Post on 20-Aug-2020
numero 0Marzo 2008
FIR
EN
ZE
Uno... Due... Tre...
VISTI!! VISTI!!!
E infatti eccoci qua...
Finalmente a Firenze, finalmente su
carta, per questo numero zero di un
giornale aperto a tutti, studenti (e non),
docenti (e non), chiunque viva la
scuola e l’università, chiunque altro
pensi che questo sistema scolastico
preistorico, conformatore, attento solo
alla formazione e preparazione di nuovi
ingranaggi da inserire in un circuito
economico violento e disumano
debba andare in pensione per lasciar
spazio ad una nuova sensibilità,
multiforme e multicolore che a gran
voce vuole gridare l’esistenza di un altro
mondo... Un mondo non violento in cui
l’essere umano sia davvero il valore
centrale... Un mondo possibile che già
esiste perché riusciamo ad
immaginarlo!!!
Con questo giornale cercheremo di
dare notizie utili agli studenti, di
informare, controinformare, divertire e
aggregare.
Cerchiamo grafici, impaginatori,
fotografi, esperti in web e
programmazioni, artisti...
Cerchiamo gente che abbia voglia di
far sentire la propria voce, che voglia
esprimere il proprio disagio e parlare
delle proprie aspirazioni!!
STELLA!!!
EDITORIALE
IL MANIFESTO
1
SOMMARIO
Pag. 1Editoriale
Pag. 1-2Manifesto dei Corvi
Pag. 3-4La nonviolenza è forza
Pag. 5La partecipazionecome risposta
Pag.6Il Centro delle Culture:La convergenza dellediversità
Pag. 7La rinuncia di Fidele l'inizio della transizione
Pag. 8Alla ricerca del voto perduto
Pag. 10Pensieri e Parole
Pag. 10(...LE VIGNETTE DI ALTEO)
2
SOMMARIO
Pag. 1Editoriale
Pag. 1-2Manifesto dei Corvi
Pag. 3-4La nonviolenza è forza
Pag. 5La partecipazionecome risposta
Pag.6Il Centro delle Culture:La convergenza dellediversità
Pag. 7La rinuncia di Fidele l'inizio della transizione
Pag. 8Alla ricerca del voto perduto
Pag. 9Pensieri e Parole
Pag. 10(...LE VIGNETTE DI ALTEO)
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LA NONVIOLENZA è FORZA
4
Emiliano
Il principale problema non-economico della nostra società è rappresentato dalla televisione. Da
essa provengono le informazioni, ma non solo; la televisione è anche fonte di ciò che “fa notizia”,
ovvero delle informazioni sulle quali l'attenzione di noi cittadini si concentra ,a prescindere dalla
reale importanza della notizia stessa. Il mezzo televisivo ci fornisce informazioni che non
potremmo avere altrimenti e, per sentire comune, ciò che proviene dalla tv è e . In
questo mio primo intervento non voglio sindacare sulla correttezza delle modalità con le quali le
notizie vengono date e sulla veridicità dei contenuti; mi riservo di farlo in futuro. Ciò che mi
interessa è una lucida analisi della situazione: le notizie vengono riportate, dibattute,
commentate, smentite, ribaltate. Accade tutto nel televisore. A noi non resta che ascoltare e
assorbire come delle spugne. In effetti noi deleghiamo ai vari opinionisti e pseudo giornalisti
l'essenza della funzione di controllo che è propria dell'opinione pubblica: abbandoniamo la nostra
principale prerogativa in balìa dei sondaggi pilotati, delle interviste alla “gente della strada”, delle
varie comparse dei salotti della tv italiana.
Questa semplice evidenza, ha delle conseguenze devastanti su ogni aspetto della vita sociale;
non si avverte più la necessità di incontrare i propri simili per scambiare opinioni, critiche, punti di
vista. Abbiamo delegato questi aspetti essenziali della nostra vita. I pochi di noi che ancora
dialogano, spesso lo fanno riguardo a temi comunque indotti dal mezzo televisivo.
importante vero
Come risultato, la politica si allontana da noi. Prende le distanze, e può permetterselo perché nel
frattempo noi ci siamo allontanati dalla politica: abbiamo ceduto il potere di controllo a un
elettrodomestico luminoso.
-
No. La politica è una attività nobile quanto necessaria e se sta degenerando non è certamente
lasciandola nelle mani degli che la miglioreremo. Chi non partecipa non comprende, non
decide, ma è ugualmente responsabile.
No. Ci sono politici che mentono, altri che fanno solo i propri interessi, altri ubbidiscono ai poteri
forti, altri semplicemente fanno scelte che non riteniamo giuste o inidonee a soddisfare i nostri
bisogni; ma sarebbe falso e superficiale mettere questi difetti tutti sullo stesso piano. Il voto,
anche nella nostra democrazia malata, è fondamentale per orientare la politica il più possibile
dalla nostra parte e per negare il nostro assenso ai peggiori fra i politici.
La dunque,come risposta a una politica che tende a escluderci, aiutandosi con la
televisione (etimologicamente: ) e cavalcando i valori del liberalismo
individuale; partecipazione, per ricreare una opinione pubblica attenta e coesa che, la politica,
non si accontenta di
La politica è una cosa sporca ... -
altri
-I politici sono tutti uguali … -
vedere da lontano
vederla da lontano.
PARTECIPARE
VOTARE
partecipazione
LA PARTECIPAZIONEON
OFF
CON-TESTA
Alteo
5
COME RISPOSTA
Il Centro delle Culture è un progetto internazionale sviluppato da membri del Movimento Umanista. In
generale i suoi obiettivi sono il tentare di stimolare il dialogo tra le diverse culture che condividono il
territorio dove questo agisce ed il promuovere azioni di lotta per la rivendicazione dei diritti degli
immigrati.
Dalla legge italiana, la tristemente famosa Bossi-Fini, che il governo Prodi non ha neanche provato a
intaccare, l'immigrato è trattato esclusivamente come forza lavoro, e se viene accolto in Italia è
esclusivamente per il tempo della sua prestazione di mano d'opera. La sua permanenza è legata ad un
permesso di soggiorno la cui gestione è passata da due anni circa dallo Stato a Poste Italiane. Questo
ha significato per i migranti attese di oltre un anno ed un lievitare della loro spesa (80 euro l'anno) per il
rinnovo di quello che in definitiva è un documento amministrativo.
In generale il sistema pone le comunità di immigrati, regolari o irregolari, in una condizione di
ricattabilità e pone ostacoli continui alla loro integrazione. L'immigrato è considerato di fatto un
cittadino di serie B, e ciò è estremamente comodo dato che fornisce, oltre che mano d'opera a buon
mercato, anche il capro espiatorio di turno quando c'è da distrarre l'attenzione del
pubblico/elettore/consumatore (vi ricordate i rumeni e le espulsioni “etniche” di qualche mese fa?).
Ma i popoli si sono sempre spostati e questo ha permesso grandi passi nell'evoluzione del genere
umano
attraverso quella “convergenza delle diversità” di cui la storia è piena. Opporsi a questo è
semplicemente ingenuo in un momento storico di totale globalizzazione in cui per molti gruppi umani
spostarsi è l'unica alternativa alla loro estinzione.
IL Centro delle Culture organizza, in ogni città dove è presente, momenti finalizzati a cercare di
stimolare la cosiddetta “integrazione” che non si dà quando gli immigrati fanno di tutto per
assomigliare agli italiani ma quando ogni cultura mette il meglio di sé a affinché questa società già
multiculturale possa crescere e superare la violenza. Sviluppare metodologie di lotta non violenta è
infatti uno degli obiettivi che ogni associazione umanista si pone, indipendentemente dal campo dove
agisce.
A questo fine conta su una pubblicazione (quasi) mensile, l'attività di uno sportello legale di volontari,
organizza corsi di italiano per gli stranieri e nelle lingue degli immigrati (arabo e cinese per esempio).
Organizza periodicamente la “settimana del dialogo” e saltuariamente corsi di formazione al
volontariato internazionale non assistenzialista. La partecipazione è libera e incoraggiata, specie per
tutti quelli che pensano che la diversità sia una ricchezza e non un problema.
Contatti: .
Redazione mensile ETNIE:
Via San Gallo 109/R Firenze.
http://www.etnie.org
redazione_etnie@etnie.org
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CON-TESTA
Saverio
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L'uscita di scena: tarlo profondo di carriere, il varco
della vita, il traguardo di una dedizione. Immancabile,scongiurata, ignorata: non vissuta ma esorcizzata. Lospegnersi dei riflettori, la fine della vita pubblica e visibileche lascia l'ampio spazio dell'anonimato. Sorte cheinteressa, tocca e modifica tutti, anche i grandi, quelliche sembrano vivere in una sorta di dimensione a-temporale, che sembrano avulsi dal normale declino.Sembrano. Appunto. Ma nessuno viene risparmiato,condannati come siamo a ricercare, se esiste,un'immortalità immateriale. Neanche Fidel Castro, illìder màximo, ha potuto ovviare all'azione del tempo.Passa in maniera definitiva il testimone all'eternosecondo: il fratello Raùl. L'uscita del comandante en jefedalla guida pluridecennale della tenace isola di Cubaappare strana, abituati come eravamo a considerareFidel come un'istituzione, quindi permanente, più che unuomo in carne e ossa. Fidel decide di sottrarsi dal ruolodi padre di Cuba, con classe e coerenza che, aldilà delgiudizio negativo o positivo che si può formulare sullasua politica, ha dato ampiamente dimostrazione dicarismatico possesso. Declino, quindi, spinto daimpedimenti fisici, ma non dalla mancanza di lucidità efreddezza mentale che lo ha sempre caratterizzatorivelandosi un meticoloso calcolatore anche nellesituazioni più caotiche. Sicuramente, quindi, anche ilsuo abbandono delle scene è statopianificato e organizzato, soprattutto per quello che
sarà il futuro dell'isola. Un futuro su cui gravano incerteombre e prerogative che rivendicano protagonismo. Inprimis gli americani, i nemici, con la linea del no allacontinuazione dell'embargo sbandierata a gran voce daicandidati democratici e l'ostinazione dell'uscente Bushche già ricomincia a usare le solite paroline magiche“democrazia da esportare” ecc…
Oltre oceano UE con la solita linea politica frammentariae temporeggiante, i cubani americanizzati di Miami,l'amicizia Solida e corrisposta fra Cuba e il Venezuela diChàvez, il Brasile di Lula o la Bolivia di Morales e ilsostegno della Cina. Difficile azzardare una evoluzionedell'isola, un copione delicato con troppi attori chevogliono recitare ma che forse il vecchio e “pensionato”regista ha già scritto, affidando a tutti una parte stabilita.Uscita di classe, motivata da lui stesso, non da unattentato, da uno spodestamento o un fallimento. Unodei presidenti più odiati dagli americani lascia di suasponte il governo della sua Cuba in cui ha dato prova diessere un jefe degno di questo nome, almeno per i
cubani che lo hanno rieletto nelle ultime elezioni,dimostrando consenso alla sua politica sociale che ipaesi latini, e non solo, ammirano. Una linea che è statain grado di sfornare i migliori medici inseriti in uncontesto di sanità efficiente e garantita, di offrirecondizioni abitative dignitose, di assicurarealimentazione, e istruzione. Certo al prezzo dellachiusura totale dell' isola, dell'embargo e di restrizioni dilibertà. Ma tutto ciò rappresenta l'altra faccia dellamedaglia, lo spazio di ombra prodotto dallo stesso sole.Questi però sono gli aspetti più enfatizzati ed esasperatiquando si parla di Cuba, abituati come siamo, o comesiamo stati fatti diventare, a focalizzarci sui punti neri diqualcosa di diverso dal nostro sistema, ignorando edevitando di interrogarci sulle nostre di contraddizioni.Castro ha colorato di chiarezza anche il suo ultimosaluto da capo di stato rivolto ai cubani: cambio di manoa Raùl non vuol dire la fine della chiusura e l'ingresso delcapitalismo. Un processo che non si può realizzaresenza il filtro del volere del maggiore Castro . Non puòinfatti lasciare che tutto quello che ha costruito nell'isolacaraibica si scontri frontalmente con il suo alter egodecretando lo sgretolamento dell'attuale sistema dellarepubblica. Non si tratta di un dibattito e confrontosterile, che si spera sia ormai superato, fra ideologismiche forniscono visioni relative e unilaterali del bene e delmale, di quello che è giusto da quello che è sbagliato,dalla scelta decreta la misera sconfitta e quella chesegna la trionfale vittoria; ma di preservare lo sviluppo ela sopravvivenza della nazione focalizzando l'attenzionesulla vera e prima cassa di risonanza che risentirebbe didisordinati capovolgimenti politici: il popolo. Questodovrebbe essere il fine e il presupposto di ognisuccessiva mossa politica proveniente sia dall'internoche dall'esterno del paese. Tener conto prima di tutto,come ha dimostrato di fare Castro in tutti questi anni,della popolazione: prima vittima di scelte sbagliate obeneficiaria di salvifiche politiche. Questo è a cuidovrebbero pensare tutti i possibili personaggi chepossono deviare e determinare il destino di Cuba, dallostesso Raùl che molti considerano la copia taciturna eschiva di Fidel. Il trionfo dell'ideologia non si decreta convuoti e formali cambiamenti di sistema, ma si incarnanella soddisfazione di popolo. Al momento i cubani,nonostante le restrizioni di libertà a cui sono sottoposti,sono soddisfatti dell'assistenza sociale di cui godono,provvidenziale garante di un tenore di vita che assicuraquanto meno una degna sopravvivenza. Speriamo nellaconservazione di questa soddisfazione, che non siadimenticata e fagocitata dall'arrivo delle “libertà” delmodello occidentale.
che
Annalisa
LA RINUNCIA DI FIDELE L'INIZIO DELLA TRANSIZIONE.
RI-FLETTIAMOCI
7
24 Gennaio 2008 cade il governo Prodi, di nuovo…Caduta del Professore, la fine di un governo arrivatoarrancando alla metà della legislatura rischiandopiù volte la dissoluzione di una precariamaggioranza, assillato da ereditari bilanci daricucire e buchi neri da rattoppare. Termine di ungoverno: inizio di una campagna elettorale.L'ennesima, meglio definirla un bombardamentomediatico, una corsa a chi offre di più, un eserciziodi raffinata arte oratoria destinata a morirenell'astratto e ad essere dimenticata dopo leelezioni, o meglio dopo le debite divisioni dellepoltrone. E' una politica che si allontana sempre piùdal reale, che si astrae e cova nelle sue roccaforti,che si erge sulla società invece di farsi sempre piùvicina a questa. L'elettore è disilluso da promessenon mantenute, concepisce la realtà politica condisincantato distacco, come un microcosmo, a cuinulla si può chiedere e da cui nulla ci si puòaspettare, che ruota e gravita sulle classiche leggidel clientelismo e dell'individualismo.
Una dilagante sfiducia, quindi, attanaglia il votanteitaliano persuaso dalla bontà e la validità di unsistema elettorale, in seguito smentita perl'inadeguatezza e l'assurdità che magicamente locaratterizza. Un corpo elettorale costrettoall'altalena maggioritario-proporzionale, a coalizionidell'ultim ora con leader sempre più omogenei chesi insediano nei salotti televisivi mortificando lasostanza nella forma. Perché siamo arrivati,sempre più frequentemente, a optare per il menopeggio o nei casi più gravi a non trovare nessunapossibile collocazione della nostra crocetta sullascheda elettorale, perchè è diventato quasi normalenon intravedere un'alternativa politica? Difficilerispondere in un contesto in cui l'elettore disilluso èla causa ma allo stesso tempo la conseguenza delpolitico che ignora la responsabilità del propriomanda to , de l po l i t i co vo l ta band ie ra ,autoreferenziale, vuoto di contenuti e iniziativa.Causa e conseguenza, una che trascina l'altra in uncrescendo di degenerazione e peggioramento.Distanze ideologiche che si accorciano utilizzando
temi elettorali omogenei, più consensuali possibilidettati da leggi mediatiche e televisioni. Cosascegliere se non si scorge differenza? Affidarsiforse al significato storico del simbolo e del coloredel partito, sperando che anche i politici prima o poilo ricordino? Seguire la sensazione dell'ultima ora,seguendo la penosa mercificazione di benessere emiglioramento nel faccia a faccia finale? Astenersi,ovvero non scegliere per mostrare il propriodissenso verso il sistema, con un rifiuto politicogenerale? Questo vuol dire, però, decretare ilfallimento totale di una democrazia che nonsedimenta il sentimento dell'essere rappresentatonel cittadino. La forbice fra politica e vita quotidianasi allarga, una triste considerazione che genera untriste paradosso. La politica si allontana dal motivo,dal contesto e dall'obbiettivo per il quale è nata,diventando una finzione inconsistente sempre piùremota. Lontano dai giovani, la maggior parte delresto del tutto disinteressata, il mondo deirappresentanti è popolato da troppi annidall'avvicendarsi delle stesse facce che lottanocontro i solchi dell'invecchiamento. Assistiamopertanto ad un'altra assillante ricerca del voto,scavata fra i rimasugli di fiducia dell'elettore ancorasperanzoso, una corsa per salvare il salvabile nonancora compromesso da disillusione, una ricercainvasiva che dimostra la sordità dei politici che sirivelano ancora una volta poco sensibili allo statodel paese. Un paese assordato da campagnaelettorale quando invoca semplicemente silenzio,silenzio per riflettere, per purificarsi dai trambustipolitici a cui è costretto. Anche la politica italianadovrebbe sperimentare il silenzio, condizione a cuipoco è abituata, per interrogarsi e cercare direcuperare il senso e il significato profondo dellasua missione.
ALLA RICERCA DEL VOTO PERDUTO
Incessanti energie per un'altra feroce e invasiva campagna elettorale.
RI-FLETTIAMOCI
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Annalisa
9
Non immaginare di essere solo nel tuo villaggio,
nella tua città, sulla Terra e negli infiniti mondi
Silo
PENSIERI E PAROLE
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(...LE VIGNETTE DI ALTEO)
CorviFirenze
Costanza 3286482450 costanza.cataldo@libero.it
Annalisa 3291107218 annalisa@ausilio.net
Paolo 3393363713 pvecchi3@gmail.com
Francesco 3472647225 genalteo@hotmail.com
Leonardo 3478353070 leolino83@tiscali.it