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N.3 –Settembre 2012
INTERVISTE: Ibridoma – Bandicoot - Gpl
RECENSIONI: Patrizio Maria – Acheronte – Antiquus Scriptum – 10 Fm – Run
Over – Toygrace – Dirtyfake – Nomadama – Francesco Marras – Zoas – Gpl –
Salto nel buio – Daniele Liverani – Sonic Flowers – The Burning Dogma - Stige
COMPILATION FREE DOWNLOAD: The Best of 1 Anno di Follia
ANNUNCI Cerco band/compro/vendo
LIVE
INIZIATIVE: Delta Underground – All you need punk – Incontri rock
Da un anno o poco più, ho iniziato a collaborare con l'iniziativa che state leggendo, underground
web zine. Questa esperienza mi ha oltremodo arricchito e stimolato, oltre a darmi soddisfazioni e
portarmi nuove conoscenze. Mi sono reso conto di molte cose in questo periodo.
Una su tutte è il grande patrimonio sommerso che esiste nella nostra Italia, così bistrattata e malata.
Sarò considerato un sognatore, forse, ma questo nucleo sotterraneo, questo proliferare di band di
ogni genere, mi da speranza. Mi da speranza non solo per quanto riguarda il lato artistico, ma anche
per un aspetto più ampio e generale.
Non mi intrometto in discorsi politici o sociali, ma più filosoficamente parlando, ho la ferma
convinzione che la cultura sia assolutamente importante all'interno di una società.
Ma quale cultura? Quella che tentano vanamente di propinarci a scuola? Quella che ci iniettano nel
lavoro, nella società? No. Credo che la vera cultura, cioè quella che rispecchia di più la verità sulla
condizione di una società sia proprio quella underground.
Nuda, cruda, a volte puzzolente e incazzosa, altre volte triste, ironica, intelligente o spensierata.
Diamole il giusto valore!
E' una cosa che sembra banale, ma è di una importanza capitale, sempre a mio avviso.
Le mie opinioni sono sicuramente condivisibili o meno ma visto che ne ho l'opportunità, qui le
scrivo, sperando che qualche occhio colga questo piccolo seme.
Ogni pianta parte dal basso, affonda le radici in profondità e punta verso il cielo.
Così è sempre stato, così deve essere.
Qual'è questo messaggio?
Diffondere, inspessorire, aumentare la cultura underground; darle spazio, fiato, colore, misura.
Non sto facendo propaganda per questa fanzine, non mi si fraintenda. Sto lanciando un appello per
incitare iniziative, collaborazioni, per dire che anche se non è facile, non è impossibile.
Rendiamoci conto del tesoro che abbiamo, non sottovalutiamoci!
Buona continuazione, e grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere fin qui.
Mosh it up!
BR1
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SIN TIME
Self Destruction
Dance
CHAINS AND
VISIONS
Go Away
THE BURPS
Cara Giò
feat.
Scacciapensieri
BURN INSIDE
Victims of the black empire
VOLTUMNA
Volsinii
CERVELLI STANKI
Asociale
SALTO NEL BUIO
La Paura non Trionferà
TREREMOTO
L'onda
ANTONIO LIPARDO
Strimpellata dei Pirati
HOLA LA POYANA!
Arguments
JOYLESS JOKERS
I'll Watch You Die
NOMADAMA
Sunlight
SONIC FLOWERS
Il Delirio Del Presidente Schreber
MY TIE IS EVIL
This Song Reminds
Me Of Being Gullible
SKARN
Veleno
GAWITHER
Fuck The Super
WARCORE
Is Just To Die
CHAOS PLAGUE
Sinner's Regret
UFFICIO SINISTRI
Nella Pancia del Gigante
LAST ETERNAL BREATH
Pandeistic
CREPUSCOLO
Bastard Life
TSO
My Mind
MAELSTORM
...And I Wanted To
Live
INTERVISTE Cari lettori oggi diamo il benvenuto ai IBRIDOMA band metal che ha appena
sfornato il quinto cd intitolato “night club”
Ciao e benvenuti su UndergroundZine, parlateci un po’ di voi..…..
- Ciao sono Christian il cantante degli Ibridoma , la nostra band si e' formata nel
marzo del 2001,abbiamo iniziato come cover band ma già dalle prime prove abbiamo
cercato di mettere in musica le nostre idee,Cool Rain risale alla nostra seconda
prova con Alessandro il batterista “ solo noi siamo rimasti della formazione
originale “con il tempo e vari cambi di formazione siamo arrivati ad avere Marco
Vitali alla chitarra solista Daniele Monaldi alla chitarra ritmica e Leonardo
Ciccarelli al basso, siamo malati per la musica e ogni settimana ci ritroviamo per
provare e stare insieme, siamo amici anche nella vita quotidiana,la cosa che
preferiamo e salire sul palco e suonare ovunque senza troppi problemi e troppe
domande.
Come mai avete scelto questo nome Ibridoma?
- Ibridoma è un nome un po' particolare l'abbiamo scelto per il fatto che
suonavamo un po' tutti i generi all'inizio degli IRON MAIDEN ai TIMORIA
passando per tutto quello che c'è in mezzo anche se suonato sempre in chiave
Heavy Metal perché in realtà è questo che vogliamo fare , poi Ibridoma è anche
una cellula antitumorale e allora è ottimo per noi che amiamo la vita e quindi doppio
motivo e ottima scelta.
Quali sono le vostre influenze principali? E a quali gruppi?
- Rock e Heavy Metal sono le nostre parole d'ordine ,IRON MAIDEN METALLICA
,BON JOVI, QUEEN ,HELLOWEEN ,STRATOVARIUS ,LED ZEPPELIN ,DEEP
PURPLE ......queste band hanno segnato e influenzato la nostra vita musicale.
Qual è stata la reazione della critica di fronte al vostro cd,Night club” i
riscontri da parte delle redazioni sono stati buoni?
- Abbiamo avuto ottime recensioni ma anche critiche abbastanza pesanti, nel
complesso sta andando molto bene ,quello più in discussione sono io per la mia
timbrica particolare che piace o non piace, sono un po' dispiaciuto per alcune
critiche un po' pesanti però accetto ogni parere,quello che conta è che i brani
piacciono a molte redazioni e che la produzione e' davvero ottima.
Qual è il messaggio che volete dare all’ascoltatore? I testi di cosa trattano?
- La nostra musica vuole essere piacevole da ascoltare e cerca di portare
l'ascoltatore in un viaggio attraverso canzoni che parlano della nostra vita
quotidiana e di tutti gli eventi che ci colpiscono sia letti che visti in televisione,ho
scritto testi che parlano delle ragazze madri WHY DO YOU FEEL ALONE,della
lotto contro i tumori COLD LIGHT OF MOON ,della violenza sui bambini SEVEN
DAYS OF DEATH , della difficoltà delle ballerine dei locali notturni NIGHT
CLUB,dell'incontro con l'anima gemella FACE TO FACE, degli uomini d'affari
BUSINESSMAN ,della libertà delle aquile e del loro volo EAGLES FROM THE
SKY,della solitudine di Jesù sulla via del calvario LAST SUPPER.
Parlateci un po’ della scena Underground della vostra zona, è difficile poter
suonare nei locali?
-Nella nostra zona “le Marche” ci sono davvero molti ottimi gruppi ma purtroppo
non ci sono locali adatti per suonare il nostro genere,così ci si arrangia a suonare in
locali molto piccoli anche se molto accoglienti, speriamo che le cose migliorino per
noi che suoniamo Heavy Metal e ci si dia il giusto spazio.
Avete in programma dei Live?
- Attualmente ancora niente di fissato stiamo valutando se andare all'estero nel
2013 abbiamo anche alcuni concerti da definire sia in Toscana che in Lombardia per
fine 2012
Progetti futuri?
- Stiamo preparando i nuovi brani per il prossimo album, per trovarci sempre pronti
e giocare un po' in anticipo. Poi stiamo cercando di far arrivare il nostro album in
tutto il mondo.
Ringrazio molto i Ibridoma e come sempre l’ultima parola va alle band per le
conclusioni. A risentirci e buona fortuna per i prossimi lavori!
- Grazie mille a voi per lo spazio concesso ,ringraziamo anche tutti quelli che si
fermeranno a leggere questa intervista ciao IBRIDOMA
Martina Tosi
Diamo il benvenuto ai BANDICOOT Gruppo punk rock
dalla Provincia di Matera. Mio Ospite Antonio chitarrista
del gruppo.
Ciao e benvenuti su UndergroundZine, parlateci di voi……. un po’ di voi..….. I Bandicoot sono una punk-rock band di un paese del Sud. Ferrandina, provincia di Matera.
Una punk rock band che nasce dalla voglia di esprimere il proprio pensiero, di sfogare la
rabbia per tutto ciò che non va e per la voglia di rompere le scatole, che ha voglia di dire le
cose in faccia, senza mezzi termini, di schiaffeggiare metaforicamente, con la musica e con
le parole, chi ascolta i loro brani, con l’intento di indurre a riflettere e ad agire.
I testi e la musica dei brani sono di Antono Pecci (il sottoscritto). i componenti della band
sono:
Antonio Pecci, Chitarra,
Voce Filippo Montemurro, Batteria, Cori
Domenico Perez De Vera, Basso, Seconda Voce
Raffaele Pecora, Chitarra, Cori.
Come mai avete scelto questo nome Bandicoot?
In onore di Crash Bandicoot, l’eroe dei videogiochi che ci hanno accompagnato per tutta
l’infanzia e adolescenza (ancora tutt’ora ci fa compagnia ). Noi siamo la generazione
playstation, la generazione internet. Per noi i videogiochi sono stati molto importanti, sono
stati momento di incontro, di svago, di crescita e maturazione, non sono stati
assolutamente solo delle cose che ci hanno fatto rincoglionire per un paio d’ore! Per noi
erano sacri!
Quali sono le vostre influenze principali? E a quali gruppi?
Ramones, Foo Fighters, Clash, Sex Pistols, The Vandals, Ramones; Sistem of a Down, Pearl
Jam, Smashing Pumpkins, Black Sabbath, Caparezza, Motorhead, Green Day, Blink 182,
Nirvana, Sum 41, Rancid, Stereophonics, Fabrizio Moro, Renato Carosone.
Avete appena sfornato il vostro cd “Chiudete quella Maledetta porta”, cosa vi
aspettate dalle webzine e dai vostri fan?
Prima di tutto ringraziamo Webzine per l’opportunità che ci ha dato. Realizzare un cd non è
mai facile. Soprattutto quando non hai le possibilità economiche e i mezzi per farlo, quando
sei solo e tu devi scrivere i pezzi, suonarli, registrarli, creare un sito internet e
pubblicizzarli. I Bandicoot, non si sono arresi davanti a nessuna difficoltà. Forse perchè la
caparbietà, il coraggio e la tanta rabbia che hanno dentro sono infiniti. Ma ce l’abbiamo
fatta e ora noi ci aspettiamo di essere conosciuti e che il messaggio delle nostre canzoni
colpisca più persone possibili e che le induca a riflettere e soprattutto ad agire! Vorremmo
creare un movimento culturale e sociale!
In ogni caso, il cd può essere interamente ascoltato su www.bandicoot.it, youtube, myspace,
fb,etc. MA dal 16 agosto il cd sarà scaricabile gratuitamente dal nostro sito internet! se
qualcuno desidera l’originale con soli 3 euro può acquistarlo! Prezzo anticrisi!!!!
Qual è il messaggio che volete dare all’ascoltatore? I testi di cosa trattano?
“Chiudete quella maledetta porta!” è un cd rabbioso, cattivo, veritiero, duro. I temi trattati
sono vari e importanti, anche se non mancano brani con argomenti meno impegnativi. Il
tutto tra riff al vetriolo, chitarre punk r, nel cd sono dei Ramones, Foo Fighters, Clash,
Green Day, Nirvana, Black Sabbath e Sum 41 ma anche Caparezza (un genio) e Fabrizio
Moro. Insieme alle chitarre elettriche e acustiche, al basso e alla batteria sono stati
utilizzati per alcuni brani anche il flauto traverso e l'armonica a bocca.! Siamo una band che
affronta vari argomenti, la politica e la società ("rivoluzione"), il malessere dei giovani
("senza senso", "non ti curar di loro"), l' enorme questione Basilicata (Sangue latte e
brigante, Basilicatascount, Carmine Scrocco, Lu'cani in estinzione seguono uno stesso
leitmotiv), religiosi ("non posso credere"), l'arruolarsi in esercito come unica soluzione per
alcuni ragazzi ("un lavoro da duri"), ma ci sono anche alcuni brani romantici e con argomenti
più leggeri ("my belle, "luca", "voglio vivere a johto"). Parliamo un po' di tutto nei nostri
brani, crediamo che la musica sia un mezzo per sfogare il nostro malessere e esprimere la
nostra rabbia per un sistema che non va! con la musica si fann le rivoluzioni, nascono nuove
idee, si crea aggregazione ed è lo strumento di denuncia e sfogo per eccellenza. La musica è
vita.
Come nasce una vostra canzone?
Nasce quando non riesci a tenere più dentro particolari emozioni, sensazioni, frustrazioni e
vuoi sfogare tutto tramite un mezzo che ci fa star bene, cioè la musica.
Parlateci un po’ della scena Underground della vostra zona, è difficile poter suonare
nei locali?
Molto ma molto difficile, se sei una cover band ha qualche possibilità di suonare, se nn lo
sei, molto poche. Certo che se sei un dj, o sei uscito come ottavo alla 5 edizione del grande
fratello o della talpa hai le porte aperte dei locali e il portafoglio pronto a riempirsi di
money. Questa è l’Italia. In provincia di Matera e soprattutto nel nostro paese, Ferrandina
(Mt), ci sono tanti gruppi musicali e se ne formano ogni giorno di nuovi, c’è una scena molto
interessante.
Avete in programma dei Live?
Il 9 Agosto abbiamo suonato al Vertigo di Ferrandina (Mt) e il 23 Agosto suoneremo al
Clavin Pub di Salndra (Mt). Altri live sono in fase di organizzazione.
Progetti futuri?
Almeno per adesso vogliamo aumentare la nostra visibilità, creare un movimento di
ribellione pacifica sociale, fare live, trovare un’etichetta e registrare un video
professionale.
Ringrazio molto e come sempre l’ultima parola va alle band per le conclusioni. A
risentirci e buona fortuna per i prossimi lavori!
Vorremmo concludere con questa poesia che rappresenta molto ma molto in breve ma in
maniera decisa il nostro pensiero:
Oltre ad invitarvi sul web ai seguenti indirizzi e a seguirci:
http://www.facebook.com/Bandicootrock
http://www.bandicoot.it/ (bio sui componenti e sulla band, musica, foto e alcune nostre
idee)
https://twitter.com/bandicootrock
http://www.myspace.com/bandicootrock
a conoscerci meglio e ad ascoltare la nostra musica sia in “mp3” che dal vivo e….
a scaricare gratuitamente il nostro cd ma anche a comprarlo a soli 3 euro!
Il nostro motto è:
Ascoltaci, condividi e… REAGISCI!
Grazie Martina! Gentilissima! Un abbraccio!
Martina Tosi
CARI AMICI DI UNDERGROUNDZINE OGGI SONO
CON NOI I GPL
Ciao e benvenuti su UndergroundZine, parlateci un po’ di
voi..…..
Noi GPL ci siamo formati nel febbraio del 1999 a Vigevano
(PV). Il gruppo era allora composto da quattro amici stretti
che si sono avvicinati alla musica nei modi più differenti e
con strumenti anche diversi da quelli attualmente suonati; ci aveva unito e ci unisce ancora la voglia
di fare musica veloce e melodica. Oggi un amico della formazione originaria non è più dei nostri e
abbiamo quindi da ormai 2 anni, dopo uno stop di cinque lunghe estati, il gruppo in versione attuale con
un nuovo chitarrista e alla batteria chi invece prima era appassionato alle 6 corde! Questa è la nostra
formazione migliore di sempre, ci conosciamo in profondità e questo crea una particolare alchimia tra
di noi,
Come mai avete scelto questo nome Gpl?
Il nome ha origini che affondano le radici da esperienze della nostra prima adolescenza…una storia
molto semplice, quattro ragazzini che si chiedono che nome dare alla loro band e c’era tra di noi chi
aveva un’attività di famiglia nel settore dei carburanti e … attorno a quel nome è stato costruito un
gruppo che ha sempre avuto nel DNA del “combustibile” che brucia! Quando ci chiedono cosa
significail nome della band inventiamo ogni volta una risposta diversa…tipo Giochi Per Lesbiche e così
via. La verità è qui sopra comunque!
Quali sono le vostre influenze principali? E a quali gruppi?
Noi GPL abbiamo tutti gusti musicali simili anche perché siamo cresciuti insieme passandoci i dischi di
Propagandhi, Nofx, Good Riddance, Bad Religion, No use for a Name, Pennywise, Lagwagon, Rise
Against e così via. Tutti gruppi che li senti e vieni invaso da una quel genere di forte impressione che
senti arrivare dalle casse che ti prende e non se ne va mai. Nessuno di noi suonerebbe se non in un
gruppo di Hardcore più o meno melodico.
Se questi gruppi sono la matrice però riconosciamo altre influenze: nel nostro passato c’è lo studio del
violino, del pianoforte e della chitarra classica. Ascoltiamo Guccini, Leonard Cohen, Queen, Nirana,
883, Neil Young, Johnny Cash e molti altri…dopotutto un pezzo punk-rock per essere bello deve
anche rendere bene se suonato con una chitarra acustica! Occorre buon gusto soprattutto in un
genere sparato a cannone come il nostro. Parlando di buon gusto…in sottofondo suona ora un disco
acustico di Tony Sly (No use for a Name) e di Joe Cape (Lagwagon)…
Avete appena sfornato il vostro ep “Phoenix”, cosa vi aspettate dalle webzine e dai vostri fan?
Abbiamo lanciato il 5 giugno 2012 “Phoenix” con una track list in grande stile HC Californiano, con 5
pezzi in cui si mescolano immediatezza, tecnica e velocità.
Abbiamo fatto nuove scelte di arrangiamento e sound moderno con voci ruggenti e liriche melodiche
intervallate a cori in gran quantità. Mixaggio affidato al Living Rhum Studio con un risultato che
qualcuno ha definito un pugno dritto nello stomaco! Batteria e chitarre aggrediscono le orecchie
senza pietà incollando alla sedia per tutta la durata del disco, o almeno questo è ciò che ci aspettiamo
vi succederà all’ascolto!
Dalle webzine ci aspettiamo la disponibilità a dar voce anche e soprattutto a quei gruppi che per farsi
sentire hanno bisogno di loro e di passione semplice e genuina.
Dai fan ci aspettiamo riscontri, critiche e sostegno…ci aspettiamo il coraggio di alzare le chiappe
dalle poltrone e venire a vedere noi o chiunque faccia musica perché per lui è come mangiare o bere, e
non si aspetta necessariamente un ritorno per ciò che fa. Noi GPL non possiamo proprio smettere di
suonare, produciamo musica in autonomia in casa e ci muoviamo perché nessuno di noi avrebbe in quel
preciso istante qualcosa di migliore da fare. Sosteneteci in questo!
Qual è il messaggio che volete dare all’ascoltatore? I testi di cosa trattano?
I nostri testi parlano sempre di quello che significa crescere come persone. La vita ha le sue stagioni,
a volte è una palude e a volte le nubi se ne vanno. Accettare questo significa produrre testi che
dicano qualcosa oltre il già detto. Ci siamo un po’ stufati di tutti quei testi punk-rock sempre
uguali…per quanto si può rimanere adolescenti? L’hardcore melodico ha un grande valore per i
contenuti che veicola ma in molti non se ne sono accorti.
I nostri testi hanno un messaggio portante, una domanda: Tu chi sei? Tu che scrivi la canzone o che la
ascolti, chi sei e dove vai? Non abbiamo risposte ma le cerchiamo e saltano fuori testi che parlano per
metafore e immagini.
Come nasce una vostra canzone, prima la musica o il testo?
Uno di noi propone un giro di base agli altri e su questo si inizia ad improvvisare ritmi di batteria e melodie di voce e chitarre. Decisamente prima la musica quindi. Il testo viene scritto con calma più tardi sulla base delle linee vocali scelte in sala prove. Inizialmente non importa sia qualcosa di raffinato, basta una base. Su questa base poi iniziamo ad addentrarci nella fase in cui ognuno dei GPL affina la sua parte. In generale quando sentiamo qualcosa che si smuove dentro, tipo farfalle nello stomaco, e ci diciamo “mmh figata!” significa che siamo sulla buona strada. I testi nascono e vivono parallelamente alla musica ma ne sono totalmente figli…nel senso che il testo deve rispettare per i suoi contenuti il tipo d’impatto che il pezzo ha. Non si può parlare di fiorellini se il pezzo è più heavy no? Per fare tutto questo registriamo spesso le prove e le riascoltiamo con calma, una specie di pre-produzione costante. I nostri pezzi non smettono di essere migliorati o abbelliti infatti fino a che il disco non è stato mandato alle stampe. Così è stato per “Phoenix”. Con questo stile di lavoro riusciamo a mettere insieme immediatezza e un pizzico di ricerca musicale a tenere viva la fiamma dell’interesse.
Parlateci un po’ della scena Underground della vostra zona, è difficile poter suonare nei locali?
In zona ma anche in Italia sono cambiate molte cose è vero: alcune in male altre in bene. Prima tra tutte le cause/opportunità è di sicuro la tecnologia. Se prima conoscere i luoghi, i locali e le possibilità per fare musica era un beneficio per pochi, ora è diverso, anche se forse a tratti riflette caratteristiche più artificiose piuttosto che a misura di cuore. La difficoltà di riuscire a suonare nei posti (conosciuti e non) rimane ma le possibilità di presentarsi aumentano notevolmente.Nonostante questo, la situazione oggi è piuttosto surreale: capita spesso di condividere il palco con band con una marea di “amici” su facebook che poi alla prova dei fatti non hanno mai nessuno ai concerti che li segue. Può starci…quanti si sbattono per andare a scoprire nuovi gruppi? Ciò che non ci sta è che queste band si atteggino da rockstar di fama prima di suonare quando poi di pubblico sotto il palco non ce n’è mai. E’ una posa, una farsa grottesca. La musica qui già non c’è più e ci sono solo persone che cercano una identità attraverso un “mi piace” di approvazione da parte della rete, come bambini abbandonati. Questo è ciò che ci fa domandare a chi servono davvero questi “amici”, dove portano davvero le belle foto e i dischi tutti uguali? La risposta a questa domanda non è delle più piacevoli. Tendiamo nel nostro piccolo a conoscere i trend come parte del mondo ma a seguirli solo se ci comunicano qualcosa. Avete in programma dei Live?
Qualcosa si muove dopo la pausa estiva … purtroppo non ancora ben definiti luoghi e date. Come detto
le opportunità ci sono ma stiamo cercando di concretizzare al meglio le occasioni nel prossimo
autunno per uscire dai confini soliti e macinare ancora più chilometri. Cogliamo l’occasione per
proporci ai vostri lettori per concerti o collaborazioni, siamo molto aperti al contatto con realtà
nuove!
Progetti futuri?
La promozione di “Phoenix” innanzitutto: date, recensioni, interviste, pubblicità a 360° gradi
insomma. Non vi nascondiamo che stanno già nascendo nuovi pezzi e le sonorità sono sempre più
potenti. Stiamo già scrivendo infatti canzoni nuove che dovrebbero portarci ancora un po’ più in la nel
nostro percorso. Come sempre non ci risparmieremo sulla velocità dei pezzi e tantomeno sulla
passione e l’attenzione che dedicheremo al progetto. Contiamo di farlo uscire nel 2013. Al momento ci
interessa insomma essere molto presenti sul mercato e buttare fuori di frequente cose nuove.
Stiamo inoltre lavorando ad una breve traccia da trenta secondi per una compilation …vedrete!
Ringrazio molto e come sempre l’ultima parola va alle band per le conclusioni. A risentirci e
buona fortuna per i prossimi lavori!
Grazie a voi Underground e ai vostri lettori. Date una possibilità al nostro nuovo ”Phoenix”, spinge!
Martina Tosi
RECENSIONI
Artista: Patrizio Maria
Titolo Album: Banana Confused
Sito: www.myspace.com/patriziomaria Voto:78/100
Genere: indie rock
Tracklist: Muffin Song / Il The Dell’Inghilterra / Scimmia /
Piuttosto Il Cuore / Scatole Cinesi / Sociopatica / Cuore
Commestibile / Legalizziamo I Mirtilli / Carnaby Street / Sergio
Registrato tra Londra e Roma, passando per Orvieto, Banana Confused è il secondo lavoro solista di
Patrizio Maria, cantautore di natali abruzzesi, turnista tra gli altri con Little Tony. È un disco che
tradisce una certa passione per i memorabilia, un gusto per immagini e atmosfere retrò con l’aggiunta
di un tocco brit un po’ fashion ma non troppo. La musica di Patrizio Maria è sostanzialmente
inquadrabile nell’indie rock più recente ma si arricchisce di diverse altre componenti, tra queste
un’elettronica minimale utilizzata con criterio e l’immancabile beat rock. Il risultato è apprezzabile
per la personalità artistica che rileva e strizza l’occhio anche a certi sperimentalismi avanguardisti
(come l’automatismo dei surrealisti francesi, o l’object trouvé dadaista). Le storie di Banana Confused
sono di fatto storie un po’ bohemien, sono incontri quotidiani con piccole cose evocative catturati in
uno zoom che può apparire vago ma che in realtà ha la capacità di radicarsi nella retina e nell’orecchio.
Così dopo una breve intro che ci ricorda atmosfere da english breakfast, un tema che non potrà non
ricordarvi alcuni vecchi caroselli apre Il The Dell’Inghilterra che racconta storie di eccentricità
britannica riunitesi intorno al rituale pomeridiano del the inglese. Londra, il suo clima atmosferico e
culturale, sono protagoniste nel lavoro di Patrizio Maria come conferma anche il rock più integrale e
sbarazzino della successiva Scimmia, manifesto non troppo velato di inadeguatezza del nostro
rispetto a diverse accezioni della realtà del bel paese. Meditata, più romantica e intima, la successiva
Piuttosto Il Cuore che forse ha la sola pecca di ricordare nel refrain Bruci La Città della Grandi. In
generale le prime impressioni all’ascolto sono di pregio per quel che riguarda gli arrangiamenti e il
lavoro in studio, peccato questo lieve scadere in un’orecchiabile pop un po’ abusato. Passiamo poi per
un momento che appare il più debole o comunque il meno ispirato di Banana Confused, con Scatole
Cinesi, nuovo pezzo lento dove la presenza dell’elettronica è molto forte ma che fino alla fine stenta a
decollare; abbastanza banale e meno apprezzabile è anche Sociopatica, di cui è stato tratto anche un
videoclip, un pezzo senza dubbio spendibile ma troppo figlio di certi musicarelli estivi italiani anni ’60
e che rischia di dare di Patrizio Maria un’immagine troppo provinciale a mio parere. Si riprende un po’
di quota con la dolce e amara Cuore Commestibile, ma è con la successiva e ironica Legalizziamo I
Mirtilli che ritroviamo quella verve che a inizio ascolto ci aveva ben disposti verso il nostro:
ritroviamo il quotidiano, le cose semplici che diventano occasione di una poesia di basso profilo ma
sincera e divertita, uno sguardo un po’ solare e un po’ cinematografico. Ma il momento migliore del
lavoro arriva, a mio avviso, col ritorno alle atmosfere retrò e british di Carnaby Street che si
mescolano con un certo gusto per il nuovo millennio e per il postmoderno. Storie che sembrano
intrecciarsi e ritrovarsi in inaspettati accostamenti dentro i mercatini di quartiere londinesi. La
chiosa, affidata all’allucinata e psichedelica Sergio, è forse troppo breve per risultare interessante e
forse avrebbe potuto offrire di più se avesse trovato un qualche sviluppo.
Banana Confused forse è ancora un po’ confuso tra momenti decisamente convincenti e apprezzabili e
altri privi di mordente, ma ci restituisce un musicista poliedrico e ricco di spunti che può già vantare
un curriculum di tutto rispetto. Se è vero che il secondo album è una delle prove più difficili, si può
dire che Patrizio Maria abbia scavalcato l’ostacolo seppure incespicando.
Doc.Nemo
Artista: Acheronte
Titolo Album: Genesis of evil
Voto: 48/100
Genere: Black Metal
Sito: www.myspace.com/acheronteblack
Gli Acheronte sono una band di Black metal della provincia di
Ascoli Piceno, purtroppo la band non ha dato molte altre
informazioni per poter recensire il loro prodotto e dare ulteriori
informazioni della band… Per averne ho dovuto recuperare qua e la via web.
La band si propone con questo demo che ha il titolo “Genesis of evil”. Se restiamo all’interno del demo
possiamo considerarlo tutto sommato interessante, possiamo quindi considerare meno pesanti certi
errori che ho potuto riscontrare a livello di post produzione e registrazione. Le idee ci sono, ma sono
sviluppate purtroppo non bene come si dovrebbero. Ho forti dubbi sulle parti di basso che in alcuni
punti si sente e pochi istanti dopo “scompare” durante tutte le canzoni. Secondo problema è la
mancanza di ”spessore” per alcune parti della voce; inoltre ci sono punti in cui è troppo effettata e
non si riesce ad interpretare se vi è un errore “da mixer” oppure una cosciente scelta della band.
Torno a ripetere che le idee ci sono, ma la band non le declina fino in fondo alle capacità che lascia
intendere. Quasi come se vi fosse un blocco da parte della band stessa, oppure una specie di
imbarazzo della band ad osare di più. Il peggio potrebbe essere, spero vivamente di sbagliarmi, che la
band ha auto troppa fretta nel far uscire questo loro cd, avendo poca cura rispetto a quello che
sarebbe servito. Neppure la traccia in italiano riesce a sollevare le sorti del demo. Ripeto per
l’ennesima volta belle le idee di partenza, ma non sono state sviluppate al 100%.
A chiusura della recensione direi due cose: consiglio per i fans del genere e consiglio per la band.
Per i fans del genere consiglierei l’acquisto dato che troveranno comunque un cd tutto sommato
interessante e fruibile. Per quello che riguarda la band: consiglio che per il futuro rivedano i loro
pezzi, in modo da far fruttare le loro potenzialità al meglio; inoltre sarebbe meglio per la band dare
informazioni aggiuntive riguardo ai loro trascorsi, modo da poter dire e dare informazioni maggiori.
Purtroppo da questi 5 pezzi non si sono sentite completamente le capacità del gruppo; speriamo quindi
che il prossimo futuro porti il loro nuovo album.
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Antiquus Scriptum
Titolo Album: Conclamatus est
Genere: Black Folk Metal
Voto: 80/100
Sito: https://www.facebook.com/SacerdosMagus
Etichetta: Satanica production – Azermedoth Records
I portoghesi, o per meglio dire IL portoghese, Antiquus Scriptum dato che è una uno man band.
Antiquus Scriptum con parecchi anni di militanza, infatti nascono nel 1998 e dal 1999 hanno
continuato a produrre musica, sia con i propri album, sia con partecipazioni in compilation. Quello che
andremo a recensire è l’ultimo album completo della band datato 2010 (come ho detto nel 2012 hanno
proposto la loro musica in due compilation). L’album in questione è stato ristampato dalla Azermedoth
Records (label messicana) a fine 2011 e per questa nuova versione la band decide di aggiungere un
nuovo cd.
Conclamatus est è diventato quindi un album doppio, dato che il primo cd è una specie di concept di
canzoni della band, mentre il secondo cd è un insieme di cover proposte dal gruppo. Cover che passano
da Manowar a Celtic frost, passando per Slayer e Venom ma non solo.
Partirei quindi da quello che è il secondo cd, dato che a mio avviso, vi è meno da dire rispetto al cd
“principale”. Le cover sono: Manitou, Dethroned Emperor, Skeletons Of Society, Futuro Nuclear,
Sententious Despicable, Philosophy Of Negativity e Prelude. Queste cover sono riproposte in modo
quasi identico alla versione originale, quindi mi verrebbe da dire “nulla di nuovo sotto al sole”. C’è da
dire comunque che il cd aggiuntivo, è comunque un bel regalo per i fans dei Antiquus Scriptum e ovvio
per la ristampa del cd; in ogni caso questo secondo cd nulla aggiunge e nulla toglie a Conclamatum Est.
Andrei quindi a ragionar sugli inediti della band. I lusitani si propongono con un viatico, quasi un
concept volendo, che parte dalla copertina del cd per poi portarci alle canzoni vere e proprie. Il tema
principe è quello legato alla guerra in quanto tale, tanto che si parte con la battaglia tra Cartaginesi e
Romani, passando per un “classico” passaggio del film (e libro) il tredicesimo guerriero durante
l’onoranza funebre. La band riesce a più riprese ad addentrarsi in realtà e territori musicali
differenti e molteplici. Abbiamo quindi il black metal “classico” passando per quello sinfonico e
frammezzi folk e ambient. Molto interessante tutto il lavoro fatto ed utilizzato non solo a livello
musicale, ma anche a livello di arrangiamenti e testi, mai scontati o superficiali. Molto evocativa “Den
norke Sjel Lever I meg”, “Eu o misantropo”, “Remember me as a king”, “A hecatombe of slaves”.
Nulla è lasciato al caso e nulla vi è come errore o pecca per quello che riguarda il primo cd; come ho
detto unica pecca, o per meglio dire dubbio, è quello che riguarda il secondo cd, dal mio punto di vista
non sarebbe stato male che le cover fossero state fatte con lo spirito e il piglio della band usato per i
pezzi inediti. Ripeto non c’è nulla di errato a livello tecnico o compositivo, le capacità si sentono e
anche bene, l’album è di sostanza e capacità, consigliassimo
Alessandro Schumperlin
Gruppo: 10 FM
Titolo Album: Deviazioni
Genere: Rock
Voto: 82/100
Sito: www.myspace.com/10fm
Tracklist: Evidentemente / Finta Verità / Sottovoce / Ogni Volta
Che Te Ne Vai / Ora / Apnea / Graffiami L’Anima
I 10 FM nascono sul finire del 2009 intorno a Erik, cantautore e singer del gruppo, e riescono nel giro
di una manciata di anni a ricavarsi uno spazio di tutto rispetto nella scena emergente italiana e
firmano nel 2011 con la Gallery Records Inc. Il loro EP Deviazioni è un prodotto fresco e dinamico che
ben si inserisce nel filone rock nostrano dei vari Vasco Rossi e Luciano Ligabue. Certo i paragoni con
queste due discusse figure del panorama italiano potrebbe far storcere il naso a molti, ma la
differenza tra 10 FM e i suddetti c’è nonostante le evidenti somiglianze. In termini di sound si
potranno notare delle similitudini nella proposta di un rock orecchiabile, che si incontra con elementi
pop e blues, ma allo stesso tempo si potrà notare una certa energia e un certo dinamismo nelle
composizioni dei nostri. Se la voce di Erik può ricordare (e lo ricorda a volta in maniera sconcertante)
la timbrica del cantautore emiliano, non si potrà tuttavia non riconoscergli una sua specificità
interpretativa più integralmente rock, anche se ancora molto vaga e poco incisiva. Lo stile dei 10 FM è
essenziale, privo di orpelli e di barocchismi inutili. La carica musicale di Evidentemente, brano
d’apertura, di Graffiami L’Anima o di Sottovoce sono un bel tentativo di svecchiare lo stile rock pop
italiano più inflazionato, pur mantenendosi saldamente all’interno del filone. Apprezzabili soprattutto
i passaggi ritmici e gli accenti della batteria che contribuiscono a rendere più muscolari tutte le
tracce di Deviazioni. Ma anche il lavoro sugli assoli da parte del Corda, chitarrista del combo, sono
assai apprezzabili e soprattutto in Ora, in Finta Verità o nella già citata Graffiami L’Anima. Peccato
che quanto di buono ci sia nella parte musicale e compositiva dei nostri non sia controbilanciata da
testi e contenuti altrettanto apprezzabili. Oltre ad assestarsi su tematiche e intrecci estremamente
debitrici verso i “mostri sacri” del genere, il loro stesso sviluppo appare per lo più banale,
scarsamente ficcante e viziato da un certo semplicismo un po’ facilone anche nella scelta delle rime.
Peccato perché anche uno dei momenti migliori dell’EP come Ogni Volta Che Te Ne Vai viene indebolita
proprio da un testo poco vivace, incapace di evocare lo stato d’animo che il pezzo dovrebbe
comunicare. Così anche il rock più tradizionale della già citata Sottovoce perde mordente più
attraverso le parole che non attraverso la musica. Episodi più convincenti per quel che riguarda i testi
sono semmai i brani conclusivi Apnea e Graffiami L’Anima, l’ultimo in particolare si rivela
particolarmente comunicativo e incisivo, aiutato in questo anche da un background musicale splendido
e da un solismo assai ispirato ed emotivamente potente. I 10 FM consegnano, dopo il loro primo album
autoprodotto del 2010, un prodotto buono e apprezzabile ma ancora da migliorare, rivedere e
correggere sotto diversi aspetti. In primo luogo lavorare su parole e testi, uscendo dal banale e
facendosi più incisivi e comunicativi; in secondo luogo proseguire nell’opera di svecchiamento del rock
italiano calcando ancora di più l’impronta personale sul loro stile, facendo in modo che sia sempre più
loro e sempre meno simile a roba di un’abbondante ventina d’anni fa.
doc. NEMO
Gruppo: Run Over
Titolo album: Feel the anger
Genere: Tharsh-Groove Metal
Voto:88/100
Sito: www.facebook.com/runovermetal
Etichetta: War Nerve Record
I Run over sono band toscana e nascono alcuni anni fa e dopo alcune peripezie determinano una line up
definitiva tale per cui possono entrare in studio di registrazione e creare “Feel the anger” che
andremo a breve a recensire. Dopo l’entrata in studio fanno un passo importante e sono sotto la War
Nerve Records dal marzo scorso, tanto che il loro cd è uscito ad Aprile per loro ed è disponibile.
Loro si presentano come Groove metal, tenendo presente che vien considerato groove metal il
sottogenere che abbraccia dai Pantera ai Messuggah. Dal mio punto di vista, abbiamo un buonissimo
album di theash metal anni 90 con poderose influenze stoner alla Down e Kyuss più un pizzico di Black
label society.
L’album è tecnicamente ben registrato e ben strutturato, non trovo in alcun modo sbavature o
problematiche sia a livello compositivo, sia a questione di arrangiamenti e di e registrazione. Tutto
fatto bene e con criterio, ogni strumento ha il suo spazio ed è registrato ed arrangiato benissimo.
Voler dare una frase per questo album direi che è un lavoro “DEEP IN YOUR FACE”.
Se vogliamo a tutti i costi trovare un lato negativo,ripeto se vogliamo trovarlo, è che il gruppo non
presenta alcuna novità, ma segue il fluire del filone, ovviamente presenta tutti gli stilemi classici alla
Pantera & Co. Sia chiaro che il lavoro presentato dai Run over è comunque interessante e valido, sia
chiaro, ma non siamo di fronte ad un già visto o ad un già sentito. Nota di colore rispetto allo
standard come genere è l’utilizzo di sovra incisioni vocali e campionature durante gli intro e un
raddoppio vocale nei ritornelli che rendon più corpose le canzoni. Punte massime dell’album direi
“Under the stone”, “My rust” “your decision”, “On your knees” e l’omonima “Overrun”. Queste canzone
sono un buon biglietto da visita per il pubblico ed un must per I fans del genere. Ma per gli altri? Mi
direte voi, orbene dal mio punto di vista vi ritroverete comunque con un lavoro ottimo anche se non
siete estimatori sfegatati del genere.
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Toygrace
Titolo Album: average songs
Genere: Alternative Rock
Voto: 75/100
Sito: www.toygrace.com
Una boccata d'aria fresca, tanto per far respirare pensieri troppo cupi e pesanti.
Questa l'impressione che mi ha susicitato l'ascolto di "average songs" nella sua completezza.
Si avvertono per l'appunto momenti di distensione, ma anche di riflessione, e non sempre calma.
Bello, veriegato, curato e a suo modo originale e maturo.
I Toygrace sono un duo romano formato da Laura (voce) ed Ema (all the rest).
Propongono un pop rock con molte contaminazioni.
In molte parti ricordano certi brani dei massive attack, in altre pare che un guru come Battiato
ci abbia messo lo zampino, in altre ancora vengono fuori delle influenze latin..
Insomma c'è davvero un pò di tutto presente, ma con gusto.
Non è insomma tanto per capirci la solita insalatona estiva da mangiare tanto perchè non si
ha fame, ma si tratta invece di un piatto molto ricco e speziato, che può risultare piacevole
sia all'ascoltatore esigente, sia a quello meno attento ai dettagli.
La voce di Laura cuce un ordito sublime nella terza traccia del disco Satine Stone: la mia preferita.
I toygrace danno vita in queste 8 tracce di "average songs" ad un progetto interessante
e pronto ad essere immesso in un mercato come quello inglese per esempio, o americano.
In quello italiano potrebbero rovinarsi.
E sarebbe un peccato viste le qualità, in primis delle qualità delle idee.
Ci tengo a precisare che nonostante le lodi che sto giustamente elargendo al duo,
non sto parlando ancora di un disco capolavoro, ma è...per usare una delle mie solite
metafore, la prima mela colta da un albero grande e rigoglioso.
E' già buona e succosa, ma si avverte che non è ancora al grado di maturazione giusta.
Sicuramente se la prima mela è così, sono certo che le prossime saranno super!
Bene! Avanti tutta!
BR1
Gruppo: Dirtyfake
Titolo Album: Shallow Dephts
Genere: rock/indie /alternative
Voto: 80/100
Sito: - http://www.facebook.com/dirtyfake
I DIRTYFAKE SONO UNA BAND ROMANA ATTIVA DAL 1998,
L'ALBUM SI CHIAMA -SHALLOW DEPTHS- E COME BAND DI
RIFERIMENTO TROVIAMO RADIOHEAD, MUSE, BAND COME
SMOKE ED IN GENERALE LA VERA SCENA ALTERNATIVE
INGLESE. -PICK ONE MORE TIME- è FIGLIA DEI RADIOHEAD DEI BEI TEMPI ORMAI ANDATI,
-CHRISTIC LOVE- HA IL MODO DI CANTARE RECITATIVO PROPRIO DEI MUSE CON DEGLI
OTTIMI RISULTATI DIREI, -EARLY EVOLUTION- MI RICORDA MOLTISSIMO I CRAMPS (
ADORO QUESTO PEZZO PER LA CRONACA), -ABOUT A SON- RITORNA IN TERRITORI
RADIOHEAD, QUELLI PIU' INTIMISTI, -LA VITA è UNA SEVERA MAESTRA-
CONTRARIAMENTE A QUANTO SI POTREBBE PENSARE HA IL TESTO IN INGLESE ED ANCHE
QUI I RADIOHEAD UN Pò PIU' RUMOROSI FANNO CAPOLINO CON UN RETROGUSTO DI
SCUOLA DARK, -EVERGREY- è IL CLASSICO PEZZO INDIE RIFLESSIVO DI SCUOLA INGLESE.
L'ALBUM NON è PER NIENTE MALE.
LIDEL
Gruppo: Neurosphere
Titolo Album: Rational Insanity
Genere: Thrash death metal
Voto:70/100
Sito: https://www.facebook.com/neurosphere.page
Cominciamo con questa recensione una maratona dei neurosphere, i
quali ci hanno presentato più di un loro prodotto in contemporanea,
quindi per logica consecuzione temporale partiamo con l’Ep del
2006 “Rational Insanity”. Ma andiam per gradi facciamo un piccolo bigino di chi sono i neurosphere:
Nel 2001 Marco Minno, Daniele Penitenti e Luca Apuzzo si uniscono per formare la band "Visione
Maxima". Scrivono solo alcune bozze di canzoni, senza alcuna forma definita. Pochi mesi più tardi,
Fabrizio Oliva entra a far parte della band, ma non passa molto tempo che anche Mimma Pietrucci
entra a farne parte andando a completare la formazione.
Nel 2003 Apuzzo abbandona la band e Oliva diventa l’unico cantante, il nome della band viene
cambiato, e così nascono i NEUROSPHERE. Dopo molti cambiamenti di batterista, nessuno dei quali
significativi, Andrea Alberati (Lykaion) entra a far parte della band e così i NEUROSPHERE iniziano a
suonare dal vivo. A causa di una diversa evoluzione musicale anche Penitenti abbandona e viene
sostituito da Pietrucci; così, ancora una volta, Oliva torna ad essere chitarra ritmica e solista ma dal
2003 al 2005 il gruppo ha diversi problemi di sostituzione membri, ma non demordono, tanto che
trovano Daniele Guerrieri e collaborano con la "LMS Mod per Doom3" (vincitrice agli IGF Awards
come miglior Mod di Doom3 dell 'anno 2005), con tutte le canzoni della loro prima produzione:
"DEMO 2005" più la canzone “Last man standing”, utilizzata come colonna sonora del Mod.
Il brano "Lost Angel's Last Flight" viene pubblicato nella compilation Brutalism Underground. Alcuni
mesi più tardi Lorenzo Piacenti (batteria) si unisce, così i NEUROSPHERE di nuovo al completo sono
pronti a tornare a suonare live.
Quindi arriviamo al loro EP, ci propongono 4 brani di un thrash metal non scontato, tecnico e
variegato. Partiamo quindi con “Last Man Standing” che ha dei rimandi al death metal anni 80 e 90 per
l’uso del growl, delle mitragliate devastanti di batteria e basso appesantite da una sequela di
sciabolate di chitarra. Dunque passiamo poi per “Chess game with my anger” che ha un mix tanto
assurdo quanto funzionale ovvero al thrash classic, viene affiancato delle sonorità vocali più stooner e
imprezioside dal suono di un Hammond. Quindi abbiamo “Dying honor”, che cambia assolutamente
registro, le note prendono un andamento più liquido, malinconico e sognante ma poi esplodono
nuovamente in un tripudio di rabbia e forza bruta. A chiusura del EP abbiamo “Bleeder on The Shore”
che è la canzone che più di tutte sente il meltin’ pot che il gruppo fa con i generi, si possono sentire
molto più degli altri tre pezzi thrash, death, prog, speed e un pizzico di sonorità nostrane.
Devo dire che l’EP mi ha colpito molto positivamente, uniche pecche un non ben chiaro “calante” della
voce in pulito durante “Chess game with my anger” e “Dying honor”; inoltre mi da poca empatia e poco
pathos la copertina in computer grafica. Non che non si possa fare in computer grafica, ma fatta in
quel modo è troppo “asettica” e troppo “finta”, sarebbe stato meglio modificare un’immagine tratta
da una foto o simili, ma a parte questi due nei direi che abbiamo un prodotto più che professionale,
buonissima nel complesso sia la registrazione che la postproduzione. La band ha molte frecce nella
faretra e non le hanno certamente scoccate tutte con questi quattro brani.
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Nomadama
Titolo Album: Shine
Genere: Rock
Voto: 80/100
Sito: http://www.facebook.com/nomadama
Questo progetto musicale nace all’inizio di quest’anno da un duo
chitarristico composto da
Roberto di Maggio e Donatella Canepa e si compone di tre pezzi strumentali di indubbio interesse e
valore artistico. Si parte con la rock ballad “midnight escape “quasi un viaggio onirico fra le note delle
chitarre arricchite da un dosato uso degli effetti ,spesso estremamente efficace,un inizio soft del
pezzo con una parte centrale più arcuata verso sonorita stile “toto” giusto per dare un’idea e una
chiusa sognante.sulla seconda traccia si addiviene ad un hard rock di stile americano dove i riffs e gli
assoli ricordano gruppi provenienti da quella scuola ,tutto al suo posto in questo
solcare le note fra accelerazioni e interludi onirici che ben si esplicano nel finale.Sunlight chiude il
lavoro del duo che sulle corde dei loro strumenti intreccia una ouverture magica e calante verso
un’intreccio che riprende la falsariga del pezzo precedente con coloriture che viaggiano dal prog anni
’70 all’hard rock melodico,la tessiture del pezzo sono ben studiate e hanno un impatto convincente
sull’ascoltatore.Di sicuro un ‘ottimo esordio che magari si vorrebbe vedere alla prova con un vocalist
in sintonia con il progetto ovviamente una voce duttile e addatta al genere (tipo David Coverdale
tanto per dare un idea )
Tracklist:
01. Midnight Escape
02. Extreme Day
03. Sunlight
MAX DOCTOR ROCK UGOLINI
Gruppo: Francesco Marras
Titolo Album: Black Sheep
Genere: Metal
Voto: 80/100
Sito: http://www.myspace.com/francescomarras
Tracklist: Black Sheep / Hope For Tomorrow / Here To Stay /
Straight Victory / The Joker / Elvis / We Are One / Miriam / Too
Hard To Say Goodbye / Runnin’ Round In Circles / Sardinia
Francesco Marras, chitarrista degli Screaming Shadows e dei Black Demons, ci propone con Black
Sheep il suo primo lavoro solista e completamente strumentale. Undici tracce di chitarrismo tecnico
con collaboratori non indifferenti, solo per fare dei nomi alla batteria c’è Raphael Saini dei
Chaoswave, nella title track dietro le pelli figura invece John Macaluso (Y. Malmsteen), Del Vecchio
degli Edge Of Forever collabora come tastierista in Here To Stay. Insomma i numeri con cui Marras
si presenta sono di tutto rispetto, e anche il disco non è da meno. Registrato e mixato tra la
Sardegna e la Lombardia, il prodotto si connota per la sua carica adrenalinica e tecnica figlia
soprattutto dell’area metal. Certo il nostro molto deve all’influenza dei grandi solisti del genere, ma
tra le righe emergono anche riferimenti che vanno al di là del metal puro come ad esempio agli
immancabili Steve Vai e Joe Satriani. Forte di un impianto ritmico vario e vivace firmato, come detto,
da Saini, Marras ha il compito non semplice di lasciar parlare solo la musica e, nel caso specifico, la
sua chitarra. Inutile dire che si tratta di una sfida non da poco e anzi decisamente ardua dato che
tutti i contenuti (che in area rock e metal necessitano anche del veicolo vocale) devono esprimersi
attraverso atmosfere e soli. Compito riuscito? Sì e no. La perizia tecnica e il virtuosismo di Marras
sono fuori discussione, l’intero album ci pone al cospetto di un musicista capace di destreggiarsi
egregiamente tra i pezzi più spinti, quali We Are One, Straight Victory e The Joker, e quelli più
meditati e profondi, come Hope For Tomorrow, Sardinia e la splendida Too Hard To Say Goodbye,
passando per momenti di rock più spigliato e coinvolgente come Elvis e Runnin’ Round In Circles. I
pezzi presi da sé sono di gran qualità, ma appaiono discostarsi non troppo dal virtuosismo puro e
semplice. È come se se ne perdesse il contenuto volta a volta, in quanto dopo l’introduzione del tema
attraverso il riffing di base finiamo poi per perderci progressivamente in una tormenta di soli che, a
onor del vero, sono di ottima fattura ma finiscono quasi per frastornare. Così ad esempio il rock’n’roll
di Elvis finisce per sparire completamente all’interno del solismo di Marras, idem dicasi per
l’andamento dolce di Hope For Tomorrow che viene come assorbito in un buco nero metallico. Il
rischio è di perdere il legame col pezzo, con ciò che vorrebbe/dovrebbe comunicare, con i sentimenti
che dovrebbe risvegliare, per essere travolti da una valanga di soli che a tratti rischiano di apparire
dei puri esercizi di stile che prendono come scusa il motivo di partenza. Chiaro che ci sono delle felici
eccezioni, ad esempio la conclusiva Sardinia, quasi una dichiarazione d’amore alle terre isolane che ci
accompagna in un bel viaggio e che ci regala anche un bel momento acustico nel finale. Si potrebbe poi
parlare del dinamismo di Runnin’ Round In Circles che ben rende l’idea di una velocità concentrica, o
dell’epicità di Straight Victory che ben disegna l’atmosfera battagliera che la ispira. Così anche Too
Hard To Say Goodbye, anche se sempre viziata da una certa esuberanza solistica, ci regala un
ritratto di quei momenti difficili e indecifrabili degli addii; stesso discorso per Miriam, pezzo che
risente sempre dell’effetto buco nero poch’anzi descritto, ma che tradisce una bella dose di
sentimentalismo. Trattandosi della prima uscita da solista è più che naturale che gli angoli da
smussare siano molti, soprattutto per quel che riguarda il rischio di un estremo protagonismo virtuoso
da parte di un musicista a cui certo non mancano doti tecniche. Marras deve solo far parlare di più sé
stessi dando maggiore attenzione alle atmosfere e alle sensazioni che vuole comunicare sacrificando
una parte della ricercatezza stilistica e del protagonismo solistico. La sostanza e la qualità ci sono,
resta solo da trovare la famosa quadratura del cerchio.
doc. NEMO
Gruppo: Neurosphere
Titolo Album: Promo 2008
Genere: death Metal
Voto: 60/100
Sito: https://www.facebook.com/neurosphere.page
Abbiamo lasciato il gruppo al EP del 2006, nel periodo 2007-2009 la
band continua ad avere problemi di line up tanto che con la
formazione composta da: Matteo Pinti alla batteria e Federico Sistopaoli alla chitarra solista, Marco
Minno alle tastiere, Mimma Pietrucci al basso e Fabrizio oliva voce e chitarra ritmica la band registra
un promo di 2 pezzi (“Floaters in the Void” e “Dysphoria” rilasciato il 22 Novembre 2008),
interamente registrati e prodotti da Marco Minno. Ed è quello che andremo a valutare in questa
recensione. La band avendo diverse composizioni pronte per registrare decide, prima di uscire con
l’album completo, di dare un segnale al pubblico della loro intenzione di andare avanti e che i
Neurosphere sono attivi e pronti dopo le due proposte precedenti: il demo del 2005 e l’EP del 2006.
Parto dal principio che il voto sarà basso per il semplice fatto che due canzoni sole non possono avere
un voto alto, ma detto questo il prodotto presentato dalla band, come il precedente, gode di alta
qualità ed alta professionalità da parte di tutti i membri della band. Con queste due canzoni la band
lascia alcune sonorità più vicine al prog, ritrovate nel lavoro precedente, per un più solidificato death
metal tecnico “new school” molto vicino alle sonorità mitteleuropee e scandinave. Questo promo è un
portentoso biglietto da visita che la band propone a tutti. Dal mio punto di vista è un’anticipazione di
ciò che avverrà poi con l’album e come per il precedente lavoro ve lo consiglio, non vi pentirete.
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Zoas
Titolo Album: Babykilla
Genere: Rock Indie
Voto: 80/100
Sito: http://www.facebook.com/ZoaSound
Dalla Sicilia ci propongono questa fatica ,gli ZOAS’(una band nata sui
banchi del liceo inizialmente con cover group(black sabbath ,led zeppelin
pixie ….)il combo isolano si stabilizza con l’entrata di Filippo Filippo la marca personaggio eclettico al
sinth e si arriva nel marzo 2012 a questo ep composto da cinque brani in una esplosione
prog/psichedelica a cominciare dall’esplosiva “burlesque” nella quale il vocalist mi ricorda
l’impostazione del cantante del gruppo prog anni 70 “un biglietto per l’inferno” Claudio Canali il picco
lo si ritrova nel brano con forti attitudini punk “sexorama” che spicca sulle cinque tracce senza nulla
togliere alle splendide”king of pigs”(pezzo vagamente funk,e intrigante),”AAA”(uno sparo a bruciapelo
al potere come summa del disfacimento terreno)e”trickster”(che impersoni fica una sorta di angelo
ingannatore,come mitologicamente puo’ apparire)che non fanno altro che compattare un approccio
artistico decisamente nuovo e nevroticamente coinvolgente; chitarra in gran spolvero e voce
dominante e diabolicamente perversa perfettamente inserita in un sound a tratti ,come ,loro
dicono,isterico. per inizio 2013 è atteso l’esordio sulla lunga distanza che speriamo ci confermi
ulteriormente quanto di buono è stato proposto all’esordio del quale abbiamo parlato entusiasti.una
sintesi di elettronica e chitarre sferzanti……
• Tommaso Trio - Basso
Saverio Curcio - Batteria e percussioni
Fausto Ruggeri - Chitarra e Synth
Giuseppe Lizio - Voce
Giusy Jp - Kaoss Pad e Rca Modulator
Riprese e Master by Daniele Grasso @ The Cave Studio (CT)
Assistenti Giusy Jp - Michele Musarra
p.s.” Il gruppo partecipa a varie manifestazioni in tutto il territorio nazionale, si classifica secondo al
Saraceno Music Fest (Me) e riceve enormi consensi sia di pubblico che di critica al festival
“Avvertenze Generali” di Roma. Lo stesso anno “Entra nello specchio”, primo brano di punta targato
Zoas, viene scelto dall’etichetta statunitense Quickstar Production per entrare a far parte della
compilation “Rock 4 Life”, in vendita su iTunes, Amazon, ecc. Il gruppo di origine messinese da subito
mette in evidenza la passione sfrenata per la psichedelia, fondendola al punk e al rock elettronico dei
Prodigy, Chemical Brothers, ecc… Dopo un promo 2010 di 5 brani, il 2012è l’anno della svolta:
l’effettivo salto di qualità, le sonorità crude degli Zoas vengono elaborate al The Cave Studio di
Catania, dando vita a “Babykilla EP”, primo lavoro ufficiale del gruppo, uscito a Marzo, e interamente
registrato live, giusto per rappresentare la prova tangibile della carica energetica della band”
Max doctor rock ugolini
Gruppo: Gpl
Titolo Album: Phoenix Ep
Genere: Hardcore Melodico
Voto: 80/100
Sito: http://www.facebook.com/GPLHC
Ufficio stampa: INDIEBOX PROMOTION
I GPL SONO UNA BAND ITALIANA DOTATA DI UNA GRAN
TECNICA DEDITA ALL'HARDCORE MELODICO. NELL'EP IN MIO POSSESSO COMPOSTO DA 5
PEZZI POSSO DIRE SENZA OMBRA DI DUBBIO CHE I PEZZI GIRANO BENISSIMO SENZA
RISULTARE FORZATI, LA REGISTRAZIONE è DI OTTIMO LIVELLO E L'ESECUZIONE è
ANCH'ESSA OTTIMA. LE INFLUENZE SONO DI BAND COME LAGWAGON, STRUNG OUT ED IN
GENERALE BAND IN POSSESSO DI QUESTA TECNICA. L'ESPERIENZA MATURATA IN UN
DECENNIO SI FA SENTIRE TUTTA E PROBABILMENTE SE FOSSERO AMERICANI/INGLESI
SAREBBERO DIVENTATI DA TEMPO UNA BAND MOLTO FAMOSA. UNICO PUNTO A SFAVORE è
CHE MANCA L'ORIGINALITà MA D'ALTRONDE IN UN GENERE "CHIUSO" COME L'HARDCORE
MELODICO SONO POCHE LE BAND CAPACI DI SPICCARE O AGGIUNGERE COSE PROPRIE.
L'ALBUM è USCITO IN DIGITALE NEL GIUGNO 2012. BUON ALBUM CHE NON FA GRIDARE AL
MIRACOLO MA CHE HA TUTTE LE CHANCES PER RITAGLIARSI UN SUO SPAZIO IN QUESTO
AFFOLLATO SETTORE.
LIDEL
Gruppo: Salto nel Buio
Titolo Album: Il Desiderio non Espresso
Genere: alternative Rock / Punk
Voto: 75/100
Sito: http://saltonelbuioband.weebly.com
OGGI VI PARLO DI UN PROGETTO ABBASTANZA
INUSUALE, -I SALTO NEL BUIO- OVVERO UNA BAND
NATA ONLINE E FORMATA DA 3 PERSONE DISLOCATE IN
VARIE REGIONI ( TRENTO, LIGURIA. EMILIA ROMAGNA ).
L'ALBUM SI CHIAMA - IL DESIDERIO NON ESPRESSO- ED
è COMPOSTO DA 10 PEZZI. I GENERI TOCCATI SONO PUNK, ALTERNATIVE ITALIANO STILE
PRIMI AFTERHOURS, ROCK NEL TERMINE PIU' PURO DEL TERMINE. A MIO AVVISO LA
DURATA MIGLIORE IN TERMINI DI MINUTAGGIO è SUI 3,30 MINUTI MASSIMO 4. OLTRE IL
SENSO DI NOIA SI FA SENTIRE UN Pò. PARLIAMO BREVEMENTE DI QUALCH PEZZO:
L'INTRO "LITIO" è MOLTO BELLO E LA PRIMA CANZONE LA TROVIAMO SUBITO DOPO CON
"IL BUIO E LE STELLE", UN PEZZO ABABSTANZA PUNK ROCK MID TEMPO CON UNA ISPIRATA
CHITARRA, -L'ARTE DELL'INGANNO- RICORDA GLI AFTERHOURS IN FASE ALTERNATIVE,
"TAVOLO 18" è UN PEZZO ROCK MOLTO CARINO. CONSIDERANDO LA NASCITA PARTICOLARE
DEL GRUPPO, PER ESSERE IL PRIMO ALBUM è DECISAMENTE MEGLIO DI TANTE BAND
"TRADIZIONALI". LOGICAMENTE C'è QUALCOSA DA AGGIUSTARE MA CONTO CHE GIà CON
IL SECONDO ALBUM I SALTO NEL BUIO RIUSCIRANNO AD ESPRIMERE IL PROPRIO
POTENZIALE GIà PALPABILE CON QUESTO DISCO. UN PLAUSO ALLA CHITARRA ISPIRATA ED
ANCHE ALLA VOCE CHE CERCA DI ESSERE PERSONALE NEL LIMITE DEL POSSIBILE.
LIDEL
Artista: Daniele Liverani
Titolo Album: Eleven Mysteries
Genere: Prog
Voto: 75/100
Sito: http://www.danieleliverani.com/
Etichetta: Lion Music / Frontiers
Daniele Liverani direi che è più che assodato che lo si conosca come
tastierista dato che uscì tempo fa sia con: “Genius the Rock Opera” e per il fatto di aver partecipato
con Khymera e Twin Spirits , quindi direi che non c’è molto più da dire su chi sia Liverani, importante
però è che in questo album solista si presenta come chitarrista e non come tastierista.
La dimostrazione palpabile e concreta delle capacità da polistrumentista si possono avere con le
tracce, undici, di “Eleven Mysteries”; dimostrazione di tutto rispetto e di grande capacità. In
“società” con Daniele troviamo validissimi musicisti: Marco Zago, alle tastiere Paco Barillà alla
batteria e Tony Dickinson al basso.
L’album è permeato da tecnica compositiva, capacità esecutive non comuni e da una forma di
spiritualità tutta particolare. Sia chiaro che il cd è completamente strumentale e quindi chi non ha
piacere a sentire solo strumenti musicali senza la voce potrebbe trovarsi scontento.
A livello di registrazioni, post produzioni e mixaggi nulla è stato lasciato al caso. Album assolutamente
professionale e preciso anche sotto quell’aspetto, FORSE unica pecca, ma siamo nell’area del
soggettivo e non del oggettivo, avrei preferito più “sentimento” e meno tecnica. Prog non è sempre e
solo sinonimo di tecnica ad ogni costo e forse qui l’unica pecca, ma ripeto è puramente a livello
soggettivo, avrei preferito un coinvolgimento dei sensi maggiore.
Comunque sia abbiamo dei punti particolarmente alti nel cd e sono:“Inspiration”, “Supreme Gladness”,
“Survive” e “Freedom” che hanno delle capacità e delle sonorità di un certo spessore.
Dal mio punto di vista perla delle perle è la canzone composta dal tastierista che ha non solo delle
velleità ma dei rimandi e delle fondamenta prog squisitamente italiano, dove ogni singolo strumento
“dice la sua” e questa canzone è “Giving”.
“Eleven Mysteries”, rappresenta un buonissimo successo nella carriera musicale di Daniele Liverani,
come ho detto prima anche se album completamente strumentale non annoia e non stanca. Confido
nella vostra capacità di apprezzare dei gioielli di questo tipo
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Sonic Flowers
Titolo Album:In attitudine
Genere: Alternative Rock
Voto: 67/100
Sito: https://www.facebook.com/pages/Sonic-Flowers/195897570468984
Il gruppo Sonic Flowers arriva dalle lande di Campobasso, il gruppo
si affaccia sul mondo musicale nel settembre 2011, proponendo una
composizione sonora di tipico alternative rock, frammisto ad
arrangiamenti grunge. La prima line up è composta da Giovanni
Amicone, voce e autore dei testi; dal chitarrista Daniele D’Ascenzo, dal bassista Alessio D’Ascenzo;
la band trova la forma definitiva nel marzo del 2012 quando Marco D’Aulerio prende il posto dell’ex
batterista Andrea Capozucca.
Il loro primo lavoro è questo EP intitolato "In altitudine".. Le tracce sono cinque e si mantengono
tutte sul filone dell' alternative rock italiano, dato che i ragazzi cantano in italiano, un terreno forse
già in gran parte esplorato e vissuto da almeno due decenni. La variante principale, e ragione per cui
sostengo che c’è commistione tra alternative e grunge e il timbro vocale di Giovanni Amicone che
ricorda moltissimo il cantante degli Smashing pumkins in più riprese, quindi in continuo bilico tra la
rabbia e la dolcezza tra il sognante e il concreto, sulle parti musicali avrei dei rimandi netti di
Ministri nelle parti più aggressive, Smashing pumkins e Aferthours per quelle più tranquille. I testi
sono percorsi da quello che possiamo definire tranquillamente “il nonsense dell’alternative rock”, quel
meccanismo di irrazionale poesia e di folle lucidità che trasforma parole sequenziali in un quadro con
tutte le tonalità di colore. Purtroppo però la mancanza di coraggio ha penalizzato la band, nel senso
che le capacità si sentono ma il gruppo sembra aver paura di osare e quindi resta nei limiti rigidi
previsti dagli stilemi senza provare ad uscirne e formulare una nuova idea.
A livello tecnico nulla da dire, gran lavoro è stato fatto, nessuna pecca su quelle che sono state le
registrazioni e la postproduzione grazie anche alla presenza di James Plotkin, ex membro degli
Phatomsmasher e Scorn ma non solo, come produttore che aumenta di certo il valore aggiunto delle
canzoni, le canzoni sono compatte ben strutturate e con un suono ben definito e non vi è
prevaricazione di uno strumento su altri. L'unica pecca, torno a ripetere, è la mancanza di originalità.
Purtroppo a voler percorrere pedissequamente il cammino di altri che ci hanno preceduto ci si ritrova
ad avere poca originalità e soprattutto rinchiusi all’interno di una gabbia dorata; che per bella che sia
è pur sempre una gabbia. In chiusura l'esordio dei Sonic flowers è buono, hanno le carte ottimali per
poter fare il salto di qualiutà e queste carte sono: talento, passione e creatività, ovvio che il gruppo
deve provare ad osare di più ed a camminare su vie sconosciute, se no resterà uno dei tanti “gruppi
clone” del genere
Alessandro Schumperlin
Gruppo: The Burning Dogma
Titolo Album: Cold Shade Burning
Genere: Death Metal
Voto: 80/100
Sito: http://theburningdogma.com/
Album d’esordio dei The Burning Dogma è un EP e a pensare che è
autoprodotto e primissimo lavoro si resta con la mascella
disarticolata, proprio perché di livello superiore allo standard medio
che si trova negli EP.
Trovare capacità di questo tipo nella composizione delle canzoni è raro persino in band affermate e
note (no non farò nomi).
Ma facciamo un filino di presentazione della band. Nascono circa 6 anni fa con un altro nome e con
attitudini differenti come generi di riferimento, dato che hanno un approccio più gothic metal che
death metal, ma dopo una serie di concerti decidono di praticare la strada delle canzoni inedite
abbandonando gradualmente le cover. Quindi sentono che il loro vecchio nome “Never Before
Midnight “ sta stretto e cambiano nome in “The burning dogma”; purtroppo come spesso accade nelle
band si ritrovano a dover far fronte a diversi cambi di line up, cosa che, come ho già scritto, le band
in genere devono sostenere e vivere, portando la band ad entrare in studio solo nel momento in cui si
hanno elementi di stabilità ed affiatamento, attualmente questa è la formazione: Joy Lazari alla voce,
Maurizio Cremonini e Diego Luccarini alle chitarre, Davide Laugelli al Basso, Giovanni Esposito alla
Tastiera e Marco De Crescenzoalla Batteria
I ragazzi si propongono al “mercato” musicale con questo “Cold Shade Burning” che è composto da
cinque tracce di un potente death metal, con venature doom e un pizzichino di black metal, ma
quest’ultimo più negli arrangiamenti ed alcuni registri vocali. Tengo a sottolineare nuovamente che in
un mercato così sauro di band con poche idee o peggio con poca professionalità, ma convinti del
contrario, i The burning dogma spiccano per capacità, passione, competenza e fantasia.
Il disco è un tripudio di sorprese e di immagini sonore. Non sarei in grado di trovare i punti più alti
della loro composizione, dato che dalla prima all’ultima traccia c’è un “quid” che non trovavo da tempo
all’interno di un cd.
Io sento e “vedo” che il gruppo avrà un lucente strada in ambito artistico, ovviamente se mantengono
fresche e interessanti le loro idee e porteranno avanti ciò che hanno proposto con"Cold Shade
Burning". Ovviamente il tutto potrà accadere solo se la banda saprà declinare al meglio l’evoluzione
delle composizioni già fatte e facendo tesoro per quelle a divenire; importante è che non entrino in un
circolo vizioso auto celebrativo e involutivo, ma credo fermamente che se queste cinque traccie sono
le prime carte proposte dalla band, di certo il resto del “mazzo” sarà di pari qualità.
In ambito tecnico, abbiamo riconferma delle capacità e delle idee ben chiare della band, nulla lasciato
al caso e nessuna sbavatura. Tutto fatto in modo assolutamente preciso e empaticamente
coinvolgente per l’ascoltatore, più lo si ascolta e più si ha l’impressione che la band non sia così
“giovane” ma che abbia dalla sua una decina di anni di vita artistica.
Sinceramente essendo un EP non posso andare oltre un 80, perché non sarebbe logico metter sullo
stesso piano un EP con un full-lenght.
A chiusura di questa mia recensione do un consiglio a voi che leggete di acquistare l’EP della band e ai
“The burning dogma” che aspetto con ansia il loro primo album intero.
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Neurosphere
Titolo Album: Megantereon
Genere:Thrash death metal
Voto: 78/100
Sito: https://www.facebook.com/neurosphere.page
Ora siamo arrivati all’album uscito da poco per i Neurosphere e
terminiamo, per ora, questa lunga carrellata della produzione
attualmente disponibile della band. Nel 2010 la band ha un nuovo
problema, Salsano (batterista subentrato nel Promo del 2008) non riesce a star dietro alla band, per
problemi propri quindi decide di abbandonare il gruppo, ma si impegna a registrare questo album, per
non dare ulteriori problematiche ai Neurosphere. Tanto che nel maggio di quest’anno partiranno le
“rotative” e stamperanno questo cd.
Anche per questo terzo lavoro la band si affida alle proprie forze economiche per stamparlo.
Ascoltando in sequenza i tre loro lavori e partendo, ovviamente dal primo lavoro proposto, l’EP a
questo album passando dal promo, la band dimostra la capacità evolutiva e presentano un cd maturo e
intenso. Come già detto per i lavori precedenti i Neurosphere non hanno lasciato nulla al caso e si sono
preoccupati di fare le cose fatte bene a livello di registrazioni, mixaggi, post produzione e
arrangiamenti. Unica pecca è aver presentato ora sia l’Ep di quasi 6 anni fa e il promo di 4 anni fa, ma
a questo si può soprassedere, unico problema il ritardo nelle presentazioni alla critica e alle zine è una
mancata visibilità; visibilità che il gruppo si meritava e si merita anche ora.
Gli undici pezzi che compongono “Megantereon” troviamo i due pezzi del promo 2008 “Floaters in the
Void” e “Dysphoria” ed un tributo a Branduardi con la versione tutta rimaneggiata di “Ballo in Fa
diesis minore”. MA oltre a quelle canzoni “già note” il gruppo dispiega il suo arsenale, dando dalla
prima traccia “Beyond the gates of pluto” il registro su cui la band ha deciso di appostarsi:
aggressività, violenza sonora e accuratezza nell’esecuzione. La title track “Megantereon”,
“Disposession”, “Gashes of veil” e “Under the thousand moon” sono le punte di diamante di questo
disco. La band, come già scritto poco sopra, riconferma la sua maturazione e la sua evoluzione
compositiva riuscendo a stare in bilico tra thrash metal death metal e venature prog rock, senza
risultare ne stucchevole ne noioso o dissonante.
Anche in questo caso, come i due precedenti, la band ha una piccola caduta: se mi fossi fermato alla
copertina per dire cosa avrei trovato all’interno avrei detto hard rock o un power epic forse un filino
datato. Come ho detto in precedenza anche “l’occhio vuol la sua parte” e non curare questi particolari
rischia di sminuire il gran lavoro fatto in studio.
A conclusione di questo mio soliloquio, confido che voi, cari lettori, facciate l’acquisto di questo album
perché è molto interessate e la band se lo merita, consiglio alla band di studiare anche la parte
grafica del cd, perché ne è parte integrante del lavoro di composizione e registrazione e non un
qualche cosa a se stante o un orpello di poca utilità ed auguro ai Neurosphere di trovare al più presto
stabilità nella line up, ne avete bisogno per suonare live.
Alessandro Schumperlin
Gruppo: Stige
Titolo Album: Battle for the skull of steel
Genere: Death Metal
Voto: 57/100
Sito: http://www.facebook.com/pages/Siege/132409263546218
I Siege sono una death metal band di Milano e si presentano con
questo loro primo “Battle for the skull of steel” e devo dire che
come primo lavoro sono stato colpito positivamente, non solo per il
loro prodotto, ma per il fatto che si sono formati poco meno di un
anno fa e aver proposto canzoni di questo tipo in così poco tempo direi che è un buon biglietto da
visita.
Quello che i Siege presentano è un death metal senza fronzoli, con alcuni accenni al brutal, quindi
torno a sottolineare che non è cosa da tutti e di immediata composizione. Il loro Ep è composto da sei
tracce che nel complesso attira ed è interessante, perché queste sei canzoni dimostrano che il
gruppo ha le potenzialità, ma come spiegherò meglio dopo, a volte sarebbe il caso attendere un mese
in più a far uscire il proprio prodotto per evitare di risultar troppo affrettati.
Il problema, come ho appena accennato, è che sovente la fretta di uscire con un album-demo-ep, è
certamente un buon segno, proprio perché sintomo di passione e di voglia di fare, a volte però per la
troppa passione ci porta a farci del male piuttosto che del bene e come dicevano i nonni:”la gatta
frettolosa ha fatto i gattini ciechi”.
A livello di registrazioni e post produzioni noto alcune imperfezioni, tendenzialmente a livello di
batteria, legata ad alcuni cambi di tempo non sempre precisi e dei tom troppo secchi che si
trasformano in profondi nel giro di trenta secondi. Altro problema il basso praticamente assente, ad
esclusione di “Try me” dove fa capolino il basso, nelle composizioni e le chitarre che vengono spesso
sovrastate da voce e batteria. Questi errori si sarebbero potuti evitare con un filino più di
accortezza nella post produzione o durante le sessioni stesse d’ascolto durante le registrazioni.
Su quello che è la passione che i Siege ci mettono è assolutamente massima ed è per questo che
comunque il voto, anche se poco sotto la sufficienza, è piuttosto alto, ma ciò non sempre basta. Non
abbiamo solo punti negativi su questo EP, sia chiaro, veramente interessanti sono canzoni quali “Bloody
invasion”, “The age of darkness” e “Try me” (menzionata poche righe fa) , ma consiglio vivamente per
il futuro di fare attenzione alla post produzione dei pezzi, alla grafica della copertina e ai livelli dei
suoni, perché va bene far death metal, va bene ispirarsi a Cannibal corpse, Nile e Deicide ma questi
gruppi anche se fanno metal pesante ed estremo lo fanno con una precisione ed una nitidezza pari a
gruppi prog. Altro consiglio, un intro da più di tre minuti è eccessivo. Di certo i fans “die hard” del
death metal apprezzeranno e le pecche che ho notato saranno minimizzate dall’aggressività della
band. Attendiamo comunque che il futuro porti un nuovo album della band che con il tempo
stagionando e diventi come il vino buono.
Alessandro Schumperlin
UndergroundZine Webzine e Punk Rock Disastrous Movement
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TERMINE SELEZIONI 23 SETTEMBRE 2012
AREA FREE DOWNLOAD
Gruppo:BANDICOOT
Genere: Punk Rock
Link: https://hotfile.com/dl/166976075/14e6aba/Chiudete_quella_maledetta_porta_-
_Bandicoot.rar.html
Tracklist:
1 Rivoluzione
2 Sangue, latte e brigante (Brigante parte I)
3 Basilicatascount (Brigante parte II)
4 Carmine Scrocco (Brigante parte III)
5 Lu'cani in estinzione (Brigante parte IV)
6 Luca (Bass by Lele Galtieri)
7 Un lavoro da duri
8 Senza senso (ft. Tam PunX 3.0)
9 Voglio vivere a Johto
10 My belle
11 Non ti curar di loro
12 Non posso credere
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2010 ed è un colletivo musicale no profit, che riunisce le band underground del Polesine autrici di
musica propria; i locali disposti a promuovere tale musica e tutti gli addetti ai lavori o appassionati
che sostengono l'underground. Nel settembre 2011 viene pubblicato il primo CD del colletivo: DELTA
UNDERGROUND COMPILATION; l'iniziativa è stata accolta con successo dai media locali e nazionali
per l'impegno, la qualità e la varietà della proposta musicale.
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Genere: metal, rock, punk in più o meno ogni
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ALESSANDRO SCHUMPERLIN Recensore
Genere: Metal (gothic, death, classic, glam,
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