Giroingiro per il Casentino

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Carissimi aquilotti, quest'anno metteremo a frutto la vostra vista proverbialmente acuta, il vostro “occhio da aquilotto”. Ma non solo!: lo faremo sfruttando anche il volpacchiotto che c'è in voi: la vostra intelligenza. E ... sfrutteremo anche la bicicletta, l'auto del babbo, qualche fine settimana in cui voi aquilotti-volpacchiotti porterete la vostra famiglia al giro per il Casentino in una “caccia al tesoro” che pianificherete con la vostra classe, con i vostri insegnanti.

Transcript of Giroingiro per il Casentino

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……………una proposta di turismo

intelligentee

risparmiosa

per diventare ……………..

aquilotti – volpacchiotti!

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Carissimi aquilotti, quest'anno metteremo a frutto la vostra vista proverbialmente acuta, il vostro “occhio da aquilotto”. Ma non solo!: lo faremo sfruttando anche il volpacchiotto che c'è in voi: la vostra intelligenza. E ... sfrutteremo anche la bicicletta, l'auto del babbo, qualche fine settimana in cui voi aquilotti-volpacchiotti porterete la vostra famiglia al giro per il Casentino in una “caccia al tesoro” che pianificherete con la vostra classe, con i vostri insegnanti.

Dovrete munirvi di una macchina fotografica (basta quella di un telefonino), ma soprattutto di occhio attento, di memoria, di spirito di osservazione.

Vi proporrò una serie di antiche immagini dei nostri bei paesi: voi dovrete andare a ritrovarle, scoprendo che cosa è cambiato nel tempo. E' un modo diverso di studiare la storia, è un modo intelligente per trascorrere il tempo libero magari facendo scoprire anche ai “grandi” luoghi e particolari che neppure loro conoscevano.

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Con le vostre insegnanti potrete poi elaborare descrizioni, riassunti, disegni, mettendo a confronto le immagini – e la vita – di ieri e quella di oggi: vedrete infatti che nelle pagine che seguono cercherò di darvi alcuni spunti per andare aldilà dell'immagine, per capire che anche una vecchia cartolina può raccontare, e insegnare, tante cose.

Non posso, ovviamente, portarvi in tutto il Casentino: non basterebbero tutti i giorni di un anno scolastico. Altri luoghi, altre immagini potrete aggiungerle voi seguendo i suggerimenti delle insegnanti, dei genitori ma soprattutto dei nonni, che hanno visto un mondo molto diverso dal vostro: migliore?, peggiore?, … è inutile stare a discutere: ciò che è passato è passato … l'importante è che sia bello il mondo che costruirete voi!

Buon viaggio-volo aquilotti-volpacchiotti!

Armanduk6

Iniziamo il nostro giro del Casentino da Badia Prataglia.

“Perché da Badia?”, mi chiederai tu che magari abiti altrove. Beh, da qualche parte bisogna iniziare e da qualche parte bisogna finire … allora ho deciso di … (rullo di tamburi, squilli di tromba) … andare in ordine alfabetico! (applausi).

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Puoi capire da come è costruita che la chiesa di Badia Prataglia è molto antica: grandi pietre squadrate e consumate dal tempo, niente intonaco.

E infatti la chiesa che oggi vedi così severa è nata prima del paese che le sta intorno: osserva questa vecchia cartolina qui a sinistra e confrontala con quello che vedi oggi … vedi il paese che le sta intorno? No, la chiesa è isolata.

Questa foto è infatti molto antica, e ci sono tanti particolari che oggi sono cambiati: cerca di identificarli e di descriverli aiutandoti anche con la foto successiva, in cui vedi che intanto sono state costruite delle case, a sinistra: le riconosci nella Badia Prataglia attuale?

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Osserva anche il campanile, cosa noti? Com'è il campanile oggi? Osservando le case e il campanile puoi capire quale delle due foto che ti ho proposto è la più antica: quale? Perché? Scatta una foto dalla stessa angolazione (cioè dallo stesso punto in cui l'ha scattata l'antico fotografo) e analizza tutto quello che è cambiato.

Esaminiamo adesso cosa c'è scritto nelle due cartoline: la chiesa è definita “vecchia abbazia” … esatto! Perché in italiano abbazia = badia (e così capisci la prima parte del nome del paese) … quindi Badia Prataglia ha preso nome dalla chiesa … e la chiesa infatti, come abbiamo visto dalle due immagini, esisteva prima che esistesse il paese. Ma cos'è una “abbazia”, una “badia”?

E' un insieme di edifici in cui risiedono dei monaci, cioè persone che pregano Dio vivendo in un monastero: e il monastero è quella grande costruzione che vedi attaccata alla chiesa.

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E come si nutrono, come fanno a vivere i monaci?Da dove ricavano i soldi per costruire la chiesa e il monastero? Devi farti aiutare dalle tue insegnanti e dai tuoi genitori per capire bene questo punto, ma qualcosa ti posso anticipare io: c'è stato un momento nella storia del Casentino - tanti secoli fa, oltre 1000 anni fa - in cui gli abitanti erano pochissimi, e pochissime erano le risorse con cui vivere: non c'erano strade, non c'erano fabbriche, campi coltivati, negozi, case, uffici, supermarket, neppure scuole (e non dire “che bello!”: non si viveva tanto bene a quell'epoca!).

A Badia Prataglia non c'era il paese, c'erano solo bosco alberi e … prati (e così capisci la seconda parte del nome). Ma il bosco dà la cacciagione e – nel medioevo - può nutrire animali semidomestici come i maiali; gli alberi possono dar legname: per scaldarsi, per cucinare, o anche per costruire case, navi, carri; e i prati servono a nutrire mucche e pecore, che possono darci latte, carne, lana.

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Ecco dunque che i monaci, che all'epoca erano le uniche persone che avevano studiato, che capivano quindi come anche un luogo selvaggio e solitario potesse dare ricchezza, giungono dove ancora non c'è nulla e pian piano fondano una “badia”: è quella che vedi.

La badia cresce, finisce col dar lavoro non solo ai monaci ma anche a tante altre persone che monaci non sono ma vengono chiamate ad aiutare i monaci, e lavorano per vivere, per costruire una famiglia … e pian piano intorno al monastero nascono capanne e casette per accoglierli. E nasce la Badia, stavolta con la lettera maiuscola, perché è il nome proprio di un paese, un paese che sfrutta le foreste e i prati della zona: il paese poteva benissimo chiamarsi solo “Badia” (e infatti così la chiamano i suoi abitanti), oppure “Badia Forestaglia”, o “Badia Boscaglia” per mettere in risalto la ricchezza che veniva da foreste e boschi … hanno preferito riferirsi alla economia dei prati … ed ecco il nome attuale di “Badia Prataglia”.

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E i monaci dove sono? Abitavano nel lungo edificio a destra, ma ora non ci sono più, perché? Perché “monaco” è una parola che viene dal greco antico e significa “solitario” … queste persone avevano scelto di lavorare e pregare in luoghi solitari, com'era Badia quando ancora il paese non c'era … quando il paese è cresciuto i monaci se ne sono andati. Un monastero lo puoi vedere non lontano, a Camaldoli: qui un vero paese non c'è, e infatti ci sono ancora i monaci. Cosa è successo alla badia quando i monaci se ne sono andati? La chiesa è diventata la chiesa del paese, com'è ancora oggi, l'edificio dove vivevano i monaci fu preso dal Granduca di Toscana, cioè da colui che governava la Toscana prima che nascesse l'Italia unita. Ed ecco allora spiegata una delle didascalie: “Palazzo già dimora estiva del granduca Leopoldo II”. Hai visto quanta storia in due immagini?

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Il paese sullo sfondo, nella foto precedente è Bibbiena, in primo piano vedi una strada asfaltata … ma sulla strada non vedi automobili. In compenso un gregge numeroso la attraversa tranquillamente, guidato dal suo pastore. Siamo quindi in un'epoca in cui le automobili esistono (l'asfalto serve a loro: i cavalli preferiscono le strade sterrate) ma non sono tantissime; e in quest'epoca c'erano invece grandi greggi di pecore. L'asfalto ci parla del futuro, le pecore del passato.

Il Casentino era un tempo una valle importante per la pastorizia: sulle nostre montagne venivano a passare l'estate grandi greggi, che d'inverno si trasferivano in Maremma, cioè sulla costa tosco-laziale del mar Tirreno.

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“Perché?”, chiederanno adesso gli aquilotti ... Perché le pecore si nutrono d'erba verde, e l'erba verde, d'estate, la trovi soltanto sui monti: abbiamo visto che sui monti nel Medioevo nasce una Badia Prataglia, cioè una Badia che sfrutta i prati … e ti faccio notare che una delle montagne più grandi, più belle e più verdi del Casentino è il Pratomagno, cioè il “prato magno”, il prato grande, perché in latino, nell'italiano medievale … e anche attuale, “magno” vuol dire “grande”: ottimo per far mangiare pecore, cavalli, mucche.

Ma d'inverno sul Pratomagno, e spesso anche a Badia Prataglia, c'è la neve, e se non c'è la neve fa comunque molto freddo … ed ecco allora che pastori e pecore nell'autunno si spostano in Maremma, perché d'inverno in riva al mare fa meno freddo che in montagna, e i prati – che d'estate sono bruciati dal Sole – sono ora verdi, e rimangono sgombri dalla neve.

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Passato l'inverno, a primavera si percorre la strada inversa, e si torna in montagna dove la neve, sciogliendosi, ha lasciato liberi grandi prati verdi. Questo andare e venire si chiama “transumanza”, e ogni anno, per secoli, le strade e i prati del Casentino hanno visto quello che vedi in questa fotografia.

E adesso un po' di “caccia al tesoro”: riesci a fotografare il luogo dell'immagine? Ti può aiutare la direzione della strada e due punti di riferimento importanti: Bibbiena e La Verna, il cui profilo caratteristico vedi al centro della foto, all'orizzonte.

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E ora tre immagini a confronto. Siamo in piazza Tarlati: questa foto a colori è abbastanza recente, lo capisci 1) dalla tecnica con cui l'immagine è riprodotta: la fotografia a colori è molto più “giovane” rispetto a quella in bianco e nero; 2) dal fatto che sulla piazza vi sono posteggiate delle automobili (“anche se non così tante come oggi “).

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Questa due foto sono invece più antiche e … mostrano al centro della piazza qualcosa che oggi non c'è più: una grande fontana.

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Perché oggi la fontana non c'è più? Forse perché non piaceva, forse perché dava noi alle auto, ma soprattutto perché oggi … abbiamo l'acqua che arriva al rubinetto di casa! Ti sembrerà strano, ma fino a non moltissimi anni fa non tutti avevano questa comodità. Chi stava in campagna attingeva l'acqua per bere, per lavare e per lavarsi dal pozzo; chi stava in città o in paese andava alla fontana pubblica con dei recipienti di rame che si chiamavano “mezzine”.Tanto più importante era il paese tanto più bella e tanto più centrale doveva esser la fontana: ecco il perché della grande fontana in piazza Grande.

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Nella foto più grande la piazza, anziché piena di macchine è piena di persone, di bancherelle, di carri: siamo nel giorno del mercato. Cosa vedi scritto sulla facciata a destra della torre? Trattoria l'Appennino. Al mercato veniva gente dalla campagna e dai piccoli paesi dei dintorni: all'epoca della foto non c'erano grandi magazzini, né supermarket, e per comprare un vestito o un paio di scarpe c'era solo il mercato dei paesi più grandi. E per andarci c'era il cavallo, l'asino, o … il cavallo di san Francesco, cioè i piedi. Per andare e tornare dal mercato s'impiegava tutta la giornata. Ecco dunque che sulla piazza del mercato c'erano spesso alcune trattorie, cioè dei ristoranti economici, utili per chi si era messo in cammino la mattina presto e sarebbe tornato a casa solo la sera col buio.

Torna in piazza Grande e osserva cosa è cambiato, cosa c'è oggi dove c'era la trattoria? Cosa vedi tra la trattoria e la torre? Se osservi bene vedi una piazzetta e l'angolo di un grande edificio con un pezzo di finestra tonda, di cosa si tratta? Lo saprai alla prossima fotografia!

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Eccoci alla Propositura: la “chiesa parrocchiale” di Bibbiena. Te la mostro in una foto degli anni '40 in cui appaiono le finestre tonde di cui avevi visto un pezzo nell'immagine precedente. Puoi tornare esattamente nello stesso punto in cui il fotografo ha scattato l'immagine 70 anni fa. Nota quanti cambiamenti! La chiesa attuale è molto diversa: scatta una tua fotografia e prova a elencare tutto ciò che è cambiato.

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Una bella inquadratura che puoi ritrovare facilmente salendo a Borgo alla Collina. Cosa è rimasto come un tempo e cosa è cambiato? Fai un esercizio di memoria: prima cerca di rispondere non guardando la foto antica … poi tirala fuori, e magari scattane una dalla stessa angolazione.

Alcune “differenze” le commentiamo insieme: la strada è sterrata, segno che l'automobile non è ancora molto diffusa; e infatti cosa vedi sulla strada? Due ciclisti: sono persone ricche – a quei tempi di diceva “di riguardo” - perché vestono gli abiti del ciclista elegante: hanno tutti e due i pantaloni “alla zuava”, cioè pantaloni fino sotto il ginocchio, e calze. Erano pantaloni “sportivi” ma eleganti pensati proprio per la bicicletta: in questo modo non c'era pericolo di vederne finire l'orlo nella catena o nella corona, né di sporcarli con il grasso o l'olio che periodicamente venivano dati a questi due organi, per impedire che si consumassero troppo velocemente: oggi i materiali sono più resistenti, e l'olio è finissimo, al silicone.

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Caccia al tesoro! Dove ho scattato questo particolare?

Cercalo a Camaldoli, e scatta una foto all'insieme per dimostrare la tua vista da aquilotto!

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“Camaldoli”, con questo nome indichiamo due località diverse: l'eremo e il cenobio. Abbiamo visto per Badia Prataglia che nel medioevo più lontano, quando l'Impero Romano era ormai caduto e nessuno più governava in Italia, gruppi di religiosi avevano scelto di vivere sfruttando luoghi ormai abbandonati: tali erano i monaci di Badia Prataglia. Qui a Camaldoli, 1000 anni fa, un ricco giovane di Ravenna, Romualdo, decise di fondare un'altra comunità di monaci, che da questo luogo prenderanno poi il nome: i Camaldolesi.

Di cosa vivevano questi monaci? Come quelli di Badia Prataglia: dello sfruttamento della foresta; i maestosi abeti che vedrai in queste foreste sono stati piantati nei secoli dai Camaldolesi. Una volta divenuti “adulti”, gli abeti venivano tagliati e portati a valle per farne grandi travi, o alberi maestri delle navi: addirittura gli alberi maestri della flotta inglese, quella del celebre ammiraglio Nelson, venivano (in parte) da questa foresta, l'abbiamo visto in altre pagine di Armanduk.

Link http://www.armanduk.com/monaci_camaldolesi.html29

I monaci di Romualdo potevano scegliere di vivere in due modi il loro isolamento dal mondo, il loro essere “monaci”: potevano vivere proprio da soli, incontrando gli altri monaci solo per la preghiera (e allora risiedevano nell'eremo, la parte più alta e isolata di Camaldoli); potevano far vita comune nell'isolata comunità degli altri monaci (e allora risiedevano nel monastero o cenobio, la parte bassa di Camaldoli, detta anche Fontebona, dalle acque copiose che ancora vi sgorgano in due fontane).

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Eccoci dunque all'Eremo sommerso dalla neve: i monaci sono usciti per l'occasione, li vedi vestiti di bianco. Oggi puoi entrare oltre il portone che vedi socchiuso, per arrivare alla chiesa e alla cella di san Romualdo, poi troverai una cancellata oltre la quale ci sono le casette degli eremiti e noi non possiamo entrare: è bene osservare in silenzio. Cosa riconosci oggi della foto? ……………31

Osserva e confronta ora la foto in cui vediamo una famiglia in gita: sono passati tanti anni, lo capisci dagli abiti e dai mezzi di locomozione: sono asini o sono cavalli? Da cosa li riconosci? Vedi asfalto? E' cambiato qualcosa sullo sfondo?

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Caccia al tesoro! Dove è stata scattata questa foto? Prendi la strada diretta, ripida ripida, dal Cenobio all'Eremo e … se aguzzi i tuoi occhi di aquilotto …….. Un piccolo aiuto?: salendo, tieni d'occhio la foresta a destra (… ho fatto quasi la rima!).

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Ed eccoci al Cenobio: la foto è precedente all'avvento dellaautomobile, così dovrai un po' faticare per riconoscere da quale angolatura è presa l'immagine. Ti do un aiuto: osserva la scritta “Farmacia” e rintraccia dov'è la farmacia nel Cenobio, non si è spostata da lì.

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……ancora un aiuto: le automobili, come sai, sono comode, ma hanno il problema del parcheggio, occupano un sacco di spazio. Così, dove vedi la grande capanna di destra (costruita con assi di legno), oggi c'è la fermata dell'autobus e … un posteggio. E infine: cosa ci fanno tutti quei tronchi tagliati? Ricordi cosa ti dicevo dei monaci e del loro sfruttamento della foresta? Ecco: vedi un momento della lavorazione del legname.

Se hai localizzato l'immagine, vedrai una grande vasca di acqua alimentata dal torrente che passa sotto il ponte (ti sto dando altri indizi!), questa vasca serviva a muovere una sega “idraulica”, cioè una grande sega mossa dall'energia data dal movimento dell'acqua.

Oggi le grandi seghe per fare travi e assi dai grandi tronchi vengono mosse dall'energia elettrica, energia che all'epoca non c'era! … Ma da cosa è data oggi l'energia elettrica? Anche dal movimento dell'acqua: si parla allora di energia “idroelettrica” … come vedi un'invenzione tira l'altra!

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Siamo al Cancellino, non lontanissimi da Camaldoli, vicini a Badia Prataglia.

Abbiamo visto come nel medioevo i monaci di Badia e di Camaldoli sfruttassero le risorse della foresta … e infatti, ecco qui nientedimenoché … una piccola ferrovia, con tanto di locomotiva sbuffante, per trasportare via i tronchi dalla foresta. Non siamo più – ovviamente - nel medioevo: c'è la locomotiva; e infatti a sfruttare la foresta non ci sono più i monaci, ma una Società per l'Industria Forestale.

L'edificio che vedi c'è ancora: cercalo, osservalo, nota le differenze e scatta una foto dalla stessa angolazione.

Per saperne di più vai a http://www.armanduk.com/trenobadia.html

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Castel Focognano. A sinistra hai una immagine antica antica, di oltre un secolo fa …….. ma il paese non è cambiato moltissimo. Cosa vedi adesso? Scatta una foto dalla stessa angolazione ed elenca cosa è cambiato.

Caccia al tesoro! Dov'è questo portico? Cosa c'è di interessante alle sue pareti? Leggi qualche data? Cos'èra un tempo questo edificio? … se trovi la risposta capisci perché ancora oggi pariamo di un comune di Rassina-Castel Focognano.

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Due vecchissime foto: è inutile cercare queste casette, non ci sono più … o almeno non sono più così, ma ci sono ancora le particolarissime sorgenti di Chitignano. “Perché queste casette?, non bastava una fontana?”, mi chiederai tu…… Un tempo, quando c'erano poche medicine e quelle poche costavano molto, le acque minerali come quelle di Chitignano avevano grande valore curativo, c'era bisogno quindi di un riparo, di un luogo per far riposare gli ammalati che qui si recavano … e anche per farli “immergere”, perché queste acque avevano anche un effetto benefico per la pelle: nella casetta con il tetto a due spioventi c'è infatti scritto “bagni”.

Era utile poi far riparare tutti in caso di pioggia: le automobili non c'erano (in una foto vedi un mulo) e si era lontani dal paese: se arrivava un bell'acquazzone un ombrello non bastava di certo! E camminando veniva appetito, e infatti vedi che c'era anche un “buffet”, com'è scritto nella casetta con il tetto orizzontale.

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Cerca le fonti di Chitignano e assaggiane l'acqua … prova a descriverne il sapore e fai una ricerca per capire cosa le fa essere così “strane” e a cosa fanno bene.

Una delle sorgenti si chiama “Buca del tesoro” … una caccia al tesoro nella caccia al tesoro dunque!

Ma c'era veramente un tesoro? Si: c'era! Ma non era un tesoro sepolto dai pirati.

Fin dall'antichità l'uomo si era accorto della particolarità dell'acqua della sorgente, e si era accorto che guariva alcune malattie, così i nostri progenitori più antichi, gli Etruschi, avevano preso l'abitudine di ringraziare qui i loro dèi per le guarigioni ottenute o sperate. Così come i cristiani, per chiedere protezione a Dio, accendono in chiesa una candela più o meno costosa, o fanno un'offerta, gli Etruschi lasciavano presso la sorgente degli ex-voto, cioè delle piccole offerte, di solito statuette di bronzo.

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Queste antiche offerte sono state ritrovate da qualcuno nei secoli scorsi … così da far credere che presso la sorgente vi fosse un “tesoro”: ecco dunque il perché del nome. Alcune statuette di bronzo sono state conservate dagli archeologi per essere esposte nei musei: te ne mostro due.

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Due cartoline di Chiusi della Verna prese dal Castello del Conte Orlando, una è degli anni '50, l'altra degli anni '60.

Prima di farmi continuare forse tu mi chiederai: “ma l'apostrofo non si usa per le parole, e non si mette in fondo? Tu, Armanduk, lo usi con i numeri, e lo metti prima!”. Probabilmente sai già la risposta, ma ti voglio far notare questo modo di scrivere perché ci tornerà utile più sotto: si abbreviano così i decenni.

Se io scrivo “anni '50”, intendo tutti gli anni nella decina del 50; ovviamente, e quello te lo dice l'apostrofo, c'è prima il numero del millennio e del secolo, e questo è il secolo di cui si parla o in cui si vive; quindi – se non ho parlato prima di secoli passati – parlo del 1950: tutti gli anni dal 1950 al 1959 quindi, dopo dirò e scriverò “anni '60”, che sono tutti gli anni dal 1960 al 1969.

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Dunque, quale delle due immagini è la più vecchia? Ti aiuto: osserva la strada che corre sulla destra: in un'immagine poggia su un greppo scosceso, nell'altra è su un muro ben costruito e c'è il guard-rail (sai benissimo cos'è, lo vedi spesso andando in auto!). Nota poi le case del paese: in una foto sono di meno … hai capito allora qual'è l'immagine più recente? Bene, adesso cerca il luogo da cui, 50 e 60 anni fa, due fotografi hanno scattate le loro foto, e fai ora la tua fotografia, metti poi a confronto le tre immagini e osserva cosa è cambiato: se fai un ordinato elenco scritto non solo dimostri di essere un buon aquilotto-volpacchiotto, ma anche un bravo studente, cosa che a te magari non importa granché, ma fa molto piacere ai tuoi genitori e alla scuola.

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Chissà quante volte sei passato di qui, in auto, con i tuoi genitori: ti sarà quindi facile ritrovare il luogo da cui questa foto è stata scattata, ma ti sarà difficile riconoscere il paese! E' il Corsalone. 48

Le tre grandi case sono rimaste, ma intorno ne sono nate molte altre, e anche la cementeria che vedi sulla sinistra è molto cambiata, oggi è addirittura abbandonata! Prova anche qui a descrivere i cambiamenti del Corsalone in … quanti anni? Di quando è l'immagine?Beh, qui hai un bell'indizio: c'è il timbro della posta ben visibile, anche se rovesciato. Si legge bene l'anno: 1948. La foto è quindi del 1948? Può essere, ma può esser anche più vecchia: non è detto (anzi, è improbabile) che il fotografo abbia fatto la foto, pochi giorni dopo abbia stampato la cartolina e pochi giorni dopo questa sia stata acquistata e spedita. Infatti in casi come questo i collezionisti dicono: “cartolina viaggiata nel 1948”, cioè: questa cartolina ha “viaggiato”, è stata imbucata, timbrata e portata a un certo indirizzo, nel 1948. La cartolina (e l'immagine) sono quindi del 1948 o di qualche anno prima, sicuramente non possono essere del 1949! Diremo quindi “anni '40”.Un'ultima osservazione: zero automobili, strada non asfaltata e … osserva cosa è “posteggiato” di fronte a quello che ancora oggi è un bar (e all'epoca sarà stata una locanda)? Un carro trainato da una coppia di bianchi buoi: un mondo che non c'è più, ma che i tuoi nonni ricordano, fattelo descrivere.

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Caccia al tesoro! Sono due immagini della Natività, e sono tutt'e due nel santuario de La Verna; riesci a localizzarle?

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In quali ambienti sono ospitate? A quali numeri corrispondono nella pianta qui accanto? Le due opere rappresentano lo stesso episodio, ma in maniera diversa, sia nella composizione della scena che nel suo aspetto, nei suoi colori: le tue insegnanti ti spiegheranno che sono di due diversi autori.

Quale delle due opere, secondo te è più bella? Perché?

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E ancora caccia al tesoro! Qui ti do una traccia che viene dal passato: è un'immagine molto vecchia, procuratami da una agente segreto francese che utilizza la sua lingua per non farsi capire dal nemico ... “Cher ami, je suis en peine de tes nouvelles …” “Caro amico, sono in pensiero per avere tue notizie ...”. Scherzi a parte: si tratta di una cartolina spedita tanti anni fa da un turista francese, e la foto ricorda, come c'è scritto, “l'inaugurazione del monumento a San Francesco”. Ti dico l'anno e il giorno: 3 settembre 1902, e ti dico che quel monumento non è più nel luogo dove era stato collocato e che dovrai comunque identificare, anche se non ci troverai più il monumento. Osserva poi, nella cartolina, la gente del pubblico: riconoscerai il caratteristico cappello dell'alta uniforme dei Carabinieri (ce ne sono 3, insieme a un gendarme con il basso copricapo a cilindro); ci sono molti ombrelli, ma non sembra che stia piovendo! Infatti non piove. In quest'epoca si credeva che il Sole facesse male alla pelle, e le belle signore ci tenevano molto ad avere la pelle bianca, “come una perla”, dicevano; per questo, quando uscivano di casa e stavano un po' al Sole, portavano l'ombrellino: per non abbronzarsi! Vedi come cambia il mondo?

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Torniamo alla caccia al tesoro: hai capito dove era stato collocato il monumento? Se passeggi un po' nel Santuario lo capisci subito. Riesci a trovare il luogo nella pianta? Quale numero lo identifica?

E adesso ti faccio vedere meglio il monumento inaugurato nella cartolina; sono due figure in bronzo, si tratta di una scena della vita di San Francesco: incontrato un bambino che aveva catturato delle tortore per portarle al mercato (e mangiarle), il Santo chiede e ottiene di ridar loro la libertà. E adesso viene il difficile: dov'è stato spostato il monumento? Per aiutarti te ne do un'immagine con lo sfondo attuale … ti sarà facile localizzarla, se giungi al Santuario in auto ...

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E ancora caccia al tesoro, stavolta difficilissima! Se ti piace camminare per la bella foreste della Verna, in vetta in vetta troverai dove è stata incisa questa data in numeri romani: MCMXXXII, cioè 1932.

Ti posso dire che è una cosa in ferro battuto, e la data guarda verso il cielo, e lì il cielo è particolarmente vicino!

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Un paese piccolo piccolo, ancora oggi: ma in questa foto degli anni '50 era proprio piccolissimo. Siamo a Lonnano.Cerca di scattare una foto con la stessa inquadratura e nota le differenze non solo nelle case, ma anche nella coltivazione intorno.

Caccia al tesoro!Dov'è questa Deposizione? ... ti aiuto dicendoti che è in un paesino che fa rima con questo ...

Quali opere d'arte ti ricorda, nelle schede precedenti?

Sulla base ci sono due stemmi, di papa Leone X, Medici, e del cardinale Dovizi.

Qual è quello del papa? e quello delcardinale?

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Siamo a Montemignaio, e questa inquadratura è fin troppo facile da ritrovare … ma qui le cose sono molto cambiate: fai il confronto e cerca di datare la vecchia fotografia.

Un po' ti aiuto: vedi automobili? Vedi asfalto?

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Indovinello!!! Dove ho ripreso questo particolare? A quali altre opere d'arte lo associ? (un aiuto: vai alle pagine della Verna).

Montemignaio è fatto di diversi nuclei abitati: come si chiama quello della foto precedente? Come si chiama quello di questa foto?

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Indovinello!!! Dove ho ripreso questo particolare? Di che cosa si tratta? Come si chiama il luogo? Perché si chiama così?

Trovi una parte della risposta andando nella cartina in http://www.armanduk.com/cerca.html, cliccando su Soci.

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Ponte a Poppi negli anni '50. Molte cose sono uguali, molte sono cambiate. Scatta una foto con la stessa inquadratura ed elenca le differenze.

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Perché nasce il paese di Ponte a Poppi? Le ragioni sono le stesse che hanno fatto nascere Bibbiena Stazione o Strada: nel medioevo la vita non era sicura, era bene difendersi, così i paesi nascevano sui colli, difesi da mura e dal castello, è il caso di Poppi, di Bibbiena, di Castel san Niccolò. Quando il territorio è diventato più sicuro, verso la fine del medioevo, allora qualcuno ha avuto l'idea di abitare lungo le strade, perché con la sicurezza del territorio, con l'assenza di banditi, si erano intensificati i commerci: i mercanti si sentivano più sicuri e circolavano in maggior numero, e soprattutto portavano più mercanzia … quindi preferivano far mercato non più in cima al colle, dove era difficile arrivare, ma lungo la strada che correva lungo la valle: così capisci perché è nata quella grande piazza porticata che è la caratteristica di Ponte a Poppi, è una piazza di mercato; così capisci perché il paese che nasce ai piedi del castello di Castel san Niccolò (appunto “castel”), lungo la strada, si chiama … indovina un po': “Strada”. Nella foto accanto vedi bene come Ponte a Poppi nasca intorno alla piazza del mercato. Cerca questa inquadratura com'è oggi, vedrai quanto il paese si è ingrandito, perché sempre più gente ha preferito abitare vicino alla strada e al mercato: della protezione del castello non c'era più bisogno.

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A sinistra vedi soltanto due strutture lontane dalla piazza: sono la stazione e il suo deposito, appena costruiti. Oggi il paese ha superato la stazione … ma noterai cos'è successo quando si sono costruite le case in quel punto: è nata anche lì una piazza!La foto è molto interessante: da Poppi si scendeva a piedi per una bella passeggiata panoramica … ma nota un particolare: al centro della strada vedi tre figure femminili, di spalle. In mezzo c'è una signora vestita di scuro, con un grande cappello, alla sua sinistra c'è una donna, pure vestita di scuro, ma con un grande fiocco bianco in vita: indossa infatti una “pannuccia” bianca, questo la identifica come una serva. A destra vedi una donna imponente, che ha pure lei la pannuccia, ma ha anche uno scialle bianco … e tiene in braccio, appoggiato sulla spalla, un bambino piccolo, vestito con un abitino lungo e una cuffietta bianca: si tratta di una balia, cioè una serva addetta ad allevare i figli piccoli delle signore molto ma molto ricche: la figura con il cappello che vedi al centro è quindi una ricca ed elegante signora che fa una passeggiata con il suo bambino … ma il bambino è tenuto dalla balia, e la signora - dovesse aver bisogno di qualcosa! - è assistita dalla servetta, quella a sinistra: è ancora una ragazza, vedi com'è più piccola? Prendi come riferimento le spalle.

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“Non vedo ombrellini per difendere la signora dal Sole”, diranno gli aquilotti-volpacchiotti più bravi, ricordando quello che abbiamo visto alla Verna, per l'inaugurazione del monumento. Giusta osservazione … ma se considerate quanto è grande il cappello della signora capirete che bastava la sua ombra.

Quest'immagine ci ha permesso di capire com'era il mondo un secolo fa: era certamente più bello con meno cemento, meno case, meno asfalto, meno automobili … ma era bello bello se nascevi ricco, se eri il bambino portato in collo dalla balia, ma per i bambini della balia e della servetta non era la stessa cosa: i ricchi erano proprio ricchi, e i poveri erano proprio poveri … in questo il mondo di oggi è migliore! 65

Poppi. Indovinello nel castello! Dov'è questa statua? E' proprio una statua? Serve a qualcosa? Cosa rappresenta? … anzi: chi è?

Devi innanzitutto andare nel castello e visitarlo bene, poi fare una bella ricerca sui libri o in internet. Buon lavoro!

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Poppi, indovinello fuori dal castello! Dove siamo? Scatta una fotografia con la stessa inquadratura. Cosa è cambiato? In che epoca potremmo essere? Nota i vestiti degli uomini: ti sembrano ricchi?

Ricordati quanto ti ho spiegato prima: in questo mondo del passato c'erano persone ricche ricche, ma erano poche, molte di più erano quelle povere povere.

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Oggi il castello di Porciano è abitato e c'è un bel museo, ma c'è stato un lungo periodo in cui la grande torre era abbandonata: eccoti un'antica foto.

Anche qui ti sarà facile trovare il punto da cui, un secolo fa, un fotografo ha ripreso questa immagine, e da cui scatterai tu una nuova foto da mettere accanto a questa, riconoscendo quello che nel frattempo è cambiato.

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Siamo a Secchieta, anche qui qualcosa è cambiato rispetto a questa immagine degli anni '50. Quindi: passeggiata per scattare la foto con la stessa inquadratura. Come abbiamo visto in precedenza, il Pratomagno si chiama così perché ha grandi prati sommitali, cioè in vetta: sono quelli che vedi, e che vedrai quando raggiungerai Secchieta. Era in questi prati che, d'estate, pascolavano migliaia e migliaia di pecore, che davano la lana che sarebbe poi stata lavorata a Firenze o in Casentino.

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Pratovecchio, una vecchia immagine: dove siamo? Quali differenze noti con quello che vedi oggi? Alcune te le indico io: non ci sono automobili e passa solo una bicicletta … ma vedi tanta gente per la strada, ferma a chiacchierare, addirittura una trattoria ha messo sulla via i suoi tavolini (li vedi appena, a sinistra, con una tenda bianca) … e poi non c'è asfalto ma un bel lastricato. All'epoca le vie dei paesi servivano alla vita delle persone, non a posteggiare le automobili: per voi aquilotti sarebbe stato normale giocare per la strada, sotto le finestre di casa, correre per le vie senza ostacoli e pericoli. E' vero che l'automobile è comodissima e utilissima per tante cose, ma non pensi che abbia finito con l'occupare troppo spazio nella nostra vita e nei nostri paesi? Come in tutte le cose ci vorrebbe misura: dicevano gli antichi romani: “in medio stat virtus”, “la virtù sta nel mezzo”, parlane in classe con le tue insegnanti … ma intanto cerca d'inquadrare oggi lo scorcio di ieri: scatta una foto e confrontala con questa.

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E qui siamo al ponte sull'Arno. Ti sarà facile ritrovare questa inquadratura, e vedrai così quanto è cambiato il paese e i suoi dintorni. Ti voglio far notare una cosa (oltre alle tante che osserveranno i tuoi occhi da aquilotto): vedi quelle macchie bianche sulla riva sinistra del fiume (la destra per chi guarda), subito dopo il ponte? Sai cosa sono? No, non sono i soliti rifiuti, le solite cartacce abbandonate dagli incivili di turno (come cartacce poi sarebbero troppo grandi!): sono lenzuoli stesi al sole, ad asciugare. In quest'epoca, quasi 100 anni fa, non c'erano le lavatrici, né c'era l'acqua corrente in casa: l'acqua dovevi andarla a prendere al pozzo o alla fontana del paese, come abbiamo visto commentando una vecchia foto di Bibbiena … per lavare un fazzoletto si poteva fare (oggi poi non li laviamo più: sono di carta) ma per lavare i lenzuoli, di acqua ce ne voleva moltissima. Ecco dunque che si andava al fiume, che – tra l'altro - aveva l'acqua pulita e non inquinata. Addirittura alcune donne lo facevano come mestiere: si chiamavano “lavandaie”, ed era un lavoro molto duro, sempre in ginocchio in riva al fiume, con il caldo o con il freddo. Alcuni paesi avevano costruito delle vasche con tettoie, per aiutare le lavandaie: si chiamavano “lavatoi”, vedi di scovarne qualcuno al giro per il Casentino, fotografalo e cerca di capire come funzionava.

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Come in tutte le cacce al tesoro c'è talvolta da decifrare qualche indizio, qualche traccia. In questa cartolina cerchiamo allora di decifrare le misteriose parole scritte a penna: nota quanto è elegante la calligrafia di chi, tanti anni fa (quanti?, lo scopriremo), ha spedito la cartolina! Cosa dicono i primi segni? Cerchiamo di riconoscerne il caratteri: i primi due sono numeri, ben scritti, è facile leggere “15”; poi, staccato e più grande, sembra esserci un altro numero, che però è attaccato a delle lettere! “m” si riconosce bene, poi c'è una “b” il cui trattino orizzontale prosegue in una “r”, poi c'è il ricciolo di una “e” … quindi: “mbre”; che cavolo di parola è? Facile!: aggiungi il numero davanti, è un “7”. Pronuncia tutto insieme: “sette-mbre” … abbiamo quindi una data: “15 settembre” … poi c'è stampato il nome del luogo fotografato (si chiama ancora così questo angolo di Pratovecchio?) e altri due numeri “04” … allora … questo dovrebbe essere l'anno! Potrebbe essere il 4 avanti o dopo Cristo … ma all'epoca non c'erano le fotografie e non c'erano le cartoline, e non si parlava italiano ma latino, escludiamo quindi questa data. Il fatto che ci sia uno “0” davanti al “4” ci dice che forse è una data abbreviata, dove le cifre iniziali sono state tralasciate perché chi scriveva e chi riceveva la cartolina sapevano benissimo in che secolo vivevano … un po' come, commentando le cartoline di Chiusi della Verna, abbiamo scritto “anni '50”.

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Ma noi non sappiamo il secolo in cui scrive colui che spedisce la cartolina! L'anno abbreviato potrebbe essere il 704, oppure il 1204, oppure il 2004. Qui devi usare la tua cultura, quello che ti ha insegnato la scuola: le prime due date sono impossibili, perché a quell'epoca non era stata ancora inventata la fotografia (e quindi la cartolina illustrata).Potrebbe essere il 2004, quindi pochi anni fa. Ti sembra che questa immagine sia così recente? Guarda i vestiti, guarda le automobili (che non ci sono). Hai capito: siamo nel 1904: all'epoca infatti c'era la fotografia ma non c'erano le automobili. E la fotografia, all'epoca, era ancora una novità: il fotografo si notava, perché la macchina fotografica era una pesante cassetta poggiata su un treppiede di legno, e il fotografo stava dietro, coperto da una tenda nera, e la fotografia costava molto, pochi potevano farsi “ritrarre” … ecco allora che ti spieghi perché tutta la gente che vedi è in posa: “un fotografo scatta una fotografia, io ho la fortuna di passare da qui … e allora mi metto in posa!”, c'è solo un bambino birichino che è un po' distratto e sta chiedendo “che succede?”.E finiamo osservando la foto precedente. Quale delle due è più recente? Lo capisci dalla gente: nella prima le persone non si sono messe in posa, il ciclista non si è neppure fermato … evidentemente la fotografia non era più una cosa rara.

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Raggiolo, ancora caccia al tesoro! (quasi una rima: si chiama assonanza, fatti spiegare cos'è dalle tue insegnanti).Dov'è il particolare dell'immagine? Perché nell'antico stemma è rappresentato un agnello?

Puoi trovare una risposta nel sito di Armanduk: clicca su Raggiolo nella cartina in http://www.armanduk.com/cerca.html.

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Rassina: un'immagine degli anni '60. Non ti sarà difficile trovare la stessa inquadratura: scatta una nuova foto e analizza che cosa è cambiato.

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Un'immagine della piazza negli anni '50; nota l'autovettura (l'unica), sembra quella di Topolino; quella cosa bianca è il monumento ai caduti che adesso, se ti metti in questo punto, non vedi più; perché?

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Un angolo della piazza sempre negli anni '50; coraggio: foto dalla stessa inquadratura. Che cosa è cambiato? Nota un particolare: vedi a destra quella insegna OZO? Era una marca di benzina, e indicava un distributore: forse riconosci sotto le due pompe. Adesso a Rassina non ci sono distributori in paese, ma non molti anni fa ce n'erano due: dove? Perché, secondo te, non ci sono più? E infatti, dove viene costruito proprio in questi mesi un nuovo distributore?

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L'altro angolo della piazza negli stessi anni: della foto precedente puoi riconoscere il palo con il divieto di sosta (che allora s'indicava come “divieto di posteggio”, con una P barrata), lo vedi? All'epoca i segnali stradali avevano spesso i pali dipinti a bande oblique bianche e rosse (che nella foto in bianco e nero appaiono bianche … e nere!). Cosa riconosci oggi? Hai notato i tavolini? Anche allora qui c'era un bar!

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Abbiamo visto per Badia Prataglia, come per Raggiolo, come per il Pratomagno, che le pecore erano una ricchezza per il Casentino … ed erano una ricchezza anche i prati verdi in cui farle pascolare.

E infatti: guarda un po' dove pascola questo gregge, proprio nel prato del castello di Romena, dove oggi passeggiano i turisti! Hai visto com'è cambiata l'economia della tua terra?

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Qui abbiamo un'immagine addirittura anteriore all'invenzione della fotografia: è il castello, come appariva due secoli fa.

Cosa riconosci oggi? Hai notato come si sono “abbassate” le torri?, il tempo le ha fatte in parte crollare.

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Due immagini della splendida pieve. Quale delle due è la più antica? Scattane una anche tu, oggi, da questo stesso punto. Sono cambiate molte o poche cose? Secondo te, perché? 85

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San Piero in Frassino in una cartolina “viaggiata” (ricordi cosa vuol dire?) nel 1924. Qui c'è bisogno di una piccola passeggiata per trovare e riprodurre la stessa inquadratura. Che cosa è cambiato? Sai dare un nome ai tre “coni” grigi che vedi sulla destra? Fatti spiegare dai nonni o dalle insegnanti che cosa sono e a che cosa servivano.

Infine una curiosità: hai notato che il nome sulla cartolina è sbagliato?Immagini perché?In quest'epoca le fotografie erano fatte da fotografi che raramente erano dei piccoli paesi che riprendevano. Il fotografo avrà quindi scritto il nome sul suo taccuino sbagliandolo, o forse semplicemente scrivendo male la “a” (e tu come la scrivi? non ti confondi mai?). Le cartoline poi venivano stampate in poche grandi officine specializzate: le nostre venivano di solito da Terni. A Terni non conoscevano il nostro paese, hanno letto male l'appunto del fotografo … ed ecco l'errore.Quindi, quando scrivi, cerca di far riconoscere bene le lettere, che spesso non le leggi neppure tu!

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Serravalle. Caccia al tesoro! Dove siamo? Se oggi scatti una foto dallo stesso punto, che cosa vedi? Che cosa è cambiato?

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E qui siamo alla chiesa: non è difficile rintracciare il punto da cui il fotografo, 60 anni fa, ha scattato la foto.

Cosa è cambiato oggi in questa inquadratura?

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E qui siamo alla pensione “Italia Nuova” 80 anni fa. Cerca questa inquadratura e descrivi cos'è cambiato.C'è ancora una pensione?

Esiste ancora a Serravalle la famiglia dell'allora proprietario (indicato sulla cartolina)?

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Indovinello! Dov'è questa edicola? Ci sei passato o ci passerai più volte, se sei di Soci … o se vai a Camaldoli!

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Due immagini dello stesso viale, una uscendo e una entrando a Soci (quali?). Qual'è l'immagine più vecchia? Perché? Quali differenze noti con il viale di oggi?

Dei bambini parlano tranquillamente sul ciglio della strada: come ti dicevo, un tempo le strade non erano così pericolose, e i viali servivano a passeggiare!

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Non ti posso chiedere di scattare una foto da questa stessa angolazione: è vero che sei un aquilotto, ma è difficile volare con la macchina fotografica al collo! Meglio evitare brutte cadute (e infatti questa è una foto, ma una veduta disegnata “a volo d'uccello”). Allora devi volare un po' con la fantasia, come ha fatto il disegnatore oltre un secolo fa.

E' un'immagine del vecchio lanificio, oggi è molto cambiato: non produce più tessuti, mentre qui è in piena attività (vedi le ciminiere che fumano?). Riconosci qualcosa nella Soci attuale? Fatti aiutare dalle insegnanti e dai genitori (soprattutto dai nonni).

Infine una riflessione: “lanificio”, quindi una fabbrica in cui si lavora la lana...: ti ricorda niente di quanto abbiamo già detto?

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E qui siamo in piazza, 90 anni fa. In quale parte della piazza? Sei in grado di ritrovare questa facciata?

Osserviamo le persone: come abbiamo visto a Pratovecchio, la fotografia era all'epoca un fatto raro, l'apparire di un fotografo era un avvenimento così tutti sono in posa, anche il signore in bicicletta sotto l'albero a sinistra.

Come dicevamo commentando una fotografia di Poppi: tante cose, un tempo, erano più belle di oggi … ma molte cose “moderne” sono buone e utili, se utilizzate correttamente: pensa alla fotografia, alla videocamera, al tuo telefonino!

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Caccia al tesoro! Dove siamo? Chi è il personaggio nella foto? La domanda non è difficile per chi è di Stia, quindi non ti do aiuti.

Una volta trovato il luogo scatta una foto con la stessa inquadratura, con te o qualcun altro nella stessa posa … nel lavoro che farai potresti metterla accanto.

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Ti do un ulteriore aiuto: quando capirai che cos'è successo in questo punto del torrente potrai commentarlo a casa e in classe chiedendoti: “Ma se torna una piena come questa, che cosa succederà allo Staggia e a Stia?” Abbiamo visto che tante cose che ci ha consegnato il progresso sono buone … questa fa parte di quelle “non buone”. Trova il posto e, aiutato dalle insegnanti o dai tuoi genitori, capirai cosa intendo dire … così quando sarai adulto eviterai questi errori!

Ancora caccia al tesoro! E' il 4 novembre 1966: ha piovuto per più giorni di seguito e tutti i fiumi del Casentino si sono ingrossati tantissimo. Questo è lo Staggia con una piena impressionante, ma in che punto è stata ripresa l'immagine? Per aiutarti ti posso dire che oggi puoi andare grosso modo nello stesso punto, ma non vedi quello che vedi qui.

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Visto che l'indovinello dell'altra pagina è piuttosto difficile ti voglio aiutare. Il ponte della foto precedente è lo stesso che vedi vicino a questa bottega. Riconosci il posto? No? … eppure il ponte è un buon indizio.

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OK, ti aiuto ancora, guarda quest'altra foto, siamo al bar … Il Ponte!Torniamo all'immagine in bianco e nero: vedi anche qui come la fotografia fosse un tempo un fatto eccezionale: la ragazza e l'anziana signora sono in posa sull'uscio della drogheria: fatti spiegare cosa erano le “drogherie”. Qualche drogheria ce n'è ancora … ma in quest'epoca guarda cosa si vendeva insieme alla merce “normale”: “polvere da mina”, incredibile! Anche qui c'è bisogno di un adulto per spiegarti a cosa serve questa “polvere”, anche se un po' l'immagini di già.

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In che punto di piazza Tanucci siamo qui? Che cosa è cambiato?Vedi il lenzuolo su cavalletti? Probabilmente difende della merce in vendita: i negozi un tempo esponevano la merce fuori, e gli artigiani lavoravano “sull'uscio” anche perché non c'era l'elettricità e dentro era buio!

Scatta una foto con la stessa inquadratura: cosa c'è adesso al posto del bar?

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Una bella foto di Piazza Tanucci negli anni '30. E' facile trovare l'esatto punto da cui è stata scattata la foto. Cosa è cambiato? 102

Indovinellone! Non siamo più a Stia, ma per la strada della Croce ai Mori … e puoi vedere questo chiostro dal buco di una serratura (non ti dico quindi di fotografarlo). Dove siamo?

Ti puoi aiutare pensando a che cosa è un “chiostro”: ne hai visti alcuni vistando la Verna o Camaldoli … quindi saremo probabilmente in qualcosa che ha a che fare con la chiesa …

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Se sei riuscito arrivare a quel buco di serratura, allora puoi trovare questo stemma. Dov'è? Cerca di capire che cosa rappresenta. Ti posso dire che ha un rapporto con gli ospedali … e infatti il luogo era di proprietà di un antico ospedale!

Infine: siamo partiti in questa nostra visita a Stia con una data, con il mese di novembre. Ricordando quanto abbiamo detto a Pratovecchio, come altro potresti scrivere questo mese? 104

Caccia al tesoro! Siamo a Strada, dov'è questa torretta? I buchi più grandi, quelli disposti a triangolo, ci dicono che era una piccionaia … ma, a cosa servivano i buchi più piccoli, che vedi in fila orizzontale subito sotto il tetto? Se lo scopri non solo hai una vista da aquilotto, ma anche un cervello da volpe: sei un perfetto aquilotto-volpacchiotto!

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E qui dove siamo? Cerca di capire cos'è quella colonna che vedi a destra, con la scritta “Victoria” … ti aiuto: le automobili hanno iniziato a circolare per queste strade … sono poche, ma hanno le loro esigenze … e abbiamo incontrato qualcosa di simile a Rassina.

Cos'è cambiato oggi? Scatta una foto con la stessa inquadratura e confronta le sue immagini.

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E qui dove siamo? Cosa è cambiato?, cosa è rimasto uguale? Osserva quant'è buffo l'autobus fermo davanti al Caffè La Posta: come l'auto di Rassina sembra uscito da un fumetto di Topolino, siamo infatti circa 60 anni fa!

La presenza dell'autobus ti dice il perché del nome del Caffè: la “posta” un tempo si muoveva con le diligenze, poi con gli autobus, e le fermate nei paesi erano sempre presso un caffè, un albergo per i viaggiatori; ecco perché spesso, nei paesi o nelle città, trovi un caffè, un ristorante, un albergo “della Posta”.

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Talla, una cartolina “viaggiata” (abbiamo già visto che cosa vuol dire questa parola) nel 1961. Non è difficile riconoscere dove siamo, e il punto da cui la foto è stata scattata. Cosa noti di diverso? Ti faccio notare una cosa: la fotografia è ancora un fatto non usuale: vedi il bambino che fa finta di niente ma si è messo in posa proprio al centro? … e tu, aquilotto-volpacchiotto, non lo fai mai?

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E con questo abbiamo terminato il nostro “giroingiro” per il Casentino.

La mia proposta, aquilotti, è quella di coinvolgere le vostre famiglie per dedicare qualche fine settimana a questa particolare “caccia al tesoro”.

Che cosa si vince? Intanto conoscerete meglio la terra in cui molti di voi sono nati e in cui tutti voi vivete; poi risparmierete tanta benzina e tanto stress, perché scoprirete che si può far turismo anche a pochi metri da casa; poi, se porterete a scuola i risultati della vostra caccia al tesoro (foto, disegni, piantine, annotazioni, descrizioni) e li elaborerete con i compagni e le insegnanti, credo che qualche buon voto ci possa scappare. Vedete che premi ce ne sono: se li saprete conquistare sarete a pieno titolo “aquilotti-volpacchiotti”.

Buon giroingiro dunque, ci vediamo a Soci, per la premiazione!Armanduk

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