La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia...

18
La Vedetta Sped. Abb. Post. art. 1, comma 1, del DL 24/12/2003 n. 353, convertito in L. 27/2/04 n. 46 - CPO di Agrigento Mensile Licatese di libera critica, cultura e sport OTTOBRE 2010 ANNO 28 - N° 10 - EURO 1,00 FONDATORE E DIRETTORE: CALOGERO CARITÀ L’EDITORIALE di Calogero Carità I media nazionali hanno ripre- so ad occuparsi della nostra città certamente non per par- lare delle nostre belle spiagge, dell'avvio dell'industria alber- ghiera, dei nostri prodotti in serra, del nostro buon pesce, ma solo e soltanto del nostro sinda- co che governa dal confino e che costituisce "il paradosso sicilia- no". Così ha fatto il quotidiano "Repubblica" che ha dedicato nell'edizione di sabato 2 ottobre alla nostra città un'intera pagina della cronaca nazionale confe- zionata da Attilio Bolzoni e così ha fatto, a seguire, martedì 5 ottobre, la trasmissione televisi- va "Ballarò" che al paradosso Licata ha dedicato qualche minu- to, senza alcun approfondimen- to. Qualcuno, il sindaco, suo cognato Paolo Licata, l'assessore Sorriso e l'invadente vicesindaco Arnone, tanto loquace quanto silenzioso il sindaco, saranno magari felici, contenti di aver visto le loro immagini su uno dei più prestigiosi quotidiani nazio- nali, ma noi e sicuramente, assieme a noi centinaia di altri licatesi, specie se fuori dai con- fini di quel "paradosso" che umi- lia la nostra città per la testar- daggine di un clan sparuto di persone che pur di restare legate a poltrone chissà per la difesa di quali occulti interessi permette che sia veicolata l'immagine peg- giore della nostra città consen- tendo che da gente che arriva di corsa senta su una questione così importante solo il parere omertoso di quattro vecchietti seduti a godersi l'ultimo sole davanti all'ex sede del PCI. Paradosso che permette all'invia- to di turno, a Bolzoni in questo caso, di definire "indicibile" la nostra città, lui grande giornali- sta che si è soffermato, come dichiara, per le strade a racco- gliere gli ultimi sfoghi. L'inviato di Repubblica, che non ha scritto nulla di nuovo per chi abita in questa "indicibile" città, ha con- cluso il suo lungo servizio scri- vendo: "Appalti milionari mano- vrati, intoccabili, vicinanze equi- voche fra rappresentanti delle forze dell'ordine e imprenditori o altri amministratori sempre impuniti". Bravo Bolzoni. Ci ha dato una grande lezione di giornalismo. SEGUE A PAGINA 7 APOTEOSI MEDIATICA PER GRACI. ALTRA VERGOGNA! Prima dalle pagine nazionali di Repubblica, dopo dagli studi di Ballarò, “Il caso Licata” continua a far noti- zia, mentre nuove grane giudiziarie si addensano sui protagonisti. Ma Lombardo accelera licenziando un disegno di legge finalizzato a restituire Licata ai cittadini. E se il sindaco tace, il vice pontifica! ALL ’INTERNO P AG. 2 - RIBALTONI, PAPOCCHI, LETTERE APERTE E PROSPETTIVE CHIUSE di Anna Bulone P AG. 4 - LICATA, UNA CITTÀ DILECTA, OGGI REIETTA di Pierangelo Timoneri P AG. 6 - INIZIA LA “SQUOLA”, APRIAMO PARENTESI “GRAPPA” di Francesco Pira P AG. 6 - LA SOCIETÀ DEL BLATERARE TELEVISIVO di Carmela Zangara P AG. 8 e 9 - LUGLIO 1943. ASSALTO ALLA SICILIA di Carmelo Incorvaia P AG. 13 - L’ARTE IMPROVVISATA DI VARIAZIONI di Ilaria Messina P AG. 15 - IL TESTAMENTO ARTISTICO DI ROSA BALI- STRERI “QUANNU MORU NUN MI DICITI MISSA” di C.C. P AG. 17 - LICATA RIABBRACCIA ZEMAN, MAESTRO DI CALCIO. IL BOEMO INSIGNITO DELLA CITTADI- NANZA ONORARIA di Giuseppe Cellura Appena sopra l’argine alla foce del fiume sorgeranno le villette del porto turistico Vizi nazionali e locali di Gaetano Cellura Q uando Gherardo Colombo lasciò la magistra- tura disse che l’azione di Mani Pulite non era riuscita a fare della legalità un valore assolu- to. Prescrizioni, leggi modificate e abrogate ne aveva- no ridotto l’efficacia: e la corruzione riprese a dilaga- re più di prima, come niente fosse successo. La secon- da repubblica si è così rivelata peggiore della prima: quanto a senso dello Stato e dell’interesse generale. L’etica pubblica ha fatto difetto alla classe politica del nostro paese, esclusi alcuni momenti significativi della sua storia. Penso all’esperienza degasperiana di ricostruzione. Al riformismo del primo centrosinistra che accompagnò il boom economico degli anni ses- santa. Alla questione morale come questione politica sollevata da Enrico Berlinguer. All’unità del paese di fronte al terrorismo. Ai magistrati che hanno combat- tuto e combattono (con la vita blindata) le varie mafie. E in Sicilia, prima e dopo l’impegno e il sacri- ficio di Falcone e di Borsellino, a uomini come Danilo Dolci, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, don Pino Puglisi. Hanno fatto da contraltare a tutto que- sto la mafia, le logge massoniche deviate, la corruzio- ne come pratica politica diffusa e in buona parte pure condivisa dai cittadini. Dulcis in fundo, il berlusconi- smo. Se Mani Pulite non ha saputo estirpare la corru- zione dal tessuto sociale e politico e se non è riuscita a fare della legalità un valore assoluto per la maggio- ranza dei cittadini, se nemmeno le esperienze e l’e- sempio degli uomini che abbiamo citato sono serviti, è perché non esiste forse una società civile migliore della società politica. E lo sdegno per i fenomeni di corruzione, di arricchimento illegale, interessi perso- nali, familismo, di reati diffusi contro la pubblica amministrazione è solo apparente. E se vero, di breve durata. Un paese normale avrebbe eletto e rieletto premier un uomo con un così grande conflitto d’inte- ressi? Avrebbe tollerato il ripetersi continuo di feno- meni di corruzione politica? Non sarebbe stato più rispettoso della Costituzione e della legge? Vecchie domande, e di scontate risposte. Eppure tutto – e sempre – da queste domande parte: il marcio della vita pubblica e la legalità ridotta a valore assoluto sol- tanto per pochi. La politica di una città specchio di quella del paese. Perché si fa politica in Italia e perché si fa politica a Licata? Perché si faceva politica nel passato? Salvo rare eccezioni, proprio per quello che d’illegale emerge dalle intercettazioni telefoniche dei politici cui nei giorni scorsi la stampa ha dato ampio risalto. Tangenti e posti di lavoro per figli e parenti. Lo dice la storia della città e quella del paese. La sto- ria di un costume politico diffuso e in larga parte – ripeto – da molti anche condiviso. Sarebbe ridotta com’è Licata se l’interesse pubblico fosse prevalso sull’interesse privato? E se i vizi – nazionali e locali – non fossero gli stessi? Le intercettazioni sono stru- menti d’indagine che non si conciliano con la società aperta e con i principi liberali. Ma se una democrazia decide di affogare, meglio farlo nel mare delle inter- cettazioni che in quello della corruzione. PORTO TURISTICO Arnone di Legambiente chiede l’intervento del Prefetto A Licata una situazione in putrefazione, mentre è in atto a Giummarella una enor- me speculazione economica, palesemente ai limiti della legalità A PAGINA 3

Transcript of La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia...

Page 1: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La VedettaSp

ed. A

bb. P

ost.

art.

1, c

omm

a 1,

del

DL

24/1

2/20

03 n

. 353

, con

vert

ito in

L. 2

7/2/

04 n

. 46

- CPO

di A

grig

ento

Mensile Licatese di libera critica, cultura e sportOTTOBRE 2010ANNO 28 - N° 10 - EURO 1,00 FONDATORE E DIRETTORE: CALOGERO CARITÀ

L’EDITORIALE

di Calogero Carità

Imedia nazionali hanno ripre-so ad occuparsi della nostracittà certamente non per par-

lare delle nostre belle spiagge,dell 'avvio dell 'industria alber-ghiera, dei nostri prodotti inserra, del nostro buon pesce, masolo e soltanto del nostro sinda-co che governa dal confino e checostituisce "il paradosso sicilia-no". Così ha fatto il quotidiano"Repubblica" che ha dedicatonell'edizione di sabato 2 ottobrealla nostra città un'intera paginadella cronaca nazionale confe-zionata da Attilio Bolzoni e cosìha fatto, a seguire, martedì 5ottobre, la trasmissione televisi-va "Ballarò" che al paradossoLicata ha dedicato qualche minu-to, senza alcun approfondimen-to. Qualcuno, il sindaco, suocognato Paolo Licata, l'assessoreSorriso e l'invadente vicesindacoArnone, tanto loquace quantosilenzioso il sindaco, sarannomagari felici, contenti di avervisto le loro immagini su uno deipiù prestigiosi quotidiani nazio-nali, ma noi e sicuramente,assieme a noi centinaia di altrilicatesi, specie se fuori dai con-fini di quel "paradosso" che umi-lia la nostra città per la testar-

daggine di un clan sparuto dipersone che pur di restare legatea poltrone chissà per la difesa diquali occulti interessi permetteche sia veicolata l'immagine peg-giore della nostra città consen-tendo che da gente che arriva dicorsa senta su una questionecosì importante solo il parereomertoso di quattro vecchiettiseduti a godersi l'ultimo soledavanti all 'ex sede del PCI.Paradosso che permette all'invia-to di turno, a Bolzoni in questocaso, di definire "indicibile" lanostra città, lui grande giornali-sta che si è soffermato, come

dichiara, per le strade a racco-gliere gli ultimi sfoghi. L'inviatodi Repubblica, che non ha scrittonulla di nuovo per chi abita inquesta "indicibile" città, ha con-cluso il suo lungo servizio scri-vendo: "Appalti milionari mano-vrati, intoccabili, vicinanze equi-voche fra rappresentanti delleforze dell'ordine e imprenditorio altri amministratori sempreimpuniti".

Bravo Bolzoni. Ci ha dato unagrande lezione di giornalismo.

SEGUE A PAGINA 7

APOTEOSI MEDIATICA PER GRACI. ALTRA VERGOGNA!Prima dalle pagine nazionali di Repubblica, dopo dagli studi di Ballarò, “Il caso Licata” continua a far noti-zia, mentre nuove grane giudiziarie si addensano sui protagonisti. Ma Lombardo accelera licenziando undisegno di legge finalizzato a restituire Licata ai cittadini. E se il sindaco tace, il vice pontifica!

ALL’INTERNO

PAG. 2 - RIBALTONI, PAPOCCHI, LETTERE APERTE EPROSPETTIVE CHIUSE di Anna BulonePAG. 4 - LICATA, UNA CITTÀ DILECTA, OGGI REIETTAdi Pierangelo TimoneriPAG. 6 - INIZIA LA “SQUOLA”, APRIAMO PARENTESI“GRAPPA” di Francesco PiraPAG. 6 - LA SOCIETÀ DEL BLATERARE TELEVISIVOdi Carmela ZangaraPAG. 8 e 9 - LUGLIO 1943. ASSALTO ALLA SICILIA diCarmelo IncorvaiaPAG. 13 - L’ARTE IMPROVVISATA DI VARIAZIONI diIlaria MessinaPAG. 15 - IL TESTAMENTO ARTISTICO DI ROSA BALI-STRERI “QUANNU MORU NUN MI DICITI MISSA” diC.C.PAG. 17 - LICATA RIABBRACCIA ZEMAN, MAESTRODI CALCIO. IL BOEMO INSIGNITO DELLA CITTADI-NANZA ONORARIA di Giuseppe Cellura

Appena sopra l’argine alla foce del fiume sorgeranno le villette del porto turistico

Vizi nazionali e locali

di Gaetano Cellura

Q uando Gherardo Colombo lasciò la magistra-tura disse che l’azione di Mani Pulite non erariuscita a fare della legalità un valore assolu-

to. Prescrizioni, leggi modificate e abrogate ne aveva-no ridotto l’efficacia: e la corruzione riprese a dilaga-re più di prima, come niente fosse successo. La secon-da repubblica si è così rivelata peggiore della prima:quanto a senso dello Stato e dell’interesse generale.L’etica pubblica ha fatto difetto alla classe politica delnostro paese, esclusi alcuni momenti significatividella sua storia. Penso all’esperienza degasperiana diricostruzione. Al riformismo del primo centrosinistrache accompagnò il boom economico degli anni ses-santa. Alla questione morale come questione politicasollevata da Enrico Berlinguer. All’unità del paese difronte al terrorismo. Ai magistrati che hanno combat-tuto e combattono (con la vita blindata) le variemafie. E in Sicilia, prima e dopo l’impegno e il sacri-ficio di Falcone e di Borsellino, a uomini come DaniloDolci, Pio La Torre, Carlo Alberto Dalla Chiesa, donPino Puglisi. Hanno fatto da contraltare a tutto que-sto la mafia, le logge massoniche deviate, la corruzio-ne come pratica politica diffusa e in buona parte purecondivisa dai cittadini. Dulcis in fundo, il berlusconi-smo. Se Mani Pulite non ha saputo estirpare la corru-zione dal tessuto sociale e politico e se non è riuscitaa fare della legalità un valore assoluto per la maggio-ranza dei cittadini, se nemmeno le esperienze e l’e-sempio degli uomini che abbiamo citato sono serviti,è perché non esiste forse una società civile miglioredella società politica. E lo sdegno per i fenomeni dicorruzione, di arricchimento illegale, interessi perso-nali, familismo, di reati diffusi contro la pubblicaamministrazione è solo apparente. E se vero, di brevedurata. Un paese normale avrebbe eletto e rielettopremier un uomo con un così grande conflitto d’inte-ressi? Avrebbe tollerato il ripetersi continuo di feno-meni di corruzione politica? Non sarebbe stato piùrispettoso della Costituzione e della legge? Vecchiedomande, e di scontate risposte. Eppure tutto – esempre – da queste domande parte: il marcio dellavita pubblica e la legalità ridotta a valore assoluto sol-tanto per pochi. La politica di una città specchio diquella del paese. Perché si fa politica in Italia e perchési fa politica a Licata? Perché si faceva politica nelpassato? Salvo rare eccezioni, proprio per quello ched’illegale emerge dalle intercettazioni telefoniche deipolitici cui nei giorni scorsi la stampa ha dato ampiorisalto. Tangenti e posti di lavoro per figli e parenti.Lo dice la storia della città e quella del paese. La sto-ria di un costume politico diffuso e in larga parte –ripeto – da molti anche condiviso. Sarebbe ridottacom’è Licata se l’interesse pubblico fosse prevalsosull’interesse privato? E se i vizi – nazionali e locali –non fossero gli stessi? Le intercettazioni sono stru-menti d’indagine che non si conciliano con la societàaperta e con i principi liberali. Ma se una democraziadecide di affogare, meglio farlo nel mare delle inter-cettazioni che in quello della corruzione.

PORTO TURISTICO

Arnone di Legambiente chiedel’intervento del Prefetto

A Licata una situazione in putrefazione,mentre è in atto a Giummarella una enor-me speculazione economica, palesementeai limiti della legalità

A PAGINA 3

Page 2: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedettapolitica2 OTTOBRE 2010

Ribaltoni, papocchi, lettere aperte e prospettive chiusedi Anna Bulone

Q uando i partiti dimaggioranza e op-posizione sono in

crisi entra in crisi anche lademocrazia e coinvolge tutti,a livello nazionale, regionale,provinciale e locale. Le lotteintestine si ripercuotono sullavita sociale dell’intero Paese,trasformando la concretezzadella politica in un gossip edistogliendo l’attenzione daquelli che sono i veri proble-mi che la società civile siritrova ad affrontare. Facomodo che non si mettanonel piatto argomenti come leriforme (prima fra tutte quellaelettorale), il conflitto d’inte-ressi, il federalismo, i proble-mi occupazionali, la giustizia,la scuola, perché anche il piùingenuo degli elettori com-prende benissimo che l’attua-le classe politica, narcisisticae inconcludente, non saprebbeche pesci pigliare in proposi-to. Allora, l’unica soluzioneadottata risulta quella dirimandare le decisioni e smi-nuire i problemi, affidandosial fatalismo, senza l’avanza-mento di proposte e progettiattuabili talvolta anche a costozero, utilizzando risorse giàesistenti sul territorio.

Mentre a Roma la tenutadel governo dipende da unacasa a Montecarlo, dallo “sci-sma” dei finiani e dal cerchio-bottismo dell’MpA; la Sicilia(che produce il maggiornumero di parlamentari) colgoverno Lombardo quater,sperimenta il vecchio conso-ciativismo, una forma digoverno che garantisce unarappresentanza ai diversigruppi che compongono unpaese profondamente diviso.MpA, PD, UdC e PdL Siciliahanno dato vita a quello cheBarbacetto ha definito unpapocchio, lasciando fuori ilPdL nazionale, che è tuttaviaappoggiato in Parlamento dalmovimento per le autonomie,

tanto da consentire la tenutadel governo centrale.Un’ammucchiata politica sici-liana che si ripropone dopotanti anni, da quando, il 30ottobre 1958, il milazzismo(dal suo ideatore SilvioMilazzo) caratterizzò il primogoverno autonomista regiona-le, fallendo miseramente nel1960. La Sicilia torna ad esse-re un laboratorio politico, cosìcome la stessa città di Licata,che non potendo prescindereda questo caos istituzionale neviene travolta. Laboratori lecui cavie sono sicuramenterappresentate dai cittadinicostretti a subire decisioni dichi, forte del fatto di esserestato eletto o nominato, man-tiene in piedi teatrini costosi esenza utilità sostanziali, untirare a campare fin quando sipuò. Alla provincia, il cuiunico sponsor è il fantomaticobluff del progetto aeroportua-le, Licata è presente con bendue (e dico due) assessori, maneanche in quei paraggi riescea decollare nulla di rilevante.E al Palazzo di Città? Lì qual-cuno si gioca la propria parti-ta da solo, poi magari spie-gherà alla cittadinanza come,perché e con quali mezzi.

E’ innegabile che il graci-smo abbia appiattito la vitapolitica della città fin dal suoprimo insediamento, con lapresentazione di un program-ma di governo privo di uncomune denominatore: rispo-

ste certe ai problemi ancestra-li della città. Le note vicissitu-dini giudiziarie hanno deter-minato un’amministrazioneanomala, governata a distanzae a colpi di ribaltoni, figlia diuna politica fatta di mercimo-nio, ascarismo e improvvisa-zione. Tuttavia, anche l’im-provvisazione richiede unacerta dose di abilità, in man-canza della quale diventasciatteria. L’unica cosa certa èuna realtà politica egemoniz-zata da forestieri pronti a“sacrificarsi” per il bene deilicatesi.

Ormai ci rendiamo semprepiù conto che parlare è undono di molti, tacere un donodi pochi e ascoltare un privile-gio di pochissimi, altrimentigli amministratori starebberoa sentire gli inviti a sgombra-re il campo e le domande chela gente rivolge loro. Alcunefra tante: perché Licata nonera presente alla riunionetenutasi il 23 settembre aPalma di Montechiaro controla privatizzazione dell’acqua?Perchè non si è mai propostoalla Dedalo l’avvio della rac-colta differenziata dei rifiutiporta a porta, in modo da por-tare meno pattume in discari-ca così da pagare meno? Cosaci guadagnano le casse comu-nali da un centro commercialeorribile, che ha divorato illungomare e una spiaggia sto-rica? Risposte poche, prospet-tive future nulle, ma lettere

aperte pubblicate tante, ognu-na delle quali non contienesoluzioni, ma giustificazioni oconsigli (non richiesti) daitanti benefattori di turno.

Non era mai accaduto che ilicatesi diventassero protago-nisti inconsapevoli di un epi-stolario tanto fitto e in unlasso di tempo così breve.Politicanti più o meno noti,originari del posto, oriundi ometeore di passaggio pronte agovernare e a lasciare l’incari-co “dans l’espace d’unmatin”, armati di carta, pennae tanta retorica sono pronti edisquisire, puntualizzare, giu-stificarsi, giustificare e attac-care l’avversario che il giornoprima rappresentava ancoraun alleato. L’ultima in ordinedi tempo, dopo il botta erisposta tra sindaco e opposi-zioni è quella di un ex vicesindaco (anch’egli forestiero),che scrive di morale, di rispet-to per la politica quella vera(ci si chiede quale sia quellafinta) che si mette al serviziodei cittadini. Forte di un parti-to da zero virgola, che è entra-to nella maggioranza digoverno nazionale, lancia pro-messe e altrui candidature perla futura carica di sindaco,elargendo pacche di solidarie-tà sulle spalle a chi è ancora incarica. Un’altra partita da gio-care in proprio, a Licata, dovesi pensa di avere campo libe-ro. Come la traversata in undeserto senza insidie, cherimarrà tale fino a quando ipartiti non torneranno ad esse-re vicini alla gente, diventan-do forze politiche responsabi-li, e fino a quando la classedirigente non verrà seleziona-ta nel territorio promuovendoun’alternativa di governovalida, in grado di restaurarela democrazia, attualmentedelegittimata. Un ricambiogenerazionale, in cui le capa-cità e la meritocrazia venganoconsiderate degli elementideterminanti piuttosto chedegli ingombri.

VINCENZO AVANZATO

SERVIZI DI:

- vvoollaannttiinnaaggggiioo ppoorrttaa aa ppoorrttaa- ccoonnsseeggnnee iimmmmeeddiiaattee

Per iinformazioni:cell. 3320 - 44931975

Via PPalma, 1159 - LLicata

Tra Licata eMontecarlo

di Gaetano Cellura

La casa di Montecarlo che tiene banco a dispet-to dei problemi veri del paese (l’economia incrisi, l’aumento della disoccupazione, un gio-

vane su tre senza lavoro, le fabbriche che chiudono,un premier impegnato soltanto a regolare i conti conl’avversario interno) distoglie inevitabilmente lanostra attenzione dalla politica locale. Si discute – epurtroppo nei bar, in qualche circolo, tra amici ches’incontrano e scambiano opinioni e non nelle sedi deipartiti, chiuse oppure inesistenti – soltanto delloscontro istituzionale tra Fini e Berlusconi e dell’im-magine dell’Italia ridotta a dantesco bordello.Mettono altra carne al fuoco le divisioni del Pd. Chesostiene (con tutte le perplessità del caso) il quartogoverno Lombardo a Palermo e che assiste a Roma,senza una presa di posizione forte, allo sfascio del Pdle al fallimento di un governo che aveva promesso marie monti agli italiani. Certo, i problemi del paese e dellaregione sono più importanti di quelli di una città.

Ma questo non basta a giustificare il disinteresseattuale per il “caso Licata”, per la sua drammaticasituazione politica. Ciò che si coglie è una sorta, senon proprio di rassegnazione, quanto meno di stan-chezza. Un lasciar correre le cose verso il segnatodestino. Il buio di una città nel buio totale del paese.Fosse il frutto di una fatica questa stanchezza, di unimpegno politico e civile mostrato (e dimostrato) a noistessi prima che agli altri, ai politici cui inutilmentechiediamo aiuto, potremmo pure accettarla e sentircicon la coscienza a posto. Ma l’idea ormai invalsa, inmolti di noi, è che bisogna attendere la fine del man-dato del sindaco per vedere ripristinata la democraziaa Licata. E c’è in fondo, in questa stanchezza, un dis-fattismo civile di cui non possiamo essere orgogliosi.

Non voglio richiamare l’attenzione su fatti, magaripiù importanti da un punto di vista sostanziale, comela mancanza di un’amministrazione capace di affron-tare i problemi. Questo è sotto gli occhi di tutti. Masull’anomalia, senza precedenti e senza eguali nelmondo civile, di una città in cui, dopo lo scioglimentodel consiglio comunale, si riesce a fare a meno di unademocrazia completa. E’ vero che nessuno osa rim-piangere il consiglio comunale, quel consiglio comu-nale. Ma non è il giudizio di merito il punto. Il puntoè quello di una città azzoppata democraticamente chenon può reggersi solo sul potere esecutivo. Su un solopotere. O qualcuno presta la necessaria attenzione aquesta grave anomalia e commissaria del tutto la cittàper il tempo necessario al suo risanamento finanziarioe al ristabilimento delle regole democratiche; oppurediventa chiaro che pure negli altri comuni si può farea meno di eleggere i consigli comunali. Prendere attoche non servono.

D’altra parte, in tempi di crisi della grande demo-crazia, dei diritti del lavoro e delle persone soffocatida una dittatura economica sempre più estesa epadrona del mondo; in tempi in cui il nostro premiermette alla stessa stregua il governo del paese, le isti-tuzioni e il governo delle sue aziende, mostrando unaconcezione privatistica della politica, cosa volete checonti la democrazia, la piccola democrazia locale? Mase non conta per gli altri, facciamo in modo che conti-nui a contare per noi.

Non distogliere l’attenzione dallapolitica locale

RIFLESSIONI

Conferenza stampa del vice-sindaco Arnone tra euforia ed ottimismo

Arnone: “Se Graci non torna mi dimetto”Sabato 2 ottobre, confe-

renza stampa del vicesindaco Arnone, tra

euforia ed ottimismo, per pre-sentare il bilancio del suoprimo mese di attività. Le soli-te battute di rito contro i politi-ci regionali e nazionali chedopo aver preso i voti a Licatasi sono subito dimenticati deisuoi problemi, mentre ha defi-nito una “sfida bellissima edavvincente e coraggiosa” la suascelta di amministrare Licata,convinto di essere quasi riusci-to a riannodare i rapporti tracittà e palazzo, ma ha anchedetto pubblicamente che seGraci entro dicembre non rien-trerà a Licata valuterà l’ipotesidi dimettersi dalla carica. Maquesto preoccupa poco Graci,in quanto nella sua agenda hagià il nome di un 7° vice sinda-

co da nominare, da quale paesedella Sicilia non si sa. Alla pre-messa è seguita una elencazio-ne di alcuni fatti che sono allafine, non meriti per questaamministrazione, ma atti dove-rosi verso la pubblica ammini-strazione e verso la città.Siamo ad ottobre ed ancora,fatto grave e cosa mai accadu-ta, Licata non ha un bilancio diprevisione definitivo per l’e-sercizio che scadrà fra tre mesi.Anche il debito Saiseb inseritoa bilancio è un atto doveroso,Nessuno vada a cercare perquesto la palma del martirio.E’ grave che non sia stato fattoprima. Così come inviare allaProcura della Corte dei Contitutti gli atti in merito allaSaiseb non è un atto di corag-gio, ma un atto di coerenza diogni onesto e pubblico ammi-

nistratore. Stessa cosa il vicesindaco dovrebbe fare per lapiscina comunale, per il caval-cavia ferroviario, per il portoturistico della Giummarella,per il convento del Carminedove i lavori non sarebberostati eseguiti ad opera d’arte.Che il bilancio di previsione2011 sia solo un bilancio tecni-co non è poi una scelta corag-giosa della giunta.Diversamente il commissarioper il Consiglio Comunale nonapproverebbe mai. Arnone haespresso la sua soddisfazioneperché Licata è stata inseritatra le cento città a vocazioneturistica. Bene, speriamo non sitratti solo per l’orario di aper-tura e di chiusura dei negozi. Inogni caso prima di entusia-smarsi per andare a cercarenuovi turisti, è meglio che il

vice sindaco si adoperi a fartogliere tutta la “munnizza”non solo dal centro, ma soprat-tutto dalla periferia. Vada purea Genova al salone nautico,ma non vada a vendere unaeroporto che non sappiamo senascerà, quando e con qualifondi e per quali tratte e perquale tipologia di aerei. Perquanto, invece, riguarda ilporto turistico, lo rimandiamoalla lettera che il suo omonimoha pubblicato su La Sicilia del3 ottobre. In essa ci sono varieprovocazioni e suggerimenti.Si entusiasmi il vice sindaco esi armi di coraggio e vada arivedere l’iter e le carte chehanno portato la Giummarellaallo stato attuale.

L.S.

Page 3: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedetta PRIMO PIANO 3OTTOBRE 2010

GRAZIE SINDACO

Persino “Repubblica” si è interessata di Licata

Aseguito del servizio di Attilio Bolzoni del quotidia-no “Repubblica” “Il paradosso siciliano di Licata, ilsindaco governa dl confino”, apparso nell’edizione

nazionale del 2 ottobre, a pag. 21, riceviamo e pubblichia-mo il seguente comunicato stampa del PD, Circolo“Raimondo Saverino” di Licata, il quale però non dedicaalcun commento alla parte conclusiva che l’inviato ha dedi-cato alla nostra città, definita la più “indicibile”, luogo di“appalti milionari manovrati, intoccabili, vicinanze equivo-che fra rappresentanti delle forze dell’ordine e imprendito-ri, e amministratori sempre impuniti”. Un’accusa sferzanteed una ingiuria gratuita che Licata proprio non merita.

“La città di Licata oggi, deve ringraziare il Sindaco Graciper essere salita agli onori della cronaca nazionale.L’attenzione dedicata dal quotidiano “La Repubblica” è ilsegno che la devastazione politica operata da questa non -amministrazione ha raggiunto ormai una vergognosadimensione nazionale.

I cittadini di Licata, scoraggiati dalle Istituzioni al puntoda non riuscire più ad indignarsi, da oggi hanno un motivoin più per vergognarsi.

È necessario che il sindaco prenda le decisioni del caso,evitando di trascinare i Licatesi nelle sue vicende persona-li. In ogni caso, sappia che il Partito Democratico Sicilianopresenterà una proposta di legge per modificare la normasulle cause di decadenza dalla carica di Sindaco, per evita-re che il caso Licata possa diventare un esempio negativoper l’intera regione.

Il Partito Democratico di Licata”

PORTO TURISTICO - A Licata una situazione in putrefazione, mentre è in atto aGiummarella una enorme speculazione economica, palesemente ai limiti della legalità

Arnone di Legambiente chiede l’intervento del Prefetto

Proponiamo ai nostrilettori una lettera delconsigliere comunale

di Agrigento, ambientalista,Giuseppe Arnone, inviata alprefetto di Agrigento di cui sichiede l’intervento e nellaquale si denunciano fatti chela politica a Licata, sempreche esista ancora, appenasussurra. Arnone ha posto lamano nella piaga Gium-marella, dove è in atto inverità una grande speculazio-ne e dove stanno nascendoopere (ad esempio il grandeparcheggio su elementi pre-fabbricati e a servizio dell’e-lefantiaco centro commercia-le che ruba la vista al mare)non previste, ma da qualcunoapprovate strada facendo adanno degli interessi dellacomunità. Una grande specu-lazione che si sviluppa frontemare, mentre per la Galassotante case sono state espro-priate, con un piano edilizioche parla di “gabine maritti-me” ad uso del porto turisti-co, ma che in effetti sono esaranno delle ville monofa-miliari di grande cubatutra.Molte deroghe alla Galasso esu suolo demaniale sono stateconcesse perché si trattava diun progetto di pubblica utili-tà. Ma in effetti così non è.Un Comune indebitato hacosì consentito di edificareun monstrum a mare rinun-ciando ad una enormità dioneri edilizi. Qualcuno dovràpure dare una spiegazione odobbiamo dare ragione aquanto Attilio Bolzoni hascritto in conclusione del suoservizio su “Il paradosso sici-liano di Licata”, apparso surepubblica del 2 settembre.Quanto sta accadendo aGiummarella, peraltro si staconsumando a 50 metri dalComando Compagnia deiCarabinieri. La lettera chepubblichiamo è apparsa suLa Sicilia, Cronaca di Licatanella edizione del 3 ottobreu.s. Ognuno tragga le proprieconclusioni.

“Illustrissimo Prefetto, comeavrà modo di verificare dagliatti a Sua disposizione, è daalcuni mesi che mi occupodella gravissima situazionein cui versa il Comune diLicata, amministrato (permodo di dire…) da un sinda-co che ha il divieto di sog-giornare a Licata, divietoimposto per una storia ecla-tante di tangenti, peraltroalquanto misere nell’impor-to. Sono stato tra coloro checon più energia ha sollevatola questione della necessitàdi restituire Licata ad un nor-male contesto democratico,con tutte le istituzioni al loroposto. A Licata il ConsiglioComunale, molto opportuna-mente, si è dimesso e vi è uncontinuo turn - over di asses-sori, quasi esclusivamentescelti, ormai, tra i non licate-

si. E ciò in quanto i politicilicatesi, molto opportuna-mente, si mantengono agrande distanza da unasituazione così gravementemefitica. Da ultimo, un poli-tico di Favara, mio omoni-mo, evidentemente con unasorta di dipendenza dallepoltrone assessoriali, nel-l’arco di una settimana èpassato dalla sedia di asses-

sore alla Provincia regionalea quella di vicesindaco diGraci a Licata. Anche questaè una vicenda che non neces-sita commenti, come simboli-ca di una situazione in putre-fazione. Con questa mia,intendo fornire un elementoche forse aiuta a comprende-re il perché del ridicoloattaccamento del sindaco diLicata alla sua carica diprimo cittadino. Con ogniprobabilità intende, mante-nendo questa situazione disfacelo, fornire scientementecopertura politica e ammini-strativa a fatti di enorme spe-culazione economica, palese-mente quantomeno ai limitidella legalità, che si stannoconsumando proprio aLicata. Un noto speculatoreedilizio nisseno, dai trascorsieufemisticamente definibilimolto poco trasparenti eassai discussi e discutibili,tale Geraci, sta realizzandoun grande centro commercia-le e una sterminata serie divillette in area demaniale a(assai presunto) servizio delrealizzando (???) porto turi-stico di Licata. Per quelloche è dato sapere, i lavoridelle speculazioni procedonoa ritmi assai intensi, mentredi opere portuali non vi ègranché traccia. Lo specula-

tore, in sostanza, sta realiz-zando quattrini a palate,invertendo quello chedovrebbe essere il normalefunzionamento di un simileprogetto. Prima andava rea-lizzato il porto turistico, poile infrastrutture a serviziodel medesimo. Prendiamo ilcaso del grande centro com-merciale, che costituisce unevidente esempio di scanda-loso malaffare. E’ un grandecentro commerciale a servi-zio del porto, dei turisti chedovrebbero venire tramite ilporto, o è invece un grandecentro commerciale che, conla scusa del porto, si rivolgeinvece a tutti gli abitanti diLicata? Anzi, esclusivamenteagli abitanti di Licata.Questo grande centro com-merciale realizza una paleseconcorrenza sleale: vienecostruito omettendo di farpagare al costruttore glioneri di urbanizzazione.Oneri di urbanizzazione,invece, regolarmente pagatidal centro commerciale pree-sistente. Rispetto al grandecentro commerciale, l’assaipresunto porto turistico èservito per eludere il paga-mento di circa un milione dieuro di oneri di urbanizza-zione. Stesso ragionamentovale per le villette, pare oltreun centinaio, in corso di ala-cre realizzazione: vengonocostruite sulla base di unanormativa di favore, in quan-to dovrebbero essere a servi-zio del porto e del suo movi-mento turistico. In realtàsono a servizio soltanto dichi le realizza e il mercatoedilizio che si è già attivato sirivolge non ai presunti turi-

sti, bensì ai licatesi, peraltrocertamente avvalendosi di uncontesto di favoritismi legis-lativi ed escamotage vari.Ovviamente, una situazioneamministrativa così forte-mente sfasciata come quelladi Licata rappresenta ilmeglio cui l’assai discusso ediscutibile imprenditoreGeraci poteva aspirare. ALicata, rispetto alla potenzadi tale imprenditore e all’e-norme giro d’affari che que-sti ha attivato, non vi è alcuncontraltare istituzionale,alcun adeguato controllopolitico - amministrativo. Viè soltanto da ridere a volerpensare che il sindaco, rite-nuto responsabile di averpercepito tangenti, o il suoeffervescente e improbabilevicesindaco, possano avere iltempo e la voglia di chiedere,ad un super potente comeGeraci, conto e ragione dellascandalosa situazione appe-na illustrata. Tanto rassegno,chiedendo all’Ill.mo ePreg.mo Prefetto, di valutarequanto qui esposto ai finidell’attivazione, anche pres-so l’Amministrazione Re-gio-nale, di ogni utile procedurafinalizzata al ripristino diregole democratiche e legali-tà a Licata.

Giuseppe ArnoneConsigliere comunale

di Agrigento”

Nelle foto: il consiglierecomunale di Agrigento,Giuseppe Arnone e unoscorcio dell’area del portoturistico alla foce del fiumeSalso, dove sorgerannoalcune villette.

Una delegazione del Pd licatese a Palermoin occasione della visita di Bersani

Volantinaggio sulla vergognosavicenda licatese

Una delegazionedel Partito De-mocratico di

Licata si è recata ieri aPalermo e in occasionedella visita siciliana delSegretario NazionalePierluigi Bersani, ha pro-mosso al Teatro Poli-teama un volantinaggiosulla vergognosa vicendalicatese e sulle iniziativeportate avanti in meritodal Circolo “R. Saverino”.

“La cosa che più mi ha scandalizzato, ad esseresinceri, è che molta gente a cui abbiamo dato ilnostro volantino – racconta Anthony Carlino – eragià a conoscenza della vicenda licatese: il Sindacoin esilio è ormai un cult della vergogna. È sempli-cemente squallido, direi, che il buon nome dellacittà e dei cittadini licatesi venga infangato da unaclasse di amministratori sulle cui capacità non mipronuncio, ma che sta dimostrando, purtroppo eancora una volta di infischiarsene della realtà chela circonda e cioè che ormai la gente vuole soltantoil ripristino dello status democratico violato.

Conversando personalmente poi con alcuni par-lamentari democratici – conclude – posso confer-mare che vi è da più parti la volontà di porre unasoluzione definitiva alla questione e a questo puntorimettiamo a Graci le decisioni del caso: qualoracontinui sulla sua linea esasperata ed esasperanteper i cittadini, sappia che il Partito Democraticoporterà avanti ogni iniziativa parlamentare perrisolvere al più presto il grave vulnus democraticolicatese.”

A.E.

cell. 328/7221986

e-mail: [email protected]

realizzazione siti web

ANGELO CASTIGLIONE

Page 4: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

OTTOBRE 20104 La VedettaATTUALITà

di Pierangelo Timoneri

Licata, città dallap lur imi l lenar iastoria, insignita

nel passato da particolarie significativi titoli e privi-legi, città libera e dema-niale, in questi ultimi annivive una pesante situazio-ne sociale, politica edamministrativa che staoffuscando l’illustre nomedella stessa città, unadelle più importanti dellaprovincia di Agrigento etra le più grandi dellaSicilia.

È stato definito un“caso” quello che in que-sto periodo sta succeden-do a Licata, a causa diun’anomala politica, bal-zata nelle cronache nazio-nali, come un modello ati-pico da non seguire, daessere screditati nei con-fronti dell’intera nazione.

E nella mente dei lica-tesi certamente scorronole tante pagine di storia,liete e tristi, di questa illu-stre città, oggi da sembra-re quasi cancellate in unsol colpo da questa assur-da e pesante vicenda poli-tica che addolora la comu-nità.

Adesso si sente mag-giore la pesantezza diquesta vicenda, si è giuntia toccare il fondo delbaratro, dal quale bisognasapersi rialzare e riemer-gere per non essere pro-prio schiacciati.

In un momento in cuila città si sta risvegliandocon lo sviluppo turistico,con diversi insediamenti,con un seppur difficilesenso dell’accoglienza,dell’ordine e della pulizia,si ripresentano tra i citta-dini scene di sfiducia, disconforto e scoraggia-mento, dove si avverte lamancanza di una pressan-te forma di pubblicadenuncia anche dell’inte-ra classe politica localeche, da quando è avvenu-to l’autoscioglimento delConsiglio Comunale,rimane sola ad osservarequesto singolare caso chesi è venuto a creare nellanostra città.

Sono persone e giorna-listi che da fuori ci vengo-no a ricordare e a far noti-zia quale stato vive lacittà. I cittadini ormaisono rassegnati di frontea questo stato passivo chedevono sottostare, perchénessuno prende delledecisioni e porta a risolve-re questa pesante e sner-vante situazione politica,in cui la città stenta adessere governata e nelcontempo cerca di vivere,

traendo forse la forza nelpassato.

Viviamo di ricordi inquesta città che, perrispetto della sua illustrestoria, non devono esseremai dimenticati, perché èla nostra storia, la storiadi una comunità, le cuiorigini si perdono nellanotte dei tempi.

Licata è stata una terradi cultura, di tradizioni, dicrocevia di popoli, chehanno consegnato nelcorso dei secoli una riden-te, grande e bellissimacittà, che purtroppo inquesti anni ha avuto ildifetto di essere malgovernata e gestita.

Partiamo dall’anticoperiodo ellenistico quan-do a Licata è resistitaFinziade, l’ultima impo-nente fondazione greca diSicilia; andiamo più avan-ti nel tempo quando l’im-peratore Federico II diSvevia nel 1234 insigniscela città con il titolo diDilettissima e la fa sederenel Parlamento Siciliano,fregiandola dello stemmadell’aquila imperiale. Lostesso titolo viene ad esse-re confermato nel 1447dal re Alfonso di Castiglia,al quale aggiunge anche iltitolo di Fedelissima perla fedeltà dimostrata. Unacittà che accresce semprepiù la sua importanza eche raggiunge il massimodel suo splendore cultura-le ed artistico tra il ‘600 eil ‘700 con i monumentaliprospetti di chiese e dipalazzi, di eccellenti opered’arte e centro diffusoredi elevata cultura.

Infine i tempi più pros-simi a noi, con la fineOttocento ed inizio-metàNovecento quando la cittàdiventa centro della pro-duzione e lavorazionedello zolfo e rete di note-voli ed internazioni scam-bi commerciali, in cui laborghesia si impegna afare di Licata un vitalissi-mo punto economico, dibuona vivibilità e del raf-finato gusto e stile liberty.

La crisi dello zolfo ed ildopoguerra hanno segna-to il lento decadimento diLicata che con alternanzaha vissuto anche buoniperiodi.

Arriviamo ai giorninostri con quello che si stavivendo e di una città allosbando che cerca degliappigli a cui aggrapparsi edelle motivazioni perchésta succedendo tutto que-sto. Che male è stato per-petrato verso questa città,verso i suoi abitanti che,quasi come ingannati dascelte politiche errate, siritrovano in questa realtàche ha assunto tonialquanto pesanti.

La sfiducia è tanta, siavverte tra la gente quelsenso di smarrimento e divuoto, si sono persi gliorientamenti di una rettaed ordinata vita sociale edamministrativa. Una cittàgovernata da lontano,dove tra tanti sforzi que-sta amministrazione cercadi rimanere compatta, mache contraddittoriamentecambia di continuo diver-si assessori, quando que-sti vedono che la situazio-ne sfugge loro di mano, neperdono il controllo e nonriescono a far altro cherassegnare le dimissioni.

Forse è questo l’ele-mento più scottante,ormai la città assiste quasiimpassibile, senza certez-ze per il presente e il futu-ro. Numerosi assessoricambiati, persone di altrecittà, accorse a curarequesta città quasi mori-bonda che, non conoscen-do la storia e le potenziali-tà di Licata, si improvvi-sano fautori di impegni epromesse politiche, senzaprogrammi seri e concre-ti.

A volte credo che sianecessario riscattare quelsenso di orgoglio licatese,di essere “fieri di esserelicatesi”, di riprendere inmano quella storia che ciha contraddistinto e ciappartiene, che spesso èdimenticata perché lalasciamo chiusa nei libri,che gloriosamente ci hafatto diventare città dilet-ta che oggi, purtroppo, èreietta.

Nella foto: piantadella città dedicata aPapa Clemente VIII

Il Comune restituirà alla Provincia i locali di PiazzaGondar. Scrimali: “Risparmieremo 50 mila euro all’anno”

Anagrafe e Finanze nel convento del Carmine

Licata: un tempo città Dilecta, oggi reietta

Una lettera del Comitato spontaneo degliagricoltori dellaPiana di Licataindirizzata alGovernatore della SiciliaRaffaeleLombardo e aiDeputati sicilianial Parlamentonazionale

Sig Presidente della Regione,On Raffaele Lombardo,

ci rivolgiamo a Lei poi-ché, siamo certi, conoscemolto bene la questione aper-ta per l’eventuale realizza-zione di un aeroporto cosid-detto “REGIONALE” la cuiubicazione è indicata nel ter-ritorio della Piana di Licata.

Ci rivolgiamo a Lei per-ché avendo seguito la spinosavicenda di Comiso, conoscebene la situazione dei piani ditrasporti sia nazionale cheregionale, avendo dichiaratodi recente che il piano regio-nale prevede due poli:Catania - Comiso per laSicilia orientale e Palermo -Trapani per quella occidenta-le (Presidenza Regionecomunicato del 16/09/2010).

Ci rivolgiamo a Lei affin-ché metta fine a quest’ango-sciosa vicenda che si trascinada due anni, per far cessarel’agonia di noi coltivatori ed i

sogni velleitari del PresidenteD’Orsi.

Sappia che il Presidentedella Provincia, con avvisodel 8/08/2010 pubblicato sulsito internet ed all’albo preto-rio del Comune di Licata,atto non concordato né conle OO. Sindacali dei lavora-tori né tanto meno con noiproduttori, in assenza diaccordo di programma e diqualsiasi conferenza di servi-zi, ha posto un vincolo rivol-to ad un eventuale espropriosulla zona più fertile ed irri-gua della Piana di Licata, percirca 220 ha, dove insistonole nostre aziende in serre e intunnels, causando danni epreoccupazioni a noi produt-tori ed alle nostre famiglie.

Noi non siamo gli operaidi Termini Imerese o di qual-che altra piccola industria alcui capezzale, nei momenti dicrisi, tutti corrono per aiutar-li.

Noi viviamo in solitudinela nostra, molto grave, crisiagricola e vogliamo difende-re il nostro lavoro, la nostraazienda e il reddito minimo(non assistito) per le nostrefamiglie.

Noi, Sig. Presidentevogliamo lavorare in tran-quillità, sapendo che è unsogno velleitario la costru-zione di un aeroporto definito“regionale”, con una pista di1400 METRI, che non serveallo sviluppo del turismo eche è fuori dal piano naziona-le dei trasporti, sulla cui rea-lizzazione l’ENAC ha dichia-rato di non aver interesse eper il quale tutti ci dicono chenon si farà, ma intanto si con-

tinuano a fare viaggi dellasperanza a Palermo ed aRoma. La Provincia con pro-pria determinazione ha impe-gnato 110.000 euro per l’ese-cuzione di uno studio di fatti-bilità economico-finanziario,prelevandoli dal bilancio pro-vinciale, il tutto in assenza diqualsiasi certezza circa larealizzazione dell’opera,nonostante siano a conoscen-za di un già esistente studionazionale del ministero deitrasporti, dal quale, a quantoriportato dalla stampa, sievince l’inutilità della costru-zione di nuovi aeroporti edanzi ne prevede la chiusuradi ben 24.

Sig Presidente ponga finea questa telenovela perchè,per come portata avanti dalpresidente della provinciaD’ORSI, è diventata unafarsa pirandelliana.

Sig Presidente dellaRegione rifletta sulla pro-messa d’impegno di 30Milioni di euro assunta neiconfronti di quest’iniziativaaeroportuale perchè, qualorafosse realizzata, sarebbe unadelle tante cattedrali neldeserto costruita dalla politi-ca degli anni passati.

Moralizziamo l’attivitàdegli enti pubblici per ridarefiducia e dignità alle istitu-zioni.

Utilizziamo a fini vera-mente produttivi i fondi checi arriveranno quale area sot-tosviluppata.

Licata 21/09/2010

Il Comitato spontaneo agricoltori Piana di Licata

Aeroporto: la protesta degli agricoltori arriva in alto

E ntro la fine del mesedi ottobre il Comunelibererà i locali di

piazza Gondar di proprietàdella Provincia. Dopo decen-ni il palazzo provinciale tor-nerà all’ente proprietario e ilComune risparmierà un belpo’ di soldi, si parla di 50 milaeuro all’anno; tanto era lasomma che il Comune hapagato per la locazione delvetusto immobile, vicino allavilla Elena.

Gli uffici del dipartimentoAnagrafe e quelli del diparti-mento Finanze saranno trasfe-riti nel convento del Carmine.A dettare i tempi del traslocoè stato l’assessore CalogeroScrimali, a margine della con-ferenza stampa del vicesinda-co Arnone: «Abbiamo chiestouna relazione tecnica agliuffici perché i lavori non sonostati eseguiti a regola d’arte,dunque apriremo un conten-zioso con la ditta che li haeseguiti». Questo però, evi-dentemente, non impedirà di

rendere operativo il traslocosin da subito. Il progetto rien-tra nell’ambito del più vastoprogramma di razionalizza-zione degli immobili comuna-li.

Nei giorni scorsi sono statitrasferiti gli uffici dell’avvo-catura comunale e l’ufficiotasse, dal chiostro SanFrancesco gli uffici sono statispostati in viale XXIV mag-gio. I locali liberati sono staticonsegnati al presidedell’Istituto comprensivoFrancesco Giorgio, prof.Vincenzo Pace, che li utiliz-

zerà per allocarvi nuove auleper i bambini delle elementa-ri. Al Carmine, invece, cisaranno da superare una seriedei problemi che riguardano ilcontenzioso aperto tra comu-ne e ditta esecutrice. I lavorierano stati terminati nel corsodella passata legislatura, il 15novembre 2008 e sono statiregolarmente collaudati.Adesso, però, si palesano pro-blemi strutturali che hannoconvinto Palazzo di Città adaprire un contenzioso per«tutelare l’investimentofatto». Intanto, i contatoriEnel ed idrici a servizio del-l’ex convento sono stati allog-giati all’interno, mentre ilcontatore esterno per la forni-tura di energia elettrica,attualmente allocato vicinoall’ingresso non ha nulla ache vedere con il Comune. Atal proposito, già l’ufficio haattivato la procedura per chie-derne la rimozione.

R.C.

Page 5: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedetta 5OTTOBRE 2010società

Vincenzo Pace: “Ampliata l’offerta formativa”

Sta, finalmente, per con-cludersi la vicendalegata all’assegnazione

delle aule dell’ex Preturaall’Istituto Comprensivo “F.Giorgio” di Licata, da partedell’Amministrazione comu-nale.

Infatti, dopo l’avvenutotrasloco degli uffici comunaliin altra sede, e l’imminenteesecuzione di piccoli inter-venti di manutenzione, i loca-li potranno, finalmente essereutilizzati dagli alunni della scuola elementare.

A darne notizia, al fine anche di rassicurare i genitoridegli alunni, è il dirigente scolastico, prof. Vincenzo Pace,che ha preso atto dell’impegno assunto e mantenuto dalSindaco Angelo Graci e da tutta quanta l’Amministrazionecomunale e della determinazione con la quale hanno volutorisolvere la questione logistica dell’Istituto Comprensivo F.Giorgio.

“A nome mio, dei docenti, del Consiglio d’Istituto, deigenitori e di tutti gli alunni, desidero pubblicamente rin-graziare e dare atto all’Amministrazione comunale, che purtra mille problemi, finalmente, ha posto fine ad una vicen-da che si trascinava da un paio di anni”, sono le testualiparole del prof. Pace che così continua: “Finalmente glialunni potranno avere a disposizione le aule di cui avevanoestremo bisogno per poter svolgere la normale attivitàdidattica e liberare, così, gli spazi adibiti attualmente alaboratori e biblioteca, spazi necessari per l’ampliamentodell’offerta formativa”.

SCUOLA - I locali della ex Pretura sono statiassegnati al I.C Francesco Giorgio e sarannoutilizzati dagli alunni della scuola elementare

Popolo sovrano e comunicazionedi Vincenzo Rizzo

M olti cittadini sannoche a Licata il consi-glio comunale è

stato sciolto e che in sua vece èstato mandato un commissario.Altri ancora conoscono, perchése ne parla, l’avvicendarsi ed ilvia vai di assessori e vicesinda-ci che s’insediano e si dimetto-no in continuazione. A questopunto si fermano le conoscenzedei cittadini e purtroppo anchele loro informazioni sulla cosapubblica.

Tace il palazzo. Tacciono ipartiti. Ma questo silenzio è giu-sto oppure no? Rispondiamosubito che non è giusto, nésecondo diritto alla luce diquanto segue. Invece denotaarretratezza culturale e dimostrapoca considerazione dei cittadi-ni. E diciamo subito perché.

Perché esiste da tempo l’art.1 della Costituzione e perchénel 2000 è stata approvata lalegge 150 del 7 giugno, ed altresuccessive disposizioni, sullacomunicazione istituzionale,perché oggi esistono le nuoveteorie delle scienze delle comu-nicazioni, della sociologia poli-tica, della psicologia sociale.Tutte cose che i nostri nuoviattuali governanti ignoranocome manifesta il silenzio isti-tuzionale o peggio ancora chetrascurano volutamente.

La Costituzione stabilisceche la sovranità spetta al popoloe che il popolo elegge i suoi rap-presentanti. Sovranità del popo-lo significa democrazia, gover-no di tutti i cittadini, loro coin-volgimento attivo e passivo econsenso di tutta la collettività.Precisiamo che la sociologia ciinsegna che il potere è democra-tico e non autoritario, se il con-senso ed il coinvolgimento nonè solo quello elettorale, maquello che si richiede in tutti imomenti importanti della vita edei problemi sociali. Ma comepuò il popolo sentirsi ed esseresovrano, governare ed esserecoinvolto nelle decisioni deisuoi rappresentanti se essoviene tenuto all’oscuro di quelloche i suoi eletti fanno in suonome e per suo conto? Se i con-siglieri comunali, gli assessori,il sindaco, il commissario, l’i-spettore, tacciono sul perché siinsediano, su cosa fanno, sulleprocedure che intendono segui-re, sui loro obbiettivi istituzio-

nali e sui risultati conseguiti? Senza informazioni non c’è

trasparenza, ma soprattutto nonc’è democrazia, non c’è rappre-sentanza. E’ una necessitàdemocratica quindi che la rap-presentanza porti con se l’ideastessa e l’obbligo di rendiconto.Queste idee vengono perfetta-mente interpretate e recepite inspirito di ammodernamento e disvolta storica con la legge 150del 7 giugno del 2000 e le suc-cessive disposizioni. Esse rego-lano la trasparenza della attivitàamministrativa, l’attività d’in-formazione e della comunica-zione degli uffici pubblici(Art.1). Notiamo subito che lanorma, secondo l’insegnamentodelle scienze sociali, distinguenettamente la informazione e lacomunicazione essendo cosecompletamente diverse. Lainformazione ha come oggettola diffusione di dati e notizie, lacomunicazione invece ha comeoggetto di stabilire dei contattiumani, allacciare una relazionetra ente pubblico e cittadini.Questa distinzione interpretapienamente la modernità e ciproietta immediatamente inun’era nuova e innovativa dellaciviltà politica.

Da oggi il Palazzo dovrà nonsolo aprirsi ai cittadini, maanche colloquiare con essi allapari. E’ proprio quello che stabi-lisce la Direttiva Frattini del07/02/2002 nella sua Premessa:“Potenziare i flussi d’informa-zioni e affermare il diritto deicittadini ad una efficace comu-nicazione”. La comunicazionepubblica cessa di essere rimessaalla libera volontà degli ammi-nistratori e “diviene parte inte-grante” della loro azione pub-blica, un dovere per loro e undiritto del cittadino.

Questa innovazione si colle-ga naturalmente con il concettodi rappresentanza politica che è

un potere che il popolo sovrano,titolare di tutti i poteri civili epolitici per diritto originario,delega ai suoi eletti “nell’inte-resse della nazione”. Dalmomento della loro elezione,tutte le assemblee e ogni singo-lo eletto consigliere o parlamen-tare hanno il dovere di rendereconto al popolo di come usanoil loro potere. Chi non lo fa onon lo sa fare o ha un impedi-mento a farlo o non vuole farloviene meno al suo dovere. E purnon compiendo nessun reato oinfrazione giuridica, compie undelitto più grave, quello di agireper suo conto e non per contodel popolo, di usurpare una fun-zione pubblica che potrebbe piùefficacemente essere ricopertada un altro, di disprezzare lavolontà popolare che lo ha scel-to con fiducia. Ogni cittadinoinformato e coinvolto nellescelte pubbliche può contestar-lo e chiedere legittimamenteche rimetta il suo mandato.Tornando ancora al silenziodegli amministratori e delComune e del perché continua-no a tacere e danno solo scarsenotizie nel sito civico e non unrendiconto pieno troviamo subi-to la spiegazione. C’è una sotto-valutazione delle norme eimpreparazione nella culturapolitica. Non solo negli ammi-nistratori ma anche nei partiti,nelle persone colte e nei mediacittadini. E purtroppo dobbiamoaggiungere anche nelle personeche fanno scioperi o protestano.Insomma la modernizzazioneed il cambiamento, pur essendoa portata di mano di tutti, nessu-no ha saputo coglierli o indicar-ne la via per la risoluzione. Iproblemi così sono rimasti irri-solti accrescendo la sfiducianelle istituzioni e nell’autostimasociale di ogni singolo cittadi-no. Ognuno continua a pensareche non c’è niente da fare. Chele cose dovranno restare cosìper sempre. Ma la realtà non èquesta. La percezione che neabbiamo è falsa, contraria aldiritto e alle moderne conquistedei paesi più avanzati, compre-so il nostro.

La moderna concezione delpotere sovrano legato al concet-to moderno che la collettivitàstessa è il potere, che rimanesuo anche se delegato ai suoirappresentanti pubblici e politi-ci, porta ad una consapevolezzasociale e a comportamentinuovi e creativi di profondicambiamenti amministrativi epolitici. Quando noi cittadiniprotestiamo o denunciamo oscioperiamo o critichiamo ineffetti noi protestiamo e sciope-riamo contro noi stessi perché ilcomune è nostro, i consiglieri egli assessori sono nostri, la pub-blica amministrazione è nostra.Se loro non sanno gestire siamo

noi che non sappiamo gestirenello scegliere e nel controllare,nel pretendere il rispetto delleregole. Noi usiamo impropria-mente il termine protestare,denunciare, criticare. Con que-sti atteggiamenti pubblici inrealtà noi stiamo dicendo ainostri amministratori e ai nostripolitici che le loro decisioni nonsono le nostre, la loro volontà èdiversa dalla nostra, che il loroconcetto di interesse pubbliconon coincide col nostro. Cheloro stanno sbagliando e pertan-to curano un interesse loro per-sonale e non comune, ed ilnostro giudizio è negativo neiloro confronti con le conse-guenze politiche che ciò com-porta.

Dopo queste considerazionitutti i concittadini Licatesi sirendono conto che la ricerca disoluzioni politiche e socialifinora messe in atto è vecchia eprofondamente errata. Chiedereacqua agli assessori è erratoperché noi cittadini non dobbia-mo chiedere niente a nessunonel nostro Comune. Noi dobbia-mo volere l’acqua con volereunanime collettivo, organizzato.E l’acqua verrà. La nostra forzacollettiva, organizzata, discipli-nata, seria, legittima e pacifica èsuperiore a tutti i poteri. A tuttele resistenze di Provincia eRegione. Nessun parlamentarepuò resisterle. Se noi vogliamoqualcosa di interesse pubblicolo avremo. Se vogliamo la puli-zia delle strade, avremo la puli-zia delle strade. Nessuno ATOpotrà decidere il contrario per-ché l’ATO è nato per servire noicittadini e ci deve servire. Lasovranità ci spetta perCostituzione. Le leggi sonotutte emanate per affermare idiritti del cittadini. A noi resta diprenderne coscienza. Di essereconsapevoli di essere padroni enon servi, controllori e non con-trollati, cittadini europei e tito-lari di diritti civili. Tra di essi iprimi sono il diritto all’informa-zione, il diritto alla comunica-zione, il diritto al rendicontopolitico.

E’ chiaro che tutto questonon ci verrà riconosciuto senzauna presa di coscienza piena ediffusa tra i cittadini, senza ungrado di consapevolezza moltoelevato a cominciare dalla clas-si dirigenti ai commercianti, daiprofessionisti ai comuni lavora-tori. E questa consapevolezzanon è facile da ottenere se non silavora sodo per raggiungerla, senon si è capaci di costruire unacostante, duratura, efficiente edefficace organizzazione. Unaorganizzazione diffusa su tuttoil territorio, articolata in quartie-ri e comitati cittadini. Ma tuttoquesto è un altro discorso. Diquesto si potrà discutere inseguito se almeno un piccologruppo di Licatesi avrà capito dicosa stiamo parlando e daràsegnali positivi di volere inco-minciare questa grande ed entu-siasmante battaglia di rinascitae di modernizzazione del nostrocontesto sociale e politico. Saràallora il momento di approfon-dire i tre capisaldi che stannoalla base di ogni cambiamento eprogresso che sono la consape-volezza istruita, l’organizzazio-ne e la leadership. Il resto verràda solo e sarà un’altra realtà,una realtà nuova e diversa.

Era uno dei testi chiave al processo con-tro Angelo Graci

Cordoglio per la scomparsa di Enzo Magliarisi

Venerdì 1° Ottobre, per un improvviso malore, asoli 56 anni è venuto a mancare all’affetto dellapropria famiglia Enzo Magliarisi, dipendentecomunale che da anni gestiva una radio locale eche amava anche organizzare spettacoli.Magliarisi era stato citato per alcune sue dichia-razioni dalle quali scaturì l’indagine che portò nelnovembre del 2009 all’arresto di tre politici lica-tesi e di un impresario di spettacoli gelese. Ladirezione e la redazione de La Vedetta si associa-no al dolore della famiglia a cui porgono sentitecondoglianze.

Un altro licatese ai vertici dellaSoprintendenza ai BB.CC. di Agrigento

L’arch. Angelo Di Franco è il nuovo responsabile dei beni architettonici

Dopo la nomina da parte dell’assessore regionale aiBB.CC. dell’arch. Pietro Meli ai vertici dellaSoprintendenza ai BB.CC. di Agrigento, un altro lica-tese approda nella città dei templi con l’incarico diresponsabile del settore per i Beni Architettonici edUrbanistici della nostra provincia. Si tratta dell’arch.Angelo Di Franco che da anni reggeva l’ufficio licatesedella Soprintendenza unitamente alla direzione delmuseo archeologico licatese. All’arch. Di Franco le piùsincere congratulazioni della direzione e della redazio-ne de La Vedetta per un proficuo lavoro nella salva-guardia del patrimonio architettonico monumentaledell’intera provincia con particolare attenzione diquello della nostra città, compreso quello religioso cheinclude l’abbandonata chiesa di San Francesco.

Associazione Italiana Ricerca Cancro

A Licata nasce una delegazione

A Licata è stata costituita una delegazionedell’AIRC (Associazione Italiana per la ricerca sulcancro) collegata al Comitato Regionale direttodalla Presidente Arabella Salviati.Responsabile della delegazione Licatese è la PresideAnnita Montana; compongono il comitato: MariaAlaimo, Lina Cellura, Angela Di Blasi, DomenicoMontana, Ester Rizzo, Elisa Terranova e SabrinaZarbo.Per eventuali informazioni sono disponibili iseguenti recapiti telefonici: 0922 774922 - 0922774922 - 330 850848.

Page 6: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedettasocietà6 OTTOBRE 2010

La risposta qual’è? Un silenzio rassegnatodi Carmela Zangara

Pur vi-v e n d oin un

periodo di crisi- economica enon solo - trale più profonded e l l ’ u l t i m asecolo, si palpaa tutti i livelliun’indifferenza muta, un rifiutoa reagire, che ha il sapore di unrassegnato, ineluttabile piegarsiagli eventi. E’ come se improvvi-samente l’uomo moderno noncredesse più in se stesso ma,cedendo al pessimismo, sentissela propria vita dominata da forzenon controllabili. Ed ecco ilsilenzio. Un silenzio che colpisceproprio perché ci sarebberomille motivi per gridare, milleper lottare, mille nuove ingiusti-zie nate da pregressi diritti dis-solti dentro questa crisi, che cista impoverendo e non soltantoeconomicamente.

Certamente l’interesse pub-blico si è spostato altrove, sullaTv ad esempio, sul pettegolezzopolitico, sul gossip lasciando aimargini i problemi reali, quellidi tutti i giorni, in una sorta difuga collettiva dalla realtà versoil mediatico, cioè l’irreale.Dimentichiamo, rimoviamo, nonimporta se intanto la città -governata da un sindaco che nonc’è - agonizza, il centro storico èdeserto, le saracinesche di sem-pre più negozi si abbassano defi-nitivamente, la merce dei merca-tini rionali languisce invenduta, inegozi cinesi si moltiplicano, ilavoratori rientrano dal Nord, igiovani - seppure laureati -rimangono disoccupati, la drogacircola a fiumi, il tutto dentro ungrave malessere della famigliatravolta dalla valanga di separa-zioni; e della scuola ancora oggidei doppi turni, cristallizzata aglianni 70 come se il tempo - efiumi di denaro - non fosseropassati sotto i ponti.

Colpisce e ferisce il fatto cheregrediamo sempre più verso unlontano passato senza alzare undito perché del nostro reale nes-suno vuole interessarsi. C’è unallontanamento preoccupantedalla partecipazione alla vitacivile e politica, che determinauna nuova ondata di inciviltà. Afronte di una maggiore informa-zione televisiva, diminuisce l’im-pegno sociale e culturale. Lastessa informazione è limitata.Non si leggono i giornali, non ilibri, non si frequentano lebiblioteche, non si va al cinema,insomma beviamo quello che laTV ci propina come fosseVangelo.

Pian piano la società - appa-rentemente soggetta ai dirittifondamentali di uguaglianza elibertà - scivola verso una nuovadisuguaglianza. Decadendo ilbenessere crolla anche la libertà- quella libertà quantitativa,basata sul possesso di beni esulle pari opportunità - maanche l’uguaglianza nel senso

che si allarga il divario tra chipuò e chi non può, aumenta lapovertà, si torna allo stato dibisogno che crea dipendenza esottomissione a qualcuno o qual-cosa. Del resto era stato il lavoronegli anni del boom economicoad affrancare le masse dalla sud-ditanza, dando loro l’opportuni-tà di comprarsi una casa, unamacchina, avere tutti i conforti,disporre di beni per sé ed i figli.

Adesso alla prova dei fatti lacrisi economica ci costringe aguardare allo specchio dellanostra identità, dove troviamo laboria progressista che ingenua-mente ci aveva fatto credere cheil mondo sarebbe rimasto persempre proiettato verso un pro-gresso inarrestabile, verso un’u-guaglianza sempre più perfetta,una libertà assoluta in cui cisarebbe stato più spazio per lasottomissione di un uomo versoun altro uomo, perché tuttiugualmente affrancati dal biso-gno economico, tutti fruitori deldiritto fondamentale al lavoro,alla salute, all’autodeterminazio-ne, alla libera cultura, etc.Eravamo convinti che il paesedei balocchi sarebbe durato persempre; ingenuamente, perchéadesso siamo precipitati in unasorta di disorientamento genera-le; perché c’è il rischio che siazzeri l’orologio dei diritti e dellaparità.

Intanto la risposta è nel silen-zio rassegnato di lavoratorilicenziati, di imprenditoricostretti a chiudere le imprese,di commercianti che non ce lafanno, di disoccupati che tiranola cinghia, di chi perde un dirittoacquisito o è vittima di unanuova inquietante soggezione:“O ti allinei o sei fuori”.

Karl Max nel Capitale lo avevateorizzato: il sistema economicocapitalistico mercifica l’uomoche diventa numero. Oggi che iconti del bilancio mondiale nontornano i numeri vanno risiste-mati e tagliati. Purtroppo iltaglio è vivo, è taglio di operai, didonne lavoratrici, negozianti,commercianti, imprenditori,insegnanti, professionisti, preca-ri, tagliati via da un sistemasaturo che di loro non sa che far-sene. Pedine di un capitalismoche arranca.

“Perché a Licata nessuno siribella?” osserva sbalordito ilsignor Ghunter - cittadino tede-sco che da più di trent’anni passale sue ferie a Licata con la moglieRosemarie. Lui capisce l’italianoma non lo parla. Lei - che riescea tenere una conversazione,ancorché infarcita di pause perfocalizzare i termini ostici - tra-duce il pensiero espresso dalmarito. “Perché nessuno si ribel-la? Perché?”. Mi ripeto. Nonriesco a rispondere. Non lo so.“In Germania – continua - c’èmolta mobilitazione se qualcosanon va. Qui no”. E’ il nostro pro-blema. In Germania, non inItalia e ancor meno a Licata.

Mi chiedo perché la nostragenerazione, quella sessantotti-na per intenderci, non abbia pas-

sato la consegna ai giovani chesono molto più conformisti diquanto si possa pensare. Persinoil consumo di droga o alcoolnasce all’interno del conformi-smo di massa, dello scimmiotta-mento sociale, basato sull’assun-to: “Lo fanno tutti perché nondovrei farlo anch’io?” E alloraavanti col conformismo che vor-rebbe sembrare anticonformi-smo, avanti con la contestazioneche pur sembrando contestazio-ne generazionale non lo è.L’anticon-formismo per esseretale dovrebbe incidere con cam-biamenti radicali nella societàmentre allo stato attuale i cam-biamenti sono soltanto di faccia-ta. Sono legati alla libertà indivi-duale che incoraggia una sorta dianarchia. Insomma si può fare ditutto e il contrario di tutto senzaalcun limite né socio-culturale,né morale.

Un tempo, la misura dell’ope-rato individuale era definita dalconsenso sociale, che stabiliva illimite oltre il quale nessunoavrebbe osato avventurarsisenza diventare una pecora nerao venire automaticamente emar-ginato. La contestazione nascevaproprio dalla cristallizzazionedella società coi suoi parametririgidi. Si contestava per chiederelibertà, non certo per negare ilvalore del consenso sociale, tan-t’è che dopo lo strappo iniziale, ilconsenso tornava a ricomporsi.Oggi invece siamo alla tolleran-za, non certo al consenso. Si tol-lera tutto: la malavita, la corru-zione, la diversità, lo scandalo, sitollera ogni cosa senza tuttaviaesserne del tutto convinti.

Forse è proprio nell’ottica diun’eccessiva tolleranza - che allalunga diventa indifferenza- chesi colloca la disaffezione per laquestione morale, la politica, ilproblema socio-economico, lamorte di una bella cittadina delSud Italia che avrebbe tutte lecarte per essere un centro vitalee invece agonizza.

Sul piano generale la nostrapotrebbe essere definita la socie-tà del blaterare televisivo, in cuila parola nata per unire gli uomi-ni, serve a dominarli. Alcuni par-lano, altri ascoltano e poi ripeto-no le stesse parole non pensate,non nate dalla riflessione o dal-l’incontro, ma subite. Insommala gente discute di TV, parla diTv ma non si appassiona ai pro-blemi reali. Vive nell’etere.L’indifferenza ed il silenzio sonola naturale conseguenza di unacultura che chiede assuefazionee non ribellione, obbedienza enon partecipazione, ottundi-mento e non riflessione, ripeti-zione e non creazione.

Trovare le parole per questosilenzio doloroso, carico di pro-blemi, impregnato di solitudinee di fatalismo, vorrebbe dire tro-vare la via d’uscita dal tunnel incui ci troviamo, perché le paroleche si dicono - e se ne dicono -non sono credibili, non sonovere, sono parole vuote che nonarrivano né alla mente né tantomeno al cuore del problema.

La società del blaterare televisivo

di Francesco Pira

Vi saràcapitatodi ascol-

tare i genitorip r e o c c u p a t isotto gli ombrel-loni.... I piùaccorti si chie-devano quanteinsegnanti equante ore quest’anno sarebberotoccate ai figli. I Vip invece cerca-vano di capire con che “firma”andava comprato il diario o lozaino. Adesso ci siamo. È iniziata lascuola e sinceramente non capia-mo che cosa sta accadendo a que-sta importante istituzione.Apriamo i telegiornali e vediamoovunque proteste. Sentiamominacce. Fanno i conti dei posti dilavoro che si perdono. Al contempoil Ministro Gelmini ci tranquillizzache sarà una scuola che farà invidiaall’Europa e che i precari nell’arcodi 6 anni troveranno lavoro. Poiarrivano i dati delle organizzazioniinternazionali e ci comunicano chei nostri studenti sono asini. Tantoasini. E noi confusi non riusciamoa capire che quelli che stanno stu-diando oggi sono i futuri dirigentidel domani. Demotivati, preoccu-pati per il loro futuro, incapaci dicomprendere l’utilità di essere sec-chioni o quantomeno bravi. Tantopoi...non si trova lavoro o ci vuolela raccomandazione. È questo ilmessaggio che passa tra gli adole-scenti e persino tra i bambini.A questo si aggiunge il libro di unprofessore toscano che con lo pseu-donimo di Gianmarco Perboni hascritto per Rizzoli Perle - 280 sub-limi strafalcioni scolastici ovveroc’è del genio nell’ignoranza crassa.

Nel libro ci sono frasi che posso-no far ridere...ma devono anche farpreoccupare. E allora eccoli alcunistrafalcioni...e per iniziare...apria-mo parentesi “grappa”.

C’è chi sa poco di storia e affer-ma che gli Etruschi fondarono laFiorentina o negli Usa regnava ilPartito Repubblicano o ancora ibabilonesi vivevano all’internodell’Eufrate in un paese pieno ditigri.

E per i giovani messi sottoesame da Perboni non importa seMarx ed Engels hanno scritto ilMilione o che le prime opere cheManzoni scrive dopo la mortesono... e persino che in Africamuoiono milioni di persone ognianno per colpa delle zanzare ano-male... tutto viene scritto o riferitocon grande aplomb ed anche conestrema convinzione.

Figli della televisione o figli diinternet? Questo è il dilemma chesecondo gli strafalcioni contenutinel libro può trovare anche dellerisposte di tipo scientifico: il primoprincipio della dinamica dice...prima che un corpo si muova stafermo... e visto che la genetica hacompiuto molti passi avanti anchegrazie agli studi di Rita Levi diMontalcino.

Cosa c’è di nuovo? Anche noi ainostri tempi scrivevamo corbelle-rie o le dicevamo nel tentativo dinon farci trovare impreparati. Mail messaggio che passa oggi in tele-visione o sui giornali e persinosulla rete, è che gli studenti di oggisono più ignoranti di quelli di ieri.E le famiglie? Secondo l’autore:“Non è positivo l’atteggiamentodelle famiglie. Oggi il ragazzo tornaa casa con una nota non se la vedebrutta ma spesso viene difeso daigenitori nel ruolo di avvocati”.

Questo è vero. Ai nostri tempi(che brutto dire questa cosa...madeve essere detta) tornare con unanota a casa significava iniziare unperiodo davvero tormentato. Epochi genitori si permettevano dicontraddire gli insegnanti. Anziveniva sollecitato loro di essere piùesigenti quasi cattivi.

Magari anche a noi sarà capitatodi dire che ... Solgenitsin viveva inRussia in un gulash o gli indianid’America che scamparono ai mas-sacri furono messi nelle conserve eanche il tipo di anime che si trovain Purgatorio sono le anime che sidevono spurgare....

Senza andare lontano ricordoun tema di una mia compagna diclasse che da grande voleva fare laRegina con la Corona in testa...Non la velina...

Beh, chiudiamo parentesi “grap-pa”.

INIZIA LA “SQUOLA”, APRIAMO PARENTESI “GRAPPA”

FIORI D’ARANCIO

LAURA CALANDRA E FRANCESCO MARIA LIBERATI

SI SONO SPOSATI

Finalmente una giornata di gioia per la Sig.ra Lina Calandra. Suafiglia Laura si è unita in matrimonio lo scorso mercoledì 13 di otto-bre con Francesco Maria Liberati. La cerimonia nuziale si è svoltain Palermo, a Palazzo dei Normanni, nella stupenda e meravigliosaCappella Palatina, una architettura unica sicuramente non solo inSicilia ma anche in tutta Italia. A celebrare le nozze, davanti alCristo Pantacrator che campeggia dal catino dell’abside, è statopadre Pasquale Di Pietro, vicentino, che fu molto amico del dott.Calogero Calandra e spesso suo ospite a Licata, legati da un comu-ne affetto per San Giuseppe Maria Tomasi. Siamo certi per questoche il dott. Calandra ha partecipato, seppur dal mondo che da qual-che anno lo ospita, a questo grande momento di gioia per la suafamiglia. Testimoni della sposa sono state le signore Silvana Favatae Francesca Lattanzio e per lo sposo i signori Massimo Triggiani eClaudio Taranto. I giovani e radianti sposi, che hanno scelto a resi-denza la bellissima città di Verona, dove entrambi lavorano, hannoringraziato parenti amici ed ospiti nei saloni liberty di Villa Igiea.Ai novelli sposi, già in volo per la meritata luna di miele, ai rispet-tivi genitori e parenti gli auguri più sinceri della Direzione e dellaRedazione de La Vedetta.

Page 7: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedetta 7OTTOBRE 2010attualità

Continua dalla prima pagina

B utta il sasso nello stagno,ma non approfondisce gli argo-menti interessanti con cui con-

clude il suo reportage. In sostanza hadetto che le forze dell'ordine sono col-luse. Una accusa molto grave. Ma que-ste notizie dove le attinte? Da queiquattro vecchietti? Davvero vergogno-so buttare fango sulle forze dell'ordineche a Licata stanno cercando di dipa-nare tante matasse aggrovigliate per farluce sul mare affare. Non abbiamoregistrato nessuna presa di posizione aloro difesa a Licata, neanche dalla poli-tica, sempre che ci sia ancora da qual-che parte nascosta e pronta a risorgere.Nessuna presa di posizione neppuresulla qualità di tale servizio e sull'inter-vento di Ballarò e ciò denota come aLicata si sia persa ogni sensibilità. Solouna voce di protesta si è levata controBolzoni, quella di Anna Bulone che hascritto una lunga e ferma lettera aRepubblica che siamo certi non pubbli-cherà.

E di chi è la colpa di tutto questospettacolo? Ci spiace, ma è di Graciche, nonostante le sue grane giudizia-rie, che dovranno essere tutte confer-mate nelle sedi opportune, insiste astare in carica affidando le redini diLicata in maniera vergognosa a fore-stieri a stipendio delle nostre cassecomunali, forestieri che condividono lagestione dei nostri problemi con ungruppetto di altri licatesi rassegnati,vuoi perché sono legati al sindaco daindissolubile vincolo di parentela o dasincera amicizia, vuoi perché hannotrovato un reddito garantito, seppurnella precarietà.

Ma proprio non c'è nessun saggiotra l'entourage familiare di Graci chepossa consigliarlo di lasciare perdere lagiunta e dedicarsi unicamente alla suadifesa presso le aule del Tribunale diAgrigento? Questa è una scelta suici-da, un suicidio collettivo. Non puòostinarsi a governare da VillaggioMosè una giunta e un paese oberato dairrisolvibili problemi. L'11 ottobre èripreso il processo a suo carico per lapresunta tangente per gli spettacoli peril Santo Patrono. A questa accusa se nestanno aggiungendo delle altre, quellaper peculato d'uso del cellulare di ser-vizio (si parla di migliaia di telefonate

personali, anche all'estero) e quella diistigazione alla corruzione, mentrealtre sono in via di definizione. Traqueste quella relativa alla gestionedelle acque del depuratore. Per quantoattiene l'accusa di istigazione alla cor-ruzione, pare che avrebbe cercato di"barattare" il via libera alla cessionedegli impianti del Consorzio "TreSorgenti" alla "Girgenti Acque", lasocietà che si è aggiudicata il servizioidrico integrato in tutta la provincia diAgrigento, in cambio dell'assunzionedei suoi due figli, uno già dipendente,seppur a tempo determinato, dal "TreSorgenti", un consorzio decotto, inutilee costoso, che Licata ha voluto cherestasse in vita, anche se ne è previstala soppressione. Una richiesta piuttostoesplicita che è stata registrata dalle“cimici” della Polizia. A nulla sarebbe-ro però serviti i richiami di GiuseppeGiuffrida, Ad di Girgenti Acque, perspiegare che per legge era una richiestaimpossibile da soddisfare.

E davanti a questa sua volontà dirimanere legato ad una poltrona la cuilegittimazione nessuno più gli ricono-sce e visto che il commissario apposi-tamente mandato dalla Regione peresaminare i suoi atti, alla ricerca diqualche errore che ne giustificasse ilsuo allontanamento definitivo, non hascovato al momento alcunché, è inter-venuto il governo regionale che su pro-posta dell'assessore alle AutonomieLocale, dott.ssa Chinnici, ha approvatoun disegno di legge per risolvere ilcosiddetto “caso-Licata”, prevedendola modifica delle cause di decadenzadei Sindaci e introducendo tra esse ildivieto di dimora e altresì una normatransitoria che si applichi alla vicendalicatese. Il disegno di legge approvatopasserà, si spera, in tempi brevi all'esa-me dell'Assemblea Regionale per ladiscussione e il voto seguente.

Il vicesindaco Arnone, che rigettal'accusa di essere un “bramino del car-rierismo”, anche se non ci spiega perquale ispirazione di civismo e dipatriottismo abbia scelto di serviresotto altra bandiera e fuori dai suoiconfini comunali, invitato a decidere diconseguenza, ha dichiarato che non èsua intenzione dimettersi, che confidanel lavoro della magistratura, che con-tinuerà a lavorare per il "bene" diLicata e però conferma la sua fiducia a

tempo a Graci, ribadendo che “il termi-ne di dicembre quale data ultima perdecidere di rimanere a Licata o diandare via rimane in piedi” certo che lamagistratura dia il via libera per ilritorno del sindaco in città. Certamentela nuova vicenda giudiziaria che hacolpito Graci non depone a suo favorecirca la revoca della misura cautelarecui è sottoposto dal mese di novembre2009. Per cui riteniamo che Arnonedebba già da subito preparare la suavaligia. Riceverà, come tutti gli altriassessori dimissionari e come il colon-nello dei Vigili Urbani, Montana, cheha scelto di ritornare a lavorare a Gelaspiegandone i motivi, una letterina diringraziamenti con l'auguro di "admajora semper", una attività cancelle-resca di stampo anglosassone cheGraci ha preso ad apprezzare, inclu-dendo nell'elenco delle persone da rin-graziare anche i suoi peggiori nemici.

Certamente a Licata sono accadutealtre cose in quest'ultimo mese.L'inizio penoso dell'anno scolasticocon assenze di strutture adeguate, suf-ficientemente accoglienti, per l'assenzadi laboratori, di elementari attrezzaturedidattiche, di banchi, lavagne, di aule.Non sappiamo più a questo punto inquale mondo vive la nostra scuola.Intanto la manutenzione ordinaria siprogramma prima che termini l'annoscolastico e si attua a partire dal secon-do giorno di chiusura dell'anno scola-stico. I banchi e le sedie devono essereforniti alle scuole entro la fine di giu-gno sui dati che le singole scuole invia-no agli enti dopo la chiusura delleiscrizioni che in genere avviene nelmese di febbraio. Alle scuole che nondispongono di spazi, sempre che l'entenon si impegni a fornirli entro agosto,non deve essere permesso di iscriverepiù alunni di quanti ne possano acco-gliere. Gli enti devono garantire lespese di funzionamento didattico edamministrativo e a queste si aggiungo-no i finanziamenti ministeriali conces-si sulla base di standard già predefinitiper tutta l'Italia. Sentire che ai nostrialunni manchi persino la carta igienicao i gessetti stringe il cuore e si provavergogna. Questi problemi le scuole dialtre regioni italiane li hanno già risol-ti negli sessanta. Non c'è dubbio, quin-di, che il successo scolastico sia legatoallo star bene a scuola e che la funzio-

ne docente abbia bisogno anche distrutture ed attrezzature che ne solleci-tino il lavoro e l'impegno. Quando que-ste cose vengono meno, viene menotutto e la nostra scuola, che non lafanno i ministri, va a farsi benedire e citroviamo l'Italia a più velocità circa laqualità di insegnamento e di apprendi-mento e i nostri giovani vengono dis-criminati rispetto ad altri più fortunatiche dispongono di edifici nuovi e anorma, di palestre, di laboratori di ognitipo, di aule con lavagne digitali.

Per quanto riguarda il risanamentodelle finanze municipali, la Giunta haapprovato lo scorso 23 settembre l'attodi alienazione dei beni, modificandoed integrando la delibera di G.M. n.91/2010. Il piano prevede l'alienazionedi ben 55 beni comunali entro il 2010(non se ne venderà nessuno perché itempi sono molto stretti), 3 beni nel2011, mentre l'alienazione dei beni sot-toposti a vincolo monumentale e per iquali occorre il visto preventivo daparte della Soprintendenza ai BB.CC.di Agrigento è rinviata al 2012. Questaoperazione è stata propedeutica perl'approvazione del bilancio di previsio-ne del 2010 e del bilancio pluriennale2010-2012 con le relative relazioni chela Giunta Municipale ha licenziato loscorso 7 ottobre, con deliberazione n°144, dichiarata immediatamente esecu-tiva. L'atto, approvato in zona Cesarinicon ben sei mesi di ritardo, è stato giàtrasmesso al Collegio dei Revisori deiConti, per l'acquisizione del parere dirito, dopo di che sarà inviato alCommissario Straordinario, dottorGiuseppe Terranova, per la sua appro-vazione definitiva. Qualche giornoprima, il 28 settembre, ma sempre coneccessivo ritardo, la GiuntaMunicipale, con deliberazione n° 134dichiarata immediatamente esecutiva,aveva approvato il conto consuntivorelativo all'esercizio finanziario 2009,disponendo l'immediata trasmissionedegli atti ai Revisori dei Conti per ilrilascio del parere di rito.

Una bella notizia? Forse o a secon-da di come la si utilizza. Un provvedi-mento della Giunta Regionale ha inse-rito Licata tra le cento città a vocazio-ne turistica. Questo riconoscimentopotrebbe consentire l'accesso a risorseeuropee previste per il settore. Notiziache è stata molta enfatizzata dal vice-

sindaco Arnone che è ritornato con unaterminologia non comune a noi poveriignoranti a parlare dell'utilità dell'aero-porto nella nostra Piana che sarebbeanche utile per esportare gli "ortaggiautoctoni brandizzati attraverso aereicargo". Una notizia che ha riempito disperanza i nostri amministratori in mis-sione al Salone Nautico di Genova perpresentare le nostre belle spiagge e inostri beni culturali, le iniziative alber-ghiere, l'ipotizzato aeroporto, il centrocommerciale di Giummarella e fors'an-che il piano costruttivo previsto all'in-terno dell'area destinata a servizio diquel porto turistico che è solo una codache giustifica la grande speculazioneedilizia su suolo demaniale ed in viola-zione della legge Galasso, non trattan-dosi di opere di pubbliche utilità, che lapolitica locale ha permesso all'impren-ditore calatino.

Resta viva l'emergenza rifiuti dovu-ta al fallimento delle Ato e alla loroincapacità di garantire ai comuni diloro competenza la pulizia quotidiana.I soci dell'Ato AG3, dopo che la dittaCatanzaro Costruzioni ha chiuso i can-celli della discarica di Siculiana aicomuni insolventi tra cui Licata, hannosottoscritto un documento con cuichiedono l'intervento del CommissarioDelegato per l'Emergenza dei Rifiuti inSicilia e di tutti gli organi a vario titolointeressati, perché si attivino nei con-fronti della Ditta CatanzaroCostruzioni, che gestisce la discaricadi Siculiana, e consenta il ripristino delconferimento dei rifiuti provenienti datutti i Comuni facenti capo alla DedaloAmbiente e non solo dei due, Palma diMontechiaro e Naro, che hanno prov-veduto a versare quanto dovuto diretta-mente al gestore. Escludere tutti glialtri comuni.

Quanto accade nell'Ato AG3 equanto accade a noi licatesi lasciaticontinuamente con il pattume a marci-re per le strade, mentre in molti quar-tieri non vedono un netturbino dalmolti mesi, esso rappresenta - comeosserva Gaetano Cellura - "lo sfacelodella politica, la latitanza di istituzioniimpreparate e inette, l'assenza del sin-daco che ha delegato un vicesindacoforestiero a rappresentarlo"

Calogero Carità

Prima dalle pagine nazionali di Repubblica, dopo dagli studi di Ballarò, “Il caso Licata” continua a far notizia

Apoteosi mediatica per Graci. Ancora vergogna!

Page 8: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La VedettaSTORIA8 OTTOBRE 2010

A quattro giorni dallo sbarco, la battaglia di Sicilia, per l’Asse, è solo una ritirata

Luglio 1943. Assalto alla Siciliadi Carmelo Incorvaia

C ontrol ’as-salto

anglo-ameri-cano, ci siaspetta unadifesa forte,determinataed aggressiva. Non c’è. Havisto giusto, in una relazionedel 14 giugno 1943, AlfredoGuzzoni, che in Sicilia, dalquartier generale di Enna,comanda la 6ª armata. Scarsesono le unità e le riservemobili di pronto intervento.Notevoli difficoltà rendonodisagevoli i trasporti, e dun-que l’afflusso dei rifornimen-ti. Inadeguati e incompletirisultano la copertura e gliapprestamenti difensivi –sbarramenti, casematte,campi minati, trincee anticar-ro -, e inaffidabili le linee dicomunicazione.

Una diffusa depressionedegli animi caratterizza inol-tre i battaglioni di camicienere e le divisioni costiere.Queste, in particolare, sonomale addestrate e armate dimoschetto 1891 e fucilimitragliatori e mitragliatrici,con artiglieria di scarsapotenza e di modesta gittata,incapace di effettuare tiroantinave o fuoco di massa.Peraltro sono composte pre-valentemente di sicilianianziani che risentono dellostato d’animo della popola-zione, rassegnata, agnostica,priva di reattività.

La Marina rimane lontana,imbottigliata a La Spezia eLa Maddalena, e in passivitàstrategica. Non dispone diportaerei, né di un braccioaereo. Ha problemi di carbu-rante, e ha scelto di rispar-miare nafta, che è effettiva-mente scarsa. Soprattutto haperso la partita sul mare, enon ritiene di doversi inutil-mente sacrificare.

L’aviazione a sua volta,per qualità e per quantità, simostra insufficiente a fron-teggiare il nemico che man-tiene la superiorità. Utilirimangono solo i reparti dicaccia, di recente riequipag-giati con aerei Macchi Mc202 e 205, veloci, docili allamanovra e ben armati, capacidi tenere il confronto con i P-40 e gli Spitfire alleati.

La difesa si rivela soprat-tutto statica e non compatta.Difetta una reale unità dicomando tra italiani e tede-schi, e una coerente pianifica-zione unitaria. Invece di con-centrare le forze e fare massa,nella sostanza, le truppedell’Asse vanno per contoproprio, con logiche e obietti-vi anche diversi.

I canali paralleli nelleinformazioni e nella comuni-cazione generano vaghezza edispersione. Quanto ai colle-

gamenti, vitali per assicurareuna pronta reazione, coordi-nata e capillare, la rete radio èsostanzialmente nulla, in par-ticolare quella italiana, men-tre la rete a filo, appoggiata apali, è esposta alle offese deiparà di Matthew BunkerRidgway.

Ai livelli alti poi, i capipolitici e militari faticano adassorbire il colpo, ma pensa-no al dopo.

All’Okw – il comandosupremo della Wehrmacht aRastenburg, nella Prussiaorientale -, si prevede, nelperiodo più o meno breve, ladefezione dell’Italia. È giàstata avviata la pianificazionedell’operazione Alarìco, chepunta all’occupazione dellapenisola.

A Roma, invece, imper-versano le trame per unaimpossibile pace separata. Sidefiniscono infine, all’inter-no del gruppo dirigente fasci-sta, le congiure e i piani,opposti e contrastanti, diDino Grandi e RobertoFarinacci per uscire dallacrisi a valanga del regime.

Benito Mussolini, il duce,da parte sua, sopravvive inuno stato di prostrazione per-manente, che gli impedisce divedere e soprattutto capire. Èalla frutta, un fantasma politi-co e umano.

*****

G li sbarchi vengonoeffettuati nella nottetra il 9 e il 10 luglio,

con ora zero alle 02:45.Conseguono sorpresa siastrategica che tattica.Riescono tutti, sia nel settoreamericano che in quello bri-tannico.

Consolidate le posizionisulle teste di spiaggia, gliAlleati, seppur tra incertezzee qualche incomprensione,impongono la loro linea diavanzata, poderosa ma infondo assai prudente. Lameta finale è Messina.

I bollettini iniziali delComando supremo italiano –10 e 11 luglio – sono impron-tati ad ottimismo, e lascianointravvedere contrattacchiefficaci. Il primo – n. 1141 –sottolinea espressamente ilcontrasto deciso dell’azionenemica.

L’Asse ha perduto la batta-glia sulle coste, ma si sforzadi reagire. L’artiglieria peròè, per lo più, quella ereditatadal 1918, a parte i modernis-simi ventiquattro cannoni da90/53, con proiettili a caricacava, del colonnello Bedogni– 10° raggruppamento semo-venti –, in Sicilia dal 17dicembre 1942.

La meccanizzazione a suavolta pare rimasta nel mondodella teoria, mentre i carrisono antidiluviani, come iFiat 3.000 costruiti negli anni

venti, o preda bellica, come ifrancesi Renault, armati di uncannone da 37 millimetri.

La speranza di rigettare gliinvasori in mare, oltre la bat-tigia, è viva. Le truppe sulcampo, seppure in difficoltà econ qualche sbandamento,assolvono il loro dovere.Continuano a combattere,scrivendo anche pagine ono-revoli, come a Gaffe e a

Favarotta, nel settore diLicata, e nella battaglia sfor-tunata di Gela.

Hitler segue personalmen-te lo sviluppo degli eventi.Non coltiva illusioni. Già dalsecondo giorno dell’invasio-ne - 11 luglio -, ritiene didover intervenire a difenderele posizioni. Ma per ragionisue proprie, non concordatené convergenti con le ragionidella Sicilia, e del compagnodi strada fascista che ha pre-teso di condurre una guerraparallela. Non è preoccupatodelle basi di bombardieri chesi istalleranno in Sicilia con-tro le città industrialidell’Italia settentrionale. Loossessiona invece la poten-ziale incursione alleata neiBalcani, che farebbe sèguitoalla conquista dell’isola. Siconvince che occorre restare,ma per bloccare, o almenoritardare il più possibile, l’as-salto oltre l’Adriatico.

Bisogna combattere loscoramento italiano. Quellastessa sera – sempre 11 luglio–, Guzzoni è già passatoresponsabilmente sulla difen-siva, e ha impartito l’ordine aMario Arisio, comandantedel XII corpo d’armata, di“contenere la pressionenemica anzicché svolgereazioni di contrattacco”.

Gli italiani, catapultati inguerra nella totale imprepara-zione, sono stanchi, e potreb-bero ritirarsi dal conflitto,lasciando scoperto il frontemediterraneo. A Roma, seg-menti via via più ampi delregime e della monarchia simuovono già in questa ottica.

Il bollettino italiano del 12luglio, il terzo, parla un lin-guaggio diverso. Si elogia laresistenza delle unità costieree si esaltano le qualità eccel-lenti delle divisioni Livorno eNapoli, ma si ammette anchela presa nemica di tutta lacosta, da Licata a Siracusa edAugusta. Il concetto strategi-co è radicalmente cambiato.Non si accenna più ad elimi-nare le teste di spiaggia allea-te, ma al contenimento dellestesse.

Non si riesce peraltro acomprendere il collasso dellapiazza di Augusta che, comequello di Pantelleria, ha infer-to un colpo mortale alle spe-ranze e al morale tanto deidifensori che dei comandi.Augusta ha ceduto sostan-zialmente senza sparare uncolpo, e ufficiali e marò sidisperdono in rotta, senza unamèta, mentre le unità della206ª divisione costiera siarrendono in massa, con tuttolo stato maggiore.

Per il maresciallo AlbertKesserling, che per i tede-schi, dal quartier generale diFrascati – l’OB Sud -,comanda tutto il fronte medi-

terraneo, gli ordini sonoperentori. Trasferire via ariala 1ª divisione paracadutistidalla Francia in Sicilia. Farattraversare lo stretto diMessina alla 29ª divisionegranatieri corazzati di WalterFries, di stanza in Calabria.Spostare nell’isola il quartiergenerale del 14° corpo coraz-zato di Hans Valentin Hube.Hube è un valente veterano

della campagna di Russia,dove ha comandato la 1ªarmata corazzata sotto vonManstein. Il fine è di riorga-nizzare tutte le truppe tede-sche impegnate o in arrivo.

La 15ª divisione diEberhard Rodt è in Siciliadalla fine di giugno.Dislocata nel settore centro-sud, dispone di una sola unitàcarri. Il 12 luglio ha il suoprimo contatto con la 3ª divi-sione americana di Truscottche, in avanzata da Licata econ l’appoggio del Comandodi combattimento A diMaurice Rose, ha esteso latesta di spiaggia a nord fino aCanicattì.

A est, la HermannGoering di Paul Conrath, inaffanno, fa fatica a disimpe-gnarsi dal settore di Gela-Scoglitti, mentre ai marginidella piana di Catania il qua-dro è precario. Il gruppoSchmalz ripiega intanto verso

Lentini.A due giorni dallo sbarco,

il bollettino dell’OB Sudrecita: “La situazione si fapiù acuta. […] La DivisioneHermann Goering sta ripie-gando sotto una forte pres-sione nemica da sud-est nel-l’area sud-est di Caltagirone-Vizzini. […] Le forze italianenell’area che si trova sottoattacco, sono disorientate.Le forze tedesche al momentonon sono in numero sufficien-te per compiere un’avanzatadecisa contro qualcuna delleteste di spiaggia nemiche”.

Kesserling vola in Siciliaper eseguire, e coordinare, gliordini. Incontra Guzzoni eFridolin von Senger undEtterlin che dirigono la parti-ta sul campo. Guzzoni e vonSenger appaiono pessimisti.Allo stato, è praticamenteimpossibile rigettare in marele truppe alleate. Kesserlingdeve convenirne. Emergonoanche perplessità sull’inviodelle due nuove divisioni.Potrebbero intasare le struttu-re logistiche, i trasporti cioèsu strade tortuose ed irreali, ei rifornimenti. In via privata,von Senger si dichiara con-trario all’invio. Si è persuasoche la soluzione più lungimi-rante sia di evacuare imme-diatamente l’isola, e organiz-zarsi sul continente, a difesalunga.

Le condizioni generaliimpediscono di lanciare ulte-riori contrattacchi contro leteste di spiaggia alleate, allar-gatesi a dismisura. Non rima-ne che evacuare intanto laparte occidentale dell’isola ele unità non essenziali. Eattrezzarsi a difesa flessibile,accorciando la linea del fron-te e muovendo gradualmente,a tappe, su micro-linee diarresto successive in direzio-ne dell’angolo nord-orienta-

Page 9: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedetta 9OTTOBRE 2010STORIAle. L’idea è quella di sfruttarel’impervietà del terreno e diguadagnare tempo prezioso.Si può così ostacolare e ritar-dare al massimo l’avanzataalleata, e resistere in quel-l’imbuto da trasformare inridotta, e da difendere con identi, finchè possibile.

Intanto c’è da disporre la15ª divisione nel centro del-l’isola, e contrastare la 3ªdivisione di Truscott. Edimpedire l’incursione britan-nica su Catania.

Nel settore sud-orientale,il colonnello WilhelmSchmalz, con l’aiuto delladivisione Napoli, ha operatocon intelligenza tattica, inmaniera anche brillante. Male forze della 8ª armata bri-tannica di Montgomery sonodi molto superiori. E occorro-no aiuti.

Guzzoni ha già ordinatoalla divisione Goering di tra-sferirsi in zona, con laLivorno di DomenicoChirieleison. Goering eLivorno, malmesse, sopravvi-vono all’inferno di Gela.

Lasciato Guzzoni, Kes-serling e von Senger volano aCatania e raggiungonoSchmalz. Due separati batta-glioni di fanteria hanno appe-na attraversato lo stretto diMessina per dargli forza, ed èin arrivo quella stessa sera unreggimento di paracadutisti.Alle sei del pomeriggio, men-tre Kesselring attende didecollare per Roma, osservaun reggimento della 1ª divi-sione, che si lancia sul campodi Catania. I parà non incon-trano ostacoli e, toccata terra,su camion si muovono rapidiin direzione sud.

Quella stessa sera del 12luglio, il Comando supremoitaliano conclude, per contosuo, che è impossibile rigetta-re in mare gli Alleati. Le dife-se costiere sono crollate el’inferiorità dell’Asse, sianavale che aerea, ha permes-so gli sbarchi. I convulsi con-trattacchi su Licata, Gela eSiracusa sono tutti falliti. Èmancata la necessaria con-centrazione delle forze.

La sola difesa efficace siintravvede nella possibilità,seppur remota, di colpire lerotte marittime sul Canale diSicilia e nel Mediterraneoorientale, così da bloccare lesuccessive ondate alleate e irinforzi, e spezzare la catenalogistica.

Mancano forze aeree ade-guate. La Regia Aeronautica,al di là del valore personaledi piloti ed equipaggi, è quasisparita dai cieli.

La Luftflotte 2, da partesua, è in gravi difficoltà.Wolfram von Richthofen, chela comanda, è sicuramente untattico dotato, esperto nel-l’impiego di siluri antinave edi bombe radio-guidate. E hamaturato un’esperienza ecce-zionale, prima nella LegioneCondor, in Spagna, nel 1936,poi nei cieli di Russia. Manon può nulla contro la deva-stazione sistematica degliaeroporti e degli aerei, a terrae nei cieli, e la superiore tec-

nologia alleata. Il mattino del 13 luglio

Vittorio Ambrosio, capo distato maggiore generale, siesprime in questo senso conHitler. Occorrono con urgen-za rinforzi, che solo laGermania può fornire.

Kesserling a sua volta rife-risce ad Alfred Jodl, capo del-l’ufficio operazioni del-l’Okw. La situazione inSicilia è critica assai. Non siscorge assolutamente la pos-sibilità di lanciare un ulterio-re contrattacco utile. Si puòsolo guadagnare tempo, equesto aiuterebbe a mantene-re alto il morale delle unitàitaliane. La sua proposta èche il resto della 1ª divisionee l’intera 29ª siano spostati inSicilia; che la Luftflotte 2venga rinforzata; e che, inmare, sommergibili e moto-siluranti operino più attiva-mente contro i convoglialleati.

Quindi Kesserling incon-tra Mussolini, che trova scos-so dagli sviluppi sul terreno,e che, chiedendo aiuto, scrivead Hitler: “Se non rigettiamogli invasori ora, sarà troppotardi”.

Ma già l’Okw discute sesia il caso di insistere nelladifesa della Sicilia. Jodl èdell’avviso che l’isola nonpossa essere tenuta ancoraper molto. Teme che le divi-sioni tedesche vi venganointrappolate, come in Tunisia.Forse sarebbe meglio rinun-ciarvi tout-court, e organizza-re le difese della terrafermaitaliana.

Kesserling, consultatotelefonicamente, raccomandaancora di continuare a difen-dere la Sicilia, e questosoprattutto per evitare il crol-lo totale del morale italiano.

L’Asse è sulla difensiva, el’iniziativa è passata agliAlleati. Evidente si manifestal’incertezza sul piano strate-gico, e l’imbarazzo. Stalin-grado ed El Alamein hannocambiato il volto della guer-ra. La disastrosa sconfitta inTunisia, con la resadell’Afrika Korps di vonArnim e della 1ª armata diGiovanni Messe, pesa comeun incubo. Da Lampedusa ePantelleria rispettivamenteoperano con efficacia aereibritannici e caccia P-40 ame-ricani. L’invasione dellaSicilia ha aggiunto disorien-tamento, e messo in crisi tuttoil teatro mediterraneo.

Hitler non rinuncia ad aiu-tare Mussolini. Approva iltrasferimento in Sicilia delresto della 1ª divisione e lospostamento della 29ª sullapunta della Calabria per unpossibile traghettamento nel-l’isola, se utile e sulla basedella disponibilità di riforni-menti. Sposta in Sicilia coneffetto immediato il quartiergenerale del 14° corpo perchèassuma il controllo di tutte leforze tedesche.

Il dittatore definisce ilcompito delle truppe tede-sche nel senso che devono“ritardare l’avanzata nemicail più possibile così da bloc-carla davanti all’Etna lungouna linea difensiva che correapprossimativamente daSanto Stefano via Adrano aCatania”.

Sarà quella la principalelinea di difesa, da SantoStefano di Camastra sullacosta tirrenica, attraversoAdrano, alla base sud-occi-dentale del massiccio vulca-nico, e quindi all’area meri-dionale di Catania sulla costaionica. I tedeschi la chiamano“Hauptkampflinie”. Patton eMontgomery faticherannonon poco a superarla. Nelfrattempo sarà già pronta laseconda linea, quella diTortorici, da Capo d’Orlandoa Giarre, passando perRandazzo.

Il dittatore emana anchespeciali istruzioni da tenersisegrete agli italiani. Hubedeve escludere Guzzoni e glialti gradi del Comando italia-no dalla pianificazione tede-sca. Deve inoltre assumere ladirezione completa delle ope-razioni, estendendo il coman-do alle unità italiane ancorautili in zona di battaglia.

Jodl amplia gli ordinisegreti di Hitler. Le operazio-ni vanno condotte ispirandosial criterio di salvare quantipiù tedeschi sia possibile, perun ulteriore impiego sulla ter-raferma.

Il 14 luglio, Kesserlingincarica espressamente ilcolonnello Ernst GuentherBaade, che è l’uomo giusto,di organizzare i punti di eva-cuazione e le rotte nello stret-to di Messina, nonché le arti-glierie antiaeree su entrambi ilati. Gli fornisce ampi poteri.

Informa inoltre Ambrosioche la ridotta nord-orientale,nell’opinione tedesca, è per-fettamente difendibile e che ilquartier generale di Hube si

trasferirà immediatamente inSicilia. Hube terrà efficace-mente la solida lineadell’Etna, assumendo ilcomando delle divisioniGoering, 15ª e Livorno, delgruppo Schmalz e della con-traerea pesante dellaLuftflotte.

Lo stesso giorno, Ambro-sio vede Mussolini. Gli riferi-sce che non c’è speranza divincere la guerra. Sottolineache non c’è giustificazionemilitare per continuare acombattere. Lo sollecita infi-

ne a ritirare l’Italia dal con-flitto. Sono questi ormai gliumori ai piani alti del trabal-lante apparato militare italia-no. Da disciplinato soldato-burocrate qual è, non brillan-te ma onesto, Ambrosioaccompagna le sue dichiara-zioni con un memorandumformale per rendere chiara, ascanso di equivoci, la posi-zione di tutto il Comandosupremo.

Scrive Ambrosio: “Ildestino della Sicilia deveconsiderarsi segnato in unperiodo più o meno breve. Leragioni per il rapido collassosono: l’assoluta mancanza diopposizione navale e la debo-le opposizione aerea durantel’avvicinamento alla costa, losbarco, la penetrazione del-l’avversario durante le nostrereazioni controffensive; lainadeguatezza degli arma-menti e della distribuzionedelle nostre divisioni costie-re; la scarsità e mancanza diforza delle nostre operedifensive; la lieve efficienza(armamento e mobilità) delledivisioni di riserva italiane. Èinutile ricercare le causedello stato delle cose: essesono il risultato di tre anni diguerra cominciata con mezziesigui e durante i quali lepoche risorse sono state bru-ciate in Africa, in Russia, neiBalcani”.

Le parole di Ambrosio

bruciano, ma sono un puntua-le atto di accusa su tutta lacondotta della guerra. Il capodello stato maggiore generaleconclude con un appello allepiù alte autorità politiche, ecioè, in sostanza, al ducestesso, a considerare se nonsia “appropriato risparmiareal Paese ulteriori combatti-menti e sconfitte, e anticiparela fine del conflitto”.

I comandi militari ormaichiedono apertamente unoshowdown, un chiarimentofinale cioè di Mussolini conHitler. L’unica opzione rima-sta è il ritiro dall’Asse, con lapace separata con gli Alleati.Mussolini, nero come lapece, risponde che darà allaquestione qualche pensiero.

I consiglieri di Hitlerall’Okw sperano anch’essi inuno showdown. Sono ormaidisincantati con ciò che con-siderano la fievole resistenzaitaliana in Sicilia, con l’inetti-tudine del governo diMussolini, e con il perpetuobalbettìo del Comando supre-mo.

Sempre il 14 luglio, adappena quattro giorni dallosbarco anglo-americano,

l’Okw aggiorna i piani, assu-mendo la decisione definiti-va. In caso di collasso italia-no, ormai prevedibile, letruppe tedesche si ritirerannonella penisola. L’occupe-ranno in forze, e rimpiazze-ranno le truppe italiane neiBalcani e in Grecia.

Intanto la Luftflotte 2avvia l’evacuazione del per-sonale, delle strutture e degliaerei, mentre la 3ª flottigliaSchnellboote di Palermomette al sicuro le motosilu-ranti. La flottiglia dipendedalla Mki – il comando mari-na tedesco in Italia - del vice-ammiraglio Weichold.

*****

L ’invasione della Sici-lia ha prodotto unafrattura nell’Asse, e

ha convinto perfino gli irridu-cibili che la guerra è persa. Ildestino dell’isola risulta defi-nitivamente segnato.

I tedeschi non intendonoulteriormente sacrificareuomini e mezzi, e si concen-trano sui loro problemi.L’ordine formale di evacuaresarà emesso dall’Okw il 26luglio. I reparti intanto ripie-gheranno ordinatamentelungo i due versanti del-l’Etna, verso e oltre lo stretto,difendendosi strenuamentecon le retroguardie e dissemi-nando, lungo il cammino,

trappole di ogni genere eordigni esplosivi. Prima alasciare sarà la divisioneGoering, poi la 15ª, infine la29ª. Alla fine di un accidenta-to, ma ragionato, percorsoall’indietro, sarà occupataquella Padania che è conside-rata l’appendice meridionaledella Germania.

Per gli italiani gli eventiprecipitano. Ambrosio insisteper la pace separata. SuMussolini incombono il 25luglio e l’arresto. Anche letruppe italiane, altrettantoordinatamente e con precisio-ne cronometrica, attraverse-ranno lo stretto. Muoverannoparallelamente su quattrorotte, da punti di imbarcodiversi e in particolare daTaormina, non prima di averattuato una sistematica azio-ne di interruzione delle rota-bili e di aver fatto saltare leistallazioni del porto diMessina. Le coordinerà consuccesso l’ammiraglio PietroBarone, coadiuvato dal gene-rale di divisione Bozzoni edal contrammiraglio Parenti.

Intanto l’isola rimane sola,con gli invasori. Ad essi lapopolazione, stremata, va

incontro con entusiasmo tri-ste, e ora con il vestito dellafesta, come a Casteltermini,ora con cavalli e muli parati,come a Bivona.

Quattro lunghi e dramma-tici giorni sono trascorsi dallosbarco. Ufficiali e soldaticombattono tenacemente, avolte in condizione di sface-lo. Ma il destino della batta-glia di Sicilia è segnato. Econ esso quello del regime edell’Italia stessa.

La battaglia, per l’Asse, èormai solo una “Lehrgang”,una ritirata, seppur da manua-le. Snocciolatasi per trentottogiorni – più di quelle diPolonia e di Francia -, si con-cluderà martedì, 17 agosto1943. Agli Alleati lascerà inbocca l’amaro.-

Foto

1. Sicilia 1943: movimen-ti e linee di difesa2. Alfredo Guzzoni3. Albert Kesserling4. 10 luglio 1943: repartidel 15° fanteria Usa sbar-cano alla spiaggia gialla -Plaja-Montegrande - diLicata 5. 10 luglio 1943: l’arti-glieria costiera martella imezzi da sbarco Usa aGela (10 luglio 1943)

Page 10: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

OTTOBRE 201010 La Vedettacultura

E’ IN LIBRERIA

Il libro di Calogero Carità“Immanis Gela nunc Alicata

urbs Dilectissima”Pagine 1.010, 243 foto in bianco e nero e 27 a colo-ri, sovraccoperta plastificata a quattro colori conalette - Tiratura 1.500 copie - Per ordini e prenota-zioni rivolgersi alla direzione de La Vedetta. Scontodel 10% solo per gli Abbonati in regola. Spese posta-li a carico dell’ordinante.

(€ 35,00) è in distribuzione presso:

cartolibreria Giardina, via San Francescoedicola Onorio, Porto

edicola Malfitano, c.so Romaedicola Incorvaia, piazza Progresso

edicola Santamaria, via Palmaedicola Di Liberto, via Gela

Libreria San Giorgio, via Campobello

L’uomo che non voleva essere padre

Un libro del giornalista e scrittore siciliano Giuseppe Quatriglio

Bilancio ancora positivo per la seconda edi-zione dell’attività di promozione realizzatadalla Biblioteca Comunale di Licata, deno-

minata “LIBRI D’(A)MARE”, svoltasi dal 10 luglioal 29 agosto 2010, nelle giornate di sabato e dome-nica, per complessivi 14 giorni, presso il LidoMiramare di contrada Poliscia, il cui titolare hamesso gratuitamente a disposizione i locali neces-sari e offerto il collegamento telefonico per internete l’energia elettrica.

Dai dati in possesso della biblioteca comunale èstato accertato che durante il suddetto periodohanno usufruito del servizio prestito, lettura quoti-diani e connessione ad internet 612 utenti; che ivolumi dati in prestito sono stati 212, che gli utentiche si sono connessi ad internet sono stati 17 e checoloro che hanno chiesto di essere tesserati sonostati 61.

Da un’indagine è emerso che i libri più letti dairagazzi sono stati quelli delle serie Asterix diGoscinny, Stilton e i Mitici della Disney, mentre lafascia adulti ha maggiormente puntato l’attenzionesu autori quali Coelho e Allende.

L’esperienza “Libri d’(a)mare”, è stata realizzatain collaborazione con la Fidapa, che ha fatto donodi un congruo numero di volumi, portando avantianche la raccolta di firme per l’assegnazione delpremio Nobel 2011 alle donne Africane, iniziativainternazionalmente nota come “Walking Africadeserves a Nobel”.

A.C.

LA BIBLIOTECA COMUNALE INSPIAGGIA IN COLLABORAZIONECON LA FIDAPA

“Libri d’(A)mare” 2010E’ ancora fresca d’inchiostrol’antologia di pensieri e recen-sioni che Paolo Mancuso, da

tanti anni stimato docente di lettera-tura italiana presso le scuole superio-ri di Licata, ha affidato allaLuxografica di Caltanissetta che neha licenziato la stampa sul finiredello scorso mese di agosto.“Divagazioni” (Noterelle su aspettidella cultura europea) (pp. 126, s.p.)è il titolo significativo che PaoloMancuso ha dato al suo volume, il cuicontenuto dimostra la sensibilità del-l’autore, la sua grande ricchezza cul-turale, la sua vasta cultura e soprat-tutto la sua grande capacità di stu-diare in profondità i fenomeni filoso-fici e letterari, senza limiti di frontie-ra, spaziando con assoluta padro-nanza non solo tra i fenomeni lette-rari italiani, ma anche europei edextraeuropei, dando concreta testi-monianza di possedere anche delleottime e raffinate qualità espositive.

L’antologia di “Divagazioni”, chePaolo Mancuso ha dedicato alla figliaGiulia, è saggiamente articolata inquattro distinti sezioni:“Considerazioni sparse”, “Sintesi diopere di contenuto diverso”, “Sintesidi opere letterarie” e “Noterelle suopere filosofiche”. Lui stesso dichia-ra ai lettori nella brevissima presen-tazione del suo lavoro che da anniaveva preso l’abitudine di annotarein un diario considerazioni su libriletti, sulla politica del governo italia-no, la scuola, la famiglia, la vitaumana e altre cose degne di interes-se. Annotazioni che di recente ha lie-vemente rielaborato per raccoglierlenel volume che ha dato alla stampa.

In effetti, scorrendo le pagine deltesto che si presenta di facile letturaper tutti - ed è questo il dono chepossiede Paolo Mancuso - si ha subi-to la percezione di un lavoro diaristi-co, di una persona che legge un gior-nale e ne annota i fatti di cronaca piùrilevanti o che legge un libro chiosan-do le pagine più belle o scorrendo ilpensiero di un filosofo ne coglie gliaspetti di più facile lettura per tutti,nonostante il loro profondo signifi-cato.

Così gli “appunti” non sono titola-ti, ma solo numerati, tipico di chiannota su un diario. Dunque abbia-mo contato ben 39 “Considerazionisparse”, ad esempio sul “DeSenectute” di Bobbio, sui vantaggidell’anzianità rispetto alla giovinez-za, sulla fuga dei giovani dai partitiverso i quali non nutrono più alcunafiducia, sul libro “L’Italia civile” diBobbio che commemora tre docentidel Liceo “D’Azeglio” da lui frequen-tato, sul romanzo “La tregua” diPrimo Levi, sulla riapertura nel 1997del caso di via Rasella, su alcune date

significative, quali la presa dellaBastiglia e sulla dichiarazione diindipendenza degli americani. Ben41 sono le “Sintesi di opere di conte-nuto diverso” lette dall’autore che cioffre una ricca bibliografia che spaziadal “Il secolo breve” di E.J.Hobsbawn alla ”Storia d’Italia e crisidi regime” di M. Salvadori, da “Dadentro la globalizzazione” di Z.Bauman a “La rivoluzione sessuale”di W. Reich, da “Tornare al futuro” diG. Amato a “La vita di Cavour” di R.Romeo, da “L’età dell’odio” di A.Chua a “L’etica protestante e lo spiri-to del capitalismo” di M. Weber, da“La guerra del Peloponneso” diTucidide a “Ascesa e declino dellegrandi potenze” di P. Kennedy. 39sono le “Sintesi di opere letterarie”lette, dal romanzo “Il maestro eMargherita” di Bulgakov alla“Coscienza di Zeno” di I. Svevo, da“La signora Dalloway” di V. Wolf al“Ritratto di Dorian Gray” di O.Wilde, da “Guerra e pace” di L.Tolstoi a “I demoni “ di F.Dostoevskij, da “L’Ammazzatoio” diE. Zola a “La montagna incantata” diT. Mann. Appena 11 sono, invece, le“Noterelle su opere filosofiche”, da“La Repubblica” di Platone alla“Etica” di Spinozza, dalla “Criticadella ragion pura” di E. Kant a“Essere e Tempo” di M. Heidegger,da la “saggezza antica” di R. Cortinaa “L’anima e il suo destino” di V.Mancuso.

C.C.

Nella foto: la copertina del librodi Paolo Mancuso

Noterelle su aspetti della cultura europea

Le “divagazioni” di Paolo Mancuso

I l rifiuto della paternità, perseguendosoltanto l’appagamento dei sensi,seguito, in età matura, da tardive fru-

strazioni e da pentimenti riparatori, e ledisavventure di chi un figlio, anche adotti-vo, non è riuscito a tenere con sé, sono alcentro del nuovo romanzo di GiuseppeQuatriglio, “L’uomo che non voleva esserepadre”, pubblicato da Iride edizioni-Gruppo Rubbettino ( 2009, pp. 100, €10,00).

L’argomento del romanzo, che l’autore,giornalista professionista, saggista e scrit-tore, ha dedicato alla propria moglie, alla dilei pazienza e tenerezza, come ha osserva-to Luigi Zoja che firma la presentazionedel volume, è insolito nella lettura degliultimi anni e “rompe – come si legge nellanota che lo stesso autore ha voluto inserireal termine del suo racconto- un assurdosilenzio a pare sprigionare il sentimentopaterno da una interminabile clandestini-tà”. Infatti, come si sa, la letteratura è pienadi riferimenti all’amore materno. Quellopaterno è invece trascurato o rimosso.

La vicenda di Agatino Lorenti, inse-gnante di origine siciliana in un liceo roma-no, prende l’avvio, nei giorni successivi altrauma collettivo dell’11 settembre, dalcasuale acquisto, nella bottega di un riven-ditore di libri usati, del diario di un suoomonimo, un medico vissuto settant’anniprima. La lettura gli provoca non solocuriosità ma anche un turbamento più per-sonale perché l’insegnante vede riflessenello scritto le tappe della propria vita e siaccorge anche, con sgomento, di una scon-certante condotta parallela nello sconosciu-to che vede incrociarsi bugie e rivelazioni.

Ma non si tratta di un arido raccontoperché le confessioni contenute nel diariosono narrate con una prosa, come sa fareQuatriglio, spigliata e colloquiale densa dianeddoti, uno stile diretto di una indaginepoliziesca, una affabilità di parole qualehanno toccato pochissimi e ormai semprepiù rari scrittori contemporanei..

Il protagonista della vicenda, laureatosia Padova, dove ha attraversato il sognorivoluzionario del movimento studentescodel Sessantotto e gli sconvolgimenti socia-li nella morsa della strategia della tensione.Quando sa che la moglie non può averefigli, si ritiene punito dal destino e approdaalla serenità con l’adozione del piccoloAlfredo che, però, deve essere presto resti-tuito alla madre naturale.

Quasi analoga esperienza ha patito losconosciuto anonimo diarista in unaCatania otto-novecentesca, raccontatanella controluce di figure illustri, qualiGiovanni Verga e Mario Rapisarda.

L’insegnate, alla ricerca di lontane veri-tà, spera di rintracciare gli eredi del suoomonimo compiendo anche un lungo viag-gio in treno. La sua ricognizione a Catania,viene, tuttavia, vanificata da bugie e dainattese quanto sconvolgenti rivelazioni.Così, alla fine di un percorso travagliato,con un gesto di orgoglio, rifiuta il messag-gio stregato arrivatogli da lontano, facendouna consapevole scelta di vita.

Quatriglio, di cui conosciamo già“Mille anni in Sicilia” e “Viaggio InSicilia” (Marsilio), “L’uomo orologio” e“Sabir” (Sellerio) e i più recenti romanzi“Il muro di vetro” (Flaccovio) e “BavariaKlinik (Iride), nel suo racconto si muoveagevolmente dalla cronaca alla profondaanalisi introspettica, dalla ricerca storicaalla illustrazione paesaggistica, dallo stu-dio dei costumi all’apologo. Questo suolibro che ci indica che alla fine la propriaesistenza va vissuta con determinazione,senza doversene poi pentire, disposti apagare quando si commettono errori, si dis-tacca nettamente nel panorama attualedella letteratura europea. In esso si muovo-no figure umane e non persone di pocospessore. Il racconto è breve e di facile epiacevole lettura e ci fa capire, come scriveSergio Sciacca in una sua recensione, checosa sono stati gli italiano e come non-ostante il “vociare dei politici e il gracchia-re degli schermi, continuano ad essere”.

C.C.

Page 11: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedetta cultura & società 11OTTOBRE 2010

La villa comunale di Mistretta: un giardino all’italiana

Un video libro di Nella Seminara

H a visto di recente laluce un video librodi Nella Seminara,

licatese d’adozione, sulla villacomunale “Giuseppe Gari-baldi” di Mistretta, sua cittànatale. Un lavoro di ricercaassai congeniale all’autrice,laureata in scienze naturali,esperta di botanica e biologia,che si è già misurata su questocampo qualche anno addietrocol suo interessante libro “DaLicata a Mistretta”, una sortadi viaggio naturalistico tra ledue città che hanno segnato lasua vita, dimostrando in essotutto quell’amore filiale mira-to a valorizzare il patrimoniobotanico-naturalistico di que-ste due città.

Questa volta Nella ha con-centrato tutta la sua attenzionea Mistretta, alla sua villacomunale intitolata al genera-le “Giuseppe Garibaldi”, unvero polmone verde nel cuoredi questo antico centro storicoche ancora custodisce gelosa-mente intatte le sue emergen-ze storico-architettoniche,così come i Licatesi dedicaro-no alla fine dell’ottocento laloro villa alla “Regina Elena”,realizzata proprio sotto leantiche mura e il bastioneMangiacasale in un pezzo diterra strappato al fiume Salsoe al vicino mare. Un lavoro

certosino che ha richiestoall’autrice in impegno di bendue anni di ricerche e verifi-che che le hanno consentito diricostruire in modo puntualele tappe storiche di questa lus-sureggiante villa e di metterein risalto, da brava docente discienze naturali quale è stataper vari lustri alle medie“Quasimodo” e “Bonsignore”della nostra città, le caratteri-stiche antropiche, antropolo-giche, il ruolo sociale e letipologie botaniche.

La villa comunale diMistretta, così come quella diLicata e di altri comuni cheebbero la felicità di averneuna, era la casa di tutti: luogoper le attività ludiche deibambini, luogo delle passeg-giate, ritrovo dei fidanzatini,sede per i concerti della banda

musicale locale nei giornifestivi, luogo prescelto per lefoto ricordo, nonché rifugioper generazioni di studentiche qualche volta marinavanola scuola. Ma la villa, spessoun vero e proprio orto botani-co, una volta il fiore all’oc-chiello anche delle piccolecittadine, era anche il luogodella scoperta di strane e fan-tasiose piante, di enormi albe-ri con le radici affioranti con-torte, di rare specie florealiseguite con cura dall’allora“villiere”, una figura quasiovunque scomparsa dallepiante organiche dei Comuni,con il conseguente abbandonodi centenari giardini che quasidappertutto ormai resistonoall’incuria e all’abbandonograzie al vigore derivantedalla loro vetustà.

Nella non si limita adescrivere le piante da Leiesaminate solo sul piano dellabotanica, ma le rivivere nelmito, nell’arte, nella poesia,nella medicina, nella cucina epersino nella Bibbia, nellamagia e nel linguaggio deifiori.

L.C.

Nella foto: la copertina delvideo libro di NellaSeminara.

Chi ha paura muore ogni giornoPresentato in città il libro del magistrato Giuseppe Ayala

di Anna Bulone

L ’auditorium gremitodella Parrocchia diS. Giuseppe Maria

Tomasi ha accolto, il 24 set-tembre scorso, l’arrivo incittà del giudice GiuseppeAyala. Pubblico ministeronell’ambito del maxipro-cesso di Palermo controcosa nostra siciliana, inizia-to il 10 febbraio 1986 econclusosi nel dicembredell’87, è attualmente con-sigliere presso la sezionepenale della Corte d’Ap-pello di L’Aquila. L’aulabunker dell’Ucciar-done,costruita in tempo record,ospitò il processo messo inpiedi da un rivoluzionariopool d’eccezione, formatodal coordinatore AntoninoCaponnetto, capo dell’uffi-cio istruzione di Palermo, etra gli altri, dai giudiciGiovanni Falcone e PaoloBorsellino. Raccogliendo evagliando rivelazioni eprove, sostenute poi nel-l’accusa, è stato inferto undurissimo colpo alla piovradi quegli anni. Più di 450imputati rinviati a giudizio,360 condannati, 19 erga-stoli e 2665 anni di carcerecomplessivi inflitti, con lesuccessive conferme inappello e in cassazione, loStato aveva vinto.

Il titolo “Chi ha pauramuore ogni giorno” si rife-risce ad una frase chePaolo Borsellino, vittimacon la scorta di un attenta-to il 19 luglio 1992, pronun-ciò qualche settimanadopo la strage di Capacidel 23 maggio dello stessoanno. Il libro descrive ilrapporto umano e il collau-dato sodalizio professionaleintercorso con i due magi-strati simbolo dell’antimafiae rappresenta una testimo-nianza autentica elaboratacon un linguaggio semplicee scorrevole, che ripercor-re i molti anni dedicatiall’attività giudiziaria e nonsolo.

La dedica “a chi lodovevo” è il segno dell’a-dempimento di un doverenei confronti soprattuttodei due giudici uccisi, maanche dei giovani, per farein modo che non si disper-da la memoria storica di unperiodo fondamentale nel-la storia della Sicilia.Tredici i capitoli, ognunodei quali narra alcunevicende, come afferma lostesso autore, senza edul-corare o enfatizzare troppogli avvenimenti. Contieneanche un forte atto d’accu-sa nei confronti dell’alloraANM e CSM, definiti invasi-vamente politicizzati. “Nonè la mafia che ci ha ferma-to, afferma Ayala durantel’incontro, ma alcune pre-

cise istituzioni dello statoitaliano”. Continua ancora:“Durante la preparazionedel maxiprocesso il lavorodel pool è stato sostenutodallo Stato, perché in que-gli anni a Palermo era scop-piata la guerra di mafia.Tutti i vertici di cosa nostra,uno dopo l’altro venneroeliminati. Il rapporto con lapolitica si interruppe, puressendoci ancora gli inter-locutori. I corleonesi eranoimpegnati nella sanguinosaguerra e per tutto quelperiodo non hanno presoin mano la guida dell’orga-nizzazione. Si creò quindiuna storica, rara, se nonunica, frattura tra mafia epolitici. Finita nell’85 laguerra di mafia, i corleone-si ripresero in mano lasituazione, riallacciarono irapporti con la politica efinito il maxiprocesso ci siritrovò nella stessa situazio-ne di prima”! Il contenutodel libro non è clementeneanche con un alto prela-to di Palermo, che durantei funerali del generale DallaChiesa affermò: “Mentre aRoma si discute, Saguntoviene espugnata”, unafrase forte che non verràmai più ripetuta e di fune-rali di vittime della mafia sene celebrarono tanti.

A chi gli chiede qualepossa essere la condizioneattuale della mafia inSicilia, Ayala risponde chela cosa più preoccupantenon è lo stato di salute, mail fatto che sia ancora pre-

sente sul territorio. Unapresenza oscura che attac-ca alle spalle e per questomotivo subdola e difficile,ma non impossibile, dacombattere. Segnali allar-manti sono stati avvertitianche nella nostra città enell’interland, toccati più omeno direttamente dalleoperazioni Apocalisse eFamily. E’ notizia di pochigiorni fa l’avvertimento adun imprenditore del luogodel quale si sta occupandola DDA di Caltanissetta. Lacriminalità organizzata saràancora protetta se scheggeimpazzite continueranno agiocare una partita trucca-ta, in cui, per un dolososcambio di maglie, non sipotrà comprendere chiscende in campo a favore echi contro nella lotta per lalegalità. Se non ci si liberadella condizione atavica disudditanza verso il potere,la cultura del diritto nonpotrà soppiantare quelladel favore, l’unica finoraconosciuta. “La mediazio-ne del favore, negatrice deldiritto, ha esaltato al massi-mo la percezione e il fasci-no del potere”. Falconeaffermava che: “La mafia èun fatto umano e cometutti i fatti umani ha avutoun inizio e avrà anche unafine. Magari toccherà allegenerazioni future vedererealizzate queste parole, staa noi preparare loro il ter-reno in cui esse possanoattecchire”.

LAUREA

Daniele Milo, dottore in giurisprudenza

Mercoledì 15 settembre scorso, in Roma, alla LUISS“Guido Carli” - Libera Università Internazionale degliSudi Sociali, Daniele Milo ha conseguito con una altavotazione la laurea magistrale a ciclo unico inGiurisprudenza, discutendo brillantemente la tesi su “Larilevanza delle condotte distruttive: i rapporti tra pecula-to e abuso d’ufficio”, relatrice la Chiar.ma Prof.ssa MariaNovella Masullo e correlatore il Chiar.mo Prof. AngeloCarmona.Al neo dottore, ma anche ai genitori, dott. Luigi Milo eprof.ssa Carmela Damanti, che con orgoglio hanno potutogustarsi questo primo traguardo, le più sincere ed affet-tuose congratulazioni della Direzione e della Redazionede La Vedetta.

I miei anni con Falcone e Borsellino

NELLE NOSTRE EDIZIONI

Per Natale in edicola“Rusidda a licatisi”di Nicolò La Perna

Per Natale sarà in edicola un ponderoso saggio (circa 380pagine) su Rosa Balistreri di Nicolò La Perna, il primo adoggi così completo. Il titolo “Rusidda a Licatisi”. Il sottotitolo presenta invece il programma dell’opera: RosaBalistreri, approfondimenti sull’attività artistica, testimo-nianze, testi e partiture di tutte le composizioni che costi-tuiscono una vera e propria, quanto preziosa antologia, acui mai nessuno aveva pensato. Nicolò La Perna, medicopediatra, da dieci anni cura per conto del Lions Club diLicata l’annuale Memorial Rosa Balistreri, un concorso perpoesie e canzoni dialettali che negli ultimi anni ha datoesempi di grande spessore culturale. Nicolò La Perna inquesto suo saggio che contiene una minuziosa e ricca bio-grafia di Rosa Balistreri, ha dato il massimo per la pienavalorizzazione e conoscenza della figura e dell’attività arti-stica dell’illustre figlia che Licata ha imparato, seppur conritardo e tante remore, ad apprezzare e ad amare.

SCUOLA MEDIA G. DE PASQUALI

CINQUE ALUNNI HANNO OTTENUTO L’ISCRIZIONE AL TABLEAU D’HONNEUR

C inque alunni lica-tesi, che hannofrequentato l’I.C.

Francesco Giorgio durantel’anno scolastico 2009-2010, hanno avuto conferi-to l’attestato di merito peressersi particolarmentedistinti nello studio dellalingua francese. La ceri-monia di consegna degli

attestati si è svolta sabato 9Ottobre presso il Collegiodei Filippini ad Agrigento.Il dirigente scolasticodell’I.C. “F. Giorgio”, dott.Vincenzo Pace, si dicemolto soddisfatto per l’im-portante risultato ottenutodai ragazzi che hanno fre-quentato l’istituto che eglidirige.

Gli alunni che hannoottenuto l’importante atte-stato sono: AntonaGaspare, Casano Cristine,De Caro Cristian, NogaraSimona e PintacronaFrancesco; i cinque ragazzihanno frequentato le classiterze della Scuola Media“G. De Pasquali”.

Con la consegna degliattestati di merito, gli alun-ni hanno pure ottenuto l’i-scrizione al “Tableaud’honneur” della sezioneitaliana dell’AMOPA(Associazione dei Membridell’Ordine delle PalmeAccademiche).

Le Palme Accademichefurono istituite daNapoleone I° nel 1808 peronorare i docenti universi-tari; successivamente, l’o-norificenza fu estesa aquanti contribuivano alladiffusione della culturafrancese nel mondo.

Oggi l’OMOPA, presen-te in 75 Paesi dei 5Continenti, è posta sotto ilPatrocinio dellaRepubblica Francese ed èstata riconosciuta comeAssociazione di pubblicautilità.

Page 12: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

Caro Direttore,dobbiamo essere grati a CarmeloIncorvaia per il contributo, sempreampio e puntuale, che continua a dare aquell’evento di grande rilevanza stori-co-militare che fu lo sbarco degli anglo-americani in Sicilia. Ne è conferma l’ar-ticolo “Luglio 1943, assalto alla Sicilia”che introduce il diario di Alfredo Ferri(La Vedetta, luglio-agosto 2010).Attingendo alla documentazione e allastoriografia statunitense, Incorvaia hatracciato, in questi anni, un particola-reggiato e preciso itinerario delle variefasi dello sbarco nel territorio di Licata(ma la sua ricerca spazia anche in diver-si ambiti della storia della città), rive-landosi un esperto cultore della disci-plina storica.

E’ evidente, tuttavia, che la suaimpostazione narrativa è selettivamen-te americana, perché americane sono lesue fonti. I superstiti di quella genera-zione, cui toccò in sorte di essere testi-moni di quelle ore drammatiche e, inmolti casi, tragiche, pur con il distaccodei tanti anni trascorsi, siamo sensibiliai contributi che arricchiscono la storiadi quell’evento. La pagina autobiografi-ca dell’allora sottotenente Ferri, prota-gonista di quella che è stata chiamata labattaglia di Agrigento, aggiunge ai fattid’arme che si svolsero lungo la direttri-ce Licata - Agrigento, via PalmaMontechiaro, un altro tassello che atte-sta l’impegno con cui molti reparti ita-liani hanno contrastato l’avanzata delnemico. E’, cioè, da respingere la ver-sione secondo la quale l’esercito italia-no non ha opposto resistenza alle forzealleate e si sia sciolto come neve al sole,anche se è altrettanto vero che interibattaglioni preferirono la diserzione alcombattimento. Ignoro quale spazioabbiano riservato gli storici alleati alla

battaglia di Agrigento, certo di modestaimportanza nel panorama tattico-stra-tegico della campagna.

Lo storico statunitense, tenentecolonnello Carlo D’Este, nel suo corpo-so libro “1943, Lo sbarco in Sicilia”(titolo originario Bitter Victory),Mondatori 1990, la salta a piè pari.D’altra parte, nell’opera di D’Este, leforze in campo italiane sono inesistentie tutta la sua ammirazione è rivolta alledivisioni germaniche. E’ da ritenere digrande interesse il volume di AlbertoSantoni “Le operazioni in Sicilia e inCalabria” (luglio/settembre 1943),edito dallo Stato Maggioredell’Esercito, che, però, non conosco.Utili indicazioni ci vengono da GaetanoZingali, autore de L’invasione dellaSicilia (1943), Crisafulli, Catania 1962,che alla battaglia di Agrigento dedicatre pagine. Le operazioni riferite daFerri si inseriscono, come s’è detto, nelcontesto dello schieramento trasversa-le, da nord a sud, che doveva sbarrarel’avanzata americana da Licata adAgrigento. Fu sul fronte costituitosi sulfiume Naro che rifulse il valore dei bat-taglioni bersaglieri che facevano capo al10° reggimento, ricostituitosi aPalermo, sua sede storica, con i super-stiti, fatti rientrare dalla Tunisia nellaprimavera del ‘43, mentre si conclude-va la lunga campagna in Africa setten-trionale. Fu una settimana di aspricombattimenti. Lo dimostra l’articolointroduttivo di Incorvaia e Allotta chedà una analitica descrizione delle fasidella battaglia e dell’impiego dei repar-ti statunitensi. Io vorrei aggiungere unulteriore breve spazio agli interventi deibattaglioni bersaglieri operanti e ricor-dare il riconoscimento che fonti avver-sarie tributarono ai protagonisti italianidella battaglia di Agrigento.

Il 13 luglio, il 35° battaglione, alcomando del leggendario maggioreGuido Moccia, riuscì a bloccare l’avan-guardia americana e con pari intrepi-dezza si comportarono i battaglioni 73°e 74°, guidati con l’esempio dal tenentecolonnello Pio Storti, comandante delreggimento, e non senza il contributodel XXII gruppo di artiglieria del colon-nello Corrado Ravaioli. Il 525° batta-glione, schierato nel caposaldo a sud diAgrigento, mantenne le sue posizioni,contendendole al nemico con contrat-tacchi, fino al pomeriggio del 16 quan-do, ridotto ad un pugno di uomini,dovette cedere alla preponderanzaavversaria. Gli americani entrarononella città alle ore 21.00 dello stessogiorno 16.

“Per cinque giorni - scrive il genera-le Faldella, capo di stato maggiore del-l’armata in Sicilia - una divisione ame-ricana, sostenuta dalla flotta e da forzeaeree imponenti, era stata arrestata daisoldati della 207° divisione costiera edal 10° bersaglieri. La pagina di storiache essi scrissero merita di essere ricor-data con amore e gratitudine. Il bollet-tino di guerra 1146 del 15 luglio giàaveva esaltato il loro valore, ricordandoanche il 10° bersaglieri comandato daltenente colonnello Storti”.

La stessa Radio-Londra alle ore 8.15del giorno 18, commentando l’occupa-zione di Agrigento, definì fiera la resi-stenza delle nostre truppe. Altro rico-noscimento venne dallo storico ammi-raglio Morrison che scrisse: “Gli italianicombatterono virilmente per Agri-gento”. E fu tutto merito italiano, per-ché in quel settore di tedeschi non cen’era nemmeno uno.

Angelo Luminoso

La battaglia di Agrigento (12-16 luglio 1943)

LA VEDETTAMensile licatese di libera critica, cultura e sport

FONDATO NEL 1982Aut. n. 135/82 Trib. AG

Iscritto al R.N.S.I. (oggi R.O.C.) al n. 8644 dal 24/7/1998

DIRETTORE RESPONSABILE:CALOGERO CARITÀ

CONDIRETTORE:ANGELO CARITÀ

SEGRETARIA DI REDAZIONE:ANNALISA EPAMINONDA

COLLABORATORI:GIUSEPPE ALESCI, ELIO ARNONE,

FILIPPO BELLIA, ANGELO BENVENUTO, GIOVANNI BILOTTA, ANNA BULONE

GAETANO CARDELLA, GAETANO CELLURA, GIUSEPPE CELLURA, FEDERICA FARACI, FLAVIA GIBALDI, CARMELO INCORVAIA, PEPPE LANZEROTTI, GABRIELE LICATA, GAETANO LICATA, ANGELO LUMINOSO, ILARIA MESSINA, GIUSEPPE PERITOREGAIA PISANO, GIROLAMO PORCELLI,

SALVATORE SANTAMARIA, PIERANGELO TIMONERI,

CARMELA ZANGARA

EDITORE:ASSOCIAZIONE CULTURALE “IGNAZIO SPINA”

Direzione, redazione, pubblicità e segreteria: via Barrile, 34

Tel. e Fax 0922/772197 - LICATAE-Mail: [email protected]

Sito Web: www.lavedettaonline.it

ABBONAMENTI CCP n. 10400927Ordinario: Euro 10,00 Sostenitore: Euro 25,00 Benemerito: Euro 50,00

Gli articoli firmati esprimono esclusivamente le opinioni dei rispettivi autoriAssociato all’USPI

ImpaginazioneAngelo Carità

Tel. 0922 - 772197E-Mail: [email protected]

StampaTipografia Soc. Coop. C.D.B. a.r.l.

Zona Ind.le 3^ Fase - 97100 RAGUSATel. 0932 667976

OTTOBRE 2010 La VedettaRUBRICHE12LETTERE AL DIRETTORE POETI LICATESI

Lillo Cona

Marina

ARTISTI LICATESI

La pittura e la scultura di Gino Leto

Sempret’addormi, vecchia marina,con le tue caserabberciate nei fianchistanchee le tue strette vie,dove pienariverbera la malinconiae il soleha un fiato appena.

Sempre t’addormi…e ancora t’addormi,mio struggente borgo,cullato il sonnodalle neniegrevidi spente madri…Ammantellatadi nerol’incerta vita.

“Penso che un quadro figurativo èbello se lo capiscono tutti, i colti e gliignoranti d’arte, i piccoli e i grandid’età. Un quadro è sempre bello avedersi se risponde ai canoni accade-mici che sono: la chiave prospettica,quella cromatica e quella tonale; sepoi a questo aggiungiamo il sentimen-to che l’artista sa imprimere all’operae la genialità con cui la narra, diventaun’opera d’arte”. Queste sono le rego-le che si è dato Gino Leto, licatese, pit-tore e scultore, per raccontare, comeun cantastorie, le cose della sua gio-ventù, della sua terra, le storie chemaggiormente l’hanno interessato nelcorso della sua vita.

Da qui nascono i dipinti della serie“I colori del Pisciotto”, che hannocome sfondo l’isolotto di S. Nicola, lecanne che fanno barriera ai calanchi,curvate dal vento, la spiaggia biondadi quel meraviglioso litorale che occu-pò le giornate estive di Leto che corri-spondono ai momenti più spensieratidella sua giovinezza.

Alle serie “Cose di Licata” appar-tengono i dipinti che rappresentanoscene drammatiche legate all’emigra-zione e in specie ad immagini a noitutti familiari di emigrati che con leloro classiche valigie di cartone rin-forzate dallo spago o da quante cintu-ra salutano in stazione con mestizia,tipica del momento del distacco edella partenza, i loro cari.

Leto, che colpisce per la policromiadelle sue tele e per il modo originale incui tratteggia i suoi personaggi, si èoccupato anche di temi legati

all’Olocausto, al pacifismo, alla rivo-luzione culturale del ’68, alle canzonidi Guccini che ha cantato tra l’altro igalà, l’allegria, l’eleganza delle donne.La sua pittura in pratica diviene rac-conto delle vicende umane, siano essefelici che tragiche, suscitando, attra-verso i sentimenti che i esprimono ivolti dei suoi personaggi, forti emo-zioni e catturando la fantasia di quan-ti si fermano ad ammirare le sue origi-nali creazioni.

Leto riesce altrettanto genialeanche nella scultura ad altorilievo. Lasua prima opera nasce nel 1993. Salavorare abilmente il faggio crudo,facendo emergere dalla materia infor-me racconti e rappresentazioni chetraggono lo spunto dalla storia civile ereligiosa della nostra tradizione e damomenti della vita quotidiana, impre-ziosendo il tutto con il suo meraviglio-so cromatismo che davvero riesce a

raggiungere livelli di grande espressi-vità. Significative sono la Crocefis-sione e l’Olocausto. Quest’ultima èstata premiata dall’Accademia Ibleadi Lettere Scienze ed Arte.

Leto ha partecipato a più mostrenon solo in Sicilia e a Licata, ma anchea Roma, a Venezia, a La Valletta diMalta ottenendo numerosi consensi.Nel 2003 è stato premiato allaBiennale di Venezia con la sculturapolicroma “Dio è morto”, inseritanella XI edizione Pittori Europei2003, edito dalla casa editrice ilQuadrato di Milano.

Calogero Carità

Nella foto: “Olocausto”, sculturapolicroma su faggio crudo (cm.55x40x6) creata nel 2000 daGino Leto

Page 13: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedetta INIZIATIVE 13OTTOBRE 2010

Irrompono i Risin un noto localecittadino, tra gli

invitatil’assassino della

giovane LisaTerrasi

L icata, sabato 28 ottobre2010. In un noto risto-rante cittadino è in

corso una cena privata. Ad untratto il colpo di scena, fannoirruzione i Ris, il capitanoNetzgorova interrompe lacena, in una villa nella zona èstato compiuto un efferatodelitto, la giovane RacheleDonati è stata barbaramenteuccisa, strangolata con un cavoelettrico. L’unica testimoneoculare, Lisa Terrasi dichiara:“Non ho visto l’assassino involto, ma gli ho sentito dire altelefono che stava raggiungen-do un locale per parteciparecon la moglie ad una cena”.L’assassino è seduto tra i tavo-li, toccherà agli altri commen-sali capire di chi si tratta.

I Ris prendono le impronteagli indiziati, si scruta ogniparticolare, anche il più picco-lo indizio potrebbe essere deter-minante per il buon esito delleindagini. Intanto il tg locale ègià sul pezzo: edizione straordi-naria, scorrono le immaginidel luogo del delitto, i giornali-sti sono fuori dal locale e rac-contano per filo e per segnocosa sta accadendo all’interno.Signore e Signo-ri, la secon-da cena con delitto è servita!

Il gruppo Giochi aTavola porterà in scena inun noto ristorante cittadinoil secondo appuntamentocon Cena con delitto, un’e-sclusiva non solo perLicata, ma per tutta laSicilia. I tavoli diventano

squadre, ogni volta una sto-ria diversa, sullo sfondo unomicidio, le indagini, gliindizi, vince chi smascheral’assassino nel minoretempo possibile. In palio laprossima cena.

Nel mese di giugno, laprima cena con delitto, icommensali dovevano sco-prire chi aveva ucciso ilcuoco, accoltellato alla golae abbandonato in spiaggia,a due passi dal locale.L’assassino era tra lo staffdel ristorante. Questa voltaaddirittura si nascondevatra gli invitati... I Ris hannoraccolto prove e consegna-

to elementi utili agli altricommensali che alla finehanno smascherato l’assas-sino.

L’appuntamento a Lica-ta è con la prossima cenacon delitto... martedì 23aprile 2011... ma chissà...forse l’assassino tornerà acolpire prima... moltoprima, in Provincia...www.gioachiatavola.altervista.org.

Nella foto: scena del Invito acena con delitto, un film data-to 1976 con Peter falk, PeterSellers e Alec Guinness

Licata, il delitto è servito... e risolto

MAURIZIO LICATA

Piazza Linares, 24 - Tel. 0922 773031 - LICATA

CD - DVD - LCD - HI-FI - PLAY STATIONSTRUMENTI MUSICALI - MP3

Un gioco in voga in città

di Ilaria Messina

G li alberi della vil-letta Garibaldisono secolari.

Guardando le foto d’epocadel centro storico di Licata– quelle vecchie foto inbianco e nero che ci aiutanoa non dimenticare la storia- la villa è sempre lì, con isuoi alti alberi e la statua diGiuseppe Garibaldi, a cui èdedicata, che troneggia alcentro.

Ma che ne è oggi di que-sto spazio verde del centrocittadino? È regno di centi-naia di uccelli, che se nesono impossessati, dato che,come aveva più volte prece-dentemente denunciato que-sto stesso giornale, la villa èricoperta di sterco. Anche lastatua di Garibaldi ne è rico-perta. E di certo il patriotaitaliano non ne sarebbe feli-ce.

La villa è rimasta abban-donata a se stessa per anni.Precisamente fino all’8 set-tembre, quando i ragazzi diVariazioni si sono rimboc-cati le maniche – e i panta-loni – per ripulirla, poichél’hanno scelta come sede di“Improvvis-arte”, la loroquinta iniziativa, dopo lapresentazione dell’associa-zione al Teatro Re Grillo,quella del libro di AntoninoTarlato Cipolla “Ricordi infumo”, la mostra fotografi-ca di Angelo Guttadauro ela manifestazione “Arte-colata” al chiostro S.Francesco, anch’esso ripuli-to e riempito per l’occasio-ne.

Per un giorno la villa haospitato pittori, disegnatori,fotografi, artigiani, attori,giocolieri e musicisti,improvvisando uno spazio

d’arte unico in città e resti-tuendo dignità ad un luogoabbandonato e dimenticato.

L’iniziativa, totalmentegratuita per i partecipanti,ha ospitato le esposizioni diartisti non solo licatesi maanche provenienti da altrecittà: Teresa La Cognata,Ada e Onofrio Peritore,Josè Augusto, PietroPlatania, Cristian Bugiada(pittori); Vincenzo Puzzo,Chiara Riccobene, AngeloBella (disegnatori); AndreaLilliu, Rita Farruggio,Giuseppe Mongiovì, Giu-seppe Malfitano (fotografi);Sere di fimo, Luigi, Angelo(artigianato).

Antonino Tarlato hascritto una bellissima poesiaper l’occasione e SalvatoreCammarata ha letto unpasso di Charles Bukowskiemozionando tutti i presen-ti. I ragazzi del gruppo folkLimpiados hanno proiettatoil video della loro ultimatournee in Serbia e inUngheria, dove hanno por-tato la cultura e le tradizionisiciliane.

La musica dal vivo haaccompagnato le esposizio-ni. Hanno suonato durantela serata i Saman AcousticExperience, i 500 Hertz,

alle percussioni GiovanniCicatello, Alessio Salvag-gio, Fabio Cappadonna. Einfine gli applauditissimiPachira, che hanno eseguitobrani propri e cover finoallo scadere dell’orario per-messo, quando le forze del-l’ordine hanno consigliatodi interrompere la musica...

L’associazione ha“improvvisato”, si è arran-giata, riuscendo in pochigiorni a racimolare il dena-ro per le attrezzature graziealla collaborazione deicommercianti licatesi chegentilmente hanno dato illoro contributo. Tutto persostenere un’iniziativa voltaal tentativo di risollevare lacittà dallo stato di prostra-zione politica e sociale incui versa da tempo.

Variazioni si è così rita-gliata un angolo, convintache lamentarsi, protestarenon si sa bene contro chinon aiuti i licatesi a soddi-sfare i propri bisogni.Scegliendo l’arte, la creati-vità, la musica.

Nella foto: Lo staff diVariazioni prepara la ma-nifestazione all’internodella villetta Garibaldi

La villetta Garibaldi ha ospitato l’estemporaneo evento

L’arte improvvisata di Variazioni

AUTORI IN PIAZZETTA

LE OPERE ESPOSTE ERANO DI GAETANO MESSINA

Ad integrazione di quanto è stato scritto sul numero disettembre sugli “Autori in piazzetta”, precisiamo che a farda cornice a tutte e cinque le serate ospitate nella piaz-zetta Confraternita di San Gerolamo sono state ben cin-que tele, opere di buon livello del pittore GaetanoMessina, nostro concittadino e nostro attento ed affezio-nato lettore da Milano. Gaetano Messina è dedito alla pit-tura da oltre 40 anni ed ha partecipato a biennali in Italiae all’estero ed ha meritato numerosi riconoscimenti. Haesposto anche a Licata e la scorsa estate le sue opereerano presenti nel chiostro di S. Francesco nell’ambitodella mostra organizzata dalla Pro Loco. Altre sue operesono presenti in gallerie e in molte case private in Francia,Germania ed Usa.

Page 14: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

OTTOBRE 2010 La Vedetta14 varie

Protesta di Nino Rizzo: “Quei resti non appartengono a Finziade

SCAVI SUL MONTE SANT’ANGELO

C ome è noto, a seguito della campagna discavi finanziata con i fondi P.O.R.Sicilia 2000-2006 effettuati sul versante

orientale del monte Sant’Angelo, a pochi metridal seicentesco castello, sotto la direzione del-l’archeologo, prof. Francesco La Torre, i cospi-cui reperti di sontuose abitazioni portati alla lucesono stati attribuiti, come peraltro risulta daipannelli didattici collocativi recentemente,all’antica città di Finziade, sorta nel 282 a.C.Questa attribuzione non è affatto condivisa daldott. Antonino Rizzo che da anni si dedica allostudio storico-topografico del territorio dellanostra città, producendo anche una interessantis-sima pubblicazione sull’ancora non sopitavicenda tra Gela o Finziade in Licata, che haindirizzato una documentata nota, con allegati,lo scorso 16 settembre alla Soprintendenza aiBB.CC. di Agrigento, all’Assessorato Regionaleai BB. CC. e alla stampa locale e quotidianaregionale.

Infatti - scrive nella nota Rizzo - “dalla lettu-ra degli scritti del predetto G.F. La Torre si evin-ce, al di là di ogni ragionevole dubbio, che sitratta di un “falso archeologico” per due motivi:a) Nessuno dei reperti archeologici ritrovati,niente di niente, risulta datato entro l’arco delprimo secolo di vita di una presunta Finziade insito; b) I reperti ritrovativi e datati sono perfetta-mente coincidenti con quell’agglomerato di villee case che provvisoriamente chiamo “Le ville diAlicua”, una realtà storica già tratteggiata dalcompianto insigne studioso Not. GiuseppeNavarra nel suo “Città sicane sicule e grechenella zona di Gela” del 1964 poi ripresa dallostorico locale Prof. Calogero Carità nel suo “Latopografia di Gela Antica” del 1972.”

“Accanto al falso archeologico quindi - con-tinua Rizzo nella sua lettera - c’è stato anchel’occultamento involontario o volontario… delle“Ville di Alicua” del 104 a.C. dei due ricchissi-mi fratelli padroni che avevano 30 servi poiribellatisi. Si tratta di un eccezionale “quadrettodi antologia” inerente le cosiddette lotte servilidi cui alla storia romana al declinare del II sec.a.C.” E così Rizzo, in base a quanto detto, invi-ta la Soprintendenza a valutare l’opportunità di“1) Rimuovere e con una certa urgenza la cartel-lonistica in sito riferentesi a Finziade; 2)Addebitare al predetto La Torre il costo dellapredetta cartellonistica e relative spese di collo-cazione e dismissione”. Ma non è tutto. Infatti,chiede anche nei confronti di chi, secondo il suopersonale giudizio, avrebbe sbagliato un’azionelegale per “risarcimento danni” e la nomina diuna commissione di studio, ovviamente senza lapresenza del prof. La Torre e/o di persone a luivicine, “per acclarare la corrispondenza deireperti ritrovati con “Le ville di Alicua” del 104a.C.

Tornando ad Alicua, la conferma di una cittàdi tale nome nel sito di Licata il Navarra la traeda un passo di Diodoro (XXXVI, 3 e segg.) incui è nominata la regione degli Alicuaioi checosì commenta a p. 151 del suo saggio storico-

topografico: “… nella regione degli Alicuaioi, enoi intendiamo quelli che abitavano presso lafoce dell’Alico (= Salso) - Imera, non in unacittà vera e propria, ma in un agglomerato diville sorte sulle rovine di Gela e nei CampiGeloi, trenta servi appartenenti a due fratelli ric-chissimi si ribellarono. Essi scelsero per lorocapo Vario e recatisi nelle vicine ville esortaro-no i servi alla libertà”. Lo stesso Navarra accer-tò le tracce archeologiche di Alicua proprio sulmonte Sant’Angelo con l’individuazione di“resti di ville” di quell’agglomerato ipotizzato.

“Ebbene - conclude Rizzo - a seguito dellapredetta modesta campagna di scavi conclusasinel 2004 sul monte Sant’Angelo di Licata, oltrea quel contesto insediativo o guarnigione milita-re del 338-280 a.C. di cui si è detto, è stato ritro-vato, con l’impressionante concordanza tra sto-ria e archeologia, proprio quell’agglomerato diAlicua romana anticipatoci dal Navarra nel1964”.

La Torre scrive che l’assetto urbano di quel-l’agglomerato di ville e case è databile circa al180 a.C., che le suppellettili che rappresentanola fase di vita entro le case “sembrano coprire” ilII sec. a.C. con una “concentrazione” verso lafine del II secolo, per alcune particolari cerami-che poi la data più alta è quella di “fine II sec.a.C.”. “Tra storia e archeologia - afferma Rizzo- c’è una concordanza che potremmo definiremolto significativa, per non usare altri terminiche potrebbero essere considerati esagerati”.Inoltre, nell’ambito degli stessi scavi, erano stateritrovate, a circa 100 m. dalle ville, 18 modestecase, tanto modeste che sono state abbandonateall’incuria del tempo, diciotto modeste case chepotevano ospitare almeno trenta servi vicino alledue ville. Infine, a conferma della sua ipotesi,Rizzo dice che “alla ricchezza riflessa dai lavoridi costruzione e dallo sfarzo interno delle ville,aggiungiamo 272 quinari e 169 sesterzi in argen-to ritrovativi”, che si spera, unitamente ai gioiel-li della “Signora” ritornino presto a Licata, nelnostro museo archeologico.

Nella foto: monte Sant’Angelo, i resti di unadelle ville

La sera del 3 luglio2010 nella sugge-stiva cornice natu-

rale della conca diMollarella presso l’hotelBaia d’Oro si è svolta lacerimonia del passaggiodella campana con l’aper-tura del nuovo annosociale 2010-2011.

Alla presenza della vicepresidente del ConsiglioNazionale dell’InnerWheel AnnamariaOberto, di numerosi espo-nenti dei club service e di

un cospicuo numero disocie la Presidente uscen-te Antonina GarofaloButtitta, dopo aver rela-zionato sulle attività svol-te nel corso dell’ annosociale precedente, haufficialmente passato iltestimone alla nuovaPresidente Eliana Vizzi, laquale ha esposto nellelinee generali le attivitàche intende svolgereimpegnandosi di lavorareaffrontando “... la realtàdi oggi in un modo piace-

vole di stare insieme e divivere gioiosamente ilpresente prestando atten-zione al domani ed almondo intero, nel rispet-to della tradizioni e deivalori ereditati: ideali d’a-more di pace e di solida-rietà...” “... cercando diattuare e di far proprio ilmotto internazionale diquest’anno sociale:“IMPEGNATI CON CON-VINZIONE, PASSIONE ECOERENZA”

Eliana Vizzi alla presidenza dell’Inner Wheel Licata

SETTE GIOVANI DI UNA LICATACHE NON C’È PIÙ

Nella foto, di oltre40 anni fa, ElioArnone, Enzo Ma-gliarisi, Lillo Cari-tà, Angelo Licata,Angelo Peritore,Angelo Di Falco eRino Peritore. Settegiovani di unaLicata che non c’èpiù, sette giovaniche avevano imma-ginato, legati agrandi ideali, e bri-gato per la crescitadi una città, Licata,che invece non c’èstata.

P ino Cuttaia, chefdella Madia diLicata, durante la

presentazione a Roma dellaguida L’Espresso, è statoinserito nella prestigiosalista dei primi venti ristoran-ti d’Italia. Cuttaia continuacosì la sua inarrestabileescalation, a dimostrazioneche si può essere eccellenzaanche se lavori in una cittàche è attanagliata da tantissi-mi problemi di varia natura.Da quando, Pino Cuttaia, nel2000 decise di aprire aLicata La Madia i riconosci-menti sono fioccati unodopo l’altro e oggi il suoristorante è tra i primi in

Italia. Nella nuova guida de

L’Espresso, la Madia diLicata si guadagna un pun-teggio di 18/20.

La guida concede a PinoCuttaia l’assegnazione delterzo cappello, il massimonella scala dei riconosci-menti previsti. Cuttaia haconquistato il premio DeCecco la pasta dell’annoproponendo la sua pasta conl’uovo di seppia. Una ricettache utilizza ingredienti clas-sici della cucina povera lica-tese. Pino Cuttaia si è poirecato a New York per parte-cipare, assieme ad altri chefche rappresentano il gothadella cucina italiana, allarassegna enogastronomicaIdentità golose, che si tienenelle più importanti città delmondo.

Si è conclusa da poco l’e-dizione 2010 di MissItalia che ha visto la

partecipazione di ben quattrobelle ragazze siciliane chepurtroppo non si sono classifi-cate tra le finaliste. E tutti glianni nei bar di Licata per l’oc-casione si dice che tanti annifa anche una bellissima licate-se partecipò a questo seguitis-simo concorso inventato daMirigliani, classificandosi aiprimi posti. Ma non è affattovero. Sono le tipiche leggendeche nascono tra i corsi delnostro paese tra gente che hal’impegno quotidiano diammazzare il tempo, anchefantasticando. E’ vero inveceche nel 1955 un bellissimaragazza licatese, di piano SanGerolamo, Franca Incorvaia,superate le tante ed estenuantieliminatorie, ebbe l’onore e lasoddisfazione di rappresenta-re l’Italia alla quinta edizionedel concorso di Miss Mondoche in quell’anno fu ospitata aLondra a Lyceum Theatr,dove il 20 ottobre di cinquan-tacinque anni fa sfilarono lepiù belle ragazze di 21 paesi etra queste anche la bellissimalicatese in nome dell’Italia.Ma alla finale giunsero solo 8

paesi: il Venezuela, gli Usa, laGrecia, Cuba, la Svezia, laFrancia, l’Australia el’Austria. L’Italia, con lanostra Franca Incorvaia, rima-se esclusa. Ma si sa come fun-zionano questi concorsi,soprattutto si sa come funzio-nano le giurie. La nostraFranca non era seconda a nes-sun’altra. Fu proclamata MissMondo 1955 la venezuelanaCarmen Susana ZubillageDuijm.

Franca Incorvaia, non-ostante ebbe prospettate tantepossibilità di carriera, conmolta umiltà e senza montarsio farsi montare la testa, rien-

trò nella sua Licata nella suacasa paterna che si affacciavasulla suggestiva piazzetta dimarinai di San Gerolamo,luogo ricco di storia e di anti-che tradizioni. Franca rinun-ciò al mondo dello spettacoloe della moda per ritornare aisuoi affetti sinceri. Mai, neglianni, si è vantata di questa suaesperienza e possiamo direche ha quasi rimosso queigiorni di sfilate e di flash sullapasserella del prestigiosoLyceum Theatr londinese.

Nella foto: Miss Mondo1955, la quinta in alto dasinistra, Franca Incorvaia

La licatese Franca Incorvaia ha rappresentato l’Italia

Lo chef licatese premiato da l’EspressoIl premio De Cecco per la “pasta dell’anno” a Cuttaia

Londra 1955, Concorso Miss Mondo

Page 15: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedetta ricordando rosa 15OTTOBRE 2010

Nel mese di Agosto siè svolto nel magnifi-co scenario del

Teatro Comunale “Re Grillo”la decima edizione delMemorial dedicato alla can-tante Folk Licatese RosaBalistreri, evento organizza-to dal Lions Club di Licata,quest’anno presieduto dalDr. Antonio M. Grillo.

La manifestazione inricordo di Rosa Balistreririentra in quelle che sono leordinarie attività del LionsClub di Licata, in particolareuno dei temi di quest’annoha come finalità la realizza-zione del “Progetto Sicilia”valorizzazione e promozionedel territorio e delle suerisorse e Rosa rappresentauna risorsa per la nostraterra, terra che ha bisogno digente autentica per promuo-vere la vera cultura siciliana.

La serata, presentata inmaniera egregia ed impecca-bile da Enzo Rapisarda conla collaborazione di ErikaGrillo, ha visto esibirsi sulpalco poeti e compositoriprovenienti da tutte le noveprovince siciliane, ben 21canzoni e 65 poesie sonogiunte quest’anno in sede,segno evidente di un grandeamore per Rosa e di un inte-resse ancora vivo per la suastoria di vita, quest’anno l’e-vento coincideva con il ven-tennale della morte dellanostra amata concittadina.Il Presidente nel suo discor-so di saluto e presentazionedella manifestazione non hafatto, volontariamente, men-zione alcuna sulla vita diRosa Balistreri, soprattutto“ai fatti ed eventi drammati-ci che ne hanno contraddi-stinto la sua esistenza”, haperò messo l’accento sulmessaggio che “l’Artista havoluto trasmettere, un mes-saggio ricco di speranze, unmessaggio intriso di emozio-ni e di passioni che vivono ilnostro tempo e attraversanole nostre vite”, “importante -dice ancora il Presidente, -per sostenere la popolaritàdelle sue espressioni dialetti-che che col trascorrere deltempo hanno legato indisso-lubilmente le nostre genera-zioni”.

La giuria delle poesie, for-mata dai Dirigenti ScolasticiBruna Montana e CalogeroCarità e dalle ProfessoresseFranca Carrubba, CarmelaDamanti, Marta Lattuca,Santa Semintore e OttaviaTimineri, ha proclamato: 1° premio: “Stammu arri-stannu a lu scuru” -Francesco Romano (Rava-nusa);2° premio: “Celu” - MariaStella Cammilleri (Agrigen-to); 3° premio: “Ritornu” -Angela De Caro (Licata);4° premio: “A Varcuzza” -Giorgio Guarnaccia (Sira-cusa); 5° premio p.m.: “Lu vecchiue lu mari” - GiuseppeSammartano (Paternò);5° premio p.m.: “Vita dicampagnolu” - Gaetano

Petralia (Catania); Premio Città di Licata: “LaDeja vola” - Salvatore Gaglio(Santa Elisabetta);

La giuria delle canzoni,formata dalla FlautistaAngela Mancuso, daiMusicisti Armando Sorce eLorenzo Alario e dallaPianista Chiara Vella, haproclamato:

1° premio: “L’omertà” -Gioacchino Di Bella (Cani-cattì);2° premio: “Ventu” - testo:Alberto Noto, musica: VitoBulba (Trapani);3° premio: “Tu si la vita” -Santino Capodici (Agrigen-to);4° premio: “U timpurali diPaolo Battaglia” (Palermo);5° premio: “Piscaturi” - PinoGiuliana (Caltanissetta);Premio Città di Licata:“Cantami o Gesù la ninna-reddra” testo: FrancescoRomano, musica: ArnaldoAmadi-Barison (Ravanusa).

Nel corso della manifesta-zione tre brevi momentisono stati dedicati a RosaBalistreri, sono, infatti, statiproiettati alcuni filmati delrepertorio della cantantelicatese la cui voce possenteha riscosso ripetuti applausi

dal pubblico.La recita della poesia vin-

cente: Stammi arristannua lu scuru, di FrancescoRomano, di Ravanusa, maabitante a Milano, e l’ascoltodella canzone vincitrice:L’omertà di Giacchino DiBella insieme al gruppo“Cantores insulae” hannochiuso la manifestazione. Il saluto finale del Presi-dente del Lions Club Licata:Antonio Massimo Grillo èstato l’occasione per dare unarrivederci all’11° “MemorialRosa Balistreri”.

Nelle foto: il presidentedel Lions Club, AntonioM. Grillo, il poetaFrancesco Romano e ilcantante Gioacchino DiBella

X^ EDIZIONE MEMORIAL ROSA BALISTRERI

Continua l’impegno del Lions per RosaRosa Balistreri credente o atea?

Universalmente considerato il suo testamento artisti-co: “Quannu moru” “... nun mi diciti missa”

Nel ripercorrere la vicen-da umana di RosaBalistreri, molti si sono

soffermati anche sul rapportoche Rosa ebbe con la religione.Fu credente o atea? Diciamosubito che Rosa, nata il 25marzo 1927, fu battezzata,come si evince dall’atto di bat-tesimo n. 121 custodito pressol’archivio parrocchiale, il 27aprile 1928 in Chiesa Madre dalcanonico Angelo Profumo. Maqualcuno ha dubitato che non sifosse sposata in chiesa, ma solocivilmente. Dobbiamo smentireanche questa supposizione. E’vero Rosa sposò GiacomoTorregrossa (nato a Licata il 5maggio 1923) prima civilmentein data 28 ottobre 1944, ma èaltrettanto vero che quattro annidopo, il 17 luglio 1948, alle ore8,30, come risulta dall’atto dimatrimonio n. 42, che entrambifurono sposati con il rito reli-gioso in chiesa Madre (testimo-ni Angelo De Caro, pescatore, eAntonino Angelini, agricoltore)dal sacerdote Angelo Iapichino,vice parroco della Madrice. Aquella data entrambi i coniugidichiarano di abitare in viaMartinez n. 42 e ciò lascia pen-sare, dato che per lo Stato ita-liano erano già da anni sposi atutti gli effetti, che prima delrito religioso convivesseromore uxorio. Questo spiegaperché il rito religioso fu cele-brato alle ore 8,30 e sicuramen-te, come allora la Chiesa erasolita fare, non davanti all’alta-re maggiore ma presso qualchealtare secondario delle duenavate.

Certamente Rosa avevasubito qualche torto da qualcheimprovvido prete, a Palermo inparticolare. Sicuramente la vitanon le aveva riservato tante

gioie. Il matrimonio con“Iachinazzu” non era stataaffatto una scelta d’amore, ilcarcere prima per aver attentatoalla vita del marito, dopo peraver rubato, seppur indotta, acasa di un nobile signore diPalermo presso il quale lavora-va come collaboratrice dome-stica, la tanta miseria patita, isoprusi, l’uccisione della sorel-la Maria da parte del maritogeloso, il suicidio del padre, ladelusione per l’abbandono delpittore Manfredi, le delusioniavute dalla figlia. Una sommadi circostanze che allontanaro-no Rosa dalla fede, una sceltache si concretizzò particolar-mente quando venne a far partedel circolo degli uomini piùcolti della sinistra, e quindi conla sua militanza nel PartitoComunista Italiano.

Ma Rosa nel suo cuore man-tenne sempre quella religiositàsemplice del popolo siciliano,quella religiosità alla quale erastata educata sin da bambina incasa. Suo padre non era prati-cante, ma seguiva in famigliauna religiosità tutta sua, marispettosa. E se qualche voltaRosa cantando per le piazzeassociava “mafiosi e parrini”,

questo non vuol dire che Rosadisconoscesse che soprattutto aPalermo c’era una chiesa mili-tante che apertamente combat-teva la mafia. E per comprende-re la sua religiosità profonda esincera basta risentire i cantipopolari dedicati alle festivitànatalizie e alla settimana di pas-sione. Tra tutti merita “Vennirimatinu”. In questi canti la vocedi Rosa è melodiosa appassio-nata, partecipa alla gioia uni-versale per la nascita di GesùBambino, o triste e sommessaaccompagna il dolore dellaVergine Maria che va cercandoil figlio presagendo già quantodovrà accadere con la crocefis-sione. In questi canti non c’è larabbia di chi ha sete di giustizia,di condanna il malaffare, nonl’urlo della carrettiera.

“Quannu iu moru nun midiciti missa” canta accorata-mente in “Quannu moru”, uni-versalmente considerato il suotestamento artistico. E messanon le fu detta, dato che per suascelta ebbe tributati solo fune-rali civili.

C.C.

Nella foto Rosa Balistreri

Omaggio a Rosa BalistreriNel 20° anniversario della scomparsa dell’artista licatese

L o scorso mese di set-tembre due giornate perricordare Rosa

Balistreri nel ventennale dellasua scomparsa. Due distinteserate musicali di buon livello,presentate da Berta Ceglie epatrocinate dal Comune diLicata e promosse dall’Asso-ciazione “Sicilia Amara”, pre-sieduta da Luca Torregrossa,nipote dell’artista licatese, sisono infatti tenute il 19 e il 20settembre ed hanno visto la par-tecipazione a titolo gratuito diben ventuno artisti, anche difama internazionale, che opera-no nel mondo della musicapopolare. La prima in un centrocommerciale sito alla periferiadi Licata, la seconda è statainvece ospitata presso il teatrocomunale “Re”. Per l’occasionenel chiostro di San Francesco,con il patrocinio della Pro Loco,è stata allestita anche unamostra fotografica sull’artistalicatese che ha riscosso un gransuccesso tra i visitatori.

Nel corso della prima seratasi sono esibiti Ignazio De Blasi,Scirocco, U Curtighiu, I

Dioscuri, Rino Martinez, gliIricanti, Laura De Palma, Pupidi Surfaru, Othelloman, TanoSchifano e Giana Guaiana.

La seconda serata ha visto,invece, protagonisti sul palcodel teatro comunale “Re”Quelked Cesare, Paolo Zarcone& F. Maria Martorana, France-sco Buzzurro, un chitarristaassai famoso, non nuovo aLicata, Nono Salomone,Umberto Leone, Luciano Maiodei Taverna MYlansis, OrianaCivile e Maurizio Curcio,Maestro Agatino Scuderi, LauraDe Palma, Tano Avanzato &Zagara, Marilena Monti, TaninoGaglio & Bruno Bonadonna.

Durante la conferenza stam-pa tenutasi in Comune per lapresentazione dell’evento, pre-sieduta dal vicesindaco Arnone,dall’assessore al turismo PaoloLicata e da Luca Torregrossasono emerse alcune interessantiproposte per ricordare la folksinger licatese: la creazione diun museo da dedicare a RosaBalistreri, la collocazione in unluogo pubblico molto frequen-tato di una statua che ricordi

Rosa, l’organizzazione di con-corso di musica popolare alivello internazionale da tenereannualmente a Licata ed, infine,l’istituzione, attraverso il Cupadi Agrigento, di un master sulcanto popolare e folcloristico.

In merito alla creazione delmuseo, il dott. SalvatoreAvanzato, uno dei patron dell’o-maggio a Rosa Balistreri, ci hadichiarato che già un anno faLuca Torregrossa aveva presen-tato al Comune una formalerichiesta in merito, ma senzamai aver ricevuto un riscontro.Questo museo potrebbe realiz-zarsi nel locale del chiostroSant’Angelo, dove peraltro fufondato, sindaco il prof. ErnestoLicata, il Centro Culturale“Rosa Balistreri”, che divennein breve, per volontà dell’ammi-nistrazione comunale di alloraanche il centro di raccolta dimateriale discografico, video-cassetta, cd non solo riferito allaproduzione di Rosa Balistreri,ma anche alla canzone popolaresiciliana in generale.

A.E.

Stànnu sbintrànnu la terra. Stànnu faciènnu cimèntu di terra viva: la megliu. E l’àrma d’ìdda russìgna gridavinnìtta e poi trema. Càdinucàsi e palazzi e l’òmu chiànci e ‘un si pènti. Chiànci lu suli chiàncinu li stìddichiànci lu Signuri. La luna talìa e arrussìca e scàppa ppi nn’ atra cuntràta. Lu vièntu si ferma e nun frisca lu marinun parla. Stànnu spardànnu la terrastànnu allurdànnu lu mari stànnu appannànnu lu cèlu. Stammu arristannu a lu SCURU

Francesco Romano (*)

(*) 1° premio alla 10a edizione del Memorial Rosa Balistreri

STAMMU ARRISTANNU A LU SCURU

Page 16: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

OTTOBRE 2010 La Vedetta16 varie

Nicolò Ruvio, detto “Masaniello”, è stato un personaggioindimenticabile della storia popolare della nostra città:uomo di favella pronta e colorita, sempre presente e atti-

vo nelle manifestazioni di protesta sociale, quando il popolochiedeva al palazzo acqua, luce e lavoro. Pescivendolo fino all’e-tà di 40 anni circa, il meglio di sé lo dava durante le campagneelettorali, schierato a favore di candidati dei partiti di governo.Spesso si associava al gruppo dei “nottambuli” di Piazza Pro-gresso, vestito in modo appariscente, “all’americana” diciamo:camicia a fiori vivaci aperta sul petto, pesante collana d’oro alcollo, pantaloni bianchi, scarpe bianche di pelle lucida, capellineri, baffetti neri e d’estate anche un braccialetto ad una dellecaviglie. Era allegro, sorridente, ma spesso anche ironico.

Una sera tiepida del 1965, i “nottambuli” erano seduti alsolito tavolo “dintra a mannara” del Caffè Porrello, quando arri-vò Masaniello e prese posto vicino a Peppe Muscia (collega dilavoro), che subito lo invitò a raccontare qualche storielladivertente della sua vita. Masaniello subito iniziò con una mimi-ca di teatrante consumato: “Amici cari tutti ni canuscemmu esapemmu a nostra provenienza. Ho sempre fatto il pescivendoloper mantenere la mia famiglia… numerosa (12 figli) e dopotante campagne elettorali ppi chistu e ppi chiddu sono statoassunto al Comune di Licata come “usciere” per chiamata diret-ta come prevedeva la legge sul diritto delle famiglie numerose.”

Dopo una breve pausa, Masaniello riprese il suo racconto:“Ero analfabeta, non sapevo ne leggere ne scrivere, ma capivouomini e cose e come va lu munnu: Co travaglia na cammisac’on travaglia due e tri.” I nottambuli Naselli, Valentino, ilRagioniere, Peppe Muscia, Ciccareddu, Don Gasparino, mezzaauriccia, Di Falco e Vicenzu Marrali ridevano sotto i baffi. EMasaniello: “Ia travagliava nsemmula ccu u Segretariu Comu-nali. Ogni matina si prisintava tuttu eleganti, cravatta a farfal-la, scarpi belle lucidi, ma….ci vidiva picca e nenti. Purtava i lentispesse come i funnu di buttiglia e spesso firmava i documenti ocuntrariu. Ora vulissa sapiri comi putiva iri avanti stu comuni(rivolgendo lo sguardo al Palazzo di Città) avennu un usciereanalfabeta e un segretariu mezz’orvu”.

Pausa di pochi secondi per gustare gli applausi dei presentie quindi riprendere la sua narrazione con fine ironia verso ipolitici: “Ogni tri misi cangiava u sinnacu, na vota biancu, navota russu, ma come si dicia a Licata: cangiunu i sunaturi, ma amusica è sempri a stessa”.

Masaniello, dopo aver osservato i “nottambuli” soddisfattidell’ultima sua felice battuta di spirito, riprese a fare teatro: “Navota mi musu in malattia ppi dulura a schina e mi mannaru avisita di controllo all’Ospedale Militare di Palermo. Al tenentemedico che mi chiese “qual è il suo disturbo”, accussì arrispun-nivu: Voscenza ava sapiri che a Licata governa a DemocraziaCristiana, ma ci sono tante correnti e controcorrenti. Ia mi tru-vavu inmenzu e piagliavu a pleurite e ancora non son guarito”.Il tenente medico sorrise e lo trattò con bonarietà.

Intanto alcuni giovani universitari, Decimo Cammilleri edAlfredo, Enzo Damanti, Michele Mauro e altri si avvicinarono algruppo mentre Masaniello concludeva la sua esibizione. “Ieri,sul tardo pomeriggio, in Piazza, ho conosciuto due turiste, gio-vani e belle, e mentre cercavo di fare conversazione, all’improv-viso compare a mo muglieri. Cola sdisanuratu - mi dice - cchecosa sta facennu? Ia arristavu senza palori, ma subito risposi:“Signora cosa desidera? Io non la conosco, vada via, vada via.Quannu turnavu a casa, mia moglie era sull’uscio con un mat-tarello in mano e solo l’intervento delle mie figlie evitò il peggio”.Finito di fare teatro, decise di ritornare a casa, dopo aver rice-vuto ed apprezzato i complimenti di tutti.

L’idea di scrivere questi aneddoti su “Masaniello”, mi è statasuggerita da Elio Sciabbarrasi, dipendente comunale, che conlui condivideva una buona amicizia, e dal figlio Antonio, daiquali mi sono stati riferiti alcuni particolari essenziali alla ste-sura.

GLI ANEDDOTI DI VALENTINOdi Giovanni Guttadauro

MASANIELLO La tournèe estiva del Gruppo Folk Limpiados

C ome ogni anno, il gruppo folk diLicata Limpiados è stato impegna-to in una tournee estiva, che sta-

volta lo ha portato in Serbia e in Ungheria,in occasione del Festival di SremskaMitrovica, “Antica Sirmium, una dellecapitali dell’impero romano durante latetrarchia e sede dell’Imperatore Galerio.”

In Serbia i ragazzi hanno incontratogruppi provenienti da varie parti dell’esteuropeo: Romania, Polonia, Israele,Slovacchia, Grecia. “Il festival serbo èdurato 5 giorni”- mi spiega il presidentedel Limpiados Davide Cellura.“Alloggiavamo a Sremska, in uno studenta-to immerso nel verde che in estate è adibitoad ostello. La cittadina, come del resto lanazione serba, seppur reduce da due con-flitti, mostra i segni di una ripresa soprat-tutto dal punto di vista turistico e culturale.Il costo della vita, naturalmente, è inferioreagli standard italiani ed il cambio dinaro –euro molto favorevole.”

Dopo la Serbia, la compagnia Limpiadosha visitato la confinante Ungheria. “Noisiamo abituati a festival di 10-15 giorni,così abbiamo deciso di visitare anchel’Ungheria. Siamo andati a Budapest, unadelle più belle capitali europee.”

“Budapest è l’unione di due città: lanuova Buda e la vecchia Pest” – mi diceFabio Alabiso, nel gruppo Limpiados da 6anni. “Sono separate dal Danubio. Si sonounite nel 1873 dando vita ad una capitaleche è il centro dell’economia, della politi-ca, della cultura: parlo di pittura, musica,cinema. Ha moltissimi musei. Noi abbiamovisitato il museo del terrore (casa del terro-re) testimonianza delle barbarie dei regimie fascista e comunista, e il museo ebraico.Alloggiavamo in un ostello un po’decentra-to, ma camminare era un vero piacere.”

I ragazzi raccontano poi che nei paesidell’est le manifestazioni folkloristichesono seguitissime dal pubblico: “Ci siamoesibiti al cospetto di moltissime persone ericevuto accoglienza e disponibilità. Ilfestival è stato organizzato bene, sia dalpunto di vista artistico e soprattutto dalpunto di vista delle relazioni tra gruppi. Ilgruppo polacco ci ha invitato a prendereparte al festival organizzato da loro. Tuttele tournee, oltre ad offrirci la possibilità diportare le tradizioni siciliane in tutto il

mondo, sono sempre occasione di scambioculturale e di nuove conoscenze. Questa loè stato in maniera particolare proprio perl’idea su cui si fonda il festival diSremska.”

Quante volte ci è capitato di vedere iragazzi del Limpiados cantare, ballare esuonare nelle piazze di Licata?

La compagnia folk Limpiados nasce nel2001 da un’idea di Davide Cellura, cheoggi è il presidente. Ne fanno parte circa 40ragazze e ragazzi.

Dei componenti del gruppo, 11 suonanonell’orchestrina, composta da 3 fisarmoni-che, 2 chitarre, 3 tamburi, 2 voci e un “fri-scaletto”. Tutti gli altri sono ballerini.

L’orchestrina ha un direttore che decidela scaletta per ogni esibizione. I “tamburi-nari” sono Giovanni Cicatello, DavideCellura, Eliseo Cicatello; i “friscalettari”Alberto Alaimo e Angelo Cellura; alla fisar-monica Giuseppe Paglino, AntonioCammarata, Sergio Di Falco; i chitarristisono Danilo Alaimo e Alfio Mantini; lavoce di Daniele Vecchio intona i canti indialetto siciliano, accompagnato dai coridel corpo di ballo. Occasionalmente si pos-sono ascoltare anche il mandolino e il mar-ranzano.

I balli si basano sulla cultura sicilianadell’entroterra. Infatti i temi sono: il lavorodei campi, le festività delle stagioni come ilraccolto e la semina, il corteggiamento el’immagine di Rosa Balistreri, che , come iragazzi hanno avuto modo di scopriredurante le tournee in varie partidell’Europa, è conosciuta in quasi tutto l’est

del vecchio continente. I costumi sono diversi per gli uomini e

per le donne. Il vestito femminile è costitui-to da una gonna ampia con grembiule stam-pato solitamente con un tema di rose, cami-cia bianca con ornamenti vari intorno alcollo e alle braccia, gilet nero e sottogonnacon mutandoni. I capelli vengono raccolti atoupé con una rosa, gli orecchini sonomolto grandi e a forma di cerchi.

Gli uomini portano pantaloni all’altezzadel ginocchio con bottoni, una fascia rossaai fianchi (che viene indossata in modo par-ticolare a seconda dell’usanza del gruppofolkloristico), camicia bianca con gilet nerosopra e bon bon rossi o fazzoletto rosso. Imaschi possono appuntare delle spille perornare il gilet e di solito sono ornamenti chericordano le passate torunee.

“La nostra prima tournee è stata inItalia, a Valgreghentino, e in SloveniaKoper. La seconda in Bulgaria al Festivaldi Velico Tarnovo (ex capitale dellaBulgaria), dove abbiamo vinto” – racconta-no. Solitamente il gruppo folk possiede uncurriculum che invia ai festival di solitopatrocinati ed iscritti alla CIOFF (ComitatoInternazionale Organizzazione FestivalFolklore). Questo viene esaminato e, inbase ai requisiti richiesti, il gruppo vienescelto per partecipare.

La tournee di agosto in Serbia e inUngheria è documentata da un video realiz-zato da Photo Sheep Studio Grafico e dallefoto scattate da Rita Farruggio.

I.M.

Intervista a Davide Cellura, presidente del gruppo folkloristico che è stato in tra-sferta in Serbia e Ungheria

Conferito l’incarico di dirigente del diparti-mento della polizia municipale

Francesca Santamaria a Capo dei Vigili Urbani

La dottoressa Francesca Santamaria, attualmente capodipartimento comunale anagrafe e personale dal prossimo 1dicembre avrà anche l’incarico ad interim di dirigente -comandante del dipartimento di polizia municipale; ciò aseguito delle dimissioni rassegnate dal dott. MontanaGiuseppe. Infatti, il Sindaco Angelo Graci, è stato costretto acorrere ai ripari e con determina sindacale N. 86 dello scorso15/10/2010, ha attribuito, momentaneamente, ad interiml’incarico di Dirigente del Dipartimento Polizia Municipale aldott. Pietro Carmina, già a capo del Dipartimento AffariGenerali, a decorrere dal 18/10/2010 e fino al 30/11/2010.

La dottoressa Francesca Santamaria già anni addietroindossò, sia pure per un breve periodo, la divisa dei vigiliurbani con i gradi di colonnello comandante.

Giuseppe Montana fu nominato dal sindaco Angelo Gracicon un contratto triennale a partire dal 17 novembre del2008. Montana, per motivi non del tutto chiaro, ha rasse-gnato le dimissioni con un anno di anticipo. Dimissioni, chehanno anche suscitato anche l’interesse degli investigatoridella Digos di Agrigento che mirano ad accertare se le dimis-sioni siano scaturite da eventuali minacce o pressioni ricevu-te da ambienti politici locali.

E’ a tutti noto che lo scorso 18 agosto nel bel mezzo di unaconferenza di servizi, per dibattere sul gravissimo problemadegli sgomberi degli alloggi dell’Iacp, abusivamente occupa-ti, proprio il comandante della polizia municipale sarebbestato protagonista di un durissimo scontro con qualche rap-presentante dell’Amministrazione Comunale.

MERCATO ITTICO

La Cooperativa Alicata riapre i battenti

Dopo qualche mese di chiusura riapre il mercato ittico. La strut-tura di Marianello riaprirà i battenti per ospitare le aste del pesce.Il mercato ittico di Marianello era stato chiuso dalla CooperativaAlicata, che ne curano la gestione.

Sul numero di settembre, a pagina 4, abbiamo ospitato un’inter-vista al presidente della Cooperativa, Antonino Mazzerbo, chedichiarava testualmente: “Abbiamo chiuso il mercato perché nonavevamo più pesce da vendere. Mantenere una struttura senza pro-dotto da trattare è antieconomico, così com’è oneroso manteneresei dipendenti che non hanno alcun lavoro da fare”.

In pratica scarse quantità di pesce transitavano all’interno delmercato ittico. I pescatori preferivano venderlo a terra appenasceso dalla barca, molto pesce è venduto direttamente ai grossistiper la lavorazione e commercializzazione nel territorio italiano.Buona parte ancora viene prenotato dai ristoratori del luogo, larestante parte viene acquistata dagli ambulanti che poi vanno ingiro per le strade del centro abitato.

In una città marinara con una flotta peschereccia di circa 80unità si vive un problema da terzo mondo; senza parlare dell’as-senza totale dei controlli sanitari sul pescato prima che sia immes-so alla vendita, che garantisca la provenienza e la tracciabilità dellevarie partite di pesce scambiato. La riapertura del mercato itticodovrebbe garantire almeno il controllo del pesce da parte dei vete-rinari prima che esca dal porto.

Altro grosso problema lamentato dai gestori della cooperativaAlicata riguarda le carenze strutturali del mercato, che avrebbebisogno di interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria chedovrebbe eseguire il proprietario della struttura, ovvero il comunedi Licata.

COLLETTIVA DI PITTURA “LICATA IN ARTE”

Si è tenuta presso il chiostro San Francesco, da sabato 11 avenerdì 17 settembre la mostra collettiva di pittura “Licata InArte”. L’evento è stato ideato da Antonino Mazzerbo che si èavvalso della collaborazione dell’Associazione Pro Loco Licatache ha in gestione l’importante contenitore architettonico.

Otto artisti hanno esposto lavori di ottima fattura che hanno tro-vato il gradimento dei numerosi visitatori che hanno fatto visitaalla mostra.

Gli artisti che hanno esposto i lavori sono: Benito Arnone,Pietro Lauria, Carmela Lauricella, Gino Leto, Antonino Mazzerbo,Tano Messina, Antonio Occhipinti, quest’ultimo di Gela.

In mostra i colori dei paesaggi mediterranei, le geometrie, lafantasia, i ritratti, il sole, il mare, la sabbia, i posti incantevoli dellanostra città che hanno ravvivato l’atmosfera calda del chiostro illu-minato da luci calde e soffuse.

Sicuramente un’esperienza da ripetere la prossima estate pervolere degli artisti per far sì che i lavori possano essere ammiratianche dai turisti che verranno a passare le vacanze nella nostracittà.

Page 17: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

La Vedetta sport 17OTTOBRE 2010

di Gaetano Licata

D opo sei giornate dicampionato l’ASDLicata 1931 si ritrova

secondo in classifica a duepunti dal Due Torri con 14 puntifrutto di quattro vittorie e duepareggi. Nel corso di questaprima parte della stagione laformazione gialloblù ha incon-trato il Ribera (1-0 Di Somma),il Casteldaccia (1-2 Mustaphà eBennardo), l’Akragas (0-0), ilS. Agata (1-3 Mustaphà e dop-pietta di Bennardo), la Gatto-pardo (1-0 Di Somma) e laFolgore (1-1 Nuccio). LaGattopardo oltre che in campio-nato è stata anche l’avversarioper gli ottavi di Coppa Italiadove il Licata ha vinto in casa lagara d’andata per 2 a 1 con retidi Nuccio e Armenio. Un risul-tato che lascia inalterate le pos-sibilità di passare il turno adentrambe le squadre. La gara diritorno si giocherà il prossimo20 ottobre a Palma diMontechiaro e sarà ancora spet-tacolo. Il Licata può vantare dei

giocatori dotati di buona tecnicacalcistica, mentre la Gattopardodell’ex Peppe Balsamo contrap-pone la velocità dei suoi giova-ni atleti, il pressing alto, il rad-doppio delle marcature ai porta-tori di palla a centrocampo e latattica del fuorigioco che cosìcome hanno dimostrato nellagara d’andata di Coppa e incampionato impediscono agliavversari di ragionare. Anche larosa a disposizione di TommasoNapoli ha subito delle piccolevariazioni: è andato via permotivi personali AlessioPecoraro mentre sono arrivati

altri due juniores, LucaPiangente, classe ‘93 esternosinistro basso dalle giovanili delPalermo e Benito Devola, clas-se ‘91 centrocampista che siadatta al ruolo di esterno dalVillabate. Sul campionato pesala decisione dell’arbitrato inmerito alla riammissione delFavara, precedentemente esclu-so per non aver versato intempo la quota d’iscrizione. Sel’arbitrato dovesse dare ragioneal Favara la società dovrebbeallestire in pochi giorni unasquadra che giocherebbe il mer-coledì per recuperare il tempoperduto, senza contare le riper-cussioni sulle altre squadre esull’intero torneo che verrebbesconvolto da regole prive dilogica. Anche l’attaccante Lulùsarà a disposizione di Napoligrazie all’arrivo del transfert.Poche gare sono servite a deli-neare le pretendenti alla vittoriadel torneo che col tempodovranno confermare se si trat-ta di meteore o meno. Il Licataè tra le poche squadre che nonha subito sconfitte, un dato che

testimonia l’equilibrio tra ireparti. Un dato che emergedalle prime sei giornate di cam-pionato e dalle gare di Coppa èche la squadra di Napoli riescea creare diverse opportunità perandare a rete, ma al momento diconcludere o si sbaglia o si per-mette agli avversari di recupe-rare. Non chiudere la gara con ilraddoppio delle marcature com-porta delle sofferenze per i tifo-si sino alla fine della partita.Una migliore gestione dellapalla e una maggiore serenitàsottoporta non potrà che giova-re alla manovra della squadrache troverà con maggiore natu-ralezza la via della rete e faràsoffrire di meno i tifosi suglispalti. La presenza dei tifosi incasa e soprattutto in trasfertapuò essere l’arma in più per aiu-tare la squadra negli impegniche l’attendono nel campionatod’Eccellenza senza tralasciare ilpassaggio ai quarti in CoppaItalia.

Nella foto: il centrocampistaGiovanni Butticè

CALCIO ECCELLENZA - La vittoria interna contro la Gattopardo e poi il pareggioa Castelvetrano contro la Folgore

Il Licata viaggia nelle prime posizioniIl tecnico boemo ha ricevuto la cittadinan-za onoraria

Licata riabbraccia Zeman,maestro di calcio

di Giuseppe Cellura

D a sabato 9 ottobre, la città di Licata ha un nuovo“cittadino onorario”. Approfittando della trasfertadel Foggia in programma a Gela (dove si è regi-

strato il tutto esaurito) per una gara valida per l’ottava gior-nata del girone di andata del campionato di PrimaDivisione, e del fatto che la squadra pugliese è stata in riti-ro in un albergo nei pressi di Licata, sabato 10 ottobre alleore 11.30, nel corso di una breve cerimonia pubblica, che siè tenuta nell’aula consiliare del Palazzo di Città, l’assesso-re Comunale allo sport Paolo Licata, in rappresentanza delSindaco Angelo Graci, ha consegnato la pergamena di con-ferimento di “Cittadino Onorario” di Licata a ZdenekZeman. Il tecnico boemo ha allenato il Licata nelle stagioni83/84, 84/85 e 85/86 e proprio da quella esperienza sullapanchina gialloblù prese il via la sua brillante carriera nelmondo del calcio che lo ha portato a sedersi su panchineprestigiose come quelle di Lazio, Roma, Napoli eFenerbache. L’onorificenza consegnata al tecnico boemo, èstata fortemente voluta e conferita dal sindaco Angelo Gracicon un provvedimento adottato sin dal 2008, e che soltantoa causa di una serie di impegni dello stesso tecnico, non èstato possibile assegnare prima. Zeman, dopo l’allenamen-to di rifinitura che il suo Foggia ha svolto sul sintetico delDino Liotta, si è recato al Palazzo di Città di Licata accom-pagnato da un dirigente del Foggia, Altamura, che alla finedella breve cerimonia si è augurato che tra Licata e Foggiapossa nascere un gemellaggio in quanto entrambe le socie-tà hanno avuto sulla propria panchina il tecnico boemo. Dalcanto suo un emozionato Zeman ha voluto ringraziare lacittà di Licata per l’omaggio concessogli e si è detto “felicee onorato dell’onorificenza. Da Licata ho ricevuto tanto - haproseguito Zeman - e spero che la vostra città possa ripren-dersi sia dal punto di vista sportivo che da quello sociale edeconomico”. L’allenatore ex Lazio alla fine dell’evento haricevuto una chiamata telefonica dal sindaco di Licata,Angelo Graci, che ha voluto ringraziarlo per la disponibili-tà mostrata. Già allo stadio Dino Liotta c’era stato un bagnodi folla, con decine di tifosi che fin dalle prime ore del mat-tino avevano affollato la gradinata dell’impianto licateseper rivedere l’ex tecnico del Licata dirigere un allenamentosul campo.

Nella foto: la cerimonia di consegna della pergamena. A confe-rire l’onorificenza è stato l’Assessore allo Sport Paolo Licata

P rosegue il lavoro di preparazione atletico della GuidottoLicata che si sta allenando in vista dell’inizio della stagioneagonistica 2010-2011 che per la società del presidente

Armando Tabone prenderà il via il prossimo 23 ottobre in casadello Scinà Palermo in un gara valida per la prima giornata delcampionato di A2 di pallamano femminile. Dopo la prima settima-na di lavoro basata sulla resistenza e sul lavoro di fondo, coachNuccio Bona ha programmato per le sue ragazze delle sedute diallenamento specifiche che prevedono circuiti di forza e lavoro conla palla. La squadra sta rispondendo bene ai carichi di lavoro e nonsi registra nessun tipo di infortunio. Alla rosa dell’anno passato ver-ranno aggregate le tante giovani atlete del florido vivaio dellaGuidotto.

Le giocatrici che hanno concluso la scorsa stagione infortunatehanno recuperato tutte dai loro infortuni e si stanno regolarmenteallenando. Alice Bugiada ha smaltito i problemi al ginocchio destroche la passata stagione l’hanno costretta ai box nella parte finaledella stagione, mentre Adriana Ninotta ha recuperato in pieno daifastidi al piede. Il tecnico della Guidotto nelle scorse settimane si èrecato a Lignano Sabbiadoro dove ha accompagnato la giovaneGiada Raia che ha preso parte a uno stage organizzato dallo stafftecnico della federazione guidato dal commissario tecnico dellaNazionale femminile Tamas Neukum e ospitato al palasport dellaGe. Tur. di Lignano Sabbiadoro. Le giovani atlete provenienti daventisei società sparse in tutte le regioni d’Italia, si sono confron-tate in vari test-match a squadre miste diretti da arbitri federali.Malgrado la giovane età, la licatese Giada Raia, si è ben comporta-ta e ha avuto l’opportunità di mettere in mostra il proprio talento inuna così prestigiosa vetrina. In occasione di questo stage, si sonotenute numerose riunioni per stabilire le linee guida, sia per il pro-cesso selettivo, sia per il futuro lavoro di osservazione delle atletenelle varie aree di competenza. A questo proposito, il tecnico dellaGuidotto Licata, Nuccio Bona, è entrato a far parte dello staff tec-nico della Nazionale e relazionerà per quanto concerne la regioneSicilia. Al termine del raduno, l’ultima riunione dello staff ha scel-to le ventuno atlete che parteciperanno a metà ottobre allo stage dipreparazione per il torneo della Mediterranean HandballConfederation che avrà luogo a Ploce in Croazia dal 14 al 21novembre prossimo con la presenza di numerose altre nazionali dicategoria provenienti da tre diversi continenti.

Giuseppe Cellura

Nella fase finale nazionale, precoce eliminazione per i biancazzurri licatesi

N on è riuscito il bis all’Atletico Licata nella fasefinale nazionale del campionato ACSI. I biancoce-lesti licatesi partivano da detentori del titolo nazio-

nale e hanno affrontato a Cattolica (in provincia di Rimini),sede per quest’anno della manifestazione, le altre squadreche si sono qualificate per disputare la fase nazionale. Leotto compagini partecipanti sono state divise in due gruppida quattro. L’Atletico Licata era inserito nel gruppo A conAsd Calcetto Lecce, La Graticola Lecce e Pagliuso GrandiImpianti Cosenza. Il gruppo B ospitava invece Edil Futuradi Varese, Togesil Cosenza, Nuova Elettronica CanicattiniBagni (provincia di Siracusa) e Circolo Giovanile ’93 diLecce. I campioni in carica dell’Atletico Licata hannoinaugurato il loro torneo con una sconfitta (2-0) al cospet-to dell’Asd Calcetto di Lecce. Nella seconda giornata arri-vava il riscatto dei biancocelesti che si imponevano con unperentorio 5-2 contro la Pagliuso Grandi Impianti diCosenza. Le reti licatesi erano messe a segno da Ellouziche realizzava una doppietta, e poi una rete a testa perVella, Costantino e Roberto Amato. Nella gara decisiva perla qualificazione al turno successivo, l’Atletico venivasconfitto col punteggio di 2-0 ed eliminato dalla formazio-ne leccese La Graticola. La vittoria di questa fase finalenazionale del campionato ACSI 2010 è andata ai varesinidell’Edil Futura che in finale hanno avuto la meglio dimisura (1-0) sulla Togesil Cosenza. I varesini succedonopertanto nell’albo d’oro della manifestazione all’AtleticoLicata che l’anno scorso aveva trionfato nell’edizione 2009che si era svolta proprio a Licata. Per i biancocelesti licate-si, smaltita la comprensibile delusione per la precoce eli-minazione, è già ora di tuffarsi sul prossimo campionatoprovinciale ACSI che prenderà il via tra qualche settimanae sarà ospitato anche in questa stagione dal centro sportivo“Paolo Graci” di Contrada Stretto.

G.C.

GUIDOTTO LICATA

La nuova stagione è alle porte

Atletico eliminato a Cattolica

MINI BASKET – NONA EDIZIONETORNEO DELLE PROVINCE

HA VINTO RAGUSA

Si è tenuta a Licata la IX edizione del Torneo delleProvince riservato ai nati nel 1998. Presenti le nove rap-presentative di tutte le province siciliane, che dal 10 al 12settembre hanno dato vita ad una bella manifestazionedagli alti contenuti sportivi.Ha vinto il torneo, per la prima volta, Ragusa, che hasuperato Palermo e Catania nel girone finale. A seguireAgrigento, Caltanissetta, Messina, Trapani, Enna eSiracusa.Nel quintetto ideale del torneo sono stati inseritiMichele Sisino (Ragusa), Giuseppe Cuffaro (Agrigento),Cesare Zugno (Caltanissetta), Nicola Giardina (Palermo)e Simona Sorrentino (Ragusa).Il Premio fair play è andato ad Antonio Burgio. La garadel tiro da tre punti è stata vinta dall’ennese Ivan Giunta.

Page 18: La Vedetta · streri “quannu moru nun mi diciti missa” di c.c. pag. 17- licata riabbraccia zeman, maestro di calcio. il boemo insignito della cittadi-

OTTOBRE 2010 La Vedetta18