Comunità che apprendono Nuovi rapporti tra Università ed Enti Locali, fondati sulla partecipazione...

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Comunità che apprendono Nuovi rapporti tra Università ed Enti Locali, fondati sulla partecipazione

Casamassima - 5 Maggio 2010 - Complesso Monacelle

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Benchmarking the regional contribution dell’Università degli

Studi di Bari Aldo Moro: metodologia e primi risultati

V. Picciarelli

Università degli Studi di Bari Aldo Moro

Delegato per l’Orientamento

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Lo strumento di benchmarking

Lo strumento copre 8 Dimensioni a cui corrispondono ben

57 Indicatori

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Dimensioni Indicatori

1. Potenziamento delle infrastrutture 6

2. Processi di sviluppo del capitale umano

8

3. Processi di sviluppo dell’economia 8

4. Apprendimento interattivo e processi di sviluppo del capitale sociale

8

5. Processi di sviluppo della comunità 8

6. Lo sviluppo culturale 6

7. La promozione della sostenibilità 7

8. La promozione dell’impegno all’interno dell’università

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La metodologia utilizzata

Opzione I Opzione II

Abbiamo scelto l’Opzione II dando mandato al Gruppo di lavoro di

• valutare l’applicabilità dello strumento al nostro contesto

• reperire/individuare le informazioni/attività a supporto di ogni specifico indicatore

• formulare una prima autovalutazione (più in termini qualitativi che numerici)

3

Senato Accademico

Dirigenti dei Dipartimenti

amministrativi

Direttori di Dipartimento

Sintesi da parte di un gruppo di

lavoro

Gruppo di lavoro

Direttori di Dipartimento

Senato Accademico

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Il contesto dell’Università

Peculiarità del contesto interno dell’Università.

L’attività di benchmarking prevista dal modello PURE è in

linea con alcune recenti iniziative

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Piano triennale 2007-2009

Agenzia per i Rapporti con il

Territorio

II Bilancio Sociale dell’Università

Progetto ILO

Progetto PURE Benchmarking

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Esempio : Indicatore 1.4 – Coinvolgimento dell’università in distretti di

conoscenza con più partner

Motivazione logica: Integrazione delle università nella economia della conoscenza locale. Impegno in nuovi campus o distretti di conoscenza all'interno dei quali si condividono spazi con una gamma di altre organizzazioni e utenti.

Buone pratiche: Le università sono considerate alla base della costituzione di nuovi distretti della conoscenza. Questi interventi

• impongono di lavorare in stretto partenariato, con i governi regionali e locali e il settore privato, nello sviluppo del distretto e delle sue attività in corso

• richiedono, inoltre, solitamente significativi cambiamenti nella cultura dell'Università per rimuovere, in vista della collaborazione quotidiana, alcuni dei limiti istituzionali.

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Esempio : Indicatore 1.4 - Coinvolgimento dell’università in distretti di conoscenza con

più partner

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Livello 1 Livello 3 Livello 5

Nessun coinvolgimento. Campus universitario o edifici sono preclusi ad altri utenti

Alcuni spazi condivisi, con edifici dedicati per le imprese o i partner nel campus universitario.

Campus completamente integrato con edifici condivisi tra università, altri enti di ricerca e imprese. Elevati livelli di interazione tra università e altri inquilini del campus.

Attualmente abbiamo spazi condivisi con CNR, INFN, INFM .. siamo sedi di consorzi, spin off. Degna di rilievo è l’Area di Valenzano, nell’ambito della quale coesistono realtà scientifiche ed imprenditoriali. Abbiamo attivato laboratori pubblici-privati

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Esempio: Indicatore 7.1 – Università come leader nelle risposte alle sfide

della sostenibilità Motivazione logica:Consapevolezza della necessità di misure più

drastiche per contrastare i cambiamenti climatici. Ruolo dell’università nel creare urgenza politica nello sviluppo sostenibile. Individuazione di soluzioni attuabili per una società sostenibile .

Buone pratiche: L'Università

• ha, nell’ambito dei suoi più ampi contributi sociali, un chiaro ruolo istituzionale nello sviluppo sostenibile;

• utilizza le proprie leve istituzionali per provocare risposte politiche alla sfida urgente della sostenibilità, inquadrandole all’interno di un contesto scientifico di alta qualità;

• educa la futura generazione di leader con una comprensione dell'imperativo di una risposta sociale efficace ai problemi emergenti di sostenibilità;

• lavora con altri partner regionali richiedendo risposte alle sfide della SD e contribuendo a realizzare tali risposte nel loro contesto regionale.

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Esempio: Indicatore 7.1 – Università come leader nelle risposte alle sfide della sostenibilità

Livello 1 Livello 3 Livello 5

I docenti universitari contribuiscono individualmente alla ricerca e dibattito pubblico su uno sviluppo sostenibile.  I nuovi campus universitari sono costruiti secondo le nuove norme sullo sviluppo sostenibile.  L'Università ha nel suo piano strategico un impegno astratto per lo sviluppo sostenibile.

L'Università ha individuato e risposto alle opportunità istituzionali offerte dallo sviluppo sostenibile. L'Università ha una istituto di ricerca multidisciplinare attivo nel settore.  L'Università partecipa attivamente ai forum regionali sullo sviluppo sostenibile.

L'Università è istituzionalmente impegnata per lo sviluppo sostenibile come una componente fondamentale delle proprie responsabilità sociali.  L'Università utilizza la sua partecipazione a reti più ampie per generare un senso più ampio della urgenza politica e anche per creare soluzioni efficaci e risposte nel contesto regionale.

Attivazione Comitato per le politiche ambientali; proposta Polo scientifico tecnologico a Taranto; Istituzione Centro di esperienza ambientale; collaborazione con ARPA; 2 spin off in materia ambientale; progetto TALSEF; collaborazione con Università dell’Idrogeno; partecipazione a due distretti produttivi su ambiente ed energie.

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Commenti sullo strumento: punti di forza

Lo strumento:

• è utilissimo per affrontare in modo sistematico e sistemico il tema della Terza Missione Universitaria

• costituisce una base di dialogo e confronto fra le università e la Regione, fra le università al loro interno sia a livello locale che con riferimento ai contesti internazionali delle istituzioni aderenti al Progetto PURE

• favorisce una metariflesione delle università in merito al loro ruolo nella promozione e sviluppo del territorio

• può ampliare gli ambiti d’intervento delle università arricchendoli di tematiche ed opportunità nuove

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Commenti sullo strumento: punti di debolezza• Indicatore 2.2 – Capacità di trattenere i laureati nella regione: L’autovalutazione fa

riferimento a medie nazionali che oltre ad essere, in alcuni casi difficilmente reperibili, possono risultare fuorvianti se non si tiene conto del contesto specifico in cui operano le università

• Indicatore 2.6 – Corsi attivati per occupati e datori di lavoro: Messa a disposizione di corsi per occupati. E’ oggettivamente difficile sostenere che le entrate relative a questa tipologia di sostegno allo sviluppo regionale non possa dipendere dal contesto socio-economico. Le soglie di finanziamento possibili per le buone pratiche probabilmente non possono essere, in alcuni contesti, quelle indicate dallo strumento

• Indicatore 2.8 – Programmi di formazione specifici per le organizzazioni di politica locale: In questo caso il ruolo dell’Università è fortemente influenzato da quanto altri (regione in particolare) mettono in atto. Sembra opportuno che l’indicatore permetta di distinguere solo le performance dell’università o che in alternativa nello strumento di benchmarking della regione ci sia, attraverso un indicatore corrispondente, ci sia la possibilità di evidenziare quanto fatto dalla regione

• In generale, per gli indicatori di risultato, sarebbe, forse, più opportuno far riferimento alle variazioni percentuali in un periodo di riferimento pre-definito piuttosto che a valori assoluti. Risulterebbero meglio valorizzate tendenze/politiche di miglioramento

• Esistono in alcuni casi vincoli cogenti che impediscono una piena usabilità degli indicatori proposti (Indicatore 8.4 – Riconoscimento e valorizzazione dell’impegno)

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Commenti sullo strumento: opportunità

A seguito dell’uso dello strumento, si presenta alle università l’opportunità di un’ampia gamma di interessanti cambiamenti:

• nella missione/valori dell’università;

• nelle politiche attuative di promozione/sostegno al territorio da parte dell’università;

• nelle modalità di governance dell’università;

• nei rapporti con la regione (da reattivi a pro-attivi);

• nell’attivazione effettiva, a seguito del comune lavoro di benchmarking nell’ambito del Progetto PURE, di un sistema regionale universitario;

• relativamente a fatti specifici caratterizzanti lo strumento di benchmarking (per es. la Dimensione 8 – Processi di sviluppo economico, l’Indicatore 1.6 – Messa a disposizione da parte dell’Università di un insieme di pubblici servizi e l’ Indicatore 5. 1 – Contributo alla città sana e alla promozione della salute ).

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Commenti sullo strumento: pericoli

• Attenta contestualizzazione dei risultati relativi ad alcuni indicatori (per es. Indicatore 2.1 – Accesso per studenti provenienti da gruppi svantaggiati)

• Errato uso/interpretazione dello strumento (come occasione di marketing autoreferenziale piuttosto che autovalutazione critica in chiave Terza missione)

• Scarso coinvolgimento dell’università in tutte le sue componenti: autovalutazione come esercizio di un Gruppo di lavoro ristretto con limitata diffusione/partecipazione di tutta la comunità universitaria

• Limitata attenzione, e quindi perdita di opportunità, alle attività/iniziative che possono essere promosse a seguito di valorizzazione di alcuni indicatori (per es. Indicatore 3.4 – Promozione dell’imprenditorialità dei laureati, Indicatore 3.5 – Start-ups di laureati originati da programmi universitari, Indicatore 5. 1 – Contributo alla città sana e alla promozione della salute )

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