DONDUP - Magazine_dondup

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Dondup - Magazine culturale

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D|INSTINCTFREE YEAR 2009 N.01

IN MOVIMENTO”La moda è decisamente un fenomeno culturale a tutti gli e ffetti. Sono nu-merosissime l e case d i moda che hanno deciso di f ondersi con le artivisive in spazi espositivi, dando origi-ne a un vero e proprio fenomeno diffu-so che vede i due campi, moda e arte uniti in un’unica entità che è diversa dalla somma delle sue parti.

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“DESIGNUN MEZZO CHE HA FATTO LA STORIA DEGLI ANNI 70’.

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Sessantadue anni d’età e la verve di una stella di Hollywood. Era il 1974 quando Ben Pon, un brillante importatore olande-se di vetture Volkswagen, presentò il primo schizzo di quello che sarebbe diventato un modello cult, testimone-protagonista di grandi movimenti culturali. Da allora l’abbiamo visto in tutte le salse, multico-lor, aerografato con i simboli della pace e della liberazione sessuale, o attrezzato a camper. Se avete ancora qualche perples-sità, ve lo confermo, è proprio lui il Combi Volkswagen. Non un semplice mezzo di trasporto, ma un “veicolo” di controcultu-

ra e attivismo sociale. Siamo negli USA, a cavallo tra gli anni sessanta e settanta; periodo di grande fervore culturale, se si pensa ai movimenti di contestazione gio-vanile degli hippie. Una storia mitica che ha trasformato un mini bus in una forma d’arte, ma anche un oggetto di design, espressione di libertà e ribellione con-tro gli schemi rigidi della società. Mezzo prediletto dei membri della controcultu-ra, teatro dell’amore libero, compagno di viaggi della beat generation, in cerca di un mondo lontano dall’integrazione sociale, ma più vicino al rapporto con la natura.

IN MOVIMENTO”

D|ESIGN

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“OGNI UNITÀ POTEVA

PERSONALIZZATADIVENTARE UNICA,

DA LINEE E COLORI”

D|ESIGN

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Una soluzione non solo profondamente spirituale, ma pratica e funzionale per rispondere alle esigenze di spazio e com-fort. Ma soprattutto ottimo supporto per il “do-it-yourself”, l’io-tutto, che ricorda molto la filosofia Zen. Equipaggiamenti per il camping, provviste alimentari, at-trezzature di ogni genere e un numero con-siderevole di passeggeri: tutto all’interno dell’abitacolo. Come a rappresentare la sua mission sociale, il suo interno è spa-zioso e fuori dagli schemi, mentre il suo esterno è un concentrato di creatività e originalità. Ogni unità poteva diventare

unica, personalizzata da linee e colori; un oggetto cool e cheap, precursore della moderna art-car. Incredibili e appariscen-ti disegni, forme geometriche dai colori sgargianti, fiori enormi, cerchi, linee ac-comodanti, intrecciate per formare fanta-sie psichedeliche. Insomma, l’amore di gruppo del colore, simbolo inconfondibile del Flower Power. Peace and Love prima di tutto, tanto da trasformare il logo VW, nel simbolo della pace e trasportarlo dal sole della California in giro per il mondo, fino a farlo diventare un oggetto d’arte e di design intramontabile.

“INCREDIBILI ED APPARISCENTI DISEGNI…”

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“UNA STORIA MITICA CHE HA TRASFORMATO

MA ANCHE IN UN OGGETTO DI DESIGN,

UN MINI BUS IN UNA FORMA D’ARTE

ESPRESSIONE DI LIBERTÀ E RIBELLIONE

CONTRO GLI SCHEMI RIGIDI

DELLA SOCIETÀ

D|ESIGN

Mr WOODSTOCK”

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500 mila voci si levarono al cielo… vi-tali ideali di libertà… il desiderio di far cadere ogni barriera delle differenze… migliaia di menti bramose di un’aria di cambiamento… una sola musa ispiratri-ce: la musica. Eletta veicolo di ideologie di pace, amore e fratellanza, ma soprat-tutto espressione di anticonformismo e di anticonvenzionalità. A quarant’anni dall’evento che divenne leggenda e che cambiò radicalmente il modo di concepi-re la musica, nell’immaginario collettivo, il rock va ancora alla grande, e ci riporta a Woodstock, il megaconcerto che portò

sullo stesso palco Jimmy Hendrix, Janis Joplin, gli Who, i Jefferson Airplane e tanti altri. Un segno indelebile nell’ani-mo ribelle degli anni 70’ e di chiunque era li a celebrare per tre giorni l’essenza della cultura Hippy. Un mito per chi, pur non essendoci stato, ripercorre attraverso gli ideali e le speranze, la storia del leg-gendario raduno del 1969. Woodstock non è un fotogramma in bianco e nero, un tassello rintracciabile nella storia del passato, o simbolo di un’epoca tramonta-ta alla fine degli anni 70’, in esso convi-vono e sono convissute persone, culture,

“BUON COMPLEANNO

A QUARANT’ANNI DALL’EVENTO CHE DIVENNE LEGGENDA.Mr WOODSTOCK”

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suoni. Specificità che hanno creato una generazione libera, nei costumi, nella sessualità, nel culto in ogni sua acce-zione. Creatività allo stato puro e voglia di ricominciare da li, da dove tutto è par-tito, un immenso prato nella cittadina di Bethel, vicino a New York, dove si sollevò una protesta pacifica contro ogni forma di censura e di oppressione morale

e istituzionale. Libertà da ogni schema o massificazione, libertà come trionfo del-la specificità, che se unita in un coro di solidarietà genera un’aggregazione, che ha nel suo fondamento un sospiro mistico orientaleggiante. Un Màndala indiano, di colori e persone che gridarono all’uniso-no: “L’immaginazione al potere”. Da lì stili, tendenze, mode che in quarant’anni

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hanno dato il via a correnti di ogni gene-re, cult happening che raccolgono in se una densità emozionale tale da non poter essere classificata in nessun modo. 500 mila persone presenti, chissà quante al-tre sarebbero volute esserci. 500 mila stili e idee, partirono da Woodstock e si diffusero attraverso sfaccettature, cre-denze, principi e speranze, testimonian-ze di un evento memorabile che fece la storia della musica.

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WOODSTOCK NON È

IN BIANCO E NERO.UN FOTOGRAMMA

DI STOFFA”

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LIVE IN A FREE HIPPY WORLD.

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Libertà da ogni legame e controcultura, leggerezza, voglia di imprimere un cam-biamento, la distinzione dalla massa come contestazione contro ogni costrizione e forma di violenza, il vivere senza tabù, seguendo il proprio istinto e le proprie ispirazioni: questa è la HIPPIE CULTURE. Il movimento parte sempre dal basso e come la tradizione vuole, ogni evento, cul-tura o movimento finisce per influenzare il fashion world. Strumento inconsapevole dell’espressione di morali e stili di vita, che stratificano la massa estetizzando messaggi, idee, filosofie e sentimenti, du-

rante precisi momenti di fervore sociale, la moda scende in campo sconvolgendo paradigmi irrigiditi dal tempo, trasforman-doli in qualcosa di fresco e innovativo. Sia-mo alla fine degli anni 60, gli anni della guerra del Vietnam e delle contestazioni contro ogni ingiustizia e rigidità sociale. Il movimento Hippy incalza nel profondo cambiamento culturale, creando un total look di contestazione e di rifiuto verso ogni establishment e autorità. Capelli lunghi e abiti essenziali, uno schiaffo all’imbal-samata sobrietà borghese. Jeans a zampa d’elefante e zatteroni, gilet a fiori, gonne

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“DISSACRAZIONI

DI STOFFA”

degne della cultura gitana, un assaggio di folk su ogni frangia e finitura di borse e di ampi abiti ovviamente di stoffe leggere e fluttuanti e con fantasie psichedeliche.Le stampe floreali, figlie del flower power, ma anche tutta una serie di elementi tipi-camente di contestazione verso il mondo politico: l’eskimo, le sciarpe, i maglioni, le divise dei soldati, le giacche in lana 16

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pesante, chiuse da mostrine della Royal Navy come il Montgomery, la t-shirt della marina americana… tutto viene rivalutato da un ghigno beffardo che ricontestualizza questi elementi dando vita a un vero e pro-prio parallelo movimento fashion. L’onda seventhy torna in voga anche quest’anno, in realtà dissemina strascichi affascinanti in ogni periodo, l’alternative e la contesta-

zione sono degli ever green che ogni anno calpestano le passerelle con l’orgoglio di una ventata d’aria fresca. La T-shirt, in-discussa protagonista di ogni movimento culturale, per il suo spirito camaleontico, è stata ribattezzata tatuaggio di stoffa; la voglia di colore, di uscire fuori dagli schemi attraverso ogni groviglio di riccioli incolti, di capelli al vento, di accessori eclettici e

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ACCESSORI ECLETTICI

E STRAVAGANTI

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stravaganti, spinge la rivisitazione di un look che mantiene i suoi tratti caratteriz-zanti e multicolor; la necessità di creare uno stile controverso e controculturale è una tappa quasi obbligata nella carriera di ogni stilista. Non c’è dubbio, l’Hippie Style è il must di sempre!

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“LIBERTÀ, LEGGEREZZA, VOGLIA DI IMPRIMERE UN

CAMBIAMENTO. VIVERE SENZA TABÙ, SEGUENDO

IL PROPRIO ISTINTO E LE PROPRIE ASPIRAIONI.”

…POP UP!”

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In un momento di grande foga rivoluziona-ria, come furono gli anni ‘60 e ‘70 negli USA, l’arte diventa proprio quel medium di cui parlava Marshall McLuhan, attribuen-dogli il ruolo di messaggio…Pop Art è pro-prio questo: un messaggio di una società in quanto prodotto preconfezionato, come spettacolarizzazione della realtà. E come in un enorme action painting, immagini colori, spazi,cose, uomini, attività, arti, prodotti commerciali, mettono in scena una performance di dimensioni bibliche, generando un vero e proprio happening Pop. Il multiforme underground diventa

veicolo di cultura e attraverso un flusso che viene dal basso innesca un mecca-nismo rivoluzionario, che si esprime at-traverso l’eclettismo dei comportamenti provocatori e trasgressivi nei confronti del consueto, nella rottura dei tabù, nella pro-mozione di quella controcultura che è lin-fa e madre del movimento Beat di quegli anni. Grandi artisti come Robert Rau-schenberg, Jasper Johns, Andy Warhol, Roy Lichtenstein e tanti altri rivalutano il quotidiano e i suoi oggetti, traendo i contenuti figurativi per le loro opere nella realtà. Il banale diventa musa ispiratrice

IL FERVORE RIBELLE DI UN’EPOCA SI NUTRE DI METROPOLI.

“POP ART…

…POP UP!”

contro ogni maschera, costrizione o fin-zione. Oggetti di consumo, sono i simboli di un’epoca, fissano la storia della nuova cultura di massa: dolciumi di ogni genere apprezzati più per il loro aspetto glassato che per il gusto, Seven-up, Pepsi, dentifri-ci, minestre in scatola, sigarette, scatole di fiammiferi, diventano le mitiche insegne di una cultura ossessionata dal benessere

e iconografie della Pop Art. È il periodo in cui la Coca Cola è eletta regina indiscussa di questo scenario, superando il ruolo di oggetto di consumo per entrare a far par-te dello star system del sistema capitali-stico e dello stile di vita americanizzato. L’american way of life in qualche sorso di effervescente sapore, che racchiude in sé un movimento culturale assolutamen-24

PRODOTTO PRECONFEZIONATOCOME

SPETTACOLARIZZAZIONE

te occidentale, spirito vitale di un’epoca vibrante, critica e ironica. L’ordinario e la quotidianità eletti come rappresentanti di una corrente di pensiero a furor di po-polo, elevati al pari dei beati dei piani alti della cultura. Una nuova consapevolezza che dissestò una società e il suo modo di concepire la realtà:“Il meraviglioso di questo paese è che l’America ha iniziato

una tradizione per cui il consumatore più ricco si compra essenzialmente le stesse cose di quello più povero. Guardi in te-levisione la pubblicità della Coca Cola e sai che il Presidente beve Coca, Liz Tay-lor beve Coca e non c’è somma che pos-sa darti una Coca migliore di quella che sta bevendo il barbone all’angolo. Tutte le Coche sono uguali e tutte ugualmente

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PRODOTTO PRECONFEZIONATOCOME

DELLA REALTÀ.SPETTACOLARIZZAZIONE

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buone. Liz Taylor lo sa, il Presidente lo sa e lo sai anche tu”. (Andy Warhol) look che mantiene i suoi tratti caratterizzanti e multicolor; la necessità di creare uno stile controverso e controculturale è una tappa quasi obbligata nella carriera di ogni sti-lista. Non c’è dubbio, l’Hippie Style è il must di sempre!

NECESSITÀ DI CREAREUNO STILE

E CONTROCULTURALECONTROVERSO

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L’HAPPY STYLE

È IL MUSTDI SEMPRE!

D|INSTINCTFREE YEAR 2009 N.01

ConceptMassimo Berloni

Art DirectionEikon

ImpaginazioneAdriano Filippetti

CopywritingSilvia Locci

© Arcadia srl, 2005. All right reserved.

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