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Rischio incendio nelle strutture sanitarie
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E’ la manifestazione visibile di una forte reazione chimica esotermica (COMBUSTIONE) che avviene
tra due sostanze chimiche diverse (COMBUSTIBILE E COMBURENTE) con
trasformazione dei reagenti in altre sostanze (PRODOTTI DI COMBUSTIONE) ed emissione di
energia sensibile (CALORE E LUCE)
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E’ la sostanza in grado di bruciare, ossia di provocare una forte reazione esotermica a contatto con altre sostanze. Si può presentare nei seguenti stati di aggregazione:• SOLIDO, es. carbone, legno, carta• LIQUIDO, es. alcool, benzina, gasolio• GASSOSO, es. metano, idrogeno, propano
N.B.: il combustibile deve tuttavia sempre trovarsi allo stato gassoso perché la reazione esotermica abbia luogo. Fanno eccezione il carbone e pochi altri elementi metallici come il magnesio
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È la sostanza che permette al combustibile di bruciare.Normalmente è l’ossigeno atmosferico sotto forma di GAS.
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È la minima temperatura alla quale il combustibile emette vapori in quantità tale da formare con il comburente una miscela incendiabile. N.B.: Per i combustibili che reagiscono direttamente allo stato solido la temperatura di infiammabilità corrisponde al livello in cui la superficie del combustibile è in grado di interagire con l’ossigeno dell’aria.
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È una qualsiasi sorgente di calore (es. fiamma, scintilla, corpo caldo) che a contatto con la miscela infiammabile scatena la reazione di combustione.Deve presentare i seguenti requisiti:
1. temperatura ≥ temperatura miscela2. apporto di energia calorica3. durata sufficiente del tempo di contatto
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È la minima temperatura alla quale la miscela combustibile-comburente inizia a bruciare spontaneamente e continua nella combustione senza apporto di calore esterno
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È il più elevato valore di temperatura che la fiamma generata dalla combustione di una sostanza può raggiungere. Dipende dalle modalità e dall’ambiente in cui si sviluppa la combustioneLa temperatura massima che si raggiunge in incendi La temperatura massima che si raggiunge in incendi normali si aggira attorno ai 1000°C e raramente normali si aggira attorno ai 1000°C e raramente
raggiunge i 1200°Craggiunge i 1200°C
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Si evolve secondo una sequenza elementare distinguibile in tre fasi:
L’INCENDIO TIPO
Tempo in minuti
Tem
pera
tura
in °
C
1. Fase di “ignizione”2. Fase di “flash-over”3. Fase di “spegnimento”Eventuali guasti visivi
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La temperatura varia poco dalle iniziali condizioni ambientali, perché la quantità di calore generato è modesta e in gran parte viene utilizzata dal sistema per
riscaldare il combustibile
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Caratterizzata da una rapida crescita della temperatura dovuta alla maggior
quantità di combustibile coinvolto.
Questa fase si verifica dopo un certo tempo dall’inizio dell’incendio:
1. In condizioni normali di alimentazione d’aria: dopo 15 minuti
2. In condizioni di scarsa alimentazione d’aria: dopo 30 minuti
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In cui la temperatura comincia a In cui la temperatura comincia a decrescere a causa della diminuita decrescere a causa della diminuita
disponibilità di combustibile, fino alla disponibilità di combustibile, fino alla completa estinzione dell’incendiocompleta estinzione dell’incendio
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I PRODOTTI DELLA COMBUSTIONE
1. FUOCO2. ANIDRIDE CARBONICA (CO2) per combustione completa in presenza di
ossigeno3. MONOSSIDO DI CARBONIO (CO) per combustione incompleta in carenza di
ossigeno4. VAPORE ACQUEO (H2O)5. ANIDRIDE SOLFOROSA (SO2) E SOLFORICA (SO3) per combustibili
contenenti zolfo (S)6. CENERI, sostanze inorganiche di varia natura con diametro > 1 micron
mischiate a materiali incombusti che si disperdono nell’aria dai gas di combustione. Possono contenere ossidi di metalli pesanti (es. piombo,
mercurio, cromo, selenio, cadmio).
7. FUMI, formati da particelle solide o liquide con diametro < 1 micron costituiti
da carbone (fuliggine), idrocarburi parzialmente incombusti e goccioline di catrame.
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classificazione dei fuochi e loro caratteristiche
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FUOCHI DI MATERIE SOLIDE,
generalmente di natura organica, la cui combustione
avviene normalmente con
produzione di braci che ardono allo stato solido
(carbone) e bassa emissione di
fiamma
Sostanze che possono anche depositarsi sul
combustibile che può sostenere
l’estinguente senza inglobarlo al suo
interno. L’ossigeno si separa
facilmente dall’aria ed il combustibile
non si sparge
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FUOCHI DI LIQUIDI O DI SOLIDIche possono
liquefarsi (es. cera, paffina).
Il combustibile presenta
volume proprio ma non forma propria (es.
benzina)
Azione di raffreddamento e di soffocamento
che consiste nella separazione tra combustibile e
comburente. Non si deve usare acqua perché a densità inferiore rispetto al liquido che la
inghiotte.
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FUOCHI DI GAS
che non hanno né forma né volume
proprio. I gas
combustibili sono molto pericolosi
perché miscelati con aria possono
provocare esplosioni
Azione di raffreddamento, di
separazione ed inertizzazione della
miscela gas-aria(il gas combustibile brucia solo a certe
miscelazioni)
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FUOCHI DI METALLI
(es. magnesio, alluminio, manga-
nese, sodio, potas-sio) e reazioni di
perossidi, clorati e per-clorati che
interagiscono anche violentemen-te con i
comuni mezzi di spegni-mento, in partico-lare con
l’acqua
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FUOCHI DI NATURA
ELETTRICAcomprendente
apparecchiature elettriche e loro
sistemi di servizio che potrebbero
essere sotto tensione al momento della combustione
Azione di soffocamento per eliminazione del
contatto dell’ossigeno con il comburente.
Azione di raffreddamento per sottrazione di calore per passaggio di stato
liquido-gas
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AZIONI ESTINGUENTI
Consiste nell’eliminare uno dei tre fattori indispensabili all’esistenza dell’incendio
(COMBUSTIBILE, COMBURENTE, TEMPERATURA)
si può attuare nei seguenti modi:
1. AZIONE DI SEPARAZIONE2. AZIONE DI SOFFOCAMENTO3. AZIONE DI RAFFREDDAMENTO4. AZIONE DI INIBIZIONE CHIMICA
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consiste nell’allontanamento del combustibile non ancora impegnato nella reazione di combustione da quello già
combusto. Si possono impiegare ripari o barriere non infiammabili, forti getti d’acqua, oppure si può rimuovere il
combustibile non ancora incendiato con mezzi meccanici
(taglio della fiamma con getti d’acqua)
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consiste nella sottrazione del comburente alla combustione esercitando interventi di
separazione con il combustibile. Si possono usare mezzi incombustibili (coperte antifiamma) oppure gas inerti che sostituiscano l’atmosfera presente
ricca di ossigeno (es. CO2, N2)
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consiste nella riduzione della temperatura del focolaio al di sotto del
valore di accensione applicando alla zona dell’incendio sostanze che
riscaldandosi ed anche trasformandosi assorbono grandi quantità di energia
che viene di fatto sottratta alla reazione combustiva.
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consiste nell’inibizione del processo di combustione per azione di speciali
composti chimici alogenati (Halon) che inibiscono la capacità di combinazione
tra gli elementi del combustibile (idrogeno, carbonio) e l’ossigeno.
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SOSTANZE ESTINGUENTI
2. SCHIUMA
3. ANIDRIDE CARBONICA (CO2)
4. POLVERE
1. ACQUA1. ACQUA
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♦ SI PER FUOCHI DI CLASSE A
♦ SI PER FUOCHI DI CLASSE Ba patto che il peso specifico del liquido incendiato sia superiore a quello dell’acqua
• NO PER FUOCHI DI CLASSE C - D - E
2007 mannelli - vvf pz 28/173♦ SI PER FUOCHI DI CLASSE A – B
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♦ SI PER FUOCHI DI CLASSE A – B- C- E
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♦ SI PER FUOCHI A – B- C
• PUO’ ANCHE ESSERE USATO SU FUOCHI DI CLASSE E sino a 1000 volt
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PROTEZIONI PASSIVEPer ridurre gli effetti di un possibile incendio si adottano le protezioni passive.Le protezioni passive sono quelle che non richiedono l’intervento di personale o di impianti manuali o automatici.
PROTEZIONI ATTIVEPer combattere un incendio si adottano le protezioni attive.Le protezioni attive sono quelle che richiedono l'intervento del personale o degli impianti e comprendono le attrezzature e gli impianti per la lotta antincendio, il cui azionamento può avvenire manualmente o automaticamente.
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RESISTENZA AL FUOCO
• Viene definita come la capacità di una struttura (porta, solaio, parete, ecc.) a resistere alla sollecitazione termica, secondo lo sviluppo della curva standard, per un periodo di tempo definito.
• Nella prassi sono classificati periodi di 15, 30, 45, 60, 90, 120, e 180.
Questa si esprime secondo tre parametri:“R”, “E”, ed “I”.
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Rappresenta la stabilità ossia l'attitudine a mantenere le proprie capacità meccaniche sotto l'azione termica di uno sviluppo di
incendio conforme atta curva standard e per il tempo in minuti dichiarato.
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Alcuni valori
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Indica la capacità dell'elemento strutturale di impedire, ed al tempo stesso non produrre, il
passaggio di fiamme, va-pori, e gas caldi oltre il lato non esposto all'incendio per un tempo non
superiore alla indicazione in minuti.
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Definisce poi la prerogativa di impedire, nel tempo non superiore alla indicazione in minuti primi, il passaggio di calore anche sotto forma
di irraggiamento; questo parametro rappresenta l'innalzamento della temperatura
della faccia non esposta.
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RESISTENZA AL FUOCO
Una struttura REI 120 è in grado di mantenere le capacità di stabilità-tenuta-isolamento termico
per 120 minuti
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Prevede la designazione e la Prevede la designazione e la formazione degli addettiformazione degli addetti
nei seguenti articoli:nei seguenti articoli:Art.4, comma5, lettera a), q)
Art.12, comma 1, lettera b)
Art.21, comma 1 lettera e)
Art.22, comma 5
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Art.4, comma5, lettera a)Art.4, comma5, lettera a)
Il datore di lavoro adotta le misure necessarie per la sicurezza e la salute dei lavoratori, e in particolare:designa preventivamente i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi e lotta antincendio, di evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di pronto soccorso, e comunque di gestione dell'emergenza.
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Art.4, comma 5, lettera q)Art.4, comma 5, lettera q)Il datore di lavoro adotta le misure necessarie per la sicurezza e la salute dei lavoratori, e in
particolare:adotta le misure necessarie a fini della
prevenzione incendi e dell'evacuazione dei lavoratori, nonchè per il caso di pericolo grave
ed immediato.Tali misure devono essere adeguate alla natura dell'attività, alle
dimensioni dell'azienda, ovvero dell'unità produttiva, e al numero delle persone presenti.
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Art.12, comma 1, lettera b)Art.12, comma 1, lettera b)
Ai fini degli adempimenti di cui all' Art.4, comma 5 lettera q) , il datore di lavoro:Designa preventivamente i lavoratori incaricati di attuare le misure di cui
all'Art.4, comma 5, lettera a.
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Art.21, comma 1 lettera e)Art.21, comma 1 lettera e)
Il datore di lavoro provvede affinchè ciascun lavoratore riceva un'adeguata informazione su :le procedure che riguardano il pronto soccorso, la lotta antincendio e l'evacuazione dei lavoratori.
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Art.22, comma 5Art.22, comma 5
I lavoratori incaricati dell'attività di prevenzione incendi e lotta antincendio, di
evacuazione dei lavoratori in caso di pericolo grave ed immediato, di salvataggio, di pronto
soccorso e, comunque di gestione dell'emergenza devono essere adeguatamente
formati.
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Prevede Prevede “i criteri generali di “i criteri generali di
sicurezza antincendio e per sicurezza antincendio e per la gestione dell'emergenza la gestione dell'emergenza
nei luoghi di lavoro”nei luoghi di lavoro”E’ composto da 9 articoli e da E’ composto da 9 articoli e da
10 allegati10 allegati
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ArtArt.6.6
1. All'esito della valutazione dei rischi di incendio sulla base del piano di emergenza, qualora previsto, il datore di lavoro designa 1 o più lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze,
2. I lavoratori designati devono frequentare il corso di formazione
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ArtArt.7.7
I datori di lavoro assicurano la formazione dei lavoratori addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione dell'emergenza secondo
quanto previsto all'allegato IX.
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Allegato VII, punto 7.4Allegato VII, punto 7.4
..... i lavoratori devono partecipare ad esercitazioni antincendio, effettuate almeno una volta l'anno, per mettere in pratica le procedure di esodo e di primo intervento.
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Allegato I - Linee guida per la valutazione dei rischi di incendio nei luoghidi lavoro
Allegato II - Misure intese a ridurre la probabilità di insorgenza degli incendi
Allegato III - Misure relative alle vie di uscita in caso di incendioAllegato IV - Misure per la rilevazione e l'allarme in caso di incendioAllegato V - Attrezzature ed impianti di estinzione degli incendiAllegato VI - Controlli e manutenzione sulle misure di protezione
antincendioAllegato VII - Informazione e formazione antincendioAllegato VIII - Pianificazione delle procedure da attuare in caso di incendioAllegato IX - Contenuti minimi dei corsi di formazion� per addetti alla
prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, in relazione al livello di rischio dell'attività
Allegato X - Luoghi di lavoro ove si svolgono attività previste dall'art.6, comma 3
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DECRETO MINISTERIALE 10/3/1998CRITERI GENERALI DI SICUREZZA ANTINCENDIO E PER LAGESTIONE DELL’EMERGENZA NEI LUOGHI DI LAVORO
PERICOLO DI INCENDIO: proprietà o qualità intrinseca di determinati materiali o attrezzature, oppure di metodologie e pratiche di lavoro o di utilizzo di un ambiente di lavoro, che presentano il potenziale di causare un incendioRISCHIO DI INCENDIO: probabilità che sia raggiunto il livello potenziale di accadimento di un incendio e che si verifichino conseguenze dell’incendio sulle persone presentiVALUTAZIONE DEI RISCHI DI INCENDIO: procedimento di valutazione dei rischi di incendio in un luogo di lavoro, derivante dalle circostanze del verificarsi di un pericolo di incendio.
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la prevenzione dei rischil’informazione dei lavoratori e delle altre persone presentila formazione dei lavoratorile misure tecnico organizzative destinate a porre in atto i provvedimenti necessari
Si tiene conto di:• tipo di attività• materiali immagazzinati e manipolati• attrezzature e arredi presenti nel luogo di lavoro• caratteristiche costruttive e materiali dei luoghi di lavoro• dimensioni e articolazione del luogo di lavoro• numero di persone presenti
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• pericoli identificati• lavoratori ed altre persone a rischio particolare
identificati• conclusioni derivanti dalla valutazione
a seguito di variazioni del rischio
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MISURE TECNICHE• impianti elettrici a regola d’arte• messa a terra di impianti, strutture metalliche e masse• protezione contro le scariche atmosferiche• ventilazione dei localiMISURE ORGANIZZATIVO-GESTIONALI• rispetto dell’ordine e della pulizia• controllo delle misure di sicurezza (procedure)• informazione e formazione dei lavoratori
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La valutazione del rischio incendio
Identificazione dei pericoli di incendio
Materiali combustibiliFonti di innesco•fiamme o scintille dovute ai processi•saldatura•sorgenti di calore per scarsa coibentazione o attriti•fiamme libere•attrezzature e impianti elettrici inadeguati
Individuazione dei lavoratori e delle persone esposte al rischio
Valido in generale per tutte le persone ma occorre considerare in particolare:•La presenza di aree di riposo•Affollamento di pubblico occasionale•Persone con handicap
Eliminazione o riduzione del rischio incendio
Valutazione del rischio residuo di incendio
Verifica dell’adeguatezza delle misure esistenti
Per ogni pericolo individuato bisogna valutare se può essere:•Eliminato•Ridotto•Sostituito con alternative più sicure•Separato o protetto da altre attività
Classificazione del livello di rischio di incendio dei luoghi dilavoro o di parte di essi:A)RISCHIO DI INCENDIO BASSO: sostanze a bassa infiammabilità, bassa probabilità di sviluppo e di propagazioneB) RISCHIO DI INCENDIO MEDIO: sostanze infiammabili, probalità di incendio ma limitatat probabilità di propagazioneC) RISCHIO DI INCENDIO ELEVATO: sostanze altamente ininfiammabili, alta probabilità di incendio e propagazione
Le attività soggette a C.P.I. sono considerate adeguate.Per le altre attività si devono applicare le misure per ridurre o eliminare i rischi. Se non è possibile si applicano una o più misure compensative riguardanti le vie di esodo, i mezzi ed impinati di spegnimento, la rivelazione e gli allarmi antincendio, l’informazione e la formazione
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Sulla base della valutazione dei rischi è possibile classificare il livello di rischio di incendio dell'intero luogo di lavoro o di ogni parte di esso: tale livello può essere basso, medio o elevato.
Classificazione del livello di rischio di incendio
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A: LUOGHI DI LAVORO A RISCHIO DI INCENDIO BASSOSi intendono a rischio di incendio basso i luoghi di lavoro in cui sono presenti sostanze a basso tasso di infiammabilità e le condizioni locali e di esercizio offrono scarse possibilità di sviluppo di principi di incendio ed in cui, in caso di incendio, la probabilità di propagazione dello stesso è da ritenersi limitata.
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B: LUOGHI DI LAVORO A RISCHIO DI INCENDIO MEDIO
Si intendono a rischio di incendio medio i luoghi di lavoro o parte di essi, in cui sono presenti sostanze infiammabili e/o condizioni locali e/o di esercizio che possono favorire lo sviluppo di incendi, ma nei quali, in caso di incendio, la probabilità di propagazione dello stesso e' da ritenersi limitata. Esempio: cantieri temporanei e mobili ove si detengono
ed impiegano sostanze infiammabili e si fa uso di fiamme libere, esclusi quelli interamente
all'aperto.
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C: LUOGHI DI LAVORO A RISCHIO DI INCENDIO ALTOSi intendono a rischio di incendio elevato i luoghi di lavoro in cui, per presenza di sostanze altamente infiammabili e/o per le condizioni locali e/o di esercizio sussistono notevoli probabilità di sviluppo di incendi e nella fase iniziale sussistono forti probabilità di propagazione delle fiamme, ovvero non è possibile la classificazione come luogo a rischio di incendio basso o medio.A titolo esemplificativo sono da considerare ad elevato rischio di incendio:
) ospedali, case di cura e case di ricovero per anziani;
ALLEGATO IX DM 10/3/98
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Allegato IX - Contenuti minimi dei corsi di formazione per addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, in relazione al livello di rischio dell’attività formazione per addetti alla prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze, in relazione al livello di rischio dell’attività
I contenuti dei corsi obbligatori sono modulati in base al rischio:RISCHIO ELEVATO: corso C 16 oreRISCHIO MEDIO: corso B 8 oreRISCHIO BASSO: corso A 4 ore
TUTTI PREVEDONO ESERCITAZIONI PRATICHE
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strutture tagliafuoco di separazione tra i locali
strutture portanti resistenti al fuoco
aperture per l’evacua-zione di fumo e calore in caso di incendio
porte e portoni tagliafuoco
murature e solette resistenti al fuoco per un tempo adeguato (>30’)
senza cedimenti per un tempo adeguato (>30’)
aperture permanenti, serramenti con apertura automaticaserramenti di chiusu-ra di aperture di pas-saggio attraverso strutture tagliafuoco
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ESTINTORIESTINTORI
IDRANTI AD IDRANTI AD ACQUAACQUA
IMPIANTI IMPIANTI SPRINKLERSPRINKLER
IMPIANTI DI IMPIANTI DI RIVELAZIONE E RIVELAZIONE E
DI ALLARMEDI ALLARME
ALTRE ALTRE DOTAZIONI DOTAZIONI
ANTINCENDIOANTINCENDIO
portatili, composti da recipienti conte-nenti una sostanza estinguente da ero-garsi sull’incendio e direzionata dall’ope-ratore, agendo sulla valvola a maniglia posta superiormente all’apparecchio
idranti a parete (entro cassetta) o a co-lonna soprassuolo, di tipo sottosuolo (entro pozzetto interrato); l'uso di impianti ad acqua non è consentito prima di avere tolto l'elettricità
Impianti automatici ad acqua composti da una rete di tubazioni e di erogatori che entrano in funzione automaticamen-te in caso di incendio
rivelatori di incendio, pulsanti ad azionamento manuale, conduttori di segnale, centralina, segnali sonori, segnali ottici
Guanti anticalore, coperte ignifughe, indumenti ignifughi, asce, maschere antigas, autorespitarori, caschi, corde
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percorso breve tra qualsiasi punto dei locali e l’esterno, tale da non superare i 40 m o da non richiedere oltre 1 minuto per raggiungere l’esterno
le porte poste lungo le vie di esodo devono aprirsi verso l’esterno ed essere dotate di maniglione con apertura a spinta (maniglione antipanico)
il percorso deve essere possibilmente orizzontale, senza ostacoli ed il più possibile rettilineo
i percorsi di esodo devono essere sempre di larghezza adeguata (circa 1,20 m) ed altezza non inferiore a 2,00 m
Le vie di emergenza devono consentire un esodo sicuro in caso di incendio nei locali o nelle aree circostanti.
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EstintoriLa scelta degli estintori portatili e carrellati deve essere determinata in funzione della classe di incendio e del livello di rischio del luogo di lavoro. Il numero e la capacità estinguente degli estintori portatili devono rispondere ai criteri di seguito indicati:- il numero dei piani (non meno di un estintore a piano); - la superficie in pianta; - lo specifico pericolo di incendio (classe di incendio);- la distanza che una persona deve percorrere per utilizzare un estintore (non superiore a 30m).
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Gli estintori commercializzati devonoessere conformi al prototipoapprovato dal Ministero dell'Interno, ai sensi del DM 20.12.82 - G.U. n. 19 del 20.01.1983
Gli estintori vanno controllati almeno ogni sei mesi da personale esperto e revisionati in officina specializzata a scadenze piu lunghe rispetto a quella di controllo;per quanto riguarda gli estintori a CO2 la bombola deve essere sottoposta ad un vero e proprio collaudo, la prima volta dopo 5 anni.
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le attività comprese nell'allegato al dm 16/2/1982 sono sottoposte ad una procedura autorizzativa ben definita che si conclude con il rilascio del certificato di prevenzione incendi (CPI); il CPI viene rilasciato in seguito ad esito positivo del sopralluogo dei VV.F.
tale certificato, al cui rilascio è preposto il comando provinciale dei vigili del fuoco, attesta che l'attività, sottoposta a controllo, è conforme alle disposizioni di sicurezza antincendio vigenti in materia
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6Ospedali, case di cura e simili con oltre 25 posti letto (comprese case di riposo)
86
6Impianti per la produzione del calore alimentati a combustibile solido, liquido o gassoso con potenzialità superiore a 100.000 Kcal/h
91
U.T.Aziende ed uffici nei quali siano occupati oltre 500 addetti89
6Alberghi, pensioni, motels, dormitori e simili con oltre 25 posti-letto
84
6Locali di spettacolo e di trattenimento in genere con capienza superiore a 100 posti
83
6Gruppi per la produzione di energia elettrica sussidiaria con motori endotermici di potenza complessiva superiore a 25 kW
64
6Depositi di carta, cartoni e prodotti cartotecnici nonché depositi per la cernita della carta usata, di stracci di cascami e di fibre tessili per l'industria della carta con quantitativi superiori a 50 q.li
43
Durata del
CPI in anni
Descrizione attività DM 16 febbraio 1982 (G.U. 98 9 aprile 82)N°Attività
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Deve essere predisposto un registro dei controlli periodici ove sono annotati tutti gli interventi ed i controlli relativi all'efficienza degli impianti elettrici, dell'illuminazione di sicurezza, dei presidi antincendio, dei dispositivi di sicurezza e di controllo, delle aree a rischio specifico e dell'osservanza della limitazione dei carichi d'incendio nei vari ambienti dell'attività.Deve essere predisposto un piano di
emergenza e devono essere fatte prove di evacuazione.
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IL FUOCO È DA SEMPRE UNO DEGLI EVENTI TEMUTI NELLE
STRUTTURE SANITARIE.
LE CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI, CONTRIBUISCONO AD
ACCRESCERE LE DIFFICOLTÀ.
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L’EVENTUALE ALLONTANAMENTO DAL LUOGO DI LAVORO È RESO
DIFFICOLTOSO DALLA PRESENZA DI DEGENTI IMMOBILIZZATI A LETTO O COMUNQUE CON SCARSE CAPACITÀ DI
DEAMBULAZIONE O, ANCORA, COLLEGATI A MACCHINE LA CUI
CONTINUITÀ DI FUNZIONAMENTO GARANTISCE LORO LA SOPRAVVIVENZA.
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LE CARATTERISTICHE DEGLI EDIFICI, CONTRIBUISCONO AD ACCRESCERE LE
DIFFICOLTÀ.
SI TRATTA SPESSO DI STRUTTURE CON DECENNI DI VITA ALLE SPALLE,
DI DIMENSIONI ANCHE ELEVATE, PERCORSE DAI PIÙ SVARIATI
IMPIANTI (ELETTRICI, TELEFONICI, GAS-MEDICALI, IDRAULICO-
SANITARI, DI RISCALDAMENTO E CONDIZIONAMENTO, ELEVATORI)
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PRESENZA DI AREE FREQUENTATE, OLTRE CHE DA CHI CI LAVORA OGNI GIORNO, ANCHE
DA UTENTI, VISITATORI, FORNITORI, RELIGIOSI,
VOLONTARI E DIPENDENTI DI DITTE CHE SVOLGONO IN
APPALTO SERVIZI ALL’INTERNO DELL’AZIENDA, QUALI QUELLI DI
MENSA E PULIZIA.
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LE FONTI SIA D’INNESCO SIA D’ALIMENTAZIONE DI UN INCENDIO NON MANCANO
•PRESENZA DI MATERIALI COMBUSTIBILI IN ABBONDANZA.
•GRANDI QUANTITÀ DI EFFETTI LETTERECCI, TELERIE, CAMICI, CARTA PER I PIÙ SVARIATI USI
•SOSTANZE INFIAMMABILI, SOPRATTUTTO ALCOLI, ETERI, PRODOTTI CHIMICI AD USO DETERGENTE, DISINFETTANTE O PER PROCESSI DI LABORATORIO.
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LOCALI CON MAGGIOR FREQUENZA DI INCENDI
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Principali cause di incendio in strutture sanitarie
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Alcuni eventi in complessi ospedalieri italiani (1991 - 1995)
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Decreto Ministeriale 16 febbraio 1982Allegato 1ELENCO DEI DEPOSITI E INDUSTRIE PERICOLOSI SOGGETTI ALLE VISITE ED AI CONTROLLI DI PREVENZIONE INCENDI
86) Ospedali, case di cura e simili con oltre 25 posti-letto
(comprese: case di riposo)
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Decreto Ministero dell'Interno18 settembre 2002
(Gazzetta Ufficiale n. 227 del 27 settembre 2002)
APPROVAZIONE DELLA REGOLA TECNICA DI PREVENZIONE INCENDI PER LA
PROGETTAZIONE, LA COSTRUZIONE E L'ESERCIZIO DELLE STRUTTURE SANITARIE,
PUBBLICHE E PRIVATE
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CAMPO DI APPLICAZIONE
strutture sanitarie pubbliche e private che erogano prestazioni in regime di ricovero ospedaliero a ciclo continuativo e/o diurno:sono strutture sanitarie ospedaliere a ciclo continuativo•ospedali di rilievo nazionale o di alta specializzazione
•ospedali e case di cura
•aziende ospedaliere regionali
•presidi ospedalieri delle ASL
•policlinici universitari
•istituti di ricovero e cura a carattere scientifico
•ospedali militari
sono strutture sanitarie ospedaliere a tempo parziale o diurno•day-hospital
•day-surgery
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strutture sanitarie pubbliche e private che erogano prestazioni in regime residenziale a ciclo continuativo e/o diurno:si intendono tali i presidi che erogano prestazioni sanitarie specialistiche e sanitario assistenziali, diagnostiche, terapeutiche e riabilitative non erogabili in ambito ambulatoriale o domiciliare per situazioni che non richiedono ricovero ospedaliero: residenze sanitarie assistenziali (R.S.A.) presidi di riabilitazione funzionale di soggetti portatori di disabilità fisiche, psichiche e sensoriali strutture di riabilitazione dei tossicodipendenti presidi di tutela della salute mentale:struttura residenziale psichiatricacentro diurno psichiatrico day-hospital psichiatrico
CAMPO DI APPLICAZIONE
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strutture sanitarie pubbliche e private che erogano prestazioni di assistenza specialistica in regime ambulatoriale, comprese quelle riabilitative, di diagnostica strumentale e di laboratorio.
per laboratorio di assistenza specialistica si intende la struttura o luogo fisico, intra o extraospedaliero, preposto alla erogazione di prestazioni sanitarie di prevenzione, diagnosi, terapia e riabilitazione, nelle situazioni che non richiedono ricovero ospedaliero, neanche a ciclo diurno servizi di medicina di laboratorio attività di diagnostica per immagini presidi di recupero e riabilitazione funzionale centri ambulatoriali di riabilitazione centri di salute mentale consultori familiari
CAMPO DI APPLICAZIONE
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Obiettivi1) minimizzare le cause di incendio2) garantire la stabilità delle strutture portanti al fine di assicurare il soccorso agli occupanti 3) limitare la produzione e la propagazione di un incendio all’interno dei locali4) limitare la propagazione di un incendio ad edifici e/o locali contigui5) assicurare la possibilità che gli occupanti lascino il locale indenni o che gli stessi siano soccorsi in altro modo
6) garantire la possibilità per le squadre di soccorso di operare in condizioni di sicurezza.
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TITOLO IAree sanitarie:
- generalità, termini,definizioni, tolleranze dimensionali
- classificazione:
Tipo A: aree o impianti a rischio specifico soggetti a controllo dei VF(centrali termiche, gruppi elettrogeni ...)
Tipo B: aree a rischio specifico accessibili solo ai dipendenti(laboratori, lavanderie, depositi ... )
Tipo C: aree in cui non è previsto il ricovero(ambulatori, centri specialistici, centri diagnostici, consultori….)
Tipo D: aree degenza, residenziali, unità speciali (co, rianimazione ..)
Tipo E: aree servizi pertinenti (uffici, scuole, riunioni, mense ..)
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TITOLO I I - azioni principali inerenti: - Ubicazione, comunicazioni e separazioni, accessi e accostamento dei
mezzi di soccorso- Resistenza al fuoco delle strutture- Reazione al fuoco dei materiali- Compartimentazione- Limitazioni alla destinazione d’uso dei locali- Scale, ascensori e montacarichi- Misure per l’esodo in caso di emergenza
- Aree ed impianti a rischio specifico- Impianti elettrici
- Mezzi ed impianti per l’estinzione degli incendi- Impianti di rivelazione, segnalazione ed allarme- Segnaletica di sicurezza- Organizzazione e gestione della sicurezza antincendio- Informazione e formazione- Istruzioni di sicurezza
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TITOLO I I I - azioni principali inerenti:Caratteristiche costruttive: resistenza al fuoco, reazione al fuoco, compartimentazione, scale, ascensori, ammissibilità di una sola uscita
Misure per l’esodo di emergenza: affollamento, sistemi di vie di uscita (lunghezza, larghezza, loro numero)
Aree ed impianti a rischio specifico, impianti, gestione della sicurezza ed altre disposizioni
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TITOLO I V - azioni principali inerenti:
Strutture fino a 500 mq Strutture oltre i 500 mq
- Strutture di separazione R/REI- Vie di uscita (allegato III DM marzo 98)- Impianti a norma-alcune disposizioni del TITOLO II (5 parziale, 7.2, 9, 10.1, 11,12)
- per strutture ospedaliere e/o residenziali fino a 25 pl impianto con allarme ottico-acustico
Disposizioni come aree di tipo C, di cui rispettivamente:
TITOLO II per le nuove costruzioni o in caso di completa ristrutturazione e/o cambio destinazione d’uso
TITOLO III per le strutture esistenti
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La regola tecnica di cui al TITOLO II si applica alle strutture
•Ospedaliere
•Residenziali
SE • di nuova costruzione
•in caso di completa ristrutturazione e/o cambio di destinazione d’uso
•a ciclo continuativo qualunque sia il numero di posti letto
•a ciclo diurno con oltre 25 posti letto
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La regola tecnica di cui al TITOLO II si applica alle strutture
•Ospedaliere
•Residenziali Esistenti per le parti oggetto di modifica
Strutture esistentiSE- Sostituzione o modifica impianti e/o attrezzature di protezione attiva
- Modifica parziale caratteristiche costruttive e/o sistemi vie di uscita
- E/o ampliamentiALLORA
Le disposizioni si applicano alle parti oggetto delle modifiche
le modifiche che non comportano variazione di destinazione d’uso non possono diminuire le condizioni di sicurezza preesistenti
SE
Ampliamenti e/o modifiche di strutture comportano incremento di affollamento compatibile con sistema vie uscita esistente e con l’eventuale nuovo assetto planovolumetrico
ALLORAIl predetto sistema di vie di uscita deve essere rispondente alle disposizioni di cui al titolo III
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La regola tecnica di cui al TITOLO III si applica alle strutture esistenti al 27 dicembre 2002
•Ospedaliere
•Residenziali
•ospedaliere, a ciclo continuativo, qualunque sia il numero di posti letto;
•residenziali, a ciclo continuativo, con oltre 25 posti letto;
•ospedaliere e residenziali, a ciclo diurno, con oltre 25 posti letto
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LE STRUTTURE ESISTENTI DEVONO ADEGUARSI ENTRO IL 27 DICEMBRE 2007
Non sussiste l’obbligo di adeguamento se
1) è stato rilasciato CPI
2) è stato pianificato o è in corso
a) adeguamento
b) ristrutturazione
c) ampliamento
su progetto approvato dai VVF
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La regola tecnica di cui al TITOLO IV si applica alle strutture
Assistenza specialistica ambulatoriale, riabilitativa, diagnostica strumentale e di laboratorio
Di nuova costruzione ed esistenti
E
In strutture fino a 25 pl con prestazioni
A ciclo continuo in regime residenziale esistenti
A ciclo diurno in regime di ricovero ospedaliero e/o residenziale sia esistenti che di nuova costruzione
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PER LE STESSE STRUTTURE CON SUPERFICIE INFERIORE A 500 MQ IL DM 18 SETTEMBRE 2002 SI APPLICA A PARTIRE DALLA DATA DI ENTRATA IN VIGORE (27 DICEMBRE 2002)
le strutture esistenti con superficie superiore a 500 mq ,che erogano assistenza specialistica ambulatoriale, riabilitativa, diagnostica strumentale e di laboratorio
Le strutture fino a 25 pl con superficie superiore a 500 mq, con prestazioni
A ciclo continuo in regime residenziale
A ciclo diurno in regime di ricovero ospedaliero e/o residenziale
DEVONO ADEGUARSI ENTRO IL 27 DICEMBRE 2007
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DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI
CORRIDOIO CIECO: corridoio o porzione di corridoio dal quale è possibile l’esodo in un’unica direzione. La lunghezza del corridoio cieco va calcolata dall’inizio dello stesso fino all’incrocio con un corridoio dal quale sia possibile l’esodo inalmeno due direzioni, o fino al più prossimo luogo sicuro o via di esodo verticale. ESODO ORIZZONTALE PROGRESSIVO: modalità di esodo che prevede lo spostamento dei degenti in un compartimento adiacente capace di contenerli e proteggerli fino a quando l’incendio non sia stato domato o fino a che non diventi necessario procedere ad una successiva evacuazione verso luogo sicuro.
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PERCORSO ORIZZONTALE PROTETTO: percorso di comunicazione protetto da elementi con caratteristiche di resistenza al fuoco adeguata, con funzione di collegamento tra compartimenti o di adduzione verso luogo sicuro. PIANO DI USCITA DALL’EDIFICIO: piano dal quale sia possibile l’evacuazione degli occupanti direttamente in luogo sicuro all’esterno dell’edificio, anche attraverso percorsi orizzontali protetti.
DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI
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SCALA DI SICUREZZA ESTERNA: scala totalmente esterna, rispetto al fabbricato servito, munita di parapetto regolamentare e realizzata secondo i criteri sotto riportati: i materiali devono essere di classe 0 di reazione al fuoco; la parete esterna dell’edificio su cui è collocata la scala, compresi gli eventuali infissi, deve possedere, per una larghezza pari alla proiezione della scala, incrementata di 2,5 m per ogni lato, requisiti di resistenza al fuoco almeno REI 60. In alternativa la scala esterna deve distaccarsi di 2,5 m dalle pareti dell’edificio e collegarsi alle porte di piano tramite passerelle protette con setti laterali, a tutta altezza, aventi requisiti di resistenza al fuoco pari a quanto sopra indicato.
DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI
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Tipo A - aree od impianti a rischio specifico, classificati come attività soggette al controllo del C.N.VV.F. ai sensi del decreto ministeriale 16 febbraio 1982 (Gazzetta Ufficiale n. 98 del 9/04/1982) e del decreto del Presidente della Repubblica 26 maggio 1959, n. 689 (Gazzetta Ufficiale n. 212 del 4 settembre 1959) (impianti di produzione calore, gruppi elettrogeni, autorimesse, ecc.); Tipo B - aree a rischio specifico accessibili al solo personale dipendente (laboratori di analisi e ricerca, depositi, lavanderie, ecc.) ubicate nel volume degli edifici destinati, anche in parte, ad aree di tipo C e D;. Tipo C - aree destinate a prestazioni medico-sanitarie di tipo ambulatoriale (ambulatori, centri specialistici, centri di diagnostica, consultori, ecc.) in cui non è previsto il ricovero
DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI
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Tipo D - aree destinate a ricovero in regime ospedaliero e/o residenziale nonché aree adibite ad unità speciali (terapia intensiva, neonatologia, reparto di rianimazione, sale operatorie, terapie particolari, ecc.); sono aree di tipo D: area degenze sale parto neonatologiasale operatorie sale di rianimazioneterapia intensiva pronto soccorso ospedaliero medicina nucleare radioterapia risonanza magnetica nucleare (RMN)
Tipo E - aree destinate ad altri servizi pertinenti (uffici amministrativi, scuole e convitti professionali, spazi per riunioni e convegni, mensa aziendale, spazi per visitatori inclusi bar e limitati spazi commerciali)
DEFINIZIONI E CLASSIFICAZIONI
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Centro di gestione delle emergenze
E’ il punto di riferimento appositamente costituito e preposto al coordinamento della gestione dell’emergenza.Deve essere accessibile al personale responsabile della gestione dell'emergenza ed ai VVF e deve essere presidiato dal personale incaricato.Le centrali di controllo e segnalazione degli incendi devono essere installate presso il centro che deve anche essere dotato di strumenti idonei per ricevere e trasmettere comunicazioni agli addetti al servizio antincendio, alle aree della struttura ed all'esterno.
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identificazione dello stato di emergenza
Si definisce emergenza ogni scostamento dalle normali condizioni operative, tale che si possono determinare condizioni di danno alle cose e alle persone
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il comportamento dell’uomo in condizioni di emergenza
IL PANICOComportamento di persone quando vengono a trovarsi in condizioni di
pericolo imminente e si manifesta con diversi tipi di reazioni emotive: timore e paura, ansia, isteria, reazioni particolari dell’organismo come accelerazioni del battito cardiaco, tremore alle gambe, ecc.
Tutte queste condizioni possono portare le persone a reagire in due modi:coinvolgimento delle persone nell’ansia generale, grida e invocazioni di aiuto;istinto all’autodifesa con i tentativi di fuga che comportano l’esclusione degli altri in forme violente;
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PIANO DI EMERGENZA
“Strumento operativo specifico che consente la pianificazione delle
operazioni da compiere in caso di emergenza al fine di consentire un esodo
ordinato e sicuro di tutti gli occupanti l’edificio. E’ una procedura che
tende a ridurre i rischi indotti da una condizione di emergenza e facilita le
operazioni di allontanamento dai luoghi pericolosi”
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La conoscenza del piano di emergenza e di evacuazione consente di:
Essere preparati a situazioni di pericolo;
Stimolare la fiducia in se stessi;
Indurre un sufficiente autocontrollo per attuare
comportamenti razionali e corretti;
Saper reagire all’eccitazione collettiva.
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PIANO DI EMERGENZA
Redazione del PianoIl piano viene redatto sulla base dei contenuti del documento della valutazione dei rischi. La sua redazione è generalmente affidata al S.P.P. al Coordinatore della Squadra di emergenza preposta all’attuazione del piano.
Gestione dell’emergenza: il Piano e la Squadra(D.M. 10 marzo 1998 - All. 8)
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Gestione dell’emergenza: il Piano e la Squadra (D.M. 10 marzo 1998 - All. 8)
Dimensionamento del pianoè di norma dimensionato sull’ipotesi d’incendio in quanto la gestione di questo evento e dell’esodo del personale richiede la presenza di personale addestrato
Obiettivi del pianoaffrontare l’emergenza fin dal primo insorgere per contenerne gli effetti e riportare rapidamente la situazione in condizioni di normale esercizio;pianificare le azioni necessarie per proteggere tutte le persone presenti;proteggere nel modo migliore i beni e le strutture.
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Gestione dell’emergenza: il Piano e la Squadra(D.M. 10 marzo 1998 - All. 8)
Contenuti del piano:
le azioni che i lavoratori devono mettere in atto in caso di incendio
le procedure per l’evacuazione del luogo di lavoro
le disposizioni per chiedere l’intervento dei Vigili del Fuoco
le specifiche misure per assistere le persone disabili
l’identificazione di un adeguato numero di persone incaricate di sovrintendere e controllare l'attuazione delle procedure previste
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Gestione dell’emergenza: il Piano e la Squadra(D.M. 10 marzo 1998 All.8)
Fattori da tenere presenti nella compilazione del piano:caratteristiche dei luoghi con particolare riferimento alle vie di esodosistema di rivelazione e di allarme incendionumero delle persone presenti e la loro ubicazionelavoratori e/o persone esposte a rischi particolari;numero di addetti all'attuazione ed al controllo del piano nonché all'assistenza per l’evacuazione dei lavoratori e del personale con mobilità ridotta;livello di informazione e formazione fornito ai lavoratori
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Gestione dell’Emergenza: il Piano e la Squadra (D.M. 10 marzo 1998 All.8)
Caratteristiche del piano:
il piano di emergenza non è “universale” non esiste un piano di emergenza in grado di fornire tutte le soluzioni alle molteplicità dei rischi connessi alle attività lavorative dell’uomo;il piano di emergenza è “unico” per ogni luogo di lavoro il piano di emergenza è “su misura” per il luogo di lavoro cui si riferisceil piano di emergenza è un documento “organizzato” quindi breve e di facile lettura
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Gestione dell’Emergenza: il Piano e la Squadra (D.M. 10 marzo 1998 All.8)
Gestione del piano di emergenza
L’emergenza deve essere gestita dal Datore di Lavoro) o da un suo delegato (Responsabile dell’emergenza) autorizzato a:
dare il segnale di evacuazionecoordinare lo sfollamento delle persone presenti in caso di pericolo grave ed immediatoorganizzare i necessari rapporti con i servizi pubblici d'emergenzafornire le informazioni di carattere generale
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Gestione dell’Emergenza: il Piano e la Squadra (D.M. 10 marzo 1998 All.8)
L´aggiornamento del piano è effettuato in caso di:variazioni avvenute negli edifici sia per quanto attiene agli edifici stessi ed agli impianti, sia per quanto riguarda le modifiche nell’attività svolta;
nuove informazioni che si rendano disponibili;
variazioni nella realtà organizzativa che possano avere conseguenze per quanto riguarda la sicurezza;
esperienza acquisita.
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la formazione della squadra:la formazione della squadra: deve essere effettuata deve essere effettuata con le modalità previste dal DM 10 Marzo 1998 a tal con le modalità previste dal DM 10 Marzo 1998 a tal fine gli ospedali, le case di cura e case di ricovero per fine gli ospedali, le case di cura e case di ricovero per anziani; anziani; vengono considerate vengono considerate ATTIVITÀ A RISCHIO DI ATTIVITÀ A RISCHIO DI INCENDIO ELEVATO INCENDIO ELEVATO
Pertanto i lavoratori incaricati dell'attuazione delle Pertanto i lavoratori incaricati dell'attuazione delle misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e misure di prevenzione incendi, lotta antincendio e gestione delle emergenze gestione delle emergenze devono conseguire l’attestato devono conseguire l’attestato di idoneità tecnica rilasciato dai Comandi VVFdi idoneità tecnica rilasciato dai Comandi VVF
Gestione dell’emergenza: il Piano e la Squadra(D.M. 10 marzo 1998 - All. 9 e 10
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CONTROLLI E MANUTENZIONE SULLE MISURE DI PROTEZIONE ANTINCENDIO
L’art.5 del D.P.R. 37/98 (regolamento che disciplina i procedimenti di prevenzione incendi) ha fissato gli adempimenti gestionali finalizzati a garantire il corretto esercizio delle attività prevedendo degli obblighi per i responsabili delle aziende soggette a rilascio di C.P.I.Mantenere in efficienza i sistemi, i dispositivi, le attrezzature, gli impianti e le altre misure di sicurezza antincendioEffettuare a tale scopo verifiche di controllo ed interventi di manutenzione.Annotare i controlli e le verifiche in apposito registro da mantenere costantemente aggiornato e disponibile per eventuali controlli da parte dell’autorità competente.
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CONTROLLI E MANUTENZIONE SULLE MISURE DI PROTEZIONE ANTINCENDIO
Tali adempimenti sono sanciti anche dal D.Lgs. 626/94 e dal D.M. 10.03.98 nell’ambito della sicurezza antincendio e la gestione dell’emergenza nei luoghi di lavoro. In particolare tutte le misure di protezione antincendio previste:
- per garantire il sicuro utilizzo delle vie di uscita; - per l'estinzione degli incendi; - per la rivelazione e l'allarme in caso di incendio; devono essere oggetto di sorveglianza controlli periodici e mantenute
in efficienza.
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tipologia dei controlli
I controlli e le verifiche di sistemi , impianti ed attrezzaturevanno effettuati sulla base delle disposizioni legislative e regolamentari vigenti, delle norme di buona tecnica emanate da organismi di normalizzazione nazionale (UNI, CEI, EN) o delle istruzioni fornite dal costruttore o installatore.
La sorveglianza (controllo visivo atto a verificare che le attrezzature e gli impianti antincendio siano nelle normali condizioni operative, siano facilmente accessibili e non presentino danni materiali accertabili tramite esame visivo)può essere effettuata dal personale normalmente presente nella attività dopo aver ricevuto precise istruzioni.
L’attività di controllo periodico e la manutenzione devono essere effettuate da ditte specializzate o personale competente e qualificato in possesso dei requisiti imposti dalla legge.
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D. M. 18 settembre 2002ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO
……I criteri in base ai quali deve essere organizzata e gestita la sicurezza antincendio, sono enunciati negli specifici punti del decreto del Ministero dell’interno di concerto con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale del 10 marzo 1998…
…. La formazione e l’informazione del personale deve essere attuata secondo i criteri di base enunciati negli specifici punti del decreto del Ministero dell’interno di concerto con il Ministero del lavoro e della previdenza sociale del 10 marzo 1998.
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D. M. 18 settembre 2002ISTRUZIONI DI SICUREZZA
Istruzioni da esporre a ciascun pianoIn ciascun piano della struttura sanitaria, in
prossimità degli accessi, lungo i corridoi e nelle aree di sosta, devono essere esposte, bene in vista, precise istruzioni relative al comportamento del personale e del pubblico in caso di emergenza corredate da planimetrie del piano medesimo che riportino, in particolare, i percorsi da seguire per raggiungere le scale e le uscite.
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D. M. 18 settembre 2002ISTRUZIONI DI SICUREZZA
Istruzioni da esporre nei locali cui hanno accesso degenti, utenti e visitatori
1. In ciascun locale precise istruzioni, esposte bene in vista, devono indicare il comportamento da tenere in caso di incendio.
2. Le istruzioni devono essere accompagnate da una planimetria semplificata del piano, che indichi schematicamente la posizione del locale rispetto alle vie di esodo, alle scale ed alle uscite. Le istruzioni devono richiamare il divieto di usarei comuni ascensori in caso di incendio ed eventuali altri divieti.
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D. M. 18 settembre 2002ORGANIZZAZIONE E GESTIONE DELLA SICUREZZA ANTINCENDIO
….deve essere predisposto e tenuto aggiornato un piano di emergenza, che deve indicare tra l’altro:
a) le azioni che il personale addetto deve mettere in atto in caso di incendio a salvaguardia dei degenti, degli utenti dei servizi e dei visitatori;
b) le procedure per l’esodo degli occupanti.
2007 mannelli - vvf pz 122/173
D. M. 18 settembre 2002D. M. 18 settembre 2002
Centro di gestione delle emergenze
Ai fini del necessario coordinamento delle operazioni da affrontare in situazioni di emergenza, deve essere predisposto un apposito centro di gestione delle emergenze.
2007 mannelli - vvf pz 123/173
Nelle strutture sanitarie fino a 100 posti letto, il centro di gestione delle emergenze può eventualmente coincidere con il locale portineria, se di caratteristiche idonee.
Nelle strutture sanitarie con oltre 100 posti letto, il centro di gestione delle emergenze deve essere previsto in apposito locale costituente compartimento antincendio e dotato di accesso diretto dall’esterno.
Centro di gestione delle emergenze
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Centro di gestione delle emergenze
Il centro deve essere dotato di strumenti idonei per ricevere e trasmettere comunicazioni e ordini con gli operatori dell’emergenza, con le aree della struttura e con l’esterno.
In esso devono essere installate le centrali di controllo e segnalazione degli incendi nonché di attivazione degli impianti di spegnimento automatico e quanto altro ritenuto necessario alla gestione delle emergenze.
2007 mannelli - vvf pz 125/173
All’interno del centro di gestione delle emergenze devono essere custodite le planimetrie dell’intera struttura riportanti l’ubicazione delle vie di uscita, dei mezzi e degli impianti di estinzione e dei locali a rischio specifico, gli schemi funzionati degli impianti tecnici con l’indicazione dei dispositivi di arresto, il piano di emergenza, l’elenco completo del personale, i numeri telefonici necessari in caso di emergenza, ecc.
Centro di gestione delle emergenze
2007 mannelli - vvf pz 126/173
Il centro di gestione delle emergenze deve essere accessibile al personale responsabile della gestione dell’emergenza, ai Vigili del Fuoco, alle Autorità esterne e deve essere presidiato da personale all’uopo incaricato
Centro di gestione delle emergenze
2007 mannelli - vvf pz 127/173
Decreto 15 Luglio 2003 n. 388
Fornisce il regolamento recante disposizioni sul pronto soccorso aziendale in attuazione dell’art.15,comma 3 del decreto legislativo19 settembre 1994 n. 626 e successive modificazioni.
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CLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTI
Possono essere valutati i seguenti elementi:la capacità a deambularei parametri vitalilo stato degli organi di senso.
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Sensorio +Parametri vitali +Deambulazione +
Pazienti in autonomia
Non necessitano di aiuto
CLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTICLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTI
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Sensorio +Parametri vitali +Deambulazione -
Pazienti da trasportare
Il trasporto può avvenire:con letti a rotelle (porte!)
con carrozzinacon barella carrellatacon barella a braccia
Necessitano di:personale ausiliario
attrezzature
CLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTICLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTI
2007 mannelli - vvf pz 131/173
Sensorio -/+Parametri vitali -Deambulazione -/+
Pazienti assistiti
Presidi sanitari:rianimazione e UCCdialisiterapia infusionalealtro
Necessitano di:personale ausiliariopersonale di assistenzaattrezzature
CLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTICLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTI
2007 mannelli - vvf pz 132/173
Sensorio -Parametri vitali +Deambulazione +
Pazienti da indirizzare
Chi sono ?:pazienti anzianipazienti con deficit sensoriali
Necessitano di:indicazioni sonore,
luminose, tattili
CLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTICLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTI
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Pz in autonomia = “autonomi”
Pz da trasportare = “trasportati”
Pz da assistere = “assistiti”
Pz da indirizzare = “indirizzati”
CLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTICLASSIFICAZIONE DEI PAZIENTI
BIANCHI
GIALLI
ROSSI
AZZURRI
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Altro personale
Oltre ai pazienti, ai visitatori, ed ai lavoratori, in una struttura sanitaria operano anche fornitori, imprese di manutenzione, studenti e volontari. Questi vanno considerati come pazienti in autonomia.Per i dipendenti di imprese esterne (che generalmente sono sempre le stesse), dovrebbero essere addestrati come il personale interno.Per i fornitori dovrebbe essere prevista una procedura di ingresso che preveda anche la modalità di evacuazione in relazione al tipo di automezzo utilizzato.
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COME ESSERE SEMPRE PRONTI ALLE EMERGENZE
QUALCHE UTILE SUGGERIMENTO:Si deve prevedere in ogni degenza o servizio un elenco o una lavagna, sui quali riportare il numero dei pazienti che necessitano di ausili o di particolare assistenza in caso di emergenza( i gialli o i rossi).Per esempio in ogni piano, degenza, divisione, servizio, sarà
tenuta aggiornata una lavagna nella quale verrà riportato il numero dei pazienti autonomi (bianchi), indirizzati (azzurri), trasportati (gialli), assistiti (rossi).L’ingresso di ogni nuovo paziente o il cambiamento delle sue condizioni di salute, portano ad un aggiornamento della “lavagna”. Così pure all’atto dell’accettazione in reparto, il medico (o lacaposala) può definire la tipologia del paziente (triage per le emergenze) e può apporre un segnale colorato alla testata del letto (o in altra zona).
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I PROTAGONISTI DELLE EMERGENZE
TUTTO IL PERSONALE DI DEGENZA O DI SERVIZIO (opera essenzialmente nei primi 15-20 minuti, finchè sul posto giunge la squadra di emergenza interna) SQUADRA DI EMERGENZA INTERNA (affianca progressivamente il personale di degenza o servizio e collabora con la squadra di emergenza esterna) SQUADRA DI EMERGENZA ESTERNA (VVF) UNITA’ DI CRISI costituita da: Direzione generale, Responsabile dell’Ufficio Tecnico, RSPP e per eventi rilevanti, Protezione civile, Prefettura, Comune, etc.
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Personale sanitario
personale di servizio deve essere addestrato ad affrontare le cause dell’emergenza (incendio, allagamento, ecc.).Per l’assistenza, il trasporto e in genere l’evacuazione si dovrà costituire una squadra di soccorso con altri reparti o servizi non contigui (è opportuno escludere quelli adiacenti e immediatamente sovrastanti e sottostanti che in caso d’emergenza potrebbero essere coinvolti simultaneamente) che si aiutano reciprocamente.Si deve realizzare una sorta di “gemellaggio” tra servizi e reparti, che intervengono “in automatico” in caso di emergenza. Il gemellaggio deve essere predefinito, formalizzato, reso noto agli interessati e fare parte del piano di emergenza e delle esercitazioni di addestramento.Il personale risponde ai comandi del responsabile di piano nell’immediatezza dell’evento e successivamente del responsabiledell’emergenza.
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Personale tecnico
attivato dal responsabile dell’emergenza o dall’unità di crisi per intervenire su:
impianto elettrico (sezionare) impianti di sollevamento impianto antincendio e aiuto ai VVF e alla squadra antincendio viabilità interna (sgombrare i passaggi) monitoraggio locali attigui alla zona dell’emergenza gestione delle entrate di automezzi e visitatori (ordini alla portineria) impianto dei gas di riscaldamento, medicali, etc. gruppo elettrogeno (controllo attivazione e funzionamento) approvvigionamento DPI (dispositivi protezione individuale) - maschere per fumo per pazienti e personale, stivali, guanti, elmetto, ecc. – ai reparti interessati controllo impianto di condizionamento rimozione materiale incendiato pericoloso tenere sempre libero il centralino telefonico
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Altro personale
Direzione Sanitaria per: Contatti con ospedali limitrofi da allertareProcedere a eventuali trasferimenti interni o esterni Contatti con i parenti dei pazienti e degli operatori
Direzione Amministrativa per: Contatti con altre istituzioni (Prefettura, magistratura, ecc.) Contatti con la stampa Contatti con fornitori potenziali
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COSA FARE NEI PRIMI 15-20 MINUTI
chi avvista dà l’allarme vocalenon perdere tempo (non pensare che
l’emergenza “ rientri da se’ ”)inviare personale di piano già addestratoverificare lavagna-tipizzazionechiamare aiuti dal reparto “gemellato”chiamare centralino per allertare squadra
interna e Responsabile emergenza
prima fase
Responsabile reparto/servizio (Medico o CS, o IP presenti sul posto)
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recarsi sul luogocomunicare a centralino attivazione unità di
crisi (UC)gestire l’emergenza in locogestire evacuazione con responsabili repartitenere contatto con UC che a sua volta
contatterà i VVFgestire il personale tecnicogestire la fine emergenza
seconda fase
Responsabile dell’emergenza
COSA FARE NEI PRIMI 15-20 MINUTI
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ELEMENTI PER PRENDERE DECISIONI SUL POSTOFatti negativi che si possono presentare nell’evoluzione
dell’emergenza da rilevare attivamente per assumere eventuali decisioni immediate
Forte presenza di fumo Aria che provoca irritazione, tosse, bruciori oculari, vomito, etc. Aumento di temperatura dei muri della zona di emergenza (toccare con mano i muri e avvertire “quasi dolore”) Prima di aprire una porta chiusa valutare la temperatura della stessa al tatto, aprirla, senza spalancarla, con cautela e ponendosi al riparo Avvertire scricchiolii della struttura e la presenza di crepe orizzontali Presenza di bombole con gas in pressione Presenza di prodotti chimici o infiammabili (alcool, etere) o tossici (trielina)
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Priorità nell’allontanamento dei pazienti
1) Bambini2) Donne gravide3) Anziani4) Adulti 5) Giovani
1. Pz da assistere = “assistiti”
2. Pz da trasportare = “trasportati”
3. Pz da indirizzare = “indirizzati”
4. Pz in autonomia = “autonomi”
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DALLA DEGENZA AL COMPARTIMENTO AL LUOGO SICURO
L’allontanamento dei pazienti avviene inizialmente sullo stesso piano, sul quale sono e dovranno essere realizzate zone compartimentate, nelle quali i pazienti, pur non essendo lontani dalla zona critica, non corrono seri rischi. Salvo eventi di grandi dimensioni o catastrofici, l’organizzazione deve essere orientata a mettere al sicuro i pazienti, in zone ricavate nello steso piano, e solo successivamente ed eventualmente, a trasferire i pazienti al luogo sicuro usando strutture verticali (scale o ascensori dedicati)
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DALLA DEGENZA AL COMPARTIMENTO AL LUOGO SICURO
PRIMA AZIONE
(responsabile di reparto)
Ai pz. autonomiuscire seguendo le frecce
agli “indirizzati”: accompagnarli fuori stanza parlando a voce
alta, affrancandoli al corrimano, seguendo un percorso colorato o tenendoli uniti con lenzuola, traverse o corde
ai “trasportati”:coprirli con lenzuola o coperte se il letto è senza ruote o è più largo della porta,
trasferire su barella carrellata e allontanarli se il letto ha ruote e passa dalla porta, allontanare
gli “assistititi”:come per i trasportati e continuare la terapia
tutti verso la zona compartimentata
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DALLA DEGENZA AL COMPARTIMENTO AL LUOGO SICURO
SECONDAAZIONE
(responsabile emergenza)
nella zona compartimentatavalutare stato di salute dei pazienti, controllarli e fare l’appello responsabile di emergenza valuta eventuale percorso per passare al luogo sicuro giungono DPI adeguati ed altro personale disponibili
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DALLA DEGENZA AL COMPARTIMENTO AL LUOGO SICURO
TERZA AZIONE(Responsabile emergenza)
trascorso all’incirca metà del tempo della classe di resistenza al fuoco del compartimento, in caso d’incendio, ci si prepara per raggiungere il posto sicuro eseguendo:
censimento delle barelle censimento dei portantini censimento degli infermieri censimento dei DPI
stabilire le priorità di allontanamento
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DALLA DEGENZA AL COMPARTIMENTO AL LUOGO SICURO
QUARTA AZIONE(Responsabile emergenza e responsabile di reparto)
quando tutto è stato stabilito, iniziare l’allontanamento del reparto
ll trasferimento al luogo sicuro avviene attraverso le scale e/o ascensori antincendio
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DALLA DEGENZA AL COMPARTIMENTO AL LUOGO SICURO
QUINTA AZIONE(Responsabile emergenza)
lasciare il campo alla squadra VVF
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NEL LUOGO SICURO
Occorre registrare i presenti i medici effettuano un controllo clinico e decidono
chi può restare nel posto sicuro chi va in altra degenza chi deve essere trasferito
la Direzione Sanitaria - ufficio infermieristico, contatta gli ospedali vicini, richiede ambulanze e organizza il trasporto semplice o quello assistito
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NEL LUOGO SICURO
Vengono messi a disposizione da servizi tecnici i DPI per: I pz. che stanno nel luogo sicuro Il personale di controllo (ausiliari) Il personale di assistenza I pz. da assistere e trasportare
La caposala / il dirigente / il responsabile delle emergenze / il D.S. comunica all’URP la destinazione dei pz. L’URP avverte i parenti Il Responsabile dell’emergenza tiene aggiornata l’Unità di crisi per i comunicati esterni
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EVACUAZIONE ATTRAVERSO LE S C A L E
Tenere un unico lato di discesa (maggior portata verso il muro, dove dovrebbe esserci il corrimano) Per gli “autonomi” dare comandi semplici Per gli “indirizzati”
Raccogliere tutti i pazienti di questo tipo Attendere un operatore che dà comandi a voce alta e si comporta come capo-fila descrivendo sempre a voce alta i movimenti ed i passaggi Gli “autonomi” collaborano nel controllare la regolare discesa dei pz. Seguire colori o i passamani o tenersi contemporaneamente con traverse o federe o altro Scendere assieme, in gruppo, in fila Individuare un “capofila” ed un “fine fila”
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EVACUAZIONE ATTRAVERSO LE S C A L E
Per i “trasportati” Caricare su barella a mano secondo i criteri generali di scelta dei pazienti
Per gli “assistiti” Caricare su barelle a mano secondo criteri generali di scelta per pz. Oltre ai portantini almeno un medico o un infermiere devono seguire il pz. per continuate la terapia
Fermarsi al primo “compartimento” sicuro
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EVACUAZIONE ATTRAVERSO LE S C A L E
Ad ogni piano un operatore informerà i portantini se possono fermarsi al piano o se si deve scendere a quello sottostante L’operatore al piano contribuisce a tenere libero un lato della scala per altri soccorsi e per chi deve raggiungere la zona di emergenza Un operatore nella zona compartimentata, dichiara la fine dell’allontanamento dei pz.
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EVACUAZIONE ATTRAVERSO LE S C A L E
Il Responsabile di piano o responsabile dell’emergenza, se già giunto sul posto, indica:
L’accompagnatore degli “indirizzati” di “capo fila” e di “fine fila” I portantini Gli infermieri di assistenza l’operatore di fine allontanamento che scende per ultimo le priorità dei pazienti da trasportare e da assistere affida al personale i singoli pazienti
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INCENDIO LIMITATO AD UNA STANZA DI DEGENZA
INTERVENIRE CON PRONTEZZA PER SPEGNERE L’INCENDIOEvacuare subito i pz. dalla stanza incendiata e delle due direttamente confinanti
agli “autonomi”: dare comandi semplici
agli “indirizzati”: raccoglierli e invitarli a prendere la giusta direzione e poi controllarli a distanza
ai “trasportati” e agli “assistiti” richiamare personale dotato di mascherina, coprire i pz. e percorrere il tragitto più breve secondo le indicazioni presenti nei corridoi fino alla zona compartimentata, chiamare il medico per il controllo parametri vitali
evacuate le tre degenze, il responsabile dell’emergenza valuta, secondo i criteri generali, se allargare le zone di evacuazione (DPI adeguati)
contemporaneamente allertare le degenze ai piani superiori, inferiori ed evacuare solo la stanza corrispondente a quella dell’incendio
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NELLA ZONA COMPARTIMENTATA
SE L’INCENDIO E’ STATO SPENTOverificare i parametri vitali di tutti i pazienti attendere valutazione Responsabile emergenza se è possibile il rientro totale o parziale il Responsabile emergenza valuta l’inquinamento ambientale personale di pulizia e manutenzione rimuove o libera il locale collocare solo pz. autonomi con parametri vitali buoni gli altri pz. collocarli in altre degenze
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NELLA ZONA COMPARTIMENTATA
SE L’INCENDIO SI STA’ PROPAGANDO (decide il Responsabile dell’emergenza)far defluire i pz. al luogo sicuro secondo modalità già esposte portare al compartimento i pazienti delle altre stanze secondo criteri già dati allontanare tutti fino al luogo sicuro progressivamente
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INCENDIO IN UN LOCALE DI SERVIZIO(cucine, guardaroba, capo sala, ecc.)
dato l’allarme al responsabile di reparto o servizio non aspettare a spegnere l’incendio anche se di piccole dimensioni o se si ritiene che potrebbe spegnere da solo
IL RESPONDABILEDI
REPARTO ORDINA
SPEGNEREL’INCENDIO
ALLONTANARE INIZIALMENTE SOLOGLI AUTONOMI AVVERTIRE
RESPONSABILE EMERGENZA
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INCENDIO IN UN LOCALE DI SERVIZIO(cucine, guardaroba, capo sala, ecc.)
IL RESPONDABILE DI REPARTO ORDINA:
SPEGNERE L’INCENDIOAVVERTIRE IL RESPONSABILE DELLA EMERGENZAALLONTANARE INIZIALMENTE SOLO GLI AUTONOMI
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INCENDIO IN UN LOCALE DI SERVIZIO(cucine, guardaroba, capo sala, ecc.)
Se c’è abbondante sviluppo di fumo in corridoio Scarsa visibilità Tosse e bruciore agli occhi
Fornire maschere protettive o garze bagnate ai pazienti ed agli operatori Aprire tutte le finestre Cominciare l’allontanamento solo se i sintomi si avvertono nelle degenze Non correre Camminare curvi il più possibile Adottare le procedure già prescritte
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INCENDIO IN UN LOCALE DI SERVIZIO(cucine, guardaroba, capo sala, ecc.)
Se c’è scarso sviluppo di fumo in corridoioVisibilità discreta Assenza di irritazioni
Fornire maschere protettive o garze bagnate ai pazienti e agli operatori Mandare un operatore per stanza Aprire tutte le finestre Chiudere le porte delle degenze Sigillare le fessure delle porte Assistere i pazienti Attendere la fine dell’emergenza
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INCENDIO IN UN LOCALE DI SERVIZIO(cucine, guardaroba, capo sala, ecc.)
Valutare l’agibilità edilizia e la contaminazione dell’ariaAllontanare il materiale bruciatoEseguire le pulizieTrasferire (eventualmente) i pazienti più gravi in altri reparti
IL RESPONSABILE EMERGENZA DICHIARA LA FINE EMERGENZA
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INCENDIO SU SCALE O ATRIO
Dare l’allarme Il responsabile di piano ordina il rientro dei pazienti nella degenza e avverte i servizi di non inviare pazienti al piano Due persone del piano vanno allo spegnimento Chiudere le porte di comunicazione ai reparti o altri corridoi Se c’è molto fumo sigillare con nastro adesivo o stracci eventuali fessure Aprire le finestre del piano di degenza Allontanare i pz. dalle prime due camere vicine alle scale in altre camere di degenza Attendere i soccorsi, preparandosi ad eventuale evacuazionerichiedendo adeguato personale secondo la “lavagna”
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INCENDIO SU SCALE O ATRIO
INCENDIO SPENTO Arieggiare bene i localiAttendere l’agibilità delle scale
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INCENDIO SU SCALE O ATRIO
EVACUAZIONE TOTALE Utilizzare altre scaleSeguire lo procedure già esposteSe non ci sono scale alternative e non è prudente prendere l’ascensore, attendere i VVF e le squadre esterne proteggendo i pazienti con coperte, garze bagnate e DPI se disponibili al piano
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INCENDIO SU SCALE O ATRIO
EVACUAZIONE Parziale Allontanare gli “autonomi” e gli “indirizzati” subitoAssistere gli “assistiti e i trasportati” controllando la diffusione dell’incendio Se non ci sono scale alternative e non è prudente prendere l’ascensore, attendere i VVF e le squadre esterne proteggendo i pazienti con coperte, garze bagnate e DPI se disponibili al piano
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NECESSITA’ DI ATTRAVERSARE LA ZONA CRITICA
EVENTO DI ESTREMA NECESSITA’L’ordine è preso:
Dal Responsabile dell’Emergenza o VVF se l’incendio si propaga verso le degenze e impedisce l’esodo delle via di fuga (presenzadelle due condizioni)Dal responsabile di piano se tra i degenti si manifestano gravi malori per il fumo o/e ustioni per calore avanzante
In ogni caso attendere che la squadra di emergenza apra un varco e raffreddi la via di passaggio, solo allora dare il comando o prendere
le decisioni
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NECESSITA’ DI ATTRAVERSARE LA ZONA CRITICA
Pazienti “Autonomi”
coprirsi il più possibile di tessuti non sintetici (coperte di lana, lenzuola, federe, traverse, asciugamani) soprattutto il voltobagnare, se possibile, i tessutimettersi il tessuto bagnato davanti alla bocca, naso e occhipassare dalla zona di minor calore (se è possibile individuarla) in gruppi di tre o quattro tenendosi “abbracciati” in modo da offrire la minor superficie del corpo al calorerecarsi alla zona compartimentata e poi al luogo sicuro
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NECESSITA’ DI ATTRAVERSARE LA ZONA CRITICA
Pazienti “Indirizzati”
prevedere due accompagnatori per gruppo di 5 o 6 personeavanzare tenendosi “abbracciati” con le indicazioni verbali a voce alta degli accompagnatoriequipaggiarsi con coperte, lenzuola bagnatefino alla zona compartimentata e poi al luogo sicuro
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NECESSITA’ DI ATTRAVERSARE LA ZONA CRITICA
Pazienti “Trasportati”trasbordare i pz. su barelle a bracciocoprire completamente il pz. e come detto prima con coperte o lenzuola bagnatefino alla zona compartimentata e poi al luogo sicuro
Pazienti “Assistiti”come i “trasportati” con l’aggiunta di un infermiere o medico per la prosecuzione della terapia
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