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Storia delle istituzioni politiche

Corso di laurea triennale in filosofia

a.a. 2012-2013

Lezione seconda

ISTITUZIONI E PENSIERO POLITICO NEL BASSO MEDIOEVO

Lo Stato moderno

XIV – XX secolo - Territorio - Signore con poteri di imperium a) esercizio della giustizia b) chiamata alle armi c) esazione di tributi d) difesa - Assemblea - Regole

= GOVERNO

Lo Stato moderno

Definizione

Lo Stato come governo di un territorio, che opera

in modo sempre più disciplinato e regolato, con l’intento di consociare le forze operanti su quel territorio, di ricondurle a una prospettiva comune

[Fioravanti 2002, p. 6]

Ugo Capeto

941- 956 -996

re dei

Franchi,

capostipite

della dinastia

capetingia

miniatura

XIV secolo

Lo Stato moderno nel Medioevo: caratteri distintivi

- Pluralismo istituzionale

- Particolarismo giuridico

Che cosa succede in Europa al passaggio dal XIII al XIV secolo?

- crisi dell’UNIVERSALISMO politico-religioso

- affermazione di soggetti terzi (regni, principati, città) con pretese di sovranità [superiorem non recognoscentes] e dotati degli elementi tipici della “statualità”

Questioni poste dalla statualità basso-medievale

- relazione fra sfera politica e sfera religiosa

- natura della legge

- relazione fra signore e comunità

- relazioni fra soggetti politici collettivi [universitates]

- limiti dei poteri di imperium del signore

FONTI del pensiero politico medievale (a)

XII secolo - GLOSSATORI: Irnerio, Accursio [scoperta e studio

del Corpus Iuris Civilis dell’imperatore romano d’Oriente Giustiniano] Università di Bologna

→ inizio dell’elaborazione del diritto pubblico europeo / ora a beneficio dell’ Impero

- Graziano, Decretum / raccolta delle norme che

disciplinano la Chiesa → inizio dell’elaborazione del diritto canonico

FONTI del pensiero politico medievale (b)

XIII secolo 1240 ARISTOTELE, Etica Nicomachea / traduzione latina 1260 ARISTOTELE, Politica / traduzione latina 1265 circa TOMMASO, Summa theologiae 1270 circa TOMMASO, De regno ad regem Cypri [De regimine principum]

FONTI del pensiero politico medievale (c)

XIV secolo 1312-13 DANTE, De monarchia 1314-1357 BARTOLO DA SASSOFERRATO [Scuola del COMMENTO al Corpus Iuris Civilis] / a beneficio dei Comuni italiani 1242-1316 EGIDIO ROMANO - De regimine principum [per Filippo IV di Francia, il Bello] - De ecclesiastica potestate [1302, per Bonifacio VIII] 1324 MARSILIO DA PADOVA [1285-1343] Defensor pacis (Parigi)

Aristotele, Politica (IV secolo aC)

Una traduzione in volgare italiano risalente al XVI secolo al sito:

http://it.wikisource.org/wiki/Trattato_dei_governi

Tommaso d’Aquino (1225-1274)

[Beato Angelico]

Tommaso d’Aquino De regimine principum, 1270 (1)

Debito verso la Politica di Aristotele: a) antropologia positiva b) naturalità della società c) naturalità del governo d) riconoscimento di una pluralità di forme associative e) classificazione delle forme di governo Superamento dell’universalismo politico; Riconoscimento della razionalità della politica Ordinamenti: a) lex aetherna b) lex naturalis c) lex civilis

Tommaso d’Aquino De regimine principum (2)

Fine del potere: il BONUM COMMUNE

Concetto di bene comune centrale / nel bene comune è incluso il bene particolare di ciascuno Contenuti del Bene comune

Forma quella che assicura meglio il bene comune è la MONARCHIA Limiti: Autolimitazione del potere Il monarca deve perseguire il bene comune / se viene meno a

questo compito e diventa tirannico i sudditi sono autorizzati alla resistenza (“sedizione”)

Relazione re-comunità: auspicata l’esistenza di Assemblee che rappresentino il popolo nelle

sue forme di auto-organizzazione di fronte al sovrano

Egidio Romano 1242-1316

- De regimine principum: sostiene le ragioni del re di Francia Filippo IV ‘il Bello’, muovendo da premesse aristoteliche - De ecclesiastica potestate (1302): passa a difendere Bonifacio VIII, teorizzando la IEROCRAZIA: a) superiorità del potere spirituale sul temporale b) plenitudo potestatis del papa / sul clero, sui principati, sui singoli e loro beni → modello concettuale

Dante De monarchia

1312-13

Concezione aristotelico-tomistica della società e della politica Constatazione della pluralità dei soggetti politici e dello stato di guerra che ne deriva → Necessità di un potere superiore che assicuri la pace → Restaurazione del potere della MONARCHIA UNIVERSALE come arbitro in una compagine pluralistica Necessità dell’ indipendenza dell’Impero dalla Chiesa e sua piena competenza sulla politica

Bartolo da Sassoferrato (1314-1357)

Applicazione delle norme del diritto pubblico imperiale romano al regno e alla città-stato:

→ prima teorizzazione giuridica della sovranità REX - in regno suo est imperator CIVITAS - superiorem non recognoscit - sibi princeps est

Marsilio da Padova Defensor pacis (1324)

Testo 1 Marsilio da Padova, Defensor pacis, 1324 Capitolo XII, par. 1-9 Capitolo XIII, par. 1, 3-7

[da C. Galli (a cura di), I grandi testi del pensiero politico, Il Mulino, Bologna 2003,

p. 54-59]

Marsilio da Padova, Defensor pacis,1324 [1]

- premesse aristoteliche - coltiva una visione immanente della politica - critica le pretese dei poteri universali e in particolare del

papato - riflette sulla CITTA’ come entità superiorem non recognoscens /

quindi sovrana - un governante [monocratico - pars principians] deve svolgere

la funzione di defensor pacis applicando le leggi ed essendo egli stesso soggetto alle leggi

- il potere di fare leggi però non spetta al governante - legislatore deve essere la UNIVERSITAS CIVIUM → approfondisce il tema del rapporto fra governo e

comunità

Marsilio da Padova, Defensor pacis,1324 [2]

In che modo la CITTA’ delibererà le proprie leggi? Vedi: Capitolo XII, paragrafi 1-4 Capitolo XIII, paragrafi 1, 3-7 tratto da Galli (a cura di), I grandi testi del pensiero

politico, p. 54 ss.

Marsilio da Padova, Defensor pacis,1324 [3]

- riflette anche sul tema del governo della Chiesa - sulla questione del potere papale sostiene la

SUPERIORITA’ del CONCILIO [assemblea dei vescovi della cristianità] sul pontefice /

tema su cui v. anche Niccolò da Cusa, De concordantia catholica, 1433

→ conferma della RILEVANZA DELLA COMUNITA’ nel

pensiero politico di Marsilio

Niccolò Machiavelli Discorsi sulla prima deca di Tito Livio (1506-1518)

Testo 2 Libro I, capp. 2-5 (da Galli, I grandi testi del pensiero politico)

Niccolò Machiavelli Discorsi sulla prima deca di Tito Livio (1506-1518) 1

Temi:

- la repubblica

- la forma di governo: i benefici della FORMA MISTA

- il profilo del civis

- religione e politica

Machiavelli Discorsi sulla prima deca di Tito Livio / Libro I, cap. 2

- Fuoco sulla città-stato - Città che hanno subito un ‘ordinatore’ che dà leggi buone e durevoli (es. Sparta) - Città che deve darsi ordinamento da sé (Roma) - Varie classificazioni delle forme di governo (in particolare considera quella aristotelica delle 3

forme buone e 3 forme degeneri) - Evoluzione storica delle forme di governo (dall’anarchia, al principato, alla tirannide, alla

sedizione, al governo di ottimati, all’oligarchia, allo stato popolare, di nuovo al principato) - Il ciclo è sempre interrotto dalla conquista da parte di uno stato più stabile e più forte → le forme pure non producono buoni effetti; meglio la FORMA MISTA (già introdotta a Sparta

da Licurgo, non in Atene da Solone) ROMA: passa dalla monarchia alla repubblica aristocratica, ma poco dopo anche il popolo ottiene

una magistratura che lo rappresenti → la città matura una forma mista: Il Consolato corrisponde alla monarchia; il Senato all’aristocrazia; i Tribuni della plebe alla

democrazia

Queste tre componenti si completano e si equilibrano, garantendo una rappresentanza alle diverse parti della società e stabilità al governo

Machiavelli Discorsi sulla prima deca di Tito Livio / Libro I, cap. 3

Approfondisce il tema del governo misto, enunciando alcuni punti:

- l’uomo è per natura reo

- ha bisogno delle leggi per agire con rettitudine

- a Roma si è garantito l’ordine sociale istituendo il Tribunato, che ha posto un freno alla Nobiltà

Machiavelli Discorsi sulla prima deca di Tito Livio / Libro I, cap. 4

I conflitti fra le parti della società non sono necessariamente deleteri; essi possono produrre buone leggi e progresso

Se una città vuole espandersi, ha bisogno del popolo come forza militare → deve dare soddisfazione in certa misura alle istanze popolari

Infatti, se è vero che il popolo è oppresso, è giusto che sia liberato, mentre se non lo è, vi sarà un bravo oratore che possa persuaderlo di ciò.

Il popolo è sì ignorante, ma capace di verità.

Machiavelli Discorsi sulla prima deca di Tito Livio / Libro I, cap. 5

Dove sta la ‘guardia della libertà’?

Nel capitolo riflette su un dispositivo di GARANZIA

La guardia può stare nei grandi (Sparta o Venezia) o nel popolo

A Roma è la magistratura popolare, il TRIBUNATO, a svolgere questo ufficio

Ciò è coerente con l’orientamento politico espansionistico della città

Ma anche in generale secondo Machiavelli il popolo, non potendo aspirare a esercitare direttamente il potere, è il difensore migliore della libertà.

Dai Comuni allo STATO SIGNORILE e REGIONALE in

Italia

Lo Stato di giustizia e la sua evoluzione XV-XVII secolo

La guerra interna A) La costruzione violenta dello Stato signorile in

Italia [XIV-XV secolo]

B) Il conflitto feudale [es.: la guerra dei 100 anni / XIV-XV secolo]

C) Il conflitto religioso [XVI-XVII secolo]

Gian Galeazzo Visconti signore, poi duca di

Milano 1385-1402

[ritratto di Leonardo da Vinci]

La battaglia di Crecy (1346) fra re di Francia e re di Inghilterra

durante la Guerra dei Cent’anni, esempio di

conflitto feudale fra il vassallo (re d’Inghilterra) e il suo signore (re di Francia)

Miniatura del manoscritto delle Cronache di Jean Froissart [XV secolo] Biblioteca nazionale di Firenze

IL CONFLITTO RELIGIOSO:

il massacro

della notte di San

Bartolomeo, Parigi

23-24 agosto 1572

Testi utilizzati

Maurizio Fioravanti, Stato e costituzione, in Id. (a cura di), Lo Stato moderno in Europa. Istituzioni e diritto, Laterza, Roma-Bari 2002

Carlo Galli (a cura di), Manuale di storia del pensiero politico, Il Mulino, Bologna 2001

Carlo Galli (a cura di), I grandi testi del pensiero politico. Antologia, Il Mulino, Bologna 2003