissequellabirbadiLucignolo.

—Ecomefai?Partisolooincompagnia?

—Solo?Saremopiùdicentoragazzi.

—Eilviaggiolofateapiedi?

— Fra poco passerà di qui il carro che mi deve prendere e condurre fin dentro aiconfinidiquelfortunatissimopaese.

—Checosapaghereicheilcarropassasseora!…

—Perchè?

—Pervedervipartiretuttiinsieme.

—Rimaniquiunaltropocoecivedrai.

—No,no:voglioritornareacasa.

—Aspettaaltridueminuti.

—Hoindugiatoanchetroppo.LaFatastaràinpensieroperme.

—PoveraFata!Chehapauraforsechetimanginoipipistrelli?

—Madunque,—soggiunsePinocchio—tuseiveramentesicurocheinquelpaesenoncisonopuntescuole?…

—Neanchel’ombra.

—Enemmenoimaestri?

—Nemmenouno.

—Enonc’èmail’obbligodistudiare?

—Mai,mai,mai!

—Chebelpaese!—dissePinocchio,sentendovenirsi l’acquolinainbocca.—Chebelpaese!Iononcisonostatomai,mamelofiguro!…

—Perchènonvienianchetu?

—Èinutilechetumitenti!OramaihopromessoallamiabuonaFatadidiventareunragazzodigiudizio,enonvogliomancareallaparola.

—Dunqueaddio,esalutamitantolescuoleginnasiali!…eanchequelleliceali,seleincontriperlastrada.

— Addio, Lucignolo; fa’ buon viaggio, divertiti e rammentati qualche volta degliamici.—

Ciò detto, il burattino fece due passi in atto di andarsene: ma poi, fermandosi evoltandosiall’amico,glidomandò:

—Ma sei proprio sicuro che in quel paese tutte le settimane sieno composte di seigiovedìediunadomenica?

—Sicurissimo.

—Malosaidicerto,chelevacanzeabbianoprincipiocolprimodigennaioefiniscanocoll’ultimodidicembre?

—Dicertissimo.

—Che bel paese!— ripetè Pinocchio, sputando dalla soverchia consolazione. Poi,fattounanimorisoluto,soggiunseinfrettaeinfuria:

—Dunque,addiodavvero:ebuonviaggio.

—Addio.

—Fraquantopartirete?

—Frapoco.

—Peccato!seallapartenzamancasseun’orasola,sareiquasicapacediaspettare.

—ElaFata?

—Oramaihofattotardi!…etornareacasaun’oraprimaoun’oradopoèlostesso.

—PoveroPinocchio!EselaFatatigrida?

—Pazienza!Lalascerògridare.Quandoavràgridatobenbenesicheterà.—

Intanto si era già fatta notte e notte buia: quando a un tratto videro muoversi inlontananzaunlumicino….esentironounsuonodibubbolieunosquilloditrombetta,cosìpiccolinoesoffocato,cheparevailsibilodiunazanzara.

—Eccolo!—gridòLucignolorizzandosiinpiedi.

—Chiè?—domandòsottovocePinocchio.

—Èilcarrochevieneaprendermi.Dunque,vuoivenire,sìono?

—Maèpropriovero—domandòilburattino—cheinquelpaeseiragazzinonhannomail’obbligodistudiare?

—Mai,mai,mai!

—Chebelpaese!…chebelpaese!…Chebelpaese!…—

XXXI.Dopocinquemesidicuccagna,Pinocchioconsuagranmeravigliasente

spuntarsiunbelpajod’orecchieasinine,ediventaunciuchino,conlacodaetutto.

Finalmenteilcarroarrivò:earrivòsenzafareilpiùpiccolorumore,perchèlesueruoteeranofasciatedistoppaedicenci.

Lotiravanododiciparigliediciuchini,tuttidellamedesimagrandezza,madidiversopelame.

Alcunieranobigi,altribianchi,altribrizzolatiausopepeesale,ealtririgatidagrandistriscegialleeturchine.

Malacosapiùsingolareeraquesta:chequelledodicipariglie,ossiaqueiventiquattrociuchini, invecediessere ferraticome tutte lealtrebestieda tiroodasoma,avevanoaipiedideglistivalettidauomofattidipellebianca.

Eilconduttoredelcarro?…

Finalmenteilcarroarrivò….

Figurateviunominopiù largoche lungo, teneroeuntuosocomeunapalladiburro,

con un visino di melarosa, una bocchina che rideva sempre e una voce sottile ecarezzevole, comequella d’ungatto, che si raccomanda al buon cuore della padronadicasa.

Tutti i ragazzi, appena lo vedevano, ne restavano innamorati e facevano a gara nelmontaresulsuocarro,peressercondottidaluiinquellaveracuccagna,conosciutanellacartageograficacolseducentenomedi«Paesede’balocchi.»

Figurateviunominopiùlargochelungo,teneroeuntuosocomeunapalladiburro.

Difatti il carro era già tutto pieno di ragazzetti fra gli otto e i dodici anni,ammonticchiati gli uni sugli altri come tante acciughe nella salamoia. Stavano male,stavano pigiati, non potevano quasi respirare: ma nessuno diceva ohi! nessuno silamentava.Laconsolazionedisaperechefrapocheoresarebberogiuntiinunpaese,dovenonc’eranonèlibri,nèscuole,nèmaestri,lirendevacosìcontentierassegnati,chenonsentivanonèidisagi,nèglistrapazzi,nèlafame,nèlasete,nèilsonno.

Appenacheilcarrosifufermato,l’ominosivolseaLucignolo,econmillesmorfieemillemanierine,glidomandòsorridendo:

—Dimmi,miobelragazzo,vuoivenireanchetu,inquelfortunatopaese?

—Sicuro,checivogliovenire!

—Ma ti avverto, carinomio, che nel carro non c’è più posto. Come vedi, è tuttopieno!…

—Pazienza!—replicòLucignolo—senonc’èpostodentro,miadatteròastarsedutosullestanghedelcarro.—Espiccatounsalto,montòacavalcionisullestanghe.

—E tuamormio,—disse l’ominovolgendosi tuttocomplimentosoaPinocchio—cheintendifare?Vieniconnoiorimani?…

— Io rimango — rispose Pinocchio. — Io voglio tornarmene a casa mia: vogliostudiareevogliofarmionoreallascuola,comefannotuttiiragazziperbene.

—Buonprotifaccia!

—Pinocchio,— disse allora Lucignolo— dai retta ame: vieni con noi e staremoallegri!

—No,no,no!

—Esevengoconvoi,checosadiràlamiabuonaFata?

—Vieniconnoiestaremoallegri!—gridaronoaltrequattrovocididentroalcarro.

—Vieniconnoiestaremoallegri!—urlaronotutteinsiemeuncentinaiodivoci.

—E se vengo con voi, che cosa dirà lamia buona Fata?—disse il burattino, checominciavaaintenerirsieaciurlarenelmanico.

—Nontifasciareilcapocontantemalinconie.Pensacheandiamoinunpaesedovesaremopadronidifareilchiassodallamattinaallasera!—

Pinocchio non rispose, ma fece un sospiro; poi fece un altro sospiro: poi un terzosospiro:finalmentedisse:

—Fatemiunpo’diposto:vogliovenireanch’io!…

—Iposti son tuttipieni;—replicò l’omino—mapermostrartiquantoseigradito,possocedertiilmiopostoacassetta.

—Evoi?

—Eiofaròlastradaapiedi.

—Nodavvero,chenonlopermetto.Preferiscopiuttostodisalireingroppaaqualcunodiquesticiuchini!—gridòPinocchio.

Detto fatto, si avvicinò al ciuchino manritto della prima pariglia, e fece l’atto divolerlo cavalcare: ma la bestiuola, voltandosi a secco, gli dètte una gran musata nellostomacoelogettòagambeall’aria.

Figuratevi la risatona impertinente e sgangherata di tutti quei ragazzi presenti allascena.

Mal’ominononrise.Siaccostòpienodiamorevolezzaalciuchinoribelle,e,facendofintadidargliunbacio,glistaccòconunmorsolametàdell’orecchiodestro.

IntantoPinocchio,rizzatosidaterratuttoinfuriato,schizzòconunsaltosullagroppadiquelpoveroanimale.Eilsaltofucosìbello,cheiragazzi,smessodiridere,cominciaronoaurlare:vivaPinocchio!eafareunasmanacciatadiapplausi,chenonfinivanopiù.

Dandounafortissimasgropponata,scaraventòilpoveroburattinoinmezzoallastrada.

Quand’eccocheall’improvvisoilciuchinoalzòtutt’eduelegambedidietro,edandounafortissimasgropponata,scaraventòilpoveroburattinoinmezzoallastrada,sopraunmontedighiaia.

Allora grandi risate daccapo: ma l’omino, invece di ridere, si sentì preso da tantoamore per quell’irrequieto asinello che, con un bacio, gli portò via di netto lametà diquell’altroorecchio.Poidissealburattino:

—Rimontapureacavallo,enonaverpaura.Quelciuchinoavevaqualchegrilloperilcapo:ma io gli ho detto due paroline negli orecchi, e spero di averlo resomansueto eragionevole.—

Pinocchio montò, e il carro cominciò a muoversi: ma nel tempo che i ciuchinigaloppavanoecheilcarrocorrevasuiciottolidellaviamaestra,gliparvealburattinodisentireunavocesommessaeappenaintelligibile,cheglidisse:

—Poverogonzo!Haivolutofareamodotuo,matenepentirai!—

Pinocchio, quasi impaurito, guardò di qua e di là, per conoscere da qual partevenisseroquesteparole;manonvidenessuno:iciuchinigaloppavano,ilcarrocorreva,iragazzidentroalcarrodormivano,Lucignolorussavacomeunghiro,el’ominosedutoacassettacanterellavafraidenti:

Tuttilanottedormono

Eionondormomai….

Fattounaltromezzochilometro,Pinocchiosentìlavocinafiocacheglidisse:

—Tienloamente,grullerello!Iragazzichesmettonodistudiareevoltanolespalleailibri, alle scuole e ai maestri, per darsi interamente ai balocchi e ai divertimenti, nonpossonofaraltrocheunafinedisgraziata!Iolosoperprova,etelopossodire!…Verràungiornochepiangeraianchetu,comeoggipiangoio….maallorasaràtardi!…—

Aquesteparolebisbigliatesommessamente,ilburattino,spaventatopiùchemai,saltògiùdallagroppadellacavalcatura,eandòaprendereilsuociuchinoperilmuso.

E immaginatevi come restò, quando s’accòrse che il suo ciuchino piangeva…. epiangevapropriocomeunragazzo!

—Ehi, signor omino,—gridò allora Pinocchio al padrone del carro— sapete checosac’èdinuovo?Questociuchinopiange.

—Lascialopiangere:rideràquandosaràsposo!

—Macheforsegliaveteinsegnatoancheaparlare?

—No:ha imparatoda sè a borbottarequalcheparola, essendo stato tre anni inunacompagniadicaniammaestrati.

—Poverabestia!…

—Via,via….—dissel’omino—nonperdiamoilnostrotempoavederepiangereun

ciuco.Rimontaacavallo,eandiamo:lanottataèfresca,elastradaèlunga.—

Pinocchio obbedì senza rifiatare. Il carro riprese la sua corsa: e la mattina sul fardell’albaarrivaronofelicementenel«Paesedeibalocchi.»

Lasuapopolazioneeratuttacompostadiragazzi.

Questopaesenonsomigliavaanessunaltropaesedelmondo.Lasuapopolazioneeratutta composta di ragazzi. I più vecchi avevano 14 anni: i più giovani ne avevano 8appena.Nellestrade,un’allegria,unchiasso,unostrillìodalevardicervello!Branchidimonellidapertutto:chigiocavaallenoci,chiallepiastrelle,chiallapalla,chiandavainvelocipede,chisoprauncavallinodilegno:questifacevanoamoscacieca;queglialtrisirincorrevano: altri, vestiti da pagliacci, mangiavano la stoppa accesa: chi recitava, chicantava,chifacevaisaltimortali,chisidivertivaacamminarecollemaniinterraecollegambe in aria: chimandava il cerchio, chi passeggiavavestito da generale coll’elmodifoglio e lo squadrone di cartapesta: chi rideva, chi urlava, chi chiamava, chi batteva lemani,chifischiava,chirifacevailversoallagallinaquandohafattol’ovo:insommauntalpandemonio, un tal passeraio, un tal baccano indiavolato, da doversi mettere il cotonenegli orecchi per non rimanere assorditi. Su tutte le piazze si vedevano teatrini di tela,affollatidiragazzidallamattinaallasera,esututtiimuridellecasesileggevanoscrittecolcarbonedellebellissimecosecomequeste:viva ibalocci! (invecedibalocchi): nonvoliamopiùschole(invecedinonvogliamopiùscuole):abbassoLarinMetica(invecediaritmetica)ealtrifioriconsimili.

Pinocchio,Lucignoloetuttiglialtriragazzi,cheavevanofattoilviaggiocoll’omino,

appena ebbero messo il piede dentro la città, si ficcarono subito in mezzo alla granbaraonda, e in pochiminuti, com’è facile immaginarselo, diventaronogli amici di tutti.Chi più felice, chi più contento di loro? In mezzo ai continui spassi e agli svariatidivertimenti,leore,igiorni,lesettimanepassavanocometantibaleni.

—Oh!chebellavita!—dicevaPinocchiotutte levoltechepercasos’imbattevainLucignolo.

—Vedi,dunque,seavevoragione?—ripigliavaquest’ultimo.—Edireche tunonvolevipartire!Epensareche t’erimesso incapodi tornarteneacasadalla tuaFata,perperdereiltempoastudiare!Seoggitiseiliberatodallanoiadeilibriedellescuole,lodeviame,aimieiconsigli,allemiepremure,neconvieni?Nonvisonocheiveriamici,chesappianorenderediquestigrandifavori.

—Èvero,Lucignolo!Seoggiiosonounragazzoveramentecontento,ètuttomeritotuo.Eilmaestro,invece,saichecosamidiceva,parlandodite?Midicevasempre:«NonpraticarequellabirbadiLucignolo,perchèLucignoloèuncattivocompagno,enonpuòconsigliartialtrocheafardelmale!…»

—Poveromaestro!—replicòl’altrotentennandoilcapo.—Losopurtroppochemiavevaanoia,echesidivertivasempreacalunniarmi;maiosonogenerosoegliperdono!

— Anima grande! — disse Pinocchio abbracciando affettuosamente l’amico, edandogliunbacioinmezzoagliocchi.

Intanto era già da cinquemesi che durava questa bella cuccagna di baloccarsi e didivertirsilegiornateintere,senzamaivedereinfaccianèunlibronèunascuola;quandounamattinaPinocchio,svegliandosi,ebbe,comesisuoldire,unagranbruttasorpresa,chelomessepropriodimalumore.

XXXII.APinocchioglivengonogliorecchidiciuco,epoidiventaunciuchinoveroe

cominciaaragliare.

Equestasorpresaqualefu?

Velodiròio,mieicariepiccolilettori:lasorpresafucheaPinocchio,svegliandosi,glivennefattonaturalmentedigrattarsiilcapo;enelgrattarsiilcaposiaccòrse…

Indovinateunpo’dichecosasiaccòrse?

Siaccòrse, consuograndissimostupore, chegliorecchigli eranocresciutipiùd’unpalmo.

Voi sapete che il burattino, fin dalla nascita, aveva gli orecchi piccini piccini: tantopicciniche,aocchionudo,nonsivedevanoneppure! Immaginatevidunquecomerestò,quandodovètoccarconmanocheisuoiorecchi,durantelanotte,eranocosìallungati,cheparevanoduespazzoledipadule.Andòsubitoincercadiunospecchio,perpotersivedere:manontrovandounospecchio,empìd’acqualacatinelladellavamano,especchiandovisidentro,videquelchenonavrebbemaivolutovedere:vide,cioè,lasuaimmagineabbellitadiunmagnificopaiodiorecchiasinini.Lasciopensareavoi ildolore, lavergogna,e ladisperazionedelpoveroPinocchio!

Isuoiorecchi,durantelanotte,eranocosìallungati,cheparevanoduespazzoledipadule.

Cominciò a piangere, a strillare, a battere la testa nel muro: ma quanto più sidisperava, e più i suoi orecchi crescevano, crescevano, crescevano ediventavanopelosiversolacima.

Al rumore di quelle grida acutissime, entrò nella stanza una bellaMarmottina, cheabitavailpianodisopra:laquale,vedendoilburattinoincosìgrandismanie,glidomandòpremurosamente:

—Checos’hai,miocarocasigliano?

—Sonomalato,Marmottinamia,moltomalato….emalatod’unamalattiachemifapaura!teneintenditudelpolso?

—Unpochino.

—Sentidunquesepercasoavessilafebbre.—

LaMarmottinaalzòlazampadestradavanti:edopoavertastatoilpolsoaPinocchio,glidissesospirando:

—Amicomio,midispiacedovertidareunacattivanotizia!…

—Cioè?

—Tuhaiunagranbruttafebbre!

—Echefebbresarebbe?

—Èlafebbredelsomaro.

—Nonlacapiscoquestafebbre!—risposeilburattino,chel’avevapurtroppocapita.

—Alloratelaspiegheròio;—soggiunselaMarmottina—sappidunque,chefradueotreoretunonsaraipiùnèunburattino,nèunragazzo….

—Echecosasarò?

—Fradueotreore,tudiventeraiunciuchinoveroeproprio,comequellichetiranoilcarrettoecheportanoicavoliel’insalataalmercato.

—Oh!poverome!poverome!—gridòPinocchiopigliandosiconlemanitutt’eduegli orecchi, e tirandoli e strappandoli rabbiosamente, come se fossero gli orecchi di unaltro.

—Èlafebbredelsomaro.

—Caromio,— replicò laMarmottina per consolarlo— che cosa ci vuoi tu fare?Oramai è destino, oramai è scritto nei decreti della sapienza, che tutti quei ragazzisvogliati che, pigliando a noia i libri, le scuole e imaestri, passano le loro giornate inbalocchi,ingiuochieindivertimenti,debbanofinireprimaopoicoltrasformarsiintantipiccolisomari.

—Madavveroèpropriocosì?—domandòsinghiozzandoilburattino.

—Purtroppoècosì!Eoraipiantisonoinutili.Bisognavapensarciprima!

—Malacolpanonèmia:lacolpa,credilo,Marmottina,ètuttadiLucignolo!…

—EchièquestoLucignolo?

—Unmiocompagnodiscuola.Iovolevotornareacasa:iovolevoessereubbidiente:iovolevoseguitareastudiareeafarmionore….maLucignolomidisse:—«Perchèvuoitu annoiarti a studiare? perchè vuoi andare alla scuola?…Vieni piuttosto con me, nelPaese dei balocchi: lì non studieremo più; lì ci divertiremo dalla mattina alla sera estaremosempreallegri.»

—Eperchèseguistiilconsigliodiquelfalsoamico,diquelcattivocompagno?

—Perchè?…perchè,Marmottinamia,iosonounburattinosenzagiudizio….esenzacuore.Oh!seavessiavutounzinzinodicuore,nonavreimaiabbandonataquellabuonaFata, che mi voleva bene come una mamma e che aveva fatto tanto per me!… e aquest’oranonsareipiùunburattino….masarei inveceun ragazzinoammodo,comecen’ètanti!Oh!…maseincontroLucignolo,guaialui!Glienevogliodireunsaccoeunasporta.—

Preseungranberrettodicotone,e,ficcatoselointesta.

E fece l’atto di volere uscire. Ma quando fu sulla porta, si ricordò che aveva gliorecchid’asino,evergognandosidimostrarliinpubblico,checosainventò?Preseungranberrettodicotone,e,ficcatoselointesta,seloingozzòfinsottogliorecchi.

Poiuscì,esidetteacercareLucignolodapertutto.Locercònellestrade,nellepiazze,

neiteatrini,inogniluogo:manonlotrovò.Nechiesenotiziaaquantiincontròperlavia,manessunol’avevaveduto.

Alloraandòacercarloacasa:earrivatoallaporta,bussò.

—Chiè?—domandòLucignolodidentro.

—Sonoio!—risposeilburattino.

—Aspettaunpoco,etiaprirò.—

Dopomezz’ora laportasiaprì:e figuratevicomerestòPinocchio,quando,entrandonellastanza,videilsuoamicoLucignoloconungranberrettodicotoneintesta,chegliscendevafinsottoilnaso.

Allavistadiquelberretto,Pinocchiosentìquasiconsolarsiepensòsubitodentrodisè:

—Chel’amicosiamalatodellamiamedesimamalattia?Cheabbiaancheluilafebbredelciuchino?…—

Efacendofintadinonessersiaccortodinulla,glidomandòsorridendo:

—Comestai,miocaroLucignolo?

—Benissimo:comeuntopoinunaformadicacioparmigiano.

—Lodicipropriosulserio?

—Eperchèdovreidirtiunabugia?

— Scusami, amico: e allora perchè tieni in capo cotesto berretto di cotone, che ticuopretuttigliorecchi?

—Me l’haordinato ilmedico, perchèmi son fattomale a unginocchio.E tu, caroPinocchio,perchèporticodestoberrettodicotoneingozzatofinsottogliorecchi?

—Mel’haordinatoilmedico,perchèmisonosbucciatounpiede.

—Oh!poveroPinocchio!

—Oh!poveroLucignolo!…—

Aquesteparoletennedietrounlunghissimosilenzio,duranteilqualeidueamicinonfeceroaltrocheguardarsifraloro,inattodicanzonatura.

Finalmenteilburattino,conunavocinamellifluaeflautata,dissealsuocompagno:

—Levamiunacuriosità,miocaroLucignolo:haimaisoffertodimalattiaagliorecchi?

—Mai!…etu?

—Mai!Peraltrodaquestamattinainpoihounorecchiochemifaspasimare.

—Holostessomaleanch’io.

—Anchetu?…Equalèl’orecchiochetiduole?

—Tutt’edue.Etu?

—Tutt’edue.Chesialamedesimamalattia?

—Hopauradisì.

—Vuoifarmiunpiacere,Lucignolo?

—Volentieri!Contuttoilcuore.

—Mifaivedereituoiorecchi?

—Perchèno?Maprimavogliovedereituoi,caroPinocchio.

—No:ilprimodeviessertu.

—No,carino!Primatuedopoio!

—Ebbene,—disseallorailburattino—facciamounpattodabuoniamici.

—Sentiamoilpatto.

—Leviamocitutt’edueilberrettonellostessotempo:accetti?

—Accetto.

—Dunqueattenti!—

EPinocchiocominciòacontareavocealta:

—Uno!Due!Tre!—

Allaparolatre!idueragazzipreseroiloroberrettidicapoeligettaronoinaria.

Ealloraavvenneunascena,cheparrebbeincredibile,senonfossevera.Avvenne,cioè,chePinocchioeLucignolo,quandosividerocolpiti tutt’eduedallamedesimadisgrazia,invece di restar mortificati e dolenti, cominciarono ad ammiccarsi i loro orecchismisuratamentecresciuti,edopomillesguaiatagginifinironocoldareunabellarisata.

Cominciaronoadammiccarsiiloroorecchismisuratamentecresciuti.

Erisero,risero,riserodadoversireggereilcorpo:senonche,sulpiùbellodelridere,Lucignolotutt’auntrattosichetò,ebarcollandoecambiandodicolore,disseall’amico:

—Aiuto,aiuto,Pinocchio!

—Checos’hai?

—Ohimè!nonmiriescepiùdistarrittosullegambe.

—Nonmiriescepiùneancheame—gridòPinocchio,piangendoetraballando.

Ragliandosonoramente,facevanotutt’edueincoro:j-a,j-a,j-a.

Ementredicevanocosì, sipiegarono tutt’eduecarponia terrae, camminandocollemaniecoipiedi,cominciaronoagirareeacorrereperlastanza.Eintantochecorrevano,iloro bracci diventarono zampe, i loro visi si allungarono e diventaronomusi, e le loroschienesicoprironodiunpelamegrigiolinochiaro,brizzolatodinero.

Mailmomentopiùbruttoperque’duesciaguratisapetequandofu?Ilmomentopiùbruttoepiùumiliantefuquelloquandosentironospuntarsididietrolacoda.Vintialloradallavergognaedaldolore,siprovaronoapiangereealamentarsidellorodestino.

Non l’avesseromai fatto! Invece di gemiti e di lamenti, mandavano fuori dei ragliasinini:eragliandosonoramente,facevanotutt’edueincoro:j-a,j-a,j-a.

Inquelfrattempofubussatoallaporta,eunavocedifuoridisse:

—Aprite! Sono l’omino, sono il conduttore del carro che vi portò in questo paese.Apritesubito,guaiavoi!—

XXXIII.Diventatounciuchinoveroèportatoavendere,elocomprailDirettorediunacompagniadipagliacci,perinsegnargliaballareesaltareicerchi:maunaseraazzoppisceealloraloricompraunaltro,perfarconlasuapelleuntamburo.

Vedendochelaportanonsiapriva,l’ominolaspalancòconunviolentissimocalcio:edentratonellastanza,dissecolsuosolitorisolinoaPinocchioeaLucignolo:

—Bravi ragazzi! Avete ragliato bene; io vi ho subito riconosciuti alla voce, e perquestoeccomiqui.—

Ataliparoleidueciuchinirimaseromogimogi,collatestagiù,congliorecchibassieconlacodafralegambe.

Da principio l’omino li lisciò, li accarezzò, li palpeggiò: poi, tirata fuori la striglia,cominciòastrigliarliperbene.

Equandoafuriadistrigliarli,liebbefattilustricomeduespecchi,alloramesselorolacavezzaelicondussesullapiazzadelmercato,conlasperanzadivenderliedibeccarsiundiscretoguadagno.

Eicompratori,difatti,nonsifeceroaspettare.Lucignolofucompratodauncontadino,a cui era morto il somaro il giorno avanti, e Pinocchio fu venduto al Direttore di unacompagniadipagliacciedisaltatoridicorda,ilqualelocompròperammaestrarloeperfarlopoisaltareeballareinsiemeconlealtrebestiedellacompagnia.

Licondussesullapiazzadelmercato,conlasperanzadivenderli.

Eora avete capito,miei piccoli lettori, qual era il belmestiere che faceva l’omino?Questobruttomostriciattolo,cheavevalafisonomiatuttadilatteemiele,andavaditantointantoconuncarroagirareperilmondo;stradafacendoraccoglievaconpromesseeconmoinetuttiiragazzisvogliati,cheavevanoanoiailibrielescuole;edopoaverlicaricatisulsuocarro,gliconducevanel«Paesedeibalocchi»perchèpassasserotuttoillorotempoingiuochi,inchiassateeindivertimenti.Quandopoiqueipoveriragazziillusi,afuriadibaloccarsi sempreedinon studiarmai,diventavano tanti ciuchini, allora tuttoallegroecontentos’impadronivadiloroeliportavaavenderesullefiereesuimercati.Ecosìinpochianniavevafattofiordiquattriniederadiventatomilionario.

QuelcheaccadessediLucignolo,nonloso:soperaltro,chePinocchioandòincontrofindaiprimigiorniaunavitadurissimaestrapazzata.

Quando fu condotto nella stalla, il nuovopadronegli empì la greppia di paglia:maPinocchiodopoaverneassaggiataunaboccata,larisputò.

Allora il padrone, brontolando,gli empì lagreppiadi fieno:maneppure il fienoglipiacque.

—Ah!non ti piaceneppure il fieno?—gridò il padrone imbizzito.—Lascia fare,ciuchinobello,chesehaideicapricciperilcapo,penseròioalevarteli!…—

Eatitolodicorrezione,gliaffibbiòsubitounafrustatanellegambe.

Pinocchio,dalgrandolore,cominciòapiangereearagliare,eragliandodisse:

—J-a,j-a,lapaglianonlapossodigerire!…

—Alloramangia il fieno!—replicò ilpadrone,che intendevabenissimo ildialettoasinino.

—J-a,j-a,ilfienomifadolereilcorpo!…

—Pretenderesti,dunque,cheunsomaroparituo,lodovessimantenereapettidipolloe cappone in galantina? — soggiunse il padrone arrabbiandosi sempre più, eaffibbiandogliunasecondafrustata.

Aquellasecondafrustata,Pinocchioperprudenzasichetòsubito,enondissealtro.

Intantolastallafuchiusa,ePinocchiorimasesolo:eperchèeranomolteorechenonavevamangiato,cominciòasbadigliaredalgrandeappetito.E,sbadigliando,spalancavaunaboccacheparevaunforno.

Allafine,nontrovandoaltronellagreppia,sirassegnòamasticareunpo’difieno;e

dopoaverlomasticatobenbene,chiusegliocchielotirògiù.

—Questo fienononècattivo;—poidissedentrodi sè—maquantosarebbestatomegliocheavessicontinuatoastudiare!…Aquest’ora,invecedifienopotreimangiareuncantucciodipanfrescoeunabellafettadisalame.Pazienza!…—

Lamattinadopo,svegliandosi,cercòsubitonellagreppiaunaltropo’difieno:manonlotrovò,perchèl’avevamangiatotuttonellanotte.

Allorapreseunaboccatadipagliatritata:einquelmentrechelastavamasticando,sidovèpersuadereche il saporedellapaglia tritatanonsomigliavapuntonèal risottoallamilanesenèaimaccheroniallanapoletana.

—Pazienza!—ripetè,continuandoamasticare.—Chealmenolamiadisgraziapossaservire di lezione a tutti i ragazzi disobbedienti e che non hanno voglia di studiare.Pazienza!…pazienza!

—Pazienzauncorno!—urlò ilpadrone,entrando inquelmomentonellastalla.—Crediforse,miobelciuchino,ch’iotiabbiacompratounicamenteperdartidabereedamangiare? Io ti ho comprato perchè tu lavori e perchè tu mi faccia guadagnare moltiquattrini.Su,dunque,dabravo!VieniconmenelCirco,elàtiinsegneròasaltareicerchi,a rompere col capo le botti di foglio e a ballare il valzer e la polca, stando ritto sullegambedidietro.—

Il poveroPinocchio, o per amore o per forza, dovè imparare tutte queste bellissimecose;ma,perimpararle,glicivollerotremesidilezioni,emoltefrustatedalevareilpelo.

Venne finalmente il giorno, in cui il suo padrone potè annunziare uno spettacoloveramentestraordinario. I cartellonidivariocolore,attaccati allecantonatedelle strade,dicevanocosì:

Quella sera, comepotete figurarvelo, un’ora prima che cominciasse lo spettacolo, ilteatroerapienostipato.

Non si trovava più nè una poltrona, nè un posto distinto, nè un palco, nemmeno apagarloapesod’oro.

LegradinatedelCircoformicolavanodibambini,dibambineedi ragazzidi tutte leetà, che avevano la febbre addosso per la smania di veder ballare il famoso ciuchinoPinocchio.

Finita laprimapartedellospettacolo, ilDirettoredellacompagnia,vestito ingiubbanera, calzoni bianchi a coscia e stivaloni di pelle fin sopra ai ginocchi si presentòall’affollatissimo pubblico, e, fatto un grande inchino, recitò con molta solennità ilseguentespropositatodiscorso:

«Rispettabilepubblico,cavalieriedame!

«L’umilesottoscrittoessendodipassaggioperquestaillustremetropolitana,hovoluto

procrearmil’onorenonchèilpiaceredipresentareaquestointelligenteecospicuouditoriouncelebreciuchino,cheebbegiàl’onorediballarealcospettodisuamaestàl’imperatoreditutteleprincipalicortidiEuropa.

«Ecolringraziandoli,aiutatecidellavostraanimatricepresenzaecompatiteci!»

Questo discorso fu accolto da molte risate e da molti applausi: ma gli applausiraddoppiaronoediventaronounaspeciediuraganoallacomparsadelciuchinoPinocchioinmezzo al Circo. Egli era tutto agghindato a festa. Aveva una briglia nuova di pellelustra,confibbieeborchied’ottone;duecameliebiancheagliorecchi:lacrinieradivisaintanti riccioli legati con fiocchettini di seta rossa: una gran fascia d’oro e d’argentoattraversoallavita,elacodatuttaintrecciataconnastridivellutopaonazzoeceleste.Era,insomma,unciuchinodainnamorare!

Ildirettore,nelpresentarloalpubblico,aggiunsequesteparole:

«Miei rispettabiliauditori!Nonstaròquia farvimenzognadellegrandidifficoltàdame soppressate per comprendere e soggiogare questo mammifero, mentre pascolavaliberamentedimontagnainmontagnanellepianuredellazonatorrida.Osservate,viprego,quanta selvaggina trasudi da’ suoi occhi, conciossiachè essendo riusciti vanitosi tutti imezzi per addomesticarlo al vivere dei quadrupedi civili, ho dovuto più volte ricorrereall’affabiledialettodellafrusta.Maognimiagentilezzainvecedifarmidaluibenvolere,menehamaggiormentecattivato l’animo. Ioperò,seguendo il sistemadiGalles, trovainel suo cranio una piccola cartagine ossea che la stessa Facoltà Medicea di Parigiriconobbeesserquelloilbulborigeneratoredeicapelliedelladanzapirrica.Eperquestoiolovolliammaestrarenelballononchèneirelativisaltideicerchiedellebottifoderatedifoglio.Ammiratelo,epoigiudicatelo!Primaperòdiprenderecognatodavoi,permettete,osignori,cheiov’invitialdiurnospettacolodidomanisera:manell’apoteosicheiltempopiovosominacciasseacqua,alloralospettacolo,invecedidomanisera,saràposticipatoadomattina,alleore11antimeridianedelpomeriggio.»

EquiilDirettorefeceun’altraprofondissimariverenza:quindivolgendosiaPinocchioglidisse:

— Animo, Pinocchio! Avanti di dar principio ai vostri esercizi, salutate questorispettabilepubblico,cavalieri,dameeragazzi!—

Pinocchioubbidientepiegòsubitoidueginocchidavanti,erimaseinginocchiatofinoatantocheilDirettore,schioccandolafrusta,nongligridò:

—Alpasso!—

Allora ilciuchinosi rizzòsullequattrogambe,ecominciòagirare intornoalCirco,camminandosempredipasso.

DopounpocoilDirettoregridò:

—Altrotto!—EPinocchio,ubbidientealcomando,cambiòilpassointrotto.

—Algaloppo!—ePinocchiostaccòilgaloppo.

—Allacarriera!—ePinocchiosidetteacorrere,digrancarriera.Mainquellachecorreva come un barbero, il Direttore, alzando il braccio in aria, iscaricò un colpo dipistola.

Pinocchioubbidientepiegòsubitoidueginocchidavanti.

A quel colpo il ciuchino, fingendosi ferito, cadde disteso nel Circo, come se fossemoribondodavvero.

Rizzatosi da terra in mezzo a uno scoppio di applausi, d’urli e di battimani, cheandavanoallestelle,glivennefattonaturalmentedialzarelatestaediguardareinsu….eguardandovideinunpalcounabellasignora,cheavevaalcollounagrossacollanad’oro,dallaqualependevaunmedaglione.Nelmedaglionec’eradipintoilritrattod’unburattino.

—Quelritrattoèilmio!…quellasignoraèlaFata!—dissedentrodisèPinocchio,riconoscendolasubito:elasciandosivinceredallagrancontentezza,siprovòagridare:

—OhFatinamia!ohFatinamia!—

Mainvecediquesteparole,gliuscìdallagolaunragliocosìsonoroeprolungato,chefecerideretuttiglispettatori,esegnatamentetuttiiragazzicheeranointeatro.

Allora ilDirettore,per insegnarglieper fargli intenderechenonèbuonacreanzadimettersiaragliareinfacciaalpubblico,glidiècolmanicodellafrustaunabacchettatasulnaso.

Il povero ciuchino tirato fuori un palmo di lingua, durò a leccarsi il naso almenocinqueminuti,credendoforsecosìdirasciugarsiildolorecheavevasentito.

Maqualefulasuadisperazionequando,voltandosiinsuunasecondavolta,videcheilpalcoeravuotoechelaFataerasparita!…

Si sentì come morire: gli occhi gli si empirono di lacrime e cominciò a piangeredirottamente.Nessunoperòseneaccòrse,e,menodeglialtri, ilDirettore, ilquale,anzi,schioccandolafrusta,gridò:

—Dabravo,Pinocchio!Ora faretevedereaquesti signori conquantagrazia sapetesaltareicerchi.—

Pinocchio si provò due o tre volte: ma ogni volta che arrivava davanti al cerchio,invecediattraversarlo,cipassavapiùcomodamentedisotto.Allafinespiccòunsaltoel’attraversò:ma legambedidietrogli rimaserodisgraziatamente impigliatenelcerchio:motivopercuiricaddeinterradall’altrapartetuttoinunfascio.

Quandosirizzò,eraazzoppito,eamalapenapotèritornareallascuderia.

—FuoriPinocchio!Vogliamo il ciuchino!Fuori il ciuchino!—gridavano i ragazzidallaplatea,impietositiecommossialtristissimocaso.

Mailciuchinoperquellaseranonsifecepiùvedere.

Lamattina dopo il veterinario, ossia il medico delle bestie, quando l’ebbe visitato,dichiaròchesarebberimastozoppopertuttalavita.

AllorailDirettoredissealsuogarzonedistalla:

— Che vuoi tu che mi faccia d’un somaro zoppo? Sarebbe un mangiapane a ufo.Portalodunqueinpiazzaerivendilo.—

Ilciuchino,conquelmacignoalcollo,andòsubitoafondo.

Arrivati in piazza, trovarono subito il compratore, il quale domandò al garzone distalla:

—Quantovuoidicotestociuchinozoppo?

—Ventilire.

— Io ti do venti soldi. Non credere che io lo compri per servirmene: lo comprounicamenteperlasuapelle.Vedochehalapellemoltodura,econlasuapellevogliofareuntamburoperlabandamusicaledelmiopaese.—

Lascio pensare a voi, ragazzi, il bel piacere che fu per il poveroPinocchio, quandosentìcheeradestinatoadiventareuntamburo!

Fattostacheilcompratore,appenapagatiiventisoldi,condusseilciuchinosopraunoscoglioch’erasullarivadelmare;emessogliunsassoalcolloelegatoloperunazampacon una fune che teneva in mano, gli diè improvvisamente uno spintone e lo gettònell’acqua.

Pinocchio conquelmacigno al collo, andò subito a fondo; e il compratore, tenendosemprestrettainmanolafune,siposeasederesulloscoglio,aspettandocheilciuchinoavessetuttoiltempodimorireaffogato,perpoiscorticarloelevarglilapelle.

XXXIV.Pinocchiogettatoinmare,èmangiatodaipesci,eritornaadessereunburattinocomeprima:mamentrenuotapersalvarsi,èingoiatodalterribilePesce-cane.

Dopocinquantaminuticheilciuchinoerasott’acqua,ilcompratoredisse,discorrendodasèsolo:

—Aquest’orailmiopoverociuchinozoppodeveesserebell’eaffogato.Ritiriamolodunquesu,efacciamoconlasuapellequestobeltamburo.—

Ecominciòa tirare la fune,con laquale loaveva legatoperunagamba:e tira, tira,tira,allafinevideapparireafiord’acqua….Indovinate?Invecediunciuchinomorto,videapparireafiord’acquaunburattinovivochescodinzolavacomeun’anguilla.

Vedendoquelburattinodilegno,ilpover’uomocredèdisognareerimaselìintontito,aboccaapertaecongliocchifuoridellatesta.

Riavutosiunpocodelsuoprimostupore,dissepiangendoebalbettando:

—Eilciuchinochehogettatoinmaredov’è?…

Invecediunciuchinomorto,videapparireafiord’acquaunburattinovivo.

—Quelciuchinosonio!—risposeilburattino,ridendo.

—Tu?

—Io.

—Ah!mariuolo!Pretenderestiforsediburlartidime?

—Burlarmidivoi?Tutt’altro,caropadrone:ioviparlosulserio.

—Macomemaitu,chepocofaeriunciuchino,orastandonell’acqua,seidiventatounburattinodilegno?…

—Saràeffettodell’acquadelmare.Ilmarenefadiquestischerzi.

—Bada,burattino,bada!…Noncrederedidivertirtiallemiespalle.Guaiate,semiscappalapazienza!

—Ebbene,padrone:voletesaperetuttalaverastoria?Scioglietemiquestagambaeiovelaracconterò.—

Quelbuonpasticcionedelcompratore,curiosodiconoscerelaverastoria,glisciolsesubitoilnododellafune,chelotenevalegato:ealloraPinocchio,trovandosiliberocomeunuccellonell’aria,preseadirglicosì:

—Sappiatedunquecheioerounburattinodilegnocomesonooggi:mamitrovavoatoccoenontoccodidiventareunragazzo,comeinquestomondocen’ètanti:senonche,perlamiapocavogliadistudiareeperdarrettaaicattivicompagni,scappaidicasa….eunbelgiorno,svegliandomi,mitrovaicambiatoinunsomarocontantod’orecchi….econtanto di coda!… Che vergogna fu quella per me!… Una vergogna, caro padrone, cheSant’Antoniobenedettononlafacciaprovareneppureavoi!Portatoavenderesulmercatodegliasini,fuicompratodalDirettorediunacompagniaequestre,ilqualesimesseincapodi far di me un gran ballerino o un gran saltatore di cerchi; ma una sera durante lospettacolo,feciinteatrounabruttacascata,erimasizoppodatutt’eduelegambe.AllorailDirettorenonsapendochecosafarsid’unasinozoppo,mimandòarivendere,evoimiavetecomprato!

—Purtroppo!Etihopagatoventisoldi.Eora,chimirendeimieipoveriventisoldi?

—Eperchèmiavetecomprato?Voimiavetecompratoperfareconlamiapelleuntamburo!…untamburo!…

—Purtroppo!Eoradovetroveròun’altrapelle!…

—Nonvidatealladisperazione,padrone.Deiciuchinicen’ètanti,inquestomondo!

—Dimmi,monelloimpertinente:elatuastoriafiniscequi?

—No,—risposeilburattino—cisonoaltredueparole,epoièfinita.Dopoavermicomprato, mi avete condotto in questo luogo per uccidermi, ma poi, cedendo a unsentimentopietosod’umanità,avetepreferitodilegarmiunsassoalcolloedigettarmiinfondoalmare.Questosentimentodidelicatezzavionoramoltissimo,e ioveneserberòeternariconoscenza.Peraltro,caropadrone,questavoltaavetefattoivostricontisenzalaFata….

—EchièquestaFata?

—Èlamiamamma,laqualesomigliaatuttequellebuonemamme,chevoglionoungranbeneai lororagazzienonliperdonomaid’occhio,e liassistonoamorosamente inognidisgrazia, anchequandoquesti ragazzi, per le loro scapataggini eper i loro cattiviportamenti, meriterebbero di essere abbandonati e lasciati in balia a sè stessi. Dicevo,dunque,chelabuonaFata,appenamivideinpericolodiaffogare,mandòsubitointornoame un branco infinito di pesci, i quali credendomi davvero un ciuchino bell’e morto,cominciarono amangiarmi! E che bocconi che facevano! Non avrei mai creduto che ipescifosseropiùghiottianchedeiragazzi!Chimimangiògliorecchi,chimimangiòilmuso,chiilcolloelacriniera,chilapelledellezampe,chilapellicciadellaschiena….efraglialtri,vifuunpesciolinocosìgarbato,chesidegnòperfinodimangiarmilacoda.

—Daoggiinpoi—disseilcompratoreinorridito—facciogiurodinonassaggiarpiùcarnedipesce.Midispiacerebbetroppoaaprireunatrigliaounnasellofrittoeditrovargliincorpounacodadiciuco!

—Iolapensocomevoi—replicòilburattino,ridendo.—Delresto,dovetesaperechequandoipesciebberofinitodimangiarmituttaquellabucciaasinina,chemicoprivadallatestaaipiedi,arrivarono,com’ènaturale,all’osso….operdirmeglio,arrivaronoallegno,perchè,comevedete,iosonfattodilegnodurissimo.Madopodatoiprimimorsi,quei pesci ghiottoni si accòrsero subito che il legno non era ciccia per i loro denti, enauseati da questo cibo indigesto se ne andarono chi in qua chi in là, senza voltarsinemmenoadirmigrazie….Edeccoviraccontatocomequalmentevoi,tirandosulafune,avetetrovatounburattinovivo,inveced’unciuchinomorto.

—Iomiridodellatuastoria—gridòilcompratoreimbestialito.—Iosochehospesoventisoldipercomprarti,erivoglioimieiquattrini.Saichecosafarò?Tiporteròdaccapoal mercato, e ti rivenderò a peso di legno stagionato per accendere il fuoco nel

camminetto.

—Rivendetemipure: io sonocontento—dissePinocchio.Maneldir così, feceunsalto e schizzò in mezzo all’acqua. E nuotando allegramente e allontanandosi dallaspiaggia,gridavaalpoverocompratore:

—Addio,padrone;seavetebisognodiunapelleperfareuntamburo,ricordatevidime.—

Epoi ridevaeseguitavaanuotare:edopounpoco, rivoltandosi indietro,urlavapiùforte:

—Addio,padrone;…seavetebisognodiunpo’dilegnostagionatoperaccendereilcamminetto,ricordatevidime.—

Fattostacheinunbatterd’occhiosieratantoallontanato,chenonsivedevaquasipiù;ossiasivedevasolamentesullasuperficiedelmareunpuntolinonero,cheditantointantorizzava le gambe fuori dell’acqua e faceva capriole e salti, come un delfino in vena dibuonumore.

Intanto che Pinocchio nuotava alla ventura, vide inmezzo almare uno scoglio chepareva di marmo bianco, e su in cima allo scoglio, una bella caprettina, che belavaamorosamenteeglifacevasegnodiavvicinarsi.

Lacosapiùsingolareeraquesta:chelalanadellacaprettina,invecediesserbianca,onera,opallatadipiùcolori, comequelladellealtrecapre,era invece turchina,mad’unturchinocosìsfolgorante,cherammentavamoltissimoicapellidellabellaBambina.

Lascio pensare a voi se il cuore del poveroPinocchio cominciò a battere più forte!Raddoppiandodiforzeedienergiasidièanuotareversoloscogliobianco;ederagiàamezza strada, quand’ecco uscir fuori dell’acqua e venirgli incontro un’orribile testa dimostro marino, con la bocca spalancata come una voragine, e tre filari di zanne, cheavrebberofattopauraancheavederledipinte.

Esapetechieraquelmostromarino?

QuelmostromarinoeranèpiùnèmenoquelgigantescoPesce-canericordatopiùvoltein questa storia, e che per le sue stragi e per la sua insaziabile voracità, venivasoprannominato«l’Attiladeipesciedeipescatori.»

Immaginatevi lo spavento del povero Pinocchio, alla vista del mostro. Cercò discansarlo,di cambiare strada: cercòdi fuggire:maquella immensabocca spalancataglivenivasempreincontroconlavelocitàdiunasaetta.

—Affrettati,Pinocchio,percarità!—gridavabelandolabellacaprettina.

EPinocchionuotavadisperatamenteconlebraccia,colpetto,conlegambeecoipiedi.

—Corri,Pinocchio,perchèilmostrosiavvicina!…—

EPinocchio,raccogliendotuttelesueforze,raddoppiavadilenanellacorsa.

— Bada, Pinocchio!… il mostro ti raggiunge! Eccolo!… Eccolo!… Affrettati, percarità,oseiperduto!…—

EPinocchionuotavadisperatamenteconlebraccia,colpetto,conlegambeecoipiedi.

EPinocchioanuotarepiùlestochemai,evia,via,evia,comeanderebbeunapalladifucile.Egiàsiaccostavaalloscoglio,egiàlacaprettinaspenzolandosituttasulmare,gliporgevalesuezampinedavantiperaiutarloauscirfuoridell’acqua….Ma!…

Maoramaiera tardi! Ilmostro loaveva raggiunto. Ilmostro, tirando il fiatoa sè, sibevveilpoveroburattino,comeavrebbebevutounuovodigallina,eloinghiottìcontantaviolenzaecontantaavidità,chePinocchio,cascandogiùincorpoalPesce-cane,battèuncolpocosìscreanzatodarestarnesbalorditoperunquartod’ora.

Quandoritornòinsèdaquellosbigottimento,nonsapevaraccapezzarsi,nemmenolui,inchemondosifosse.Intornoasèc’eradaogniparteungranbuio:maunbuiocosìneroeprofondo,chegliparevadiessereentratocolcapo inuncalamaiopienod’inchiostro.Stetteinascoltoenonsentìnessunrumore;solamenteditantointantosentivabattersinelvisoalcunegrandibuffatedivento.Daprincipiononsapevaintenderedadovequelventouscisse: ma poi capì che usciva dai polmoni del mostro. Perchè bisogna sapere che il

Pesce-canesoffrivamoltissimod’asma,equandorespiravaparevapropriochesoffiasselatramontana.

Pinocchio,sulleprime,s’ingegnòdifarsiunpo’dicoraggio:maquand’ebbelaprovaela riprova di trovarsi chiuso in corpo almostromarino allora cominciò a piangere e astrillare;epiangendodiceva:

—Aiuto!aiuto!Ohpoverome!Nonc’ènessunochevengaasalvarmi!

— Chi vuoi che ti salvi, disgraziato?— disse in quel buio una vociaccia fessa dichitarrascordata.

—Chiècheparlacosì?—domandòPinocchio,sentendosigelaredallospavento.

—Sonoio!sonounpoveroTonno,inghiottitodalPesce-caneinsiemeconte.Etuchepescesei?

—Iononhochevedernullacoipesci.Iosonounburattino.

—Eallorasenonseiunpesce,perchètiseifattoinghiottiredalmostro?

—Nonsonio,chemisonfattoinghiottire:glièluichemihainghiottito!Edora,checosadobbiamofarequialbuio?…

—RassegnarsieaspettarecheilPesce-caneciabbiadigerititutt’edue!…

—Maiononvoglioesserdigerito!—urlòPinocchio,ricominciandoapiangere.

—Neppureiovorreiesserdigerito—soggiunseilTonno—maiosonoabbastanzafilosofo e mi consolo pensando che, quando si nasce Tonni, c’è più dignità a morirsott’acquachesott’olio!…

—Scioccherie!—gridòPinocchio.

—Lamia èun’opinione—replicò ilTonno—e leopinioni, comedicono iTonnipolitici,vannorispettate!

—Insomma….iovoglioandarmenediqui….iovogliofuggire….

—Fuggi,setiriesce!…

—ÈmoltogrossoquestoPesce-canechecihainghiottiti?—domandòilburattino.

—Figuraticheilsuocorpoèpiùlungodiunchilometro,senzacontarelacoda.—

Nel tempo che faceva questa conversazione al buio, parve a Pinocchio di vedere,lontanolontano,unaspeciedichiarore.

—Checosasaràmaiquellumicinolontanolontano?—dissePinocchio.

—Saràqualchenostrocompagnodisventura,cheaspetterà,comenoi,ilmomentodiesserdigerito!…

—Voglio andare a trovarlo. Non potrebbe darsi il caso che fosse qualche vecchiopescecapaced’insegnarmilastradaperfuggire?

—Iotel’augurodicuore,caroburattino.

—Addio,Tonno.

—Addio,burattino;ebuonafortuna.

—Dovecirivedremo?…

—Chilosa?…Èmegliononpensarcineppure!—

XXXV.PinocchioritrovaincorpoalPesce-cane….chiritrova?Leggetequestocapitoloe

losaprete.

Pinocchio, appena che ebbe detto addio al suo buon amico Tonno, si mossebrancolandoinmezzoaquelbuio,ecamminandoatastonidentroilcorpodelPesce-cane,siavviò,unpassodietrol’altro,versoquelpiccolochiarorechevedevabaluginarelontanolontano.

Enelcamminaresentìcheisuoipiedisguazzavanoinunapozzangherad’acquagrassaesdrucciolona,equell’acquasapevadiunodorecosìacutodipescefritto,chegliparevad’essereamezzaquaresima.

Epiùandavaavanti,epiù ilchiaroresi faceva rilucenteedistinto: finchè,camminacammina,allafinearrivò:equandofuarrivato….checosatrovò?Velodoaindovinareinmille:trovòunapiccolatavolaapparecchiata,consopraunacandelaaccesainfilatainunabottigliadicristalloverde,esedutoatavolaunvecchiettinotuttobianco,comesefossedineveodipannamontata;ilqualesenestavalìbiascicandoalcunipesciolinivivi,matantovivi,cheallevolte,mentrelimangiava,gliscappavanoperfinodibocca.

Epiùandavaavanti,epiùilchiaroresifacevarilucente.

Aquellavista ilpoveroPinocchioebbeun’allegrezzacosìgrandeecosì inaspettata,checimancòunètte chenoncadesse indelirio.Voleva ridere,volevapiangere,volevadireunmontedicose;einvecemugolavaconfusamenteebalbettavadelleparoletroncheesconclusionate.Finalmentegliriuscìdicacciarfuoriungridodigioia,espalancandolebracciaegettandosialcollodelvecchietto,cominciòaurlare:

—Oh!babbinomio! finalmenteviho ritrovato!Orapoinonvi lasciopiù,maipiù,maipiù!

Gettandosialcollodelvecchietto,cominciòaurlare.

—Dunque gli occhimi dicono il vero?— replicò il vecchietto, stropicciandosi gliocchi.—Dunquetuse’proprioilmi’caroPinocchio?

—Sì,sì!sonoio,proprioio!Evoimiavetedigiàperdonato,nonèvero?Ohbabbinomio,comesietebuono!…epensarecheio,invece….Oh!masesapestequantedisgraziemisonpiovutesulcapoequantecosemisonoandateatraverso!Figuratevicheilgiornochevoi,poverobabbino,colvendere lavostracasacca,micompraste l’Abbecedarioperandareascuola,ioscappaiavedereiburattini,eilburattinaiomivolevametteresulfuocoperchèglicocessiilmontonearrosto,chefuquellopoichemidèttecinquemoneted’oro,perchèleportassiavoi,maiotrovailaVolpeeilGatto,chemicondusseroall’OsteriadelGamberoRosso,dovemangiaronocomelupi,epartitosolodinotteincontraigliassassinichesimesseroacorrermidietro,eiovia,elorodietro,eiovia,elorosempredietro,eiovia, finchèm’impiccaronoaun ramodellaQuerciaGrande,dovecchè labellaBambinadaicapelliturchinimimandòaprendereconunacarrozzina,eimedici,quandom’ebbero

visitato,disserosubito:«Senonèmorto,èsegnocheèsemprevivo»ealloramiscappòdettaunabugia,eilnasocominciòacrescermienonmipassavapiùdallaportadicamera,motivopercuiandaiconlaVolpeecolGattoasotterrarelequattromoneted’oro,cheunal’avevospesaall’Osteria,eilpappagallosimessearidere,eviceversadiduemilamonetenon trovai più nulla, la quale il Giudice quando seppe che ero stato derubato,mi fecesubitomettereinprigione,perdareunasoddisfazioneailadri,didove,colvenirvia,vidiunbelgrappolod’uvainuncampo,cherimasipresoallatagliolaeilcontadinodisantaragionemimesseilcollaredacaneperchèfacessilaguardiaalpollaio,chericonobbelamia innocenza emi lasciò andare, e il serpente, colla coda che gli fumava, cominciò aridereeglisistrappòunavenasulpetto,ecosìritornaiallacasadellabellaBambina,cheeramorta, e il Colombo vedendo che piangevomi disse: «Ho visto il tu’ babbo che sifabbricava una barchettina per venirti a cercare», e io gli dissi: «Oh! se avessi le alianch’io»eluimidisse:«Vuoiveniredaltuobabbo?»eioglidissi:«Magari!machimiciporta?»eluimidisse:«Ticiportoio»eioglidissi:«Come?»eluimidisse:«Montamisulla groppa» e così abbiamo volato tutta la notte, poi la mattina tutti i pescatori cheguardavano verso il maremi dissero: «C’è un pover’omo in una barchetta che sta peraffogare»eiodalontanoviriconobbisubito,perchèmelodicevailcore,evifecisegnoditornareallaspiaggia….

—Tiriconobbianch’io,—disseGeppetto—esareivolentieritornatoallaspiaggia:ma come fare? il mare era grosso e un cavallonem’arrovesciò la barchetta. Allora unorribile Pesce-cane che era lì vicino, appena chem’ebbe visto nell’acqua, corse subitoversodime,etiratafuorilalingua,mipreseparipari,em’inghiottìcomeuntortellinodiBologna.

—Equant’èchesieterinchiusoquidentro?—domandòPinocchio.

—Daquelgiornoinpoi,sarannoormaidueanni:dueanni,Pinocchiomio….chemisonparsiduesecoli!

—Ecomeavetefattoacampare?Edoveavetetrovatalacandela?Eifiammiferiperaccenderla,chivelihadati?

— Ora ti racconterò tutto. Devi dunque sapere che quella medesima burrasca, cherovesciò la mia barchetta, fece anche affondare un bastimento mercantile. I marinai sisalvarono tutti, ma il bastimento colò a fondo, e il solito Pesce-cane, che quel giornoavevaunappetitoeccellente,dopoaveringhiottitome,inghiottìancheilbastimento….

—Come!Loinghiottìtuttoinunboccone?…—domandòPinocchiomaravigliato.

—Tutto inunboccone:e risputòsolamente l’alberomaestro,perchègliera rimastofra identi comeuna lisca.Permiagran fortuna,quelbastimentoeracaricononsolodicarne conservata in cassette di stagno, ma di biscotto, ossia di pane abbrostolito, dibottiglie di vino, d’uva secca, di cacio, di caffè, di zucchero, di candele steariche e discatoledifiammiferidicera.ContuttaquestagraziadiDiohopotutocamparedueanni:maoggisonoagliultimisgoccioli:ogginelladispensanonc’èpiùnulla,equestacandela,chevediaccesa,èl’ultimacandelachemisiarimasta….

—Edopo?

—Edopo,caromio,rimarremotutt’eduealbuio.

—Allora, babbinomio,— disse Pinocchio— non c’è tempo da perdere. Bisognapensarsubitoafuggire.

—Afuggire?…ecome?

—ScappandodallaboccadelPesce-caneegettandosianuotoinmare.

—Tuparlibene:maio,caroPinocchio,nonsonuotare!

—E che importa?…Voimimonterete a cavalluccio sulle spalle, e io, che sonounbuonnuotatore,viporteròsanoesalvofinoallaspiaggia.

— Illusioni, ragazzo mio! — replicò Geppetto, scotendo il capo e sorridendomalinconicamente.—Tipareeglipossibilecheunburattino,altoappenaunmetrocomeseitu,possaavertantaforzadaportarmianuotosullespalle?

—Provatevi e vedrete!Aognimodo, se sarà scritto in cielo che dobbiamomorire,avremoalmenolagranconsolazionedimorireabbracciatiinsieme.—

Esenzadiraltro,Pinocchiopreseinmanolacandela,eandandoavantiperfarlume,dissealsuobabbo:

—Venitedietroame,enonabbiatepaura.—

Ecosìcamminaronounbelpezzo,etraversaronotuttoilcorpoetuttolostomacodelPesce-cane.Magiuntialpuntodovecominciava laspaziosagoladelmostro,pensaronobenedifermarsiperdareun’occhiataecogliereilmomentoopportunoallafuga.

OrabisognasaperecheilPesce-cane,essendomoltovecchioesoffrendod’asmaedipalpitazione di cuore, era costretto a dormire a bocca aperta: per cui Pinocchioaffacciandosi al principio della gola, e guardando in su, potè vedere al di fuori diquell’enormeboccaspalancataunbelpezzodicielostellatoeunbellissimolumediluna.

—Questoèilveromomentodiscappare—bisbigliòallora,voltandosialsuobabbo.—IlPesce-canedormecomeunghiro: ilmareètranquilloecisivedecomedigiorno.Venitedunque,babbino,dietroame,efrapocosaremosalvi.—

Dettofattosalironosuperlagoladelmostromarino,earrivatiinquell’immensaboccacominciarono a camminare in punta di piedi sulla lingua; una lingua così larga e cosìlunga,cheparevailviottoloned’ungiardino.Egiàstavanolìlìperfareilgransaltoepergettarsianuotonelmare,quando,sulpiùbello,ilPesce-canestarnutì,enellostarnutire,dètte uno scossone così violento, che Pinocchio e Geppetto si trovarono rimbalzatiall’indietroescaraventatinuovamenteinfondoallostomacodelmostro.

Nelgrand’urtodellacadutalacandelasispense,epadreefigliuolorimaseroalbuio.

—Eora?…—domandòPinocchiofacendosiserio.

—Ora,ragazzomio,siamobell’eperduti.

—Perchèperduti?Datemilamano,babbino,ebadatedinonsdrucciolare!…

—Dovemiconduci?

—Dobbiamoritentarelafuga.Veniteconmeenonabbiatepaura.—

Ciòdetto,Pinocchiopreseilsuobabboperlamano:ecamminandosempreinpuntadipiedi, risalirono insieme su per la gola del mostro: poi traversarono tutta la lingua escavalcaronoitrefilarididenti.Primaperòdifareilgransalto,ilburattinodissealsuobabbo:

—Montatemiacavallucciosullespalleeabbracciatemiforteforte.Alrestocipensoio.—

Sigettònell’acquaecominciòanuotare.

Appena Geppetto si fu accomodato per bene sulle spalle del figliuolo, il bravoPinocchio, sicuro del fatto suo, si gettò nell’acqua e cominciò a nuotare. Il mare eratranquillo come un olio: la luna splendeva in tutto il suo chiarore, e il Pesce-caneseguitavaadormirediunsonnocosìprofondo,chenonl’avrebbesvegliatonemmenounacannonata.

XXXVI.FinalmentePinocchiocessad’essereunburattinoediventaunragazzo.

MentrePinocchionuotavaallasveltaperraggiungerelaspiaggia,siaccòrsecheilsuobabbo, il quale gli stava a cavalluccio sulle spalle e aveva le gambemezze nell’acqua,tremavafittofitto,comesealpover’uomoglibattesselafebbreterzana.

Tremavadifreddoodipaura?Chilosa?…Forseunpo’dell’unoeunpo’dell’altra.MaPinocchio,credendochequeltremitofossedipaura,glidisseperconfortarlo:

—Coraggio,babbo!Frapochiminutiarriveremoaterraesaremosalvi.

—Madov’èquestaspiaggiabenedetta?—domandòilvecchietto,diventandosemprepiùinquieto,eappuntandogliocchi,comefannoisartiquandoinfilanol’ago.—Eccomiqui,cheguardodatuttelepartienonvedoaltrochecieloemare.

—Ma iovedo anche la spiaggia—disse il burattino.—Per vostra regola io sonocomeigatti:civedomegliodinottechedigiorno.—

Il povero Pinocchio faceva finta di esser di buon umore: ma invece…. invececominciava a scoraggirsi: le forze gli scemavano, il suo respiro diventava grosso eaffannoso….insommanonnepotevapiù,elaspiaggiaerasemprelontana.

Nuotò finchè ebbe fiato: poi si voltò col capo verso Geppetto, e disse con paroleinterrotte:

—Babbomio,aiutatemi….perchèiomuoio….—

Epadre e figliuolo eranooramai sulpuntodi affogare,quandoudironounavocedichitarrascordatachedisse:

—Chièchemuore?

—Sonoioeilmiopoverobabbo!

—Questavocelariconosco!TuseiPinocchio!…

—Preciso;etu?

—IosonoilTonno,iltuocompagnodiprigioniaincorpoalPesce-cane.

—Ecomehaifattoascappare?

—Hoimitatoiltuoesempio.Tuseiquellochemihaiinsegnatolastrada,edopotesonofuggitoanch’io.

—Tonnomio,tucàpìtiproprioatempo!Tiprego,perl’amorecheportiaitonninituoifigliuoli;aiutaci,osiamoperduti.

—Volentieri e con tutto il cuore. Attaccatevi tutt’e due allamia coda, e lasciateviguidare.Inquattrominutivicondurròallariva.—

GiudicaronopiùcomododimettersiaddiritturaasederesullagroppadelTonno.

Geppetto e Pinocchio, come potete immaginarvelo, accettarono subito l’invito; mainvecediattaccarsiallacoda,giudicaronopiùcomododimettersiaddiritturaasederesullagroppadelTonno.

—Siamotroppopesi?—glidomandòPinocchio.

—Pesi?Neancheperombra:mipardiaveraddossodueguscidiconchiglia—risposeilTonno,ilqualeeradiunacorporaturacosìgrossaerobusta,daparereunvitellodidueanni.

Giunti alla riva, Pinocchio saltò a terra il primo per aiutare il suo babbo a farealtrettanto:poisivoltòalTonno,econvocecommossaglidisse:

—Amicomio, tu hai salvato ilmio babbo!Dunque non ho parole per ringraziartiabbastanza!Permettialmenochetidiaunbacio,insegnodiriconoscenzaeterna!…—

IlTonnocacciòilmusofuoridell’acqua,ePinocchio,piegatosicoiginocchiaterra,gliposò un affettuosissimo bacio sulla bocca. A questo tratto di spontanea e vivissimatenerezza, il povero Tonno, che non c’era avvezzo, si sentì talmente commosso, chevergognandosiafarsivederpiangerecomeunbambino,ricacciòilcaposott’acquaesparì.

Intantos’erafattogiorno.

Allora Pinocchio, offrendo il suo braccio a Geppetto, che aveva appena il fiato direggersiinpiedi,glidisse:

—Appoggiatevi pure almiobraccio, carobabbino, e andiamo.Cammineremopianpianinocomeleformicole,equandosaremostanchi,ciriposeremolungolavia.

Pinocchio,piegandosicoiginocchiaterra,gliposòunaffettuosissimobaciosullabocca.

—Edovedobbiamoandare?—domandòGeppetto.

—Incercadiunacasaod’unacapanna,dovecidianopercaritàunboccondipaneeunpo’dipagliacheciservadaletto.—

Nonavevanoancora fatticentopassi,chevideroseduti sulciglionedellastradaduebrutticeffi,iqualistavanolìinattodichiederl’elemosina.

Erano il Gatto e la Volpe: ma non si riconoscevano più da quelli d’una volta.Figurateviche ilGatto,a furiadi fingersicieco,avevafinitocoll’accecaredavvero:e la

Volpeinvecchiata,intignataetuttaperdutadaunaparte,nonavevapiùnemmenolacoda.Cosìè.Quellatristaladracchiola,cadutanellapiùsquallidamiseria,sitrovòcostrettaunbel giorno a vendere perfino la sua bellissima coda a un merciaio ambulante, che lacompròperfarseneunoscacciamosche.

—O Pinocchio!— gridò la volpe con voce di piagnisteo— fai un po’ di carità aquestiduepoveriinfermi!

—Infermi!—ripetèilGatto.

—Addio,mascherine!—risposeilburattino.—Miaveteingannatounavolta,eoranonmiripigliatepiù.

—Credilo,Pinocchio,cheoggisiamopoveriedisgraziatidavvero!

—Davvero!—ripetèilGatto.

—Sesietepoverivelomeritate.Ricordatevidelproverbiochedice:«Iquattrinirubatinonfannomaifrutto.»Addio,mascherine.

—Abbicompassionedinoi!…

—Dinoi!

—Addio,mascherine!Ricordatevidelproverbiochedice:«Lafarinadeldiavolovatuttaincrusca.»

—Nonciabbandonare!…

—are…!—ripetèilGatto.

—Addio,mascherine!Ricordatevi del proverbio che dice: «Chi ruba ilmantello alsuoprossimo,perilsolitomuoresenzacamicia.»—

Ecosìdicendo,PinocchioeGeppettoseguitarono tranquillamenteper la lorostrada;finchèfattialtricentopassi,videroinfondoaunaviottola,inmezzoaicampi,unabellacapannatuttadipaglia,ecoltettocopertod’embriciedimattoni.

—Quellacapannadev’essereabitatadaqualcuno—dissePinocchio.—Andiamolà,ebussiamo.—

Difattiandarono,ebussaronoallaporta.

—Chiè?—disseunavocinadidentro.

—Siamounpoverobabboeunpoverofigliuolo,senzapaneesenzatetto,—risposeilburattino.

—Giratelachiave,elaportasiaprirà,—disselasolitavocina.

Pinocchiogiròlachiave,elaportasiaprì.Appenaentratidentro,guardaronodiqua,guardaronodilà,enonvideronessuno.

—Addio,mascherine!Ricordatevidelproverbiochedice:“Chirubailmantelloalsuoprossimo,perilsolitomuoresenzacamicia.„

—Oilpadronedellacapannadov’è?—dissePinocchiomaravigliato.

—Eccomiquassù!—

Babboe figliuolo sivoltaronosubitoverso il soffitto, eviderosopraun travicello ilGrillo-parlante.

—Oh!miocaroGrillino—dissePinocchio,salutandologarbatamente.

—Oramichiamiil«TuocaroGrillino»nonèvero?Matirammentidiquando,percacciarmidicasatua,mitirastiunmanicodimartello?

—Hairagione,Grillino!Scacciaancheme….tiraancheameunmanicodimartello:

maabbipietàdelmiopoverobabbo…

—Ioavròpietàdelbabboeanchedel figliuolo!mahovolutorammentarti ilbruttogarbo ricevuto, per insegnarti che in questo mondo, quando si può, bisogna mostrarsicortesicontutti,sevogliamoesserricambiaticonparicortesianeigiornidelbisogno.

—Hairagione,Grillino,hairagionedavendere;eioterròamentelalezionechemihaidata.Mamidicicomehaifattoacomprartiquestabellacapanna?

—Questa capannami è stata regalata jeri da una graziosa capra, che aveva la lanad’unbellissimocoloreturchino.

—Elacapradov’èandata?—domandòPinocchio,convivissimacuriosità.

—Nonloso.

—Equandoritornerà?…

— Non ritornerà mai. Ieri è partita tutta afflitta, e, belando, pareva che dicesse:«PoveroPinocchio!…oramainonlorivedròpiù!…IlPesce-caneaquest’oral’avràbell’edivorato!…»

—Hadettopropriocosì?…Dunqueeralei!…eralei!…eralamiacaraFatina!…—cominciòaurlarePinocchio,singhiozzandoepiangendodirottamente.

Quand’ebbe pianto ben bene, si rasciugò gli occhi, e preparato un buon lettino dipaglia,vidistesesoprailvecchioGeppetto.PoidomandòalGrillo-parlante:

—Dimmi,Grillino,dovepotreitrovareunbicchieredilatteperilmiopoverobabbo?

—Trecampidistantediquic’èl’ortolanoGiangio,chetienelemucche.Va’dalui,etroveraiillattechecerchi.—

Pinocchioandòdicorsaacasadell’ortolanoGiangio:mal’ortolanoglidisse:

—Quantonevuoidellatte?

—Nevogliounbicchierepieno.

—Unbicchieredilattecostaunsoldo.Cominciaintantodaldarmiilsoldo.

—Nonhonemmenouncentesimo—risposePinocchio,tuttomortificatoedolente.

— Male, burattino mio, — replicò l’ortolano. — Se tu non hai nemmeno uncentesimo,iononhonemmenounditodilatte.

—Pazienza!—dissePinocchio,efecel’attodiandarsene.

—Aspetta un po’—disseGiangio.—Fra te eme ci possiamo accomodare.Vuoiadattartiagirareilbindolo?

—Checos’èilbindolo?

—Glièquell’ordignodilegnocheserveatirarsul’acquadallacisternaperannaffiaregliortaggi.

—Miproverò….

—Dunque,tiramisucentosecchied’acqua,eiotiregaleròincompensounbicchieredilatte.

—Stabene.—

Giangio condusse il burattino nell’orto e gl’insegnò lamaniera di girare ilbindolo.Pinocchiosiposesubitoallavoro;maprimadiavertiratosulecentosecchied’acqua,eratuttogrondantedisudoredallatestaaipiedi.Unafaticaaquelmodononl’avevaduratamai.

—Finoraquestafaticadigirareilbindolo—dissel’ortolano—l’hofattafarealmiociuchino;maoggiquelpoveroanimaleèinfindivita.

—Mimenateavederlo?—dissePinocchio.

—Volentieri.—

Echinatosifinoalui,glidomandòindialettoasinino:—Chisei?—

AppenachePinocchiofuentratonellastalla;videunbelciuchinodistesosullapaglia,rifinitodallafameedaltroppolavoro.Quandol’ebbeguardatofissofisso,dissedentrodisè,turbandosi:

—Eppurequelciuchinoloconosco!Nonmièfisonomianuova!—

Echinatosifinoalui,glidomandòindialettoasinino:

—Chisei?—

A questa domanda, il ciuchino aprì gli occhi moribondi, e rispose balbettando nelmedesimodialetto:

—SonoLu….ci….gno….lo.—

Edoporichiusegliocchiespirò.

—Oh!poveroLucignolo!—dissePinocchioamezzavoce:epresaunamanciatadipagliasirasciugòunalacrimacheglicolavagiùperilviso.

—Ticommuovitantoperunasinochenonticostanulla?—dissel’ortolano.—Checosadovreifariochelocompraiaquattrinicontanti?

—Vidirò….eraunmioamico….

—Tuoamico?

—Unmiocompagnodiscuola!…

—Come?!—urlòGiangiodandoinunagranrisata.—Come?!avevideisomaripercompagnidiscuola?…Figuriamociibeglistudichedeviaverfatto!…—

Il burattino, sentendosi mortificato da quelle parole, non rispose: ma prese il suobicchieredilattequasicaldo,esenetornòallacapanna.

E da quel giorno in poi, continuò più di cinquemesi a levarsi ognimattina, primadell’alba, per andare a girare il bindolo, e guadagnare così quel bicchiere di latte, chefacevatantobeneallasalutecagionosadelsuobabbo.Nèsicontentòdiquesto:perchèatempoavanzato,imparòafabbricareancheicanestrieipanieridigiunco:ecoiquattrinichene ricavava,provvedevaconmoltissimogiudizio a tutte le spesegiornaliere.Fra lealtrecosecostruìda sè stessounelegantecarrettinopercondurrea spasso il suobabbonellebellegiornate,eperfargliprendereunaboccatad’aria.

Nelle veglie poi della sera, si esercitava a leggere e a scrivere.Aveva compratonelvicino paese per pochi centesimi un grosso libro, al qualemancavano il frontespizio e

l’indice,econquellofacevalasualettura.Quantoalloscrivere,siservivadiunfuscellotemperato a uso penna; e non avendo nè calamaio nè inchiostro, lo intingeva in unaboccettinaripienadisugodimoreediciliege.

Fattostacheconlasuabuonavolontàd’ingegnarsi,dilavorareeditirarsiavanti,nonsoloerariuscitoamantenerequasiagiatamenteilsuogenitoresempremalaticcio,maperdi più aveva potuto mettere da parte anche quaranta soldi per comprarsi un vestitinonuovo.

Unamattinadisseasuopadre:

—Vadoquialmercatovicinoacomprarmiunagiacchettina,unberrettinoeunpaiodiscarpe. Quando tornerò a casa— soggiunse ridendo— sarò vestito così bene, chemiscambiereteperungransignore.—

Euscitodicasa,cominciòacorreretuttoallegroecontento.Quandoauntrattosentìchiamarsipernome,evoltandosi,videunabellaLumacachesbucavafuoridallasiepe.

—Nonmiriconosci?—disselaLumaca.

—Mipareenonmipare….

—Non ti ricordi di quellaLumaca, che stava per cameriera con la Fata dai capelliturchini?nontirammentidiquellavoltaquandoscesiafartilume,eturimanesticonunpiedeconfittonell’usciodicasa?

—Mirammentoditutto,—gridòPinocchio—rispondimisubito,Lumachinabella;dovehailasciatolamiabuonaFata?chefa?mihaperdonato?siricordasempredime?mivuolsemprebene?èmoltolontanadiqui?potreiandareatrovarla?—

A tutte queste domande, fatte precipitosamente e senza ripigliar fiato, la Lumacarisposeconlasuasolitaflemma:

—Pinocchiomio!LapoveraFatagiaceinunfondodilettoallospedale!….

—Allospedale?…

—Purtroppo.Colpitadamilledisgrazie,siègravementeammalata,enonhapiùdacomprarsiunboccondipane.

— Davvero?… Oh! che gran dolore che mi hai dato! Oh! povera Fatina! poveraFatina!poveraFatina!Seavessiunmilione,correreiaportarglielo….Maiononhochequaranta soldi…. eccoli qui! andavo giusto a comprarmi un vestito nuovo. Prendili,Lumaca,eva’aportarlisubitoallamiabuonaFata.

—Eiltuovestitonuovo?

—Chem’importadelvestitonuovo?Vendereianchequesticencichehoaddosso,perpoterlaaiutare!Va’,Lumaca,espicciati!efraduegiorniritornaqui,chesperodipotertidare qualche altro soldo.Finora ho lavorato permantenere ilmiobabbo: da oggi in là,lavoreròcinqueoredipiùpermantenereanchelamiabuonamamma.Addio,Lumaca,efraduegiornitiaspetto.—

LaLumaca,controilsuocostume,cominciòacorrerecomeunalucertolaneigrandisolleonid’agosto.

QuandoPinocchiotornòacasa,ilsuobabboglidomandò:

—Eilvestitonuovo?

—Nonmi è stato possibile di trovarne uno chemi tornasse bene. Pazienza!…Locompreròun’altravolta.—

Quella seraPinocchio, invecedivegliare finoalledieci,vegliò finoallamezzanottesonata!einvecedifarottocanestridigiunconefecesedici.

Poiandòalettoesiaddormentò.Eneldormire,gliparevadivedereinsognolaFata,tuttabellaesorridente,laquale,dopoaverglidatounbacio,glidissecosì:

—BravoPinocchio!Ingraziadeltuobuoncuore,iotiperdonotuttelemonelleriechehai fatto fino a oggi. I ragazzi che assistono amorosamente i propri genitori nelle loromiserieenelle loro infermità,meritanosempregran lodeegrandeaffetto,anchesenonpossono esser citati comemodelli d’ubbidienza e di buona condotta.Metti giudizio perl’avvenire,esaraifelice.—

Aquestopuntoilsognofinì,ePinocchiosisvegliòcontantod’occhispalancati.

Oraimmaginatevivoiqualefulasuameravigliaquando,svegliandosi,siaccòrsechenonerapiùunburattinodilegno:macheeradiventato,invece,unragazzocometuttiglialtri.Dètteun’occhiataall’intorno,einvecedellesoliteparetidipagliadellacapanna,videunabellacamerinaammobiliataeagghindataconunasemplicitàquasielegante.Saltandogiù dal letto, trovò preparato un bel vestiario nuovo, un berretto nuovo e un paio distivalettidipelle,cheglitornavanounaverapittura.

Appenasifuvestito,glivennefatto,naturalmentedimetterelemaninelletascheetiròfuoriunpiccoloportamoneted’avorio,sulqualeeranoscrittequesteparole:«LaFatadaicapelli turchinirestituiscealsuocaroPinocchioiquarantasoldi,e loringraziatantodelsuobuoncuore.»Aperto ilportafoglio, invecediquarantasoldidi rame,vi luccicavano

quarantazecchinid’orotuttinuovidizecca.

Dopoandòaguardarsiallospecchioegliparved’essereunaltro.Nonvidepiùriflessalasolitaimmaginedellamarionettadilegno,mavidel’immaginevispaeintelligentediunbelfanciullocoicapellicastagni,cogliocchicelestieconun’ariaallegraefestosacomeunapasquadirose.

Inmezzoatuttequestemeraviglie,chesisuccedevanoleuneallealtre,Pinocchiononsapevapiùnemmenoluiseeradestodavveroosesognavasempreaocchiaperti.

—Eilmiobabbodov’è?—gridòtutt’auntratto;edentratonellastanzaaccantotrovòilvecchioGeppettosano,arzilloedibuonumore,comeunavolta,ilquale,avendoripresosubitolasuaprofessioned’intagliatore,stavaappuntodisegnandounabellissimacornicericcadifogliami,difiorieditestinedidiversianimali.

Gliaccennòungrossoburattinoappoggiatoaunaseggiola.

— Levatemi una curiosità, babbino: ma come si spiega tutto questo cambiamentoimprovviso?—glidomandòPinocchiosaltandoglialcolloecoprendolodibaci.

— Questo improvviso cambiamento in casa nostra è tutto merito tuo — disseGeppetto.

—Perchèmeritomio?

—Perchèquandoiragazzi,dicattividiventanobuoni,hannolavirtùdifarprendereunaspettonuovoesorridenteanchenell’internodellelorofamiglie.

—EilvecchioPinocchiodilegnodovesisarànascosto?

—Eccololà!—risposeGeppetto;egliaccennòungrossoburattinoappoggiatoaunaseggiola, col capo girato sur una parte, con le braccia ciondoloni e con le gambeincrocicchiateeripiegateamezzo,daparereunmiracolosestavaritto.

Pinocchiosivoltòaguardarlo:edopochel’ebbeguardatounpoco,dissedentrodisècongrandissimacompiacenza:

—Com’erobuffo,quand’erounburattino!ecomeorasoncontentodiesserdiventatounragazzinoperbene!…—

FINE.

INDICE

I ComeandòchemaestroCiliegia,falegname,trovòunpezzodilegno,chepiangevaeridevacomeunbambino Pag.5

II MaestroCiliegiaregalailpezzodilegnoalsuoamicoGeppetto,ilqualeloprendeperfabbricarsiunburattinomaraviglioso,chesappiaballare,tiraredischermaefareisaltimortali 10

III Geppetto,tornatoacasa,cominciasubitoafabbricarsiilburattinoeglimetteilnomediPinocchio.Primemonelleriedelburattino 15

IV LastoriadiPinocchiocolGrillo-parlante,dovesivedecomeiragazzicattivihannoanoiadisentirsicorreggeredachinesapiùdiloro 23

V Pinocchiohafameecercaunuovoperfarsiunafrittata;masulpiùbello,lafrittataglivolaviadallafinestra 27

VI Pinocchiosiaddormentacoipiedisulcaldano,elamattinadoposisvegliacoipiedituttibruciati 31

VII Geppettotornaacasa,edàalburattinolacolazionecheilpover’uomoavevaportatapersè 34

VIII GeppettorifàipiediaPinocchio,evendelapropriacasaccapercomprarglil’Abbecedario 40

IX Pinocchiovendel’Abbecedarioperandareavedereilteatrodeiburattini 46

X IburattiniriconosconoillorofratelloPinocchioeglifannounagrandissimafesta;masulpiùbelloescefuoriilburattinaioMangiafoco,ePinocchiocorrepericolodifareunabruttafine 51

XI MangiafocostarnutisceeperdonaaPinocchio,ilqualepoidifendedallamorteilsuoamicoArlecchino 56

XII IlburattinaioMangiafocoregalacinquemoneted’oroaPinocchioperchèleportialsuobabboGeppetto:ePinocchio,invece,silasciaabbindolaredallaVolpeedalGattoesenevaconloro 64

XIII L’osteriadel«GamberoRosso» 72

XIV Pinocchio,pernonaverdatorettaaibuoniconsiglidelGrillo-parlante,s’imbattenegliassassini 78

XV GliassassiniinseguonoPinocchio;edopoaverloraggiuntoloimpiccanoaunramodellaQuerciagrande 84

XVI LabellaBambinadaicapelliturchinifaraccogliereilburattino:lomettealetto,echiamatremedicipersaperesesiavivoomorto 89

XVII Pinocchiomangialozucchero,manonvuolpurgarsi;peròquandovedeibecchinichevengonoaportarlovia,allorasipurga.Poidiceunabugia,epergastigoglicresceilnaso 96

XVIII PinocchioritrovalaVolpeeilGatto,evaconloroaseminarelequattromonetenelCampodeimiracoli 105

XIX Pinocchioèderubatodellesuemoneted’oro,epergastigosibuscaquattromesidiprigione 113

XX Liberatodallaprigione,siavviapertornareacasadellaFata;malungolastradatrovaunserpenteorribile,epoirimanepresoallatagliuola 122

XXI Pinocchioèpresodauncontadino,ilqualelocostringeafardacandiguardiaaunpollaio127

XXII Pinocchioscuopreiladri,einricompensadiesserestatofedelevienpostoinlibertà 132

XXIII PinocchiopiangelamortedellabellaBambinadaicapelliturchini:poitrovaunColombo,cheloportasullarivadelmare,elìsigettanell’acquaperandareinaiutodelsuobabboGeppetto 137

XXIV Pinocchioarrivaall’isoladelle«Apiindustriose»eritrovalaFata 147

XXV PinocchioprometteallaFatadiesserbuonoedistudiare,perchèèstufodifareilburattinoevuol

diventareunbravoragazzo 157

XXVI Pinocchiovaco’suoicompagnidiscuolainrivaalmare,pervedereilterribilePesce-cane 163

XXVII GrancombattimentofraPinocchioeisuoicompagni:unodeiqualiessendorimastoferito,Pinocchiovienearrestatodaicarabinieri 169

XXVIII Pinocchiocorrepericolodiesserfrittoinpadella,comeunpesce 180

XXIX RitornaacasadellaFata,laqualeglipromettecheilgiornodopononsaràpiùunburattino,madiventeràunragazzo.Grancolazionedicaffè-e-latteperfesteggiarequestograndeavvenimento 189

XXX Pinocchio,invecedidiventareunragazzo,partedinascostocolsuoamicoLucignoloperil«Paesedeibalocchi» 204

XXXI Dopocinquemesidicuccagna,Pinocchio,consuagranmeraviglia,sentespuntarsiunbelpaiod’orecchieasinine,ediventaunciuchino,conlacodaetutto 212

XXXII APinocchioglivengonogliorecchidiciuco,epoidiventaunciuchinoveroecominciaaragliare 226

XXXIII Diventatounciuchinovero,èportatoavendere,elocomprailDirettorediunacompagniadipagliacci,perinsegnargliaballareesaltareicerchi:maunaseraazzoppisceealloraloricompraunaltro,perfarconlasuapelleuntamburo 238

XXXIV Pinocchio,gettatoinmare,èmangiatodaipesci,eritornaadessereunburattinocomeprima:mamentrenuotapersalvarsi,èingoiatodalterribilePesce-cane 252

XXXV PinocchioritrovaincorpoalPesce-cane….chiritrova?Leggetequestocapitoloelosaprete 264

XXXVI FinalmentePinocchiocessad’essereunburattinoediventaunragazzo 276

NotadelTrascrittoreOrtografiaepunteggiaturaoriginalisonostatemantenute,correggendosenzaannotazioneminimierroritipografici.