Via Crucis della Settimana .
Come ogni venerdì ecco l’appuntamento con la Via Crucis di chicercate.net, costruita
facendo incontrare i racconti della Passione con le notizie della settimana. Le
meditazioni oggi sono state scritte da Gianni Di Santo.
Le opere che illustrano questa Via Crucis sono state realizzate con la tecnica della
vetrofusione da altrettanti artisti trentini soci dell’UCAI (Unione Cattolica Artisti
Italiani) per abbellire la nuova chiesa di Rovereto sulla Secchia (Modena), costruita al
posto di quella crollata nel terremoto del 2012 causando anche la morte del parroco. Il
prossimo 29 maggio, a due anni esatti dal crollo, le stazioni saranno collocate alle
pareti. Sotto a ogni opera abbiamo indicato il nome dell’artista.
«Pilato parlò loro di nuovo, perché voleva rimettere in libertà Gesù. Ma essi urlavano:
“Crocifiggilo, crocifiggilo!”. Ed egli, per la terza volta, disse loro: “Ma che male ha
fatto costui? Non ho trovato nulla in lui che meriti la morte. Dunque lo punirò e poi lo
rilascerò”. Ma essi insistevano a gran voce, chiedendo che venisse crocifisso; e le loro
grida crescevano. Pilato, allora, decise che la loro richiesta fosse eseguita. Rimise in
libertà colui che era stato messo in carcere per rivolta e omicidio e che essi
richiedevano e consegnò Gesù al loro volere» (Lc 23,20-25).
Christian ha 11 anni. È affetto da autismo, e da due anni non ha il privilegio di
trascorrere la giornata scolastica con i compagni, altrimenti, dicono, “disturberebbe
troppo”. Quaderni e penne, insegnante di sostegno ed educatore: basta questo.
In un istituto di Valmontone, in provincia di Roma, via della croce. Trascorre le ore di
lezione nella “stanza del silenzio degli innocenti”, separato dal resto, dal mondo, da ciò
che è fuori. Come tutti i carcerati ha la sua ora d’aria, durante la ricreazione: lì può
raggiungere gli altri e stare un po’ con loro.
Dicono che disturba e che è pericoloso. Gli vengono negate le gite scolastiche. E rischia
altri due anni di elementari, come ulteriore castigo.
La stanza del silenzio degli innocenti è il suo calvario.
Preghiera
Signore Gesù,
mi emarginano a scuola, mi umiliano al lavoro,
mi discriminano in parrocchia,
non mi ascoltano in famiglia,
mi giudicano pericoloso.
Ma io ho fiducia in Te,
stammi vicino e non mi abbandonare
Sylvia Lippitz
«Gesù portò i nostri peccati nel suo corpo, sul legno della croce, perché non vivendo
più per il peccato, vivessimo per la giustizia; dalle sue ferite siete stati guariti. Eravate
erranti come pecore, ma ora siete stati ricondotti al pastore e custode delle vostre
anime» (1 Pt 2,24-25).
Alla fine del mese ormai si arriva a fatica. E ogni ventisette, più che a immaginare nuova
vita, ci si prepara a saldare debiti. La croce ha il volto nascosto delle bollette energetiche
da pagare, dell’affitto da onorare, delle rate del mutuo che ne abbiamo perso il conto.
Però hanno abolito i co.co.pro, il jobs act è entrato nel vivo. Forse, chissà, anche i nostri
figli, da adesso in poi, potranno sognare futuro diverso e non essere attanagliati dalla
logica nefasta del ventisette del mese. Sparisce l’articolo 18 ma i nuovi contratti sono a
tutela crescente. C’è intanto la Naspi, la nuova assicurazione sociale per l’impiego, e poi
la Dis-col, un ammortizzatore previsto per i co.co.co. Però l’impressione è che questa
crisi ci stia deprimendo ancora di più.
Una croce pesante, dura da sopportare, ingiusta. Pare che a breve il Pil crescerà. Intanto
oggi il peso è sulle spalle dell’Italia migliore, di chi si alza di buon mattino a racimolare
cibo e speranza.
Signore Gesù,
oggi non so cosa raccontare ai miei figli.
Non vado al market da parecchi giorni,
e il mio frigorifero è vuoto.
Dammi la forza di ottenere quel poco
e quel giusto
per mangiare il pane di domani
Pausa musicale
Jan Garbarek e The Hilliard Ensemble, Primo Tempore (dal cd Officium, Ecm)
«Egli si è caricato delle nostre sofferenze, si è addossato i nostri dolori; e noi lo
giudicavamo castigato, percosso da Dio ed umiliato. Egli è stato trafitto per le nostre
colpe, schiacciato per le nostre iniquità. Il castigo che ci dà salvezza si è abbattuto su
di lui!» (Is 53,4-5).
Son sbarcati a Lampedusa, Pozzallo, Augusta, Porto Empedocle, Trapani. Feriti,
arrabbiati, malconci, con nelle gambe l’unica dignità possibile: la parola libertà.
L’Organizzazione internazionale per le Migrazioni li ha contati: sono arrivati in Italia,
nel mese di febbraio 2015, circa 4.300 migranti. La maggior parte originari dell’Africa
sub-sahariana, poi siriani ed eritrei.
Una neonata di tre mesi ha fatto il verso alla fuga. Nata in una “casa di collegamento”
libica, non ha visto le angherie che ha subito la giovane madre per conto dei mercanti di
schiavi, ma le ha ascoltate. Poi, riaprendo i suoi occhi tiepidi, ha visto gettare in mare
alcune persone, ma non sa darsene conto. Chissà, forse un giorno, in terra straniera,
qualcuno le spiegherà.
Il viaggio del non ritorno è costato 400 dollari, la paga della vergogna per aggiudicarsi
un posto sui piccoli gommoni usati dai trafficanti. C’è chi ha dovuto pagare pegno,
anche oltre 1500 dollari.
Un adolescente della Guinea Bissau ha raccontato il suo viaggio per la salvezza,
attraversando il Senegal, Mali, Burkina Faso e Niger. E si è augurato di non assistere più
nella sua vita a tale strazio e mercimonio di uomini.
Signore Gesù,
dammi la forza di guardare la tv
e i nostri fratelli che scappano
da guerre e povertà.
Dai loro coraggio e speranza
e dona a noi la dignità necessaria
per guardare oltre quel mare di dolore
Marco Morelli
«Costrinsero a portare la sua croce un tale che passava, un certo Simone di Cirene,
che veniva dalla campagna, padre di Alessandro e Rufo» (Mc 15,21).
Luca ha cambiato la sua immagine di copertina su facebook. Adesso ha in braccio una
piccola bambina africana, arrivata per caso dal mare della fuga e dal cielo della speranza.
Michele lavora fino a notte tarda al Ministero, oltre gli straordinari. Gli sbarchi dei
migranti sono, ancor di più, un affare suo, nostro.
Valentina ha raccolto asciugamani e vestiti in parrocchia e li ha portati alla mensa
Caritas.
Augusto ogni giovedì sera è lì, nei pressi della stazione del treno, a distribuire cibi caldi
a chi ne ha bisogno.
Sara ha ospitato nella sua casa un conoscente che purtroppo non ha più un lavoro e
dorme in automobile, per strada.
Federico distribuisce pacchi di pasta al centro di raccolta parrocchiale. Nonostante la sua
giovane età, non lo dice a nessuno. E non lo posta sui social network.
Chiara ha lasciato l’azienda per essere al fianco dei due figli piccoli. Le danno molto da
fare.
Signore Gesù,
fa’ che il mio essere solidale
sia sempre sobrio e gentile,
perfino silenzioso e nascosto.
E allontana da me il calice
degli applausi e della gloria
Paul de Doss Moroder
«Il mio cuore ripete il tuo invito: “Cercate il mio volto!”. Il tuo volto, Signore, io
cerco. Non nascondermi il tuo volto, non respingere con ira il tuo servo. Sei tu il mio
aiuto, non lasciarmi, non abbandonarmi, Dio della mia salvezza» (Sal 27,8-9).
La tenerezza femminile deve aver attraversato la sinagoga di Oslo. Oltre mille
musulmani, donne e uomini, hanno formato uno scudo umano intorno al tempio degli
ebrei, dicendo no all’antisemitismo e no all’islamofobia. Un anello della pace libero e
spontaneo che è nato da un sentimento di accoglienza e dono di sé che asciuga le ferite.
Una settimana prima, in Danimarca, la notizia non ammetteva amore: Omar Abdel
Hamid El-Hissein, figlio di migranti palestinesi, uccide due persone in una sinagoga di
Copenaghen durante un evento sulla libertà d’espressione. Una settimana dopo, la
tenerezza asciuga il volto di una comunità trafitta dal dolore.
Oggi l’uomo si arrende alla legge dell’amore. La mano di una Veronica, di mille
Veroniche, scendono all’improvviso, nel silenzio, ad asciugare le ferite di un’umanità
sospettosa e a regalare, in una notte diversa, attimi di pace.
Signore Gesù,
abituami a guardare il volto dell’altro.
Ma, se devo insistere, Ti chiedo un altro favore:
tendi la mia mano verso quel volto,
e lasciala andare a carezze d’amore
Silvio Magnini
«Figlie di Gerusalemme, non piangete per me, ma piangete per voi stesse e per i vostri
figli» (Lc 23,28).
Laura ce l’ha fatta. A ventiquattro anni ha deciso di scappare dalla strada, dopo la retata
che la polizia milanese ha compiuto alcune settimane fa. Le altre ragazze romene, tra i
tredici e i trent’anni, liberate dalla polizia, non hanno trovato invece il coraggio di
ribellarsi ai loro aguzzini. Sono sparite, forse. Oppure hanno trovato rifugio presso altre
mani sicure, truffaldine e violente. Mentre per lei c’è speranza che possa tornare a vita
normale, attraverso la scelta di una comunità protetta.
Un percorso difficile. I clan che gestiscono la prostituzione non permettono fughe. Sono
crudeli. Perfino alcune madri vendono le figlie, per un prezzo medio tra i cinque e i
settemila euro. Ma qualcuna alza la testa. E forse anche Laura ce la farà.
Signore Gesù,
oggi ho talmente guardato in basso
che ho dimenticato che Tu esisti.
Mi hanno pagato il doppio
per impedirmi di scappare.
Ti prego: liberami da queste catene!
Pausa musicale
Peter Gabriel, Passion: Music for The Last Temptation of Christ, Real World
«Dopo questo, Gesù, sapendo che ormai tutto era compiuto, affinché si compisse la
Scrittura, disse: “Ho sete”. Vi era lì un vaso pieno di aceto: posero perciò una spugna
imbevuta di aceto in cima ad una canna e gliela accostarono alla bocca. Dopo aver
preso l’aceto, Gesù disse. “È compiuto!”. E chinato il capo, consegnò lo spirito» (Gv
19,28-30).
La morte è il nostro limite. Eppure la conosciamo sempre meno. Ci insegue per lo più in
stanze fredde di ospedale, lungo corsie anonime di pronto soccorso, lontano dalla
compagnia degli amati e offrendoci l’amaro calice della solitudine.
Una volta, quando la morte del corpo bussava alle porte delle nostre case, c’era chi si
prendeva cura di essa, come per un nascituro. Prima e dopo la sua venuta. La malattia
era dolcezza di accompagno, il dolore salmo e canto al buon Dio. Il defunto veniva
lavato, profumato, vestito, c’era sempre in famiglia chi gli radeva la barba, se uomo, o
chi gli aggiustava i capelli fluenti, se donna. E chi si adoperava in questo mestiere sacro
riceveva indulgenza dalla Chiesa, lo sconto dei peccati una volta passati “nell’al di là”.
Oggi i giovani non conoscono la vita che c’è dietro la morte. Gli adulti sanno
nasconderla per bene. I morti in casa sono in via di estinzione, e le casse di legno e
zinco, accatastate nelle camere mortuarie, a volte sembrano essere tombe vuote dove lo
spirito vaga in attesa di Risurrezione.
Signore Gesù,
stupenda è la tua gloria!
Prenditi cura di nostra sorella
e nostro fratello,
e lascia a noi in terra
la promessa di un Angelo
che ci sia vicino
per il tempo giusto che ci hai donato
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