Gioacchino Lena e Danilo Franco, Fabio Demasi ......Dopo aver parlato della ruota a cassetti, detta...

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Mulini e archeologia

Gioacchino Lena e Danilo Franco, Fabio Demasi

La rivoluzione neolitica portò unavariazione nelle abitudini di vita dei gruppiumani, essenzialmente cacciatori eraccoglitori.

Causa e conseguenza principale principalefu l‟addomesticamento dei cereali e,quindi, la necessità della loro macinazione

Ad esso si sopperì conle braccia umanefacendo sfregare unaruota su un base,anch‟essa circolare,come ancora oggi siusa in certepopolazioni del nord-africa

Questo è un sistema molto sempliceadoperato da una persona sola pernecessità familiari.

Se la macinazione avveniva per gruppiconsistenti, macina e base erano piùgrandi e più complesse.

Leggiamo un brano del libro XXdell‟Odissea: …una voce dalla casa lamandò l‟ancella mugnaia, lì vicino, dovestavano le macine a mano, a cuifaticavano dodici donne in tutto apreparare farina d‟orzo e farina di grano, ilmidollo degli uomini………….

L‟invenzione di una macina rotantepermise di sostituire al lavoro umanoquello degli animali, anche se, nellesocietà antiche e in quella romana inparticolare, il lavoro degli schiavi erapreferito per vari motivi fra cui quello chel‟impiego di forza lavoro umana costava dimeno, almeno dal punto di vistaalimentare, di quello degli animali.

Il luogo di nascita della trasformazionedella forza umana o animale in quelladell‟acqua fu in quello che, in un primomomento, potrebbe risultaresorprendente: il bacino del Mediterraneodove l'irregolarità delle piogge e la loroscarsità potrebbero indurre a pensare cheesse fossero l'ultimo posto in cui sipotesse pensare ad una tecnologia cheutilizza l'acqua.

Eppure, il primo mulino ad acqua è statorinvenuto a Cabira nel Ponto, tra ledipendenze del palazzo, da poco elevato,da Mitridade la cui costruzione risale aglianni tra il 120 ed il 63 a.C.

Questa notizia ci viene fornita da Straboneche ne scrisse nel 18 a.C.

E‟ il mulino c.detto di tipo “greco”composto da una ruota orizzontale apalette o semicucchiaie, dove latrasmissione del moto attraverso l'alberoverticale era diretta: dalla ruota alla

macina.Ad ogni giro di ruota motrice corrispondequindi un giro della mola superiore

Praticamente unainvenzionerivoluzionaria adattaai corsi d‟acqua delbacino delMediterraaneo, quasiasciutti nei mesi estivie gonfi d‟acqua inquelli invernali

I mulini sono adatti per la trasmissione direttadel moto e per la minimizzazione di sprecoenergetico, a cadute alte, ma povere di acque.

La ruota lignea ad asse verticale e paleorizzontali viene alimentata da una piccoladoccia in legno.

Un‟imboccatura più o meno stretta a secondadelle stagioni e del regime delle acque, provvedea dirigere con forza il getto d‟acqua sui cucchiai,costringendo l‟albero alla rotazione.

La doccia viene alimentata dall‟alto da un bacinodi raccolta d‟acqua.

La ruota lignea ècomposta da unaserie di pale montatasullo stesso asse dellaruota, intagliate inmodo da offrire alflusso d‟acqua unasuperficie concava oleggermente obliquae sfruttare al massimola potenza del gettito.

Praticamente unainvenzionerivoluzionaria adattaai corsi d‟acqua delbacino delMediterraneo, quasiasciutti nei mesi estivie gonfi d‟acqua inquelli invernali

I mulini del teatro

Erano mulini di tipo“GRECO” quelli chefurono impiantatinella cavea e negliambulacri superioridel teatro antico diSiracusa fra XVII e ilXVIII secolo

Tracce di essi, cheerano in numero di 6-7, si trovano ancoraoggi davanti al cdNinfeo, nella casa deimugnai a marginedell‟ambulacrosuperiore e quasi allasommità della caveainferiore

Essi sfruttavanol‟acqua di due degliacquedotti siracusani,in particolare quellodel Ninfeo, avevanomacine in basalto deldistretto ibleo e comebase, il calcare su cuiera stato intagliato ilteatro,opportunamentemodificato

Nel mondomediterraneosostanziali modifichevennero apportate almulino “greco” dagliarabi, come si vede inqueste immaginiprovenienti da Tropea

La ruota lignea ad asseverticale o a cucchiaiviene alimentata da unapiccola doccia in legno.Una imboccatura più omeno stretta a secondadelle stagioni e delregime delle acque,provvede a dirigere conforza il getto d‟acqua suicucchiai costringendol‟albero alla rotazione

La doccia è a suavolta alimentatadall‟alto da un bacinodi raccolta d‟acqua.

La descrizione di un mulino a ruotaverticale compare abbastanza presto, giànel testo di Antipatro di Tessalonica che,nell‟opera “Antologia greca” , descrive ilfunzionamento di un mulino a ruotaverticale

Quasi contemporaneamente unadescrizione analoga compare in Vitruvio(De architectura X4,3-4;5,1-2) che nel18. a.C ne teorizza la costruzione

Dopo aver parlato della ruota a cassetti, dettaanche „noria‟,egli osserva che, per ottenere ilmulino, basta aggiungere all‟asse della ruota untamburo dentato, che, a sua volta, ingrani conun tamburo orizzontale a cui è fissata la macina.In realtà, si trattava anche di convertire ilmovimento della ruota da attivo in passivo:laruota,cioè, non è fatta girare dall‟uomo perattingere acqua, ma (previamente dotata dipale) è mossa dalla corrente dell‟acqua e nesfrutta l‟energia per muovere la macina.

Nel mulino a ruotaverticale per mezzo diun ingranaggio dettoruota dentata oanche lanterna, vi èla moltiplicazione deigiri ed anche ilpassaggio delmovimento dirotazione da verticalenella ruota adorizzontale nella mola

Nonostante la teorizzazione di Vitruvio, ilmondo romano non adoperò molto i muliniad acqua. Addirittura Vespasiano ne feceuna proibizione ufficiale mediante uneditto con la giustificazione che essiavrebbero creato disoccupazione.

La decadenza del sistema schiavistico peròalla fine portò alla comparsa dei mulini adacqua sul Gianicolo, dove funzionarono, apartire dalla seconda metà del IV secolo,alimentati da una derivazione di unacquedotto.

Fuori dall‟Italia, i primi documenti suimulini risalgono al III secolo.

In Gallia uno dei mulini più famosi, giànoti dalle fonti e in seguito dallo scavoarcheologico, furono quelli di Barbegalcostruiti a circa 10 km dal porto di Arles.

Questa opera fu scoperta e restituita allafruibilità tra il 1937 ed il 1939 da FernandBenoit

Mulini di Barbegal Costruita, agli inizi del

IV secolo d. Cnell'Impero, su unpendio collinare,questa opera eracomposta da dueserie parallele di ottoruote alimentate perdisopra da due canaliderivatidall′acquedotto diArles.

Le ruote idraulicheavevano un diametro finoa 2,7 m, e attraversoingranaggi lignei,azionavano due macine.

Una scala centralepermetteva l′accesso allevarie stanze delcomplesso dei mulini e uncarrello che si muovevasu un piano inclinatoconsentiva di far salire escendere i carichiattraverso unmeccanismo idraulico.

Secondo Benoit questo impianto industriale eracollegato alla città mediante una via navigabile,accessibile alle zattere degli otricolari checostituivano una flotta per la navigazione internadi carreggio particolarmente adatta ai bassifondali che circondavano Arles

Questo impianto consentiva una capacità dimacinazione complessiva di 4 tonnellate di farinaal giorno sufficienti al fabbisogno di unapopolazione di più di 10.000 abitanti, lapopolazione di Arles a quel tempo

In Germania i primi mulini si diffuserodopo le invasioni romane, sicuramenteimportati dai romani durante la lorodominazione, in quanto a nord dellaGermania, dove la dominazione fu menoinfluente, si ritrovano pochi mulini adacqua.

L‟uso dei mulini negli altri paesi didominazione romana avvenne un po‟ piùtardi fra VII e IX secolo.

Risalirebbe alla prima metà del VI secolo l‟iniziodell‟attività molitoria sul fiume Tevere allorché,assediata la città dai goti e distrutti tutti gliacquedotti, compreso quello dell‟acqua traianache alimentava i mulini del Gianicolo, funecessario trovare una soluzione per far frontealla domanda cittadina di macinato. Lariscoperta dei mulini sul fiume avveniva quindisotto la spinta di forze contingenti. (La notizia èin Procopio di Cesarea: Le guerre. PersianaVandalica Gotica. La guerra gotica, I, 19,25)

L‟uso divenne talmente frequente che nel 955,una bolla di papa Agapito II ci informa che neltratto di fiume fra Castel Sant‟Angelo e la scuoladei Sassoni erano impiantati 8 mulini. Tuttavia èprobabile che già in quest‟epoca la maggioreconcentrazione di impianti si trovasse nei pressidell‟Isola tiberina dove si poteva sfruttare lemaggiore forza delle acque provocatadall‟interruzione al corso del fiume dovuta allapresenza dell‟isola. L‟aumento della pressionedeterminato da questo brusco e considerevolerestringimento dell‟alveo costituiva un ottimopropulsore per azionare la ruota dei mulini.

Da varie indicazioni sappiamo che sitrattava di edifici in legno composti da dueimbarcazioni affiancate, una esterna piùpiccola, ed una interna di dimensionimaggiori, sulla quale era installata la molae l‟ingranaggio.

Fra le due imbarcazioni veniva situata laruota verticale che metteva in movimentodue o più macine.

I dati pervenuti non ci permettono dicomprendere le dimensioni della ruota

Questo tipo di mulini si perpetuò nel tempo, specie neigrandi fiumi della Pianura Padana.

Una casetta fissa in muratura o in legno con le ruotepoggianti su solide fondamenta, particolarmente adattaalle roggie di risorgiva con portate d'acqua costantipressoché tutto l'anno.

Una flottante, praticamente dei grandi barconicompletamente in legno ancorati alla terraferma concordame e ponticelli, tipica dei grandi fiumi di pianuradove vi era disponibilità di una grandissima massad'acqua, ma a bassissima velocità e con il problema diuna forte variazione stagionale del livello del fiume.Questo genere di mulini natanti era utilizzatoesclusivamente per le macine di granaglie.

Tuttavia, anche se noto ed utilizzato nel periodo romano, è durante il Medioevo che diventa preponderante, strumento di tecnica e di potere.

Scrive Marc Bloch:” Non bisogna infatti ingannarsi: invenzione antica, il mulino ad acqua è medievale dal punto di vista della sua effettiva diffusione."

E' con l'economia comunale che prese corpo ilconcetto di uso pubblico delle risorse e divenneattività artigianale il lavoro che un addetto, nelnostro caso parlando di mulini il 'mugnaio',svolgeva da libero professionista svincolato dallaproprietà del feudo.Conseguenza di questo fu il maturare l'idea chel'acqua, nel nostro caso, fosse materiastrumentale al lavoro. Ecco quindi che per forzadi cose dovesse essere rigidamenteregolamentata e il suo uso soggetto a tassazionein quanto, dal suo utilizzo, se ne poteva ricavareun guadagno

Esistono due tipi di mulini a ruota verticalea seconda di come l'acqua alimenta la

ruota:Mulino con "ruota per di sotto"È il modello descritto da Vitruvio esicuramente è stato il modello costruitoper primo, questo modello funziona conbuon rendimento sui i fiumi rapidi e convolumi di acqua costanti.

Nella foto un mulino dimontagna, 'per di sotto',dalla tecnologiarudimentale, ma chesfruttava la velocitàd'impatto dell'acqua. Laruota è relativamentepiccola, la corona el'albero molto robusti epesanti anche perconservare una maggioreinerzia, le paletteinnestate direttamentesulla corona perpermettere una facilesostituzione.

Anche in pianura, nondisponendo di adeguatidislivelli nel salto d'acqua, sioptava giocoforza ancora perla tecnologia 'per di sotto„.Solo che, data la grande ecostante portata d'acquadisponibile nel canale dialimentazione e la bassissimapressione e velocità, la ruotadoveva essere molto grande, avolte anche gigantescaraggiungendo perfino i 10metri, e la tecnologia moltosofisticata con le pale moltocurate al fine di catturare lamaggior spinta possibile.

Un mulino presso il convento dei Minimi a Paola

Mulini “per di sopra”

Un'altra soluzioneprevede ruote conalimentazione 'dal disopra', molto piùefficiente e performantedelle soluzioni precedenti,ma richiede un dislivellonel salto d'acqua parialmeno al diametro dellaruota stessa.

E' la tecnologia piùsofisticata in questosettore e necessita unaccuratissimo sistemadi alimentazione,ruota e pale costruitecon molta precisione.

Era diffusasoprattutto nelle areecollinari epedemontane dove viera una discreta ecostante disponibilitàd'acqua, anche senon con masseparagonabili a quellericavabili dai grandifiumi di pianura

Il mulino ad acqua dell′abbazia di

Clairavaux

Era un mulino dallamolteplici funzioni.L‟acqua serviva per :

- azionare le ruoteper macinare il grano;

-preparare la birra deimonaci;

- follare la lana;

- conciare le pelli;

- irrigare i campi.

Il trasporto dell’acqua

Un mulino ad acqua per macinare la liquirizia (a San Lorenzo del Vallo, in provincia di Cosenza)

La dislocazione dei mulini lungo il corso dello Stilaro e del suoaffluente i “Melodare”, era effettuata con grande cura, soprattutto alfine di economizzare l‟acqua.

Essi venivano costruiti tutti sullo stesso lato del fiume, in alcuni casiattaccati l‟uno all‟altro, ed erano collegati da una rete di “acquari” alfine di consentire al mulino sottostante di utilizzare la stessa acquadel soprastante.

Questi, uguali in tutto e per tutto a quelli utilizzati per macinare ilfrumento, venivano utilizzati per frantumare il minerale prima chequesto fosse introdotto nei “forni”fusori.

Uno di questi, unico esempio del genere in tutta l„Italiapeninsulare, fu costruito, nei pressi di Bivongi, nel lontano 1274 .Esso fu ubicato nelle imme­diate vicinanze di un “forno fusore”, giàattivo lungo il corso del fiume Stilaro, nella località “Argalia” che conil proprio toponimo sta ad indicare “il luogo dove batteva il maglio”.

Il mulino, a quell‟epoca, e sinoa tutto il XVI sec., venivautilizzato, per lafrantumazione del mineraled‟argento, estratto dalla vicinaminiera detta appunto"argentera” dalla quale siestraeva la galena (piomboargentifero).

Per la presenza di talemulino, e del vicino forno difusione, la località sulla qualeinsisteva, venne denominataappunto, e lo è tuttora,"Mulinu do Furno" (mulino delforno).

Le macine

Da dove venivano le macine dei muliniromani durante il periodo imperiale e nelMedioevo? E‟ plausibile ritenere che essevenivano importate dalle cave diBagnoregio che data la loro specificitàerano dette macinarie (basalto leucitico).Ma pietre molitorie venivano (almeno inetà romana) dalle cave di Orvieto, dunquepeperino o quantomeno tufo.

In altre località si sceglievano comemacine le pietre di qualità migliorereperite in località vicine.

Ciò non toglie che vi fosse un fiorentecommercio di macine da mulino in tutto ilMediterraneo romano come dimostrano lagrande quantità di relitti (uno moltointeressante si trova nel mare ligure) dallelitologie e dimensioni più varie.