Download - Uff. Storico Regia Marina - La Marina italiana nella Grande Guerra. Vol.2 (1935)

Transcript
  • 1. 1. S . A. BIBLIO TECA i* e- HV E N E Z I A 1 11

2. L A M A R I N A I T A L I A N A N ELLA G R A N D E GUERRA 3. UFFICIO STORICO DELLA R. MARINA LA MARINA ITALIANA NELLA GRANDE GUERRA VOLUME II. L INTERVENTO DELL ITALIA A FIANCO DELL INTESA E LA LOTTA IN ADRIATICO (D al 24 M aggio 1915 al salvataggio dell Esercito serbo). V A L L E C C H I E D I T O R E F I R E N Z E 4. Il presente volume stato compilato dal contrammiraglio Fausto LEVA. I diritti di edizione e traduzione, anche di semplici brani, sono riservati. Firenze 1936-XIV - Stab. Grafici A. Vallecchi, Viale dei Mille, 72. 5. P R E M E S S A A breve distanza dal primo, intitolato Vigilia d armi sul mare, segue il presente volume che ini zia la descrizione degli avvenimenti dal 24 maggio al salvataggio dell'esercito serbo. Il lettore trover una precisa narrazione di tutti i fatti svoltisi in questo periodo. Tenuto per conto che gli avvenimenti narrati sono ancora relativa mente recenti, che la maggior parte degli attori principali ed esecutori minori sono ancora viventi, che le divergenze ed i contrasti politico-diplomatici non solo fra gli avversari ma ancor pi tra gli stessi alleati ed associati non sono ancora ben noti o per lo meno non sono ancora divulgabili, non stato sempre possibile fare un completo esame critico dei fatti. IL CAPITANO DI VASCELLO Capo dellUfficio Storico della R. Marina: G u id o A l m a g i . 6. C a p it o l o I. LAPERTURA DELLE OSTILIT SUL MARE: LE PRIME OPERAZIONI NELLALTO ADRIATICO S o m m a r i o : Dichiarazione di guerra. Piani di operazione dlie due parti avversarie nellAdriatico. Prime azioni dei cacciatorpe diniere italiani contro la costa nemica. Scorrerie nemiche con tro Ancona, Porto Corsini, Rimini, Senigallia e Potenza Picena. Il 23 maggio 1915 l Italia dichiarava la guerra all impero austro-ungarico : nel pomeriggio dello stesso giorno il ministro della marina, vice ammi raglio Viale, diramava alle autorit dipendenti l avviso che alla mezzanotte sarebbero state aperte le ostilit sul mare. Allo scoccar dell ora, la sta zione R. T. di Coltano lanciava all aria e ripe teva poi ad intervalli la notizia : Italia trovasi in guerra con Austria-Ungheria . Mentre le truppe di copertura si accingevano a varcare la frontiera terrestre e dalle guarnigioni territoriali, fra le acclamazioni ed i fervidi auguri 7. 8 delle folle, i soldati partivano per incontrare e combattere lereditario nemico della patria, navi e siluranti, con entusiasmo non minore, appena con tenuto dal sentimento della disciplina di bordo, nel silenzio degli arsenali e delle basi navali, si apparecchiavano a prendere il mare, decise ad af frontare navi e siluranti austriache per saldare vecchi conti, sospesi da circa cinquant aqniContemporaneamente sulla sponda opposta del lAdriatico lammiraglio Haus, comandante in capo della flotta austro-ungarica, apparecchiava le sue unit ed ordinava di mollare gli ormeggi ai suoi marinai, che una costante propaganda aveva am maestrato a vedere nell Italia lacerrimo avver sario da distruggere. La notizia della dichiarazione di guerra giunse a Pola alle ore 16 e fu accolta dagli equipaggi con entusiastiche grida di ur- rah . Quali fossero i criteri sui quali era basato il piano delle prime operazioni, preordinato dal lammiraglio Haus per essere svolto appena inter venuto lo stato di guerra, fu da lui stesso esposto nel rapporto col quale rifer le azioni compiute. Nell intento di danneggiare di sorpresa e nel tempo pi ristretto dopo l apertura delle ostilit il nuovo avversario e di applicare un sensibile colpo alla sua forza morale, ho progettato una 1 Riportiamo nUappendice I la dislocazione delle forze na vali contrapposte in Adriatico jl 24 maggio 1915. 8. azione contro i punti militari 1 della costa orien tale italiana coll impiego di tutte le forze dispo nibili. A tale scopo, come gi informai col mio te legramma Ris. N. 221/0. P. del 22 corr. mese, feci sorvegliare fin dal giorno 19 c. m. la linea Gargano-Pelagosa dall Helgoland, Csepel, Taira, Lika, Orien e quella di Pelagosa-Lagosta dal- VAdmiral Spaun, Wildfang, Streiter, Uskoke e Ulan per escludere una sorpresa durante le nostre operazioni, divise in azioni separate. Inoltre con voli di ricognizione sui punti principali della costa italiana furono verificate le notizie a me note sulle dislocazioni delle forze navali nemiche. Feci ac certare specialmente l esistenza o meno di sbar ramenti nei pressi di Ancona prima da un gruppo di torpediniere e un altra volta da un sommergi bile; le esplorazioni ebbero sempre esito negativo. __ gi prima dell apertura della guerra fu 1 Affermazione non rispondente al vero perch le navi au striache n in quel giorno, n successivamente per tutto il corso della guerra osarono attaccare punti difesi di importanza militare della nostra cost. Tutte le localit bombardate in quel giorno erano notoria1- mente centri indifesi; cos Ancona di cui era stato comu nicato diplomaticamente il disarmo al governo austriaco, cos Se nigallia, Potenza Picena, Rimini, Fano, Pesaro. Lunico punto difeso era Porto Corsini, ma da informazioni successive si ebbe la conferma che il nemico ignorava ancora che esistessero col delle batterie, 1 quali erano state istallate pochi giorni prima dellapertura delle ostilit. 9. 10 rono disposti due sommergibili a Trieste per con trastare un eventuale attacco italiano contro detta citt, uno nelle acque di Lissa, che per l Italia ha una certa importanza, uno nelle acque mont ngrine per operazioni contro quella costa. Lazione premeditata contro la costa italiana prometteva successo purch essa si fosse svolta im mediatamente dopo l inizio delle ostilit, per cui, nell intelligenza delle probabilit dello scoppio della guerra, gi fin dal 23 c. m. tenni pronta la flotta a partire da Pola all imbrunire. Le disposi zioni emanate tendevano a far entrare in vigore ad un tempo, allalba, tutte le azioni isolate con tro i vari punti della costa . Dallo specchio che segue risultano la compo sizione dei vari gruppi di unit austro-ungariche e gli obbiettivi a ciascuno assegnato : Gruppo FORZE NAVALI A z i o n i c o n t r o A Grosso (I, III, IV Divisione) ; cac ciatorpediniere Dinara, Reka, Csiks, Velebit Ancona a torpediniere a.m. 74 77 76 75 b torpediniere a.m. 57 58 60 62 c torpediniere a.m. 72 55 67 63 68 70 d torpediniere a.m. 50 51 53 54 64 69 B Zrinyi e le torpediniere 4 e 7 (della difesa di Pola) . Senigallia 10. 11 o 8* p FORZE NAVALI A z i o n i c o n t r o a o C Radetzky, torpediniere a.m. 73 e 56 Potenza Picena D S. Georg e le torpediniere 1 e 2 (della difesa di Pola) Rimini, Fano, Pesaro E Novara ; cacciatorpediniere Sharf- schutze, torpediniere a.m. 80 81 78 79 Porto Corsini F Saula, Szigtvr ; cacciatorpedi niere Balaton, Triglav Esplorazione sulla linea Pedaso- Porto Tajer G (1) Helgoland ; cacciatorped. Csepel, Tatra, Orjen, Lika Esplorazione sulla linea Pelagosa-Lagosta ed azione contro Tremiti, Torre Mileto, Sinarca, Campo Marino H (1) Admiral Spaun ; cacciatorpedi niere Wildfang, Streiter, Ulan, Uskoke Esplorazione sulla linea Pelagosa-Gargano e azione contro Vieste, Manfredonia, even - tualmente Barletta Al tempo stesso S. A. R. il Duca degli Abruz zi, vice ammiraglio comandante in capo'dell ar mata navale italiana ed il vice ammiraglio Garelli, 1 Per efftto di ulteriori modifiche degli ordini, rimasero per mutate le missioni dei gruppi G e H. 11. 12 comandante in capo del dipartimento militare ma rittimo e della piazza marittima di Venezia, dal quale, pur con arupia libert d azione, dipendeva la divisione Sardegna l, comandata dal contrammi raglio Patris, trasmettevano le istruzioni particolari delle operazioni da compiere nella notte stessa del 24 maggio, secondo le disposizioni che erano state emanate in precedenza dal capo di stato maggiore della marina, vice ammiraglio Thaon di Revel. Furono gi riportati nel primo volume i cri teri di massima che dovevano servire come diret tive per le operazioni marittime nellAdriatico, ed in base ai quali fu redatto il Piano generale d'azio ne, comunicato ai comandanti in capo il 18 aprile 1915. Nel breve periodo, in cui dur ancora la neu tralit nostra dopo questa data, il capo di stato mag giore della marina aveva ribadito e sviluppato con 1 La Divisione speciale dellamm. Patri che era stata nelle acque albanesi fino agli ultimi di aprile, aveva avuto ordine di trasferirsi a Venezia. In seguito ad accordi intercorsi fin dal pe riodo di preparazione della guerra, prima fra il comandante desi gnato della III armata e lamm. Patris, poi direttamente fra i capi di stato maggiore dellesercito e della marina (vedi volume I di questa Storia), fu disposto che quella divisione, costituita da navi di diminuito valore bllico, fosse destinata nellalto Adria tico per dare appoggio e proteggere dal mare lala destra delleser cito in caso di necessit e per quanto era possibile. Ricostituita poco prima dell inizio delle ostilit colle RR. NN. Sardegna (nave ammiraglia), Emanuele Filiberto, Amm. di S. Bon, Carlo Alberto, Marco Polo ed Etruria prese il nome di divisione Sardegna, e ad essa fu aggregato per le operazioni parte del naviglio silurante dislocato a Venezia. 12. 13 successive istruzioni particolari le direttive intese a regolare 1 impiego del naviglio. Aveva scritto in fatti (disp. 736 RRP del 24 aprile 1915) al co mando in capo del dipartimento di Venezia: R e sta stabilito che all apertura delle ostilit cos le siluranti e navi dipendenti da V. E. come la di visine Sardegna potranno senzaltro operare__ al largo__ La missione della divisione Sardegna sar__ quella di cooperare all avanzata dell esercito lungo la strada Monfalcone-Trieste. Se non che questa azione avr inizio sol quando l avanguardia del lesercito sia giunta a Monfalcone, cio parecchi giorni dopo l apertura delle ostilit; nel frattempo la divisione potr utilmente operare lungo la zona costiera intermedia__ Le modalit di tale azione dipendono da circostanze non prevedibili e, soprat tutto, da quello che far il nemico; non quindi possibile stabilire i particolari della stessa si la scia al riguardo al contrammiraglio Patris la pi ampia libert di azione__ L azione a Porto Buso sar eseguita da un cacciatorpediniere dipendente da V. E. con l eventuale concorso di unit della divisione Patris . Ed al comando in capo dell armata scriveva (disp. 1184 RRP del 16 maggio 1915): C irco stanze dordine vario ed essenzialmente: 1) l assoluta necessit di non esporsi alle insidie dei sommergibili avversari la cui minaccia si va sempre facendo pi grave secondo le notizie 13. 14 di recente avute sul numero effettivo dei sommer gibili austriaci e sullentrata in Mediterraneo di sommergibili germanici ; 2) la convenienza di attendere che i re parti alleati destinati ad afforzare l armata rag giungano le basi che V. A. R. creder stabilire e si approntino ad agire di conserva coi nostri re parti ; impongono di dare carattere essenzialmente di difensivo alle nostre operazioni marittime in Adria tico fino a quando la situazione non sar chiarita, specie nei riguardi dell effettiva efficienza dei som mergibili avversari e delle modalit con cui saranno impiegati. Nella prima fase della guerra marittima il nostro obbiettivo essenziale deve essere.... quello di coprire Brindisi, pur irradiando da questa base scorrerie e crociere per i numerosi servizi di vi gilanza e di esplorazione, per piccoli colpi di mano sul litorale avversario e, in pari tempo, per di struggere, ogni qualvolta se ne presenti l occasio ne, anche a costo di subire perdite equivalenti o magari superiori a quelle che presumibilmente si infliggeranno al nemico, il suo naviglio leggero e silurante e soprattutto i suoi sommergibili N ellultima parte del dispaccio 1149 del 14 maggio, ho fatto presente a V. A. R. lassoluta necessit che nei giorni immediatamente succes sivi all apertura delle ostilit le navi maggiori re stino chiuse nelle basi. 14. i s te Soggiungo ora che le nostre migliori navi da battaglia.... devono assolutamente essere rispar miate per averle pronte a battersi col grosso au striaco, se o quando se ne presenter lopportu nit; .... assolutamente indispensabile di non esporle mai in operazioni di carattere secondario e diversivo . In conformit di tali direttive gli ordini e le istruzioni di guerra ricevute dalle forze navali dell alto e del basso Adriatico per l apertura del le ostilit, furono sommariamente le seguenti : Istruzioni per le forze navali dellalto Adriatico. N a v i m a g g i o r i : Fuochi in alimento, unit in assetto di guerra. C a c c i a t o r p e d i n i e r e : Zeffiro, Bersagliere, Co razziere : devono partire alle 2h del 24 maggio re golando la velocit in modo da trovarsi all alba : il primo, davanti a Porto Buso, gli altri due da vanti a Grado col compito di affondare le unit av versarie e i galleggianti presenti; cannoneggiare gli apprestamenti militari, catturare prigionieri. Il Corazziere in particolare incaricato di tagliare il cavo telegrafico tra Grado e Cittanova. C a c c i a t o r p e d in i e r e : Carabiniere, Garibaldi no, Lanciere, Alpino, Fuciliere: devono uscire da Venezia in tempo utile per irradiarsi alle 3,30 del 15. 16 24 maggio in esplorazione strategica come indicato nella tavola n. 1. So m m e r g i b i l e Argonauta (dislocato ad Anco na) : riceve istruzioni di guerra in conformit del dispaccio 1272 in data 21 maggio 1915 diretto dal capo di stato maggiore della Marina al comandante in capo del dipartimento di Venezia: Considerata__ l impossibilit, almeno in primo tempo, di provvedere alla difesa del nostro litorale con reparti di navi maggiori, i quali non potrebbero neppure accorrere in tempo utile per costringere a battaglia il nemico durante la riti rata, sono venuto nella determinazione di tenere permanentemente un sommergibile a nafta nelle acque di Ancona allo scopo di rendere pericoloso al nemico il bombardamento della nostra pi im portante citt indifesa dellAdriatico. Il servizio del sommergibile in agguato nei paraggi di Ancona dovr effettuarsi coi seguenti criteri di massima : 1) di giorno, con tempo chiaro, quando il se maforo pu scoprire il nemico a distanza abba stanza notevole, star ormeggiato in porto, pronto ad uscire non appena si abbia notizia dellavvici- narsi di navi nemiche o anche semplicemente di siluranti; 2) di notte__ il sommergibile dovr tenersi al largo, in emersione, se lo stato del tempo lo consente, altrimenti poggiato sul fondo.... 3) l avvertimento al sommergibile, quando 16. 17 Immerso e poggiato sul fondo, dellavvicinarsi di navi nemiche si cercher di darlo a mezzo di bar che a vapore o rimorchiatori__ con segnali acu stici convenzionali. S o m m e r g i b i l e Jantina : In missione di agguato a sud di Rovigno. F o r z e a e r e e : Dirigibili Citt di Jesi ( V . 1) e Citt di Ferrara (M. 2) : incursione aerea su Pola. Dirigibile P. 4. : esplorazione nella zona foranea della piazza di Venezia. Due idrovolanti della sta zione di Venezia: esplorazione su Pola. Istruzioni per le forze navali del basso Adriatico N a v i d a b a t t a g l i a p r e s e n t i a T a r a n t o : fuo chi in alimento. Navi in completo assetto di guerra. F o r z e n a v a l i d i B r i n d i s i : N a v i m a g g io r i : fuochi accesi nel numero di caldaie necessarie per muovere subito a velocit di 10 mg. ed alla massima velocit entro 45m dal lordine. C a c c i a t o r p e d in i e r e Animoso, Audace, Ardi to : partendo da Brindisi alle 18h del 23 maggio devono recarsi ad elevata velocit nel golfo del Drin con obbiettivo di distruggere i sommergibili nemici e le loro eventuali basi col. Espletato tale compito devono esplorare la costa nemica fino al meridiano di Cattaro, quindi prendere posizione di 2. La marina italiana, ecc., Voi. II. 17. 18 vigilanza sulla linea poligonale di esplorazione strategica (tav. n. 1). C a c c i a t o r p e d in i e r e Borea, Esper: devono partire da Brindisi alle 16h del 23 per rimorchiare fino presso Cattaro rispettivamente i sommergibili [ereide e Veletta destinati a tenere lagguato pres so la base nemica. Dopo mollati i sommergibili, i c. t. devono rientrare a Brindisi. E s p l o r a t o r i Quarto, Bixio : partendo da Brin disi alle 18,30 del 23 maggio, devono recarsi a prendere le posizioni di crociera indicate nella ta vola 1 col compito di raccogliere e ritrasmettere le eventuali notizie comunicate dai c. t. in esplora zione avanzata, e di appoggiarli in caso di bisogno. E s p l o r a t o r e Agordat. T o r p . A. M. Spica, Scorpione, Sirio, Saffo, Serpente: partendo da Brindisi nel pomeriggio del 23 maggio, debbono recarsi a prendere posizione di vigilanza e blocco nel canale d Otranto, incrociando fra capo Pala- scia e Saseno. E s p l o r a t o r e Libia ed I n c r . Aus. Citt di Si racusa: devono partire da Brindisi alle 19,45 del 23 maggio con lobbiettivo di effettuare un colpo di mano contro l isola di Pelagosa, catturandovi tutto il personale che la presidia o labita. A mis sione ultimata la Libia deve rientrare a Brindisi, mentre la Citt di Siracusa deve prendere la posi zione di crociera indicata nella tav. 1. C a c c i a t o r p e d in i e r e Aquilone, Turbine: de vono partire da Brindisi alle 16b del 23 maggio 18. Sommergibili a.u. Zone di croci dalle isrruzic Q u a r t o e C i t Le rol le segr e f f ei li vament L i * 7ruppo H* V aw " ^ vjsk ok e/,,.'/ Xr - l .M V POsh E J P P I I O-U N6 A R I C I SilGETVAR 1 J i = HELGOLAND -----* H SPAUN SAIDA ___ BALATON t r ig l a v l^SEPEL TATRA ORJEN LIKA WILDFAN6 STREITER USKOKE i 19. 19 con 1 incarico di perlustrare la costa fino a Man fredonia e di prendere quindi, a giorno fatto, po sizione di vigilanza nella linea poligonale di esplo razione strategica '(tav. n. 1). R im a n e n t i E s p l o r a t o r i, C. T. e T o r p . A. M. p r e s e n t i a B r in d is i : pronti a muovere in unora dallordine. T o r p e d in ie r e c o s t ie r e : servizio di vigilanza nel settore di avvicinam ento alla piazza. Dalle istruzioni riportate si rileva intanto che i compiti assegnati ai gruppi e alle navi di cia scuna parte erano tali da non risultare che vi fosse probabilit d incontri1 fra nuclei avversari di una certa importanza. Vi poteva essere avvistamento solo fra qualche unit minore nella zona che fron teggia la penisola del Gargano, e cos avvenne difatti. Possiamo perci riferire separatamente uno daUaltro gli avvenimenti della notte e delle ore mattutine del primo giorno di guerra, che, cos al Nord come al Sud, si annunci con cielo coperto, foscha e vento leggero da levante. Du rante le ore notturne la luna appariva di tanto in tanto fra squarci di nubi; pi spesso la pioggia cadeva minuta mentre, ad intervalli, qualche breve ma violento piovasco sollevava raffiche di vento e spazzava la superficie delFAdriatico. * V. Tav I. 20. 20 Azioni svolte dai cacciatorpediniere italiani nellalto Adriatico, a Nord del 45 parallelo. Cos il sommergibile Jantina (comandante t. v. Tar) in agguato a Sud di Rovigno, come i cin que cacciatorpediniere del tipo Soldato (capo squad. c. f. V. Piazza) mandali in esplorazione strategica, rientrarono a Venezia senza aver in incontrato naviglio nemico. I cacciatorpediniere Bersagliere (capo squad. c. f. Lubelli, t. v. Al- magi) e Corazziere (c. c. Failla), portatisi davanti a Grado spararono contro una caserma alcuni colpi di cannone che ne fecero fuggire il presi dio, ma tornarono senza aver tagliato il cavo te legrafico sottomarino che collegava Grado con Cit tnova, perch non erano riusciti a rintracciarla. Lo Zeffro pot invece eseguire con bel risultato il colpo di mano a Porto Buso : questo fu cos ri ferito dal suo comandante, capitano di corvetta Arturo Ciano : Alle 2h di stamane, evitando ogni rumore, si entrava nel canale di accesso di Porto Buso e, non veduti, si riusciva a superarlo felicemente fino a raggiungere il traverso del pontile e della ca serma austriaca, a 500 m. di distanza, sulla rotta magnetica 345. Di sorpresa si iniziata lazione lanciando un siluro contro il pontile e aprendo il tiro a gra nata AE con i cannoni da 76 mm. sulla caserma. 21. Il siluro ha incontrato un bassofondo con dolce declivio montante, in corrispondenza del [pontile, che in parte interrato, e in esso si arenato senza scoppiare. Ad azione ultimata, il siluro stato ri cuperato con l involucro della testa deformato senza alcuna altra avaria. Il tiro, diretto segnatamente contro le porte e le finestre della caserma e sul pontile, ha danneg giato questi fabbricati e la torretta di osservazio ne, ed ha sfasciato gli autoscafi che erano ormeg giati al pontile, producendo molteplici piccoli incendi. Gli uomini, colti nel sonno, si sono a preci pizio dispersi in direzioni varie nei canali vicini, dove alcuni sono annegati. Sospeso il fuoco, da un estremo dell isolotto stato alzato un distintivo bianco su di unasta e poco dopo un gruppo di superstiti denudati si agglomerato agitando panni bianchi in prossimit del pontile. Col battello del c. t. si recato a que sto bordo il primo tenente di fanteria ungherese comandante la compagnia a. u. che ha chiesto di arrendersi, consegnando la sua sciabola e la ri voltella. I prigionieri sono 48. Alle 6h ho fatto ri torno a Venezia e sbarcato in barella un soldato a. u. ferito alle gambe, ho consegnato gli altri 47, compreso il comandante della compagnia e due al tri feriti, all ammiraglio Patris a Poveglia. Quest azione ebbe, oltre al risultato immedia 22. to, una pi vasta ripercussione, avendo provocato del panico nei diversi presidi a. u. costieri. Bombardamento di Ancona da parte di navi a. u. Alle ore 20 del 23 maggio usciva da Pola il grosso della flotta austro-ungarica e, raggiunto poco dopo dagli incrociatori e dalle siluranti di slocate in quella stessa piazza forte, che erano state mandate avanti in esplorazione, fece rotta a Sud. Praticamente tutte le unit presenti in porto lasciarono lancoraggio al comando dello stesso am miraglio Haus, comandante in capo, che aveva al zato la sua insegna sull Habsburg. Distaccati suc cessivamente i gruppi destinati ad altri obbiettivi, il grosso proseguiva in direzione di Ancona; lo pre cedevano gli esploratori Saida e Szigetvar che coi cacciatorpediniere Balaton e Triglaw si portarono in esplorazione strategica nella zona fra Pedaso e Porto Tajr. Dopo che le torpediniere dragamine, si legge nel rapporto dellammiraglio comandante in capo, ebbero informato di non avere incocciato torpe dinile navi della 2a squadra distanti 5000 m. da terra accostarono per N O. Alle 4h,04 la 2a squadra (Herz. Karl, Herz. Friedrich, Herz. Fer- 22 1 Erano incaricati del dragaggio avanzato il c. t. Rekn con 4 piccole siluranti, mentre il Dirwra ed altre torpediniere funge vano da .dragamine presso il grosso; questo aveva ridotto la velo cit a 10 mg- 23. 23 dinand Max, Habsburg, Arpad e Babenberg) ini zi il bombardamento degli obbiettivi militari pi importanti, come forti, caserme, semaforo, cantie re, officina del gas etc. e ad essa si associarono il gruppo autonomo della 1 divisione ( Viribus Uni- tis e Tegetthoff) ed il Franz Ferdinand sotto la di rezione del comandante della stessa l a divisione. Il bombardamento, durante il quale fu usato il massimo riguardo alla citt e specialmente agli edifici serventi al culto ed a scopi umanitaridur fino alle ore 4,53 ed ebbe il successo deside rato. Le batterie non risposero al nostro fuoco perch gli armamenti dei pezzi, a quanto si am mette, furono cacciati dagli idrovolanti arrivati so pra ad Ancona di ritorno dai loro attacco contro Chiaravalle2__ I c. t. Velebit e Csikos furono mandati in nanzi alle ore 2 e si recarono presso lentrata del porto di Ancona da dove silurarono un piroscafo con bandiera italiana, ed oltre a ci bombardarono la caserma ed il deposito di petrolio. 1 Dallelenco dei danni, che si riporta nellappendice 2, si ri leva che la cattedrale di Ancona fu colpita pi volte, e cos fu rono colpiti ospedali e molte case private. Minimo fu invece il danno arrecato agli impianti ferroviari. 2 Sta nel fatto che le batterie terrestri non potevano rispon dere semplicemente prche non esistevano, per essere state disar mate durante la neutralit a fine di dichiarare Ancona citt in difesa. (V. voi. I). Gli idrovolanti a Chiaravalle non arrecarono danno. 24. 24 Questi due cacciatorpediniere furono infatti quelli ohe arrecarono i danni pi rilevanti nel porto on l affondamento del piroscafo germanico Lemnos e con i colpi che caddero sul cantiere. La presenza del sommergibile Argonauta, sco perta o almeno sospettata dalle siluranti austria che, l apparizione del dirigibile Citt di Ferrara che tornava dalla sua particolare missione, ed il ti more d incontrare altri sommergibili, che erronea mente venivano segnalati essere in navigazione da Venezia verso Pola, fecero affrettare il ritorno alla base delle navi austriache. Marciando nella for mazione di sicurezza prestabilita, e riunendosi per via ai gruppi distaccati Saida, Radetzky, Zrinyi e Sankt Georg, arrivarono a Pola alle ore 11 del 24. Ad Ancona furono udite alle ore 3,45 le prime rapide e nutrite scariche di artiglieria, seguite dai colpi di grosso calibro delle navi da battaglia, ma la citt disarmata era nell impossibilit di con trobattere in qualche modo l offesa nemica, e dopo il primo annuncio del bombardamento, fatto alle autorit centrali, la rottura dei fili telegrafici in terruppe le comunicazioni ed impedi l invio di ulteriori notizie. Tanto per non rimanere iner te, il comando del presidio militare mise pronta mente in azione le poche mitragliere di cui dispo neva, facendo fuoco dalle banchine del porto con tro i due caccia austriaci pi prossimi, ma, come era prevedibile, senza risultato. Soltanto il som 25. 25 mergibile Argonauta, che era stato appunto distac cato in Ancona a protezione della citt, avrebbe potuto far pagare caro al nemico la facile offesa, se un incidente non ne avesse ritardato luscita 1. Il c. di c. Vaccaneo, che lo comandava, ap pena avuto sentore dellavvicinarsi della flotta au striaca dai primi colpi di cannone, aveva mollato gli ormeggi; ma, mentre col battello in immer sione stava uscendo dal porto, un cavo dacciaio delle ostruzioni che, nellaprirne la porta, non era stato completamente ammainato, lo arrest, fa cendo inclinare fortemente il sommergibile di pro ra, cosicch tutta la poppa usciva fuori d acqua. In tale critica posizione, rifer il comandan te, mentre manovravo per liberarmi, sono stato og getto a ripetuti colpi di cannone di un cacciator pediniere austriaco ed a bombe di un idrovolante nemico che volteggiava sopra il battello. stato lanciato contro VArgonauta (almeno cos mi hanno 1 Secondo le istruzioni del capo di stato maggiore della marina, VArgonauta avrebbe dovuto passare le ore notturne fuori del por to, posato sul fondo: ma in quella prima notte di permanenza ad Ancona era rimasto allormeggio, per lassoluta mancanza scrisse il comandante d imbarcazioni adatte a dare lallarme, con colpi di martello sullo scafo al sommergibile sul fondo . Questo infatti era il segnale concordato per informare il sommer gibile deHawistamnto del nemico, ma lunico rimorchiatore a disposizione aveva dovuto quella stessa notte rimorchiare al largo alcune barche per una missione speciale, connessa con quella affi data al dirigibile Citt di Ferrara. 26. riferito) anche un siluro che andato ad esplodere contro la banchina *. Fortunatamente nessun colpo andato a se gno sebbene i proiettili cadessero vicinissimi allo scafo. Liberatomi dall ostruzione, sia manovrando con le macchine, sia dando aria ai doppi fondi, esco dal porto e ripresa 1 immersione dirigo sulle navi avversarie, non raggiungendole perch sta vano allontanandosi a tutta forza. Dal sottoscritto erano state prese tutte le pos sibili disposizioni per essere avvisato dell appros- simarsi di navi nemiche. Ed invero se i cavi dac ciaio dell ostruzione fossero stati ammainati com pletamente, lArgonauta avrebbe potuto giungere a portata di lancio delle navi avversarie. Bombardamento di Porto Corsini. Il gruppo E delle forze navali nemiche, com posto dell incrociatore Novara, del cacciatorpedi niere Scharfschutze e delle torp. 78, 79, 80, 81, distaccatosi dal grosso subito dopo lasciata Pola, era giunto dinanzi a Porto Corsini alle ore 3,30 del 24. Mentre il Novara colle torpediniere facevano fuoco di copertura a breve distanza dalla costa, lo 26 1 Dai rapporti austriaci sembra che VArgorxiuta non sia stato subito individuato dai c. t. nemici: i colpi di cannone ed il si luro lanciato erano diretti contro piroscafi ed altri obbiettivi nel porto. 27. T a v . N. 3. Azione a. u. del 24 maggio contro P. Corsini 28. 27 Scharfschtze, manovrando con marcia indietro, penetrava nel porto canale, fino ad arrivare poco lontano dal punto dove era stata collocata una ostruzione difensiva. Sparando con cannoni, mi tragliere e fucileria, mentre lo scafo restava ri parato e protetto dalle palizzate del canale, vi si trattenne pochi minuti: riuscito in mare si al lontan fra denso fumo verso Pola insieme col Novara e colle torpediniere. Il fuoco era durato circa 25 minuti. Frattanto da parte italiana, essendo gi pronti a respingere lattacco1, era stato aperto il fuoco simultaneamente al nemico con i quattro cannoni dellunica batteria da 120 mm. ; i soldati del pre sidio distribuiti nei trinceramenti gi predispo sti avevano messo in azione anche le armi por tatili. Si combatt contro lo Scharfschtze e con tro le altre unit al largo fino a che rimasero a portata di tiro. I danneggiamenti del fuoco nemico alle opere militari, bench magnificati nei rapporti austriaci, si ridussero a poca cosa: Veniva col pito il fabbricato che comprende faro e semaforo, mentre tutti i tiri diretti alle batterie, al deposito combustibile ed all hangar passarono per la mag gior parte alti, lasciando questi intatti Molti dei 1 Per un disguido, lavviso di apertura delle ostilit giunge al comando della difesa di Porto Corsini a combattimento ulti mato, soltanto cio alle ore 8,30 del 24 maggio; ma questo ritardo non ebbe influenza sullazione difensiva. 29. 28 tiri lunghi passarono sopra una falsa batteria di diie cannoni da 152 min. che negli ultimi giorni avevo sistemato circa 300 m. a Sud della batteria da 120 mm. e che rispose assai bene allo scopo per il quale fu ideata, attirandosi parte del tiro nemico 1. Le disposizioni che il comando della difesa aveva preso nei giorni di preparazione, costruendo trincee per i soldati e rifugi per la popolazione in caso di attacco e facendo eseguire esercitazioni di allarme, ebbero per effetto che, nonostante il nu mero dei fabbricati colpiti nel paese dal tiro ne mico troppo lungo, non si ebbero fra gli abitanti che tre feriti ed un morto. Dei militari furono col piti gravemente il sottufficiale telemetrista della batteria, e leggermente quattro soldati della Ia compagnia costiera. Da parte austriaca, sebbene la nostra batteria di vecchi pezzi da 120 avesse sparato nel combat timento venti colpi soltanto, si ebbero danni relati vamente sensibili. Sullo Scharfschutze un proietto demol un casotto; la torp. 80 fu colpita in pieno da una granata da 120 che esplose nel quadrato uf ficiali e provoc unavaria al timone, l entrata di acqua nello scafo e labbattimento del padiglione R. T. 2. Il Novara infine fu colpito pi volte con 1 Dal rapporto del comandante della difesa di Porto Corsini, c. di c. Alfredo Dentice. 2 La difesa non era ancora completata e pronta per battere 30. 29 pochi danni materiali 1: un lenente di vascello e cinque marinai perirono, tre furono feriti grave mente, l ufficiale di rotta e parecchi uomini furono leggermente feriti. Bombardamento di Rimini. L incrociatore Sankt Georg, che colle torp. 1 e 2 costituiva il gruppo D, inviato ad operare con tro la costiera di Rimini, fu avvistato dalla stazione locale di vedetta fino dalle ore 3,30, mentre appa riva provenisse dal Sud : diresse verso Cesenatico, poscia invert la rotta e ritorn di fronte a Rimini. Alle ore 4,50 circa apr il fuoco a distanza di 4000 m., prima coi cannoni da 240 mm., poi anche con quelli da 190 e da 152, contro la linea ferro viaria, e specialmente contro il nuovo ponte in ce mento armato, che attraversa lo scaricatore del fiume Marecchia sulla linea Rimini-Bologna. Mir poi con tiro rapido in direzione della citt contro il ponte in ferro, che attraversa il porto canale a la parte interna del canale. I cannoni da 76/40 antiaerei che avreb bero potuto prendere questo d infilata non erano ancora stati si stemati. 1 Ebbe numerosissimi fori sui fumaioli, sulle maniche a vento, sul ponte, sul palco di comando, ed altri piccoli danni prodotti da scheggie; un colpo in pieno percorse la corazza di cintura; unaltra granata nella carbonaia VI sulla sinistra, rimase inca strata senza esplodere nella paratia del deposito munizioni N. 4; la lancia tipo Berton and in frantumi ed unaltra imbarcazione fu fortemente danneggiata. (Dal rapporto austriaco). 31. 30 Sud della Capitaneria di Porto. Chiamato radiote- legraficamente a riunirsi al gruppo, cess il fuoco alle ore 5,15 e, rinunciando al bombardamento di Pesaro, lasci la costa italiana. 11 fumo, spinto contro la terra dal vento di N. E., nascondeva Teffetto del tiro, ed il ponte fer roviario non fu visto dai puntatori che dovettero servirsi delle graduazioni degli affusti per la punte ria in direzione; gli altri obbiettivi assegnati quali il gazometro, la stazione ferroviaria, lacquedotto e gli stabilimenti industriali non furono individuati. Il bombardamento ebbe limitatissimo effetto : i due ponti sebbene colpiti non riportarono avarie tali da impedire il regolare servizio dei treni, e minimo fu il danneggiamento del materiale rotabile. Si eb bero per varie case lesionate, 1 morto e 7 feriti nella popolazione civile, e fu gravemente colpito un soldato di sentinella al ponteBombardamento di Senigallia. Risultato poco pi efficace ebbe il tiro che la corazzata Zrinyi, scortata dalle torpediniere 4 e 7 I Notizie desunte dal rapporto della capitaneria di porto di Rimini, e da quello del contrammiraglio Fiedler, comandante la ilottiglia incrociatori con insegna sul Sankt Georg. II soldato colpito, Dinanno Nicola di Chieti, nonostante il pe ricolo, rest fermo al suo posto di sentinella anche dopo che una granata, passando a tre metri di distanza, raggiunse il ponte; vi rimase fino a che, ferito alle gambe ed allocchio dstro e rag giunto dai compagni, fu condotto allospedale. 32. esegu con i grossi calibri dalle ore 4 alle 4,30 con tro la stazione ferroviaria di Senigallia, contro il serbatoio dellacqua e gli impianti portuali del molo. Il semaforo fu distrutto, e furono danneg giati il ponte ed i binari, ma la linea fu riattivata pocbe ore dopo. All inizio del bombardamento stava per giungere un treno militare che portava il 135 battaglione di milizia territoriale prove niente da Forl e diretto ad Aquila: fu colpito in due vagoni, uno dei quali s incendi. Il battaglione sceso a terra si dispose in ordine sparso nella cam pagna; un nucleo di soldati rifugiatosi in una casa vicina fu raggiunto da una granata, che fece al cune vittime. Perirono dodici soldati e tre marinai della stazione semaforica; ma i danni maggiori fu rono sofferti dalla citt : 37 furono le case danneg giate, alcune delle quali quasi completamente di roccate e 5 i morti nella popolazione civileBombardamento di Potenza Picena. Per completare la narrazione delle operazioni delle unit nemiche nellalto Adriatico, dobbiamo aggiungere che il gruppo C, costituito dalla coraz zata Radetzsky e delle torp. 73 e 56, tenne sotto il fuoco delle sue artiglierie dalle ore 4,37 alle 4,50 il ponte della ferrovia sopra il fiume Potenza, fra 31 1 Dai rapporti del cornando della legione territoriale dei RR. Carabinieri. . 33. 2 le stazioni di Porto Recanati e di Potenza Picena senza riuscire a colpirlo. Furono invece danneg giati i parapetti del vicino nuovo ponte in pietra sulla via provinciale e la strada ferrata, che fu riat tivata due ore dopo. Rest distrutta la casa canto niera dove perirono una donna con i suoi quattro figli, e furono feriti due agenti ferroviari. 34. C a p i t o l o II. L APERTURA DELLE OSTILIT SUL MARE : LE PRIME OPERAZIONI N E L B A S S O A D R I A T I C O So m m a r i o : Crociere italiane di esplorazione nel basso Adriatico. In contro notturno dei c. t. Aquilone e Turbine con unit nemiche. Bombardamenti austriaci di Termoli, Campomarino, Torre Mileto, Tremiti, Vieste, Manfredonia, Barletta. Sbarco italiano a Pela- gosa. Azione navale ed affondamento del Turbine. Esame dei risultati del primo giorno di ostilit. Nel basso Adriatico, cos da una parte come dallaltra, incrociatori e cacciatorpediniere avevano eseguito crociere di esplorazione nei giorni imme diatamente precedenti la dichiarazione di guerra: gli Austriaci spingendosi da Sebenico fino alle Cur- zolari ed a Pelagosa, gli Italiani irradiandosi da Brindisi al canale di Otranto, lungo le coste alba nesi e fino verso Cattaro. L incrociatore Admiral Spaun e i cacciatorpe diniere Wildfang, Streiter, Ulan ed llskoke, costi- 3, La marina italiana, ecc., Voi. II. 35. 34 tuenti il gruppo H delle forze navali austro-unga riche, che durante la giornata del 23 maggio erano rimasti allancora parte a Valle Grande, parte a Lago Grande di Lagosta, lasciarono la fonda alle ore 23 per recarsi in esplorazione sulla linea Pe- lagosa-Lagosta e per agire contro Tremiti e contro la costa da Torre Mileto a Termoli. Laltro gruppo G invece, composto dell incrociatore Helgoland e di quattro caccia del tipo Taira, doveva esplorare sulla linea Pelagosa-Gargano, agendo contro Vieste, Manfredonia e Barletta. Nonostante che il numero delle nostre unit ef fettivamente dislocate in esplorazione strategica nel basso Adriatico nel primo giorno di guerra fosse alquanto inferiore al totale in originale prestabi lito, e nonostante la conseguente minore densit di distribuzione di esse sulla linea di crocierapur tuttavia la presenza del nemico a Sud del parallelo di Vieste venne accertata per l avvistamento fat 1 Dal dispaccio 569 R. P. in data 2 giugno 1915 del comandante in capo dellarmata al ministero della marina: Le istruzioni da me date contemplavano la pronta costitu zione di una buona catena di vigilanza avanzata, capace di coprire Brindisi da uneventuale sorpresa del nemico. In base agli ordini ministeriali, dovendo le ostilit aprirsi al mattino del 24 maggio, le unit di crociera dovevano assumere allalba i rispettivi posti. Tutto ordinato e predisposto in tal senso si presentavano improv visamente alcune imprescindibili necessit per far fronte alle quali dovettero essere sostanzialmente cambiati gli ordini gi im partiti. Tra le esigenze principali cito le seguenti: a) la necessit di inviare a Malta i c. t. Indomito (3 36. 35 tone dalla sezione dei nostri c. t. Aquilone e Tur bine solo un ora dopo che le ostilit si dovevano considerare aperte. Bench 1 incontro notturno non abbia avuto un immediato seguito dazione, ci non di meno esso valse a provocare, alla suc cessiva alba, una ripresa di contatto ch ebbe il suo epilogo in un piccolo combattimento navale. Fra questi due episodi, che segnano le fasi ini ziale e finale del primo atto di guerra nel basso Adriatico (e che descriveremo ampiamente tra poco), sono cronologicamente interposti due altri avvenimenti degni di rilievo : le incursioni cio gi dette del nemico contro la zona garganica e Bar letta (ore 4,30) ed il colpo di mano compiuto da nostre unit a Pelagosa (ore 5). Prima per di esaminare particolareggiatamente queste quattro operazioni di guerra, si ritiene op portuno accennare sommariamente ai movimenti delle altre unit che si trovavano contemporanea mente in mare per differenti missioni, giovando ci alla coordinazione degli avvenimenti ed a for nire una migliore visione complessiva della nostra per il pilotaggio delle unit alleate che dovevano aggregarsi alla nostra flotta) e conseguente sottrazione di essi alla linea di crociera ; b) ritardato arrivo a Brindisi dei c. t. francesi sui quali si faceva assegnamento ; c) anticipata apertura delle ostilit alla mezzanotte anzich allalba del 24 maggio. Per far fronte alla nuova situazione di fatto, gran parte degli ordini e delle disposizioni dovettero subire modifiche.... . 37. 36 situazione tattica nel basso Adriatico all atto del l apertura delle ostilit. Il Bixio, che alle 21h,30 del 23 maggio aveva raggiunto la zona assegnatagli dalle istruzioni, vi rimase in crociera sino alle ore 6h,25 del giorno successivo, quando, avendo intercettato la notizia che si combatteva sotto la costa pugliese, diresse a tutta forza verso il luogo dellazione ove contava di giungere verso le IO1'. Ma in seguito a ordine del contrammiraglio Millo, uscito da Brindisi alle ore 7h col Marsala unitamente al c. t. Nembo ap pena pervenutagli la notizia del bombardamento effettuato dal nemico contro la zona garganica, il Bixio modificava la sua rotta, per unirsi a lui che intanto dirigeva a gran velocit verso Nord. Il Quarto, mentre si trovava nella propria zona di crociera, aveva ricevuto, alle ore 23 circa, ordine radiotelegrafico dal comando in capo della 2a squa dra (Brindisi) di procedere verso il golfo del Drin per appoggiare la sezione Animoso, Ardito, Auda ce nella missione di proteggere da attacchi di silu ranti nemiche i piroscafi e velieri nazionali che si trovavano a S. Giovanni di Medua. La riunione fra il Quarto e i caccia avvenne alle ore 4,30. Essi provvidero a fare allontanare da S. Giovanni di Medua il piroscafo Aurora, il rimorchiatore Aterno e i due velieri trovati alla fonda col; dopo di che le varie unit diressero per le rispettive zone di crociera, che poi abbandonarono in seguito allor 38. 37 dine radiotelegrafico di dirigere verso il Gargano per congiungersi al Marsala, nave ammiraglia. N il gruppo Marsala-Bixio n il gruppo Quarto arrivarono in tempo per prendere contatto col ne mico che gi da tempo era in ritirata su Sebenico. La sezione c. t. Nullo e Ardente usc da Brin disi alle ore 3 del 24 maggio con l incarico di per lustrare la costa albanese per la scoperta delle basi di rifornimento dei sommergibili da S. Giovanni di Medua a Porto Palermo. Al largo di Capo Ro- doni diede caccia senza risultato ad un sommergi bile nemico avvistato, e pi tardi nel golfo del Drin fu attaccato da due idrovolanti austriaci. I due c. t. Borea e Esper (incaricati di rimor chiare fin verso il loro punto d agguato intorno a Cattaro i sommergibili Nereide e Velella) rientra rono a Brindisi rispettivamente alle 6h,30 e alle 7h,55. Il primo dei due caccia rifer di aver dovuto mollare il rimorchio a 30 miglia da Cattaro in se guito ad avvistamento di luci sospette, e che sulla via del ritorno fu inseguito da una squadriglia di 4 siluranti non identificate1. L 'Esper usc nuo vamente dal porto alle ore 10,30 unitamente alla Citt di Palermo, inviata (come gi era stato di sposto per la Citt di Messina uscita alle 9h,30) in crociera di vigilanza verso Cattaro in sostituzione > 1 Non risulta nulla al riguardo di questo incontro dai docu menti austriaci. 39. 38 degli esploratori Quarto e Bixo che avevano diretto verso il Gargano. I sommergibili al ritorno dalla missione riferi rono che non vi era stato traffico di unit per le Bocche di Cattaro all infuori di tre torpediniere uscite alle 13b,30 del 24 maggio. Da ultimo giova ricordare che, in seguito alla notizia pervenuta dallalto Adriatico della presenza davanti ad Ancona del grosso della flotta nemica, e nella previsione che questa scendesse a Sud, il co mando in capo dell armata alle 6h,35 ordin a tutte le navi maggiori presemi a Taranto e a Brindisi di prepararsi a partire. La 5* divisione (Garibaldi, barese, Ferruccio, Vettor Pisani) usc effettiva mente da Brindisi alle ore 8 con l ordine di recarsi ad incontrare sul parallelo di S. Maria di Leuca, a 20 miglia dal fanale, il grosso della flotta che sarebbe uscita da Taranto alle 9h,30. La 61 divi sione (Brin, Margherita) era in procinto di uscire a sua volta, quando giunse da Taranto lordine di sospendere la partenza e di richiamare in porto la 54 divisione, a motivo della notizia ricevuta dal capo dellarmata che la flotta nemica era in rotta per tomarei alle sue basi. 40. 39 Incontro notturno fra la sezione c. t. Aqui lone e Turbine e la squadriglia dei c. t. Csepel, Tatra, Orjen e Lika . La sezione dei due vecchi c. t. Aquilone (c. c. Elmi Feoli) e Turbine (c. c. L. Bianchi), uscita da Brindisi alle ore 16 del giorno 23 per perlustrare la costa fino a Manfredonia, aveva navigato fino alla mezzanotte parallelamente alla costa pugliese incontrando un solo piroscafo, 1 italiano Audace, noleggiato dal nostro governo. Soltanto ad l h del 24, mentre la sezione dirigeva per il rombo 25 per costeggiare la penisola garganica, il Turbine avvist di prora a dritta uno scafo che navigava a piccolo moto verso 0 S 0 , e poco dopo due altre unit che nell oscurit furono ritenute essere due grossi cacciatorpediniere Il dubbio che nono stante il luogo dell incontro e la direzione di pro venienza si trattasse di navi amiche, avvalorato dal 1 Mentre i due c. t. italiani manovravano, l unit prima avvi stata navigava a piccola velocit: accese per qualche istante i fa nali di via verde e bianco, ripet laccensione quando lAquilone fece il segnale di riconoscimento, e rispose a questo chiamando con un fanaletto da combattimento. LAquilone nel rintracciarla nuovamente dopo averla perduta di vista una prima volta, si vide avvicinare da altri due scafi che giudic essere due c. t. Davanti a forze superiori prese caccia: volendo per uscire dal dubbio dell identificazione, accese per un istante il proiettore alla luce 41. 40 contegno passivo delle unit avvistate, di cui era evidente la superiorit, fece insistere i nostri cac ciatorpediniere nei tentativi di riconoscimento. 'Pass cosi il momento utile per il lancio di siluri ed i due gruppi si perdettero di vista. Dall incon tro deriv per la separazione dei nostri due cac ciatorpediniere, che fece trovare la mattina se guente il Turbine isolato, allorch fu attaccato da forze soverchiami. Bombardamento di Termoli, di Campomarino e dei semafori di Torre Mileto e Tremiti. Come i gruppi nemici nellalto Adriatico, cos quelli operanti nel basso si erano diviso il compito di bombardare alcuni punti costieri. LAdmiral Spaun alle ore 4,10 tir per circa dieci minuti contro il ponte della ferrovia sul torrente Sinarca, fra Montenero e Termoli, demolendo parte del pa- del quale credette riconoscere una nave del tipo Ad. Spaun. Non riusc peraltro ad eliminare il dubbio preesistente che le circo stanze gli avevano fatto nascere: che potesse cio trattarsi di unit italiane tanto pi che i due scafi pi piccoli avvistati non inseguirono. Nessun cenno di quest incontro stato trovato nei rapporti austriaci; molto probabile che si trattasse di unit del gruppo Helgoland, che pi o meno alla stessa ora dovevano tro varsi in quei paraggi, e precisamente di questo incrociatore le di due caccia; e che non abbiano aperto il fuoco, scambiando i cacciatorpediniere italiani per gli altri due caccia del loro gruppo. 42. rapetto, e colpendo il muro frontale, gli archi e le pile senza peraltro interrompere la circolazione dei treni, che continu a velocit ridotta. Successi vamente bombard la stazione di Termoli danneg giandone due magazzini, il ponte sul fiume IBiferno presso Campomarino senza colpirlo, ed un treno merci che riport poco danno nella locomotiva e nel bagagliaio. Alle ore 5 lo Spaun faceva rotta per Tremiti per unirsi al c. t. IVildfang, il quale, dopo aver diretto all alba per circa mezzora insieme al c. t. Uskoke un tiro poco efficace contro il sema foro dell isola di Tremiti, aveva avuto un avaria al timone. Contemporaneamente il c. t. Streiter 1 sparava 70 colpi sul semaforo di Torre Mileto in fliggendo danni di lieve entit. Nessuna delle silu ranti riusc a trovare l approdo dei cavi telegrafici. Bombardamento di Vieste, Manfredonia e Barletta. Per completare il racconto delle operazioni ne miche contro la nostra costa, dobbiamo ricordare ancora il tiro eseguito a distanza di circa 800 m. dal c. t. Lika del gruppo G coi cannoni da 100 mm. contro il semaforo di Vieste. Battuto durante venti minuti consecutivi, questo fu in parte diroccato, 41 1 II c. t. Ulan, pure dello steslso gruppo H, non prese parte a nessuna azione a causa di unavaria dellapparato motore. 43. 42 ma il personale che lo presidiava non fu colpito; pot mettere in salvo, e trasferire nella stazione di vedetta di rifugio il materiale di segnalazione, e riprendere poi l esercizio del posto semaforico dopo che il nemico si fu allontanato. Gli altri due cacciatorpediniere del gruppo G, lo Csepel cio ed il Taira, portatisi davanti a Man fredonia cagionarono danni ai fabbricati ed al ma teriale rotabile della ferrovia, tirando da breve di stanza per una buona mezzora sulla stazione e sul deposito delle locomotive x. Infine l incrociatore Helgoland, capo dello stes so gruppo G, lasciato al largo in vigilanza il c. t. Orien, si avvicinava a Barletta mentre imperver savano forti raffiche di pioggia e, giunto a 700 m. dalla testata della diga meridionale, apriva il fuoco dopo le ore 4, coi cannoni poppieri: ma, non di scernendo nella foschia n la stazione ferroviaria n i depositi di combustibili, limitava la sua opera distruttiva ad alcuni vagoni giacenti sui binari di smistamento. 1 Hans Sokol nella Guerra marittima dellAustria-Ungheria, 1914-1918, opera scrtta su documenti dellarchivio di guerra della marina austro-ungarica, dice che un battello locale avvicinatosi allo Csepel, dette volentieri le indicazioni richiestegli sull'ubica zione della stazione. Ci non deve far meraviglia in quanto che le navi austriache a bordo delle quali s parlava correntemente l italiano, potevano facilmente essere scambiate per navi nazio nali alla scarsa luce della prima alba. Le navi austriache alzarono la bandiera soltanto all inizio del tiro. 44. Sbarco italiano nell isola di Pelagosa. Secondo gli ordini di operazione gi ricordati, la R. N. Libia, accompagnata dall incrociatore au siliario Citt di Siracusa, avrebbe dovuto con un un rapido colpo di mano catturare il presidio del faro e della stazione di vedetta di Pelagosa, e di struggere il poco materiale militare eventualmente esistenteAvendo perci atterrato alle ore 5, fu subito inviato a terra un reparto da sbarco di 42 uomini, comprendente anche una sezione ridotta del parco minatori. La configurazione rupestre del- P isola, di natura calcarea, con le sue anfrattuosit difficilmente praticabili, offriva il modo a chi fosse pratico dei luoghi di trovare rifugio sicuro e na scosto per un numero limitato di persone; sarebbe stata necessaria per scovarli una lunga ricerca si stematica, che i nostri marinai non ebbero tempo di fare. Sbarcati, si divisero in due squadre e per lustrarono l isola fino alle 8h20, ora in cui dovet tero tornare a bordo, senza aver incontrato n mi litari, n alcuno dei pochissimi abitatori dell isola. Questa apparve essere del tutto indifesa ed il ri sultato dello sbarco fu nullo. 1 Unazione simile a Pelagosa con risultati pressoch uguali era stata fatta anche lanno precdente, il 19 settembre, dall in crociatore francese Ernest Renan. Il nostro colpo di mano voleva per preludere alloccupazione dell isola in un secondo tempo, per fame, come vedremo in seguito, un posto di vedetta avanzato. 45. 44 Azione navale nel basso Adriatico. Mentre 1 Helgoland dopo le 4h, come abbiamo detto, iniziava il fuoco contro Barletta, si avvici navano da rombi poco diversi i c. t. Aquilorw e Turbine che, separati dal dubbioso incontro not turno, avevano navigato isolatamente durante il re sto della notte dandosi convegno all alba presso quel porto. Lavvistamento da una parte e dall al tra avveniva quasi simultaneamente alle ore 4,15 circa. LAquilone, accortosi di aver di fronte una unit pi potente e non avendo veduto il Turbine , prendeva subito caccia correndo verso scirocco pa rallelamente alla costa, e 1 Helgoland, che aveva appena cominciato a sparare contro l obbiettivo terrestre a distanza di 4.000 m. (6.000 secondo il rapporto dell Helgoland), rivolse contro di lui il tiro di una parte dei suoi cannoni. L'Aquilone ri spose, ma la distanza, che era prima diminuita, and poi rapidamente aumentando oltre i limiti del contatto balistico, sicch il fuoco di nessuno dei due contendenti fu efficace 2. 1 Nessuno dei due c. t. italiani avvist laltro, pur sapendo, per il punto di riunione datosi, di non dover essere lontani. 2 Secondo il rapporto delVAquilone la distanza sarebbe dimi nuita fino a 2500 m. mentre secondo l'Helgoland essa sarebbe stata sempre molto maggiore. Fra i rapporti dei comandanti cos austriaci come italiani vi sono talvolta discrepanze nel riferire di- 46. 45 Cessato allora il tiro contro VAquilone e scorto laltro caccia, l Helgoland diresse contro questo le sue artiglierie. Dal rapporto del comandante del Turbine, a cominciare dall avvistamento, ripor tiamo quanto segue : ....Scorsi nella bruma verso S. E. una nave che si presentava di prora sicch mi era impossi bile identificarla precisamente, ma che potei su bito riconoscere del tipo esploratore. Per quanto fossi fiducioso che fosse una delle nostre navi tipo Marsala, 1 incontro della quale mettevo in rela zione con quanto mi era occorso nella notte, feci chiamare a posto di combattimento generale e feci avvertire le macchine di star pronti a muovere alla massima velocit, pur continuando a procedere a 18 miglia. Poco dopo, mentre la nave avvistata distava da me circa 9000 metri, essa accost sulla sua dritta, presentandomi cosi il suo fianco sinistro dal quale vidi distintamente partire una salva che and ad esplodere a terra. Riconobbi allora un esploratore austro-unga rico tipo Admiral Spaun (1 Helgoland) e non pen sando all ordine avuto di evitare di impegnarmi contro forze superiori, ma cedendo solo all im pulso dell indignazione provocata nell animo mio dal veder bombardare una nostra citt indifesa, stanze e movimenti, che rendono difficile la precisa ricostruzione della manovra. Ci siamo attenuti alla versione che dalla succes sione degli avvenimenti appare la pi attendibile. 47. 46 ordinai alle macchine di mettere a tutta forza e diressi contro lesploratore nemico. Avevo gi dato ordine ai pezzi di caricare e di star pronti a far fuoco alla distanza di 7000 metri che stavo quasi per raggiungere, quando pensai che mi sarebbe stato pi vantaggioso attaccare col siluro, e perci sospesi lordine di far fuoco lasciando per i pezzi carichi. Dopo due o tre salve contro la citt di Bar letta, l Helgoland apr il fuoco anche sulla sua dritta verso il largo, sicch pensai che VAquilone si fosse impegnato, perch in base al suo radiote legramma (punto di riunione Barletta) in quelle vicinanze doveva trovarsi, e da ci presi maggior fiducia nella riuscita dellattacco che spe ravo di poter portare a fondo. Quasi subito per 1 Helgoland cess il fuoco da ambo i lati, e punt decisamente contro di me, cercando di cacciarmi contro la costa. Vidi allora ben dubbia la riuscita di un lancio di controbordo eseguito con velocit relativa di 60 miglia, a meno di cacciarmi sotto a distanze talmente ristrette da ammettere come probabilissimi serii danni al Turbine. Di pi nelle circostanze nelle quali mi trovavo, sembravami di aver raggiunto due scopi importanti, cio quello di impedire il bombardamento della citt e quello di disimpegnare VAquilone; perci parvemi dove roso di attenermi allordine di non impegnarmi contro forze superiori senza avere probabilit di riuscita; accostai pertanto sulla mia sinistra pren dendo caccia rispetto all Helgoland. 48. Dopo laccostata mi trovai a poco meno di 6000 metri da esso che muoveva contro di me a tutta forza. Ero pronto a rispondere al fuoco ap pena fosse stato iniziato dal nemico, il quale credo th non lo abbia aperto perch disturbato un po dal fumo che feci fare e perch forse sperava di poter riuscire a serrare le distanze col Turbine. (Ben presto potei guadagnare in modo sensibile sulla distanza ed allora feci diminuire l andatura a quella con due caldaie, ci per risparmio di com- buftibile e di usura degli organi delle macchine e perch avevo visto che potevo mantenere 1 Hel goland sotto un angolo di traguardo di 165 sulla dritta senza perderlo nella distanza . Frattanto da ambo le parti s informavano del- 1 incontro i rispettivi capi e le altre unit in mare : 1 Helgoland ordinava con radiotelegramma la riu nione ai quattro caccia del suo gruppo, che non dovevano essere lontani, indicando la sua posi zione delle ore 5,15ed avvertiva nello stesso tempo YAdm. Spaun; il Turbine segnalava di es sere impegnato coll incrociatore avversario, senza peraltro ottenere risposta 2. Sperava intanto di riu scire a portare il nemico verso la linea di crociera dei nostri incrociatori, prendendo una rotta pie gata a levante pi che fosse possibile. 1 13 miglia a S. E. di Vieste, vel. 28 m,g., rotta 60. 2 La notizia fu raccolta dal Quarto e dalla Libia, e da Brindisi usc il Marsala (amm. Millo) con altre unit. 49. 48 Schiarito il cielo di prua continua il rap porto del comandante del Turbine vidi che cor revo sul Gargano a met quasi del promontorio, sicch mi si manifest la necessit di governare con un angolo di traguardo sull Helgoland pi ristret to, angolo che per di pi conveniva anche per po tere, dir cos, pilotare VHelgoland in un punto tale della linea dei nostri esploratori, il pi pros simo possibile al gruppo centrale, mentre tenevo presente la necessit di allontanarlo da Pelagosa, contro la quale sapevo essere andata la Libia ed uno degli incrociatori ausiliari, navi che data la loro velocit non avrebbero potuto impegnare VHel goland. Per quanto sopra, feci spingere le mac chine alla massima potenza con tutte e tre le cal daie in azione e cercai di mantenere la rotta pi a levante che mi era possibile senza avvicinarmi a meno di 7000 inetri dall Helgoland. Tentavo sem pre di mettermi in comunicazione r. t. con qual cuna delle nostre unit sperando di poter far con centrare forze abbondanti, tali da poter avere com pleta ragione dell Helgoland. Circa le ore 5,30 poco a pruavia del mio tra verso a sinistra, in vicinanza del Gargano scorsi due fumi, e ben presto due scafi che muovevano ad alta velocit verso di me. Per quanto non fosse possibile in modo alcuno individuare i nuovi arri vati, pure li sospettai avversari e compresi la ma novra precedentemente fatta dall Helgoland e la necessit in cui mi trovavo di dover accettare com 50. 49 battimento contro forze eccessivamente superiori e preponderanti; ma speravo ancora di avere con tro dei c. t. tipo Huszar e fidavo pienamente nel l arrivo dei nostri che ritenevo sicuro, se non per le chiamate r. t., almeno per il rombo del cannone che non poteva tardare a farsi sentire, tanto pi che io velocemente mi avvicinavo alle loro posi zioni. Ben presto ebbi a sospettare che le due nuove unit avvistate fossero c. t. austriaci del tipo Taira, e ben conscio di dovermi allontanare da essi che avrebbero dovuto avere su di me sensibile supe riorit di velocit, non esitai a governare suWHel- goland con un angolo di traguardo a 10 soli a pop pavia del traverso. A lle 5h,45 mi trovavo a passare in vici nanza di Vieste, a poco pi di un miglio da terra con rotta circa per N, inseguito da due c. t. tipo Taira 1 che avevo perfettamente riconosciuto e dei quali uno era a 5400 metri di poppa poco a sini stra, laltro a circa 6000 metri di poppa pochissimo a dritta ed infine avevo, quasi al traverso a dritta, a circa 7000 metri VHelgoland. Per quanto ritenessi la distanza dal c. t. pi prossimo gi conveniente per il tiro, pure diedi or dine di non aprire il fuoco sino a che non lo ini ziasse il nemico; ci perch, essendo armato con cannoni di piccolo calibro inferiori in potenza, mi 1 Csepel e Taira. 4. La marina italiana, ecc., Voi. II. 51. 50 conveniva iniziare il combattimento a distanze pi ravvicinate, e poi perch, fiducioso di poter pro trarre a lungo il combattimento, s imponeva leco nomia di munizioni. etAlle 5h48, alla distanza di metri 5300, lo Csepel apr il fuoco contro il Turbine con tutti i pezzi del iato dritto; il Turbine subito rispondeva col pezzo di poppa e con quello del centro a sini stra, non potendo, per deficienza del campo del tiro, far fuoco col pezzo del ponte di comando, mentre doveva tenere una rotta obbligata a causa della sua particolare situazione rispetto al nemico. Dopo il primo colpo dello Csepel e la prima rispo sta del Turbine, il Tatra e lHelgoland comincia rono anchessi ad aprire il fuoco. Stavano dunque contro i due pezzi da 76 mm. del Turbine : 6 pezzi da 66 mm. (3 del Tatra, 3 dello Csepel) 10 pezzi da 110 mm. (6 deVHelgoland, 2 dello Csepel e 2 del Tatra). La lotta era ben dispari, ma n io n il mio equipaggio disperavamo di poterne uscire con ono re 1 ed anche con fortuna, anzi ci sosteneva viva la speranza di poter riuscire a portare il nemico in mezzo ai nostri e di fare cos invertire le sorti della lotta. Il tiro del nemico era ben nutrito ma poco 1 Si legge nei rapporti austriaci: I l c. t. nemico rispose su bito al fuoco dei nostri c. t. (Rapp. Helgoland). I proiettili ne mici cadevano nelle nostre vicinanze ed uno di essi cadde rasente la prua sollevando una colonna dacqua che bagn la plancia *> (Rapp. Csepel). 52. 51 centrato, ed il Turbine, circondalo da granate che scoppiavano a mare a lui vicine e vicinissime, pro cedeva illeso, mentre sia per la velocit raggiunta , sia per le costanti leggere accostate a dritta non su bito percettibili del nemico riusciva, se non a man tenere la distanza, almeno a farla variare cos len tamente da poter sperare di prolungare la lotta per molto tempo. Purtroppo le forti vibrazioni dello scafo non permettevano al Turbine un tiro molto esatto e, per di pi, sia per una particolare luce, sia a causa delle granate nemiche che scoppiavano sotto il bordo, era ben difficile riconoscere i punti di ca duta dei nostri proiettili; tuttavia le poche volte in cui potei scorgerli, parvemi che il nostro tiro fosse buono e perci fondai speranze su qualche colpo fortunato. Ben presto a bordo si ebbero dei fe riti: a me daccanto una scheggia di granata lace rava il polpaccio (mi sembra della gamba destra), al marinaio Campo Mariano, caricatore del pezzo sul ponte di comando; altra scheggia di granata colpiva al braccio destro il marinaio Molfino, e gli asportava nettamente la mano a mezzo avam braccio; altri feriti erano in coperta, tra i quali il sotto capo cannoniere Elia con un fianco ed una 1 II Turbine raggiunse durante 1 inseguimento la velocit di quasi 30 miglia orarie, ci che, data la sua et, e in considera zione delle sue macchine alternative, rappresentava un risultato ap prezzabilissimo. 53. 52 coscia squarciati e 1 fuochista S. A. Rametta ch era stato colpito da una scheggia di granata alla schie na. Per a bordo tutto continuava a procedere re golarmente; il personale disimpegnava il proprio servizio come se si trattasse di una esercitazione in gara con altre unit; anche i feriti diedero prova di coraggio e di forza danimo nel vincere il dolore. Tutti gli organi importanti della nave fun zionavano e se si eccettua lasportazione dei con tagiri sul ponte di comando e qualche portello e manicavento rotto e contorto da scheggie di gra nate, non si aveva da lamentare nessun altra avaria. Dopo circa mezz ora di combattimento che ri sultava ancora completamente indeciso nei risul tati, fui investito da un piovasco. Sperai di avere da questa circostanza un qualche vantaggio e cio di poterne profittare per distanziarmi dai c. t. ne mici con un accostata decisa verso levante, per la quale mi sarei avvicinato all Helgoland quasi di sorpresa, e cio in condizione vantaggiosa per non subirne troppo loffesa e forse anche favorevole ad un lancio di siluri. Purtroppo il piovasco ebbe lie ve intensit e brevissima durata sicch non solo non mi occult per nulla alla vista del nemico, ma nemmeno mi tenne per qualche istante a lui offu scato. Riusc per forse a disturbare il tiro inquan- toch il nemico stesso prendeva lacqua in faccia. Durante il piovasco fui colpito lievemente alla te sta da una scheggia di granata, per cui ebbi un lie vissimo e breve stordimento che per non m im 54. 53 pedi in nulla di continuare, con piena coscienza, nella direzione del mio c. t. Dolorosamente fin dal principio del combat timento si manifest qualche inconveniente ai pez zi : particolarmente difficolt di estrazione dei bos soli per cui ne derivava un tiro lento. Pi grave apparve la difficolt di puntare causata dalloffu- scamento del cannocchiale dovuto alle proiezioni d acqua, sia nelloculare sia nellobbiettivo, deri vanti dallo scoppio delle granate nemiche attorno al Turbine. Se dalla parte dell obbiettivo si po teva togliere lacqua abbastanza facilmente, non cosi era per loculare il cui prosciugamento richie deva spesso di togliere il cannocchiale dal suo so stegno; e non di rado appena finito tale lavoro bi sognava ricominciarlo. L'equipaggio lavorava serenamente nonostan te la pioggia di granate nemiche che sempre era incessante ed intensa. Osservai che in massima parte il tiro dello Csepel cadeva poco a pruavia del Turbine od al l altezza della macchina, e per lungo tempo, quasi costantemente, si raggiungeva con la prua il punto di scoppio di una o due granate contemporanea mente, sicch sul ponte di comando si era bagnati dallo spruzzo d acqua sollevato. Il tiro del Tatra cadeva invece quasi sempre sulla poppa del Tur bine; VHelgoland sparava male e le sue salve ra ramente cadevano in vicinanza nostra, ma quasi sempre dai 50 ai 100 m. a pruavia lungo la rotta 55. 54 del Turbine. Per il tiro del Tatra e dello Csepel cominciai a temere di poter essere preso in pieno da qualche salva ben centrata, e siccome parvemi che il tiro dello Csepel si presentasse come il pi pericoloso, detti ordine di diminuire la velocit; a causa della rottura dei telegrafi l ordine non fu potuto trasmettere in macchina. Vista quest avaria, temendo poi di non poter pi essere padrone delle macchine in modo rapido e non ritenendo la di minuzione di velocit assolutamente indispensa bile, vi rinunciai sebbene a malincuore perch da essa mi promettevo, facendolo di sorpresa, non solo di disturbare il centramento del tiro nemico ma la possibilit di fare alcuni colpi con piatta forma meno traballante di quella che si era avuta fino ad allora. Circa le ore 5,30 il nemico cess il fuoco; lo feci cessare anch io per profittare della sosta per mettere in ordine i pezzi, particolarmente i can nocchiali ed anche per una giusta economia di mu nizioni, che, dato il protrarsi della lotta, il con sumo che se ne era gi fatto e le speranze che io nutriva, mi appariva pi che necessaria. In base a questo concetto e alla distanza di 6500 ai 7000 me tri daVHelgoland non avevo mai utilizzato i pezzi di dritta e della plancia, che erano inoperosi con tro di esso. Poco dopo cessato il fuoco ebbi anche la spe ranza di essere sfuggito al nemico e di avere ben presto soccorsi, perch avevo scorto un fumo che, 56. proveniente da NNE, si avvicinava a me rapi damente. Cercai perci per quanto mi era possi bile, di dirigere verso detto fumo. Trascorsi circa 10 minuti di sosta, i c. t., dei quali lo Csepel si era avvicinato a 4.600 m. mentre il Taira era oltre i 5.000 m., ripresero il fuoco al quale feci prontamente rispondere. Non mi era possibile, neanche lontanamente, stabilire se la na ve o silurante che si avvicinava era amica o nemica, perch si presentava di prora, ma bench sperassi fosse italiana e questa mia speranza avesse un certo fondamento per la direzione dalla quale proveni va, cio dalla zona che avrebbe dovuto occupare il nostro esploratore centrale , pure avvisai alla pos sibilit che l unit fosse nemica, e prevedendo che non l avrei potuta riconoscere che relativamente vicino, ordinai che il pezzo del ponte di comando e quello del centro a dritta, sino allora inoperosi o quasi, fossero pronti al bisogno contro il nuovo venuto. Sino allora le sorti del combattimento mi lasciavano bene sperare. A lle ore 6,10 circa l unit che sopraggiunge va, a distanza di m 6.500 accost a sinistra presen tandomi il fianco dritto e mi si manifest quale un c. t. Tatra2. Feci aprire subito il fuoco contro di esso. Detto c. t.... continu l accostata senza far 55 1 R. N. Bixio. * Era il Lika a cui VHelgoland aveva ordinato di tagliare la rotta al c. t. italiano. 57. fuoco sino ad avere una rotta un po convergente e nella stessa direzione della mia risultando a circa 10 a poppavia del mio traverso a dritta. Quando fu a circa 4500 metri apr il fuoco centrandolo quasi subito tanto da mettere un colpo nella caldaia di poppa, sicch si ebbe una violentissima esplo sione con forte fuoruscita di vapore. Per fortuna era possibile intercettare la cal daia avariata e poter riprendere la corsa con ve locit abbastanza buona inquantoch il tubo prin cipale di vapore pareva in buone condizioni; ma ancor prima di poter provvedere a ci e quasi su bito dopo il primo colpo, un altro raggiungeva la caldaia di prora; sicch avveniva una nuova violen tissima esplosione della caldaia e probabilmente an che del riscaldatore della nafta. Questa seconda esplosione raggiunse il ponte di comando; il va pore m invest, mi sollev e mi sbatt sul ponte stesso, restando il colpo attutito, perch prima di me e sotto di me era caduto il capo timoniere. A tutta prima non compresi che cosa fosse successo, e ritenni che fosse scoppiata una granata nemica presso di me. Rialzandomi in piedi vidi una gran nuvola di vapore. Poi dolorosamente mi accorsi che il cacciatorpediniere aveva le macchine ferme e che avanzava ancora per abbrivo. Vidi i due pezzi presso le caldaie avariati nei congegni di mira, vidi in coperta due marinai che si dibattevano sul pon te, forse feriti od ustionati. Il direttore di macchina venne a dirmi che non aveva pi vapore, mentre 56 58. 57 il comandante in 21 m informava che anche il pezzo di poppa era in cattive condizioni perch il cannocchiale era inservibile. Ordinai allora di apri re tutte le prese d acqua e di affondare il c. t. ; or dinai quindi al comandante in 2a di far regolare i siluri a 2 metri e di predisporre i siluri al lancio a 45 a poppavia del traverso a dritta ed a sinistra, nella speranza di poter ancora eseguire un lancio contro qualche c. t. austriaco, che si fosse avvici nato. Il pezzo di prora intanto, che era lunico ancora servibile, dopo aver continuato a sparare contro il Lika che era passato molto a pruavia, do vette cessare il fuoco causa l incaglio di un bos solo. L equipaggio lavorava per eseguire i miei or dini indifferente alla pioggia di granate che con tinuava incessante. (( Il comandante in 2a, il direttore di macchina ed il capo timoniere in modo sereno ed esemplare infondevano in tutti energia col loro esempio. I c. t. nemici che erano di poppa, visto il Turbine fermo, si fermarono anch essi, tenendosi a circa 2.000 metri in un settore di 20 circa da pop pa a dritta ed a sinistra; il Lika con ampio giro andava a prendere posizione in vicinanza degli altri due c. t. e cos pure faceva YHelgoland. Il Taira e lo Csepel sparavano intensamente e il loro tiro, data 1 immobilit del bersaglio, di ventava sempre pi centrato; qualche colpo spara vano anche il Lika e YHelgoland. Il Turbine fu raggiunto due o tre volte, ed un colpo entrato in 59. 58 macchina vi uccideva due fuochisti (Credo A. Di Benedetto e Rapallo), ed obbligava per il gas del lesplosione a salire in coperta il capo meccanico di 2a classe Botta ed il direttore di macchina, il quale ultimo restava quasi asfissiato e per qualche po fuori di sensi presso il boccaporto delle mac chine. Il comandante in 2a venne a riferirmi che era impossibile brandeggiare i tubi di lancio perch sia per lesplosione delle granate nemiche, sia per l esplosione delle caldaie, il ponte era de formato e i tubi stessi erano come incastrati sulle circolari nella posizione in cui erano stati messi la sera precedente, e cio a 35 in caccia uno a dritta e l altro a sinistra. Ordinai allora a tutto il perso nale di cingere la cintura di salvataggio, poi chia mai tutto l equipaggio e da tutti ripetutamente si alz il grido di: Viva T Italia! Viva il Re! e vi fu anche il grido di : Viva il Turbine! Le condizioni erano disperate ; anche gli ul timi tentativi di riattivare il pezzo di poppa erano andati falliti. II nemico che sparava sempre, fortunatamente poco bene, continu il fuoco ancora per 3 o 4 mi nuti, avvicinandosi sempre a piccolo moto. L o Csepel ed il Tatra arrivati a circa 1.000 metri di poppa si fermarono, il primo a sinistra, il secondo a dritta. Entrambi i comandanti ordi 60. 59 narono di cacciarci tulli in mare, se 110 avrebbero aperto il fuoco. Per risparmiare un macello, or mai inutile, di gente, ordinai allequipaggio di cac ciarsi in mare, e con orgoglio posso dire che non pochi volevano rimanere a bordo e che dovetti loro imporre di abbandonare la nave. Ordinai al capo timoniere di ammainare il battello, di imbarcarvi i feriti gravi e di portarli sopra uno dei c. t. nemici. Fatto ci scesi nel mio alloggio per provvedere al l affondamento dell archivio riservatissimo gi pre viamente preparato allo scopo, ma trovai tutto sconquassato dallo scoppio di una granata in modo che non era possibile ricuperare cosa alcuna ; di pi dai rottami usciva un puzzo di bruciato ed un leg gero fumo. Cercai di ritrovare dei documenti, ma mi fu impossibile, sicch tornai in coperta; quivi vidi che erano ancora a bordo il comandante in 2% il direttore di macchina e due o tre marinai, fra i quali il marinaio Giacobbe. Il comandante in 2a ed il marinaio Giacobbe scesero nel mio alloggio per vedere di ricuperare quanto era possibile. Intanto dallo Csepel e dal Tatra veniva sempre pi peren torio l ordine di abbandonare la nave, ed io obbli gai tutti i rimanenti ad andare a mare e molto do vetti insistere col direttore di macchina. Intanto ve devo che parte dell equipagggio era ancora in acqua e parte era gi stato ricuperato dai c. t. austriaci che, grazie a Dio, non avevano messa alcuna imbar cazione in mare. Ritornati in coperta il marinaio Giacobbe e poi il comandante in 2*, e saputo da 61. 60 loro F inutilit dei loro sforzi per ricuperare le parti di archivio nello sfacelo del mio alloggio, or dinai loro di cacciarsi in mare, ma il tenente di vascello sig. Ferrari voleva restare con me, e solo quando gli promisi che lo avrei subito seguito in acqua si decise ad ottemperare al mio ordine. Rimasto solo a bordo cominciai a visitare i locali interni a partire da poppa. Il Turbine era sensibilmente sbandato sulla sinistra, circa 10. Nell alloggio di poppa dei cannonieri e torpedi nieri lacqua era oltre mezzo metro sopra il pon te, similmente era nel locale per l alloggio dei sot tufficiali meccanici. Nell alloggio ufficiali comin ciava ad entrare acqua dalle serrette del locale sottostante per il passaggio degli assi delle eliche. Nel locale della dinamo vi era poca acqua; in mac china l acqua sorpassava il pagliolo dal lato dritto, mentre a sinistra ve n era pi di mezzo metro. (( Giacevano quivi i cadaveri di due marinai che non potei bene identificare, ma che, come dissi, erano forse i fuochisti A. Di Benedetto e Rapallo. Nei locali delle caldaie non mi fu possibile di en trare a causa del rovinio e della devastazione dei boccaporti di accesso, e solo a stento nel locale poppiero delle caldaie potei gettare uno sguardo attraverso il manicavento del ventilatore che era tutto sconquassato, ma non potei distinguere nulla per l oscurit. Sceso nel locale di alloggio dei ma rinai a prora a sinistra trovai che vi era poca acqua sul lato sinistro e molti sacchi e brande sul ponte. 62. 61 Salito in coperta trovai il capo timoniere che mi ri fer ch egli non si allontanava sino a che non fossi andato con lui e coi feriti nel battello; gli ordinai ancora di allontanarsi dicendo che avevo ancora da fare e mi diressi sul ponte di comando. Sorve gliavo che gli austriaci non mettessero a mare al cuna imbarcazione perch desideravo non salissero a bordo mentre ero ben deciso ad impedirlo ed allo scopo mi ero munito di un martello che avevo tro vato in coperta col quale all occorrenza avrei fatto saltare la testa di un siluro. Sul ponte di comando ebbi col megafono all incirca questa conversazione col comandante del Tatra : A mare presto che apro subito il fuoco per affondarvi. A che risposi: Pre go aspettare che non vi sia pi gente in mare, poi fate ci che volete. Ed il comandante del Tatra continu a gridare : Presto a mare anche voi. Mi parve che egli denotasse agitazione e premura su periori alle circostanze ed osservai che sul ponte di comando del Tatra tutti guardavano attentamen te e con i binocoli verso NE. Presi anch io il bi nocolo e guardai nella stessa direzione e vidi due fumi e due scafi ancora molto distanti sicch non potei precisare chi fossero; supposi e sperai fossero nostri. E ancora dallo stesso rapporto: .... il Tur bine intanto aveva preso un forte sbandamento a sinistra quasi repentino, sicch ricordo che la di scesa nel battello la feci quasi sdrucciolando lungo il bordo. Dal battello pensai subito a guardare il 63. 62 Turbine e ne vidi il fianco letteralmente bucherel lato dalla linea di galleggiamento a prora. La parte di poppa era sommersa fino quasi agli hublots. Mentre stavo guardando la mia disgraziata na ve sentii che il battello era violentemente inve stito sul lato dritto da una imbarcazione austriaca che ci aveva abbordato. Dei marinai ci agguanta rono e portarono me ed i feriti nella loro imbar cazione. Io non feci alcuna resistenza; sceso dalla mia nave ero rimasto come intontito. L imbarcazione austriaca fu chiamata preci pitosamente a bordo, subito alzata alla grua e io fui condotto con parte dei miei marinai sotto al castello . Contro la silurante che stava sempre lentamente affondando per lapertura delle prese dacqua or dinata dal comandante, furono sparati ancora al cuni colpi a cortissima distanza e fu lanciato un siluro che non colp. Abbandonato alle ore 6,51, con una forte inclinazione a sinistra, tutto trafo rato ed ardente1, lo scafo del Turbine, mutilato e distrutto, affond poco dopo 2. 1 Rapporto del comando delHelgoland. * Il nemico non usc del tutto incolume dallo scontro perch lo Csepel fu raggiunto dal tiro del Turbine: un colpo sulFalbero di maestra abbatt il padiglione e fece cadere la bandiera, il ponte fu traforato, furono feriti gravemente un marinaio legger mente altri due. 64. I due fumi avvistati dal comandante del nostro c. t. erano prodotti da due navi italiane che accor revano in suo aiuto. Lasciato a Pelagosa il reparto da sbarco, la Libia (cap. di freg. Andrioli Stagno) e la Citta di Siracusa (cap. di freg. Petrelluzzi) sta vano incrociando rispettivamente a N e a SO del- l isola, in attesa di riprenderlo a bordo, allorch alle ore 6,17, avuto sentore dai segnali r. t. del combattimento in corso, si riunirono per portarsi sul luogo dellazione. Messo alla massima velocit *, diressero verso Sud ed avvistarono ben presto l in crociatore a. u. e cinque siluranti di cui una, (Tur bine), appariva avere un incendio a bordo. Alle ore 7,10, pervenute a 9.000 m. di distanza, la Libia con i suoi pezzi da 152 mm. e la Citt di Si racusa con lunico cannone prodiero da 120pre sero di mira VHelgoland, mentre questo pigliava caccia seguito dai suoi cacciatorpediniere e rispon deva al fuoco con tiri troppo corti. Il combattimen to fra incrociatori dur meno di un quarto dora : nonostante la sua superiorit 3 il gruppo austriaco 1 La massima velocit era di miglia 18 scarse. * Il cannone da 120 poppiero non aveva il campo libero. In seguito larmamento di questi incrociatori ausiliari fu aumentato. 3 Contro il vantaggio del calibro da 152 e da 120 mm. da parte italiana di fronte al 100 mm. delle navi avversarie, stavano a favore degli austriaci la velocit molto superiore, il numero maggiore di pezzi e di lanciasiluri, il concentramento del tiro contro due sole unit. N va dimenticato che la Citt di Sira cusa era un piroscafo armato e non una nave da guerra. 65. 64 volle disimpegnarsi e, aumentando di velocit, si allontan rapidamente, e si sottrasse al tiro della Libia1; tagliando poi la rotta delle navi avversarie, diresse su Sebenico. La Libia tent ancora di con centrare il suo tiro suHOriera che navigava alquan to discosto dalle altre unit : Uno dei c. t. nemici, rifer il comandante, essendo rimasto distaccato dal gruppo, dirige di poppa della Libia verso Pelago sa; si accosta verso questo c. t. con rotta di col lisione, ma senza poter avvicinarsi a distanza infe riore a 10.500 m. Avendo il nemico una velocit apprezzata di 32 miglia e governando assai bene per sfuggire al combattimento.... si giudica.... va no ogni tentativo di mantenere il contatto, non po tendo la nostra macchina raggiungere le 18 miglia. necessario perci correre su Pelagosa dove gi il reparto da sbarco ha potuto compiere la sua mis sione : si distacca la Citt di Siracusa per portare soccorso ai naufraghi del Turbine affondato. La resistenza di questo piccolo vecchio caccia torpediniere, durata fino a che, ridotto alla com pleta impotenza, il comandante ne fece aprire gli allagamenti per accelerare l affondamento ed im 1 Il tiro del nemico era eccellente. La prima salva cadde un po corta sotto il bordo, la seconda copr gi lHelgoland e lo Csepel. Durante il combattimento durato dalle 7,10 alle 7,19, una palla di medio calibro pass tra il fumaiolo prodiero ed il palco di comando, andando a cadere a circa 20 m. dal bordo. Un altro proietto esplose sulla scia dello Csepel, vicinissimo alla sua poppa. Nessuna delle nostre unit fu colpita . Cos dal rapporto del comando dellHelgoland. 66. pedire che cadesse in mani nemiche, fu un episo dio che va ascritto ad onore 1. Alle ore 12 del 24 maggio tutte le unit del ne mico, cosi al Nord come al Sud, erano rientrate nelle loro basi di Pola, Sebenico e Cattaro. Nel pomeriggio anche le navi italiane avevano ripreso i loro ormeggi, ad eccezione del naviglio leggero in turno di vigilanza. Il silenzio torn sullAdriatico. Il contegno della flotta austro-ungarica aveva chiarito abbastanza che, come era stato logicamen 1 II Sokol nellopera citata dice: La situazione del Turbine divenne disperata soltanto quando intervennero nel combattimento i c. t. austro-ungarici. Il c. t. che aveva 10 anni di et (in realt 14. Nota dellU. S.) marciava ad una velocit di 30 nodi, velocit che fece stupire anche la marina a. u. Ben presto alcuni uojnini del c. t. italiano vennero feriti da scheggie di granata. Per effetto delle granate che lo col pirono vennero successivamente a mancare, una dopo laltra, le caldaie le macchine; ben presto anche i cannoni furono resi inservibili. Il comandante ripetutamente ferito ordin allora di aprire le valvole d affondamento. Lequipaggio raccolto a poppa proruppe in grida di Viva I Italia, Viva il Re, Viva il Turbi- bine! . Quando i c. t. a. u. si avvicinarono al relitto immobile, il comandante Bianchi ordin di alzare la bandiera distintiva di maggior generale, una bandiera bianca con stella azzurra (rossa, nel fatto. Nota dellU. S.) nel mezzo, perch egli non vedeva pi alcuna possibilit di recare danno al nemico o di sfuggirgli. Il Turbine affond subito dopo che le unit a. u. erano venute a distanza di combattimento con la Libia . Sul Turbine perirono 10 sottocapi e comuni, e furono fatti prigionieri il comandante, 2 ufficiali, 3 sottufficiali e 26 sottocapi e comuni. Tre sottufficiali e sei comuni furono salvati dalla Citt di Siracusa. 5. La marina italiana, ecc., Voi. II. 67. 66 te preveduto, non era nei piani del suo comando in capo la ricerca della grande battaglia decisiva, ma la volont di conservarsi in potenza per future occasioni favorevoli; appariva ancbe che nellac- cettare o no scontri parziali, da parte austriaca si voleva procedere colla massima prudenza. Lo di mostrarono gli affrettati bombardamenti costieri, il pronto ritorno a Pola del grosso appena ebbe sen tore della presenza in mare di qualche unit ita liana, ed il rifiuto del gruppo comandato dallHei- goland d impegnarsi colla Libia e col Citt di Si racusa, nonostante lenorme vantaggio di velocit e la debolezza dell incrociatore ausiliario italiano. Facile sarebbe stato all incrociatore austriaco ed ai suoi quattro caccia d imporre la distanza e le condizioni del combattimento per controbilanciare con buona probabilit di successo il maggiore cali bro delle poche artiglierie della Libia. Tuttavia la prima giornata trascorsa ed i risul tati immediatamente tangibili delle operazioni com piute non erano stati favorevoli per noi. Per quan to piccolo fosse il valore bellico del Turbine, la sua perdita non fu bilanciata da perdite simili del ne mico, e nonostante che i danneggiamenti di un tiro non preciso lungo il litorale Adriatico fossero stati arrecati a case ed a materiale non militare 1, il 1 II movimento ferroviario ed il trasporto delle truppe verso la fronte non sub incagli, anche merc le predisposizioni del co mando supremo per le quali la radunata al Nord era gi awe- 68. 67 bombardamento di vari centri abitati e sopratutto quello di Ancona, fatto coi cannoni di grosso cali bro che recarono danni rilevanti e numerosi alla citt, fu indubbiamente causa di un momentaneo senso di disagio nel popolo italiano, e specialmente nelle popolazioni litoranee colpite. E ci era natu rale : non meno impressionati certo furono gli abi tanti delle citt della costa inglese sul mare del Nord dalle incursioni degli incrociatori da batta glia germanici, e non mancarono in un caso c nel laltro le pressioni perch le marine rispettive provvedessero ad un efficace protezione diretta. Il comando italiano, che aveva escluso gi nel suo Piano generale di subordinare la condotta della guerra alla protezione delle citt indifese, pot resistere senza gravi difficolt, persuadendo lopinione pubblica che laccondiscendere a quelle domande sarebbe stato addivenire ad una condan nevole dispersione di forze, ed esporre a grave pe ricolo qualche gruppo delle nostre unit, forse sen za raggiungere lo scopo desiderato 1. nata in gran parte. Era stato poi previsto di far servire la linea Adriatica il meno possibile alla mobilitazione, concentrando il movimento sulle altre grandi linee di comunicazione fra il Sud ed il Nord. 1 II Sokol, nellopera gi citata afferma che: laitimo facil mente influenzabile del popolo italiano sofferse fortemente otto le salve dei cannoni a. u. e non si liber forse mai per tutta la durata della guerra mondiale della immensa impressione che lat tacco della i. e r. flotta produsse in tutto il Regno . L affermazione, esagerata nella prima parte, pu nettamente 69. Oggi con pi ampia e completa conoscenza e con pi serena visione quei fatti (che lopinione pubblica apprese ingranditi dalle voci che passa vano di bocca in bocca e che essa valut sotto 1 im pressione di un primo colpo di guerra rude ed inat teso), ci appaiono con le loro conseguenze sotto laspetto di un incidente secondario. Il comando italiano nel preparare il Piano generale d azione deliberatamente aveva escluso che le navi .maggiori, avventurandosi subito in una lunga navigazione al Nord verso Pola alla ricerca di un incontro con qualche gruppo della flotta ne micacorressero il rischio di un attacco di som mergibili, contro i quali, bene ricordarlo, non esisteva ancora difesa adeguata. Attendeva dal tronde per questo incontro il convenuto concorso delle Marine alleate che non era ancora giunto in Adriatico, e che avrebbe dovuto essere pi valido di quanto di fatto non fu. Lobbiettivo propostosi essere negata nella seconda. A dimostrare lanimo con le quali le popolazioni adriatiche sopportarono la loro condizione, sta il contegno da esse tenuto nei tr lunghi anni di guerra. Fu piuttosto un sentimento d indignazione per latto inumano e contrario al diritto contro le popolazioni inermi che fu suscitato nellanimo degli italiani, e per conseguenza un inasprimento del- 1 inimicizia contro la nazione che aveva sempre cercato di con culcare e tenre vassalla 1 Italia, e un maggiore stimolo a vin cere la guerra. 1 La perdita di una nave da battaglia avrebbe potuto avere oltre tutto, in quel primo periodo, anche conseguenze di ordine politico che bisognava evitare. 70. 69 era invece di coprire mediante crociere esplorative la base di Brindisi, ancora insufficientemente chiu sa alloffesa avversaria. Abbiamo detto poco fa che il colpo inferto dalla flotta a. u. sul nostro litorale era inatteso. Infatti le uniche localit munite della costa adriatica era no Brindisi, Porto Corsini e Venezia, ed a norma della IX convenzione della seconda conferenza del- lAja tutte le altre che furono prese di mira avreb bero dovuto essere risparmiate 1; n pu valere per Ancona la giustificazione portata dal Sokol2 che all ammiraglio Haus non risultava da fonte ufficiale del disarmo avvenuto di quella citt : esso era stato a suo tempo comunicato al governo austriaco. Dei due obbiettivi che la flotta a. u. si propo neva, di portare cio danni di grave conseguenza alla grande linea litoranea di comunicazione fra il Sud ed il Nord della penisola, e d impressionare lopinione pubblica italiana, questo secondo do 1 Larticolo 2 di quella convenzione ammette invero unecce zione al divieto quando si tratti di opere .militari o navali, di depositi di armi o di materiale guerresco, di officine o di instal lazioni che possono essere impiegate per le necessit della flotta o dellesercito nemico, ma in tal caso obbliga i com