18 GIUGNO 2017 Quattro tappe “laiche” da qui al nuovo anno · senza lasciarsi scoraggiare...

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� Per chi abita, come me, dentro auna scuola, la campanella dell’ul-timo giorno suona mesta tanto che

vien da dire: «Per fortuna ci sono scruti-ni ed esami!». Non credo la penserannocosì gli studenti che tanto hanno attesoquest’ultimo suono e nemmeno gli inse-gnanti, stremati da un anno di “buonascuola”… Per i dirigenti e i collaborato-ri invece nulla cambia perché agosto èancora lontano e, tutto sommato, me-glio così visto che, dopo qualche setti-mana di stacco, è il mese degli organicidi fatto, delle nomine, delle assegnazio-ni e dei piani orari.

Così anche quest’anno è arrivatal’estate e con essa il tempo della vacan-za. Dietro a questa parola se ne celanomolte altre: riposo, anzitutto, semprenecessario per rinfrancare spirito, mentee cuore; divertimento, cioècambiamento della routineordinaria, viaggi alla sco-perta di terre lontane, naturafatta di mare, monti, laghi,ma da qualche anno anchealternanza scuola-lavoro; epoi grest nelle nostre par-rocchie, campi scuola daanimati o da animatori, vo-lontariato, vacanze studio.

Per gli studenti degli ultimi anni del-le scuole secondarie (vecchie medie esuperiori) sarà soprattutto tempo di pro-va: preferirei dire tempo di raccolta, do-po aver ben seminato, occasione per“verificarsi” non nella logica del “o lava o la spacca” ma del continuo allenar-si alla vita, cui la scuola dovrebbe pre-parare. Per molti altri, sarà un tempomedicinale per lenire la delusione diqualche debito in pagella o per mettereordine nelle proprie idee, nelle proprieresponsabilità, facendo bene i conti conle aspettative proprie e degli altri e lepropensioni che appartengono a ciascu-no, preparandosi così a qualche nuovascelta.

Mi auguro comunque che dentro al-la parola vacanza – etimologicamentesignifica “mancanza, vuoto” – ciascuno

trovi qualcosa da mettere, in modo in-telligente, affinché riposo non significhiletargo, divertimento non assuma lo sti-le dello sballo, viaggio non sia fuga, na-tura non sia opposizione a cultura, alter-nanza scuola-lavoro sia opportunità enon mero obbligo, volontariato, vacan-ze-studio, attività ricreative diventinoluoghi per costruire comunità, crescerenella solidarietà, ampliare gli orizzonti.

Per noi educatori vacanza possa es-sere proprio anche “mancanza”, man-canza dei ragazzi che ci sono affidati,mancanza di una quotidiana frequenta-zione che anela ritorno, ma anche man-canza di preoccupazioni immediate estringenti, un “fare spazio” dentro amente e cuore per guardare con occhinuovi a quelli che magari sono sembratiproblemi insormontabili, situazioni irri-

solvibili, fatiche non sop-portabili. Diventi occasio-ne per riappropriarci tutti,giovani e adulti, di unospazio di gratuità nel vive-re il nostro tempo, elimi-nando quella fretta cronicache talora toglie il respiroe sempre e comunque in-quina le relazioni, dipin-gendole di superficialità.

Un tempo così lungo, per non cede-re alla dispersione, chiede progettualitàpiù che programmazione: più che del-l’agenda necessita di desideri e aspira-zioni, da realizzare da soli o in compa-gnia.

Ho tentato così, pensando agli altri,di tracciare una sorta di itinerario chevorrei percorrere in questo spazio tem-porale che intercorre tra la campanelladi fine anno e quella di inizio e mi sonofissato idealmente quattro tappe “lai-che”: la prima è riuscire a riscoprirel’utilità dell’inutile (titolo di un libro diNuccio Ordine presentato proprio in“Scuola a tutto campo” qualche mesefa), uscendo dalla logica dell’efficienti-smo che spesso abita la mia quotidianitàe si traduce nell’agenda sempre traboc-cante di appuntamenti e incontri. La se-

conda è riappropriarmi del piacere dipensare, la gioia di gustare l’amore del-la sapienza, dove amare è con-fondersicon il bene amato, andando oltre al me-ro apprendere funzionalistico al produr-re (fosse anche una lezione ben fatta ouna conferenza accattivante). La terzapoi è quella di sforzarmi a “parlare at-tentamente e tacere con forza” (altro ti-tolo di un bel libretto di Anselm Grünche mi ha colpito per la sua concretezzaspirituale); mi accorgo infatti di parlaretanto, ma non so se comunico realmentecon l’altro; spesso temo che le parolenon sgorghino dal cuore ma assomigli-no più a una chiacchiera tesa a esorciz-zare la paura del vuoto, della vacanza,del silenzio di cui tanto “a parole” sen-tiamo il bisogno, ma da cui “nei fatti”vorremmo scappare, forse per paura chein quel silenzio si rivelino le nostre cre-

pe, le nostre fragilità.Infine – quarta tappa – attraverso

l’ascolto di me nel contatto con la natu-ra e con l’arte (non necessariamentequelle che si scrivono con le maiuscole)sarei felice di poter captare il sensibile el’inatteso (Pierangelo Sequeri), supe-rando l’apparenza per entrare in una di-mensione altra che mi permetta di assa-porare l’oltre, transitando dal finito al-l’infinito.

Cristianamente auspico che questotempo sia davvero per tutti noi occasio-ne di grazia per gustare la gratuità del-l’amore di Dio, anche attraverso le cosedi cui ho appena parlato, e vivere la gra-titudine per questa vita. E allora che va-canza sia!

�Lorenzo Celidirettore dell’ufficio diocesano

per la scuola e l’educazione

22 � scuolaatuttocampo LA DIFESA DEL POPOLO18 GIUGNO 2017

Scuolaa tutto campo

è realizzatoda Lorenzo

Celi,Maristella

Donato, EmanueleFontana,

PaoloGallerani,

FrancescoGhedini,

MassimoMogno,

GiuseppePinton,

Simona Sau,PatrizioZanella.

CHE VACANZA SIA Si chiude l’anno scolastico e si apre il rigenerante periodo estivo che dovrebbe aiutare a riappropriarsi del piacere di pensare

Quattro tappe “laiche” da qui al nuovo anno

� Le ultime due settimane, coincidenti fra l’altro con l’ultimoscampolo dell’anno scolastico, hanno segnato alcuni passaggi

particolarmente importanti per la scuola paritaria cattolica che conti-nua a vivere momenti di difficoltà non solo sul piano economico, ve-dendosi negato il “giusto”, ma anche per gli attacchi subdoli che sulpiano ideologico contro essa vengono sferrati da più parti.

Così nella sua ultima relazione come presidente della Cei, il card.Angelo Bagnasco ha voluto ribadire l’impegno della chiesa italiana asostegno delle scuole cattoliche, con parole forti contenute nel para-grafo dedicato al ruolo della famiglia, cui spetta la scelta dell’indirizzoeducativo per i figli e che dovrebbe trovare nella scuola un soggetto“sussidiario” e “solidale”. A proposito dell’impegno della chiesa, scri-ve il presidente uscente dei vescovi italiani: «Ne è parte anche il so-stegno alla scuola paritaria, puntualmente messo in discussione daun pregiudizio ideologico: eppure, nella laica Europa questi muri sonocaduti, per cui si riconosce il valore culturale della scuola paritarianell’assicurare la memoria dei nostri paesi, come pure la stessa ric-chezza che ne deriva per la libertà educativa e il pluralismo. In Italia,invece, sembra non valere nemmeno il criterio dell’investimento, checonsente allo stato di risparmiare ogni anno – al netto del contributo– ben 6 miliardi di euro».

Solo pochi giorni prima, in un articolo comparso su Il Sole 24 oredel 20 maggio, il segretario generale mons. Nunzio Galantino ribadivail valore della scuola paritaria e il suo ruolo nel sistema pubblico inte-grato, non mancando di sottolineare le anomalie del “caso italiano”ben lontano dalla realizzazione della piena parità.

Dopo pochi giorni il Centro studi scuola cattolica ha pubblicato uninteressante documento che ha visto convergere le rappresentanzedei diversi soggetti rappresentativi della scuola cattolica, dall’infanziasino alla scuola secondaria e alla formazione professionale: oltre a ri-badire i punti fermi del senso della presenza della comunità cristiananell’educare, ha formulato concrete richieste per la società civile e leistituzioni, affinché sia permesso alla scuola cattolica di essere “buo-

na scuola”. Un ulteriore passo importante dopo la nota pastorale del luglio

2014 La scuola cattolica risorsa educativa della chiesa locale per lasocietà; importante sia perché esprime all’unisono la voce di chi inprima linea sta compiendo ingenti e diuturni sforzi per sostenere eaccompagnare le scuole cattoliche nelle loro varie espressioni, siaperché – come scrive Virginia Kaladich, presidente nazionale della Fi-dae, in un’intervista pubblicata su Avvenire dello scorso 7 giugno – ildocumento ha anche una doppia valenza in questa fase di analisi e diconfronto: la prima «rivolta ad extra, cioè al di fuori del nostro mondo,affinché il dibattito viaggi su elementi certi e oggettivi», e la seconda«ad intra, cioè all’interno delle nostre comunità che devono riscoprirel’importanza che la scuola cattolica ricopre nella storia del nostropaese».

Queste autorevoli prese di posizione sono di sprone anche per lechiese locali a proseguire nello spendersi a sostegno delle scuoledelle nostre comunità.

�L. C.

Mi auguro che dentroalla parola “vacanza”

ciascuno trovi qualcosada mettere, in modo intelligente, affinchériposo non significhi

letargo

SCUOLA PARITARIA CATTOLICA Invito alle chiese locali per continuare l’impegno

Autonomia, parità e libertà di scelta: c’è ancora da lavorare

� «La malattia rende piacevole e buona la salute, lafame la sazietà, la fatica il riposo» (Eraclito, frammen-

to 111). Dunque, anche ammesso che nessuno si siaammalato per il troppo studiare, che solo pochi abbianopotuto saziare a scuola una fame di sapere che è moltoorientata su cibi più facili da cucinare ravanando sul web,le fatiche sono finite.E certo tutti assaporeranno volentieri il riposo. Quanto piùsi è faticato, tanto più, a sentire l’altero filosofo di cui so-pra. E allora buon riposo a chi ha lavorato con impegno,docente o studente, a chi ha coltivato la sua areté (virtù)senza lasciarsi scoraggiare dall’andazzo a far meno, adabbassare l’asticella per compiacere la pigrizia, malattiamortale di chi pensa e studia. «Che cosa sei?».«Sono studente». E allora studia, e se vuoi eccellere in ciò che sei studiacon passione, con curiosità, con spirito critico, con pa-zienza.«Sono insegnante». E allora studia, e se vuoi eccellere in ciò che sei insegnacon passione, con curiosità, con spirito critico, con pa-zienza.Sapendo che non si diventa studiosi o insegnanti in ungiorno solo, che “una rondine non fa primavera” («un vec-chio proverbio» diceva già Aristotele) e che per diventareal meglio ciò che si è (studenti, insegnanti) ci vuole eser-cizio (askesis)…TW

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CI VUOLE ESERCIZIO