Storia della parola «romanzo» e
fortuna del genere romanzo
• Significato peggiorativo → irrealtà (Fiction=illusione)
• Romanzo → funzione conoscitiva
• Dizionario francese: romanzo → lingua comune e
popolare in opposizione al latino
• VIII sec. → da questa opposizione nascono le
protolingue nazionali (romanze o neolatine)
• XII sec. → romanzo = scritto in versi in lingua non latina
• Da «romanz» deriva il verbo «romancier» → tradurre dal
latino al francese, dal XV sec., raccontare in francese
Storia della parola «romanzo» e
fortuna del genere romanzo
• Da «romanz» deriva il verbo «romancier» → tradurre dal
latino al francese, dal XV sec., raccontare in francese
• «Romanz» assume anche i significati di:
a) ogni opera in lingua volgare, anche non tradotta dal
latino,
b) ogni opera d’immaginazione che non ha basi storiche,
c) la materia letteraria in opposizione alla materia orale
d) e, alla fine del Medioevo, anche le canzoni di gesta,
ossia quella grande fioritura di opere in versi volgari
composte nel secolo XII come il Perceval di Chrétien di
Troyes o Le roman de Tristan di Béroul.
Storia della parola «romanzo» e
fortuna del genere romanzo
• XVII sec. → romanzo pastorale o lacrimevole (analisi dei
sentimenti)
• XVIII sec. → romanzo illuminista = focus sull’individuo →
romanzo di formazione (Wilhelm Meister di Goethe)
• XIX sec. → analisi dell’individuo «borghese» e quindi
riflessione e descrizione della società industriale,
capitalistica e borghese nella sua parabola ascendente
(Dickens) e discendente (Th. Mann, I Buddenbrook)
• Proust, Joyce, Svevo, Woolf → romanzo come mezzo per
accedere alla «vera vita, la vita infine scoperta e chiarita,
la sola vita di conseguenza vissuta» e alla vita psichica
• Solženicyn → romanzo come mezzo di lotta
Storia della parola «romanzo» e
fortuna del genere romanzo
• «Sollecitato dalla realtà circostante e da quella che
portiamo in noi, combattuto tra la creazione del fittizio e
l’investigazione del reale, continuando a riprodurre forme
fisse e ad inventare possibilità, il genere è ad immagine
della parola che lo designa: fluttuante e in perpetua
espansione»
La letteratura come commercio: tipi
di pubblico e diffusione del romanzo
tra XVII e XX secoloa) Il romanzo, fin dalla sua nascita in età moderna, ha
riscosso una notevole fortuna non solo di pubblico, ma
anche commerciale.
b) Il romanzo viene incontro al lettore, mentre è il lettore che
deve andare incontro alla poesia, all’opera teatrale o al
saggio scientifico.
c) dall’antichità sino all’invenzione della stampa la lettura
appannaggio di pochi: aristocrazia, clero, alta borghesia (cfr.
Ian Watt, The rise of the novel)
d) Inoltre, dal Sei/Settecento aumento del pubblico
femminile
La letteratura come commercio: tipi
di pubblico e diffusione del romanzo
tra XVII e XX secoloe) Sec. XIX → aumento esponenziale di lettori per:
-l’istruzione obbligatoria e l’acculturazione delle classi sociali
meno abbienti;
-l’invenzione delle rotative
-la diffusione dei giornali (nascita del feuilleton)
-commercio ambulante che diffonde i romanzi, gli
almanacchi e le raccolte di canzoni anche nelle campagne.
f) Sec. XX → romanzo come genere di massa (bestseller)
Discussioni sul romanzo
• Dibattito sulla ‘crisi’ del romanzo,
• Dibattito quello sulla sua validità ed essenza estetica
• Polemiche (dal XVII secolo in poi) sulla sua moralità
• ecc. ecc.
Seduzioni del romanzo
• Romanzo come fenomeno che riflette, ma anche che crea
i gusti della pubblico (Il piacere; I dolori del giovane
Werther)
• Il romanzo come fenomeno che asseconda la sete di
«meraviglioso» di pubblico sempre più costretto in una
quotidianità ripetitiva e sostanzialmente noiosa (horror,
fantasy e science fiction)
• Science fiction = soddisfa il suo bisogno di meraviglioso
ed è catartica delle sue angosce più profonde
Seduzioni del romanzo: utopia,
distopia e science fictionDal secolo XVII → i romanzi utopistici (antesignani della
fantascienza) materializzano artisticamente i sogni
dell’umanità:
•Voyage dans la lune, Cyrano de Bergerac del 1675
•The Time Machine, H. G. Wells del 1895
•Vingt mille lieues spus les mers, Jules Verne del 1870)
Dal sec. XIX → i romanzi distopici descrivono anche gli
incubi dell’umanità:
•The Time Machine, H. G. Wells del 1895
•The War of the Worlds, H. G. Wells del 1898)
•1984, G. Orwell del 1948.
In principio era il racconto
• Per la nascita del romanzo e come patrimonio di storie da
raccontare:
• → importanza dei libri sacri dell’India, della Bibbia, delle
vite dei savi o dei santi, dei racconti arabi confluiti nelle
Mille e una notte (Mircéa Eliade studia come la letteratura
orale trova le sue origini nei racconti mitici scaturiti dalle
religioni primitive)
• → e quindi, importanza della letteratura narrativa orale:
leggende, fiabe (Vladimir Propp, Morfologia della fiaba),
cicli di canzoni di gesta germaniche, francesi, russe ecc.,
folclore popolare
Perché si leggono romanzi?
• Fascino e potere ancestrale della parola: la parola
incanta, distrae, diverte (come la musica) e, soprattutto, è
lo strumento fondamentale con cui la razionalità dell’uomo
ordina il caos dell’universo (Decameron di Boccaccio)
• La parola e il racconto, quindi, come mezzo per capire la
realtà
• O, al contrario, la parola e il racconto come mezzo per
fuggire da una realtà nella quale, in genere, «non capita
mai nulla»
Definizione di «romanzo»
• «Il romanzo è un genere inafferrabile e il suo ambito è
quello della ‘licenza’»
• Il romanzo ha una «ambizione panoramica» (R. Caillois)
• Il romanzo è quindi un genere letterario ‘vorace’, che
attinge dai diversi campi dell’arte e della conoscenza, è
anche vero che a sua volta li arricchisce
• Questo carattere aperto e duttile è proprio ciò che lo
rende «inafferrabile» e che impedisce di darne una
definizione assoluta
Definizione di «romanzo»
• Il romanzo è innanzitutto un racconto → il narratore si
pone tra il lettore e la realtà che vuole raccontare
• Il romanzo racconta una storia → successione di
avvenimenti concatenati nel tempo da un inizio e una fine
che il narratore gestisce come meglio crede (prolessi,
analessi ecc.);
• Quindi, il narratore ‘compone’ una storia con l’intento di
produrre un certo effetto sul lettore → facendo ciò,
organizza la materia narrativa per darle una forma
artistica
Definizione di «romanzo»
• La storia narrata è però fittizia, e ciò distingue il romanzo
dalla biografia, dall’autobiografia, dalla testimonianza
vissuta, dalla deposizione, dal racconto di viaggio e dalle
opere o cronache storiche
• Questa differenza fa insorgere alcuni problemi:
– il problema del rapporto tra vero e finzione,
– Il problema dell’impossibilità di creare un romanzo
completamente distaccato dalla realtà, e quindi della
verosimiglianza (ossia ciò che rende la storia possibile,
probabile e magari ‘vera’ → Manzoni).
Definizione di «romanzo»
• Differenza tra romanzo e novella → la novella è fatta di
poco materiale, ma ha una struttura densa, che lascia
passare un messaggio anche se all’apparenza vago,
impalpabile e a volte difficilmente definibile.
• Differenza tra romanzo e racconto → il racconto: si rivolge
a un uditorio determinato; come la favola, vuole
generalmente lanciare un messaggio chiaro; non cerca di
fare passare la storia che racconta per vera
• Rispetto alla novella e al racconto, nel romanzo gli
elementi che compongono la storia richiedono tempo per
essere sviluppati e possono essere trattati in molteplici
‘modi’; primi aspetti della struttura del romanzo: a) il
tempo della narrazione b) le infinite possibilità di
costruzione della storia.
Definizione di «romanzo»• Il lavoro dello studioso che si occupa di romanzo consiste
nel riuscire a cogliere in questi ‘modi’ le affinità e le
costanti che accomunano i diversi romanzi o gli elementi
divergenti che li allontanano
• Per fare ciò è necessario capire in cosa consistano le
scelte che hanno condizionato la costruzione di un
romanzo e la loro ragione d’essere basandosi su criteri
oggettivi: su quale aspetto della sua storia l’autore ha
posto l’accento? Quali procedimenti ha utilizzato per
narrarla? Quale forma essa prende? Quali sono le
intenzioni, le implicazioni, il significato che essa esprime?
Struttura della narrazione
romanzesca
• Le componenti principali della storia di un marinaio - il
marinaio, appunto, la donna che ama e i rivali (Odissea) –
possono generare narrazioni diversissime (i diversi ‘modi’:
avventura; crime story, romanzo sentimentale e/o
psicologico; romanzo sociale ecc.) a seconda delle scelte
del narratore.
• Le differenze determinate da queste infinite possibilità
combinatorie sono poi accresciute dal numero di
procedimenti narrativi di cui dispone il narratore:
Struttura della narrazione
romanzesca
Struttura della narrazione
romanzesca• Scena o riassunto? L’autore sceglie uno dei due o anche di usarli
entrambi:
– il racconto scenico è quello nel quale i personaggi parlano o
agiscono;
– il racconto panoramico è quello nel quale l’autore riassume una
determinata storia o situazione)
• fabula = storia → termine generale per distinguere l’insieme dei
personaggi e delle loro azioni;
• intreccio = plot → termine più specifico per definire la costruzione
letteraria della fabula, la concatenazione di eventi e il modo in cui essi
vengono raccontati articolandoli in episodi che costituiscono delle
unità narrative di lunghezza variabile
• L’intreccio si fonda sulla nozione basilare di movimento, di
mutamento a partire da uno stato determinato e sotto l’influsso di
certe forze (= azione) che si manifestano meglio quando incontrano
una forza antagonista.
La storia e la narrazione
• ritmo: è ciò che dà tono all’azione e, quindi, alla narrazione;
• tema: elemento fondamentale del testo di alto valore simbolico e che
quindi serve al narratore per creare un’unità di senso che lasci un
messaggio al lettore;
• motivo: elemento sporadico del testo di valore simbolico che spesso
serve a rafforzare l’unità di senso incentrata sul tema.
• La funzione della ripetizione di motivi, temi e immagini: la ripetizione
di questi tre elementi è associata ad uno stato d’animo o a un
sentimento importante (Wagner = Leitmotiv)
La storia e la narrazione• Inizio e fine (incipit ed explicit); l’opzione del finale aperto.
• L’ordine del/nel romanzo: la disposizione prospettica dei diversi
episodi gli uni in rapporto agli altri porta alla suddivisione e alla
concatenazione dei materiali che vanno a comporre i capitoli e le parti
→ la suddivisione o la sua apparente assenza, corrisponde a
un’estetica del racconto e a una percezione del mondo
• I racconti multipli: Decameron di Boccaccio e Manoscritto trovato a
Saragoza di Jan Potocki; tecnica della concatenazione, tecnica
dell’alternanza
Il patto narrativo
• Il patto narrativo: fra il lettore di una qualsiasi opera narrativa e il suo
autore viene stipulato un tacito patto, detto «patto narrativo», in base
al quale che legge si astrae dal mondo esterno e si immedesima nella
vicenda, partecipando fino in fondo alla vita segreta dei personaggi
che la animano; per rafforzare l’implicito accordo a credere nella
veridicità del suo racconto, lo scrittore può usare svariati
accorgimenti:
– la narrazione in prima persona,
– il ritrovamento di un finto manoscritto o d altre prove documentali,
– l’accumulo dei particolari o altri elementi realistici,
– la struttura dell’inchiesta,
– finte prefazioni dell’editore o di un curatore che giura
sull’autenticità del testo.
Tipi di lettore
• Tipi di lettore:
– il narratario: è il personaggio all’interno del racconto al quale l’io
narrante racconta dei fatti
– il lettore fittizio: prende posto nella trama stessa della storia
diventandone personaggio (Manzoni)
– il lettore ideale: è quello auspicato dall’autore
– il lettore virtuale: è colui che ‘potrebbe’ leggere il romanzo
– il lettore reale: è colui che effettivamente lo legge
Il punto di vista
• È il centro di narrazione, ossia il punto ottico in cui si pone un
narratore per raccontare la sua storia
• Differenza tra raccontare (narratore onnisciente) e mostrare (il
narratore cerca di sparire)
• Differenza tra “visione con” (l’autore sceglie un solo personaggio che
costituirà il centro del racconto e a partire dal quale il lettore vede la
storia e gli altri personaggi) e “visione dal di fuori” (l’autore esamina
dal di fuori il comportamento, l’aspetto fisico dei personaggi e
l’ambiente in cui vivono per coglierne l’interiorità e la vita psicologica)
• Il narratore omodiegetico: il narratore omodiegetico si ha quando il
soggetto narrante è anche l’oggetto della narrazione (cfr. soprattutto i
romanzi di memorie, i romanzi epistolari o i giornali intimi)
• Il narratore eterodiegetico: il narratore eterodiegetico si ha quando il
soggetto narrante è al di fuori dell’azione (cfr. il romanzo o racconto
storico).
Il punto di vista: i tempi del racconto
• Differenza tra racconto storico e racconto non storico:
– il primo può utilizzare come tempo della narrazione
preferibilmente il passato remoto/imperfetto, tempi ‘storici’ per
eccellenza, che oggettivano l’avvenimento staccandolo dal
presente
– il secondo, invece, può utilizzare sia il presente sia il futuro sia il
passato prossimo
• Il punto di vista come significato: riuscire a capire in quale punto
ottico si situa l’autore per la narrazione può anche aiutare a capire
qual è il vero significato da attribuire al romanzo. La scelta dell’autore
di scrivere in un dato modo riflette una particolare concezione
dell’esistenza e di se stesso.
Lo spazio e il rapporto tra
descrizione e narrazione• Il romanziere fornisce sempre un minimo di indicazioni ‘geografiche’ o
‘spaziali’: si va dai semplici punti di riferimento per catturare la
fantasia del lettore alle metodiche esplorazioni dei luoghi nei quali si
dipana la vicenda.
• Diverse tipologie di spazio letterario: chiuso o aperto, vago o preciso,
insignificante o determinante, simbolicamente unico o in
contrapposizione con un altro spazio ecc.
• Differenza tra descrizione e narrazione: entrambe si traducono con
una sequenza di parole (successione temporale del discorso), ma la
narrazione restituisce la successione temporale degli eventi
(diacronia), mentre la descrizione rappresenta oggetti simultanei e
coesistenti nello spazio (sincronia)
• Tradizionalmente, la descrizione doveva essere subordinata alla
narrazione, che invece era doveva restare la principale funzione del
testo romanzesco
Lo spazio e il rapporto tra
descrizione e narrazione• Importanza della descrizione a partire dal XVIII secolo → lo spazio
come elemento determinante di caratterizzazione dei personaggi
• Caratteristiche della descrizione e sue funzioni ‘musicale’ e ‘pittorica’
• La descrizione e il rapporto con il mondo → la descrizione dello spazio
rivela dunque il grado di attenzione che il romanziere accorda al
mondo e la qualità di questa attenzione; essa esprime cioè il rapporto,
fondamentale nel romanzo, tra l’uomo, autore o personaggio, e il
mondo circostante
• Ambiguità degli spazi: rappresentando uno stesso spazio, autori
diversi rappresentanti di periodi e momenti culturali diversi possono
voler trasmettere messaggi differenti: il tema/spazio del labirinto e il
tema del viaggio
Il tempo• A differenza delle arti spaziali quali la pittura e la scultura, il romanzo è
anzitutto considerato come un’arte temporale, esattamente come la
musica
• I tempi del romanzo sono tre: quello della scrittura, quello della lettura
e quello dell’avventura:
• Il tempo della scrittura: è un tempo da intendersi sia come ‘epoca’ nel
quale lo scrittore scrive il romanzo sia come ‘durata’ della
composizione
• Il tempo della lettura:
– il divario temporale tra il momento in cui una storia si verifica e
quello in cui lo scrittore la ‘legge’
– il divario temporale tra quando la storia viene scritta e quando
viene letta
– Il tempo di lettura del testo proprio di ciascun lettore
Il tempo• Il tempo dell’avventura:
– in quale epoca si situa l’avventura raccontata?
– e questa durata, più o meno considerevole, è puramente esteriore,
cronologica, o sfuma in una durata psicologica, esistenziale non
misurabile con l’orologio?
– c’è opposizione o differenza tra le durate esistenziali dei
personaggi?
– ogni durata si inserisce in un’altra collettiva o si oppone alla durata
sociale considerata dall’esterno?
• Gérard Genette: studio sistematico delle “anacronie narrativa” o
“forme di discordanze tra l’ordine della storia e quello del racconto”
con la designazione, con termini ‘prolessi’, di ogni anticipazione
rispetto al momento della storia in cui ci si trova (racconto primario) e
con il termine ‘analessi’ di ogni evocazione successiva di un
avvenimento anteriore
Il tempo• Genette definisce poi:
– con portata la distanza temporale tra l’anacronia prolettica o
analettica e il momento della storia in cui il racconto si interrompe
– con ampiezza la durata dell’anacronia
• Ancora Genette → differenti tipologie di anacronie:
– eterodiegetiche
– omodiegetiche
– completive
– ripetitive
• Discordanza tra tempo del racconto e tempo della finzione, che
segnala necessità e obiettivi particolari dello scrittore
• Destrutturazione del tempo nel romanzo novecentesco: accento
sull’istante più che sulla durata; il tempo non è più un fiume o un
circolo mitico, ma uno specchio rotto in mille pezzi.
I personaggi• I personaggi romanzeschi agiscono in una rete di rapporti che
riproduce, anche nei romanzi di fantasia, quella della realtà sociale in
cui vive lo scrittore
• Funzioni del personaggio romanzesco:
1) elemento decorativo
2) agente dell’azione, ossia del gioco delle forze opposte o
convergenti presenti in un’opera → le forze suscettibili di combinarsi in
un’azione drammatica sono sei: protagonista [non necessariamente
quello del romanzo]; l’antagonista [elemento necessario perché vi sia
un conflitto]; l’oggetto [del contendere: desiderato o temuto]; il
destinatore [qualsiasi personaggio possa esercitare un influsso sulla
destinazione dell’ ‘oggetto’; una sorta di arbitro]; il destinatario [il
beneficiario dell’azione, colui che eventualmente ottiene l’oggetto
desiderato o temuto; non è necessariamente il protagonista]; l’aiutante
[coadiuva nell’azione il protagonista o l’antagonista]
3) portavoce: il personaggio come prolungamento del suo autore
I personaggi• Rapporto dei personaggi (e dei protagonisti) dei romanzi con il mondo
e con la propria interiorità: i personaggi del romanzo non sono mai alle
prese solo con i loro demoni interiori, ma si inseriscono in una società,
nella quale possono integrarsi, alla quale possono opporsi o dalla
quale possono restare a margine → proiezione dell’autore nei suoi
rapporti con l’organizzazione sociale del suo tempo (Lukács)
• Modo di presentazione: il personaggio romanzesco può essere
presentato in quattro modi: a) dal personaggio stesso; b) da un altro
personaggio; c) da un narratore eterodiegetico; d) in modo misto
• Quando il personaggio si presenta da solo, si parla di «espressione
del sé»; dal diario al monologo interiore, l’espressione di sé nel
romanzo può assumere forme diverse:
– Il diario
– Il romanzo epistolare
– Le memorie
– Il monologo interiore
I personaggi• Personaggio presentato da altro personaggio → problemi di affidabilità
della presentazione
• La presentazione di un personaggio da parte di un narratore
extradiegetico
• La presentazione mista
La Scapigliatura
• La Scapigliatura è un movimento letterario e
artistico sorto a Milano negli anni Sessanta e
particolarmente attivo in Lombardia e Piemonte per
oltre un decennio
• Scapigliatura lombarda: Emilio Praga, Arrigo Boito,
Carlo Dossi (l’esponente di maggior valore, che
ebbe peraltro vita tranquilla e ben poco scapigliata)
• Scapigliatura piemontese: Igino Ugo Tarchetti e
Giovanni Faldella, Giovanni Camerana, Roberto
Sacchetti, Achille Giovanni Cagna, Giuseppe
Giacosa.
Esempio di lirica tardoromantica:
Giovanni Prati (1814-1884)
La culla a ribaciar torna e sospira
chi per suoi dolorosi esperimenti
apprese l’arti, onde si volve e gira
questa torbida razza de’ viventi.
Chi vide uscir dai ben orditi accenti
l’opre difformi, e il viver dolce in ira,
e poderosi i rei sugli innocenti,
la culla a ribaciar torna e sospira.
Io l’amo sì, dal vulgo inavvertita
quest’umil casa, ove sognar si ponno
le larve più soavi della vita.
Ma al par di questa, che con dolci tempre
chiama sugli occhi ai pargoletti il sonno,
amo quell’altra ove si dorme sempre!
La Scapigliatura
Obiettivi degli Scapigliati:
• una rinnovata adesione al vero (sia quello della
realtà esterna sia quello interiore, ma dei
sentimenti, non di facciata)
• All’interno di questo «vero», anche quella parte di
esso che gli scapigliati consideravano invisibile,
ma non per questo meno reale: il paranormale, con
l’occultismo, il fantastico ecc. (Romanticismo
nordico)
Cletto Arrighi, La Scapigliatura e il 6 febbraio (1862)
In tutte le grandi e ricche città del mondo incivilito esiste una
certa quantità di individui di ambo i sessi, fra i venti e i
trentacinque anni, non più; pieni d’ingegno quasi sempre; più
avanzati del loro tempo; indipendenti come l’aquila delle Alpi;
pronti al bene quanto al male; irrequieti, travagliati, […] turbolenti
– i quali – o per certe contraddizioni terribili fra la loro condizione
e il loro stato – vale a dire fra ciò che hanno in testa e ciò che
hanno in tasca – o per certe influenze sociali da cui sono
trascinati – o anche solo per una certa particolare maniera
eccentrica e disordinata di vivere – o, infine, per mille altre cause,
e mille altri effetti, il cui studio formerà appunto lo scopo e la
morale del mio romanzo – meritano di essere classificati in una
nuova e particolare suddivisione della grande famiglia sociale,
come coloro che vi formano una casta sui generis distinta da tutte
le altre. Questa casta o classe […] serbatoio del disordine, della
imprevidenza, dello spirito di rivolta e di opposizione a tutti gli
ordini stabiliti; – io l’ho chiamato appunto la Scapigliatura.
La Scapigliatura
• Perché proprio Milano e Torino?
• In questi centri urbani con maggiore chiarezza si
vedono e si imparano ad esprimere le
contraddizioni innescate:
• dall’industrializzazione forzata,
• dallo svuotamento delle campagne,
• dalla precettistica morale, economica e
lavorativa imposta dalla dominante classe
borghese
• Differenza tra l’ideale (risorgimentale) e il reale
(postunitario)
La Scapigliatura: riferimenti stranieri
o italiani• Gérard de Nerval (1808-55),
• Charles Baudelaire (1821-1867),
• Théophile Gautier (1811-72)
• Henri Murger (1822-61), Scènes de la vie de bohème
(Bohème di Giacomo Puccini)
• Ernst Hoffmann (1776-1822),
• Edgar Allan Poe (1809-49)
• Giuseppe Rovani (1818-74), Cento anni (attenzione «agli
svolgimenti graduali di tutte le parti che costituiscono la
civiltà del paese» in modo da costruire un’«epopea in
veste da camera»)
La Scapigliatura: riferimenti stranieri
o italiani
• Dossi su Rovani: «Ebbe sempre una grande
propensione per l’osteria – la casa di chi non ne
ha. L’osteria per lui si nobilitava in un’aula
universitaria»
• Dante Isella sugli scapigliati: essi si limitarono a
un’«importazione di un rinnovato campionario di
temi “maledetti” da surrogare a quello, pervaso di
ottimismo, della nostra provincia borghese, senza
che mutuati gli oggetti mutuasse propriamente
qualcosa di più» → poca originalità!
Aspetti innovatori della
Scapigliatura: il linguaggio
• Linguaggio nuovissimo ed eversivo di Dossi,
Faldella, Cagna e Vittorio Imbriani (scrittore
napoletano estraneo alle due grandi aree
geografiche scapigliate milanese e piemontese).
• In questi scrittori Gianfranco Contini ha
individuato i rappresentanti di una linea
espressionistica della letteratura italiana che
porterà, nel Novecento, alla straordinaria scrittura
di Carlo Emilio Gadda
Scapigliatura pittorica. Daniele
Ronzoni, Giovinetta inglese, 1880
Scapigliatura pittorica. Daniele
Ronzoni, La sommossa, 1863-64
Scapigliatura pittorica. Tranquillo
Cremona, i due cugini
Scapigliatura pittorica. Tranquillo
Cremona, Ripassando la lezione
Igino Ugo Tarchetti
• 1865: lascia la carriera militare e si trasferisce
a Milano
• Collabora a periodici come “La Rivista minima”, lo
“Spirito folletto”, la “Strenna italiana”; ne fonda
alcuni come la “Palestra musicale” e il “Piccolo
giornale”; entrò nella redazione del “Pungolo” e
del “Gazzettino rosa” di Achille Bizzoni
• 1865-1869: sono gli anni in cui si concentra la sua
attività letteraria
Igino Ugo Tarchetti
• Scrive alcune liriche, una ventina di racconti,
disseminati in varie riviste e cinque romanzi, tra i quali:
a) i 5 Racconti fantastici: I fatali, La leggenda del castello
nero, La lettera U, Un osso di morto e Uno spirito in un
lampone.
b) Una nobile follia (Drammi della vita militare), apparso
ne “Il Sole” nel 1866 e 1867 e incentrato sul tema
antimilitarista;
c) Fosca, pubblicato a puntate sul “Pungolo” nel 1869;
d) La raccolta di liriche intitolata Disjecta, cioè «cose
disperse», fu pubblicata postuma nel 1879 da
Domenico Milelli.
Igino Ugo Tarchetti
• Temi:
• La morte
• Il macabro
• Il dualismo
• Amore passionale e mortifero (Eros e Thanatos → ancora
dualismo)
• La malattia: le vicende di personaggi considerati come casi
clinici
• L’antimilitarismo
Igino Ugo Tarchetti• Fosca
• Pubblicato a puntate sul “Pungolo” dal febbraio all’aprile del
1869;
• Romanzo con elementi di autobiografismo
• Romanzo incompleto: il capitolo XLVIII, infatti, fu scritto da
Salvatore Farina
• Racconto ‘dualistico’
• Dialoghi importanti:
• cap. XVI;
• cap. XXIII;
• cap. XXVII;
• dialoghi minori: cap. XV, cap. XXXVII, cap. XL.
• Per quanto riguarda invece le lettere, va segnalato il
lunghissimo interludio monologico rappresentato dalla lettera-
storia di Fosca che occupa il capitolo XXIX.
Naturalismo e verismo• Emile Zola (1840-1902)
• Thérèse Raquin (1867)
• Ciclo dei Rougon-Macquart
• Le roman expérimental (1880)
• Naturalismo di Zola → laico, democratico e progressista:
mira, attraverso la conoscenza della realtà sociale, a un
miglioramento delle condizioni di vita.
• Mediatori in Italia di questo naturalismo:
• Francesco De Sanctis
• Felice Cameroni
• Luigi Capuana.
Naturalismo e verismo• Positivismo: movimento filosofico e culturale (Francia,
prima metà dell’800 → Illuminismo); nasce grazie alle
rivoluzioni industriali, si diffonde nella seconda metà
dell’800 in tutta Europa; caratteristica principale: è
l’incondizionata fiducia sia nella ragione sia nella scienza
e nel progresso scientifico-tecnologico, basi fondamentali
del progresso o evoluzione sociale.
• Determinismo: è una concezione filosofica per la quale
qualsiasi evento del presente è necessariamente
determinato da un evento avvenuto nel passato; implica
quindi che l’umanità e l’uomo non sono in grado di
determinare la propria storia presente, perché questa è
solo la meccanica conseguenza di quella passata: manca
il libero arbitrio!
Naturalismo e verismo• Esperienze realiste antecedenti al verismo nella letteratura italiana:
• Letteratura “campagnola”
• Ippolito Nievo
• Francesco Dall’Ongaro
• Francesco De Sanctis
• Giosue Carducci
• Scapigliatura
• Verismo: anni Sessanta-Ottanta dell’Ottocento
• Citta nelle quali si sviluppa il verismo: Firenze e Milano
• Intorno agli anni ottanta dell’Ottocento, massima espansione del
verismo grazie all’opera di Capuana e Verga, ma già appaiono
tendenze divergenti da questa linea, come in Antonio Fogazzaro.
• Anni Novanta: persistenza del verismo, che tuttavia va esaurendo la
sua influenza → Federico De Roberto, I Viceré (1894).
Macchiaioli. Telemaco Signorini (1835-
1901): Via Torta, Firenze (1870)
Telemaco Signorini (1835-1901): Bagno
penale a Portoferraio (1890 circa)
Tranquillo Cremona (1825-1908): Lo
staffato (1880)
Tranquillo Cremona (1825-1908):
Barrocci romani (1872-73)
Verismo• Scrittori siciliani (tutti dell’area catanese):
• Luigi Capuana (1839-1915)
• Giovanni Verga (1840-1922)
• Federico De Roberto (1861-1927)
• Canone dell’impersonalità: il narratore non deve partecipare
emotivamente agli avvenimenti, commentando,
condannando, approvando e giudicando; il narratore non
allude mai esplicitamente alla propria funzione narrativa; il
narratore si esprime imitando i linguaggi caratteristici dei
rispettivi personaggi e, come avviene nelle narrazioni
popolari, usa il discorso indiretto libero, passando, senza
soluzione di continuità, dalla narrazione di un fatto al
riportare le parole o i pensieri di un personaggio.
Giovanni Verga• I carbonari della montagna (romanzo, 1861-62)
• Sulle lagune (romanzo, 1862-63)
• Una peccatrice (romanzo, 1866)
• Storia di una capinera (romanzo, 1870)
• Eva (romanzo, 1873)
• Nedda (racconto, 1874)
• Tigre reale ed Eros (romanzi, 1875)
• Vita dei campi (racconti, 1880)
• I Malavoglia (romanzo, 1881)
• Novelle rusticane (racconti, 1882)
• Il marito di Elena (romanzo, 1882)
• Per le vie (racconti, 1883)
• Cavalleria rusticana (dramma, 1884) (musicata nel 1890 da Pietro Mascagni)
• Vagabondaggi (racconti, 1887)
• Mastro don Gesualdo (romanzo, 1889)
• I ricordi del capitano d’Arce (racconti, 1891)
• Don Candeloro e C.i (racconti 1894)
Carlo Collodi (Lorenzini)
(1829-1890)• Origini contadine
• 1848 → adesione ai moti e partecipazione alle battaglie di
Curtatone e Montanara
• 1859 → arruolamento nell’esercito piemontese
• Lavora malvolentieri come impiegato, ma è portato a una
vita più bohémien
• Attività intellettuale: soprattutto giornalismo («Fanfulla»,
«Fanfulla della Domenica» e «Giornale per i bambini»)
• Vive in un contesto letterario caratterizzato da numerose
opere di stampo «campagnolo», come Vita dei campi
(1880), I Malavoglia (1881), Novelle rusticane (1883),
Terra vergine (1882) e «educativo-prescrittivo», come
Cuore (1886) di De Amicis.
Carlo Collodi
• Dopo l’Unità d’Italia → sviluppo di un genere letterario
specificatamente dedicato all’infanzia per favorirne lo
sviluppo emotivo, caratteriale e morale
• Da ciò deriva anche lo sviluppo «industriale» anche di
questo settore industriale
• La libreria Paggi incarica Collodi di tradurre i racconti di
Perrault e successivamente di scrivere testi originali per
l’infanzia:
1) Giannettino (1876 → ripreso da un famosissimo libro
per ragazzi, Giannetto, della prima metà dell’Ottocento);
2) Minuzzolo (1878)
tutti testi piuttosto mediocri perché finalizzati al mercato
editoriale per l’infanzia.
Carlo Collodi
• Pinocchio → è invece un testo molto più libero e più
slegato da specifiche finalità educativo-pedagogiche
• Modello: la narrativa americano per l’infanzia Tom Sawyer
del 1876 di Mark Twain) a cui si ispirava il «Giornale per i
bambini»
• Pinocchio esce a puntate:
• Capp. I-XV, La storia di un burattino, «Giornale per i
bambini», luglio-ottobre 1881;
• Capp. XVI-XXIII, Le avventure di Pinocchio, «Giornale per
i bambini», febbraio-marzo 1882;
• Capp. XXIV-XXIX, «Giornale per i bambini», maggio-
giugno 1882;
• Capp. XXX-XXVI, novembre 1882-gennaio 1883.
Pinocchio: struttura
• Pinocchio I (Storia di un burattino → capp. dall’I al XV):
Pinocchio “nasce” dispettoso e cattivo (manda Geppetto in
prigione), poi buono (promette di andare a scuola), poi
cattivo (vende i libri per vedere lo spettacolo di
Mangiafoco), infine ancora redento ma inutilmente, perché
la sua ingenuità lo porterà a farsi sviare dalla coppia
Gatto/Volpe che lo porterà all’impiccagione
• Schema: ↓−↑−↓−↑ → ingenuità = morte;
• I capitoli sono brevi e concisi, il senso pedagogico della
vicenda è, in linea di massima, chiaro, ma non ancora
dominante.
Pinocchio: struttura
• Pinocchio II (Le avventure di Pinocchio → capp. XVI-XXXVI):
• I capitoli sono in media di una lunghezza quasi doppia rispetto a quelli
di Pinocchio I e le parti descrittive sono più diffuse, l’equilibrio tra le
parti dialogate e quelle descrittive è più curato, in generale il racconto
è più costruito;
• L’intento pedagogico si fa più evidente (promessa di umanizzazione);
• Il percorso cattivo → buono viene articolato in quattro momenti di
caduta/risalita (secondo lo schema seduzione-colpa-punizione-
pentimento che è alla base dello stesso concetto di “avventura”) più
un ultimo momento risolutivo così strutturati:
a) capp. XVI-XVII: Pinocchio salvato fa il proponimento di essere
buono, ma la sua maturazione verso la responsabilità è ancora
debole, e oltre a raccontare bugie si farà nuovamente irretire dalla
coppia Gatto/Volpe e finirà in galera (XVIII e XIX);
b) cap. XX: proposito più sincero di cambiar vita, seguito però da altre
avventure che solo nel cap. XXIV lo porteranno a ritrovare la fatina;
Pinocchio: struttura
c) nuovi proponimenti di diventare un bravo ragazzo nel cap.
XXV e nuova ricaduta che gli fa rischiare di essere mangiato
dal Pescatore nel capp. XXVI-XXVIII;
d) nel cap. XXIX, dopo la punizione viene nuovamente
perdonato dalla Fata, ma c’è una nuova ricaduta perché viene
tentato da Lucignolo, trasformato in ciuchino (capp. XXX-
XXXIV);
e) ultima svolta: ritrova Geppetto nel ventre del Pescecane
(cap. XXXV) e si avvia verso la redenzione finale e verso la sua
definitiva trasformazione in bambino in carne ed ossa.
• Schema: ↓−↑−↓−↑−↓−↑−↓−↑ → redenzione = umanizzazione
Pinocchio: struttura
• Personaggi reali (che non escludono le tonalità ironiche, grottesche o
parodistiche): mastro Ciliegia, mastro Geppetto, oste del Gambero
rosso, contadino che mette a fare il cane da guardia, gli abitanti
dell’isola delle Api industriose, il secondo contadino che mette
pinocchio al Bindolo, i compagni di scuola di Pinocchio, Lucignolo,
l’Omino di burro.
• Personaggi di fantasia: la Fata turchina, il serpente orribile, gli animali
parlanti classificabili nella categoria degli ammonitori: il Grillo parlante,
il Merlo bianco, il Pappagallo, la Lucciola, la Marmottina; gli animali
parlanti classificabili nella categoria degli “aiutanti”: il Falco della Fata,
i tre medici chiamati al capezzale di Pinocchio – il Corvo, la Civetta e
ancora il Grillo parlante – il Colombo, il Delfino, il Granchio, il cane
Alidoro, la Lumachina, il Tonno; gli animali parlanti con funzioni più
complesse e intenti ironico-satirici che guardano alla realtà: il Gatto e
la Volpe, il giudice Gorilla.
• Personaggi fiabeschi misti: Mangiafoco, il pescatore.
Pinocchio: struttura
• Spazio e tempo: sono di volta in volta indeterminati o precisissimi,
abnormi o rispondenti al desiderio di presentare un realistico
svolgimento degli eventi, e, proprio nell’unione di queste diversità,
enfatizzano l’elemento fiabesco.
«Dopo una corsa di quindici chilometri, Pinocchio non ne
poteva più» (cap. XIV); «E dopo una corsa disperata di
quasi due ore…» (cap. XV)
o, all’opposto:
«[…] una bonissima Fata, che da più di mille anni abitava
nelle vicinanze di quel bosco» (cap. XV)
Pinocchio: struttura
• Anche l’ambientazione generale degli spazi, almeno fino al
capitolo XXII evidentemente collocati in una Toscana
immaginaria e interiore, è vaga e transita velocemente in
tipologie differenti:
• la piccola cittadina (scenario della prima fuga di Pinocchio),
• la campagna (il ritorno a casa di Pinocchio dopo che hanno
arrestato Geppetto),
• il piccolo paese deserto (quando Pinocchio va a cercare il
pane), e questa veloce alternanza si ripete per tutto il
romanzo.
• Dal capitolo XXIII in poi → ambientazione marina che domina
nei capp. XXIII, XXIV, XXVII, XXXIV, XXXV e inizio XXXVI.
• Ambiguità di Pinocchio, burattino/ragazzo.
Pinocchio: temi• Il tema del corpo
– Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che
abbandonano capricciosamente la casa paterna! Non avranno
mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene
amaramente.
[…]
– Povero Pinocchio! Mi fai proprio compassione!...
– Perché ti faccio compassione?
– Perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la
testa di legno.
• Pinocchio: il suo corpo è una commistione di qualità «legnose» e
caratteristiche «umane»
• Differenza tra Pinocchio e il Franti di Cuore
Pinocchio: temi• Il tema del corpo
– Guai a quei ragazzi che si ribellano ai loro genitori e che
abbandonano capricciosamente la casa paterna! Non avranno
mai bene in questo mondo; e prima o poi dovranno pentirsene
amaramente.
[…]
– Povero Pinocchio! Mi fai proprio compassione!...
– Perché ti faccio compassione?
– Perché sei un burattino e, quel che è peggio, perché hai la
testa di legno.
• Il tema della paternità
• Il tema della cattiveria del mondo
Pinocchio: conclusione
• Quello di Pinocchio è un progetto pedagogico «minimale»
• Pinocchio, ma anche Geppetto (e quindi Collodi stesso) animati
da un forte senso di indipendenza e da uno spiccato spirito di
libertà che li spinge al ‘vagabondaggio’, trattenuti solo dalla
consapevolezza che la società punisce chi ne vuole stare al di
fuori e, quindi, dalla necessità di accettarne almeno le regole
basilari: rispetta i genitori, studia e sii buono, aiuta che sta
peggio di te, diffida dei cattivi compagni e dei cattivi maestri.
• Geppetto a mastro Ciliegia:
– Ho pensato di fabbricarmi da me un bel burattino di
legno; ma un burattino maraviglioso, che sappia ballare,
tirare di scherma e fare i salti mortali. Con questo burattino
voglio girare il mondo, per buscarmi un tozzo di pane e un
bicchier di vino; che ve ne pare?
Top Related