Danilo Morese. Catalogo Abboccamenti

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Il catalogo della mostra Abboccamenti

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"l'arte rivela la realtà dell'anima, l'artista e' il ricercatore"

Danilo Morese

DANILO MORESE

Nasce ad Avellino il 18 ottobre del 1980. Si diploma al Liceo Artistico A. Sabatini di Salerno nell'anno 1999, per poiproseguire gli studi all'Accademia di Belle Arti di Napoli all'indirizzoscenografia conseguendo la laurea con il massimo dei voti nell'anno 2004.Allievo di Franco Longo maestro della pittura salernitana e nazionale, riescead apprendere la percezione visiva nelle sue forme. Durante gli anni trascorsiaccanto al maestro Franco Longo, acquista un padronanza e unaconsapevolezza dei propri mezzi, il maestro gli da le basi per affrontare ilduro percorso artistico.Partecipa a svariati allestimenti di opere teatrali. Dai maestri del calibro di T. Di Ronza, L.Pinzino, G. Baffi si forma dando cosi consistenza alle sue espressioni artistiche. Lascenografia teatrale lascia un segno forte dentro di lui, ma nonostante ciòlascia il teatro per inseguire la pittura e l'interior design.

Ottica Bisogno

L'Ottica Bisogno & l'Arte, un binomio consolidato da tempo nel panorama campano. Stavolta con “Abboccamenti”, la personale monotematica di Danilo Morese, Massimo Bisogno ha puntato su esiti pittorici consolidati e maturi. Un'operazione ardita, sfrontata e scoperta: gli “Abboccamenti “ si propongono come guizzi improvvisi tra cromatismi delicati e leziosi, dichiarati e decisi.

OPERA

È il tormento dell’arte in uno spazio libero e infinito, dove chi detta le regole è il pensiero stupido o intelligente che sia, ma mai banale. L’opera per lui non è mai la fine, è sempre un punto di partenza. È un artista figurativo, ma ne stravolge i canoni, “lui dipinge STATI D’ANIMO”.“L’arte rivela la realtà dell’anima. L’artista è il ricercatore.”

Danilo Morese

Danilo Morese: Abboccamenti

La nuova personale di Danilo Morese, “Abboccamenti” che parte dallo spazio espositivo dell'Ottica Bisogno a Roccapiemonte, manifesta sin dal titolo scelto, un atto di denuncia senza metafora alcuna. La volontà di mostrare il disincanto e l'inganno, le lusinghe o l'urgenza di azioni quotidiane, ben oltre la sopravvivenza, attraverso i soggetti più topici dell'iconografia classica: i pesci nel gran mare della vita. “Pesci all'orizzonte” o “Neri”, che ruotano su se stessi in un locus in cui i colori diventano terrosi, gli ami sono invisibili, appena tracciati sulla tela. Pesci che ruotano o guizzano per divincolarsi, in un motus ascendente orizzontale e verticale. L'azione si fa dichiarata e scoperta, nella altre opere del percorso pittorico di Morese. Nell'acrilico “Come un pesce”, le derivazioni accademiche dalla scenografia, emergono e si palesano nell'uso del siparietto, quasi un teatrino privatissimo e discreto. Qui, non vi sono rimandi allusivi: tutto è disvelato, l'azione è compiuta, senza possibilità alcuna di deroga. I pesci-marionette salgono secondo un rituale che nulla lascia al caso. I movimenti e le torsioni fanno parte del balletto scenico, l'euritmia in primis rimanda ad una sinfonia subliminale che converge e si esplica nell'altro dipinto, “ La dimensione del silenzio”, in cui dettagli di colore, resi a spatola, (tecnica usata in quasi tutti i lavori di Morese), sottolineano virtuosismi di stile. E' interessante l'alternanza delle campiture monocrome sullo sfondo e i graffiti nervosi che pervadono il soggetto del dipinto. Rievocano i segni tracciati dallo stylus usato dai ceramografi greci per contornare le figure e definirne i dettagli, con una precisione di tratto sui vasi a figure nere. In “Little carousel”, l'abboccamento non è ancora avvenuto; nessun indugio, né ripensamento alcuno; i pesci di Morese hanno rinunciato ad ogni sorta di scelta. I guizzi rossi nei corpi cupi tradiscono presagi. I pesci nei suoi lavori hanno a che fare con gli ami, dal poetico trittico dal titolo sibillino “Muto” al teatrale “People in silence” in cui l'azione scenica è enucleata più quale quinta scenografica che opera conchiusa. Il seguito del dramma che gli abboccamenti preannunciano, Morese non lo prefigura. Ci risparmia l'azione violenta, al contrario di Miquel Barcelò in “Pesce in due parti” del 1983 o quelli nella rete, in una tecnica mista dello stesso periodo. Gli abboccamenti nelle intenzioni di Danilo Morese si spingono oltre. Tentano di recuperare il valore semantico della terminologia comune; gli occhi torbidi, inquietanti contenuti nelle viscere dei pesci in “Non vedo più” o in “Palloncini” costituiscono la prova dell'inganno; il lirismo pittorico si fa delicato in “Seguimi su Marte”; vibrazioni e perizia si scoprono ancora una volta e mostrano il tratto sicuro di una pittura decisa e matura.

Teobaldo Fortunato

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Come un pesce 88x118 acrilico e lamina d'oro su tela

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All'orizzonte 90x90 acrilico su tela

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Asfalto drenante 85x85 acrilico su tela

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Aspetto 100x80 acrilico su tela

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Continuo 53x117 acrilico su tela

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Lasciami andare 85x65 acrilico su tela

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Le dimensioni del silenzio74x59,5acrilico su tela

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Little carousel 61x49 acrilico su tela

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Muto 20x30 tre pz acr. su tela

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Neri 80x90 acrilico su tela

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Non vedo più 40x90 acrilico. su tela

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Palloncini 40x80 acrilico su tela

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Parti uguali 85x85 acrilico e polvere di ruggine su tela

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People in silence 200x78 acrilico su tela

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Seguimi su Marte 119x65 acrilico su tela

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5mm

«È con l’arte che ognuno vede il suo

doc Massimo Bisogno

d’io»