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Dal Centro scolastico si sale lungo lavecchiamulattiera che passa davanti alcimitero, per poi immettersi sullastrada cantonale e transitare in segui-to, davanti al lavatoio, al cipresso e al-la vecchia Fontana dei Terrieri pergiungere nella piazza del villaggio diCastelrotto. Si continua poi, sulla can-tonale per Ronco, e al ponticello delriale Fontanöö, si sale al Cantinotto(vecchio grotto di proprietà della fa-miglia Cerutti). Attraverso i boschi sigiunge alCaseificio.Da qui poi, si sa-le al Traversee, passando davanti allaCappelletta, per poi accedere al boscoMirabell, luogo d’osservazione dellavegetazione boschiva locale e a pian-tagione. Si prosegue verso Nisciora,da dove lo sguardo spazia su un ampiopanorama. Il villaggiodi Sessa, la cam-pagna di San Martino, il Lago Mag-giore e la catena del Monte Rosa.Dapprima si raggiunge la frazione diBeride per poi proseguire, seguendola «strada verde», verso Ronco. In lo-calità Silvo, dove selve castanili e albe-ri secolari fanno da cornice, esiste lapossibilità di raggiungere Sessa attra-verso la valle della Lisora. Entrandonel bosco, sulla destra, a 50m, si trovalaGiazzera. Da qui, in pochi minuti siarriva a Ronco, piccola frazione delcomune di Croglio. All’entrata diRonco si può osservare una cappellet-ta votiva della Madonna Pellegrina(Madonna del Sasso di Locarno). Lastatua fu donata da terrieri di Ronconel 1951 in occasione dell’annomaria-no. Il sentiero ci porta attraverso unamagnifica zona vignata con uve Mer-lot. Prima di arrivare al Roccolo tro-viamo una piccola palude che in pas-sato forniva l’acqua a Ronco con unacaptazione a pozzo. Al Roccolo tro-viamo la torre, ben conservata, attor-no alla quale si intravedono le file dicarpini che servivano per tendere lereti per la cattura degli uccelli.Questa meravigliosa radura, che do-mina la Valle della Tresa, ci offre le at-trezzature necessarie per una grigliatao per le caldarroste.Da Ronco si ritorna attraverso selvecastanili terrazzate, e si raggiunge dinuovo la cantonale ed il Centro scola-stico Lüsc.

Castelrotto deve il suo nome proprioalla distruzione di un castello, che sor-geva dove ora è situata laChiesa, avve-nuta per opera dei Milanesi nel 1126.

Il nucleo si presenta compatto, a strut-tura medievale, con cortiletti, finestreche danno sull’interno, case che sichiudono l’una sull’altra.La costituzione del nucleo, come pergli altri villaggi del Malcantone, si puòdatare al periodo del basso Medioevo,in epoca romanica.Gioiello di questo periodo è l’Orato-rio di San Bartolomeo a Croglio, nelquale si può ammirare anche l’affrescodella SS. Trinità – Incoronazione dellaVergine del 1366.

Durante il XVI secolo avvennerograndi mutamenti nella storia del no-stro territorio e “non è affatto esagera-to affermare che Castelrotto illustri inmodo esemplare questa situazione: lagrande storia e la storia locale trovanonelle vicende degli uomini della par-rocchia rapporti quanto mai interes-santi. […]Ilgiorno3 agosto1580,mer-coledì, gli abitanti delle terre diCastelrotto […] chiedevano al vesco-vo di Como Monsignor Volpi di po-tersi staccare da Sessa e di formare unanuova parrocchia”.La chiesa attuale venne iniziata nel1635, in un luogo di difficile accessoseguendo le disposizioni del momen-to: in posizione elevata, con una scali-nata sul fronte e una illuminazioneconveniente.

A quell’epoca “la popolazione vivevalavorando i campi, dai quali si ricavavasoprattutto grano, segale, miglio. […]L’alimentazione era basata prevalente-mente sui cereali e sulle castagne; qual-che verdura completava la povera die-ta che trovava nel vino l’alimento piùricco di calorie”.

Nel secolo XVII si hanno notizie diuomini che emigrano in Lombardiaper lavorare come muratori.Le vicende del villaggio riflettonoquelle che avvengono in Europa: care-stie, epidemie, crisi economiche.

La chiesa fu terminata solo verso il1690, oltre un secolo dopo la fonda-zione della parrocchia.

“Nel 1700 la ripresa: la peste scompa-re, il climamigliora, l’agricoltura rifio-risce: ed anche la popolazione di Ca-stelrotto inizia una crescita costante”.A fianco dell’agricoltura inizia la col-tivazione dei bachi da seta, attivitàprincipalmente svolta dalle donne.Lamassima espansione ci fu tra il 1853e il 1855.A Castelrotto-Croglio vi erano 60 al-levatori con una raccolta di mille chilidi bozzoli.

In questo secolo avviene anche unaforte emigrazione in paesi più lontani.“L’Avv. dott. Carlo Pellegrini (1864-1906) discendente da una famiglia diCroglio, fu presidente della Repubbli-ca Argentina dal 1890 al 1892”.

Grazie al miglioramento economico,Castelrotto si sviluppò, estendendosianche con la costruzione di ville: Ma-gna Quies, Orizzonte, Bello Sguardo.Di quel periodo, 1850, è pure la fonta-na dei Terrieri.

GiuseppeRossi, titolare di cave di gra-nito lungo la valle del Ticino, muorenel 1927 e per volontà testamentarialascia la sua villa Bello Sguardo qualesede dell’Ospedale Malcantonese cheviene inaugurato nel 1928.Nel 1939 viene inaugurata la Casa diricovero per gli anziani grazie al lasci-to della Villa Magna Quies (ora di-strutta) da parte dei coniugi GiovanniRossi e Giuseppina Galeazzi.

Sulla viticultura ticinese, prima del1800, si hanno poche testimonianze.Si sa che esistevano vigneti moltoestensivi, dove veniva praticata la col-tura consociata; tra i filari di vite veni-vano coltivate altre colture e l’erbaserviva come foraggio per gli animali.Nella storia della viticoltura del Can-ton Ticino si possono distinguere treperiodi:1. Prima della fine del 1800 i vitigni ve-nivano coltivati in modo estensivo suuna superficie di oltre 7’000 ha.Il vino prodotto da numerose varietàeuropee (nostrane e di qualità non ec-celsa) veniva consumato all’internodelle famiglie contadine o nelle nume-rose locande.2. Verso il 1850 dall’America, fu im-portato un minuscolo insetto, la Fi-lossera, che attaccò le radici delle viti,provocando lamorte dei ceppi. In po-co tempo, esso distrusse buona partedel patrimonio viticolo europeo.Nel nostro Cantone, la Filossera fuosservata per la prima volta nel 1890 eanche da noi si rivelò essere un veroflagello.Per ricostruire il patrimonio viticolocantonale, fu necessario l’interventodi una apposita commissione che stu-diò dei rimedi, applicando nuove tec-niche e vitigni di qualità.3. All’inizio del secolo si sperimenta-rono nuove varietà europee quest’ul-time, su vitigni resistenti alla Filosse-ra. Il vitigno che diede i miglioririsultati, fu importato dalla regionedel Bordeaux e fu proprio il Merlotche meglio si adattò alle nostre condi-zioni pedoclimatiche.Oggi il Merlot ricopre ben l’85% del-la superficie adibita alla coltivazionedella vite nel Cantone.Il Merlot vinificato in Ticino è ap-prezzato e stimato in tutta la Svizzeraed anche all’estero. Alla ricostruzionedei vigneti e all’introduzione delMer-lot inTicino, contribuì inmodo tangi-bile il Dr. Giovanni Rossi di Castel-rotto, Consigliere di Stato dal 1909 al1926. Quale membro della commis-sione cantonale e direttore del giorna-le «L’AgricoltoreTicinese» ilDr.Ros-si nel 1908 pubblicava il libro «La

ricostruzione dei vigneti nel CantonTicino» sul quale riportava tutte lepratiche colturali da eseguire per lacostituzionedi unvigneto razionale.Inoltre, era proprietario dell’aziendavitivinicola denominta Vallombrosa.Il vigneto di Ronco, attraversato dalnostro sentiero, apparteneva invece alSignor Riccardo Rossi, che possedevaanche un grotto che riforniva con isuoi vini. Attorno al vigneto, circon-dato dal bosco, c’erano anche uno sta-gno ed un roccolo che creavano cosìuna specie di microcosmo naturalisti-co. Alla suamorte avvenuta il 18mag-gio 1963, il Signor R. Rossi, lasciò uncurioso testamento, che stabiliva tral’altro «… lascio la mia sostanza im-mobile per l’istituzione di una cantinasociale vinicola nel distretto di Luga-no, compresi solo i Comuni che sonoinclusi nel catasto viticolo».I Comuni erano ben 82.Questo testa-mento non ebbe seguito: il vigneto e iterreni adiacenti, si trasformarono inboscaglia.In seguito si riuscì a far integrare, conl’approvazione del Consiglio di Stato,la destinazione del terreno della Fon-dazione con il seguente scopo: «pro-mozione ed intensificazione della cul-tura viticola del Distretto».Il terreno viene quindi affittato ad unviticoltore professionista che nel 1986ricostituisce un vigneto di ca. 9000 m2conMerlot e unapiccola percentuale diCabernet Sauvignon. Il ripristino diquesto vigneto, mantenendo intattol’ambiente circostante, ha fruttato ilpremioForddellaFondazione interna-zionale per la protezione della natura edel paesaggio. In questo vigneto si pro-duce il Merlot «Orizzonte».Negli ultimi 15 anni altri viticoltori-vinificatori professionisti hanno in-trapreso questa attività nella nostraregione, ciò che ha portato ad un ri-pristino dei vecchi vigneti ed alla co-struzione di nuovi, ricoprendo conbei vigneti le colline della Valle dellaTresa.Oggi il Comune di Croglio coni suoi 17 ettari di superfici vitate è ilmaggiore comune viticolo, non solodelMalcantone, ma di tutto il distret-to di Lugano.

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Il Roccolo di Ronco apparteneva alla famiglia RiccardoRossi. Fu costruito verso il 1780. Era circondato da carpi-ni con all’interno degli alberi che producevano bacche cheservivano d’alimento («pastüra») per gli uccelli.Si vede ancora unaminima parte della galleria formata daldoppio contorno di carpini dove veniva tesa una rete leg-germente elastica, bianco-marrone, lunga ca. 30-40 m altaca. 3,80 m e posta a ca. 40 cm da terra.La caccia consisteva nell’attirare gli stormi di uccelli dipasso sugli alberi e sulle siepi del roccolo mediante ri-chiami di vario genere: anzittutto con gli uccelli di richia-mo che venivano posati in ca. 20-30 gabbie sugli alberi.Inoltre l’uccellatore rinforzavaquesto richiamo con un ricco as-sortimento di zufoli e chioccoli diogni genere che gli pendevano dalcollo. Gli uccelli liberi, attirati datanti allegri concerti, si univano arinforzare il coro traditore, ancheperché non mancavano manciatedi becchime. Finalmente appari-vano gli uccelli di passo che si ri-posavano su quegli alberi, pro-messa di riposo e di pascolo.L’uccellatore, dalle fessure dellaspecola, conun fischio sottile, sca-raventava in alto lo spauracchioche poteva avere diverse forme egli uccelli terrorizzati sfrecciava-no in basso attraverso le aperturedel primo cerchio di alberi andan-do ad insaccarsi nella rete. L’uccel-latore si precipitava a catturare lesue piccole vittime che potevanoessere centinaia oppure anche so-lo qualche sparuto batuffolo dipiume. Il periodo migliore per lacaccia era da settembre a dicem-bre.Al pianterreno del roccolo il loca-le serviva alla sistemazione dellegabbie, al primo piano il «Rocco-lat» si riposava e il secondo pianoserviva come appostamento per poi scaraventare dalla fi-nestra lo «scuàsc» (spauracchio).Malgrado la legge federale (1875) proibisse l’uso del roc-colo, quello di Ronco rimase in funzione fino al 1929. Inseguito esso fu usato come «basciott» ossia luogo d’appo-stamento per cacciare gli uccelli con il fucile. Gli uccellicatturati venivano poi cucinati in appositi fornelli pressoil Grotto di Ronco.

Tra le famiglie patrizie residenti a Ronco, agli ini-zi del secolo, vi era quella di Domenico Postizziche ebbe sei figli di cui il primogenito Francesco sidedicò dapprima all’attività agricola, poi divennefalegname ed infine macellaio. Il bestiame acqui-stato nei villaggi del medio ed altoMalcantone ve-niva macellato a Ronco. Le carni erano vendutenei paesi malcantonesi con la consegna a domici-lio. L’ attività in questo settore era resa difficile perla mancanza di locali di macellazione e di lavora-zione che obbligavano ad operare all’esterno conattrezzature rudimentali. Per poter fruire di unastruttura idonea a conservare lecarni, verso il 1875 FrancescoPostizzi, costruì una «giazzera»,nome dialettale derivato da«giazz» (ghiaccio). La costruzio-ne venne realizzata in un luogofresco, posto sul versante setten-trionale del promontorio boschi-vo detto Silvo, sovrastante l’abi-tato di Ronco.La «giazzera» è una fossa protet-ta da unamuratura, di circa 4me-tri di profondità, a forma cilindri-ca, emergente dal terreno percirca un metro. Il soffitto a voltaè pure dimattoni , calce e ricoper-to di terra. Si scende all’internoper mezzo di una scala di legnoappoggiata all’apertura chiudibi-le con una porta munita di cate-naccio, per evitare spiacevoli in-terventi da parte di predatori(non solo animali!).Durante i mesi invernali si proce-deva all’ammasso della neve rac-colta nei prati circostanti e tra-sportata con gerle o con le bestieda soma. La neve veniva versatanella «giazzera» e pigiata con unaprocedura simile a quella in usoper l’uva nei tini.In tal modo si rallentava il processo di scioglimen-todella neve, chedi regola terminava all’iniziodel-l’estate.Verso il 1910 le macellazioni cessarono e la «giaz-zera» venne abbandonata.

Alla fine del 1800 la zona rurale che comprende i territo-ri di Biogno, Beride,Castelrotto eRonco era una fra le piùpopolate del Luganese.La grande produzione di latte e il suo ridotto uso familia-re indusse a creare una latteria sociale con lo scopo di :“...manipolare in società il latte superfluo al consumo di fa-miglia e riportare i prodotti in burro, formaggio e ricottaa stregua del latte fornito…” (primo statuto della latteriasociale).Nell’agosto del 1886 una società privata mise in funzioneil «Caseificio sociale Biogno-Beride-Castelrotto-Ronco»,uno fra i primi caseifici del Cantone Ticino. Nello stessoperiodo vennero costituitialtri caseifici a Curio, Asta-no e Banco. Il caseificio ri-mase attivo sino al 1942.Lo stabile venne costruitoalla confluenza delle vieprovenienti dalle rispettiveterre e da questi equidistan-te. Ricordiamo che le stradeerano in cattivo stato e so-vente il latte doveva esseretrasportato a spalla.La zona era particolarmenteadatta alla conservazione, alla maturazione e alla lavorazio-ne del latte. L’acqua del ruscello veniva sfruttata come forzaidrica per far girare la ruota collegata alla zangola e, attra-verso un ingegnoso sistemadi vasche comunicanti perrinfrescare il locale di con-servazione e spannaturache diventava una sorta difrigorifero. Nel locale diproduzione il formaggio si ricavava dalla coagulazione dellatte. Le forme venivano portate, per un primo periodo dimaturazione nel locale attiguo provvisto di interessanti edoriginali aperture d’areazione mentre la stagionatura avve-niva al piano superiore dove era pure presente l’alloggio delcasaro.

Schema forza idrica

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Lugano

San Gottardo

ChiassoMilano

CastelrottoPonte Tresa

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MALCANTONE

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Malcantone TurismoPiazza LagoCH-6987 CaslanoTel. 091 606 29 86Fax 091 606 52 [email protected]

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CaseificiosocialeBiogno-Beride-Castelrotto-Ronco

La«giazzera»

diRonco

IlRoccolo

È un percorso che si snoda attorno al nucleo di Castelrotto nelcomune di Croglio. Il terreno di natura collinare è tipico dellazona del Medio-Basso Malcantone. È percorribile facilmentea piedi in circa due ore senza considerare le fermate ai vari pun-ti. La lunghezza del tragitto è di circa 4 km. Gli accessi al per-corso consigliati sono segnalati al Centro scolastico Lüsc, do-ve esiste la possibilità di posteggio anche per i bus, e in zona«Caseificio».

Le chiavi per accedere alla Giazzera e al Roccolo possono es-sere ritirate alla Cancelleria Comunale di Croglio (telefono091 606 16 26) durante le ore d’ufficio. Visita al Caseificio surichiesta (Monica Giandeini, Tel. 079/285 55 86).

«Tracce d’uomo» è un itinerario che si inserisce coerentemen-te nel complesso delle altre proposte culturali del Malcantone:Museo di Curio, Piccolo Museo di Sessa, Museo della pescadiCaslano,Maglio di Aranno, Sentiero delle Meraviglie, Sentie-ro del Castagno le cui documentazioni possono essere reperi-bili presso Malcantone Turismo tel. 091 6062986

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