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www.corriereconomia.comDistribuito con il Corriere della Sera non vendibile separatamente
Direzione, Redazione, Amministrazione, Tipografia Via Solferino 28, Milano 20121
Tel. 02.62.82.1 Servizio Clienti 02.63.79.75.10MERCATI, IMPRESE, FINANZA
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LUNEDÌ 14 NOVEMBRE 2016ANNO XX - N. 38
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Si allarga lo scontro tra le capitali della moda a colpi di ecommerce e sfilate
FASHION
FERRÉ A PAGINA 16
La nuova Saipem targata CaoCinque società per le alleanzeIl ritorno di Snamprogetti
POLIZZI A PAGINA 12
ENERGIA
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IL PUNTO
L’«Italian Valley»è già una realtàNon sprechiamola
Investimenti Azioni, bond e fondi:come guadagnare nell’era Trump
Strategie La stagione dei modelli-gemelli
Auto Alleanze vo cercandoPartono Fca, Opel e Psa
L e case automobilistiche con-tengono gli investimenti con
gli accordi incrociati e i modelli-gemelli. Da Opel (sette veicoli incantiere) a Peugeot Citroën (chene promette 26), da Fca a Re-nault parte l’offensiva sui prodot-ti comuni. Come Talento, il fur-gone Fiat fratello del Trafic chesarà prodotto in Francia. O ilCrossland X di Opel, successoredel minivan Meriva, che condivi-de la piattaforma con la C3 Picas-so. Sullo sfondo l’incognita Usa edei possibili dazi.
A PAGINA 9
W all Street e l’Europa non hanno ac-colto male Donald Trump, mentrei prezzi dei bond, che già erano
scesi prima del voto Usa, sono previsti in ul-teriore calo. Il dollaro si rafforza, mentre iPaesi Emergenti tornano ad essere osservatispeciali, in attesa di capire se il nuovo presi-dente vuole mettere altri dazi. E ancora: chi
vince in Piazza Affari, che entra ora nell’in-certezza delle scadenze elettorali domesti-che. Ecco le mosse giuste per investire oggi.
ALLE PAGINE 24-28
DI BIANCA CARRETTO
M acinano utili solo IntesaSanpaolo e Unicredit, le altre
banche perdono redditività. Intan-to, il 24 novembre la Bce valuteràla proposta del gruppo Ubi per ri-levare tre delle banche salvate.
A PAGINA 10
Banche, all’appellomancano 4 miliardiDI STEFANO RIGHI
Aziende «Mille ai vertici mondialiCon l’hi-tech il made in Italy vince»
Intervista Bernabè: «La burocrazia toglie risorse»
Credito Il risiko aperto
DI MARIA TERESA COMETTO E GRETA SCLAUNICH
F acebook ha battuto ogni record e gli analisti ora te-mono che non possa crescere di più. I critici dicono
che ormai si limiti a copiare più che a creare. Per i fanZuckerberg ha i numeri e le idee per continuare a domi-nare. Dai video alla pubblicità, dalle acquisizioni ai nuoviprogetti, ecco tutti i punti di forza e di debolezza.
A PAGINA 8
Facebook Conti, progetti e acquisizioni sotto la lente
O ltre mille aziende italiane occupano i pri-mi posti a livello mondiale. Dalle calzature
alla meccanica. «Abbiamo tante eccellenze maperdiamo tempo con la burocrazia che sottraerisorse, soprattutto alle Piccole che potrebberobeneficiare del dividendo tecnologico», dice Franco Bernabè, presidente di CartaSi.
A PAGINA 17ProposteFranco Bernabè
DI NICOLA SALDUTTI
L o sguardo rivolto al passato è l’atteggiamento che in questo momentopuò penalizzare di più il nostro Paese. Ci
siamo crogiolati per troppo tempo con la retorica dei ritardi. Ci sono e ci saranno ancora. Ma usarli come una scusante per non fare nulla non è più accettabile. Un esempio è quell’Italian Valley che sul fronte digitale
attende solo di esserevalorizzata e messa asistema. Basta unire ipuntini delle eccellenze difrontiera tra centri diricerca, università eproduzioni, sparsi per loStivale. Lasperimentazione sulle
connessioni a 5G a Torino che va ad affiancarsi a quella copertura a 4G che ormai punta al 100% della popolazione. Milano come centro di raccordo nazionale e piattaforma di lancio sull’Europa, ma che al tempo stesso può vantare punte straordinarie come quelle nel campo della produzione di contenuti dalla tv al cinema passando per l’editoria. Una mappa che comprende il polo biomedicale emiliano. Che scende verso la Campania e trova il polo aeronautico con diramazioni importanti in Puglia. E ancora il distretto tecnologico di Catania sulle nanotecnologie. Certo, va evitato il pericoloso e falso federalismo in cui ogni Regione vuole fare tutto. In una pura logica di merito (unica garanzia di sviluppo e competitività), vanno individuate, salvaguardate e rafforzate le eccellenze. La logica non potrà più essere quella che a suo tempo ha portato ogni città a dotarsi della sua Università fotocopia delle altre 99. Non solo si rischia di utilizzare male risorse scarse, ma il pericolo è quello di indebolire chi già oggi compete a livello internazionale. Solo in una logica di sistema l’Italian Valley potrà non essere una velleitaria aspirazione, ma rafforzare e conquistarsi un ruolo che già oggi è testimoniato dall’essere la seconda potenza manifatturiera d’Europa.
@daniele_manca© RIPRODUZIONE RISERVATA
DI DANIELE MANCA
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Super Markcorrerà ancora?La risposta da WhatsAppe Instagram
DI BARRI’, COMETTO, DRUSIANI, GADDA, GAMBARINI E MARVELLI
DOSSIER All’interno venti pagineestraibili, dedicate ai grandi patrimo-ni, ai risparmi delle famiglie italiane ealle strategie dell’industria dei fondi
24 CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 14 NOVEMBRE 2016
Trend Come investire dopo il grande cambiamento avvenuto oltre Atlantico. Rischi e vantaggi
Trump in portafoglioDal biglietto verde ai listini di tutto il mondo, dai rendimentidelle obbligazioni al metallo giallo: ecco le mosse giuste da fareDI PIEREMILIO GADDA
F orse è troppo prestoper compiacersi delloscampato pericolo.La reazione imme-
diata dei mercati alla vittoriadi Donald Trump è stata piùche indulgente, benevola.Persino euforica, a tratti.Contro ogni aspettativa. Madel nuovo inquilino della Ca-sa Bianca sappiamo ancoratroppo poco per abbassare laguardia. É vero: nel suo pri-mo discorso ha indossato ipanni istituzionali del presi-dente di tutti. Ha concessol’onore delle armi all’avver-sario, Hillary Clinton, rievo-cato il sogno americano eusato toni concilianti verso isuoi oppositori: «chiedo lavostra guida e il vostro aiu-to». Neppure l’ombra dell’al-tro Donald, quello populistae avventato, che minaccia diristrutturare il debito, im-porre dazi sulle importazionicinesi, costruire un murolungo il confine con il Messi-co e deportare gli immigratiirregolari. Davanti alle tele-camere si è visto solo l’im-prenditore pragmatico, chepromette di raddoppiare lacrescita, costruire autostra-de, ponti, aeroporti e ospe-dali, per dare lavoro a milionidi lavoratori. «Questa sceltaha rassicurato gli investitori,incoraggiandoli a vedere ilbicchiere mezzo pieno, ascommettere su un migliora-mento del quadro macroeco-nomico di medio termine —spiega Emilio Franco, vicedirettore generale e respon-sabile investimenti di UbiPramerica sgr —. I rischi dibreve legati all’incertezza po-litica, però, rimangono, ben-ché attenuati». In fondo,Trump non sarà un uomosolo al comando: dovrà tro-vare un compromesso vir-tuoso con il Congresso, che,pur essendo a maggioranzarepubblicana in entrambe leCamere, esprime posizionimolti critiche su alcuni puntichiave del suo programma,specie in materia di spesapubblica e barriere commer-ciali. Quale sarà la distanzatra il Trump candidato e ilTrump presidente? Fino ache punto gli ideali neo-pro-tezionisti e isolazionisti esi-biti durante la campagnaelettorale entreranno con-cretamente nell’azione di go-verno? Nei prossimi mesi, latenuta dei mercati si misure-rà anche e soprattutto suquesto. La maggiore incogni-ta riguarda le aspettative in-flazionistiche: il massicciopiano di stimoli fiscali pro-messo da Trump, le misureanti-immigrati e l’eventualeaumento dei dazi sono tutteiniziative destinate a solleva-re l’andamento dei prezzi.Molti portafogli, sovraccari-chi di bond, dovranno essereripensati. Intanto, in attesadell’insediamento, che av-verrà il 20 gennaio, e mentrela futura squadra di governova formandosi, rimangonouna serie di interrogativi. Ec-coli, con le possibili risposteconcrete.
@gaddap© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il dollaro si rafforzerà sull’onda dei buoni dati economici o può scivolare sull’incertezza?C hi era pronto a scommettere che il biglietto verde
sarebbe inciampato sulla vittoria a sorpresa di Trump si è dovuto ricredere. Il dollaro è tornato a rafforzarsi non solo sulle divise emergenti— com’era prevedibile — ma, dopo uno scivolone iniziale, anche su euro, franco svizzero e yen. «Sono positivo sul dollaro, a 12 mesi — dichiara Loris Centola, responsabile della ricerca di Credit Suisse —. La revisione al rialzo delle prospettive di crescita e inflazione degli Stati Uniti consolida l’ipotesi di una traiettoria divergente della politica monetaria nei Paesi sviluppati e gioca a favore del dollaro». Tre solidi argomenti giustificano una probabile conferma dell’atteso rialzo dei tassi americani a dicembre, secondo Centola: i fondamentali in linea con le attese tra Pil, i nuovi occupati nel settore non agricolo e la crescita dei salari (2,8% nell’ultima lettura, su base annua). La reazione composta dei mercati al voto americano e, infine, la netta impronta inflazionistica del programma di Trump. In particolare su alcune materie: healthcare — specialmente il biotech — petrolio e infrastrutture. Senza contare l’incentivo fiscale per il rimpatrio dei capitali. «Credo che l’apprezzamento sarà comunque graduale — precisa Centola —. Mi aspetto che Janet Yellen rimanga cauta nel dare indicazioni sulla prosecuzione del sentiero rialzista».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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LA VALUTA
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L’andamento del dollar index che misura il valoredel biglietto verde rispetto a un panieredi altre monete a 1 anno
L'esito del voto non hainnescato una fiammatadi avversione al rischio.Ma l'incertezza resta elevata e
conviene puntare sui beni rifugio,
a protezione di eventuali choc
o di risvegli inflazionistici
L'Europa può rimbalzare
più di Wall Street.
Sarà sostenuta da un euro più
debole e dall'azione della Bce.
Ma l'incertezza politica in vista
di un fitto calendario elettorale
pesa sulle scelte degli investitori
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Il biglietto verde può
rafforzarsi in attesa
dell’aumento dei tassi Usa e
la politica monetaria potrebbe
essere più aggressiva nel 2017,
in risposta a un aumento
di pressioni inflazionistiche
Il reddito fisso teme Trump. L'impronta inflazionisticadel suo programma rischiadi sollevare le aspettative sulla dinamica dei prezzi al consumoe chiama un aggiustamentodei portafogli
Il piano di infrastrutture,
gli stimoli fiscali, la deregola-
mentazione potrebbero portare
ad un'accelerazione della crescita
americana. Favoriti infrastrutture,
finanza, energia e settore
farmaceutico
La minaccia di dazi controCina, Messico e altri partnerrende più vulnerabili le nuove economie. Se non arriveranno,gli emergenti potrebbero beneficiare di un'accelerazione della crescita Usa
Wall Street è ai massimi: salirà ancora tra stimolo fiscale, deregulation e utili rimpatriati?A merica first. Il mantra ripetuto dal candidato
repubblicano durante tutta la campagna elettorale potrebbe trovare riscontro anche nelle performance di Borsa. Il programma da mille miliardi di dollari sulle infrastrutture e la riforma fiscale dovrebbero, infatti, secondo gli analisti, dare nuova linfa alla crescita americana, accentuando un trend positivo già in atto. «Dopo una mini-recessione del settore manifatturiero si assiste finalmente a una ripresa della produzione industriale, che si accompagna a un’accelerazione della crescita, sia negli Usa che a livello mondiale — ricorda Emilio Franco (Ubi Pramerica) —. Vale la pena ricordare che c’è una correlazione molto forte tra la dinamica del Pil nominale, i profitti aziendali e gli investimenti in capitale produttivo». Secondo Mark Haefele, global cio di Ubs, le azioni americane possono rimbalzare, supportate da un’accelerazione nella crescita degli utili per azione, dall’1% all’8% nel 2017. C’è da sperare che
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IL LISTINO USAL’andamento dell’indice S&P500 a 1 anno
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L’Europa si prenderà la rivincita o rimarrà indietro, frenata soprattutto dal rischio politico?N on è detto che la luna di miele degli investitori con la
presidenza Trump sia destinata a durare. A breve, il14 dicembre, i mercati dovranno fare i conti con un probabile aumento dei tassi da parte della Federal Reserve. «Con l’approssimarsi di quella data, approfitterei di eventuali momenti di debolezza per acquistare azioni —chiosa Alessandro Fugnoli (Kairos) —. L’Europa potrebbe rimbalzare maggiormente, essendo più volatile. Non mi stupirei se i listini del Vecchio Continente archiviassero il 2016 vicini ai massimi di quest’anno». Il rafforzamento del biglietto verde nei confronti dell’euro, implicito nella traiettoria divergente dei tassi, darebbe ossigeno alle aziende del Vecchio Continente, che sembrano mostrare un risveglio dell’attività manifatturiera: a ottobre, infatti, l’indice Pmi (Purchasing manager index) della zona euro, che esprime la fiducia dei responsabili degli acquisti, è salito ai massimi degli ultimi 33 mesi. Inoltre, le prospettive di una Fed un po’ più aggressiva nel processo di normalizzazione dei tassi, per contrastare eventuali pressioni inflazionistiche, rafforzano gli argomenti a favore di un’estensione del programma di acquisti della Banca
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LE AZIONI DI CASAL’andamento dell’indice Eurostoxx 50 a 1 anno
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i fondamentali siano più forti dell’incertezza politica. «Il presidente e il Congresso convergeranno su almeno tre punti: un’ampia de-regulation; la riduzione delle imposte sulle aziende, di cui beneficeranno soprattutto le piccole e medie imprese. E il rientro dei capitali detenuti all’estero, che saranno soggetti a un’aliquota agevolata del 10%, una tantum. Entrambe le misure sono a favore della borsa americana», osserva Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partner sgr. Alcuni settori in particolare vanno tenuti d’occhio. La difesa, i materiali di base e le infrastrutture, favoriti dall’aumento della spesa pubblica. La finanza e l’energia, che Trump vorrebbe sottoporre a un processo di de-regolamentazione. Le case farmaceutiche, svanita la proposta di Hillary Clinton di disciplinare i prezzi dei farmaci. Al contrario, i titoli delle aziende ospedaliere potrebbero essere penalizzati dalla promessa di abolire la riforma sanitaria voluta dal presidente uscente (Obamacare). «Le valutazioni del listino americano, però, non sono certo particolarmente attraenti — avverte Loris Centola (Credit Suisse) —. L’aumento dei tassi giustificherà un re-rating, prima o poi. Questo spiega perché, nonostante la dinamica reflattiva, siamo neutrali sull’azionario americano».
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centrale europea. Sembrerebbe quindi chiudersi il cerchio. «Noi preferiamo comunque mantenere un sottopeso — contesta Loris Centola (Credit Suisse) —. Le valutazioni non sono particolarmente attraenti e non bisogna dimenticare la spada di Damocle della politica, che pende anche su questa sponda dell’Atlantico: l’esito del referendum costituzionale del 4 dicembre in Italia, per esempio, è in grado di esprimere un rischio sistemico». Una posizione condivisa da molti osservatori internazionali. Nel 2017, poi, toccherà a Francia, Olanda e Germania, alle prese con importanti turni elettorali. Il timore è che la vittoria di Trump possa ringalluzzire i movimenti populisti, alimentando l’instabilità e le forze centrifughe ben radicate in tutto il Vecchio Continente.
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Gli Emergenti hanno svoltatoSe i dazi saranno inasprititorneranno in bilico? T rainati dallo scatto di Brasile (+44%) e Russia
(+33%), i mercati emergenti hanno guadagnato il 10% da inizio anno: cinque volte la performance dell’Msci World, in dollari. La vittoria di Trump, però, complica il quadro. Perché i toni della campagna elettorale contro alcuni partner, accusati di manipolare la valuta, e la minaccia di una ritorsione tramite misure protezionistiche (specialmente verso Cina e Messico), rischiano di indebolire i flussi commerciali e rendono vulnerabili i Paesi emergenti, che più dipendono dagli scambi per la crescita. Particolarmente esposto il Messico: oltre l’80% delle sue esportazioni sono dirette agli Usa. É il 18% nel caso della Cina. «Abbiamo modificato il giudizio su azioni e valute dei Paesi meno sviluppati, portandolo da positivo a neutrale — segnala Loris Centola (Credit Suisse) —. Un rallentamento delle esportazioni potrebbe riaprire la ferita del disavanzo delle partite correnti, la principale vulnerabilità per molti Paesi tra il 2013 e gli inizi del 2016. È quanto mai necessario però fare un distinguo: ci sono Paesi, come la Russia, che possono festeggiare l’elezione di Trump con la promessa di un miglioramento delle relazioni diplomatiche». Un eventuale accantonamento della retorica protezionista, del resto, attenuerebbe i timori sul blocco emergente. «La reflazione, di per sé, favorisce gli emergenti — ricorda Emilio Franco (Ubi Pramerica sgr) —. L’incognita semmai è il biglietto verde:
PATRIMONI & FINANZACome investiree risparmiare
CORRIERECONOMIA LUNEDÌ 14 NOVEMBRE 2016 25
L'esito del voto non hainnescato una fiammatadi avversione al rischio.Ma l'incertezza resta elevata e
conviene puntare sui beni rifugio,
a protezione di eventuali choc
o di risvegli inflazionistici
L'Europa può rimbalzare
più di Wall Street.
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Ma l'incertezza politica in vista
di un fitto calendario elettorale
pesa sulle scelte degli investitori
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Il biglietto verde può
rafforzarsi in attesa
dell’aumento dei tassi Usa e
la politica monetaria potrebbe
essere più aggressiva nel 2017,
in risposta a un aumento
di pressioni inflazionistiche
Il reddito fisso teme Trump. L'impronta inflazionisticadel suo programma rischiadi sollevare le aspettative sulla dinamica dei prezzi al consumoe chiama un aggiustamentodei portafogli
Il piano di infrastrutture,
gli stimoli fiscali, la deregola-
mentazione potrebbero portare
ad un'accelerazione della crescita
americana. Favoriti infrastrutture,
finanza, energia e settore
farmaceutico
La minaccia di dazi controCina, Messico e altri partnerrende più vulnerabili le nuove economie. Se non arriveranno,gli emergenti potrebbero beneficiare di un'accelerazione della crescita Usa
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Msci mercati emergentiMsci World
L’indice Msci World controquello dei mercati emergentia 1 anno base 100
IL CONFRONTO
se si dovesse rafforzare troppo e troppo velocemente, finirebbe per aumentare i rischi. Questo suggerisce di ridurre il sovrappeso sugli Emergenti e magari assumere una posizione lunga in dollari, a copertura». Lo spettro di un super biglietto verde solleva un’altra questione: nel caso del renminbi: il deprezzamento può fare da innesco per un’altra ondata di volatilità sui mercati? «Negli ultimi sei mesi, il mercato ha digerito bene il calo dello yuan, perché più graduale e accompagnato a una stabilizzazione della crescita cinese — precisa Alessandro Fugnoli (Kairos) —. Finché l’economia del colosso asiatico va bene, non vedo grossi rischi su questo fronte».
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1 Previsioni
Perché la Cabala di Wall Street anche questa voltanon ha sbagliato
W all Street aveva previsto ilsuccesso di Donald Trump. E
il Corriere Economia la settimanascorsa l’aveva scritto (vedi foto):quando l’indice azionario S&P 500perde quota nei tre mesi precedentile elezioni, vince il partito che non èal potere alla Casa Bianca. È succes-so quasi sempre, cioè 19 volte sulle22 passate elezioni presidenziali,dal 1928 al 2012.
Quest’anno, dall’8 agosto a ve-nerdì 4 novembre, quello preceden-te le elezioni, l’indice S&P 500 ave-va perso il 4%, poi il lunedì 7 primadel voto era un po’ risalito restandoperò in rosso (- 2%), quindi segna-lava l’elezione del candidato Re-pubblicano. «Una Borsa in ribassoriflette un’economia in declino, unfatto non positivo per il partito al
governo: questo spiega la vittoriadell’opposizione», aveva spiegatoDaniel Clifton, analista politico-economico a Washington per Stra-tegas, società di ricerca finanziaria.
L’America non è in recessione, machi ha votato Trump non si sente inbuone condizioni economiche.
Nel caso particolare di questatornata elettorale sulla Borsa, primadel voto, pesava «anche l’incertezzasulla possibile elezione di un candi-dato non convenzionale e senzaesperienza politica», aveva peròsottolineato Sam Stovall, capo dellestrategie di investimento di Cfra re-search.
Nella storia, solo in tre casi la«cabala» di Wall Street non ha fun-zionato: nel 1956, quando il presi-dente Repubblicano Dwight Ei-senhower fu rieletto nonostante laBorsa avesse perso il -2,6%; nel1968, quando l’S&P500 era salitodel 6,5% eppure vinse lo sfidanteRepubblicano Richard Nixon; infinenel 1980 quando, con la Borsa inrialzo del 6,7%, vinse lo sfidanteRepubblicano Ronald Reagan.
MARIA TERESA COMETTO@mtcometto
© RIPRODUZIONE RISERVATA
I rendimenti Usa sono saliti:il nuovo corso è una minacciaper i bond governativi?S oprattutto sul reddito fisso potrebbero trovare sfogo le
tensioni suscitate dal voto americano. Non a caso i rendimenti sul decennale americano si sono subito impennati, sopra il 2%. Il maxi piano di stimolo fiscale a base di investimenti e minori imposte potrebbe non essere bilanciato dalla riduzione delle spese. «Sono il re del debito», ha dichiarato Trump, alludendo anche alla possibilità di rinegoziare quello pubblico. Quanto basta a dubitare che voglia ergersi a paladino della disciplina di bilancio.
Commentando i risultati delle elezioni, l’agenzia di rating Fitch ha confermato che se le politiche economiche e fiscali del nuovo presidente fossero pienamente implementate, avrebbero un impatto negativo sul merito di credito degli Usa.«L’aumento della spesa pubblica è destinato ad espandere il deficit ed esercitare pressioni al rialzo sulle aspettative inflazionistiche. I prezzi al consumo saliranno presto sopra il 2%. Meglio evitare scadenze lunghe sul reddito fisso americano», segnala Alessandro Fugnoli (Kairos). Più in generale, molti portafogli sovraccarichi di bond andrebbero puntellati. «La dinamica reflattiva suggerisce una rotazione, che favorisce gli asset reali — azioni, commodity, infrastrutture — e penalizza il reddito fisso governativo», ribadisce Emilio Franco (Ubi Pramerica). A loro volta, i titoli agganciati all’inflazione meriterebbero maggiore attenzione. Sulle prospettive dei bond ad alto rendimento, invece, occorre considerare due fattori: «La crescita economica e la dinamica dei tassi di default, che — annota Centola (Credit Suisse) — dovrebbe restare stabile se non addirittura in calo».
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I RENDIMENTI
DELLO ZIO SAM
Così
il Treasury
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L’oro è ancora un buon rifugiose dovesse arrivare il panicoo se i prezzi correranno troppo?F ranco svizzero, yen giapponese e, soprattutto, oro.
Sono i beni rifugio che gli investitori più prudentihanno inserito in portafoglio prima del voto, a mo’ di scudo contro un possibile choc dei mercati. Lo scenario «imprevedibile» della vigilia (secondo analisti, sondaggisti e bookmaker) si è puntualmente verificato, come nel caso del referendum su Brexit, per l’uscita di Londra dall’Unione Europea. Questa volta però, il risk-off, la fiammata di avversione al rischio, è durata meno, solo poche ore, scongiurando il pericolo
di una fuga scomposta degli investitori dalle classi di attivo più rischiose. «L’incertezza resta comunque elevata. Consiglierei di non smantellare le coperture all’interno dei portafogli», osserva Loris Centola (Credit Suisse). Nonostante l’oro abbia manifestato negli ultimi anni un andamento molto volatile e si trovi a quota 1.260 dollari l’oncia, lontanissimo dal record dei 1.900 dollari sfiorati nel settembre del 2011, «rimane una protezione efficace in contesti di avversione al rischio e può attirare l’attenzione di chi è alla ricerca di una copertura contro il rischio d’inflazione», chiosa Jim Cielinski, responsabile globale del reddito fisso di Columbia Threadneedle Investments. Di nuovo, si teme un sollevamento delle aspettative sull’andamento dei prezzi. In ogni caso, calcolano gli analisti di Saxobank, il metallo giallo potrà offrire uno spunto deciso al rialzo solo se le quotazioni salissero sopra i 1.330 dollari: il focus degli esperti si sposterebbe, in questo caso, a quota 1.375 dollari.
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GoldILLINGOTTO
L’andamento
dell’oro
a 1 anno,
dollari
per oncia
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S&P 500 La storia insegna: due mesi col segno piùL’indice sale del 2,3% con un «uomo nuovo» alla Casa Bianca. Ma durante il primo anno di governo....
H anno fatto bene gli in-vestitori che non si so-no fatti prendere dal
panico per l’elezione di Do-nald Trump. La storia inse-gna: gli ultimi due mesi del-l’anno dell’elezione di un nuo-vo commander in chief, negliUsa i mercati crescono. Poco,ma crescono: in media del 2%.
Intanto sono stati smentitiquegli analisti americani cheprevedevano, in caso di ele-zione di un presidente Repub-blicano, il crollo di Wall Stre-et, con punte fino a meno 8%,addirittura con un «avvita-mento» del mercato pari aquello che avvenne dopol’inaspettata rielezione di
Harry Truman nel 1948. Adesso, rassicura Sam Sto-
vall, chief investment strate-gist dell’istituto di ricercaCfra, stiamo per entrare indue mesi di relativa calma.Secondo le statistiche, infatti,nel novembre e dicembre suc-cessivi all’elezione del presi-dente, l’indice S&P 500 (il piùimportante di Wall Street, cheraccoglie le aziende statuni-tensi a maggiore capitalizza-zione, ndr), è destinato a cre-scere, come si diceva, del 2%,apprezzandosi per il 72% deltempo.
Non è l’unica notizia positi-va. Se il mercato, nei mesi del-la transazione verso l’insedia-
mento del nuovo presidente,si mostra più tiepido (+1,7%)in caso di rielezione dellostesso presidente (o del parti-to), va meglio quando al pote-re sale un «uomo nuovo» cheappartiene all’altro schiera-mento: in questo caso l’indicesale del 2,3% e per il 75% delperiodo preso in considera-zione.
Il quadro cambia quando siosserva cosa accade durante ilprimo anno di governo di unnuovo presidente. Qui la stati-stica non gioca a favore diTrump.
Nei primi 365 giorni di unmandato Repubblicano, infat-ti, l’S&P 500 è sceso in media
del 2,7% (apprezzandosi soloil 20% del tempo), mentrequando alla Casa Bianca si in-sedia un Democratico, si ap-prezza per l’83% del tempo,crescendo del 13,7%. L’unicavolta in cui è sceso è stato nel1980, con Jimmy Carter presi-dente.
Gli analisti suggerisconoche la serie negativa sia vero-similmente imputabile allarecessione, che tutti i Repub-blicani hanno dovuto affron-tare nel primo anno del lorogoverno, a partire da TeddyRoosevelt. Ai presidenti de-mocratici è andata meglio: dal1945 solo quattro su cinquehanno avuto a che fare con lacontrazione del mercato.
Tutto è destinato a stravol-gersi durante il secondo anno:in caso di primo mandato Re-pubblicano, la crescita si atte-sta al 6%; con un democratico
Lezioni dal passato
si va addirittura in negativo(-4,1%). Da notare anche cheil mercato, in generale, è più clemente, con i presidenti dientrambi i partiti, in caso dirielezione.
Altra storia, altre percen-tuali, quando si analizza l’an-damento dell’indice in base al«colore» delle due cameredel Congresso. Quando en-trambe sono in mano ai Re-pubblicani, come accadevasotto Obama e come si è veri-ficherà anche con Trump,l’S&P 500 è cresciuto in me-dia del 13% e si è apprezzatodue anni su tre. Invece, ognivolta che sono i Democratici atenere le fila del Congresso, lacrescita si ferma al 7,4% inmedia, ma l’indice si apprezzain maniera più consistenteper il 73% del tempo.
FRANCESCA GAMBARINI© RIPRODUZIONE RISERVATA
LE VARIAZIONICosì muta l’indice S&P 500
LA CRESCITA NEI DUE MESISUCCESSIVI ALLE ELEZIONI...
... E DURANTE IL MANDATO
Fonte: CFRA
PRESIDENTE/PARTITOUSCENTE RIELETTO
PRESIDENTE/PARTITOUSCENTE RIMPIAZZATO
REPUBBLICANI A CAPODI CAMERA E SENATO
DEMOCRATICI A CAPODI CAMERA E SENATO
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