Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

179

Transcript of Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Page 1: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico
Page 2: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Candido, o L'ottimismo : racconto satiricoAUTORE: Voltaire (alias François Marie Arouet)TRADUTTORE:CURATORE:NOTE: Ci sono significative differenze tra l'edizio-ne Sonzogno usata a titolo di riferimento per questoe-book e numerose altre edizioni disponibili: manca-no un paio di brani (che abbiamo comunque riportatoin nota a fine testo) e un capitolo quasi per inte-ro. Per contro è presente una "seconda parte", didubbia attribuzione, composta da altri 18 capitoli.

CODICE ISBN E-BOOK: 9788897313267

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/libri/licenze/

COPERTINA: [elaborazione da] "François-Marie Arouetdit Voltaire (vers 1724-1725)" di Nicolas de Largil-lière (1656–1746) - Château de Versailles - PubblicoDominio - https://it.wikipedia.org/wiki/File:Largul-li%C3%A8re_Voltaire_1718.jpg.

2

Questo e-book è stato realizzato anche grazie al so-stegno di:

E-textWeb design, Editoria, Multimedia

(pubblica il tuo libro, o crea il tuo sito con E-text!)http://www.e-text.it/

QUESTO E-BOOK:

TITOLO: Candido, o L'ottimismo : racconto satiricoAUTORE: Voltaire (alias François Marie Arouet)TRADUTTORE:CURATORE:NOTE: Ci sono significative differenze tra l'edizio-ne Sonzogno usata a titolo di riferimento per questoe-book e numerose altre edizioni disponibili: manca-no un paio di brani (che abbiamo comunque riportatoin nota a fine testo) e un capitolo quasi per inte-ro. Per contro è presente una "seconda parte", didubbia attribuzione, composta da altri 18 capitoli.

CODICE ISBN E-BOOK: 9788897313267

DIRITTI D'AUTORE: no

LICENZA: questo testo è distribuito con la licenzaspecificata al seguente indirizzo Internet:http://www.liberliber.it/libri/licenze/

COPERTINA: [elaborazione da] "François-Marie Arouetdit Voltaire (vers 1724-1725)" di Nicolas de Largil-lière (1656–1746) - Château de Versailles - PubblicoDominio - https://it.wikipedia.org/wiki/File:Largul-li%C3%A8re_Voltaire_1718.jpg.

2

Page 3: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

TRATTO DA: Candido, o L'ottimismo : racconto satiri-co / di F. Voltaire. - Milano : E. Sonzogno, 1882. -108 p. ; 18 cm. - (Biblioteca universale ; 2)

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 29 aprile 19962a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 24 gennaio 20133a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 18 ottobre 2017

INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:FIC004000 FICTION / Classici

DIGITALIZZAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Seghetti, [email protected]

REVISIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Catia Righi, [email protected] Mazzolini (ePub)Franco Perini (revisione ePub)

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

3

TRATTO DA: Candido, o L'ottimismo : racconto satiri-co / di F. Voltaire. - Milano : E. Sonzogno, 1882. -108 p. ; 18 cm. - (Biblioteca universale ; 2)

CODICE ISBN FONTE: n. d.

1a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 29 aprile 19962a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 24 gennaio 20133a EDIZIONE ELETTRONICA DEL: 18 ottobre 2017

INDICE DI AFFIDABILITA': 1 0: affidabilità bassa 1: affidabilità media 2: affidabilità buona 3: affidabilità ottima

SOGGETTO:FIC004000 FICTION / Classici

DIGITALIZZAZIONE:Claudio Paganelli, [email protected] Seghetti, [email protected]

REVISIONE:Claudio Paganelli, [email protected]

IMPAGINAZIONE:Catia Righi, [email protected] Mazzolini (ePub)Franco Perini (revisione ePub)

PUBBLICAZIONE:Catia Righi, [email protected]

3

Page 4: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: http://www.liberliber.it/online/aiuta/.

Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: http://www.liberliber.it/.

4

Liber Liber

Se questo libro ti è piaciuto, aiutaci a realizzarne altri.Fai una donazione: http://www.liberliber.it/online/aiuta/.

Scopri sul sito Internet di Liber Liber ciò che stiamorealizzando: migliaia di ebook gratuiti in edizione inte-grale, audiolibri, brani musicali con licenza libera, videoe tanto altro: http://www.liberliber.it/.

4

Page 5: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Indice generale

PARTE PRIMA...............................................................9CAPITOLO I. Come Candido è allevato in un bel ca-stello e come n’è cacciato via.....................................9CAPITOLO II. Quel che divenne Candido fra i Bul-gari............................................................................12CAPITOLO III. Come Candido scappò da’ Bulgari e quel che gli avvenne.................................................15CAPITOLO IV. Come Candido ritrova il suo antico maestro di filosofia il dottor Pangloss, e quel che ne segue.........................................................................18CAPITOLO V. Tempesta, naufragio, terremoto e quelche avvenne di Pangloss, di Candido e dell’anabatti-sta..............................................................................21CAPITOLO VI. Come si fece un bell’auto-da-fè per impedire i tremoti e come Candido fu frustato.........25CAPITOLO VII. Come una vecchia prese cura di Candido e come egli ritrova quel che volea.............26CAPITOLO VIII. Istoria di Cunegonda...................29CAPITOLO IX. Quel che successe di Cunegonda, di Candido, del Grand’Inquisitore e d’un Ebreo..........32CAPITOLO X. In quale indigenza Candido, Cune-gonda e la vecchia arrivarono a Cadice e del loro im-barco.........................................................................34CAPITOLO XI. Istoria della vecchia.......................37CAPITOLO XII. Seguito delle sciagure della vecchia.

5

Indice generale

PARTE PRIMA...............................................................9CAPITOLO I. Come Candido è allevato in un bel ca-stello e come n’è cacciato via.....................................9CAPITOLO II. Quel che divenne Candido fra i Bul-gari............................................................................12CAPITOLO III. Come Candido scappò da’ Bulgari e quel che gli avvenne.................................................15CAPITOLO IV. Come Candido ritrova il suo antico maestro di filosofia il dottor Pangloss, e quel che ne segue.........................................................................18CAPITOLO V. Tempesta, naufragio, terremoto e quelche avvenne di Pangloss, di Candido e dell’anabatti-sta..............................................................................21CAPITOLO VI. Come si fece un bell’auto-da-fè per impedire i tremoti e come Candido fu frustato.........25CAPITOLO VII. Come una vecchia prese cura di Candido e come egli ritrova quel che volea.............26CAPITOLO VIII. Istoria di Cunegonda...................29CAPITOLO IX. Quel che successe di Cunegonda, di Candido, del Grand’Inquisitore e d’un Ebreo..........32CAPITOLO X. In quale indigenza Candido, Cune-gonda e la vecchia arrivarono a Cadice e del loro im-barco.........................................................................34CAPITOLO XI. Istoria della vecchia.......................37CAPITOLO XII. Seguito delle sciagure della vecchia.

5

Page 6: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

..................................................................................40CAPITOLO XIII. Come Candido fu obbligato di se-pararsi dalla bella Cunegonda e dalla vecchia..........45CAPITOLO XIV. Come Candido e Cacambo furono ricevuti da’ Gesuiti del Paraguai...............................48CAPITOLO XV. Come Candido uccise il fratello del-la sua cara Cunegonda..............................................52CAPITOLO XVI. Quel che avvenne a’ due viaggiato-ri con le due femmine, due scimmie, e gli uomini sel-vaggi chiamati Orecchioni........................................55CAPITOLO XVII. Arrivo di Candido e del suo servo al Paese d’Eldorado e ciò ch’essi vi videro..............59CAPITOLO XVIII. Ciò che videro nel paese d’Eldo-rado...........................................................................64CAPITOLO XIX. Ciò che accadde loro a Surinam e come Candido fece conoscenza con Martino...........71CAPITOLO XX. Ciò che accadde sul mare a Candidoe a Martino................................................................77CAPITOLO XXI. Candido e Martino si avvicinano alle coste di Francia e ragionano..............................81CAPITOLO XXII. Ciò che accadde in Francia a Can-dido e a Martino........................................................83CAPITOLO XXIII. Candido e Martino arrivano sulle coste d’Inghilterra e ciò che vi vedono.....................89CAPITOLO XXIV. Visita al signor Pococurante, no-bile veneziano...........................................................90CAPITOLO XXV. D’una cena che Candido e Marti-no fecero con sei forestieri, e chi erano....................98CAPITOLO XXVI. Viaggio di Candido a Costantino-

6

..................................................................................40CAPITOLO XIII. Come Candido fu obbligato di se-pararsi dalla bella Cunegonda e dalla vecchia..........45CAPITOLO XIV. Come Candido e Cacambo furono ricevuti da’ Gesuiti del Paraguai...............................48CAPITOLO XV. Come Candido uccise il fratello del-la sua cara Cunegonda..............................................52CAPITOLO XVI. Quel che avvenne a’ due viaggiato-ri con le due femmine, due scimmie, e gli uomini sel-vaggi chiamati Orecchioni........................................55CAPITOLO XVII. Arrivo di Candido e del suo servo al Paese d’Eldorado e ciò ch’essi vi videro..............59CAPITOLO XVIII. Ciò che videro nel paese d’Eldo-rado...........................................................................64CAPITOLO XIX. Ciò che accadde loro a Surinam e come Candido fece conoscenza con Martino...........71CAPITOLO XX. Ciò che accadde sul mare a Candidoe a Martino................................................................77CAPITOLO XXI. Candido e Martino si avvicinano alle coste di Francia e ragionano..............................81CAPITOLO XXII. Ciò che accadde in Francia a Can-dido e a Martino........................................................83CAPITOLO XXIII. Candido e Martino arrivano sulle coste d’Inghilterra e ciò che vi vedono.....................89CAPITOLO XXIV. Visita al signor Pococurante, no-bile veneziano...........................................................90CAPITOLO XXV. D’una cena che Candido e Marti-no fecero con sei forestieri, e chi erano....................98CAPITOLO XXVI. Viaggio di Candido a Costantino-

6

Page 7: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

poli..........................................................................102CAPITOLO XXVII. Ciò che accade a Candido, a Cu-negonda, a Pangloss, a Martino, ecc.......................107CAPITOLO XXVIII. Come Candido ritrova Cune-gonda e la vecchia...................................................110CAPITOLO XXIX. Conclusione della prima parte.................................................................................112

PARTE SECONDA....................................................118CAPITOLO I. Come Candido si separa dalla sua so-cietà e ciò che accade..............................................118CAPITOLO II. Come Candido uscì dalla casa del Persiano..................................................................122CAPITOLO III. Candido Ricevuto alla Corte, e ciò che ne segue............................................................124CAPITOLO IV. Nuovi favori che riceve Candido, e sua elevazione.........................................................127CAPITOLO V. Come Candido è un gran signore, e non è contento.........................................................129CAPITOLO VI. Disgusto di Candido. Incontro ch’ei non s’aspettava.......................................................131CAPITOLO VII. Disgrazie di Candido. Viaggi e av-venture....................................................................134CAPITOLO VIII. Arrivo di Candido e di Pangloss alla Propontide; ciò che videro e ciò che avvenne..137CAPITOLO IX. Candido continua a viaggiare, ed in qual qualità.............................................................140CAPITOLO X. Candido continua i suoi viaggi. Nuo-ve avventure............................................................142CAPITOLO XI. Istoria di Zenoide. Come qualmente

7

poli..........................................................................102CAPITOLO XXVII. Ciò che accade a Candido, a Cu-negonda, a Pangloss, a Martino, ecc.......................107CAPITOLO XXVIII. Come Candido ritrova Cune-gonda e la vecchia...................................................110CAPITOLO XXIX. Conclusione della prima parte.................................................................................112

PARTE SECONDA....................................................118CAPITOLO I. Come Candido si separa dalla sua so-cietà e ciò che accade..............................................118CAPITOLO II. Come Candido uscì dalla casa del Persiano..................................................................122CAPITOLO III. Candido Ricevuto alla Corte, e ciò che ne segue............................................................124CAPITOLO IV. Nuovi favori che riceve Candido, e sua elevazione.........................................................127CAPITOLO V. Come Candido è un gran signore, e non è contento.........................................................129CAPITOLO VI. Disgusto di Candido. Incontro ch’ei non s’aspettava.......................................................131CAPITOLO VII. Disgrazie di Candido. Viaggi e av-venture....................................................................134CAPITOLO VIII. Arrivo di Candido e di Pangloss alla Propontide; ciò che videro e ciò che avvenne..137CAPITOLO IX. Candido continua a viaggiare, ed in qual qualità.............................................................140CAPITOLO X. Candido continua i suoi viaggi. Nuo-ve avventure............................................................142CAPITOLO XI. Istoria di Zenoide. Come qualmente

7

Page 8: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Candido se ne innamorò e quel che ne seguì..........149CAPITOLO XII. Continuazione dell’amore di Candi-do............................................................................152CAPITOLO XIII. Arrivo di Volhall. Viaggio a Cope-naghen.....................................................................156CAPITOLO XIV. Come Candido ritrovò la moglie e perdè l’amante........................................................158CAPITOLO XV. Come Candido volesse ammazzarsi,e non ne facesse niente. Ciò che gli accadde in un’osteria................................................................161CAPITOLO: XVI. Candido e Cacambo si ritirano in un ospedale. Incontro ch’essi fanno.......................164CAPITOLO XVII. Nuovi incontri..........................167CAPITOLO XVIII. Seguito del disastro di Candido. Com’egli trovò la sua amante. La fine...................171

8

Candido se ne innamorò e quel che ne seguì..........149CAPITOLO XII. Continuazione dell’amore di Candi-do............................................................................152CAPITOLO XIII. Arrivo di Volhall. Viaggio a Cope-naghen.....................................................................156CAPITOLO XIV. Come Candido ritrovò la moglie e perdè l’amante........................................................158CAPITOLO XV. Come Candido volesse ammazzarsi,e non ne facesse niente. Ciò che gli accadde in un’osteria................................................................161CAPITOLO: XVI. Candido e Cacambo si ritirano in un ospedale. Incontro ch’essi fanno.......................164CAPITOLO XVII. Nuovi incontri..........................167CAPITOLO XVIII. Seguito del disastro di Candido. Com’egli trovò la sua amante. La fine...................171

8

Page 9: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

VOLTAIRE

Candidoo l’ottimismo

9

VOLTAIRE

Candidoo l’ottimismo

9

Page 10: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

PARTE PRIMA

CAPITOLO I.Come Candido è allevato in un bel castello e come n’è cacciato via

Era nella Vesfalia, nel castello del baron di Thunder-ten-tronckh, un giovinetto che aveva avuto dalla natura ipiù dolci costumi. Se gli leggeva il cuore nel volto. Uni-va egli a un giudizio molto assestato una gran semplicitàdi cuore, per la qual cosa, cred’io, chiamavanlo Candi-do. I vecchi servitori di casa avean de’ sospetti ch’ei fos-se figliuolo della sorella del signor barone, e d’un buongentiluomo e da bene di quel contorno, che questa si-gnora non volle mai indursi a sposare perchè non avevaegli potuto provare più di settantun quarti di nobiltà, ilresto del suo albero genealogico essendo perito perl’ingiuria de’ tempi.

Era il signor barone uno de’ più potenti signori dellaVesfalia, perchè il suo castello aveva porta e finestre; edi più sala con arazzi. Tutti i cani de’ suoi cortili compo-nevano in caso di bisogno una muta di caccia; i suoistaffieri erano i suoi cacciatori, e il piovano del villaggioil suo grande elemosiniere. Gli davan tutti dell’Eccellen-za, e ridevano quando contava delle novelle.

10

PARTE PRIMA

CAPITOLO I.Come Candido è allevato in un bel castello e come n’è cacciato via

Era nella Vesfalia, nel castello del baron di Thunder-ten-tronckh, un giovinetto che aveva avuto dalla natura ipiù dolci costumi. Se gli leggeva il cuore nel volto. Uni-va egli a un giudizio molto assestato una gran semplicitàdi cuore, per la qual cosa, cred’io, chiamavanlo Candi-do. I vecchi servitori di casa avean de’ sospetti ch’ei fos-se figliuolo della sorella del signor barone, e d’un buongentiluomo e da bene di quel contorno, che questa si-gnora non volle mai indursi a sposare perchè non avevaegli potuto provare più di settantun quarti di nobiltà, ilresto del suo albero genealogico essendo perito perl’ingiuria de’ tempi.

Era il signor barone uno de’ più potenti signori dellaVesfalia, perchè il suo castello aveva porta e finestre; edi più sala con arazzi. Tutti i cani de’ suoi cortili compo-nevano in caso di bisogno una muta di caccia; i suoistaffieri erano i suoi cacciatori, e il piovano del villaggioil suo grande elemosiniere. Gli davan tutti dell’Eccellen-za, e ridevano quando contava delle novelle.

10

Page 11: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

La signora baronessa, che pesava circa trecentocin-quanta libbre, si attirava per questo un grandissimo ri-guardo, e faceva gli onori della casa con una dignità chela rendeva più rispettabile ancora. La di lei figlia Cune-gonda, in età di diciassett’anni, era ben colorita, fresca,grassotta, da far gola. Il figlio del barone si mostravatutto degno germe di suo padre. Il precettore Panglossera l’oracolo di casa, e il giovanetto Candido ne ascolta-va le lezioni con tutta la buona fede dell’età sua e delsuo carattere.

Pangloss insegnava la metafisico-teologo-cosmologo-nigologia. Provava egli a maraviglia che non si dà effet-to senza causa, e che in questo mondo, l’ottimo dei pos-sibili, il castello di S. E. il barone era il più bello de’ ca-stelli, e Madama la migliore di tutte le baronesse possi-bili.

— È dimostrato, diceva egli, che le cose non possonessere altrimenti; perchè il tutto essendo fatto per unfine, tutto è necessariamente per l’ottimo fine. Osservatebene che il naso è fatto per portar gli occhiali, e così siportan gli occhiali; le gambe son fatte visibilmente peresser calzate, e noi abbiamo delle calze, le pietre sonstate formate per tagliarle e farne dei castelli, e così S.E. ha un bellissimo castello; il più grande de’ baroni del-la provincia dev’essere il meglio alloggiato, e i majaliessendo fatti per mangiarli, si mangia del porco tuttol’anno. Per conseguenza quelli che hanno avanzata laproposizione che tutto è bene; han detto una corbelleria,bisognava dire che tutto è l’ottimo.

11

La signora baronessa, che pesava circa trecentocin-quanta libbre, si attirava per questo un grandissimo ri-guardo, e faceva gli onori della casa con una dignità chela rendeva più rispettabile ancora. La di lei figlia Cune-gonda, in età di diciassett’anni, era ben colorita, fresca,grassotta, da far gola. Il figlio del barone si mostravatutto degno germe di suo padre. Il precettore Panglossera l’oracolo di casa, e il giovanetto Candido ne ascolta-va le lezioni con tutta la buona fede dell’età sua e delsuo carattere.

Pangloss insegnava la metafisico-teologo-cosmologo-nigologia. Provava egli a maraviglia che non si dà effet-to senza causa, e che in questo mondo, l’ottimo dei pos-sibili, il castello di S. E. il barone era il più bello de’ ca-stelli, e Madama la migliore di tutte le baronesse possi-bili.

— È dimostrato, diceva egli, che le cose non possonessere altrimenti; perchè il tutto essendo fatto per unfine, tutto è necessariamente per l’ottimo fine. Osservatebene che il naso è fatto per portar gli occhiali, e così siportan gli occhiali; le gambe son fatte visibilmente peresser calzate, e noi abbiamo delle calze, le pietre sonstate formate per tagliarle e farne dei castelli, e così S.E. ha un bellissimo castello; il più grande de’ baroni del-la provincia dev’essere il meglio alloggiato, e i majaliessendo fatti per mangiarli, si mangia del porco tuttol’anno. Per conseguenza quelli che hanno avanzata laproposizione che tutto è bene; han detto una corbelleria,bisognava dire che tutto è l’ottimo.

11

Page 12: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Candido ascoltava tutto attentamente, e se lo credevainnocentemente; perch’ei trovava Cunegonda bellaall’estremo, sebbene non avesse mai avuto l’ardire didirlo a lei. Egli concludeva che dopo la fortuna di essernato barone di Thunder-ten-tronckh, il secondo grado difelicità era d’esser Cunegonda, il terzo di vederla tutti igiorni, il quarto di ascoltare il precettore Pangloss, il piùgran filosofo della provincia, e in conseguenza del mon-do.

Un giorno Cunegonda, passeggiando presso il castel-lo in un boschetto cui si dava il nome di parco, vide tra-mezzo alle fratte il dottor Pangloss che dava una lezionedi fisica sperimentale alla cameriera di sua madre, vez-zosa brunetta e docilissima. Cunegonda ritornossene tut-ta agitata e pensosa, pensando a Candido

L’incontrò ella nel ritornare al castello, e arrossì; Can-dido arrossì anch’egli; ella gli diede il buon giorno conuna voce interrotta, e Candido le parlò senza saper quelch’ei si dicesse. Il giorno dopo nell’escir da pranzo, Cu-negonda e Candido si trovarono dietro a un paravento,Cunegonda si lasciò cascare il fazzoletto, Candido loraccattò; ella gli prese innocentemente la mano, egli in-nocentemente baciolla, con una vivacità, con un traspor-to, con una grazia particolarissima; le loro bocches’incontrarono, i loro occhi inffiammaronsi, le lor ginoc-chia caddero, le mani si strinsero. Il signor barone diThunder-ten-tronckh passò accanto al paravento, e ve-dendo questa causa e questo effetto, cacciò via Candidodal castello a pedate. Cunegonda svenne, fu schiaffeg-

12

Candido ascoltava tutto attentamente, e se lo credevainnocentemente; perch’ei trovava Cunegonda bellaall’estremo, sebbene non avesse mai avuto l’ardire didirlo a lei. Egli concludeva che dopo la fortuna di essernato barone di Thunder-ten-tronckh, il secondo grado difelicità era d’esser Cunegonda, il terzo di vederla tutti igiorni, il quarto di ascoltare il precettore Pangloss, il piùgran filosofo della provincia, e in conseguenza del mon-do.

Un giorno Cunegonda, passeggiando presso il castel-lo in un boschetto cui si dava il nome di parco, vide tra-mezzo alle fratte il dottor Pangloss che dava una lezionedi fisica sperimentale alla cameriera di sua madre, vez-zosa brunetta e docilissima. Cunegonda ritornossene tut-ta agitata e pensosa, pensando a Candido

L’incontrò ella nel ritornare al castello, e arrossì; Can-dido arrossì anch’egli; ella gli diede il buon giorno conuna voce interrotta, e Candido le parlò senza saper quelch’ei si dicesse. Il giorno dopo nell’escir da pranzo, Cu-negonda e Candido si trovarono dietro a un paravento,Cunegonda si lasciò cascare il fazzoletto, Candido loraccattò; ella gli prese innocentemente la mano, egli in-nocentemente baciolla, con una vivacità, con un traspor-to, con una grazia particolarissima; le loro bocches’incontrarono, i loro occhi inffiammaronsi, le lor ginoc-chia caddero, le mani si strinsero. Il signor barone diThunder-ten-tronckh passò accanto al paravento, e ve-dendo questa causa e questo effetto, cacciò via Candidodal castello a pedate. Cunegonda svenne, fu schiaffeg-

12

Page 13: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

giata dalla baronessa appena rinvenuta che fu, ed ognicosa fu sottosopra nel più bello e nel più delizioso ditutti i castelli possibili.

CAPITOLO II.Quel che divenne Candido fra i Bulgari

Scacciato Candido dal paradiso terrestre, vagò lungotempo senza saper dove, piangendo, alzando gli occhi alcielo, e spesso rivolgendogli al bellissimo fra’ castelliche racchiudeva la bellissima delle baronessine. Si cori-cò senza cenare in mezzo a’ campi fra due solchi, e laneve fioccava. Candido intirizzito dal freddo si strascinòil giorno dopo verso la città vicina che chiamavasiWaldberghoff-trarbk-dikdorff, senza un quattrino, mortodi fame, e di stanchezza; si fermò pien di tristezza allaporta di un’osteria. Due uomini vestiti di turchinol’osservarono:

— Camerata, disse un di loro, ecco un giovanotto benfatto, della statura che si vuole.

S’avanzarono verso Candido, e con tutta civiltà il pre-garono a pranzar seco loro.

— Mi fan troppo onore, signori, disse lor Candidocon una modestia che incantava, ma io non ho da pagarlo scotto.

— Eh signore, replicogli un di quegli, le persone del-la sua figura e del suo merito non pagan mai nulla; nonè ella cinque piedi e cinque pollici d’altezza?

13

giata dalla baronessa appena rinvenuta che fu, ed ognicosa fu sottosopra nel più bello e nel più delizioso ditutti i castelli possibili.

CAPITOLO II.Quel che divenne Candido fra i Bulgari

Scacciato Candido dal paradiso terrestre, vagò lungotempo senza saper dove, piangendo, alzando gli occhi alcielo, e spesso rivolgendogli al bellissimo fra’ castelliche racchiudeva la bellissima delle baronessine. Si cori-cò senza cenare in mezzo a’ campi fra due solchi, e laneve fioccava. Candido intirizzito dal freddo si strascinòil giorno dopo verso la città vicina che chiamavasiWaldberghoff-trarbk-dikdorff, senza un quattrino, mortodi fame, e di stanchezza; si fermò pien di tristezza allaporta di un’osteria. Due uomini vestiti di turchinol’osservarono:

— Camerata, disse un di loro, ecco un giovanotto benfatto, della statura che si vuole.

S’avanzarono verso Candido, e con tutta civiltà il pre-garono a pranzar seco loro.

— Mi fan troppo onore, signori, disse lor Candidocon una modestia che incantava, ma io non ho da pagarlo scotto.

— Eh signore, replicogli un di quegli, le persone del-la sua figura e del suo merito non pagan mai nulla; nonè ella cinque piedi e cinque pollici d’altezza?

13

Page 14: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

— Sì, signori, diss’egli, con una bella riverenza, que-sta è la mia statura.

— Ah signore, si metta a tavola: non solo noi la fa-rem franco di spesa, ma non soffrirem mai che un parsuo manchi di danaro. Gli uomini son fatti per soccor-rersi scambievolmente l’un l’altro.

— Me l’ha sempre detto il signor Pangloss, ripreseCandido; han ragione, ed io vedo chiaramente che tuttoè per lo meglio.

Lo pregano di accettare qualche danaro, ei lo prende,e vuol farne l’obbligo; non se ne vuol saper nulla, e simettono a tavola.

— Non amate voi teneramente?...— Tenerissimamente io amo, diss’egli, la signora Cu-

negonda.— Eh no, replicò un di loro, si chiede se voi amate te-

neramente il re de’ Bulgari.— Niente affatto, diss’egli, perchè non l’ho mal ve-

duto.— Come? questo e il più amabile di tutti i re, e s’ha

da bere alla sua salute.— Oh volentierissimo, signori miei; e beve.— Tanto basta, gli dicono, eccovi l’appoggio, il so-

stegno, il difensore, e l’eroe dei Bulgari; ecco fatta lavostra fortuna, ecco stabilita la vostra gloria.

Immediatamente gli si mettono i ferri ai piedi, e lo siconduce al reggimento.

Si fa voltare a dritta e a sinistra, levar la bacchetta, ri-metter la bacchetta, impostarsi tirare, raddoppiar le file,

14

— Sì, signori, diss’egli, con una bella riverenza, que-sta è la mia statura.

— Ah signore, si metta a tavola: non solo noi la fa-rem franco di spesa, ma non soffrirem mai che un parsuo manchi di danaro. Gli uomini son fatti per soccor-rersi scambievolmente l’un l’altro.

— Me l’ha sempre detto il signor Pangloss, ripreseCandido; han ragione, ed io vedo chiaramente che tuttoè per lo meglio.

Lo pregano di accettare qualche danaro, ei lo prende,e vuol farne l’obbligo; non se ne vuol saper nulla, e simettono a tavola.

— Non amate voi teneramente?...— Tenerissimamente io amo, diss’egli, la signora Cu-

negonda.— Eh no, replicò un di loro, si chiede se voi amate te-

neramente il re de’ Bulgari.— Niente affatto, diss’egli, perchè non l’ho mal ve-

duto.— Come? questo e il più amabile di tutti i re, e s’ha

da bere alla sua salute.— Oh volentierissimo, signori miei; e beve.— Tanto basta, gli dicono, eccovi l’appoggio, il so-

stegno, il difensore, e l’eroe dei Bulgari; ecco fatta lavostra fortuna, ecco stabilita la vostra gloria.

Immediatamente gli si mettono i ferri ai piedi, e lo siconduce al reggimento.

Si fa voltare a dritta e a sinistra, levar la bacchetta, ri-metter la bacchetta, impostarsi tirare, raddoppiar le file,

14

Page 15: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

e gli si regalano trenta bastonate; il giorno dopo fa unpo’ meno male l’esercizio, e non ne riceve che venti:l’altro giorno non ne ha che dieci, ed è da’ suoi cameratiriguardato come un prodigio.

Candido stupefatto non sapeva raccapezzare ancorbene, come egli fosse un eroe: s’avvisò in una bellagiornata di primavera d’andarsene a passeggiare, mar-ciando di fronte, piè innanzi piè, credendo essere un pri-vilegio della specie umana, come della specie animale,il servirsi delle sue gambe a sua voglia. Non aveva fattodue leghe, che eccoti quattro eroi di sei piedi lo raggiun-gono, lo legano, e lo conducono in una prigione. Gli sidomanda giuridicamente se avea più gusto di passaretrentasei volte per le bacchette da tutto il reggimento, odi ricever tutt’a un tratto dodici palle di piombo nel cer-vello. Aveva un bel dire che le volontà son libere, ch’einon voleva né l’uno né l’altro; bisognò risolversi a sce-gliere. In virtù di quel dono di Dio che chiamasi libertà,egli si determinò a passare trentasei volte per le bacchet-te, e se ne prese due spasseggiate. Il reggimento eracomposto di duemila uomini e questo gli compose sulfil delle rene quattromila frustate, che dalla nuca del col-lo per infino al bel di Roma gli scopersero ti muscoli e inervi. S’era per procedere alla terza carriera, quandoCandido non ne potendo più, domandò in grazia che vo-lessero aver la bontà di moschettarlo. Egli ottenne que-sto favore; gli si bendano gli occhi, lo si fa mettere gi-nocchioni; il re de’ Bulgari passa in quel momento,s’informa del delitto del paziente; e come questo re ave-

15

e gli si regalano trenta bastonate; il giorno dopo fa unpo’ meno male l’esercizio, e non ne riceve che venti:l’altro giorno non ne ha che dieci, ed è da’ suoi cameratiriguardato come un prodigio.

Candido stupefatto non sapeva raccapezzare ancorbene, come egli fosse un eroe: s’avvisò in una bellagiornata di primavera d’andarsene a passeggiare, mar-ciando di fronte, piè innanzi piè, credendo essere un pri-vilegio della specie umana, come della specie animale,il servirsi delle sue gambe a sua voglia. Non aveva fattodue leghe, che eccoti quattro eroi di sei piedi lo raggiun-gono, lo legano, e lo conducono in una prigione. Gli sidomanda giuridicamente se avea più gusto di passaretrentasei volte per le bacchette da tutto il reggimento, odi ricever tutt’a un tratto dodici palle di piombo nel cer-vello. Aveva un bel dire che le volontà son libere, ch’einon voleva né l’uno né l’altro; bisognò risolversi a sce-gliere. In virtù di quel dono di Dio che chiamasi libertà,egli si determinò a passare trentasei volte per le bacchet-te, e se ne prese due spasseggiate. Il reggimento eracomposto di duemila uomini e questo gli compose sulfil delle rene quattromila frustate, che dalla nuca del col-lo per infino al bel di Roma gli scopersero ti muscoli e inervi. S’era per procedere alla terza carriera, quandoCandido non ne potendo più, domandò in grazia che vo-lessero aver la bontà di moschettarlo. Egli ottenne que-sto favore; gli si bendano gli occhi, lo si fa mettere gi-nocchioni; il re de’ Bulgari passa in quel momento,s’informa del delitto del paziente; e come questo re ave-

15

Page 16: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

va grand’ingegno, comprese subito da ciò che intese daCandido, esser egli un giovine metafisico, molto igno-rante delle cose di questo mondo, e accordogli la graziacon un tratto di clemenza che sarà celebrato da tutti igiornali, e da tutti i secoli. Un bravo chirurgo guarì Can-dido cogli emollienti insegnati da Dioscoride in tre setti-mane. Aveva egli rimessa un po’ di pelle, e poteva mar-ciare, quando il re de’ Bulgari diè battaglia al re degliAbari.

CAPITOLO III.Come Candido scappò da’ Bulgari e quel che gli avvenne.

Non si può dar cosa più bella, più addestrata, piùall’ordine, dei due eserciti. Le trombe, i pifferi, gli oboe,i tamburi, i cannoni formavano un’armonia, che non sene sente una simile a casa al diavolo. Le cannonate but-taron giù al primo saluto vicino a seimila uomini daambe le parti, quindi la moschetteria portò via dall’otti-mo dei mondi nove o diecimila birbanti che ne infetta-vano la superficie. La bajonetta fu anch’essa la ragionsufficiente della morte di qualche migliajo; in tutto pote-va montare a una trentina di mila uomini. Candido chetremava come un filosofo, si appiattò meglio che potèdurante quest’eroico macello.

Finalmente, mentre ognuno nel suo campo facevano idue re cantare il Te Deum, prese il partito d’andarsene a

16

va grand’ingegno, comprese subito da ciò che intese daCandido, esser egli un giovine metafisico, molto igno-rante delle cose di questo mondo, e accordogli la graziacon un tratto di clemenza che sarà celebrato da tutti igiornali, e da tutti i secoli. Un bravo chirurgo guarì Can-dido cogli emollienti insegnati da Dioscoride in tre setti-mane. Aveva egli rimessa un po’ di pelle, e poteva mar-ciare, quando il re de’ Bulgari diè battaglia al re degliAbari.

CAPITOLO III.Come Candido scappò da’ Bulgari e quel che gli avvenne.

Non si può dar cosa più bella, più addestrata, piùall’ordine, dei due eserciti. Le trombe, i pifferi, gli oboe,i tamburi, i cannoni formavano un’armonia, che non sene sente una simile a casa al diavolo. Le cannonate but-taron giù al primo saluto vicino a seimila uomini daambe le parti, quindi la moschetteria portò via dall’otti-mo dei mondi nove o diecimila birbanti che ne infetta-vano la superficie. La bajonetta fu anch’essa la ragionsufficiente della morte di qualche migliajo; in tutto pote-va montare a una trentina di mila uomini. Candido chetremava come un filosofo, si appiattò meglio che potèdurante quest’eroico macello.

Finalmente, mentre ognuno nel suo campo facevano idue re cantare il Te Deum, prese il partito d’andarsene a

16

Page 17: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

raziocinare altrove degli effetti e delle cause. Passò disopra a mucchi di morti e di moribondi, e arrivò a unvillaggio vicino. Era questo un villaggio degli Abari chei Bulgari, secondo le leggi del gius pubblico, avevan ri-dotto in cenere. Da una parte vecchi crivellati da’ colpistavano a veder morir scannate le mogli che tenevano ilor bambini alle sanguinanti mammelle; dall’altra fan-ciulle sventrate dopo aver satollato le brame d’alcunieroi, rendeano l’ultimo fiato; altre mezzo bruciate chie-devano colle strida che si finisse di ucciderle; ed era co-perto il terreno di sparse cervella accanto a braccia egambe tagliate.

Candido se ne fuggì a tutta furia in un altro villaggio.Apparteneva questo a’ Bulgari, ed aveva ricevuto dagliAbari eroi un simile trattamento. Candido, camminandosempre su delle membra ancor palpitanti, e tramezzoalle ruine, arrivò finalmente fuor del teatro della guerra,con qualche piccola provvisione nella bisaccia, e collamemoria ancor fresca della sua Cunegonda. Gli manca-ron le provvigioni arrivato che fu in Olanda, ma, avendosentito dire che quivi tutti eran ricchi, e che era paese dicristiani, non dubitò punto di esser trattato come nel ca-stello del signor barone, prima d’esserne scacciato per ibegli occhi di Cunegonda.

Dimandò egli la limosina a molte gravi persone, magli fu da tutte risposto che se seguitava a far quel me-stiere l’avrebbero ficcato in una casa di correzione, per-chè imparasse a vivere.

S’accostò quindi ad un uomo che aveva appunto fini-

17

raziocinare altrove degli effetti e delle cause. Passò disopra a mucchi di morti e di moribondi, e arrivò a unvillaggio vicino. Era questo un villaggio degli Abari chei Bulgari, secondo le leggi del gius pubblico, avevan ri-dotto in cenere. Da una parte vecchi crivellati da’ colpistavano a veder morir scannate le mogli che tenevano ilor bambini alle sanguinanti mammelle; dall’altra fan-ciulle sventrate dopo aver satollato le brame d’alcunieroi, rendeano l’ultimo fiato; altre mezzo bruciate chie-devano colle strida che si finisse di ucciderle; ed era co-perto il terreno di sparse cervella accanto a braccia egambe tagliate.

Candido se ne fuggì a tutta furia in un altro villaggio.Apparteneva questo a’ Bulgari, ed aveva ricevuto dagliAbari eroi un simile trattamento. Candido, camminandosempre su delle membra ancor palpitanti, e tramezzoalle ruine, arrivò finalmente fuor del teatro della guerra,con qualche piccola provvisione nella bisaccia, e collamemoria ancor fresca della sua Cunegonda. Gli manca-ron le provvigioni arrivato che fu in Olanda, ma, avendosentito dire che quivi tutti eran ricchi, e che era paese dicristiani, non dubitò punto di esser trattato come nel ca-stello del signor barone, prima d’esserne scacciato per ibegli occhi di Cunegonda.

Dimandò egli la limosina a molte gravi persone, magli fu da tutte risposto che se seguitava a far quel me-stiere l’avrebbero ficcato in una casa di correzione, per-chè imparasse a vivere.

S’accostò quindi ad un uomo che aveva appunto fini-

17

Page 18: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

to di parlar egli solo per un’ora di seguito in una grandeassemblea sulla carità. Questo oratore guardandolo atraverso:

— Che venite voi a far qui? gli disse. Vi siete voi perla buona causa?

— Non si dà effetto senza causa, rispose Candido contutta modestia; in tutto v’è una concatenazione necessa-ria, e un’ottima disposizione. È bisognato ch’io sia cac-ciato via d’appresso a Cunegonda, ch’io sia passato perle bacchette e bisogna ch’io accatti per mangiarefinch’io possa guadagnarmelo. Tutto questo non potevaessere altrimenti.

— Amico, gli disse l’oratore, credete voi che il Papasia l’Anticristo?

— Io non l’avevo ancora sentito dire, rispose Candi-do ma o lo sia o non lo sia, io non ho pan da mangiare.

— Tu non meriti d’averne, riprese l’altro, monello,birbante, vattene via e non mi venir mai più d’intorno.

La moglie dell’oratore fattasi alla finestra, e scorgen-do un uomo che dubitava che il Papa fosse l’Anticristo,gli rovesciò addosso un pien... O cielo! a quale eccessoarriva nelle dame lo zelo di religione.

Un uomo che non era stato battezzato, un buon ana-battista nomato Giacomo, vide l’ignominiosa e crudelmaniera con cui trattavasi uno de’ suoi confratelli, unacreatura bipede implume, la quale aveva un’anima; locondusse in sua casa, lo nettò, gli diè del pane e dellabirra, gli fe’ presente di due fiorini, anzi volle insegnar-gli a lavorar nella sua fabbrica, alle stoffe di Persia che

18

to di parlar egli solo per un’ora di seguito in una grandeassemblea sulla carità. Questo oratore guardandolo atraverso:

— Che venite voi a far qui? gli disse. Vi siete voi perla buona causa?

— Non si dà effetto senza causa, rispose Candido contutta modestia; in tutto v’è una concatenazione necessa-ria, e un’ottima disposizione. È bisognato ch’io sia cac-ciato via d’appresso a Cunegonda, ch’io sia passato perle bacchette e bisogna ch’io accatti per mangiarefinch’io possa guadagnarmelo. Tutto questo non potevaessere altrimenti.

— Amico, gli disse l’oratore, credete voi che il Papasia l’Anticristo?

— Io non l’avevo ancora sentito dire, rispose Candi-do ma o lo sia o non lo sia, io non ho pan da mangiare.

— Tu non meriti d’averne, riprese l’altro, monello,birbante, vattene via e non mi venir mai più d’intorno.

La moglie dell’oratore fattasi alla finestra, e scorgen-do un uomo che dubitava che il Papa fosse l’Anticristo,gli rovesciò addosso un pien... O cielo! a quale eccessoarriva nelle dame lo zelo di religione.

Un uomo che non era stato battezzato, un buon ana-battista nomato Giacomo, vide l’ignominiosa e crudelmaniera con cui trattavasi uno de’ suoi confratelli, unacreatura bipede implume, la quale aveva un’anima; locondusse in sua casa, lo nettò, gli diè del pane e dellabirra, gli fe’ presente di due fiorini, anzi volle insegnar-gli a lavorar nella sua fabbrica, alle stoffe di Persia che

18

Page 19: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

si fanno in Olanda. Candido inginocchiandosegli innan-zi esclamava: “Il maestro Pangloss me l’aveva ben dettoche in questo mondo tutto è per lo meglio; io sono infi-nitamente più commosso dell’estrema vostra generosità,che dell’asprezza di quel signore dal mantello nero edella sua moglie.”

Il giorno dopo andando a spasso s’imbatte in un ac-cattone tutto coperto di bolle, cogli occhi smorti la puntadel naso rosicchiata, la bocca storta, i denti neri, la voceaffogata, tormentato da una tosse violenta, e che ad ogninodo di tosse sputava un dente.

CAPITOLO IV.Come Candido ritrova il suo antico maestro di fi-losofia il dottor Pangloss, e quel che ne segue.

Candido più commosso ancora di compassione ched’orrore, diede a quello spaventevole accattone i duefiorini che avea ricevuti da quell’uom dabbene dell’ana-battista Giacomo. Quel fantasma gli fissò gli occhi ad-dosso, cominciò a piangere, e gli saltò al collo. Candidospaventato si tira indietro.

— Ahimè dice un miserabile all’altro, non ravvisate ilvostro caro Pangloss?

— Che ascolto? Voi il mio caro maestro! Voi in que-sto orribile stato! Che sciagura v’è dunque accaduta?Perchè non siete voi più nel bellissimo fra i castelli? Edi Cunegonda, la perla delle donzelle, il capolavoro del-

19

si fanno in Olanda. Candido inginocchiandosegli innan-zi esclamava: “Il maestro Pangloss me l’aveva ben dettoche in questo mondo tutto è per lo meglio; io sono infi-nitamente più commosso dell’estrema vostra generosità,che dell’asprezza di quel signore dal mantello nero edella sua moglie.”

Il giorno dopo andando a spasso s’imbatte in un ac-cattone tutto coperto di bolle, cogli occhi smorti la puntadel naso rosicchiata, la bocca storta, i denti neri, la voceaffogata, tormentato da una tosse violenta, e che ad ogninodo di tosse sputava un dente.

CAPITOLO IV.Come Candido ritrova il suo antico maestro di fi-losofia il dottor Pangloss, e quel che ne segue.

Candido più commosso ancora di compassione ched’orrore, diede a quello spaventevole accattone i duefiorini che avea ricevuti da quell’uom dabbene dell’ana-battista Giacomo. Quel fantasma gli fissò gli occhi ad-dosso, cominciò a piangere, e gli saltò al collo. Candidospaventato si tira indietro.

— Ahimè dice un miserabile all’altro, non ravvisate ilvostro caro Pangloss?

— Che ascolto? Voi il mio caro maestro! Voi in que-sto orribile stato! Che sciagura v’è dunque accaduta?Perchè non siete voi più nel bellissimo fra i castelli? Edi Cunegonda, la perla delle donzelle, il capolavoro del-

19

Page 20: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

la natura che n’è?— Io non ne posso più, dice Pangloss.Candido lo mena immediatamente alla stalla dell’ana-

battista, ove gli dà del pane a mangiare, e riavuto che fualquanto:

— Ebbene: e Cunegonda? gli chiese.— Cunegonda è morta, rispose quegli.Candido svenne a tai detti; l’amico lo fece ritornare in

sè con del cattivo aceto che per caso si trovò nella stalla.Riapre Candido gli occhi:

— Cunegonda è morta! O mondo l’ottimo dei possi-bili dove sei tu? Ma di qual male è ella morta? Forsed’avermi veduto scacciare dal bel castello del signor pa-dre a furia di gran pedate!

— No, risponde Pangloss, ella è stata sventrata dasoldati Bulgari: dopo esser stata oltraggiata quanto essersi possa. Al barone, che voleva difenderla, è stata fra-cassata la testa; la baronessa tagliata a pezzi, il mio po-vero pupillo trattato per appuntino come la sorella; e delcastello non n’è rimasto pietra sopra pietra, non un gra-najo, non un montone, non un’anatra, non un sol albero:ma abbiamo avuta la rivincita; perchè gli Abari han fat-to l’istesso di una baronia vicina che apparteneva a unsignore bulgaro.

A questo discorso Candido tornò a svenire; ma rinve-nuto che fu, e detto quel che avea a dire, s’informò dellacausa e dell’effetto, e della ragion sufficiente, che avevaridotto Pangloss a un sì compassionevole stato.

— Ahimè disse l’altro, questo è l’amore; l’amore, il

20

la natura che n’è?— Io non ne posso più, dice Pangloss.Candido lo mena immediatamente alla stalla dell’ana-

battista, ove gli dà del pane a mangiare, e riavuto che fualquanto:

— Ebbene: e Cunegonda? gli chiese.— Cunegonda è morta, rispose quegli.Candido svenne a tai detti; l’amico lo fece ritornare in

sè con del cattivo aceto che per caso si trovò nella stalla.Riapre Candido gli occhi:

— Cunegonda è morta! O mondo l’ottimo dei possi-bili dove sei tu? Ma di qual male è ella morta? Forsed’avermi veduto scacciare dal bel castello del signor pa-dre a furia di gran pedate!

— No, risponde Pangloss, ella è stata sventrata dasoldati Bulgari: dopo esser stata oltraggiata quanto essersi possa. Al barone, che voleva difenderla, è stata fra-cassata la testa; la baronessa tagliata a pezzi, il mio po-vero pupillo trattato per appuntino come la sorella; e delcastello non n’è rimasto pietra sopra pietra, non un gra-najo, non un montone, non un’anatra, non un sol albero:ma abbiamo avuta la rivincita; perchè gli Abari han fat-to l’istesso di una baronia vicina che apparteneva a unsignore bulgaro.

A questo discorso Candido tornò a svenire; ma rinve-nuto che fu, e detto quel che avea a dire, s’informò dellacausa e dell’effetto, e della ragion sufficiente, che avevaridotto Pangloss a un sì compassionevole stato.

— Ahimè disse l’altro, questo è l’amore; l’amore, il

20

Page 21: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

conforto dell’uman genere, il conservatore dell’univer-so, l’anima di tutti gli esseri sensibili, il tenero amore.

— Ahimè, disse Candido, io l’ho conosciuto cotestoamore, cotesto signor de’ cuori, cotest’anima dell’animanostra, egli non mi ha fruttato che un bacio, e venti pe-date nel messere. Come mai una sì bella cagione ha po-tuto produrre in voi un si abbominevole effetto?

Pangloss così rispose:— O mio caro Candido! voi avete conosciuto Pa-

squetta, la leggiadra damigella della nostra augusta ba-ronessa, nelle sue braccia ho io gustato le dolcezze delParadiso; che mi han prodotto questi tormenti d’inferno,onde lacerar mi vedete...1

Candido andò a gettarsi ai piedi del suo caritatevoleanabattista Giacomo, e gli fece un ritratto sì vivo dellostato lacrimevole in cui era ridotto il suo amico, che nonesitò punto quell’uomo da bene ad accogliere il dottorPangloss, e a farlo guarire a sue spese. Altro non perdèPangloss in questa cura, che un occhio e un orecchio.Egli avea buona mano di scrivere, e sapeva a perfezionefar di conto. L’anabattista lo fece suo scritturale. In capoa due mesi essendo per affari del suo commercio obbli-gato di andare a Lisbona, condusse seco i due filosofinel suo bastimento. Pangloss gli spiegò come il tutto eral’ottimo. Giacomo era d’un altro parere. Bisogna, ei di-ceva, che gli uomini abbiano alquanto corrotta la natura,perchè non son nati lupi, e lupi divengono; Dio non hadato loro nè cannoni da ventiquattro, nè bajonette, edessi son fatti per distruggersi con bajonette e cannoni.

21

conforto dell’uman genere, il conservatore dell’univer-so, l’anima di tutti gli esseri sensibili, il tenero amore.

— Ahimè, disse Candido, io l’ho conosciuto cotestoamore, cotesto signor de’ cuori, cotest’anima dell’animanostra, egli non mi ha fruttato che un bacio, e venti pe-date nel messere. Come mai una sì bella cagione ha po-tuto produrre in voi un si abbominevole effetto?

Pangloss così rispose:— O mio caro Candido! voi avete conosciuto Pa-

squetta, la leggiadra damigella della nostra augusta ba-ronessa, nelle sue braccia ho io gustato le dolcezze delParadiso; che mi han prodotto questi tormenti d’inferno,onde lacerar mi vedete...1

Candido andò a gettarsi ai piedi del suo caritatevoleanabattista Giacomo, e gli fece un ritratto sì vivo dellostato lacrimevole in cui era ridotto il suo amico, che nonesitò punto quell’uomo da bene ad accogliere il dottorPangloss, e a farlo guarire a sue spese. Altro non perdèPangloss in questa cura, che un occhio e un orecchio.Egli avea buona mano di scrivere, e sapeva a perfezionefar di conto. L’anabattista lo fece suo scritturale. In capoa due mesi essendo per affari del suo commercio obbli-gato di andare a Lisbona, condusse seco i due filosofinel suo bastimento. Pangloss gli spiegò come il tutto eral’ottimo. Giacomo era d’un altro parere. Bisogna, ei di-ceva, che gli uomini abbiano alquanto corrotta la natura,perchè non son nati lupi, e lupi divengono; Dio non hadato loro nè cannoni da ventiquattro, nè bajonette, edessi son fatti per distruggersi con bajonette e cannoni.

21

Page 22: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Potrei metter su questo conto e i fallimenti e la giustiziache mette le mani su’ beni de’ falliti per defraudarne icreditori. — Tutto questo, replicava il guercio dottore,era indispensabile, e le sciagure particolari fanno il benegenerale; talmente che più disgrazie particolari vi sono,più tutto è ottimo.

Nel tempo che ei ragiona l’aria si abbuja, si scatenanoi venti da quattr’angoli del mondo, e il bastimento è as-salito in vista del porto di Lisbona da orribile tempesta.

CAPITOLO V.Tempesta, naufragio, terremoto e quel che avven-ne di Pangloss, di Candido e dell’anabattista.

La metà de’ passeggieri, languidi, e affranti dalle in-dicibili angosce che il tentennìo d’un bastimento produ-ce ne’ nervi e in tutti gli umori del corpo agitati in con-trarie direzioni, non avea nemmeno la forza di mettersiin pena del suo pericolo; l’altra metà gettava delle stri-da, e innalzava preghiere. Eran lacere le vele, gli alberispezzati, sdruscito il bastimento. Lavorava chi poteva,non vi era chi s’intendesse, non vi era chi comandasse.L’anabattista dava un po’ di ajuto alla manovra; egli erasul cassero; un marinajo furioso lo colpisce malamente,e lo distende sulla coperta, ma dal colpo che diede a luiebbe egli stesso una scossa sì violente che cadde a caporiverso fuor del bastimento. Restava egli sospeso e ab-briccato a un pezzo d’albero rotto. Il buon uomo di Gia-

22

Potrei metter su questo conto e i fallimenti e la giustiziache mette le mani su’ beni de’ falliti per defraudarne icreditori. — Tutto questo, replicava il guercio dottore,era indispensabile, e le sciagure particolari fanno il benegenerale; talmente che più disgrazie particolari vi sono,più tutto è ottimo.

Nel tempo che ei ragiona l’aria si abbuja, si scatenanoi venti da quattr’angoli del mondo, e il bastimento è as-salito in vista del porto di Lisbona da orribile tempesta.

CAPITOLO V.Tempesta, naufragio, terremoto e quel che avven-ne di Pangloss, di Candido e dell’anabattista.

La metà de’ passeggieri, languidi, e affranti dalle in-dicibili angosce che il tentennìo d’un bastimento produ-ce ne’ nervi e in tutti gli umori del corpo agitati in con-trarie direzioni, non avea nemmeno la forza di mettersiin pena del suo pericolo; l’altra metà gettava delle stri-da, e innalzava preghiere. Eran lacere le vele, gli alberispezzati, sdruscito il bastimento. Lavorava chi poteva,non vi era chi s’intendesse, non vi era chi comandasse.L’anabattista dava un po’ di ajuto alla manovra; egli erasul cassero; un marinajo furioso lo colpisce malamente,e lo distende sulla coperta, ma dal colpo che diede a luiebbe egli stesso una scossa sì violente che cadde a caporiverso fuor del bastimento. Restava egli sospeso e ab-briccato a un pezzo d’albero rotto. Il buon uomo di Gia-

22

Page 23: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

como corre al di lui soccorso, e l’ajuta a risalire, ma dal-lo sforzo che fece è precipitato egli nel mare in vista delmarinajo che non si degnò nemmeno di rimirarlo. Can-dido si accosta, vede il suo benefattore che ricompariscea galla un momento, e resta inghiottito per sempre. Vuo-le egli gettarsegli dietro nel mare, il filosofo Pangloss loritiene, provandogli che la spiaggia di Lisbona era stataformata apposta, perchè quest’anabattista vi si annegas-se. Mentre lo stava provando a priori, s’apre il basti-mento e tutti periscono, a meno di Pangloss, di Candido,e del marinaro brutale che aveva affogato il virtuosoanabattista. Quel birbante nuotò fino alla riva, ove Pan-gloss e Candido furono trasportati anch’essi sopra d’unasse.

Ritornati che furono un poco in sè, presero il cammi-no verso Lisbona. Restava a loro qualche denaro con cuisperavano di scampar la fame dopo aver scampato ilnaufragio.

Appena messo piede in città, piangendo la morte delloro benefattore, sentono tremare la terra sotto i lor pie-di; il mare si solleva ribollendo nel porto, e fracassa ibastimenti che sono all’áncora. Vortici di fiamme e dicenere coprono le strade o le piazze, crollano gli edifizj,si rovesciano tutti sulle fondamenta, e le fondamenta di-spergonsi. Trenta mila abitanti d’ogni età e d’ogni sessorestano schiacciati dalle rovine. Il marinajo fischiando, ebestemmiando dicea fra sè: — Qui v’è da buscar qual-che cosa.

— Qual può esser la ragion sufficiente da’ un tal fe-

23

como corre al di lui soccorso, e l’ajuta a risalire, ma dal-lo sforzo che fece è precipitato egli nel mare in vista delmarinajo che non si degnò nemmeno di rimirarlo. Can-dido si accosta, vede il suo benefattore che ricompariscea galla un momento, e resta inghiottito per sempre. Vuo-le egli gettarsegli dietro nel mare, il filosofo Pangloss loritiene, provandogli che la spiaggia di Lisbona era stataformata apposta, perchè quest’anabattista vi si annegas-se. Mentre lo stava provando a priori, s’apre il basti-mento e tutti periscono, a meno di Pangloss, di Candido,e del marinaro brutale che aveva affogato il virtuosoanabattista. Quel birbante nuotò fino alla riva, ove Pan-gloss e Candido furono trasportati anch’essi sopra d’unasse.

Ritornati che furono un poco in sè, presero il cammi-no verso Lisbona. Restava a loro qualche denaro con cuisperavano di scampar la fame dopo aver scampato ilnaufragio.

Appena messo piede in città, piangendo la morte delloro benefattore, sentono tremare la terra sotto i lor pie-di; il mare si solleva ribollendo nel porto, e fracassa ibastimenti che sono all’áncora. Vortici di fiamme e dicenere coprono le strade o le piazze, crollano gli edifizj,si rovesciano tutti sulle fondamenta, e le fondamenta di-spergonsi. Trenta mila abitanti d’ogni età e d’ogni sessorestano schiacciati dalle rovine. Il marinajo fischiando, ebestemmiando dicea fra sè: — Qui v’è da buscar qual-che cosa.

— Qual può esser la ragion sufficiente da’ un tal fe-

23

Page 24: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

nomeno? dicea Pangloss.— Questa è la fine del mondo, esclamava Candido.Il marinajo corre addirittura tramezzo alle rovine ad

affrontar la morte per trovar de’ quattrini, ne trova, se neimpadronisce, s’ubbriaca, e avendo smaltito il vino,compra i favori della prima ragazza cortese che se glipara davanti, sulle ruine delle case distrutte, e in mezzodei moribondi e de’ morti. Pangloss lo tirava intanto perla manica, “amico, dicendogli, la non va bene, voi man-cate alla ragione universale, voi impiegate malamente iltempo.” — Corpo di... sangue di... rispondeva l’altro,son marinajo e nato a Batavia; oh va che tu hai trovato iltuo, colla tua ragione universale!

Candido era stato ferito da alcune scaglie di pietre, ecoperto di frantumi di rovine giacea disteso sulla strada.— Ahimè, diceva egli a Pangloss, procurami un po’ divino, e un po’ d’olio, ch’io mi muojo. — Questo terre-moto rispondeva Pangloss, non è cosa nuova; la città diLima sofferse in America le stesse scosse l’anno passa-to: l’istessa cagione produce l’istesso effetto: bisognache certamente sotto terra vi sia una striscia di zolfo daLima fino a Lisbona — Non vi è niente di più probabile,diceva Candido, ma datemi per Dio un po’ di vino e unpo’ d’olio. — Come probabile? replica il filosofo; lacosa è evidente, ed io la sostengo.

Candido perdè il lume degli occhi, e Pangloss gli recòdell’acqua d’una fontana vicina.

Il giorno dopo, avendo trovato qualche po’ di provvi-sioni con ficcarsi tramezzo alle rovine, si rinfrancarono

24

nomeno? dicea Pangloss.— Questa è la fine del mondo, esclamava Candido.Il marinajo corre addirittura tramezzo alle rovine ad

affrontar la morte per trovar de’ quattrini, ne trova, se neimpadronisce, s’ubbriaca, e avendo smaltito il vino,compra i favori della prima ragazza cortese che se glipara davanti, sulle ruine delle case distrutte, e in mezzodei moribondi e de’ morti. Pangloss lo tirava intanto perla manica, “amico, dicendogli, la non va bene, voi man-cate alla ragione universale, voi impiegate malamente iltempo.” — Corpo di... sangue di... rispondeva l’altro,son marinajo e nato a Batavia; oh va che tu hai trovato iltuo, colla tua ragione universale!

Candido era stato ferito da alcune scaglie di pietre, ecoperto di frantumi di rovine giacea disteso sulla strada.— Ahimè, diceva egli a Pangloss, procurami un po’ divino, e un po’ d’olio, ch’io mi muojo. — Questo terre-moto rispondeva Pangloss, non è cosa nuova; la città diLima sofferse in America le stesse scosse l’anno passa-to: l’istessa cagione produce l’istesso effetto: bisognache certamente sotto terra vi sia una striscia di zolfo daLima fino a Lisbona — Non vi è niente di più probabile,diceva Candido, ma datemi per Dio un po’ di vino e unpo’ d’olio. — Come probabile? replica il filosofo; lacosa è evidente, ed io la sostengo.

Candido perdè il lume degli occhi, e Pangloss gli recòdell’acqua d’una fontana vicina.

Il giorno dopo, avendo trovato qualche po’ di provvi-sioni con ficcarsi tramezzo alle rovine, si rinfrancarono

24

Page 25: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

un po’ di forze, quindi si posero come gli altri a lavorareper sollievo degli abitanti ch’erano scampati alla morte.Alcuni cittadini sovvenuti da essi gli diedero da desinarequal poteva apprestarsi in tanta sciagura. Era il pranzoveramente assai tristo, bagnando i convitati il loro panedi lacrime, ma Pangloss li consolava assicurandoli, chele cose non potevano andare altrimenti; perchè, dicevaegli, tutto quel che è, è ottimo, imperocchè se vi è unvulcano a Lisbona non poteva essere altrove non essen-do possibile che le cose non sieno dove sono; perchèogni cosa è bene. Un omiciattolo moro famigliodell’Inquisizione, che gli era accanto, prese civilmentela parola, e gli disse: — Al vedere il signore non credeal peccato originale; perchè se ogni cosa è per lo me-glio, non v’è dunque nè caduta nè castigo. — Domandoumilissima scusa a vostra eccellenza, rispose anche piùcivilmente Pangloss, perchè la caduta dell’uomo e lamaledizione entravano necessariamente nell’ottimo de’mondi possibili. — Vossignoria non crede dunque la li-bertà? riprese il famiglio. — Mi scusi vostr’eccellenza,replicò Pangloss, la libertà può sussistere, con la neces-sità assoluta, perchè era necessario che noi fossimo libe-ri, perchè finalmente la volontà determinata...

Pangloss era in mezzo a questo discorso, quando il fa-miglio fece un cenno al suo staffiere che lo serviva a ta-vola con del vino di Porto.

25

un po’ di forze, quindi si posero come gli altri a lavorareper sollievo degli abitanti ch’erano scampati alla morte.Alcuni cittadini sovvenuti da essi gli diedero da desinarequal poteva apprestarsi in tanta sciagura. Era il pranzoveramente assai tristo, bagnando i convitati il loro panedi lacrime, ma Pangloss li consolava assicurandoli, chele cose non potevano andare altrimenti; perchè, dicevaegli, tutto quel che è, è ottimo, imperocchè se vi è unvulcano a Lisbona non poteva essere altrove non essen-do possibile che le cose non sieno dove sono; perchèogni cosa è bene. Un omiciattolo moro famigliodell’Inquisizione, che gli era accanto, prese civilmentela parola, e gli disse: — Al vedere il signore non credeal peccato originale; perchè se ogni cosa è per lo me-glio, non v’è dunque nè caduta nè castigo. — Domandoumilissima scusa a vostra eccellenza, rispose anche piùcivilmente Pangloss, perchè la caduta dell’uomo e lamaledizione entravano necessariamente nell’ottimo de’mondi possibili. — Vossignoria non crede dunque la li-bertà? riprese il famiglio. — Mi scusi vostr’eccellenza,replicò Pangloss, la libertà può sussistere, con la neces-sità assoluta, perchè era necessario che noi fossimo libe-ri, perchè finalmente la volontà determinata...

Pangloss era in mezzo a questo discorso, quando il fa-miglio fece un cenno al suo staffiere che lo serviva a ta-vola con del vino di Porto.

25

Page 26: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

CAPITOLO VI.Come si fece un bell’auto-da-fè per impedire i tre-moti e come Candido fu frustato.

Dopo il terremoto che avea distrutto tre quarti di Li-sbona, i dotti del paese non avevan trovato mezzo piùefficace per impedire una total rovina, che di dare al po-polo un bell’auto-da-fè. Era stato deciso dall’Universitàdi Coimbra che lo spettacolo di qualche persona brucia-ta a fuoco lento in gran cerimonia era un segreto infalli-bile per impedire che la terra non si scuota. Aveano inconseguenza catturato un biscaglino convinto d’aversposato la comare, e due portoghesi che, mangiando unpollastro, ne aveano levato il lardo; si venne poi dopopranzo alla cattura del dottor Pangloss, e di Candido suodiscepolo; di quello per aver parlato, e di questo peraver ascoltato in aria d’approvazione. Furono tutti e duecondotti separatamente in appartamenti freschissimi, ne’quali non s’era mai infastiditi dal sole. Otto giorni dopofurono tutti rivestiti d’un sambenìto, e vennero loroadornate le teste di mitere di carta, la mitera e il sambe-nìto di Candido eran dipinte con delle fiamme all’ingiù,e con de’ diavoli senza granfie e senza coda; ma i diavo-li nel sambenìto di Pangloss avean granfie e coda, e lefiamme eran dritte. Andarono così vestiti a processionee sentirono un sermone assai patetico seguito da unabella musica in falso bordone; Candido fu frustato sulmessere a tempo di battuta mentre cantavano; il bisca-

26

CAPITOLO VI.Come si fece un bell’auto-da-fè per impedire i tre-moti e come Candido fu frustato.

Dopo il terremoto che avea distrutto tre quarti di Li-sbona, i dotti del paese non avevan trovato mezzo piùefficace per impedire una total rovina, che di dare al po-polo un bell’auto-da-fè. Era stato deciso dall’Universitàdi Coimbra che lo spettacolo di qualche persona brucia-ta a fuoco lento in gran cerimonia era un segreto infalli-bile per impedire che la terra non si scuota. Aveano inconseguenza catturato un biscaglino convinto d’aversposato la comare, e due portoghesi che, mangiando unpollastro, ne aveano levato il lardo; si venne poi dopopranzo alla cattura del dottor Pangloss, e di Candido suodiscepolo; di quello per aver parlato, e di questo peraver ascoltato in aria d’approvazione. Furono tutti e duecondotti separatamente in appartamenti freschissimi, ne’quali non s’era mai infastiditi dal sole. Otto giorni dopofurono tutti rivestiti d’un sambenìto, e vennero loroadornate le teste di mitere di carta, la mitera e il sambe-nìto di Candido eran dipinte con delle fiamme all’ingiù,e con de’ diavoli senza granfie e senza coda; ma i diavo-li nel sambenìto di Pangloss avean granfie e coda, e lefiamme eran dritte. Andarono così vestiti a processionee sentirono un sermone assai patetico seguito da unabella musica in falso bordone; Candido fu frustato sulmessere a tempo di battuta mentre cantavano; il bisca-

26

Page 27: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

glino e quei due che non avean voluto mangiar del lardofurono bruciati, e Pangloss fu appiccato, benchè non siaquesto il costume. Il medesimo giorno vi fu un’altrascossa di terremoto con un fracasso spaventevole. Can-dido spaventato, confuso, smarrito, tutto insanguinato,tutto affannato dicea fra sè: “Se questo mondo è l’ottimodei possibili che mai son gli altri? Se io non sono statoaltro che nerbato a posteriori, lo sono stato anche fra iBulgari; ma, o mio caro Pangloss, il massimo de’ filoso-fi, ho io avuto a vedervi impiccare senza ch’i’ sappiaperchè! Oh mio caro anabattista, ottimo degli uomini,avev’io a vedervi annegare nel porto! O Cunegonda,perla delle fanciulle, er’egli dovere che avessero a spac-carvi la pancia!”

Egli se ne ritornava mal reggendosi in piedi, sermo-nizzato, ma assoluto e benedetto, quando una vecchiagli si fa innanzi, e gli dice: “Fatevi animo, figliolo mio,e seguitatemi.”

CAPITOLO VII.Come una vecchia prese cura di Candido e come egli ritrova quel che volea.

Candido non si fece animo, nè punto, nè poco, ma se-guitò la vecchia in una casupola rovinata, dove diedeglidella pomata per strofinarsi, gli lasciò da mangiare, e dabere, un letto molto pulito, e accanto al letto da rivestirsida capo a piedi. “Mangiate, bevete, e dormite gli

27

glino e quei due che non avean voluto mangiar del lardofurono bruciati, e Pangloss fu appiccato, benchè non siaquesto il costume. Il medesimo giorno vi fu un’altrascossa di terremoto con un fracasso spaventevole. Can-dido spaventato, confuso, smarrito, tutto insanguinato,tutto affannato dicea fra sè: “Se questo mondo è l’ottimodei possibili che mai son gli altri? Se io non sono statoaltro che nerbato a posteriori, lo sono stato anche fra iBulgari; ma, o mio caro Pangloss, il massimo de’ filoso-fi, ho io avuto a vedervi impiccare senza ch’i’ sappiaperchè! Oh mio caro anabattista, ottimo degli uomini,avev’io a vedervi annegare nel porto! O Cunegonda,perla delle fanciulle, er’egli dovere che avessero a spac-carvi la pancia!”

Egli se ne ritornava mal reggendosi in piedi, sermo-nizzato, ma assoluto e benedetto, quando una vecchiagli si fa innanzi, e gli dice: “Fatevi animo, figliolo mio,e seguitatemi.”

CAPITOLO VII.Come una vecchia prese cura di Candido e come egli ritrova quel che volea.

Candido non si fece animo, nè punto, nè poco, ma se-guitò la vecchia in una casupola rovinata, dove diedeglidella pomata per strofinarsi, gli lasciò da mangiare, e dabere, un letto molto pulito, e accanto al letto da rivestirsida capo a piedi. “Mangiate, bevete, e dormite gli

27

Page 28: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

diss’ella, la Madonna d’Antiochia, don S. Antonio diPadova, e don S. Giacomo di Galizia abbian cura di voi.Io ritornerò dimattina.” Candido stordito ognor più diquel che avea veduto, di quel che aveva sofferto, e mol-to più ancora della carità della vecchia, volle baciarle lamano.

— Eh, non è la mia mano, che avete a baciare, risposela vecchia, io tornerò domani. strofinatevi colla pomata,mangiate e dormite.

Candido, malgrado tante disgrazie, mangiò e dormì.La mattina dopo, la vecchia gli porta da colazione, glidà una rivista alla schiena, lo stropiccia con dell’altrapomata, gli porta poi da desinare; ritorna sulla sera e glireca da cena. Il posdomani fa l’istessa cerimonia.

— Chi siete voi? badava a dirle Candido, chi vi ha in-spirato tanta bontà? quali grazie poss’io io rendervi?

La buona donna non rispondeva mai nulla; ritornò lasera, e non portò nulla da cena.

— Venite con me, gli diss’ella, e non fiatate.Se lo prende per braccio e cammina con esso per la

campagna circa un quarto di miglio. Arrivano a un casi-no isolato, circondato di giardini e di canali. Bussa lavecchia a una porticella; si apre; conduce ella Candidoper una scaletta segreta in un gabinetto tutt’oro; lo lasciasopra un canapè di broccato, richiude la porta, e se ne vavia. Candido si credea di sognare, e considerava tutta lasua vita passata come un sogno funesto, o il momentopresente come un sogno dilettevole.

La vecchia ricomparve ben tosto; sosteneva ella a fa-

28

diss’ella, la Madonna d’Antiochia, don S. Antonio diPadova, e don S. Giacomo di Galizia abbian cura di voi.Io ritornerò dimattina.” Candido stordito ognor più diquel che avea veduto, di quel che aveva sofferto, e mol-to più ancora della carità della vecchia, volle baciarle lamano.

— Eh, non è la mia mano, che avete a baciare, risposela vecchia, io tornerò domani. strofinatevi colla pomata,mangiate e dormite.

Candido, malgrado tante disgrazie, mangiò e dormì.La mattina dopo, la vecchia gli porta da colazione, glidà una rivista alla schiena, lo stropiccia con dell’altrapomata, gli porta poi da desinare; ritorna sulla sera e glireca da cena. Il posdomani fa l’istessa cerimonia.

— Chi siete voi? badava a dirle Candido, chi vi ha in-spirato tanta bontà? quali grazie poss’io io rendervi?

La buona donna non rispondeva mai nulla; ritornò lasera, e non portò nulla da cena.

— Venite con me, gli diss’ella, e non fiatate.Se lo prende per braccio e cammina con esso per la

campagna circa un quarto di miglio. Arrivano a un casi-no isolato, circondato di giardini e di canali. Bussa lavecchia a una porticella; si apre; conduce ella Candidoper una scaletta segreta in un gabinetto tutt’oro; lo lasciasopra un canapè di broccato, richiude la porta, e se ne vavia. Candido si credea di sognare, e considerava tutta lasua vita passata come un sogno funesto, o il momentopresente come un sogno dilettevole.

La vecchia ricomparve ben tosto; sosteneva ella a fa-

28

Page 29: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

tica una donna tremante, d’una statura maestosa, tutta ri-lucente di gioje, e ricoperta da un velo.

— Levate quel velo, disse a Candido la vecchia.Egli si accosta, alza il velo con mano timorosa. Oh

momento! oh sorpresa! Credè di vedere Cunegonda, eila vedeva in fatti, era ella stessa. Gli mancano le forze,non sa proferir parola, e si lascia cascare a’ suoi piedi; eCunegonda si abbandona sul canapè, la vecchia li caricad’acque odorose, finchè ritornano in sè e possono par-larsi. Non eran sul primo che parole interrotte, domandee risposte, che facevano a urtarsi, sospiri, lacrime e stri-da. La vecchia lor raccomanda di far meno rumore, e lilascia in libertà. — Come! le dice Candido, voi Cune-gonda? voi viva? Voi in Portogallo? Non vi han dunqueoltraggiata? — Non v’han spaccata la pancia come miaveva assicurato Pangloss? — Sibbene, dicea Cunegon-da, egli è vero, ma non sempre di questi due accidenti simuore. — Ma vostro padre e vostra madre son eglinostati uccisi? — Pur troppo, disse Cunegonda piangendo,lo sono stati. — E il vostro fratello? — Ucciso ancoregli. — E come siete voi in Portogallo, e come sapestech’io vi fossi, e — per quale strana avventura fui con-dotto in questa casa? — Vi dirò tutto, replicò la donna,ma ditemi prima voi tutto quel che vi è succeduto dopoil bacio innocente che mi deste, e le pedate che ne bu-scaste.

Candido l’obbedì con un profondo rispetto, e benchèfosse confuso e avesse la voce fievole e tremante, e ben-chè gli facesse anche un po’ male la schiena, le raccontò

29

tica una donna tremante, d’una statura maestosa, tutta ri-lucente di gioje, e ricoperta da un velo.

— Levate quel velo, disse a Candido la vecchia.Egli si accosta, alza il velo con mano timorosa. Oh

momento! oh sorpresa! Credè di vedere Cunegonda, eila vedeva in fatti, era ella stessa. Gli mancano le forze,non sa proferir parola, e si lascia cascare a’ suoi piedi; eCunegonda si abbandona sul canapè, la vecchia li caricad’acque odorose, finchè ritornano in sè e possono par-larsi. Non eran sul primo che parole interrotte, domandee risposte, che facevano a urtarsi, sospiri, lacrime e stri-da. La vecchia lor raccomanda di far meno rumore, e lilascia in libertà. — Come! le dice Candido, voi Cune-gonda? voi viva? Voi in Portogallo? Non vi han dunqueoltraggiata? — Non v’han spaccata la pancia come miaveva assicurato Pangloss? — Sibbene, dicea Cunegon-da, egli è vero, ma non sempre di questi due accidenti simuore. — Ma vostro padre e vostra madre son eglinostati uccisi? — Pur troppo, disse Cunegonda piangendo,lo sono stati. — E il vostro fratello? — Ucciso ancoregli. — E come siete voi in Portogallo, e come sapestech’io vi fossi, e — per quale strana avventura fui con-dotto in questa casa? — Vi dirò tutto, replicò la donna,ma ditemi prima voi tutto quel che vi è succeduto dopoil bacio innocente che mi deste, e le pedate che ne bu-scaste.

Candido l’obbedì con un profondo rispetto, e benchèfosse confuso e avesse la voce fievole e tremante, e ben-chè gli facesse anche un po’ male la schiena, le raccontò

29

Page 30: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

nella maniera più semplice quel che egli aveva soffertodal momento della loro separazione. Cunegonda alzavagli occhi al cielo; pianse amaramente alla morte delbuon anabattista, e di Pangloss, e parlò quindi in questitermini a Candido, che non ne perdeva una parola, e chela mangiava cogli occhi.

CAPITOLO VIII.Istoria di Cunegonda.

“Ero nel mio letto e dormivo saporitamente, quandoal ciel piacque di mandare i Bulgari nel nostro bel ca-stello di Thunder-ten-tronckh; essi scannarono mio fra-tello e mio padre, e tagliaron mia madre a pezzi. Ungran bulgaro alto sei piedi, vedendo che a un tale spetta-colo avevo perduto il conoscimento, mi oltraggiò; que-sto mi fece rinvenire e ripigliare i miei sensi. Gridai, midibattei, morsi, sgraffiai, volli cavar gli occhi a quel bul-garo, non sapendo che tutto quel che accadea nel castel-lo era cosa solita e d’uso. Quel brutale mi diede una col-tellata sul fianco sinistro, di cui porto anche il segno. —Ahimè, spero che me lo farete vedere, disse il sempliceCandido. — Voi lo vedrete, ma andiamo avanti, disseCunegonda. — Andiamo pur avanti, disse Candido.

Ella così riprese il filo della sua istoria: “Un capitanode’ Bulgari entrò, vide me tutta insanguinata, e il soldatoche non facea vista di muoversi. Il capitano in collerapel poco rispetto che avea per lui, quel brutale, me

30

nella maniera più semplice quel che egli aveva soffertodal momento della loro separazione. Cunegonda alzavagli occhi al cielo; pianse amaramente alla morte delbuon anabattista, e di Pangloss, e parlò quindi in questitermini a Candido, che non ne perdeva una parola, e chela mangiava cogli occhi.

CAPITOLO VIII.Istoria di Cunegonda.

“Ero nel mio letto e dormivo saporitamente, quandoal ciel piacque di mandare i Bulgari nel nostro bel ca-stello di Thunder-ten-tronckh; essi scannarono mio fra-tello e mio padre, e tagliaron mia madre a pezzi. Ungran bulgaro alto sei piedi, vedendo che a un tale spetta-colo avevo perduto il conoscimento, mi oltraggiò; que-sto mi fece rinvenire e ripigliare i miei sensi. Gridai, midibattei, morsi, sgraffiai, volli cavar gli occhi a quel bul-garo, non sapendo che tutto quel che accadea nel castel-lo era cosa solita e d’uso. Quel brutale mi diede una col-tellata sul fianco sinistro, di cui porto anche il segno. —Ahimè, spero che me lo farete vedere, disse il sempliceCandido. — Voi lo vedrete, ma andiamo avanti, disseCunegonda. — Andiamo pur avanti, disse Candido.

Ella così riprese il filo della sua istoria: “Un capitanode’ Bulgari entrò, vide me tutta insanguinata, e il soldatoche non facea vista di muoversi. Il capitano in collerapel poco rispetto che avea per lui, quel brutale, me

30

Page 31: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

l’ammazzò accosto; mi fece quindi curare, e mi menòprigioniera di guerra nel suo quartiere. Io gl’imbiancavoquelle po’ di camicie che aveva, io gli faceva la cucina;egli mi trovava, per dir vero, molta bellezza, ed io nolnegherò ch’ei fosse assai ben fatto; del restante niente dispirito e meno di filosofia; si vedeva bene che non erastato allevato dal dottor Pangloss.

“In capo a tre mesi, avendo perduti tutti i quattrini edessendo ristucco di me, mi vende ad un ebreo chiamatodon Issaccar, che negoziava in Olanda, e in Portogallo, ea cui piacevano estremamente le donne. Questo ebreomi si affezionò moltissimo, ma non potè trionfare dellamia ritrosia. L’ebreo mi condusse in questa villetta chevoi vedete. Avevo sempre creduto che il castello diThunder-ten-tronckh fosse quel che vi può esser di piùbello nel mondo, ma mi son disingannata.

“Il grand’Inquisitore mi vide un giorno alla messa, miadocchiò lungamente, e mi fece dire che avea da parlar-mi per affari segreti. Fui condotta al suo palazzo, gliscopersi i miei natali, ed egli mi fece delle rimostranzedi quanto disconvenisse al mio rango l’esser in balìad’un ebreo. Fece egli propor per sua parte a don Issaccardi cedermi a monsignore. Ma don Issaccar, ch’è il ban-chiere di Corte, e un uomo di credito, non ne volle saperniente. L’inquisitore lo minacciò d’un auto-da-fè, sicchèl’ebreo impaurito, concluse un contratto, in virtù delquale e la casa, e la mia persona appartenessero a tuttidue loro in comune; ma fecero i conti senza di me, chenon voglio alcuno.

31

l’ammazzò accosto; mi fece quindi curare, e mi menòprigioniera di guerra nel suo quartiere. Io gl’imbiancavoquelle po’ di camicie che aveva, io gli faceva la cucina;egli mi trovava, per dir vero, molta bellezza, ed io nolnegherò ch’ei fosse assai ben fatto; del restante niente dispirito e meno di filosofia; si vedeva bene che non erastato allevato dal dottor Pangloss.

“In capo a tre mesi, avendo perduti tutti i quattrini edessendo ristucco di me, mi vende ad un ebreo chiamatodon Issaccar, che negoziava in Olanda, e in Portogallo, ea cui piacevano estremamente le donne. Questo ebreomi si affezionò moltissimo, ma non potè trionfare dellamia ritrosia. L’ebreo mi condusse in questa villetta chevoi vedete. Avevo sempre creduto che il castello diThunder-ten-tronckh fosse quel che vi può esser di piùbello nel mondo, ma mi son disingannata.

“Il grand’Inquisitore mi vide un giorno alla messa, miadocchiò lungamente, e mi fece dire che avea da parlar-mi per affari segreti. Fui condotta al suo palazzo, gliscopersi i miei natali, ed egli mi fece delle rimostranzedi quanto disconvenisse al mio rango l’esser in balìad’un ebreo. Fece egli propor per sua parte a don Issaccardi cedermi a monsignore. Ma don Issaccar, ch’è il ban-chiere di Corte, e un uomo di credito, non ne volle saperniente. L’inquisitore lo minacciò d’un auto-da-fè, sicchèl’ebreo impaurito, concluse un contratto, in virtù delquale e la casa, e la mia persona appartenessero a tuttidue loro in comune; ma fecero i conti senza di me, chenon voglio alcuno.

31

Page 32: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

“Finalmente per distornare il flagello de’ terremoti, eper impaurire don Issaccar, volle monsignor inquisitorecelebrare un auto-da-fè, e mi fè l’onor d’invitarmici.Ebbi un buonissimo posto, e fra la messa e il suppliziosi servirono i rinfreschi alle dame. Mi raccapricciai perdir vero, a veder bruciar vivi quei due ebrei, e quel ga-lantuomo di Biscaglia, che avea sposata la comare. Maqual fu la mia sorpresa, il mio raccapriccio, la mia agita-zione, quando in sambenito e mitera vidi una figura cherassomigliava a Pangloss! Mi stropicciai gli occhi, lo ri-guardai attentamente, lo vidi impiccare, e svenni. Ritor-nata appena in me vi vidi spogliar nudo, e fu per me ilcolmo del dolore, della costernazione, della disperazio-ne, dell’orrore. Alzai un grido, e fermate, dir volli, obarbari, fermate; ma la voce mancommi, e a nullaavrebbero servito le mie strida. Quando fosti stato benben frustato -come mai può darsi, dicea fra me, chel’amabil Candido, e il saggio Pangloss si trovino a Li-sbona, uno per pigliarsi cento frustate, e l’altro per farsiimpiccare d’ordine di monsignore inquisitore mio cici-sbeo? Pangloss mi ha dunque crudelmente ingannata,con dirmi, che tutto quel che segue è per lo meglio?

“Agitata, smarrita, ora fuori di me; ed ora sentendomimorir di debolezza, aveva l’anima ripiena della strage dimio padre, di mia madre, e di mio fratello, di quel bir-bon di soldato bulgaro, della coltellata che mi avevadata, della mia condizione servile, del mio mestiere dicuciniera, del mio capitano, di quella brutta figura didon Issaccar, di quell’abbominevole inquisitore,

32

“Finalmente per distornare il flagello de’ terremoti, eper impaurire don Issaccar, volle monsignor inquisitorecelebrare un auto-da-fè, e mi fè l’onor d’invitarmici.Ebbi un buonissimo posto, e fra la messa e il suppliziosi servirono i rinfreschi alle dame. Mi raccapricciai perdir vero, a veder bruciar vivi quei due ebrei, e quel ga-lantuomo di Biscaglia, che avea sposata la comare. Maqual fu la mia sorpresa, il mio raccapriccio, la mia agita-zione, quando in sambenito e mitera vidi una figura cherassomigliava a Pangloss! Mi stropicciai gli occhi, lo ri-guardai attentamente, lo vidi impiccare, e svenni. Ritor-nata appena in me vi vidi spogliar nudo, e fu per me ilcolmo del dolore, della costernazione, della disperazio-ne, dell’orrore. Alzai un grido, e fermate, dir volli, obarbari, fermate; ma la voce mancommi, e a nullaavrebbero servito le mie strida. Quando fosti stato benben frustato -come mai può darsi, dicea fra me, chel’amabil Candido, e il saggio Pangloss si trovino a Li-sbona, uno per pigliarsi cento frustate, e l’altro per farsiimpiccare d’ordine di monsignore inquisitore mio cici-sbeo? Pangloss mi ha dunque crudelmente ingannata,con dirmi, che tutto quel che segue è per lo meglio?

“Agitata, smarrita, ora fuori di me; ed ora sentendomimorir di debolezza, aveva l’anima ripiena della strage dimio padre, di mia madre, e di mio fratello, di quel bir-bon di soldato bulgaro, della coltellata che mi avevadata, della mia condizione servile, del mio mestiere dicuciniera, del mio capitano, di quella brutta figura didon Issaccar, di quell’abbominevole inquisitore,

32

Page 33: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

dell’impiccatura di Pangloss di quel gran miserere infalso bordone, e sopra tutto del bacio che dato vi avevadietro un paravento quel giorno che io vi vidi per l’ulti-ma volta. Ringraziai il cielo che a me si riconduceva pertante prove; e mi raccomandai alla mia vecchia, perchèsi prendesse cura di voi, e vi conducesse a me più prestoche si potesse. Ella ha eseguito a maraviglia la sua com-missione, ho gustato il piacere indicibile di rivedervi, diascoltarvi, di favellarvi. Dovete avere una fame terribile,io ho un grand’appetito, cominciamo a cenare.”

Eccoli tutti e due a tavola, e dopo la cena si ripongo-no a sedere, quando don Issaccar, un de’ padroni di casa,arrivò. Questo era il giorno del sabato, ei veniva a goderde' suoi dritti, e a spiegare il suo tenero amore.

CAPITOLO IX.Quel che successe di Cunegonda, di Candido, del Grand’Inquisitore e d’un Ebreo.

Questo Issaccar era un’ebreo il più collerico che sifosse seduto in Israelle dopo la schiavitù babilonese. —Ah cagna di Galilea, diss’egli, non ti basta l’inquisitore?Vuoi mettermi a parte anco con questo furfante?

In questo cava fuori un lungo pugnale di cui era sem-pre provvisto, e non credendo provveduto di alcun armela sua parte avversa si avventa a Candido. Ma il nostrobravo Vesfalo che insieme coll’abito di tutto punto ave-va ricevuto dalla vecchia una bella spada, mette mano

33

dell’impiccatura di Pangloss di quel gran miserere infalso bordone, e sopra tutto del bacio che dato vi avevadietro un paravento quel giorno che io vi vidi per l’ulti-ma volta. Ringraziai il cielo che a me si riconduceva pertante prove; e mi raccomandai alla mia vecchia, perchèsi prendesse cura di voi, e vi conducesse a me più prestoche si potesse. Ella ha eseguito a maraviglia la sua com-missione, ho gustato il piacere indicibile di rivedervi, diascoltarvi, di favellarvi. Dovete avere una fame terribile,io ho un grand’appetito, cominciamo a cenare.”

Eccoli tutti e due a tavola, e dopo la cena si ripongo-no a sedere, quando don Issaccar, un de’ padroni di casa,arrivò. Questo era il giorno del sabato, ei veniva a goderde' suoi dritti, e a spiegare il suo tenero amore.

CAPITOLO IX.Quel che successe di Cunegonda, di Candido, del Grand’Inquisitore e d’un Ebreo.

Questo Issaccar era un’ebreo il più collerico che sifosse seduto in Israelle dopo la schiavitù babilonese. —Ah cagna di Galilea, diss’egli, non ti basta l’inquisitore?Vuoi mettermi a parte anco con questo furfante?

In questo cava fuori un lungo pugnale di cui era sem-pre provvisto, e non credendo provveduto di alcun armela sua parte avversa si avventa a Candido. Ma il nostrobravo Vesfalo che insieme coll’abito di tutto punto ave-va ricevuto dalla vecchia una bella spada, mette mano

33

Page 34: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

addirittura, e benchè fosse d’un assai dolce costume, di-stende morto sul terreno l’israèlita ai piedi di Cunegon-da..

— Santissima Vergine! grida ella, che sarà di noi? Unuomo ucciso in mia casa! Se vien la giustizia siamo per-duti. — Se Pangloss non fosse stato impiccato, disseCandido, ci daria qualche buon consiglio in simile estre-mità; egli era un gran filosofo. In sua mancanza consul-tiamo la vecchia.

Questa era molto prudente, e mentre cominciava adire il suo parere, eccoti che s’apre un’altra porticina.Era un’ora dopo mezzanotte, ed era il principio della do-menica, giorno assegnato a monsignor inquisitore. Entraegli, e vede il frustato Candido colla spada in mano, uncadavere steso per terra, Cunegonda smarrita, e la vec-chia a dar consiglio.

Ecco quel che in tal momento si presentò allo spiritodi Candido, e come ei ragionò: “se questo sant’uomogrida soccorso mi farà bruciare infallibilmente e potriafar l’istesso di Cunegonda. Ei mi ha fatto frustare senzapietà, egli è mio rivale, io ho già preso il verso a am-mazzare, e non v’è da esitare un momento.” Questo ra-gionamento fu semplice e corto, e senza dar tempoall’Inquisitore di rivenire dalla sua sorpresa, lo passa daparte a parte, e lo distende accanto all’ebreo. — Eccotila seconda di cambio, grida Cunegonda, non c’è più re-missione; noi siamo scomunicati, è venuta per noil’ultim’ora. Come avete potuto fare voi, che siete natocosì pacifico, ad ammazzare in due minuti di tempo un

34

addirittura, e benchè fosse d’un assai dolce costume, di-stende morto sul terreno l’israèlita ai piedi di Cunegon-da..

— Santissima Vergine! grida ella, che sarà di noi? Unuomo ucciso in mia casa! Se vien la giustizia siamo per-duti. — Se Pangloss non fosse stato impiccato, disseCandido, ci daria qualche buon consiglio in simile estre-mità; egli era un gran filosofo. In sua mancanza consul-tiamo la vecchia.

Questa era molto prudente, e mentre cominciava adire il suo parere, eccoti che s’apre un’altra porticina.Era un’ora dopo mezzanotte, ed era il principio della do-menica, giorno assegnato a monsignor inquisitore. Entraegli, e vede il frustato Candido colla spada in mano, uncadavere steso per terra, Cunegonda smarrita, e la vec-chia a dar consiglio.

Ecco quel che in tal momento si presentò allo spiritodi Candido, e come ei ragionò: “se questo sant’uomogrida soccorso mi farà bruciare infallibilmente e potriafar l’istesso di Cunegonda. Ei mi ha fatto frustare senzapietà, egli è mio rivale, io ho già preso il verso a am-mazzare, e non v’è da esitare un momento.” Questo ra-gionamento fu semplice e corto, e senza dar tempoall’Inquisitore di rivenire dalla sua sorpresa, lo passa daparte a parte, e lo distende accanto all’ebreo. — Eccotila seconda di cambio, grida Cunegonda, non c’è più re-missione; noi siamo scomunicati, è venuta per noil’ultim’ora. Come avete potuto fare voi, che siete natocosì pacifico, ad ammazzare in due minuti di tempo un

34

Page 35: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

prelato ed un ebreo? — Ah, bella Cunegonda, risposeCandido, quando uno è innamorato, geloso e frustato dalSant’Uffizio, esce fuori di sè.

La vecchia prese allor la parola: “Vi sono, diss’ella,tre cavalli d’Andalusia nella stalla, con tutto il lor forni-mento; Candido li metta all’ordine, madama ha delledoppie e delle gioje; montiamo addirittura a cavallo,bench’io non possa star che sopra una parte sola, e an-diamocene a Cadice; fa il più bel tempo del mondo, ed èproprio un piacere il viaggiar col fresco della notte.”

Candido mette immediatamente la sella al cavalli;Cunegonda, la vecchia, ed esso fan trenta miglia tutted’un fiato. Mentre s’allontanavano, arriva alla casa laSanta Hermandad, si sotterra monsignore in una bellis-sima chiesa, e si butta Issaccar al Campaccio.

Candido, Cunegonda e la vecchia eran già nella pic-cola città d’Avacèna in mezzo alle montagne della Sier-ra Morena, e così se la discorrevano in un’osteria.

CAPITOLO X.In quale indigenza Candido, Cunegonda e la vec-chia arrivarono a Cadice e del loro imbarco.

— E chi poteva dunque rubarmi le mie doppie e i miediamanti? dicea Cunegonda piangendo. Come faremo acampare? dove raccapezzare degli inquisitori, e degliebrei che me ne dieno degli altri? — Ahimè, diceva lavecchia, io ho gran sospetto di un reverendo zoccolante

35

prelato ed un ebreo? — Ah, bella Cunegonda, risposeCandido, quando uno è innamorato, geloso e frustato dalSant’Uffizio, esce fuori di sè.

La vecchia prese allor la parola: “Vi sono, diss’ella,tre cavalli d’Andalusia nella stalla, con tutto il lor forni-mento; Candido li metta all’ordine, madama ha delledoppie e delle gioje; montiamo addirittura a cavallo,bench’io non possa star che sopra una parte sola, e an-diamocene a Cadice; fa il più bel tempo del mondo, ed èproprio un piacere il viaggiar col fresco della notte.”

Candido mette immediatamente la sella al cavalli;Cunegonda, la vecchia, ed esso fan trenta miglia tutted’un fiato. Mentre s’allontanavano, arriva alla casa laSanta Hermandad, si sotterra monsignore in una bellis-sima chiesa, e si butta Issaccar al Campaccio.

Candido, Cunegonda e la vecchia eran già nella pic-cola città d’Avacèna in mezzo alle montagne della Sier-ra Morena, e così se la discorrevano in un’osteria.

CAPITOLO X.In quale indigenza Candido, Cunegonda e la vec-chia arrivarono a Cadice e del loro imbarco.

— E chi poteva dunque rubarmi le mie doppie e i miediamanti? dicea Cunegonda piangendo. Come faremo acampare? dove raccapezzare degli inquisitori, e degliebrei che me ne dieno degli altri? — Ahimè, diceva lavecchia, io ho gran sospetto di un reverendo zoccolante

35

Page 36: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

che dormì con noi a Badajoz nell’istessa locanda. Diomi guardi di fare un giudizio temerario, ma egli entròdue volte nella nostra camera, e partì molto tempo primadi noi. — Ahimè, diceva Candido, me l’aveva soventeprovato Pangloss, che i beni di questa terra son comunia tutti gli uomini, e che ciascheduno v’ha l’istesso dirit-to. Quel zoccolante doveva bene secondo questo princi-pio, lasciarci da finire il viaggio. Non vi riman dunquenulla nulla, bella Cunegonda? — Nemmeno un picciolo,diss’ella. — A qual partito appigliarci? diceva Candido.— Vendiamo un de’ tre cavalli, disse la vecchia; io mon-terò in groppa dietro alla signora e arriveremo a Cadice.

Vi era nell’istessa locanda un priore de’ Benedettini,che comprò il cavallo a buon mercato. Candido, Cune-gonda e la vecchia passarono per Lucena, per Chillas,per Lebrixa e finalmente giunsero a Cadice. Vi si equi-paggiava una flotta, e vi si radunavan delle truppe permettere a dovere i reverendi padri gesuiti del Paraguai, iquali eran accusati di aver fatto ribellare una delle mi-gliori provincie contro i re di Portogallo, e di Spagna ipresso alla città del SS. Sacramento. Candido, che avevamilitato fra i Bulgari, fece l’esercizio alla bulgara dinan-zi al generale della piccola armata con tanta grazia, contanta celerità, con tanta destrezza, con tanta bravura eagilità che gli è dato il comando di una compagnia difanti. Eccolo fatto capitano; egli s’imbarca con Cune-gonda e la vecchia, due servitori, e i due cavalli d’Anda-lusia, che eran già stati di monsignore di Portogallo.

Durante tutto il passaggio parlarono assai sulla filoso-

36

che dormì con noi a Badajoz nell’istessa locanda. Diomi guardi di fare un giudizio temerario, ma egli entròdue volte nella nostra camera, e partì molto tempo primadi noi. — Ahimè, diceva Candido, me l’aveva soventeprovato Pangloss, che i beni di questa terra son comunia tutti gli uomini, e che ciascheduno v’ha l’istesso dirit-to. Quel zoccolante doveva bene secondo questo princi-pio, lasciarci da finire il viaggio. Non vi riman dunquenulla nulla, bella Cunegonda? — Nemmeno un picciolo,diss’ella. — A qual partito appigliarci? diceva Candido.— Vendiamo un de’ tre cavalli, disse la vecchia; io mon-terò in groppa dietro alla signora e arriveremo a Cadice.

Vi era nell’istessa locanda un priore de’ Benedettini,che comprò il cavallo a buon mercato. Candido, Cune-gonda e la vecchia passarono per Lucena, per Chillas,per Lebrixa e finalmente giunsero a Cadice. Vi si equi-paggiava una flotta, e vi si radunavan delle truppe permettere a dovere i reverendi padri gesuiti del Paraguai, iquali eran accusati di aver fatto ribellare una delle mi-gliori provincie contro i re di Portogallo, e di Spagna ipresso alla città del SS. Sacramento. Candido, che avevamilitato fra i Bulgari, fece l’esercizio alla bulgara dinan-zi al generale della piccola armata con tanta grazia, contanta celerità, con tanta destrezza, con tanta bravura eagilità che gli è dato il comando di una compagnia difanti. Eccolo fatto capitano; egli s’imbarca con Cune-gonda e la vecchia, due servitori, e i due cavalli d’Anda-lusia, che eran già stati di monsignore di Portogallo.

Durante tutto il passaggio parlarono assai sulla filoso-

36

Page 37: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

fia del povero Pangloss. — Noi andiamo in un altromondo, diceva Candido, forse è là dove tutto e ottimo;perchè confessar bisogna che vi sarebbe da sospirare diquel che segue nel nostro, tanto in morale che in politi-ca. — Ora vi voglio veramente bene, dicea Cunegonda,perchè ho l’anima anch’io tutta disgustata di quel che viho provato e veduto. — Tutto passerà bene, ripetea Can-dido, in questo novello mondo; il mare istesso è miglio-re che quel di Europa; egli è più placido, e il vento vi èmen variabile. Al vedere è il mondo nuovo il miglioredegli universi possibili. — Iddio lo voglia, dicea Cune-gonda, ma son stata così orribilmente maltrattata nelmio, che ho il cuore quasi intieramente chiuso alla spe-ranza — Voi vi lamentate, riprese la vecchia, ahimè, chevoi non avete provato sciagure simili alle mie.

A Cunegonda scapparon quasi le risa, e le parve mol-to ridicola quella povera vecchia a pretendere di esserpiù infelice di lei. — Eh cara mia, le disse ella, quandonon siate stata offesa da due Bulgari invece di uno,quando non abbiate ricevuto due coltellate nella pancia,quando non siano stati demoliti due de’ vostri castelli escannati sotto i vostri occhi due vostre madri, e due pa-dri, e frustati due vostri amanti in un auto-da-fè, nonvedo che possiate superarmi in disgrazia. Aggiungeteche nata son io baronessa con settantadue quarti di no-biltà, e che sonmi ridotta a far da cucina. — Ah signori-na, rispose la vecchia, voi non sapete qual è la mia na-scita, e se io vi mostrassi il mio bel di Roma non parle-reste così, e sospendereste il vostro giudizio. Questo di-

37

fia del povero Pangloss. — Noi andiamo in un altromondo, diceva Candido, forse è là dove tutto e ottimo;perchè confessar bisogna che vi sarebbe da sospirare diquel che segue nel nostro, tanto in morale che in politi-ca. — Ora vi voglio veramente bene, dicea Cunegonda,perchè ho l’anima anch’io tutta disgustata di quel che viho provato e veduto. — Tutto passerà bene, ripetea Can-dido, in questo novello mondo; il mare istesso è miglio-re che quel di Europa; egli è più placido, e il vento vi èmen variabile. Al vedere è il mondo nuovo il miglioredegli universi possibili. — Iddio lo voglia, dicea Cune-gonda, ma son stata così orribilmente maltrattata nelmio, che ho il cuore quasi intieramente chiuso alla spe-ranza — Voi vi lamentate, riprese la vecchia, ahimè, chevoi non avete provato sciagure simili alle mie.

A Cunegonda scapparon quasi le risa, e le parve mol-to ridicola quella povera vecchia a pretendere di esserpiù infelice di lei. — Eh cara mia, le disse ella, quandonon siate stata offesa da due Bulgari invece di uno,quando non abbiate ricevuto due coltellate nella pancia,quando non siano stati demoliti due de’ vostri castelli escannati sotto i vostri occhi due vostre madri, e due pa-dri, e frustati due vostri amanti in un auto-da-fè, nonvedo che possiate superarmi in disgrazia. Aggiungeteche nata son io baronessa con settantadue quarti di no-biltà, e che sonmi ridotta a far da cucina. — Ah signori-na, rispose la vecchia, voi non sapete qual è la mia na-scita, e se io vi mostrassi il mio bel di Roma non parle-reste così, e sospendereste il vostro giudizio. Questo di-

37

Page 38: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

scorso risvegliò nell’animo di Cunegonda e di Candidoun’estrema curiosità. La vecchia lor parlò in questi ter-mini:

CAPITOLO XI.Istoria della vecchia.

“Io non son stata sempre cogli occhi cisposi e orlati discarlatto, il mio naso non è sempre andato a ritoccarsicol mento, nè sempre serva stata son io. Io son figlia dipapa Urbano decimo, e della principessa di Palestrina.Fui fino all’età di quattordici anni allevata in un palaz-zo, a cui tutti i castelli dei vostri baron tedeschi avrianpotuto servir di stalla; e valeva più un de’ miei abiti chetutte le magnificenze della Vesfalia. Crescevo in bellez-za, in grazia, e in talento, in mezzo a’ piaceri, agli osse-qui ed alle speranze, e inspiravo già amore: quali occhi!quali palpebre! quai ciglia! quali fiammelle scintillava-no dalle mie pupille, e oscuravano il fulgore delle stelle!come diceanmi i poeti del luogo.

“Io fui promessa in isposa a un principe sovrano diMassa di Carrara. Che principe! impastato di dolcezza edi vezzi, pieno d’uno spirito brillante, e d’un fervidoamore. L’amavo qual suole amarsi ne’ primi amori, conidolatria, e con trasporto. Le nozze eran già preparate,con una pompa e una magnificenza inaudita; non si trat-tava che di feste, di scarrozzate e di burlette in musica atutto pasto; e si fecero per tutta l’Italia de’ sonetti sul

38

scorso risvegliò nell’animo di Cunegonda e di Candidoun’estrema curiosità. La vecchia lor parlò in questi ter-mini:

CAPITOLO XI.Istoria della vecchia.

“Io non son stata sempre cogli occhi cisposi e orlati discarlatto, il mio naso non è sempre andato a ritoccarsicol mento, nè sempre serva stata son io. Io son figlia dipapa Urbano decimo, e della principessa di Palestrina.Fui fino all’età di quattordici anni allevata in un palaz-zo, a cui tutti i castelli dei vostri baron tedeschi avrianpotuto servir di stalla; e valeva più un de’ miei abiti chetutte le magnificenze della Vesfalia. Crescevo in bellez-za, in grazia, e in talento, in mezzo a’ piaceri, agli osse-qui ed alle speranze, e inspiravo già amore: quali occhi!quali palpebre! quai ciglia! quali fiammelle scintillava-no dalle mie pupille, e oscuravano il fulgore delle stelle!come diceanmi i poeti del luogo.

“Io fui promessa in isposa a un principe sovrano diMassa di Carrara. Che principe! impastato di dolcezza edi vezzi, pieno d’uno spirito brillante, e d’un fervidoamore. L’amavo qual suole amarsi ne’ primi amori, conidolatria, e con trasporto. Le nozze eran già preparate,con una pompa e una magnificenza inaudita; non si trat-tava che di feste, di scarrozzate e di burlette in musica atutto pasto; e si fecero per tutta l’Italia de’ sonetti sul

38

Page 39: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

mio soggetto, di cui non ve ne fu pur uno di passabile.Ero presso al momento della mia felicità, quando unavecchia marchesa che era stata cicisbea del mio princi-pe, invitollo a prender la cioccolata da lei. Morì egli inmen di due ore fra orribili convulsioni; ma questo non ènulla. Mia madre disperava, e pur molto meno afflitta dime, volle per qualche tempo involarsi a un sì funestosoggiorno. Aveva ella una bellissima terra presso Gaeta;c’imbarcammo in una galera del paese, dorata comel’altar di san Pietro, ed ecco che un corsal salettino ci dàaddosso, e ci abborda. I nostri soldati si difesero da sol-dati papalini, si misero tutti in ginocchione, gittando learmi, e chiedendo al corsale un’assoluzione in articulomortis.

“Furono immediatamente spogliati ignudi come tantiscimmiotti; così mia madre e le nostre damigelle d’ono-re, e così pur io.

“Non starò a dirvi quanto sia cosa dura per una giovi-ne principessa l’esser condotta schiava al Marocco; voicomprendete benissimo quel che dovemmo soffrire nelbastimento del corsaro. Mia madre era ancora bellissi-ma, le nostre damigelle d’onore, le nostre semplici ca-meriere aveano più vezzi di quel che possa trovarsene intutta l’Africa. Io poi ero un incanto, ero la bellezza o lagrazia medesima ed ero fanciulla...

“Marocco nuotava nel sangue allorchè vi arrivammo;cinquanta figli dell’imperatore Muley-Ismaele aveanciascuno un partito che produceva in effetto cinquantaguerre civili di neri contro neri, di zaini contro zaini, e

39

mio soggetto, di cui non ve ne fu pur uno di passabile.Ero presso al momento della mia felicità, quando unavecchia marchesa che era stata cicisbea del mio princi-pe, invitollo a prender la cioccolata da lei. Morì egli inmen di due ore fra orribili convulsioni; ma questo non ènulla. Mia madre disperava, e pur molto meno afflitta dime, volle per qualche tempo involarsi a un sì funestosoggiorno. Aveva ella una bellissima terra presso Gaeta;c’imbarcammo in una galera del paese, dorata comel’altar di san Pietro, ed ecco che un corsal salettino ci dàaddosso, e ci abborda. I nostri soldati si difesero da sol-dati papalini, si misero tutti in ginocchione, gittando learmi, e chiedendo al corsale un’assoluzione in articulomortis.

“Furono immediatamente spogliati ignudi come tantiscimmiotti; così mia madre e le nostre damigelle d’ono-re, e così pur io.

“Non starò a dirvi quanto sia cosa dura per una giovi-ne principessa l’esser condotta schiava al Marocco; voicomprendete benissimo quel che dovemmo soffrire nelbastimento del corsaro. Mia madre era ancora bellissi-ma, le nostre damigelle d’onore, le nostre semplici ca-meriere aveano più vezzi di quel che possa trovarsene intutta l’Africa. Io poi ero un incanto, ero la bellezza o lagrazia medesima ed ero fanciulla...

“Marocco nuotava nel sangue allorchè vi arrivammo;cinquanta figli dell’imperatore Muley-Ismaele aveanciascuno un partito che produceva in effetto cinquantaguerre civili di neri contro neri, di zaini contro zaini, e

39

Page 40: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

di mulatti contro mulatti, ed era un continuo macello intutta l’estensione dell’impero.

“Fummo appena sbarcate, che alcuni neri di una fa-zione nemica a quella del nostro corsale si presentaronoper involargli la preda. Dopo l’oro e i diamanti eravamonoi quel che egli aveva di più prezioso. Io fui testimoned’una zuffa qual mai non può vedersi nei nostri climid’Europa. I popoli settentrionali non hanno il sanguetroppo bollente, nè il furor per le donne nel grado ch’èordinario nell’Africa. Par che gli Europei abbiano lattenelle vene laddove è vetriolo e fuoco quel che scorrenelle vene agli abitanti del monte Atlante e dei paesi vi-cini. Si combatteva col furor de’ leoni, delle tigri, de’serpenti della contrada a chi ci avrebbe a possedere. Unmoro prese mia madre pel braccio destro, il luogotenen-te del mio capitano la riteneva per il sinistro, un soldatol’afferrò per una gamba, un de’ nostri pirati la ritenneper l’altra, e in un momento tutte le nostre donne trova-ronsi nell’istessa guisa tirate da quattro soldati. Il miocapitano mi teneva nascosta dietro a lui, avea impugnatala scimitarra, ed uccideva tutto quel che opponevasi alsuo furore. Finalmente vidi tutte le nostre italiane, com-presa mia madre, sbranate, trucidate e tagliate a pezzidai mostri che se le disputavano. Gli schiavi miei com-pagni, coloro che li avevan presi, soldati marinari, negri,bianchi, mulatti, e finalmente il mio capitano, tutto restòucciso, ed io rimasi esangue sopra un mucchio di cada-veri. Simili scene seguivano, come è noto, in tuttal’estensione di più trecento leghe, senza si mancasse in-

40

di mulatti contro mulatti, ed era un continuo macello intutta l’estensione dell’impero.

“Fummo appena sbarcate, che alcuni neri di una fa-zione nemica a quella del nostro corsale si presentaronoper involargli la preda. Dopo l’oro e i diamanti eravamonoi quel che egli aveva di più prezioso. Io fui testimoned’una zuffa qual mai non può vedersi nei nostri climid’Europa. I popoli settentrionali non hanno il sanguetroppo bollente, nè il furor per le donne nel grado ch’èordinario nell’Africa. Par che gli Europei abbiano lattenelle vene laddove è vetriolo e fuoco quel che scorrenelle vene agli abitanti del monte Atlante e dei paesi vi-cini. Si combatteva col furor de’ leoni, delle tigri, de’serpenti della contrada a chi ci avrebbe a possedere. Unmoro prese mia madre pel braccio destro, il luogotenen-te del mio capitano la riteneva per il sinistro, un soldatol’afferrò per una gamba, un de’ nostri pirati la ritenneper l’altra, e in un momento tutte le nostre donne trova-ronsi nell’istessa guisa tirate da quattro soldati. Il miocapitano mi teneva nascosta dietro a lui, avea impugnatala scimitarra, ed uccideva tutto quel che opponevasi alsuo furore. Finalmente vidi tutte le nostre italiane, com-presa mia madre, sbranate, trucidate e tagliate a pezzidai mostri che se le disputavano. Gli schiavi miei com-pagni, coloro che li avevan presi, soldati marinari, negri,bianchi, mulatti, e finalmente il mio capitano, tutto restòucciso, ed io rimasi esangue sopra un mucchio di cada-veri. Simili scene seguivano, come è noto, in tuttal’estensione di più trecento leghe, senza si mancasse in-

40

Page 41: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

tanto alle cinque preghiere quotidiane ordinate da Mao-metto.

“Mi sbarazzai a gran fatica dalla folla di tanti cadave-ri sanguinosi ammonticchiati l’uno sull’altro, e mi tra-scinai sotto un grand’albero d’arancio sul margine d’unruscelletto vicino. Mi vi abbandonai svenuta dallo spa-vento, dalla stanchezza, dall’orrore, dalla disperazione edalla fame. Non andò guari, che i miei sensi oppressis’abbandonarono a un sonno che aveva più del deliquioche del riposo. Ero in quello stato di debolezza ed’insensibilità fra la morte e la vita, quando sentii qual-cuno che mi toccava stranamente. Apersi gli occhi, evidi un uomo bianco, e di buon aspetto, che dicea sospi-rando fra’ denti: oh che sciagura d’esser... quel chesono!

CAPITOLO XII.Seguito delle sciagure della vecchia.

“Fra lo stordimento e il contento a udire il linguaggiodella mia patria, e non meno stupita dalle parole cheproferiva colui, gli risposi che vi erano delle disgraziemaggiori di quella di cui lamentavasi. L’istrussi in po-che parole delle cose orribili da me sofferte, e caddi inisvenimento. Mi trasportò egli in una casa vicina, mifece mettere a letto, mi fece dar da mangiare, mi servì,mi consolò, mi accarezzò, mi disse di non aver mai ve-duta beltà maggiore della mia.

41

tanto alle cinque preghiere quotidiane ordinate da Mao-metto.

“Mi sbarazzai a gran fatica dalla folla di tanti cadave-ri sanguinosi ammonticchiati l’uno sull’altro, e mi tra-scinai sotto un grand’albero d’arancio sul margine d’unruscelletto vicino. Mi vi abbandonai svenuta dallo spa-vento, dalla stanchezza, dall’orrore, dalla disperazione edalla fame. Non andò guari, che i miei sensi oppressis’abbandonarono a un sonno che aveva più del deliquioche del riposo. Ero in quello stato di debolezza ed’insensibilità fra la morte e la vita, quando sentii qual-cuno che mi toccava stranamente. Apersi gli occhi, evidi un uomo bianco, e di buon aspetto, che dicea sospi-rando fra’ denti: oh che sciagura d’esser... quel chesono!

CAPITOLO XII.Seguito delle sciagure della vecchia.

“Fra lo stordimento e il contento a udire il linguaggiodella mia patria, e non meno stupita dalle parole cheproferiva colui, gli risposi che vi erano delle disgraziemaggiori di quella di cui lamentavasi. L’istrussi in po-che parole delle cose orribili da me sofferte, e caddi inisvenimento. Mi trasportò egli in una casa vicina, mifece mettere a letto, mi fece dar da mangiare, mi servì,mi consolò, mi accarezzò, mi disse di non aver mai ve-duta beltà maggiore della mia.

41

Page 42: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

“— Io sono nato a Napoli, mi diss’egli; vi si accappo-nano tutti gli anni due o tremila ragazzi, altri ne muoio-no, altri acquistano una voce più bella di quella delledonne, altri vanno a governar degli Stati. Mi fu fattaquesta operazione con grandissimo successo, e sono sta-to virtuoso della cappella della principessa di Palestina.

“— Di mia madre! esclamai.“— Di vostra madre! esclamò egli piangendo. Come!

sareste voi quella giovine principessa, che io ho allevatafino all’età di sei anni, e che prometteva fin d’allora didover riuscire quella bellezza, che voi siete?

“— Io son quella stessa; mia madre è lontana di quiquattrocento passi, sbranata in quarti sotto un monte dimorti.

“Gli contai tutto quel che mi era accaduto, egli minarrò finalmente le sue avventure, e mi disse come egliera stato inviato al re di Marocco da una potenza cristia-na per concludere con quel monarca un trattato, in virtùdel quale gli si somministrerebbe polvere, cannoni e ba-stimenti per ajutarlo a sterminare il commercio degli al-tri cristiani.

— La mia commissione è eseguita, continuòquell’onorato eunuco, io devo imbarcarmi a Ceuta e dilà ricondurvi in Italia.

“Io lo ringraziai con lacrime di tenerezza, egli invecedi condurmi in Italia mi menò ad Algeri, e mi vendè alDeì di quella provincia. Appena fui venduta, quella pe-stilenza che ha fatto il giro dell’Africa, dell’Asia edell’Europa si scatenò furiosamente in Algeri. Voi avete

42

“— Io sono nato a Napoli, mi diss’egli; vi si accappo-nano tutti gli anni due o tremila ragazzi, altri ne muoio-no, altri acquistano una voce più bella di quella delledonne, altri vanno a governar degli Stati. Mi fu fattaquesta operazione con grandissimo successo, e sono sta-to virtuoso della cappella della principessa di Palestina.

“— Di mia madre! esclamai.“— Di vostra madre! esclamò egli piangendo. Come!

sareste voi quella giovine principessa, che io ho allevatafino all’età di sei anni, e che prometteva fin d’allora didover riuscire quella bellezza, che voi siete?

“— Io son quella stessa; mia madre è lontana di quiquattrocento passi, sbranata in quarti sotto un monte dimorti.

“Gli contai tutto quel che mi era accaduto, egli minarrò finalmente le sue avventure, e mi disse come egliera stato inviato al re di Marocco da una potenza cristia-na per concludere con quel monarca un trattato, in virtùdel quale gli si somministrerebbe polvere, cannoni e ba-stimenti per ajutarlo a sterminare il commercio degli al-tri cristiani.

— La mia commissione è eseguita, continuòquell’onorato eunuco, io devo imbarcarmi a Ceuta e dilà ricondurvi in Italia.

“Io lo ringraziai con lacrime di tenerezza, egli invecedi condurmi in Italia mi menò ad Algeri, e mi vendè alDeì di quella provincia. Appena fui venduta, quella pe-stilenza che ha fatto il giro dell’Africa, dell’Asia edell’Europa si scatenò furiosamente in Algeri. Voi avete

42

Page 43: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

udito il terremoto, ma non avete mai signorina mia, pro-vata la peste. Se provata l’aveste, confessereste ch’ella èben qualche cosa di più che un terremoto. Ella è comu-nissima in Africa, ed io ne restai infetta. Figuratevi qualcondizione per una figlia di papa, in età di quindici anni,che in tre mesi di tempo avea provata la povertà, laschiavitù, aveva veduto spaccare in quarti la madre,avea provata la fame e la guerra, e se ne moriva appesta-ta in Algeri. Io però ne scampai, ma il Deì, e quasi tuttoil serraglio d’Algeri perì.

“Passata la prima furia di questa orribile pestilenza sivenderono le schiave del Deì. Un mercante mi comprò emi condusse a Tunisi. Mi vendè egli a un altro mercanteche mi rivendè a Tripoli, da Tripoli fui rivenduta alAlessandria, d’Alessandria a Smirne, e da Smirne a Co-stantinopoli. Toccai finalmente ad un Agà de’ giannizze-ri ch’ebbe ben tosto il comando di andare a difendereAzof contro i Russi, che l’assediavano. L’Agà, ch’era unonestissimo uomo, condusse seco tutto il suo serraglio, eci diè quartiere in una fortezza sulla palude Meotide sot-to la guardia di due eunuchi, e di venti soldati. Fu uccisoun prodigioso numero di Russi, ma essi si presero ben larivincita. Azof fu messo a ferro e fuoco, e non si rispar-miò nè sesso, nè età. Non vi restò che la nostra piccolafortezza, e i nemici pensarono di prenderci con affamar-ci. I venti giannizzeri s’erano impegnati con giuramentodi non arrendersi mai, e l’estremità della fame a cui fu-ron ridotti, li costrinse a mangiarsi i nostri due eunuchi,per timore di violare il giuramento, e a capo di pochi

43

udito il terremoto, ma non avete mai signorina mia, pro-vata la peste. Se provata l’aveste, confessereste ch’ella èben qualche cosa di più che un terremoto. Ella è comu-nissima in Africa, ed io ne restai infetta. Figuratevi qualcondizione per una figlia di papa, in età di quindici anni,che in tre mesi di tempo avea provata la povertà, laschiavitù, aveva veduto spaccare in quarti la madre,avea provata la fame e la guerra, e se ne moriva appesta-ta in Algeri. Io però ne scampai, ma il Deì, e quasi tuttoil serraglio d’Algeri perì.

“Passata la prima furia di questa orribile pestilenza sivenderono le schiave del Deì. Un mercante mi comprò emi condusse a Tunisi. Mi vendè egli a un altro mercanteche mi rivendè a Tripoli, da Tripoli fui rivenduta alAlessandria, d’Alessandria a Smirne, e da Smirne a Co-stantinopoli. Toccai finalmente ad un Agà de’ giannizze-ri ch’ebbe ben tosto il comando di andare a difendereAzof contro i Russi, che l’assediavano. L’Agà, ch’era unonestissimo uomo, condusse seco tutto il suo serraglio, eci diè quartiere in una fortezza sulla palude Meotide sot-to la guardia di due eunuchi, e di venti soldati. Fu uccisoun prodigioso numero di Russi, ma essi si presero ben larivincita. Azof fu messo a ferro e fuoco, e non si rispar-miò nè sesso, nè età. Non vi restò che la nostra piccolafortezza, e i nemici pensarono di prenderci con affamar-ci. I venti giannizzeri s’erano impegnati con giuramentodi non arrendersi mai, e l’estremità della fame a cui fu-ron ridotti, li costrinse a mangiarsi i nostri due eunuchi,per timore di violare il giuramento, e a capo di pochi

43

Page 44: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

giorni risolverono di mangiarsi le donne.“Avevamo un pio Imano molto compassionevole, che

fe’ loro un bellissimo sermone per persuaderli a non uc-ciderci affatto. — Tagliate, diss’egli, solamente una par-te... carnosa per una a queste signore, e avrete da sciala-re. Se sarà necessario ritornarci un’altra volta fra pochigiorni, ne avrete altrettanto; il cielo vi saprà buon gradod’un’azione sì caritatevole, e ne sarete soccorsi.

“Siccome era molto eloquente, li persuase; ci fu fattaquest’orribile operazione, e l’Imano ci applicò l’istessobalsamo che si adopra a’ bambini dopo la circoncisione;noi eravam tutte per morire.

“Appena avevano i giannizzeri terminato il pasto chenoi imbandito loro avemmo, eccoti su de’ battelli piattiarrivare i Russi, e neppur un giannizzero si salvò. I Rus-si non badarono punto allo stato in cui ci trovavamo. Vison dappertutto dei chirurghi francesi; uno di questimolto bravo prese cura di noi, e ci guarì, ci disse a tuttedi consolarci, perchè in molti assedj era stato praticatolo stesso, ed esser così la legge di guerra.

Quando le mie compagne furono in grado di cammi-nare ci mandarono a Mosca. Io toccai in sorte un bojar-do; che mi fece sua giardiniera, e mi regalava di ventifrustate al giorno; ma questo signore, essendo stato ar-ruotato in capo a due anni con una trentina d’altri bojar-di, per impicci di corte, profittai di questa avventura eme ne scappai. Traversai tutta la Russia; fui lungo tem-po a servire in una osteria a Riga, indi a Rostock, a Vei-mar, a Lipsia a Cassel, a Utrecth, a Leida, all’Aja, a Rot-

44

giorni risolverono di mangiarsi le donne.“Avevamo un pio Imano molto compassionevole, che

fe’ loro un bellissimo sermone per persuaderli a non uc-ciderci affatto. — Tagliate, diss’egli, solamente una par-te... carnosa per una a queste signore, e avrete da sciala-re. Se sarà necessario ritornarci un’altra volta fra pochigiorni, ne avrete altrettanto; il cielo vi saprà buon gradod’un’azione sì caritatevole, e ne sarete soccorsi.

“Siccome era molto eloquente, li persuase; ci fu fattaquest’orribile operazione, e l’Imano ci applicò l’istessobalsamo che si adopra a’ bambini dopo la circoncisione;noi eravam tutte per morire.

“Appena avevano i giannizzeri terminato il pasto chenoi imbandito loro avemmo, eccoti su de’ battelli piattiarrivare i Russi, e neppur un giannizzero si salvò. I Rus-si non badarono punto allo stato in cui ci trovavamo. Vison dappertutto dei chirurghi francesi; uno di questimolto bravo prese cura di noi, e ci guarì, ci disse a tuttedi consolarci, perchè in molti assedj era stato praticatolo stesso, ed esser così la legge di guerra.

Quando le mie compagne furono in grado di cammi-nare ci mandarono a Mosca. Io toccai in sorte un bojar-do; che mi fece sua giardiniera, e mi regalava di ventifrustate al giorno; ma questo signore, essendo stato ar-ruotato in capo a due anni con una trentina d’altri bojar-di, per impicci di corte, profittai di questa avventura eme ne scappai. Traversai tutta la Russia; fui lungo tem-po a servire in una osteria a Riga, indi a Rostock, a Vei-mar, a Lipsia a Cassel, a Utrecth, a Leida, all’Aja, a Rot-

44

Page 45: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

terdam; sono invecchiata nella miseria e nell’obbrobrio,ricordandomi sempre d’esser figlia di papa. Ho volutouccidermi cento volte; ma amavo ancora la vita. Questadebolezza ridicola è forse delle nostre inclinazioni la piùfunesta. Perchè vi è nulla di più ridicolo che di volerportar continuamente un fardello, che si vorrebbe adogni momento buttar giù? Di aver in aborrimento la pro-pria esistenza, e di non poter distaccarsene? D’accarez-zar finalmente il serpe che ci divora, finchè non ci abbiamangiato il cuore?

“Ho veduto ne’ paesi che la fortuna m’ha fatto scorre-re e nelle osterie dove ho servito, un numero prodigiosodi persone, che detestavano la propria esistenza, ma ottosoli ne ho veduti che abbian volontariamente posto finealla lor miseria, tre negri, quattro inglesi e un professoretedesco nominato Robek. Finalmente; sono stata a servi-re in casa dell’ebreo don Issaccar che mi mise appressodi voi signorina mia bella; mi vi sono affezionata, e mison data più pensiero delle vostre avventure che dellemie. Non vi avrei nemmen parlato mai delle mie disgra-zie, se voi non m’aveste un po’ piccata e se non fossel’uso sui bastimenti di contar istorielle per divertirsi. Fi-nalmente, signora, io ho dell’esperienza e conosco ilmondo. Pigliatevi un gusto; impegnate i passeggeri acontarvi ognun la sua istoria, e se uno solo se ne trovache non abbia sovente maledetto il punto in cui nacque,e che non abbia sovente detto a sè medesimo d’essere ilpiù infelice che viva, gettatemi a capo all’ingiù nelmare, ch’io mi contento.”

45

terdam; sono invecchiata nella miseria e nell’obbrobrio,ricordandomi sempre d’esser figlia di papa. Ho volutouccidermi cento volte; ma amavo ancora la vita. Questadebolezza ridicola è forse delle nostre inclinazioni la piùfunesta. Perchè vi è nulla di più ridicolo che di volerportar continuamente un fardello, che si vorrebbe adogni momento buttar giù? Di aver in aborrimento la pro-pria esistenza, e di non poter distaccarsene? D’accarez-zar finalmente il serpe che ci divora, finchè non ci abbiamangiato il cuore?

“Ho veduto ne’ paesi che la fortuna m’ha fatto scorre-re e nelle osterie dove ho servito, un numero prodigiosodi persone, che detestavano la propria esistenza, ma ottosoli ne ho veduti che abbian volontariamente posto finealla lor miseria, tre negri, quattro inglesi e un professoretedesco nominato Robek. Finalmente; sono stata a servi-re in casa dell’ebreo don Issaccar che mi mise appressodi voi signorina mia bella; mi vi sono affezionata, e mison data più pensiero delle vostre avventure che dellemie. Non vi avrei nemmen parlato mai delle mie disgra-zie, se voi non m’aveste un po’ piccata e se non fossel’uso sui bastimenti di contar istorielle per divertirsi. Fi-nalmente, signora, io ho dell’esperienza e conosco ilmondo. Pigliatevi un gusto; impegnate i passeggeri acontarvi ognun la sua istoria, e se uno solo se ne trovache non abbia sovente maledetto il punto in cui nacque,e che non abbia sovente detto a sè medesimo d’essere ilpiù infelice che viva, gettatemi a capo all’ingiù nelmare, ch’io mi contento.”

45

Page 46: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

CAPITOLO XIII.Come Candido fu obbligato di separarsi dalla bel-la Cunegonda e dalla vecchia

La bella Cunegonda udita che ebbe l’istoria della vec-chia le fe’ tutte le cortesie che a persona del di lei meritoe del di lei rango si convenivano, ed avendo accettato ilconsiglio, impegnò tutti i passeggieri a contare, unodopo l’altro, le loro avventure, ed ebbe, insieme conCandido, a confessare che la vecchia aveva ragione. —Che peccato, diceva Candido, che il saggio Pangloss siacontro il costume stato impiccato in un auto-da-fè! ei cidirebbe delle cose ammirabili sul mal fisico e sul malmorale onde è coperta la terra e il mare, ed io mi sentireiforza bastante di fargli con tutto il rispetto delle obbie-zioni.

A misura che ognuno andava contando la propria isto-ria il bastimento avanzava cammino. Abbordarono aBuenos-Aires, e Cunegonda, il capitan Candido, e lavecchia andarono a casa del governatore don Fernandod’Ibaraa y Figueora y Mascarenes y Lampourdos y Sou-za. Questo signore avea tutta la fierezza che convenivasia un uomo che portava una sì lunga sfilata di nomi, egliparlava alla gente con un sì nobil disdegno, arricciavatalmente il naso, alzava sì spietatamente la voce, pren-deva un tuono da imporre talmente e affettava un porta-mento sì altiero, che faceva venir voglia di bastonarlo achiunque gli favellava. Amava furiosamente le donne, e

46

CAPITOLO XIII.Come Candido fu obbligato di separarsi dalla bel-la Cunegonda e dalla vecchia

La bella Cunegonda udita che ebbe l’istoria della vec-chia le fe’ tutte le cortesie che a persona del di lei meritoe del di lei rango si convenivano, ed avendo accettato ilconsiglio, impegnò tutti i passeggieri a contare, unodopo l’altro, le loro avventure, ed ebbe, insieme conCandido, a confessare che la vecchia aveva ragione. —Che peccato, diceva Candido, che il saggio Pangloss siacontro il costume stato impiccato in un auto-da-fè! ei cidirebbe delle cose ammirabili sul mal fisico e sul malmorale onde è coperta la terra e il mare, ed io mi sentireiforza bastante di fargli con tutto il rispetto delle obbie-zioni.

A misura che ognuno andava contando la propria isto-ria il bastimento avanzava cammino. Abbordarono aBuenos-Aires, e Cunegonda, il capitan Candido, e lavecchia andarono a casa del governatore don Fernandod’Ibaraa y Figueora y Mascarenes y Lampourdos y Sou-za. Questo signore avea tutta la fierezza che convenivasia un uomo che portava una sì lunga sfilata di nomi, egliparlava alla gente con un sì nobil disdegno, arricciavatalmente il naso, alzava sì spietatamente la voce, pren-deva un tuono da imporre talmente e affettava un porta-mento sì altiero, che faceva venir voglia di bastonarlo achiunque gli favellava. Amava furiosamente le donne, e

46

Page 47: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Cunegonda gli parve quanto di più bello avesse mai ve-duto. La prima cosa ch’ei fece, fu di dimandare s’ellaera moglie del capitano, e fece questa domanda inun’aria, che mise Candido in apprensione; non ardì eglidire che era sua sorella perchè non lo era nemmeno,quantunque questa bugia officiosa fosse di moda fra gliantichi e potesse essere utile tra i moderni; aveva l’ani-ma troppo pura per avere a tradire la verità. — La signo-ra Cunegonda, diss’egli, deve farmi l’onor di sposarmi,e siamo a supplicar l’Eccellenza Vostra a degnarsi difare le nostre nozze.

Don Fernando d’Ibaraa y Figueora y Mascarenes yLampourdos y Souza, arricciando le basette, sorriseamaramente, e ordinò al capitano Candido d’andare afar la visita della sua compagnia. Candido obbedì; e ilgovernatore si fermò con Cunegonda; le dichiarò la suapassione, le protestò che il giorno appresso l’avrebbesposata in faccia alla Chiesa, o altrimenti, come più fos-se piaciuto alla di lei bellezza; Cunegonda gli domandòun quarto d’ora per raccogliersi, per consultar la vec-chia, e determinarsi.

La vecchia diceva a Cunegonda: — Signorina, voiavete settantadue quarti di nobiltà, e nemmeno un pic-ciolo; non sta che a voi il divenir la moglie del più gransignore dell’America Occidentale, e che ha una bellabasetta: vorrete voi piccarvi d’una fedeltà a tutta prova?

Voi siete stata oltraggiata da’ Bulgari; un ebreo e uninquisitore si sono succeduti. Le disgrazie danno de’ pri-vilegi; ed io confesso, che se fossi ne’ vostri piedi non

47

Cunegonda gli parve quanto di più bello avesse mai ve-duto. La prima cosa ch’ei fece, fu di dimandare s’ellaera moglie del capitano, e fece questa domanda inun’aria, che mise Candido in apprensione; non ardì eglidire che era sua sorella perchè non lo era nemmeno,quantunque questa bugia officiosa fosse di moda fra gliantichi e potesse essere utile tra i moderni; aveva l’ani-ma troppo pura per avere a tradire la verità. — La signo-ra Cunegonda, diss’egli, deve farmi l’onor di sposarmi,e siamo a supplicar l’Eccellenza Vostra a degnarsi difare le nostre nozze.

Don Fernando d’Ibaraa y Figueora y Mascarenes yLampourdos y Souza, arricciando le basette, sorriseamaramente, e ordinò al capitano Candido d’andare afar la visita della sua compagnia. Candido obbedì; e ilgovernatore si fermò con Cunegonda; le dichiarò la suapassione, le protestò che il giorno appresso l’avrebbesposata in faccia alla Chiesa, o altrimenti, come più fos-se piaciuto alla di lei bellezza; Cunegonda gli domandòun quarto d’ora per raccogliersi, per consultar la vec-chia, e determinarsi.

La vecchia diceva a Cunegonda: — Signorina, voiavete settantadue quarti di nobiltà, e nemmeno un pic-ciolo; non sta che a voi il divenir la moglie del più gransignore dell’America Occidentale, e che ha una bellabasetta: vorrete voi piccarvi d’una fedeltà a tutta prova?

Voi siete stata oltraggiata da’ Bulgari; un ebreo e uninquisitore si sono succeduti. Le disgrazie danno de’ pri-vilegi; ed io confesso, che se fossi ne’ vostri piedi non

47

Page 48: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

mi farei il minimo scrupolo di sposare il signor governa-tore, e di far la fortuna di Candido.

Mentre la vecchia così parlava con tutta la prudenzache viene dall’esperienza e dagli anni, si vide entrar nelporto un piccolo legno, che portava un alcade, e deglialguazil; ed ecco quel che era successo.

La vecchia aveva molto bene indovinato, che era que-sti un francescano conventuale, che avea rubato i danarie le gioje di Cunegonda nella città di Badajoz, quandoin tutta fretta se ne fuggiva con Candido. Questo frateavendo voluto vendere alcune di quelle gioje a un gio-jelliere, furon da lui riconosciute per quelle dell’inquisi-tore, e il francescano aveva, prima di farsi impiccare,confessato d’averle rubate, indicando le persone e lastrada ch’esse avean presa. La fuga di Cunegonda e diCandido era già nota, s’inseguirono fino a Cadice, esenza perder tempo si spedì un bastimento per tener lordietro, ed era già questi nel porto di Buenos-Aires. Sisparse la nuova che era per sbarcarne un alcade, che ve-niva in traccia degli assassini di monsignore ilgrand’Inquisitore; e la vecchia prudente, vide in unistante quel che era da farsi. — Voi non potete fuggire,diss’ella a Cunegonda, e non avete nulla da temere. Nonsiete voi quella che ha ucciso l’inquisitore, e d’altra par-te il governatore che vi ama non vi lascerà maltrattare;restate.

Corre immediatamente da Candido, e “fuggite, glidice, fra un’ora vi bruceranno.” Non vi era un momentoda perdere, ma come lasciar Cunegonda, e dove rifu-

48

mi farei il minimo scrupolo di sposare il signor governa-tore, e di far la fortuna di Candido.

Mentre la vecchia così parlava con tutta la prudenzache viene dall’esperienza e dagli anni, si vide entrar nelporto un piccolo legno, che portava un alcade, e deglialguazil; ed ecco quel che era successo.

La vecchia aveva molto bene indovinato, che era que-sti un francescano conventuale, che avea rubato i danarie le gioje di Cunegonda nella città di Badajoz, quandoin tutta fretta se ne fuggiva con Candido. Questo frateavendo voluto vendere alcune di quelle gioje a un gio-jelliere, furon da lui riconosciute per quelle dell’inquisi-tore, e il francescano aveva, prima di farsi impiccare,confessato d’averle rubate, indicando le persone e lastrada ch’esse avean presa. La fuga di Cunegonda e diCandido era già nota, s’inseguirono fino a Cadice, esenza perder tempo si spedì un bastimento per tener lordietro, ed era già questi nel porto di Buenos-Aires. Sisparse la nuova che era per sbarcarne un alcade, che ve-niva in traccia degli assassini di monsignore ilgrand’Inquisitore; e la vecchia prudente, vide in unistante quel che era da farsi. — Voi non potete fuggire,diss’ella a Cunegonda, e non avete nulla da temere. Nonsiete voi quella che ha ucciso l’inquisitore, e d’altra par-te il governatore che vi ama non vi lascerà maltrattare;restate.

Corre immediatamente da Candido, e “fuggite, glidice, fra un’ora vi bruceranno.” Non vi era un momentoda perdere, ma come lasciar Cunegonda, e dove rifu-

48

Page 49: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

giarsi?

CAPITOLO XIV.Come Candido e Cacambo furono ricevuti da’ Ge-suiti del Paraguai

Candido aveva condotto da Cadice un servitore diquelli che trovansi in abbondanza sulle coste di Spagnae sulle colonie. Era questi un quarto di spagnuolo natoda un meticcio nel Tucuman, era stato chierico di coro,sagrestano, marinaio, frate, fattore, soldato e lacchè. Sichiamava Cacambo, e amava molto il padrone, perchè ilpadrone era un bell’uomo. Sellò egli immediatamente idue cavalli d’Andalusia, e “andiamo, disse al padrone,seguitiamo il consiglio della vecchia, partiamo e galop-piamo senza voltarci indietro.” — Oh mia cara Cune-gonda, dicea Candido piangendo, ho io ad abbandonarviadesso che il signor governatore è per stringere i nostrisponsali? Oh Cunegonda, condotta di sì lontano che saràdi voi? — Farà quel che potrà, dicea Cacambo, le donnesan ben levarsi d’intrigo. Iddio le provvede, scappiamo.— Dove mi meni tu? dove si va? che farem noi senzaCunegonda? — Per San Jacopo di Compostella, dicevaCacambo, tu andavi a far la guerra a’ gesuiti, andiamo afarla per loro, io son pratico delle strade, e vi condurrònel lor regno, ed essi avranno un gusto grandissimo diavere un capitano che faccia l’esercizio alla bulghera, evoi farete una fortuna prodigiosa. Quando non si trova il

49

giarsi?

CAPITOLO XIV.Come Candido e Cacambo furono ricevuti da’ Ge-suiti del Paraguai

Candido aveva condotto da Cadice un servitore diquelli che trovansi in abbondanza sulle coste di Spagnae sulle colonie. Era questi un quarto di spagnuolo natoda un meticcio nel Tucuman, era stato chierico di coro,sagrestano, marinaio, frate, fattore, soldato e lacchè. Sichiamava Cacambo, e amava molto il padrone, perchè ilpadrone era un bell’uomo. Sellò egli immediatamente idue cavalli d’Andalusia, e “andiamo, disse al padrone,seguitiamo il consiglio della vecchia, partiamo e galop-piamo senza voltarci indietro.” — Oh mia cara Cune-gonda, dicea Candido piangendo, ho io ad abbandonarviadesso che il signor governatore è per stringere i nostrisponsali? Oh Cunegonda, condotta di sì lontano che saràdi voi? — Farà quel che potrà, dicea Cacambo, le donnesan ben levarsi d’intrigo. Iddio le provvede, scappiamo.— Dove mi meni tu? dove si va? che farem noi senzaCunegonda? — Per San Jacopo di Compostella, dicevaCacambo, tu andavi a far la guerra a’ gesuiti, andiamo afarla per loro, io son pratico delle strade, e vi condurrònel lor regno, ed essi avranno un gusto grandissimo diavere un capitano che faccia l’esercizio alla bulghera, evoi farete una fortuna prodigiosa. Quando non si trova il

49

Page 50: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

suo conto in un mondo si va in un altro, ed è un granpiacere vedere, e far cose nuove. — Tu sei dunque statoaltre volte nel Paraguai? disse Candido. — E come! ri-spose Cacambo, sono stato sguattero nel collegiodell’Assunzione, e conosco il governo de los Padresquanto le strade di Cadice. Che cosa maravigliosa che èquel governo! Il regno ha di già trecento leghe di diame-tro diviso in trenta provincie. I padri vi hanno tutto e ipopoli nulla. Questo è il capo lavoro della ragione e del-la giustizia. Io non vedo per me niente di sì divino quan-to i padri che fan qui la guerra al re di Spagna e di Por-togallo, e sono in Europa i lor confessori. Qui ammazza-no gli Spagnuoli e a Madrid li mandano in paradiso. Èun incanto; tiriamo avanti; voi diventerete il più felice ditutti gli uomini. Che piacere avranno los padres, quandosapranno che vien da loro un capitano, che fa l’esercizioalla bulghera!

Arrivati che furono alla prima barriera, Cacambo dis-se alla sentinella che un capitano voleva parlare a mon-signor comandante. Si andò a darne avviso alla granguardia. Un uffiziale paraguaino corse a’ piedi del co-mandante a dargliene parte; Candido e Cacambo furonoimmediatamente disarmati, e furon loro presi i due ca-valli d’Andalusia. I due forestieri vengono introdotti inmezzo a due file di soldati, in fondo alle quali era il co-mandante colla berrettina a tre punte in capo, la toga ti-rata su, la spada al fianco e lo spuntone In mano. Feceegli un segno, e immediatamente i due forastieri furonocircondati da ventiquattro soldati. Gli disse un sergente

50

suo conto in un mondo si va in un altro, ed è un granpiacere vedere, e far cose nuove. — Tu sei dunque statoaltre volte nel Paraguai? disse Candido. — E come! ri-spose Cacambo, sono stato sguattero nel collegiodell’Assunzione, e conosco il governo de los Padresquanto le strade di Cadice. Che cosa maravigliosa che èquel governo! Il regno ha di già trecento leghe di diame-tro diviso in trenta provincie. I padri vi hanno tutto e ipopoli nulla. Questo è il capo lavoro della ragione e del-la giustizia. Io non vedo per me niente di sì divino quan-to i padri che fan qui la guerra al re di Spagna e di Por-togallo, e sono in Europa i lor confessori. Qui ammazza-no gli Spagnuoli e a Madrid li mandano in paradiso. Èun incanto; tiriamo avanti; voi diventerete il più felice ditutti gli uomini. Che piacere avranno los padres, quandosapranno che vien da loro un capitano, che fa l’esercizioalla bulghera!

Arrivati che furono alla prima barriera, Cacambo dis-se alla sentinella che un capitano voleva parlare a mon-signor comandante. Si andò a darne avviso alla granguardia. Un uffiziale paraguaino corse a’ piedi del co-mandante a dargliene parte; Candido e Cacambo furonoimmediatamente disarmati, e furon loro presi i due ca-valli d’Andalusia. I due forestieri vengono introdotti inmezzo a due file di soldati, in fondo alle quali era il co-mandante colla berrettina a tre punte in capo, la toga ti-rata su, la spada al fianco e lo spuntone In mano. Feceegli un segno, e immediatamente i due forastieri furonocircondati da ventiquattro soldati. Gli disse un sergente

50

Page 51: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

che conveniva aspettare, che il comandante non poteaparlargli, perchè il reverendo padre provinciale non per-mette ad alcun spagnuolo di aprir la bocca fuorchè insua presenza, o di restare in paese più di tre ore. — Mail signor capitano, disse Cacambo, che muor di famecome me, non è spagnuolo, è tedesco; non potrebb’egliintanto che si aspetta Sua Reverenza, far colazione?

Il sergente andò subito a render conto di questo di-scorso al comandante. — Ringraziato sia Dio, disse que-sto signore, giacchè è tedesco posso parlargli, conduce-telo nella mia pergola.

Candido viene allora introdotto in un gabinetto di ver-dura adorno d’un bel colonnato di marmo verde venatod’oro, e di belle graticolate con entrovi de’ pappagalli,dei colibrì, degli uccelli mosche, dei pintades, e tutti gliuccelli i più rari. Era di già all’ordine in piatti d’oro unacolazione squisita, e mentre i paragauini mangiavanodel mais in scodelle di legno alla campagna aperta e albollor del sole, il reverendo padre comandante entrò sot-to il pergolato.

Era egli un bel giovanotto, pienotto di viso, di carna-gion bianca e colorita, colle ciglia rilevate, l’occhiovivo, l’orecchie rosse, le labbra vermiglie, e l’aria fiera,ma di una fierezza non da spagnuolo e non da gesuita.Furono a Candido e a Cacambo rendute le armi lor pre-se, come ancora i due cavalli d’Andalusia. Cacambo glimise a mangiar dell’avena vicino al pergolato, avendosempre l’occhio addosso a loro per paura di qualche sor-presa.

51

che conveniva aspettare, che il comandante non poteaparlargli, perchè il reverendo padre provinciale non per-mette ad alcun spagnuolo di aprir la bocca fuorchè insua presenza, o di restare in paese più di tre ore. — Mail signor capitano, disse Cacambo, che muor di famecome me, non è spagnuolo, è tedesco; non potrebb’egliintanto che si aspetta Sua Reverenza, far colazione?

Il sergente andò subito a render conto di questo di-scorso al comandante. — Ringraziato sia Dio, disse que-sto signore, giacchè è tedesco posso parlargli, conduce-telo nella mia pergola.

Candido viene allora introdotto in un gabinetto di ver-dura adorno d’un bel colonnato di marmo verde venatod’oro, e di belle graticolate con entrovi de’ pappagalli,dei colibrì, degli uccelli mosche, dei pintades, e tutti gliuccelli i più rari. Era di già all’ordine in piatti d’oro unacolazione squisita, e mentre i paragauini mangiavanodel mais in scodelle di legno alla campagna aperta e albollor del sole, il reverendo padre comandante entrò sot-to il pergolato.

Era egli un bel giovanotto, pienotto di viso, di carna-gion bianca e colorita, colle ciglia rilevate, l’occhiovivo, l’orecchie rosse, le labbra vermiglie, e l’aria fiera,ma di una fierezza non da spagnuolo e non da gesuita.Furono a Candido e a Cacambo rendute le armi lor pre-se, come ancora i due cavalli d’Andalusia. Cacambo glimise a mangiar dell’avena vicino al pergolato, avendosempre l’occhio addosso a loro per paura di qualche sor-presa.

51

Page 52: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Candido baciò il lembo della veste al comandante, equindi si misero a tavola. — Voi siete dunque tedesco,gli disse in quella lingua medesima il gesuita. — Reve-rendo padre, sì, disse Candido, e l’uno e l’altro in ciòdire si guardavano con estremo stupore e con un’emo-zione che trattener non. potevano. — E di che paese diGermania siete voi? disse il gesuita. — Della sudiciaprovincia di Vesfalia. disse Candido; io son nato nel ca-stello di Thunder-ten-tronckh. — Oh cielo! è egli possi-bile! esclamò il comandante. — Che miracolo! esclamòCandido. — Sareste voi, disse il comandante. Eh eh nonpuò essere disse Candido...

Si lasciano entrambi cadere a traverso, s’abbraccianoe versano un fiume di lacrime. — Come? Sareste voi,padre reverendo, il fratello della bella Cunegonda, voiche foste ucciso da’ Bulgari! voi il figlio del signor ba-rone! Voi gesuita nel Paraguai! Bisogna confessare chequesto mondo è una strana cosa. O Pangloss, Pangloss,qual piacere sarebbe ora il nostro se non foste stato im-piccato.

Il comandante fece ritirare gli schiavi negri, e i para-guaini che servivano a tavola recando da bere in gotti dicristallo di rocca; ringraziò Dio e sant’Ignazio mille vol-te, si stringeva Candido fra le braccia, e il lor viso erabagnato di lacrime. — Voi restereste più stupefatto, piùcommosso, e più fuor di voi, disse Candido, se lo vi di-cessi che Cunegonda vostra sorella, che avete credutasventrata è piena di sanità. — Dove mai? — Nelle vo-stre vicinanze, in casa del governatore di Buenos Aires;

52

Candido baciò il lembo della veste al comandante, equindi si misero a tavola. — Voi siete dunque tedesco,gli disse in quella lingua medesima il gesuita. — Reve-rendo padre, sì, disse Candido, e l’uno e l’altro in ciòdire si guardavano con estremo stupore e con un’emo-zione che trattener non. potevano. — E di che paese diGermania siete voi? disse il gesuita. — Della sudiciaprovincia di Vesfalia. disse Candido; io son nato nel ca-stello di Thunder-ten-tronckh. — Oh cielo! è egli possi-bile! esclamò il comandante. — Che miracolo! esclamòCandido. — Sareste voi, disse il comandante. Eh eh nonpuò essere disse Candido...

Si lasciano entrambi cadere a traverso, s’abbraccianoe versano un fiume di lacrime. — Come? Sareste voi,padre reverendo, il fratello della bella Cunegonda, voiche foste ucciso da’ Bulgari! voi il figlio del signor ba-rone! Voi gesuita nel Paraguai! Bisogna confessare chequesto mondo è una strana cosa. O Pangloss, Pangloss,qual piacere sarebbe ora il nostro se non foste stato im-piccato.

Il comandante fece ritirare gli schiavi negri, e i para-guaini che servivano a tavola recando da bere in gotti dicristallo di rocca; ringraziò Dio e sant’Ignazio mille vol-te, si stringeva Candido fra le braccia, e il lor viso erabagnato di lacrime. — Voi restereste più stupefatto, piùcommosso, e più fuor di voi, disse Candido, se lo vi di-cessi che Cunegonda vostra sorella, che avete credutasventrata è piena di sanità. — Dove mai? — Nelle vo-stre vicinanze, in casa del governatore di Buenos Aires;

52

Page 53: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

ed io venivo per farvi la guerra.Ogni parola che profferivano in questa lunga conver-

sazione accumulava prodigio sopra prodigio. Tuttal’anima volava sulla lingua, era attenta sulle orecchie,brillava loro sugli occhi. Siccome eran tedeschi stetteromolto tempo a tavola, aspettando il molto reverendoprovinciale; e il comandante così parlo al suo caro Can-dido.

CAPITOLO XV.Come Candido uccise il fratello della sua cara Cu-negonda.

“Mi ricorderò finch’io viva di quel giorno orribile incui i vidi uccidere mio padre e mia madre, e offendermia sorella. Ritirati che furonsi i Bulgari questa sorellaadorabile non si trovo più; si mise in una carretta miamadre, mio padre ed io, con tre altri ragazzi scannati percondurci a seppellire in una cappella di Gesuiti due le-ghe distante dal castello de’ miei maggiori. Un gesuitaci sparse sopra dell’acqua benedetta, che era terribil-mente salata, me n’entrarono alcune gocce negli occhi, equel Padre s’accorse che la mia pupilla facea un piccolmoto. Mi pose la mano sul cuore, e lo sentì palpitare; fuidunque soccorso, e in capo a tre settimane era tornatosano. Il reverendo padre Didio superior della casa con-cepì per me un’affezione la più tenera. Mi diè l’abito dinovizio, e qualche tempo dopo fui mandato a Roma.

53

ed io venivo per farvi la guerra.Ogni parola che profferivano in questa lunga conver-

sazione accumulava prodigio sopra prodigio. Tuttal’anima volava sulla lingua, era attenta sulle orecchie,brillava loro sugli occhi. Siccome eran tedeschi stetteromolto tempo a tavola, aspettando il molto reverendoprovinciale; e il comandante così parlo al suo caro Can-dido.

CAPITOLO XV.Come Candido uccise il fratello della sua cara Cu-negonda.

“Mi ricorderò finch’io viva di quel giorno orribile incui i vidi uccidere mio padre e mia madre, e offendermia sorella. Ritirati che furonsi i Bulgari questa sorellaadorabile non si trovo più; si mise in una carretta miamadre, mio padre ed io, con tre altri ragazzi scannati percondurci a seppellire in una cappella di Gesuiti due le-ghe distante dal castello de’ miei maggiori. Un gesuitaci sparse sopra dell’acqua benedetta, che era terribil-mente salata, me n’entrarono alcune gocce negli occhi, equel Padre s’accorse che la mia pupilla facea un piccolmoto. Mi pose la mano sul cuore, e lo sentì palpitare; fuidunque soccorso, e in capo a tre settimane era tornatosano. Il reverendo padre Didio superior della casa con-cepì per me un’affezione la più tenera. Mi diè l’abito dinovizio, e qualche tempo dopo fui mandato a Roma.

53

Page 54: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Aveva il padre generale bisogno di reclute di gesuiti te-deschi; perchè i sovrani del Paraguai ricevon men chepossono gesuiti spagnuoli; hanno più gusto a’ forestieridi cui si credono più assoluti padroni. Fui prescelto aproposito dal padre generale di venire a lavorare in que-sta vigna, onde partimmo un polacco, un tirolese, ed io.Fui al mio arrivo onorato del suddiaconato e dell’impie-go di tenente. Io sono al presente colonnello, e sacerdo-te. Le truppe del re di Spagna saranno ricevute con vi-gore, ve ne assicuro io, e saranno scomunicate e battute.La provvidenza vi ha qui mandato per secondarci; ma èegli vero che la mia cara Cunegonda sia qui vicino dalgovernatore di Buenos Aires?”

Candido l’assicurò con giuramento che era verissimo,e le lor lacrime ricominciarono.

Il barone non sapea saziarsi d’abbracciar Candidochiamandolo suo fratello e salvatore. — Ah forse,diss’egli, potremo entrar assieme trionfanti nella città eripigliar Cunegonda. — Questo è tutto quel che più bra-mo, diceva Candido, perchè contavo di sposarla, e lospero. — Come, insolente, riprese allora il barone, avre-ste voi la sfacciataggine di sposar mia sorella che vantasettantadue quarti di nobiltà? Mi parete bene sfrontatoad aver l’ardire di parlarmi di un disegno sì temerario.

Candido restò di sasso a questa escita, e: Tutt’i quartidel mondo, replicò, non ci han che far nulla, padre mioreverendo. Io ho levato vostra sorella di mano a unebreo, e ad un inquisitore; ella mi deve dell’obbligazionie vuole sposarmi. — Maestro Pangloss mi ha sempre

54

Aveva il padre generale bisogno di reclute di gesuiti te-deschi; perchè i sovrani del Paraguai ricevon men chepossono gesuiti spagnuoli; hanno più gusto a’ forestieridi cui si credono più assoluti padroni. Fui prescelto aproposito dal padre generale di venire a lavorare in que-sta vigna, onde partimmo un polacco, un tirolese, ed io.Fui al mio arrivo onorato del suddiaconato e dell’impie-go di tenente. Io sono al presente colonnello, e sacerdo-te. Le truppe del re di Spagna saranno ricevute con vi-gore, ve ne assicuro io, e saranno scomunicate e battute.La provvidenza vi ha qui mandato per secondarci; ma èegli vero che la mia cara Cunegonda sia qui vicino dalgovernatore di Buenos Aires?”

Candido l’assicurò con giuramento che era verissimo,e le lor lacrime ricominciarono.

Il barone non sapea saziarsi d’abbracciar Candidochiamandolo suo fratello e salvatore. — Ah forse,diss’egli, potremo entrar assieme trionfanti nella città eripigliar Cunegonda. — Questo è tutto quel che più bra-mo, diceva Candido, perchè contavo di sposarla, e lospero. — Come, insolente, riprese allora il barone, avre-ste voi la sfacciataggine di sposar mia sorella che vantasettantadue quarti di nobiltà? Mi parete bene sfrontatoad aver l’ardire di parlarmi di un disegno sì temerario.

Candido restò di sasso a questa escita, e: Tutt’i quartidel mondo, replicò, non ci han che far nulla, padre mioreverendo. Io ho levato vostra sorella di mano a unebreo, e ad un inquisitore; ella mi deve dell’obbligazionie vuole sposarmi. — Maestro Pangloss mi ha sempre

54

Page 55: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

detto che gli uomini son tutti eguali, e sicuramente lasposerò. — Lo vedremo, pezzo di birbante, disse il ge-suita baron di Thunder-ten-tronckh, e in queste dire glidiè una gran piattonata sul viso.

Candido pose immediatamente mano alla spada el’immerse fino all’elsa nel corpo del baron gesuita; manel ritirarla tutta fumante si mise a piangere; “ahimè! di-cendo, che io ho ucciso il mio vecchio padrone, il mioamico, il cognato, io sono il miglior uomo del mondo, eintanto ho ammazzato già tre persone, e fra queste duesacerdoti.”

Cacambo che faceva la sentinella alla porta del gabi-netto accorse, e: — Non ci resta; gli disse il padrone,che a vender cara la nostra vita; entreranno senza dub-bio nel gabinetto, bisogna morir coll’armi alla mano.

Cacambo che si era trovato in altri imbrogli non si sismarrì punto, prese egli la toga da gesuita che portava ilbarone, la mise addosso a Candido, gli diede il berretti-no del morto, e lo fece montare a cavallo; tutto questo fufatto in un batter d’occhio.

“Galoppiamo, padrone, sarete da tutti preso per ungesuita, che va a dar degli ordini, e si saran passate lefrontiere prima che vi possan dar dietro.”

Nel dir queste parole volava via gridando in spagnuo-lo: — Largo, largo, al reverendo padre colonnello.

55

detto che gli uomini son tutti eguali, e sicuramente lasposerò. — Lo vedremo, pezzo di birbante, disse il ge-suita baron di Thunder-ten-tronckh, e in queste dire glidiè una gran piattonata sul viso.

Candido pose immediatamente mano alla spada el’immerse fino all’elsa nel corpo del baron gesuita; manel ritirarla tutta fumante si mise a piangere; “ahimè! di-cendo, che io ho ucciso il mio vecchio padrone, il mioamico, il cognato, io sono il miglior uomo del mondo, eintanto ho ammazzato già tre persone, e fra queste duesacerdoti.”

Cacambo che faceva la sentinella alla porta del gabi-netto accorse, e: — Non ci resta; gli disse il padrone,che a vender cara la nostra vita; entreranno senza dub-bio nel gabinetto, bisogna morir coll’armi alla mano.

Cacambo che si era trovato in altri imbrogli non si sismarrì punto, prese egli la toga da gesuita che portava ilbarone, la mise addosso a Candido, gli diede il berretti-no del morto, e lo fece montare a cavallo; tutto questo fufatto in un batter d’occhio.

“Galoppiamo, padrone, sarete da tutti preso per ungesuita, che va a dar degli ordini, e si saran passate lefrontiere prima che vi possan dar dietro.”

Nel dir queste parole volava via gridando in spagnuo-lo: — Largo, largo, al reverendo padre colonnello.

55

Page 56: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

CAPITOLO XVI.Quel che avvenne a’ due viaggiatori con le due femmine, due scimmie, e gli uomini selvaggi chia-mati Orecchioni.

Candido e il suo servo si trovarono al di là degli stec-cati, che nel campo non si sapeva ancora la morte delgesuita tedesco. Il vigilante Cacambo avea pensato aempir la valigia di pane, di cioccolata, di prosciutti e dialcune misure di vino. S’internarono co’ lor cavalli an-dalusi in una contrada incognita, dove non era vestigiodi strada alcuna; finalmente si presentò loro una bellaprateria, tramezzata di ruscelli. Ivi i nostri viaggiatorifan pascere i lor cavalli; Cacambo propone al suo padro-ne di mangiare, e glie ne dà l’esempio. — Come vuoi tu,dice Candido che io mangi del prosciutto, quando hoammazzato il figlio del signor barone, e che mi vedocondannato a non riveder più la bella Cunegonda in tut-to il tempo di vita mia? A che mi servirà il prolungare imiei giorni, s’io devo condurli lungi da lei nel rimorso,e nella disperazione? Che dirà il Giornale di Trevoux?

Così parlando, non lasciava però di mangiare. Il soletramontava, quando i due smarriti sentirono alcune pic-cole strida, che parean di femmine; essi non sapevano sequelle strida eran di dolore, o di gioja; si alzaron preci-pitosamente con quella inquietudine, e con quello spa-vento che tutto inspira in un paese incognito. Quei cla-mori si partivano da due giovani, che leggermente cor-

56

CAPITOLO XVI.Quel che avvenne a’ due viaggiatori con le due femmine, due scimmie, e gli uomini selvaggi chia-mati Orecchioni.

Candido e il suo servo si trovarono al di là degli stec-cati, che nel campo non si sapeva ancora la morte delgesuita tedesco. Il vigilante Cacambo avea pensato aempir la valigia di pane, di cioccolata, di prosciutti e dialcune misure di vino. S’internarono co’ lor cavalli an-dalusi in una contrada incognita, dove non era vestigiodi strada alcuna; finalmente si presentò loro una bellaprateria, tramezzata di ruscelli. Ivi i nostri viaggiatorifan pascere i lor cavalli; Cacambo propone al suo padro-ne di mangiare, e glie ne dà l’esempio. — Come vuoi tu,dice Candido che io mangi del prosciutto, quando hoammazzato il figlio del signor barone, e che mi vedocondannato a non riveder più la bella Cunegonda in tut-to il tempo di vita mia? A che mi servirà il prolungare imiei giorni, s’io devo condurli lungi da lei nel rimorso,e nella disperazione? Che dirà il Giornale di Trevoux?

Così parlando, non lasciava però di mangiare. Il soletramontava, quando i due smarriti sentirono alcune pic-cole strida, che parean di femmine; essi non sapevano sequelle strida eran di dolore, o di gioja; si alzaron preci-pitosamente con quella inquietudine, e con quello spa-vento che tutto inspira in un paese incognito. Quei cla-mori si partivano da due giovani, che leggermente cor-

56

Page 57: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

revano lungo la sponda della prateria, mentre due scim-mie le mordevano alle spalle. Candido ne fu mosso apietà; aveva egli imparato a tirare da’ Bulgari, ed avreb-be colpito una nocciuola in mezzo a un cespuglio, senzatoccar le foglie; prende egli il suo fucile spagnuolo adue canne, tira e ammazza le due scimmie. — Dio sialodato, mio caro Cacambo, io ho liberato da un gran pe-riglio quelle due povere creature; se ho commesso unpeccato ammazzando un inquisitore e un gesuita, io viho ben rimediato, salvando la vita a due giovani, saranforse due damigelle di condizione, e questa avventura cipuò procurare gran vantaggi nel paese.

Volea più dire, ma restò colla parola in bocca quandovide quelle due giovani abbracciare teneramente le duescimmie, cadere piangendo su’ loro corpi ed empir l’ariadi dolorose grida. — Io non mi aspettava un cuor tantobuono, disse finalmente a Cacambo, il qual gli replicò:— Voi avete fatto un bel servizio padron mio: avete am-mazzato i due amanti di quelle damigelle. — I loroamanti! è possibile? Tu mi burli, Cacambo, come possocrederlo? — Mio caro padrone, interrompe Cacambo,voi vi fate sempre maraviglia di tutto; perchè ha egli aparervi strano che in qualche paese vi sieno delle scim-mie che ottengano simpatie dalle dame? esse son unquarto d’uomo com’io sono un quarto di spagnuolo. —Ah, ripiglia Candido, mi sovviene d’aver inteso dire dalmio maestro Pangloss, che altre volte sono accaduti si-mili accidenti, e che avean prodotto degli Egipani, de’Fauni, dei Satiri, stati veduti dai più gran personaggi

57

revano lungo la sponda della prateria, mentre due scim-mie le mordevano alle spalle. Candido ne fu mosso apietà; aveva egli imparato a tirare da’ Bulgari, ed avreb-be colpito una nocciuola in mezzo a un cespuglio, senzatoccar le foglie; prende egli il suo fucile spagnuolo adue canne, tira e ammazza le due scimmie. — Dio sialodato, mio caro Cacambo, io ho liberato da un gran pe-riglio quelle due povere creature; se ho commesso unpeccato ammazzando un inquisitore e un gesuita, io viho ben rimediato, salvando la vita a due giovani, saranforse due damigelle di condizione, e questa avventura cipuò procurare gran vantaggi nel paese.

Volea più dire, ma restò colla parola in bocca quandovide quelle due giovani abbracciare teneramente le duescimmie, cadere piangendo su’ loro corpi ed empir l’ariadi dolorose grida. — Io non mi aspettava un cuor tantobuono, disse finalmente a Cacambo, il qual gli replicò:— Voi avete fatto un bel servizio padron mio: avete am-mazzato i due amanti di quelle damigelle. — I loroamanti! è possibile? Tu mi burli, Cacambo, come possocrederlo? — Mio caro padrone, interrompe Cacambo,voi vi fate sempre maraviglia di tutto; perchè ha egli aparervi strano che in qualche paese vi sieno delle scim-mie che ottengano simpatie dalle dame? esse son unquarto d’uomo com’io sono un quarto di spagnuolo. —Ah, ripiglia Candido, mi sovviene d’aver inteso dire dalmio maestro Pangloss, che altre volte sono accaduti si-mili accidenti, e che avean prodotto degli Egipani, de’Fauni, dei Satiri, stati veduti dai più gran personaggi

57

Page 58: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

dell’antichità; ma io la credeva un favola. — Ora doveteesserne convinto, disse Cacambo. Quel che io temo peraltro, è che quelle dame non ci pongano in qualche im-broglio.

Queste solide riflessioni determinarono Candido adabbandonare la prateria, e ad internarsi in un bosco, ovecenò con Cacambo, e dopo d’aver ambedue maledettol’inquisitor di Portogallo, il governator di Buenos-Aires,e il barone, si addormentarono sull’erba. Al risvegliarsisentirono che non si potean muovere, e la ragione erache nella notte gli Orecchioni abitanti del paese, ai qualierano essi stati accusati dalle due dame, li avevano am-manettati con corde di scorza d’albero. Si videro noi at-torniati da una cinquantina d’Orecchioni armati di frec-ce, di clave, e di asce di sasso; gli uni facean bollire unagran caldaja, gli altri preparavano degli spiedi gridandotutti: — È un gesuita, è un gesuita, noi saremo vendica-ti; e faremo un buon pasto, mangiamo un gesuita, man-giamo un gesuita!

— Io ve l’aveva detto, mio caro padrone, grida afflit-to Cacambo, che quelle due giovani ci avrebbero fattoun cattivo tiro.

Candido, scorgendo la caldaja e gli spiedi grida: “Noicertamente saremo arrostiti e lessati. Ah, che direbbe ilmaestro Pangloss s’egli vedesse come la pura natura èfatta? Tutto va bene; lo sia pure, ma io provo che è cosacrudele l’aver perduta la bella Cunegonda, e l’esser infi-lato su uno spiede dagli Orecchioni.”

Cacambo non si smarrì mai: — Non disperate di nul-

58

dell’antichità; ma io la credeva un favola. — Ora doveteesserne convinto, disse Cacambo. Quel che io temo peraltro, è che quelle dame non ci pongano in qualche im-broglio.

Queste solide riflessioni determinarono Candido adabbandonare la prateria, e ad internarsi in un bosco, ovecenò con Cacambo, e dopo d’aver ambedue maledettol’inquisitor di Portogallo, il governator di Buenos-Aires,e il barone, si addormentarono sull’erba. Al risvegliarsisentirono che non si potean muovere, e la ragione erache nella notte gli Orecchioni abitanti del paese, ai qualierano essi stati accusati dalle due dame, li avevano am-manettati con corde di scorza d’albero. Si videro noi at-torniati da una cinquantina d’Orecchioni armati di frec-ce, di clave, e di asce di sasso; gli uni facean bollire unagran caldaja, gli altri preparavano degli spiedi gridandotutti: — È un gesuita, è un gesuita, noi saremo vendica-ti; e faremo un buon pasto, mangiamo un gesuita, man-giamo un gesuita!

— Io ve l’aveva detto, mio caro padrone, grida afflit-to Cacambo, che quelle due giovani ci avrebbero fattoun cattivo tiro.

Candido, scorgendo la caldaja e gli spiedi grida: “Noicertamente saremo arrostiti e lessati. Ah, che direbbe ilmaestro Pangloss s’egli vedesse come la pura natura èfatta? Tutto va bene; lo sia pure, ma io provo che è cosacrudele l’aver perduta la bella Cunegonda, e l’esser infi-lato su uno spiede dagli Orecchioni.”

Cacambo non si smarrì mai: — Non disperate di nul-

58

Page 59: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

la, diss’egli all’afflitto Candido: io intendo un poco ilgergo di questi popoli. — Non lasciate dice Candido, difar loro vedere qual orribile inumanità è quella di cuocergli uomini, e che non è da cristiani. — Signori, dice Ca-cambo, voi credete dunque di mangiar oggi un gesuita:benissimo fatto; niente v’è di più giusto che il trattarcosì i propri nemici; in fatti il diritto naturale c’insegnaad uccidere il nostro prossimo, e questo si costuma an-cora in tutta la terra. Se noi non usiamo del diritto dimangiar gli uomini, è perchè abbiamo d’altra parte diche scialare, ma voi non avete il medesim rinfranco dinoi; certamente è meglio mangiare i suoi nemici, cheabbandonare ai corvi e alle cornacchie i frutti di sua vit-toria; ma, signori, voi non vorreste mangiar il vostroamico, voi credete d’infilare e arrostire un gesuita; edegli è un vostro difensore, un nemico de’ vostri nemici:per me, io son nato nel vostro paese, e questo signoreche vedete è mio padrone; che ben lungi d’essere un ge-suita, ne ha poc’anzi ammazzato uno, e ne porta le spo-glie. Ecco l’oggetto del vostro errore. Per verificare quelch’io vi dico, prendete la sua toga, portatela al primosteccato del regno de los Padres, e informatevi se il miopadrone non ha ammazzato un uffiziale gesuita: pocotempo vi abbisognerà, e potrete sempre mangiarci quan-do troviate ch’io abbia mentito, ma io vi ho detto la ve-rità: voi conoscete troppo i principj del gius pubblico, icostumi e le leggi per non farci grazia.

Gli Orecchioni trovarono questo discorso molto ra-gionevole, e deputarono due cittadini de’ più ragguarde-

59

la, diss’egli all’afflitto Candido: io intendo un poco ilgergo di questi popoli. — Non lasciate dice Candido, difar loro vedere qual orribile inumanità è quella di cuocergli uomini, e che non è da cristiani. — Signori, dice Ca-cambo, voi credete dunque di mangiar oggi un gesuita:benissimo fatto; niente v’è di più giusto che il trattarcosì i propri nemici; in fatti il diritto naturale c’insegnaad uccidere il nostro prossimo, e questo si costuma an-cora in tutta la terra. Se noi non usiamo del diritto dimangiar gli uomini, è perchè abbiamo d’altra parte diche scialare, ma voi non avete il medesim rinfranco dinoi; certamente è meglio mangiare i suoi nemici, cheabbandonare ai corvi e alle cornacchie i frutti di sua vit-toria; ma, signori, voi non vorreste mangiar il vostroamico, voi credete d’infilare e arrostire un gesuita; edegli è un vostro difensore, un nemico de’ vostri nemici:per me, io son nato nel vostro paese, e questo signoreche vedete è mio padrone; che ben lungi d’essere un ge-suita, ne ha poc’anzi ammazzato uno, e ne porta le spo-glie. Ecco l’oggetto del vostro errore. Per verificare quelch’io vi dico, prendete la sua toga, portatela al primosteccato del regno de los Padres, e informatevi se il miopadrone non ha ammazzato un uffiziale gesuita: pocotempo vi abbisognerà, e potrete sempre mangiarci quan-do troviate ch’io abbia mentito, ma io vi ho detto la ve-rità: voi conoscete troppo i principj del gius pubblico, icostumi e le leggi per non farci grazia.

Gli Orecchioni trovarono questo discorso molto ra-gionevole, e deputarono due cittadini de’ più ragguarde-

59

Page 60: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

voli per andar con diligenza a informarsi della verità. Idue deputati eseguirono la lor commissione da gente dispirito, e ritornarono ben tosto ad apportar buone nuove.

Gli Orecchioni liberarono allora i due prigionieri, fe-cero loro ogni sorta di civiltà, offrirono loro delle ragaz-ze, diedero loro rinfreschi, e li ricondussero ai confinidei loro Stati, gridando con allegrezza: Non è gesuita,non è gesuita.

Candido non lasciava di ammirare la sua liberazione— Che popolo! diceva egli, che uomini! Che costumi!Se io non avessi avuta la fortuna di dare una stoccata atraverso il corpo del fratello di Cunegonda, io era man-giato senza remissione; ma finalmente la pura natura èbuona, poichè questa gente in luogo di mangiarmi, miha fatto mille gentilezze, allorchè han saputo che io nonera gesuita.

CAPITOLO XVII.Arrivo di Candido e del suo servo al Paese d’Eldo-rado e ciò ch’essi vi videro.

Quando furono alle frontiere degli Orecchioni: — Ve-dete voi, disse Cacambo a Candido, che quell’emisferonon è miglior dell’altro: credete a me, ritorniamocene inEuropa per la più corta. — Come ritornarci? disse Can-dido, e dove andare? Se vado nel mio paese, i Bulgari egli Abari ci scannano; se ritorno in Portogallo, son bru-ciato; se restiamo in questo paese, corriamo rischio ogni

60

voli per andar con diligenza a informarsi della verità. Idue deputati eseguirono la lor commissione da gente dispirito, e ritornarono ben tosto ad apportar buone nuove.

Gli Orecchioni liberarono allora i due prigionieri, fe-cero loro ogni sorta di civiltà, offrirono loro delle ragaz-ze, diedero loro rinfreschi, e li ricondussero ai confinidei loro Stati, gridando con allegrezza: Non è gesuita,non è gesuita.

Candido non lasciava di ammirare la sua liberazione— Che popolo! diceva egli, che uomini! Che costumi!Se io non avessi avuta la fortuna di dare una stoccata atraverso il corpo del fratello di Cunegonda, io era man-giato senza remissione; ma finalmente la pura natura èbuona, poichè questa gente in luogo di mangiarmi, miha fatto mille gentilezze, allorchè han saputo che io nonera gesuita.

CAPITOLO XVII.Arrivo di Candido e del suo servo al Paese d’Eldo-rado e ciò ch’essi vi videro.

Quando furono alle frontiere degli Orecchioni: — Ve-dete voi, disse Cacambo a Candido, che quell’emisferonon è miglior dell’altro: credete a me, ritorniamocene inEuropa per la più corta. — Come ritornarci? disse Can-dido, e dove andare? Se vado nel mio paese, i Bulgari egli Abari ci scannano; se ritorno in Portogallo, son bru-ciato; se restiamo in questo paese, corriamo rischio ogni

60

Page 61: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

momento di esser messi sullo spiedo; e poi come risol-versi ad abbandonare la parte del mondo ove abita labella Cunegonda? — Volgiamoci verso la Cajenna, diceCacambo, noi vi troveremo de’ Francesi, i quali vannoper tutto il mondo ed essi potranno ajutarci. Dio avràforse pietà di noi.

Non era così facile di andare alla Cajenna. Essi sape-vano press’a poco qual cammino bisognava prendere,ma fiumi, precipizj, assassini, selvaggi, eran per tuttoterribili ostacoli; i lor cavalli morirono di fatica; le loroprovviggioni furono consumate, e si nudrirono un meseintero di frutti selvatici; finalmente si trovarorono pres-so un fiumicello ornato di alberi di cocco, che sostenne-ro la lor vita o le loro speranze.

Cacambo che sempre dava, al par della vecchia, de’buoni consigli, disse a Candido: — Noi non ne possiampiù, abbiamo camminato assai, vedo un barchetto vuoto,empiamolo di cocco, e gettiamoci dentro, a discrezionedella corrente; un fiume conduce sempre in qualche par-te abitata; se non troveremo delle cose aggradevoli, tro-veremo almen delle cose nuove. — Andiamo, disseCandido, raccomandiamoci alla provvidenza.

Essi vogarono per qualche lega fra ripe or fiorite, orasterili, or piane, ed ora scoscese. Il fiume si faceva sem-pre più largo; finalmente si perdeva sotto una volta dispaventevoli scogliere che si ergevano fino al cielo. Idue viaggiatori ebbero l’ardire d’abbandonarsi al flutto,sotto quella volta. Il fiume, chiuso in quello stretto, por-tava con una rapidità e un fracasso terribile. In termine

61

momento di esser messi sullo spiedo; e poi come risol-versi ad abbandonare la parte del mondo ove abita labella Cunegonda? — Volgiamoci verso la Cajenna, diceCacambo, noi vi troveremo de’ Francesi, i quali vannoper tutto il mondo ed essi potranno ajutarci. Dio avràforse pietà di noi.

Non era così facile di andare alla Cajenna. Essi sape-vano press’a poco qual cammino bisognava prendere,ma fiumi, precipizj, assassini, selvaggi, eran per tuttoterribili ostacoli; i lor cavalli morirono di fatica; le loroprovviggioni furono consumate, e si nudrirono un meseintero di frutti selvatici; finalmente si trovarorono pres-so un fiumicello ornato di alberi di cocco, che sostenne-ro la lor vita o le loro speranze.

Cacambo che sempre dava, al par della vecchia, de’buoni consigli, disse a Candido: — Noi non ne possiampiù, abbiamo camminato assai, vedo un barchetto vuoto,empiamolo di cocco, e gettiamoci dentro, a discrezionedella corrente; un fiume conduce sempre in qualche par-te abitata; se non troveremo delle cose aggradevoli, tro-veremo almen delle cose nuove. — Andiamo, disseCandido, raccomandiamoci alla provvidenza.

Essi vogarono per qualche lega fra ripe or fiorite, orasterili, or piane, ed ora scoscese. Il fiume si faceva sem-pre più largo; finalmente si perdeva sotto una volta dispaventevoli scogliere che si ergevano fino al cielo. Idue viaggiatori ebbero l’ardire d’abbandonarsi al flutto,sotto quella volta. Il fiume, chiuso in quello stretto, por-tava con una rapidità e un fracasso terribile. In termine

61

Page 62: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

di ventiquattr’ore rividero la luce, ma il lor barchetto sifracassò negli scogli, onde bisognò strascinarsi di rupein rupe e per una lega intera; finalmente discuoprironoun orizzonte immenso contornato di montagne inacces-sibili. Il paese era coltivato sì per piacere, come per bi-sogno, e da per tutto il prodotto era aggradevole. Lestrade eran coperte, o piuttosto adornate di vetture,d’una forma e d’una materia brillante, portando adden-tro degli uomini e delle donne d’una bellezza singolare,condotte rapidamente da grossi montoni rossi, che sor-passavano in corporatura i più bei cavalli d’Andalusia,di Tituano e di Mequinez.

— Ecco a buon conto, disse Candido, un paese cheval più della Wesfalia.

Mise i piedi a terra con Cacambo al primo villaggioche gli si presentò. Alcuni ragazzi, coperti di un brocca-to d’oro tutto stracciato, giuocavano alle piastrelleall’entrata del borgo. I nostri due uomini dell’altro mon-do s’occupavano ad osservarli; le loro piastrelle eranotonde, assai larghe, gialle, rosse, verdi, e gettavano unosplendore singolare; venne voglia ai viaggiatori di rac-coglierne alcune, e videro ch’erano d’oro, di smeraldi,di rubini, la minor delle quali sarebbe stato il piùgrand’ornamento del trono del Mogol. — Senza dubbio,disse Candido, questi ragazzi sono i figli del re del pae-se, che giocano alle piastrelle.

Apparve in quel momento il maestro del villaggio perricondurli a scuola: — Ecco, dice Candido, il precettoredella famiglia reale.

62

di ventiquattr’ore rividero la luce, ma il lor barchetto sifracassò negli scogli, onde bisognò strascinarsi di rupein rupe e per una lega intera; finalmente discuoprironoun orizzonte immenso contornato di montagne inacces-sibili. Il paese era coltivato sì per piacere, come per bi-sogno, e da per tutto il prodotto era aggradevole. Lestrade eran coperte, o piuttosto adornate di vetture,d’una forma e d’una materia brillante, portando adden-tro degli uomini e delle donne d’una bellezza singolare,condotte rapidamente da grossi montoni rossi, che sor-passavano in corporatura i più bei cavalli d’Andalusia,di Tituano e di Mequinez.

— Ecco a buon conto, disse Candido, un paese cheval più della Wesfalia.

Mise i piedi a terra con Cacambo al primo villaggioche gli si presentò. Alcuni ragazzi, coperti di un brocca-to d’oro tutto stracciato, giuocavano alle piastrelleall’entrata del borgo. I nostri due uomini dell’altro mon-do s’occupavano ad osservarli; le loro piastrelle eranotonde, assai larghe, gialle, rosse, verdi, e gettavano unosplendore singolare; venne voglia ai viaggiatori di rac-coglierne alcune, e videro ch’erano d’oro, di smeraldi,di rubini, la minor delle quali sarebbe stato il piùgrand’ornamento del trono del Mogol. — Senza dubbio,disse Candido, questi ragazzi sono i figli del re del pae-se, che giocano alle piastrelle.

Apparve in quel momento il maestro del villaggio perricondurli a scuola: — Ecco, dice Candido, il precettoredella famiglia reale.

62

Page 63: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Quei baroncelli abbandonaron tosto il giuoco, la-sciando in terra le lor piastrelle e tutto ciò che aveva ser-vito al lor divertimento. Candido le raccolse, corse dalprecettore, e gliele presentò umilmente, facendogli in-tendere, a forza di cenni, che le loro altezze reali si era-no dimenticate del loro oro e delle loro gemme. Il mae-stro del villaggio, sorridendo, le gettò per terra, guardòun momento la figura di Candido con stupore e continuòil suo cammino.

I viaggiatori non lasciarono di raccorre l’oro, i rubinie gli smeraldi. — Dove siamo noi? grida Candido: biso-gna che i figli del re di questo paese sieno bene educati,perché s’insegna loro a sprezzar l’oro e le gemme.

Cacambo n’era meravigliato al par di Candido. Si av-vicinarono in fine alla prima casa del villaggio, la qualeera fabbricata come un palazzo europeo; una folla di po-polo si affrettava verso la porta, e più ancora al di den-tro; si faceva sentire una musica graziosissima e un odordelizioso di cucina. Cacambo s’appressò alla porta, esentì che si parlava peruviano; era questo il suo linguag-gio materno, poiché ognun sa che Cacambo era nato alTucuman, in un villaggio ove non si conosceva che que-sta lingua. — Io vi servirò d’interprete, disse a Candido;entriamo, qui v’è un’osteria.

Immediatamente due giovani e due ragazze dell’oste-ria, vestite di drappi d’oro e guarnite i capelli di nastri, liinvitano a porsi a tavola. Furon serviti di quattro mine-stre guarnite ciascuna di due pappagalli, d’un lesso chepesava duecento libbre, di due scimmie arrostite, d’un

63

Quei baroncelli abbandonaron tosto il giuoco, la-sciando in terra le lor piastrelle e tutto ciò che aveva ser-vito al lor divertimento. Candido le raccolse, corse dalprecettore, e gliele presentò umilmente, facendogli in-tendere, a forza di cenni, che le loro altezze reali si era-no dimenticate del loro oro e delle loro gemme. Il mae-stro del villaggio, sorridendo, le gettò per terra, guardòun momento la figura di Candido con stupore e continuòil suo cammino.

I viaggiatori non lasciarono di raccorre l’oro, i rubinie gli smeraldi. — Dove siamo noi? grida Candido: biso-gna che i figli del re di questo paese sieno bene educati,perché s’insegna loro a sprezzar l’oro e le gemme.

Cacambo n’era meravigliato al par di Candido. Si av-vicinarono in fine alla prima casa del villaggio, la qualeera fabbricata come un palazzo europeo; una folla di po-polo si affrettava verso la porta, e più ancora al di den-tro; si faceva sentire una musica graziosissima e un odordelizioso di cucina. Cacambo s’appressò alla porta, esentì che si parlava peruviano; era questo il suo linguag-gio materno, poiché ognun sa che Cacambo era nato alTucuman, in un villaggio ove non si conosceva che que-sta lingua. — Io vi servirò d’interprete, disse a Candido;entriamo, qui v’è un’osteria.

Immediatamente due giovani e due ragazze dell’oste-ria, vestite di drappi d’oro e guarnite i capelli di nastri, liinvitano a porsi a tavola. Furon serviti di quattro mine-stre guarnite ciascuna di due pappagalli, d’un lesso chepesava duecento libbre, di due scimmie arrostite, d’un

63

Page 64: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

gusto eccellente, di trecento colibrì in un piatto, e di sei-cento uccelli mosca in un altro, di ragù squisiti, e di pa-ste deliziose, il tutto in certi piatti d’una specie come dicristallo di rocca, e i giovani e le ragazze versavan loropiù liquori estratti da canne da zucchero.

I convitati erano per la maggior parte mercanti e vet-turini, tutti d’una somma civiltà; questi fecero alcunedomande a Cacambo col più circospetto riguardo, e ri-sposero alle sue con una maniera più che propria a sod-disfarlo.

Terminato il pasto, Cacambo e Candido crederono diben pagare la loro parte col gettare sulla tavola dell’ostedue di que’ grossi pezzi d’oro che avean raccolti; l’ostee l’ostessa diedero in uno scoppio di risa e si tennero perlungo tempo le coste; finalmente rimessosi: — Signori,disse l’oste, vediamo bene che siete forestieri; noi nonsiamo soliti a vederne; scusateci perciò se ci siamo mes-si a ridere quando ci avete offerto i ciottoli delle nostrestrade; voi, senza dubbio, non avete moneta del paese,ma non è necessario d’averne per desinar qui: tutte leosterie erette per il comodo del commercio son pagatedal governo: avrete avuto un cattivo trattamento, perchèquesto è un povero villaggio; ma, altrove sarete ricevuticome meritate d’esserlo.

Cacambo spiegò a Candido tutto il discorso dell’oste,e Candido l’ascoltò con la stessa ammirazione, e con lostesso stupore che ne aveva risentito il suo amico Ca-cambo. “Che paese dunque è questo, diceva l’unoall’altro, incognito a tutto il resto della terra; e dove la

64

gusto eccellente, di trecento colibrì in un piatto, e di sei-cento uccelli mosca in un altro, di ragù squisiti, e di pa-ste deliziose, il tutto in certi piatti d’una specie come dicristallo di rocca, e i giovani e le ragazze versavan loropiù liquori estratti da canne da zucchero.

I convitati erano per la maggior parte mercanti e vet-turini, tutti d’una somma civiltà; questi fecero alcunedomande a Cacambo col più circospetto riguardo, e ri-sposero alle sue con una maniera più che propria a sod-disfarlo.

Terminato il pasto, Cacambo e Candido crederono diben pagare la loro parte col gettare sulla tavola dell’ostedue di que’ grossi pezzi d’oro che avean raccolti; l’ostee l’ostessa diedero in uno scoppio di risa e si tennero perlungo tempo le coste; finalmente rimessosi: — Signori,disse l’oste, vediamo bene che siete forestieri; noi nonsiamo soliti a vederne; scusateci perciò se ci siamo mes-si a ridere quando ci avete offerto i ciottoli delle nostrestrade; voi, senza dubbio, non avete moneta del paese,ma non è necessario d’averne per desinar qui: tutte leosterie erette per il comodo del commercio son pagatedal governo: avrete avuto un cattivo trattamento, perchèquesto è un povero villaggio; ma, altrove sarete ricevuticome meritate d’esserlo.

Cacambo spiegò a Candido tutto il discorso dell’oste,e Candido l’ascoltò con la stessa ammirazione, e con lostesso stupore che ne aveva risentito il suo amico Ca-cambo. “Che paese dunque è questo, diceva l’unoall’altro, incognito a tutto il resto della terra; e dove la

64

Page 65: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

natura è sì diversa dalla nostra? Questo, probabilmente,è il paese dove tutto va bene, giacchè bisogna assoluta-mente che uno ve ne sia di questa specie: dica quel chevuole il maestro Pangloss, io mi sono spesso avvedutoche tutto andava molto male in Wesfalia.”

CAPITOLO XVIII.Ciò che videro nel paese d’Eldorado.

Cacambo testificò al suo oste tutta la sua curiosità;l’oste gli disse: — Io sono molto ignorante, e me ne tro-vo bene; ma qui abbiamo un vecchio ritiratosi dalla Cor-te; che è il più sapiente uomo del regno, e il più comuni-cativo.

Egli condusse Cacambo dal vecchio; Candido allorache non faceva altra figura che di secondo personaggio,seguiva il suo servo. Entrarono essi in una casa moltosemplice, poichè la porta non era che di argento, e lesoffitte degli appartamenti non erano che d’oro, ma la-vorate con gusto tale, che le più ricche soffitte non leoscuravano; l’anticamera non era invero incrostata chedi rubini e di smeraldi, ma l’ordine, nel quale tutt’era di-sposto, correggeva bene quella somma semplicità.

Il vecchio ricevè i due forastieri sopra un sofà spiu-macciato di penne di colibrì, fece lor presentare de’ li-quori in vasi di diamanti, e appagò poi la lor curiosità inquesti termini:

— Io sono nell’età di settantadue anni, e ho saputo

65

natura è sì diversa dalla nostra? Questo, probabilmente,è il paese dove tutto va bene, giacchè bisogna assoluta-mente che uno ve ne sia di questa specie: dica quel chevuole il maestro Pangloss, io mi sono spesso avvedutoche tutto andava molto male in Wesfalia.”

CAPITOLO XVIII.Ciò che videro nel paese d’Eldorado.

Cacambo testificò al suo oste tutta la sua curiosità;l’oste gli disse: — Io sono molto ignorante, e me ne tro-vo bene; ma qui abbiamo un vecchio ritiratosi dalla Cor-te; che è il più sapiente uomo del regno, e il più comuni-cativo.

Egli condusse Cacambo dal vecchio; Candido allorache non faceva altra figura che di secondo personaggio,seguiva il suo servo. Entrarono essi in una casa moltosemplice, poichè la porta non era che di argento, e lesoffitte degli appartamenti non erano che d’oro, ma la-vorate con gusto tale, che le più ricche soffitte non leoscuravano; l’anticamera non era invero incrostata chedi rubini e di smeraldi, ma l’ordine, nel quale tutt’era di-sposto, correggeva bene quella somma semplicità.

Il vecchio ricevè i due forastieri sopra un sofà spiu-macciato di penne di colibrì, fece lor presentare de’ li-quori in vasi di diamanti, e appagò poi la lor curiosità inquesti termini:

— Io sono nell’età di settantadue anni, e ho saputo

65

Page 66: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

dal fu mio padre, scudiere del re, le stupende rivoluzionidel Perù, delle quali egli fu testimone. Il regno ove noisiamo è l’antica patria degli Incas che ne uscirono im-prudentemente per andare a soggiogare una parte delmondo, e che furono finalmente distrutti dagli Spagnuo-li. I principi della lor famiglia che restarono nel lor pae-se nativo furono più saggi; essi comandarono col con-senso della nazione che nessuno abitante non uscisse dalnostro piccolo regno; ed ecco come ci siamo conservatinella nostra innocenza, e nella nostra felicità. Gli Spa-gnuoli hanno avuta una conoscenza confusa di questopaese; essi l’hanno chiamato l’Eldorado, ed un inglesenominato il cavalier Raleigh ci si avvicinò circa acent’anni sono; ma siccome noi siamo circondati da sco-gliere inaccessibili e da precipizj, perciò siamo semprestati fino al presente al sicuro dalla rapacità delle nazio-ni d’Europa; che hanno un’avidità incomprensibile per isassi e per il fango della nostra terra, e che per averne, ciucciderebbero tutti dal primo all’ultimo.

La conversazione fu lunga, o andò a cadere sulla for-ma di governo, su’ costumi, sulle femmine, su i pubblicispettacoli e sulle arti. Candido infine, che avea semprepiacere alla metafisica, fece dimandare da Cacambo senel paese vi era una religione.

Il vecchio arrossì un poco — Come dunque, diss’egli,potete voi dubitarne? ci prendete forse per ingrati?

Cacambo gli dimandò umilmente qual era la religioned’Eldorado. Il vecchio arrossì ancora. — Che forse pos-sono esservi due religioni? diss’egli: noi abbiamo la re-

66

dal fu mio padre, scudiere del re, le stupende rivoluzionidel Perù, delle quali egli fu testimone. Il regno ove noisiamo è l’antica patria degli Incas che ne uscirono im-prudentemente per andare a soggiogare una parte delmondo, e che furono finalmente distrutti dagli Spagnuo-li. I principi della lor famiglia che restarono nel lor pae-se nativo furono più saggi; essi comandarono col con-senso della nazione che nessuno abitante non uscisse dalnostro piccolo regno; ed ecco come ci siamo conservatinella nostra innocenza, e nella nostra felicità. Gli Spa-gnuoli hanno avuta una conoscenza confusa di questopaese; essi l’hanno chiamato l’Eldorado, ed un inglesenominato il cavalier Raleigh ci si avvicinò circa acent’anni sono; ma siccome noi siamo circondati da sco-gliere inaccessibili e da precipizj, perciò siamo semprestati fino al presente al sicuro dalla rapacità delle nazio-ni d’Europa; che hanno un’avidità incomprensibile per isassi e per il fango della nostra terra, e che per averne, ciucciderebbero tutti dal primo all’ultimo.

La conversazione fu lunga, o andò a cadere sulla for-ma di governo, su’ costumi, sulle femmine, su i pubblicispettacoli e sulle arti. Candido infine, che avea semprepiacere alla metafisica, fece dimandare da Cacambo senel paese vi era una religione.

Il vecchio arrossì un poco — Come dunque, diss’egli,potete voi dubitarne? ci prendete forse per ingrati?

Cacambo gli dimandò umilmente qual era la religioned’Eldorado. Il vecchio arrossì ancora. — Che forse pos-sono esservi due religioni? diss’egli: noi abbiamo la re-

66

Page 67: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

ligione, cred’io, di tutto il mondo: noi adoriamo Iddiodalla sera alla mattina. — Non adorate voi che un soloIddio? disse Cacambo, che serviva sempre d’interpretea’ dubbi di Candido — Apparentemente, disse il vecchionon ve ne sono nè due, nè tre, nè quattro: io vi confessoche mi pare che le genti del vostro mondo faccian delledimande ben singolari.

Candido non lasciava di far interrogare questo buonvecchio: ei volle sapere come si pregava Iddionell’Eldorado. Non lo preghiamo, disse il buono e ri-spettabile vecchio: non abbiamo nulla da chiedergli: eici dà tutto ciò che ci abbisogna, e noi lo ringraziamosenza fine.

Candido avea la curiosità veder de’ preti, e fece do-mandare se ve n’erano. Il buon vecchio sorrise. — Ami-ci miei, disse egli, noi siamo tutti preti: il re e tutti i capidi famiglia cantan degl’inni di rendimento di grazie; so-lennemente, e tutte le mattine, e cinque o seimila musicili accompagnano. — Come! voi non avete frati, che in-segnino, che disputino, che governino, che brighino eche facciano bruciare la gente che non è del lor parere.— Bisognerebbe che noi fossimo ben pazzi, disse il vec-chio: noi siamo tutti di un medesimo sentimento, e nonintendiamo ciò che vogliate dire co’ vostri frati.

Candido a tutti que’ discorsi restava maravigliato, ediceva fra sè medesimo — “Questo paese è ben diffe-rente dalla Wesfalia, e dal castello del signor barone: seil nostro amico Pangloss avesse veduto Eldorado nonavrebb’egli più detto che il castello di Thunder-ten-

67

ligione, cred’io, di tutto il mondo: noi adoriamo Iddiodalla sera alla mattina. — Non adorate voi che un soloIddio? disse Cacambo, che serviva sempre d’interpretea’ dubbi di Candido — Apparentemente, disse il vecchionon ve ne sono nè due, nè tre, nè quattro: io vi confessoche mi pare che le genti del vostro mondo faccian delledimande ben singolari.

Candido non lasciava di far interrogare questo buonvecchio: ei volle sapere come si pregava Iddionell’Eldorado. Non lo preghiamo, disse il buono e ri-spettabile vecchio: non abbiamo nulla da chiedergli: eici dà tutto ciò che ci abbisogna, e noi lo ringraziamosenza fine.

Candido avea la curiosità veder de’ preti, e fece do-mandare se ve n’erano. Il buon vecchio sorrise. — Ami-ci miei, disse egli, noi siamo tutti preti: il re e tutti i capidi famiglia cantan degl’inni di rendimento di grazie; so-lennemente, e tutte le mattine, e cinque o seimila musicili accompagnano. — Come! voi non avete frati, che in-segnino, che disputino, che governino, che brighino eche facciano bruciare la gente che non è del lor parere.— Bisognerebbe che noi fossimo ben pazzi, disse il vec-chio: noi siamo tutti di un medesimo sentimento, e nonintendiamo ciò che vogliate dire co’ vostri frati.

Candido a tutti que’ discorsi restava maravigliato, ediceva fra sè medesimo — “Questo paese è ben diffe-rente dalla Wesfalia, e dal castello del signor barone: seil nostro amico Pangloss avesse veduto Eldorado nonavrebb’egli più detto che il castello di Thunder-ten-

67

Page 68: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

tronckh era quel che v’è di meglio sulla terra. È certoche bisogna viaggiare.”

Dopo questa lunga conversazione, il buon vecchiofece attaccar la carrozza a sei montoni e diede dodici de’suoi domestici ai due viaggiatori per farli condurre allaCorte — Scusatemi, disse loro, se la mia età mi togliel’onore di accompagnarvi. Il re vi riceverà in una manie-ra, di cui non sarete mal soddisfatti, e voi perdoneretesenza dubbio agli usi del paese, se ve ne sono alcuni chevi dispiacciano.

Candido e Cacambo salirono in carrozza; i sei monto-ni volavano, e in meno di quattr’ore arrivarono al palaz-zo del re situato alla cima della capitale. L’ingresso eradi duecentoventi piedi di altezza, e cento di larghezza. Èimpossibile di esprimere qual ne fosse la materia: si puòconsiderare qual prodigiosa superiorità ella doveva ave-re su que’ sassi e su quella sabbia che noi chiamiamooro e gemme.

Venti belle ragazze della guardia ricevettero Candidoe Cacambo al discendere dalla carrozza; li condussero aibagni, li vestirono di abiti tessuti di piuma di colibrì, edopo i grand’uffiziali e grand’uffizialesse della corona liintrodussero all’appartamento di sua maestà in mezzo adue file ciascuna di mille musici, secondo l’uso ordina-rio. Quand’essi si avvicinarono alla sala del trono, Ca-cambo dimandò a un grand’uffiziale come bisognavacontenersi per salutare sua maestà: se si stava ginoc-chioni o colla pancia per terra, se si mettevano le manisulla testa o sul di dietro, se si leccava la polvere della

68

tronckh era quel che v’è di meglio sulla terra. È certoche bisogna viaggiare.”

Dopo questa lunga conversazione, il buon vecchiofece attaccar la carrozza a sei montoni e diede dodici de’suoi domestici ai due viaggiatori per farli condurre allaCorte — Scusatemi, disse loro, se la mia età mi togliel’onore di accompagnarvi. Il re vi riceverà in una manie-ra, di cui non sarete mal soddisfatti, e voi perdoneretesenza dubbio agli usi del paese, se ve ne sono alcuni chevi dispiacciano.

Candido e Cacambo salirono in carrozza; i sei monto-ni volavano, e in meno di quattr’ore arrivarono al palaz-zo del re situato alla cima della capitale. L’ingresso eradi duecentoventi piedi di altezza, e cento di larghezza. Èimpossibile di esprimere qual ne fosse la materia: si puòconsiderare qual prodigiosa superiorità ella doveva ave-re su que’ sassi e su quella sabbia che noi chiamiamooro e gemme.

Venti belle ragazze della guardia ricevettero Candidoe Cacambo al discendere dalla carrozza; li condussero aibagni, li vestirono di abiti tessuti di piuma di colibrì, edopo i grand’uffiziali e grand’uffizialesse della corona liintrodussero all’appartamento di sua maestà in mezzo adue file ciascuna di mille musici, secondo l’uso ordina-rio. Quand’essi si avvicinarono alla sala del trono, Ca-cambo dimandò a un grand’uffiziale come bisognavacontenersi per salutare sua maestà: se si stava ginoc-chioni o colla pancia per terra, se si mettevano le manisulla testa o sul di dietro, se si leccava la polvere della

68

Page 69: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

sala, in una parola qual era il cerimoniale. — L’uso, dis-se il grand’uffiziale, è di abbracciare il re e baciarlo dauna parte e dall’altra.

Candido o Cacambo saltarono al collo di sua maestà,ed egli li ricevè con tutta la grazia immaginabile, egl’invitò gentilmente a cena.

Frattanto si fece lor vedere la città, gli edifizj pubbliciinnalzati fino alle nuvole, i passeggi adornati di millecolonne, le fontane d’acqua pura, quelle d’acqua di rosa,quelle di liquor di canna di zucchero, che gettavanozampilli continuamente nelle vaste piazze lastricate diuna specie di pietre che tramandavano un odore simile aquello del garofano e della cannella. Candido chiese divedere il palazzo della giustizia, e il parlamento, o gli sidisse che non vi era nulla di questo, nè mai si facean liti.Dimandò se vi erano delle prigioni, e gli si disse che no.Ciò lo stupì d’avvantaggio, e finalmente quel che più glipiacque fu il palazzo delle scienze, nel quale ei vide unagalleria di duemila passi, tutta piena di strumenti di fisi-ca.

Dopo di aver trascorsa, tutto il dopo pranzo, press’apoco la millesima parte della città, furono ricondotti dalre. Candido si mise al tavola fra sua maestà, il suo servoCacambo e molte dame. Non si poteva far miglior pasto,nè si poteva cenare con maggior gusto, di quel che neprovò il re. Cacambo spiegava le idee del re a Candido,e benchè tradotte, eran sempre concettose. Di tutto quelche maravigliava Candido questo non era il meno.

Essi passarono un mese alla Corte; Candido diceva

69

sala, in una parola qual era il cerimoniale. — L’uso, dis-se il grand’uffiziale, è di abbracciare il re e baciarlo dauna parte e dall’altra.

Candido o Cacambo saltarono al collo di sua maestà,ed egli li ricevè con tutta la grazia immaginabile, egl’invitò gentilmente a cena.

Frattanto si fece lor vedere la città, gli edifizj pubbliciinnalzati fino alle nuvole, i passeggi adornati di millecolonne, le fontane d’acqua pura, quelle d’acqua di rosa,quelle di liquor di canna di zucchero, che gettavanozampilli continuamente nelle vaste piazze lastricate diuna specie di pietre che tramandavano un odore simile aquello del garofano e della cannella. Candido chiese divedere il palazzo della giustizia, e il parlamento, o gli sidisse che non vi era nulla di questo, nè mai si facean liti.Dimandò se vi erano delle prigioni, e gli si disse che no.Ciò lo stupì d’avvantaggio, e finalmente quel che più glipiacque fu il palazzo delle scienze, nel quale ei vide unagalleria di duemila passi, tutta piena di strumenti di fisi-ca.

Dopo di aver trascorsa, tutto il dopo pranzo, press’apoco la millesima parte della città, furono ricondotti dalre. Candido si mise al tavola fra sua maestà, il suo servoCacambo e molte dame. Non si poteva far miglior pasto,nè si poteva cenare con maggior gusto, di quel che neprovò il re. Cacambo spiegava le idee del re a Candido,e benchè tradotte, eran sempre concettose. Di tutto quelche maravigliava Candido questo non era il meno.

Essi passarono un mese alla Corte; Candido diceva

69

Page 70: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

sempre a Cacambo: “È vero, amico, che il paese ov’ioson nato non ha nessun grado di comparazione col paeseove siamo, ma finalmente la bella Cunegonda non v’è, evoi ancora avrete senza dubbio qualche amante in Euro-pa. Se noi restiamo qui non vi faremo maggior figuradegli altri, invece se torniamo nel nostro mondo con do-dici montoni carichi de’ ciottoli d’Eldorado, saremo piùricchi di tutti insieme i re: non avremo più inquisitori datemere, e potremo facilmente riprenderci la bella Cune-gonda.

Piacque tal discorso à Cacambo; s’ha tanto gusto a gi-ronzare e farsi valere fra i suoi, e far mostra di ciò ches’è veduto viaggiando, che i due fortunati si risolveronodi più non esserlo, e di prender congedo da sua maestà.

— Voi fate una pazzia, disse loro il re: so bene che ilmio paese è piccola cosa, ma quando si vive passabil-mente in qualche luogo, bisogna restarvi; io non ho alcerto il diritto di ritenere i forastieri; questa è una tiran-nia che non è nè secondo i nostri costumi, nè secondo lenostre leggi. Tutti gli uomini sono liberi; partirete quan-do vorrete, ma sappiate che l’escita è ben difficile. È im-possibile di rivalicare il rapido fiume su cui siete quigiunti per miracolo, e che corre sotto a volte di scoglie-re. Le montagne che chiudono tutto il mio regno, hannodiecimila piedi d’altezza, e son diritte come muraglie;esse occupano in larghezza uno spazio di dieci leghe perciascuna, e non si può discenderle che per precipizj. Peraltro, giacchè volete assolutamente partire, io darò ordi-ne agli intendenti di macchine di farne una che comoda-

70

sempre a Cacambo: “È vero, amico, che il paese ov’ioson nato non ha nessun grado di comparazione col paeseove siamo, ma finalmente la bella Cunegonda non v’è, evoi ancora avrete senza dubbio qualche amante in Euro-pa. Se noi restiamo qui non vi faremo maggior figuradegli altri, invece se torniamo nel nostro mondo con do-dici montoni carichi de’ ciottoli d’Eldorado, saremo piùricchi di tutti insieme i re: non avremo più inquisitori datemere, e potremo facilmente riprenderci la bella Cune-gonda.

Piacque tal discorso à Cacambo; s’ha tanto gusto a gi-ronzare e farsi valere fra i suoi, e far mostra di ciò ches’è veduto viaggiando, che i due fortunati si risolveronodi più non esserlo, e di prender congedo da sua maestà.

— Voi fate una pazzia, disse loro il re: so bene che ilmio paese è piccola cosa, ma quando si vive passabil-mente in qualche luogo, bisogna restarvi; io non ho alcerto il diritto di ritenere i forastieri; questa è una tiran-nia che non è nè secondo i nostri costumi, nè secondo lenostre leggi. Tutti gli uomini sono liberi; partirete quan-do vorrete, ma sappiate che l’escita è ben difficile. È im-possibile di rivalicare il rapido fiume su cui siete quigiunti per miracolo, e che corre sotto a volte di scoglie-re. Le montagne che chiudono tutto il mio regno, hannodiecimila piedi d’altezza, e son diritte come muraglie;esse occupano in larghezza uno spazio di dieci leghe perciascuna, e non si può discenderle che per precipizj. Peraltro, giacchè volete assolutamente partire, io darò ordi-ne agli intendenti di macchine di farne una che comoda-

70

Page 71: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

mente possa trasportarvi; ma quando sarete condotti atraverso le montagne nessuno vi potrà accompagnare;perchè i miei sudditi han fatto voto di non uscir giam-mai dal loro recinto, ed essi son troppo saggi per rompe-re il loro voto; pel resto chiedetemi tutto ciò che vi pia-cerà. — Noi non chiediamo a vostra maestà, disse Ca-cambo, che alcuni montoni carichi di viveri, de’ ciottolio del terriccio del paese. — Il re rispose: Io non capisco,qual gusto abbiano le vostre genti d’Europa per la nostramota gialla; ma portatevene quanta ne vorrete, e buonpro vi faccia.

Egli died’ordine in quell’istante a’ suoi ingegneri difare una macchina per levar in alto, e calar fuor del re-gno i due uomini straordinari. Tremila bravi fisici vi la-vorarono; essa fu pronta in termine di quindici giorni, enon costò più di venti milioni di lire sterline, moneta delpaese. Furon messi sulla macchina Candido e Cacambo;vi eran due gran montoni sellati, e brigliati per servirloro di cavalcatura quando avessero scalato lo monta-gne: venti montoni da basto carichi di viveri, trenta cheportavano di regali, consistenti in ciò che il paese avevadi più raro, ed altri cinquanta carichi d’oro, di pietre, edi diamanti. Il re abbracciò teneramente i due forestieri.

Fu un bello spettacolo la lor partenza, e la maniera in-gegnosa con cui furono innalzati essi e i lor montoni allacima delle montagne. I fisici presero da lor congedo.Dopo di averli posti in sicurezza, a Candido non restòaltro desiderio che d’andare a presentare i suoi montonialla sua bella Cunegonda, messa forse a prezzo. —

71

mente possa trasportarvi; ma quando sarete condotti atraverso le montagne nessuno vi potrà accompagnare;perchè i miei sudditi han fatto voto di non uscir giam-mai dal loro recinto, ed essi son troppo saggi per rompe-re il loro voto; pel resto chiedetemi tutto ciò che vi pia-cerà. — Noi non chiediamo a vostra maestà, disse Ca-cambo, che alcuni montoni carichi di viveri, de’ ciottolio del terriccio del paese. — Il re rispose: Io non capisco,qual gusto abbiano le vostre genti d’Europa per la nostramota gialla; ma portatevene quanta ne vorrete, e buonpro vi faccia.

Egli died’ordine in quell’istante a’ suoi ingegneri difare una macchina per levar in alto, e calar fuor del re-gno i due uomini straordinari. Tremila bravi fisici vi la-vorarono; essa fu pronta in termine di quindici giorni, enon costò più di venti milioni di lire sterline, moneta delpaese. Furon messi sulla macchina Candido e Cacambo;vi eran due gran montoni sellati, e brigliati per servirloro di cavalcatura quando avessero scalato lo monta-gne: venti montoni da basto carichi di viveri, trenta cheportavano di regali, consistenti in ciò che il paese avevadi più raro, ed altri cinquanta carichi d’oro, di pietre, edi diamanti. Il re abbracciò teneramente i due forestieri.

Fu un bello spettacolo la lor partenza, e la maniera in-gegnosa con cui furono innalzati essi e i lor montoni allacima delle montagne. I fisici presero da lor congedo.Dopo di averli posti in sicurezza, a Candido non restòaltro desiderio che d’andare a presentare i suoi montonialla sua bella Cunegonda, messa forse a prezzo. —

71

Page 72: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Camminiamo verso la Cajenna, imbarchiamoci, e vedre-mo in seguito qual regno potremo comprare.

CAPITOLO XIX.Ciò che accadde loro a Surinam e come Candido fece conoscenza con Martino.

Il primo giorno de’ nostri viaggiatori fu piacevole.Essi erano incoraggiati dall’idea di vedersi possessori ditesori di gran lunga maggiori di quanti ne avessero potu-ti riunire l’Asia, l’Europa e l’Africa. Candido entusia-smato, scrisse il nome di Cunegonda sugli alberi. Il se-condo giorno due de’ lor montoni s’affondarono nellepaludi, e vi subissarono col lor carico; due altri montonimorirono di fatica alcuni giorni appresso; sette o ottoperirono in seguito dalla fame in un deserto; altri in ter-mine di alcuni giorni caddero da precipizj; finalmentedopo cento giorni di cammino non restaron loro che duemontoni. Candido disse a Cacambo: — Vedete, amico,come le ricchezze di questo mondo son caduche: nullavi è di stabile come la virtù, e la fortuna di veder Cune-gonda. — Lo confesso anch’io, rispose Cacambo; ma cirestano ancor due montoni con più tesori che non avràmai il re di Spagna e vedo da lontano una città, che iosuppongo Surinam, appartenente agli Olandesi. Eccocial termine dello nostre fatiche e al principio della nostrafelicità.”

Avvicinandosi alla città s’incontrarono in un negro di-

72

Camminiamo verso la Cajenna, imbarchiamoci, e vedre-mo in seguito qual regno potremo comprare.

CAPITOLO XIX.Ciò che accadde loro a Surinam e come Candido fece conoscenza con Martino.

Il primo giorno de’ nostri viaggiatori fu piacevole.Essi erano incoraggiati dall’idea di vedersi possessori ditesori di gran lunga maggiori di quanti ne avessero potu-ti riunire l’Asia, l’Europa e l’Africa. Candido entusia-smato, scrisse il nome di Cunegonda sugli alberi. Il se-condo giorno due de’ lor montoni s’affondarono nellepaludi, e vi subissarono col lor carico; due altri montonimorirono di fatica alcuni giorni appresso; sette o ottoperirono in seguito dalla fame in un deserto; altri in ter-mine di alcuni giorni caddero da precipizj; finalmentedopo cento giorni di cammino non restaron loro che duemontoni. Candido disse a Cacambo: — Vedete, amico,come le ricchezze di questo mondo son caduche: nullavi è di stabile come la virtù, e la fortuna di veder Cune-gonda. — Lo confesso anch’io, rispose Cacambo; ma cirestano ancor due montoni con più tesori che non avràmai il re di Spagna e vedo da lontano una città, che iosuppongo Surinam, appartenente agli Olandesi. Eccocial termine dello nostre fatiche e al principio della nostrafelicità.”

Avvicinandosi alla città s’incontrarono in un negro di-

72

Page 73: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

steso in terra, che non aveva che la metà del suo abito,cioè un par di braghe di tela azzurra; mancava a questopovero uomo la gamba sinistra, e la mano dritta. — Miodio! gli dice Candido, che fai tu là, amico, in questo sta-to orribile in cui ti vedo? — Attendo il mio padrone ilsignor Vanderdendur il famoso negoziante, risponde ilnegro. — E questo signor Vanderdendur, dice Candido,ti ha conciato così? — Sì, signore, risponde il negro,quest’è l’uso: ci vien dato un par di brache di tela pervestito due volte l’anno: quando lavoriamo alle zucche-riere, e che la macina ci acchiappa un dito, ci si taglia lamano; quando vogliam fuggire ci si taglia la gamba; aquesto prezzo voi mangiate dello zucchero in Europa.Intanto, allorchè mia madre mi vendè per dieci scudi pa-tacconi sulla costa di Guinea, ella mi diceva: figliuolmio, benedici i nostri feticci, adorali tutti i giorni, essi tifaran vivere fortunato; tu hai l’onore d’essere schiavode’ nostri signori i bianchi, e tu fai la fortuna di tuo pa-dre e di tua madre. Ah! io non so se ho fatto la lor fortu-na, so bene che essi non han fatto la mia: i cani, le scim-mie, i pappagalli son mille volte meno disgraziati di noi.I feticci olandesi che mi han convertito, mi dicon tutte ledomeniche che noi siamo tutti figli d’Adamo, bianchi eneri; io non sono genealogista, ma se quei predicatoridicono il vero noi siam tutti fratelli cugini; or voi con-verrete che non si possono usare tra parenti trattamentipiù orribili.

— O Pangloss! grida Candido, tu non avevi pensato aquesta abominevole circostanza; ed è pur cosa di fatto;

73

steso in terra, che non aveva che la metà del suo abito,cioè un par di braghe di tela azzurra; mancava a questopovero uomo la gamba sinistra, e la mano dritta. — Miodio! gli dice Candido, che fai tu là, amico, in questo sta-to orribile in cui ti vedo? — Attendo il mio padrone ilsignor Vanderdendur il famoso negoziante, risponde ilnegro. — E questo signor Vanderdendur, dice Candido,ti ha conciato così? — Sì, signore, risponde il negro,quest’è l’uso: ci vien dato un par di brache di tela pervestito due volte l’anno: quando lavoriamo alle zucche-riere, e che la macina ci acchiappa un dito, ci si taglia lamano; quando vogliam fuggire ci si taglia la gamba; aquesto prezzo voi mangiate dello zucchero in Europa.Intanto, allorchè mia madre mi vendè per dieci scudi pa-tacconi sulla costa di Guinea, ella mi diceva: figliuolmio, benedici i nostri feticci, adorali tutti i giorni, essi tifaran vivere fortunato; tu hai l’onore d’essere schiavode’ nostri signori i bianchi, e tu fai la fortuna di tuo pa-dre e di tua madre. Ah! io non so se ho fatto la lor fortu-na, so bene che essi non han fatto la mia: i cani, le scim-mie, i pappagalli son mille volte meno disgraziati di noi.I feticci olandesi che mi han convertito, mi dicon tutte ledomeniche che noi siamo tutti figli d’Adamo, bianchi eneri; io non sono genealogista, ma se quei predicatoridicono il vero noi siam tutti fratelli cugini; or voi con-verrete che non si possono usare tra parenti trattamentipiù orribili.

— O Pangloss! grida Candido, tu non avevi pensato aquesta abominevole circostanza; ed è pur cosa di fatto;

73

Page 74: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

bisognerà finalmente che io rinunzii al tuo ottimismo.— Che cos’è quest’ottimismo? dice Cacambo. — Ah,risponde Candido, è la maniera di sostenere che tutto vabene quando si sta male.

Intanto versava lagrime riguardando il negro, e pian-gendo entrò in Surinam.

La prima cosa di cui essi s’informarono, fu se v’eranel porto alcun vascello che si potesse spedire a Bue-nos-Aires. Quello a cui si presentarono era appunto unpadrone spagnuolo, che si offrì di far con essi un onestopartito, e disse loro d’andare a far capo a un’osteria.Candido e il fedele Cacambo vi andarono, e ivi l’aspet-tarono co’ loro due montoni.

Candido che aveva il cuor sulle labbra, raccontò allospagnuolo tutte le sue avventure, e gli confessò che vo-lea rapire Cunegonda. — Io mi guarderò bene di darvi ilpassaggio a Buenos-Aires, disse il padrone. Saremmoimpiccati ambedue; la bella Cunegonda è l’amante favo-rita di sua eccellenza.

Questo fu un colpo di fulmine per Candido; diede indirotto pianto, e infine tirò a parte Cacambo: — Ecco, ocaro amico, gli dic’egli, ciò che hai da fare: abbiamociascuno di noi nella tasca cinque o sei milioni di dia-manti; tu sei più abile di me, va a prendere Cunegonda aBuenos-Aires; se il Governatore fa delle difficoltà dàgliun milione; se non s’arrende, dagliene due; tu noi haiammazzato inquisitori, né sarai per conto alcuno perso-na sospetta; io noleggerò un altro bastimento, ed andròad attenderti a Venezia; questo è un paese libero dove

74

bisognerà finalmente che io rinunzii al tuo ottimismo.— Che cos’è quest’ottimismo? dice Cacambo. — Ah,risponde Candido, è la maniera di sostenere che tutto vabene quando si sta male.

Intanto versava lagrime riguardando il negro, e pian-gendo entrò in Surinam.

La prima cosa di cui essi s’informarono, fu se v’eranel porto alcun vascello che si potesse spedire a Bue-nos-Aires. Quello a cui si presentarono era appunto unpadrone spagnuolo, che si offrì di far con essi un onestopartito, e disse loro d’andare a far capo a un’osteria.Candido e il fedele Cacambo vi andarono, e ivi l’aspet-tarono co’ loro due montoni.

Candido che aveva il cuor sulle labbra, raccontò allospagnuolo tutte le sue avventure, e gli confessò che vo-lea rapire Cunegonda. — Io mi guarderò bene di darvi ilpassaggio a Buenos-Aires, disse il padrone. Saremmoimpiccati ambedue; la bella Cunegonda è l’amante favo-rita di sua eccellenza.

Questo fu un colpo di fulmine per Candido; diede indirotto pianto, e infine tirò a parte Cacambo: — Ecco, ocaro amico, gli dic’egli, ciò che hai da fare: abbiamociascuno di noi nella tasca cinque o sei milioni di dia-manti; tu sei più abile di me, va a prendere Cunegonda aBuenos-Aires; se il Governatore fa delle difficoltà dàgliun milione; se non s’arrende, dagliene due; tu noi haiammazzato inquisitori, né sarai per conto alcuno perso-na sospetta; io noleggerò un altro bastimento, ed andròad attenderti a Venezia; questo è un paese libero dove

74

Page 75: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

non vi sono da temere nè Bulgari, nè Abari, nè Ebrei, nèinquisitori.

Cacambo applaudì una sì saggia risoluzione; gli di-spiaceva di separarsi dal suo buon padrone, divenutosuo intimo amico, ma il piacere d’essergli utile prevalseal dolore d’abbandonarlo. Si abbracciarono colle lagri-me agli occhi; Candido gli raccomandò di non scordarsidella buona vecchia, e Cacambo partì il giorno stesso.Era pure il buon uomo questo Cacambo!

Candido soggiornò per qualche tempo in Surinam,aspettando che qualche altro padrone lo conducesse inItalia coi due montoni che gli restavano. Ei prese de’ do-mestici, e comprò tutto quel che gli era necessario perun lungo viaggio; infine il signor Vanderdendur padronedi un grosso bastimento venne a presentarglisi:

— Quanto volete voi, disse Candido a costui, percondurre addirittura a Venezia me, la mia gente, il miobagaglio e que’ due montoni là?

Il padrone chiese dieci mila piastre; Candido non fia-tò.

— Oh oh, disse fra sè il prudente Vanderdendur, que-sto forastiere accorda diecimila piastre tutte a un colpo!bisogna ch’egli sia ben ricco.

Gli si fece avanti un momento dopo, e gli significòche non poteva partire per meno di ventimila. — Ebene, voi le avrete, rispose Candido.

— Capperi! quest’uomo, disse fra sè il mercante, dàventimila piastre sì facilmente come diecimila; ritornadi nuovo, e gli dice che non poteva condurlo per meno

75

non vi sono da temere nè Bulgari, nè Abari, nè Ebrei, nèinquisitori.

Cacambo applaudì una sì saggia risoluzione; gli di-spiaceva di separarsi dal suo buon padrone, divenutosuo intimo amico, ma il piacere d’essergli utile prevalseal dolore d’abbandonarlo. Si abbracciarono colle lagri-me agli occhi; Candido gli raccomandò di non scordarsidella buona vecchia, e Cacambo partì il giorno stesso.Era pure il buon uomo questo Cacambo!

Candido soggiornò per qualche tempo in Surinam,aspettando che qualche altro padrone lo conducesse inItalia coi due montoni che gli restavano. Ei prese de’ do-mestici, e comprò tutto quel che gli era necessario perun lungo viaggio; infine il signor Vanderdendur padronedi un grosso bastimento venne a presentarglisi:

— Quanto volete voi, disse Candido a costui, percondurre addirittura a Venezia me, la mia gente, il miobagaglio e que’ due montoni là?

Il padrone chiese dieci mila piastre; Candido non fia-tò.

— Oh oh, disse fra sè il prudente Vanderdendur, que-sto forastiere accorda diecimila piastre tutte a un colpo!bisogna ch’egli sia ben ricco.

Gli si fece avanti un momento dopo, e gli significòche non poteva partire per meno di ventimila. — Ebene, voi le avrete, rispose Candido.

— Capperi! quest’uomo, disse fra sè il mercante, dàventimila piastre sì facilmente come diecimila; ritornadi nuovo, e gli dice che non poteva condurlo per meno

75

Page 76: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

di trentamila piastre. — Voi ne avrete dunque trentami-la, rispose Candido.

— Oh oh, dice nuovamente fra sè il mercante olande-se, trentamila piastre non son niente a quest’uomo; sen-za dubbio i due montoni portano tesori immensi; non in-sistiamo di più, facciamogli pagar subito le trentamilapiastre, e poi vedremo.

Candido vendè due piccoli diamanti, il minore deiquali valeva più del danaro che chiedeva il padrone, epagò anticipatamente. I due montoni furono imbarcati, ementre Candido andava per raggiungere in un piccolobattello il bastimento alla rada, il padrone coglie il tem-po, si mette alla vela, leva l’ancora e il vento lo favori-sce. Candido smarrito e stupefatto lo perde di vista, e:— Ahimè! grida, ecco un tratto degno del vecchio mon-do. Ritorna al porto assorto nel suo dolore, poichè final-mente avea perduto tanto da fare la fortuna di venti mo-narchi.

Si trasferisce dal giudice olandese, e brusco come egliera, picchia fieramente alla porta; entra, espone il suocaso, e grida in tuono un poco più alto di quel che con-veniva. Il giudice comincia a fargli pagare diecimila pia-stre per lo strepito ch’egli aveva fatto; indi l’ascoltò pa-zientemente; gli promette d’esaminare il caso tosto cheil mercante sia tornato, e si fa pagare diecimila altre pia-stre per le spese dell’udienza.

Una tale procedura pose in disperazione Candido;egli aveva in vero provato delle disgrazie mille volte piùtriste, ma la pacatezza del giudice, e quella del padrone,

76

di trentamila piastre. — Voi ne avrete dunque trentami-la, rispose Candido.

— Oh oh, dice nuovamente fra sè il mercante olande-se, trentamila piastre non son niente a quest’uomo; sen-za dubbio i due montoni portano tesori immensi; non in-sistiamo di più, facciamogli pagar subito le trentamilapiastre, e poi vedremo.

Candido vendè due piccoli diamanti, il minore deiquali valeva più del danaro che chiedeva il padrone, epagò anticipatamente. I due montoni furono imbarcati, ementre Candido andava per raggiungere in un piccolobattello il bastimento alla rada, il padrone coglie il tem-po, si mette alla vela, leva l’ancora e il vento lo favori-sce. Candido smarrito e stupefatto lo perde di vista, e:— Ahimè! grida, ecco un tratto degno del vecchio mon-do. Ritorna al porto assorto nel suo dolore, poichè final-mente avea perduto tanto da fare la fortuna di venti mo-narchi.

Si trasferisce dal giudice olandese, e brusco come egliera, picchia fieramente alla porta; entra, espone il suocaso, e grida in tuono un poco più alto di quel che con-veniva. Il giudice comincia a fargli pagare diecimila pia-stre per lo strepito ch’egli aveva fatto; indi l’ascoltò pa-zientemente; gli promette d’esaminare il caso tosto cheil mercante sia tornato, e si fa pagare diecimila altre pia-stre per le spese dell’udienza.

Una tale procedura pose in disperazione Candido;egli aveva in vero provato delle disgrazie mille volte piùtriste, ma la pacatezza del giudice, e quella del padrone,

76

Page 77: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

da cui era stato truffato, accese la sua bile, e lo gettò inuna nera melanconia; la perfidia degli uomini si presen-tava alla di lui mente in tutta la sua laidezza, ed egli nonsi nutriva che di torve idee. Finalmente un vascello fran-cese essendo sul punto di partire per Bordeaux, giacchèegli non aveva più montoni carichi di diamanti da im-barcare, pattuì una camera su quello a giusto prezzo, efece intendere nella città, ch’ei pagherebbe il passaggio,il nutrimento, e darebbe duemila piastre a un galantuo-mo che volesse fare il viaggio con lui, a condizionech’ei fosse il più contento del proprio stato, e il piùsventurato della provincia.

Gli si presentò una folla tale di pretendenti che unaflotta non avrebbe potuto contenerla. Candido, volendofare una scelta di quelli che ne avevano più l’apparenza,distinse una ventina di persone che a lui pareano assaisociabili, e che pretendevano tutte di meritar la prefe-renza. Egli le adunò nella sua osteria, e diè loro da cena,a condizione che ciascuno giurasse di raccontar fedel-mente la sua istoria; promettendo di sceglier quelloch’ei avrebbe giudicato il più scontento del proprio statoa più giusto titolo, e di dare agli altri qualche gratifica-zione.

La seduta durò sino alle quattro del mattino; e Candi-do, ascoltando tutte le loro avventure, si ricordava di ciòche gli aveva detto la vecchia, andando a Buenos-Aires,e della scommessa che aveva fatta, che non v’era alcunosul bastimento a cui non fossero occorse delle grandisciagure; pensava egli altresì a Pangloss in ciascuna av-

77

da cui era stato truffato, accese la sua bile, e lo gettò inuna nera melanconia; la perfidia degli uomini si presen-tava alla di lui mente in tutta la sua laidezza, ed egli nonsi nutriva che di torve idee. Finalmente un vascello fran-cese essendo sul punto di partire per Bordeaux, giacchèegli non aveva più montoni carichi di diamanti da im-barcare, pattuì una camera su quello a giusto prezzo, efece intendere nella città, ch’ei pagherebbe il passaggio,il nutrimento, e darebbe duemila piastre a un galantuo-mo che volesse fare il viaggio con lui, a condizionech’ei fosse il più contento del proprio stato, e il piùsventurato della provincia.

Gli si presentò una folla tale di pretendenti che unaflotta non avrebbe potuto contenerla. Candido, volendofare una scelta di quelli che ne avevano più l’apparenza,distinse una ventina di persone che a lui pareano assaisociabili, e che pretendevano tutte di meritar la prefe-renza. Egli le adunò nella sua osteria, e diè loro da cena,a condizione che ciascuno giurasse di raccontar fedel-mente la sua istoria; promettendo di sceglier quelloch’ei avrebbe giudicato il più scontento del proprio statoa più giusto titolo, e di dare agli altri qualche gratifica-zione.

La seduta durò sino alle quattro del mattino; e Candi-do, ascoltando tutte le loro avventure, si ricordava di ciòche gli aveva detto la vecchia, andando a Buenos-Aires,e della scommessa che aveva fatta, che non v’era alcunosul bastimento a cui non fossero occorse delle grandisciagure; pensava egli altresì a Pangloss in ciascuna av-

77

Page 78: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

ventura che gli si raccontava e diceva: — Questo Pan-gloss sarebbe bene imbrogliato a far valere il suo siste-ma; io vorrei ch’ei fosse qui. Certamente se tutto vabene, tutto va bene nell’Eldorado, e non già in tutto ilresto della terra. Finalmente si determinò a favore d’unpovero letterato che avea lavorato dieci anni per le libre-rie d’Amsterdam giudicando che niun altro mestiere po-tesse darsi al mondo, di cui si potesse essere più mal-contenti.

Questo letterato era d’altra parte un buon uomo; erastato tradito dalla sua moglie, bastonato dal figlio, e ab-bandonato dalla figlia, che s’era fatta rapire da un porto-ghese; era stato privato di un modesto impiego da cuitraeva la sua sussistenza, e i predicatori di Surinam loperseguitavano perchè lo credevano un socciniano. Bi-sogna confessare che gli altri eran forse più disgraziatidi lui, ma Candido sperava che il letterato lo avrebbe di-vertito nel viaggio; tutti gli altri suoi rivali si lamenta-van con Candido della grand’ingiustizia che lor faceva,ma egli gli acquietò, dando a ciascuno cento piastre.

CAPITOLO XX.Ciò che accadde sul mare a Candido e a Martino.

Il vecchio letterato che si chiamava Martino, s’imbar-cò dunque per Bordeaux con Candido. L’uno e l’altroavean troppo veduto e troppo sofferto; e quando il basti-mento avesse dovuto far vela da Surinam al Giappone,

78

ventura che gli si raccontava e diceva: — Questo Pan-gloss sarebbe bene imbrogliato a far valere il suo siste-ma; io vorrei ch’ei fosse qui. Certamente se tutto vabene, tutto va bene nell’Eldorado, e non già in tutto ilresto della terra. Finalmente si determinò a favore d’unpovero letterato che avea lavorato dieci anni per le libre-rie d’Amsterdam giudicando che niun altro mestiere po-tesse darsi al mondo, di cui si potesse essere più mal-contenti.

Questo letterato era d’altra parte un buon uomo; erastato tradito dalla sua moglie, bastonato dal figlio, e ab-bandonato dalla figlia, che s’era fatta rapire da un porto-ghese; era stato privato di un modesto impiego da cuitraeva la sua sussistenza, e i predicatori di Surinam loperseguitavano perchè lo credevano un socciniano. Bi-sogna confessare che gli altri eran forse più disgraziatidi lui, ma Candido sperava che il letterato lo avrebbe di-vertito nel viaggio; tutti gli altri suoi rivali si lamenta-van con Candido della grand’ingiustizia che lor faceva,ma egli gli acquietò, dando a ciascuno cento piastre.

CAPITOLO XX.Ciò che accadde sul mare a Candido e a Martino.

Il vecchio letterato che si chiamava Martino, s’imbar-cò dunque per Bordeaux con Candido. L’uno e l’altroavean troppo veduto e troppo sofferto; e quando il basti-mento avesse dovuto far vela da Surinam al Giappone,

78

Page 79: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

per il capo di Buona Speranza avrebbero avuto con chetrattenersi sul male morale e sul male fisico in tutto ilviaggio

Intanto Candido aveva un gran vantaggio sopra Mar-tino; egli aveva la speranza di riveder Cunegonda, eMartino nulla aveva da sperare; di più aveva eglidell’oro e de’ diamanti, e sebbene avesse perduto centogrossi montoni rossi carichi de’ più gran tesori della ter-ra, sebbene avesse sempre sul cuore la ribalderia del pa-drone olandese, pure, quand’egli pensava a ciò che glirestava in tasca, e quando parlava di Cunegonda, spe-cialmente in fin di tavola, pendeva verso il sistema alPangloss.

— Ma voi, signor Martino, diceva egli al letterato,che pensate voi su tutto questo? qual è la vostra idea sulmal morale, o sul mal fisico? — Signore, risponde Mar-tino, i miei preti mi hanno accusato di essere socciniano;ma la verità del fatto è che io son manicheo. Voi mi bur-late, dice Candido, non vi son più manichei al mondo —Vi son io, dice Martino: non so che farvi, ma non possopensare altrimenti. Bisogna che voi abbiate il diavoloaddosso, dice Candido. — Ei si mescola tanto nelle cosedel mondo, dice Martino, che potrebbe esser ben nelmio corpo, come in ogni altra parte; ma io vi confessoche dando un’occhiata su questo globo, o piuttosto suquesto globetto, io penso che Dio l’abbia abbandonato aqualche essere malefico, eccettuato sempre Eldorado; ionon ho mai veduto città che non desideri la rovina dellacittà vicina: niuna famiglia che non voglia sterminare

79

per il capo di Buona Speranza avrebbero avuto con chetrattenersi sul male morale e sul male fisico in tutto ilviaggio

Intanto Candido aveva un gran vantaggio sopra Mar-tino; egli aveva la speranza di riveder Cunegonda, eMartino nulla aveva da sperare; di più aveva eglidell’oro e de’ diamanti, e sebbene avesse perduto centogrossi montoni rossi carichi de’ più gran tesori della ter-ra, sebbene avesse sempre sul cuore la ribalderia del pa-drone olandese, pure, quand’egli pensava a ciò che glirestava in tasca, e quando parlava di Cunegonda, spe-cialmente in fin di tavola, pendeva verso il sistema alPangloss.

— Ma voi, signor Martino, diceva egli al letterato,che pensate voi su tutto questo? qual è la vostra idea sulmal morale, o sul mal fisico? — Signore, risponde Mar-tino, i miei preti mi hanno accusato di essere socciniano;ma la verità del fatto è che io son manicheo. Voi mi bur-late, dice Candido, non vi son più manichei al mondo —Vi son io, dice Martino: non so che farvi, ma non possopensare altrimenti. Bisogna che voi abbiate il diavoloaddosso, dice Candido. — Ei si mescola tanto nelle cosedel mondo, dice Martino, che potrebbe esser ben nelmio corpo, come in ogni altra parte; ma io vi confessoche dando un’occhiata su questo globo, o piuttosto suquesto globetto, io penso che Dio l’abbia abbandonato aqualche essere malefico, eccettuato sempre Eldorado; ionon ho mai veduto città che non desideri la rovina dellacittà vicina: niuna famiglia che non voglia sterminare

79

Page 80: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

qualche altra famiglia: per tutto i deboli hanno in ese-crazione i potenti, innanzi a’ quali s’avviliscono, e i po-tenti trattano quegli come le pecore, di cui si vende lalana e la carne; un milione d’assassini arruolati, corre dauna parte all’altra dell’Europa, esercitando l’omicidio ela ruberia con disciplina, per guadagnare il pane, perchènon hanno più onesto mestiere; e nelle città che sembra-no goder la pace, e dove fioriscono l’arti, gli uomini sondivorati da più gare, più pensieri, e più inquietudini, cheuna città assediata non prova fiamme; le tristezze secre-te sono ancor più crudeli che le miserie pubbliche: inuna parola io ho veduto tanto e tanto ho provato, cheson manicheo.

— Vi è per altro del buono, replicava Candido. —Può essere, diceva Martino, ma io non lo conosco.

A mezzo di questa disputa si sente uno strepito dicannone, lo strepito cresce a ogni istante, e ciascunoprende il suo cannocchiale. Si scorgono due vascelli checombattono tre miglia distante; il vento conduce l’uno el’altro sì vicino al vascello francese, che si ha il piaceredi vedere il combattimento a tutt’agio; infine uno diquegli scarica sull’altro una fiancata sì bassa, e sì benmisurata, che lo cola a fondo; Candido e Martino viderodistintamente un centinajo d’uomini sul cassero del va-scello che andava a picco, che alzavano tutti le mani alcielo, e gettavano spaventevoli strida; ad un tratto tuttofu inghiottito.

— Ebbene, dice Martino, ecco come gli uomini sitrattano gli uni cogli altri. — È vero, dice Candido: v’è

80

qualche altra famiglia: per tutto i deboli hanno in ese-crazione i potenti, innanzi a’ quali s’avviliscono, e i po-tenti trattano quegli come le pecore, di cui si vende lalana e la carne; un milione d’assassini arruolati, corre dauna parte all’altra dell’Europa, esercitando l’omicidio ela ruberia con disciplina, per guadagnare il pane, perchènon hanno più onesto mestiere; e nelle città che sembra-no goder la pace, e dove fioriscono l’arti, gli uomini sondivorati da più gare, più pensieri, e più inquietudini, cheuna città assediata non prova fiamme; le tristezze secre-te sono ancor più crudeli che le miserie pubbliche: inuna parola io ho veduto tanto e tanto ho provato, cheson manicheo.

— Vi è per altro del buono, replicava Candido. —Può essere, diceva Martino, ma io non lo conosco.

A mezzo di questa disputa si sente uno strepito dicannone, lo strepito cresce a ogni istante, e ciascunoprende il suo cannocchiale. Si scorgono due vascelli checombattono tre miglia distante; il vento conduce l’uno el’altro sì vicino al vascello francese, che si ha il piaceredi vedere il combattimento a tutt’agio; infine uno diquegli scarica sull’altro una fiancata sì bassa, e sì benmisurata, che lo cola a fondo; Candido e Martino viderodistintamente un centinajo d’uomini sul cassero del va-scello che andava a picco, che alzavano tutti le mani alcielo, e gettavano spaventevoli strida; ad un tratto tuttofu inghiottito.

— Ebbene, dice Martino, ecco come gli uomini sitrattano gli uni cogli altri. — È vero, dice Candido: v’è

80

Page 81: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

qualche cosa di diabolico in questo.Così discorrendo ei scorge un non so che di rosso lu-

cente, che nuotava verso il suo bastimento. Fece stacca-re la scialuppa per conoscere ciò che poteva essere; erauno de’ suoi montoni, e Candido in ritrovare quel mon-tone, provò un contento maggiore dell’afflizione cheavea provata in perderne cento tutti carichi di grossi dia-manti d’Eldorado.

Il capitano francese conobbe tosto che il capitano delvascello vittorioso era spagnuolo, e quel del vascellosommerso era un pirata olandese, ed era quello stessoche avea tradito Candido. Le ricchezze immense di cuiquello scellerato si era impadronito, furono seppellitecon lui nel mare: un montone solo s’era salvato. — Voivedete, dice Candido a Martino: il delitto alcuna volta èpunito: questo furfante di padrone olandese ha avuto lasorto che meritava. — Sì, dice Martino, ma i passeggierinon han dovuto perire anch’essi? Dio ha punito quelbriccone, e il diavolo ha annegati gli altri.

Intanto il vascello francese e lo spagnuolo continua-rono il lor cammino e Candido continuò le sue conver-sazioni con Martino. Essi disputarono quindici giorni diseguito e in que’ quindici giorni essi eran tanto avanzatiquanto il primo; ma finalmente parlavano, si comunica-vano delle idee, e si consolavano. Candido accarezzavail suo montone. — Giacchè io ho ritrovato te, diceva,potrò ben ritrovare la mia bella Cunegonda.”

81

qualche cosa di diabolico in questo.Così discorrendo ei scorge un non so che di rosso lu-

cente, che nuotava verso il suo bastimento. Fece stacca-re la scialuppa per conoscere ciò che poteva essere; erauno de’ suoi montoni, e Candido in ritrovare quel mon-tone, provò un contento maggiore dell’afflizione cheavea provata in perderne cento tutti carichi di grossi dia-manti d’Eldorado.

Il capitano francese conobbe tosto che il capitano delvascello vittorioso era spagnuolo, e quel del vascellosommerso era un pirata olandese, ed era quello stessoche avea tradito Candido. Le ricchezze immense di cuiquello scellerato si era impadronito, furono seppellitecon lui nel mare: un montone solo s’era salvato. — Voivedete, dice Candido a Martino: il delitto alcuna volta èpunito: questo furfante di padrone olandese ha avuto lasorto che meritava. — Sì, dice Martino, ma i passeggierinon han dovuto perire anch’essi? Dio ha punito quelbriccone, e il diavolo ha annegati gli altri.

Intanto il vascello francese e lo spagnuolo continua-rono il lor cammino e Candido continuò le sue conver-sazioni con Martino. Essi disputarono quindici giorni diseguito e in que’ quindici giorni essi eran tanto avanzatiquanto il primo; ma finalmente parlavano, si comunica-vano delle idee, e si consolavano. Candido accarezzavail suo montone. — Giacchè io ho ritrovato te, diceva,potrò ben ritrovare la mia bella Cunegonda.”

81

Page 82: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

CAPITOLO XXI.Candido e Martino si avvicinano alle coste di Francia e ragionano.

Si scorsero infine le coste di Francia. — Siete maistato in Francia, signor Martino? dice Candido. — Sì, ri-sponde Martino, io ne ho trascorso più provincie, ve nesono alcune dove una metà degli abitanti sono pazzi, al-cune dove son molto astuti, altre dove son assai min-chioni, altre dove si fa il bello spirito; ed in tutte la prin-cipale occupazione è l’amore, la seconda il mormorare,e la terza il dir scempiaggini. — Signor Martino, avetevoi veduto Parigi? — Sì, l’ho veduto: là vi sono tuttequeste specie: e un caos, e, una calca dove ciascuno cer-ca il piacere, e dove quasi nessuno lo trova almen perquanto mi è parso: io vi ho dimorato poco, e vi fui deru-bato di tutto ciò che avevo al mio arrivo da’ ladri dellafiera di San Germano: indi io stesso fui preso per un la-dro, e stetti otto giorni in prigione, dopo di che mi fecicorrettore di stamperia, Per guadagnare tanto da ritorna-re a piedi in Olanda. Io vi ho conosciuto la canaglia de-gli scrittori, la canaglia de’ cavillatori e la canaglia de’convulsionari; si dice che vi è della gente assai civile inquel paese: io voglio crederlo.

— Per me, io non ho niuna curiosità di veder la Fran-cia, dice Candido; voi vi persuaderete facilmente, chequando sl è passato un mese nell’Eldorado non vienevoglia di veder altro sulla terra, che la bella Cunegonda;

82

CAPITOLO XXI.Candido e Martino si avvicinano alle coste di Francia e ragionano.

Si scorsero infine le coste di Francia. — Siete maistato in Francia, signor Martino? dice Candido. — Sì, ri-sponde Martino, io ne ho trascorso più provincie, ve nesono alcune dove una metà degli abitanti sono pazzi, al-cune dove son molto astuti, altre dove son assai min-chioni, altre dove si fa il bello spirito; ed in tutte la prin-cipale occupazione è l’amore, la seconda il mormorare,e la terza il dir scempiaggini. — Signor Martino, avetevoi veduto Parigi? — Sì, l’ho veduto: là vi sono tuttequeste specie: e un caos, e, una calca dove ciascuno cer-ca il piacere, e dove quasi nessuno lo trova almen perquanto mi è parso: io vi ho dimorato poco, e vi fui deru-bato di tutto ciò che avevo al mio arrivo da’ ladri dellafiera di San Germano: indi io stesso fui preso per un la-dro, e stetti otto giorni in prigione, dopo di che mi fecicorrettore di stamperia, Per guadagnare tanto da ritorna-re a piedi in Olanda. Io vi ho conosciuto la canaglia de-gli scrittori, la canaglia de’ cavillatori e la canaglia de’convulsionari; si dice che vi è della gente assai civile inquel paese: io voglio crederlo.

— Per me, io non ho niuna curiosità di veder la Fran-cia, dice Candido; voi vi persuaderete facilmente, chequando sl è passato un mese nell’Eldorado non vienevoglia di veder altro sulla terra, che la bella Cunegonda;

82

Page 83: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

io vado ad aspettarla a Venezia; noi traverseremo laFrancia per passare in Italia, non mi accompagneretevoi? — Volentierissimo, risponde Martino; si dice cheVenezia non è buona che per i nobili veneziani, ma cheintanto si son ben ricevuti i forastieri, quand’essi peròhanno molto danaro: io non ne ho punto, voi ne avete,ed io vi seguirò per tutto. — A proposito, dice Candido,pensate voi che la terra sia stata originariamente unmare, come si assicura in quel grosso libro appartenenteal capitano del vascello? — Io non credo niente affatto aquesto, risponde Martino, e neppure di tutti i sogni chesi spacciano da qualche tempo. — Ma a qual fine questomondo è stato dunque formato? ripiglia Candido. — Perfarci arrabbiare, risponde Martino. — Credete voi, diceCandido, che gli uomini si siano sempre vicendevol-mente straziati, come lo fanno al presente? ch’essi sianosempre stati bugiardi, furbi, perfidi, ingrati, assassini,pieni di debolezze, ladri, vili, invidiosi, ingordi, ubbria-coni, avari, ambiziosi, sanguinari, calunniatori, discoli,fanatici, ipocriti e pazzi? — Credete voi, dice Martino,che gli sparvieri abbian sempre mangiato degli uccelliquando ne han trovati? — Sì, senza dubbio, dice Candi-do.

Ebbene, soggiunge Martino, se gli sparvieri han sem-pre avuto il medesimo carattere, perchè volete voi chegli uomini abbian cambiato il loro? — Oh, dice Candi-do, vi è ben differenza perchè il libero arbitrio....

Così ragionando arrivarono a Bordeaux.

83

io vado ad aspettarla a Venezia; noi traverseremo laFrancia per passare in Italia, non mi accompagneretevoi? — Volentierissimo, risponde Martino; si dice cheVenezia non è buona che per i nobili veneziani, ma cheintanto si son ben ricevuti i forastieri, quand’essi peròhanno molto danaro: io non ne ho punto, voi ne avete,ed io vi seguirò per tutto. — A proposito, dice Candido,pensate voi che la terra sia stata originariamente unmare, come si assicura in quel grosso libro appartenenteal capitano del vascello? — Io non credo niente affatto aquesto, risponde Martino, e neppure di tutti i sogni chesi spacciano da qualche tempo. — Ma a qual fine questomondo è stato dunque formato? ripiglia Candido. — Perfarci arrabbiare, risponde Martino. — Credete voi, diceCandido, che gli uomini si siano sempre vicendevol-mente straziati, come lo fanno al presente? ch’essi sianosempre stati bugiardi, furbi, perfidi, ingrati, assassini,pieni di debolezze, ladri, vili, invidiosi, ingordi, ubbria-coni, avari, ambiziosi, sanguinari, calunniatori, discoli,fanatici, ipocriti e pazzi? — Credete voi, dice Martino,che gli sparvieri abbian sempre mangiato degli uccelliquando ne han trovati? — Sì, senza dubbio, dice Candi-do.

Ebbene, soggiunge Martino, se gli sparvieri han sem-pre avuto il medesimo carattere, perchè volete voi chegli uomini abbian cambiato il loro? — Oh, dice Candi-do, vi è ben differenza perchè il libero arbitrio....

Così ragionando arrivarono a Bordeaux.

83

Page 84: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

CAPITOLO XXII.Ciò che accadde in Francia a Candido e a Marti-no.

Candido non si trattenne in Bordeaux che tanto tempoquanto gliene abbisognò a vendere de’ ciotoli d’Eldora-do, e per provvedersi d’una buona carrozza a due posti,non potendo più discostarsi dal suo filosofo Martino. Siseparò solamente, e con rincrescimento dal suo monto-ne, lasciandolo all’Accademia delle scienze di Bor-deaux, la quale propose per soggetto del premio diquell’anno di trovare perchè la lana di quel montone erarossa; ed il premio fu assegnato ad un sapiente del nord,che dimostrò per A più B meno C diviso per Z, che ilmontone dovea esser rosso o dovea morire.

Intanto tutti que’ viaggiatori che Candido incontravanell’osteria per la strada che faceva, gli dicevano: “noiandiamo a Parigi.” Questa festa universale fece final-mente anche a lui venir la voglia di vedere quella capita-le, tanto più che non molto si discostava dal camminoper Venezia.

Entrò egli per il borgo di San Marcello, e credè di es-sere nel villaggio più vile della Wesfalia.

Appena Candido giunse al suo albergo fu assalito dauna leggiera malattia causata dalle sue fatiche, e sicco-me aveva in dito un diamante smisurato, e si era vedutafra il suo equipaggio una cassetta eccedentemente pe-sante, egli ebbe immediatamente presso di lui due medi-

84

CAPITOLO XXII.Ciò che accadde in Francia a Candido e a Marti-no.

Candido non si trattenne in Bordeaux che tanto tempoquanto gliene abbisognò a vendere de’ ciotoli d’Eldora-do, e per provvedersi d’una buona carrozza a due posti,non potendo più discostarsi dal suo filosofo Martino. Siseparò solamente, e con rincrescimento dal suo monto-ne, lasciandolo all’Accademia delle scienze di Bor-deaux, la quale propose per soggetto del premio diquell’anno di trovare perchè la lana di quel montone erarossa; ed il premio fu assegnato ad un sapiente del nord,che dimostrò per A più B meno C diviso per Z, che ilmontone dovea esser rosso o dovea morire.

Intanto tutti que’ viaggiatori che Candido incontravanell’osteria per la strada che faceva, gli dicevano: “noiandiamo a Parigi.” Questa festa universale fece final-mente anche a lui venir la voglia di vedere quella capita-le, tanto più che non molto si discostava dal camminoper Venezia.

Entrò egli per il borgo di San Marcello, e credè di es-sere nel villaggio più vile della Wesfalia.

Appena Candido giunse al suo albergo fu assalito dauna leggiera malattia causata dalle sue fatiche, e sicco-me aveva in dito un diamante smisurato, e si era vedutafra il suo equipaggio una cassetta eccedentemente pe-sante, egli ebbe immediatamente presso di lui due medi-

84

Page 85: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

ci, stati mandati da alcuni intimi amici, che non l’abban-donavano, e due bacchettone gli facevano scaldare lebevande; Martino diceva: — Mi ricordo di essere statoammalato anch’io a Parigi nel mio primo viaggio, e per-chè ero molto povero, non ebbi nè amici, nè bacchetto-ne, nè medici, eppur guarii.

Intanto a forza di medicine e cavature di sangue, lamalattia di Candido divenne seria. Un abitante del quar-tiere venne con dolcezza a chiedergli un biglietto paga-bile al latore per l’altro mondo; Candido non volle farlo;le bacchettone l’assicurarono che questa era un nuovamoda; Candido rispose ch’ei non era punto uom allamoda; Martino volea gettar colui fuori della finestra; unchierico giurò che non si sarebbe sotterrato Candido;Martino giurò ch’ei seppellirebbe il chierico se conti-nuava ad importunarlo: la contesa si riscaldò e Martinolo prese per le spalle, e lo scacciò fieramente. Questocagionò un grave scandalo, e se ne fece un processo ver-bale.

Candido guarì e nella sua convalescenza ebbe unabuonissima compagnia a cenar seco lui. Si giuocava digrosso e Candido si stupiva di veder che non gli veniva-no mai gli assi; ma non se ne stupiva Martino.

Fra quei che facevano gli onori della città vi era unabatino di Perigord, uno di quei tipi sempre officiosi,sfrontati, adattabili a tutto, che corteggiano i forastieriche raccontan loro l’istoria scandalosa della città e of-frono loro i piaceri a ogni prezzo; questo condusse subi-to Candido e Martino al teatro della Commedia; si reci-

85

ci, stati mandati da alcuni intimi amici, che non l’abban-donavano, e due bacchettone gli facevano scaldare lebevande; Martino diceva: — Mi ricordo di essere statoammalato anch’io a Parigi nel mio primo viaggio, e per-chè ero molto povero, non ebbi nè amici, nè bacchetto-ne, nè medici, eppur guarii.

Intanto a forza di medicine e cavature di sangue, lamalattia di Candido divenne seria. Un abitante del quar-tiere venne con dolcezza a chiedergli un biglietto paga-bile al latore per l’altro mondo; Candido non volle farlo;le bacchettone l’assicurarono che questa era un nuovamoda; Candido rispose ch’ei non era punto uom allamoda; Martino volea gettar colui fuori della finestra; unchierico giurò che non si sarebbe sotterrato Candido;Martino giurò ch’ei seppellirebbe il chierico se conti-nuava ad importunarlo: la contesa si riscaldò e Martinolo prese per le spalle, e lo scacciò fieramente. Questocagionò un grave scandalo, e se ne fece un processo ver-bale.

Candido guarì e nella sua convalescenza ebbe unabuonissima compagnia a cenar seco lui. Si giuocava digrosso e Candido si stupiva di veder che non gli veniva-no mai gli assi; ma non se ne stupiva Martino.

Fra quei che facevano gli onori della città vi era unabatino di Perigord, uno di quei tipi sempre officiosi,sfrontati, adattabili a tutto, che corteggiano i forastieriche raccontan loro l’istoria scandalosa della città e of-frono loro i piaceri a ogni prezzo; questo condusse subi-to Candido e Martino al teatro della Commedia; si reci-

85

Page 86: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

tava una tragedia nuova; Candido si trovò fra alcuni bel-li spiriti; questo non gl’impediva di piangere su certescene perfettamente rappresentate; ma uno de’ ragiona-tori gli disse in tempo di un intermezzo: — Voi avetetorto di piangere: quell’attrice è molto cattiva, l’attoreche recita seco è cattivo anch’egli, il contenuto della tra-gedia è peggiore degli attori, l’autore non sa una parolaaraba, e intanto la scena è in Arabia; di più egli è unuomo che non crede alle idee innate; io vi farò vederedomani venti libercoli contro di lui. — Signore, gli dicel’abate di Perigord avete voi osservato quella giovinettache ha un volto sì attraente, e un personale sì ben com-posto? ella non vi costerà che diecimila franchi il mese ecinquantamila scudi di diamanti.

— Io non ho tempo di occuparmi di lei, dice Candidoperchè son chiamato a Venezia per un affare che mi pre-me.

La sera, dopo cena, l’insinuante Perigordino raddop-piò le sue convenienze e le sue attenzioni. — Voi avetedunque, signore, una cosa di premura a Venezia. — Sìsignor abbate, dice Candido, bisogna assolutamente cheio vada a trovar madamigella Cunegonda.

E qui impegnato dal piacere di ciò che amava, contòsecondo il suo uso una parte de’ casi suoi con quella il-lustre wesfaliana.

— Io credo, disse l’abate, che Cunegonda, abbia mol-to spirito, e che ella scriva delle lettere graziose. — Ionon ne ho mai ricevute, disse Candido, perchè figurateviche, essendo stato scacciato dal castello per amor di lei,

86

tava una tragedia nuova; Candido si trovò fra alcuni bel-li spiriti; questo non gl’impediva di piangere su certescene perfettamente rappresentate; ma uno de’ ragiona-tori gli disse in tempo di un intermezzo: — Voi avetetorto di piangere: quell’attrice è molto cattiva, l’attoreche recita seco è cattivo anch’egli, il contenuto della tra-gedia è peggiore degli attori, l’autore non sa una parolaaraba, e intanto la scena è in Arabia; di più egli è unuomo che non crede alle idee innate; io vi farò vederedomani venti libercoli contro di lui. — Signore, gli dicel’abate di Perigord avete voi osservato quella giovinettache ha un volto sì attraente, e un personale sì ben com-posto? ella non vi costerà che diecimila franchi il mese ecinquantamila scudi di diamanti.

— Io non ho tempo di occuparmi di lei, dice Candidoperchè son chiamato a Venezia per un affare che mi pre-me.

La sera, dopo cena, l’insinuante Perigordino raddop-piò le sue convenienze e le sue attenzioni. — Voi avetedunque, signore, una cosa di premura a Venezia. — Sìsignor abbate, dice Candido, bisogna assolutamente cheio vada a trovar madamigella Cunegonda.

E qui impegnato dal piacere di ciò che amava, contòsecondo il suo uso una parte de’ casi suoi con quella il-lustre wesfaliana.

— Io credo, disse l’abate, che Cunegonda, abbia mol-to spirito, e che ella scriva delle lettere graziose. — Ionon ne ho mai ricevute, disse Candido, perchè figurateviche, essendo stato scacciato dal castello per amor di lei,

86

Page 87: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

io non potei scriverle: che immediatamente dopo, seppiche ella era morta: che in seguito la ritrovai e la perdei,e che le ho inviato un espresso lontan di qui duemila ecinquecento leghe, e ne aspetto la risposta.

L’abate ascoltava attentamente, e pareva un poco pen-sieroso; ei si licenziò finalmente dai forastieri dopoaverli teneramente abbracciati; il giorno appresso riceveCandido, all’alzarsi dal letto, una lettera concepita inquesti termini:

“Signore; amante mio carissimo, sono otto, giorni chesono ammalata in questa città; so che voi vi siete; vole-rei nelle vostre braccia, se io potessi muovermi: ho sa-puto il vostro passaggio a Bordeaux; io vi ho lasciato ilfedele Cacambo, e la vecchia, che devono ben tosto se-guirmi. Il governatore di Buenos-Aires ha preso tutto,ma mi resta il vostro cuore. La vostra presenza o mi ren-derà la vita, o mi farà morir di piacere.”

Questa graziosa lettera, questa lettera inaspettata tra-sportò Candido in una gioja inesprimibile, e la malattiadella sua cara Cunegonda lo oppresse di dolore; divisocosì fra un sentimento e l’altro, ei prende il suo oro, e isuoi diamanti, e si fa condurre con Martino all’albergoove dimorava Cunegonda. Ivi entra tutto tremante, tuttoagitato; gli palpita il cuore, singhiozza, vuole aprire lecortine del letto, vuol far portare il lume. — Avvertite dinon farlo, gli dice la servente: il lume l’ammazza, e im-mantinente ella serra la cortina — Mia cara Cunegonda,dice Candido piangendo, come state? Se voi non potetevedermi, parlatemi almeno. — Ella non può parlare,

87

io non potei scriverle: che immediatamente dopo, seppiche ella era morta: che in seguito la ritrovai e la perdei,e che le ho inviato un espresso lontan di qui duemila ecinquecento leghe, e ne aspetto la risposta.

L’abate ascoltava attentamente, e pareva un poco pen-sieroso; ei si licenziò finalmente dai forastieri dopoaverli teneramente abbracciati; il giorno appresso riceveCandido, all’alzarsi dal letto, una lettera concepita inquesti termini:

“Signore; amante mio carissimo, sono otto, giorni chesono ammalata in questa città; so che voi vi siete; vole-rei nelle vostre braccia, se io potessi muovermi: ho sa-puto il vostro passaggio a Bordeaux; io vi ho lasciato ilfedele Cacambo, e la vecchia, che devono ben tosto se-guirmi. Il governatore di Buenos-Aires ha preso tutto,ma mi resta il vostro cuore. La vostra presenza o mi ren-derà la vita, o mi farà morir di piacere.”

Questa graziosa lettera, questa lettera inaspettata tra-sportò Candido in una gioja inesprimibile, e la malattiadella sua cara Cunegonda lo oppresse di dolore; divisocosì fra un sentimento e l’altro, ei prende il suo oro, e isuoi diamanti, e si fa condurre con Martino all’albergoove dimorava Cunegonda. Ivi entra tutto tremante, tuttoagitato; gli palpita il cuore, singhiozza, vuole aprire lecortine del letto, vuol far portare il lume. — Avvertite dinon farlo, gli dice la servente: il lume l’ammazza, e im-mantinente ella serra la cortina — Mia cara Cunegonda,dice Candido piangendo, come state? Se voi non potetevedermi, parlatemi almeno. — Ella non può parlare,

87

Page 88: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

dice la servente.La dama allora leva una mano pienotta, e Candido la

bagna di lacrime; l’empie in seguito di diamanti, e lasciasulla sedia un sacco d’oro.

A mezzo i suoi trasporti giunge il bargello seguitodall’abate perigordino e da una squadra. — Questi sondunque, dic’egli, que’ due forastieri sospetti?

Ei li fa tosto legare, e ordina ai suoi famigli di con-durli in prigione. — Non si trattan così i forastierinell’Eldorado, dice Candido. — Io son manicheo piùche mai, dice Martino. — Ma, signore, dove ci conduce-te? soggiunse Candido. — In un fondo di segreta, ri-sponde il bargello.

Martino, riprendendo la sua mente fredda, giudicòche la dama che si pretendeva Cunegonda fosse una fur-fante; un furfante il signor abate; che si era così prestoservito dell’innocenza di Candido, e un altro furfante ilbargello, da cui si potessero facilmente sbrogliare.

Candido, piuttosto che esporsi alle procedure dellagiustizia, e d’altra parte impaziente di rivedere la veraCunegonda, si attenne al consiglio di Martino, e offrì albargello tre piccoli diamanti di circa tremila pezzel’uno. — Ah signore, gli disse l’uomo del baston d’avo-rio, quando aveste commessi tutti i delitti immaginabili,siete il più galantuomo del mondo: tre diamanti! Signo-re, io mi farei ammazzar per voi, non che condurvi incarcere: tutti i forastieri si arrestano; ma lasciate fare ame: ho un fratello a Dieppe in Normandia, voglio con-durvici, e se avete qualche diamante da dargli egli avrà

88

dice la servente.La dama allora leva una mano pienotta, e Candido la

bagna di lacrime; l’empie in seguito di diamanti, e lasciasulla sedia un sacco d’oro.

A mezzo i suoi trasporti giunge il bargello seguitodall’abate perigordino e da una squadra. — Questi sondunque, dic’egli, que’ due forastieri sospetti?

Ei li fa tosto legare, e ordina ai suoi famigli di con-durli in prigione. — Non si trattan così i forastierinell’Eldorado, dice Candido. — Io son manicheo piùche mai, dice Martino. — Ma, signore, dove ci conduce-te? soggiunse Candido. — In un fondo di segreta, ri-sponde il bargello.

Martino, riprendendo la sua mente fredda, giudicòche la dama che si pretendeva Cunegonda fosse una fur-fante; un furfante il signor abate; che si era così prestoservito dell’innocenza di Candido, e un altro furfante ilbargello, da cui si potessero facilmente sbrogliare.

Candido, piuttosto che esporsi alle procedure dellagiustizia, e d’altra parte impaziente di rivedere la veraCunegonda, si attenne al consiglio di Martino, e offrì albargello tre piccoli diamanti di circa tremila pezzel’uno. — Ah signore, gli disse l’uomo del baston d’avo-rio, quando aveste commessi tutti i delitti immaginabili,siete il più galantuomo del mondo: tre diamanti! Signo-re, io mi farei ammazzar per voi, non che condurvi incarcere: tutti i forastieri si arrestano; ma lasciate fare ame: ho un fratello a Dieppe in Normandia, voglio con-durvici, e se avete qualche diamante da dargli egli avrà

88

Page 89: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

cura di voi, come io stesso.— E perchè si arrestano i forastieri? — Perchè, dice

allora l’abate perigordino prendendo la parola, un bir-bante del paese d’Atrebazia ha sentito fare e tanto e ba-stato per fargli commettere un parricidio, non comequello del 1610 del mese di maggio ma come quello del1513 nel mese di dicembre, e come diversi altri com-messi in altri anni, e in altri mesi da altri birbanti, cheavevano inteso dello sottigliezze.

Il bargello spiegò allora di che si trattava. — Ah, mo-stri dell’umanità, gridava Candido; tali orrori fra un po-polo che balla e che canta! non potrei io uscire al piùpresto di questo paese ove le scimmie attizzano le tigri?Io ho veduto degli orsi nel mio paese, e non ho vedutodegli uomini che nell’Eldorado. In nome di Dio, signorbargello, menatemi a Venezia, ove devo attendere la miaCunegonda. — Io non posso menarvi che nella bassaNormandia, dice il bargello.

Immantinente gli fa levare i ferri, dicendo d’aver pre-so uno sbaglio; licenzia la sua gente, conduce a DieppeCandido e Martino, e li lascia nelle mani di suo fratello.V’era piccolo vascello olandese alla rada; il normanno ocoll’ajuto di tre altri diamanti diviene l’uomo più offi-cioso del mondo, e imbarca Candido colla sua gente nelvascello, che facea vela per Portsmouth in Inghilterra.Non era questo il cammino per Venezia, ma Candidocredeva di liberarsi dall’inferno e facea conto di ripren-dere la via per Venezia alla prima occasione.

89

cura di voi, come io stesso.— E perchè si arrestano i forastieri? — Perchè, dice

allora l’abate perigordino prendendo la parola, un bir-bante del paese d’Atrebazia ha sentito fare e tanto e ba-stato per fargli commettere un parricidio, non comequello del 1610 del mese di maggio ma come quello del1513 nel mese di dicembre, e come diversi altri com-messi in altri anni, e in altri mesi da altri birbanti, cheavevano inteso dello sottigliezze.

Il bargello spiegò allora di che si trattava. — Ah, mo-stri dell’umanità, gridava Candido; tali orrori fra un po-polo che balla e che canta! non potrei io uscire al piùpresto di questo paese ove le scimmie attizzano le tigri?Io ho veduto degli orsi nel mio paese, e non ho vedutodegli uomini che nell’Eldorado. In nome di Dio, signorbargello, menatemi a Venezia, ove devo attendere la miaCunegonda. — Io non posso menarvi che nella bassaNormandia, dice il bargello.

Immantinente gli fa levare i ferri, dicendo d’aver pre-so uno sbaglio; licenzia la sua gente, conduce a DieppeCandido e Martino, e li lascia nelle mani di suo fratello.V’era piccolo vascello olandese alla rada; il normanno ocoll’ajuto di tre altri diamanti diviene l’uomo più offi-cioso del mondo, e imbarca Candido colla sua gente nelvascello, che facea vela per Portsmouth in Inghilterra.Non era questo il cammino per Venezia, ma Candidocredeva di liberarsi dall’inferno e facea conto di ripren-dere la via per Venezia alla prima occasione.

89

Page 90: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

CAPITOLO XXIII.Candido e Martino arrivano sulle coste d’Inghil-terra e ciò che vi vedono.

— Ah Pangloss! Pangloss! ah Martino! Martino ahmia cara Cunegonda! che mondo è questo? dice Candi-do sul vascello olandese. — Qualche cosa di ben pazzoe di ben abominevole, diceva Martino. — Voi conosce-rete forse l’Inghilterra; vi sono là dei pazzi come inFrancia? — Là v’è un’altra specie di pazzia, dice Marti-no: voi sapete che queste due nazioni sono in guerra peralcune staja di terreno nevoso verso il Canada, e ch’essispendono per questa bella guerra molto più di quantovale tutto il Canada; il dirvi precisamente se vi sian piùpazzi in un paese, o nell’altro, la mia debole cognizionenon mel permette: solamente so che in generale le gentiche stiamo per vedere sono molto barbare.

Discorrendo così approdarono a Portsmouth; unamoltitudine di popolo cuopriva la riva e attentamenteosservava un omaccione che stava ginocchioni cogli oc-chi bendati sul cassero d’una nave da guerra; quattrosoldati impostati dirimpetto a lui gli tirarono ciascunouna fucilata a tre palle nel cranio con la maggior placi-dezza del mondo, e tutta l’assemblea se ne ritornò estre-mamente soddisfatta. — Che cosa è questa? dice Candi-do: qual demonio mai esercita per tutto il suo impero?chi era quell’omaccione che han ammazzato in cerimo-nia?

90

CAPITOLO XXIII.Candido e Martino arrivano sulle coste d’Inghil-terra e ciò che vi vedono.

— Ah Pangloss! Pangloss! ah Martino! Martino ahmia cara Cunegonda! che mondo è questo? dice Candi-do sul vascello olandese. — Qualche cosa di ben pazzoe di ben abominevole, diceva Martino. — Voi conosce-rete forse l’Inghilterra; vi sono là dei pazzi come inFrancia? — Là v’è un’altra specie di pazzia, dice Marti-no: voi sapete che queste due nazioni sono in guerra peralcune staja di terreno nevoso verso il Canada, e ch’essispendono per questa bella guerra molto più di quantovale tutto il Canada; il dirvi precisamente se vi sian piùpazzi in un paese, o nell’altro, la mia debole cognizionenon mel permette: solamente so che in generale le gentiche stiamo per vedere sono molto barbare.

Discorrendo così approdarono a Portsmouth; unamoltitudine di popolo cuopriva la riva e attentamenteosservava un omaccione che stava ginocchioni cogli oc-chi bendati sul cassero d’una nave da guerra; quattrosoldati impostati dirimpetto a lui gli tirarono ciascunouna fucilata a tre palle nel cranio con la maggior placi-dezza del mondo, e tutta l’assemblea se ne ritornò estre-mamente soddisfatta. — Che cosa è questa? dice Candi-do: qual demonio mai esercita per tutto il suo impero?chi era quell’omaccione che han ammazzato in cerimo-nia?

90

Page 91: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

E gli si risponde: Questo è un ammiraglio. — E per-chè ammazzare quest’ammiraglio? — Perchè, gli viendetto, non ha fatto ammazzare della gente abbastanza: eidiede una battaglia navale a un ammiraglio francese e siè saputo che egli non era abbastanza vicino al nemico.— Ma l’ammiraglio francese, dice Candido, era egliegualmente lontano dall’altro? — Senza dubbio, gli sireplica, ma in questo paese è bene ammazzare di tempoin tempo un ammiraglio per incoraggiare gli altri.

Candido restò sì stordito e sì commosso da ciò chevedeva e da ciò che udiva, che non volle neppure metterpiede a terra, ma pattuì col padrone olandese (non cre-dendolo un ladro come quello di Surinam) per farsi con-durre senza dilazione a Venezia.

Il padrone olandese fu lesto in termine di due giorni;si costeggiò la Francia, si passò alle viste di Lisbona eCandido ivi raccapricciò: s’entrò nello stretto, indi nelMediterraneo e infine si approdò a Venezia. — Sia loda-to Iddio, disse Candido abbracciando Martino, qui rive-drò la bella Cunegonda; io conto su Cacambo come sume stesso. Tutto è bene, tutto va bene, tutto va alla me-glio che sia possibile.

CAPITOLO XXIV.Visita al signor Pococurante, nobile veneziano.

Tosto che ei fu a Venezia fece cercar Cacambo in tut-te le osterie, in tutti i caffè, e non si trovò; ei mandava

91

E gli si risponde: Questo è un ammiraglio. — E per-chè ammazzare quest’ammiraglio? — Perchè, gli viendetto, non ha fatto ammazzare della gente abbastanza: eidiede una battaglia navale a un ammiraglio francese e siè saputo che egli non era abbastanza vicino al nemico.— Ma l’ammiraglio francese, dice Candido, era egliegualmente lontano dall’altro? — Senza dubbio, gli sireplica, ma in questo paese è bene ammazzare di tempoin tempo un ammiraglio per incoraggiare gli altri.

Candido restò sì stordito e sì commosso da ciò chevedeva e da ciò che udiva, che non volle neppure metterpiede a terra, ma pattuì col padrone olandese (non cre-dendolo un ladro come quello di Surinam) per farsi con-durre senza dilazione a Venezia.

Il padrone olandese fu lesto in termine di due giorni;si costeggiò la Francia, si passò alle viste di Lisbona eCandido ivi raccapricciò: s’entrò nello stretto, indi nelMediterraneo e infine si approdò a Venezia. — Sia loda-to Iddio, disse Candido abbracciando Martino, qui rive-drò la bella Cunegonda; io conto su Cacambo come sume stesso. Tutto è bene, tutto va bene, tutto va alla me-glio che sia possibile.

CAPITOLO XXIV.Visita al signor Pococurante, nobile veneziano.

Tosto che ei fu a Venezia fece cercar Cacambo in tut-te le osterie, in tutti i caffè, e non si trovò; ei mandava

91

Page 92: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

tutti i giorni a fare scoperta di tutti i vascelli, di tutte lebarche; non si sentiva nulla di Cacambo. — Come, dice-va egli a Martino, io ho avuto il tempo di passare da Su-rinam a Bordeaux, d’andare da Bordeaux a Parigi, daParigi a Dieppe, da Dieppe a Portsmouth, di costeggiareil Portogallo e la Spagna, di traversare tutto il Mediter-raneo, di passare qualche mese a Venezia e la bella Cu-negonda non è arrivata! Io non ho riscontrato che unatristanzuola in vece sua, e un abate di Perigord! Cune-gonda è morta senza dubbio e non resta anche a me chemorire. Ah! era meglio rimanere nel paradiso d’Eldora-do che tornare in questa maledetta Europa. Voi avete ra-gione, mio caro Martino, tutto non è che illusione e ca-lamità.

Ei cadde in una nera malinconia e non prestò atten-zione alcuna all’opera alla moda, ne ad alcun altro di-vertimento del carnevale, e niuna dama diè a lui la mini-ma tentazione. Martino gli diceva: — Voi siete pur buo-no, a figurarvi che un servo bastardo che ha cinque o seimilioni in tasca vada a cercare la vostra amante in capoal mondo e ve la conduca a Venezia! ei la prenderà persè, se la trova, e se non la trova ne prenderà un’altra; iovi consiglio a scordarvi del vostro servo Cacambo e del-la vostra amante Cunegonda

Martino non era troppo consolante; la malinconia diCandido s’aumenta, e Martino non cessa di provargliche vi era poca virtù e poca felicità sulla terra, eccettua-to forse nell’Eldorado, dove nessuno poteva entrare.2

— Si parla, dice Candido, d’un certo senatore Poco-

92

tutti i giorni a fare scoperta di tutti i vascelli, di tutte lebarche; non si sentiva nulla di Cacambo. — Come, dice-va egli a Martino, io ho avuto il tempo di passare da Su-rinam a Bordeaux, d’andare da Bordeaux a Parigi, daParigi a Dieppe, da Dieppe a Portsmouth, di costeggiareil Portogallo e la Spagna, di traversare tutto il Mediter-raneo, di passare qualche mese a Venezia e la bella Cu-negonda non è arrivata! Io non ho riscontrato che unatristanzuola in vece sua, e un abate di Perigord! Cune-gonda è morta senza dubbio e non resta anche a me chemorire. Ah! era meglio rimanere nel paradiso d’Eldora-do che tornare in questa maledetta Europa. Voi avete ra-gione, mio caro Martino, tutto non è che illusione e ca-lamità.

Ei cadde in una nera malinconia e non prestò atten-zione alcuna all’opera alla moda, ne ad alcun altro di-vertimento del carnevale, e niuna dama diè a lui la mini-ma tentazione. Martino gli diceva: — Voi siete pur buo-no, a figurarvi che un servo bastardo che ha cinque o seimilioni in tasca vada a cercare la vostra amante in capoal mondo e ve la conduca a Venezia! ei la prenderà persè, se la trova, e se non la trova ne prenderà un’altra; iovi consiglio a scordarvi del vostro servo Cacambo e del-la vostra amante Cunegonda

Martino non era troppo consolante; la malinconia diCandido s’aumenta, e Martino non cessa di provargliche vi era poca virtù e poca felicità sulla terra, eccettua-to forse nell’Eldorado, dove nessuno poteva entrare.2

— Si parla, dice Candido, d’un certo senatore Poco-

92

Page 93: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

curante che abita in quel bel palazzo sulla Brenta, che ètanto compito co’ forastieri. Si pretende che questo siaun uomo che non abbia mai provata tristezza. — Io vor-rei vedere una specie sì rara, dice Martino

Candido manda immediatamente a chiedere al signorPococurante la permissione di visitarlo il giorno appres-so. Candido e Martino andarono in gondola sulla Bren-ta, ed arrivarono al palazzo del nobil Pococurante. Igiardini erano di buon gusto, ed ornati di belle statue dimarmo, e il palazzo di bellissima architettura. Il proprie-tario del luogo, uomo di sessant’anni, molto ricco, rice-vè con molta compitezza i due visitatori, ma con altret-tanta freddezza, il che sconcertò Candido, e non dispiac-que punto a Martino.

Tosto due belle ragazze, portarono la cioccolata, cheavean fatta bene spumare. Candido non potè fare ameno di lodare la loro bellezza, la loro grazia, la loro at-tività. — Queste sono buonissime creature, disse il sena-tore Pococurante; non mi dispiacciono perchè sono stu-fo delle dame della città, per le loro civetterie, per leloro contese, per i loro capricci, per il loro orgoglio, perle loro bassezze, per lo loro pazzie, e per i sonetti chebisogna fare, o far fare per loro. Ma anche queste dueragazze cominciano ad annojarmi.

Candido dopo la colazione passeggiando in una lungagalleria, fu colpito dalla bellezza de’ quadri; dimandò diquale artista erano i due primi. — Son di Raffaello, dis-se — il senatore; li comprai a caro prezzo per vanità,anni or sono: si dice che non vi è cosa più bella in Italia,

93

curante che abita in quel bel palazzo sulla Brenta, che ètanto compito co’ forastieri. Si pretende che questo siaun uomo che non abbia mai provata tristezza. — Io vor-rei vedere una specie sì rara, dice Martino

Candido manda immediatamente a chiedere al signorPococurante la permissione di visitarlo il giorno appres-so. Candido e Martino andarono in gondola sulla Bren-ta, ed arrivarono al palazzo del nobil Pococurante. Igiardini erano di buon gusto, ed ornati di belle statue dimarmo, e il palazzo di bellissima architettura. Il proprie-tario del luogo, uomo di sessant’anni, molto ricco, rice-vè con molta compitezza i due visitatori, ma con altret-tanta freddezza, il che sconcertò Candido, e non dispiac-que punto a Martino.

Tosto due belle ragazze, portarono la cioccolata, cheavean fatta bene spumare. Candido non potè fare ameno di lodare la loro bellezza, la loro grazia, la loro at-tività. — Queste sono buonissime creature, disse il sena-tore Pococurante; non mi dispiacciono perchè sono stu-fo delle dame della città, per le loro civetterie, per leloro contese, per i loro capricci, per il loro orgoglio, perle loro bassezze, per lo loro pazzie, e per i sonetti chebisogna fare, o far fare per loro. Ma anche queste dueragazze cominciano ad annojarmi.

Candido dopo la colazione passeggiando in una lungagalleria, fu colpito dalla bellezza de’ quadri; dimandò diquale artista erano i due primi. — Son di Raffaello, dis-se — il senatore; li comprai a caro prezzo per vanità,anni or sono: si dice che non vi è cosa più bella in Italia,

93

Page 94: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

ma a me non piacciono niente affatto; il colore è cupis-simo, le figure non son bene arrotondate, e non risaltanoabbastanza; il panneggiamento non somiglia punto a unpanno insomma, checchè se ne dica, io non vi trovo unavera imitazione della natura: a me non piacerà un qua-dro se non allora che vi vedrò la natura medesima: diquesta specie non ve ne sono: io ho molti quadri, manon li guardo mai.

Pococurante, aspettando il desinare, si fece eseguireun concerto; a Candido parve la musica graziosissima— Questo suono, dice Pococurante, può divertire peruna mezz’ora, ma se dura di più annoja tutti, sebbenenessuno ardisca di confessarlo: la musica oggigiornonon è altro che un’arte di eseguir cose difficili, e ciò cheè solamente difficile, a lungo andare piace. Io avrei for-se maggior piacere all’opera se non si fosse trovato ilsecreto di farne un mostro, che mi fa stomacare: vadachi vuole a veder delle cattive tragedie in musica, ove lescene non son fatte che per introdurre male a propositodue o tre ariette ridicole che fanno valere il gorgozzulod’un’attrice; si intenerisca di piacere chi vuole, o chipuò, vedendo un castrato trillare sulla parte di Cesare, edi Catone, e passeggiare goffamente sul palco; per me,io ho rinunziato da gran tempo a tali leggerezze, chefanno la gloria oggigiorno del teatro italiano, e che sonpagate da’ sovrani a carissimo presso.

Candido contese un poco su questo, ma con discre-zione, e Martino fu interamente del sentimento del sena-tore.

94

ma a me non piacciono niente affatto; il colore è cupis-simo, le figure non son bene arrotondate, e non risaltanoabbastanza; il panneggiamento non somiglia punto a unpanno insomma, checchè se ne dica, io non vi trovo unavera imitazione della natura: a me non piacerà un qua-dro se non allora che vi vedrò la natura medesima: diquesta specie non ve ne sono: io ho molti quadri, manon li guardo mai.

Pococurante, aspettando il desinare, si fece eseguireun concerto; a Candido parve la musica graziosissima— Questo suono, dice Pococurante, può divertire peruna mezz’ora, ma se dura di più annoja tutti, sebbenenessuno ardisca di confessarlo: la musica oggigiornonon è altro che un’arte di eseguir cose difficili, e ciò cheè solamente difficile, a lungo andare piace. Io avrei for-se maggior piacere all’opera se non si fosse trovato ilsecreto di farne un mostro, che mi fa stomacare: vadachi vuole a veder delle cattive tragedie in musica, ove lescene non son fatte che per introdurre male a propositodue o tre ariette ridicole che fanno valere il gorgozzulod’un’attrice; si intenerisca di piacere chi vuole, o chipuò, vedendo un castrato trillare sulla parte di Cesare, edi Catone, e passeggiare goffamente sul palco; per me,io ho rinunziato da gran tempo a tali leggerezze, chefanno la gloria oggigiorno del teatro italiano, e che sonpagate da’ sovrani a carissimo presso.

Candido contese un poco su questo, ma con discre-zione, e Martino fu interamente del sentimento del sena-tore.

94

Page 95: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Si misero a tavola, e dopo un eccellente desinare en-trarono nella biblioteca. Candido, vedendo un Omeromagnificamente legato, lodò l’illustrissimo, sul suobuon gusto. — Ecco, dic’egli, un libro che era la deliziadel gran Pangloss, il miglior filosofo dell’Alemagna. —Non è già la mia, risponde freddamente Pococurante: misi diede ad intendere in passato, che io provavo piacerea leggerlo, ma quella ripetizione continua di combatti-menti che sempre si rassomigliano, quegli Dei che agi-scon sempre per non concluder nulla, quell’Elena ch’è ilsoggetto della guerra che appena comparisce sulla sce-na, quella Troja che si assedia, e non si prende mai, tuttomi cagionava una noja mortale: io ho dimandato qual-che volta ad alcuni letterati se s’annojavano come me inquella lettura: i più sinceri mi han confessato che il librocadeva lor dalle mani, ma che bisognava per altro averlonella biblioteca, come un monumento dell’antichità, ecome quelle medaglie rugginose, che non sono buone aspendersi.

— Vostr’Eccellenza non penserà così di Virgilio, diceCandido. — Io convengo, risponde Pococurante, che ilsecondo, il quarto e il sesto libro della sua Eneide sonoeccellenti: ma per quel suo pio Enea e il forte Cloante, el’amico Acate, e il piccolo Ascanio, e il melenso re Lati-no, e la villanzona Amata, e l’insipida Lavinia, io noncredo che vi sia niente di più freddo, e di più disaggra-devole; stimo meglio il Tasso, e le fandonie dell’Ario-sto, sebbene sonniferi da fare dormire uno in piedi.

— Signore, disse Candido, non avete un gran piacere

95

Si misero a tavola, e dopo un eccellente desinare en-trarono nella biblioteca. Candido, vedendo un Omeromagnificamente legato, lodò l’illustrissimo, sul suobuon gusto. — Ecco, dic’egli, un libro che era la deliziadel gran Pangloss, il miglior filosofo dell’Alemagna. —Non è già la mia, risponde freddamente Pococurante: misi diede ad intendere in passato, che io provavo piacerea leggerlo, ma quella ripetizione continua di combatti-menti che sempre si rassomigliano, quegli Dei che agi-scon sempre per non concluder nulla, quell’Elena ch’è ilsoggetto della guerra che appena comparisce sulla sce-na, quella Troja che si assedia, e non si prende mai, tuttomi cagionava una noja mortale: io ho dimandato qual-che volta ad alcuni letterati se s’annojavano come me inquella lettura: i più sinceri mi han confessato che il librocadeva lor dalle mani, ma che bisognava per altro averlonella biblioteca, come un monumento dell’antichità, ecome quelle medaglie rugginose, che non sono buone aspendersi.

— Vostr’Eccellenza non penserà così di Virgilio, diceCandido. — Io convengo, risponde Pococurante, che ilsecondo, il quarto e il sesto libro della sua Eneide sonoeccellenti: ma per quel suo pio Enea e il forte Cloante, el’amico Acate, e il piccolo Ascanio, e il melenso re Lati-no, e la villanzona Amata, e l’insipida Lavinia, io noncredo che vi sia niente di più freddo, e di più disaggra-devole; stimo meglio il Tasso, e le fandonie dell’Ario-sto, sebbene sonniferi da fare dormire uno in piedi.

— Signore, disse Candido, non avete un gran piacere

95

Page 96: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

a leggere Orazio? — Vi sono delle massime, risponde,Pococurante, dalle quali un uomo di mondo può ricavardel profitto, e che, essendo raccolte in versi, che hannomolta forza, s’imprimono più facilmente nella memoria;ma io fo pochissimo caso, del suo viaggio a Brindisi, edella sua descrizione di un cattivo desinare, e della con-tesa de’ facchini tra un certo Rupilio, le cui parole,dic’egli, erano piene di marcia, ed un altro le cui paroleerano aceto; io non ho letto, che con infinito disgusto isuoi versi grossolani contro le vecchie, e contro le stre-ghe, e non so qual merito possa egli avere per dire alsuo antico Mecenate che se fosse stato da lui aggregatoalla schiera de’ poeti lirici, avrebbe colla sua fronte su-blime dato di cozzo alle stelle. I pazzi ammiran tutto, inun autore stimato; io non leggo che per me, e non hopiacere se non a quel che mi aggrada.

Candido, ch’era stato educato a non giudicar cosa al-cuna da per sé stesso, era molto stupefatto di ciò chesentiva, e Martino trovava la maniera di pensare di Po-cocurante assai ragionevole.

— Oh, ecco un Cicerone, dice Candido, io credo chevostr’eccellenza non lascerà punto di leggere cotestogrand’uomo. — Io non lo leggo mai, risponde il Vene-ziano: che m’importa ch’egli abbia difeso la causa diRabirio o di Cluenzio? Ne ho d’avanzo de’ processi dagiudicare; mi sarei adattato a leggere le sue opere filoso-fiche, ma quando mi son accorto che ei dubitava di tut-to, ho concluso che io ne sapeva quanto lui, e che nonavevo bisogno d’alcuno per essere ignorante.

96

a leggere Orazio? — Vi sono delle massime, risponde,Pococurante, dalle quali un uomo di mondo può ricavardel profitto, e che, essendo raccolte in versi, che hannomolta forza, s’imprimono più facilmente nella memoria;ma io fo pochissimo caso, del suo viaggio a Brindisi, edella sua descrizione di un cattivo desinare, e della con-tesa de’ facchini tra un certo Rupilio, le cui parole,dic’egli, erano piene di marcia, ed un altro le cui paroleerano aceto; io non ho letto, che con infinito disgusto isuoi versi grossolani contro le vecchie, e contro le stre-ghe, e non so qual merito possa egli avere per dire alsuo antico Mecenate che se fosse stato da lui aggregatoalla schiera de’ poeti lirici, avrebbe colla sua fronte su-blime dato di cozzo alle stelle. I pazzi ammiran tutto, inun autore stimato; io non leggo che per me, e non hopiacere se non a quel che mi aggrada.

Candido, ch’era stato educato a non giudicar cosa al-cuna da per sé stesso, era molto stupefatto di ciò chesentiva, e Martino trovava la maniera di pensare di Po-cocurante assai ragionevole.

— Oh, ecco un Cicerone, dice Candido, io credo chevostr’eccellenza non lascerà punto di leggere cotestogrand’uomo. — Io non lo leggo mai, risponde il Vene-ziano: che m’importa ch’egli abbia difeso la causa diRabirio o di Cluenzio? Ne ho d’avanzo de’ processi dagiudicare; mi sarei adattato a leggere le sue opere filoso-fiche, ma quando mi son accorto che ei dubitava di tut-to, ho concluso che io ne sapeva quanto lui, e che nonavevo bisogno d’alcuno per essere ignorante.

96

Page 97: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

— Oh, ecco là ottanta volumi di raccolte d’un’acca-demia di scienze, dice Martino, può essere che in quellevi sia del buono. — Ve ne sarebbe, risponde Pococuran-te, se un degli autori di coteste bagatelle avesse inventa-to almen l’arte di far delle spille; ma non v’è in tuttique’ libri che vani sistemi, e niuna cosa utile.

— Quante opere di teatro io vedo là! dice Candido, initaliano, in spagnuolo, e in francese. — Sì, osserva il se-natore. Ve ne son tremila, ma non ve ne saran tre dozzi-ne delle buone. Quelle raccolte poi di sermoni, che tuttiinsieme non vagliono una pagina di Seneca, e tutti que’gran volumi di teologia, credetelo, non si aprono mai, néda me né da alcuno.

Vide Martino degli scaffali carichi di libri inglesi. —Io credo, diss’egli, che un repubblicano abbia ordinaria-mente ad aver piacere di cotesti libri, scritti liberamente.— Sì, rispose Pococurante, è bello scrivere ciò che sipensa, ed è questo un privilegio dell’uomo: in tutta lanostra Italia non si scrive se non quel che non si pensa.Coloro che abitano la patria di Cesare, e degli Antonininon osano aver un’idea, senza la permissione di un do-menicano. Io sarei contento della libertà che inspiranogl’ingegni inglesi, se la passione, e lo spirito di partitonon corrompesse totalmente ciò che quella preziosa li-bertà ha di stimabile.

Candido scorgendo un Milton gli dimandò se consi-derava quell’autore per un grand’uomo. — Chi? dicePococurante, quel barbaro che fa un lungo commenta-rio, in dieci libri di versi duri, del primo capitolo della

97

— Oh, ecco là ottanta volumi di raccolte d’un’acca-demia di scienze, dice Martino, può essere che in quellevi sia del buono. — Ve ne sarebbe, risponde Pococuran-te, se un degli autori di coteste bagatelle avesse inventa-to almen l’arte di far delle spille; ma non v’è in tuttique’ libri che vani sistemi, e niuna cosa utile.

— Quante opere di teatro io vedo là! dice Candido, initaliano, in spagnuolo, e in francese. — Sì, osserva il se-natore. Ve ne son tremila, ma non ve ne saran tre dozzi-ne delle buone. Quelle raccolte poi di sermoni, che tuttiinsieme non vagliono una pagina di Seneca, e tutti que’gran volumi di teologia, credetelo, non si aprono mai, néda me né da alcuno.

Vide Martino degli scaffali carichi di libri inglesi. —Io credo, diss’egli, che un repubblicano abbia ordinaria-mente ad aver piacere di cotesti libri, scritti liberamente.— Sì, rispose Pococurante, è bello scrivere ciò che sipensa, ed è questo un privilegio dell’uomo: in tutta lanostra Italia non si scrive se non quel che non si pensa.Coloro che abitano la patria di Cesare, e degli Antonininon osano aver un’idea, senza la permissione di un do-menicano. Io sarei contento della libertà che inspiranogl’ingegni inglesi, se la passione, e lo spirito di partitonon corrompesse totalmente ciò che quella preziosa li-bertà ha di stimabile.

Candido scorgendo un Milton gli dimandò se consi-derava quell’autore per un grand’uomo. — Chi? dicePococurante, quel barbaro che fa un lungo commenta-rio, in dieci libri di versi duri, del primo capitolo della

97

Page 98: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Genesi, quel grossolano imitator de’ Greci, che disfigurala creazione, e che mentre fa da Mosè rappresentarl’Ente increato che produce il mondo con una parola, faprendere un gran compasso dal Messia, in un armadiodel cielo, per disegnar la sua opera? Io dovrei forse sti-mar colui che ha guastato l’inferno e il diavol del Tasso:che Trasforma Lucifero ora in gigante, e ora in pigmeo:che gli fa ribattere cento volte i medesimi discorsi: chelo fa disputare sulla teologia, che imitando seriamentel’invenzione comica dell’armi da fuoco dell’Ariosto, fasparare il cannone nel cielo da’ diavoli? Né io, né alcunaltro in Italia ha potuto trar piacere da queste triste stra-vaganze; e il maritaggio del peccato colla morte, e i ser-pi che partorisce il peccato, non fanno vomitare ogniuomo che ha il gusto un poco delicato? Quel poemaoscuro, bizzarro e disgustevole fu schernito fin dalla suanascita, ed io lo tratto oggi come lo fu nella sua patriada’ contemporanei; del resto, io dico ciò che penso, ecuro pochissimo che gli altri pensino come me.

Candido era mal soddisfatto di que’ discorsi; egli ri-spettava Omero, ed amava Milton. — Ahimè, diss’eglisottovoce a Martino, io ho ben paura che quest’uomoabbia un sommo disprezzo per i nostri poeti alemanni.— Non vi sarebbe gran male, dice Martino. — Oh cheuomo superiore! dicea pur Candido fra’ denti. Che spiri-to è questo Pococurante! Non può niente piacergli.

Dopo di aver fatta così la rivista di tutti i libri, disce-sero nel giardino; Candido ne lodò tutte le bellezze. —Io non so di cattivo gusto, disse il padrone: noi abbiam

98

Genesi, quel grossolano imitator de’ Greci, che disfigurala creazione, e che mentre fa da Mosè rappresentarl’Ente increato che produce il mondo con una parola, faprendere un gran compasso dal Messia, in un armadiodel cielo, per disegnar la sua opera? Io dovrei forse sti-mar colui che ha guastato l’inferno e il diavol del Tasso:che Trasforma Lucifero ora in gigante, e ora in pigmeo:che gli fa ribattere cento volte i medesimi discorsi: chelo fa disputare sulla teologia, che imitando seriamentel’invenzione comica dell’armi da fuoco dell’Ariosto, fasparare il cannone nel cielo da’ diavoli? Né io, né alcunaltro in Italia ha potuto trar piacere da queste triste stra-vaganze; e il maritaggio del peccato colla morte, e i ser-pi che partorisce il peccato, non fanno vomitare ogniuomo che ha il gusto un poco delicato? Quel poemaoscuro, bizzarro e disgustevole fu schernito fin dalla suanascita, ed io lo tratto oggi come lo fu nella sua patriada’ contemporanei; del resto, io dico ciò che penso, ecuro pochissimo che gli altri pensino come me.

Candido era mal soddisfatto di que’ discorsi; egli ri-spettava Omero, ed amava Milton. — Ahimè, diss’eglisottovoce a Martino, io ho ben paura che quest’uomoabbia un sommo disprezzo per i nostri poeti alemanni.— Non vi sarebbe gran male, dice Martino. — Oh cheuomo superiore! dicea pur Candido fra’ denti. Che spiri-to è questo Pococurante! Non può niente piacergli.

Dopo di aver fatta così la rivista di tutti i libri, disce-sero nel giardino; Candido ne lodò tutte le bellezze. —Io non so di cattivo gusto, disse il padrone: noi abbiam

98

Page 99: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

qui delle figurine, ma dopodomani voglio farvene porred’un disegno più nobile.

Allorchè i due visitatori si furono licenziati da sua ec-cellenza, Candido chiese a Martino:

— Voi dunque converrete meco, che quello è il piùfelice di tutti gli uomini, perché è al di sopra di tutto ciòche possiede.

— E non vedete voi, rispose Martino, che di tutto ciòche possiede egli è disgustato? Platone disse, moltotempo fa, che i migliori stomaci non son quelli che ri-gettano tutti gli alimenti.

— Ma, disse Candido, non è un piacere a criticar tut-to? A trovar de’ difetti, dove gli altri uomini credon ve-dere delle bellezze?

Intanto i giorni e le settimane passavano; Cacambonon tornava, e Candido era immerso nel dolore.

CAPITOLO XXV.D’una cena che Candido e Martino fecero con sei forestieri, e chi erano.

Una sera che Candido, seguitando Martino andava aporsi a tavola co’ forestieri che alloggiavano nella stessaosteria, un uomo col viso color di fuliggine, gli andò didietro, e gli disse:

— Siate pronto a partir con noi; non mancate.Ei si voltò, e vide Cacambo. Non v’era che la vista di

Cunegonda, che potesse stupirlo d’avvantaggio; ei fu sul

99

qui delle figurine, ma dopodomani voglio farvene porred’un disegno più nobile.

Allorchè i due visitatori si furono licenziati da sua ec-cellenza, Candido chiese a Martino:

— Voi dunque converrete meco, che quello è il piùfelice di tutti gli uomini, perché è al di sopra di tutto ciòche possiede.

— E non vedete voi, rispose Martino, che di tutto ciòche possiede egli è disgustato? Platone disse, moltotempo fa, che i migliori stomaci non son quelli che ri-gettano tutti gli alimenti.

— Ma, disse Candido, non è un piacere a criticar tut-to? A trovar de’ difetti, dove gli altri uomini credon ve-dere delle bellezze?

Intanto i giorni e le settimane passavano; Cacambonon tornava, e Candido era immerso nel dolore.

CAPITOLO XXV.D’una cena che Candido e Martino fecero con sei forestieri, e chi erano.

Una sera che Candido, seguitando Martino andava aporsi a tavola co’ forestieri che alloggiavano nella stessaosteria, un uomo col viso color di fuliggine, gli andò didietro, e gli disse:

— Siate pronto a partir con noi; non mancate.Ei si voltò, e vide Cacambo. Non v’era che la vista di

Cunegonda, che potesse stupirlo d’avvantaggio; ei fu sul

99

Page 100: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

punto d’impazzire dall’allegrezza: abbraccia il caro ami-co.

— Cunegonda è qui senza dubbio; dove è ella? mena-temi da lei, ond’io con lei muoja di gioja.

— Cunegonda non è qui, rispose Cacambo; ella è aCostantinopoli. — Cielo! a Costantinopoli! ma foss’ellaanche nella China, io vi volo, partiamo.

— Partiremo dopo cena, ripigliò Cacambo, non possodirvi di più: io sono schiavo, il mio padrone mi aspetta,bisogna ch’io vada a servirlo a tavola; non fate parola, etenetevi pronto.

Candido, fra l’allegrezza ed il dolore, felice d’aver ri-veduto il suo fedele agente, stupito di vederlo schiavo,pieno dell’idea di ritrovare la sua amata, col cuore agita-to, coll’animo scomposto, si mette a tavola con Martino(il quale non si scompose a tutte quelle avventure) e co’sei forestieri che eran venuti a passare il carnevale a Ve-nezia.

Cacambo, che dava da bere ad uno di que’ tre fore-stieri, s’avvicina all’orecchio del suo padrone sul findella tavola, e gli dice: — Sire, vostra maestà partiràquando le piace; il bastimento e pronto.

Dette queste parole esce. Stupiti i convitati si guarda-vano l’un l’altro, senza far parola; quando un altro do-mestico, avvicinandosi all’altro suo padrone, gli dice:

— Sire, la sedia di Vostra Maestà è a Padova, e labarca è pronta.

Il padrone fa un cenno e il domestico parte; i convitatitornano a guardarsi, e raddoppia lo stupore di tutti. Un

100

punto d’impazzire dall’allegrezza: abbraccia il caro ami-co.

— Cunegonda è qui senza dubbio; dove è ella? mena-temi da lei, ond’io con lei muoja di gioja.

— Cunegonda non è qui, rispose Cacambo; ella è aCostantinopoli. — Cielo! a Costantinopoli! ma foss’ellaanche nella China, io vi volo, partiamo.

— Partiremo dopo cena, ripigliò Cacambo, non possodirvi di più: io sono schiavo, il mio padrone mi aspetta,bisogna ch’io vada a servirlo a tavola; non fate parola, etenetevi pronto.

Candido, fra l’allegrezza ed il dolore, felice d’aver ri-veduto il suo fedele agente, stupito di vederlo schiavo,pieno dell’idea di ritrovare la sua amata, col cuore agita-to, coll’animo scomposto, si mette a tavola con Martino(il quale non si scompose a tutte quelle avventure) e co’sei forestieri che eran venuti a passare il carnevale a Ve-nezia.

Cacambo, che dava da bere ad uno di que’ tre fore-stieri, s’avvicina all’orecchio del suo padrone sul findella tavola, e gli dice: — Sire, vostra maestà partiràquando le piace; il bastimento e pronto.

Dette queste parole esce. Stupiti i convitati si guarda-vano l’un l’altro, senza far parola; quando un altro do-mestico, avvicinandosi all’altro suo padrone, gli dice:

— Sire, la sedia di Vostra Maestà è a Padova, e labarca è pronta.

Il padrone fa un cenno e il domestico parte; i convitatitornano a guardarsi, e raddoppia lo stupore di tutti. Un

100

Page 101: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

terzo servo, avvicinandosi pure a un terzo forestiero glidice: — Sire, vostra maestà faccia a mio modo, non sitrattenga di più: io vado a preparare il tutto.

Tosto sparisce.Candido e Martino non ebbero più dubbio allora che

quella non fosse una mascherata da carnevale. Viene unquarto domestico, e dice a un quarto padrone:

— Vostra maestà partirà quando vorrà; e parte. — Unquinto domestico dice altrettanto a un quinto padrone;ma il sesto servo parla direttamente al sesto forestiero,che era accanto a Candido e gli dice: — In fede mia,sire, non si vuol dar credenza a vostra maestà, e neppurea me, ed io e voi potremmo esser benissimo carcerati inquesta notte: io vado a provvedere a’ miei affari: addio.

Spariti tutti i domestici, i sei forestieri, Candido eMartino, restarono in un profondo silenzio; infine, pro-ruppe Candido: — Signori, questa è una burla singolare:perché farvi tutti re? per me io vi confesso che nè io, nèMartino non lo siamo.

Il padrone di Cacambo prese allora a parlare grave-mente, e disse in italiano: — Per me non è punto unaburla. Io mi chiamo Acmet III; sono stato gran sultanoper più anni; levai dal trono mio fratello; e mio nipotene ha levato me; si tagliò la testa a’ miei visiri; io termi-no i miei giorni nel vecchio serraglio: mio nipote il gransultano Mahmud mi permette di viaggiare qualche voltaper mia salute, e son venuto a passare il carnevale a Ve-nezia.

Un altro uomo giovine, che era accanto ad Acmet,

101

terzo servo, avvicinandosi pure a un terzo forestiero glidice: — Sire, vostra maestà faccia a mio modo, non sitrattenga di più: io vado a preparare il tutto.

Tosto sparisce.Candido e Martino non ebbero più dubbio allora che

quella non fosse una mascherata da carnevale. Viene unquarto domestico, e dice a un quarto padrone:

— Vostra maestà partirà quando vorrà; e parte. — Unquinto domestico dice altrettanto a un quinto padrone;ma il sesto servo parla direttamente al sesto forestiero,che era accanto a Candido e gli dice: — In fede mia,sire, non si vuol dar credenza a vostra maestà, e neppurea me, ed io e voi potremmo esser benissimo carcerati inquesta notte: io vado a provvedere a’ miei affari: addio.

Spariti tutti i domestici, i sei forestieri, Candido eMartino, restarono in un profondo silenzio; infine, pro-ruppe Candido: — Signori, questa è una burla singolare:perché farvi tutti re? per me io vi confesso che nè io, nèMartino non lo siamo.

Il padrone di Cacambo prese allora a parlare grave-mente, e disse in italiano: — Per me non è punto unaburla. Io mi chiamo Acmet III; sono stato gran sultanoper più anni; levai dal trono mio fratello; e mio nipotene ha levato me; si tagliò la testa a’ miei visiri; io termi-no i miei giorni nel vecchio serraglio: mio nipote il gransultano Mahmud mi permette di viaggiare qualche voltaper mia salute, e son venuto a passare il carnevale a Ve-nezia.

Un altro uomo giovine, che era accanto ad Acmet,

101

Page 102: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

parlò dopo di lui, e disse: — Io mi chiamo Ivan; sonostato imperatore di tutte le Russie; fui detronizzato incuna; mio padre e mia madre furono rinserrati; io alle-vato in prigione; qualche volta ho la permissione diviaggiare accompagnato da coloro che mi guardano, eson venuto a passare il carnevale a Venezia.

Il terzo disse: — Io son Carlo Odoardo re d’Inghilter-ra: mio padre mi ha ceduti i suoi diritti al regno; hocombattuto per sostenerlo; è stato strappato il cuore aottocento de’ miei partigiani e si è tolta loro ogni spe-ranza; sono stato in carcere; or vado a Roma a fare unavisita al re mio padre, detronizzato come me, e comemio nonno, e son venuto a passare il carnevale a Vene-zia.

Indi il quarto prese a parlare, e disse: — lo son re dePolacchi: la sorte della guerra mi ha privato de’ miei sta-ti ereditari; mio padre provò le stesse avversità; io mirassegno a]la Provvidenza come il sultano Acmetl’imperator Ivan, e il re Carlo Odoardo, che Dio conce-da lor lunga vita; e son venuto a passare il carnevale aVenezia.

Disse il quinto: — Sono ancor io re de’ Polacchi: hoperduto due volte il mio regno ma la Provvidenza mi hadato un altro stato, nel quale ho fatto miglior fortuna diquella che han fatta tutti insieme i re de’ Sarmati sullesponde della Vistola; io ancora mi rassegno alla Provvi-denza, e son venuto a passare il carnevale a Venezia.

Restava a, parlare il sesto monarca: — Signori,diss’egli io non sono sì gran signore come voi, ma final-

102

parlò dopo di lui, e disse: — Io mi chiamo Ivan; sonostato imperatore di tutte le Russie; fui detronizzato incuna; mio padre e mia madre furono rinserrati; io alle-vato in prigione; qualche volta ho la permissione diviaggiare accompagnato da coloro che mi guardano, eson venuto a passare il carnevale a Venezia.

Il terzo disse: — Io son Carlo Odoardo re d’Inghilter-ra: mio padre mi ha ceduti i suoi diritti al regno; hocombattuto per sostenerlo; è stato strappato il cuore aottocento de’ miei partigiani e si è tolta loro ogni spe-ranza; sono stato in carcere; or vado a Roma a fare unavisita al re mio padre, detronizzato come me, e comemio nonno, e son venuto a passare il carnevale a Vene-zia.

Indi il quarto prese a parlare, e disse: — lo son re dePolacchi: la sorte della guerra mi ha privato de’ miei sta-ti ereditari; mio padre provò le stesse avversità; io mirassegno a]la Provvidenza come il sultano Acmetl’imperator Ivan, e il re Carlo Odoardo, che Dio conce-da lor lunga vita; e son venuto a passare il carnevale aVenezia.

Disse il quinto: — Sono ancor io re de’ Polacchi: hoperduto due volte il mio regno ma la Provvidenza mi hadato un altro stato, nel quale ho fatto miglior fortuna diquella che han fatta tutti insieme i re de’ Sarmati sullesponde della Vistola; io ancora mi rassegno alla Provvi-denza, e son venuto a passare il carnevale a Venezia.

Restava a, parlare il sesto monarca: — Signori,diss’egli io non sono sì gran signore come voi, ma final-

102

Page 103: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

mente fui re al pari d’ogni altro; sono Teodoro, eletto rein Corsica; fui chiamato maestà, e presentemente mi sidà appena del signore; feci batter moneta., ed ora nonpossiedo un danaro; ebbi due secretari di Stato, ed oraho appena un servitore; mi vidi sul trono, e poi per lun-go tempo in prigione a Londra sulla paglia; temo d’essertrattato egualmente qui, benchè io sia venuto come lemaestà vostre a passare il carnevale a Venezia.

I cinque altri re ascoltarono questo discorso con unanobile compassione; ciascuno di essi dette venti zecchi-ni al re Teodoro per comprarsi degli abiti e delle cami-cie, e Candido gli regalò un diamante di due mila zec-chini.

— Chi è dunque, diceano gli altri cinque re, questosemplice particolare che è in istato di dare cento voltepiù di ciascuno di noi, e che lo dà?

Nell’istante in che s’usciva da tavola, ecco nell’oste-ria quattro altezze serenissime che avean pure perduti ilor Stati per la sorte della guerra, e che venivano a pas-sare il resto del carnevale a Venezia: ma Candido non cibadò nemmeno, non pensando ad altro che di andare atrovar la sua cara Cunegonda a Costantinopoli.

CAPITOLO XXVI.Viaggio di Candido a Costantinopoli

Il fedele Cacambo avea già ottenuto la permissionedal padrone turco, che andava a ricondurre il sultano

103

mente fui re al pari d’ogni altro; sono Teodoro, eletto rein Corsica; fui chiamato maestà, e presentemente mi sidà appena del signore; feci batter moneta., ed ora nonpossiedo un danaro; ebbi due secretari di Stato, ed oraho appena un servitore; mi vidi sul trono, e poi per lun-go tempo in prigione a Londra sulla paglia; temo d’essertrattato egualmente qui, benchè io sia venuto come lemaestà vostre a passare il carnevale a Venezia.

I cinque altri re ascoltarono questo discorso con unanobile compassione; ciascuno di essi dette venti zecchi-ni al re Teodoro per comprarsi degli abiti e delle cami-cie, e Candido gli regalò un diamante di due mila zec-chini.

— Chi è dunque, diceano gli altri cinque re, questosemplice particolare che è in istato di dare cento voltepiù di ciascuno di noi, e che lo dà?

Nell’istante in che s’usciva da tavola, ecco nell’oste-ria quattro altezze serenissime che avean pure perduti ilor Stati per la sorte della guerra, e che venivano a pas-sare il resto del carnevale a Venezia: ma Candido non cibadò nemmeno, non pensando ad altro che di andare atrovar la sua cara Cunegonda a Costantinopoli.

CAPITOLO XXVI.Viaggio di Candido a Costantinopoli

Il fedele Cacambo avea già ottenuto la permissionedal padrone turco, che andava a ricondurre il sultano

103

Page 104: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Acmet a Costantinopoli, di potere ricevere a bordo Can-dido e Martino. L’uno e l’altro vi si trasferirono dopod’essersi inchinati avanti a sua miserabile altezza. Can-dido, nell’andare a bordo, disse a Martino: — Ecco in-tanto sei re detronizzati, co’ quali abbiamo cenato, e fraquesti sei re ve n’è ancora uno a cui ho fatto l’elemosi-na, Vi saranno forse altri principi molto più infelici; perme io non no perduto se non cento montoni, e volo nellebraccia a Cunegonda: mio caro Martino, qualche voltaPangloss avea ragione tutto è bene. — Io lo desidero, ri-spose Martino. — Ma, ripigliò Candido, è un’avventuraben poco verosimile quella che ci si è presentata a Vene-zia; non si era giammai veduto nè udito che sei re detro-nizzati si trovassero a cenar insieme all’osteria. — Que-sto non è più stravagante, disse Martino, di tante altrecose che ci sono accadute. È cosa comunissima che visieno de’ re balzati dal trono, e rispetto all’onore che ab-biamo avuto di cenar con loro, è una bagattella che nonmerita la nostra attenzione.

Appena che Candido fu nel vascello, saltò al collo delsuo antico servo, del suo amico Cacambo: — Ebbene,gli disse, che fa Cunegonda? è ella sempre un prodigiodi bellezza? mi ama ella sempre? come sta ella? Tu glihai senza dubbio comprato un palazzo a Costantinopoli?

— Mio caro padrone, rispose Cacambo, Cunegondarigoverna le scodelle sulle sponde della Propontide, incasa di un principe che ha pochissime scodelle; ella èschiava in casa d’un antico sovrano chiamato Ragotski,a cui il Gran Turco dà tre scudi il giorno, e l’asilo; ma

104

Acmet a Costantinopoli, di potere ricevere a bordo Can-dido e Martino. L’uno e l’altro vi si trasferirono dopod’essersi inchinati avanti a sua miserabile altezza. Can-dido, nell’andare a bordo, disse a Martino: — Ecco in-tanto sei re detronizzati, co’ quali abbiamo cenato, e fraquesti sei re ve n’è ancora uno a cui ho fatto l’elemosi-na, Vi saranno forse altri principi molto più infelici; perme io non no perduto se non cento montoni, e volo nellebraccia a Cunegonda: mio caro Martino, qualche voltaPangloss avea ragione tutto è bene. — Io lo desidero, ri-spose Martino. — Ma, ripigliò Candido, è un’avventuraben poco verosimile quella che ci si è presentata a Vene-zia; non si era giammai veduto nè udito che sei re detro-nizzati si trovassero a cenar insieme all’osteria. — Que-sto non è più stravagante, disse Martino, di tante altrecose che ci sono accadute. È cosa comunissima che visieno de’ re balzati dal trono, e rispetto all’onore che ab-biamo avuto di cenar con loro, è una bagattella che nonmerita la nostra attenzione.

Appena che Candido fu nel vascello, saltò al collo delsuo antico servo, del suo amico Cacambo: — Ebbene,gli disse, che fa Cunegonda? è ella sempre un prodigiodi bellezza? mi ama ella sempre? come sta ella? Tu glihai senza dubbio comprato un palazzo a Costantinopoli?

— Mio caro padrone, rispose Cacambo, Cunegondarigoverna le scodelle sulle sponde della Propontide, incasa di un principe che ha pochissime scodelle; ella èschiava in casa d’un antico sovrano chiamato Ragotski,a cui il Gran Turco dà tre scudi il giorno, e l’asilo; ma

104

Page 105: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

ciò che è ben più tristo, si è che ella ha perduta la suabellezza ed è diventata orribilmente brutta. — Ah! obella o brutta, dice Candido, io son galantuomo, e il miodovere è di amarla sempre; ma come mai può ella esser-si ridotta in uno stato si miserabile co’ cinque o sei mi-lioni che tu avevi portati? — Buono! dice Cacambo, nonmi è abbisognato di dare due milioni al signor don Fer-nando d’Ibaraa y Figueora y Mascarenes y Lampourdosy Souza, governatore di Buenos-Aires, per ottenere Cu-negonda? Ed un pirata non ci ha bravamente spogliati ditutto il resto? Questo pirata non ci ha egli condotti alcapo di Matapan, a Milo, a Nicaria, a Samos, a Petra, aDardanelli, a Marmora, a Scutari? Cunegonda e la vec-chia servono quel principe, di cui vi ho parlato, ed ioson schiavo del sultano detronizzato. — Che spavente-voli calamità concatenate le une alle altre! dice Candi-do; ma finalmente io ho ancora alcuni diamanti, e libe-rerò facilmente Cunegonda. Ma è un peccato che sia di-venuta sì brutta.

Indi rivolgendosi a Martino: — Chi pensate voi chesia più degno di compassione l’imperatore Acmet,l’imperatore Ivan, il re Carlo Odoardo, od io?

— Non lo so, risponde Martino, bisognerebbe che iofossi ne’ loro cuori per saperlo. — Ah, dice Candido, sefosse qui Pangloss ei lo saprebbe. — Io non so, ripigliaMartino con quali bilance il vostro Pangloss potrebbepesare l’infelicità degli uomini e valutare i lor dolori; ioson di sentimento che vi sieno de’ milioni d’uomini sul-la terra da compiangersi molto più del re Carlo Odoar-

105

ciò che è ben più tristo, si è che ella ha perduta la suabellezza ed è diventata orribilmente brutta. — Ah! obella o brutta, dice Candido, io son galantuomo, e il miodovere è di amarla sempre; ma come mai può ella esser-si ridotta in uno stato si miserabile co’ cinque o sei mi-lioni che tu avevi portati? — Buono! dice Cacambo, nonmi è abbisognato di dare due milioni al signor don Fer-nando d’Ibaraa y Figueora y Mascarenes y Lampourdosy Souza, governatore di Buenos-Aires, per ottenere Cu-negonda? Ed un pirata non ci ha bravamente spogliati ditutto il resto? Questo pirata non ci ha egli condotti alcapo di Matapan, a Milo, a Nicaria, a Samos, a Petra, aDardanelli, a Marmora, a Scutari? Cunegonda e la vec-chia servono quel principe, di cui vi ho parlato, ed ioson schiavo del sultano detronizzato. — Che spavente-voli calamità concatenate le une alle altre! dice Candi-do; ma finalmente io ho ancora alcuni diamanti, e libe-rerò facilmente Cunegonda. Ma è un peccato che sia di-venuta sì brutta.

Indi rivolgendosi a Martino: — Chi pensate voi chesia più degno di compassione l’imperatore Acmet,l’imperatore Ivan, il re Carlo Odoardo, od io?

— Non lo so, risponde Martino, bisognerebbe che iofossi ne’ loro cuori per saperlo. — Ah, dice Candido, sefosse qui Pangloss ei lo saprebbe. — Io non so, ripigliaMartino con quali bilance il vostro Pangloss potrebbepesare l’infelicità degli uomini e valutare i lor dolori; ioson di sentimento che vi sieno de’ milioni d’uomini sul-la terra da compiangersi molto più del re Carlo Odoar-

105

Page 106: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

do, dell’imperatore Ivan e del sultano Acmet. — Po-trebb’essere risponde Candido.

Arrivarono in pochi giorni sul canale del mar Nero.Candido cominciò dal riscattare Cacambo a caro prezzoe senza perder tempo, s’imbarcò sopra una galera co’suoi compagni, per andare sulla riva della Propontide acercar Cunegonda, per quanto brutta esser potesse.

Vi erano fra la ciurma due forzati che remavano ma-lissimo, e a’ quali il padrone levantino applicava di tem-po in tempo alcune nerbate sulle nude spalle. Candido,per una naturale compassione, gli osservava più attenta-mente degli altri galeotti, e s’avvicinò tutto pietoso ver-so di loro. Alcuni tratti del viso disfigurato di due diquei miserabili gli parvero aver qualche similitudine conPangloss, e col disgraziato gesuita, quel barone, quelfratello di madamigella Cunegonda. Tali somiglianze lointenerirono e lo attristarono; e sempre più consideran-doli attentamente, disse a Cacambo: — Se io non avessiveduto impiccare il maestro Pangloss, e se non avess’io,per mia disgrazia, ammazzato il barone, crederei chefossero quelli là che remano.

Al nome del barone e di Pangloss, i due forzati alza-rono delle strida, si fermarono sul loro banco, e si la-sciarono cadere i remi. Il padrone levantino accorse, eraddoppiò loro lo nerbate. — fermate, fermate, signore,grida Candido, io vorrei... — Come! questo è Candido!si dicono l’un l’altro i due forzati. — Sogno, dice Can-dido, o son desto? Son io in questa galera? È quello là ilsignor barone che ho ammazzato? e quello là il maestro

106

do, dell’imperatore Ivan e del sultano Acmet. — Po-trebb’essere risponde Candido.

Arrivarono in pochi giorni sul canale del mar Nero.Candido cominciò dal riscattare Cacambo a caro prezzoe senza perder tempo, s’imbarcò sopra una galera co’suoi compagni, per andare sulla riva della Propontide acercar Cunegonda, per quanto brutta esser potesse.

Vi erano fra la ciurma due forzati che remavano ma-lissimo, e a’ quali il padrone levantino applicava di tem-po in tempo alcune nerbate sulle nude spalle. Candido,per una naturale compassione, gli osservava più attenta-mente degli altri galeotti, e s’avvicinò tutto pietoso ver-so di loro. Alcuni tratti del viso disfigurato di due diquei miserabili gli parvero aver qualche similitudine conPangloss, e col disgraziato gesuita, quel barone, quelfratello di madamigella Cunegonda. Tali somiglianze lointenerirono e lo attristarono; e sempre più consideran-doli attentamente, disse a Cacambo: — Se io non avessiveduto impiccare il maestro Pangloss, e se non avess’io,per mia disgrazia, ammazzato il barone, crederei chefossero quelli là che remano.

Al nome del barone e di Pangloss, i due forzati alza-rono delle strida, si fermarono sul loro banco, e si la-sciarono cadere i remi. Il padrone levantino accorse, eraddoppiò loro lo nerbate. — fermate, fermate, signore,grida Candido, io vorrei... — Come! questo è Candido!si dicono l’un l’altro i due forzati. — Sogno, dice Can-dido, o son desto? Son io in questa galera? È quello là ilsignor barone che ho ammazzato? e quello là il maestro

106

Page 107: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Pangloss, che io ho veduto impiccare?— Siamo noi, siamo noi, rispondean essi. — Come! è

quello là il gran filosofo? dicea Martino. — Eh, signorpadrone! dice Candido, qual somma volete voi per il ri-scatto di Thunder-ten-tronckh, uno de’ primari baronidell’impero, e del signor Pangloss, il più profondo meta-fisico dell’Alemagna? — Can di cristiano, risponde illevantino padrone, giacchè questi due cani di forzati cri-stiani son baroni e metafisici, che sono, senza dubbio,dignità grandi nel lor paese, tu mi darai cinquantamilazecchini. — Voi li avrete, signore, conducetemi come unfulmine a Costantinopoli, e li avrete addirittura; ma no,conducetemi da madamigella Cunegonda. Il padrone le-vantino, alla prima offerta di Candido, aveva girata laprora verso la città, e facea remare con maggior impetod’un uccello che fenda l’aria.

Candido abbracciò cento volte il barone e Pangloss.— E come non vi ho io ammazzato mio caro barone? ecome, mio caro Pangloss siete restato in vita dopod’avervi veduto impiccare? e perchè siete tutti e due ingalera in Turchia? — È vero che mia sorella sia in que-sto paese? diceva il barone. — Sì, rispose Cacambo. —Io rivedo dunque il mio caro Candido, gridava Pangloss.

Candido presentò loro Martino e Cacambo; tutti si ab-bracciarono, e parlavan tutti a una volta; la galera vola-va ed eran già nel porto. Si fece venire un ebreo a cuiCandido vendè per cinquantamila zecchini un diamantedel valor di centomila, perchè l’ebreo giurò per Abramoche non potea pagarlo di più. Candido pagò incontanen-

107

Pangloss, che io ho veduto impiccare?— Siamo noi, siamo noi, rispondean essi. — Come! è

quello là il gran filosofo? dicea Martino. — Eh, signorpadrone! dice Candido, qual somma volete voi per il ri-scatto di Thunder-ten-tronckh, uno de’ primari baronidell’impero, e del signor Pangloss, il più profondo meta-fisico dell’Alemagna? — Can di cristiano, risponde illevantino padrone, giacchè questi due cani di forzati cri-stiani son baroni e metafisici, che sono, senza dubbio,dignità grandi nel lor paese, tu mi darai cinquantamilazecchini. — Voi li avrete, signore, conducetemi come unfulmine a Costantinopoli, e li avrete addirittura; ma no,conducetemi da madamigella Cunegonda. Il padrone le-vantino, alla prima offerta di Candido, aveva girata laprora verso la città, e facea remare con maggior impetod’un uccello che fenda l’aria.

Candido abbracciò cento volte il barone e Pangloss.— E come non vi ho io ammazzato mio caro barone? ecome, mio caro Pangloss siete restato in vita dopod’avervi veduto impiccare? e perchè siete tutti e due ingalera in Turchia? — È vero che mia sorella sia in que-sto paese? diceva il barone. — Sì, rispose Cacambo. —Io rivedo dunque il mio caro Candido, gridava Pangloss.

Candido presentò loro Martino e Cacambo; tutti si ab-bracciarono, e parlavan tutti a una volta; la galera vola-va ed eran già nel porto. Si fece venire un ebreo a cuiCandido vendè per cinquantamila zecchini un diamantedel valor di centomila, perchè l’ebreo giurò per Abramoche non potea pagarlo di più. Candido pagò incontanen-

107

Page 108: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

te il riscatto del barone o di Pangloss. Questi gettossi aipiedi del suo liberatore e lo bagnò di lacrime; l’altro loringraziò con un segno di testa, e promise di rendergli ildanaro alla prima occasione.

— Ma è possibile, diceva questi, che mia sorella siain Turchia? — Niente di più possibile, riprese Cacambo,giacchè ella lava i piatti in casa di un principe di Tran-silvania.

Si fecero immediatamente venir due ebrei; Candidovendè nuovamente alcuni diamanti, e tutti si rimbarcaro-no in un’altra galera per andare a liberare Cunegonda.

CAPITOLO XXVII.Ciò che accade a Candido, a Cunegonda, a Pan-gloss, a Martino, ecc.

— Perdono, per questa volta, dice Candido al barone,perdono, mio reverendo padre, di avervi dato una stoc-cata traverso il corpo. — Non ne parliamo più, rispondeil barone: io fui un po’ troppo vivo, lo confesso ma giac-chè volete sapere per quale avventura mi avete vedutoin galera, vi dirò, che dopo d’essere stato guarito dellamia ferita dal padre speziale del collegio, fui attaccato epreso da un partito spagnuolo, e fui messo in prigione aBuenos-Aires nel tempo che mia sorella ne partiva.Chiesi di tornare a Roma presso il padre generale, e fuinominato per servire quale elemosiniere a Costantinopo-li l’ambasciatore di Francia. Non erano otto giorni ch’io

108

te il riscatto del barone o di Pangloss. Questi gettossi aipiedi del suo liberatore e lo bagnò di lacrime; l’altro loringraziò con un segno di testa, e promise di rendergli ildanaro alla prima occasione.

— Ma è possibile, diceva questi, che mia sorella siain Turchia? — Niente di più possibile, riprese Cacambo,giacchè ella lava i piatti in casa di un principe di Tran-silvania.

Si fecero immediatamente venir due ebrei; Candidovendè nuovamente alcuni diamanti, e tutti si rimbarcaro-no in un’altra galera per andare a liberare Cunegonda.

CAPITOLO XXVII.Ciò che accade a Candido, a Cunegonda, a Pan-gloss, a Martino, ecc.

— Perdono, per questa volta, dice Candido al barone,perdono, mio reverendo padre, di avervi dato una stoc-cata traverso il corpo. — Non ne parliamo più, rispondeil barone: io fui un po’ troppo vivo, lo confesso ma giac-chè volete sapere per quale avventura mi avete vedutoin galera, vi dirò, che dopo d’essere stato guarito dellamia ferita dal padre speziale del collegio, fui attaccato epreso da un partito spagnuolo, e fui messo in prigione aBuenos-Aires nel tempo che mia sorella ne partiva.Chiesi di tornare a Roma presso il padre generale, e fuinominato per servire quale elemosiniere a Costantinopo-li l’ambasciatore di Francia. Non erano otto giorni ch’io

108

Page 109: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

era entrato in funzione, quando trovai sulla sera un gio-vine turco; facea molto caldo; il giovine volle bagnarsi,ed io presi quell’occasione per bagnarmi anch’io. Io nonsapea che fosse un delitto capitale per un cristianol’esser trovato nudo con un giovine musulmano; un cadìmi fece dare cento bastonate sotto le piante de’ piedi, emi condannò alla galera. Io credo che non possa darsiuna più orribile ingiustizia. Ma vorrei sapere perchè miasorella è nella cucina d’un principe di Transilvania, rifu-giato fra’ Turchi? —

— Ma voi, mio caro Pangloss, come può darsi che iovi riveda? — È vero, dice Pangloss che voi mi avete ve-duto impiccare; io dovea naturalmente esser bruciato,ma vi ricorderete che piovve a distesa, allorchè si voleacuocermi; la tempesta fu sì violenta, che si disperò diaccendere il fuoco; fui impiccato, perchè non si poteafare di meglio; un chirurgo comprò il mio corpo, e micondusse a casa sua per notomizzarmi. Mi fece tostoun’incision crociale dall’ombelico fino alla clavicola. Ionon potea essere stato impiccato peggio di quel che loera: l’esecutore dell’alte opere della santa Inquisizione,il quale era suddiacono, bruciava invero la gente a mara-viglia, ma non era accostumato ad impiccare: la cordaera bagnata, e scorse male: il nodo era altresì mal fatto;insomma io respirava ancora. L’incisione crociale mifece alzare un sì gran strido, che il mio chirurgo caddeindietro, e credendo di notomizzare il diavolo, mezzomorto di paura fuggì ruzzolando per la scala. A quellostrepito corse la moglie da un gabinetto vicino e veden-

109

era entrato in funzione, quando trovai sulla sera un gio-vine turco; facea molto caldo; il giovine volle bagnarsi,ed io presi quell’occasione per bagnarmi anch’io. Io nonsapea che fosse un delitto capitale per un cristianol’esser trovato nudo con un giovine musulmano; un cadìmi fece dare cento bastonate sotto le piante de’ piedi, emi condannò alla galera. Io credo che non possa darsiuna più orribile ingiustizia. Ma vorrei sapere perchè miasorella è nella cucina d’un principe di Transilvania, rifu-giato fra’ Turchi? —

— Ma voi, mio caro Pangloss, come può darsi che iovi riveda? — È vero, dice Pangloss che voi mi avete ve-duto impiccare; io dovea naturalmente esser bruciato,ma vi ricorderete che piovve a distesa, allorchè si voleacuocermi; la tempesta fu sì violenta, che si disperò diaccendere il fuoco; fui impiccato, perchè non si poteafare di meglio; un chirurgo comprò il mio corpo, e micondusse a casa sua per notomizzarmi. Mi fece tostoun’incision crociale dall’ombelico fino alla clavicola. Ionon potea essere stato impiccato peggio di quel che loera: l’esecutore dell’alte opere della santa Inquisizione,il quale era suddiacono, bruciava invero la gente a mara-viglia, ma non era accostumato ad impiccare: la cordaera bagnata, e scorse male: il nodo era altresì mal fatto;insomma io respirava ancora. L’incisione crociale mifece alzare un sì gran strido, che il mio chirurgo caddeindietro, e credendo di notomizzare il diavolo, mezzomorto di paura fuggì ruzzolando per la scala. A quellostrepito corse la moglie da un gabinetto vicino e veden-

109

Page 110: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

domi disteso sulla tavola coll’incision crociale, ebbemaggior paura di suo marito, fuggì e cadde sopra di lui.Quando furono un poco rinvenuti, io sentii che la chirur-ga diceva al chirurgo: — Mio caro, perchè proporti dinotomizzare un eretico? non sai che il diavolo e semprenei corpi di simil gente? Io vado ora a cercare un preteper esorcizzarlo.

Raccapricciai a tal proposizione, e raccolsi le pocheforze che mi restavano per gridare: — Abbiate pietà dime. Allora il barbiere portoghese riprese l’ardire, e ricu-cì la mia pelle; la sua moglie medesima prese cura dime, ed io fui libero in termine di quindici giorni. Il bar-biere mi trovò da servire, e mi fece lacchè d’un cavalierdi Malta che andava a Venezia, ma non avendo il miopadrone di che pagarmi, io mi misi al servizio di unmercante veneziano, e lo seguii a Costantinopoli.

Un giorno mi venne la fantasia di entrare in una mo-schea; non v’era che un vecchio imano, e una giovinebacchettona molto bella che diceva i suoi paternostri;sul seno aveva un bel mazzetto di tulipani, di rose,d’anemoni, di ranuncoli, di giacinti e d’orecchie d’orso.Ella lasciò cadere il suo mazzetto, ed lo con una frettarispettosissima glielo raccolsi, ma l’imano entrò in col-lera, e vedendo che io era cristiano gridò al sacrilegio.Fui menato dal cadì, egli mi fece dare cento staffilatesotto le piante de’ piedi, e mi condannò alla galera. Fuiincatenato appunto nella galera e al banco medesimo delsignor barone. V’erano in quella galera quattro giovanimarsigliesi, cinque preti napolitani, e due frati di Corfù,

110

domi disteso sulla tavola coll’incision crociale, ebbemaggior paura di suo marito, fuggì e cadde sopra di lui.Quando furono un poco rinvenuti, io sentii che la chirur-ga diceva al chirurgo: — Mio caro, perchè proporti dinotomizzare un eretico? non sai che il diavolo e semprenei corpi di simil gente? Io vado ora a cercare un preteper esorcizzarlo.

Raccapricciai a tal proposizione, e raccolsi le pocheforze che mi restavano per gridare: — Abbiate pietà dime. Allora il barbiere portoghese riprese l’ardire, e ricu-cì la mia pelle; la sua moglie medesima prese cura dime, ed io fui libero in termine di quindici giorni. Il bar-biere mi trovò da servire, e mi fece lacchè d’un cavalierdi Malta che andava a Venezia, ma non avendo il miopadrone di che pagarmi, io mi misi al servizio di unmercante veneziano, e lo seguii a Costantinopoli.

Un giorno mi venne la fantasia di entrare in una mo-schea; non v’era che un vecchio imano, e una giovinebacchettona molto bella che diceva i suoi paternostri;sul seno aveva un bel mazzetto di tulipani, di rose,d’anemoni, di ranuncoli, di giacinti e d’orecchie d’orso.Ella lasciò cadere il suo mazzetto, ed lo con una frettarispettosissima glielo raccolsi, ma l’imano entrò in col-lera, e vedendo che io era cristiano gridò al sacrilegio.Fui menato dal cadì, egli mi fece dare cento staffilatesotto le piante de’ piedi, e mi condannò alla galera. Fuiincatenato appunto nella galera e al banco medesimo delsignor barone. V’erano in quella galera quattro giovanimarsigliesi, cinque preti napolitani, e due frati di Corfù,

110

Page 111: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

i quali ci dissero che simili avventure accadevano tutti igiorni. Il signor barone pretendeva d’aver sofferto unaingiustizia maggiore della mia; noi disputavamo senzafine, e ricevevamo venti nerbate il giorno, quando ilconcatenamento degli eventi di quest’universo vi ha anoi condotto.

— Ebbene, mio caro Pangloss, gli dice Candido,quando voi siete stato impiccato, notomizzato, arruota-to, ed avete remato nella galera, avete sempre pensatoche tutto andava ottimamente? — Io son sempre del mioprimo sentimento, risponde Pangloss, perchè finalmenteessendo io filosofo, non mi conviene il disdirmi. Leibni-tz non può aver torto, e l’armonia prestabilita è la piùbella cosa del mondo, come il pieno e la materia sottile.

CAPITOLO XXVIII.Come Candido ritrova Cunegonda e la vecchia.

Mentre Candido, il barone, Pangloss, Martino e Ca-cambo raccontavano le loro avventure, e ragionando su-gli avvenimenti contingenti e non contingenti diquest’universo, disputavano sugli effetti e le cause, sulmal morale e sul mal fisico, sulla libertà e la necessità,sulle consolazioni che si possono provare trovandosi ingalera in Turchia, approdarono sulle rive della Proponti-de alla casa del principe dì Transilvania. I primi oggettiche si presentarono loro furono Cunegonda e la vecchia,che stendevano alcuni tovagliuoli sopra le funi per farli

111

i quali ci dissero che simili avventure accadevano tutti igiorni. Il signor barone pretendeva d’aver sofferto unaingiustizia maggiore della mia; noi disputavamo senzafine, e ricevevamo venti nerbate il giorno, quando ilconcatenamento degli eventi di quest’universo vi ha anoi condotto.

— Ebbene, mio caro Pangloss, gli dice Candido,quando voi siete stato impiccato, notomizzato, arruota-to, ed avete remato nella galera, avete sempre pensatoche tutto andava ottimamente? — Io son sempre del mioprimo sentimento, risponde Pangloss, perchè finalmenteessendo io filosofo, non mi conviene il disdirmi. Leibni-tz non può aver torto, e l’armonia prestabilita è la piùbella cosa del mondo, come il pieno e la materia sottile.

CAPITOLO XXVIII.Come Candido ritrova Cunegonda e la vecchia.

Mentre Candido, il barone, Pangloss, Martino e Ca-cambo raccontavano le loro avventure, e ragionando su-gli avvenimenti contingenti e non contingenti diquest’universo, disputavano sugli effetti e le cause, sulmal morale e sul mal fisico, sulla libertà e la necessità,sulle consolazioni che si possono provare trovandosi ingalera in Turchia, approdarono sulle rive della Proponti-de alla casa del principe dì Transilvania. I primi oggettiche si presentarono loro furono Cunegonda e la vecchia,che stendevano alcuni tovagliuoli sopra le funi per farli

111

Page 112: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

asciugare.Il barone impallidì a quella vista; il tenero amante

Candido vedendo la sua bella Cunegonda imbrunita, co-gli occhi scerpellati, il petto risecco, le gote aggrinzite,le braccia abbronzite e scagliose, si ritirò tre passi indie-tro pieno d’orrore; s’avanzò poi per convenienza, ed ellaabbracciò Candido e il suo fratello; fu abbracciata lavecchia e furono ricomprate tutte due.

V’era un piccolo podere nel vicinato; la vecchia pro-pose a Candido di comprarlo, aspettando che tutta latruppa avesse un miglior destino. Cunegonda non sapead’esser così imbruttita, perchè di ciò niuno l’avea preve-nuta. Ella fece ricordare a Candido le di lui promessecon un parlar sì assoluto che egli non osò di far ripulsa.Egli fece dunque intendere al barone che volea maritarsicolla sua sorella. Io non soffrirò giammai, disse il baro-ne, una tal bassezza dalla parte sua, e una tale insolenzadalla vostra: questa infamia non mi sarà giammai rim-proverata: i figli di mia sorella non potrebbero entrarenei capitoli d’Alemagna: no, la mia sorella non sposeràgiammai altri che un barone dell’impero.

— Cunegonda si gettò a’ suoi piedi, e li bagnò di la-grime; egli fu inflessibile. — Bel mio stivale, gli disseCandido, io ti ho scampato dalla galera, io ti ho pagatoil tuo riscatto, io ho pagato quello di tua sorella — ellalavava qui le stoviglie, ella è brutta, io ho la bontà difarla mia moglie, e tu pretendi anche di opportici? io tiriammazzerei, se mi lasciassi vincere dalla collera — Tupuoi pure ammazzarmi, disse il barone, ma non sposerai

112

asciugare.Il barone impallidì a quella vista; il tenero amante

Candido vedendo la sua bella Cunegonda imbrunita, co-gli occhi scerpellati, il petto risecco, le gote aggrinzite,le braccia abbronzite e scagliose, si ritirò tre passi indie-tro pieno d’orrore; s’avanzò poi per convenienza, ed ellaabbracciò Candido e il suo fratello; fu abbracciata lavecchia e furono ricomprate tutte due.

V’era un piccolo podere nel vicinato; la vecchia pro-pose a Candido di comprarlo, aspettando che tutta latruppa avesse un miglior destino. Cunegonda non sapead’esser così imbruttita, perchè di ciò niuno l’avea preve-nuta. Ella fece ricordare a Candido le di lui promessecon un parlar sì assoluto che egli non osò di far ripulsa.Egli fece dunque intendere al barone che volea maritarsicolla sua sorella. Io non soffrirò giammai, disse il baro-ne, una tal bassezza dalla parte sua, e una tale insolenzadalla vostra: questa infamia non mi sarà giammai rim-proverata: i figli di mia sorella non potrebbero entrarenei capitoli d’Alemagna: no, la mia sorella non sposeràgiammai altri che un barone dell’impero.

— Cunegonda si gettò a’ suoi piedi, e li bagnò di la-grime; egli fu inflessibile. — Bel mio stivale, gli disseCandido, io ti ho scampato dalla galera, io ti ho pagatoil tuo riscatto, io ho pagato quello di tua sorella — ellalavava qui le stoviglie, ella è brutta, io ho la bontà difarla mia moglie, e tu pretendi anche di opportici? io tiriammazzerei, se mi lasciassi vincere dalla collera — Tupuoi pure ammazzarmi, disse il barone, ma non sposerai

112

Page 113: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

la mia sorella, me vivente.

CAPITOLO XXIX.Conclusione della prima parte.

Candido nel fondo del buon cuore non aveva alcunostimolo di sposare Cunegonda; ma l’estrema imperti-nenza del barone lo determinava a concludere il mari-taggio, o Cunegonda lo pressava sì vivamente ch’ei nonpoteva ritirarsene. Consultò egli Pangloss, Martino e ilfedele Cacambo. Pangloss fece un bel discorso, col qua-le ei provava che il barone non aveva alcun diritto sullasorella, e che ella poteva, secondo tutte le leggidell’impero, sposar Candido colla mano sinistra.

Martino concluse di gettare il barone nel mare; Ca-cambo decise che doveasi renderlo al padrone levantinoe rimetterlo in galera per poi rimandarlo a Roma al pa-dre generale col primo bastimento. Il progetto fu trovatoassai buono; la vecchia l’approvò; non se ne disse nientealla sorella, la cosa fu eseguita mediante qualche dana-ro, e s’ebbe il piacere d’ingannare un gesuita, e di punirl’orgoglio di un barone tedesco

Egli era ben naturale immaginarsi che dopo tanti disa-stri, Candido maritato, e in compagnia del filosofo Pan-gloss, del filosofo Martino, del prudente Cacambo e del-la vecchia, avendo di più portato tanti diamanti dalla pa-tria degli antichi Incas, dovesse condurre la vita più de-liziosa del mondo; ma egli fu tanto truffato dagli ebrei,

113

la mia sorella, me vivente.

CAPITOLO XXIX.Conclusione della prima parte.

Candido nel fondo del buon cuore non aveva alcunostimolo di sposare Cunegonda; ma l’estrema imperti-nenza del barone lo determinava a concludere il mari-taggio, o Cunegonda lo pressava sì vivamente ch’ei nonpoteva ritirarsene. Consultò egli Pangloss, Martino e ilfedele Cacambo. Pangloss fece un bel discorso, col qua-le ei provava che il barone non aveva alcun diritto sullasorella, e che ella poteva, secondo tutte le leggidell’impero, sposar Candido colla mano sinistra.

Martino concluse di gettare il barone nel mare; Ca-cambo decise che doveasi renderlo al padrone levantinoe rimetterlo in galera per poi rimandarlo a Roma al pa-dre generale col primo bastimento. Il progetto fu trovatoassai buono; la vecchia l’approvò; non se ne disse nientealla sorella, la cosa fu eseguita mediante qualche dana-ro, e s’ebbe il piacere d’ingannare un gesuita, e di punirl’orgoglio di un barone tedesco

Egli era ben naturale immaginarsi che dopo tanti disa-stri, Candido maritato, e in compagnia del filosofo Pan-gloss, del filosofo Martino, del prudente Cacambo e del-la vecchia, avendo di più portato tanti diamanti dalla pa-tria degli antichi Incas, dovesse condurre la vita più de-liziosa del mondo; ma egli fu tanto truffato dagli ebrei,

113

Page 114: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

che non gli restò null’altro che la sua villetta. La suaconsorte, divenendo ogni giorno più brutta, era altresìinquieta e insopportabile la vecchia era inferma, e dipeggiore umore di Cunegonda. Cacambo che lavoravaal giardino e andava a vendere i legumi a Costantinopo-li, era oppresso dalle fatiche e malediceva il suo destino.Pangloss era in disperazione per non poter fare il belloin qualche università d’Alemagna. Martino poi, era per-suaso che si stava ugualmente male da per tutto, e pren-deva ogni cosa con pazienza. Candido, Martino e Pan-gloss disputavano qualche volta sulla metafisica, e sullamorale. Si vedevano spesso passare sotto le finestre del-la villetta, dei battelli carichi di effendi, di bascià e dicadì, che si mandavano in esilio a Lemno, a Metelino ead Erzerum, e si vedean tornare altri cadì, altri bascià ealtri effendi, che andavano a occupare i posti degli esi-liati. Si vedevano delle teste decentemente impalate, chesi andavano a presentare alla Porta. Questi spettacoli fa-cevano aumentare le dissertazioni; e quando non si di-sputava, era così eccessiva la noja che la vecchia osò ungiorno dir loro: — Io vorrei sapere qual è la peggiorecosa, o l’essere offesa cento volte dai pirati negri, il pas-sare per le bacchette fra’ Bulgari, l’esser frustato e Im-piccato in un auto-da-fè, l’essere notomizzato remare ingalera, provare infine tutto le miserie che noi abbiamopassate, oppure il restar qui a non far niente. — Questaè una gran questione, disse Candido.

Un tal discorso fece nascere nuove riflessioni e Marti-no soprattutto concluse che l’uomo era nato per vivere

114

che non gli restò null’altro che la sua villetta. La suaconsorte, divenendo ogni giorno più brutta, era altresìinquieta e insopportabile la vecchia era inferma, e dipeggiore umore di Cunegonda. Cacambo che lavoravaal giardino e andava a vendere i legumi a Costantinopo-li, era oppresso dalle fatiche e malediceva il suo destino.Pangloss era in disperazione per non poter fare il belloin qualche università d’Alemagna. Martino poi, era per-suaso che si stava ugualmente male da per tutto, e pren-deva ogni cosa con pazienza. Candido, Martino e Pan-gloss disputavano qualche volta sulla metafisica, e sullamorale. Si vedevano spesso passare sotto le finestre del-la villetta, dei battelli carichi di effendi, di bascià e dicadì, che si mandavano in esilio a Lemno, a Metelino ead Erzerum, e si vedean tornare altri cadì, altri bascià ealtri effendi, che andavano a occupare i posti degli esi-liati. Si vedevano delle teste decentemente impalate, chesi andavano a presentare alla Porta. Questi spettacoli fa-cevano aumentare le dissertazioni; e quando non si di-sputava, era così eccessiva la noja che la vecchia osò ungiorno dir loro: — Io vorrei sapere qual è la peggiorecosa, o l’essere offesa cento volte dai pirati negri, il pas-sare per le bacchette fra’ Bulgari, l’esser frustato e Im-piccato in un auto-da-fè, l’essere notomizzato remare ingalera, provare infine tutto le miserie che noi abbiamopassate, oppure il restar qui a non far niente. — Questaè una gran questione, disse Candido.

Un tal discorso fece nascere nuove riflessioni e Marti-no soprattutto concluse che l’uomo era nato per vivere

114

Page 115: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

fra le agitazioni dell’inquietudine e nel letargo dellanoja. Candido non ne conveniva, ma non assicurava nul-la.

Pangloss confessava d’aver sempre orribilmente sof-ferto ma siccome aveva sostenuto una volta che tuttoandava a maraviglia, seguitava a sostenerlo, e non cre-deva a niente.

Vi era nel vicinato un dervis famosissimo che passavaper uno de’ migliori filosofi della Turchia; essi andaronoa consultarlo; Pangloss si fece avanti e disse: — Mae-stro, noi veniamo a pregarvi di dirci perchè un animalesì stravagante come l’uomo è stato formato.

— Di che ti occupi tu? disse il dervis tocca egli a te?— Ma reverendo padre, disse Candido, vi sono de’ maliorribili sulla terra. — Che t’importa, soggiunse il dervis,che vi sia del male o del bene? Quando sua altezza spe-disce un vascello in Egitto, s’imbarazza ella se i topi visieno a lor agio o no? — Che bisogna dunque fare? dis-se Pangloss. — Tacere, rispose il dervis. — Io mi lusin-gava, disse Pangloss di ragionare un poco con voi deglieffetti e delle cause dei migliore de’ mondi possibili,dell’origine del male, della natura dell’anima edell’armonia prestabilita.

Il dervis a tali parole gli serrò l’uscio in faccia.— Nel tempo di questa conversazione si sparse la

nuova che erano stati strangolati a Costantinopoli duevisiri del soglio ed il muftì, e che erano stati impalati di-versi loro amici. Questa catastrofe fece per tutto ungrande strepito di poche ore. Pangloss, Candido e Marti-

115

fra le agitazioni dell’inquietudine e nel letargo dellanoja. Candido non ne conveniva, ma non assicurava nul-la.

Pangloss confessava d’aver sempre orribilmente sof-ferto ma siccome aveva sostenuto una volta che tuttoandava a maraviglia, seguitava a sostenerlo, e non cre-deva a niente.

Vi era nel vicinato un dervis famosissimo che passavaper uno de’ migliori filosofi della Turchia; essi andaronoa consultarlo; Pangloss si fece avanti e disse: — Mae-stro, noi veniamo a pregarvi di dirci perchè un animalesì stravagante come l’uomo è stato formato.

— Di che ti occupi tu? disse il dervis tocca egli a te?— Ma reverendo padre, disse Candido, vi sono de’ maliorribili sulla terra. — Che t’importa, soggiunse il dervis,che vi sia del male o del bene? Quando sua altezza spe-disce un vascello in Egitto, s’imbarazza ella se i topi visieno a lor agio o no? — Che bisogna dunque fare? dis-se Pangloss. — Tacere, rispose il dervis. — Io mi lusin-gava, disse Pangloss di ragionare un poco con voi deglieffetti e delle cause dei migliore de’ mondi possibili,dell’origine del male, della natura dell’anima edell’armonia prestabilita.

Il dervis a tali parole gli serrò l’uscio in faccia.— Nel tempo di questa conversazione si sparse la

nuova che erano stati strangolati a Costantinopoli duevisiri del soglio ed il muftì, e che erano stati impalati di-versi loro amici. Questa catastrofe fece per tutto ungrande strepito di poche ore. Pangloss, Candido e Marti-

115

Page 116: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

no, ritornando alla villetta s’incontrarono in un buonvecchio, che prendeva il fresco sulla sua porta sotto unpergolato d’aranci; Pangloss che era altrettanto curiosoquanto ragionatore, gli dimandò come si chiamava ilmuftì che era stato strangolato. — Io non so niente, ri-spose il buon uomo, e non ho mai saputo il nome di al-cun muftì, nè di alcun visir, anzi ignoro il caso di cui miparlate; son di parere bensì che generalmente coloro chesi mescolano negli affari pubblici, qualche volta misera-mente periscono, e non senza lor colpa; ma non m’infor-mo mai ai ciò che si fa a Costantinopoli. Mi contento dimandare a vendervi le frutta del giardino che io coltivo.

Dopo tali parole egli fece entrare i forestieri nella suacasa. Due sue figlie, e due suoi figli presentaron loro di-verse qualità di sorbetti, che essi facevano, di kaimakmacolato, di scorze di cedrato candito, d’aranci, di cedridi limoni, di pistacchi e di caffè di Moca, che non erapunto mescolato col cattivo caffè di Batavia e dell’Isoledopo di che le due ragazze di quel buon musulmanoprofumarono le barbe a Candido, a Pangloss ed a Marti-no.

— Voi dovete avere, disse Candido al turco, una vastae magnifica terra. — Io non ho che venti staja, rispose ilturco; le coltivo co’ miei figli, ed il lavoro allontana danoi tre mali: la noja, il vizio e il bisogno.

Candido ritornando alla sua villetta fece delle profon-de riflessioni sul discorso del turco, e disse a Panglossed a Martino: — Quel buon vecchio sembra che siasifatta una sorte ben preferibile a quella de’ sei re, co’

116

no, ritornando alla villetta s’incontrarono in un buonvecchio, che prendeva il fresco sulla sua porta sotto unpergolato d’aranci; Pangloss che era altrettanto curiosoquanto ragionatore, gli dimandò come si chiamava ilmuftì che era stato strangolato. — Io non so niente, ri-spose il buon uomo, e non ho mai saputo il nome di al-cun muftì, nè di alcun visir, anzi ignoro il caso di cui miparlate; son di parere bensì che generalmente coloro chesi mescolano negli affari pubblici, qualche volta misera-mente periscono, e non senza lor colpa; ma non m’infor-mo mai ai ciò che si fa a Costantinopoli. Mi contento dimandare a vendervi le frutta del giardino che io coltivo.

Dopo tali parole egli fece entrare i forestieri nella suacasa. Due sue figlie, e due suoi figli presentaron loro di-verse qualità di sorbetti, che essi facevano, di kaimakmacolato, di scorze di cedrato candito, d’aranci, di cedridi limoni, di pistacchi e di caffè di Moca, che non erapunto mescolato col cattivo caffè di Batavia e dell’Isoledopo di che le due ragazze di quel buon musulmanoprofumarono le barbe a Candido, a Pangloss ed a Marti-no.

— Voi dovete avere, disse Candido al turco, una vastae magnifica terra. — Io non ho che venti staja, rispose ilturco; le coltivo co’ miei figli, ed il lavoro allontana danoi tre mali: la noja, il vizio e il bisogno.

Candido ritornando alla sua villetta fece delle profon-de riflessioni sul discorso del turco, e disse a Panglossed a Martino: — Quel buon vecchio sembra che siasifatta una sorte ben preferibile a quella de’ sei re, co’

116

Page 117: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

quali avemmo l’onore di cenare. — Le grandezze, dissePangloss, sono molto pericolose, secondo ciò che ne di-cono tutti i filosofi; perchè finalmente Eglon, re de’Moabiti, fu assassinato da Aod; Assalonne restò appic-cato per i capelli e ferito da tre lancie; il re Nadab figliodi Geroboamo, fu ucciso da Zambri; Giosia dal Jehu;Atalia da Jojada; il re Gioachimo, Jeconia, Sedecia an-darono schiavi. Voi sapete come perirono Creso, Dario,Dionigi di Siracusa, Pirro, Perseo, Annibale, Giugurta,Ariovisto, Cesare, Pompeo, Nerone, Ottone, Vitellio,Domiziano, Riccardo II d Inghilterra, Odoardo II, Enri-co VI, Riccardo III, Maria Stuarda, Carlo I, i tre Enrichidi Francia. l’imperatore Enrico IV? Voi sapete... — Ioso ancora, disse Candido, che bisogna coltivare il nostrogiardino. — Voi avete ragione, ripetè Pangloss, poichèquando l’uomo fu messo nel giardino d’Eden vi fu mes-so ut operaretur eum, perchè lavorasse; ciò che provache l’uomo non è nato per il riposo. — Lavoriamo senzaragionare, disse Martino; questo, è il solo mezzo di ren-der la vita sopportabile.

Tutta la piccola società prese parte in quel lodabile di-segno; ciascuno si mise ad esercitare i suoi talenti. Lapiccola terra fruttò molto. Cunegonda era invero ben de-forme, ma ella divenne un’eccellente pasticciera; la vec-chia ebbe cura della biancheria; Pangloss diceva qual-che volta a Candido. — Tutti gli avvenimenti sono con-catenati nel miglior de’ mondi possibili, perchè final-mente se voi non foste stato scacciato a pedate da un belcastello per amor di Cunegonda, se voi non foste stato

117

quali avemmo l’onore di cenare. — Le grandezze, dissePangloss, sono molto pericolose, secondo ciò che ne di-cono tutti i filosofi; perchè finalmente Eglon, re de’Moabiti, fu assassinato da Aod; Assalonne restò appic-cato per i capelli e ferito da tre lancie; il re Nadab figliodi Geroboamo, fu ucciso da Zambri; Giosia dal Jehu;Atalia da Jojada; il re Gioachimo, Jeconia, Sedecia an-darono schiavi. Voi sapete come perirono Creso, Dario,Dionigi di Siracusa, Pirro, Perseo, Annibale, Giugurta,Ariovisto, Cesare, Pompeo, Nerone, Ottone, Vitellio,Domiziano, Riccardo II d Inghilterra, Odoardo II, Enri-co VI, Riccardo III, Maria Stuarda, Carlo I, i tre Enrichidi Francia. l’imperatore Enrico IV? Voi sapete... — Ioso ancora, disse Candido, che bisogna coltivare il nostrogiardino. — Voi avete ragione, ripetè Pangloss, poichèquando l’uomo fu messo nel giardino d’Eden vi fu mes-so ut operaretur eum, perchè lavorasse; ciò che provache l’uomo non è nato per il riposo. — Lavoriamo senzaragionare, disse Martino; questo, è il solo mezzo di ren-der la vita sopportabile.

Tutta la piccola società prese parte in quel lodabile di-segno; ciascuno si mise ad esercitare i suoi talenti. Lapiccola terra fruttò molto. Cunegonda era invero ben de-forme, ma ella divenne un’eccellente pasticciera; la vec-chia ebbe cura della biancheria; Pangloss diceva qual-che volta a Candido. — Tutti gli avvenimenti sono con-catenati nel miglior de’ mondi possibili, perchè final-mente se voi non foste stato scacciato a pedate da un belcastello per amor di Cunegonda, se voi non foste stato

117

Page 118: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

messo all’Inquisizione, se non aveste scorso l’America apiedi, se non aveste dato una stoccata al barone, se nonaveste perduto tutti i vostri montoni del buon paesed’Eldorado, voi non mangereste qui dei cedri canditi ede’ pistacchi. — Benissimo detto, rispondea Candido,ma intanto bisogna coltivare il giardino.

118

messo all’Inquisizione, se non aveste scorso l’America apiedi, se non aveste dato una stoccata al barone, se nonaveste perduto tutti i vostri montoni del buon paesed’Eldorado, voi non mangereste qui dei cedri canditi ede’ pistacchi. — Benissimo detto, rispondea Candido,ma intanto bisogna coltivare il giardino.

118

Page 119: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

PARTE SECONDA

CAPITOLO I.Come Candido si separa dalla sua società e ciò cheaccade

Di tutto ci stanchiamo nella vita; le ricchezze affatica-no quei che le possiede; l’ambizione soddisfatta non la-scia che rimorsi; le dolcezze dell’amore, a lung’andare,non son più dolcezze; e Candido, nato a provare tutte levicende della fortuna, s’annoia ben presto di coltivare ilsuo giardino. — Maestro Pangloss, diceva egli, se noisiamo nati nel migliore de’ mondi possibili, mi confes-serete almeno che non è un godere della porzione di fe-licità possibile, il vivere ignoto in un piccolo angolo del-la Propontide, senza altri conforti che quelli delle miebraccia, che potrebbero un giorno mancarmi; senz’altripiaceri che quelli che mi procura Cunegonda, che è mol-to brutta, e, quel ch’è peggio, è mia moglie; senz’altracompagnia che la vostra, che qualche volta m’annoja, oquella di Martino che m’attrista, o quella della vecchiache fa racconti da far dormire in piedi.

Allora Pangloss prese a parlare e disse: — La filoso-fia c’insegna che le monadi divisibili in infinito, si di-spongono con una intelligenza meravigliosa per com-

119

PARTE SECONDA

CAPITOLO I.Come Candido si separa dalla sua società e ciò cheaccade

Di tutto ci stanchiamo nella vita; le ricchezze affatica-no quei che le possiede; l’ambizione soddisfatta non la-scia che rimorsi; le dolcezze dell’amore, a lung’andare,non son più dolcezze; e Candido, nato a provare tutte levicende della fortuna, s’annoia ben presto di coltivare ilsuo giardino. — Maestro Pangloss, diceva egli, se noisiamo nati nel migliore de’ mondi possibili, mi confes-serete almeno che non è un godere della porzione di fe-licità possibile, il vivere ignoto in un piccolo angolo del-la Propontide, senza altri conforti che quelli delle miebraccia, che potrebbero un giorno mancarmi; senz’altripiaceri che quelli che mi procura Cunegonda, che è mol-to brutta, e, quel ch’è peggio, è mia moglie; senz’altracompagnia che la vostra, che qualche volta m’annoja, oquella di Martino che m’attrista, o quella della vecchiache fa racconti da far dormire in piedi.

Allora Pangloss prese a parlare e disse: — La filoso-fia c’insegna che le monadi divisibili in infinito, si di-spongono con una intelligenza meravigliosa per com-

119

Page 120: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

porre i differenti corpi che osserviamo nella natura. Icorpi celesti son quello che devono essere: essi descri-vono i cerchi che devono descrivere; l’uomo inclina aquel che doveva inclinare: egli è quel che doveva essere,e fa quel ch’ei doveva fare. Voi vi lamentate, o Candido,perché la monade dell’anima vostra s’annoja; ma la nojaè una modificazione dell’anima, e non impedisce chetutto non sia per il meglio, tanto per voi che per gli altri.Quando mi avete veduto tutto coperto di piaghe, io nonsosteneva meno il mio sentimento; perché se ciò nonfosse stato, io non v’avrei incontrato in Olanda, nonavrei dato cagione all’anabattista Giacomo di fareun’opera meritoria, non sarei stato impiccato a Lisbona,per edificazione del prossimo, non sarei qui a sostenervico’ miei consigli e farvi vivere e morire nell’opinioneleibnitziana. Sì, mio caro Candido; tutto è concatenato,tutto è necessario nel migliore de’ mondi possibili; biso-gna che il cittadino di Montalbano istruisca i re: che ilvermiciattolo di Quimper-Corentin, critichi, critichi, cri-tichi: che il referendario de’ filosofi si faccia crocifigge-re nella strada San Dionigi: che il torzone degli zocco-lanti, e l’arcidiacono di San Malò distillino il fiele e lacalunnia ne’ lor giornali cristiani, che si portino le accu-se di filosofia al tribunal di Melpomene: e che i filosoficontinuino a illuminar l’umanità, malgrado gli strepiti diquelle bestie ridicole, che gracchiano nel pantano dellaletteratura; e quando doveste esser scacciato di nuovonel più bel de’ castelli a pedate, imparare l’esercizio de’Bulgari, passar per le bacchette, nuotare dinanzi a Li-

120

porre i differenti corpi che osserviamo nella natura. Icorpi celesti son quello che devono essere: essi descri-vono i cerchi che devono descrivere; l’uomo inclina aquel che doveva inclinare: egli è quel che doveva essere,e fa quel ch’ei doveva fare. Voi vi lamentate, o Candido,perché la monade dell’anima vostra s’annoja; ma la nojaè una modificazione dell’anima, e non impedisce chetutto non sia per il meglio, tanto per voi che per gli altri.Quando mi avete veduto tutto coperto di piaghe, io nonsosteneva meno il mio sentimento; perché se ciò nonfosse stato, io non v’avrei incontrato in Olanda, nonavrei dato cagione all’anabattista Giacomo di fareun’opera meritoria, non sarei stato impiccato a Lisbona,per edificazione del prossimo, non sarei qui a sostenervico’ miei consigli e farvi vivere e morire nell’opinioneleibnitziana. Sì, mio caro Candido; tutto è concatenato,tutto è necessario nel migliore de’ mondi possibili; biso-gna che il cittadino di Montalbano istruisca i re: che ilvermiciattolo di Quimper-Corentin, critichi, critichi, cri-tichi: che il referendario de’ filosofi si faccia crocifigge-re nella strada San Dionigi: che il torzone degli zocco-lanti, e l’arcidiacono di San Malò distillino il fiele e lacalunnia ne’ lor giornali cristiani, che si portino le accu-se di filosofia al tribunal di Melpomene: e che i filosoficontinuino a illuminar l’umanità, malgrado gli strepiti diquelle bestie ridicole, che gracchiano nel pantano dellaletteratura; e quando doveste esser scacciato di nuovonel più bel de’ castelli a pedate, imparare l’esercizio de’Bulgari, passar per le bacchette, nuotare dinanzi a Li-

120

Page 121: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

sbona, essere crudelissimamente frustato per ordine del-la santissima Inquisizione, incontrare i medesimi perico-li fra los Padres, fra gli Orecchioni e fra i Francesi;quando doveste finalmente provare tutte le calamitàpossibili, e non intendere giammai Leibnitz meglio diquel che l’intendo io stesso, voi sosterrete sempre, chetutto è bene, che tutto è per lo meglio; che il pieno, lamateria sottile, l’armonia prestabilita e le monadi sonole più belle cose del mondo, e che Leibnitz è ungrand’uomo, fin per quelli che non lo comprendono.

A quel bel discorso, Candido, l’essere il più dolcedella natura, benchè avesse ammazzato tre uomini, duede’ quali erano preti, non fece parola, ma annojato deldottore e della società, il giorno appresso con una cannain mano, se ne fuggì, senza saper dove, cercando in luo-go ov’ei non s’annojasse, e dove gli uomini non fosserouomini, come nel buon paese d’Eldorado.

Candido meno sfortunato, inquantochè non amavapiù Cunegonda, campando della liberalità di differentipopoli che non son Cristiani, ma che fan l’elemosina,arrivò dopo un lunghissimo e penosissimo cammino aTauride sulle frontiere della Persia, città celebre per lecrudeltà che i Turchi e i Persiani vi hanno esercitatoognuno a sua volta.

Rifinito dagli stenti. e non avendo altro indosso chequanto gli abbisognava per nascondere le sue membra,Candido non piegava troppo verso l’opinione di Pan-gloss, quando un persiano gli si fece innanzi con un’ariadelle più civili, e lo pregò di nobilitare la sua casa con la

121

sbona, essere crudelissimamente frustato per ordine del-la santissima Inquisizione, incontrare i medesimi perico-li fra los Padres, fra gli Orecchioni e fra i Francesi;quando doveste finalmente provare tutte le calamitàpossibili, e non intendere giammai Leibnitz meglio diquel che l’intendo io stesso, voi sosterrete sempre, chetutto è bene, che tutto è per lo meglio; che il pieno, lamateria sottile, l’armonia prestabilita e le monadi sonole più belle cose del mondo, e che Leibnitz è ungrand’uomo, fin per quelli che non lo comprendono.

A quel bel discorso, Candido, l’essere il più dolcedella natura, benchè avesse ammazzato tre uomini, duede’ quali erano preti, non fece parola, ma annojato deldottore e della società, il giorno appresso con una cannain mano, se ne fuggì, senza saper dove, cercando in luo-go ov’ei non s’annojasse, e dove gli uomini non fosserouomini, come nel buon paese d’Eldorado.

Candido meno sfortunato, inquantochè non amavapiù Cunegonda, campando della liberalità di differentipopoli che non son Cristiani, ma che fan l’elemosina,arrivò dopo un lunghissimo e penosissimo cammino aTauride sulle frontiere della Persia, città celebre per lecrudeltà che i Turchi e i Persiani vi hanno esercitatoognuno a sua volta.

Rifinito dagli stenti. e non avendo altro indosso chequanto gli abbisognava per nascondere le sue membra,Candido non piegava troppo verso l’opinione di Pan-gloss, quando un persiano gli si fece innanzi con un’ariadelle più civili, e lo pregò di nobilitare la sua casa con la

121

Page 122: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

di lui presenza. — Voi mi burlate, gli disse Candido: iosono un povero diavolo che abbandono una miserabileabitazione che avevo nella Propontide, perchè ho sposa-to Cunegonda, la quale è diventata molto brutta, e chem’annojavo; in coscienza non son punto fatto per nobili-tare la casa di alcuno: non son nobile per me medesimo,grazie a Dio; e s’io avessi l’onore di esserlo, il barone diThunder-ten-tronckh m’avrebbe pagate ben care le pe-date, con le quali ei mi gratificò; ovvero ne sarei mortodi vergogna. Ciò che sarebbe stato più filosofico; d’altraparte, sono stato frustato ignominiosamente dai carnefi-ci della santissima Inquisizione, e da duemila eroi da tresoldi e sei danari al giorno. Datemi ciò che vi piace, manon insultate la mia miseria con degli scherni che vi to-glierebbero tutto il pregio de’ vostri benefizj. — Signo-re, replicò il persiano, voi potete essere un accattone, equesto apparisce ben chiaro, ma la religione m’obbligaall’ospitalità; è bene che voi siate uomo e disgraziato,perché la mia pupilla sia il sentiero de’ vostri passi, e vidico: degnatevi di nobilitare la sua casa con la vostrapresenza.

— Io farò quel che vorrete, rispose Candido. — En-trate dunque, disse il persiano.

Entrarono, e Candido non lasciava d’ammirare le ri-spettose attenzioni che il suo ospite aveva per lui. Leschiave prevenivano i di lui desiderj, e tutta la casa nonparea occupata che a stabilire la sua soddisfazione. —Se questo dura, diceva Candido fra sé stesso, le cosenon van tanto male in questo paese. — Eran passati tre

122

di lui presenza. — Voi mi burlate, gli disse Candido: iosono un povero diavolo che abbandono una miserabileabitazione che avevo nella Propontide, perchè ho sposa-to Cunegonda, la quale è diventata molto brutta, e chem’annojavo; in coscienza non son punto fatto per nobili-tare la casa di alcuno: non son nobile per me medesimo,grazie a Dio; e s’io avessi l’onore di esserlo, il barone diThunder-ten-tronckh m’avrebbe pagate ben care le pe-date, con le quali ei mi gratificò; ovvero ne sarei mortodi vergogna. Ciò che sarebbe stato più filosofico; d’altraparte, sono stato frustato ignominiosamente dai carnefi-ci della santissima Inquisizione, e da duemila eroi da tresoldi e sei danari al giorno. Datemi ciò che vi piace, manon insultate la mia miseria con degli scherni che vi to-glierebbero tutto il pregio de’ vostri benefizj. — Signo-re, replicò il persiano, voi potete essere un accattone, equesto apparisce ben chiaro, ma la religione m’obbligaall’ospitalità; è bene che voi siate uomo e disgraziato,perché la mia pupilla sia il sentiero de’ vostri passi, e vidico: degnatevi di nobilitare la sua casa con la vostrapresenza.

— Io farò quel che vorrete, rispose Candido. — En-trate dunque, disse il persiano.

Entrarono, e Candido non lasciava d’ammirare le ri-spettose attenzioni che il suo ospite aveva per lui. Leschiave prevenivano i di lui desiderj, e tutta la casa nonparea occupata che a stabilire la sua soddisfazione. —Se questo dura, diceva Candido fra sé stesso, le cosenon van tanto male in questo paese. — Eran passati tre

122

Page 123: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

giorni durante i quali le buone grazie del persiano non sieran punto smentite, e Candido già gridava: — MaestroPangloss, io ho sempre dubitato che aveste ragione: voisiete un gran filosofo.

CAPITOLO II.Come Candido uscì dalla casa del Persiano

Candido, ben pasciuto, ben vestito, e non annojato,divenne ben presto così colorito, così fresco, così bellocome lo era in Wesfalia. Ismael Raab suo ospite videquel cambiamento con piacere. Questi era un uomo altosei piedi, ornato di due occhietti estremamente rossi, edi un grosso naso tutto bernoccoluto che mostrava assaichiaro ch’ei non stava troppo attaccato alla legge diMaometto; le sue basette erano rinomate nella provin-cia, e le madri non desideravano altro a’ loro figli che lebasette di Raab. Raab aveva alcune mogli perché eraricco, ma pensava come si pensa moltissimo in Oriente,e in alcuni collegi d’Europa. — Vostra eccellenza è piùbella delle stelle, disse un giorno il persiano a Candido,solleticandogli leggermente il mento; voi avete dovutocattivarvi ben de’ cuori, siete propriamente fatto per ren-der felice e per esserlo. — Ah! rispose il nostro eroe, ionon fui felice che per metà, dietro un paravento, ove sta-vo non troppo ad agio. Cunegonda era bella allora...

In quel tempo uno de’ più saldi sostegni della miliziamonacale di Persia, il più dotto dei dottori maomettani,

123

giorni durante i quali le buone grazie del persiano non sieran punto smentite, e Candido già gridava: — MaestroPangloss, io ho sempre dubitato che aveste ragione: voisiete un gran filosofo.

CAPITOLO II.Come Candido uscì dalla casa del Persiano

Candido, ben pasciuto, ben vestito, e non annojato,divenne ben presto così colorito, così fresco, così bellocome lo era in Wesfalia. Ismael Raab suo ospite videquel cambiamento con piacere. Questi era un uomo altosei piedi, ornato di due occhietti estremamente rossi, edi un grosso naso tutto bernoccoluto che mostrava assaichiaro ch’ei non stava troppo attaccato alla legge diMaometto; le sue basette erano rinomate nella provin-cia, e le madri non desideravano altro a’ loro figli che lebasette di Raab. Raab aveva alcune mogli perché eraricco, ma pensava come si pensa moltissimo in Oriente,e in alcuni collegi d’Europa. — Vostra eccellenza è piùbella delle stelle, disse un giorno il persiano a Candido,solleticandogli leggermente il mento; voi avete dovutocattivarvi ben de’ cuori, siete propriamente fatto per ren-der felice e per esserlo. — Ah! rispose il nostro eroe, ionon fui felice che per metà, dietro un paravento, ove sta-vo non troppo ad agio. Cunegonda era bella allora...

In quel tempo uno de’ più saldi sostegni della miliziamonacale di Persia, il più dotto dei dottori maomettani,

123

Page 124: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

che sapeva l’arabo sulla punta delle dita, ed anche ilgreco che si parla oggigiorno nella patria di Demostenee di Sofocle, il reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk tornava daCostantinopoli ov’egli era andato a conversare col reve-rendo Mamud Abram sopra un punto di dottrina ben de-licato, cioè se il profeta avesse strappata dall’aledell’angelo Gabriele la penna di cui si servì per scriverel’Alcorano, o se Gabriele glien’avesse fatto un presente.Essi disputarono per tre giorni e tre notti con un caloredegno de’ più be’ secoli della controversia; e il dottorese ne tornava persuaso, come tutt’i discepoli d’Alì, cheMaometto avesse strappata la penna, e Mamud Abramera restato convinto come il resto de’ settatori di Omar,che il profeta fosse incapace di quella inciviltà, e chel’angelo gli avesse presentata la sua penna col migliorgarbo del mondo.

L’arrivo di Candido avea fatto molto strepito in Tauri-de, e più persone che l’aveano sentito discorrere deglieffetti contingenti e non contingenti, avevano sospettatoch’ei fosse filosofo. Se ne parlò al reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, ed egli ebbe la curiosità di vederlo, e Raabche non potea ricusar nulla a una persona di quella con-siderazione, fece venir Candido in sua presenza. Parvesoddisfattissimo della maniera con cui Candido parlòdel mal fisico e del mal morale, dell’agente e del pa-ziente. — Io comprendo che voi siete un filosofo, e tan-to basta. Basta così, Candido, disse il venerabile cenobi-ta: non conviene ad un grand’uomo come voi l’esseretrattato sì indegnamente nel mondo, come ho udito. Voi

124

che sapeva l’arabo sulla punta delle dita, ed anche ilgreco che si parla oggigiorno nella patria di Demostenee di Sofocle, il reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk tornava daCostantinopoli ov’egli era andato a conversare col reve-rendo Mamud Abram sopra un punto di dottrina ben de-licato, cioè se il profeta avesse strappata dall’aledell’angelo Gabriele la penna di cui si servì per scriverel’Alcorano, o se Gabriele glien’avesse fatto un presente.Essi disputarono per tre giorni e tre notti con un caloredegno de’ più be’ secoli della controversia; e il dottorese ne tornava persuaso, come tutt’i discepoli d’Alì, cheMaometto avesse strappata la penna, e Mamud Abramera restato convinto come il resto de’ settatori di Omar,che il profeta fosse incapace di quella inciviltà, e chel’angelo gli avesse presentata la sua penna col migliorgarbo del mondo.

L’arrivo di Candido avea fatto molto strepito in Tauri-de, e più persone che l’aveano sentito discorrere deglieffetti contingenti e non contingenti, avevano sospettatoch’ei fosse filosofo. Se ne parlò al reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, ed egli ebbe la curiosità di vederlo, e Raabche non potea ricusar nulla a una persona di quella con-siderazione, fece venir Candido in sua presenza. Parvesoddisfattissimo della maniera con cui Candido parlòdel mal fisico e del mal morale, dell’agente e del pa-ziente. — Io comprendo che voi siete un filosofo, e tan-to basta. Basta così, Candido, disse il venerabile cenobi-ta: non conviene ad un grand’uomo come voi l’esseretrattato sì indegnamente nel mondo, come ho udito. Voi

124

Page 125: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

siete forastiero: Ismael-Raab non ha niun diritto sopra divoi: voglio condurvi alla corte, e vi riceverete un favore-vole accoglimento. Il sofì ama le scienze. Ismael, ponetenelle mie mani questo giovine filosofo, o temeted’incorrere la disgrazia del principe, e di attirar su di voile vendette del cielo, e soprattutto de’ frati.

Quest’ultime parole spaventarono l’intrepido persia-no; egli acconsentì a tutto, e Candido uscì lo stesso gior-no di Tauride col dottor maomettano. Presero la voltad’Ispahan, ove arrivarono carichi di benedizioni e di be-nefici de’ popoli.

CAPITOLO III.Candido Ricevuto alla Corte, e ciò che ne segue

Il reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk non tardò a presentarCandido al re. Sua maestà ebbe un piacere singolarenell’ascoltarlo. Lo mise in lizza coi maggiori letteratidella corte, e questi lo trattarono da pazzo, da ignorante,da idiota, il che contribuì a persuadere sua maestàch’egli era un grand’uomo. — Perché, disse loro, voinon comprendete niente de’ ragionamenti di Candido,per questo lo insultate; nemmeno io ne comprendo nien-te, ma vi assicuro ch’egli è un gran filosofo, e lo giurosulle mie basette.

Queste parole imposero silenzio ai letterati. Fu allog-giato Candido in palazzo, gli si diedero delle schiave perservirlo, lo si rivestì d’un abito magnifico, ed il sofì or-

125

siete forastiero: Ismael-Raab non ha niun diritto sopra divoi: voglio condurvi alla corte, e vi riceverete un favore-vole accoglimento. Il sofì ama le scienze. Ismael, ponetenelle mie mani questo giovine filosofo, o temeted’incorrere la disgrazia del principe, e di attirar su di voile vendette del cielo, e soprattutto de’ frati.

Quest’ultime parole spaventarono l’intrepido persia-no; egli acconsentì a tutto, e Candido uscì lo stesso gior-no di Tauride col dottor maomettano. Presero la voltad’Ispahan, ove arrivarono carichi di benedizioni e di be-nefici de’ popoli.

CAPITOLO III.Candido Ricevuto alla Corte, e ciò che ne segue

Il reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk non tardò a presentarCandido al re. Sua maestà ebbe un piacere singolarenell’ascoltarlo. Lo mise in lizza coi maggiori letteratidella corte, e questi lo trattarono da pazzo, da ignorante,da idiota, il che contribuì a persuadere sua maestàch’egli era un grand’uomo. — Perché, disse loro, voinon comprendete niente de’ ragionamenti di Candido,per questo lo insultate; nemmeno io ne comprendo nien-te, ma vi assicuro ch’egli è un gran filosofo, e lo giurosulle mie basette.

Queste parole imposero silenzio ai letterati. Fu allog-giato Candido in palazzo, gli si diedero delle schiave perservirlo, lo si rivestì d’un abito magnifico, ed il sofì or-

125

Page 126: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

dinò che per qualunque cosa ch’egli avesse potuto dire,alcuno non ardisse di provare ch’egli avesse torto. Suamaestà non si ristrinse a questo solo. Il venerabil mona-co non cessava di sollecitarla in favore del suo protetto,ed ella risolse alfine di metterlo nel numero de’ suoi piùintimi favoriti.

— Dio sia lodato e il nostro santo Profeta, dissel’imano facendosi innanzi a Candido: vengo a parteci-parvi una nuova ben grata: oh quanto siete felice, miocaro Candido! oh quanti gelosi siete per fare! Voi sguaz-zerete nell’opulenza: voi potrete aspirare ai più bei postidell’impero. Almeno non vi scordate di me, caro amico:pensate che sono stato io che vi ho procurato il favore dicui siete per godere: che il giubilo regni sull’orizzontedel vostro volto. Il re vi accorda una grazia ben mendi-cata; e voi siete per dare uno spettacolo, di cui la cortenon ha goduto da due anni. — E quali sono i favori dicui il principe m’onora? dimanda Candido. — Questogiorno medesimo, rispose il monaco tutto contento, rice-verete cinquanta nerbate sotto le piante de’ piedi in pre-senza di sua maestà. Gli eunuchi nominati per profu-marvi già vengono; preparatevi a sopportare gagliarda-mente questa piccola prova, e a rendervi degno del redei re. — Che il re dei re si tenga le sue bontà, gridòCandido in collera, se bisogna ricevere cinquanta nerba-te per meritarle. — Questo è l’uso, riprese freddamenteil dottore, con quelli su cui vuole versare i suoi benefizi.Perché vi amo troppo non voglio far caso al piccolo di-sgusto che dimostrate; voglio rendervi fortunato, vostro

126

dinò che per qualunque cosa ch’egli avesse potuto dire,alcuno non ardisse di provare ch’egli avesse torto. Suamaestà non si ristrinse a questo solo. Il venerabil mona-co non cessava di sollecitarla in favore del suo protetto,ed ella risolse alfine di metterlo nel numero de’ suoi piùintimi favoriti.

— Dio sia lodato e il nostro santo Profeta, dissel’imano facendosi innanzi a Candido: vengo a parteci-parvi una nuova ben grata: oh quanto siete felice, miocaro Candido! oh quanti gelosi siete per fare! Voi sguaz-zerete nell’opulenza: voi potrete aspirare ai più bei postidell’impero. Almeno non vi scordate di me, caro amico:pensate che sono stato io che vi ho procurato il favore dicui siete per godere: che il giubilo regni sull’orizzontedel vostro volto. Il re vi accorda una grazia ben mendi-cata; e voi siete per dare uno spettacolo, di cui la cortenon ha goduto da due anni. — E quali sono i favori dicui il principe m’onora? dimanda Candido. — Questogiorno medesimo, rispose il monaco tutto contento, rice-verete cinquanta nerbate sotto le piante de’ piedi in pre-senza di sua maestà. Gli eunuchi nominati per profu-marvi già vengono; preparatevi a sopportare gagliarda-mente questa piccola prova, e a rendervi degno del redei re. — Che il re dei re si tenga le sue bontà, gridòCandido in collera, se bisogna ricevere cinquanta nerba-te per meritarle. — Questo è l’uso, riprese freddamenteil dottore, con quelli su cui vuole versare i suoi benefizi.Perché vi amo troppo non voglio far caso al piccolo di-sgusto che dimostrate; voglio rendervi fortunato, vostro

126

Page 127: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

malgrado.Non avea terminato ancor di parlare, che arrivarono

gli eunuchi preceduti dall’esecutore dei minuti piaceri disua maestà, che era uno dei più grandi e dei più robustisignori della corte. Candido ebbe un bel dire e un belfare; gli si profumarono le gambe e i piedi secondol’uso; quattro eunuchi lo portarono nel luogo destinatoper la cerimonia, in mezzo a una doppia schiera di sol-dati, allo strepito degli strumenti musicali, de’ cannoni edelle campane di tutte le moschee d’Ispahan. Il sofì giàvi era, accompagnato da’ suoi principali uffiziali, e da’cortigiani più distinti. A un tratto fu steso Candido soprauna panca tutta dorata, e l’esecutore dei minuti piaceridi sua maestà cominciò la funzione. — O maestro Pan-gloss, se foste qui... diceva Candido piangendo e gridan-do a più non posso; il che sarebbe stato giudicato inde-centissimo, se il frate non avesse dato a credere che ilsuo protetto, non per altro faceva questo se non per me-glio divertire sua maestà. Infatti quel gran re ridevacome un pazzo, e vi prese tanto piacere che oltre ai cin-quanta colpi dati, ne ordinò cinquanta altri; ma il suoprimo ministro avendogli esposto con una straordinariafermezza, che quel favore inaudito verso un forestieropoteva alienare i cuori dei sudditi, gli revocò quell’ordi-ne e Candido fu riportato nel suo appartamento.

Fu accompagnato al letto dopo che gli ebbero stropic-ciato i piedi con aceto. I grandi vennero a turno a ralle-grarsi con lui. Il sofì vi venne in seguito, e non solamen-te gli diede la sua mano da baciare secondo l’uso, ma

127

malgrado.Non avea terminato ancor di parlare, che arrivarono

gli eunuchi preceduti dall’esecutore dei minuti piaceri disua maestà, che era uno dei più grandi e dei più robustisignori della corte. Candido ebbe un bel dire e un belfare; gli si profumarono le gambe e i piedi secondol’uso; quattro eunuchi lo portarono nel luogo destinatoper la cerimonia, in mezzo a una doppia schiera di sol-dati, allo strepito degli strumenti musicali, de’ cannoni edelle campane di tutte le moschee d’Ispahan. Il sofì giàvi era, accompagnato da’ suoi principali uffiziali, e da’cortigiani più distinti. A un tratto fu steso Candido soprauna panca tutta dorata, e l’esecutore dei minuti piaceridi sua maestà cominciò la funzione. — O maestro Pan-gloss, se foste qui... diceva Candido piangendo e gridan-do a più non posso; il che sarebbe stato giudicato inde-centissimo, se il frate non avesse dato a credere che ilsuo protetto, non per altro faceva questo se non per me-glio divertire sua maestà. Infatti quel gran re ridevacome un pazzo, e vi prese tanto piacere che oltre ai cin-quanta colpi dati, ne ordinò cinquanta altri; ma il suoprimo ministro avendogli esposto con una straordinariafermezza, che quel favore inaudito verso un forestieropoteva alienare i cuori dei sudditi, gli revocò quell’ordi-ne e Candido fu riportato nel suo appartamento.

Fu accompagnato al letto dopo che gli ebbero stropic-ciato i piedi con aceto. I grandi vennero a turno a ralle-grarsi con lui. Il sofì vi venne in seguito, e non solamen-te gli diede la sua mano da baciare secondo l’uso, ma

127

Page 128: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

anche un gran pugno ne’ denti. I politici ne congettura-rono che Candido farebbe una fortuna quasi senza esem-pio; e quel ch’è raro, non s’ingannarono, benchè politi-ci.

CAPITOLO IV.Nuovi favori che riceve Candido, e sua elevazione

Dopo che il nostro eroe fu guarito, venne introdottodal re per fargli i suoi ringraziamenti. Quel monarca loricevè nel miglior modo; gli diede due o tre schiaffi nelcorso della conversazione, e lo ricondusse fino alla saladelle guardie a pedate nel sedere. I cortigiani ebbero acreparne di dispetto. Da che sua maestà si era data a per-cuotere la gente, di cui ella faceva un caso particolare,non vi era ancora chi avesse avuto l’onore di aver avutopiù busse di Candido.

Tre giorni dopo questo congresso, il nostro filosofo,che si lamentava di esser così favorito e trovava che lecose andavano molto male, fu nominato governatore delChusistan, con un potere assoluto; fu decorato d’un ber-retto foderato, ch’è un gran segno di distinzione in Per-sia; ei prese congedo dal sofì, che gli fece ancora altrecarezze, e partì per Sus capitale della sua provincia. Dalmomento che Candido era comparso alla corte, i grandidell’impero avean tramata la sua perdita. I favori ecces-sivi di cui il sofì l’avea colmato, non avean fatto che in-grossar la tempesta, pronta a piombargli sul capo. Intan-

128

anche un gran pugno ne’ denti. I politici ne congettura-rono che Candido farebbe una fortuna quasi senza esem-pio; e quel ch’è raro, non s’ingannarono, benchè politi-ci.

CAPITOLO IV.Nuovi favori che riceve Candido, e sua elevazione

Dopo che il nostro eroe fu guarito, venne introdottodal re per fargli i suoi ringraziamenti. Quel monarca loricevè nel miglior modo; gli diede due o tre schiaffi nelcorso della conversazione, e lo ricondusse fino alla saladelle guardie a pedate nel sedere. I cortigiani ebbero acreparne di dispetto. Da che sua maestà si era data a per-cuotere la gente, di cui ella faceva un caso particolare,non vi era ancora chi avesse avuto l’onore di aver avutopiù busse di Candido.

Tre giorni dopo questo congresso, il nostro filosofo,che si lamentava di esser così favorito e trovava che lecose andavano molto male, fu nominato governatore delChusistan, con un potere assoluto; fu decorato d’un ber-retto foderato, ch’è un gran segno di distinzione in Per-sia; ei prese congedo dal sofì, che gli fece ancora altrecarezze, e partì per Sus capitale della sua provincia. Dalmomento che Candido era comparso alla corte, i grandidell’impero avean tramata la sua perdita. I favori ecces-sivi di cui il sofì l’avea colmato, non avean fatto che in-grossar la tempesta, pronta a piombargli sul capo. Intan-

128

Page 129: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

to egli si felicitava della sua fortuna, e soprattutto delsuo allontanamento: gustava anticipatamente i piaceridel grado supremo, e dicea nel fondo del suo cuore:Troppo felici i sudditi lontani dal lor sovrano!

Non era ancora venti miglia distante da Ispahan, cheecco cinquecento persone a cavallo armate da capo apiedi, che fanno una scarica furiosa sopra di lui, e soprala sua gente. Candido sul subito credette per un momen-to che quello fosse per fargli onore; ma una palla che glifracassò una gamba, lo fece accorgere di che si trattava.La sua scorta depose le armi, e Candido più morto chevivo fu portato in un castello isolato. Il suo bagaglio, isuoi cammelli, le sue schiave, i suoi eunuchi bianchi, isuoi eunuchi neri, e trentasei femmine che il sofì gliavea date, tutto fu preda del vincitore. Si tagliò la gambaal nostro eroe per paura di cancrena, e s’ebbe cura de’suoi giorni per dargli una morte più crudele.

— O Pangloss! Pangloss! che sarebbe del vostro otti-mismo se voi mi vedeste con una gamba di meno fra lemani de’ miei più crudeli nemici, mentre che io entravanella carriera della fortuna, che io era governatore, o re,per così dire, d’una delle più considerevoli provinciedell’antica Media, che avevo de’ cammelli, delle schia-ve, degli eunuchi bianchi, degli eunuchi neri, e trentaseifemmine!

Così parlava Candido appena che potè parlare.Mentr’egli si lamentava, le cose andavano per lui nel-

la miglior maniera del mondo. Il ministero, informatodella violenza che gli era stata usata, aveva spedito una

129

to egli si felicitava della sua fortuna, e soprattutto delsuo allontanamento: gustava anticipatamente i piaceridel grado supremo, e dicea nel fondo del suo cuore:Troppo felici i sudditi lontani dal lor sovrano!

Non era ancora venti miglia distante da Ispahan, cheecco cinquecento persone a cavallo armate da capo apiedi, che fanno una scarica furiosa sopra di lui, e soprala sua gente. Candido sul subito credette per un momen-to che quello fosse per fargli onore; ma una palla che glifracassò una gamba, lo fece accorgere di che si trattava.La sua scorta depose le armi, e Candido più morto chevivo fu portato in un castello isolato. Il suo bagaglio, isuoi cammelli, le sue schiave, i suoi eunuchi bianchi, isuoi eunuchi neri, e trentasei femmine che il sofì gliavea date, tutto fu preda del vincitore. Si tagliò la gambaal nostro eroe per paura di cancrena, e s’ebbe cura de’suoi giorni per dargli una morte più crudele.

— O Pangloss! Pangloss! che sarebbe del vostro otti-mismo se voi mi vedeste con una gamba di meno fra lemani de’ miei più crudeli nemici, mentre che io entravanella carriera della fortuna, che io era governatore, o re,per così dire, d’una delle più considerevoli provinciedell’antica Media, che avevo de’ cammelli, delle schia-ve, degli eunuchi bianchi, degli eunuchi neri, e trentaseifemmine!

Così parlava Candido appena che potè parlare.Mentr’egli si lamentava, le cose andavano per lui nel-

la miglior maniera del mondo. Il ministero, informatodella violenza che gli era stata usata, aveva spedito una

129

Page 130: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

truppa di soldati agguerriti in traccia de’ sediziosi; ed ilfrate Ed-Ivan-Baal-Denk avea fatto pubblicare da altrifrati che Candido, essendo opera loro, era per conse-guenza l’opera di Dio. Quelli che aveano cognizione diquell’attentato lo rivelarono con tanta maggior premura,inquantochè i ministri della religione assicurarono daparte di Maometto, che qualunque uomo che avessemangiato del porco, bevuto del vino, passato più giornisenza andare al bagno, contro le espresse proibizionidell’Alcorano, sarebbe assoluto ipso facto, dichiarandoquel che sapesse della cospirazione. Non si tardò a di-scoprire la prigione di Candido; essa fu aperta a forza, esiccome si trattava di religione, i vinti furono sterminatisecondo la regola. Candido, camminando sopra un muc-chio di morti, scappò trionfante del maggior periglioch’egli avesse ancor corso, e riprese col suo seguito ilcammino pel suo governo. Ei vi fu ricevuto come un fa-vorito che era stato onorato di cinquanta nerbate sotto lapianta de’ piedi in presenza del re dei re.

CAPITOLO V.Come Candido è un gran signore, e non è conten-to.

Il buono della filosofia è di farci amare i nostri simili.Pascal è quasi il solo de’ filosofi che par che voglia far-celi odiare. Per fortuna Candido non avea mai letto Pa-scal, ed egli amava con tutto il cuore la povera umanità.

130

truppa di soldati agguerriti in traccia de’ sediziosi; ed ilfrate Ed-Ivan-Baal-Denk avea fatto pubblicare da altrifrati che Candido, essendo opera loro, era per conse-guenza l’opera di Dio. Quelli che aveano cognizione diquell’attentato lo rivelarono con tanta maggior premura,inquantochè i ministri della religione assicurarono daparte di Maometto, che qualunque uomo che avessemangiato del porco, bevuto del vino, passato più giornisenza andare al bagno, contro le espresse proibizionidell’Alcorano, sarebbe assoluto ipso facto, dichiarandoquel che sapesse della cospirazione. Non si tardò a di-scoprire la prigione di Candido; essa fu aperta a forza, esiccome si trattava di religione, i vinti furono sterminatisecondo la regola. Candido, camminando sopra un muc-chio di morti, scappò trionfante del maggior periglioch’egli avesse ancor corso, e riprese col suo seguito ilcammino pel suo governo. Ei vi fu ricevuto come un fa-vorito che era stato onorato di cinquanta nerbate sotto lapianta de’ piedi in presenza del re dei re.

CAPITOLO V.Come Candido è un gran signore, e non è conten-to.

Il buono della filosofia è di farci amare i nostri simili.Pascal è quasi il solo de’ filosofi che par che voglia far-celi odiare. Per fortuna Candido non avea mai letto Pa-scal, ed egli amava con tutto il cuore la povera umanità.

130

Page 131: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Le genti da bene se n’accorgevano: esse eran semprestate lontane dai missi dominici della Persia, ma non fe-cero difficoltà di riunirsi a Candido, ed ajutarlo coi lorconsigli. Ei formò alcuni saggi regolamenti per incorag-gire l’agricoltura, la popolazione, il commercio. E l’arti:ricompensò quelli che avean fatto delle esperienze utili:incoraggì quelli che non avean fatto che de’ libri. —Quando ognuno sarà generalmente contento nella miaprovincia, lo sarò forse anch’io, diceva egli con una in-genuità singolare. Candido non conosceva la specieumana; egli si vide lacerato ne’ libelli sediziosi, e calun-niato in un’opera che avea per titolo L’amico degli uo-mini. Ei trovò che lavorando a fare dei fortunati, nonavea fatto altro che del’ingrati. — Ah quanta fatica sidura, gridò Candido, a governar alcuni esseri senza pen-ne che vegetano sulla terra! E perché non son io ancoranella Propontide, in compagnia di maestro Pangloss, diCunegonda, e della figlia di papa Urbano X?

Candido, nell’amarezza del suo dolore, scrisse unalettera pateticissima al reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, egli dipinse sì vivamente lo stato attuale dell’anima sua,ch’ei ne fu sensibile a segno di fare aggradire al sofì cheCandido si dimettesse dai suoi impieghi. Sua maestà perricompensa de’ sui servizj gli accordò una pensione con-siderevolissima. Alleggerito del peso della grandezza, ilnostro filosofo cercò immediatamente ne’ piaceri dellavita privata l’ottimismo di Pangloss. Egli aveva vissutofin allora per gli altri, e pareva essersi scordato che ave-va un serraglio. Se ne risovvenne con quella sensibilità

131

Le genti da bene se n’accorgevano: esse eran semprestate lontane dai missi dominici della Persia, ma non fe-cero difficoltà di riunirsi a Candido, ed ajutarlo coi lorconsigli. Ei formò alcuni saggi regolamenti per incorag-gire l’agricoltura, la popolazione, il commercio. E l’arti:ricompensò quelli che avean fatto delle esperienze utili:incoraggì quelli che non avean fatto che de’ libri. —Quando ognuno sarà generalmente contento nella miaprovincia, lo sarò forse anch’io, diceva egli con una in-genuità singolare. Candido non conosceva la specieumana; egli si vide lacerato ne’ libelli sediziosi, e calun-niato in un’opera che avea per titolo L’amico degli uo-mini. Ei trovò che lavorando a fare dei fortunati, nonavea fatto altro che del’ingrati. — Ah quanta fatica sidura, gridò Candido, a governar alcuni esseri senza pen-ne che vegetano sulla terra! E perché non son io ancoranella Propontide, in compagnia di maestro Pangloss, diCunegonda, e della figlia di papa Urbano X?

Candido, nell’amarezza del suo dolore, scrisse unalettera pateticissima al reverendo Ed-Ivan-Baal-Denk, egli dipinse sì vivamente lo stato attuale dell’anima sua,ch’ei ne fu sensibile a segno di fare aggradire al sofì cheCandido si dimettesse dai suoi impieghi. Sua maestà perricompensa de’ sui servizj gli accordò una pensione con-siderevolissima. Alleggerito del peso della grandezza, ilnostro filosofo cercò immediatamente ne’ piaceri dellavita privata l’ottimismo di Pangloss. Egli aveva vissutofin allora per gli altri, e pareva essersi scordato che ave-va un serraglio. Se ne risovvenne con quella sensibilità

131

Page 132: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

che ispira quel solo nome. — Tutto si prepari, diss’eglial suo primo eunuco, per il mio ingresso dalle donne. —Signore, rispose l’uomo con voce chiara: ora vostra ec-cellenza merita il soprannome di saggio. Gli uomini percui avete fatto tanto non eran degno d’occuparvi, ma ledonne... — Può essere, disse modestamente Candido.

CAPITOLO VI.Disgusto di Candido. Incontro ch’ei non s’aspetta-va.

Il nostro filosofo in mezzo al suo serraglio ripartiva isuoi favori con uguaglianza; ma non durò troppo,perch’ei sentì immediatamente de’ mali di reni violenti,delle coliche ardenti, e diventava uno scheletro, dive-nendo felice. Allora osservò calmamente nelle donnede’ difetti che gli erano sfuggiti ne’ primi trasporti dellasua passione; non vide in loro che un vergognoso passa-tempo: ebbe rammarico di aver camminato nel sentierodel più saggio degli uomini, et invenit amariorem mortemulierem.

Con questi sentimenti cristiani Candido passava lasua oziosa tranquillità, passeggiando per le strade diSus. Ecco che un cavaliere superbamente vestito gli sal-ta al collo chiamandolo per nome. — Sarebbe possibile!grida Candido. Signore, sareste voi… No, non è possibi-le; ma pure, v’assomigliate tanto… signor abate perigor-dino. — Son io, risponde l’abate di Perigord.

132

che ispira quel solo nome. — Tutto si prepari, diss’eglial suo primo eunuco, per il mio ingresso dalle donne. —Signore, rispose l’uomo con voce chiara: ora vostra ec-cellenza merita il soprannome di saggio. Gli uomini percui avete fatto tanto non eran degno d’occuparvi, ma ledonne... — Può essere, disse modestamente Candido.

CAPITOLO VI.Disgusto di Candido. Incontro ch’ei non s’aspetta-va.

Il nostro filosofo in mezzo al suo serraglio ripartiva isuoi favori con uguaglianza; ma non durò troppo,perch’ei sentì immediatamente de’ mali di reni violenti,delle coliche ardenti, e diventava uno scheletro, dive-nendo felice. Allora osservò calmamente nelle donnede’ difetti che gli erano sfuggiti ne’ primi trasporti dellasua passione; non vide in loro che un vergognoso passa-tempo: ebbe rammarico di aver camminato nel sentierodel più saggio degli uomini, et invenit amariorem mortemulierem.

Con questi sentimenti cristiani Candido passava lasua oziosa tranquillità, passeggiando per le strade diSus. Ecco che un cavaliere superbamente vestito gli sal-ta al collo chiamandolo per nome. — Sarebbe possibile!grida Candido. Signore, sareste voi… No, non è possibi-le; ma pure, v’assomigliate tanto… signor abate perigor-dino. — Son io, risponde l’abate di Perigord.

132

Page 133: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Candido allora fa tre passi indietro, e dice in tonocommovente — Come siete felice, signor abate? — Bel-la domanda, risponde il perigordino: la piccola soper-chieria che io vi feci non ha poco contribuito a mettermiin credito. La politica m’ha tenuto impiegato per qual-che tempo, ed essendomi disgustato con essa, ho lascia-to l’abito ecclesiastico che non m’era più buono a nien-te. Son passato in Inghilterra, dove le genti del mio me-stiere son meglio pagate. Ho detto tutto ciò che io nonsapevo del forte e del debole del paese che avevo abban-donato. Ho assicurato, soprattutto, che il francese è lafeccia de’ popoli, e che il buon senso non risiede che aLondra; finalmente ho fatto un’illustre fortuna, e vengoa concludere un trattato alla corte di Persia, consistentein fare sterminare tutti gli europei, che vengono a cerca-re il cotone e la seta negli stati del sofì, con pregiudiziodegli Inglesi. — L’oggetto della vostra commissione èlodabilissimo, dice il nostro filosofo, ma signor abate,voi siete un furfante; io non stimo punto i furfanti ed hoqualche credito alla corte: tremate, chè la vostra fortunaè giunta al suo termine: troverete la sorte che meritate.— Illustrissimo signor Candido, grida l’abate perigordi-no, gettandosegli ai piedi, abbiate pietà di me; io misono spinto al male con una forza irresistibile, come voivi sentite portato alla virtù; presi quell’inclinazione fata-le dall’istante che feci conoscenza col signor Valsp, eche lavorai ai foglietti. — Cosa sono questi foglietti? di-cea Candido. — Sono, risponde il Perigordino, certiquinterni di settantadue pagine di stampa, ne’ quali si di-

133

Candido allora fa tre passi indietro, e dice in tonocommovente — Come siete felice, signor abate? — Bel-la domanda, risponde il perigordino: la piccola soper-chieria che io vi feci non ha poco contribuito a mettermiin credito. La politica m’ha tenuto impiegato per qual-che tempo, ed essendomi disgustato con essa, ho lascia-to l’abito ecclesiastico che non m’era più buono a nien-te. Son passato in Inghilterra, dove le genti del mio me-stiere son meglio pagate. Ho detto tutto ciò che io nonsapevo del forte e del debole del paese che avevo abban-donato. Ho assicurato, soprattutto, che il francese è lafeccia de’ popoli, e che il buon senso non risiede che aLondra; finalmente ho fatto un’illustre fortuna, e vengoa concludere un trattato alla corte di Persia, consistentein fare sterminare tutti gli europei, che vengono a cerca-re il cotone e la seta negli stati del sofì, con pregiudiziodegli Inglesi. — L’oggetto della vostra commissione èlodabilissimo, dice il nostro filosofo, ma signor abate,voi siete un furfante; io non stimo punto i furfanti ed hoqualche credito alla corte: tremate, chè la vostra fortunaè giunta al suo termine: troverete la sorte che meritate.— Illustrissimo signor Candido, grida l’abate perigordi-no, gettandosegli ai piedi, abbiate pietà di me; io misono spinto al male con una forza irresistibile, come voivi sentite portato alla virtù; presi quell’inclinazione fata-le dall’istante che feci conoscenza col signor Valsp, eche lavorai ai foglietti. — Cosa sono questi foglietti? di-cea Candido. — Sono, risponde il Perigordino, certiquinterni di settantadue pagine di stampa, ne’ quali si di-

133

Page 134: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

verte il pubblico sul tuono della calunnia, della satira edella materialità. Un galantuomo che sa leggere e scri-vere, non avendo potuto esser gesuita, come ha cercatoper lungo tempo, si è messo a comporre quella bellaoperetta, per aver di che comperare de’ merletti a suamoglie, e allevare i suoi figli nel timor di Dio; e alcunigalantuomini per alcuni soldi, e alcuni boccali di vino diBrie, ajutano quel galantuomo a sostenere la sua impre-sa. Questo signor Valsp è di una combriccola deliziosis-sima, dove si divertono a far rinnegare Dio alla gente,quando ha alzato un po’ il gomito, ovvero andare a man-giare alle spalle d’un povero diavolo, a fracassargli tutt’imobili e a sfidarlo a duello da solo a solo; gentilezzeche questi signori chiamano mistificazioni, e che merita-no l’attenzione della politica. Finalmente, questo grangalantuomo del signor Vasp, che dice di non essere statoin galera, è immerso in un letargo che lo rende insensi-bile alle verità più austere; né si può distrarnelo che concerti mezzi violenti, ch’ei sopporta con una rassegnazio-ne e un coraggio superiore ad ogni lode. Io ho lavoratoqualche tempo sotto questa celebre penna, e a poco apoco sono divenuto una penna celebre anch’io. Avevoappena abbandonato il signor Valsp, per industriarmi dame solo, quando ebbi l’onore di farvi una visita a Parigi.— Voi siete un bel birbante, signor abate, ma la vostrasincerità mi commuove. Andate alla corte, e cercate delreverendo Ed-Ivan-Baal-Denk; io gli scriverò in vostrofavore, a condizione però che mi promettiate di diventa-re galantuomo, e di non fare strangolare migliaja

134

verte il pubblico sul tuono della calunnia, della satira edella materialità. Un galantuomo che sa leggere e scri-vere, non avendo potuto esser gesuita, come ha cercatoper lungo tempo, si è messo a comporre quella bellaoperetta, per aver di che comperare de’ merletti a suamoglie, e allevare i suoi figli nel timor di Dio; e alcunigalantuomini per alcuni soldi, e alcuni boccali di vino diBrie, ajutano quel galantuomo a sostenere la sua impre-sa. Questo signor Valsp è di una combriccola deliziosis-sima, dove si divertono a far rinnegare Dio alla gente,quando ha alzato un po’ il gomito, ovvero andare a man-giare alle spalle d’un povero diavolo, a fracassargli tutt’imobili e a sfidarlo a duello da solo a solo; gentilezzeche questi signori chiamano mistificazioni, e che merita-no l’attenzione della politica. Finalmente, questo grangalantuomo del signor Vasp, che dice di non essere statoin galera, è immerso in un letargo che lo rende insensi-bile alle verità più austere; né si può distrarnelo che concerti mezzi violenti, ch’ei sopporta con una rassegnazio-ne e un coraggio superiore ad ogni lode. Io ho lavoratoqualche tempo sotto questa celebre penna, e a poco apoco sono divenuto una penna celebre anch’io. Avevoappena abbandonato il signor Valsp, per industriarmi dame solo, quando ebbi l’onore di farvi una visita a Parigi.— Voi siete un bel birbante, signor abate, ma la vostrasincerità mi commuove. Andate alla corte, e cercate delreverendo Ed-Ivan-Baal-Denk; io gli scriverò in vostrofavore, a condizione però che mi promettiate di diventa-re galantuomo, e di non fare strangolare migliaja

134

Page 135: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

d’uomini per un po’ di seta e di cotone.Il Perigordino promise tutto quel che volle Candido,

ed ambedue si separarono da buoni amici.

CAPITOLO VII.Disgrazie di Candido. Viaggi e avventure.

Il Perigordino appena arrivato alla corte impiegò tuttala sua disinvoltura per guadagnare il ministro, e per ro-vinare il suo benefattore. Egli sparse la voce che Candi-do era un traditore, e che avea sparlato delle sacre baset-te del re de’ re. Tutt’i cortigiani lo condannarono ad es-ser abbruciato a fuoco lento, ma il sofì più indulgente,non lo condannò che ad un esilio perpetuo, ed a baciareprima le piante de’ piedi al suo accusatore, secondol’uso de persiani. Il Perigordino partì per far eseguirequesta sentenza; egli trovò il nostro filosofo in buonissi-ma salute e disposto a ridiventar fortunato.

— Amico, gli disse l’ambasciator d’Inghilterra, iovengo con mio rincrescimento a farvi sapere che biso-gna uscir quanto prima da questo impero, e baciarmi ipiedi, con vero pentimento de’ vostri enormi delitti... —Baciarvi i piedi, signor abate! Che diamine dite voi? Ionon raccapezzo nulla di questa celia.

Entrarono allora alcuni muti che aveano seguito il Pe-rigordino, e lo scalzarono. Fu fatto intendere a Candidoche bisognava accomodarsi a quella umiliazione, oaspettarsi d’essere impalato. Candido, in virtù del suo li-

135

d’uomini per un po’ di seta e di cotone.Il Perigordino promise tutto quel che volle Candido,

ed ambedue si separarono da buoni amici.

CAPITOLO VII.Disgrazie di Candido. Viaggi e avventure.

Il Perigordino appena arrivato alla corte impiegò tuttala sua disinvoltura per guadagnare il ministro, e per ro-vinare il suo benefattore. Egli sparse la voce che Candi-do era un traditore, e che avea sparlato delle sacre baset-te del re de’ re. Tutt’i cortigiani lo condannarono ad es-ser abbruciato a fuoco lento, ma il sofì più indulgente,non lo condannò che ad un esilio perpetuo, ed a baciareprima le piante de’ piedi al suo accusatore, secondol’uso de persiani. Il Perigordino partì per far eseguirequesta sentenza; egli trovò il nostro filosofo in buonissi-ma salute e disposto a ridiventar fortunato.

— Amico, gli disse l’ambasciator d’Inghilterra, iovengo con mio rincrescimento a farvi sapere che biso-gna uscir quanto prima da questo impero, e baciarmi ipiedi, con vero pentimento de’ vostri enormi delitti... —Baciarvi i piedi, signor abate! Che diamine dite voi? Ionon raccapezzo nulla di questa celia.

Entrarono allora alcuni muti che aveano seguito il Pe-rigordino, e lo scalzarono. Fu fatto intendere a Candidoche bisognava accomodarsi a quella umiliazione, oaspettarsi d’essere impalato. Candido, in virtù del suo li-

135

Page 136: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

bero arbitrio, baciò i piedi all’abate. Fu rivestito d’unostraccio di tela, e il boja lo scacciò dalla città gridando:— Egli è traditore: ha sparlato delle basette del sofì: hasparlato delle basette imperiali.

Che facea l’oficcioso cenobita mentre si trattava cosìil suo protetto? Non lo so. È ben da credere ch’ei si fos-se stancato di protegger Candido. Chi può contare sulfavore dei re, e sopratutto dei frati?

Intanto il nostro eroe camminava pieno di tristezza.— Io, diceva egli, non ho parlato giammai delle basettedel re di Persia. Io cado in un momento dal colmo dellafelicità, in un abisso di disgrazie, perchè un miserabileche ha violato tutte le leggi, m’accusa d’un preteso de-litto, che io non ho mai commesso, e questo birbante,questo mostro persecutore della virtù... è felice.

Candido dopo qualche giorno di cammino si trovòsulle frontiere della Turchia. Ei diresse i suoi passi versola Propontide, col disegno di stabilirvisi, e di passare ilresto de’ suoi giorni a coltivare il suo giardino. Vide,passando di un piccolo villaggio, una quantità di genteaffollata tumultuariamente. Egli s’informo della causa edell’effetto. — Questo è un accidente ben particolare,gli disse il vecchio. È qualche tempo che il ricco Mehe-met chiese in isposa la figlia del giannizzero Tamud;essa non era fanciulla, e secondo un principio ben natu-rale lo sposo, autorizzato dalle leggi, la rimandò a suopadre dopo d’averla sfregiata. Tamud, oltraggiato da untale affronto, ne’ primi trasporti d’un furore ben natura-le, con un colpo di scimitarra svelse dal busto della fi-

136

bero arbitrio, baciò i piedi all’abate. Fu rivestito d’unostraccio di tela, e il boja lo scacciò dalla città gridando:— Egli è traditore: ha sparlato delle basette del sofì: hasparlato delle basette imperiali.

Che facea l’oficcioso cenobita mentre si trattava cosìil suo protetto? Non lo so. È ben da credere ch’ei si fos-se stancato di protegger Candido. Chi può contare sulfavore dei re, e sopratutto dei frati?

Intanto il nostro eroe camminava pieno di tristezza.— Io, diceva egli, non ho parlato giammai delle basettedel re di Persia. Io cado in un momento dal colmo dellafelicità, in un abisso di disgrazie, perchè un miserabileche ha violato tutte le leggi, m’accusa d’un preteso de-litto, che io non ho mai commesso, e questo birbante,questo mostro persecutore della virtù... è felice.

Candido dopo qualche giorno di cammino si trovòsulle frontiere della Turchia. Ei diresse i suoi passi versola Propontide, col disegno di stabilirvisi, e di passare ilresto de’ suoi giorni a coltivare il suo giardino. Vide,passando di un piccolo villaggio, una quantità di genteaffollata tumultuariamente. Egli s’informo della causa edell’effetto. — Questo è un accidente ben particolare,gli disse il vecchio. È qualche tempo che il ricco Mehe-met chiese in isposa la figlia del giannizzero Tamud;essa non era fanciulla, e secondo un principio ben natu-rale lo sposo, autorizzato dalle leggi, la rimandò a suopadre dopo d’averla sfregiata. Tamud, oltraggiato da untale affronto, ne’ primi trasporti d’un furore ben natura-le, con un colpo di scimitarra svelse dal busto della fi-

136

Page 137: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

glia quel volto disfigurato. Il suo figlio primogenito, sal-tò addosso al padre, e inviperito di rabbia gl’immersenaturalmente un acutissimo pugnale nel petto; dipoicome un leone che s’infuria a vedersi grondar di sangue,l’arrabbiato Tamud corse da Mehemet, rovesciò alcunischiavi che s’opposero a’ suoi passi, e trucidò a pezziMehemet, le sue donne e due figli, il che è ben naturalenella situazione violenta in cui egli flnalmente si trova-va. Egli poi finì per darsi la morte collo stesso pugnalefumante del sangue di suo padre, e de’ suoi nemici, ilche pure è ben naturale. — Oh quali orrori! grida Candi-do. Che direste voi, maestro Pangloss, se trovaste talibarbarie nella natura? Non confessereste voi che la natu-ra è corrotta, che tutto non è... — No, disse il vecchio,perchè l’armonia prestabilita... — Oh cielo! nonm’ingannate? È Pangloss quel ch’io rivedo? dice Candi-do. — Son io, rispose il vecchio: vi ho riconosciuto, maho voluto penetrare nei vostri sentimenti prima di sco-prirmi; qua: discorriamo un poco sugli effetti contingen-ti, e vediamo se avete fatto de’ progressi nell’arte dellasapienza... — Ah, dice Candido voi scegliete ben maleil vostro tempo; fatemi piuttosto sapere quel ch’è avve-nuto di Cunegonda e dov’è la figlia di papa Urbano. —Non ne so niente, risponde Pangloss; son due anni cheho abbandonato la nostra abitazione, per venirvi a cerca-re. Ho scorso quasi tutta la Turchia: mi son portato allacorte di Persia, ove avevo saputo che stavate in barba dimicio, e non ho abitato in questo borghetto fra questabuona gente, senonchè per riposarmi, affine di continua-

137

glia quel volto disfigurato. Il suo figlio primogenito, sal-tò addosso al padre, e inviperito di rabbia gl’immersenaturalmente un acutissimo pugnale nel petto; dipoicome un leone che s’infuria a vedersi grondar di sangue,l’arrabbiato Tamud corse da Mehemet, rovesciò alcunischiavi che s’opposero a’ suoi passi, e trucidò a pezziMehemet, le sue donne e due figli, il che è ben naturalenella situazione violenta in cui egli flnalmente si trova-va. Egli poi finì per darsi la morte collo stesso pugnalefumante del sangue di suo padre, e de’ suoi nemici, ilche pure è ben naturale. — Oh quali orrori! grida Candi-do. Che direste voi, maestro Pangloss, se trovaste talibarbarie nella natura? Non confessereste voi che la natu-ra è corrotta, che tutto non è... — No, disse il vecchio,perchè l’armonia prestabilita... — Oh cielo! nonm’ingannate? È Pangloss quel ch’io rivedo? dice Candi-do. — Son io, rispose il vecchio: vi ho riconosciuto, maho voluto penetrare nei vostri sentimenti prima di sco-prirmi; qua: discorriamo un poco sugli effetti contingen-ti, e vediamo se avete fatto de’ progressi nell’arte dellasapienza... — Ah, dice Candido voi scegliete ben maleil vostro tempo; fatemi piuttosto sapere quel ch’è avve-nuto di Cunegonda e dov’è la figlia di papa Urbano. —Non ne so niente, risponde Pangloss; son due anni cheho abbandonato la nostra abitazione, per venirvi a cerca-re. Ho scorso quasi tutta la Turchia: mi son portato allacorte di Persia, ove avevo saputo che stavate in barba dimicio, e non ho abitato in questo borghetto fra questabuona gente, senonchè per riposarmi, affine di continua-

137

Page 138: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

re il mio viaggio. — Che vedo mai? dice Candido moltostupito, vi manca un braccio, caro dottore. — Non èniente, disse il dottor guercio e monco; nulla di sì ordi-nario nel miglior de mondi, che il veder delle genti lequali non hanno che un occhio e un braccio solo.Quest’accidente mi è accaduto in un viaggio alla Mecca.La nostra carovana fu attaccata da una truppa d’Arabi;la scorta volle far resistenza, e secondo i diritti dellaguerra gli Arabi che si trovarono più forti; ci trucidaro-no tutti spietatamente. Perirono circa cinquecento perso-ne in questa mischia, fra le quali vi era una dozzina didonne incinte; per me, io non ebbi che il cranio offeso eun braccio tagliato; non ne morii, ed ho sempre trovatoche tutto andava ottimamente. Ma voi, mio caro Candi-do, come va che avete una gamba di legno?

Allora Candido cominciò a parlare, e raccontò le sueavventure. I nostri filosofi ritornarono insieme nellaPropontide, e fecero piacevolmente il loro cammino, di-scorrendo del mal fisico, del mal morale, della libertà edella predestinazione, delle monadi e dell’armonia pre-stabilita.

CAPITOLO VIII.Arrivo di Candido e di Pangloss alla Propontide; ciò che videro e ciò che avvenne.

— O Candido, dicea Pangloss, perchè avete lasciatodi coltivare il vostro giardino? Non mangiavamo noi de’

138

re il mio viaggio. — Che vedo mai? dice Candido moltostupito, vi manca un braccio, caro dottore. — Non èniente, disse il dottor guercio e monco; nulla di sì ordi-nario nel miglior de mondi, che il veder delle genti lequali non hanno che un occhio e un braccio solo.Quest’accidente mi è accaduto in un viaggio alla Mecca.La nostra carovana fu attaccata da una truppa d’Arabi;la scorta volle far resistenza, e secondo i diritti dellaguerra gli Arabi che si trovarono più forti; ci trucidaro-no tutti spietatamente. Perirono circa cinquecento perso-ne in questa mischia, fra le quali vi era una dozzina didonne incinte; per me, io non ebbi che il cranio offeso eun braccio tagliato; non ne morii, ed ho sempre trovatoche tutto andava ottimamente. Ma voi, mio caro Candi-do, come va che avete una gamba di legno?

Allora Candido cominciò a parlare, e raccontò le sueavventure. I nostri filosofi ritornarono insieme nellaPropontide, e fecero piacevolmente il loro cammino, di-scorrendo del mal fisico, del mal morale, della libertà edella predestinazione, delle monadi e dell’armonia pre-stabilita.

CAPITOLO VIII.Arrivo di Candido e di Pangloss alla Propontide; ciò che videro e ciò che avvenne.

— O Candido, dicea Pangloss, perchè avete lasciatodi coltivare il vostro giardino? Non mangiavamo noi de’

138

Page 139: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

cedrati canditi, e de’ pistacchi? Perchè vi siete annojatodella vostra felicità? Perchè tutto è necessario nel mi-gliore de’ mondi; bisognava che voi soffriste le nerbatein presenza del re di Persia, che aveste la gamba taglia-ta, per rendere felice il Chusistan, per provare l’ingrati-tudine degli uomini, e per attirar sul capo di qualchescellerato i castighi che aveva meritati.

Così discorrendo arrivarono al loro antico soggiorno.Il primo oggetto che si offrì a’ loro occhi fu Martino inabito da schiavo. — Qual metamorfosi è questa? disseCandido, dopo di averlo teneramente abbracciato. —Ah, rispose singhiozzando, voi non avete più casa; unaltro si è incaricato di far coltivare il vostro giardino; eimangia i vostri cedri canditi, i vostri pistacchi, e mi trat-ta da negro. — Chi è quest’altro? domandò Candido. —Egli è, disse Martino, il general di marina, l’uomo ilmeno umano di tutti gli uomini. Il sultano volendo ri-compensare i di lui servigi senza che gliene costassecosa alcuna, ha confiscato tutti i vostri beni, sotto prete-sto che voi siete passato fra i suoi nemici e ci ha con-dannati alla schiavitù. Fate a mio modo, Candido, sog-giunse, continuate il vostro viaggio: io ve l’ho sempredetto, tutto è per il peggio, la somma de’ mali eccedetroppo la somma de’ beni: partite, e non dispero che di-ventiate manicheo, seppur già non lo siete.

Pangloss voleva cominciare un argomento in forma,ma Candido l’interruppe per dimandargli nuove di Cu-negonda, della vecchia e di Cacambo. — Cacambo, ri-spose Martino, è qui; egli è occupato attualmente a ripu-

139

cedrati canditi, e de’ pistacchi? Perchè vi siete annojatodella vostra felicità? Perchè tutto è necessario nel mi-gliore de’ mondi; bisognava che voi soffriste le nerbatein presenza del re di Persia, che aveste la gamba taglia-ta, per rendere felice il Chusistan, per provare l’ingrati-tudine degli uomini, e per attirar sul capo di qualchescellerato i castighi che aveva meritati.

Così discorrendo arrivarono al loro antico soggiorno.Il primo oggetto che si offrì a’ loro occhi fu Martino inabito da schiavo. — Qual metamorfosi è questa? disseCandido, dopo di averlo teneramente abbracciato. —Ah, rispose singhiozzando, voi non avete più casa; unaltro si è incaricato di far coltivare il vostro giardino; eimangia i vostri cedri canditi, i vostri pistacchi, e mi trat-ta da negro. — Chi è quest’altro? domandò Candido. —Egli è, disse Martino, il general di marina, l’uomo ilmeno umano di tutti gli uomini. Il sultano volendo ri-compensare i di lui servigi senza che gliene costassecosa alcuna, ha confiscato tutti i vostri beni, sotto prete-sto che voi siete passato fra i suoi nemici e ci ha con-dannati alla schiavitù. Fate a mio modo, Candido, sog-giunse, continuate il vostro viaggio: io ve l’ho sempredetto, tutto è per il peggio, la somma de’ mali eccedetroppo la somma de’ beni: partite, e non dispero che di-ventiate manicheo, seppur già non lo siete.

Pangloss voleva cominciare un argomento in forma,ma Candido l’interruppe per dimandargli nuove di Cu-negonda, della vecchia e di Cacambo. — Cacambo, ri-spose Martino, è qui; egli è occupato attualmente a ripu-

139

Page 140: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

lire una fogna, la vecchia è morta di una pedata che uneunuco le diè nel petto; Cunegonda è ingrassata e ha ri-preso la sua primiera bellezza: ella è nel serraglio delnostro padrone. — Qual concatenamento di sventure!dice Candido, bisognava che Cunegonda tornasse bellaper farmi becco! — Importa poco, dice Pangloss, cheCunegonda sia bella o brutta, e ch’ella sia vostra o di unaltro; questo non ha che fare col sistema generale; perme, io le desidero una numerosa posterità. I filosofi nons’imbarazzano di ciò. La popolazione... — Ah, diceMartino i filosofi dovrebbero piuttosto occuparsi a ren-der felice qualche individuo, invece d’impegnarlo amoltiplicare la specie de’ sofferenti.

Mentre discorrevano si sente un gran fracasso: era ilgeneral del mare che si divertiva a far bastonare unadozzina di schiavi. Pangloss e Candido spaventati si se-pararono colle lagrime agli occhi dal loro amico, e pre-sero in fretta il cammino di Costantinopoli.

Essi vi trovarono tutta la gente in moto; erasi appicca-to il fuoco nel sobborgo di Pera, e già cinque o seicentocase erano incenerite, ed erano perite fra le fiamme dueo tremila persone. Qual orribil disastro! grida Candido.— Tutto è bene, dice Pangloss; questi piccoli accidentiaccadono tutti gli anni, ed è ben naturale che s’appicchiil fuoco alle case di legno, e che quelli che vi si trovanorestino abbruciati; del resto, questo procura lavoro amolti galantuomini che languiscono nella miseria. —Che sento? dice un uffiziale dell’eccelsa Porta. Disgra-ziato, e puoi tu dire che tutto è bene, quando la metà di

140

lire una fogna, la vecchia è morta di una pedata che uneunuco le diè nel petto; Cunegonda è ingrassata e ha ri-preso la sua primiera bellezza: ella è nel serraglio delnostro padrone. — Qual concatenamento di sventure!dice Candido, bisognava che Cunegonda tornasse bellaper farmi becco! — Importa poco, dice Pangloss, cheCunegonda sia bella o brutta, e ch’ella sia vostra o di unaltro; questo non ha che fare col sistema generale; perme, io le desidero una numerosa posterità. I filosofi nons’imbarazzano di ciò. La popolazione... — Ah, diceMartino i filosofi dovrebbero piuttosto occuparsi a ren-der felice qualche individuo, invece d’impegnarlo amoltiplicare la specie de’ sofferenti.

Mentre discorrevano si sente un gran fracasso: era ilgeneral del mare che si divertiva a far bastonare unadozzina di schiavi. Pangloss e Candido spaventati si se-pararono colle lagrime agli occhi dal loro amico, e pre-sero in fretta il cammino di Costantinopoli.

Essi vi trovarono tutta la gente in moto; erasi appicca-to il fuoco nel sobborgo di Pera, e già cinque o seicentocase erano incenerite, ed erano perite fra le fiamme dueo tremila persone. Qual orribil disastro! grida Candido.— Tutto è bene, dice Pangloss; questi piccoli accidentiaccadono tutti gli anni, ed è ben naturale che s’appicchiil fuoco alle case di legno, e che quelli che vi si trovanorestino abbruciati; del resto, questo procura lavoro amolti galantuomini che languiscono nella miseria. —Che sento? dice un uffiziale dell’eccelsa Porta. Disgra-ziato, e puoi tu dire che tutto è bene, quando la metà di

140

Page 141: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Costantinopoli è in fuoco e in fiamma? Va, cane male-detto dal Profeta, va a ricevere il castigo della tua auda-cia.

Dicendo queste parole, prese Pangloss per la vita, e loprecipitò nelle flamme. Candido, mezzo morto, si stra-scinò come potè in un quartier vicino, ove le cose eranpiù tranquille; e noi vedremo ciò che accadde nel capi-tolo seguente.

CAPITOLO IX.Candido continua a viaggiare, ed in qual qualità.

— Io non ho altro partito da prendere, diceva il nostrofilosofo, che quello di farmi schiavo o turco; la fortunami ha abbandonato per sempre. Un turbante corrompe-rebbe tutt’i miei piaceri: io mi sento incapace di provarela tranquillita dell’anima in una religione piena di impo-sture, e nella quale non sarei entrato che per un vile inte-resse. No, non sarei mai contento se io cessassi d’essergalantuomo. Facciamoci dunque schiavo.

Presa questa risoluzione, si mise Candido in dovere dieseguirla. Egli scelse un mercante armeno per padrone.Era questi un uomo di buonissimo carattere, e che pas-sava per virtuoso quanto può esserlo un armeno. Eglidiede dugento zecchini a Candido per prezzo della sualibertà. L’armeno era sul punto di partire per la Norve-gia, e con sè condusse Candido, sperando che un filoso-fo gli sarebbe utile nel suo commercio. S’imbarcarono,

141

Costantinopoli è in fuoco e in fiamma? Va, cane male-detto dal Profeta, va a ricevere il castigo della tua auda-cia.

Dicendo queste parole, prese Pangloss per la vita, e loprecipitò nelle flamme. Candido, mezzo morto, si stra-scinò come potè in un quartier vicino, ove le cose eranpiù tranquille; e noi vedremo ciò che accadde nel capi-tolo seguente.

CAPITOLO IX.Candido continua a viaggiare, ed in qual qualità.

— Io non ho altro partito da prendere, diceva il nostrofilosofo, che quello di farmi schiavo o turco; la fortunami ha abbandonato per sempre. Un turbante corrompe-rebbe tutt’i miei piaceri: io mi sento incapace di provarela tranquillita dell’anima in una religione piena di impo-sture, e nella quale non sarei entrato che per un vile inte-resse. No, non sarei mai contento se io cessassi d’essergalantuomo. Facciamoci dunque schiavo.

Presa questa risoluzione, si mise Candido in dovere dieseguirla. Egli scelse un mercante armeno per padrone.Era questi un uomo di buonissimo carattere, e che pas-sava per virtuoso quanto può esserlo un armeno. Eglidiede dugento zecchini a Candido per prezzo della sualibertà. L’armeno era sul punto di partire per la Norve-gia, e con sè condusse Candido, sperando che un filoso-fo gli sarebbe utile nel suo commercio. S’imbarcarono,

141

Page 142: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

ed il vento fu loro sì favorevole, che non impiegarono lametà del tempo che si mette ordinariamente per fare unsimil tratto; non ebbero neppur bisogno di comprare delvento dai maghi della Lapponia, e si contentarono di darloro de’ rinfreschi, purchè non fosse loro turbata la buo-na fortuna con gli incantesimi, come accade qualchevolta, se si deve credere al Dizionario di Moreri.

Sbarcato che fu, l’armeno fece la sua provvisione digrasso di balena, e incaricò il nostro filosofo di andarper il paese a comprargli del pesce secco. Egli adempìalla sua commissione al meglio che gli fu possibile; sene tornava con molte ceste cariche di quella mercanzia,e rifletteva profondamente sulla differenza maravigliosache passa fra i Lapponi, e gli altri uomini, quando unapiccola lappona, che aveva il capo un po’ piu grosso delcorpo, gli occhi rossi e pieni di fuoco, il naso largo, e labocca della maggior grandezza possibile, gli diede ilbuon giorno con mille smorfie. — Mio signorino, glidisse quell’essere alto un piede e dieci dita, io vi trovovezzoso, fatemi la grazia d’amarmi un poco.

Così dicendo la lappona gli salta al collo; Candido larespinge con orrore; ella grida, e viene suo marito ac-compagnato da più lapponi. — Cos’è questo baccano?dissero eglino. — Egli è, disse il piccolo essere, chequesto forastiero.... ah, mi soffoca il dolore nel dirlo!egli mi disprezza. — Che sento? disse il marito lappone:incivile, disonesto, brutale, infame, furfante, tu coprid’obbrobrio la mia casa: tu mi fai l’ingiuria più grave; turicusi di dormir, com’è l’usanza del paese, con mia mo-

142

ed il vento fu loro sì favorevole, che non impiegarono lametà del tempo che si mette ordinariamente per fare unsimil tratto; non ebbero neppur bisogno di comprare delvento dai maghi della Lapponia, e si contentarono di darloro de’ rinfreschi, purchè non fosse loro turbata la buo-na fortuna con gli incantesimi, come accade qualchevolta, se si deve credere al Dizionario di Moreri.

Sbarcato che fu, l’armeno fece la sua provvisione digrasso di balena, e incaricò il nostro filosofo di andarper il paese a comprargli del pesce secco. Egli adempìalla sua commissione al meglio che gli fu possibile; sene tornava con molte ceste cariche di quella mercanzia,e rifletteva profondamente sulla differenza maravigliosache passa fra i Lapponi, e gli altri uomini, quando unapiccola lappona, che aveva il capo un po’ piu grosso delcorpo, gli occhi rossi e pieni di fuoco, il naso largo, e labocca della maggior grandezza possibile, gli diede ilbuon giorno con mille smorfie. — Mio signorino, glidisse quell’essere alto un piede e dieci dita, io vi trovovezzoso, fatemi la grazia d’amarmi un poco.

Così dicendo la lappona gli salta al collo; Candido larespinge con orrore; ella grida, e viene suo marito ac-compagnato da più lapponi. — Cos’è questo baccano?dissero eglino. — Egli è, disse il piccolo essere, chequesto forastiero.... ah, mi soffoca il dolore nel dirlo!egli mi disprezza. — Che sento? disse il marito lappone:incivile, disonesto, brutale, infame, furfante, tu coprid’obbrobrio la mia casa: tu mi fai l’ingiuria più grave; turicusi di dormir, com’è l’usanza del paese, con mia mo-

142

Page 143: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

glie! — Eccone un’altra! dice il nostro eroe; che avrestevoi dunque detto se io avessi dormito con lei? — Io tiavrei desiderato ogni sorta di prosperità, risponde il lap-pone in collera, ma tu non meriti che la mia indignazio-ne. Così dicendo scaricò sul dorso di Candido un fraccodi bastonate. Le ceste furono sequestrate dai parenti del-la sposa offesa, e Candido, temendo di peggio, si videcostretto a fuggirsene, e rinunziare per sempre al suobuon padrone, perchè come poteva ardire di presentarsia lui senza danaro, senza grasso di balena e senza ceste?

CAPITOLO X.Candido continua i suoi viaggi. Nuove avventure

Camminò Candido lungo tempo senza saper dove di-rigersi; prese finalmente la risoluzione di portarsi in Da-nimarca; dove avea inteso dire che le cose andavanomolto bene. Si trovava ancora qualche po’ di denaro re-galatogli dall’armeno, e con questo modesto peculio lu-singavasi di finire il viaggio. La speranza gli rese sop-portabile la miseria, ed egli passò qualche momentotranquillo. Capitò un giorno in un’osteria con tre viag-giatori; che gli parlavano con calore del pieno e dellamateria sottile. — Benissimo, dicea fra sè Candido;questi son filosofi. — Signori, diss’egli loro, il pieno èincontrastabile: non v’è vuoto nella natura, e la materiasottile è benissimo immaginata. — Voi siete dunque car-tesiano, dicono i viaggiatori. — Senza dubbio, risponde

143

glie! — Eccone un’altra! dice il nostro eroe; che avrestevoi dunque detto se io avessi dormito con lei? — Io tiavrei desiderato ogni sorta di prosperità, risponde il lap-pone in collera, ma tu non meriti che la mia indignazio-ne. Così dicendo scaricò sul dorso di Candido un fraccodi bastonate. Le ceste furono sequestrate dai parenti del-la sposa offesa, e Candido, temendo di peggio, si videcostretto a fuggirsene, e rinunziare per sempre al suobuon padrone, perchè come poteva ardire di presentarsia lui senza danaro, senza grasso di balena e senza ceste?

CAPITOLO X.Candido continua i suoi viaggi. Nuove avventure

Camminò Candido lungo tempo senza saper dove di-rigersi; prese finalmente la risoluzione di portarsi in Da-nimarca; dove avea inteso dire che le cose andavanomolto bene. Si trovava ancora qualche po’ di denaro re-galatogli dall’armeno, e con questo modesto peculio lu-singavasi di finire il viaggio. La speranza gli rese sop-portabile la miseria, ed egli passò qualche momentotranquillo. Capitò un giorno in un’osteria con tre viag-giatori; che gli parlavano con calore del pieno e dellamateria sottile. — Benissimo, dicea fra sè Candido;questi son filosofi. — Signori, diss’egli loro, il pieno èincontrastabile: non v’è vuoto nella natura, e la materiasottile è benissimo immaginata. — Voi siete dunque car-tesiano, dicono i viaggiatori. — Senza dubbio, risponde

143

Page 144: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Candido, e, quel ch’è più, seguace di Leibnitz. — Tantopeggio per voi, soggiungono i viaggiatori; Cartesio oLeibnitz non avevano senso comune. Noi altri siamoneuttoniani, e ce ne gloriamo, e se si disputa, è solamen-te per affondarci ne’ nostri sentimenti, e siamo tutti d’unistesso parere. Cerchiamo la verità sulle tracce di New-ton, perchè siamo persuasi che Newton è ungrand’uomo. — Anco Cartesio, anco Leibnitz, ancoPangloss, disse Candido, son grandi uomini, che non ce-dono a un altro. — Voi siete un bell’impertinente, amicocaro, replicarono i filosofi; conoscete voi tutte le leggidella refrangibilità dell’attrazione? del moto? Avete voiletto le verità che il dottor Clark dà in risposta a’ sognidel vostro Leibnitz? Sapete voi che cosa sia la forzacentrifuga, e la forza centripeta? Sapete voi che i coloridipendono dalle grossezze? Avete voi qualche idea dellaluce e della gravitazione? Conoscete voi il periodo diventicinquemila novecentoventi anni, che per disgrazianon s’accorda colla cronologia? No, senza dubbio. Voinon avete delle cose che un’idea falsa. Chetatevi dun-que, monade miserabile, e guardatevi d’insultare i gi-ganti con paragonarli a pigmei. — Signori, rispose Can-dido, se Pangloss fosse qui vi direbbe di gran belle cose,giacchè egli è un gran filosofo. Egli ha un sommo di-sprezzo pel vostro Newton e come suo discepolo, nonne ho nemmen io troppo caso.

I filosofi, inveleniti di rabbia, se gli gettarono addos-so, e il povero Candido fu battuto veramente alla filoso-fica.

144

Candido, e, quel ch’è più, seguace di Leibnitz. — Tantopeggio per voi, soggiungono i viaggiatori; Cartesio oLeibnitz non avevano senso comune. Noi altri siamoneuttoniani, e ce ne gloriamo, e se si disputa, è solamen-te per affondarci ne’ nostri sentimenti, e siamo tutti d’unistesso parere. Cerchiamo la verità sulle tracce di New-ton, perchè siamo persuasi che Newton è ungrand’uomo. — Anco Cartesio, anco Leibnitz, ancoPangloss, disse Candido, son grandi uomini, che non ce-dono a un altro. — Voi siete un bell’impertinente, amicocaro, replicarono i filosofi; conoscete voi tutte le leggidella refrangibilità dell’attrazione? del moto? Avete voiletto le verità che il dottor Clark dà in risposta a’ sognidel vostro Leibnitz? Sapete voi che cosa sia la forzacentrifuga, e la forza centripeta? Sapete voi che i coloridipendono dalle grossezze? Avete voi qualche idea dellaluce e della gravitazione? Conoscete voi il periodo diventicinquemila novecentoventi anni, che per disgrazianon s’accorda colla cronologia? No, senza dubbio. Voinon avete delle cose che un’idea falsa. Chetatevi dun-que, monade miserabile, e guardatevi d’insultare i gi-ganti con paragonarli a pigmei. — Signori, rispose Can-dido, se Pangloss fosse qui vi direbbe di gran belle cose,giacchè egli è un gran filosofo. Egli ha un sommo di-sprezzo pel vostro Newton e come suo discepolo, nonne ho nemmen io troppo caso.

I filosofi, inveleniti di rabbia, se gli gettarono addos-so, e il povero Candido fu battuto veramente alla filoso-fica.

144

Page 145: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

La loro collera s’ammansì, chiesero perdono a Candi-do di quella vivacità, e quindi un di loro prese a parlare,e fece un bellissimo discorso sulla dolcezza e la mode-razione.

Nel mentre che stavan parlando, ecco si vede passareun magnifico funerale, che diede occasione a’ nostri fi-losofi di ragionare sulla ridicola vanità de’ mortali. —Non sarebb’egli più ragionevole, disse un di loro, che iparenti e gli amici del morto portassero da sè la bara fu-nebre, senza pompa e senza susurro? Questa trista in-combenza con rappresentar loro l’idea della morte, nonprodurrebb’ella in loro il più salutare effetto, e il più fi-losofico? Questa riflessione che verrebbe da sé: Il corpoche io porto è quello del mio amico, è quello del mioparente. Egli ha finito d’essere, e così devo far io nè piùnè meno, non sarebb’ella capace di risparmiar molti de-litti a questo globo sciagurato, e di ricondurre sulla buo-na strada quegli esseri che credono nell’immortalitàdell’anima? Purtroppo gli uomini son portati a sbandirda sè; il pensiero della morte, perchè sia a temersi dipresentarne loro delle immagini troppo vive. Perchè al-lontanare da questo spettacolo una madre e una sposapiangente? Le voci lamentevoli della natura, lo acutestrida della disperazione, onorerebbero molto più le ce-neri di un defunto, che tutti questi individui abbrunati dacapo a’ piedi, questa ciurma di ministri, che salmeggia-no allegramente delle preci che non intendono.

— Benissimo detto! rispose Candido. Se voi parlastesempre così, senza che vi venisse il ticchio di picchiar la

145

La loro collera s’ammansì, chiesero perdono a Candi-do di quella vivacità, e quindi un di loro prese a parlare,e fece un bellissimo discorso sulla dolcezza e la mode-razione.

Nel mentre che stavan parlando, ecco si vede passareun magnifico funerale, che diede occasione a’ nostri fi-losofi di ragionare sulla ridicola vanità de’ mortali. —Non sarebb’egli più ragionevole, disse un di loro, che iparenti e gli amici del morto portassero da sè la bara fu-nebre, senza pompa e senza susurro? Questa trista in-combenza con rappresentar loro l’idea della morte, nonprodurrebb’ella in loro il più salutare effetto, e il più fi-losofico? Questa riflessione che verrebbe da sé: Il corpoche io porto è quello del mio amico, è quello del mioparente. Egli ha finito d’essere, e così devo far io nè piùnè meno, non sarebb’ella capace di risparmiar molti de-litti a questo globo sciagurato, e di ricondurre sulla buo-na strada quegli esseri che credono nell’immortalitàdell’anima? Purtroppo gli uomini son portati a sbandirda sè; il pensiero della morte, perchè sia a temersi dipresentarne loro delle immagini troppo vive. Perchè al-lontanare da questo spettacolo una madre e una sposapiangente? Le voci lamentevoli della natura, lo acutestrida della disperazione, onorerebbero molto più le ce-neri di un defunto, che tutti questi individui abbrunati dacapo a’ piedi, questa ciurma di ministri, che salmeggia-no allegramente delle preci che non intendono.

— Benissimo detto! rispose Candido. Se voi parlastesempre così, senza che vi venisse il ticchio di picchiar la

145

Page 146: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

gente, voi sareste un gran filosofo.I nostri viaggiatori si separarono profondendosi in at-

testazioni di confidenza e d’amicizia. Candido, piglian-do la strada di Danimarca, entrò dentro a un bosco, e ri-muginando fra sè tutte le sciagure occorsegli nel migliorde’ mondi possibili, escì di strada e si smarrì. Il giornocominciava a calare quando s’accorse dello sbaglio: siperdè di coraggio, ed alzando tristamente gli occhi alcielo appoggiato ad un tronco d’albero il nostro eroeparlò in questi termini: — Io ho scorso mezzo mondo;ho veduto trionfar la calunnia e la frode; non ho cercatoche di far bene al prossimo, e ne sono stato perseguitato:un gran re mi onora del suo favore, e mi fa dare cin-quanta nerbate solenni; arrivo con una gamba di legnoin una bellissima provincia, a vi gusto i piaceri, dopo es-sermi abbeverato di fiele e d’amarezza; arriva un abate,io me ne fo il protettore; egli s’insinua alla corte, ed ec-comi costretto a baciargli i piedi... Incontro il mio pove-ro Pangloss, ma solo per vederlo bruciare... Mi trovocon de’ filosofi, la più dolce e più sociabile specie ani-male dell’universo, e mi picchiano senza misericordia.Bisogna che tutto vada bene, giacchè Pangloss l’ha det-to, ma non per questo non son io il più sciagurato di tuttigli esseri possibili.

Interruppe Candido il suo parlare per porgere l’orec-chio a delle altissime strida che sembravano escir da unluogo vicino. S’avanza per curiosità e se gli presentaallo sguardo una giovine che si strappava i capelli contutti i segni della più fiera disperazione. — Chiunque

146

gente, voi sareste un gran filosofo.I nostri viaggiatori si separarono profondendosi in at-

testazioni di confidenza e d’amicizia. Candido, piglian-do la strada di Danimarca, entrò dentro a un bosco, e ri-muginando fra sè tutte le sciagure occorsegli nel migliorde’ mondi possibili, escì di strada e si smarrì. Il giornocominciava a calare quando s’accorse dello sbaglio: siperdè di coraggio, ed alzando tristamente gli occhi alcielo appoggiato ad un tronco d’albero il nostro eroeparlò in questi termini: — Io ho scorso mezzo mondo;ho veduto trionfar la calunnia e la frode; non ho cercatoche di far bene al prossimo, e ne sono stato perseguitato:un gran re mi onora del suo favore, e mi fa dare cin-quanta nerbate solenni; arrivo con una gamba di legnoin una bellissima provincia, a vi gusto i piaceri, dopo es-sermi abbeverato di fiele e d’amarezza; arriva un abate,io me ne fo il protettore; egli s’insinua alla corte, ed ec-comi costretto a baciargli i piedi... Incontro il mio pove-ro Pangloss, ma solo per vederlo bruciare... Mi trovocon de’ filosofi, la più dolce e più sociabile specie ani-male dell’universo, e mi picchiano senza misericordia.Bisogna che tutto vada bene, giacchè Pangloss l’ha det-to, ma non per questo non son io il più sciagurato di tuttigli esseri possibili.

Interruppe Candido il suo parlare per porgere l’orec-chio a delle altissime strida che sembravano escir da unluogo vicino. S’avanza per curiosità e se gli presentaallo sguardo una giovine che si strappava i capelli contutti i segni della più fiera disperazione. — Chiunque

146

Page 147: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

voi siete, gli diss’ella, se avete cuore in petto, seguitemi!S’accompagnano, e avean fatto appena pochi passi cheCandido vede stesi sull’erba un uomo e una donna. Dal-la loro fisonomia traspariva la nobiltà del loro animo edella lor nascita, e le loro sembianze, benchè contraffat-te dal dolore che provavano, avevano tanta nobiltà, cheCandido non potè fare a meno di compiangerli e di cer-car con una viva premura la cagione che avevali ridottiin sì compassionevole stato. — Questi che voi vedeteson mio padre e mia madre, gli disse la giovinetta, sì; gliautori son questi degl’infelici miei giorni (continuò ellagettandosi precipitosamente fra le loro braccia). Fuggi-vano per evitare il rigore di una ingiusta sentenza; iocompagna della lor fuga, ero abbastanza contenta di di-vider con essi le loro sciagure, e di pensare che fra’ de-serti, ove andavano ad albergare, queste mie debolimani avrebbero potuto procurar loro il necessario ali-mento. Ci siamo fermati qui per pigliare un poco di ri-poso; ho scoperto l’albero che vedete, e il suo frutto miha tradita. Oh Dio, signore, io sono una creatura in odioall’universo e a me stessa. S’armi il vostro braccio pervendicar la virtù offesa, per punire un parricidio. Ferite!Questo frutto... Io ne ho presentato a mio padre e a miamadre, essi ne han mangiato con piacere, ed io mi ap-plaudivo d’aver trovata la maniera di smorzar loro lasete che tormentavali; me infelice! La morte avevo lorpresentata: questo è veleno!

Raccapricciò Candido a questo racconto, se gli rizza-rono i capelli sul capo, e un sudor freddo gli scorse per

147

voi siete, gli diss’ella, se avete cuore in petto, seguitemi!S’accompagnano, e avean fatto appena pochi passi cheCandido vede stesi sull’erba un uomo e una donna. Dal-la loro fisonomia traspariva la nobiltà del loro animo edella lor nascita, e le loro sembianze, benchè contraffat-te dal dolore che provavano, avevano tanta nobiltà, cheCandido non potè fare a meno di compiangerli e di cer-car con una viva premura la cagione che avevali ridottiin sì compassionevole stato. — Questi che voi vedeteson mio padre e mia madre, gli disse la giovinetta, sì; gliautori son questi degl’infelici miei giorni (continuò ellagettandosi precipitosamente fra le loro braccia). Fuggi-vano per evitare il rigore di una ingiusta sentenza; iocompagna della lor fuga, ero abbastanza contenta di di-vider con essi le loro sciagure, e di pensare che fra’ de-serti, ove andavano ad albergare, queste mie debolimani avrebbero potuto procurar loro il necessario ali-mento. Ci siamo fermati qui per pigliare un poco di ri-poso; ho scoperto l’albero che vedete, e il suo frutto miha tradita. Oh Dio, signore, io sono una creatura in odioall’universo e a me stessa. S’armi il vostro braccio pervendicar la virtù offesa, per punire un parricidio. Ferite!Questo frutto... Io ne ho presentato a mio padre e a miamadre, essi ne han mangiato con piacere, ed io mi ap-plaudivo d’aver trovata la maniera di smorzar loro lasete che tormentavali; me infelice! La morte avevo lorpresentata: questo è veleno!

Raccapricciò Candido a questo racconto, se gli rizza-rono i capelli sul capo, e un sudor freddo gli scorse per

147

Page 148: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

tutto il corpo. S’ingegnò, per quanto permettevangli lecircostanze, di dare ajuto a quella sfortunata famiglia;ma il veleno aveva già fatto troppo progresso, e i più ef-ficaci rimedj non avrebber potuto arrestarne il funestis-simo effetto

— Cara figlia, unica nostra speranza, esclamarono idue infelici, perdona te stessa, come noi ti perdoniamo.Un eccesso in te di tenerezza è quel che ci toglie lavita... Generoso straniero, degnatevi aver cura de’ suoigiorni, ella ha il cuor nobile e formato alla virtù; questoè un deposito, che lasciamo alla vostra mano, infinita-mente per noi più prezioso, che tutta la nostra passatafortuna... Cara Zenoide, ricevi i nostri ultimi baci; me-scola le tue colle nostre lacrime. Oh cielo che deliziosimomenti son mai questi per noi! Tu ci hai aperta la por-ta della prigion tenebrosa in cui da quarant’anni langui-vamo. Tenera Zenoide, noi ti benediciamo. Ah non pos-sa tu mai scordarti di quelle lezioni che ti ha dettate lanostra prudenza, e possan queste preservarti daquell’abisso che vediamo aprirtisi sotto i piedi!

Spirarono nel pronunziar queste ultime voci. Candidodurò gran fatica a far ritornare in sè Zenoide. La lunaavea illuminato la lacrimevole scena, e compariva già ilgiorno senza che Zenoide, immersa in una cupa afflizio-ne, avesse ancor ripreso l’uso de’ sensi. Appena ebb’ellaaperto gli occhi, prega Candido di fare in terra una fossaper riporvi i cadaveri, e vi lavorò anch’ella con un mara-viglioso coraggio. Compito questo dovere, lasciò liberoil corso al pianto. Il nostro filosofo la trascinò lontano

148

tutto il corpo. S’ingegnò, per quanto permettevangli lecircostanze, di dare ajuto a quella sfortunata famiglia;ma il veleno aveva già fatto troppo progresso, e i più ef-ficaci rimedj non avrebber potuto arrestarne il funestis-simo effetto

— Cara figlia, unica nostra speranza, esclamarono idue infelici, perdona te stessa, come noi ti perdoniamo.Un eccesso in te di tenerezza è quel che ci toglie lavita... Generoso straniero, degnatevi aver cura de’ suoigiorni, ella ha il cuor nobile e formato alla virtù; questoè un deposito, che lasciamo alla vostra mano, infinita-mente per noi più prezioso, che tutta la nostra passatafortuna... Cara Zenoide, ricevi i nostri ultimi baci; me-scola le tue colle nostre lacrime. Oh cielo che deliziosimomenti son mai questi per noi! Tu ci hai aperta la por-ta della prigion tenebrosa in cui da quarant’anni langui-vamo. Tenera Zenoide, noi ti benediciamo. Ah non pos-sa tu mai scordarti di quelle lezioni che ti ha dettate lanostra prudenza, e possan queste preservarti daquell’abisso che vediamo aprirtisi sotto i piedi!

Spirarono nel pronunziar queste ultime voci. Candidodurò gran fatica a far ritornare in sè Zenoide. La lunaavea illuminato la lacrimevole scena, e compariva già ilgiorno senza che Zenoide, immersa in una cupa afflizio-ne, avesse ancor ripreso l’uso de’ sensi. Appena ebb’ellaaperto gli occhi, prega Candido di fare in terra una fossaper riporvi i cadaveri, e vi lavorò anch’ella con un mara-viglioso coraggio. Compito questo dovere, lasciò liberoil corso al pianto. Il nostro filosofo la trascinò lontano

148

Page 149: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

da quel luogo fatale, e camminarono un pezzo senza te-nere una strada fissa, finchè scopersero una capannac-cia.

Due persone sul declive degli anni abitavano quel de-serto; esse s’ingegnarono d’apprestar tutta l’aita, che lalor povertà offrir poteva, allo stato lacrimevole de lorprossimi. Questi due vecchi eran quali ci vengon dipintiBauci e Filemone; da cinquant’anni gustavano le dol-cezze dell’imeneo, senz’averne assaporato mai le ama-rezze; una sanità robusta, frutto della temperanza e dellatranquillità dello spirito, semplici e dolci costumi, unfondo inesausto di schiettezza nel lor carattere; tutte levirtù che l’uomo non riconosce, che da sè stesso, forma-vano l’appannaggio accordato loro dal cielo. Erano essila venerazione di tutti i vicini villaggi i cui abitanti im-mersi in una rusticità felice, avrebbero potuto passar pergente da bene, se fossero stati cattolici. Si facevano essiun dovere di non lasciar mancar nulla ad Agatone e Su-name (tale era il nome de’ due vecchi sposi) e la loro ca-rità si stendeva a nuovi ospiti.— Oh mio caro Pangloss,diceva Candido, che peccato che voi siate stato brucia-to! Avevate ben ragione; ma non è in alcuna partedell’Europa o dell’Asia che tutte le cose van bene; èsolo nell’Eldorado, dove non è possibile d’andare, e inuna capannuccia situata nel luogo più freddo, più arido,più spaventevole della terra. Quanto piacere avrei a sen-tirvi qui ragionare dell’armonia prestabilita e delle mo-nadi! Oh quanto volentieri passerei io i miei giorni fraquesti luterani dabbene, sennonchè mi converrebbe ri-

149

da quel luogo fatale, e camminarono un pezzo senza te-nere una strada fissa, finchè scopersero una capannac-cia.

Due persone sul declive degli anni abitavano quel de-serto; esse s’ingegnarono d’apprestar tutta l’aita, che lalor povertà offrir poteva, allo stato lacrimevole de lorprossimi. Questi due vecchi eran quali ci vengon dipintiBauci e Filemone; da cinquant’anni gustavano le dol-cezze dell’imeneo, senz’averne assaporato mai le ama-rezze; una sanità robusta, frutto della temperanza e dellatranquillità dello spirito, semplici e dolci costumi, unfondo inesausto di schiettezza nel lor carattere; tutte levirtù che l’uomo non riconosce, che da sè stesso, forma-vano l’appannaggio accordato loro dal cielo. Erano essila venerazione di tutti i vicini villaggi i cui abitanti im-mersi in una rusticità felice, avrebbero potuto passar pergente da bene, se fossero stati cattolici. Si facevano essiun dovere di non lasciar mancar nulla ad Agatone e Su-name (tale era il nome de’ due vecchi sposi) e la loro ca-rità si stendeva a nuovi ospiti.— Oh mio caro Pangloss,diceva Candido, che peccato che voi siate stato brucia-to! Avevate ben ragione; ma non è in alcuna partedell’Europa o dell’Asia che tutte le cose van bene; èsolo nell’Eldorado, dove non è possibile d’andare, e inuna capannuccia situata nel luogo più freddo, più arido,più spaventevole della terra. Quanto piacere avrei a sen-tirvi qui ragionare dell’armonia prestabilita e delle mo-nadi! Oh quanto volentieri passerei io i miei giorni fraquesti luterani dabbene, sennonchè mi converrebbe ri-

149

Page 150: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

nunziare al privilegio d’andare alla messa, e riserbarmiad esser lacerato nel Giornale cristiano.

Candido aveva un gran desiderio di saper le avventu-re di Zenoide; ma non le richiedeva per discretezza, edella che se ne accorse soddisfece alla di lui impazienza,parlando in tal guisa.

CAPITOLO XI.Istoria di Zenoide. Come qualmente Candido se neinnamorò e quel che ne seguì.

“Io nasco da una delle più antiche case della Dani-marca. Uno de’ miei antenati perì in quel convito in cuiil perfido Cristierno apprestò la morte a tanti senatori.Le ricchezze e le dignità accumulate nella mia famiglianon han prodotto finora che illustri sventurati. Mio pa-dre osò dispiacere a un uomo potente, dicendogli la ve-rità; gli si suscitarono contro degli accusatori che lo in-famarono di mille immaginari delitti; i giudici furonoingannati. Ah quali giudici posson mai evitare le trappo-le, che la calunnia tende all’innocenza? Mio padre fucondannato ad esser decapitato sopra un patibolo. Lafuga sola potendolo liberar dal supplizio, si rifugiò daun amico, che credeva degno di sì bel nome. Stemmoqualche tempo nascosti in un castello ch’ei possiede sul-la, riva del mare, e vi saremmo ancora, se il crudele,abusando dello stato deplorabile in cui eravamo, nonavesse voluto vendere i suoi servigi a un prezzo che ce

150

nunziare al privilegio d’andare alla messa, e riserbarmiad esser lacerato nel Giornale cristiano.

Candido aveva un gran desiderio di saper le avventu-re di Zenoide; ma non le richiedeva per discretezza, edella che se ne accorse soddisfece alla di lui impazienza,parlando in tal guisa.

CAPITOLO XI.Istoria di Zenoide. Come qualmente Candido se neinnamorò e quel che ne seguì.

“Io nasco da una delle più antiche case della Dani-marca. Uno de’ miei antenati perì in quel convito in cuiil perfido Cristierno apprestò la morte a tanti senatori.Le ricchezze e le dignità accumulate nella mia famiglianon han prodotto finora che illustri sventurati. Mio pa-dre osò dispiacere a un uomo potente, dicendogli la ve-rità; gli si suscitarono contro degli accusatori che lo in-famarono di mille immaginari delitti; i giudici furonoingannati. Ah quali giudici posson mai evitare le trappo-le, che la calunnia tende all’innocenza? Mio padre fucondannato ad esser decapitato sopra un patibolo. Lafuga sola potendolo liberar dal supplizio, si rifugiò daun amico, che credeva degno di sì bel nome. Stemmoqualche tempo nascosti in un castello ch’ei possiede sul-la, riva del mare, e vi saremmo ancora, se il crudele,abusando dello stato deplorabile in cui eravamo, nonavesse voluto vendere i suoi servigi a un prezzo che ce

150

Page 151: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

li fece detestare. Aveva l’infame concepita una sregolatapassione per mia madre e per me; tentò la nostra virtùcoi mezzi più indegni d’un galantuomo, e noi ci vedem-mo costretti ad esporci ai più spaventevoli pericoli, perevitar gli effetti della sua brutalità. Prendemmo la fugauna seconda volta, e voi sapete il resto.”

Nel finir questo racconto Zenoide pianse nuovamen-te. Candido asciugò le sue lacrime, e disse per consolar-la — Tutto è per lo meglio, signorina; poiché se il vo-stro signor padre non moriva avvelenato, ei sarebbe sta-to infallibilmente scoperto; e gli avrebbero tagliata la te-sta: la vostra signora madre ne sarebbe certamente mor-ta di dolore, e noi non saremmo in questa capanna, ovele cose van molto meglio, che ne’ più be’ castelli possi-bili. — Ah! signore, rispose Zenoide, mio padre non hadetto mai che tutto fosse per lo meglio. Noi appartenia-mo tutti a Dio che ci ama, ma che non ha voluto allonta-nar da noi le cure divoratrici, le malattie crudeli, i maliinnumerabili che affliggon l’umanità: nasce il veleno inAmerica accanto alla China china: il più felice mortaleha sparso delle lacrime: dal mescuglio dei piaceri e dellepene risulta quel che si chiama vita, cioè un tratto ditempo determinato, sempre troppo lungo agli occhi delsaggio, che deve impiegarsi a fare il bene della società,nella quale ei si trova per godere le opere dell’Onnipo-tente, senza ricercarne follemente le cagioni: a regolarela sua condotta sul testimone di sua coscienza, ed a ri-spettare in ispecie la sua religione. O felice chi può se-guirla! Ecco quel che spesso diceami il mio rispettabile

151

li fece detestare. Aveva l’infame concepita una sregolatapassione per mia madre e per me; tentò la nostra virtùcoi mezzi più indegni d’un galantuomo, e noi ci vedem-mo costretti ad esporci ai più spaventevoli pericoli, perevitar gli effetti della sua brutalità. Prendemmo la fugauna seconda volta, e voi sapete il resto.”

Nel finir questo racconto Zenoide pianse nuovamen-te. Candido asciugò le sue lacrime, e disse per consolar-la — Tutto è per lo meglio, signorina; poiché se il vo-stro signor padre non moriva avvelenato, ei sarebbe sta-to infallibilmente scoperto; e gli avrebbero tagliata la te-sta: la vostra signora madre ne sarebbe certamente mor-ta di dolore, e noi non saremmo in questa capanna, ovele cose van molto meglio, che ne’ più be’ castelli possi-bili. — Ah! signore, rispose Zenoide, mio padre non hadetto mai che tutto fosse per lo meglio. Noi appartenia-mo tutti a Dio che ci ama, ma che non ha voluto allonta-nar da noi le cure divoratrici, le malattie crudeli, i maliinnumerabili che affliggon l’umanità: nasce il veleno inAmerica accanto alla China china: il più felice mortaleha sparso delle lacrime: dal mescuglio dei piaceri e dellepene risulta quel che si chiama vita, cioè un tratto ditempo determinato, sempre troppo lungo agli occhi delsaggio, che deve impiegarsi a fare il bene della società,nella quale ei si trova per godere le opere dell’Onnipo-tente, senza ricercarne follemente le cagioni: a regolarela sua condotta sul testimone di sua coscienza, ed a ri-spettare in ispecie la sua religione. O felice chi può se-guirla! Ecco quel che spesso diceami il mio rispettabile

151

Page 152: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

padre. Venga il malanno, aggiungeva egli, a quegli scrit-tori temerari che cercano di penetrare nei secretidell’Onnipotente. Su questo principio, che Dio vuol es-sere rispettato dalle migliaia di atomi a’ quali ha datol’essere, hanno gli uomini unito chimere ridicole a veri-tà rispettabili. Il dervis dai turchi, il bramino in Persia, ilbonzo in China, il talapuino nell’Indie, rendon tutti undifferente culto alla divinità, ma essi godono la quietedell’anima nelle tenebre ove sono immersi; e chi volessedissiparle, renderebbe loro un cattivo uffizio. Non è unvoler bene agli uomini, il sottrarli dall’impero del pre-giudizio.

— Voi parlate come un filosofo, disse Candido: vor-rei sapere, mia bella signorina, di qual religione siate. —Io sono stata allevata nel luteranismo, rispose Zenoide:questa è la religione del mio paese. — Tutto ciò cheavete detto, riprese Candido, è un tratto di luce che miha colpito: io provo per voi un mondo di stima e di am-mirazione... Come può darsi che regni tanto spirito in sìbel corpo? In verità. signorina, io vi stimo e vi ammiro aun segno.... Candido borbottava ancor qualche parola, eZenoide avvedendosi della sua agitazione, lo lasciò. Ellaevitò da quell’istante in poi di trovarsi sola con lui, eCandido cercò di trovarsi solo con lei, o d’esser solo af-fatto. Egli era immerso in una melanconia, che avevaper lui del diletto; amava con trasporto Zenoide; e voleadissimularlo; i suoi sguardi tradivano i segreti del suocuore. — Ah diceva egli, se il maestro Pangloss fossequi, ei mi darebbe un buon consiglio, perchè egli era un

152

padre. Venga il malanno, aggiungeva egli, a quegli scrit-tori temerari che cercano di penetrare nei secretidell’Onnipotente. Su questo principio, che Dio vuol es-sere rispettato dalle migliaia di atomi a’ quali ha datol’essere, hanno gli uomini unito chimere ridicole a veri-tà rispettabili. Il dervis dai turchi, il bramino in Persia, ilbonzo in China, il talapuino nell’Indie, rendon tutti undifferente culto alla divinità, ma essi godono la quietedell’anima nelle tenebre ove sono immersi; e chi volessedissiparle, renderebbe loro un cattivo uffizio. Non è unvoler bene agli uomini, il sottrarli dall’impero del pre-giudizio.

— Voi parlate come un filosofo, disse Candido: vor-rei sapere, mia bella signorina, di qual religione siate. —Io sono stata allevata nel luteranismo, rispose Zenoide:questa è la religione del mio paese. — Tutto ciò cheavete detto, riprese Candido, è un tratto di luce che miha colpito: io provo per voi un mondo di stima e di am-mirazione... Come può darsi che regni tanto spirito in sìbel corpo? In verità. signorina, io vi stimo e vi ammiro aun segno.... Candido borbottava ancor qualche parola, eZenoide avvedendosi della sua agitazione, lo lasciò. Ellaevitò da quell’istante in poi di trovarsi sola con lui, eCandido cercò di trovarsi solo con lei, o d’esser solo af-fatto. Egli era immerso in una melanconia, che avevaper lui del diletto; amava con trasporto Zenoide; e voleadissimularlo; i suoi sguardi tradivano i segreti del suocuore. — Ah diceva egli, se il maestro Pangloss fossequi, ei mi darebbe un buon consiglio, perchè egli era un

152

Page 153: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

filosofo.

CAPITOLO XII.Continuazione dell’amore di Candido.

L’unica consolazione che provava Candido, era diparlare alla bella Zenoide in presenza de’ loro ospiti. —Come, le disse un giorno, il re a cui vivevate da presso,potè permettere l’ingiustizia che si fece alla vostra casa?Voi dovete bene aborrirlo. — Ah, disse Zenoide, chi puòodiare il suo re? Chi può non amar quello in cui è ripo-sta la spada sfolgoreggiante delle leggi? I re sono le viveimmagini della divinità, e noi non dobbiamo condannaremai la loro condotta; l’obbedienza, e il rispetto fanno ildovere de’ buoni sudditi. — Io vi ammiro, sempre piùrispose Candido: conoscete voi, signorina, il gran Leib-nitz, e il gran Pangloss, che è stato abbruciato dopo chescampò da esser impiccato? Sapete voi dello monadi,della materia sottile, e de’ vortici? — No, disse Zenoide,mio padre non mi ha parlato mai di alcuna di questecose; egli mi ha dato solamente una tintura della fisicasperimentale, e mi ha insegnato a disprezzare ogni sortadi filosofia, che non concorra direttamente alla felicitàdell’uomo, che gli dia false nozioni di ciò ch’ei deve ase stesso, e di ciò ch’ei deve agli altri, che non gl’inse-gni a regolare i costumi, che non gli riempia lo spiritoche di parole barbare, e di congetture temerarie, che nongli dia più chiare idee dell’autore degli esseri che quella

153

filosofo.

CAPITOLO XII.Continuazione dell’amore di Candido.

L’unica consolazione che provava Candido, era diparlare alla bella Zenoide in presenza de’ loro ospiti. —Come, le disse un giorno, il re a cui vivevate da presso,potè permettere l’ingiustizia che si fece alla vostra casa?Voi dovete bene aborrirlo. — Ah, disse Zenoide, chi puòodiare il suo re? Chi può non amar quello in cui è ripo-sta la spada sfolgoreggiante delle leggi? I re sono le viveimmagini della divinità, e noi non dobbiamo condannaremai la loro condotta; l’obbedienza, e il rispetto fanno ildovere de’ buoni sudditi. — Io vi ammiro, sempre piùrispose Candido: conoscete voi, signorina, il gran Leib-nitz, e il gran Pangloss, che è stato abbruciato dopo chescampò da esser impiccato? Sapete voi dello monadi,della materia sottile, e de’ vortici? — No, disse Zenoide,mio padre non mi ha parlato mai di alcuna di questecose; egli mi ha dato solamente una tintura della fisicasperimentale, e mi ha insegnato a disprezzare ogni sortadi filosofia, che non concorra direttamente alla felicitàdell’uomo, che gli dia false nozioni di ciò ch’ei deve ase stesso, e di ciò ch’ei deve agli altri, che non gl’inse-gni a regolare i costumi, che non gli riempia lo spiritoche di parole barbare, e di congetture temerarie, che nongli dia più chiare idee dell’autore degli esseri che quella

153

Page 154: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

che gli somministrano le di lui opere, e le maraviglieche si operano tutti i giorni sotto i suoi occhi. — E mag-giormente v’ammiro, signorina; voi m’incantate, voi mirapite; siete un angelo che il cielo m’ha inviato per illu-minarmi sopra i sofismi del maestro Pangloss. Poveroanimale ch’io era! Dopo d’aver sopportato un numeroprodigioso di pedate, di frustate sulle spalle, di nerbatesotto le piante de’ piedi; dopo d’aver sopportato un ter-remoto; dopo d’aver assistito all’impiccagione del dot-tor Pangloss e averlo veduto abbruciare poco fa; dopod’essere stato preso per decreto del Divano, e battuto daalcuni filosofi, io credeva pure che tutto andasse bene. Ach’io ne son ben disingannato! Intanto la natura non miè parsa mai tanto bella, quanto allora ch’io vi ho veduta.I concerti campestri degli uccelli suonano al mio orec-chio con una armonia che fino a questo giorno io nonconosceva; tutto si anima, e il sentimento che mi invade,pare che imprima un altro colore su tutti gli oggetti: iopiù non sento quella molle languidezza che provava ne’giardini che avevo a Sus. Quel che voi m’ispirate è dif-ferente assolutamente. — O via, finiamola, disse Zenoi-de, il seguito de’ vostri discorsi potrebbe offendere lamia delicatezza, e voi dovete rispettarla. — Tacerò, dis-se Candido, ma il mio fuoco non sarà che più ardente.

Pronunziando queste parole riguardò Zenoide, si av-vide che ella arrossiva, e da uomo esperto concepì le piùlusinghiere speranze

La giovine danese scansò per qualche tempo ancoradi trovarsi con Candido. Un giorno ch’ei passeggiava in

154

che gli somministrano le di lui opere, e le maraviglieche si operano tutti i giorni sotto i suoi occhi. — E mag-giormente v’ammiro, signorina; voi m’incantate, voi mirapite; siete un angelo che il cielo m’ha inviato per illu-minarmi sopra i sofismi del maestro Pangloss. Poveroanimale ch’io era! Dopo d’aver sopportato un numeroprodigioso di pedate, di frustate sulle spalle, di nerbatesotto le piante de’ piedi; dopo d’aver sopportato un ter-remoto; dopo d’aver assistito all’impiccagione del dot-tor Pangloss e averlo veduto abbruciare poco fa; dopod’essere stato preso per decreto del Divano, e battuto daalcuni filosofi, io credeva pure che tutto andasse bene. Ach’io ne son ben disingannato! Intanto la natura non miè parsa mai tanto bella, quanto allora ch’io vi ho veduta.I concerti campestri degli uccelli suonano al mio orec-chio con una armonia che fino a questo giorno io nonconosceva; tutto si anima, e il sentimento che mi invade,pare che imprima un altro colore su tutti gli oggetti: iopiù non sento quella molle languidezza che provava ne’giardini che avevo a Sus. Quel che voi m’ispirate è dif-ferente assolutamente. — O via, finiamola, disse Zenoi-de, il seguito de’ vostri discorsi potrebbe offendere lamia delicatezza, e voi dovete rispettarla. — Tacerò, dis-se Candido, ma il mio fuoco non sarà che più ardente.

Pronunziando queste parole riguardò Zenoide, si av-vide che ella arrossiva, e da uomo esperto concepì le piùlusinghiere speranze

La giovine danese scansò per qualche tempo ancoradi trovarsi con Candido. Un giorno ch’ei passeggiava in

154

Page 155: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

fretta nel giardino degli ospiti, diede in un trasportoamoroso. — Perchè non ho più i miei montoni del buonpaese d’Eldorado! Perchè non son io in stato di compra-re un piccolo regno! Ah s’io fossi re... — Che vi sareiio... disse una voce che colpì il cuore del nostro filosofo.— Siete voi, bella, Zenoide? diss’egli cadendole ai pie-di. Io mi credeva solo; le poche parole che avete pro-nunziate pare che mi assicurino la felicità alla qualeaspiro: io non sarò mai re, nè forse mai ricco, ma se voimi amate... non rivolgete da me quegli occhi pieni divezzi, che io vi leggo un consenso che può solo compirei miei desideri. Bella Zenoide, io vi adoro; aprasi la vo-str’anima alla pietà. Che vedo! voi piangete! Ah ch’ioson troppo fortunato! — Sì voi siete fortunato, disse Ze-noide: niente mi obbliga a celare la mia sensibilità perun oggetto che io ne credo degno: finora non avete avu-to pietà della mia sorte che per i legami dell’umanità: ètempo ormai di stringere questi legami con altri legamipiù santi. Io mi sono consigliata; riflettete seriamente aicasi vostri, e pensate sopratutto che sposandomi, con-traete l’obbligo di proteggermi, e di mitigare e dividerele miserie che forse ancora mi serba la sorte. — Sposar-vi? dice Candido: queste parole mi illuminanosull’imprudenza della mia condotta. Ah! caro idolo dellamia vita, io non merito da voi tanta bontà. Cunegondanon è morta ancora. — Chi è questa Cunegonda? chieseZenoide — Questa è mia moglie, rispose Candido collasua solita sincerità.

Restarono i nostri amanti qualche tempo senza aprir

155

fretta nel giardino degli ospiti, diede in un trasportoamoroso. — Perchè non ho più i miei montoni del buonpaese d’Eldorado! Perchè non son io in stato di compra-re un piccolo regno! Ah s’io fossi re... — Che vi sareiio... disse una voce che colpì il cuore del nostro filosofo.— Siete voi, bella, Zenoide? diss’egli cadendole ai pie-di. Io mi credeva solo; le poche parole che avete pro-nunziate pare che mi assicurino la felicità alla qualeaspiro: io non sarò mai re, nè forse mai ricco, ma se voimi amate... non rivolgete da me quegli occhi pieni divezzi, che io vi leggo un consenso che può solo compirei miei desideri. Bella Zenoide, io vi adoro; aprasi la vo-str’anima alla pietà. Che vedo! voi piangete! Ah ch’ioson troppo fortunato! — Sì voi siete fortunato, disse Ze-noide: niente mi obbliga a celare la mia sensibilità perun oggetto che io ne credo degno: finora non avete avu-to pietà della mia sorte che per i legami dell’umanità: ètempo ormai di stringere questi legami con altri legamipiù santi. Io mi sono consigliata; riflettete seriamente aicasi vostri, e pensate sopratutto che sposandomi, con-traete l’obbligo di proteggermi, e di mitigare e dividerele miserie che forse ancora mi serba la sorte. — Sposar-vi? dice Candido: queste parole mi illuminanosull’imprudenza della mia condotta. Ah! caro idolo dellamia vita, io non merito da voi tanta bontà. Cunegondanon è morta ancora. — Chi è questa Cunegonda? chieseZenoide — Questa è mia moglie, rispose Candido collasua solita sincerità.

Restarono i nostri amanti qualche tempo senza aprir

155

Page 156: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

bocca voleano parlare, e le loro parole spiravano su’ lorlabbri; i loro occhi erano molli di pianto; Candido teneafra le sue mani quelle di Zenoide, se le stringeva al cuo-re e le divorava di baci. Ardì alzare gli sguardi e credèdi vedere scritto il suo perdono ne’ begli occhi di lei —Caro amante, gli diss’ella, la mia collera coprirebbe ma-lamente i trasporti che autorizza il mio cuore. Fermatiper altro; tu mi rovineresti nell’opinione degli uomini, esaresti poco capace d’amarmi se io diventassi l’oggettode’ loro disprezzi: fermati, e rispetta la mia debolezza.

Non riferiremo tutta quella conversazione interessan-te; ci contenteremo di dire che l’eloquenza di Candidoabbellita dall’espressioni amorose, ebbe tuttoquell’effetto che egli potea aspettare sopra una filosofes-sa giovine e sensibile.

Questi amanti, i cui giorni passavano per l’innanzi frala mestizia e fra l’inquietudine, parvero felici; il silenziodelle foreste, le montagne coperte di bronchi e spine, edattorniate da precipizj, le pianure gelate, i campi ripienid’orrore de’ quali erano circondati, li persuasero mag-giormente del bisogno ch’essi avevano di amarsi. Eranorisoluti a non abbandonare quella solitudine orribile, mail destino non era stanco di perseguitarli, come lo vedre-mo nel capitolo seguente.

156

bocca voleano parlare, e le loro parole spiravano su’ lorlabbri; i loro occhi erano molli di pianto; Candido teneafra le sue mani quelle di Zenoide, se le stringeva al cuo-re e le divorava di baci. Ardì alzare gli sguardi e credèdi vedere scritto il suo perdono ne’ begli occhi di lei —Caro amante, gli diss’ella, la mia collera coprirebbe ma-lamente i trasporti che autorizza il mio cuore. Fermatiper altro; tu mi rovineresti nell’opinione degli uomini, esaresti poco capace d’amarmi se io diventassi l’oggettode’ loro disprezzi: fermati, e rispetta la mia debolezza.

Non riferiremo tutta quella conversazione interessan-te; ci contenteremo di dire che l’eloquenza di Candidoabbellita dall’espressioni amorose, ebbe tuttoquell’effetto che egli potea aspettare sopra una filosofes-sa giovine e sensibile.

Questi amanti, i cui giorni passavano per l’innanzi frala mestizia e fra l’inquietudine, parvero felici; il silenziodelle foreste, le montagne coperte di bronchi e spine, edattorniate da precipizj, le pianure gelate, i campi ripienid’orrore de’ quali erano circondati, li persuasero mag-giormente del bisogno ch’essi avevano di amarsi. Eranorisoluti a non abbandonare quella solitudine orribile, mail destino non era stanco di perseguitarli, come lo vedre-mo nel capitolo seguente.

156

Page 157: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

CAPITOLO XIII.Arrivo di Volhall. Viaggio a Copenaghen.

Candido e Zenoide trattenevansi sull’opere della divi-nità, sul culto che gli uomini devono rendergli, su i do-veri che li uniscono fra loro, e specialmente sulla carità,virtù d’ogni altra virtù più utile al mondo, e non vis’occupavano con declamazioni frivole; insegnava Can-dido ai giovinetti il rispetto dovuto al freno sacrato delleleggi; Zenoide istruiva ragazze su quanto doveano a’ lorparenti, ed ambi si riunivano per gettare in quei giovanicuori i fecondi semi della religione. Un giorno ch’essi sidedicavano in quelle pie occupazioni, venne Suname adavvertire ch’era arrivato un vecchio signore accompa-gnato da molti domestici, e che al ritratto che le aveafatto di quella ch’ei cercava, non aveva potuto dubitareche non fosse la bella Zenoide. Quel signore seguivaSuname alle calcagna ed entrò quasi nel tempo stesso dilei nel luogo ov’erano Zenoide e Candido.

Svenne Zenoide alla sua vista, ma poco sensibile aspettacolo compassionevole, la prese Volhall per mano ela tirò con tanta violenza ch’ella rinvenne; ma non rin-venne che per spargere un rio di lacrime. — Mia nipote,le diss’egli con un sorriso amaro, io vi trovo in moltobuona compagnia: non mi stupisco che la preferiate alsoggiorno della capitale, alla mia casa, alla vostra fami-glia. Sì, signore, rispose Zenoide, io preferisco i luoghiove abitano la semplicità e il candore, al soggiorno del

157

CAPITOLO XIII.Arrivo di Volhall. Viaggio a Copenaghen.

Candido e Zenoide trattenevansi sull’opere della divi-nità, sul culto che gli uomini devono rendergli, su i do-veri che li uniscono fra loro, e specialmente sulla carità,virtù d’ogni altra virtù più utile al mondo, e non vis’occupavano con declamazioni frivole; insegnava Can-dido ai giovinetti il rispetto dovuto al freno sacrato delleleggi; Zenoide istruiva ragazze su quanto doveano a’ lorparenti, ed ambi si riunivano per gettare in quei giovanicuori i fecondi semi della religione. Un giorno ch’essi sidedicavano in quelle pie occupazioni, venne Suname adavvertire ch’era arrivato un vecchio signore accompa-gnato da molti domestici, e che al ritratto che le aveafatto di quella ch’ei cercava, non aveva potuto dubitareche non fosse la bella Zenoide. Quel signore seguivaSuname alle calcagna ed entrò quasi nel tempo stesso dilei nel luogo ov’erano Zenoide e Candido.

Svenne Zenoide alla sua vista, ma poco sensibile aspettacolo compassionevole, la prese Volhall per mano ela tirò con tanta violenza ch’ella rinvenne; ma non rin-venne che per spargere un rio di lacrime. — Mia nipote,le diss’egli con un sorriso amaro, io vi trovo in moltobuona compagnia: non mi stupisco che la preferiate alsoggiorno della capitale, alla mia casa, alla vostra fami-glia. Sì, signore, rispose Zenoide, io preferisco i luoghiove abitano la semplicità e il candore, al soggiorno del

157

Page 158: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

tradimento e dell’impostura. Io non rivedrò che con or-rore quel luogo ov’ebbero principio le mie sventure, oveho ricevuto tante prove del vostro nero carattere, ovenon ho altri parenti che voi... — Signorina, replicò Vo-lhall, voi mi seguirete, se vi piace; quand’anche dovestesvenire un’altra volta.

Così dicendo, la strascinò seco, e la fe’ montare in uncalesse che l’attendea. Ella ebbe appena tempo di dire aCandido di seguirla, e partì benedicendo i suoi ospiti epromettendo loro di ricompensare i generosi servigi ri-cevuti.

Un domestico di Volhall ebbe compassione del dolorein cui Candido era immerso; credendo ch’ei non avessealtro affetto per la giovine danese, fuor quello che inspi-ra la virtù infelice, gli propose di andare a Copenaghen,e gliene facilitò i mezzi; fece di più; gl’insinuò che po-trebbe essere ammesso al numero de’ domestici di Vo-lhall, s’ei non avesse altro modo che il servizio per tira-re avanti. Candido gradì quelle offerte, e tosto che fugiunto, il suo futuro camerata lo presentò come un suoparente, per cui egli stava garante. — Birbante, gli disseVolhall, voglio accordarti l’onore di stare appresso a unpari mio. Non ti scordar mai del profondo rispetto chedevi alle mie volontà: previenile, se hai sufficiente istin-to per questo: considera che un pari mio si avvilisce par-lando ad un uomo come te.

Il nostro filosofo rispose con tutta la sommissione aquel discorso impertinente, e da quello stesso giorno furivestito della livrea del suo padrone.

158

tradimento e dell’impostura. Io non rivedrò che con or-rore quel luogo ov’ebbero principio le mie sventure, oveho ricevuto tante prove del vostro nero carattere, ovenon ho altri parenti che voi... — Signorina, replicò Vo-lhall, voi mi seguirete, se vi piace; quand’anche dovestesvenire un’altra volta.

Così dicendo, la strascinò seco, e la fe’ montare in uncalesse che l’attendea. Ella ebbe appena tempo di dire aCandido di seguirla, e partì benedicendo i suoi ospiti epromettendo loro di ricompensare i generosi servigi ri-cevuti.

Un domestico di Volhall ebbe compassione del dolorein cui Candido era immerso; credendo ch’ei non avessealtro affetto per la giovine danese, fuor quello che inspi-ra la virtù infelice, gli propose di andare a Copenaghen,e gliene facilitò i mezzi; fece di più; gl’insinuò che po-trebbe essere ammesso al numero de’ domestici di Vo-lhall, s’ei non avesse altro modo che il servizio per tira-re avanti. Candido gradì quelle offerte, e tosto che fugiunto, il suo futuro camerata lo presentò come un suoparente, per cui egli stava garante. — Birbante, gli disseVolhall, voglio accordarti l’onore di stare appresso a unpari mio. Non ti scordar mai del profondo rispetto chedevi alle mie volontà: previenile, se hai sufficiente istin-to per questo: considera che un pari mio si avvilisce par-lando ad un uomo come te.

Il nostro filosofo rispose con tutta la sommissione aquel discorso impertinente, e da quello stesso giorno furivestito della livrea del suo padrone.

158

Page 159: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

È da immaginarsi facilmente quanto fu stupita e con-tenta Zenoide, riconoscendo il suo amante fra i servitoridello zio; ella fece nascere le occasioni di trovarsi: Can-dido ne profittò; si giurarono una costanza inviolabile.Avea Zenoide qualche momento di cattivo umore; ella sirimproverava qualche volta il suo amore per Candido; loaffliggea co’ suoi capricci, ma Candido l’idolatrava; eisapea che la perfezione non è propria dell’uomo, e mol-to meno della donna. Zenoide riprendeva il suo buonumore nelle di lui braccia.

CAPITOLO XIV.Come Candido ritrovò la moglie e perdè l’amante.

Non aveva il nostro eroe a soffrire altro che le alteri-gie del suo padrone, e ciò non era un comprar troppacaro l’affetto della dolce amante. L’amor soddisfattonon si cela così facilmente, come suol dirsi: i nostriamanti si tradirono da loro stessi: il loro accordo non fupiù un mistero, se non agli occhi poco penetranti di Vo-lhall, tutti i domestici lo sapevano; Candido ne riceveade’ mirallegro che lo facevan tremare; aspettava egli latempesta vicina a cader sopra di lui; e non si sarebbemai pensato che una persona che gli era stata cara, fossesul punto d’affrettare la sua disgrazia. Erano alcuni gior-ni che aveva scorto un volto che si assomigliava a quel-lo di Cunegonda e l’aveva ritrovato ancora alla corte diVolhall; questa tal persona era malissimo vestita e non

159

È da immaginarsi facilmente quanto fu stupita e con-tenta Zenoide, riconoscendo il suo amante fra i servitoridello zio; ella fece nascere le occasioni di trovarsi: Can-dido ne profittò; si giurarono una costanza inviolabile.Avea Zenoide qualche momento di cattivo umore; ella sirimproverava qualche volta il suo amore per Candido; loaffliggea co’ suoi capricci, ma Candido l’idolatrava; eisapea che la perfezione non è propria dell’uomo, e mol-to meno della donna. Zenoide riprendeva il suo buonumore nelle di lui braccia.

CAPITOLO XIV.Come Candido ritrovò la moglie e perdè l’amante.

Non aveva il nostro eroe a soffrire altro che le alteri-gie del suo padrone, e ciò non era un comprar troppacaro l’affetto della dolce amante. L’amor soddisfattonon si cela così facilmente, come suol dirsi: i nostriamanti si tradirono da loro stessi: il loro accordo non fupiù un mistero, se non agli occhi poco penetranti di Vo-lhall, tutti i domestici lo sapevano; Candido ne riceveade’ mirallegro che lo facevan tremare; aspettava egli latempesta vicina a cader sopra di lui; e non si sarebbemai pensato che una persona che gli era stata cara, fossesul punto d’affrettare la sua disgrazia. Erano alcuni gior-ni che aveva scorto un volto che si assomigliava a quel-lo di Cunegonda e l’aveva ritrovato ancora alla corte diVolhall; questa tal persona era malissimo vestita e non

159

Page 160: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

vi era apparenza che una favorita d’un gran maomettanosi trovasse nel cortile d’un palazzo a Copenaghen. In-tanto quell’oggetto disaggradevole osservava Candidocon moltissima attenzione: quell’oggetto s’avvicinòtutt’a un tratto, e acciuffando Candido per i capelli glidiede il più sonoro schiaffo ch’egli avesse mai ricevuto.— Io non m’inganno, grida il nostro filosofo: oh cielo!chi l’avrebbe mai creduto? che cosa venite a far quidopo d’esservi lasciata sedurre da un settatrio di Mao-metto? Andate, perfida sposa, io non vi conosco. — Tuconoscerai i miei furori, replicò Cunegonda: io so la vitache tu meni, il tuo amore per la nipote del tuo padrone, eil tuo disprezzo per me. Ahimè! son tre mesi che ho la-sciato il serraglio, perchè non ero più buona a niente;comprommi un mercante per ricucir la sua biancheria, emi condusse con lui in un viaggio che fece per questecoste. Martino e Cacambo ch’egli avea pur compratierano nello stesso viaggio: il dottor Pangloss, per il casopiù strano del mondo, trovossi nello stesso vascello inqualità di passeggiere. Naufragammo qualche migliolontano di qui; io scampai dal periglio col fedele Ca-cambo: qui ti rivedo e ti rivedo infedele. Tremane, etemi quanto si può temere una donna irritata!

Era Candido tutto stupefatto da quella affettuosa sce-na e lasciava andar Cunegonda, senza pensare a quantodobbiamo riguardarci da chi conosce il nostro segreto,quando gli si fece innanzi Cacambo. Si abbracciaronoteneramente; Candido ascoltò quanto egli veniva a dir-gli, e molto si afflisse della perdita del gran Pangloss,

160

vi era apparenza che una favorita d’un gran maomettanosi trovasse nel cortile d’un palazzo a Copenaghen. In-tanto quell’oggetto disaggradevole osservava Candidocon moltissima attenzione: quell’oggetto s’avvicinòtutt’a un tratto, e acciuffando Candido per i capelli glidiede il più sonoro schiaffo ch’egli avesse mai ricevuto.— Io non m’inganno, grida il nostro filosofo: oh cielo!chi l’avrebbe mai creduto? che cosa venite a far quidopo d’esservi lasciata sedurre da un settatrio di Mao-metto? Andate, perfida sposa, io non vi conosco. — Tuconoscerai i miei furori, replicò Cunegonda: io so la vitache tu meni, il tuo amore per la nipote del tuo padrone, eil tuo disprezzo per me. Ahimè! son tre mesi che ho la-sciato il serraglio, perchè non ero più buona a niente;comprommi un mercante per ricucir la sua biancheria, emi condusse con lui in un viaggio che fece per questecoste. Martino e Cacambo ch’egli avea pur compratierano nello stesso viaggio: il dottor Pangloss, per il casopiù strano del mondo, trovossi nello stesso vascello inqualità di passeggiere. Naufragammo qualche migliolontano di qui; io scampai dal periglio col fedele Ca-cambo: qui ti rivedo e ti rivedo infedele. Tremane, etemi quanto si può temere una donna irritata!

Era Candido tutto stupefatto da quella affettuosa sce-na e lasciava andar Cunegonda, senza pensare a quantodobbiamo riguardarci da chi conosce il nostro segreto,quando gli si fece innanzi Cacambo. Si abbracciaronoteneramente; Candido ascoltò quanto egli veniva a dir-gli, e molto si afflisse della perdita del gran Pangloss,

160

Page 161: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

che dopo d’essere stato impiccato e abbruciato, s’era an-negato miseramente. Essi parlavano con quella tenerez-za di cuore che ispira l’amicizia, quando un bigliettinoche Zenoide gettò dalla finestra mise fine alla conversa-zione. Candido l’aprì e vi trovò queste parole:

“Fuggi, mio caro bene; tutto è scoperto. Una inclina-zione innocente che la natura autorizza, e che non feri-sce in niente la società, è un delitto agli occhi degli uo-mini creduli e crudeli. Volhall esce dalla mia cameraove mi ha trattata con l’estrema inumanità. Egli va adottenere un ordine, per farti perire in un carcere. Fuggi,o troppo caro amante! poni in sicurezza quei giorni chenon puoi più passare presso me. Ecco il fine di queitempi felici, in cui la nostra reciproca tenerezza... Ahmisera Zenoide, che hai tu fatto al cielo, per meritare untrattamento sì rigoroso? Io mi perdo: ricordati sempredella tua cara Zenoide. Caro bene, tu vivrai eternamentenel mio cuore: no, tu non hai compreso mai quanto iot’amassi... Possa tu ricevere, sulle mie labbra ardenti, ilmio ultimo addio, e l’ultimo mio sospiro! Io mi sentovicina a raggiungere il padre infelice: la luce del giornoora mi è in orrore; essa non illumina che misfatti.”

Cacambo, sempre saggio e prudente, trascinò Candi-do che era fuor di sè, ed escirono dalla città per la piùcorta. Candido non apriva bocca, ed erano già lontani daCopenaghen, ch’egli non era ancor uscito da quella spe-cie di letargo in cui era sepolto. Finalmente volse unguardo al fedele Cacambo, e parlò in questi termini:

161

che dopo d’essere stato impiccato e abbruciato, s’era an-negato miseramente. Essi parlavano con quella tenerez-za di cuore che ispira l’amicizia, quando un bigliettinoche Zenoide gettò dalla finestra mise fine alla conversa-zione. Candido l’aprì e vi trovò queste parole:

“Fuggi, mio caro bene; tutto è scoperto. Una inclina-zione innocente che la natura autorizza, e che non feri-sce in niente la società, è un delitto agli occhi degli uo-mini creduli e crudeli. Volhall esce dalla mia cameraove mi ha trattata con l’estrema inumanità. Egli va adottenere un ordine, per farti perire in un carcere. Fuggi,o troppo caro amante! poni in sicurezza quei giorni chenon puoi più passare presso me. Ecco il fine di queitempi felici, in cui la nostra reciproca tenerezza... Ahmisera Zenoide, che hai tu fatto al cielo, per meritare untrattamento sì rigoroso? Io mi perdo: ricordati sempredella tua cara Zenoide. Caro bene, tu vivrai eternamentenel mio cuore: no, tu non hai compreso mai quanto iot’amassi... Possa tu ricevere, sulle mie labbra ardenti, ilmio ultimo addio, e l’ultimo mio sospiro! Io mi sentovicina a raggiungere il padre infelice: la luce del giornoora mi è in orrore; essa non illumina che misfatti.”

Cacambo, sempre saggio e prudente, trascinò Candi-do che era fuor di sè, ed escirono dalla città per la piùcorta. Candido non apriva bocca, ed erano già lontani daCopenaghen, ch’egli non era ancor uscito da quella spe-cie di letargo in cui era sepolto. Finalmente volse unguardo al fedele Cacambo, e parlò in questi termini:

161

Page 162: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

CAPITOLO XV.Come Candido volesse ammazzarsi, e non ne fa-cesse niente. Ciò che gli accadde in un’osteria.

— Caro Cacambo, un tempo mio servo, ora miouguale, e sempre mio amico, tu hai meco divise alcunedelle tue disgrazie, tu mi hai dato consigli giovevoli, tuhai veduto il mio amore per Cunegonda... — Ah, mioantico padrone, disse Cacambo, fu lei che vi ha fatto iltiro più indegno e lei che dopo aver saputo dai vostricompagni, che voi amavate Zenoide e ch’ella amavavoi, ha tutto rivelato al barbaro Volhall. — Se così è,disse Candido, non mi resta che morire.

Trasse il nostro filosofo dalla sua tasca un coltellino,e si mise ad arrotarlo, con una calma degna d’un anticoromano o d’un inglese. — Che pretendete di fare? chie-se Cacambo. — Tagliarmi la gola, rispose Candido. —Buonissimo pensiere, replicò Cacambo; ma il saggionon deve decidersi che dopo le più mature riflessioni:starà sempre a voi l’ammazzarvi, se la voglia non vipassa. Fate a mio modo, mio caro padrone, rimettete lapartita a domani; più differite, e più l’azione sarà corag-giosa. — Mi piacciono le tue ragioni disse Candido: tan-to se io mi tagliavo la gola addirittura, il gazzettiere diTrevoux insulterebbe ora alla mia memoria: basta così,io non mi ammazzerò che fra due o tre giorni.

Così discorrendo arrivarono a Elseneur, città conside-revole, poco lontana da Copenaghen. Essi vi dormirono,

162

CAPITOLO XV.Come Candido volesse ammazzarsi, e non ne fa-cesse niente. Ciò che gli accadde in un’osteria.

— Caro Cacambo, un tempo mio servo, ora miouguale, e sempre mio amico, tu hai meco divise alcunedelle tue disgrazie, tu mi hai dato consigli giovevoli, tuhai veduto il mio amore per Cunegonda... — Ah, mioantico padrone, disse Cacambo, fu lei che vi ha fatto iltiro più indegno e lei che dopo aver saputo dai vostricompagni, che voi amavate Zenoide e ch’ella amavavoi, ha tutto rivelato al barbaro Volhall. — Se così è,disse Candido, non mi resta che morire.

Trasse il nostro filosofo dalla sua tasca un coltellino,e si mise ad arrotarlo, con una calma degna d’un anticoromano o d’un inglese. — Che pretendete di fare? chie-se Cacambo. — Tagliarmi la gola, rispose Candido. —Buonissimo pensiere, replicò Cacambo; ma il saggionon deve decidersi che dopo le più mature riflessioni:starà sempre a voi l’ammazzarvi, se la voglia non vipassa. Fate a mio modo, mio caro padrone, rimettete lapartita a domani; più differite, e più l’azione sarà corag-giosa. — Mi piacciono le tue ragioni disse Candido: tan-to se io mi tagliavo la gola addirittura, il gazzettiere diTrevoux insulterebbe ora alla mia memoria: basta così,io non mi ammazzerò che fra due o tre giorni.

Così discorrendo arrivarono a Elseneur, città conside-revole, poco lontana da Copenaghen. Essi vi dormirono,

162

Page 163: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

e Cacambo fu contento del buon effetto che il sonnoavea prodotto in Candido. Uscirono allo spuntar delgiorno dalla città, e Candido sempre filosofo, perchè ipregiudizi dell’infanzia non si cancellan mai, trattenevail suo amico Cacambo sul bene e sul mal fisico, su’ di-scorsi della saggia Zenoide, sulle lucenti verità che ave-va ricavate nella sua conversazione. — Se Pangloss, di-ceva egli, non fosse morto, io combatterei il suo sistemavittoriosamente. Dio mi guardi di divenir manicheo, lamia amante mi ha insegnato a rispettare il velo impene-trabile sotto il quale la divinità cela la sua maniera dioperare su di noi. L’uomo è quello che da sè stesso si èforse precipitato nell’abbisso delle miserie ove egligeme. I selvaggi che noi vedemmo, non mangiano che igesuiti, e non vivono male fra loro, ed i selvaggi che vi-vono sparsi ad uno ad uno ne’ boschi, e non campanoche di ghiande e d’erbe, son certamente più felici anco-ra. Dalla società son nati i più gravi delitti. Vi sono uo-mini nella società che son costretti, per ragion di stato, adesiderare la morte degli uomini. Il naufragio d’un va-scello, l’incendio d’una casa, la perdita d’una battaglia,inducono alla mestizia una parte della società, e spargo-no la gioja in un’altra. Tutto va molto male, mio caroCacambo, e non v’è per il saggio altro partito da prende-re che di tagliarsi la gola più delicatamente che sia pos-sibile. — Avete ragione, disse Cacambo; ma io scorgoun’osteria, voi dovete aver molta sete; andiamo, mio an-tico padrone, beviamo un poco, e continueremo dopo inostri trattenimenti filosofici.

163

e Cacambo fu contento del buon effetto che il sonnoavea prodotto in Candido. Uscirono allo spuntar delgiorno dalla città, e Candido sempre filosofo, perchè ipregiudizi dell’infanzia non si cancellan mai, trattenevail suo amico Cacambo sul bene e sul mal fisico, su’ di-scorsi della saggia Zenoide, sulle lucenti verità che ave-va ricavate nella sua conversazione. — Se Pangloss, di-ceva egli, non fosse morto, io combatterei il suo sistemavittoriosamente. Dio mi guardi di divenir manicheo, lamia amante mi ha insegnato a rispettare il velo impene-trabile sotto il quale la divinità cela la sua maniera dioperare su di noi. L’uomo è quello che da sè stesso si èforse precipitato nell’abbisso delle miserie ove egligeme. I selvaggi che noi vedemmo, non mangiano che igesuiti, e non vivono male fra loro, ed i selvaggi che vi-vono sparsi ad uno ad uno ne’ boschi, e non campanoche di ghiande e d’erbe, son certamente più felici anco-ra. Dalla società son nati i più gravi delitti. Vi sono uo-mini nella società che son costretti, per ragion di stato, adesiderare la morte degli uomini. Il naufragio d’un va-scello, l’incendio d’una casa, la perdita d’una battaglia,inducono alla mestizia una parte della società, e spargo-no la gioja in un’altra. Tutto va molto male, mio caroCacambo, e non v’è per il saggio altro partito da prende-re che di tagliarsi la gola più delicatamente che sia pos-sibile. — Avete ragione, disse Cacambo; ma io scorgoun’osteria, voi dovete aver molta sete; andiamo, mio an-tico padrone, beviamo un poco, e continueremo dopo inostri trattenimenti filosofici.

163

Page 164: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Entrarono in quell’osteria; una truppa di contadini edi contadine ballavano in mezzo al cortile, al suono dialcuni cattivi strumenti; spirava il brio da tutti i volti, edera uno spettacolo degno del pennello di Vatteau. Tostoche apparve Candido, una ragazza lo prese per mano elo invitò a ballare. — Mia bella signorina, rispose Can-dido, quando si è perduta la sua amante, che si è ritrova-ta la moglie, e che si è saputo che il gran Pangloss èmorto, non si ha voglia niente affatto di far capriole;dall’altro canto, io devo ammazzarmi domani mattina, evoi vedete che un uomo che ha poche ore da vivere, nondeve perderle a ballare.

Allora Cacambo s’appressò a Candido, e gli disse: —La passione della gloria fu sempre quella de’ gran filo-sofi. Catone in Utica s’ammazzò dopo aver ben dormi-to: Socrate ingojò la cicuta dopo essersi famigliarmentetrattenuto co’ suoi amici: più inglesi si sono abbruciati ilcervello nell’uscir da pranzo; ma nessun grand’uomo,che io sappia, si è tagliata la gola dopo d’aver ben balla-to; a voi, mio caro padrone, questa gloria è riservata;fate a mio modo, danziamo a crepa pancia, e domanmattina ci ammazzeremo. — Non hai tu osservato, ri-spose Candido, quella contadinella brunetta quanto èpiacevole? — Ella ha un non so che di seducente disseCacambo. Mi ha stretto la mano, riprese il nostro filoso-fo. Cospetto! s’io non avessi il cuor ripieno di Zenoide.

La brunetta interruppe Candido, e di nuovo lo invitò.Il nostro eroe lasciossi andare, ed eccolo che balla

colla miglior grazia del mondo. Dopo d’aver ballato, ed

164

Entrarono in quell’osteria; una truppa di contadini edi contadine ballavano in mezzo al cortile, al suono dialcuni cattivi strumenti; spirava il brio da tutti i volti, edera uno spettacolo degno del pennello di Vatteau. Tostoche apparve Candido, una ragazza lo prese per mano elo invitò a ballare. — Mia bella signorina, rispose Can-dido, quando si è perduta la sua amante, che si è ritrova-ta la moglie, e che si è saputo che il gran Pangloss èmorto, non si ha voglia niente affatto di far capriole;dall’altro canto, io devo ammazzarmi domani mattina, evoi vedete che un uomo che ha poche ore da vivere, nondeve perderle a ballare.

Allora Cacambo s’appressò a Candido, e gli disse: —La passione della gloria fu sempre quella de’ gran filo-sofi. Catone in Utica s’ammazzò dopo aver ben dormi-to: Socrate ingojò la cicuta dopo essersi famigliarmentetrattenuto co’ suoi amici: più inglesi si sono abbruciati ilcervello nell’uscir da pranzo; ma nessun grand’uomo,che io sappia, si è tagliata la gola dopo d’aver ben balla-to; a voi, mio caro padrone, questa gloria è riservata;fate a mio modo, danziamo a crepa pancia, e domanmattina ci ammazzeremo. — Non hai tu osservato, ri-spose Candido, quella contadinella brunetta quanto èpiacevole? — Ella ha un non so che di seducente disseCacambo. Mi ha stretto la mano, riprese il nostro filoso-fo. Cospetto! s’io non avessi il cuor ripieno di Zenoide.

La brunetta interruppe Candido, e di nuovo lo invitò.Il nostro eroe lasciossi andare, ed eccolo che balla

colla miglior grazia del mondo. Dopo d’aver ballato, ed

164

Page 165: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

abbracciato la bella contadinotta, si ritirò al suo posto,senza invitare a ballare la padrona di casa. Nacque a untratto un mormorio, e tutti gli attori e spettatori pareanooltraggiati d’un disprezzo così visibile. Candido non co-noscea il suo errore, e non era per conseguenza in istatodi rimediarlo. Un contadinaccio gli si accostò e gli dièun pugno sul naso. Cacambo rese a quel contadinacciouna pedata nel ventre, e in un istante si fracassano glistrumenti, donne e ragazze si arruffano i ciuffi; Candidoe Cacambo si battono come due eroi, e sono finalmenteobbligati a prender la fuga tutti lividi di colpi.

— Tutto per me è veleno, dicea Candido, dando brac-cio al suo amico Cacambo: io ho sofferto molte disgra-zie, ma non mi aspettavo mai di essere tartassato di bus-se, per aver ballato con una contadina che mi aveva in-vitato a ballare.

CAPITOLO: XVI.Candido e Cacambo si ritirano in un ospedale. In-contro ch’essi fanno.

Cacambo e il suo antico padrone non ne potean più, ecominciavano a dare in quella specie di malattiadell’anima che n’estingue tutte le facoltà, cadeanonell’inquietudine e nella disperazione, quando videro unospedale eretto pei viaggiatori. Cacambo proposed’entrarvi, e Candido lo seguì. S’ebbe per loro tutta lacura che si ha in tali abitazioni, e furono trattati per

165

abbracciato la bella contadinotta, si ritirò al suo posto,senza invitare a ballare la padrona di casa. Nacque a untratto un mormorio, e tutti gli attori e spettatori pareanooltraggiati d’un disprezzo così visibile. Candido non co-noscea il suo errore, e non era per conseguenza in istatodi rimediarlo. Un contadinaccio gli si accostò e gli dièun pugno sul naso. Cacambo rese a quel contadinacciouna pedata nel ventre, e in un istante si fracassano glistrumenti, donne e ragazze si arruffano i ciuffi; Candidoe Cacambo si battono come due eroi, e sono finalmenteobbligati a prender la fuga tutti lividi di colpi.

— Tutto per me è veleno, dicea Candido, dando brac-cio al suo amico Cacambo: io ho sofferto molte disgra-zie, ma non mi aspettavo mai di essere tartassato di bus-se, per aver ballato con una contadina che mi aveva in-vitato a ballare.

CAPITOLO: XVI.Candido e Cacambo si ritirano in un ospedale. In-contro ch’essi fanno.

Cacambo e il suo antico padrone non ne potean più, ecominciavano a dare in quella specie di malattiadell’anima che n’estingue tutte le facoltà, cadeanonell’inquietudine e nella disperazione, quando videro unospedale eretto pei viaggiatori. Cacambo proposed’entrarvi, e Candido lo seguì. S’ebbe per loro tutta lacura che si ha in tali abitazioni, e furono trattati per

165

Page 166: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

l’amor di Dio, come si suol dire. In poco tempo furonoguariti dalle loro ferite, ma vi guadagnarono la rogna.Non v’era apparenza che quella malattia fosse affared’un giorno, e questo pensiero empieva di lacrime gliocchi di Candido, che dicea grattandosi: — Tu non haivoluto lasciarmi tagliare la gola, mio caro Cacambo; ituoi cattivi consigli mi immergono di nuovo nell’obbro-brio e nella sciagura; e se io voglio ora tagliarmi la gola,si dirà nel giornale di Trevoux: questo è un vile che si èammazzato perchè aveva la rogna: ecco a quel che tu miesponi per un malinteso interesse che hai voluto prende-re alla mia sorte

I nostri mali non sono senza rimedio, rispose Cacam-bo, e se vorrete fare a mio modo, abbiamo a fissarci quiin qualità di fratelli; io so un poco di chirurgia, e vi pro-metto di mitigare e render sopportabile la nostra misera-bile condizione. — Ah! dice Candido, crepin tutti gliasini, e in specie gli asini cerusici, sì dannosi all’umani-tà. Io non comporterò mai che tu ti spacci per quel chenon sei; questo sarebbe un tradimento, le cui conseguen-ze mi spaventano. D’altra parte, se tu sapessi quanto èdura, dopo d’essere stato vicerè d’una bella provincia,dopo essersi veduto in istato di comprare de’ bei regni,dopo d’essere stato l’amante favorito di Zenoide il risol-versi a servire in qualità di fratello in un ospedale....

— Lo so, riprese Cacambo, ma so ancora che è assaidura cosa il morir di fame; riflettete di più, che il partitoch’io vi propongo, è forse l’unico che possiate prendereper isfuggire le ricerche del crudele Volhall, e sottrarvi

166

l’amor di Dio, come si suol dire. In poco tempo furonoguariti dalle loro ferite, ma vi guadagnarono la rogna.Non v’era apparenza che quella malattia fosse affared’un giorno, e questo pensiero empieva di lacrime gliocchi di Candido, che dicea grattandosi: — Tu non haivoluto lasciarmi tagliare la gola, mio caro Cacambo; ituoi cattivi consigli mi immergono di nuovo nell’obbro-brio e nella sciagura; e se io voglio ora tagliarmi la gola,si dirà nel giornale di Trevoux: questo è un vile che si èammazzato perchè aveva la rogna: ecco a quel che tu miesponi per un malinteso interesse che hai voluto prende-re alla mia sorte

I nostri mali non sono senza rimedio, rispose Cacam-bo, e se vorrete fare a mio modo, abbiamo a fissarci quiin qualità di fratelli; io so un poco di chirurgia, e vi pro-metto di mitigare e render sopportabile la nostra misera-bile condizione. — Ah! dice Candido, crepin tutti gliasini, e in specie gli asini cerusici, sì dannosi all’umani-tà. Io non comporterò mai che tu ti spacci per quel chenon sei; questo sarebbe un tradimento, le cui conseguen-ze mi spaventano. D’altra parte, se tu sapessi quanto èdura, dopo d’essere stato vicerè d’una bella provincia,dopo essersi veduto in istato di comprare de’ bei regni,dopo d’essere stato l’amante favorito di Zenoide il risol-versi a servire in qualità di fratello in un ospedale....

— Lo so, riprese Cacambo, ma so ancora che è assaidura cosa il morir di fame; riflettete di più, che il partitoch’io vi propongo, è forse l’unico che possiate prendereper isfuggire le ricerche del crudele Volhall, e sottrarvi

166

Page 167: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

ai castighi ch’ei vi prepara.Mentre parlavano così passò un fratello e gli fecero

alcune dimande; egli rispose in una maniera soddisfa-cente, e assicurò loro che i fratelli erano bene nutriti, egodevano d’una onesta libertà. Candido si decise; eiprese con Cacambo l’abito di fratello che gli si accordòaddirittura, e i nostri due miserabili si misero a servirealtri miserabili.

— Un giorno che Cacambo distribuiva in giro pochecattive minestre, gli diè nell’occhio un vecchio, il cuiviso era livido, le labbra coperte di schiuma, gli occhimezzo stravolti, e sulle cui gote crespe e inaridite, appa-riva l’immagine della morte. — Pover’uomo, gli disseCandido, quanto vi compiango! voi dovete orribilmentesoffrire. — Io soffro molto, rispos’egli con una voce dasepoltura; si dice ch’io sono etico, polmoniaco e asmati-co: se così è, io son ben malato, ma intanto tutto non vamale, e questo e quello che mi consola. — Ah, esclamaCandido, non v’è che il dottor Pangloss, che in uno statocosì deplorevole, possa sostenere la dottrina dell’ottimi-smo, quand’ogni altro non predicherebbe che il pess...— Non pronunziate quella detestabil parola, grida il po-ver’uomo; io sono quel Pangloss di cui voi parlate, di-sgraziato; lasciatemi morire in pace, tutto è bene, tutto èper lo meglio.

Lo sforzo ch’ei fece pronunziando queste parole, glicostò l’ultimo dente, ch’ei vomitò con una tremendaquantità di marcia. Spirò pochi momenti dopo.

Candido lo pianse, perchè aveva il cuor buono. Il suo

167

ai castighi ch’ei vi prepara.Mentre parlavano così passò un fratello e gli fecero

alcune dimande; egli rispose in una maniera soddisfa-cente, e assicurò loro che i fratelli erano bene nutriti, egodevano d’una onesta libertà. Candido si decise; eiprese con Cacambo l’abito di fratello che gli si accordòaddirittura, e i nostri due miserabili si misero a servirealtri miserabili.

— Un giorno che Cacambo distribuiva in giro pochecattive minestre, gli diè nell’occhio un vecchio, il cuiviso era livido, le labbra coperte di schiuma, gli occhimezzo stravolti, e sulle cui gote crespe e inaridite, appa-riva l’immagine della morte. — Pover’uomo, gli disseCandido, quanto vi compiango! voi dovete orribilmentesoffrire. — Io soffro molto, rispos’egli con una voce dasepoltura; si dice ch’io sono etico, polmoniaco e asmati-co: se così è, io son ben malato, ma intanto tutto non vamale, e questo e quello che mi consola. — Ah, esclamaCandido, non v’è che il dottor Pangloss, che in uno statocosì deplorevole, possa sostenere la dottrina dell’ottimi-smo, quand’ogni altro non predicherebbe che il pess...— Non pronunziate quella detestabil parola, grida il po-ver’uomo; io sono quel Pangloss di cui voi parlate, di-sgraziato; lasciatemi morire in pace, tutto è bene, tutto èper lo meglio.

Lo sforzo ch’ei fece pronunziando queste parole, glicostò l’ultimo dente, ch’ei vomitò con una tremendaquantità di marcia. Spirò pochi momenti dopo.

Candido lo pianse, perchè aveva il cuor buono. Il suo

167

Page 168: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

funerale fu una sorgente di riflessioni per il nostro filo-sofo; egli si ricordava sovente tutte le sue avventure.Cunegonda era restata a Copenaghen, ed ei seppe chev’esercitava il mestiere di lavandaja, colla maggior di-stinzione possibile. La passione di viaggiare l’abbando-nò affatto. Il fedele Cacambo lo sosteneva co’ suoi con-sigli e colla sua amicizia. Candido non mormorò controla Provvidenza. — Io so che la felicità non è il retaggiodell’uomo, diceva egli qualche volta: la felicità non ri-siede che nel buon paese d’Eldorado, ma è impossibiled’andarvi.

CAPITOLO XVII.Nuovi incontri.

Candido non era tanto disgraziato, poichè aveva unvero amico; ei l’avea trovato in un servo bastardo, ciòche invano si cerca nella nostra Europa; forse la naturache fa crescere in America le erbe proprie alle malattiecorporali del nostro continente, vi ha piantato ancora de’rimedj per le nostre malattie del cuore e dello spirito:forse vi son formati differentemente da noi: chè nonsono schiavi dell’interesse personale, che son degni diardere al bel fuoco dell’amicizia. Quanto sarebb’egli dadesiderarsi, che invece di ciurli d’indaco e di coccinigliatutti coperti di sangue, ci si conducesse qualcheduno diquesti uomini. Una tal sorte di commercio sarebbe benvantaggiosa all’umanità. Cacambo valeva più per Can-

168

funerale fu una sorgente di riflessioni per il nostro filo-sofo; egli si ricordava sovente tutte le sue avventure.Cunegonda era restata a Copenaghen, ed ei seppe chev’esercitava il mestiere di lavandaja, colla maggior di-stinzione possibile. La passione di viaggiare l’abbando-nò affatto. Il fedele Cacambo lo sosteneva co’ suoi con-sigli e colla sua amicizia. Candido non mormorò controla Provvidenza. — Io so che la felicità non è il retaggiodell’uomo, diceva egli qualche volta: la felicità non ri-siede che nel buon paese d’Eldorado, ma è impossibiled’andarvi.

CAPITOLO XVII.Nuovi incontri.

Candido non era tanto disgraziato, poichè aveva unvero amico; ei l’avea trovato in un servo bastardo, ciòche invano si cerca nella nostra Europa; forse la naturache fa crescere in America le erbe proprie alle malattiecorporali del nostro continente, vi ha piantato ancora de’rimedj per le nostre malattie del cuore e dello spirito:forse vi son formati differentemente da noi: chè nonsono schiavi dell’interesse personale, che son degni diardere al bel fuoco dell’amicizia. Quanto sarebb’egli dadesiderarsi, che invece di ciurli d’indaco e di coccinigliatutti coperti di sangue, ci si conducesse qualcheduno diquesti uomini. Una tal sorte di commercio sarebbe benvantaggiosa all’umanità. Cacambo valeva più per Can-

168

Page 169: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

dido, che una dozzina di montoni rossi carichi di ciottolidell’Eldorado. Il nostro filosofo ricominciò a godere ilpiacere di vivere; era una consolazione per lui il vigilarealla conservazione della specie umana e non essere unmembro inutile nella società. Iddio benedisse intenzionisì pure, rendendo a lui, come a Cacambo, le dolcezzedella sanità. Essi non avevano più la rogna ed adempi-vano piacevolmente le faticose funzioni del loro stato;ma la sorte tolse loro ben tosto la sicurezza nella qualegioivano. Cunegonda, che s’era presa a petto di tormen-tare il suo sposo, abbandonò Copenaghen per andarne intraccia; il caso la condusse all’ospedale; era ella accom-pagnata da un uomo che Candido riconobbe per il si-gnor barone di Thunder-ten-tronckh; è da immaginarsifacilmente qual dovesse essere la sua maraviglia; il ba-rone se ne accorse e gli parlò così:— Io non ho rematogran tempo sulle galere ottomane; seppero i gesuiti lamia disgrazia, e mi riscattarono per onore della società:ho fatto un viaggio in Alemagna, ove ho ricevuto alcunibenefizj dagli eredi di mio padre; non ho niente trascu-rato per trovar mia sorella, ed avendo saputo da Costan-tinopoli ch’ella era partita con un bastimento ch’eranaufragato sulle coste di Danimarca, mi sono travestito,ho preso delle lettere di raccomandazione per alcuni ne-gozianti danesi che han relazione colla società, e ho tro-vato finalmente la mia sorella, la quale vi ama, benchèindegno voi siate della sua amicizia; e giacchè aveteavuta l’imprudenza di vivere con lei, consento alla con-fermazione del matrimonio, o piuttosto a una nuova ce-

169

dido, che una dozzina di montoni rossi carichi di ciottolidell’Eldorado. Il nostro filosofo ricominciò a godere ilpiacere di vivere; era una consolazione per lui il vigilarealla conservazione della specie umana e non essere unmembro inutile nella società. Iddio benedisse intenzionisì pure, rendendo a lui, come a Cacambo, le dolcezzedella sanità. Essi non avevano più la rogna ed adempi-vano piacevolmente le faticose funzioni del loro stato;ma la sorte tolse loro ben tosto la sicurezza nella qualegioivano. Cunegonda, che s’era presa a petto di tormen-tare il suo sposo, abbandonò Copenaghen per andarne intraccia; il caso la condusse all’ospedale; era ella accom-pagnata da un uomo che Candido riconobbe per il si-gnor barone di Thunder-ten-tronckh; è da immaginarsifacilmente qual dovesse essere la sua maraviglia; il ba-rone se ne accorse e gli parlò così:— Io non ho rematogran tempo sulle galere ottomane; seppero i gesuiti lamia disgrazia, e mi riscattarono per onore della società:ho fatto un viaggio in Alemagna, ove ho ricevuto alcunibenefizj dagli eredi di mio padre; non ho niente trascu-rato per trovar mia sorella, ed avendo saputo da Costan-tinopoli ch’ella era partita con un bastimento ch’eranaufragato sulle coste di Danimarca, mi sono travestito,ho preso delle lettere di raccomandazione per alcuni ne-gozianti danesi che han relazione colla società, e ho tro-vato finalmente la mia sorella, la quale vi ama, benchèindegno voi siate della sua amicizia; e giacchè aveteavuta l’imprudenza di vivere con lei, consento alla con-fermazione del matrimonio, o piuttosto a una nuova ce-

169

Page 170: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

lebrazione di nozze, ben intesi che mia sorella non vidarà che la mano sinistra; il che è ben giusto, poichè ellaha settant’un quarto di nobiltà, e voi non ne avete nep-pur uno.— Ah! dice Candido, tutt’i quarti del mondosenza la bellezza... La signora Cunegonda era moltobrutta, quando io ebbi l’imprudenza di sposarla; ella ètornata bella, ed un altro vide i suoi vezzi; ella è tornatabrutta, e volete che io le ridia la mano? No per certo,mio reverendo padre: rimandatela nel suo serraglio diCostantinopoli. Ella mi ha fatto troppo danno in questopaese. — Lasciati compungere, ingrato, disse Cunegon-da, facendo contorsioni spaventevoli; non obbligare ilsignor barone, ch’è prete, ad ammazzarci tutti e due perlavare nel nostro sangue la sua vergogna. Mi credi tu ca-pace d’aver mancato di buona voglia alla fedeltà che ioti doveva? Che volevi tu ch’io facessi in faccia a un pa-drone che mi trovava bella? Ecco il mio delitto, e questonon merita la tua collera. Un delitto più grave agli occhituoi è quello di averti rapito la tua amante, ma questodelitto deve darti prova del mio amore. Senti, mio caroCandido, se mai ritorno bella, se... ciò non sarà che perte, mio caro Candido: noi non siamo più in Turchia.

Questo discorso non fece molta impressione in Can-dido; ei chiese alcune ore per determinarsi sul partitoche aveva a prendere. Il signor barone gli accordò dueore, durante le quali ei consultò il suo amico Cacambo.Dopo pesate le ragioni del pro e del contra, essi si deter-minarono a seguire il gesuita, e la sorella in Alemagna.Ecco che abbandonano l’ospedale, ed in compagnia si

170

lebrazione di nozze, ben intesi che mia sorella non vidarà che la mano sinistra; il che è ben giusto, poichè ellaha settant’un quarto di nobiltà, e voi non ne avete nep-pur uno.— Ah! dice Candido, tutt’i quarti del mondosenza la bellezza... La signora Cunegonda era moltobrutta, quando io ebbi l’imprudenza di sposarla; ella ètornata bella, ed un altro vide i suoi vezzi; ella è tornatabrutta, e volete che io le ridia la mano? No per certo,mio reverendo padre: rimandatela nel suo serraglio diCostantinopoli. Ella mi ha fatto troppo danno in questopaese. — Lasciati compungere, ingrato, disse Cunegon-da, facendo contorsioni spaventevoli; non obbligare ilsignor barone, ch’è prete, ad ammazzarci tutti e due perlavare nel nostro sangue la sua vergogna. Mi credi tu ca-pace d’aver mancato di buona voglia alla fedeltà che ioti doveva? Che volevi tu ch’io facessi in faccia a un pa-drone che mi trovava bella? Ecco il mio delitto, e questonon merita la tua collera. Un delitto più grave agli occhituoi è quello di averti rapito la tua amante, ma questodelitto deve darti prova del mio amore. Senti, mio caroCandido, se mai ritorno bella, se... ciò non sarà che perte, mio caro Candido: noi non siamo più in Turchia.

Questo discorso non fece molta impressione in Can-dido; ei chiese alcune ore per determinarsi sul partitoche aveva a prendere. Il signor barone gli accordò dueore, durante le quali ei consultò il suo amico Cacambo.Dopo pesate le ragioni del pro e del contra, essi si deter-minarono a seguire il gesuita, e la sorella in Alemagna.Ecco che abbandonano l’ospedale, ed in compagnia si

170

Page 171: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

mettono in cammino, non già a piede, ma su buoni ca-valli, che aveva condotti il baron gesuita, e arrivano sul-le frontiere del regno. Un grand’uomo d’assai cattivacera considera attentamente i nostri eroi. — È lui,diss’egli, porgendo gli occhi sopra un pezzetto di carta:signore, s’è lecito, non vi chiamate voi Candido? — Sisignore, così mi han sempre chiamato.— Me lo figuravosignore; in fatti voi avete le ciglia nere, gli occhi al paridella fronte, le orecchie d’una mediocre grandezza, ilviso tondo e colorito, e per quanto pare, dovete essere dicinque piedi e cinque pollici d’altezza. — Sì, signore,questa è la mia statura; ma che volete voi dalla mia sta-tura e dalle mie orecchie? — Signore, non si può usaretanta circospezione quanta basti nel nostro ministero;permettetemi di farvi ancora un’altra breve dimanda:non avete voi servito il signor Volhall? — Signore, inverità, rispose Candido tutto sconcertato, io non com-prendo... — Lo comprendo ben io a maraviglia, che voisiete quello di cui m’è stato mandato il contrassegno.Datevi la pena d’entrare nel corpo di guardia. Soldati,conducete il signore, preparate la camera bassa, e fatechiamare il fabbro per fare al signore una piccola catenadi trenta o quaranta libbre di peso. Signor Candido, voiavete là un buon cavallo; avevo giusto bisogno d’un ca-vallo del medesimo pelame. Ci aggiusteremo.

Il barone non ardì di reclamare il cavallo. Si strascinòCandido, e Cunegonda pianse per quattr’ore. Il gesuitanon mostrò alcun dispiacere di quella catastrofe. — Iosarei stato obbligato ad ammazzarlo, e a rimaritarvi,

171

mettono in cammino, non già a piede, ma su buoni ca-valli, che aveva condotti il baron gesuita, e arrivano sul-le frontiere del regno. Un grand’uomo d’assai cattivacera considera attentamente i nostri eroi. — È lui,diss’egli, porgendo gli occhi sopra un pezzetto di carta:signore, s’è lecito, non vi chiamate voi Candido? — Sisignore, così mi han sempre chiamato.— Me lo figuravosignore; in fatti voi avete le ciglia nere, gli occhi al paridella fronte, le orecchie d’una mediocre grandezza, ilviso tondo e colorito, e per quanto pare, dovete essere dicinque piedi e cinque pollici d’altezza. — Sì, signore,questa è la mia statura; ma che volete voi dalla mia sta-tura e dalle mie orecchie? — Signore, non si può usaretanta circospezione quanta basti nel nostro ministero;permettetemi di farvi ancora un’altra breve dimanda:non avete voi servito il signor Volhall? — Signore, inverità, rispose Candido tutto sconcertato, io non com-prendo... — Lo comprendo ben io a maraviglia, che voisiete quello di cui m’è stato mandato il contrassegno.Datevi la pena d’entrare nel corpo di guardia. Soldati,conducete il signore, preparate la camera bassa, e fatechiamare il fabbro per fare al signore una piccola catenadi trenta o quaranta libbre di peso. Signor Candido, voiavete là un buon cavallo; avevo giusto bisogno d’un ca-vallo del medesimo pelame. Ci aggiusteremo.

Il barone non ardì di reclamare il cavallo. Si strascinòCandido, e Cunegonda pianse per quattr’ore. Il gesuitanon mostrò alcun dispiacere di quella catastrofe. — Iosarei stato obbligato ad ammazzarlo, e a rimaritarvi,

171

Page 172: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

diss’egli alla sorella, ma considerato ogni cosa, quel cheaccade è molto meglio per l’onore della nostra casa.

Cunegonda partì col fratello, e non vi fu che il fedeleCacambo, che non volesse abbandonare il suo amico.

CAPITOLO XVIII.Seguito del disastro di Candido. Com’egli trovò la sua amante. La fine.

— Oh Pangloss, dicea Candido, gran danno che siateperito miseramente! voi non siete stato testimone che diuna parte delle mie disgrazie; io speravo di farvi lasciarequell’insussistente opinione che avete sostenuta fino allamorte. Non v’è uomo sulla terra che abbia sofferto piùcalamità di me, nè ve n’è uno solo che non abbia male-detta la sua esistenza, come ce lo diceva energicamentela figlia di papa Urbano. Che sarà di me, mio caro Ca-cambo? — Non lo so, rispose Cacambo: quel ch’io so èche non vi abbandonerò mai. — E Cunegonda mi ha ab-bandonato, disse Candido. Ah, un amico bastardo valpiù d’una donna!

Candido e Cacambo così parlavano in carcere. Ne fu-ron tratti di là, per essere condotti a Copenaghen. Là do-vea il nostro filosofo sapere il suo destino. Ei nons’aspettava che l’orribile prigione, ed i nostri lettori purse l’aspettano, ma Candido s’ingannava, ed i nostri let-tori pure s’ingannano. A Copenaghen l’aspettava la feli-cità. Appena vi fu arrivato, seppesi la morte di Volhall.

172

diss’egli alla sorella, ma considerato ogni cosa, quel cheaccade è molto meglio per l’onore della nostra casa.

Cunegonda partì col fratello, e non vi fu che il fedeleCacambo, che non volesse abbandonare il suo amico.

CAPITOLO XVIII.Seguito del disastro di Candido. Com’egli trovò la sua amante. La fine.

— Oh Pangloss, dicea Candido, gran danno che siateperito miseramente! voi non siete stato testimone che diuna parte delle mie disgrazie; io speravo di farvi lasciarequell’insussistente opinione che avete sostenuta fino allamorte. Non v’è uomo sulla terra che abbia sofferto piùcalamità di me, nè ve n’è uno solo che non abbia male-detta la sua esistenza, come ce lo diceva energicamentela figlia di papa Urbano. Che sarà di me, mio caro Ca-cambo? — Non lo so, rispose Cacambo: quel ch’io so èche non vi abbandonerò mai. — E Cunegonda mi ha ab-bandonato, disse Candido. Ah, un amico bastardo valpiù d’una donna!

Candido e Cacambo così parlavano in carcere. Ne fu-ron tratti di là, per essere condotti a Copenaghen. Là do-vea il nostro filosofo sapere il suo destino. Ei nons’aspettava che l’orribile prigione, ed i nostri lettori purse l’aspettano, ma Candido s’ingannava, ed i nostri let-tori pure s’ingannano. A Copenaghen l’aspettava la feli-cità. Appena vi fu arrivato, seppesi la morte di Volhall.

172

Page 173: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

Quel barbaro non fu compianto da alcuna persona e cia-scheduno s’interessò per Candido. Furono rotti i suoiferri, e la libertà fu tanto più lusinghiera per lui, inquan-tochè gli procurò i mezzi di ritrovar Zenoide. Corse dalei, stettero un pezzo senza parlare, ma il lor silenzio di-ceva tutto: piangeano, s’abbracciavano, volevan parlare,e piangevan ancora. Cacambo godeva di quello spetta-colo, così tenero per un essere che è sensiblle; divideva-no la gioja col loro amico, ed egli era quasi in uno statosimile al loro. — Caro Cacambo, adorabile Zenoide;grida Candido, voi cancellate dal mio cuore la tracciaprofonda de’ mali miei: l’amore e l’amicizia mi prepara-no giorni sereni e momenti preziosi. Quante prove hopassato, per giungere a questa felicità inaspettata! Tuttoè dimenticato, cara Zenoide; io vi veggo, voi m’amate,tutto va per lo meglio per me; tutto è bene nella natura

La morte di Volhall avea lasciata Zenoide padronadella sua sorte. La corte gli aveva assegnata una pensio-ne sopra i beni di suo padre, che erano stati confiscati;ella la ripartì con Candido e Cacambo; li tenne in casa, efece dire per la città che aveva ricevuto servizi sì impor-tanti da que’ due forastieri, che la obbligavano a procu-rar loro tutti i beni della vita, e a riparare alla ingiustiziadella fortuna verso di loro. Vi fu chi penetrò il motivode’ suoi benefici, ed era ben facile, poichè la sua corri-spondenza con Candido aveva dato malamentenell’occhio. Il maggior numero la biasimò, e non fu ap-provata la sua condotta che da qualche cittadino che sa-pea pensare. Zenoide che facea un certo caso della stima

173

Quel barbaro non fu compianto da alcuna persona e cia-scheduno s’interessò per Candido. Furono rotti i suoiferri, e la libertà fu tanto più lusinghiera per lui, inquan-tochè gli procurò i mezzi di ritrovar Zenoide. Corse dalei, stettero un pezzo senza parlare, ma il lor silenzio di-ceva tutto: piangeano, s’abbracciavano, volevan parlare,e piangevan ancora. Cacambo godeva di quello spetta-colo, così tenero per un essere che è sensiblle; divideva-no la gioja col loro amico, ed egli era quasi in uno statosimile al loro. — Caro Cacambo, adorabile Zenoide;grida Candido, voi cancellate dal mio cuore la tracciaprofonda de’ mali miei: l’amore e l’amicizia mi prepara-no giorni sereni e momenti preziosi. Quante prove hopassato, per giungere a questa felicità inaspettata! Tuttoè dimenticato, cara Zenoide; io vi veggo, voi m’amate,tutto va per lo meglio per me; tutto è bene nella natura

La morte di Volhall avea lasciata Zenoide padronadella sua sorte. La corte gli aveva assegnata una pensio-ne sopra i beni di suo padre, che erano stati confiscati;ella la ripartì con Candido e Cacambo; li tenne in casa, efece dire per la città che aveva ricevuto servizi sì impor-tanti da que’ due forastieri, che la obbligavano a procu-rar loro tutti i beni della vita, e a riparare alla ingiustiziadella fortuna verso di loro. Vi fu chi penetrò il motivode’ suoi benefici, ed era ben facile, poichè la sua corri-spondenza con Candido aveva dato malamentenell’occhio. Il maggior numero la biasimò, e non fu ap-provata la sua condotta che da qualche cittadino che sa-pea pensare. Zenoide che facea un certo caso della stima

173

Page 174: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

de’ pazzi, soffriva di non esser nel caso di meritarla. Lamorte di Cunegonda, che i corrispondenti de’ negoziantigesuiti sparsero in Copenaghen, procurò a Zenoide imezzi di conciliare ogni cosa. Ella fece fare una genea-logia per Candido, e l’autore, che era un uomo abile, lofe’ discendere da una delle più antiche case d’Europa;pretese che il suo vero nome fosse Canuto, che portauno de’ re di Danimarca, il che è verosimilissimo. Didoin uto non è una sì gran metamorfosi, e Candido, permezzo di questo leggier cambiamento, divenne un gran-dissimo signore.

Sposò Zenoide in facie Eccelesiæ, ed essi vissero sìtranquillamente quanto lo è possibile. Cacambo fu loroamico comune, e Candido diceva spesso.

— Tutto non va sì bene quanto in Eldorado, ma nonva neppur tanto male.

174

de’ pazzi, soffriva di non esser nel caso di meritarla. Lamorte di Cunegonda, che i corrispondenti de’ negoziantigesuiti sparsero in Copenaghen, procurò a Zenoide imezzi di conciliare ogni cosa. Ella fece fare una genea-logia per Candido, e l’autore, che era un uomo abile, lofe’ discendere da una delle più antiche case d’Europa;pretese che il suo vero nome fosse Canuto, che portauno de’ re di Danimarca, il che è verosimilissimo. Didoin uto non è una sì gran metamorfosi, e Candido, permezzo di questo leggier cambiamento, divenne un gran-dissimo signore.

Sposò Zenoide in facie Eccelesiæ, ed essi vissero sìtranquillamente quanto lo è possibile. Cacambo fu loroamico comune, e Candido diceva spesso.

— Tutto non va sì bene quanto in Eldorado, ma nonva neppur tanto male.

174

Page 175: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

1 (Nota all’edizione Manuzio) L’edizione ottocentesca hatralasciato un brano che riportiamo qui di seguito nella tradu-zione di Paola Angioletti per l’edizione Newton Compton delsettembre l994, collana Tascabili Economici Newton, ISBN 88-7983-632-3:

Ella ne era infetta, forse ne è morta. Paquette aveva avutoquesto regalo da un frate francescano molto colto, il quale erarisalito all’origine: infatti egli l’aveva preso da un capitano dicavalleria, che lo doveva a un paggio, che l’aveva preso da ungesuita il quale, da novizio, l’aveva ereditato in linea diretta daun compagno di Cristoforo Colombo. Quanto a me, non lo daròa nessuno, perché sto morendo.

— O Pangloss! gridò Candido, che strana genealogia! Certa-mente il diavolo ne è il capostipite! —

Niente affatto, replicò quel grand’uomo: era una cosa indi-spensabile nel migliore dei mondi, un ingrediente necessario:poiché, se Colombo non avesse preso in un’isola dell’Americaquesta malattia che avvelena la sorgente della generazione, chespesso anzi impedisce la generazione e che evidentemente èl’opposto del gran fine della natura, noi non avremmo né cioc-colata né cocciniglia; bisogna ancora osservare che fino adoggi questa malattia esiste solo nel nostro continente, come ledispute. I Turchi, gli Indiani, i Persiani, i Cinesi, i Siamesi, iGiapponesi, non la conoscono ancora; ma c’è una ragione suf-ficiente perché la conoscano a loro volta fra qualche secolo. Inquest’attesa, essa ha fatto progressi meravigliosi fra noi, e so-prattutto fra quei grandi eserciti composti di onesti stipendiaticosì cortesi, i quali decidono il destino degli Stati; si può benaffermare che, quando trentamila uomini combattono schieratiin battaglia contro truppe di numero uguale, ci sono circa venti-mila sifilitici da ogni parte.

— Questa è una cosa ammirevole, disse Candido, ma biso-gna farvi guarire. — E come potrei? disse Pangloss; non hosoldi, amico mio, e in tutta la distesa del globo non ci si può sa-

1 (Nota all’edizione Manuzio) L’edizione ottocentesca hatralasciato un brano che riportiamo qui di seguito nella tradu-zione di Paola Angioletti per l’edizione Newton Compton delsettembre l994, collana Tascabili Economici Newton, ISBN 88-7983-632-3:

Ella ne era infetta, forse ne è morta. Paquette aveva avutoquesto regalo da un frate francescano molto colto, il quale erarisalito all’origine: infatti egli l’aveva preso da un capitano dicavalleria, che lo doveva a un paggio, che l’aveva preso da ungesuita il quale, da novizio, l’aveva ereditato in linea diretta daun compagno di Cristoforo Colombo. Quanto a me, non lo daròa nessuno, perché sto morendo.

— O Pangloss! gridò Candido, che strana genealogia! Certa-mente il diavolo ne è il capostipite! —

Niente affatto, replicò quel grand’uomo: era una cosa indi-spensabile nel migliore dei mondi, un ingrediente necessario:poiché, se Colombo non avesse preso in un’isola dell’Americaquesta malattia che avvelena la sorgente della generazione, chespesso anzi impedisce la generazione e che evidentemente èl’opposto del gran fine della natura, noi non avremmo né cioc-colata né cocciniglia; bisogna ancora osservare che fino adoggi questa malattia esiste solo nel nostro continente, come ledispute. I Turchi, gli Indiani, i Persiani, i Cinesi, i Siamesi, iGiapponesi, non la conoscono ancora; ma c’è una ragione suf-ficiente perché la conoscano a loro volta fra qualche secolo. Inquest’attesa, essa ha fatto progressi meravigliosi fra noi, e so-prattutto fra quei grandi eserciti composti di onesti stipendiaticosì cortesi, i quali decidono il destino degli Stati; si può benaffermare che, quando trentamila uomini combattono schieratiin battaglia contro truppe di numero uguale, ci sono circa venti-mila sifilitici da ogni parte.

— Questa è una cosa ammirevole, disse Candido, ma biso-gna farvi guarire. — E come potrei? disse Pangloss; non hosoldi, amico mio, e in tutta la distesa del globo non ci si può sa-

Page 176: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

lassare né fare un’abluzione senza pagare o senza che qualcunopaghi per noi”.

Queste ultime parole decisero Candido; andò a gettarsi aipiedi...

2 Un secondo brano, quasi un intero capitolo,(il XXIVdell’edizione originale) è la seguente storia Di Paquette e diFra Giroflé, disinvoltamente cancellata dall’edizione qui ripor-tata. Anche qui ci rifacciamo all’edizione Newton Compton delsettembre l994, collana Tascabili Economici Newton, ISBN 88-7983-632-3:

Mentre discuteva su questo importante argomento e aspetta-va Cunegonda, Candido vide in piazza San Marco un giovaneteatino che teneva sotto braccio una ragazza. Il teatino era fre-sco, paffuto, vigoroso; aveva gli occhi brillanti, l’aspetto sicu-ro, la testa alta, l’andatura fiera. La ragazza era molto bella ecantava; guardava con amore il suo teatino, e di tanto in tantogli pizzicava le grosse guance. “Ammetterete almeno, disseCandido a Martino, che queste persone sono felici. Fino ad orain tutta la terra abitata, ad eccezione dell’Eldorado, ho trovatosolo disgraziati, ma scommetto che questa ragazza e questo tea-tino sono creature molto felici. — Scommetto di no, disse Mar-tino. — Non c’è che da invitarli a pranzo, disse Candido, e ve-drete se mi sbaglio.”

Subito li avvicina, presenta loro i propri omaggi, e li invita avenire alla sua locanda a mangiare maccheroni, pernici di Lom-bardia, uova di storione, e a bere vino di Montepulciano, La-chrima Cristi, Cipro e Samo. La signorina arrossì, il teatino ac-cettò l’invito, e la ragazza lo seguì guardando Candido con oc-chi pieni di sorpresa e di confusione, oscurati da qualche lacri-ma. Appena fu entrata nella stanza di Candido gli disse: “Macome! , il signor Candido non riconosce più Paquette!”. A que-ste parole Candido, che fino allora non l’aveva osservata conattenzione, perché pensava solo a Cunegonda, le disse: “Ahi-

lassare né fare un’abluzione senza pagare o senza che qualcunopaghi per noi”.

Queste ultime parole decisero Candido; andò a gettarsi aipiedi...

2 Un secondo brano, quasi un intero capitolo,(il XXIVdell’edizione originale) è la seguente storia Di Paquette e diFra Giroflé, disinvoltamente cancellata dall’edizione qui ripor-tata. Anche qui ci rifacciamo all’edizione Newton Compton delsettembre l994, collana Tascabili Economici Newton, ISBN 88-7983-632-3:

Mentre discuteva su questo importante argomento e aspetta-va Cunegonda, Candido vide in piazza San Marco un giovaneteatino che teneva sotto braccio una ragazza. Il teatino era fre-sco, paffuto, vigoroso; aveva gli occhi brillanti, l’aspetto sicu-ro, la testa alta, l’andatura fiera. La ragazza era molto bella ecantava; guardava con amore il suo teatino, e di tanto in tantogli pizzicava le grosse guance. “Ammetterete almeno, disseCandido a Martino, che queste persone sono felici. Fino ad orain tutta la terra abitata, ad eccezione dell’Eldorado, ho trovatosolo disgraziati, ma scommetto che questa ragazza e questo tea-tino sono creature molto felici. — Scommetto di no, disse Mar-tino. — Non c’è che da invitarli a pranzo, disse Candido, e ve-drete se mi sbaglio.”

Subito li avvicina, presenta loro i propri omaggi, e li invita avenire alla sua locanda a mangiare maccheroni, pernici di Lom-bardia, uova di storione, e a bere vino di Montepulciano, La-chrima Cristi, Cipro e Samo. La signorina arrossì, il teatino ac-cettò l’invito, e la ragazza lo seguì guardando Candido con oc-chi pieni di sorpresa e di confusione, oscurati da qualche lacri-ma. Appena fu entrata nella stanza di Candido gli disse: “Macome! , il signor Candido non riconosce più Paquette!”. A que-ste parole Candido, che fino allora non l’aveva osservata conattenzione, perché pensava solo a Cunegonda, le disse: “Ahi-

Page 177: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

mè, povera bambina, siete stata dunque voi a ridurre il dottorPangloss nel bello stato in cui l’ho visto? — Ahimè, signore,sono stata proprio io, disse Paquette; vedo che conoscete tutto.Ho saputo delle spaventose disgrazie successe a tutta la casadella signora baronessa e alla bella Cunegonda. Vi giuro che lamia sorte non è stata meno triste. Ero innocente quando mi ave-te conosciuta. Un frate francescano che era il mio confessoremi sedusse facilmente. Le conseguenze furono terribili: fui co-stretta ad uscire dal castello poco dopo la vostra cacciata a calcinel sedere da parte del signor barone. Se un famoso mediconon avesse avuto compassione di me sarei morta. Per ricono-scenza fui per qualche tempo l’amante di quel medico. Sua mo-glie, che era terribilmente gelosa, mi batteva tutti i giorni senzapietà: era una furia. Quel medico era il più brutto di tutti gli uo-mini, e io la più infelice di tutte le creature, perché venivo bat-tuta continuamente a causa di un uomo che non amavo. Sapete,signore, quanto sia pericoloso per una donna bisbetica essere lamoglie di un medico. Costui, stanco della condotta della mo-glie, le diede un giorno, per guarirla da un leggero raffreddore,una medicina così efficace che essa ne morì in due ore, in mez-zo ad orribili convulsioni. I genitori della signora intentarono alsignore un processo criminale; egli fuggì ed io fui messa in pri-gione. La mia innocenza nn mi avrebbe salvata se non fossi sta-ta un po’ graziosa. Il giudice mi scarcerò a patto di succedere almedico. Presto fui soppiantata da una rivale, cacciata senza ri-compensa e costretta a continuare questo mestiere abominevoleche pare tanto piacevole a voi uomini, e che per noi è soltantoun abisso di miserie. Andai ad esercitare la professione a Vene-zia. Ah! Signore, se poteste immaginare cosa vuol dire accarez-zare indifferentemente un vecchio mercante, un avvocato, unmonaco, un gondoliere, un abate, essere esposta a tutti gli in-sulti, a tutte le ingiurie; essere spesso ridotta a chiedere in pre-stito una gonna per andare a farsela togliere da un uomo disgu-stoso; essere derubata dall’uno di quel che si è guadagnato con

mè, povera bambina, siete stata dunque voi a ridurre il dottorPangloss nel bello stato in cui l’ho visto? — Ahimè, signore,sono stata proprio io, disse Paquette; vedo che conoscete tutto.Ho saputo delle spaventose disgrazie successe a tutta la casadella signora baronessa e alla bella Cunegonda. Vi giuro che lamia sorte non è stata meno triste. Ero innocente quando mi ave-te conosciuta. Un frate francescano che era il mio confessoremi sedusse facilmente. Le conseguenze furono terribili: fui co-stretta ad uscire dal castello poco dopo la vostra cacciata a calcinel sedere da parte del signor barone. Se un famoso mediconon avesse avuto compassione di me sarei morta. Per ricono-scenza fui per qualche tempo l’amante di quel medico. Sua mo-glie, che era terribilmente gelosa, mi batteva tutti i giorni senzapietà: era una furia. Quel medico era il più brutto di tutti gli uo-mini, e io la più infelice di tutte le creature, perché venivo bat-tuta continuamente a causa di un uomo che non amavo. Sapete,signore, quanto sia pericoloso per una donna bisbetica essere lamoglie di un medico. Costui, stanco della condotta della mo-glie, le diede un giorno, per guarirla da un leggero raffreddore,una medicina così efficace che essa ne morì in due ore, in mez-zo ad orribili convulsioni. I genitori della signora intentarono alsignore un processo criminale; egli fuggì ed io fui messa in pri-gione. La mia innocenza nn mi avrebbe salvata se non fossi sta-ta un po’ graziosa. Il giudice mi scarcerò a patto di succedere almedico. Presto fui soppiantata da una rivale, cacciata senza ri-compensa e costretta a continuare questo mestiere abominevoleche pare tanto piacevole a voi uomini, e che per noi è soltantoun abisso di miserie. Andai ad esercitare la professione a Vene-zia. Ah! Signore, se poteste immaginare cosa vuol dire accarez-zare indifferentemente un vecchio mercante, un avvocato, unmonaco, un gondoliere, un abate, essere esposta a tutti gli in-sulti, a tutte le ingiurie; essere spesso ridotta a chiedere in pre-stito una gonna per andare a farsela togliere da un uomo disgu-stoso; essere derubata dall’uno di quel che si è guadagnato con

Page 178: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

l’altro; essere ricattata dagli ufficiali di giustizia, e avere perprospettiva un’orribile vecchiaia, un ospedale e un letamaio,concludereste che io sono una delle creature più infelici delmondo”.

Paquette apriva così il proprio cuore al buon Candido, inuna stanza, in presenza di Martino, il quale diceva a Candido:“Vedete che ho già vinto metà della scommessa”.

Fra Giroflé era rimasto nella sala da pranzo, e beveva unbicchiere aspettando di mangiare. “Ma, disse Candido a Pa-quette, avevate un’aria tanto allegra, tanto contenta, quando viho incontrata, accarezzavate il teatino con una naturale compia-cenza; mi siete parsa tanto felice quanto voi pretendete di esse-re disgraziata. — Ah, Signore! rispose Paquette, questa èun’altra miseria del mestiere. Sono stata derubata e battuta daun ufficiale, e oggi devo sembrare di buon umore per piacere aun teatino.”

Candido non volle saper di più; ammise che Martino avevaavuto ragione. Si misero a tavola con Paquette e il teatino; ilpranzo fu assai divertente, e verso la fine la conversazione di-ventò più confidenziale. “Padre, disse Candido al monaco, voimi sembrate godere di una sorte che tutti vi debbono invidiare;il fiore della salute vi brilla sul viso, la vostra fisionomia de-nuncia la felicità; avete una bellissima ragazza per i vostri pas-satempi, e sembrate molto contento del vostro stato di teatino.— In fede mia, signore, disse fra Giroflé, vorrei che tutti i teati-ni fossero in fondo al mare. Sono stato tentato cento volte didar fuoco al convento e di andare a farmi turco. I miei genitorimi obbligarono a quindici anni a indossare questo detestabileabito, per lasciare un più grande patrimonio a un maledetto fra-tello maggiore, che Dio lo confonda! La gelosia, la discordia,l’ira regnano nel convento. È vero che ho fatto qualche pessimapredica, che mi ha fruttato il denaro di cui il priore mi ruba lametà; il rimanente mi serve per mantenere qualche ragazza; maquando la sera rientro al monastero, mi spaccherei la testa con-

l’altro; essere ricattata dagli ufficiali di giustizia, e avere perprospettiva un’orribile vecchiaia, un ospedale e un letamaio,concludereste che io sono una delle creature più infelici delmondo”.

Paquette apriva così il proprio cuore al buon Candido, inuna stanza, in presenza di Martino, il quale diceva a Candido:“Vedete che ho già vinto metà della scommessa”.

Fra Giroflé era rimasto nella sala da pranzo, e beveva unbicchiere aspettando di mangiare. “Ma, disse Candido a Pa-quette, avevate un’aria tanto allegra, tanto contenta, quando viho incontrata, accarezzavate il teatino con una naturale compia-cenza; mi siete parsa tanto felice quanto voi pretendete di esse-re disgraziata. — Ah, Signore! rispose Paquette, questa èun’altra miseria del mestiere. Sono stata derubata e battuta daun ufficiale, e oggi devo sembrare di buon umore per piacere aun teatino.”

Candido non volle saper di più; ammise che Martino avevaavuto ragione. Si misero a tavola con Paquette e il teatino; ilpranzo fu assai divertente, e verso la fine la conversazione di-ventò più confidenziale. “Padre, disse Candido al monaco, voimi sembrate godere di una sorte che tutti vi debbono invidiare;il fiore della salute vi brilla sul viso, la vostra fisionomia de-nuncia la felicità; avete una bellissima ragazza per i vostri pas-satempi, e sembrate molto contento del vostro stato di teatino.— In fede mia, signore, disse fra Giroflé, vorrei che tutti i teati-ni fossero in fondo al mare. Sono stato tentato cento volte didar fuoco al convento e di andare a farmi turco. I miei genitorimi obbligarono a quindici anni a indossare questo detestabileabito, per lasciare un più grande patrimonio a un maledetto fra-tello maggiore, che Dio lo confonda! La gelosia, la discordia,l’ira regnano nel convento. È vero che ho fatto qualche pessimapredica, che mi ha fruttato il denaro di cui il priore mi ruba lametà; il rimanente mi serve per mantenere qualche ragazza; maquando la sera rientro al monastero, mi spaccherei la testa con-

Page 179: Voltaire Candido, o L'ottimismo racconto satirico

tro i muri del dormitorio, e tutti i miei confratelli sono nellastessa situazione.”

Martino, rivolgendosi a Candido col suo solito sangue fred-do: “Ebbene, gli disse, non ho vinto la scommessa intera?”.Candido diede duemila piastre a Paquette e mille piastre a fraGiroflé. “Vi garantisco, disse, che con questo saranno felici. —Non lo credo affatto, disse Martino, forse con queste piastre lirenderete ancora più infelici. — Sarà di loro quel che Dio vor-rà, disse Candido, ma una cosa mi consola: vedo spesso che siritrovano le persone che si credeva di non ritrovare mai; puòessere che, dopo aver ritrovato il mio montone rosso e Paquet-te, incontri anche Cunegonda. — Vi auguro, disse Martino, cheessa possa un giorno fare la vostra felicità; ma ne dubito molto.— Siete molto duro. Rispose Candido. È perché ho vissuto,disse Martino. — Ma guardate questi gondolieri, disse Candi-do, non cantano forse continuamente? — Voi non li vedete infamiglia, con le mogli e i marmocchi, disse Martino. Il doge hai suoi dispiaceri, i gondolieri hanno i loro. È vero che dopo tut-to la sorte di un gondoliere è migliore di quella di un doge; mala differenza mi pare tanto mediocre che non vale nemmeno lapena di esaminare tale problema.

— Si parla, disse Candido, del senatore Pococurante...

tro i muri del dormitorio, e tutti i miei confratelli sono nellastessa situazione.”

Martino, rivolgendosi a Candido col suo solito sangue fred-do: “Ebbene, gli disse, non ho vinto la scommessa intera?”.Candido diede duemila piastre a Paquette e mille piastre a fraGiroflé. “Vi garantisco, disse, che con questo saranno felici. —Non lo credo affatto, disse Martino, forse con queste piastre lirenderete ancora più infelici. — Sarà di loro quel che Dio vor-rà, disse Candido, ma una cosa mi consola: vedo spesso che siritrovano le persone che si credeva di non ritrovare mai; puòessere che, dopo aver ritrovato il mio montone rosso e Paquet-te, incontri anche Cunegonda. — Vi auguro, disse Martino, cheessa possa un giorno fare la vostra felicità; ma ne dubito molto.— Siete molto duro. Rispose Candido. È perché ho vissuto,disse Martino. — Ma guardate questi gondolieri, disse Candi-do, non cantano forse continuamente? — Voi non li vedete infamiglia, con le mogli e i marmocchi, disse Martino. Il doge hai suoi dispiaceri, i gondolieri hanno i loro. È vero che dopo tut-to la sorte di un gondoliere è migliore di quella di un doge; mala differenza mi pare tanto mediocre che non vale nemmeno lapena di esaminare tale problema.

— Si parla, disse Candido, del senatore Pococurante...