DUEREGIMI EBUONGOVERNO BerlusconichiedepiùtempoaCiampi · la foto Afp, manifestanti anti-Putin a...

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Nell’inserto

U A pagina 9

U A pagina 13

Bolkestein,via dall’impasse

Tre domandeai big di Davos

Più poveri, solorelativamente

GEORGIA AL GELO

Il negozio con annesso for-no aperto accanto a casa miaè di un egiziano, vi lavoranolui, sua moglie e un paio diconnazionali. Fa una grandegamma di pani italiani e del-la squisita pasticceria. An-che il falegname che ha ripa-rato le porte del mio studio èegiziano, un uomo anziano,alto, serio, un artigiano com-petente. A cento metri unnordafricano ha aperto unafornitissima rivendita di gior-nali. È un vero sollievo per-ché non ce n'era più nessunavicino. Un mio amico che pos-siede una grande e modernis-sima masseria non trovava inItalia dei mungitori. Ha as-sunto due indiani con uno sti-pendio di quattromila euro almese, e costoro gli hanno ri-solto il problema. Mi vengo-

no in mente queste cose men-tre una mia giovane allievami parla dei suoi compagnilaureati disoccupati che pas-sano il loro tempo davanti albar e vivono in case lesionateda un terremoto avvenutovent'anni fa e di cuiaspettano ancora icontributi per farle ri-parare.

Una vita passata infamiglia, in attesa, fa-cendo dei concorsipubblici e sperandoche qualche politico amico oun parente ben inserito rie-sca a farli entrare in qualcheente o in qualche ministero.Poi aggiunge che in un paesevicino i cinesi hanno apertoun laboratorio e un negozio

di pelletteria e in un altroun’ottima pizzeria.

È chiaro che si tratta diesempi isolati da cui sarebbeun errore fare generalizzazio-ni. Però dobbiamo ammette-re che, in certi casi, gli extra-

comunitari, soprattut-to quelli provenientida Paesi con una mil-lenaria tradizione dilavoro, dimostranopiù versatilità, capaci-tà di adattamento einiziativa di molti gio-

vani italiani che per il fattodi avere una laurea breve,aspettano di trovare un po-sto corrispondente alle loroaspettative culturali.

Inoltre sono disposti a lavo-rare di notte come il fornaio,

o nei giorni festivi come imungitori, per non parlaredei cinesi che non fanno cer-to molte vacanze e non cono-scono le settimane bianche.

Insomma alcuni extracomu-nitari — sono sempre mino-ranze d'accordo — stanno af-fermandosi anche in situazio-ni dove i nostri giovani non rie-scono a trovare una strada.

E mi viene il dubbio chemolti di loro siano presi dallasfiducia e abbiano addirittu-ra paura a spostarsi, a ri-schiare in un ambiente nuovoe difficile. Qualità che aveva-no i loro nonni, i loro padriche emigravano, ma che lorohanno perso in casa, a scuo-la, nel gruppo di amici, guar-dando la televisione, in disco-teca, chissà dove.

www.corriere.it/alberoni

Angela Merkelha fatto in diecigiorni quel che nes-suno era riuscito afare in anni primadi lei: ha tracciatole coordinate diuna credibile politi-ca estera europea.

La nuova Cancel-liera tedesca, chestasera sarà ospitedi Chirac a Versail-les, aveva già datola misura della suatenacia pilotandoa dicembre il com-promesso sul bilan-cio dell’Ue. Ma lavera Merkel è emer-sa più di recente,nei suoi viaggi aWashington e aMosca.

FINANZA & POLITICA

RADICALI

PUBBLICO

L’alto (e meritato) stipendio del mungitore indiano

Crisi Alitalia: negli scali continuano le assemblee. Ieri 121 cancellazioni, oggi a rischio 250 voli

ALL’INTERNO

Il Monte dei Paschie la tentazionedi conquistare Lodi

La sfida di Pannellae il rilanciosul Concordato

Governo sempre diviso. An: ascolteremo i sindacati. La Lega: l’azienda può fallire

O G G I A P A R I G I

«Servono altre due settimane». «Necessità urgente» di rivedere le norme sull’appelloIl Colle si riserva una decisione. E avverte: niente forzature, tutelare la par condicio

&

Scioperosospesomagli aereinonpartono

Gasdotto sabotato, accuse a Putin

9 771120 498008

60 1 2 3

di FRANCOVENTURINI

Incontro su fine legislatura e norme in esame alle Camere. Ora in campo anche Pera e Casini

EUROPA

Un nome, una condanna: la rivolta di Pesche

Il nostro sistema politico in bilico

di MAURIZIO FERRERA

Perché ci avete chiamati così? La figlia di Geldof avvia la campagna contro le stravaganze dei genitori

DUE REGIMIE BUONGOVERNO

PRIVATO

di FRANCESCO ALBERONI

MOSCA — Bombe agli impianti che portano il gas in Georgia, il pre-sidente Saakashvili accusa la Russia: «Un atto di sabotaggio». Nel-la foto Afp, manifestanti anti-Putin a Tbilisi. U A pagina 14 Dragosei

di DANILO TAINO

L’EUROPACENTRISTADI ANGELAMERKEL

CONTINUA A PAGINA 28

L’ARMA DEL PRESSING

Berlusconi chiede più tempo a Ciampi

di SERGIO RIZZO

CONTINUA A PAGINA 2

CONTINUA A PAGINA 28

di FABIO RANCHETTI

di TOMMASO PADOA-SCHIOPPA

di LIVIA MICHILLI

GIANNELL I

I sindacati dei lavora-tori Alitalia hanno sospe-so lo sciopero in attesadell’incontro con il go-verno previsto per mer-coledì. Ma la protestacontinua, la mobilitazio-ne resta e il caos non è fi-nito: ieri sono stati can-cellati 121 voli, oggi altri250 sono a rischio.

Il governo si sta avvici-nando all’incontro dimercoledì tutt’altro checompatto. Forza Italia,Udc e soprattutto An ap-paiono decisi a metterein discussione il manda-to dell’amministratoredelegato Giancarlo Ci-moli, mentre la Lega fre-na: «Adesso basta congli aiuti, forse è meglioche la compagnia falli-sca, non direi che il pro-blema sia cambiare ilmanager», ha detto il mi-nistro leghista RobertoCalderoli.

U Alle pagine 10 e 11Baccaro e Marro

SVILUPPO

In apparenza, c’è solo un gro-viglio di scadenze da sbroglia-re. Si nega che lo scontro sulloscioglimento delle Camere pos-sa preludere a una nuova dataper le elezioni. Il governo vor-rebbe solo qualche giorno inpiù per approvare alcune leggiche altrimenti rimarrebbero inbilico.

di MASSIMO FRANCO

Incontro al Quirinale tra il presi-dente Ciampi e Silvio Berlusconisu fine legislatura e iter delle leggiin esame alle Camere: il premierha chiesto due settimane in più esottolineato la «necessità urgente»di rivedere la legge sull’appello. Og-gi forse al Colle Pera e Casini.

U Alle pagine 2, 3 e 5

Breda, Galluzzo, GuerzoniMartirano, Zuccolini

Mettiamoci una mano sul cuo-re e una sul certificato anagrafi-co, quando ci nasce una creatura.Pensiamo a Peaches «Pesche»Geldof, che, ora ventenne, dopoaver molto sofferto lancia unacampagna mediatica contro il pa-dre Bob e tutti quelli che scelgo-no nomi demenziali. Pensiamo atutti quei giovani adulti a cui so-no stati imposti nomi pseudo Vipletti sui rotocalchi, che ora hannoqualche difficoltà.

CONTINUA A PAGINA 25

con il servizio di Fasano

di MARIA LAURA RODOTÀ

REDDITI

Le tensioni che nonsmettono di tormentarel’opposizione e ne metto-no a rischio la possibilitàdi vincere domani e di go-vernare dopodomani so-no sotto gli occhi di tutti:primarie o no, lista unicao no, chi saranno i capili-sta, chi paga i manifesti,chi sceglie i candidati, chii ministri, e via dicendo.E’ anche troppo facile ve-dervi soltanto rivalità per-sonali, liti di partito, inte-ressi di apparati. I fattiumani hanno spesso unventaglio di moventi chescende dal nobile all’igno-bile. Avere occhi solo peri moventi più bassi quali-fica chi guarda forse an-cor più che chi è guarda-to.

Nelle diatribe che loesasperano, il cittadinodeve vedere anche la fati-cosissima scelta tra dueregimi politici, nei quali ilprimato del potere è ri-spettivamente nel gover-no e nel partito. Dico«primato», perché ogni si-stema politico sano devecomprendere entrambigli elementi e, in una cer-ta misura, bilanciarli.

Immaginiamo i due re-gimi nelle loro formeestreme. Nella formaestrema del primo (prima-to del governo) il partitosi costituisce solo per con-quistare il governo e sidissolve dopo la contesaelettorale, quale che nesia stato l’esito. Nella for-ma estrema del secondoregime, il partito è un’or-ganizzazione di sedi, mili-tanti, elaborazione di pro-grammi, dibattiti ideolo-gici che influisce sulla po-litica senza porre al cen-tro delle sue ambizionil’esercizio diretto del go-verno. Nel primo chi tie-ne il governo comandaanche il partito, diretta-mente o per interpostapersona; nel secondo chiconquista il partito nongoverna, mentre nel pa-lazzo del governo siedeun suo temporaneo dele-gato. La degenerazionedel regime di partito èl’oligarchia; quella del re-gime di governo è la mo-nocrazia.

La simmetria tra i dueregimi non è piena perché

un Paese può vivere sen-za partiti ma non senzagoverno. Mentre il parti-to si può ridurre a un eser-cito di volontari, allestitoper l’occasione elettoralee poi sciolto, la macchinadel governo non si smon-ta mai. Perciò il regime dipartito tende a essere bice-falo, quello di governomonocefalo.

Governare un Paese eguidare un partito sonoespressioni molto diversedel fare politica e corri-spondono a due vocazio-ni che raramente si riuni-scono in una stessa perso-na. Quella di governo èvocazione a coniugare po-litica e azione, ad ammini-strare, a decidere, a opera-re con strutture e personeche non hanno una stessaaffiliazione politico-ideo-logica né una solidarietàdi gruppo. Quella di parti-to è vocazione a coniuga-re politica e cultura, a di-battere, a costituire piùche a spendere il potere, aoperare con e tra personeaccomunate da lealtà ide-ologica e di gruppo.

De Gasperi, Scelba,Andreotti, Colombo, An-dreatta erano uomini conpreminente vocazione digoverno. De Mita, Picco-li, Moro, Forlani, Marinierano senza gusto per ilgoverno e impacciati nel-l’esercitarlo come fochesulla terraferma.

La forza dei partiti ènon solo compatibile conla democrazia; ne costitui-sce addirittura uno stru-mento primario e una ga-ranzia. Essa separa l’ela-borazione strategica dallaconduzione degli affari digoverno dando spazio adambedue; permette diguardare lontano e vicinoallo stesso tempo. Comein certe corse automobili-stiche o gare veliche, assi-cura un pilota e un naviga-tore. Quando funziona almeglio, la vita di partito— e forse solo quella —offre ai cittadini una pos-sibilità di impegno politi-co effettivo, disinteressa-to, meno sporadico delsemplice andare a votare,orientato al bene pubbli-co piuttosto che a un inte-resse di categoria.

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LUNEDÌ23 GENNAIO 2006

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E poiché l’indifferenza per la polisè un male altrettanto pericoloso del-l’eccesso di passioni, questi non so-no vantaggi da poco. Il buongover-no ne ha estremo bisogno.

Ma se la forza diviene predominiosorgono gravi inconvenienti: instabi-lità, scarsa democrazia, poco con-trollo, opacità. Se la durata mediadei governi democristiani fu di un an-no circa è perché il partito soverchia-va il governo, aveva un vertice croni-camente instabile ed era nello stessotempo del tutto ostile a ogni consoli-damento del governo. Persino ungrandissimo uomo di governo comeDe Gasperi fu allontanato dal pote-re dal suo partito, non dal voto popo-lare; Andreotti, debole nella Dc emai al suo vertice, soddisfece la suavocazione di governo manovrandocon abilità e spregiudicatezza unapiccola corrente. E’ vero, come spes-so osserva Giovanni Sartori, che lavita breve di quei governi non fu in-stabilità politica; ma è anche veroche il procedere a singhiozzo dell’at-tività di governo ebbe costi enormiin termini di buona amministrazio-ne.

Il sistema politico britannico e

quello americano danno il primatoal governo. Ma in Gran Bretagna ilpartito ha un’importantissima fun-zione di garanzia: non si dimentichiche Margaret Thatcher fu dimessadal partito, non dagli elet-tori. In Olanda, Belgio pri-meggiano i partiti, in Ci-na il partito unico; in Ger-mania i partiti sono poten-tissime realtà organizzati-ve ed economiche che con-dizionano fortemente chigoverna (o addirittura loavversano, come lo fu Sch-midt quando era Cancel-liere). In Francia De Gaul-le cercò di realizzare il pas-saggio a un primato delgoverno, ma gradualmente la politi-ca è ritornata al primato dei partiti.

Entrambi i regimi hanno pregi edifetti; di entrambi ci sono esempi

importanti; entrambi vantano splen-dori e miserie. Ma l’ottimo probabil-mente è quello in cui i partiti esisto-no, sono forti, e, se vincitori, dannoil primato al governo. Il senso stesso

della politica è, infatti,l’esercizio dell’arte di go-verno, e questa arte va infi-ne esercitata dalla primafila, non dalle retrovie. Leretrovie-partito sono unaindispensabile garanziacontro il pericolo che lelobby o gli interessi perso-nali diventino il vero navi-gatore di chi pilota la mac-china. Ma retrovie devo-no rimanere.

In Italia, dopo la finedella cosiddetta prima Repubblica,il sistema politico è rimasto in bilicotra i due regimi. E la situazione ègrandemente complicata dal fatto

che il potere di governo è contesonon da due partiti ma da due coali-zioni: dunque più instabilità poten-ziale, più lentezza, più opacità.

Chi compie la scelta tra primatodel governo e primato del partito?Solo in piccola parte la scelta è fattanella Costituzione o in leggi comequella elettorale o sul finanziamentopubblico della politica. In misurapreponderante è fatta dalle forma-zioni politiche stesse, che la impon-gono ai cittadini. E solo quando ladisfunzione raggiunge livelli intolle-rabili la scelta passa ai cittadini stes-si: così fu con il referendum del 1993e così fu, in parte, con il voto del2001, che punì la riscossa dei partitinel centrosinistra.

Oggi, tra le caratteristiche dellacontesa elettorale in corso, vi è il fat-to che le due coalizioni concorrentisembrano corrispondere ai due di-versi regimi che abbiamo posto aconfronto: primato del governo nelcentrodestra, dei partiti nel centrosi-nistra. Dico «sembrano» perché siail bilanciamento sia il primato ri-mangono questioni aperte in en-trambe le coalizioni. Ma tra gli ele-menti che indurranno gli indecisi acompiere la loro scelta di voto vi sa-rà probabilmente anche la valutazio-ne dei pregi e difetti dei due regimi.

SISTEMA IN BILICO

PARTICELLE ELEMENTARI

I l sindaco di Torino Sergio Chiamparino ha usatoun’espressione oltremodo ruvida, «imbecilli», per sa-lutare con una certa ostilità i manipoli di audaci sabo-

tatori che ostacolano lungo l’intera Penisola il percorsodella fiaccola olimpica, colpevole di essersi contaminatacon la bibita imperialista. Forse «imbecilli» è troppo cate-gorico. Forse il sindaco di Torino ha manifestato controppa asprezza il proprio disappunto per un’azione che,sia pur condotta da esigue anche se chiassose minoranze,rischia di macchiare l’immagine delle Olimpiadi invernaliche stanno per inaugurarsi in Piemonte. Però questa sco-munica reiterata della Coca-Cola sta scivolando poco apoco nel ridicolo e nel grottesco. Sembra una parodiadell’antiamericanismo. Una commedia in cui chi recitacompulsivamente il ruolo del paladino della crociata an-ti-Usa appare come prigioniero dei più frusti stereotipi,una caricatura del fanatico, una maschera del delirio ideo-logico, una macchietta nostalgica del passato.

Dispiace che sia un giornale vivace e spesso anticonfor-mista come Liberazione ad aver scelto il ruolo di megafo-no degli anatemi contro la Coca-Cola. Ultimamente han-no additato al pubblico ludibrio il povero Paolo Conte ilquale, per aver prestato una sua canzone a un messaggiopubblicitario della diabolica bibita con le bollicine, è sta-to trattato dal quotidiano di Rifondazione comunista al-la stregua di un traditore e di un cor-rotto, frequentatore del demonio, ne-mico del Bene, complice delle male-fatte dell’odiosa multinazionale del-le bevande frizzanti. Ma è solo il cul-mine di una mania, di un’ossessione,la rappresentazione più appariscentedi una guerra santa, per fortuna in-cruenta ma pur sempre animata daun’inestinguibile sete di Assoluto.Prima è stata la volta di alcuni consi-glieri capitolini di Rifondazione chehanno proclamato il boicottaggio della Coca-Cola olim-pica, costringendo il sindaco Veltroni a scusarsi a nomedella cittadinanza romana. Poi la delibera (in seguito, tor-nata la ragionevolezza, rientrata) di un illustre collegioaccademico di Roma in cui veniva decretato il più intran-sigente ostracismo in territorio universitario ai danni deidistributori di bibite che si fossero intestarditi a servire laCoca-Cola agli ideologicamente vulnerabili palati stu-denteschi. E persino i redattori di Liberazione ancora irre-titi nel vizio di bere la detestabile bibita sono stati pubbli-camente redarguiti dall’arcigna Rina Gagliardi.

Il direttore di Liberazione Piero Sansonetti, la Gagliar-di, il leader di Rifondazione Fausto Bertinotti sono perso-ne intelligenti e stimabili, le loro riflessioni sono utili estimolanti anche per chi è più lontano da loro, anche per ipiù agguerriti apologeti delle magnifiche sorti e progressi-ve del capitalismo. Non faranno perciò fatica a capire chequesta crociata contro la Coca-Cola sta prendendo ora-mai una piega esilarante. Chiamparino è politicamenteesasperato e inveisce contro l’«imbecillità» del boicottag-gio anti-bollicine. Ma i protagonisti delle battaglie cultu-ral-giornalistiche di Rifondazione e del suo giornale sap-piano che in questo caso il giudizio spietato di Chiampari-no è condiviso dai più, anche a sinistra. E che la processio-ne dei flagellanti anti Coca-Cola non provoca nemmenopiù l’indignazione degli avversari, ma solo il divertito si-lenzio di chi non sa come nascondere l’imbarazzo per l’en-nesima manifestazione di bizzarria di alcuni stravagantiche non hanno di meglio da fare e da pensare oltre allaguerra scatenata contro la più famosa delle bibite. Riabili-tino con tempestività Paolo Conte e tornino tranquilli al«Mocambo» da alcuni giorni disertato. Almeno, una risa-ta non li seppellirà.

LA VISITA A PARIGIdi PIERLUIGI BATTISTA

L’Europa centrista di Angela MerkelSEGUE DALLA PRIMA

Due regimie buongoverno

«Liberazione»contro Paolo Conte,reo di avere prestatouna canzone alla«bibita diabolica»

Gli Stati Uniti avevano esplicita-mente tifato per la candidata cristia-no-democratica in occasione delle ele-zioni tedesche di metà settembre.Con buoni motivi: frau Merkel pro-metteva di far valere la sua cultura at-lantista, e disapprovava a gran voce ilfreddo di provenienza irachena in-stauratosi tra Bush e Schröder. Si ca-pisce allora che la Merkel, benché co-stretta dalle urne a guidare unaGrande coalizione con i socialde-mocratici, sia stata accolta due setti-mane fa a Washington con particola-re calore.

Un calore corrisposto, dal momen-to che l’ospite ha confermato la suavisione di una stretta alleanza transa-tlantica cui l’Europa non deve rinun-ciare. Ma George Bush si è sentito di-re anche qualcosa di meno atteso. Sul-l’Iraq la Germania non modifica lasua politica, anche perché questa è lavolontà della grande maggioranzadell’opinione pubblica tedesca. E so-prattutto, la prigione di Guantána-mo va chiusa. Proprio chiusa.

Nulla di rivoluzionario, se voglia-mo. Ma quel tanto che basta per rilan-ciare il legame storico con l’Americae nel contempo affermare il diritto adissentire e a criticarla, più che maiquando sono in gioco i diritti umani.Una Merkel diversa da Schröder e daChirac, insomma, ma anche diversada Blair e da Berlusconi.

Seconda tappa, Mosca. Qui Vladi-mir Putin qualche turbolenza se

l’aspettava. La luna di miele con Ge-rhard Schröder (poi tramutatasi inun sontuoso stipendio firmato Gaz-prom) non si sarebbe certo ripetutacon quella tedesca cresciuta nellaDdr e sin troppo sensibile al poteredel Cremlino. Ma anche in questo ca-so Putin qualche sorpresa l’ha avuta:la Merkel ha volutamente rinunciatoalle cortesie diplomatiche pur di mar-care la sua discontinuità rispetto aSchröder, le critiche della Cancellierasulla Cecenia e sulle restrizioni appli-

cate alle Ong sono state date in pastoai media, la complessiva involuzionedemocratica della Russia è stata og-getto di esplicita disapprovazione. Equesto all’indomani del brusco avver-timento lanciato a Capodanno da Pu-tin con la momentanea sospensionedelle forniture di gas all’Ucraina cuiavevano fatto seguito inevitabili con-seguenze per l’Europa e per la Germa-nia in particolare.

Convinta alleata dell’America, maorgogliosamente libera di essere con-

traria quando si ritiene che Bush sba-gli. Amica e quasi alleata della Rus-sia, ma senza peli sulla lingua davantiagli eccessi di Putin. E in Europa, tra ipartner dell’Unione, consapevole del-la necessità che Germania e Francialavorino insieme per rilanciare l’Uema poco interessata alla creazione di«assi» preferenziali che possono to-gliere a Berlino parte della sua libertàd’iniziativa. Non siamo forse al co-spetto degli elementi fondamentali diun nuovo centrismo europeo, tantodiverso e tanto più ragionevole dellelacerazioni tra partiti presi che hannocaratterizzato e ancora rischiano dicaratterizzare le proiezioni interna-zionali dell’Unione?

Beninteso, la verifica di Parigi saràimportante dopo l’esito in chiaroscu-ro della visita di de Villepin a Berlino.Beninteso l’espressione di una lineapiù equilibrata nei confronti degliUsa e della Russia non significa chela signora Merkel pensi al ruolo del-l’Europa in un inesistente mondo bi-polare, ma ben al contrario preparal’Europa al ritorno di multipolari-smo che già si disegna sulla scena in-ternazionale. E proprio per questo leverifiche da fare sono ancora molte,dal nucleare iraniano alla politica ver-so la Cina, dall’ardua stabilizzazionedi Iraq e Afghanistan alla guerra stri-sciante per l’energia di cui abbiamovisto soltanto le avvisaglie.

E’ presto per esultare, dunque. MaAngela Merkel ci ha almeno regalatoun motivo di interesse e di speranzache senza di lei l’Europa non aveva.

OPINIONI

Una Coca-Colaal Mocamboo una risata li seppellirà

Una contesaanche elettorale

fra modellialternativi

di TOMMASO PADOA-SCHIOPPA

SEGUE DALLA PRIMA

di FRANCO VENTURINI

BOZZETTO

28 CORRIERE DELLA SERA U LUNEDÌ 23 GENNAIO 2006