Corriere della Sera 17 maggio - Un sogno possibile, cultura per tutti

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TORINO — Folto pubblico di giovani ieri alSalone per l’incontro «Scrittori dal mondo»,una conversazione tra Paolo Giordano (nellafoto) e Jérome Ferrari, vincitore del PremioGoncourt 2012 con il suo romanzo Ilsermone sulla caduta di Roma (e/o). Sulpalco anche un rappresentante di un gruppodi lettura composto da studenti, che haproposto spunti e domande. Non sarà

tuttavia il solo appuntamento con l’autore de La solitudine deinumeri primi: domenica 19 Giordano sarà in Sala 500 alle 18.30per raccontare appunto la genesi del nuovo libro, Il corpo umano(Mondadori), mentre lunedì 20 parteciperà all’evento «Adottauno scrittore»,12.30, con studenti e altri narratori come AndreaBajani, Barbara Di Gregorio, Paola Soriga e Christian Raimo. (i.b.)

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TORINO — È un libro di storia, senz’altro. Di politica,anche. Di economia, certo. Opinabile in tutto, forse, tranneche nel ruolo della protagonista assoluta: «La demografia»,asserisce il primo coautore, Giuliano Amato. Le grandiillusioni che danno il titolo al volume (Il Mulino)presentato ieri al Salone da Paolo Mieli e Michele Salvati,sono quelle di un’Italia invecchiata e impoverita, incapacedi dimenticare i suoi, lontani, anni migliori. Scritto conAndrea Graziosi, studioso di Russia e Unione Sovietica, ilsaggio nasce da un dubbio almodovariano: «Che abbiamofatto noi per meritarci questo?». Pochi figli, pare. Troppopochi: «Settant’anni fa l’aspettativa di vita in Italia era di 40anni, ora di 82 — osserva l’ex premier —. Quella società erafatta da molti giovani, che lavoravano, e dei cui contributivivevano i pochi anziani. Un enorme tasso di energia venivaimmesso nell’economia e il reddito nazionale si è

decuplicato, fino a quando lacurva demografica si èrovesciata e la società èinvecchiata. Ma il Paese hamantenuto le stesse aspettativeche aveva quando la crescitaappariva illimitata. Non rinunciaai diritti acquisiti per legge,nemmeno se lo Stato, pergarantirli, deve indebitarsi».Basta questo per spiegare la finedel sogno? E come mai in altriPaesi, come la Germania, alleprese con un dopoguerra ancorapiù duro, è andata

diversamente? «Ragionando sull’Italia», sottotitolo delvolume, si capisce che il caso nazionale ha le suepeculiarità: per esempio, evidenzia Graziosi, la patologicafascinazione italiana per i fenomeni carismatici. Dai leaderdel ’68 a Berlinguer, da Craxi a Berlusconi e, adesso, aGrillo, l’Italia continua a investire speranze nei suoi eroi enelle loro promesse. Se il libro, come osserva Mieli, nonassomiglia a nulla di quanto già scritto sui cruciali anni 70,e se è consigliabile, come dice Salvati, soprattutto ai lettoridi sinistra, è certo che le sue conclusioni faranno discutere:«Nel pieno della più colossale crisi economica degli ultimi200 anni — analizza Amato — la sinistra al governo primain Spagna e poi in Francia, finisce trascinata su un terrenocompletamente nuovo: i matrimoni omosessuali, itestamenti biologici, gli embrioni».

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] Vittorio Bofesteggia i diecianni della sua casaeditrice, Codice,questa sera, alleore 21, al Circolodei lettori di Torinoin via Bogino 9.] Molte le novitàdella casa editricein cantiere. Inautunno uscirà ungraphic novel,«Cosmicomic. Gliuomini chescoprirono il BigBang»: la verastoria della ricercascientificasull’originedell’universo,raccontata per laprima volta comeuna coinvolgentespy-story afumetti. L’opera èfirmatadall’astrofisicoAmedeo Balbi edall’illustratoreRossano Piccioni

(sua l’immaginequi sopra).] Tra gli altrititoli in uscita inautunno vale lapena ricordare illavoro di DanielaMinerva e SilvioMonfardini, «Ilbagnino e isamurai. La ricercabiomedica in Italia:un’occasionemancata»; e ilromanzo-saggio diGiulio Tononi:«Phi. Un viaggiodal cervelloall’anima». Unlibro, in più puntiispirato alla«DivinaCommedia», nelquale protagonistaè Galileo Galilei.

N on puoi occuparti di cultura consuccesso, organizzare festival,pubblicare quarantotto libri al-l’anno, continuare a far profitto

anche in momenti difficili se non hai lospirito giocoso e ottimista di Vittorio Bo,sessant’anni in luglio, che questa sera fe-steggia al Circolo dei lettori di Torino i die-ci anni di Codice. Gli chiediamo un’intervi-sta al rientro di un lungo viaggio che lo haportato prima a Dubai e Qatar e poi in Co-rea del Sud, e si presenta con un fogliettocon annotate le date significative dellasua vita. La nascita (1953 a Buenos Aires),la precoce morte del padre (1978, crack),l’arrivo dei figli: Marco (1982), Benedetto(1985), Lodovica (1990) avuti dalla moglieFederica. E le date del percorso pubblico:nel 1976 fonda la casa editrice Il Melango-lo, nel ’78 lavora all’Ansaldo dopo la lau-rea in Filosofia, nel ’90 è direttore genera-le dell’Einaudi, una lunga stagione che du-ra una dozzina di anni. È nel 2002, dall’in-contro con il sindaco di Genova Beppe Pe-ricu che nasce l’idea di organizzare un fe-stival della scienza perché la città ligureera stata designata nel 2004 capitale euro-pea della Cultura. «L’unica condizioneche posi a Pericu», ricorda Bo, «fu di anti-cipare di un anno. Dal 2003 è un appunta-mento che si ripete ogni autunno, l’annoscorso i visitatori sono stati 235 mila. Que-st’anno il tema conduttore sarà la bellez-za».

Determinanti sono stati gli incontri con

mentori straordinari: Giulio Einaudi(1990); il genetista Luca Cavalli Sforza(1996), con cui ha realizzato una delle piùbelle mostre scientifiche (Homo sapiens,che è anche un long seller del catalogo Co-dice) che sarà allestita anche negli StatiUniti. Ma prima di tutti un grazie specialeva alle conversazioni con lo zio Carlo Bo(«cugino primo di mio padre»), il grandecritico letterario del Corriere che lo stimo-lava negli anni di apprendistato «con do-mande cui seguivano lunghi silenzi: sem-

bravano di dissenso e invece erano di ap-provazione».

Di formazione umanistica, Vittorio Bonei viaggi che faceva per conto dell’Einau-di rimase colpito dall’enorme quantità diletteratura scientifica sugli scaffali delle li-brerie anglosassoni e venne folgorato dauna frase di Luca Cavalli Sforza, «non esi-ste problema complicato che non possaessere spiegato in maniera semplice». Co-sì cominciò un ambizioso progetto edito-riale che ha come pietra fondativa un to-

mo di oltre mille pagine, La struttura del-la teoria dell’evoluzione di Stephen JayGould e un cammino di titoli brillanti co-me Immersi nelle storie. Il mestiere di rac-contare nell’era di Internet di Frank Rose.Tra i prossimi titoli c’è un saggio dell’exdirettore di «Wired», Chris Anderson, Lacoda lunga e una serie di testi «politici»,parte della nuova collana «Tempi Moder-ni» realizzata in collaborazione con Bien-nale democrazia.

I titoli di maggior prestigio quest’annousciranno tra pochi mesi: in autunno,Phi. Un viaggio dal cervello all’anima diGiulio Tononi e l’anno prossimo Superficied essenze di Douglas Hofstadter, l’autoredi un libro che fece epoca una ventina dianni fa: Gödel, Escher, Bach. Titoli «alti»che si accompagnano alla divulgazione diqualità come il graphic novel di AmedeoBalbo e Rossano Piccioni, Cosmicomic.Gli uomini che scoprirono il Big Bang, oCose di casa di Vittorio Marchis. In unaprima fase, racconta Bo, «in catalogo ave-vamo soprattutto autori stranieri, oggi so-no sempre prevalenti ma il rapporto si staequilibrando, siamo a 65 contro 35».

Accanto all’organizzazione di festival emostre (ne ha in programma una su «Cer-vello e nutrizione» a Milano), alla condu-zione della casa editrice, Vittorio Bo ha svi-luppato anche una consulenza con grandiaziende per cui pubblica riviste come«Agorà» (Autostrade), «Hoxygen» (Enel),«Food for Health» (Barilla), in cui cerca diunire il marketing alla qualità seguendol’esempio dell’ingegnere umanista Leonar-do Sinisgalli, ideatore della rivista «Pirel-

li» e di «Civiltà delle macchine».La ricetta di Vittorio Bo per at-

traversare con profitto questi an-ni di transizione è riassumibile inuna battuta: «Nella fabbrica dellacultura bisogna creare le condizio-ni perché il retro del palcoscenicosia funzionante e lo spettacolo siapiacevole». I festival, sostiene Bo,«hanno avuto questo merito: ab-battere il sistema precettivo e ver-ticistico che ha sempre avuto la

cultura in Italia. Oltre a far riscoprire lapiazza come luogo tradizionale di incon-tro delle nostre belle città. Luoghi dovevengono fuori le nuove esigenze del pub-blico in un rapporto fecondo con autori eorganizzatori». Che cosa pensa infine Bodell’idea lanciata in Francia di tassare glismartphone per sostenere la cultura?«Che è ottima a patto che della culturanon si abbia un’idea effimera, ma la si in-tenda come servizio pubblico e si facciacome a Marsiglia, che in breve tempo haaperto quattro musei. È doverosa infineuna critica verso il modo di far cultura inItalia: bisogna davvero considerare conclu-sa la stagione dei finanziamenti a fondoperduto per progetti di cui non si verificail successo. La cultura deve essere profitte-vole, dinamica e dialogica: i benefici perla comunità devono essere misurabili og-gettivamente. Solo così potrà crescerequella fiducia che porta a un sistema dimecenatismo privato che negli Stati Unitisi è espresso in figure come Andrew Car-negie, creatore di ben 26 istituzioni».

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2.000 4.600Gli ospiti che nelle cinque giornate delSalone del libro di Torino parteciperanno aglioltre 1.400 eventi organizzati nei quattropadiglioni del Lingotto Fiere (via Nizza, 280)

Le app scaricate. Tutti i programmi sonoconsultabili sulla nuova app ufficiale del Saloneper smartphone e tablet, realizzata con Vodafonee scaricabile gratis da App Store e Google Play

I peccati di un Paesesempre affascinatoda leader carismatici

di DINO MESSINA

Faccia a faccia con Giordano

da uno dei nostri inviati ELISABETTA ROSASPINA

Festival affollati, un’impresa di successo. L’eccezione chiamata Codice

Al Lingotto

Incontri con il pubblico

Si è aperto ieri al Lingotto diTorino la XXVI edizione delSalone internazionale dellibro. La manifestazione sichiuderà lunedì 20.Quest’anno il Paese ospite èil Cile, a 40 anni dal golpe diPinochet e dalla morte diPablo Neruda (foto Ansa /Alessandro Di Marco)

Il volume di Amato e Graziosi

Giuliano Amato (Ansa)

Un sogno possibile, cultura per tutti

Vittorio Bo è nato a Buenos Aires nel 1953. Dieci anni fa ha dato vita a Codice edizioni

Intervista Vittorio Bo traccia il bilancio di 10 anni e avverte: basta con finanziamenti a pioggia senza misurare i risultati

Eventi

45CulturaCorriere della Sera Venerdì 17 Maggio 2013