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MASTER PLAYENERGY
Linee guida per la stesura della tesi
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INDICE
1. Criteri generali
2. La struttura
3. Il frontespizio
4. L’introduzione
5. L’indice
6. I grafici, le tabelle e le figure
7. Le fonti
8. La bibliografia
9. Le appendici e gli allegati
10. Le regole redazionali
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1. CRITERI GENERALI
La tesi, preparata dagli studenti con l’aiuto del docente e del tutor / ricercatore
universitario, dovrà sviluppare un micro tema, oggetto della ricerca,
individuato all’interno delle tematiche proposte, testimoniando la conoscenza
acquisita, l’attività pratica compiuta e le conclusioni raggiunte.
Avendo contenuto scientifico, l’elaborato dovrà essere redatto seguendo il
metodo scientifico. In particolare gli studenti dovranno presentare la tesi che
vogliono dimostrare; procedere all’analisi teorica e pratica del problema
attraverso l’osservazione e l’esperimento e, infine, rielaborare e interpretare i
dati raccolti, formulare ipotesi e teorie conclusive che siano oggettive,
verificate e verificabili. Nell’ambito del tema trattato gli studenti dovranno dare
risalto soprattutto ai suoi aspetti innovativi e ai suoi sviluppi più recenti.
La precisione, la chiarezza e la comprensibilità saranno fondamentali, così
come il rispetto della lingua italiana e la scelta di un linguaggio specifico e di
uno stile scorrevole in grado di interessare il lettore.
Come da regolamento la tesi dovrà essere presentata in formato cartaceo A4
ed essere redatta in Word. Potrà venire arricchita da allegati di diversa
tipologia: presentazioni in Power Point, filmati, fotografie…
La scadenza è fissata al 15 maggio 2010.
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2. LA STRUTTURA
La tesi si apre con il frontespizio seguito dall’elenco dei nomi degli studenti
autori della tesi, dall’indice e dall’ abstract (una pagina circa).
La prima parte sarà costituita dalla trattazione teorica dell’argomento
scientifico della tesi, divisa in un’introduzione a cui seguirà l’esposizione
teorica vera e propria, articolata all’occorrenza in paragrafi e/o capitoli. I
capitoli di una tesi sono blocchi logico-concettuali che sviluppano grandi temi
e sono suddivisi a loro volta in sottoblocchi tematici, i paragrafi, che
sviluppano passo per passo i contenuti generali del capitolo. I paragrafi, a loro
volta, saranno suddivisi in sottoparagrafi quando singoli argomenti meriteranno
di essere esposti in modo maggiormente dettagliato.
La seconda parte sarà costituita dalla presentazione della attività pratica,
potrà essere divisa in paragrafi e/o capitoli; nel caso in cui l’attività pratica sia
stata svolta al di fuori della scuola bisognerà indicare la struttura che ha
ospitato la classe. Se sono stati fatti esperimenti, essi dovranno essere descritti
in forma adatta a favorirne la ripetizione; esempio: «Materiali: …» (nomi con
indicazioni dei produttori e, se utile, della qualità); «Il cloruro di sodio (… g, …
mol) è stato sciolto in H2O (… cm3 oppure mL)». I risultati potranno essere
esposti, se utile, in forma di tabella.
Si chiude con le conclusioni: questa parte contiene una breve panoramica di
quanto sviluppato nel corpo del testo, per fornire uno sguardo d’insieme su
quanto esposto.
3. IL FRONTESPIZIO
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Il frontespizio dovrà contenere i seguenti elementi:
Master Energia in Gioco;
il titolo della tesi;
il nome e l’indirizzo della scuola;
l’indicazione della classe o delle classi;
il nome dell’insegnante referente che dovrà firmarne il frontespizio;
il nome del tutor universitario che dovrà rivedere la tesi almeno nella
stesura finale e firmarne il frontespizio per approvazione.
In allegato si trova un modello di frontespizio da personalizzare (allegato 1).
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4. L’ INTRODUZIONE
L’introduzione va scritta dopo avere terminato i capitoli della tesi e dovrà
presentare le motivazioni, il contenuto della ricerca e il commento sulla stessa:
l’obiettivo, il metodo della ricerca, le linee argomentative fondamentali.
È molto importante curarne lo stile perché essa rappresenta la presentazione
della tesi. La struttura tipica di una introduzione può essere la seguente:
si apre con una descrizione della domanda a cui si è cercato di rispondere
nella tesi e dei motivi per cui si ritiene che questa domanda sia
interessante;
si prosegue con una descrizione del modo in cui si è deciso di rispondere
alla domanda;
segue il corpo dell’introduzione con la descrizione ragionata e dettagliata
della risposta e del percorso per giungere a quella risposta.
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5. L’INDICE
L’indice deve essere redatto nel nome della semplicità e della chiarezza e deve
registrare tutti i capitoli, sottocapitoli e paragrafi del testo, con la stessa
numerazione, con le stesse pagine e con le stesse parole.
Definire l’indice non significa solo dare un ordine sequenziale ai contenuti
quanto, piuttosto, stabilirne uno sviluppo logico.
Le componenti della tesi sono ordinate gerarchicamente secondo il seguente
schema:
parti: vengono identificate attraverso numeri ordinali (“Parte prima” e non
“Parte 1”);
capitoli: se la tesi è articolata in parti, i capitoli vengono identificati
attraverso numeri cardinali (“Capitolo 1”); in mancanza dell’articolazione
per parti, i capitoli possono essere contraddistinti indifferentemente da un
ordinale o da un cardinale. La numerazione dei capitoli è continua, anche se
si fa ricorso all’articolazione per parti: se la parte prima termina con il
capitolo 3, la parte seconda comincia con il capitolo 4;
paragrafi e sottoparagrafi: si identificano con i cardinali e la loro
identificazione numerica deve contenere un richiamo a tutte le componenti
superiori fino al capitolo; il sottoparagrafo 4 del paragrafo 3 del capitolo 6 è
dunque contrassegnato da “6.3.4.”;
appendici ai capitoli: seguono la regola valida per i paragrafi; la prima
appendice del capitolo 5 è quindi contrassegnata come “appendice 5.1.”;
appendici alla tesi e allegati: sono contraddistinti da una numerazione
cardinale semplice (“allegato 1”).
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6. I GRAFICI, LE TABELLE E LE FIGURE
Grafici, tabelle e figure devono sempre avere un titolo e/o una didascalia
che individui chiaramente che cosa rappresentano anche senza leggere il
contenuto del testo. Per le tabelle va inserita in calce la fonte delle
informazioni o il riferimento bibliografico dei dati su cui si basano.
Le figure devono essere numerate in ordine progressivo ed è opportuno che
la numerazione inizi da ciascun capitolo. Per esempio, seguendo questo
criterio, la terza figura del secondo capitolo deve essere indicata con “Fig.
2.3.”. Anche i grafici sono figure.
Le tabelle vanno numerate indipendentemente dalle figure, ma con lo
stesso criterio.
Grafici, figure e tabelle devono essere richiamate almeno una volta nel testo
e vanno inserite non appena vengono citate per la prima volta.
Qualora si renda indispensabile l’utilizzo di figure, tabelle o grafici originali
provenienti da altre pubblicazioni (libri, articoli, tesi), è necessario citare la
fonte (questo anche se la figura o tabella è stata rielaborata).
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7. LE FONTI
È parte essenziale del pensiero scientifico riconoscere credito agli autori che
sono stati letti, citando la fonte delle informazioni e di ogni affermazione che
non sia originale. Questo consente al lettore di verificare l’attendibilità di ciò
che è stato detto risalendo alla fonte delle informazioni.
Ci sono due modi di dare credito:
1. direttamente, per esempio: “Amaldi (1996) sostiene che ...”;
2. indirettamente, aggiungendo alla fine del paragrafo che illustra un certo
lavoro/posizione/teoria una menzione che includa il nome e l’anno
dell’autore fra parentesi. Per esempio: “... energia meccanica. Si veda
Amaldi (1996)” o semplicemente “... energia meccanica. (Amaldi, 1996).
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8. LA BIBLIOGRAFIA
La bibliografia deve riportare i riferimenti secondo l’ordine alfabetico del
cognome del primo autore, in modo da semplificare la ricerca di una specifica
informazione. Ecco un elenco dei principali tipi di fonti bibliografiche e del
modo in cui citarle in bibliografia.
Libri
B. Brehmer e N. Sahlin (1994), Future risks and risk management, Kluwer,
Dordrecht.
Le informazioni essenziali sono autore(i), anno di pubblicazione (fra parentesi),
titolo (in corsivo), casa editrice, luogo di pubblicazione, edizione.
Evitare di scrivere in maiuscolo tutte le parole del titolo di un libro.
Articoli pubblicati in riviste
C. Menezes, C. Geiss e J. Tressler (1980), “Increasing downside risk,” American
Economic Review, 70:921–931.
Le informazioni essenziali sono: autore(i), anno di pubblicazione (fra parentesi),
titolo (fra virgolette), nome della rivista (in corsivo), numero del volume (in
neretto), intervallo delle pagine.
Articoli pubblicati in raccolte
G. Brown (1951), “Iterative solution of games by fictitious play,” T. Koopmans
(a cura di), Activity analysis of production and allocation, Wiley, New York, 374–
376.
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Le informazioni essenziali sono: autore(i), anno di pubblicazione (fra parentesi),
titolo (fra virgolette), nome del curatore della raccolta, seguito da “(a cura di)”,
titolo della raccolta (in corsivo), casa editrice, luogo di pubblicazione, intervallo
delle pagine.
Articoli tratti da quotidiani o settimanali
Questi articoli non sono generalmente inseriti in bibliografia. Si citano in nota al
paragrafo che li menziona nella forma seguente:
M. Cecchini, “Euro ai minimi storici contro il dollaro USA”, Corriere della Sera,
17 febbraio 1999.
Le uniche informazioni necessarie sono: autore, titolo (fra virgolette), titolo del
quotidiano o settimanale (in corsivo), data nella forma giorno, mese (in lettere),
anno.
Riferimenti disponibili su siti Internet
Questi riferimenti devono essere scritti nella forma più simile possibile ai
riferimenti classici, con l’aggiunta del loro indirizzo Internet e dell’ultima data di
accesso. Questa informazione è importante perché la disponibilità di molte
informazioni in Internet cambia continuamente. Una possibile forma è:
– Siti FTP:
A. Bruckman, ”Approaches to managing deviant behavior in virtual
communities”, April 1994.
ftp://ftp.media.mit.edu/pub/asb/papers/deviance-chi94.txt (ultimo accesso:
dicembre 1994).
– Siti WWW:
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G. King, M. Tomz e J. Wittenberg, ”Making the most of statistical analyses:
improving interpretation and presentation”, Settembre 1998.
http://gking.harvard.edu/preprints.html (ultimo accesso: ottobre 1998).
Non tutte le informazioni sono necessariamente disponibili. Per esempio, la
data originaria del documento o un titolo esplicito potrebbero mancare. Nel
primo caso si può omettere la data, lasciando solo la data dell’ultimo accesso.
Nel secondo si inserisce ciò che meglio può approssimare il titolo.
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9. LE APPENDICI E GLI ALLEGATI
La funzione di appendici e allegati è quella di includere il materiale informativo
che si ritiene opportuno riportare ma che appesantirebbe il corpo della tesi. La
differenza rispetto alle note sta da un lato nella dimensione, dall’altro
nell’autonomia logica, che consente di dare a tale materiale una collocazione
distinta rispetto alle pagine di cui costituisce l’integrazione.
Le appendici forniscono in genere testo prodotto dall’autore a
completamento del corpo della tesi; vi possono quindi trovare posto i
dettagli operativi del metodo di ricerca seguito, un glossario dei termini
specialistici più frequentemente utilizzati nel corso della tesi, le disquisizioni
terminologiche e così via.
Gli allegati riportano materiale di altra origine, solitamente incluso nella
forma in cui si trova, senza ulteriori elaborazioni; per esempio, possono
essere riportati il testo del questionario utilizzato, la composizione del
campione di soggetti oggetto di indagine, le norme cui si è fatto più
frequentemente riferimento o altri documenti di particolare rilievo.
Per quanto riguarda la collocazione, mentre gli allegati trovano sempre posto
alla fine della tesi, immediatamente prima della bibliografia, le appendici
possono essere localizzate o al termine dei singoli capitoli, oppure tra le
conclusioni e gli allegati. La prima soluzione è impiegabile se ciascuna
appendice ha un nesso logico prioritario con il contenuto di un capitolo ben
preciso; in caso contrario è preferibile, per uniformità, riportare tutte le
appendici al termine del lavoro.
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10. REGOLE REDAZIONALI GENERALI
Si suggeriscono alcune regole generali che è utile ricordare nell’elaborazione
della tesi.
Le informazioni non essenziali, la cui lettura può essere omessa senza
incidere sulla comprensione del testo vanno messe in nota. Prima di inserire
una nota, va considerato con attenzione il suo contenuto: ciò che è
veramente importante può probabilmente essere integrato nel testo e ciò
che non lo è può essere spesso eliminato del tutto senza grossa perdita.
Questo criterio è sufficiente ad assicurare che tutte le note abbiano una
lunghezza ragionevole.
La citazione va riportata fra virgolette lasciando il testo identico
all’originale fin nei minimi particolari. Se si omette qualcosa, va segnalata
l’omissione inserendo il simbolo “[...]”. Le lunghe parafrasi troppo vicine
all’originale sono da evitare.
Le liste possono essere presentate in modo differente a seconda della
lunghezza degli elementi che elencano. Se gli elementi sono brevi, la frase
che precede la lista termina con i due punti, ciascun elemento della lista
inizia con la minuscola e i vari elementi sono separati da un punto e virgola.
Se ciascun elemento è lungo, è meglio precedere la lista con un punto,
iniziare ciascun elemento con la maiuscola e chiuderlo con un punto.
Naturalmente, in entrambi i casi la lista termina con un punto.
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Oltre ai nomi propri, l’uso dell’iniziale maiuscola è riservato agli
appellativi storici (es. Filippo il Bello); alle istituzioni (es. Chiesa); alle
denominazioni di enti, istituti, organizzazioni, società; ai nomi di monumenti
(es. la Scala); ai termini geografici (es. l’Estremo Oriente); ai nomi geografici
(es. il mar Baltico); alle espressioni che designano una particolare epoca o
un movimento artistico, politico, spirituale e religioso; ai sostantivi tedeschi.
All’interno del testo si preferisce non mettere mai il nome proprio di persona
accompagnato dall’iniziale puntata (es. “come sostiene Segre”; evitando le
forme: “come sostiene C. Segre”, “come sostiene il Segre”).
L’uso dell’iniziale minuscola è destinato a elementi geografici e
topografici (es. piazza); alle suddivisioni stagionali (es. autunno); agli
aggettivi sostantivati che indicano una zona (es. la bassa padana); ai nomi
di popoli e di religioni (es. gli ebrei; mentre per i popoli antichi si
preferiscono le forme i Romani, i Galli); all’indicazione di cariche e di
onorificenze (es. direttore); ai termini comuni aventi caratteristiche di
generalità (es. università; si utilizza invece l’iniziale maiuscola quando il
nome è specificato: es. Università di Udine).
Il maiuscoletto viene usato per i numeri romani (es. Cap. III); le sigle e gli
acronimi (es. FIAT, CEE, ONU, indicati senza puntini tra una lettera e l’altra).
Il neretto si usa il meno possibile.
Il corsivo è usato per enfasi (cioè per porre in particolare risalto alcune
parole nel contesto del discorso); per vocaboli e modi di dire in lingua
straniera; per titoli di opere (libri, film, quadri, sculture, drammi teatrali,
opere musicali). Mentre i nomi di monumenti vanno in tondo, non in corsivo.
Le date precise devono essere scritte in cifre senza abbreviazioni (es. il 20
ottobre 1991), tranne nel caso di leggi o di atti (es. Decreto del 20/10/91). I
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secoli si scrivono in numero romano in maiuscoletto, mentre si preferisce la
scrittura in lettere per forme come “nell’Ottocento”, “negli anni Sessanta”.
I nomi propri di enti, vie, monumenti e palazzi stranieri vanno in tondo, con
l’iniziale maiuscola, senza virgolette e nella dizione originale (es.
International Union of History and Philosophy of Science, Fifth Avenue,
l’Empire State Building). I nomi stranieri di persona vanno nella lingua
d’origine, non nella forma italianizzata (es. Immanuel Kant); al contrario i
nomi dei latini vengono citati in italiano (es. Cicerone).
I trattini brevi si utilizzano per le parole composte (es. romano-barbarico),
ma non per termini come sociolinguistico, extraeuropeo, neobarocco. Le
lineette medie si usano per gli elenchi puntati e per gli incisi.
Le parentesi quadre vengono utilizzate per contrassegnare le
interpolazioni o le eventuali aggiunte da parte del traduttore in un brano
citato, oppure con l’uso di tre puntini per indicare un taglio o una lacuna nel
testo citato.
Ecco un elenco delle abbreviazioni ricorrenti:
p.e. Per esempio
cap. capp. Capitolo, capitoli
ca. Circa
cfr. Confronta
ecc. Eccetera
ed. or. Edizione originale
fig. figg. Figura, figure
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p. pp. Pagina, pagine
vol. voll. Volume, volumi
seg. sg. Seguente
s.d. Senza data
s.e. Senza editore
s.l. Senza luogo di edizione
trad. Traduzione
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ALLEGATO 1: IL FRONTESPIZIO
MASTER PLAYENERGY
TESI DI RICERCA
TITOLO DELLA TESI
Tutor Prof./Prof.ssa xxxxxxxx xxxxxxxxx xxxxxx xxxxxxx
Scuola Classe xxxxxxxxxxxxxxx xx
Anno scolastico 2009 - 2010
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