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SPECIALE FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO IITOSCANA OGGI1 febbraio 200910

Lo sport per educareal dialogo

stato un torneo originale, quello cheha preso il titolo di «Brothers in

Basketball». Anche se sia la rivalità chele capacità che le squadre hanno messoin campo sono quelle che emergonoquando lo sport viene intesoseriamente e vissuto condeterminazione, il significato di questotorneo in realtà è diverso. Non soloperché è in ricordo di Pietro e Niccolò,ma perché, oltre a mettere alla prova lesquadre, nasce sotto il segno dello sportcome esperienza di costruzione diamicizia e di dialogo tra Paesi che sonooggi teatro di conflitti. Firenze e la suaProvincia hanno da sempre una fortevocazione a favorire e stimolare ildialogo tra i popoli, le culture, lereligioni.Quando mi fu proposto, dieci mesi fa,di aiutare gli organizzatori del torneo, ilquadro politico nell’area mediorientalenon aveva ancora assunto ledimensioni della tragedia come inquesti giorni. Tuttavia non potei fare ameno di notare la singolarecoincidenza dell’iniziativa con laricorrenza dei cinquanta anni dalprimo Colloquio del Mediterraneovoluto da Giorgio La Pira. È per questoche la Provincia di Firenze è stata lietadi patrocinare questa iniziativa che,come torneo internazionale di basketgiovanile, ha rappresentatoun’occasione in più per apprezzare econoscere atleti capaci, ma che havoluto soprattutto essere uno spuntoper educare al dialogo, alla democrazia,alla tolleranza. Il valore dello sport sicollega sempre alla crescita dellapersona umana e il torneo «Brothers inBasketball-1° Memorial Pietro eNiccolò Quercetelli» è nato proprio conquesta finalità: la volontà di valorizzarele diversità individuali da un lato ecreare momenti di incontro, occasioniin cui fare squadra davvero. Al momento della premiazione altermine del torneo ho augurato a tutti igiovani atleti di rendere la loro vitaaffascinante e bella come una partita dibasket, affrontando le sfide del futurosenza paura e con determinazione, masempre con il massimo rispetto per gliavversari. È l’augurio che voglioestendere a tutti i giovani di Firenze edella sua Provincia.

Matteo Renziresidente della Provincia di Firenze

È

L’INIZIATIVA

l torneo internazionale dibasket giovanile «Brothers inBasketball - 1° memorialPietro e Niccolò Quercetelli» è

nato dal desiderio di onorare lamemoria dei due bambini, mortiin un tragico incidente stradaledue anni fa insieme alla loromamma Letizia, con un’iniziativache potesse far sorgere da unatragedia umana un segno disperanza, che non lasciasse asorella morte l’ultima parola. Idue bambini, che avevano otto edieci anni, giocavano entrambi abasket nel Pino Dragons diFirenze e la mamma era attiva nelvolontariato cattolico.L’idea è stata dunque quella diconiugare la spensieratezza delgioco con un preciso invito aldialogo e alla pace, mediantel’invito di almeno due squadreprovenienti da Paesi in conflitto:politico, militare, etnico,religioso. Grazie al presidentedella Provincia di Firenze, MatteoRenzi, che ha subito aderito conentusiasmo al progetto,ricordandoci la vocazione diFirenze a essere città della pace edel dialogo, ha così avuto luogodal 3 al 5 gennaio la primaedizione del Torneo riservato aragazzi Under 13, che ha visto lapartecipazione di due squadreisraeliane (il Maccabi Kyriat el’Hapoel Givatajim) e di unaPalestinese (il Children WithoutBorders di Gerusalemme), oltreall’Azzurra Trieste, all’EldoCaserta, al Mazzanti Empoli e adue squadre fiorentine: il PinoDragons e l’Olimpia Legnaia.Particolari anche i principalisoggetti finanziatoridell’iniziativa. Oltre alla Provinciadi Firenze sono intervenuti,infatti, altri due enti non profit :la Fondazione Giovanni Paolo II,il cui Presidente è Mons. LucianoGiovanetti Vescovo di Fiesole el’Associazione Amici del MedioOriente Onlus.La Fondazione Giovanni Paolo II,

che vede nel suo Consigliodirettivo anche mons. RodolfoCetoloni Vescovo diMontepulciano Chiusi Pienza,persegue lo scopo preminente difungere da strumento per ildialogo dei popoli, le culture e lereligioni, nonché di costituirereale e concreto strumento perpromuovere e favorire progetti ediniziative nel campo dellacooperazione internazionale e disviluppo sia a livello nazionaleche extranazionale.L’Associazione Amici del MedioOriente – Friends of Middle East,che ha al suo interno laici e PadriGesuiti, ha come scopo lacostruzione di un dialogopermanente e costruttivo tra le trereligioni monoteistiche –giudaismo, cristianesimo e islam– in un’ottica di conoscenzareciproca. La manifestazione harappresentato effettivamenteoccasione dialogo tra palestinesie israeliani, che hanno condiviso,oltre all’evento sportivo, moltimomenti di queste intensegiornate: i pasti, la visita diFirenze, il ricevimento nel Salonedei Cinquecento da parte delleautorità fiorentine.La squadra palestinese, che avevaragazzi sia di religione cristianache musulmana, è stata ospitatadall’Associazione Deltachi neilocali dei Padri Gesuiti di Firenze.Il momento forse più toccante èstata la partecipazione deipalestinesi di religione cristianaalla Messa dell’Epifania celebratada don Giacomo Stinghi, proprionel giorno in cui ricorreva ilsecondo anniversario della mortedi Pietro, Niccolò e Letizia, tuttiparrocchiani della Madonna dellaTosse. La condivisionedell’Eucaristia e delle preghieredei fedeli, recitate in italiano einglese, ha visto una comunità

raccolta intorno ai palestinesi conaffetto e commozione nel ricordodi coloro che, con la loro morte,hanno comunque reso possibilequesta loro straordinariaesperienza fiorentina.La presenza assidua, affabile ediscreta di Andrea Quercetelli,padre dei due bambini e maritodi Letizia, è stata di esempio e diincoraggiamento per tutti, unavera testimonianza di positività.Anche l’aspetto sportivo non èstato privo di significati. Lasquadra palestinese, contattatagrazie ai buoni uffici di PadreIbrahim Faltas o.f.m., parroco diSan Salvatore a Gerusalemme eVice Presidente della FondazioneGiovanni Paolo II, appenaarrivata a Firenze ha chiesto dipotersi allenare, perché eranooltre due mesi che aGerusalemme non poteva farlo,visto che non dispone di impiantial coperto. Le due partite giocatedai Palestinesi contro le duesquadre israeliane sono state unevento straordinario, visto che inIsraele non avrebbero mai potutosvolgersi a causa dei rapporticonflittuali tra i due popoli. Ilclima che si è respirato in questitre giorni è stato dapprima ditensione, data la palpabilediffidenza che correva tra lerappresentative israeliane epalestinese. Ma con in passaredelle ore la tensione si è sciolta,sino ad arrivare a momenti digioco comune tra i ragazzi e ditranquillo dialogo tra gliallenatori.Si percepiva una gran voglia dilasciarsi andare al gioco, aldivertimento, al sano agonismo,ma questa voglia era frenata daldolore e dalle paure che i ragazzisi sono portati dietro dalle lorocase. E c’era anche una forte,manifesta preoccupazione per

come l’evento fiorentino potevaessere letto nelle rispettivecomunità di provenienza. Làcombattono, soffrono, muoiono.Qui giocano, si abbracciano, siscambiano doni. La premiazionedella squadra vincitrice deltorneo, l’Eldo Caserta, da parte diMatteo Renzi e di AndreaQuercetelli ha rappresentato laperfetta sintesi di tutta l’iniziativa:gioia per la vittoria, commozioneper il ricordo, speranze per ilfuturo si sono mirabilmente fusein un’immagine che rimarrà alungo negli occhi e nella memoriadei tanti presenti. I giovani sonoil futuro dell’umanità. Puòsembrare ovvio ma è una veritàche ci deve spingere a stimolare laconoscenza reciproca tra ragazziin modo tra trasformare lediversità di lingua, razza, cultura,religione, condizione economicain arricchimento reciproco, incuriosità, in festa. Crediamo cheiniziative come questa,nell’ambito di una sana e lealecompetizione, rappresentino unsegno di speranza in un mondopiù solidale nel rispetto dellediversità e della dignità di ciascunpopolo.«Fare memoria» di Pietro eNiccolò non è stata solol’espressione della nostalgia perdue bambini che amavano ilbasket, ma ha costituito un seriospunto di riflessione sul verovalore dello sport, del dialogo,della tolleranza, in definitivadella vita. È auspicabile che aquesta prima edizione,ottimamente organizzata dal PinoDragons, ne seguano altre, perportare a giovani che soffrono peri tanti conflitti che feriscono oggil’umanità un segno di speranza,di pace, di bellezza: ideali cheFirenze da sempre incarna e che èchiamata a diffondere nelmondo.

Marco Seracinipresidente Associazione

Amici del Medio Oriente

I

Un canestro di paceper la Terra Santa

A Firenze, a gennaio, il torneo internazionaledi basket giovanile con atleti israeliani e palestinesi

SPECIALE FONDAZIONE GIOVANNI PAOLO II TOSCANA OGGI1 febbraio 2009 11

l progetto «la Bibbia sulterreno» – metodo fondato daldomenicano Jacques Fontainenegli anni 60 – si propone di

far conoscere la Bibbia attraverso lasua lettura a stretto contatto con laterra che l’ha ispirata. Rispetto aipellegrinaggi in Terra Santa piùtradizionali, che hannoun’impostazione più turistico-religiosa, in questa proposta vieneprivilegiato il contatto con la terrae i luoghi naturali in cui la storiadella rivelazione di Dio si èmanifestata. È un nuovo approccio alla TerraSanta, che sta conoscendo negliultimi decenni un certo svilupposoprattutto grazie alla scuola deigesuiti, in particolare di Rossi deGasperis e Cesare Geroldi, e cheanch’io sto sperimentando eproponendo da qualche anno. Fapiacere pensare che adesso anchela Fraternità di Romena e laFondazione Giovanni Paolo II, conle quali ho iniziato a collaborare,abbiano deciso di sostenere questainiziativa, proposta per l’estate2009.

Una modalitàper giovanie non solo…Tenda, sacco a pelo, pentole efornelli, insieme a delle robuste ecomode scarpe da trekking sonotra gli ingredienti di base di questanuova ricetta; senza dimenticare,ovviamente, la Bibbia, che fa dalievito per tutta la pasta. Lo stile è volutamente quello dellasemplicità, dell’essenzialità e dellacondivisione in piccoli gruppi – èbene non essere più di 20-25persone, per poter creare unadinamica fraterna –, con una cassacomune e una vita da «campo»scandita dalle letture bibliche, daimomenti di silenzio, dalleescursioni e dalle visite ai luoghibiblici e cristiani più significativi.L’itinerario corrispondesostanzialmente ad un percorsobiblico e geografico per il qualesono necessari non meno di 10giorni, che prende inconsiderazione tutta la Bibbia,dall’Uno all’Altro Testamento (chedialogano continuamente tra di

loro, come ci suggerisce l’iconadella trasfigurazione), e che simuove da sud a nord lungo tutta laeretz Israel, la terra di Israele. Siparte dal sud di Israele (deserto delNeghev, Mar Rosso, Mar Morto),seguendo idealmente le tracce delpopolo di Dio e di alcune suefigure, quali Abramo, Mosè,Davide, ecc., passando perGerusalemme, luogo teologico checondensa le attese di un popolo eil compimento delle Scritture nellafigura messianica del re davidico,la città dove Gesù muore e risorge,per giungere infine al nord(Galilea, Lago di Tiberiade,Golan), dove Gesù vive la maggiorparte della sua vita nascosta epubblica, e dove si manifesta aisuoi discepoli dopo la risurrezione.

Una geografiache parla al cuoreIl tentativo è quello di rendere lalettura itinerante della Bibbia unpercorso vivo ed affascinante diricerca esistenziale e di (ri)scopertadi Dio, delle sue tracce, lasciatecome "firma" discreta e silenziosanelle opere della creazione(contemplata dall’alba sulMachtesh Ramon al tramonto sulMar Rosso, dal cielo stellato delNeghev agli stambecchi diEngheddi o alle aquile di AinAvdat), o ripercorse nella coscienza

di uomini come Abramo e Mosè. Èparticolarmente suggestivosoffermarsi sul miracolo dellacreazione, la terra creata e volutada Dio come un giardino (cf. Gen2), che poi il peccato hadesertificato (episodio diSodoma); sulla responsabilitàdell’uomo, chiamato da Dio acontinuare l’opera della creazione,a trasformare il deserto in ungiardino irrigato. Un secondo momento,spostandosi più a nord, è quellodelle grandi domande della vita:perché la sofferenza del giusto?Perché il male dell’innocente? MaDio c’è si o no? Lo sguardo quipuò essere rivolto a Giosia, il regiusto trafitto nella pianura diMeghiddo (cf. 2Re 22-23), cheanticipa e prefigura l’altro trafittoche Giovanni vede sotto la croce.Continuando verso il nord, unapossibile risposta a questedomande è rivelata da Dio aipiccoli: a Maria di Nazareth, iconadi quanti hanno creduto e, primadi lei, al giudice Gedeone che allasorgente del Harod si sente affidarela missione di Dio con la promessa«il Signore è con te» (Gdc 6,12). Aquesta parola Maria risponde ilsuo innenì, «eccomi!».La dolcezza della Galilea, conNazareth, Sefforis e le sue ridenti everdeggianti colline, sono i luoghiin cui Gesù viene allevato, formatoal lavoro, plasmato al silenzio, allo

studio della Torah, alla preghiera,all’apertura universale. Il Giordanoè come l’icona di quel «fratellomaggiore» che «scende»dall’Hermon (cf. Sal 133) per darevita al deserto, per consegnarsi allamorte scendendo nel punto piùbasso della terra (Mar Morto), erisorgere nel giardino diGerusalemme, il monte Sion, dalcui fianco sgorga un fiume d’acquaviva (cf. Ez 47) che fa rinascere avita nuova.Infine, a Cesarea Marittima, sededella prigionia di Paolo prima delsuo ultimo viaggio verso Roma, difronte al mare che si trova «inmezzo alle terre», si puòcontemplare il Mediterraneo comeil ponte verso cui il Vangelocontinua la sua «corsa» versoquelle «genti», quei goim(«gentili») che siamo noi, e di cuila Galilea (che letteralmentesignifica «curva delle genti») è statapalestra di incontro e diconvivenza.Si rientra da questa esperienza conuna grande benedizione e gioia nelcuore, il desiderio di continuare inqualche modo a nutrirsi di quellaParola che forse non da le risposteai nostri dubbi, ma aiuta a porsi ledomande giuste per continuare acercare e a scavare un sensoprofondo per vivere.

Luca Buccheri

Chi fosse interessato a questo tipo diesperienza può contattarmi al tel.335.6505904 o scrivere all’indirizzo:[email protected] .Cfr. pure il sito:www.terradelsanto.wordpress.com

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