2010 - Sebastiano A. Patanè - Poesie dell'assenza
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Transcript of 2010 - Sebastiano A. Patanè - Poesie dell'assenza
# 1 dell‘assenza (Tutto qui…)
E’ sulle trame delle assenze che si arrampicano tutte le apatie
nell’oscuro campo dietro gli occhi
nel ripido discendere i pendii delle edere…l’acqua
le sabbie sotto la lingua piena di parole mai dette
coincidenze rarefatte dalle mani indolenzite Che c’entro io con la maestà del vento col silenzio del grano
come vento e grano mare si riaprono innumerevoli le valli verdeoro
dal senso al tacco, sulla cresta, sul mediano dove scorre il mignolo
sul barcone femmina che mi condurrà altrove attraverso un gemito
Tutta qui la determinazione, il nutrimento dei papaveri
le chiglie smussate dal sale e l’opera malvagia e buona
delle venti lire
il niente venduto e riciclato… tutto qui l’ammasso di tormenti
di stelle naufragate sulle proprie densità
tutta qui la performance di un bagatto senza nulla da espiare
Datemi un pianto da incastrare in tutto quel niente sotto la collina
come se fosse un femore come se fosse attimo nel tutto qui
dell’ultimo guardarsi
# 2 dell’assenza
Mi colse di sorpresa quella potatura fuori stagione
la clamorosa ascensione della radice ancora colma d’acqua
e progettati e attesi sottorami ora divorati dall’assenza
Quanto ti somiglio adesso padre mio, quanto sono te!
E con tutte quelle lune e quelle barche dove vado senza direzione
se non verso un dolore sistemato dietro la ringhiera…
Mi gira attorno il gelsomino e quell’abbraccio perso nell’ultimo cuscino
senza più parole dietro la scatola piena di polvere soltanto
Sfumature in trasparenza nessun enigma chiara aritmetica
giustificatore dell’inesperienza, la roba le api e tutto quel ferro la campagna
sintomi del malessere tardivo del tempo ormai andato del poco ripetuto
ed io, solo di metafora accorcio la distanza
Non ci sarà per simmetria nessuna ricorrenza lungo la piena che mi travolgerà
cosi come io stesso sarò altrove quando mio figlio chiederà di me
# 3 dell’assenza
Scelgo il mare - dicevi - e ti regalavo un golfo
per un piccolo sorriso
Di quanti brindisi e canzoni senza tempo ci avvolgemmo
senza mai ferirci
chini sulle sere con le lenze e le livelle per misurare stelle
oscuri versi a mezzosonno con le mani al seno
e le gambe intrecciate come damaschi
Lascio un paranco nella cassapanca…
metti una sera senza luna
e piatti pieni di malinconia…
Bella ed aria, piega naturale di deliziosa resina
bicchiere al sole caffelatte e giorno giù per le ringhiere
e le parole sulle vaste righe della notte mentre se ne andava
il sogno con tutte le sue note
sbattendo porte vuote sui telai rotti
Vent’anni indietro e braccia tanto grandi…
Le parole
Le parole, le più vere
muoiono nelle pozzanghere gelate del mattino
ma ho sempre un angelo
da posare piano la sera, nessun nucleo
e dodicimila traiettorie verso una sola vibrazione
Adesso, da sotto la curva dei muri,
posso solo attendere la marea
e non importa se spezzerà i cristalli
di tutte le buonanotte perché
solamente il soffitto sa del sacrificio
e la mia carne
# 4 dell’assenza
Lo stupore delle mani nel nulla, nell’alveo tagliato dalle rughe
nell’indurito corpo della coincidenza Oh vecchio mio
poeta di cento parole ed altrettanti rossi e gialli
e più di ventimila giorni e sere e notti…
Di cosa parleremo senza voce, a quali nodi senza corde
legheremo le sviscerate analisi del senso?
Dimmi invisibile compagnia se cadranno come i muri
le giornate cementate in fondo alla piscina
trofei della vasta solitudine, invidiata solo nei clamorosi esodi
Sentiamo cos’ha da dire il cactus dalla spinosa lingua oppure
Jonathan Livingston che avrebbe voluto riportare lui il rametto d’ulivo
con un solo colpo d’ala ed il qui e l’adesso
C’è un cielo vuoto sopra Berlino e sotto un ricco commerciante di aureole
Ho scritte le risposte sul palmo della mano
# 5 dell’assenza (Separazione)
Lascia che si allontani
il figlio la mano il distaccato ossequio al battito…
la corsa ormai è solo affanno bruciare di tamburi
stantuffi e compressori granuli di tempo a pile già esaurite
Lascia che si fermi
la strada il condominio l’infetto virus il 27
l’ineguagliabile avventura al circolo polare
o l’ondina della risaia di Vercelli lascia che si fermi
Le ali sono un dono con scadenza
e tutta la luce infine è solo una candela
# 6 dell’assenza
vieni passato, vieni a riempire questi occhi che non tornano alla conta
che se ne stanno chiusi nello scrigno del ricordo, gelosi della luce
Ah, quanti versi lasciati qua e la lungo le rughe, fra le pieghe dei garofani
sulle curve del firmamento, nella misura dei giorni persi, sulle spighe…
Ci sono buche in queste mani che vorrebbero ancora prendere la scia bambina
quella che si lasciava frantumare nelle fiabe e compattare dalle meraviglie
e ci sono alture davanti alle mie parole che fanno ritornare le grida sottoforma di
silenzi
e silenzi fossili sottopelle e cornici d’incenso senza alberi e sottane
Solo un paio di forbici per ritagliare omini dagli occhi quadri e braccia
spalancate
legami e numeri, ed io fra loro, di istanti e secoli
# 7 dell’assenza
restano i girasoli a ricordarmi il giorno
affonda la chiglia nell’attesa ed è notte, solo notte
sull’argento degli ulivi sulle smanie di maggio
fin dentro i pluviali dove si nascondono distanze
La bruma assale i marciapiedi e cerca fughe nei bidoni
fra crudeltà ingiustizie e decapitati esempi
mentre batte il tempo un giallo rarefatto
ed un bicchiere si apre ancora di veleno
Un nugolo di ore migra verso est
e tu di lato cerchi nei miei occhi chissà cosa
# 8 dell’assenza
Passano veloci gli oracoli dei fiori…
E questa legione di domande che srotolano
bocche sul passato divenuto così mobile
come le sabbie sotto i seni di poco
sopra le conchiglie queste domande
spinte dal grecale fin sotto le unghia
e la voluminosa schiera di lapilli e palpebre sedotte
dall'assenza e dalle spighe rotte della sera
quando i perimetri stringono le dita
e si vorrebbero calici per misurare risa o...lembi
queste domande senza alcun segno
non sveleranno mai l’incessante correre
sui cerchi
Intermezzo
mi dissero del silenzio
del sughero con le mani avanti contro la corteccia
nuova cieca irriverente
mi dissero dei silenzi
Ero radice nell’oscura stanza senza alcun germoglio
penzoloni dietro il trattenersi…
# 9 dell’assenza
e che non tornano le verità dell’attimo
ma vorrei che le rose promettessero ancora
la loro eternità
che le api danzassero il rito del carrubo
e vorrei un pane da spezzare anche senza sete
affinché le allodole per sempre
continuassero il loro viaggio
ma questa vastità di niente
dove ogni cardine si perde
dove non c’è un “dove”
e la miseria pure s’allontana…
in quest’assenza immobile
a viscosità infinita
anche il cielo a smesso di guardare
e che hanno accecato le ali agli angeli…
Transito
di colore indefinito lungo le fluttuanze
grigio a vetri mobili e ridere i contrari
dei gialli deflagranti già dentro le casse
del trasloco
# 10 dell’assenza (Fluttuazione discendente)
tutto questo passare di acque
giorni buiolucebuio ombre senza matrice e calcolo
che raffreddano semi-interrati senza possibilità di fuga
cielo titanio come l’occhio di Medusa sabbia immobile
dietro il lucernario nell’inverso campo onirico
dove una spiaggia diventa vela e un sorriso retrosughero
non è lontano l’ultimo ti amo, non più distante della caffettiera
tutto questo passare di facce
come goccia dal tubo giù giù giù fino alla vaschetta
ogni tonfo un nome ogni tonfo una rosa
va riparato il peristaltico fulcro va rieducato
per dimostrare alla regola il motivo dell’eccezionale
vanto del bacio nella genialità del sangue
è menta la carezza
mi avvolge come sgombro in carta gialla
la volta senza affreschi che m’infarina il letto
e tutto questo fermarsi di storie appese a un sapore ottocento
# 11 dell’assenza
è necessario che mi rivolga a qualcuno per sapere di come
si apre una vertigine viola di parole glorificate poi nella frammentazione
è necessario che sappia dell’avvenimento post osservazione
di come soffrono tutte le ali costrette dietro le pieghe della norma
e di come poi si svolgono, vedi, senza neanche tanto clamore
Il senso di appartenenza si dissolve col medio grigio
e sembra che non resti nulla a comparare i numeri
Gli spigoli ormai binari… non fanno nemmeno parte del mio paesaggio
eppure da me partono e tornano come in un tour
attraverso il canyon di queste riflesse somiglianze
Se avessi il tempo in tasca direi - apriti sesamo -
e le stelle si disporrebbero diversamente, forse
come le mimose in un vaso ossia come le assenze attorno a me
Dirò che sono stato altrove ingannando ulteriormente i luoghi dove andrò
domani
Indice
Poesie dell’assenza (Catania 2010)
#1 dell’assenza (Tutto qui…)
#2 dell’assenza
#3 dell’assenza
Le parole
#4 dell’assenza
#5 dell’assenza (separazione)
#6 dell’assenza
Stanchezza
#7 dell’assenza
#8 dell’assenza
Intermezzo
#9 dell’assenza
Transito
#10 dell’assenza (Fluttuazione discendente)
#11 dell’assenza