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ANNO 2 NUMERO 4Maggio/Giugno 2013

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TIRATURA LIMITATA DA COLLEZIONE

SU CARTA PREZIOSA

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Sommario

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10Sviluppo e decrescita con un solo paradigma: la Qualità

22 Albano Carrisi: un respiro fra due silenzi è la nostra vita

30Valorizzare il territorioper rilanciare il turismo

L’orgoglio italianosfreccia sotto le stelle

Pane di Altamura D.O.P.un valore da tutelare

“Capitani Coraggiosi”:la qualità di pane, pasta e

taralli... cose di grano.

Massimo Incagnoli:creare valore aggiunto per un territorio a beneficio di tutti

I “Mercatini del gusto”

Ferrari e Cantine Albea:due “patrimoni” italiani

Tuttofood 2013 scelto da Expo 2015 come vetrina d’eccellenza

L’olio extravergine d’oliva italiano è ancora il nostro “oro liquido”?

Con Re Giorgio e suo nipote Enrico, il sereno dopola tempesta perfetta

Umbria e Puglia: matrimonio enogastronomico all’insegna

dell’unità d’Italia

6 La fiscalità al serviziodella competizione

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ANNO 2 NUMERO 4Maggio/Giugno 2013

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www.facebook.com/SlowEconomy - www.issuu.com/SlowEconomy

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Vino rosato italiano,una scommessa vincente

Come tutelare i prodottid’eccellenza di Puglia

Emblema eyewear:dress your life

Michele Del Giudice,un Angelo fatto uomo

I gioielli del GAL“Terra dei Trulli e di Barsento”

Finalmente fatti concreti:“CHEF day ECCELSA”

Letti per Voi

Miss Slow Economy 2013

Orgoglio italiano

Fabrizio Nardoni: rilanciareil comparto vinicolo

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Editorialedi

Ste

fano

Mas

ullo La fiscalità al servizio

della competizione

L’utilizzo della leva fiscale per attrarre investimenti , creare posti di lavoro ed ottenere

ritorni economico - finanziari è la strategia che ha caratterizzato la politica tributaria di un numero crescente di Paesi.

Si è vista anche durante la re-cente tornata elettorale la sensi-bilità che il Paese ha dedicato al problema fiscale ed alla tassazio-ne degli utili di impresa e non è un mistero per nessuno che l’Eu-ropa in molti dei suoi Paesi, trovi in questo, un vincolo insormonta-bile allo sviluppo economico.

Che la fiscalità sia un fattore competitivo tra sistemi Paese è cosa nota: la pressione tributaria, ma anche la qualità e la quantità delle riforme in questo settore, sono monitorati costantemente dai Governi e ciascuno di essi guarda a cosa fanno gli altri.

Molti dei Paesi che oggi offrono opportunità di impresa con fisca-lità ridotte, sono in alcuni casi,

anche Paesi che propongono quale cavallo di Troia, per attrar-re imprenditori, manager ed in-vestitori, l’ap-proccio del turi-smo golfistico.

Il rapporto Doing Business pubblicato dalla Banca Mondiale cerca di rende-re possibile un confronto con graduatorie an-nuali utilizzando 11 indicatori.

La fiscalità continua e continuerà ad essere un fattore importante e a volte decisivo per la localizzazione o la delocalizzazione di una impresa.

Ma è il concetto sottostante di fiscalità che sta evolvendo rapi-damente e di questo le politiche fiscali non potranno non tenerne conto.

Innanzitutto vi è il prelievo fi-scale complessivo previsto per una certa attività che è general-mente somma di una serie di prelievi che gravano sul reddito generato e di altri prelievi, nella forma di tributi indiretti e minori, che gravano sull‘attività per il fat-to stesso che viene esercitata.

Tuttavia non si tratta solo di questo: a fronte di una riduzione complessiva dell‘ 8% del prelievo

fiscale complessivo sul reddito dell‘ impresa tipo, Total Tax Rate, per il periodo dal 2004 al 2011, nel 2011 la riduzione comples-siva è stata solo dello 0,3 % e quasi esclusivamente ascrivibile ai Paesi Asiatici e dell‘America Centrale.

Lo stesso rapporto evidenzia che esisteuna forte correlazione tra prelievo fiscale e crescita ma che il solo basso prelievo fiscale non è sufficiente a stimolare la crescita.

La componente peso degli adempimenti fiscali può rappre-sentare un vincolo per la crescita interna, ma ancor più dell’ eleva-ta imposizione, una riduzione dei vincoli di tipo amministrativo rap-presenta un fattore per la crescita

Il Direttore Responsabile di Slow Economy Stefano Masullo

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La Banca Centrale Europea

economica di un Paese, come il numero dei pagamenti di impo-ste ed il numero di ore necessa-rie ad adempiere.

La questione si sta quindi spo-stando sul peso che le imprese danno alle condizioni diverse dal prelievo fiscale.

E’ in questo senso che il con-cetto di fiscalità sta rapidamente mutando verso una accezione più vasta. Alla misura della pressione fiscale bisogna affiancare nelle scelte strategiche almeno alcuni dei seguenti altri fattori quali:

• stabile quadro normativo di ri-ferimento in materia fiscale o con modifiche accompagnate da una fase di adeguamento prima della loro entrata in vigore;

• certezza e tempestività nei criteri interpretativi;

• capacità della pubblica am-ministrazione di essere un inter-locutore affidabile a livello di ac-countability;

• quadro sanzionatorio ripensa-to in funzione della proporzionali-

tà tra violazione e sanzione;• cooperazione tra ammini-

strazioni evitando che comporta-menti fiscalmente ammessi in un dato Paese siano fonte di conten-zioso in un altro;

• maggiore attenzione da parte di molte amministrazioni al feno-meno dell‘evasione, soprattutto nella sua componente off shore, infatti alcuni Paesi tollerano sem-pre meno una competizione giu-dicata non corretta attraverso la leva fiscale da parte di altri Paesi .

Guarda caso, un Paese come la Turchia, che negli ultimi anni ha portato sul mercato turistico una offerta golfistica di primo ordine, dal 2004 ha ridotto dal 53% al 41,2% la pressione fiscale com-plessiva sulle imprese e tagliato dal 5% al 14,5% gli oneri sociali sul lavoro dipendente, istituendo nel 2012 un articolato sistema di esenzioni fiscali ed agevolazioni, zone industriali, vere e proprie zone franche, con l’obiettivo di attrarre investimenti esteri.

A riprova di quanto affermato sopra dal 2005 ad oggi a livello mondiale, si sono registrate ben 296 riforme fiscali in 142 econo-mie, come illustrato dl rapporto annuale sulla fiscalità nel mondo, stilato da Price Waterhouse Coo-pers e dalla Banca Mondiale de-nominato Payng Taxes.

Complessivamente le econo-mie mondiali hanno alleggerito dell‘1% l’anno, in totale un calo pari al -8%, il Total Tax Rate, ovve-ro l‘incidenza effettiva del carico fiscale e previdenziale sui profitti maturati ogni anno dalle impre-se, portandolo al 44,7%, hanno ridotto di una settimana il tempo per effettuare gli adempimenti, 54 giorni in tutto, e il numero di pagamenti, 6,5.

Con enormi differenze, come è prevedibile tra aree geografiche ed economiche.

Aliquote irrilevanti in Medio Oriente grazie ai proventi del pe-trolio e pressione insostenibile in Africa, tempi biblici per gli adempi

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menti in Sudamerica, flessibilità e iter semplificati in USA e Canada.

E se l‘Eurozona si qualifica come sistema complessivamente effi-ciente ma con aliquote rilevanti per sostenere un welfare articola-to, la palma del riformismo fiscale se la aggiudicano Asia Centrale ed Europa dell‘Est.

In 5 anni, Europa Orientale e Asia Centrale hanno registrato il più ampio miglioramento: hanno ridotto i tempi medi per i paga-menti di 200 ore, 261 ore è il tempo per adempiere e il nume-ro degli adempimenti da 52 a 28.

Aliquote basse ed informatizza-zione premiano soprattutto i Paesi balcanici, dalla Bosnia alla Serbia ma anche Romania e Bulgaria, con un’IVA compresa tra 10 e 16% e la corporate tax tra 17 e 24%: più lenti a vedersi i risultati nelle Repubbliche Caucasiche.

Le aliquote più pesanti, in me-dia dal 57,4 % ma che compren-dono dal 15,2 % dello Zambia al 340 % della Repubblica Demo-

cratica del Congo, e del maggior numero di pagamenti e di tempo perso per adempere restano ad appannaggio dell‘Africa.

La sola Africa sub sahariana ha registrato la più ampia riduzione del Tax Rate totale, - 13,3 % dal 2005.

L‘Italia si posiziona al 131o posto nella classifica generale, prenden-do ad esame 185 economie.

In Italia il carico fiscale com-plessivo è il più alto d’Europa, pari al 68,3 % dei profitti commercia-

li, sostanzialmente stabile contro una media scesa, nonostante la crisi, dal 43,4 % al 42,6 %, me-dia mondiale pari al 44,7%.

A breve distanza dall‘Italia si po-siziona l‘Estonia (67,3 %), segui-ta dalla Francia (65,7 %).

Tra i primi 10 Paesi al di sopra della media europea si trovano anche il Belgio (57,7 %), l‘Au-stria (53,1 %), la Svezia (53 %), l ‘Ungheria (50,3 %), la Repubbli-ca Ceca (49,3 %), la Slovacchia (47,9 %), la Germania (46,8 %).

Ad avere l’aliquota più bassa sono invece Lussemburgo, con un carico di un terzo rispetto a quello italiano (21 %), seguito da Cipro (23 %) ed Irlanda (26,4 %).

Il golf attrae un turismo qualifi-cato, occorre perciò che dietro a questa vetrina, quella italiana ha tutte le carte in regole per esse-re tra le migliori, ci sia un Paese che realmente incentivi gli inve-stimenti e che convinca, non solo gli stranieri a tornare, ma anche gli imprenditori intaliani a conti-nuare ad investire .

Il golf deve far capire questo semplice concetto: “Qualunque player alla fine si dirige verso i campi migliori ai costi più conve-nienti e dove dietro c’è un servi-zio pronto ad accoglierlo“ .

Il Direttore Responsabile di Golf People Club Magazine Stefano Masulloe Bianca Maria Miola Vecelli sul campo da golf

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Stefano Masullo e Bianca Maria Miola Vecelli

Stefano M. Masullo, classe 1964, laurea in Scienze Eco-nomiche e successivi Master di Specializzazione in Comunicazio-ne, Marketing e Finanza, opera nel settore finanziario dal 1984, ha iniziato il proprio percorso professionale nella società Con-sulenti Finanziari SpA, controlla-ta dal finanziere commercialista Pompeo Locatelli, in seguito, ha collaborato per oltre un lustro, con mansioni e incarichi cre-scenti quali Procuratore di Borsa, autorizzato con delibera CON-SOB, presso lo Studio di Agenti di Cambio Leonzio Combi, costi-tuito a Milano nel 1903 e reputa-to uno dei più importanti in Italia.

Nel 1995 fondatore, presiden-te e azionista qualificato, per ol-tre 11 anni, del gruppo di consu-lenza ed intermediario finanziario non bancario ex articolo 106 T.U.B., autorizzato dall’Ufficio Italiano Cambi, Opus Consulting S.p.A., capitale sociale 625.000 euro, in seguito alla cessione del-la struttura avvenuta nel 2006 è diventato azionista ed ammini-stratore delegato della holding di investimenti e partecipazione Euro Sopa SpA, capitale sociale 800.000 euro.

Già Rappresentante alle Gri-da alla Borsa Valori di Milano e Broker registrato al NASD a New York è specializzato nella con-sulenza e gestione di patrimoni mobiliari ed immobiliari,nella fi-nanza di impresa,nella pianifica-zione fiscale,nella comunicazione finanziaria e nella formazione.

Socio fondatore e tuttora se-gretario generale ASSOCON-SULENZA Associazione Italiana Consulenti di Investimento la prima ed unica associazione di categoria dei consulenti di inve-stimento riconosciuta a livello istituzionale in Italia, fondata nel 1996 che ha registrato oltre 700 iscritti, è inoltre socio fondatore e segretario generale ASSO-CREDITO Associazione Italiana Consulenti di Credito Bancario e Finanziario di cui è presiden-te Luigi Pagliuca, già presidente del Collegio di Milano e Lodi dei Ragionieri Commercialisti, oltre 3.000 membri.

Docente universitario, autore di oltre 300 pubblicazioni e di 22 best sellers aziendali, di cui uno adottato, nel 1998, come testo d‘esame all‘Università Bocconi di Milano, opinionista presso le più importanti testate giornali-stiche e televisive specializzate di settore, quali RAI, CNBC Class Financial Network e Bloomberg Television, è stato chiamato a tenere relazioni e conferenze in Italia ed all’estero organizzate da prestigiose istituzioni quali Marcus Evans, Università Catto-lica del Sacro Cuore, Università Commerciale Luigi Bocconi, IUAV Università di Venezia, Università Statale di Pavia, Fondazione Ban-ca Europa.

Nel 2002 ha realizzato il primo manuale pubblicato in Italia de-dicato al ruolo professionale del Consulente di Investimento.

gazine, direttore responsabile ROSSIA, magazine di lifestyle in duplice lingua, italiano e rus-so, direttore editoriale Family Office Patrimoni di Famiglia pri-mo periodico italiano dedicato alle aziende di famiglia ed alla tutela dei patrimoni familiari.

Attualmente è direttore re-sponsabile, fin dalla fondazione, avvenuta nel 2000 della testa-ta on line di finanza operativa www.trend-online.com e diret-tore responsabile della rivista multimediale di settore deno-minata Golf People costituita da portale internet, web television e trimestrale cartaceo.

Magnifico Rettore della Libe-ra e Privata Università di Diritto Internazionale ISFOA di Lugano e legalmente autorizzata con delibera del Consiglio di Stato e Repubblica del Cantone Ticino.

Autore nel 2001, venti gior-ni dopo il drammatico attentato alle Torri Gemelli di New York, del primo libro pubblicato in Italia dedicato alla finanza islamica, di cui è reputato uno dei maggiori esperti in Italia, intitolato Le Gui-de Operative ai Mercati Finanziari dei Paesi Arabi: Bahrein.

Nel settore editoriale ha rico-perto importanti ruoli quali diret-tore editoriale delle prime due ed uniche riviste italo elvetiche dedicate alla finanza dei Paesi Mediorientali ed a quella islami-ca, denominate rispettivamente Finanza Araba e Shirkah Finance, vice direttore del patinato dedica-to al lusso World & Pleasure Ma-

Ha operato con incarichi di direzione o di consulenza pres-so importanti gruppi bancari, assicurativi, finanziari, indu-striali quali: Norwich Union, CIM Banque, Broggi Izar, Hender-son Investor, Fleming, Corner Bank, Lemanik, Nationale Ne-derland, Banca Popolare Com-mercio Industria, Prudential Vita, Banca Popolare di Milano, Cassa di Risparmio di Cento, Cassa di Risparmio di Peru-gia, Socièté Bancarie Priveè, Liberty Financial, FMG Fund Marketing Group, Credito Italia-no, ING Group, Colomba Invest SIM, MPS Banca Personale SO-FIA SGR, 81SIM.

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Attualità

Sviluppo e Decrescitacon un solo paradigma:

la Qualità.

Sembrerebbe, di primo ac-chito, non esserci la “via di mezzo” che coniughi le

teorie della Decrescita sostenu-te dal professore di Scienze Eco-nomiche dell’Università di Parigi/Sud Serge Latouche e quelle

del libero mercato che da solo è capace di autoregolamentarsi sostenute, per esempio, dall’e-conomista Alessandro De Nico-la, Presidente della “Adam Smith Society”, ma forse non è così e le intelligenti menti apparente-

mente contrapposte potrebbero e dovrebbero cercare i punti in comune.

Probabilmente il Prof. Emerito Latouche intende uno sviluppo ed una crescita economica con “decrescita dei consumi sfrenati ed inutili” evitando di moltipli-care a dismisura le produzioni, quando sintetizza la sua teoria con le “8 R: rivalutare, rilocaliz-zare, riciclare …”, teoria compa-tibile pure in un libero mercato, che abbia però delle regole, che perfino i banchieri auspicano per il mercato finanziario.

Uno sviluppo sostenibile per una nuova economia virtuosa, che tenga conto delle nuove frontiere tecnologiche, conser-vando tuttavia, e consumando, anche i prodotti del lavoro e dell’ingegno del passato, come, per esempio, le ricchezze artisti-che, culturali ed architettoniche italiane, oppure le risorse agro-alimentari, (esattamente come fa SlowFood con i “presìdi” dei prodotti locali tipici), può esse-re una delle ricette per produrre reddito e benessere pur soste-nendo la “decrescita” di consumi illimitati e ansiotici di tutto quello che ci viene propinato e spaccia-to come “indispensabile” per la nostra vita.

Anche l’Istat, il 9 aprile di quest’anno, ha annunciato un

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secondo elemento che affian-cherà d’ora in poi il PIL (Prodot-to Interno Lordo) per misurare lo sviluppo del paese, l’Indice di Benessere IDB.

La stessa sera dell’annuncio Istat il filosofo Massimo Cacciari lo ha commentato specificando che ci sono delle variabili ogget-tive che compongono questo elemento, quali per esempio il reddito delle persone, ma anche il lavoro e la stessa qualità del la-voro, poi ci sono alcune variabili soggettive come per esempio la famiglia di appartenenza di ogni individuo (si può vivere in una fa-miglia ricca ma esserne frustrati nei rapporti oppure in una fami-glia economicamente modesta ma ricca di relazioni parentali).

Il sociologo Franco Ferrarotti ha invece distinto tra felicità e contentezza, essendo la prima più un’aspirazione da raggiunge-re che uno stato d’animo concre-

tamente sperimentabile, mentre la contentezza è raggiungibile anche nelle piccole soddisfazioni quotidiane che insieme possono contribuire a porci in pace con noi stessi e quindi a provare be-nessere.

Tornando sul concetto del “consumismo sfrenato” che ha imposto, almeno nei nostri pae-si occidentali, lo stile di vita degli ultimi decenni (ma vedo che lo abbiamo inculcato anche in paesi lontani come la Cina) mi doman-do che senso abbia cambiare il

telefono cellulare od il tablet, in-seguendo freneticamente il pos-sesso del nuovo modello propo-sto, oppure, come siamo stati abituati da almeno vent’anni, so-stituire continuamente l’auto fino ad averne anche più di una, con l’aggiunta di consumare a dismisura quel combustibile fos-sile che le fa muovere, che sarà esaurito in breve tempo perché si è costituito nel sottofondo ter-restre in milioni di anni e non è quindi rinnovabile né a breve né a medio termine?

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Se almeno sostituire l’auto si-gnificasse acquistarne una che vada ad idrogeno oppure ad energia solare sarebbe un passo avanti, come pure, per esem-pio, comperare una nuova casa ci consentisse di abitare luoghi domotici e soprattutto autonomi energeticamente, a costo zero e senza nessun impatto ambienta-le inquinante.

Ha poi senso comperare abiti, calzature ed accessori in con-tinuazione quando gli armadi sono ancora pieni di roba nem-meno usata oppure mangiare cibo molto velocemente senza gustarlo nemmeno (come in-vece insegna Slowfood) e sen-za neppure stare a guardarne la qualità, solo perché ci viene venduto a basso prezzo oppure perchè l’accattivante campagna pubblicitaria che lo promuove solletica le nostre fantasie gu-stative?

Quest’anno due giorni prima di Pasqua la Guardia di Finanza ed i Carabinieri hanno sequestrato di tutto e di più, in tutta la penisola da nord a sud, tutta merce ali-mentare taroccata o addirittura nociva per la salute (ad esem-

pio pesce congelato scaduto da anni!) e pronta ad invadere le cu-cine delle famiglie ignare o dei ristoratori incauti, sicuramente tutti invogliati dal basso costo accessibile che alletta in tempi di grandi ristrettezze economi-che.

Ma se ci pensiamo un attimo e comperiamo un chilo di pasta fatta con trafile in bronzo, grano duro “Senatore Cappelli”, per esempio asciugata con la lenta essiccazione uno o due giorni, al prezzo che ci sembra esorbitan-te di 5 euro, facendo il conto ci mangiano dieci persone con un

costo per ciascuno di 50 cente-simi, invece dei 10 centesimi di altre paste cosidette economi-che, e mi pare un costo soste-nibile anche dai meno abbienti se si considera che i benefici, in termini di salute futura (e quindi di risparmio in medicine e cure) oltre che di immediata soddisfa-zione gustativa, saranno enormi.

Lo stesso discorso si può fare per l’olio extravergine d’oliva che ci serve per condire quella pasta, che non può costare meno di 3 euro a litro per dirsi veramente “olio”, ed il medesimo esempio vale anche per il formaggio che la condirà o per il pane che l’ac-compagnerà.

Pensate all’enorme differen-za che esiste per esempio tra il Pane D.O.P. di Altamura e la insulsa baghette che troviamo all’ipermercato, basterebbe l’o-dore a spiegare tutto.

Ci sono infatti prodotti che hanno un loro costo oggettivo, che si compone a cominciare dalla materia prima che li costi-tuisce per proseguire con quello relativo alle tecniche di trasfor-mazione “lente, salubri, ricche di saperi e sapori”, e scegliere que-

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sti invece di altri che attraggono per risparmio di prezzo oppure perché spinti da una pubblicità ingannevole, scegliere cioè la “qualità” non è un lusso da spre-coni, piuttosto è una necessità che tutti dovrebbero poter di-sporre (e scegliere quando e se ben informati).

Se scegliessimo tutto con questa procedura consapevole anche gli altri ingredienti della nostra vita quotidiana, dagli og-getti che usiamo, fino addirittura al tempo che utilizziamo nelle nostre faccende, dal lavoro al tempo libero, dalle relazioni in-terpersonali agli sport praticati, quindi con l’unico paradigma del-la Qualità, ci accorgeremmo che più che spendere fuori misura e fuori budget stiamo “investendo su noi stessi” ed in definitiva così facendo spenderemmo il nostro denaro procurandoci l’allunga-mento della nostra vita accom-

mento e nella persuasione dei consumatori con tutti i mezzi di comunicazione possibili che rie-scono a trasformare il brutto in bello, l’insano in sano ed appe-tibile.

In molti casi questi poteri, che non sempre tengono conto di un’etica sociale ed imprendito-riale che sarebbe utile persino ai loro giusti profitti, usano anche mezzi scorretti e sleali che nes-sun consumatore potrà mai sco-prire e nemmeno immaginare.

In questo senso, sabato 6 aprile su RAI3, nella sua ottima trasmissione TV “Metropoli”, Massimo Manfredi, parlando di Torino e della illuminata impren-ditoria che in quella città è nata nel secolo scorso, portando mol-ti benefici alla comunità globale, ha accennato alla distorsione dell’etica industriale che ha un nome ben preciso: obsolescen-za programmata.

pagnandola con un equilibrio psico/fisico accettabile.

E’ chiaro che i poteri forti a livello di mercato globale, che non sono solo politici e/o finan-ziari ma anche industriali, pro-duttori di manufatti utili alla no-stra esistenza, specie quando sono grandi compagnie multina-zionali,generalmente orientate più a lucrare nel breve termine a tutti i costi, piuttosto che a ri-cavare i giusti profitti di big com-pany nel medio/lungo periodo, (perseguendo la fedeltà dei con-sumatori che può derivare solo ed esclusivamente dalla loro fiducia conquistata negli anni lentamente ed inesorabilmente, in maniera “slow”, proponendo la qualità), saranno sempre un ostacolo formidabile su questa strada della qualità a tutti i costi, anche perché le multinazionali possiedono le risorse finanziarie da impiegare pure nel convinci-

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Si tratta proprio della “fast eco-nomy” come la chiamo io, dello sviluppo con crescita illimitata dei consumi non più sostenibile, proprio quella che ci ha portati ai disastri che ora ben conosciamo e subiamo, quella del “comprare, buttare e ricomprare ancora”, in definita la filosofia del produrre ed ancora produrre senza sosta, la ricetta che si è sempre usata per creare lavoro quando non ce n’è.

Un esempio fu addirittura un secolo fa la creazione del cartello Phoebus, che ufficialmente non è mai esistito ma è accertato che fu costituito dalla olandese Philips, dalla tedesca Osram e dalla francese De Holland, che si accordarono, proprio quando la pubblicità spiegava che le lampa-dine potevano durare 2.500 ore, affinché fossero invece costruite dai rispettivi laboratori con una durata non superiore alle 1.000 ore.

Dopo la guerra persino la sca-denza dei prodotti alimentari ve-niva anticipata apposta in etichet-ta per far rinnovare le dispense e più recentemente alcuni scien-ziati/consumatori/etici hanno ri-

velato che la vita delle stampanti, per esempio, dipende da un chip interno programmato apposta per bloccarla in anticipo, affinché si possa buttarla e comprarne una nuova.

Perciò, come in politica le scel-te delle diverse parti servono ad immaginare ed offrire soluzioni alternative ai medesimi problemi da risolvere, anche in campo in-dustriale quella dell’obsolescen-za programmata è sempre stata una possibile soluzione alla crisi economica favorendo, spesso in modo sleale (perché nascosto), l’aumento dei consumi e quindi la produzione industriale che sta a

monte del processo di scambio, ma forse ora ci sono altre solu-zioni possibili per creare consu-mo e quindi crescita economica e quindi lavoro, si potrebbe pro-durre altro investendo meglio le nostre intelligenze.

Oggi non possiamo più permet-terci nemmeno queste antiche soluzioni alle crisi economiche, dobbiamo guardare allo sviluppo da un punto di vista diverso ed inedito, la realtà ce lo impone, non possiamo permetterci, per esempio, di buttare un cellula-re solo per comprere il nuovo modello quando non riusciamo ad avere denaro sufficiente per mangiare.

Ha ragione l’architetto milane-se Stefano Boeri quando parla del futuro del suo comparto, quando dice che bisogna per esempio riqualificare gli spazi nei centri storici delle città o le aree dismesse e dimenticate dei vecchi opifici, piuttosto che con-tinuare ad espandere periferie senza senso.

Ha ragione anche il giornali-sta esperto di automotive Carlo Bellati che sperimenta e divulga con entusiasmo le nuove fron-tiere tecnologiche raggiungibili già adesso dalle automobili, per

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esempio le auto che acquisisco-no i nostri sensi con l’A.I. (Intel-ligenza Artificiale) inserita nei computers di bordo, tanto che potremmo guidare, per assurdo, leggendo un libro e disinteressar-ci della strada in tutta sicurezza, (ma non lo faremo mai perché l’A.I. rimarrà sempre e solo un ausilio alla nostra guida affinché sia sempre più sicura, senza so-stituire la nostra sensibilità de-rivata dall’intelligenza biologica tuttora imbattibile, se non per la memoria che estesa nelle pro-tesi tecnologiche dei microchips diventa illimitata).

Queste nuove autovetture sa-ranno mezzi che possono guar-dare attraverso la nebbia, perché dotate di telecamere e di radar in grado di intercettare ed indi-viduare perfino un pedone a noi completamente invisibile e di conseguenza agiscono sui freni automaticamente oppure sono capaci di prevedere le azioni di altre auto davanti a noi ed inter-venire quando dovessero frenare improvvisamente, oppure grazie al gps riescono ad impostare una velocità costante mantenendo-si nella propria corsia come se fossero sui binari ferroviari, ef-fettuando persino i sorpassi in modo automatico ed in tutta si-curezza.

Se poi andassero anche ad idrogeno o con l’energia solare sarebbe l’ideale!

Tutti questi esempi, uniti a quelli relativi alla prossima e spero immediata produzione di nuove celle fotovoltaiche minia-turizzate e perciò poco invasive per l’ambiente agricolo e paesag-gistico, al fine di produrre energia pulita ed alternativa a quella fos-sile (petrolio, gas e carbone, oltre

che esauribili sono pure inquinan-ti) possono essere giuste ricette per un “nuovo sviluppo economi-co con decrescita del consumo tout court”.

Gli industriali che difendono l’obsolescenza programmata con la scusante dell’effetto benefico per il lavoro che questa pratica produce (aumentando la produ-zione), potrebbero cambiare pun-to di vista e, rispettare maggior-mente l’ambiente in cui vivono anche loro, potrebbero per esempio (alcu-ni lo stanno già fa-cendo) inaugurare il “riciclo program-mato dei materiali che compongono i manufatti”, elimi-nando il concetto stesso di rifiuto, e creando pure ulte-riori posti di lavoro!

In fondo che si creda in Dio o meno anche ognu-no di noi ha una sua propria obso-lescenza program-mata alla nascita, però la scadenza dipende molto dal-le nostre azioni e dallo stile di vita che scegliamo se viene anticipa-ta rispetto alla data approsimati-vamente prestabilita dalla geneti-ca di ciascuno.

Ottimo ed esplicativo, in tema di Obsolescenza Programmata ed anche di Obsolescenza Per-cepita, questo articolo apparso sul social network “Decrescita Felice” di Simone Zuin (ideatore e fondatore del sito) il 6 maggio 2012 che mi piace riportare qui di seguito:

“Il 23 dicembre 1924 venne istituito a Ginevra “Phoebus”, il primo cartello mondiale che si prefiggeva il controllo della pro-duzione e della vendita delle lam-padine ad incandescenza.

L’accordo, che coinvolgeva le più importanti case produttrici, prevedeva, tra l’altro, di far scen-dere la vita delle lampadine dalle oltre 2500 ore (garantite prima dell’accordo) a sole 1000 ore.

I progettisti dovettero mettersi al lavoro per ideare delle lampadi-ne meno efficienti e meno dura-ture. Nasce con Phoebus l’obso-lescenza pianificata degli oggetti d’uso comune.

Nel 1933, in piena crisi econo-mica, l’immobiliarista americano Bernard London nel suo “The new Prosperity”, al primo capitolo “En-ding the Depression Trough Plan-ned Obsolescence” arrivava a teorizzare l’obsolescenza obbliga-toria per ogni bene di consumo.

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London riteneva fondamentale per uscire dalla recessione e per rilanciare una nuova prosperità, imporre una domanda continua per alimentare la produzione ed il profitto delle aziende.

Questo il pensiero di London: “Secondo il mio progetto, i go-verni assegneranno un ‘tem-po di vita’ alle scarpe alle case alle macchine, ad ogni prodotto dell’industria manifatturiera, mi-neraria e dell’agricoltura, nel mo-mento in cui vengono realizzati.

Questi beni saranno venduti ed usati nei termini ‘definiti’ della loro esistenza, conosciuti anche dal consumatore. Dopo che que-sto periodo sarà trascorso, que-ste cose sarebbero legalmente ‘morte’ e […] distrutte nel caso ci sia una disoccupazione diffusa. Nuovi prodotti sarebbero costan-temente immessi dalle fabbriche

sui mercati, per prendere il posto di quelli obsoleti”.

Le idee di London non furono attuate, ma l’obsolescenza vede una nuova primavera negli anni ’50 con Brooks Stevens che ne conia il termine e una nuova de-finizione: “è il desiderio del con-sumatore di possedere qualcosa un pò più nuovo, un pò meglio, un pò prima del necessario” ed aggiunge, riferendosi ai proces-si di idealizzazione dei prodotti: “[l’obiettivo è] creare un consu-matore insoddisfatto del prodotto di cui ha goduto affinché lo venda di seconda mano e lo comperi più nuovo con una immagine più attuale“.

Con questo spirito Stevens si adoperò per progettare sempre nuovi manufatti che rendessero obsoleti quelli già in commercio, piuttosto che crearli di scarsa

qualità in modo che si guastasse-ro in poco tempo.

Parole, quelle di Stevens che non rimasero relegate al solo ambito de l design e dell’industria manifatturiera, ma diventarono lo stile di vita dell’intero occidente. Pensiamo all’economista ameri-cano Victor Lebow, membro del-lo staff di analisti economici del Presidente Eisenhower, che nel 1955 disse “La nostra economia incredibilmente produttiva ci ri-chiede di elevare il consumismo a nostro stile di vita, a trasforma-re l’acquisto e l’uso di merci in rituali, di far sì che la nostra re-alizzazione personale e spirituale venga ricercata nel consumismo.

Abbiamo bisogno che sempre più beni vengano consumati, di-strutti e rimpiazzati ad un ritmo sempre maggiore”.

Esistono quindi due tipologie

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di obsolescenza: quella pianifica-ta, come nel caso di Phoebus, e quella percepita, come professa-to da Stevens.

Nell’obsolescenza pianificata abbiamo visto che tutto nasce dalla progettazione dell’oggetto, momento in cui i costruttori defi-niscono il tempo massimo di vita dell’oggetto stesso. Spesso non vengono previsti i pezzi di ricam-bio o si rende particolarmente difficoltosa e costosa (quindi non conveniente) la riparazione.

Basta guardarsi attorno o pen-sare al nostro recente passa-to per trovare oggetti che sono stati progettati secondo la logica dell’obsolescenza programmata: stampanti che si bloccano all’im-provviso dopo aver raggiunto un certo numero di stampe, elettro-domestici che si rompono subito dopo lo scadere della garanzia, il lettore mp3 di una nota azienda

americana che nelle prime ver-sioni non prevedeva la sostitu-zione della batteria benchè inuti-lizzabile dopo solo pochi mesi di vita.

Questi alcuni esempi di obso-lescenza pianificata, a cui va ag-giunta la voluta miniaturizzazione degli oggetti (auspicata anche dai fautori del così detto “svilup-po sostenibile”), resi sempre più complessi e a buon mercato.

Concordo con quanto ci ricorda Jacopo Fo nel suo blog, ovvero che “Costruire prodotti program-mati per rompersi è un crimine contro i consumatori e contro l’ambiente“. (1) L’obsolescenza quindi va osteggiata in tutti i modi possibili. Come cittadini consu-matori possiamo fare la nostra piccola parte.

Quando possibile è bene acqui-stare i nostri prodotti da artigiani specializzati anziché affidarsi ai

negozi della grande distribuzione. Acquistare servizi e non oggetti (ad esempio posso acquistare il servizio car sharing e non l’auto-mobile).

Possiamo poi orientare i nostri acquisti verso beni che garanti-scano una maggior durata, com-parando ad esempio il tempo di vita tra prodotti di diverse marche (per questo ci possono venire in aiuto qualche ricerca su internet, le riviste delle associazioni dei consumatori o un’attenta lettura dei manuali d’uso).

L’obsolescenza pianificata va poi combattuta dai Governi col-pendo quelle aziende che pale-semente la attuano e stabilendo per legge degli standard di produ-zione, definendo quindi i requisiti minimi di durata dei prodotti.

Un’altra strada che la politica deve perseguire è l’apertura ed il sostegno di scuole tecniche mi-

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rate alla formazione di nuovi arti-giani dediti alla riparazione.

Una nuova classe di professio-nisti che possa sostituire ed in-tegrare quei pochissimi artigiani ancora presenti nelle nostre città.

L’obsolescenza percepita è, se possibile, ancor più subdola ri-spetto alla pianificata, in quanto agisce in modo diretto sul nostro stato d’animo con l’obiettivo di renderci infelici per ciò che ab-biamo e, soprattutto, per ciò che siamo.

La moda ne è l’esempio lam-pante. Nuove collezioni ogni anno, un cambio di colore, un tacco più o meno alto, rendono rapidamente obsoleti i nostri ar-madi. La moda ci fa sentire ina-datti, “imponendoci” per essere accettati dagli altri di abbandonar-ci al rituale dello shopping, rimet-tendoci “al passo con i tempi”.

Altri esempi sono l’informatica e la telefonia mobile. Nuovi pro-dotti, con nuove funzioni (che quasi mai utilizziamo) o con lie-vi modifiche di design, invadono quotidianamente il mercato e, con la pubblicità, il nostro privato. Software sempre più complicati che richiedono computer sempre più potenti, rendendo inutilizzabi-le quelli già esistenti.

L’obsolescenza pianificata ci rende consumatori obsoleti an-cor prima di consumare e a que-sto dobbiamo opporci, con la for-za della nostra volontà.

Mi pare che queste riflessioni di Simone Zuin siano da condivi-dere.

Da anni la mia sensibilità perce-piva che non si trattava dell’inizio di una consueta (anche se grave) crisi economico/finanziaria (che molti incominciano a paragonare a quella disastrosa del crollo in bor-

sa a Wall Street del 1929) ma che fossimo proprio in un momento di passaggio tra un’epoca ed un’al-tra, proprio come Dante Alighieri percepiva che tutto lo stile di vita medievale era alla fine (senza pur-troppo aver mai visto che ci fu l’e-poca del Rinascimento).

Spero solo che non debba-no passare intere generazioni per avere nuovi codici di vita, come quando la cultura secolare dell’antica Roma si spense in una lenta agonia con degrado iniziata con l’invasione dei Visigoti nel 410 dopo Cristo!

Ma contemporaneamente, mentre il lusso ozioso e la corru-zione aveva lasciato la città Eter-na indifesa all’aggressività di quei barbari, si imponeva l’Impero Bi-zantino che produceva sviluppo economico e crescita di benes-sere a Costantinopoli, dove inve-stivano, per esempio, in grandi opere pubbliche, come i mae-

stosi acquedotti che gli ingegneri romani resero capaci di portare da lontano l’acqua nelle grandio-se cisterne sotterranee della cit-tà (incredibile opera di ingegno la cisterna Basilica), rendendola autonoma negli assedi perché dotata anche di mura inattaccabili perfino dagli Unni di Attila, che in-vano cercò di conquistarla per gli enormi tesori che ricavava quale crocevia dei commerci tra oriente e occidente.

Se le considerazioni fin qui fat-te fossero un manifesto per un nuovo Sviluppo economico con Decrescita del consumo illimita-to, non si potrebbe trascurare di parlare delle responsabilità che dovrebbero assumersi, insieme al sistema produttivo di cui abbia-mo detto, anche i poteri politici e quelli finanziari, per il bene di tutti.

La finanza, che concettualmen-te significa prestare denaro al

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sistema produttivo (soprattutto attraverso l’uso della Borsa), per ricavarne nel tempo i giusti inte-ressi, deve tornare a collegarsi appunto all’economia “reale”, evitando speculazioni ardite se non addirittura fraudolente, come abbiamo già visto in Italia con la cosidetta “finanza creativa” che ha distrutto un simbolo come era Parmalat, oppure come è suc-cesso nel 2008 coi subprimes statunitensi, per continuare con le speculazioni sui titoli di Stato oppure coi derivati e le specu-lazioni su aziende quotate (che diventano scommesse sulla vita o la morte, a volte provocata ad arte, delle stesse) o sulle materie prime indispensabili per nutrire il pianeta come il grano o l’acqua.

Qualora la Finanza non sappia

che ne riceve un danno anch’es-sa) deve assolutamente interve-nire la Politica con regole severe di prassi e di controllo, ma per far ciò gli uomini politici dovrebbe-ro autoregolamentarsi anch’essi cercando di diminuire la corru-zione che pervade anche questa importante scienza sociale.

Per un nuovo sviluppo econo-mico con decrescita sfrenata dei consumi, proprio nel nostro pae-se la politica, oltre che scegliere legislatori ed amministratori affi-dabili, dovrebbe ritornare a fare la programmazione industriale, che è la principale via progettuale a medio/lungo termine, la bussola pubblica dell’economia reale, che purtroppo in Italia manca da al-meno vent’anni.

Per esempio, proprio dopo la

quella antica ricetta di aumento produttivo e di lavoro, affiancaro-no col Presidente Franklin Delano Roosevelt anche e persino una forte iniezione di capitali investi-ti nella cultura, con la quale, nel tempo, si mangia!

In tempi di crisi può sembrare un paradosso, ma investendo in cultura si mangia eccome!

L’Italia, il Belpaese da tutto il mondo sempre agognato, può offrire paesaggi, storia, musei, architetture, opere d’arte in qua-lità e quantità ineguagliabili, ed in ogni luogo per quanto piccolo e periferico sia.

Perché non investirvi massic-ciamente?

Si creerebbero nuovi posti di lavoro e si genererebbe un flusso turistico formidabile, che porte-rebbe nuovo denaro che circole-rebbe proprio nell’attuale asfissia di consumi interni.

Perché le regioni del Sud, che godono anche della mitezza di clima durante tutto l’anno non investono massicciamente, nello sport del golf, che dai sondaggi già pubblicati anche da noi, por-terebbe molti turisti/sportivi dal Nord Europa e dall’Est propensi sia a spendere denaro nei territo-ri che ospitano i campi attrezzati, sia a gustare i prodotti tipici della enogastronomia?

Perché la Politica non investe in nuove leggi che sgravino, al-meno a cominciare dalle regioni del sud fortemente colpite dalla disoccupazione giovanile, le im-prese dal pesante cuneo fiscale e che contestualmente allegerisca-no dai mille legacci burocratici, favorendo così gli investimenti di capitali stranieri?

Perché la Politica non investe in un altro settore sempre nella

o non voglia autoregolamentarsi (dovrebbe farlo anche da sola proprio perché dai risultati rag-giunti recentemente è palese

crisi del 1929, quando la Germa-nia non seppe scegliere altra via di sviluppo che il riarmo bellico, gli Stati Uniti d’America oltre a

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filiera della cultura, quello della formazione nella scuola e nell’u-niversità oltre che con risorse economiche anche con disposi-zioni legislative che favoriscano l’osmosi di scambio fra esse e le imprese?

Perché la Politica attuale, come fece quella degli anni ’60 investendo nella rete autostra-dale (che sembrava anche allora un’opera irrealizzabile per i costi eccessivi), non investe nell’alta velocità tra l’attuale capolinea di Napoli e le città di Bari, Lecce, Co-senza, Reggio Calabria, Palermo, Catania, Agrigento e Trapani e Trenitalia o Italo non concorrono a prendersi la loro parte di respon-sabilità portandoci i vettori?

Perché l’attuale classe politica non investe quindi nella “larga banda” implementando tutto il territorio nazionale con le fibre ottiche, e non decide di favorire le 2 autostrade del mare, a de-stra e sinistra dell’italico stivale, decongestionando le autostrade asfaltate dal traffico dei tir per le merci che potrebbero essere tra-sportate su rotaia e/o su acqua?

Risposte concrete, coi fatti, a queste domande forse creereb-bero nuova occupazione, sia in manovalanza che in termini di sano sfruttamento degli ingegni dei giovani laureati costretti a fare gli emigranti del terzo millennio, e forse metterebbero in un nuo-vo circolo virtuoso anche il dena-ro che favorirebbe nuovi “consu-mi consapevoli e quindi Crescita Economica”.

Giocare sui campi da golf italia-ni, magari arrivandoci indossando un abito di Giorgio Armani a bor-do di una Ferrari, che da marca commerciale è diventato in tutto il mondo un “simbolo” di benes-

sere, un vanto italiano, è l’augu-rio che faccio a quanta più gente possibile, ma mi piace sottoline-are che i poteri forti (imprese e banche soprattutto) debbono trarre spunto anche da persone come Diego Delle Valle, patron di Tod’s, che dopo aver già l’anno scorso sovvenzionato il restauro del Colosseo, e dopo aver con-diviso coi suoi operai i premi di produzione derivati dagli utili del-la sua azienda (anch’essa un altro must del “fatto in Italia”), dopo aver finanziato opere di rilevanza sociale nella regione Marche che

sa che hanno liquidità immediata e naturalmente tutte le banche, in questa urgenza senza tempo, decidere oggi, disporre domani e sostenere famiglie e giovani in crisi dopodomani è fattibile con-cretamente, in 3 giorni di tempo, io lo faccio!

Infine anche i mezzi di comu-nicazione dovrebbero dare il loro contribuito ad esempio enfatiz-zando notizie positive ed imitabi-li (invece che inseguire a tutti i costi le cattive notizie che fanno audience ma che alimentano ul-teriormente la generale depres-

ospita la sua famiglia e la sua im-presa, il 10 aprile 2013 ha pure annunciato che d’ora innanzi l’1% dell’utile netto aziendale sarà de-stinato a progetti di solidarietà, in favore di famiglie e di giovani !!!!

Ha detto: in questo terribile momento di crisi economica, così come potrebbero fare anche tante altre aziende quotate in bor-

sione psicologica), come hanno fatto i TG televisivi nazionali pro-prio il 10 aprile, parlando di un imprenditore che ha sorpreso un ladro a rubare nella sua villa ed in-vece di denunziarlo gli ha offerto un posto di lavoro, invitando tut-ti nell’intervista a non chiamarlo ladro perché era solo un nuovo povero!

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Il personaggio

Albano Carrisi: un respirofra due silenzi è la nostra vita

Troppo piccolo non ho vis-suto la rivoluzione cultura-le e sociale dei giovani del

1968 ma ne ho respirato le con-seguenze fatte di ribellione agli schemi precostituiti e di ricerca del nuovo, anche nella musica, con sentimenti spesso fra loro contrastanti.

Adriano Celentano portava il rock in Italia eppure la melodia dei nostri fratelli più grandi ai quali noi bambini anelavamo di assomigliare perché con invidia li vedevamo ballare con splendi-de ragazze, veniva conservata in chiave moderna dai Beatles.

Le mamme ci consentivano di guardare la TV fino a Carosello, alle 21, e poi tutti a nanna.

Era uno splendido esempio di pubblicità commerciale con creatività tutta italiana, 5/6 pic-coli films da 2 minuti nei quali ho poi scoperto che si sono ci-mentati “tutti” i più grandi attori e registi, e dove sono nati celebri cartoons, come Calimero, che rimavano per la gioia di grandi e piccoli, in chiave comica e gra-devole, la marca del prodotto da reclamizzare.

Ma ci veniva concesso di vede-re oltre quell’ora anche trasmis-sioni come il Festival di Sanremo, e ricordo che in quell’occasione facevo il tifo per Gianni Morandi perché il suo competitore era Claudio Villa, troppo vecchio ed antiquato per noi (solo da adulto

ho riscoperto il valore della sua incredibile voce).

Per questo motivo ricordo di esser andato da solo a 13 anni (e quasi di nascosto per la ver-gogna di essere additato come antiquato) al cinema per guar-dare un film di un cantante dal bell’aspetto che in quegli anni aveva una storia d’amore con la figlia del divo di Hollywood, Tyro-ne Power, che recitava pure lei in quella storia romantica dal ti-tolo “Nel sole”.

Era una coppia splendida e speravo da grande di avere an-ch’io quella fortuna in amore.

Un giorno, anni dopo, a cento metri da casa mia, nella cittadi-na celebre per il Carnevale e per

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le industrie del tessile/abbiglia-mento, Putignano in provincia di Bari, all’ingresso dell’hotel Plaza che era un avvenistico palaz-zo vetrato di quindici piani, vidi scendere da una Range Rover Albano e Romina coi loro tre bambini e rimasi incantato a guardarli, l’istantanea di quella splendida immagine di famiglia mi è sempre rimasta impressa nella memoria.

Un giorno, altri anni dopo, il Mago Zurlì dello Zecchino d’O-ro, Cino Tortorella mi ha portato a casa di uno di quelli che lui definisce VIP, i Very Important Pugliesi, (per l’amore che Torto-rella ha per le Puglie, per i suoi abitanti e per i suoi personaggi celebri sparsi nel mondo e nella sua Milano), proprio da Albano Carrisi a Cellino San Marco nel Salento pugliese.

Qui nella masseria del padre Carmelo, dopo ogni tourneè in

giro per il mondo, Albano tor-na da anni e qui vi ha investito tutti i guadagni della sua incre-dibile carriera, rivitalizzando per esempio la splendida Cantina di famiglia facendo diventare il vino che vi viene prodotto uno dei migliori del mondo ed in questo luogo del sud Europa vi ha co-

struito uno splendido relais con ristorante tipico pugliese.

Nei terreni limitrofi, immerso fra migliaia di alberi di ulivi se-colari, insieme al fratello Franco Carrisi, ha costruito un parcodi-vertimenti acquatico, sempre nell’ottica di fare marketing ter-ritoriale, portando il Salento l’in-

In casa di Albano a Cellino San Marco, da sinistra il produttore TV Saverio But-tiglione, il presidente dell’International Council of Management Consulting In-stitutes Francesco D’Aprile, Albano Carrisi e Cino Tortorella, il Mago Zurlì dello Zecchino d’Oro.

Saverio Buttiglione ed Albano nella tenuta Carrisi

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tera regione all’attenzione dei tours operators internazionali.

In questa occasione Albano mi ha regalato un dvd con un suo concerto tenuto a Mosca e anco-ra una volta, come quando ero bambino ed erroneamente pre-venuto verso l’anzianità di Clau-dio Villa, a casa l’ho riposto fra gli altri dvd senza molta voglia di guardarlo considerandolo, a tor-to, antiquato!

Per caso e per curiosità dopo mesi l’ho guardato e sono rima-sto a bocca aperta, l’immenso teatro moscovita era stracolmo di giovani russi e le canzoni di Albano avevano una incredibile freschezza specie nei duetti che faceva con le più celebri cantanti di quella nazione, cimentandosi persino a cantare in russo.

Pochi giorni fa, il 20 aprile 2013, giorno nel quale i 1000 grandi elettori a Roma hanno eletto per la seconda volta a Pre-sidente della Repubblica Giorgio Napolitano, la sera mi hanno in-

vitato a Bari per un concerto di Albano.

Francamente non ne avevo tanta voglia ma ci sono andato e non me ne sono pentito, ancora una volta l’amico Albano, omai arrivato alla soglia dei settant’an-ni, mi ha stupito per freschezza e giovanilità, anche e soprattutto musicale.

Per la prima volta si cimenta in un tour teatrale organizzato dal-la sua “AC Production” e dal “Tea-tro Verdi” di Montecatini Terme, per la regia di G e n n a r o Nunziante, lo scoprito-re di talenti del calibro di Checco Zalone.

Una voce limpida e

potente, rubata alla lirica, con ar-rangiamenti moderni ed accatti-vanti uniti a pochi ma importanti tocchi teatrali.

Dalla platea, all’inizio della se-rata, tre splendide ragazze in abiti del folklore salentino sono salite sul palco accompagnate da un giovane e bravo cantante al suono della “pizzica”.

Accese le luci del palcosceni-co sono apparsi il maestro Ar-

da sinistra Albano, l’ing. Montrone presidente di Telenorba, il prof. Schittulli presidente Provincia di Bari, il direttore editorialedi Slow Economy Saverio Buttiglione, l’arch. Germano direttore di Apulia Golf District

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tenisio Paoletti alle tastiere ed il chitarrista Adriano Martino con tre coriste che hanno intonato “Nel Sole” ed è apparso lui, la Voce, Albano Carrisi.

Sullo schermo alle loro spalle scorreva un film degli anni ses-santa con un piccolo Albano che giocava nelle terre della sua fa-miglia di agricoltori a Cellino.

Albano ha quindi fatto gli augu-ri al Presidente della Repubblica eletto da poche ore, un giovane di 88 anni, come sua madre di 90 anni che a sorpresa lo ascol-tava dalla platea, nell’auspicio

che Napolitano possa aiutare l’I-talia a ritrovare il benessere, che lui vede intrinseco nelle terre e nelle cose della nostra penisola ogni volta che ritorna dall’estero riscontrando però ed incredibil-mente solo malessere nella vita delle genti che ci abitano, ed ora anche al NordItalia.

Ha raccontato di quando que-sto malessere era solo al sud tanto da spingere ragazzi di vent’anni come lui ad andare a lavorare nei cantieri edili di Mila-no, dove aveva sistemato una brandina per dormire sognando

la Puglia ed infatti ha subito into-nato “Nostalgia canaglia”.

Ma la sera, dopo il lavoro, un altro oriundo Pugliese che già aveva avuto successo nella città meneghina, Adriano Celentano, gli dava la possibilità di utilizzare il suo innato talento facendolo cantare nel suo Clan, perciò Al-bano gli ha dedicato “Azzurro”.

Quando studiava al magistrale mentre la professoressa spiega-va la chimica Albano scriveva i versi, per memorizzarli, della canzoni di Modugno, ed ai rim-proveri che riceveva rispondeva che quella era la sua chimica!

Come non ricordare allora il suo maestro ed amico di Poli-gnano a Mare Domenico Modu-gno, ed allora Albano ha dato la sua splendida versione della canzone che ha portato l’Italia nel mondo, “Volare”.

In questo tour Albano canta oltre all’Amore anche canzoni che denunciano con fermezza i disastri ambientali ed ogni for

Il produttore TV project manager “Milano Food&Moda” Saverio Buttiglione ed il concessionario televisori “Mivar” per EmiliaRomagna, Puglia e Basilicata Gianvito Laera davanti al ristorante “Don Carmelo” nella tenuta Carrisi

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ma di razzismo, emarginazione o violenza.

“Amanda” è uno splendido quadro musicale sul problema della prostituzione minorile, “Ti parlo del Sud” una toccante poe-sia messa in musica e tratta dal libro di Pino Aprile “Terroni” (sul sacco compiuto già dall’Unità d’I-talia sulle eccellenze industriali e produttive, all’epoca prime al mondo, del Regno di Napoli da parte dei nordisti Savoia), “Ma il Paradiso dov’è?” è l’immagine di una bimba con la sua bambola abbandonata nella folla di profu-ghi della guerra del Kossovo.

Nella pausa Albano si è chiesto come mai non passa mese senza sentire dai media dell’esplosione di un nuovo conflitto in qualche parte del mondo, come mai non esplode dovunque invece la pace, considerando che un respiro fra due silenzi è la vita di ognuno di noi, quindi troppo corta e troppo preziosa per sprecarla così.

Albano è sceso poi in platea ed ha invitato sul palco alcu-ne signore a sedersi ai tavolini predisposti all’uopo per conti-nuare a seguire da lì il concerto offrendo loro del vino e invitan-do tutto il teatro a brindare alle “donne”, senza le quali noi non esisteremmo, visto che ci ospi-tano tutti per i primi nove mesi della nostra vita e sono le nostre mamme, le nostre sorelle, le no-stre amiche e le nostre amanti.

Ha invitato a parlare dal pal-

co anche alcuni rappresentanti dell’Evento mondiale “Race for the Cure”, tre giorni di salute, sport e benessere, che si svol-geranno per la 7° edizione a Bari dal 24 maggio, ed ha ringrazia-to della presenza al concerto del Presidente della Provincia di Bari, il prof. Francesco Schittulli, oncologo presidente della Lega Italiana per la lotta ai tumori, che ha salvato dal cancro al seno più di seimila donne.

Il concerto/spettacolo è conti-nuato con la parte musicale che avvicina Carrisi al suo grande amore, la musica classica e liri-ca, che lui interpreta con arran-giamenti modernissimi e conta-minazioni pop e rock (in alcuni casi tocchi di rap da parte delle 3 coriste).

Dopo la splendida “Aurora” una ragazzina è salita sul pal-co e l’ha abbracciato a lungo: dopo questo toccante momen-to spontaneo, lui ha intonato “Il mio concerto per te” di Ciajko-vskij, “Vesti la giubba” da “I Pa-gliacci” di Leoncavallo, “Astro d’Argento” ed infine ha toccato toccando il cuore di tutti con il “Va pensiero” dal “Nabucco” di Giuseppe Verdi con cui ha volu-to ricordare il bicentenario della nascita di questo grande italiano.

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A seguire ha in-tonato l’”Ave Maria” di Bach e quella più pop ma altrettanto splendida di Fabrizio De Andrè.

Prima della chiu-sura con “Salazar”, che ha coinvolto tut-to il pubblico a can-tarla con lui, ha into-nato il suo personale inno musicale, “E’ la mia vita”, mentre sullo schermo ve-niva proiettato uno splendido film con lui al pianoforte sul-la pista di ghiaccio circondato da patti-

natrici in masche-ra.

Albano, non c’è che dire, è proprio un grande uomo che ben rappresenta nel mondo la nostra italianità e perciò bene ha fatto la Regione Puglia a sceglie-re proprio lui come testimonial dei “Prodotti di qualità Puglia”, le eccellenze enogastronomiche certificate e garantite dall’Ente pubblico in tutte le sue strategie di marketing internazionali a fa-vore dell’agroalimentare di que-sta regione.

Lo stand della Regione Puglia con Albano Testimonialdel brand “Prodotti di Puglia”

Tour teatrale “E’ la mia vita”:• Montecatini TermeTeatro Verdi 06/04• BresciaPalaBrescia 11/04• ModenaPalaPanini 12/04• TorinoTeatro Colosseo 14/04• NapoliTeatro Augusto 17/04• BariTeatro Team 20/04• PalermoTeatro Golden 24/04• CataniaTeatro Metropolitan 25/04• MilanoTeatro Nazionale 30/04• SanremoTeatro Ariston 04/05• BergamoTeatro Creberg 10/05• PadovaTeatro Geox 12/10• RomaTeatro Sistina 25 /11

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Strategie

Valorizzare il territorioper rilanciare il turismo

Perché un territorio che de-tiene risorse naturali e cul-turali di primissimo livello,

dalla grave di Castellana Grotte ai trulli di Alberobello, dal castello di Conversano al centro storico di Polignano a mare, di Monopoli o di Ostuni, che ha a Fasano e din-torni la maggiore concentrazione di campi da golf e masserie a 5 stelle della Puglia, che possiede un panorama che sembra dise-gnato proprio per fare innamo-rare gli inglesi o i tedeschi che vengono fin qui anche per spo-sarsi e assaporare i piatti tipici preparati dalle centinaia di chef che negli anni si sono diplomati negli istituti alberghieri di questo

angolo delle Puglie e che stanno facendo crescere il livello qualita-tivo dei ristoranti, delle trattorie e dei “fornelli pronti” che hanno ampliato in maniera significativa la loro proposta gastronomica senza però peccare di presun-zione, che ha una sua vivacità culturale fatta di sagre popolari, dalle fanove alle rappresentazioni storiche in costume, ma anche di eventi originali che godono di una certa notorietà internazionale come il World Dance Movement, che presenta il meglio della dan-za contemporanea internazionale a luglio, o per la loro originalità, come nel caso di Hell in the cave, lo spettacolo dell’Inferno dante-

sco che anima le grotte nei we-ek-end, perchè - dicevamo - un territorio con un’offerta così di-versificata non riesce a diventare una vera destinazione turistica?

Perché non ha mai pensato di esserlo, non ha mai organizzato i servizi per il turista ascoltando i suoi “desiderata” per soddisfare le sue aspettative, progettando con criteri di integrazione territo-riale e non solo per l’orgoglio ef-fimero del primato del campanile locale intriso di incompetenza, improvvisazione, inefficienza e della capacità di ripetere sempre gli stessi errori!

Sia chiaro, queste mancanze vanno suddivise paritariamente

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fra pubblico e privato, per l’in-capacità delle pubbliche ammi-nistrazioni e degli enti locali di dialogare preventivamente fra di loro per organizzare un siste-ma integrato dell’offerta, dai tra-sporti locali alla calendarizzazione degli eventi, all’accoglienza, alla promozione in loco, dando un servizio che faciliti la “scoperta” del territorio da parte del turista individuale che – sempre di più la farà da padrone e non crei bar-riere all’accesso, come nel caso della segnaletica turistica in lin-gua italiana: ma non abbiamo so-stenuto tutti e a gran voce - che per ampliare l’attuale marcata stagionalità turistica dovevamo puntare sul turismo estero?

O dobbiamo continuare ad accogliere i pugliesi che nei we-ek-end occupano il territorio – e che fanno registrare arrivi e pre-senze quantitativamente similiari alla somma di tutte le compo-nenti estere del turismo puglie-se - per riequilibrare, per quanto possibile, i conti in rosso del turi-smo locale?

Sia chiaro, anche i privati han-no le loro responsabilità: han-no preferito guardare al proprio tornaconto immediato invece di progettare lo sviluppo del territo-rio in concorso con gli altri opera-tori privati e le pubbliche ammi-nistrazioni locali, hanno preferito sollecitare un contributo pubblico per un’iniziativa a vantaggio del singolo operatore vicino alla mag-gioranza di questo o di quell’ente locale territoriale invece che ri-chiedere un servizio utile per l’in-tera destinazione turistica

E i risultati sono sotto gli occhi di tutti: percentuale decisamente

bassa di occupazione delle strut-ture alberghiere, decremento del prezzo di vendita per presenza turistica, pur di accalappiare il cliente, matrimoni, battesimi e prime comunioni per raddrizzare la gestione.

Ma quanto può durare ancora questo circolo vizioso? Possiamo lavorare in maniera diversa?

Alcuni enti pubblici e alcuni operatori privati che operano in questo territorio delle Puglie – e non della Puglia, per la marcata differenziazione dell’offerta re-gionale, che va dal Gargano al Salento passando per la terra di Bari e il tarantino - hanno detto basta al silenzio colpevole. Hanno

costituito una società consortile a responsabilità limitata denomi-nata “Valle d’Itria” per riflettere in-sieme, progettare insieme, agire insieme in maniera condivisa, de-finendo insieme obiettivi, priorità e metodologie.

Partendo dal basso, coordinan-do ciò che già c’è, senza inventa-re nulla di nuovo, razionalizzando gli sforzi di tutti e valutando insie-me i risultati.

E, per chiarire meglio le finalità della loro azione, hanno azzerato qualsiasi compenso agli ammi-nistratori, che si impegnano per contribuire allo sviluppo di questo territorio che ha nel turismo il suo settore centrale.

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Umbria e Puglia:matrimonio enogastronomico all’insegna dell’unità d’Italia

Due regioni italiane come l’Umbria e la Puglia che hanno storia e tradizioni

diverse ma anche molti punti in comune, grazie all’intraprenden-za di Dante Renzini, hanno inau-gurato un matrimonio enoga-stronomico sotto il profilo della qualità che si spera possa trova-re altre alleanze per la presenta-zione di un paniere di eccellenze enogastronomiche al mercato globale, che guarderà anche a Milano già in Tuttofood e poi in EXPO2015.

Quando il cav. Dante Renzini, umbro fino al midollo, cominciò a parlare della Puglia ed a formu-lare l’ipotesi di acquistare una delle più antiche cantine della regione, proprio nella città dei trulli, sito tutelato dall’Unesco, furono in molti, la maggior par-te, a credere che il suo fosse un innamoramento dovuto più alla suggestione dei luoghi così affa-scinanti che presenta Alberobel-lo, che all’iniziativa consapevole di un imprenditore senza grilli per la testa.

Eppure di considerazioni, il cav. Dante, ne deve aver fatte molte, se in poco tempo (ed im-pegnandosi con la solerzia che lo ha sempre distinto) è riuscito a dare nuova vita ad una cantina che, per una serie di eventi, non godeva più della fama e della no-

torietà che l’aveva contraddistin-ta sin dagli inizi dell’attività, oltre un secolo prima, che era arrivata ad ottenere riconoscimenti pre-stigiosi come quello di potersi fregiare del titolo di “Fornitrice della Real Casa Savoia”.

I vini prodotti dalla storica cantina Albea, con l’andare del tempo e complice anche un momento poco fortunato per il mercato enologico, avevano fini-to con il perdere la propria iden-tità ed anche la clientela si era

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ridotta agli occasionali turisti di passaggio ed al mercato locale.

Triste sorte per una cantina che, unica ai suoi tempi ed in considerazione della gran mole di lavoro prodottovi, si era vista “costretta” a connettersi diretta-mente alla rete ferroviaria nazio-nale con un tratto di binario che la collegasse alla vicina stazione di Alberobello (arrivando a man-dare i suoi vini persino a Borde-aux per tagliare e “migliorare” i celebri vini francesi), ma che con il passare del tempo aveva finito per perdere ogni interesse commerciale sui nuovi mercati enologici.

Per questo motivo la prima pre-occupazione del cav. Renzini, non appena completato l’acquisto ed avvenuto il passaggio di conse-

gne, è stato quello di assicurarsi quanto di meglio offriva il mercato professionale in fatto di enologi e la scelta è andata su Riccardo Co-tarella, uno dei più accreditati wine makers al mondo.

Di poco più giovane del nuo-vo titolare della Cantina Albea ed umbro anche lui (ma questa è stata solo una combinazione fortuita) Cotarella ha dato nuova linfa alla produzione enologica,

Il cav. Dante Renzini in compagnia del wine-maker Riccardo Cotarella

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utilizzando al meglio i generosi e mai abbastanza apprezzati vitigni locali pugliesi, sfruttando altresì le tante peculiarità della struttura (raro esempio di archeologia in-dustriale del primo Novecento), studiata apposta già in progetto per ricevere le uve provenien-ti dal territorio e trasformarle in quei raffinati prodotti che ora, dopo solo pochi anni dall’inter-vento di rinascita, hanno già rag-giunto le vette del gradimento da parte della clientela di tutto il mondo, meritandosi anche i più ambiti riconoscimenti da parte delle maggiori riviste enologiche nazionali ed estere come pure nelle più importanti fiere di set-tore come il Prowine di Colonia ed il Vinitaly di Verona.

Dante Renzini ha voluto affian-care a Riccardo Cotarella in que-sta delicata opera di trasforma-zione qualitativa, e per mettere in pratica quotidianamente i suoi

nicola locale e proprio con l’entusiasmo che contraddi-stingue i gio-vani si è anche assunto con responsabilità l’oneroso com-pito di rappre-sentare l’a-zienda sia nei rapporti con la clientela, sia garantendo la perfetta capa-cità operativa della Cantina, ben coadiuva-to dalle maestranze esperte e di grande professionalità come il capo cantiniere Giorgio Petrel-li, aiutato inoltre dallo storico enologo alberobellese Martino Annese e, per la zona museale, che il cav. Renzini ha voluto de-

sempre prodotti di qualità, ma nell’accezione comune meno meritevoli dell’attenzione da parte della stampa di cui hanno goduto in passato altri blasonati prodotti enogastronomici di altre regioni.

Infatti il vino pugliese è sta-to considerato per anni “vino da taglio” , con la conseguenza di essere relegato tra i prodot-ti meno nobili, nonostante la consapevolezza (di chi compiva questa ghettizzazione mediatica e commerciale) che proprio gra-zie ai milioni di ettolitri partiti da stazioni ferroviarie come quella di Alberobello oppure dai porti della Puglia, che molti vini italiani e d’Oltralpe si sono trasformati in vini di rango venduti a prez-zzi esorbitanti, da quei prodotti anonimi e dal gusto scialbo ed inconsistente che erano prima del “taglio”.

La stessa sorte, per molti ver-si, era toccata al Prosciutto di Norcia, che fino a qualche anno fa era venduto dai negozianti come generico “prosciutto di

Claudio Sisto, Direttore Tecnico Cantine Museo Albea

Dante Renzini e il personale della Cantine Albea

preziosi suggerimenti, un giova-ne enologo pugliese, di Martina Franca molto vicina ad Albero-bello, Claudio Sisto, non appe-na si è laureato all’Università di Cesena.

Il dott. Sisto, anche se così giovane e fresco di studi, si è subito dimostrato un profondo conoscitore della tradizione vi-

dicare a tutti i vitigni della Puglia, dall’artista Mimmo De Felice.

Partendo da queste premes-se è nato l’inedito connubio tra la Puglia e l’Umbria, facendo “sposare” due prodotti che ben rappresentano queste regioni, il Vino ed i Salumi, già accomuna-ti da tempo dallo stesso desti-no di essere, pur considerati da

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montagna”, quasi che non me-ritasse una maggiore considera-zione culinaria, mentre ora viene finalmente stimato tra i miglio-ri prosciutti italiani e degno di competere con altri che avevano goduto di una formidabile spin-ta promozionale e comunicativa da parte dei Consorzi di appar-tenenza.

Situazioni identiche quindi per queste due eccellenze di origini territoriali diverse le quali, non avendo avuto un adeguato so-stegno pubblicitario e di marke-ting, senza l’attenzione dei me-dia, hanno dovuto faticare molto prima per sopravvivere e poi per affermarsi nel caotico e concor-renziale mercato delle Specialità Tipiche, guadagnando ora il po-sto che meritavano da tempo.

Solo adesso e dopo tanti anni di impegno, grazie anche al mo-vimento turistico incrementa-to verso mete prima snobbate come la Puglia, molta gente ha

scoperto che questa regione non è soltanto terra generosa baciata dal sole e lambita dalle brezze favorevoli al microclima del suo splendido mare, ma an-che, grazie soprattutto ai suoi abitanti, una perfetta custode di antiche e preziose tradizioni mil-lenarie, legate ad un’ottima cu-cina di territorio ed a vini molto importanti.

Lo stesso discorso vale per la “mistica” Umbria, la terra del patrono d’Italia Francesco da As-sisi, che se continua a rappre-sentare con i suoi monumen-ti ed il suo ambiente naturale particolarissimo, anche i mille volti di una fede intramontabile, ha pur sempre mostrato anche un risvolto più umano e terreno offrendo prodotti della terra di elevata qualità (basti pensare al raro tartufo umbro oppure all’o-lio ricavato dagli ulivi da sempre coltivati e tramandatici dai mille monasteri dei monaci eredi del Santo) trasformati dalla sapienza delle genti umbre proprio come i sapidi squisiti salumi, retaggio moderno di una cultura gastro-nomica che risale anch’essa a tempi antichissimi.

Si tratta di sensazioni che una persona attenta come sono i nuovi consumatori consapevoli riesce immediatamente a per-cepire, nonostante le tante di-strazioni che la vita ci offre nella sua frenesia e fretta (anche cu-linaria).

Quelle stesse sensazioni spie-gano, almeno in parte, come un imprenditore del livello di Dante Renzini, ben conosciuto per l’ap-proccio schietto e pervicace con il mondo degli affari, abbia af-frontato questa nuova avventura imprenditoriale in terra di Puglia, favorendo così un matrimonio imprevedibile, ma sicuramente più duraturo e proficuo di tanti altri che, aldilà dell’entusiasmo iniziale, mancando proprio di so-lide basi, rischiano di dissolversi nel tempo.

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Il menù di “Mastro Dante”

Cannelli di prosciutto cotto “Il Francescano” con verdure di stagione

Prosciutto di Norcia “LUI” in carpaccio alla Umbra

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Red

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Mastro Dante è il nome con il quale è da tempo conosciuto il cav. Dante

Renzini, presidente dell’omoni-ma azienda umbra produttrice di salumi e proprietario della Can-tina Albea in Alberobello, nelle sue frequenti apparizioni televi-sive anche in qualità di esperto gourmet enogastronomico.

Mastro Dante ha infatti anche un rinomato ristorante a Monte-

castelli Umbro: memorabile la ricostruzione storico/medieva-le televisiva nella quale Mastro Dante impersonava l’oste ed il noto giornalista Raspelli uno dei commensali.

Per questo motivo è particolar-mente significativo proporre un menù da lui suggerito, proprio come ha fatto recentemente più volte invitato nella rubrica “Gu-sto” del TG5 delle 13.

Naturalmente il menù di Ma-stro Dante suggella il matrimo-nio, all’insegna del buon gusto, proprio tra i grandi Vini Pugliesi della Cantina Albea di Alberobel-lo ed i Salumi e specialità umbre della Renzini.

Menù

Vino consigliato: “Raro” 2012 (14 gradi)Cuocere i piselli al vapore, unendoli ai fagiolini, alle pa-

tate ed alle carote già tagliate a pezzetti.Amalgaare il tutto con la maionese, insaporita con un

cucchiaino di senape e spalmare il composto ottenuto sulle fette di prosciutto cotto umbro.

Arrotolare su se stesse le fette, servendole in tavola su di un letto di insalata fresca.

Vino consigliato “Petrarosa” 2012 (12 gradi)Disporre al centro di un piatto losanghe di formaggio

pecorino fresco e fettine di cuore di sedano, irrorando il tutto con olio extravergine d’oliva umbro o pugliese.

Insaporire il tutto con poco sale e pepe.Formare quindi una corona fatta con fette di prosciut-

to di Norcia “LUI” tagliate al momento e cosparse con scaglie di tartufo nero e funghi porcini.

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Pasta di Garibaldi “Benagiano” con Gran Carrè Renzini all’arancia

Grigliata di prosciutto alla Brace “Norcino” con frutta e verdure

Vino consigliato “R’Osè” 2011 (12 gradi)Disporre in tegame un cucchiaio di olio extravergine della

Puglia o dell’Umbria ed un ricciolo di burro ed a fuoco lento far dorare la cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti (presi-dio Slowfood), dopo averla spruzzata con qualche goccio di Grand Marnier. Aggiungere panna da cucina.

Nel frattempo cuocere al dente le fettuccine del pastificio Benagiano di Santeramo in Colle, trafilate al bronzo ed asciugate con lenta essiccatura.

Tagliere in listarelle sottili il Grand Carrè Renzini.Condire la pasta con la salsa calda, un po’ di formaggio cacioricotta pugliese, con le listarelle di

Gran Carrè, decorando con fettine d’arancia.

Vino consigliato “LUI” 2010 (16 gradi)Cuocere alla griglia zucchine, pomodori, fette di arancia e

fette di ananas e condirle con poco sale e pepe e con prez-zemolo tritato.

Tagliare fette molto spesse di Prosciutto Norcino alla Brace e passarle sulla griglia, facendole cuocere qualche minuto per ogni lato.

Accomodarle poi su di un piato da portata contornandole con verdure e frutta prima griglaite.

Irrorare poi tutto con olio extravergine d’oliva umbro o pu-gliese e servire in tavola.

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Attualità

A questo punto ci si era buttati a capofitto in questa nuova elezione ma prima il nome del sindacalista Marini di area PD, (gradito a Berlu-sconi e proprio per ciò rifiutato dal-la base con proteste in rete e dalla metà circa dei suoi parlamentari in maniera palese prima del voto segreto), poi inaspettatamente (mentre Grillo, dalle sue consulta-zioni in rete dette “quirinarie” tira-va fuori il nome del costituzionali-sta Stefano Rodotà, arrivato terzo dopo la giornalista d’inchieste te-levisive Gabanelli e dopo il medico “senza frontiere” Gino Strada che avevano rinunciato, ottima per-sona che sarebbe dovuto essere gradito dal PD vista l’antica mili-tanza comunista, ma non veniva

Sono apparsi in TV alle 17.15 di sabato 27 aprile, dopo gli ultimi terribili 63 giorni del-

la tempesta perfetta italiana, re Giorgio Napolitano e suo nipote il principe Enrico Letta, stringendosi entrambe le mani proprio come fossero un saggio nonno di qua-si novant’anni ed il suo discepolo con la metà degli anni, il quale in quell’occasione ha presentato la sua squadra di soccorso, o come ha detto lui stesso, di governo a servizio del paese, composta da sette donne e quattordici uomini di grande valore.

Il Capo dello Stato, appena una settimana prima era stato pregato a restare con un nuovo incarico, vista l’enpasse creatosi con l’im-

possibilità di eleggere il suo successore per i veti incrociati dei tre blocchi parlamentari (eguali per numero con in mezzo quello del 10% espresso dal governo Monti ed inutilizzabile da cia-scuno dei 3) che non consentivano di avere una maggioranza al Senato per la fiducia ad un nuovo governo.

Perciò dopo ben due mesi dalle ele-zioni, con l’incarico esplorativo a formare un nuovo governo affi-dato alla coalizione uscita maggio-

ritaria nella solo Camera dei Deputati nella per-sona di Pierluigi Bersani, ed il netto rifiuto “a so-stenere i vecchi politi-ci” da parte del M5S di Beppe Grillo ed ancora il netto rifiuto ad allearsi col Popolo delle Libertà da parte del Partito De-mocratico, si era arrivati ad un nulla di fatto, ar-rivando così pure alla scadenza naturale del settennato del Presi-dente della Repubblica, “la tempesta perfetta” in piena cris economica ed occupazionale.

Con Re Giorgio e suo nipote Enrico, il sereno dopola tempesta perfetta

Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Il Presidente del Consiglio Gianni Letta

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nemmeno preso in considerazio-ne) veniva proposto il nome del cofondatore del PD il prof. Roma-no Prodi, voluto per acclamazione unitaria al mattino e impallinato da ben 110 deputati PD nel segreto dell’urna poche ore dopo, final-mente alla quarta votazione nella quale sarebbero bastati 504 voti invece che i 2/3 dei 1007 grandi elettori votanti (senatori, deputati e 3 delegati per regione) neces-sari per le prime tre, è stato rielet-to Giorgio Napolitano.

Infatti questo tsunami aveva portato, dopo la brutta figura con Romano Prodi, alle dimissioni del presidente incaricato Bersani dal suo ruolo di segretario del suo partito che l’aveva tradito, costrin-gendo sia i suoi che gli uomini di Berlusconi (insieme a quelli di

Monti) a pregare Giorgio Napoli-tano a ricandidarsi, cosa che per mesi lui rifiutava di prendere in considerazione per prassi e per la sua età avanzata.

Ha accettato questa richiesta quasi implorata dalle inconclu-denti forze politiche per il bene del nostro paese, ma nel discorso alle camere riunite, una volta rie-letto ha usato toni durissimi con tutti, ricordando loro che da mesi li aveva avvertiti come fossero necessarie le riforme istituzionali prima del voto, a cominciare dalla inadeguata legge elettorale che infatti aveva ora portato alla im-possibilità per chiunque di avere i numeri per governare, per finire a forti ed incisive misure anticri-si da concordare tutti “insieme”, abbandonando le contrapposte e

violente battaglie dei veti incrocia-ti e dell’incomunicabilità reciproca, ormai perpetuati per anni, per il bene della nazione alla quale ap-parteniamo tutti ed ormai sull’orlo del baratro.

Ritornato ora al Quirinale quasi implorato, dopo il cosiddetto se-mestre bianco (in cui non aveva più il potere di sciogliere il Parla-mento e indire nuove elezioni), ha rafforzato la prerogativa costitu-zionale di moral suasion, invitan-do i parlamentari a coesistere in un governo di larghe intese fino a poche ore prima considerato da quasi tutti impossibile,

Quando poi si pensava avrebbe dato un nuovo mandato esplora-tivo ad Amato (gradito a Berlu-sconi ma non alla Lega) oppure a D’Alema, a sorpresa l’ha affidato

Il Palazzo del Quirinale

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al giovane Enrico Letta, che con consultazioni lampo (ottime quel-le in streeming impostegli, come già a Bersani pochi giorni prima, dal gruppo di Grillo, che ha saputo gestire senza imbarazzi di sorta e ponendo lui in difficoltà gli interlo-cutori parlando di concretezze) ed efficaci “mediazioni” ha saputo al fine proporre una squadra di go-verno all’altezza della difficile im-presa che l’attende.

Utile potrebbe essere il lavoro fatto fare da Napolitanno alla fine del mandato precedente al cosid-detto “gruppo dei saggi”.

Ci sarà bisogno infatti di tutta la buona volontà possibile, di gran-de serietà, competenza, umani-

tà, capacità di mediazione unita a fermezza decisionale, rinuncia allo spirito di parte, per costruire un percorso virtuoso che faccia vedere al popolo italiano almeno la luce in fondo al tunnel in cui si è cacciato.

Un popolo che ormai da tempo incolpa di tutti i guai economici che lo riguardano “la politica” in senso lato.

Eppure qualunque comunità, piccola o grande che sia, per co-esistere deve darsi delle regole e qualcuno le deve immaginare e scrivere e qualcun altro le deve applicare ed altri ancora farle ri-spettare, tanto meglio quindi che siano formulate in maniera effi-

cente ed utile alla collettività, che i rappresentanti eletti delegati alla scrittura delle leggi siano traspa-renti ed onesti, che il governo chiamato alla loro ispirazione e successiva applicazione e la pub-blica amministrazione che le deve applicare quotidianamente sia fatto di persone capaci e lungimi-ranti, che gli organi di polizia e la magistratura preposti al controllo che queste leggi siano rispettate agiscano con imparzialità e giusti-zia, così si potrà ottenere anche nuova prosperità per “tutti”.

Ogni decisione sulle “cose pub-bliche” presa da un delegato di qualunque comunità è infatti per sua natura “politica” e quindi non si può fare a meno di questa scienza sociale, anzi bisogna riconsiderar-la nella sua importanza, è sempli-cemente necessario e sufficiente delegare le persone giuste altri-menti la colpa di eventuali ineffi-

Palazzo Madama

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cenze è di tutti, basti ricordare che nell’antica Grecia venivano dele-gati a questo alto compito addirit-tura i Filosofi, perché li si riteneva i più capaci di usare il cervello nel definire e gestire il bene comune.

I nostri nonni hanno vissuto il ventennio fascista ed ho capito da loro che, come molti proces-si, specie italiani, all’inizio quella ideologia aveva in sé buone pro-poste per la gestione della cosa pubblica, se pensiamo alle dot-trine sociali del “socialista” Benito Mussolini, alle riforme agrarie da lui volute, alla bonifica degli agri laziali, alle politiche del lavoro per tutti ed alla politica delle infrastrut-ture e dell’architettura pubblica che forse è stata l’unica realizzata nel novecento in modo decente, ma poi purtroppo alla fine si era corrotta diventando una scialba e ridicola dittatura.

Anche la cosidetta “prima Re-

pubblica”, nata dagli sforzi con-giunti di opposte fazioni politiche unitesi già nella resistenza parti-giana, aveva saputo all’inizio pro-durre, negli anni ’60, il miracolo economico con la costruzione delle autostrade, con la mobilità autonoma di massa, con l’abbon-

pe di cartone ed i carri armati di latta”) era poi anch’essa finita nel 1992 con l’esplosione dello scan-dalo “mani pulite” .

E’ emersa ancora una volta la vocazione italica alla decadenza ciclica (stavolta con corruttele di ogni tipo in seno alla politica), do-vuta al nostro evidentemente in-nato senso di incostanza quando si tratta di perseverare e prose-guire sui buoni traguardi raggiunti ogni volta adagiandoci ogni volta sugli allori conseguiti.

Questo carattere “italiano” lo riscontriamo persino nello sport, ogni qualvolta una nostra squadra sportiva parte in vantaggio (sulla carta o sul risultato dei primi minuti di una partita) finisce per perdere, quando invece è il contrario riesce a rimboccarsi le maniche, usare intelligenza e creatività, e cavarsi dai problemi anche quando sem-brano disperati ed impossibili da

Montecitorio

danza di cibo per tutti dopo anni di ristrettezze anche nutrizionali, dovute al disastro di una guerra incauta e voluta per inseguire “so-gni imperiali”, ingiusti eticamente e pure impossibili praticamente (perché perseguiti mandando i giovani figli della Patria entusiasti-camente coinvolti dalle parole di propaganda della vanagloria im-periale a combattere “con le scar-

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risolvere: il grande tennista Adria-no Panatta così vinse nel 1976 la Coppa Davis, gli Internazionali di Parigi e quelli di Roma, così negli anni ’80 vinceva nello sci Alber-to Tomba, tranne poi anche loro adagiarsi sugli allori conquistati, umiliando il loro incredibile innato talento che avrebbe potuto dargli altre e numerose soddisfazioni.

Ma gli ultimi 20 anni, dopo che tangentopoli aveva dissolto 2 dei tre principali partiti, la Democrazia Cristiana ed il Partito Socialista, lasciando un vuoto colmato da Silvio Berlusconi, si è creato un clima di contrapposizione con il centrosinistra che, senza entrare nel merito di un giudizio di merito a favore dell’ una o dell’altra parte, ha di fatto creato una terribile si-tuazione di stallo come fu secoli fa quella di Firenze dovuta alla guerra tra Guelfi e Ghibellini.

Questa situazione ha portato, (spinta anche dai venti della globa-lizzazione che trasformano ormai

ogni crisi finanziaria internazionale inevitabilmente in una un’epide-mia contagiosa globale, come è stato cominciando dai mutui subprimes statunitensi nel 2008, proseguendo poi con gli scon-quassi dei titoli sovrani spazzatura degli Stati in default, per finire coi derivati della “finanza creativa” e col successivo inevitabile scolla-mento dall’economia reale della quale, per sua natura, dovrebbe esserne linfa vitale, finanziandola, ossia appunto prestandole denaro a titolo diinvestimento lungimiran-

te), ad un “nulla di fatto”, come stigmatizzato dallo stesso Capo dello Stato, generando in questo inizio del 2013 proprio in Italia la “Tempesta Perfetta”: lo stallo dei consumi, la perdita di lavoro, la disoccupazione crescente fra i giovani, la chiusura esponenziale delle aziende, il creditcrash ban-cario (per paura delle sofferenze da parte degli istituti creditizi), il tutto in totale assenza di scelte e decisioni politiche, soprattutto in totale assenza di programmazio-ne economica!

Una pezza alla falla della “barca italia” è stata messa a dicembre 2011 dal bocconiano Mario Monti, chiamato in tutta urgenza proprio dal Presidente Napolitano, per i sui ottimi trascorsi nella gestione dell’antitrust Europeo (era stato l’unico ad aver il coraggio di mul-tare per concorrenza scorretta la potentissima americana Micro-soft) ad un difficile salvataggio, sull’orlo del baratro dei conti dello

Il Presidente della Camera dei Deputati Laura Boldrini, Il Presidente Giorgio Napolitano, e il Presidente del Senato Pietro Grasso, all’Altare della Patria per la “Giornata dell’Unità nazionale, della Costituzione, dell’Inno e della Bandiera”

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stato italiano che ci avvicinavano alla bancarotta come è successo in Venezuela dieci anni fa ed ora in Grecia, con uno spread tra i no-stri titoli di Stato e quelli tedeschi (i bund) che sfiorava quasi 500 punti base (che significa pagare interessi vicino all’8% da parte dello Stato che finanzia il proprio debito proprio con l’emissione dei titoli).

Ma anche in questo caso, dopo i primi sei mesi di cura da cavallo, raccogliendo il denaro necessario con le tasse dai soliti noti (visto che per recuperarlo dall’evasione fiscale sarebbero occorsi mesi e mesi di interventi struttura-li di base) e raggiunto il primario obiettivo di drammatica urgenza, anche questo governo di tecnici si è sgonfiato dell’iniziale spinta propulsiva non riuscendo poi a produrre la successiva e necessa-ria politica di sviluppo e di ripresa dell’economia.

Ma come ci insegna la teoria dell’evoluzione di Darwin, dopo ogni disastro le specie viventi sopravvissute si evolvono in altre più forti delle precedenti, perfino dopo una tempesta perfetta od un evento apparentemente catastro-fico (ma naturale) come un’esplo-

sione vulcanica, la terra mischiata alla lava produce fertili-tà e nuovi fiori.

L’avvento del go-verno di Enrico Let-ta, giovane uomo capace ed onesto, ben attrezzato sot-to il profilo della professionalità se ricordiamo che è stato discepolo del compianto Benia-mino Andreatta, penso proprio sia il politico giusto che possa far tornare il sereno dopo la tempesta perfetta.

Se così sarà al-lora potremo considerare a po-steriori “un bene” il concatenarsi degli ultimi avvenimenti, anche la tripartizione numerica delle forze in parlamento che ha dissolto il bipolarismo e non ha consentito a nessuno di vincere ed impor-re la sua ricetta, anche l’avvento ed il successo elettorale del Mo-vimento 5 Stelle di Grillo che ne è stata causa ma che al contem-po ha portato in primo piano le nuove istanze che salgono dalla

società ed i nuovi modi di comu-nicazione politica via web, anche la mancanza dei voti necessari ai due poli per vincere a causa della nascita della forza politica del 10% creata da Mario Monti, pompiere chiamato a spegnere l’incendio in casa che, una volta eseguito il compito, è stato accu-sato di aver bagnato l’arredo!

Spero potremmo quindi consi-derare un bene la stagnazione che poi ha prodotto un governo inno-vativo con un nuovo modo di fare politica, mi sono quasi commosso come quando ascolto l’inno di Ma-meli quando nel mondo vince la Ferrari nei GP di Formula1, quan-do questi 21 signori e signore, dopo Enrico Letta, domenica 28 aprile 2013 alle ore 11.30 sono stati chiamati da Napolitano a fir-mare ed ognuno ha detto:

“Giuro di essere fedele alla Re-pubblica, di osservarne lealmen-te la Costituzione e le Leggi e di esercitare le mie funzioni nell’inte-resse esclusivo della Nazione”.

Il Presidente del Consiglio uscente, Mario Monti

Il Governo Letta riunito per la consueta “foto di gruppo”

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Enrico Letta, l’allievo di AndreattaNipote di Gianni Letta, 47 anni,

esperto di economia e di Europa. pur così giovane ha già una impor-tante carriera politica alle spalle, proveniente dal Partito Popolare è tra i fondatori del Partito Demo-cratico ed è Deputato dal 2001, è stato già Ministro dell’Industria nei governi presieduti da Massimo D’Alema (1998, il più giovane mi-nistro nella storia della Repubbli-ca) e Giuliano Amato.

Enrico Letta è nato a Pisa il 20 agosto 1966, ed è il secondo più giovane pPesidente del Consiglio nella storia della Repubblica Italia-na dopo Giovanni Goria.

Enrico Letta è figlio di Anna Banchi e di Giorgio, professore di Calcolo delle Probabilità all’Univer-sità di Pisa e socio dell’Accademia Nazionale dei Lincei e dell’Accade-mia Nazionale delle Scienze.

Ha trascorso parte dell’infanzia a Strasburgo dove ha frequentato la scuola dell’obbligo.

Laureatosi in diritto internaziona-le presso l’Università degli Studi di Pisa, ha conseguito un dottorato di ricerca in Diritto della Comunità Europea presso la Scuola superio-

re di studi universitari e perfezio-namento “S. Anna” di Pisa.

Dal 1993 al 1994 è stato Capo della Segreteria del Ministro degli Esteri (suo maestro) Beniamino Andreatta nel governo guidato da Carlo Azeglio Ciampi.

Dal 1996 al 1997 ha rivestito il ruolo di segretario generale del “Comitato per l’euro” del Ministero del Tesoro, Bilancio e Programma-zione economica, ed è segretario generale dell’Arel (l’Agenzia di Ri-cerche e Legislazione fondata da Andreatta) dal 1993.

Dal gennaio 1997 al novembre 1998 è stato vicesegretario del Partito popolare italiano.

Dal gennaio all’aprile del 2000 è stato Ministro dell’Industria, Com-mercio e Artigianato nel secon-do governo guidato da Massimo D’Alema, e dall’aprile del 2000 al maggio 2001 è stato ministro dell’Industria, Commercio, Arti-gianato e Ministro del Commercio con l’estero nel secondo governo guidato da Giuliano Amato.

Deputato della Repubblica dal maggio 2001, in seguito alle ele-zioni europee del giugno 2004, nelle quali è stato eletto per la cir-coscrizione del Nord- Est, ha dato le dimissioni dall’incarico di parla-mentare nazionale.

Nella XV Legislatura è ritornato deputato della Repubblica italiana e il 17 maggio 2006 è stato nomi-nato sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Mini-stri, incarico che ha ricoperto fino al maggio del 2008.

Nel 2007 si è candidato alla segreteria del neonato Partito De-mocratico ottenendo, con le pri-marie del 14 ottobre, oltre l’11% dei consensi.

Il Governo Letta

Giorgio Napolitano si complimenta con Enrico Letta

Enrico Letta con il Direttore Editoriale di Slow Economy, Saverio Buttiglione

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Nelle elezioni del 13 e 14 apri-le 2008, come capolista PD nella Circoscrizione Lombardia/2, è sta-to eletto alla Camera dei Deputati.

Poche settimane dopo Walter Veltroni lo ha chiamato a far parte del governo ombra del PD in qua-lità di “responsabile del welfare”.

Dopo le dimissioni dell’intera segreteria del PD del 20 aprile scorso, dovuta alle vicende e ai problemi relativi a un mancato ac-cordo nel partito per l’elezione di Romano Prodi alla presidenza della Repubblica, Enrico Letta è diventa-to ufficialmente il reggente del PD, fino al prossimo congresso.

Nel 2012 ha partecipato alla riunione del Gruppo Bilderberg presso Chantilly, Virginia, USA, e fa parte del comitato esecutivo dell’Aspen Institute Italia.

È sposato con Gianna Fregonara e ha tre figli, Giacomo, Lorenzo e Francesco.

Tra i suoi libri ricordiamo: Pas-saggio a Nord-Est, Arel-Il Mulino, 1994; Euro sì - Morire per Maa-stricht, Laterza, 1997; La Comu-nità competitiva, Donzelli, 2001; Dialogo intorno all’Europa (con L. Caracciolo), Laterza 2002; L’allar-gamento dell’Unione europea, Il Mulino, 2003; Viaggio nell’econo-mia italiana (con Perluigi Bersani), Donzelli, 2004; L’Europa a Venti-cinque, Il Mulino, 2005; In que-sto momento sta nascendo un bambino, Rizzoli, 2007. Costruire

una cattedrale. Perché l’Italia deve tornare a pensare in grande, Mon-dadori, 2009.

Enrico Letta è segretario gene-rale dell’Arel - Agenzia di Ricerche e Legislazione, fondata da Benia-mino Andreatta e costituita da parlamentari, studiosi, dirigenti e imprenditori.

La sua attività è finalizzata all’e-same, mediante ricerche, docu-menti e dibattiti, dei principali temi economici e istituzionali, sia come presupposto di un lavoro legisla-tivo, sia come approfondimento di alcune questioni decisive per lo sviluppo della società italiana e per la sua collocazione europea e internazionale.

L’AREL nasce nel 1976 da un’intuizione di Nino Andreatta che, insieme a un gruppo di per-sonalità di primo piano del mondo dell’università, dell’industria e del-le professioni (tra gli altri Umber-to Agnelli, Urbano Aletti, Adriano Bompiani, Franco A. Grassini, Fer-rante Pierantoni), avverte l’esigen-za di un luogo ove approfondire, con i più moderni e rigorosi stru-menti d’indagine e con un forte segno di innovazione culturale, i più rilevanti temi economici, am-

ministrativi e istituzionali italiani e internazionali.

Nelle attività che si sono da allo-ra succedute il confronto che si è sviluppato si è sovente tradotto in articolate proposte che, approda-te in Parlamento, sono diventate leggi del nostro ordinamento.

Gli incontri, i convegni e i se-minari dell’AREL, unitamente alle attività di ricerca, hanno affrontato nel tempo un ampissimo arco di questioni, come è testimoniato dalla varietà dei temi toccati nei numerosi volumi pubblicati nella collana editoriale pubblicata in col-laborazione con il Mulino.

Da argomenti tipicamente eco-nomici, come il rapporto tra Stato e industria in vari Paesi europei o l’esame delle dinamiche e dell’in-treccio tra salari e partecipazione si passa a studi e iniziative nei settori della giustizia, della rifor-ma della pubblica amministrazio-ne e delle amministrazioni locali, della trasparenza della finanza e della borsa, delle riforme istitu-zionali, delle tematiche europee e dell’ambiente.

Negli ultimi anni le pubblicazioni dell’AREL si sono arricchite di nuo-ve collane editoriali.

Giorgio Napolitano, Re Juan Carllos di Spagna ed Enrico Letta

Beniamino Andreatta

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Agli “storici” volumi monografici firmati Arel - Il Mulino e al periodi-co telematico Arel Europa Lavoro Economia, mensile di approfondi-mento sui temi dell’Occupazione, degli affari sociali e della politica economica nell’Unione europea e in Italia, si sono aggiunte nuove iniziative editoriali: Nino Andreatta, Monografie, la rivista dell’Arel, Le Conversazioni.

L’AREL ha inoltre rafforzato la collaborazione con importanti centri di ricerca italiani e interna-zionali, per la realizzazione di atti-vità di ricerca, e di cicli di convegni e di attività seminariali. Tra questi la London School of Economics and Political Science – Economic and Social Cohesion Laboratory, la Fondazione CIDOB di Barcellona, con la quale viene organizzato dal 1999 il Foro di dialogo Italia–Spa-gna, l’Ispi (Istituto per gli Studi di Politica Internazionale), lo IAI (Isti-tuto Affari Internazionali), il CERST (Centro di Ricerca per lo Sviluppo del Territorio) dell’Università Catta-neo di Castellanza

Enrico Letta è fondatore dell’As-sociazione Trecentosessanta, tra i cui Progetti c’è “Controesodo: Ta-lenti in Movimento”.

È il primo dei progetti di Trecen-toSessanta, nato da un’intuizione di Guglielmo Vaccaro nell’autunno del 2008 e portato avanti in que-sti anni dallo stesso Vaccaro e da Alessia Mosca, entrambi tra i fon-datori dell’Associazione.

Attenzione puntata sui talen-ti: quelli italiani che abbandona-no il nostro Paese alla ricerca di un’opportunità di crescita altrove. E quelli che nel nostro Paese fa-ticano a trovare le motivazioni per venire.

Talenti in senso lato: non solo cervelli, ma anche braccia, mani, menti eccellenti, che potrebbero contribuire a restituire «ossigeno» e freschezza a una società come la nostra vecchia e bloccata da mille interessi particolaristici.

Favorirne la circolazione e pre-miare il merito, dovunque si ma-nifesti, sono dunque gli obiettivi di questo progetto, coordinato da Alberto Matassino.

Delle 5 proposte, la prima – In-centivi fiscali per il rientro dei la-voratori in Italia -, che ha avuto come primi firmatari Enrico Letta e Stefano Saglia ed è stata pro-mossa da deputati di PD e PDL e dall’Intergruppo parlamentare per

la Sussidiarietà, è diventata legge dello Stato il 23 dicembre 2010, e in seguito all’emanazione dei decreti attuativi, è ora completa-mente operativa.

Insieme al pacchetto delle altre 4 proposte di legge, è stata pre-sentata nei mesi scorsi in un tour pubblico in Italia, in Europa e negli Stati Uniti.

Enrico Letta è fondatore dell’As-sociazione VeDrò: è un think tank italiano, fondato nel 2005, che fo-calizza la sua attenzione sul futuro dell’Italia, seguendo temi come economia, tecnologia, politica, cultura, lavoro, e comunicazione.Tra i fondatori ci sono Enrico Letta e Giulia Bongiorno.

Il nome richiama la città di Dro, in cui ogni anno a fine agosto l’as-sociazione tiene una manifesta-zione della durata di quattro giorni.

L’obiettivo principale dell’As-sociazione è di creare un nuovo modo di pensare basato sulle di-namiche e le esperienze contem-poranee: attraverso la formulazio-ne di proposte, cerca di affermare nuovi punti di vista e nuovi modi di affrontare i problemi. Template: Chiarire

VeDrò ha contribuito alla creazio-ne del neologismo “Pimby” (Please in My Backyard), in contrapposizio-ne a “Nimby” (Not In My Backyard), un atteggiamento basato sulla ricerca di soluzioni innovative per la realizzazione di infrastrutture e il Enrico Letta sale al Quirinale con la sua auto: è il primo segnale di austerity

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coinvolgimento della popolazione locale nei progetti.

L’evento principale: I partecipati di VeDrò si riuniscono durante l’e-state per quattro giorni a Dro per discutere su diversi temi attraver-so incontri in plenaria, nei quali si dà spazio a ospiti internazionali o italiani che offrano uno scenario sulle tendenze contemporanee

che possono avere un impatto sui “futuri possibili” (tra gli ospiti che hanno partecipato alle plenarie ci sono Michael O’Leary, Mauro Mo-retti, Giampaolo Pansa, Roberto Cingolani, Roberto Vittori, e Cor-rado Passera, working group che focalizzano l’attenzione su temi specifici, e momenti conviviali che prevedono la presentazione

e discussione di libri, concerti, sport, e visione di film e videoclip. Benedetta Rizzo è il Presidente, Maura Satta Flores il Vicepresiden-te, Riccardo Capecchi il Tesoriere, Emanuela Lantieri, Responsabile Organizzazione, Giulia Bongiorno il Presidente del Comitato scienti-fico e Marco Meloni Coordinatore del Comitato scientifico.

Questa è la squadra dei 21 uomini e donne che com-pongono il “Governo al

servizio del Paese Italia” come l’ha voluto battezzare il Premier Enrico Letta:

Ministro Interni:Angelino Alfano (Vice Premier)

Ministro Difesa:Mario Mauro

Ministro Affari Esteri: Emma Bonino

Ministro Giustizia:Anna Maria Cancellieri

Ministro Economia e Finanze: Fabrizio Saccomanni

Tutti gli uomini...e le donnedel Governo Letta

Ministro Riforme Costituzionali:Gaetano Quagliariello

Ministro Sviluppo Economico:Flavio Zanonato

Ministro Infrastrutture e Trasporti: Maurizio Lupi

Ministro Politiche Agricole,Alimentari e Forestali:Nunzia Di Girolamo

Ministro Istruzione, Universita’ e Ricerca: Maria Chiara Carrozza

Ministro Salute: Beatrice LorenzinMinistro Lavoro e Politiche Sociali:

Enrico GiovanniniMinistro Ambiente, Tutela Territo-

rio e Mare: Andrea Orlando

Ministro Beni, Attività culturalie Turismo: Massimo Brai

Ministro Coesione territoriale: Carlo Trigilia

Ministro Politiche Comunitarie: Anna Maria Bernini

Ministro Affari Regionali, Sporte Turismo: Graziano Delrio

Ministro Pari opportunita’, Sport, Politiche Giovanili: Josefa IdemMinistro Rapporti Parlamento:

Dario FranceschiniMinistro Integrazione:

Cécile KyengeMinistro Pubblica Amministr.:

Giampiero D’Alia

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ANGELINO ALFANO, al Viminale l’avvocato che fu gia’ Guardasigilli

Il segretario del Pdl, Angelino Alfano, e’ nato ad Agrigento il 31 ottobre 1970. Laureato all’Univer-sita’ Cattolica del Sacro Cuore di Milano, e’ avvocato e dottore di ri-cerca in diritto dell’impresa presso l’Universita’ degli studi di Palermo.

Giornalista pubblicista dal 1989 avendo collaborato con numerose testate regionali e nazionali.

Nel 1994 è eletto consigliere provinciale nel collegio di Agrigen-to, svolge la funzione di Presiden-te della commissione affari gene-rali ed e’ il coordinatore del “Polo delle Liberta’” in consiglio.

Nel 1996 e’ eletto deputato all’Assemblea Regionale Siciliana, e’ il piu’ giovane componente.

Presiede il gruppo parlamenta-re di Forza Italia all’Ars dal 1998 al 2001: lo stesso anno e’ eletto deputato al Parlamento Nazionale nella Sicilia occidentale, nella lista di Forza Italia.

E’ Segretario della conferenza dei coordinatori regionali di Forza Italia dal luglio 2002. Nel febbraio del 2005 viene nominato coordi-natore regionale di Forza Italia per

la Sicilia, incarico dal quale si dimette il 7 maggio 2008.

Nello stesso anno viene rieletto deputato al Parlamento Naziona-le nelle fila del Popolo della Liberta’. Il 7 mag-gio 2008 e’ nominato Ministro della Giustizia.

E’ il piu’ giovane mi-nistro della Giustizia nella storia della Re-pubblica Italiana. Eletto Segretario Politico del PDL il 1 luglio 2011, lascia l’incarico di Mi-

nistro della Giustizia, il 27 luglio 2011, per dedicarsi al partito.

EMMA BONINO, una radicaleguidera’ la Farnesina

Apprezzata nella comunita’ in-ternazionale, determinata nel perseguimento degli obiettivi del-la propria agenda. In una parola: radicale, piu’ radicale, forse, dello stesso compagno politico di una vita, Marco Pannella.

Emma Bonino, ministro degli Esteri del governo guidato da En-rico Letta, e’ nata a Bra in provin-cia di Cuneo il 9 marzo 1948. Anche se fuori dai canoni distintivi dei bocconiani anche lei lo è, anche se sem-bra aver fatto di tutto per far dimenticare l’immagine fredda e compassata che molti attribuiscono ai laure-ati di quell’Universita’. D’altronde quella scel-ta fu quasi obbligata: “Cercavo - ha raccon-tato a “Correva l’anno” - l’unica facolta’ che non esisteva a Torino,

cosi’ non sarei dovuta rientrare a casa la sera dopo le lezioni”.

La tesi, trascorso un Sessantot-to lontano dalle piazze, nel 1972 fu su Malcom X, il leader storico della minoranza nera americana, il piu’ radicale, il piu’ intransigente.

Emma la preparo’ a New York, nelle ore libere dal suo lavoro di commessa in un negozio di scarpe.

A 24 anni la linea d’ombra che sara’ quasi costretta a varcare da un fatto drammatico.

“A 24 anni ho fatto l’amore sen-za essere sposata. Mi spiegarono che avrei dovuto premunirmi ma un ginecologo mi aveva detto che ero sterile. Ma non lo ero e mi dis-se che con 500.000 lire potevo abortire”.

In quelle ore nasce la “compa-gna” Emma Bonino, il cui percorso incrocia quello dei radicali di Gian-franco Spadaccia, Adele Faccio e Marco Pannella nella battaglia per la liberalizzazione dell’interruzio-ne di gravidanza: “Erano gli unici che si occupavano di interruzione di gravidanza, Marco mi guardava con diffidenza”, racconta.

Nel 1976 Bonino diventa depu-tato, ha 28 anni. Era la stagione

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delle battaglie per i diritti civili ed Emma aveva collaborato con il CISA - il Centro per l’informazione, la sterilizzazione e l’aborto fondato da Adele Faccio - nelle cui cliniche clandestine, utilizzando il metodo Karman, si assistevano le donne che non avevano i mezzi per pa-gare i “cucchiai d’oro”, o per volare all’estero per poter abortire.

La sua presenza nel Parlamento italiano e’ stata, da allora, presso-che’ ininterrotta, ma a questa si e’ aggiunta una proiezione interna-zionale che la porto’ alla carica di commissario europeo nel 1994 e poi alla guida del ministero per il Commercio internazionale nel se-condo governo Prodi.

Fino alle elezioni politiche del 2006 ha fatto la spola tra le sedi di lavoro dell’Unione europea e Il Cairo, dove ha studiato l’arabo e al focus sui diritti civili ha aggiunto la conoscenza dei temi che agita-no il Medio Oriente. I diritti civili, e in particolare delle donne, sono l’architrave della politica estera di Emma Bonino, spesso candidata dagli esiti di diversi sondaggi an-che al Quirinale.

“Senza diritti civili e liberta’ - scrive nel proprio sito web - non c’e’ possibilita’ ne’ speranza ne-anche di sviluppo economico”.

Durante una missione umani-taria a Cuba, nel maggio 1995, Bonino aveva incontrato Fidel Castro e, in pre-senza del corpo diplomatico eu-ropeo, gli ave-va sottoposto il grave problema del rispetto dei diritti umani, so-

prattutto quelli degli oppositori del regime. Alla partenza della missio-ne, Castro liberera’ sei detenuti politici che erano stati oggetto di una campagna internazionale pro-mossa dalla stessa Emma Bonino quando era Segretaria del Partito Radicale Transnazionale.

Le battaglie degli anni successi-vi sono in linea con questa stra-tegia: la moratoria globale della pena di morte, la battaglia contro le mutilazioni genitali femminili, quella per il Tribunale penale inter-nazionale. GAETANO QUAGLIARIELLO, da ‘saggio’ a Ministro delle Riforme

Il nome di Gaetano Quagliariello e’ stato accostato al governo Letta da prima ancora che si parlasse del vicesegreta-rio del pd quale possibile presi-dente del consi-glio.

Piu’ preci-samente, da quando Giorgio Napolitano lo ha nominato nel gruppo dei saggi chiamati a occu-parsi di riforme.

Nato a Napoli nel 1960 ma cresciuto a Bari, dove suo padre Ernesto e’ stato Rettore dell’U-niversita’, Gaetano Quagliariello si iscrive giovanissimo al Partito Radicale di cui diventa segretario cittadino e poi vicesegretario na-zionale.

Sul suo blog dice di aver “sem-pre respirato, in famiglia, lo spirito delle idee liberali” che furono del padre di cui ripercorre anche le orme intraprendendo la carriera universitaria.

Nel frattempo inizia la sua attivi-ta’ politica con i radicali. Nel 1994, ‘sedotto’ dalla rivoluzione liberale di Silvio Berlusconi, Quagliariello lascia i Radicali e aderisce a Forza Italia.

Per diversi anni la sua militanza politica avviene lontano dal Parla-mento, e nel frattempo diventa professore ordinario di Storia Con-temporanea alla Luiss.

La nuova svolta arriva nel 2001, quando Marcello Pera, eletto pre-sidente del Senato, lo chiama come Consigliere Culturale a Pa-lazzo Madama.

Entra nelle liste di Forza Italia alle elezioni del 2006 e viene elet-to senatore divenendo membro della Commissione Affari Costitu-

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zionali. Rieletto nel 2008, viene nominato vicecapogruppo del Pdl al Senato e membro della Com-missione Giustizia.

Rieletto nel 2013, viene fatto il suo nome come possibile candi-dato alla Presidenza del Senato. Scelta Civica lo appoggerebbe, ma il Pdl preferisce insistere su Renato Schifani. Arriva pero’ la chiamata dal Quirinale come “sag-gio” e gli si spalancano le porte del Ministero per le Riforme.

BEATRICE LORENZIN, una quaran-tenne alla salute

Giovane (41 anni), determinata, una carriera in crescendo partita da un municipio di Roma, la “Meg Ryan” della Capitale (nomignolo affibbiatole ai tempi della militanza in Campidoglio): e’ Beatrice Loren-zin il nome nuovo per ricoprire una casella delicatissima come quella del ministero della Salute.

Classe 1971, inizia il suo avvici-namento alla politica aderendo al movimento giovanile di Forza Italia nel Lazio nel 1996.

Nell’ottobre 1997 l’elezione, nella lista di Forza Italia, al Consi-glio del XIII Municipio di Roma.

Nell’aprile 1999 e’ Coordinatore Regio-nale del Lazio del mo-vimento giovanile di Forza Italia, che conta 15 .000 iscritti e oltre 100 eletti negli enti locali.

Nel maggio 2001 e’ eletta Consigliere comunale di Roma. Unica donna nella coa-lizione di centrodestra, e’ Vicepresidente della commissione Donne Elette e Vicepresiden-te del Gruppo consilia-

re di Forza Italia. Tra la fine del 2004 e la meta’

del 2006 e’ Capo della Segreteria Tecnica di Paolo Bonaiuti, Sottose-gretario alla Presidenza del Consi-glio dei Ministri per l’Informazione e l’Editoria nel governo Berlusconi III. Nel maggio del 2005 e’ nomi-nata Coordinatore Regionale di Forza Italia per il Lazio.

Dal settembre 2006 al marzo 2008 ha ricoperto il ruolo di Co-ordinatore Nazionale di Forza Italia - Giovani per la Liberta’. Eletta alla Camera dei deputati nelle elezioni politiche del 2008 nella lista PdL,

per la XVI Legislatura. Membro del Consiglio Direttivo del gruppo PdL alla Camera e della commissione Affari Costituzionali della Camera, della Commissione Bicamerale per l’Attuazione del Federalismo Fiscale, della Commissione Parla-mentare per l’Infanzia.

Nel 2013 e’ inizialmente can-didata alla presidenza della Re-gione Lazio, ma lascia in seguito il posto a Francesco Storace, gia’ presidente della regione Lazio dal 2000 al 2005.

Alle elezioni politiche del 24-25 febbraio 2013 viene riconfermata deputata alla Camera dei Deputati nelle liste del PDL.

FABRIZIO SACCOMANNI, da Banki-talia alla scrivania di Sella

Apprezzato economista, ap-passionato di musica classica e poesia, Saccomanni e’ stato tra i favoriti per la successione di Ma-rio Draghi alla guida della Banca d’Italia e dopo una lunga carriera all’interno dell’istituto di Via Nazio-nale, dove e’ entrato nel giugno del 1967 ed direttore generale dal 2006, siedera’ ora alla scrivania di Quintino Sella.

Romano, classe 1942, Sac-comanni proviene da una famiglia di medici, e’ amante dei versi di Giuseppe Gioacchino Belli, si diletta a scrivere sonetti (uno lo dedico’ a Carlo Azeglio Ciampi per il suo settantesimo compleanno).

Nel 2002 ha pub-blicato un libro (‘Tigri globali e domatori na-zionali’) in cui viene predetta la futura in-stabilita’ dell’economia mondiale.

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Dopo la laurea in Economia e Commercio all’Universita’ Bocconi di Milano, ha seguito corsi di per-fezionamento in economia mone-taria e internazionale alla Prince-ton University.

Ha iniziato la sua carriera in Ban-ca d’Italia nel giugno 1967, quan-do e’ stato assegnato all’Ufficio Vigilanza della Sede di Milano. Dal 1970 al 1975 e’ stato distaccato presso il Fondo Monetario Interna-zionale, in qualita’ di economista nel Dipartimento Rapporti com-merciali e di cambio e, dal 1973, come assistente del Direttore Esecutivo per l’Italia.

In quegli anni incontra Lamber-to Dini all’F.M.I. dal 1959. Rientra-to in Banca d’Italia, e’ stato asse-gnato al Servizio Studi. Nel 1984 e’ diventato Capo del Servizio Rapporti con l’Estero e nel 1997 e’ stato nominato Direttore Cen-trale per le Attivita’ Estere.

Ha rappresentato la Banca nell’ambito dei principali organismi

dove ha svolto funzio-ni sia gestionali, quale membro del Comitato esecutivo, sia operati-ve, come responsabile delle aree di Gestione del rischio, Sicurezza nucleare, Protezione ambientale e Cofinan-ziamenti ufficiali.

Alla Pubblica Ammini-strazione l’UDC D’ALIA

Gianpiero D’Alia, mi-nistro della Pubblica amministrazione e del-la Semplificazione del Governo formato da Enrico Letta, e’ nato a Messina il 22 settembre 1966.

E’ un avvocato cassazionista, sposato con un figlio. Attualmente e’ vice capogruppo vicario di Scel-ta Civica alla Camera dei Deputati e segretario regionale dell’Udc in Sicilia.

Dopo diversi anni di impegno politico come ammi-nistratore comunale di Messina, viene eletto alla Camera dei depu-tati per la prima volta nella XIV Legislatura (2001).

Durante il mandato e’ stato, fra l’altro, se-gretario del Comitato per la legislazione e della Giunta per le ele-zioni E’ stato Sottose-gretario all’Interno, nel terzo governo Berlu-sconi, in quota UDC.

Nel 2008 e’ stato eletto al Se-nato e diventa presidente del gruppo parlamentare Gruppo UDC, SVP e Autonomie.

Alle ultime politiche e’ stato rie-letto alla Camera dei Deputati.

finanziari internazionali (Bce, Bri e l’Unione Europea).

Dal febbraio 2003 al settem-bre 2006 e’ stato vice presidente della Banca Europea per la Rico-struzione e lo Sviluppo a Londra

ENZO MOAVERO MILANESIagli affari UE

Nato a Roma, nel 1954, sposa-to, con tre figli, Moavero Milanesi, ministro per gli Affari Europei del Governo Monti e’ laureato in giuri-sprudenza con lode, all’Universita’ La Sapienza di Roma con una tesi in diritto commerciale.

Procuratore legale, si e’ specia-lizzato in diritto comunitario ed eu-ropeo (College d’Europe, Bruges).

Prima di assumere l’incarico di Ministro nel 2011, era dal 2006, giudice e poi Presidente di Sezio-ne presso il Tribunale dell’Unione Europea (Corte di Giustizia dell’U-nione Europea), a Lussemburgo

Ha lavorato, per oltre venti anni, alla Commissione Europea, a Bru-xelles, dove e’ entrato come fun-zionario, con concorso pubblico.

Nel corso della carriera, e’ stato fra l’altro: Capo di Gabinetto del Vice Presidente; Capo di Gabinet-to del Commissario per il Mercato Interno, per la Fiscalita’ e per la Concorrenza; Direttore della Dire-zione Antitrust ‘Servizi’; Segretario Generale aggiunto della Commis-sione; Direttore Generale dei Po-licy Advisors del Presidente della

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Commissione (BEPA). In Italia, presso la Presidenza del Consi-glio dei Ministri (1993-1994), ha guidato la Segreteria per gli Affa-ri Comunitari del Presidente del Consiglio ed e’ stato membro del Comitato degli esperti per il Pro-gramma di Governo e del Comi-tato tecnico del CIPE per il coordi-namento della politica economica nazionale con quella comunitaria.

Ha insegnato Diritto Comunita-rio e dell’Unione Europea, in par-ticolare diritto della concorrenza (College d’Europe, Bruges; Uni-versita’ Bocconi e LUISS).

E’ autore di svariate pubblicazio-ni scientifiche, fra le quali tre libri: uno sulla disciplina antitrust delle concentrazioni fra imprese; uno di lezioni di diritto comunitario; e uno sulla tutela della libera concorren-za nell’Unione europea.

Fa parte del comitato di direzio-ne di riviste giuridiche italiane ed estere; e’ membro fondatore del comitato di direzione del Journal of European Competition Law and Practice (Oxford University Press).

MARIO MAURO, alla Difesa un cat-tolico nel segno della U.E.

Da Comunione e Liberazione al Pdl, da Berlusconi a Monti.

La parabola di Mario Mauro, all’anagrafe Mauro Walter Mauro, e’ all’inse-gna dell’impegno politico ispirato ai valori cattolici.

Il ministro della Difesa del governo Letta nasce il 24 luglio del 1961 a San Giovanni Rotondo, in Pu-glia e si laurea in filosofia all’Universita’ Cattolica del Sacro Cuore.

Si iscrive a Forza Italia dove diventa responsabi-le nazionale per la scuola e l’universita’. Viene elet-to per la prima volta nel 1999 al Parlamento Europeo, nella lista di Forza Italia, e si iscrive al Gruppo Popolare Europeo.

Viene rieletto, sempre con For-za Italia, anche nel 2004 diventan-do uno dei 14 vicepresidenti del Parlamento europeo nella legisla-tura 2004-2009.

Nel 2009 nuova candidatura e nuova elezione, stavolta con il Pdl, nato dalla fusione di Forza Italia e Alleanza Nazionale.

Mauro viene proposto dal suo partito alla presidenza del parla-mento europeo, ma non ottieme il successo sperato. Nello stesso anno, pero’, comincia la sua atti-

vita’ di rappresentante personale delle presi-denza dell’Ocse contro il razzismo, la xenofo-bia e la discriminazio-ne dei cristiani e delle altre religioni.

Il gennaio 2013 segna l’uscita dal Pdl per entrare in Scelta Civica, la nuova for-za politica fondata dal premier Mario Monti e nella quale va a ricopri-re il ruolo di capogrup-

po al Senato; il passaggio a Scelta Civica coincide con le dimissio-ni ufficiali da Capo Delegazione del PdL all’Europarlamento e dal Partito, criticando duramente la ricandidatura a Premier da parte di Silvio Berlusconi e la rinnovata alleanza con la Lega Nord.

Il discorso di Mauro e’ stato lungamente applaudito da tutti gli esponenti del Partito Popolare Europeo.

Il 30 marzo 2013 viene nomi-nato dal Quirinale, membro del gruppo di lavoro per le proposte programmatiche in materia istitu-zionale.

MASSIMO BRAY, dalla Treccani al MIBAC

Neodeputato, dopo una vita all’Enciclopedia Treccani, Massimo Bray, nuovo ministro dei Beni Cul-turali, e’ nato a Lecce l’11 aprile 1959, ha studiato a Firenze, vive a Roma.

Dopo la laurea in Lettere e Filo-sofia, conseguita nel 1984 e un itinerario da borsista a Napoli, Ve-nezia, Parigi, Simancas, nel 1991 entra all’Istituto della Enciclopedia Italiana fondato da Giovanni Trec-cani, come redattore responsabi-

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le della sezione di Storia moderna dell’Enciclopedia La Piccola Trec-cani.

Non lascera’ piu’ l’Istituto: nel 1994 ne diviene il direttore edito-riale. In questo ruolo, ne ha segui-to l’apertura al web.

Il progetto di definire l’Enci-clopedia degli italiani online e’ il modo di interpretare la missione della Treccani nel XXI secolo.

La scelta e’ quella di mettere a disposizione di un numero sem-pre maggiore di utenti un patri-monio di conoscenza di alta quali-ta’; la convinzione e’ che il nostro Paese debba elaborare nuove forme di gestione del patrimonio culturale, coniugando la forza dei contenuti con le innovazioni tec-nologiche.

Massimo Bray e’ anche Diretto-re Responsabile della rivista edita dalla Fondazione di cultura politica Italianieuropei, che ha tra i suoi principali obiettivi quello di elabo-rare analisi e riflessioni pubbliche sui nodi cruciali dell’innovazione politica ed economica europea.

La fondazione e’ un luogo di in-contro tra le diverse tradizioni cul-turali del riformismo italiano.

Presiede il consiglio d’ammi-nistrazione della Fondazione La Notte della Taranta, che organizza il piu’ grande festival europeo di

musica popolare, dedi-cato al recupero della pizzica salentina e alla sua fusione con altri linguaggi musicali, dal-la world music al rock, dal jazz alla sinfonica.

Grazie al lavoro del gruppo di competenze che gestisce la Fon-dazione e soprattutto alla straordinaria cora-lita’ dei talenti musicali

coinvolti nell’Ensemble Notte della Taranta, il festival e’ divenuto, negli anni, un riconosciuto modello cul-turale che, di edizione in edizione, non cessando di produrre nuove forme di elaborazione artistica, ha cominciato a produrre interessanti economie per il territorio.

CARLO TRIGILIA, un sociologoMinistro per la Coesione

Sociologo, e’ professore ordina-rio di sociologia economica nella facolta’ di Scienze Politiche Cesare Alfieri dell’Universita’ di Firenze, si legge nella biografia ufficiale dell’i-stituto.

E’ presidente del corso di laurea in Analisi e politiche dello sviluppo locale e regionale e direttore del Centro Europeo di Studi sullo Sviluppo Locale e Regionale.

Ha insegnato nelle Uni-versita’ di Palermo e di Trento ed e’ stato Lauro De Bosis professor alla Harvard University.

E’ stato direttore ed e’ membro del comita-to editoriale della rivista “Stato e Mercato”, e del comitato editoriale di “Sviluppo locale”.

E’ socio del Consiglio Italiano per le Scienze So-

ciali (CSS) e presidente della Fon-dazione RES / Istituto di Ricerca su Economia e Societa’ in Sicilia. Collabora con Il Sole 24ore.

ANDREA ORLANDO,nuovo Ministro dell’Ambiente

E’ uno degli esponenti di punta tra i “quarantenni” del Pd: nato al La Spezia l’8 febbraio 1969, dal 2008 e’ portavoce nazionale del Partito Democratico e deputato alla Camera dei Deputati.

Giovane, ma una carriera gia’ ultraventennale: nel 1989 diventa segretario provinciale della FGCI e l’anno successivo viene eletto nel consiglio comunale de La Spezia con il PCI; in seguito allo sciogli-mento del Partito Comunista Ita-liano, verra’ rieletto con il PDS, di cui diviene capogruppo nel consi-glio comunale della sua citta’.

Nel 1995 diventa segretario cit-tadino del partito, nel 1997, primo degli eletti in consiglio comunale, e’ nominato assessore dal Sin-daco Giorgio Pagano, prima alle attivita’ produttive e poi alla piani-ficazione territoriale, incarico che svolge sino alle elezioni del 2002.

Nel 2000, entra a far parte della segreteria regionale come

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responsabile degli enti locali dei DS e nel 2001 diventa segretario provinciale; poi, nel 2003, e’ chia-mato alla Direzione nazionale del partito da Piero Fassino, prima con il ruolo di viceresponsabile dell’or-ganizzazione, poi come respon-sabile degli enti locali (2005) e ancora, nel 2006, come respon-sabile dell’organizzazione entra a far parte della segreteria nazionale del partito.

Nel 2006 si presenta alle Elezio-ni politiche del 9 e 10 aprile ve-nendo eletto nelle liste dell’Ulivo nella X circoscrizione (Liguria).

Nel novembre del 2009 Pier Luigi Bersani, neoeletto segre-tario nazionale del Pd, lo nomina presidente del Forum giustizia del Partito. Nel gennaio 2011 Bersani lo nomina commissario del PD di Napoli.

All’integrazione CECILE KYENGE, primo ministro di colore

Nasce a Kambove, nella provin-cia congolese del Katanga e grazie all’interessamento di un vescovo, ottiene una delle tre borse di stu-dio messe a disposizione degli studenti congolesi per frequenta-re medicina all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

La Kyenge arrivò in Italia nel 1983, e si laurea in medicina e chirurgia all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma discutendo una tesi in pediatria, per poi si specializzarsi in oculistica presso l’Università di Modena e Reggio Emilia. Esercita la professione di medico oculista.

Sposata dal 1994 con Dome-nico, ingegnere, ha due figlie adolescenti Giulia e Maisha.Dal settembre 2010 è portavoce na-zionale della rete Primo Marzo che si occupa di promuovere i diritti dei migranti.

Nel 2010 è scelta come testi-monial nella campagna di sen-sibilizzazione sull’immigrazione realizzata dall’Ufficio di Roma dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM).

E’ una nomina dal forte impat-to simbolico, visto che la signora Kyenge e’ la prima persona di co-lore titolare di un dicastero in un governo del nostro Paese.

FLAVIO ZANONATO, sindaco di lungo corso inizio’ nel pci

Flavio Zanonato, sessantatre’

anni a luglio, e’ sindaco di Padova (per il terzo mandato) esponente del Pd con un passato nel Pci di cui fu in gioventu’ segretario pro-vinciale.

“Sono cresciuto - dice di se’ - nel quartiere di via Palestro e pro-vengo da una famiglia operaia di forti ispirazioni cattoliche”.

La sua carriera politica prosegui’ a Roma alla direzione nazionale del partito come responsabile del settore immigrazione e emigra-zione approfondendo soprattutto le realta’ internazionali dell’Europa e dell’America Latina.

Divenne per la prima volta sin-daco di Padova nel ‘93, poi nel 1995 e nel 2004.

Allo scioglimento dei DS, nel congresso dell’aprile del 2007, segue la linea della maggioranza del partito e del segretario e con-fluisce quindi nel Partito Democra-tico, diventandone il responsabile dell’organizzazione.

Alle politiche del 2008 viene rieletto per il Partito Democratico alla Camera nella circoscrizione Li-guria, diviene membro della com-missione Bilancio della Camera e componente della Commissione parlamentare Antimafia.

il 14 novembre 2008 e’ nomi-nato portavoce del Partito Demo-cratico da Walter Veltroni, incarico confermato da Dario Franceschini.

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Dal 2000 al 2004 fu consigliere regionale per i Democratici di Si-nistra.

“Non mi occupo solo di politica, sono un lettore vorace, un appas-sionato di materie scientifiche, di storia e di filosofia” scrive Zanona-to nel suo blog ufficiale.

“Nel tempo libero mi piace gio-care a scacchi, andare al cinema, in bicicletta e ho una forte passio-ne per la montagna”.

Zanonato e’ sposato da oltre trent’anni, ha un figlio che fa l’av-vocato e una nipotina.

JOSEFA IDEM, un’olimpionica come Ministro dello Sport

Nata in Germania ma ormai ra-vennate ‘ad honorem’, la neomi-nistra dello Sport Josefa Idem ha 49 anni.

E’ nata a Goch, in Germania, il 23 settembre del 1964. Sposa-ta con il suo allenatore Gugliemo Guerrini, due figli, e’ cittadina ita-liana dal 1990, e’ stata campio-nessa mondiale e olimpica nella specialita’ del kayak individuale.

Ha vinto 35 medaglie tra Olim-piadi, mondiali ed europei. E’ la prima e unica donna nella storia della canoa italiana ad avere vinto sia un campionato mondiale sia un’Olimpiade.

Alle ultime elezioni e’ stata can-didata al Senato dal Pd, capolista in Emilia Romagna.

ENRICO GIOVANNINI, al lavoro ‘maestro’ delle statistiche

Presidente dell’Istat dal 4 ago-sto 2009 e durante il governo di Mario Monti e’ stato a capo della Commissione governativa incari-cata di esaminare i redditi dei tito-lari di cariche pubbliche in sei dei principali stati europei, incarico da cui si e’ dimesso nel luglio 2011.

E’ finito sotto i riflettori proprio in questi giorni, dopo essere stato nominato nel gruppo di lavoro so-cio-economico dei 10 saggi nomi-nati da Giorgio Napolitano.

MARIA CHIARA CARROZZA, un rettore all’Istruzione

Nata a Pisa, 48 anni a settem-bre, e’ laureata in fisica ed e’ stata eletta nelle file del Pd, capolista per la Camera in Toscana.

Prima di candidarsi, era dal 2007 rettore della Scuola Supe-riore Sant’Anna di Pisa dove in-segna Bioingegneria all’istituto di Biorobotica.

Dopo la laurea a Pisa nel 1990, quattro anni dopo ha conseguito il PhD in Ingegneria.

E’ membro delle societa’ scien-

tifiche IEEE Society of Engineering in Medicin e and Biology (EMB) e della IEEE Society of Robotics and Automation (R&A).

Alla Scuola Sant’Anna ha tenu-to corsi interni di Neuro-Robotica, Fondamenti di Robotica Umanoi-de, Criteri di progettazione di mani artificiali, Robotica umanoide, Neuroscienze e Robotica.

All’Universita’ di Pisa, nel corso di laurea specialistica in Ingegne-ria Biomedica, ha tenuto corsi di Biomeccatronica, (2003-2006), e di Bioingegneria della riabilitazio-ne (2004-2008).

Ha insegnato anche al Campus Biomedico di Roma ed e’ Visiting Professor alla Technical University of Vienna, Austria. Ha tenuto corsi e seminari in diverse universita’

straniere, tra cui la Salford Univer-sity in Gran Bretagna, la Waseda University a Tokyo, la KAIST Daeje-on in Corea e all’MIT di Boston.

ANNA MARIA CANCELLIERI, una riconferma per il Viminale

Nata a Roma nel 1943, già ministro dell’Interno nel governo Monti, è prefetto dal 1993. Nata in una famiglia di emigrati italiani in Libia, appena diplomata è entrata alla Presidenza del Consiglio grazie

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a un concorso. Nel 1972 è entrata nell’amministrazione del ministero dell’Interno. Viene nominata pre-fetto il 1 settembre 1993.

Nel 1994 è commissario straor-dinario a Parma. E’ stata prefetto di Vicenza, Bergamo, Brescia, Ca-tania, Genova, Parma e Bologna. A Bologna, in soli 20 giorni ottie-ne ciò che tre giunte non erano riuscite ad ottenere: lo sblocco dell’iter per la costruzione della metropolitana bolognese.

A Catania si segnala per la ge-stione del delicato periodo che seguì l’uccisione dell’ispettore di polizia Filippo Raciti nel 2007. Dal 2010 al 2011 è stata nominata commissario prefettizio a Bologna dopo lo scandalo che travolse il sindaco Flavio Delbono, fino alle nuove elezioni.

Dal 20 ottobre 2011 è stata nuovamente commissario pre-fettizio a Parma in seguito alle di-missioni del sindaco Pietro Vignali, ma è rimasta meno di un mese, fino alla nomina a Ministro dell’In-terno il 16 novembre 2011.

Nella storia della Repubblica Ita-liana è la seconda donna in asso-luto, dopo Rosa Russo Iervolino, a ricevere la nomina di Guardasigilli.

MAURIZIO LUPI, per far ripartire il sistema Infrastrutture e Trasporti

Classe 1959, militante di Co-munione e Liberazione dal 1990, inizia la carriera politica nella sua città, Milano.

Nel 1993 viene eletto consiglie-re comunale del capoluogo lom-bardo con la Democrazia cristiana.

A partire dal 1997 ricopre l’in-carico di Assessore all’Urbanistica nella giunta Albertini. Il 13 maggio 2001 viene eletto per la prima volta alla Camera, poi rieletto nelle tornate successive (sarà anche vi-cepresidente di Montecitorio).

Tifoso del Milan e appassionato podista, nel 2009 fonda l’associa-zione di beneficenza ‘Montecitorio Running Club’, che riunisce oltre 80 deputati di diverso orienta-mento politico che insieme pro-muovono la raccolta fondi.

Nel 2011 ha pubblicato il libro “La prima politica è vivere”.

NUNZIA DE GIROLAMO,l’agricoltura è nel suo DNA

E’ nata a Benevento nel 1975. E’ alla seconda legislatura, dopo l’arrivo in Parlamento nel 2008 come deputata del Pdl, oltreché coordinatore provinciale per la sua città d’origine. Laureata in Giuri-sprudenza alla Sapienza di Roma, è avvocato.

Nella sua biografia le prime ri-ghe sono già un programma: “La

politica è passione, servizio per la collettività, perseguimento del bene comune è l’arte di governare le società”.

Fra le più battagliere esponenti Pdl nei talk show televisivi, il suo matrimonio con il deputato Pd Francesco Boccia, economista pugliese, è stato uno degli eventi politico-sentimentali della scorsa legislatura.

DARIO FRANCESCHINI, il fautore del dialogo come soluzione

Avvocato, scrittore, politico, a favore del dialogo con Silvio Ber-lusconi, è nato a Ferrara nel 58. Segretario del Pd nel 2009 e ca-pogruppo fino al 2013.

Il padre Giorgio fu partigiano bianco e deputato per la Dc dal 1953 al 1958.

Nel 1994 dà vita a Ferrara a una delle prime giunte di centrosini-stra d’Italia, divenendo Assessore alla Cultura e al Turismo.

Alle elezioni politiche del 2001 viene eletto deputato nel collegio maggioritario di Ferrara.

Tra i fondatori della Margherita, nel luglio 2001 entra a far parte del comitato costituente del parti-to, del quale diventa coordinatore dell’esecutivo nazionale.

Con la nascita del Partito De-mocratico il 14 ottobre 2007 e

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l’ascesa alla segreteria di Walter Veltroni, è divenuto vicesegreta-rio nazionale del nuovo partito. Il 25 ottobre 2009 alle primarie del Pd ottiene oltre un milione di voti, pari al 34% dei consensi, venendo superato da Bersani che diventa quindi il nuovo segretario.

GRAZIANO DELRIO, un “renziano” di ferro per gli Affari Regionali

Nato nel 1960 a Reggio Emilia, è laureato in medicina, specializ-zato in endocrinologia.

presidente Anci con delega al wel-fare. Nel 2009 la riconferma con il 52,4%, l’incarico di vicepresiden-te Anci con delega al personale, poi alla finanza, quindi l’elezione a presidente al congresso Anci nell’ottobre 2011 a Brindisi.

Se il buon giorno si vede dal mattino allora ottimo ed inaspet-tatamente concreto è stato il di-scorso di Enrico Letta alle Came-re fatto il 29 aprile, dopo il quale ha incassato una larga maggio-ranza che ha fatto nascere que-sto Governo, sperando che sia il primo della tanto agognata Terza Repubblica.

Accogliendo l’appello del Capo dello Stato ha inteso rivolgersi con il linguaggio “sovversivo” delle verità, la prima delle quali è che la situazione economica dell’Italia è ancora grave, nonostante l’opera meritoria di risanamento dei conti pubblici apportata da Mario Monti, ed ha posto in cima alle tante pri-orità quella del lavoro.E come già il Presidente Napoli-tano aveva inteso cogliere il mo-mento di eccezionalità sia nell’ac-cettare un nuovo incarico sia nello stimolare a mò di levatrice la na-

scita di un governo di responsa-bilità fra opposte fazioni (da Letta definito appunto “a servizio del Paese”), lo stesso discorso vale per le Nazioni che compongono l’Europa, che per secoli si sono fronteggiate addirittura in guerre fratricide e che ora, avendo creato solo l’unione monetaria, ma non ancora quella politica, bancaria e fiscale, … è in crisi di legittimità ed efficacia proprio quando tutti i Paesi membri e tutti i cittadini ne hanno più bisogno.

L’Europa può tornare ad essere motore di sviluppo sostenibile, e quindi di speranza e di costruzio-ne di futuro, solo se finalmente si apre. Il destino di tutto il continen-te è strettamente legato e non ci possono essere (anche qui come

Ricercatore universitario con studi in Gran Bretagna e Israele, padre di nove figli, è cresciuto nel quar-tiere della Rosta Vecchia, dove - dice di sé - ha “respirato” i valori della sinistra riformista, del catto-licesimo democratico e dell’impe-gno sociale.

Con l’Associazione Giorgio La Pira, di cui è stato fondatore e pre-sidente, ha promosso iniziative culturali e di solidarietà.

Eletto in consiglio comunale a Reggio Emilia nel 1999 e consi-gliere regionale nel 2000, diven-tando presidente della Commis-sione sanità e politiche sociali della Regione Emilia Romagna.

Nel 2004 viene eletto sindaco di Reggio Emilia con il 63% con l’Unione, e riceve l’incarico di vice-

Saverio Buttiglione consegna “Slow Economy” al Presidente della Commissione Bilancio alla Camera, l’economista Francesco Boccia

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in Italia n.d.r.) vincitori e vinti, se l’Europa fallisse questa prova. Sa-remmo tutti perdenti : sia nel Sud che nel Nord del continente…

Ma di solo risanamento l’Italia muore, dopo più di un decennio senza crescita le politiche per la ripresa non possono più attende-re semplicemente perché non c’è più tempo!

Nel corso del discorso ha an-nunciato l’immediato viaggio, l’indomani a Berlino, Parigi e Bruxelles, verosimilmente per concordare coi partners europei un allentamento della stretta del patto di stabilità che dia più ossi-geno alla ripresa economica, dopo il credito acquisito grazie all’uscita dell’Italia dalla zona di infrazione dei conti di bilancio dopo 13 mesi di duri sacrifici.

Il Presidente del Consiglio Enri-

Il Direttore Saverio Buttiglione parla di “Slow Economy” con il Premier Enrico Letta e con il Presidente Commissione Bilancio Francesco Boccia

co Letta parla e agisce da grande statista che, vista l’ottima acco-glienza ricevuta dai premiers eu-ropei visitati, potrebbe divenire anche un importante personalità di rilancio dell’azione Comunita-

ria, se così sarà e se gli daranno tutto il tempo necessario, alme-no quello dell’intera legislatura, sarà un bene sia per noi che per tutti i cittadini del Vecchio Con-tinente.

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I l 313° Gruppo Addestramento Acrobatico “Frecce Tricolori”, Pattuglia Acrobatica Nazionale,

ha da poco tagliato il traguardo delle 50 candeline e e oggi più che mai, sono testimoni di un “sistema” tutto italiano che fun-ziona.

Una tessera dell’ampio mosai-co composto da tutte le realtà operative dell’Aeronautica Milita-re, che ha come compito princi-pale, insieme con le altre Forze Armate, la difesa e la sicurezza del territorio nazionale, nonché quello di dare il suo apporto fon-damentale alle missioni fuori dei confini nazionali.

Cento anni dopo gli avveni-menti che hanno finalmente reso unita l’Italia, l’Aeronautica Militare nel marzo del 1961 co-stituisce, sull’aeroporto di Ri-

volto, il 313º Gruppo Addestra-mento Acrobatico; da quei giorni a seguire la Pattuglia Acrobatica Nazionale ha accompagnato e sottolineato, con i fumi tricolori dei suoi aeroplani, i momenti sa-lienti della vita della Nazione.

Sfogliando le prossime pagine ripercorrerete alcuni di questi si-gnificativi eventi; un ideale viag-gio attraverso alcune delle tap-pe che hanno segnato la storia d’Italia, alla quale dal 1961, con orgoglio e dedizione, si affianca la storia delle Frecce Tricolori.

In realtà, il processo che por-terà all’istituzione formale del 313º Gruppo Addestramento Acrobatico ha inizio negli anni ‘20, quando viene introdotta, nell’addestramento dei piloti mi-litari, l’acrobazia aerea collettiva, ritenuta fin da allora una avan-

zata tecnica di volo in grado di migliorare sensibilmente le ca-pacità operative dei piloti.

La neonata “Regia Aeronau-tica” percorse così una strada impervia ed impegnativa che l’avrebbe portata ad un risultato positivo; scelse di essere unita, di condividere esperienze, di non fermarsi alle prime difficoltà e di accettare le sfide che si sa-rebbero presentate.

Oggi le esibizioni delle Frecce Tricolori confermano che la stra-da scelta all’inizio della loro sto-ria è stata quella giusta.

Una strada tracciata cercando di individuare tra le varie possi-bilità e ad ogni bivio la soluzione più rispondente ai valori umani, professionali e tecnologici che sono alla base della tradizione italiana.

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STORIA E CARATTERISTICHEIl 313° Gruppo Addestramen-

to Acrobatico “Frecce Tricolori”, Pattuglia Acrobatica Nazionale (chiamata anche PAN), è dislo-cato sull’aeroporto di Rivolto, a pochi chilometri da Codroipo (Udine), nel cuore del Friuli Ve-nezia Giulia e sono la componen-te sicuramente più conosciuta e visibile dell’Aeronautica Militare Italiana.

La Pattuglia Acrobatica si con-sidera, giustamente e a buon di-ritto, l’erede dell’acrobazia aerea militare collettiva, che ha avuto la sua prima espressione presso la Scuola di Campoformido (UD) nel 1930.

La prima Pattuglia Acrobatica dell’Aeronautica Militare nacque dal 1° Stormo Caccia, che aveva sede sull’aeroporto friulano ed era dotato di velivoli FIAT CR20.

Dopo aver partecipato alla 1a Giornata dell’Ala, una grande manifestazione aerea nazionale

che ebbe luogo a Roma nel giu-gno del 1930, intraprese un tour nell’Europa orientale.

A partire dal 1950, l’onore di raccogliere l’eredità e di rap-presentare l’Aeronautica Milita-re nelle manifestazioni aeree in Italia e all’estero toccò alle pat-tuglie che si formavano annual-mente presso i vari Reparti da caccia.

Fu così che nomi come il “Ca-vallino Rampante” (4° Stormo con velivoli DH Vampire), i “Getti Tonanti” (5a Aerobrigata con ve-livoli F-84 G), le “Tigri Bianche” (51° Aerobrigata), i “Diavoli Ros-si” (6a Aerobrigata con velivoli F-84 F) ed i “Lanceri Neri” (2a Aerobrigata con velivoli F-86 E) entrarono nella leggenda.

Alla fine del 1960 lo Stato Maggiore dell’Aeronautica deci-se costituire un Pattuglia Acroba-tica Nazionale con sede stabile sull’aeroporto di Rivolto del Friu-li: nacque così, sotto la guida del

Magg. Mario Squarcina, il 313° Gruppo Addestramento Acroba-tico “Frecce Tricolori” che, ope-rativo dal 1961 con nove velivoli più il solista, costituisce la più numerosa formazione acrobati-ca del mondo e universalmente riconosciuta come una delle più prestigiose.

La colorazione del Sabre, blu scuro con i colori della bandie-ra della dipinti sotto le ali ed un arco (simbolo della caccia) sulla

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fusoliera, contribuì a battezzare la nuova formazione delle Frecce Tricolori.

Gli F-86E vennero sostituiti nel Dicembre del 1963 da una apposita versione del G.91 trat-ta dagli esemplari di preserie e denominata G.91 PAN: a que-sti aerei furono affiancati negli anni alcuni G.91R appositamen-te modificati per le esigenze di volo acrobatico sino a quando, nel 1981, iniziarono ad entrare in servizio i primo MB-339PAN a tutt’oggi impiegati dal Gruppo.

L’addestramento al volo acro-batico raggiunge la sua massima espressione presso la P.A.N. e si realizza con una serie di figure che sono un naturale modo di essere per un insieme di velivoli che si muovono nelle tre dimen-sioni dello spazio.

I piloti assegnati alla P.A.N. provengono da tutti i Reparti da caccia dell’Aeronautica Militare e la loro scelta è basata sulla

vo lontar ie tà individuale tra dei candidati aventi partico-lari caratteristi-che umane e professionali.

La perizia di cui danno pro-va è frutto di una peculiare disciplina mo-rale e di entu-siasmo rivolto a ben servire il proprio paese.

Il loro ad-destramento non è limitato solamente all’aspetto acrobati-co ma comprende attività ope-rative ed esercitazioni a fuoco per mantenere la qualifica di “Combat ready” (pronto al com-battimento).

Iinfatti, tra i compiti del rup-po c’è quello di concorrere alle

operazioni di supporto aereo in appoggio all’Esercito, nonché quello della caccia agli elicotteri.

In più di cinquant’anni anni si sono esibite in trentanove diver-si paesi, elevando l’immagine ed il lustro della Forza Armata e del “marchio Italia” nel mondo.

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LA PATTUGLIACinquanta anni fa l’Italia ha

scelto le Frecce Tricolori per sot-tolineare i suoi momenti più si-gnificativi e per rappresentare in modo efficace le sue eccellenze all’estero.

Con i suoi dieci velivoli di produzione italiana - Alenia Aermac-chi MB.339PAN - la Pattuglia Acrobatica Nazionale, costitui-sce la più numerosa compagine acroba-tica al mondo che offre in circa 25 mi-nuti di “volo in coro”.

Uno spettacolo in-dimenticabile anche per il più smaliziato degli spettatori e una dimostrazione di capacità e coraggio, orgoglio di un’intera nazione.

Diciotto sono le figure esegui-te in volo che danno vita ad uno spettacolo arobatico che non dà tregua: una delle peculiarità infatti di questa armonia tutta

tricolore è quella di essere uno splendido continuum.

Circa mezz’ora da passare in apnea alternando lo sguardo tra la formazione di nove che si divide in due sezioni (5 e 4), il velivolo solista, e gli incroci, le salite, i tonneaux, le virate

schneider per concludersi nel grande ed emozionante tricolore finale dell’”Alona”: e poi la “Bom-ba”, la figura che ha contribuito a rendere famose le Frecce Trico-lori nel mondo : la più imitata ma mai replicata da nessuna delle formazioni acrobatiche.

Chi volesse visitare il “Sancta Sanctorum” dell’acrobazia con la “A” maiuscola potrà recarsi all’aeroporto di Rivolto (UD), la dimora dell’acrobazia per anto-nomasia.

Ardimento, capacità, discipli-na, affiatamento, spirito di appar-

tenenza, generosità, sofisticata creatività: e, soprattutto, senso dello Stato su questi pilastri pog-gia il lavoro quotidiano del 313° Gruppo Addestramento Acroba-tico - Pattuglia Acrobatica Nazio-nale, capace di stendere il trico-lore più lungo del mondo.

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I PILOTI (da sinistra)• PONY 9 - STEFANO VITCap. Pil. - 2° Fanalino• PONY 11 - FABIO MARTINMagg. Pil. - Supervisore Addestr. Acrobatico• PONY 8 -STEFANO CENTIONICap. Pil. - 3° Gregario Destro• PONY 6 - MARCO ZOPPITELLICap. Pil. - 1° Fanalino• PONY 5 - VIGILIO GHESERCap. Pil. - 2° Gregario Destro• PONY 0 - JAN SLANGENMagg. Pil. - Comandante• PONY 3 - FILIPPO BARBEROCap. Pil. - 1° Gregario Destro• PONY 1 - MIRCO CAFFELLICap. Pil. - Capoformazione• PONY 2 - GAETANO FARINACap. Pil. - 1° Gregario Sinistro• PONY 10 - FABIO CAPODANNOCap. Pil. - Solista • PONY 4 - MATTIA BORTOLUZZICap. Pil. - 2° Gregario sinistro• PONY 7 - PIERANGELO SEMPRONIELCap. Pil. - 3° Gregario Sinistro

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IL COMANDANTEIl Maggiore Pilota Comandante Jan Slangen, è

nato a Roma l’11 luglio 1975 ed entra in Accade-mia Aeronautica nel 1994 con il corso “Rostro III” proveniente dal 13° Gruppo del 32o stormo.

Ha ricoperto le posizioni di Pony 7, 2 e 1, è abili-tato sui velivoli SF260, T37, T38, MB339A, AMX e AMX-T. ed ha al suo attivo 3.000 ore di volo.

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Questa è la “formazione a Diamante” da cui è possibile individuare la posizione di ogni pilota in volo: Pony 0, il Comandante, è a terra per dirigere, coordinare e controllare le fasi di volo

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IL SOLISTAIl solista merita un discorso

a parte. Nell’economia del pro-gramma della Pattuglia rappre-senta uno spettacolo nello spet-tacolo, è colui che consente alle “Frecce Tricolori” di offrire al pub-blico quella armonia e continuità nella sequenza delle figure che è altra caratteristica peculiare della PAN.

Come per il resto della Pattu-glia, il programma del numero “10” viene messo a punto du-rante la fase invernale dell’ad-destramento. Si analizza quindi ogni singola figura e si decide l’introduzione di qualche “tecni-cismo” o di piccole personalizza-zioni che generalmente non van-no a stravolgere un programma consolidato negli anni.

Durante la stagione invernale, ogni volo d’addestramento del solista prevede l’esecuzione di tutto il programma della Pattu-glia perché una buona parte del-la difficoltà del volo del solista è costituita dalla scelta dei tempi di inserimento tra le figure ese-guite dalla formazione.

Il rispetto dei tempi di ingres-so è una responsabilità del so-lista il quale deve modificare la propria esibizione per riuscire ad accordarsi al ritmo dettato dal capoformazione, un ritmo che può dipendere dalla copertura nuvolosa, dal vento, dal luogo in cui si svolge l’esibizione: il 60% della difficoltà dell’esibizione del solista sta nell’esecuzione delle manovre; il restante 40% sta nel rispetto della tempistica.

I voli di addestramento del solista richiedono la presenza costante presso la biga (in col-legamento radio) del comandan-te, l’unico pilota titolato a com-mentare e a seguire gli aspetti di sicurezza del volo del “10”.

Il comandante solitamente si limita a esprimere considera-zioni sulla qualità estetica della manovra senza fornire sugge-rimenti tecnici: solo il solista ti-tolare detiene il bagaglio di co-noscenze tecniche necessarie a correggere eventuali difetti di esecuzione delle figure acrobati-che a suo appannaggio.

Anche dal punto di vista ad-destrativo il solista è abbastanza autonomo rispetto alla formazio-ne potendo pianificare, eseguire e gestire il proprio allenamento.

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L’ADDESTRAMENTOL’anno delle Frecce Tricolori può

essere suddiviso in due grandi periodi, impropriamente definiti “stagione estiva” e “stagione in-vernale”.

La stagione estiva si identifica con l’intero periodo delle manife-stazioni, che inizia ufficialmente il 1° maggio con la tradizionale esi-bizione di Rivolto e termina gene-ralmente verso i primi di ottobre.

La stagione invernale invece coincide grosso modo con il pe-riodo che va da novembre alla fine di aprile ed è interamente dedicato all’addestramento e all’inserimento in formazione dei piloti neoassegnati.

In questo periodo la PAN opera principalmente da Rivolto, volan-do in media tre sortite al giorno per cinque giorni alla settimana.

Il normale turn-over che carat-terizza ogni reparto operativo pre-vede che, prima dell’inizio della stagione estiva, uno o due nuovi piloti siano selezionati per entrare a far parte della formazione nelle posizioni che si rendono libere per il naturale avvicendamento all’interno del gruppo.

Anche il meccanismo della selezione si basa su un modello ormai ben consolidato: una prima scrematura dei candidati segna-lati dai vari gruppi viene eseguita direttamente dal Comando della Squadra Aerea sulla base del pro-filo di carriera del pilota.

L’esito della prima valutazione riduce a non più di 8-10 il nume-ro dei candidati che, superato lo sbarramento iniziale, sono invitati a trascorrere, tra marzo e aprile, una settimana a Rivolto per la se-

conda e decisiva selezione, con-dotta direttamente dalle “Frecce Tricolori”.

Anche se durante il soggiorno a Rivolto è previsto un volo con il comandante, uno in coppia e uno con la formazione completa, i nuo-vi piloti sono scelti non solo sulla base dello “skill”, ma anche e so-prattutto per le qualità caratteriali.

Trattandosi di piloti che possie-dono già un certo bagaglio d’e-sperienza, tutti i candidati sono dotati più o meno delle stesse capacità di pilotaggio.

Conseguentemente, la valu-tazione e la successiva scelta si basano su altri criteri. Quel che conta in pattuglia è l’umiltà, la ca-pacità di mettersi in discussione, lo spirito di sacrificio e la possi-bilità di inserirsi velocemente nel gruppo.

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I VELIVOLILe Frecce Tricolori dispongono

in media di 15 velivoli MB.339A nella versione PAN che si diffe-renzia da quella “di serie”, in ser-vizio presso il 61° Stormo, per la livrea blu e per il sistema che genera i fumi colorati.

Comandato attraverso due pulsanti (quello sulla cloche per i fumi bianchi e quello sulla ma-netta per i colorati), l’impianto sfrutta un serbatoio subalare di carburante da esibizione suddivi-so in due comparti, uno da 170 litri e l’altro da 65 chili di colo-rante, e due ugelli posti nel cono di scarico per l’immissione del colorante nel getto e la succes-

siva vaporizzazione che genera la scia colorata.

Altra peculiarità è che i veli-voli della PAN per aumentare la manovrabilità lungo l’asse longi-tudinale (e diminuire il sovracca-rico delle semiali) volano senza i “tip-tank” cilindrici da 510 litri, montati solo per le trasferte più lunghe e sostituiti da un’apposi-ta carenatura che serve a coprire l’estremità alare.

I grandi numeri gialli che iden-tificano gli aeroplani sono adesivi e vengono rimossi in occasione delle revisioni e nei cambi veli-volo.

All’interno della formazione le sollecitazioni sono distribuite in

modo non uniforme ed è per questa ragione che i velivoli di-sposti lungo la linea centrale su-biscono fattori di carico inferiori rispetto agli esterni, e quindi ri-mangono per più stagioni nella stessa posizione mantenendo il proprio numero, mentre il “10”, ovvero quello del solista, viene sostituito ogni anno con la cel-lula che ha meno ore di volo o quantomeno con quella nelle migliori condizioni.

L’efficienza dei velivoli è assi-curata dal personale del servizio tecnico responsabile degli inter-venti sui velivoli fino al 2o livello manutentivo.

Gli specialisti, volontari sele-zionati secondo criteri simili a quelli previsti per i piloti, svolgo-no un ruolo fondamentale nell’e-conomia della Pattuglia dovendo garantire la “produzione” delle ore di volo non solo sulla base di Rivolto, ma anche e soprattutto, sugli aeroporti di rischieramen-to dove può essere necessario eseguire delle riparazioni o dei veri e propri interventi manuten-tivi per assicurare lo svolgimen-to dell’esibizione.

Un C-130J della 46a Briga-ta Aerea supporta gli MB.339 durante ogni trasferta, traspor-tando il personale specialista di supporto, un sistema AGE, pneumatici di scorta e un certo numero di pezzi di ricambio scel-ti su base annuale, tenendo in considerazione il tasso di rottura e la velocità di invecchiamento degli stessi.

Per rendere minimi i tempi di reazione a un guasto, una par-te degli specialisti vola con gli MB.339; oltre ad intervenire di-rettamente sugli scali intermedi, questi tecnici possono eseguire

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un primo assessment del pro-blema in volo e comunicarne il tipo e l’entità all’aeroplano di supporto affinché il personale specialista a bordo possa pre-disporre quanto necessario per l’intervento a terra.

Qualora un problema richieda tempi di lavoro incompatibili con la manifestazione, si ricorre a una delle due riserve: la prima, sul posto, è il velivolo del co-mandante, mentre l’altra è uno dei “339” rimasti a Rivolto.

E’ ovvio che durante il perio-do estivo l’attività del personale tecnico sia finalizzata a garantire la disponibilità di tutti i velivo-li della formazione per le varie manifestazioni mentre durante il periodo invernale sono “pane quotidiano” le manutenzioni pro-grammate delle 150 (che richie-dono un fermo macchina di una settimana), 300 (due settima-

ne) e 900 ore (un mese), e le revisioni ge-nerali, esegui-te al raggiun-gimento delle 1.500 ore di volo (LOF, Li-mite Orario di Funzionamen-to) o degli otto anni di impiego (LIC, Limite Im-piego Calen-dariale), che richiedono un fermo macchi-na di 7-9 mesi.

Poiché a dif-ferenza degli altri reparti di volo, i velivoli delle Frecce volano più o meno le stesse ore nello stesso intervallo di tempo, un’attenta programmazione della manuten-zione è indispensabile per avere

il numero minimo di velivoli di-sponibili per l’attività addestrati-va e garantire tutti gli aeroplani “abili e arruolati” alla fine di aprile per l’inizio della nuova stagione delle manifestazioni.

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LE MANOVRE ACROBATICHE

Qui di seguito sono illustrate alcune delle più “acrobatiche” e spettacolari figure che i componenti delle Frecce Tricolori attuano durante le loro esibizioni.

CARDIODEManovra della formazione: cardiode

VENTAGLIO E APOLLO 313, TONNEAUXManovra della formazione: ventaglio e Apollo 313Manovra del solista: 5 tonneaux

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APERTURA BOMBA, INCROCIOManovra della formazione:apertura bombaManovra del solista: incrocio

ALONA CON CARRELLO ESTRATTO, INCROCIOManovra della formazione: alona con carrello estrattoManovra del solista: incrocio

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Il punto

L’olio extravergine d’olivaItaliano è ancora il nostro

“oro liquido”?

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Con grande preoccupazio-ne pubblichiamo la notizia arrivata alla posta di “Slow

Economy” da parte di uno dei massimi esperti italiani di olio, il prof. Luigi Caricato, che poniamo con urgenza all’attenzione del neo Ministro alle Politiche Agri-

cole Nunzia De Girolamo: “E’ una notizia eclatante e vi sarei grato se la prendeste in considerazio-ne su Slow Economy.

Analizzando i bilanci di venti aziende olearie italiana, a fronte di un fatturato complessivo di circa 1,7 miliardi di euro, relativo

a oltre il 50% del fatturato con-solidato del settore, il risultato netto è stato pari solo a circa 15 milioni di euro, corrispondendo a una media dello 0,87%. Il che significa che per ogni 100 euro di fatturato, il guadagno netto è pari a soli 87 centesimi”.

Il comparto oleario italiano è in sofferenza, ma nessuno se ne accorge. Le aziende italiane esibiscono fatturati significativi, ma gli utili, tranne quelli di po-che imprese virtuose, restano piuttosto esigui.

Lo studio effettuato da Massi-mo Occhinegro per Olio Officina presenta un quadro dalle tinte fosche

Far luce sull’effettivo stato di salute del comparto oleario ita-liano, al di là dei soliti e quanto

mai prevedibili luoghi comuni, è stato il filo conduttore che ha mosso e ispirato l’indagine di-sponibile gratuitamente sul por-tale di Olio Officina Food Festival raggiunibile direttamente al sito www.olioofficina.com.

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Il prof. Luigi Caricato

valore, il risultato d’esercizio, al netto delle imposte, è estrema-mente basso.

A fronte di un fatturato com-plessivo di circa 1,7 miliardi di euro, relativo a oltre il 50% del fatturato consolidato del setto-re, il risultato netto è stato pari solo a circa 15 milioni di euro, corrispondendo a una media dello 0,87%; il che significa che per ogni 100 euro di fatturato, il

Il report, realizzato da Massimo Occhinegro, dal titolo “Analisi economica su venti imprese del comparto olio di oliva. Confronto degli esercizi 2010 e 2011”, è stato pensato allo scopo di sen-sibilizzare intorno alle sorti future del comparto, con la chiara vo-lontà di reagire allo stato di quie-scenza che sta attraversando da anni il settore.

“Ciò che resta da fare - am-mette Luigi Caricato, il direttore di Olio Officina Food Festival, che ha commissionato l’indagi-ne - è spingere gli operatori del settore a riflettere e reagire.

Finora tutti si sono affidati alle Istituzioni, sbagliando, perché queste hanno burocratizzato e reso ingestibile un comparto che ha bisogno di azioni culturali più che di nuove e macchinose leggi”.

Le aziende che riescono a spuntare buoni margini di gua-dagno sono poche.

Ci perdono tutti: olivicoltori, frantoiani, confezionatori, com-mercianti, e perfino la Grande Distribuzione Organizzata.

Sul portale ufficiale di Olio Of-ficina (www.oliofficina.com) è di-sponibile un ebook gratuito con il report dettagliato dell’indagine, unica nel suo genere.

Così, per la prima volta in as-soluto, sono stati presi in consi-derazione i bilanci di venti azien-de olearie, tutte di proprietà italiana. Il quadro è desolante: se da un lato i volumi di vendi-ta sono elevati, in quantità e in

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guadagno netto è pari a soli 87 centesimi.

Una vera delusione se si pen-sa che il la qualità nutrizionale e sensoriale dell’olio extra vergine di oliva è stata da sempre perce-pita come un valore.

L’oleologo Luigi Caricato, di-rettore di Olio Officina, sostiene e ribadisce che l’intento della pubblicazione è di mettere in guardia coloro che, chiusi nel proprio egoismo, non intendono cambiare atteggiamento, nono-stante la realtà si dimostri poco rosea.

Il mercato degli oli di oliva va gestisto diversamente, manca una strategia comune, mai ado-tatta in oltre trent’anni in cui, a parte le felici eccezioni dovute all’intraprendenza e capacità di alcuni imprenditori, non si è mai pianificato nulla.

La situazione attuale, divenuta ormai insostenibile, va necessa-riamente mutata.

“Uno spiraglio di luce positiva a ben vedere c’è. Dall’attenta analisi dei bilanci delle aziende olearie si scopre che le imprese virtuose vengono, nonostante

tutto, premiate dal mercato, ma non basta, perché non possono lavorare in perenne stato di in-certezza.

Occorre creare il clima ideale perché si lavori bene, in manie-ra condivisa e coesa. Non è un sogno irrealizzabile - spiega Cari-cato - basta frenare ogni pretesa di stampo ideologico. La strada della rinascenza è possibile.

E’ sufficiente non demordere e lavorare per l’unità della filie-ra. Non è chiedere troppo, ma è ciò che è mancato in tutti questi anni”.

Saverio Buttiglione “abbraccia” un ulivo di Masseria Brancati, sulla riviera di Ostuni in Puglia. L’ulivo è nato prima di Gesù,come certificato dalle analisi delle radici fatte col carbonio14 dagli scienziati del CNR

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L’evento

I “Mercatini del gusto”

Da tredici anni, Maglie ospi-ta il Mercatino del Gusto, imperdibile manifestazio-

ne estiva di cultura enogastro-nomica, ideata da Michele Bru-no, già Presidente di Slow Food Puglia, e condivisa dalle istitu-zioni locali e regionali (Regione Puglia, Provincia di Lecce, Città di Maglie, CCIAA di Lecce) e da Aziende Private.

Piazze, palazzi ottocenteschi, cortili nascosti dell’elegante cen-tro della provincia di Lecce, a po-chi chilometri dal mar Ionio e dal mar Adriatico, contribuiscono a rendere speciale l’atmosfera del Mercatino.

Il successo dell’evento, inau-gurato nel 2000, sta nell’in-terpretare i piaceri della tavola come punto di partenza di un percorso attraverso antiche usanze, tradizioni, identità, ter-ritori.

Durante le serate del Merca-tino, ciò che si assaggia viene spiegato, raccontato, per lascia-re a chi è curioso qualcosa di più di un sapore: la memoria di un incontro.

La manifestazione prende il nome dalle tante bancarelle di espositori regionali - suddivise per tipologie gastronomiche - che animano le “Piazze” dell’Olio

Extravergine e del Vino e le “Vie” della Gastronomia, dei Dolci, dell’Ortofrutta, dei Presìdi e Co-munità del cibo Slow Food.

Se durante il Mercatino el Gusto si vuole cenare sotto il cielo estivo, ma comodamen-te seduti, c’è solo da scegliere tra le eleganti “Cene in Villa” e le informali “Piazze”, dove chef di primo piano della ristorazio-

ne pugliese, sanno come conquistare il palato dei commensali o spazi dove gustare pizza e birra o la carne alla brace.

Un’area a parte, nella corte interna di un palazzo del centro storico, è desti-nata ad ospitare i micro-birrifici artigianali pugliesi e il cibo di strada, ossia la scapece gallipolina, la fo-caccia barese, le bombet-te, il pesce fritto, il rustico e il calzone salentino, tutti prodotti da gustare cam-minando con un cartoccio caldo in mano.

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Non mancano le degustazio-ni guidate, rivolte non solo agli adulti, ma dedicate anche ai più giovani e alla loro educazione al gusto e varie iniziative culturali, come musica all’aperto, presen-tazioni di libri e mostre.

Incursioni guidate nel mondo di cocktail, liquori e distillati, tra un mix di chiacchiere, ironia, diver-timento animano la tarda serata.

Maglie si prepara alla nuova edizione, in programma dal 1 al 5 agosto 2013, un peccato non esserci!

Per restare aggiornati sul pro-gramma della manifestazione vi invitiamo a visitare il sito ufficia-le: www.mercatinodelgusto.it

INDAGINE STATISTICADELL’UNIVERSITÀ DEL SALENTO

Nell’ambito della tredicesima edizione del Mercatino è stata

effettuata un’indagine statistica svolta dal gruppo di Ricerca di Statistica del Dipar-timento di Scienze dell’Economia dell’U-niversità del Salento, guidato dal Prof. Do-nato Posa, attraverso la somministrazione di un questionario al fine di valutare le opinioni, le abi-tudini e il livello di soddisfazione dei visitatori e delle aziende par-tecipanti

Conoscere e quantificare il target di riferimento significa di-sporre di elementi per proporsi sempre meglio e mirare sempre più verso il soddisfacimento del-le aspettative del territorio.

Dai dati di tale indagine, pub-blicati dall’editore Giappichelli, è emerso, tra le altre cose, che

il Mercatino del Gusto di Maglie è percepito dai visitatori come un evento “unico” nel territorio pugliese, diverso da altre mani-festazioni (fiere e sagre) che si svolgono abitualmente nel pe-riodo estivo, capace di stimolare il flusso turistico nel Salento.

Inoltre è interessante notare la grande soddisfazione rilevata sia dai visitatori che dagli espositori rispetto all’organizzazione dell’e-vento nel suo complesso.

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IL PUBBLICONei giorni di Mercatino, le stra-

de di Maglie sono state affolla-tissime di visitatori, desiderosi di comprendere questo evento che al Sud non ha eguali, né per offerta né per concezione.

Le degustazioni guidate pro-poste nei laboratori del gusto, hanno registrato sempre una notevole partecipazione, segno tangibile che ci sono tante per-sone che verso il cibo, quello buon pulito e giusto, dimostrano interesse e curiosità e che mol-ti dei frequentatori del Mercati-no hanno un approccio critico e consapevole verso il mondo dell’enogastronomia.

Il pubblico della manifestazio-ne magliese è evidentemente costituito da consumatori eno-gastroappassionati del terzo Mil-

lennio, per i quali il cibo è passio-ne vera, autentica, un piacere da condividere con gli altri.

Questo lo si capisce anche os-servando, alle bancarelle, il rap-porto visitatore-espositore: non c’è solo l’acquisto o l’assaggio, ma ci sono domande, spiegazio-ni, dialoghi.

Grazie a questa modalità di promozione del food&wine il Mercatino del Gusto vanta nu-merosi affezionati, che parteci-pano più sere di seguito e che, di edizione in edizione, si segna-no in agenda questa iniziativa.

L’indagine statistica dell’Uni-versità del Salento conforta tale aspetto in quanto emerge che i visitatori intervistati hanno preso parte, mediamente, a sei edizio-ni della manifestazione, che può essere considerata un appunta-

mento fortemente atteso in cui acquistare e degustare prodotti tipici pugliesi, nonché immer-gersi nella cultura salentina.

CONCLUSIONIIl Mercatino del Gusto ha chiu-

so la tredicesima edizione con un bilancio positivo di presenze, nonostante la crisi economica e il calo dell’affluenza turistica del-la prima settimana di agosto nel Salento.

Il pubblico attento e curioso del mercatino si è dimostrato affezionato e per cinque serate ha affollato il centro storico della città di Maglie.

Le strade e le piazze sono sta-te letteralmente invase da un fe-stoso popolo di turisti, visitatori locali e di appassionati di enoga-stronomia.

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L’evento si è riconfermato un momento importantissimo non solo per la visibilità che riesce a garantire alle aziende d’ec-cellenza dell’agroalimentare pugliese, ma anche per l’eco-nomia di Maglie e dei comuni circostanti.

I numerosi fornitori che colla-borano con la manifestazione, selezionati sulla base della qua-lità dei servizi, sono tutti del ter-ritorio, così come magliesi sono i ragazzi e le ragazze che colla-borano al Mercatino, in qualità di hostess e steward.

La ricaduta della manifesta-zione riguarda anche gli esercizi commerciali della città, che go-dono dell’elevato numero di visi-tatori che il Mercatino fa confluire nel centro storico.

Le strutture ricettive di Maglie e dintorni hanno certamente la-vorato molto bene: organizzatori, relatori e i tanti espositori prove-nienti dalle diverse province pu-gliesi hanno avuto la necessità di alloggiare cinque giorni nel Salen-to, in b&b, agriturismi, hotel.

Oltre alla sua capacità di creare indotto sul territorio, il Mercatino

del Gusto trova il suo valore aggiunto an-che nell’es-sere stato in grado di avviare, in tem-pi non sospetti e su un territo-rio che tredici anni fa non aveva certo la ribalta attuale, un siste-ma virtuoso di promozione delle piccole produzioni di alta qualità, sistema che ha contribuito a far crescere e far conoscere tante aziende meritevoli e numerose specialità tipiche regionali.

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Tuttofood 2013 sceltoda Expo 2015 comevetrina d’eccellenza

L’Expo 2015 comincia a Tuttofood 2013 le prove tecniche: grazie all’accordo

siglato tra Fiera Milano S.p.A., società organizzatrice della biennale sull’agroalimentare in programma dal 19 al 22 mag-gio 2013 e Expo 2015, orga-nizzatore dell’Esposizione Uni-versale che avrà luogo a Milano tra due anni, i valori e i temi di Expo 2015 ispireranno numero-si eventi e convegni della ma-nifestazione fieristica, all’interno della quale sarà anche ospitato uno spazio interamente dedica-to all’evento.

Tuttofood è infatti stato scel-to da Expo 2015 come pun-to di riferimento per il settore dell’agroalimentare e occasione privilegiata per incontrare un pubblico di operatori vasto e internazionale, in una cornice di

eccellenza e forte specializza-zione come quella della manife-stazione.

“Le manifestazioni fieristiche sono storicamente occasioni di scambio economico, ma anche di incontro tra genti e popoli dif-ferenti - afferma Enrico Pazzali, Amministratore Delegato di Fie-ra Milano S.p.A. - Per questo, il nostro ruolo di organizzatori di eventi fieristici non può prescin-dere dal valore culturale e so-ciale della nostra attività.

Lavorare fianco a fianco con Expo Milano 2015 sarà per noi occasione privilegiata per po-tenziare ulteriormente la nostra sensibilità verso la dimensione umana degli scambi, valore in-dispensabile oggi, visto il forte orientamento all’internaziona-lizzazione in cui Fiera Milano è impegnata”.

Enrico Pazzali, A.D. Fiera Milano S.p.A.

“Da oggi abbiamo un nuovo compagno di viaggio - ha spie-gato Giuseppe Sala, Ammini-stratore Delegato di Expo 2015

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S.p.A. - Per Expo Milano 2015, Tuttofood è una piattaforma ideale per incontrare le aziende che operano nel settore agro-alimentare e coinvolgerle nelle sfide lanciate dal tema ‘Nutrire il Pianeta. Energia per la Vita’.

Siamo certi che questi anni di collaborazione porteranno buo-ni frutti: condividendo progetti e ambiti d’azione, potremo ri-spondere insieme alle urgenze segnalate dal World Food Pro-gramme”.

In collaborazione con Expo 2015, così, Tuttofood organiz-zerà vari eventi, tra cui il conve-gno inaugurale, appuntamento di grande rilievo voluto da Tutto-food con il World Food Program-me, l’agenzia delle Nazioni Uni-te che si occupa di assistenza alimentare. Il convegno tratterà “La sostenibilità nell’alimenta-zione” e vedrà l’apporto di Expo 2015 con il contributo esperto di un proprio relatore.

Inoltre, Expo 2015 sarà pre-sente a Tuttofood 2013 con uno spazio dedicato, dove saranno presentate tutte le iniziative di avvicinamento all’Esposizione Universale e all’interno dell’Area Educational nello spazio Ho.Re.

Ca., oltre che in spe-ciali aree preview ac-canto agli spazi de-dicate ai settori della manifestazione.

Fiera Milano con Tuttofood bandirà poi un concorso a premi legato al tema degli sprechi dei vi-veri e dell’equa di-stribuzione delle ri-sorse alimentari.

I vincitori saranno premiati da una giuria tecnica formata da rappresentanti dei Ministeri, dell’Agricoltura e, di Expo 2015, del CONAI (Consor-zio Nazionali Imballaggi) e del World Food Programme.

L’Esposizione Universale tro-verà spazio anche all’interno di Tuttofood Magazine, rivista de-dicata alla manifestazione edi-ta da Fiera Milano Media, che offrirà una rubrica fissa ai temi dell’Expo 2015.

Parte così da Tuttofood il dia-logo di Expo 2015 con tutti gli operatori della filiera, arricchen-do ulteriormente la manifesta-zione di contenuti importanti che aggiungono alle dimensioni del business e dell’internazio-

nalità un punto di vista compe-tente sulla responsabilità e una testimonianza di grande presti-gio sul ruolo cardine del settore agroalimentare per il progresso e lo sviluppo del pianeta.

Una prima, importante tappa di avvicinamento all’Esposizione Universale in attesa del 2015, quando Tuttofood aprirà la sua quinta edizione a pochi gior-ni dall’inaugurazione di Expo 2015, e ancora una volta si di-mostrerà imprescindibile alleato del più atteso evento mondiale legato ai temi dell’alimentazione e della nutrizione.

Per info: www.tuttofood.it ewww.expo2015.org

Giuseppe Sala, Commissario Unico EXPO 2015

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arile Pane di Altamura D.O.P.

un valore da tutelare

II “Panificio La Maggiore Snc” fa ormai parte della grande storia dell’arte bianca italiana.Fondato nel 1880, nel corso

degli anni ha sapientemente coniugato la valorizzazione del-le tradizioni con le innovazioni conservando intatto l’alto valore nutrizionale e gastronomico dei prodotti.

I risultati prestigiosi conseguiti sul mercato nazionale e interna-zionale sono il frutto di una ge-stione costantemente orientata alla qualità.

La lievitazione naturale e l’im-piego delle migliori materie pri-me, accuratamente selezionate,

sono a fondamento del nostro processo produttivo a garanzia del vostro mangiar bene e man-giar sano.

Il gruppo di lavoro è costituito da personale altamente specia-lizzato e qualificato in arte bian-ca: all’altezza delle vostre aspet-tative.

L’informatizzazione molto qua-lificata dell’ufficio vendite, ga-rantisce risposte rapide e per-sonalizzate oltre che un servizio celere di consegne.

Massima attenzione alla sicurezza del consumatore

La qualità e l’efficenza sono la

nostra missione e il nostro prin-cipale fattore di competitività: sono costantemente perseguite grazie alla selezione delle mi-gliori materie prime, ai controlli in ogni fase produttiva dall’im-pasto, alla lievitazione naturale, fino alla cottura e al confeziona-mento.

Le materie prime sono garanti-te dalla loro tracciabilità,oltre che dalle certificazioni ISO 14001 ( certificazione ambientale) e ISO 9001 dei nostri fornitori.

Le nostre procedure di lavora-zione oramai standardizzate sono in corso di certificazione per il ri-conoscimento UNI EN ISO 9002.

Il Presidente della Repubblica Italiana Giorgio Napolitano, riceve in omaggio una forma di pane di Altamura D.O.P. da Giuseppe Barile, Presidente dell’omonimo Consorzio di Tutela

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Organigramma aziendaleIl Panificio Barile S.r.l. si occu-

pa della preparazione di prodotti da forno quali:• Pane di Altamura DOP;• Focacce di Grano Duro;• Friselle di grano duro e integrali

L’opificio sito a pianterreno è di circa 250 m2, suddiviso in 5 ambienti ben distinti:

• Laboratorio per la produzione dei prodotti da forno.

• Impacchettamento.• Celle di lievitazione.• Magazzino materia prima e

prodotto finito.• Ufficio vendite ed ammini-

strativo/contabile.Nel panificio si producono

giornalmente circa 10.000 pez-zi di pane per circa 2500 kg. al giorno, destinati al mercato cosi suddivisi:

• 10% destinato alla vendita al dettaglio;

• 5 % per il mercato estero;• 85 % per il mercato italiano.Il Panificio è presente con il 75

% sul mercato del nord Italia (Emilia Romagna, Umbria, Ligu-ria, Piemonte, Lombardia) ed il 10 % nei mercati locali quali Bari e paesi limitrofi.

L’azienda ha nel proprio orga-nico interno 10 dipendenti suddi-visi in 9 operai, 1 impiegato, un Team Leader (Giuseppe Barile),si avvale di un Tecnologo alimenta-re, di un esperto selezionatore di farine e materie prime e lieviti (Dott. Andrea Di Benedetto) e di un consulente revisore contabile.

Pane di Altamura: sapore unico di tradizioni autentiche

Il tipico Pane di Altamura pro-dotto con semola rimacinata di

grano duro e lievitato natural-mente è unico nel suo genere.

Colore giallo, crosta croccante, mollica soffice e porosa, sapore ed odore caratteristico, lunga conservabilità: queste le esclusi-ve caratteristiche organolettiche che hanno portato, anche a livello internazionale, il grande succes-so del noto Pane di Altamura.

Per le sue esclusive peculiarità ha ottenuto il riconoscimento del marchio D.O.P. (Denominazione di Origine Protetta).

Il marchio D.O.P .indica il luogo di origine e viene conferito a quei prodotti nati e lavorati in una par-ticolare area geografica, le cui ca-ratteristiche sono dovute a quelle

specifiche condizioni climatiche e ambientali in cui viene prodotto.

Pane della salute: la ricerca alservizio del benessere

Questo prodotto dietetico è il risultato di attente ricerche.

Infatti è stato sperimentato da dietologi di fama internazionale e da professori specializzati nelle patologie mediche che interessa-no i sistemi gastroenterici e va-sco-circolatori.

I risultati analitici sono stati for-niti dal Laboratorio TecnoLab di Altamura, sulla base di ricerche condotte dalla Dott.ssa Caterina Serino, responsabile del labora-torio.

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La materia prima per ottenere il Pane della Salute, è ricavata dalla macinazione di ottimi grani duri prodotti sul territorio dell’alta murgia barese. Trattandosi di un prodotto di caduta, il Pane della Salute utilizza soltanto due spe-cifiche fibre della cariosside, l’una chiamata Nucella tissue e l’altra Testa.

Per il complesso sistema di se-parazione di queste fibre, viene necessariamente interessata una parte di germe di grano e pic-colissime particelle dello strato aleuronico.

Con questi elementi e con una speciale tecnica di lavorazione della materia prima, basata sulla lievitazione a pasta acida e sen-za alcun additivo, si ottiene un prodotto privo di grassi, privo di zuccheri e con una elevata per-centuale di fibre alimentari.

Il Pane della Salute è, pertanto, un alimento ricco di fibre naturali.

Come si sa, le fibre sono un in-

sieme complesso poco o niente digeribile dall’uomo; esse sono composte da polisaccaridi o idrati di carbonio, cellulosa, emicellulo-sa e pectina.

Le proprietà e gli effetti del Pane della Salute sono diverse: se consideriamo che questo ali-mento ricco di fibre a livello della bocca, necessita di una prolunga-ta masticazione e, di conseguen-za, di un abbondante salivazione del bolo alimentare, ciò produce il benefico effetto di predisporre l’organismo al processo digesti-vo.

A livello dello stomaco, poi, aumenta l’effetto tampone, nel senso che l’acidità prodotta nello stomaco dagli alimenti è molto importante per una buona dige-stione.

Un bolo ricco di fibre ristagna più a lungo nello stomaco, quindi lo svuotamento gastrico è rallen-tato; in questo modo, uno stoma-co che si svuota più lentamente

è garanzia di una sensazione di sazietà durevole che ci permette di non avvertire lo stimolo della fame e, quindi, di normalizzare l’assunzione dei pasti.

A livello dell’intestino tenue le fibre contenute nel Pane della Salute favoriscono la secrezione degli enzimi digestivi e la misce-lazione degli stessi con il bolo ali-mentare.

Mentre, a livello dell’intestino crasso, la proprietà fisica delle fi-bre di assorbire liquidi, gioca un ruolo importante; infatti aumen-tando di volume, viene assicu-rata un’espulsione più regolare. In questo modo, diminuendo il tempo di contatto del bolo fecale con le pareti del colon (e ciò av-viene con lo svuotamento regola-re quotidiano dell’intestino), le fi-bre contenute in questo prodotto intervengono nella prevenzione di diverse e gravi patologie.

Per info visitate il sito:www.panificiolamaggiore.it

Giuseppe Barile e lo showman Renzo Arbore

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Page 89: SLOW ECONOMY 04

Benagiano Pastifi cio srlCorso Italia 138-140/b - 70029 Santeramo in Colle (Ba)Tel. 080-3036036 - E-mail: [email protected] - Website: www.benagiano.it

L’amore per la qualitàIl rispetto per la tradizione

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Il personaggio

“Capitani Coraggiosi”: la qualità di pane, pastae taralli... cose di grano.

Nel 1927, Sante Barile rile-vava un antico forno a le-gna costruito nei primi dell’

Ottocento nella città di Altamura, nella Puglia denominata il “grana-io d’Italia”.

La conduzione dell’azienda na-turalmente, come in tutta la peni-sola, era di tipo familiare, infatti ci lavorano anche i figli di Sante, in modo particolare i fratelli Giusep-pe e Saverio.

L’attività ha avuto una profonda trasformazione nel 1964, quando il forno venne trasformato in una moderna impresa di panificazio-ne, conservando però la lavora-zione tradizionale ed artigianale del rinomato pane di Altamura, unico in Italia che oggi ha il rico-noscimento D.O.C.

A seguito della prematura scomparsa del fratello Saverio nel 1975, da quell’anno l’azienda viene condotta da Giuseppe Ba-rile che nel 1990 fa subentrare i propri figli, Antonio e Sante, man-tenendo per sé il ruolo di ammini-stratore delegato.

Il loro Panificio La Maggiore è oggi conosciuto in tanti Comu-ni d’Italia che vengono serviti, da nord a sud, per la bontà e la genuinità dei propri prodotti da forno e del Pane di Altamura, ot-tenuto con semole rimacinate di grano duro di primissima qualità e con lievito madre, cotto in forno alimentati a legna, un pane che

inoltre mantiene per giorni la sua fragranza.

Il Panificio La Maggiore (antico nome “Forno La Maggiore”)nel 1999 ha ricevuto il Premio qualità dal Ministero.

A Santeramo in Colle, nella collina pugliese chiamata Murgia, vicino ad Altamura, città entram-be situate tra Bari e Matera, che guardano dall’alto le immense

distese di campi di grano tut-te intorno, vive e lavora un altro grande Capitano Coraggioso, il mastro pastaio Andrea Benagia-no, che i tecnici della “Barilla” in visita al suo pastificio definirono anni fa l’”uomo che parla col ven-to”, per la sua estrema sensibilità e conoscenza del microclima e dei venti cangianti, a lui molto più utile dei computers di controllo

Da sinistra: mastro Mimmo Egizio del Trallificio Farinella di Putignano, don Pep-pino Barile dell’Antico Forno La Maggiore e presidente Consorzio Pane DOP di Altamura e mastro Andrea Benagiano dell’omonimo pastificio di Santeramo

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nel decidere giorno per giorno le miscele di semola, da impasta-re e da trafilare ancora con macchine in bron-zo, e soprattutto quali fessure aprire o chiu-dere empiricamente nelle celle per la lenta essiccazione della sua pasta.

La Pasta Benagiano ottiene riconoscimenti da Università italiane ed estere, ed ultimamen-te anche dal CNR, che ha testato le sue novità ottenute con la Curcu-ma e con la Cannabis.

Oltre che salubre la sua pasta è buona (la rugosità delle trafile in bronzo amalgama splendidamen-te il condimento) come quando 150 anni fa Giuseppe Garibaldi, nominato deputato del neonato Parlamento Italiano nella circo-scrizione della vicina Andria, si recò apposta a Santeramo per gustare la pasta dei Benagiano.

Giuseppe Barile ha più di set-tant’anni portati con lo spirito, la forza e la passione di un ragazzo, forse perché ha dedicato tutti gli sforzi di una vita di lavoro nel cre-are una moderna impresa di pa-nificazione, pur rimanendo fedele alla tradizione, e portando in alto il prestigioso e antico nome del “Forno La Maggiore“ di Altamura, diventando perciò il Presidente dell’omonimo Consorzio di Tutela, unico in Italia col riconoscimento a Denominazione di Origine Con-trollata per il settore Pane.

Sapiente conoscitore dei si-stemi di lavorazione del pane, ha studiato da autodidatta, appor-

tando sempre soluzione tecniche migliorative nella panificazione.

L’esperienza maturata e la cul-tura tecnica assimilata in tanti anni di infaticabile dedizione alla propria azienda, lo hanno reso uno dei panificatori più esperti e competenti d’Europa.

Nel 1979 è stato infatti proprio lui tra i fondatori del Consorzio di Tutela del Pane di Altamura, di cui ha ricoperto sempre e dall’inizio a carica di presidente: in diverse occasioni la sua Azienda ha ospi-

tato sotto la sua direzione impor-tanti stages per la formazione professionale di addetti alla pa-nificazione e lui personalmente a collaborato come consulente con importanti Enti Pubblici italiani ol-tre che col Comune di Altamura e con la Comunità Montana dell’alta Murgia.

Attualmente Giuseppe Barile è consulente nel master postlaurea di panificazione diretto dal Prof. Marco Gobetti dell’Università De-gli Studi di Bari.

Da sinistra: Cosacco presidente Proloco Putignano, Buttiglione project manager “Milano Fo-od&Moda”, Egizio a.d. tarallificio Farinella, Detomaso account manager, D’ambruoso a.d. caseificio Artigiana, Giannandrea a.d. liquorificio Merak, Benagiano a.d. pastificio Benagiano

Di fianco alla trafila in bronzo, sulla bilancia, i due nuovi prodotti di Pasta Benagia-no testati dal CNR: la pasta alla Curcuma e quella alla Cannabis

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Peppino Barile ha contribuito a far conoscere il Pane di Altamu-ra in diverse rassegne espositive importanti per l’agroalimentare, dall’ANUGA (Mercato Mondiale dell’alimentazione di Colonia) all’I-BA (Esposizione Internazionale Specializzata per la Panetteria di Berlino), dal CIBUS di Parma al TUTTOFOOD di Milano, spesso unico prodotto pugliese ospite dello stand istituzionale del Mini-stero Italiano alle Politiche Agrico-le insieme al Prosciutto di Parma ed al Parmigiano Reggiano, tutti simboli inimitabili della nostra Pe-nisola del Gusto.

La passione per la ricerca di Giuseppe Barile e gli studi appro-fonditi del suo staff di panificato-ri nel ruolo delle fibre alimentari nella panificazione, hanno dato modo di creare un prodotto che potesse dare all’organismo effetti naturali utili come prevenzione a fastidiose patologie, per questo denominato “PANE DELLA SALU-TE” dell’Antico Forno La Maggiore di Altamura.

Mastro Andrea Benagiano è più giovane di una decina di anni di don Peppino Barile ma anche lui è ostinatamente immerso nel suo lavoro, per poter lasciare in eredi-

tà alla nuova generazione questo tesoro della gastronomia italiana che è la pasta di Santeramo.

Una ventina d’anni ancor più giovane del presidente Barile è Domenico Egizio, da tutti chia-mato a Putignano “Mimmo Fa-rinella”, perché ha dato il nome della maschera del Carnevale di questa cittadina del sudest bare-se alla sua azienda di biscotti e taralli.

Figlio d’arte anche lui, ha pro-seguito il lavoro dei genitori che producevano pane e tarallini nell’antico forno a legna “San Domenico”, situato di fronte alla omonima chiesa e monastero dei frati domenicani.

I tarallini e le friselle “Farinella” stanno ottenendo un consenso entusiasta persino sul mercato tedesco e su quello russo, tra-dizionalmente legati al gusto dei propri prodotti autoctoni.

Ma quando su qualunque tavo-la del mondo si comincia a “de-gustare” la semplicità di prodotti arrivati a noi dalle povere tavole dei contadini dei secoli passati, come sono tutti i prodotti del-la famosa Dieta Mediterranea, scoperta decenni fa dal medico Ancel Keys quale “elisir di lunga vita” dopo aver analizzato le diete di sette zone del mondo, allora stuzzicare i tarallini di Farinella ed il vino primitivo di Gioia del Colle “Falco Grillaio” delle Cantine del Colle, insieme alle friselle condite coi pomodorini dell’oasi marina protetta di Torre Guaceto (presìd-io Slowfood), e poi si passa alle penne di Benagiano condite solo con un filo d’olio extravergine dell’Olearia Liberanus di Leveran-no nel Salento leccese, si prose-gue con le burrate e le mozzarel-le del caseificio Artigiana, finendo il pasto con l’uva da tavola di Rutigliano, sorseggiando il latte di mandorla liquorato nello splen-dido “Opera” di Beltion, insieme i prodotti del liquorificio Merak/Beltion in vetrina della Proloco di Putignano

I famosissimi e buonissimi taralli “Farinella”

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ad una fetta di ricotta infornata (al limone o al cioccolato) di Sapori dell’Antica Murgia, non certo per stupido ed anacronistico campa-nilismo di regione ma per ammis-sione grandi gourmet, della gen-te comune turista nelle Puglie e di tanti chefs internazionalei, pro-prio allora si gusta il Paradiso.

Questo Paradiso, nell’attuale periodo di crisi economica inau-dita, quando i consumi alimentari (e persino le cure mediche) delle persone sono in calo per la man-canza del denaro necessario agli acquisti (persino gli hard discount restano desolatamente vuoti pur proponendo prodotti senza mar-ca e spesso senza qualità, a prez-zi stracciati), molte persone, an-

che nell’orgoglioso sud dell’Italia, proprio come Giuseppe Barile, Andrea Benagiano e Domenico Egizio, che si ostinano a produrre squisitezze salubri e buone, sono certamente i Capitani Co-raggiosi d’Italia.

Se poi si è turisti slow economy, dopo aver in-contrato queste preliba-tezze enogastronomiche a maggio nella nuova Fiera di Milano/Rho per la biennale Tuttofood, (la prossima edizione sarà in con-temporanea con l’esposizione universale EXPO 2015 da mag-gio ad ottobre fra due anni), certamente bisognerà fare un viaggio di 10 giorni in Puglia nei

luoghi amati dall’Imperatore “Stu-por Mundi” Federico II di Svevia, per giocare a golf sul “18 buche” nel castello di Acaya a Lecce, al BariAlto sulla superstrada tra Ta-ranto e Bari, sul mar Jonio nel cuore della Magna Grecia al Riva dei Tessali di Castellaneta Marina, a Masseria San Domenico tra gli ulivi secolari affacciati sull’adria-tico di Savelletri ed anche allo spettacolare “9 buche” di Mas-seria Torre Coccaro, splendido maniero di avvistamento delle navi dei pirati Saraceni limitrofo al sito archeologico di Egnazia, dal cui porto, attraverso la Via Fran-cigena, partivano gli eserciti dei crociati ed i pellegrini provenienti da Canterbury e dalla Francia per

Il green del castello di Acaya

L’inconfondibile skyline della Masseria San Domenico

liberare Gerusalemme dai musul-mani.

Qualora ci siano musiche ben scritte in spartito, occorre che poi vi siano abili mani su strepi-tosi strumenti che le eseguano, come fa Claudio Abbado col suo violino Stradivari, egualmente i prodotti tipici della Puglia, se si hanno a disposizione 10 giorni di vacanza all’insegna dello sport del golf, vanno gustati “slow” se preparati e cucinati da sapienti professori d’orchestra culinaria, ed alla fine della vacanza, se si è in auto, è consigliabile portar via a casa alcune eccellenze di Vino e di Olio.

Ecco una piccola mappa, non certo esaustiva, di un possibi-

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le minitour d’eccellenza per i 10 giorni di soggiorno e gioco nei 5 campi da golf di cui sopra, ipo-tizzando l’arrivo in autostrada dal nord:

GIORNO 1Grotta di San Michele (protet-

tore dei Crociati sulla Via Franci-gena e visitata per preghiera nel Medioevo da Francesco di Assisi per l’apparizione dell’Arcangelo avvenuta l’8 maggio) a San Gio-vanni Rotondo sul promontorio del Gargano e la Foresta Umbra che guardano verso Vieste e Pe-schici sul mare e verso il tavoliere di Puglia (pianura di grano duro) dalla parte opposta dell’entroterra: lo chef maestro Peppe Zullo a Or-sara di Puglia vi delizierà a cena e sarà indimenticabile;

GIORNO 2Castel del Monte, gioiello di

pietra ottagonale voluto dall’im-peratore Federico tra Andria e Corato, colazione al sacco con la “burrata di Andria”, si consiglia lo spaccio aziendale della famiglia Sanguedolce, caseificio della Pu-

glia col più alto fatturato perché i suoi prodotti vengono richiesti da tutto il mondo, e con i confetti e le praline di Mucci, prese nel centro storico di Andria, nella sede del fantastico museo della cioccolata.

Pietro Zito a Monterosso di An-dria ha coinvolto l’intera comunità nella coltivazone di un immen-so orto per il recupero di antiche erbe ormai sconosciute che pre-para con maestrìa nella sua trat-toria “Antichi Sapori”, dopo aver pranzato, di fronte ci sono le can-

tine Rivera, che sotto la guida del dott. Sebastiano Decorato tradu-cono in vino le uve nate sotto il Castello di Federico, portar via il “Falcone”, spostarsi poi a Corato, sempre in vista del castello (si pensa sia esotericamente colle-gato a Stonehenge in Britannia ed alle Piramidi egizie, come quei siti anch’esso patrimonio dell’umanità Unesco) alle cantine Torrevento per acquistare il negroamaro “Ma-tervitae” del prof. Francesco Lian-tonio;

La Grotta di San Michele in Monte Laureto a Putignano

Castel Del Monte

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GIORNO 3Cattedrali sul mare di Trani e di

Molfetta, dove è consigliabile ac-quistare alcune bottiglie dall’Oleifi-cio Goccia di Sole, organizzazione di produttori con più di 400 soci, condotti dal presidente Giambat-tista Mastropierro, che traducono in extravergine le olive soprattutto della cultivar Coratina.

A pochi chilometri Bari, porta d’Oriente e enclave russa (costan-temente invasa da fedeli di Mosca) per la presenza delle reliquie del Santo universale (sia per i cattolici che per gli ortodossi, trasfigurato poi nel Sancta Klaus, Babbo Nata-le, persino dai popoli scandinavi) il vescovo di Myra in Turchia San Nicola, dove bisogna visitare la Ba-silica del Santo, la Cattedrale ed il castello fortificato sul mare di Fe-derico II: nel moderno ed elegante quartiere creato dal generale fran-cese Gioacchino Murat, Re di Na-poli, nel 1813, oggi quadrilatero della moda e delle banche, in via Putignani Piero Conte e Georgia Colombo vi accoglieranno in un ristorante, che sembra una coorte della vecchia Bari, con affaccio di antiche botteghe sul lasticato in

basole di pietra, “Terranima” che è stato proclamato dal Sole24Ore “miglior trattoria d’Italia”, per cui ogni commento è superfluo, gu-state le strascinate baresi ed alla fine i dolci “sporcamuss”!

Connesso alla trattoria è il ce-lebre caffè letterario che prese il nome dalle sigle delle provincie pugliesi, “BaTaFoBrLe”

GIORNO 4Arrivando a Conversano starete

per entrare nella vasta area della Valle d’Itria e dopo aver visitato il

maestoso castello normanno: lo chef Nicola Savino vi accoglierà al “Savì”, dove ha reinventato ilò concetto di crèpe francese crean-do quella pugliese, bisogna asso-lutamente assaggiare sia quelle infarcite dei prodotti di questa zona d’Italia che quelle dolci.

Savino è tornato dopo le espe-rienze fatte nel suo ristorante a Dallas, nel quale, giovanissimo ed appena diplomato chef, serviva braciole e polpette al sugo puglie-si sia a Frank Sinatra che ai presi-denti Bush (sia padre che figlio);

GIORNO 5Dopo la visita alla “Grotta di San

Michele” di Monte Laureto a Puti-gnano, restaurata nel suo splen-dore e posta dalla locale Proloco per merito del presidente Cosac-co all’attenzione della nuova Via Francigena, supportata dalla Co-munità Europea, sotto la guida del professor Pietro Guerra dell’Acca-demia alle Belle Arti di Torino, a 5 chilometri è irrinunciabile andare a pranzo a Noci, nel centro stori-co, all’”Antica Locanda” del mitico Pasquale Fatalino, gustando il suo purè di fave e cicorie, le orecchiet-

La bellissima Cattedrale di Trani

Il maestro Vincenzo Capozza (a sin.) consegna al Presidente Pinuccio Cosacco l’insegna in ferro battuto della Pro Loco di Piazza Plebiscito a Putignano

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te fresche fatte a Castellana Grot-te dal pastificio di Donato Sabatel-li, i suoi involtini in sugo.

Personaggi famosi vengono ap-posta a Noci da Pasquale che è pure diventato un divo televisivo perché invitato costantemente da anni alla trasmissione della RAI “La Prova del Cuoco” di Antonella Clerici.

Ben meritatamente Fatalino è ora presidente dei circa 120 chefs della Valle d’Itria riuniti nella ”Fe-derazione Italiana Cuochi Trulli e Grotte”.

GIORNO 6La sera, sempre a Noci, è con-

sigliabile cenare dallo chef Natale Martucci nel suo “Falco Pellegri-no”, dopo una visita al castello che l’imperatore Federico II co-struì a Gioia del Colle per l’amata Bianca Lancia ed all’incantevole monastero Abbazia della Madon-na della Scala, situato fra le due cittadine, che riporta ai tempi dei frati benedettini che ancora ope-rano seguendo l’ordine “Ora et Labora” e nella chiesa risuonano i canti gregoriani.

A Noci, città enogastronomica, famosa in Europa per la settima-

na del 4 novembre “Bacco nelle gnostre (piazzette)”: Vino novel-lo e caldarroste in sagra e per la settimana natalizia un mese dopo “Pettole nelle gnostre e cioccolato in sagra”, è auspicabile acquistare mozzarelle da portare nei breaks delle partite a golf dal caseificio dei “Mastri casari D’Onghia” op-pure dal modernissimo caseificio “Delizia” che riesce a coniugare grandi produzioni con alta qualità.

GIORNO 7A pochi chilometri, proprio nel

cuore della valle d’Itria, cosparsa di magiche casette in pietra dai

tetti conici, c’è da visitare Albero-bello coi suoi quartieri fatti di Trulli, Patrimonio Mondiale dell’Umanità Unesco.

Consigliabile la visita alla canti-na Albea, dalla quale ben prima dell’unità d’Italia partiva via ferro-via il vino qui prodotto per il nord Europa, perfino per Bordeaux, per “tagliare”, migliorandoli, i vini d’ol-tralpe.

In Albea oggi il perugino cav. Dante Renzini che l’ha acquistata, ha reso omaggio a questa regio-ne costruendo ul museo del vino pugliese che raccoglie bottiglie, vitigni e strumenti di lavoro prove-nienti da tutte le zone.

A pranzo il presidente dell’as-sociazione Cuochi di Alberobello, Ignazio Spinetti, insieme al socio lo chef Martino Convertino, vi po-tranno deliziare in un antico fran-toio ipogeo (scavato sottoterra nella roccia per produrre olio con il metodo “a freddo”) nel ristorante “Casanova”;

GIORNO 8Per recarsi al Golf club “Riva dei

Tessali”, scendendo verso Taran-to, si passerà da Crispiano nel cui territorio insistono le “Cento Mas-

Donna Francesca Dello Russo dona al grande chef Pasquale Fatalino una bottiglia di olio extravergine d’oliva biologico del suo Feudo dei Verità

La Cantina Albea di Alberobello

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serie di Crispiano”, molte delle quali produttive, altre ristrutturate in modernissimi resorts, come quella del presidente del Consor-zio, il dott. Antonio Prota, l’inegua-gliabile Quis Ut Deus con la sua Salus per Acquam ricavata in tre trulli coi nomi Inferno (bagno tur-co), Purgatorio (idromassaggio) e Paradiso (sorpresa) ed i due risto-ranti “dei Briganti” e “degli Ange-li” dove gusterete il meglio delle Puglie.

GIORNO 9Al ritorno, per recarvi a giocare

al Golf San Domenico oppure al

Golf Torre Maizza, passerete dal Canale di Pirro (dove il famoso condottiero transitò col suo eser-cito a cavallo di elefanti) sulla Sel-va di Fasano, prima di scendere verso il mare le cui rive sono pun-tellate di milioni di ulivi secolari.

Sulla Selva il pranzo è d’obbligo alla “Tenuta Monacelle”, un antico monastero di suore costruito con maestosi trulli e perciò assomi-gliante ad un quartiere di Albero-bello.

La famiglia napoletana dei Con-sonni (il papà mobiliere di Cantù) dopo averla acquistata, ha creato nella pineta adiacente un resort

moderno con piccole masserie in tufo che circondano una grande piscina ed il ristorante “Il ciliegeto” (nel ciliegeto, a maggio, i turisti internazionali ospiti amano rac-cogliere le ciliegie direttamente dall’albero) affidato alla conduzio-ne del bravo chef Pier Luca Ardito.

GIORNO 10L’ultimo giorno del golf tour pu-

gliese, prevedendo la partita al golf club di Acaya a Lecce, passa dalla provincia di Brindisi, facendo tappa a Cisternino direttamente al Salumificio Santoro per acquista-re il celebre “Capocollo di Martina

La magìa della masseria Quis Ut Deus a Crispiano

Nell’Antica Locanda di Pasquale Fatalino (anche lui a tavola con altri ospiti) Angela Donvito, amministratore delegato di “Sapori dell’Antica Murgia”, una delle uniche 2 aziende italiane che producono la ricotta infornata

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Franca” ora sbarcato pure all’Har-rods di Londra, a Cellino San Mar-co per acquistare il “Selva Rossa” dalla Cantina DuePalme, pluripre-miata al Vinitaly di Verona, e nella tenuta Carrisi del cantante Albano il vino “Don Carmelo”.

A pochi chilometri, nella canti-na/reggia del conte Piernicola Leo-ne De Castris è d’obbligo rifornirsi del “Five Roses”, primo rosato prodotto nel mondo più di set-tant’anni fa.

La cena, prima di ritornare al

nord Italia, è consigliabile nella calda atmosfera dell’accogliente “Al fornello” della famiglia Ricci a Ceglie Messapica, dove Antonella Ricci vi farà servire golosità che sicuramente lasceranno in voi un buon ricordo di questa che è una delle venti speciali regioni da cui è composta l’Italia unita.

Spero che il Gruppo Incagnoli prosegua col suo progetto Apulia Golf Destination di circa 20 nuovi campi da golf localizzati nell’area della Valle d’Itria, perché da tutti i sondaggi eseguiti, per esempio dal grande architetto Giuseppe Miliè nel suo studio di fattibili-tà, migliaia di sportivi/turisti del nord Europa e della Russia sono disposti a frequentare la Puglia nei mesi invernali grazie al clima favorevole di questa regione, e questo sarebbe un grande aiuto alla economia delle produzioni locali di eccellenza oltre che alla destagionalizzazione dell’inco-ming turistica, da sempre cruccio

ossessivo dei responsabili politi-ci e degli operatori (ristoranti ed alberghi) di questa importante filiera.

Lo scorso 8 dicembre ero a Bru-xelles dove ero stato ospite al Par-lamento Europeo del Presidente della Commissione Agroalimenta-re Paolo De Castro, mentre in Ita-lia era la festa dell’Immacolata ed alla Scala di Milano si inaugurava la stagione invernale cenavo alla Capannina nella Grand Place della città belga.

La proprietaria Anna Bianco pro-viene da Noci in Puglia e da 50 anni ottiene un costante succes-so presso i parlamentari che pro-vengono da tutti i paesi dell’Euro-pa proponendo la cucina della regione dov’è nata.

Quella sera nella spendida piaz-za nel centro storico di Bruxelles c’era una ineguagliabile atmosfera natalizia con un presepe gigante, vari abeti addobbati, giochi di luci che illuminavano gli antichi palazzi

La natura incontaminata della Selva di Fasano

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occasione di convegni, e che da tempo mi aveva invitato a visitare la sua azienda, era in tuta nel suo Frantoio Oleario Feudo dei Verità nella frazione Mariotto di Bitonto, a dirigere alla pesa esterna il traffico di camion che arrivavano da tutta la zona e da Corato per portare le olive che i suoi collaboratori all’in-terno trasformavano in olio biolo-gico con le macine a freddo.

Per fortuna nel trolley avevo la mia telecamera e filmai quella scena che lei mi disse si sarebbe ripetuta ogni notte, Natale e Capo-danno compresi, poi mi regalò al-cune bottiglie del suo “oro liquido” come auguri di buone festività.

Nel tornare a casa pensai che il popolo biondo che avevo lasciato da poche ore al freddo di 2.000 chilometri più a nord forse avreb-bero voluto essere al mio posto per andare domattina a giocare a golf.

Ma gli impegni mi costringeva-no a tornare in Puglia, e la cena alla Capannina, unita al fatto che avrei fatto un salto di almeno 20 gradi, mi confortò, infatti come arrivai all’aeroporto internazionale “Karol Wojtyla” di Bari, che dall’al-to vedevo come una piccola oasi immersa in una immensa distesa verde costituita dai milioni di alberi di ulivo della mia terra, prendendo la mia auto dal parcheggio, prima di tornare a casa, nonostante fos-se sera, fui preso dall’impulso di andare a fare gli auguri natalizi a 2 amici importanti imprenditori dell’eccellenza olearia entrambi a pochi chilometri dall’aereoporto.

Nicola Ruggeri presidente ad Andria di Oliveti d’Italia mi regalò una novità: un panettone fatto con l’olio extravergine d’oliva.

Donna Francesca Dello Russo, splendida ragazza che avevo sem-pre incontrato elegantissima in

La spettacolare Grand Place di Bruxelles

al suono di musiche accattivan-ti con 10 gradi sotto zero, avevo proprio voglia di passare lì Natale!

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di S

aver

io B

uttig

lione Massimo Incagnoli:

creare valore aggiunto per un territorio a beneficio di tutti

Il punto

I Il dott. Massimo Incagnoli è il General Manager della Trade Management & Consulting

con la quale supporta numerose aziende italiane nelle difficili sfide di competizione che il mercato globale impone per il loro suc-cesso (e sempre più frequente-mente per la loro pura sopravvi-venza economico/finanziaria).

Ora il Gruppo Incagnoli ha de-ciso di investire nell’ambizioso progetto Apulia Golf Destination che darà un formidabile valore aggiunto a questa regione, del quale potranno certamente be-neficiare tutti, dagli amministra-tori pubblici alle imprese locali ai comuni cittadini.

Questo progetto è la concretiz-

zazione di quello che Slow Eco-nomy va predicando da mesi: il gioco del golf è il fil rouge che unisce incoming turistica impor-tante all’offerta delle eccellenze dei territori, a cominciare dall’e-nogastronomia e dalla moda, in una cornice ambientale che, nel caso della Puglia per esempio, è unica al mondo ed è perciò ini-mitabile.

Pur in un’era di inevitabili cam-biamenti degli stili di vita, dovu-ti al crollo continuo, con effetto domino, delle certezze che ci davano sicurezza negli scorsi decenni, con risultati dirompenti nell’economia reale e quindi nei consumi, l’inizio di questo mil-lennio ha visto lo sviluppo di un nuovo modo di fare turismo, non più quello di visitare luoghi sco-nosciuti attratti spesso passiva-mente dalle offerte pubblicitarie e promozionali, quanto invece la richiesta del nuovo viaggiatore di “fare nuove esperienze”, richie-dendo “nuovi prodotti turistici” che contengano qualità cultura-li, ambientali ed agroalimentari in aggiunta alla ormai scontata qualità, giustamente pretesa nei servizi di ospitalità, e cioè nel vitto, alloggio e nei collegamenti (aeroporti, strade e ferrovie effi-centi),

L’AGD (Apulia Golf Destina-tion) proposta ai milioni di turisti/sportivi che di questa filosofia Dott. Massimo Incagnoli, G.M. della Trade Management Consulting

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origine, oggi ben spendibile nel gradimento della nuova richiesta turistica.

Il brand AGD è quindi un valo-re aggiunto nel brand Puglia che è già un must di successo cre-scente in Europa e nel mondo.

Nel progetto infatti sono inseri-te una decina dimasserie ristrut-turate ad uso resort in una rete di circa 20 nuovi campi da golf (attualmente la Puglia conta solo 4 campi da golf a 18 buche!!),

Già fruibili prossimamente la Masseria Tenente a Torre Can-ne (cittadina sul mare a circa 50 chilometri sia dall’aeroporto di Bari che da quello di Brindisi, famosa per le sue terme e vici-no all’incredibile sito archeologi-co di Egnazia (porto d’imbarco, insieme a Brindisi, delle truppe crociate per Gerusalemme ter-minale della Via Francigena) e Masseria Tarturiello a Ceglie Mes-sapica.

Masseria Tenente è dotata-ta di resort hotel con Salus per Acquam, di residence con ville deluxe, di ristorante e di spiag-gia attezzata su sabbia bianchis-sima, di maneggio e prevede

del viaggio sono stati pionieri, contiene tutti questi ingredienti che possiamo riassumere nel concetto the Puglia Golf Expe-rience.

AGD consolida l’offerta turisti-ca integrata e la valorizzazione dei paesaggi dell’ospitalità con la creazione di un Circuito Golfisti-co Diffuso nell’”anfiteatro natura-le” della Valle d’Itria pugliese, in perfetta armonia con gli archetipi storici rurali.

Le Masserie, con la pietra ele-mento costruttivo primario, an-che nei muretti a secco a confi-ne delle proprietà che tracciano i sentieri delle transumanze tra un pascolo e l’altro, insieme ad ulivi secolari e viti ad alberello, sono gli elementi distintivi dell’offerta turistica identitaria arricchita dal Gruppo Incagnoli con la contem-poraneità di linguaggi e rappre-sentazioni inedite.

Naturalmente questa capacità, espressa nel progetto, di coniu-gare la passione per l’ambiente ed il paesaggio con l’identità dei luoghi, qualificherà il golf come pratica eccellente di valorizzazio-ne e fruizione territoriale.

Se consultiamo l’Atlante del Paesaggio predisposto dal Piano Paesaggistico Territoriale della

Regione Puglia, l’area del Progetto AGD ricade all’in-terno dell’ambito di paesaggio n° 7, denominato “murgia dei trulli”, che comprende i territori della val-le d’Itria coi suoi splendidi Trulli e la limitrofa piana co-stiera fitta di ulivi secolari.

La caratterizza-zione è la “cam-pagna abitata”, rapporto diret-to tra residenza (trulli e masse-rie) e produzione agricola di antica

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quindi un campo da 18 buche a firma del campione Nick Faldo a ridosso sul mare con un percor-so fra gli ulivi secolari.

Masseria Tarturiello accanto al corpo centrale è dotata di un gruppo di trulli quasi fosse un borgo della incantevole città di Al-berobello (sito Unesco) e presen-ta nell’enogastronomia del suo ristorante il “re dei salumi puglie-si”, il “Capocollo di Martina Fran-ca”, che vede Ceglie Messapica fra i maggiori produttori nell’area indicata dal disciplinare DOP.

Per comprendere la valenza di Apulia Golf District a benefi-cio anche dei prodotti tipici della regione e quindi dell’intera eco-nomia voglio ricordare che i tu-risti golfisti nel mondo sono 25 milioni, in Italia 1,8 milioni, per un fatturato mondiale nel mer-cato turistico di ben 28 miliardi di euro con circa 34.000 campi da golf e 64 milioni di praticanti, in Italia ci sono 385 campi dei 6.741 europei.

Chi si sposta per praticare golf è un turista high-profile, con una buona capacità di spesa, e spen-de in media 74 euro al giorno per l’alloggio, ossia 20 euro in più rispetto al turista tout-court,

e per le attività correlate alla va-canza (visite culturali, escursio-ni, shopping, wellness, ecc,) ge-nera una spesa media pro capite di 113 euro, a fronte dei 66 euro di media degli altri turisti.

Inoltre la pratica del golf incen-tiva la destagionalizzazione turi-stica, preferendo luoghi dal cli-ma mite tutto l’anno, come può offrire appunto la Puglia ponen-dosi in competizione con Maroc-co e Tunisia che hanno investito molto nella costruzione di nuovi campi da golf.

Il turismo golfistico è quindi una leva significativa per il seg-mento hospitality sia per la co-pertura temporale di tutto l’anno sia per la permanenza media che si attesta intorno ai 7 giorni per ciascun viaggiatore/sportivo, posizionandosi inoltre sulla fa-scia alta da 4/5 stelle.

Diventa però anche un volàno per tutta l’economia del terri-torio, che nel caso della Puglia può offrire prodotti del tessile/abbigliamento di alta sartoria unitamente alle eccellenze agro-alimentari tipiche.

Puglia Destination è già co-minciata con la scoperta del turi-smo nazionale e poi estero delle favolose riviere marine a partire dal Gargano, per proseguire con la splendida Polignano a Mare e finire con le spiagge del Salento leccese.

Ma ultimamente al mare si sono aggiunti, finalmente in pe-riodi diversi dall’estate, luoghi ed eventi sempre più apprez-zati dai turisti consapevoli, dalle masserie resort alle masserie di

Masseria Tarturiello

Polignano a Mare

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produzione, coi frantoi ipogei e le produzioni casearie e vinicole che, per bontà del prodotto finito e per fascino dei metodi di lavo-razione che conservano ancora i cardini dell’artigianalità, incanta-no i visitatori negli show-cooking didattici sempre più richiesti.

Sempre più apprezzati sono anche i riti della tradizione popo-lare come quelli della settimana santa pasquale o dei presepi vi-venti (splendido quello di Pezze di Greco che più che un presepe è la ricostruzione di un villaggio del passato con tutte le sue pro-duzioni manifatturiere), quelli dei carnevali pugliesi, quelli della musica folkloristica (basti pensa-

re al successo ormai mondiale ottenuto dalla Notte della Taran-ta, creata nel paesino leccese di Melpignano, di appena 3.000 abitanti).

Già tutto questo sta progres-sivamente aiutando a risolvere il problema atavico della regione Puglia e cioè l’elevata stagiona-lità con netta prevalenza dei turi-smi del mare ed un basso indice di internazionalizzazione.

Il golf diffonde nuove forme di turimo motivazionale per una clientela attenta alla componen-te ambientale ed interessata a vivere in modo mirato la propria passione sportiva in località ad alta potenzialità durante tutto

Masseria Tenente l’anno, invertendo in modo più repentino il vecchio trend di cui si deceva.

Infatti al Gruppo Incagnoli han-no già manifestato il proprio in-teresse due compagnie aeree come Airberlin e Ryanair per l’Apulia Golf Destination.

Per l’area sviluppo è stata in-teressata la Hill & Forrest (in 35 anni ha realizzato più di 100 parchi da golf nel mondo ed è leader in America per la proget-tazione di impianti ad alto con-tenuto ambientale e basso im-patto paesaggistico) mentre per la progettazione arrchitettonica, con restauro conservativo ed integrazione di nuove strutture secondo standards di bioedilizia e risparmio energetico anche la Benedetti Golf International con il management dell’architetto Giu-seppe Miliè, progettista mondiale di campi da golf ed attuale diret-tore del Golf Club Parco Roma.

In questa operazione il Gruppo Incagnoli ha coinvolto il famoso ed indimenticato direttore spor-tivo della Ferrari Cesare Fiorio, si è affidata per l’international e-le-arning alla BIC Puglia guidata da Gianni Tedeschi, ed ha ricevuto plausi e sostegno da parte di Ita-liaTurismo e di ENIT.

Non è da trascurare infine il dato relativo all’occupazione che un progetto come AGD porte-rebbe al teritorio con la messa in rete di circa 20 campi da golf e le relative strutture di hotellerie, ristorazione e beauty centers: circa 2.500 nuovi occupati diret-ti e 1.000 nell’indotto per i circa 4.500 utenti attesi ogni giorno, quindi 1.089.600 di nuovi turisti high-profile ospitati tutto l’anno.

Un buon viatico per una nuova Slow Economy, non c’è che dire!

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La Ferrari nel sito Unesco Patrimonio Mondiale dell’U-manità Alberobello, in visita

alle storiche Cantine ALBEA, da dove 160 anni fa, prima dell’U-nità d’Italia, partivano i vini pu-gliesi per Bordeaux, per “taglia-

Ferrari e Cantine Albea:due “patrimoni” italiani

gione Puglia Fabrizio Nardoni, alla presenza del senatore Dario Stefàno, premierà I vini vincitori promossi negli eventi in Italia e all’estero della Regione Puglia per la 2a edizione del Concorso Nazionale sui Vini Rosati.

re” .... e migliorare, i noti vini francesi.

Un bel riconoscimento in vi-sta dell’Evento al Castello di Otranto del 18 maggio durante il quale il neo Assessore alle Ri-sorse Agroalimentari della Re-

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Proprio in Puglia, a Salice Sa-lentino, nelle cantine dei Con-ti Leone De Castris, nacque il “Five Roses”, grazie all’ordine per gli USA del colonnello Po-letti, di stanza a Brindisi con le truppe americane, durante il go-verno Badoglio, imbottigliando-lo nelle bottiglie di birra dei suoi soldati, perchè l’Italia divisa in due non permetteva al conte di approviggionarsi dal nord delle bottiglie da vino.

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Concorso

Con le premiazioni del se-condo Concorso nazionale vini Rosati d’Italia la città

più orientale d’Italia si consacra “Capitale del vino Rosato”.

E come non poteva esserlo, nel Tacco d’Italia, il Salento, la terra a più alta “densità” di Ro-sato. Una tradizione produttiva antica che risale ai tempi della Magna Grecia e che oggi per tutta la Puglia significa il 40% della produzione dei vini Rosati italiani.

Vino rosato italiano,una scommessa vincente

I premi sono stati consegna-ti il 18 maggio scorso nella splendida cornice del Castello di Otranto, alla presenza dei 2 testimonial di eccezione come il direttore delle Guide de L’E-spresso nonché appassionato di vini “Rosati” Enzo Vizzari, e la nota lady-sommelier Master Class Adua Villa.

Ovviamente con la presen-za dell’Assessore Regionale pugliese alle Risorse agroali-mentari Fabrizio Nardoni, della

Regione che organizza l’evento ideato lo scorso anno dal suo collega, oggi Senatore, Dario Stefàno, presente anch’egli alla premiazione.

Il concorso è in partnerariato con Assoenologi, Accademia Italiana della Vite e del Vino, Unioncamere Puglia, è autoriz-zato dal Ministero delle Politiche Agricole. Soddisfatto dell’inizia-tiva il direttore generale di Asso-enologi Giuseppe Martelli, il ne-opresidente Assoeneologi per

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la Puglia Basilicata e Calabria, Massimiliano Apollonio e tutti i protagonisti di questo concor-so che, con quel “finalmente” che mancava, riporta in auge una tipologia enoica, il Rosato, che negli anni era caduto in di-suso, vittima ingiusta di strani pregiudizi dei consumatori che ora, con questo Concorso, sono stati definitivamente cancellati.

Le selezioni del secondo Con-corso enologico nazionale dei vini Rosati d’Italia ha dato inte-ressanti risultati. Il 70% dei 337 campioni valutati raggiunge un giudizio ‘ottimo’ con un punteg-gio di 80/100.

Sono stati, infatti, 236 sui 337 campioni ammessi a valutazione a raggiungere il lusinghiero risul-tato, per il quale hanno ricevuto un diploma di merito in occasio-ne della premiazione.

I commis-sari, sotto la presidenza di Assoenologi e divisi in 8 commissioni di 5 compo-nenti ciascu-na (composta da 4 qualifica-ti enologi e da

un giornalista del settore), han-no compilato complessivamen-te 3.370 schede per un totale di 47.860 giudizi parziali per valutare i 337 campioni, pro-venienti da tutte le 20 regioni italiane, tra le quali le più rap-presentate sono state Puglia, Abruzzo, Veneto e Lombardia.

Ogni vino è stato valutato da due commissioni diverse con il metodo “Union Internationale des Oenologues”; sui risulta-ti c’è stato il massimo riserbo fino all’evento del 18 maggio quando sono stati premiati con medaglia d’oro, d’argen-to e di bronzo i 3 vini di ogni categoria con il miglior punteg-gio complessivo (sogli minima 80/100).

«Gli ottimi punteggi ottenuti dalla maggioranza dei vini par-tecipanti - ha spiegato Fabrizio

Nardoni, assessore alle Risorse agroalimentari della Regione Puglia - confermano la tenden-za a sempre migliori performan-ce qualitative da parte di tutti i produttori italiani di Rosato.

Segno di come il Concorso si sia fatto interprete di una scommessa che in termini di esportazioni e di mood conse-gna all’Italia grandi prospettive di crescita.

Scommessa vinta dai produt-tori e scommessa vinta anche dalla Regione Puglia che ora, del vino Rosato, è degnamente punto di riferimento in ambito nazionale ed estero».

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Intervista

Q uesto numero di Slow Economy, ha il piacere di ospitare l’intervista al

Dott. Fabrizio Nardoni, il nuovo Assessore alle Risorse Agroa-limentari della Regionae Puglia dallo scorso marzo.

Fabrizio Nardoni, 49 anni, ta-rantino, sposato con Valentina e padre di due bimbi (Edoardo e Riccardo), è un ex imprenditore non dite che solo la passione per la politica ma anche quella per lo sport, tant’è che è il presidente del Taranto Calcio.

Nel suo passato ritroviamo importanti incarichi in Confindu-stria, ma anche nel settore della formazione d’impresa e ruolo di promotore per grandi impegni nel volontariato e nei progetti di rinascita civica e culturale della sua città Taranto.

Prima volta da Assessore pu-gliese alle risorse agroalimentari e seconda volta del Concorso Rosati d’Italia. Quale il suo stato d’animo e gli obiettivi di questa seconda iniziativa in favore di un vino troppo spesso giudicato in-giustamente di serie B?

Il battesimo da “assessore” è avvenuto in uno dei periodi più concitati per il mio assessorato: il Vinitaly e la seconda edizione del Concorso Enologico dedica-to ai rosati su cui come Regione stiamo investendo molto.

Per cui non c’è stato tempo per analizzare i singolari stati d’a-

Fabrizio Nardoni: rilanciareil comparto vinicolo

Fabrizio Nardoni, il nuovo assesssore Risorse Agroalimentari Regione Puglia

nimo o acclimatarsi. Si doveva lavorare e basta e sono contento di averlo fatto con una squadra rodata ma anche confermando l’impegno per una vetrina che tende ad affermare una qualità enoica su cui come territorio re-gionale stiamo tentando di esse-re capofila.

Affermare la consuetudine al rosato significa infatti contribu-ire ad aumentare quella quota di mercato che vede la Puglia al 40% di produzione. Poi da pre-sidente di una società sportiva

ho una piccola esperienza anche nell’ambito delle corse per risali-re in classifica.

Lo dicono le statistiche sui trend di vendita da qui al 2016 e si respirava anche al Vinitaly: i Rosati hanno tutte le carte in regola per conquistare il campio-nato di serie A.

Lo scorso anno guadagnarono le medaglie d’oro sia l’Abruzzo che la Lombardia mi pare proprio che il proposito per questo nuo-vo anno sia quello di vedere nei

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primi posti anche la sua regione che storicamente produce Rosa-ti da sempre?

Se si fa un concorso naziona-le, con tanto di autorizzazione del Ministero, prestigiosi partner come Assoenologi e l’Accade-mia della Vite e del Vino, l’uni-co in Italia dedicato ai Rosati, in qualità di referente istituzionale si deve sperare che il medaglie-re venga conquistato dai più me-ritevoli.

Sono convinto che in Puglia ci siano tanti vini e tante etichet-te capaci di conquistare l’oro. È normale che da cittadino puglie-se io faccia il tifo per loro.

Ma il concorso è solo quell’oc-casione che mancava per rimet-tere in discussione un prodotto

e i suoi produttori sempre con l’obiettivo, è chiaro, del miglio-ramento continuo, o può anche avere dei riscontri altri, secondo lei, penso al rilancio del Rosato italiano sui mercati internaziona-li, penso anche al miglioramento delle quote di mercato del Rosa-to su quello nazionale?

Appunto è esattamente così. È una forma di affermazione culturale che prova a scardinare anche antichi pregiudizi attorno ad un vino un tempo conside-rato inferiore rispetto al classico “nero”, né da pasto né da taglio, un “mezzo” vino o “da osteria”, ma che invece ha nel mondo milioni di estimatori che han-no riscoperta la piacevolezza di questa qualità enoica ricca di profumi ed essenze.

Il Concorso mira dunque an-che a questo: ad affermare il ri-torno alla cultura del rosé e così allargare la platea dei suoi po-tenziali consumatori. Poi penso all’area del confronto che offre questa nostra iniziativa. Confron-to tra produttori e vini ma anche nuove tecniche di vinificazione e affinamento dei rosati.

Al Vinitaly la presentazione del Concorso in conferenza stam-pa con la novità di quest’anno, i due testimonial con tanto di quota rosa, quindi Enzo Vizzari e Adua Villa, ma c’era anche il suo predecessore Dario Stefàno che lo scorso anno ideò e realizzò la prima edizione del Concorso. Ci parli del perché di questi due te-stimonial così importanti e quin-

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di del rapporto di continuità del lavoro già ben fatto da Stefàno lo scorso anno e che oggi le ha passato il testimone di questo bell’impegno sul fronte delle Ri-sorse Agroalimentari.

Il mio predecessore ha dimo-strato con i risultati quanto sia stata importante la promozione nel settore delle produzioni ti-piche, dei vini e dei prodotti a marchio Puglia. Un lavoro ben impostato che era opportuno proseguire perché confutato da risultati più che apprezzabili sia sul piano della stima dei mercati, sia sul piano dei valori medi rela-tivi all’export. Vizzari, giornalista esperto, nome di riferimento per le Guide de L’Espresso, così come la lady sommelier Adua Villa, hanno raccontato meglio di me la meravigliosa “onda rosa” che parte dalla Puglia. E tutti

sanno quanto sia difficile in que-sto settore raccontare lo sforzo di chi produce specie se l’alchi-mia è frutto di un processo di vinificazione delicato e costoso. I due testimonial sono stati all’al-tezza di questa responsabilità.

Prima di bere un sorso di vino, ovviamente Rosato, ci racconti un evento magari legato alla sua infanzia o alle prime esperienze con il vino, Rosato ovviamente?

Provengo da una famiglia mol-to legata alla terra. Fino a qual-che anno fa io stesso producevo olio. Il vino è per me legato alla festa.

Ne ricordo ancora uno molto buono, guarda caso Rosato, che veniva destinato soprattutto a noi più giovani della famiglia.

Era il vino delle ricorrenze, del brindisi, delle occasioni. Il Rosa-

to lo lego a tutto quel periodo della mia vita. La stagione di un fermento delicato e nuovo, pro-prio come i rosati.

Torniamo a parlare di vino, ma questa volta di dati di mercato. Se il mercato interno mostra segni di debolezza all’estero for-tunatamente le cose cambiano. I big spender sono gli stessi da molti anni a questa parte (Usa, Regno Unito e Germania), ma che dire dell’aumento di consu-mi di vino in Cina, Russia, Indo-nesia e Brasile? E’ un treno che proprio il vino Rosato potrà co-gliere?

Noi italiani abbiamo scoperto il Rosato troppo tardi, ora stiamo recuperando questa propensio-ne al consumo anche attraverso la pratica dell’aperitivo. Ma per gli inglesi, i russi, i tedeschi e gli

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americani l’idea di un vino fresco e di grande beva è sempre stata di forte appeal. I dati di Vinexpo/Iwsr danno il rosato in crescita. A dominare è sempre il rosso, ma grazie ai nuovi assetti del merca-to con l’ingresso di paesi come la Cina i rosati dovrebbero se-gnare un aumento del consumo del 7,58% tra il 2011 e il 2016.

Tra i Paesi emergenti nei con-sumi anche l’Europa dell’Est. Le percentuali di crescita van-no dal +38% della Repubblica Ceca (il mercato al momento più importante dell’area, 14mo nel ranking mondiale degli im-portatori di vino nel 2012) al +255% dell’Ungheria nel 2012. E sembra quasi di ritornare al 1891 quando il rosato pugliese e soprattutto quello salentino da negroamaro iniziò ad affermar-

si con l’applicazione del trattato con l’Impero Austroungarico e all’epoca il consumo di Rosato in quelle terre assorbiva un quinto della produzione dei vini. Lei che ne pensa di questa rivoluzione sapendo anche che storicamen-te i più grandi consumatori euro-pei di Rosato sono gli inglesi e gli olandesi?

In quel caso la Puglia esportò anche per debolezza degli altri mercati. Le malattie crittoga-miche che infestarono i vigneti della Francia favorirono indiretta-mente i vini del Salento, i rosati e i cerasuoli. Ma oggi parliamo di una qualità enoica matura, pron-ta ad affrontare i mercati anche con spirito di innovazione. Pos-siamo rilanciare il comparto con maggiore forza e il Concorso Na-zionale enologico nasce nel sol-co di questo spirito.

Al di là dei risultati del Con-corso che termina a Otranto il 18 maggio prossimo, ma quale futuro prevede per il Rosato ita-liano e in particolare per quello pugliese?

Che dire se non roseo.

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Come tutelare i prodottid’eccellenza di Puglia

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L’assessorato all’innovazio-ne agricola della Provincia di Bari opera su 3 distinte

macroaree di attività (agricoltu-ra, caccia e pesca, risorse ma-rine) ognuna delle quali è frutto di specifiche deleghe, operate dalla Regione Puglia, nonché dai processi di riorganizzazione attuati dall’amministrazione pro-vinciale.

A partire dal 2009 e sino ad arrivare ad oggi l’Assessorato provinciale ha coordinato una se-rie di attività tecnico-amministra-tive funzionali al perseguimento

degli obiettivi programmatici di medio periodo definite con i ri-spettivi bilanci di previsione.

In particolare l’Assessorato all’innovazione agricola della Provincia di Bari coordina, per quanto concerne la macroarea “Agricoltura”, i provvedimen-ti amministrativi derivanti dalle funzioni delegate, che si concre-tizzano nell’istruttoria delle istan-ze per l’iscrizione all’albo regio-nale degli operatori agrituristici, nell’istruttoria delle richieste per calamità naturali e nell’attuazio-ne delle funzioni amministrative

per il rilascio del tesserino d’i-dentità ai raccoglitori di tartufi.

Inoltre, seppur facendo i con-ti con le esigue disponibilità di bilancio, l’Assessorato ha conti-nuato ad avviare interventi volti a favorire una più puntuale attività di ricerca applicata, sperimen-tazione e divulgazione, con l’o-biettivo della riduzione dei costi di produzione a livello aziendale, ed una conseguente più larga ed uniforme applicazione delle inno-vazioni di processo e di prodotto da parte delle imprese agricole.

In questo contesto la Provincia di Bari ha puntato molto sulla ri-valutazione e valorizzazione delle produzioni locali che rappresen-tano un patrimonio importante non soltanto dal punto di vista produttivo, ma soprattutto per-ché ricco di tradizioni frutto di un lungo lavoro portato avanti da generazioni e generazioni.

L’obiettivo degli interventi atti-vati a livello provinciale è stato finalizzato principalmente a sod-disfare la crescente domanda di produzioni tipiche del consuma-tore, ampliare la gamma di pro-dotti provinciali, rivalutare alcune cultivar di grandi potenzialità, di-menticate o addirittura quasi del tutto scomparse.

Sono state, pertanto, avviate numerose iniziative tese a realiz-zare, anche con il sostegno della Provincia, percorsi di promozio-ne e valorizzazione delle produ-zioni agricole.

L’Assessore alle Risorse Agroalimentari della Provincia di Bari (al centro)Francesco Caputo riceve una copia di “Slow Economy”

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comuni e sul mantenimento del territorio. In questo contesto si colloca il ruolo degli Enti locali intermedi ed in particolar modo l’azione di coordinamento che potrebbe continuare a svolgere l’Ente al fine di portare ad unità tutti gli interventi che si esplicano sul territorio provinciale.

Questo non vuol dire demoti-vare o limitare l’autonomia del territorio stesso, ma evitare il so-vrapporsi di azioni ripetitive che alla lunga possono risultare con-troproducenti. In tale ambito me-rita la dovuta attenzione anche la definizione del protocollo d’in-tesa, fortemente voluto dall’As-sessorato provinciale, che vede coinvolti l’Ente Provincia, i Gruppi di Azione Locale ed i Gruppi di Azione Costiera operanti sul ter-ritorio, il cui fine è la realizzazione di iniziative di sviluppo territoriale partecipate.

Tale iniziativa ha ulteriormente confermato la validità dei modelli di sviluppo dal basso per propor-re strategie di crescita del terri-torio, condivise da tutti gli attori locali, in una logica di attuazione

Tali politiche di valorizzazione dei prodotti sono state indiriz-zate prevalentemente verso la tracciabilità delle produzioni agri-cole, strumento indispensabile per garantire l’origine del prodot-to, tutelare i produttori agricoli e difenderli dai rischi della globaliz-zazione.

In tale contesto, il progetto pilota di valorizzazione della “ci-liegia della Terra di Bari”, ha di-mostrato l’importanza delle ini-ziative partecipate, coordinate dall’Ente Provincia, al fine di dare autorevolezza all’azione di tali politiche sul territorio.

L’iniziativa ha tratto origine dalla consulta cerasicola provinciale, un tavolo di concertazione al qua-le partecipano tutti gli attori della filiera, che ha concepito gli obiet-tivi del progetto, la cui realizza-zione ha consentito di aggregare l’offerta di ciliegie sul territorio e definire il marchio “ciliegia della Terra di Bari” attraverso il quale garantire e differenziare il prodot-to stesso.

L’esperienza maturata con il progetto pilota ha dimostrato che

per dare concretezza ad un’azio-ne politica territoriale, finalizzata alla salvaguardia ed allo sviluppo del settore agricolo, è indispen-sabile un maggior coinvolgimen-to degli Enti locali, ed in particolar modo delle province, poiché solo attraverso tali misure sarà possi-bile creare quei canali privilegiati che permetteranno di investire sull’ambiente, sulla qualità del-le produzioni, sul basso impatto ambientale, sulla autenticità e tracciabilità dei prodotti, sulla filie-ra corta, sulla fruibilità degli spazi

Il nuovissimo Teatro di Corato appena restaurato dalla Comunità Europea

Stemma della Provincia di Bari

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sinergica degli interventi pro-grammati.

Nell’ambito delle funzioni dele-gate in materia di caccia e pesca nelle acque interne l’Assessora-to ha coordinato, attraverso la presidenza del comitato tecnico faunistico provinciale, le nume-rose attività definite dal qua-dro normativo vigente (Legge 157/92 e L.R. 27/98).

Dette attività, nello specifico, hanno riguardato: l’istruttoria delle istanze relative ai contri-buti danni causati dall’attività venatoria, il controllo della fau-na selvatica, il rilascio e rinno-vo dei decreti di nomina delle guardie volontarie, il controllo e coordinamento sull’attività del comitato di gestione dell’Ambi-to Territoriale di Caccia di Bari, l’immissione di fauna selvatica sul territorio, il rilascio ed il rin-novo delle licenze di pesca nelle acque interne, il coordinamento

delle guardie volontarie delle as-sociazioni agricole, venatorie ed ambientalistiche, il rilascio dei tesserini per la vigilanza sulla pe-sca nelle acque interne, la defini-zione di particolari istituti previsti dalla normativa sulla caccia, l’al-levamento e la detenzione della fauna selvatica ornamentale e amatoriale e, infine, gli incentivi per interventi di miglioramento faunistico ambientale.

L’attività dell’Assessorato, nell’ambito delle Risorse marine, ha visto la Provincia di Bari atti-vamente impegnata in un ulte-riore processo di aggregazione e concertazione dal basso, tra soggetti pubblici e privati, che è sfociato nella costituzione di due Gruppi di Azione Costiera (GAC), a cui l’Ente ha aderito in qualità di socio, ovvero il “GAC Mare degli Ulivi” a sud di Bari e il “GAC Terre di Mare” a nord.

I GAC, sono espressione di un partenariato locale che ha l’obiet-tivo d’incentivare l’economia del territorio, mediante la promozione di progettualità capaci di innesca-

re sinergie tra le misure del Fondo Europeo per la Pesca e genera-re integrazioni rispetto alle altre politiche di sviluppo sostenute dalla programmazione finanziaria 2007/2013.

In particolare, grazie all’intensa attività dell’Assessorato, la Provin-cia risulta capofila del GAC Mare degli Ulivi, il risultato raggiunto è significativo se si pensa che da diverso tempo non si interveniva con una politica incisiva sul terri-torio provinciale volta a costituire strutture deputate ad innescare processi di sviluppo endogeno nel settore della pesca.

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Particolare attenzione è stata dedicata, inoltre, all’organizza-zione delle attività dell’Istituto “Osservatori Radar di Bari”, rico-nosciuto con decreto del Ministro della Marina Mercantile del 14 agosto 1969 (G.U. 07 ottobre 1969 n.254), con lo scopo di or-ganizzare e gestire la scuola Ra-dar con corsi di addestramento e formazione previsti dall’art.4 dello Statuto dello stesso Istituto.

L’impegno dell’Assessora-to, infine, si è concretizzato

nel coordinare le attività svolte dal laboratorio di biotecnologie marine della Provincia di Bari nell’ambito di diversi progetti di ricerca, in corso di realizzazione, finalizzati alla tutela e salvaguar-dia delle risorse del mare.

La descrizione delle funzioni amministrative fin qui indicate, attualmente in capo all’Assesso-rato, evidenzia l’importanza che riveste la Provincia, quale Ente intermedio tra Comune e Re-gione, nella cura degli interessi

della comunità locale, finalizzata a promuove e coordinare lo svi-luppo del territorio.

Il dibattito politico che seguirà nei prossimi mesi sulla questio-ne delle province, o meglio del riordino dei livelli istituzionali, dovrà tener conto dell’importan-za delle funzioni svolte dall’Ente che, troppo spesso, negli ultimi anni, è stato affrontato in modo superficiale e sbrigativo e senza considerare il reale valore dei compiti attualmente assegnati.

Il prof. Francesco Schittulli, Presidente della Provincia di Bari e Presidente Lega Italiana per la Lotta ai Tumori

La sede della Provincia di Bari

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Testimonial

Orgoglio ItalianoPersino in chiesa purtroppo

per maleducazione non si spegne il cellulare ma ho

scoperto che invece sul campo da Golf devi farlo perché per ore il silenzio è d’obbligo (ed allora sentirai la voce della natura per qualche ora), se giocando causi una buca devi ricomporla con una zappetta che devi avere obbliga-toriamente nella sacca, l’arbitro che ha l’ultima decisione su ogni controversia è la tua autodiscipli-na …. ma alla fine non si tratta in fondo che di un banale gioco da ragazzi (o da vecchi snob) se dal teen al green, dove c’è una delle 18 buche, inon devi far altro che “buttare dentro la buca una palla con una mazza”?

Che valenza fisica può poi ave-re questo gioco che inventarono gli olandesi e codificarono con tanta enfasi quelli dell’Università scozzese di Sant’Andrea, sem-plicemente per buttare una pal-lina tra una buca e l’altra, che per esempio se codificata “par 5” do-vresti fare in 5 tiri se sei bravo?

Invece nel golf conta la con-centrazione, la precisione, l’ana-lisi del vento che spira e degli

ostacoli, la perfetta forma fisica dei muscoli e dei tendini che devono essere allenati prima e dopo il gioco, perchè ogni tiro necessita che il tuo corpo si arcui nell’impugnare il legno o il ferro o il putt (che hanno teste di diver-sa forma a seconda dell’altezza e della lunghezza del tiro) e nel lancio oscilli armonicamente nel-lo swing ... esatto, proprio come lo swing a suon di musica perchè il golf è una danza del corpo nel-la natura per buttare una palla in una buca con una mazza!

La difficoltà nasce dal fatto che quando un architetto come Giu-seppe Milliè costruisce un nuovo campo da golf in ogni parte del mondo, rispetta la natura del luogo, lasciando fra una buca e l’altra gli ostacoli naturali come i torrenti, i laghetti, gli alberi e ne costruisce di nuovi come le fosse di sabbia, dove, se sbagli, la palli-na può impanarsi.

Chi gestisce poi il circolo ha la responsabilità della costante manutenzione di quella natura, a cominciare dall’erba nutrita e to-sata come il panno verde di un biliardo, ma anche gli alberi ed i cespugli, esattamente come fan-no i montanari che curano i nostri boschi, i pascoli e gli argini dei fiumi (ottenendo il risultato che le frane e le alluvioni siano meno distruttive).

Allora quando devi far viaggiare la pallina tra boschi, ostacoli d’ac-qua e dune di sabbia, facendolo, se ti riesce, lungo la strada ma-estra tracciata dall’architetto, la “fairway”, bellissima erba rasata

tra una buca e l’altra, capisci che non è un gioco tanto stupido, è la sinergia mentale tra l’emozione ludica dell’uomo e la natura che ci ospita, il matrimonio tra la tat-tica degli scacchi e la prestanza fisica del ballerino o del ginnasta.

Ma tutto lo sport, se praticato con senso di onestà, soprattutto rispettando gli avversari e cer-cando di vincere solo grazie alle proprie forze ed al proprio talen-to, senza aggirare le regole con le furbizie, aiuta tutti, sin dalla tene-ra età, a crescere per diventare adulti responsabili nella società e nella famiglia, e da adulti a gode-re della vita.

Perciò i campioni che ci rap-presentano nelle varie discipline sono sicuramente l’orgoglio ita-liano nel mondo come quelli che presentiamo in questa carrellata di immagini.

Il produttore televisivo Saverio Buttiglio-ne e l’attore Michael Reale alla buca 18 del Castello di Acaya

Rory Mc Ilroy (n°1 classifica Mondiale Pro) e l’arch. Giuseppe Miliè, specializ-zato in Golf Design e Landscaping

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Aurigane Industrie srl na-sce nel 1987 con l’inten-to di produrre componenti

d’eccellenza per i settori dell’otti-ca, della gioielleria e delle penne da scrittura di alta gamma e col-lezionismo.

Tutto ciò sfruttando le cono-scenze e l’esperienza maturate in Svizzera dal fondatore, allora emigrante, Giuseppe Iacobacci, durante i 15 anni di attività svolti all’interno delle primarie aziende del settore.

Successivamente con l’entrata in azienda del figlio Luca, la realtà artigianale si è evoluta verso una dimensione più industriale con l’inserimento di avanzate tecno-logie, sia in ambito produttivo che nell’ area dedicata alla ricerca e allo sviluppo.

Con le evoluzioni del mercato Aurigane Industrie srl ha infine cercato una propria identità im-prenditoriale sviluppando l’intero processo di realizzazione di pro-dotti finiti, nei vari settori di ap-partenenza.

Durante gli anni più recenti l’intero processo, dall’idea alla commercializzazione, è dunque maturato e consolidato con il pre-ciso obiettivo di affermare i valori di qualità e creatività del prodotto Nazionale.

Nel 2004, dalla sinergia di Auri-gane Industrie con una splendida realtà francese, complementare nelle attività e negli obiettivi, na-sce Aurigane Group.

Simultaneamente, in parallelo alle normali attività del gruppo viene varato il progetto EMBLEMA che vuole finalmente dare forma ad una propria idea di sviluppo del prodotto, e il percorso inizia dall’oggetto più intrigante: l’oc-chiale.

Il progetto, di chiara matrice italiana, è coordinato con l’avan-zatissimo reparto di ricerca e sviluppo della sede francese, Au-rigane Créations, alla quale ven-

gono delegate tutte le fasi della prototipazione e dello studio dei materiali.

In Italia, nel frattempo, prende vita anche uno staff per lo studio del mercato e delle operazioni di marketing che saranno ne-cessarie alla sua penetrazione, direttamente coordinato da Luca Iacobacci che, oltre alle normali funzioni direzionali ricopre anche gli incarichi di Responsabile delle Attività Commerciali, per l’Italia

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e l’Estero ed è, a tutti gli effetti il cuore pulsante della mission aziendale.

Il Team di EMBLEMA è costitu-ito da uomini di esperienza, che riversano nel prodotto la propria passione per la ricerca della per-fezione: mpegno costante, spi-rito di squadra, raggiungimento di traguardi ambiziosi, sono l’e-spressione del valore di un Team che con consapevolezza moltipli-ca i valori dei singoli.

MISSIONE E VALORIPer lo sviluppo dei prodotti a

marchio EMBLEMA vengono uti-lizzate grandi risorse umane e tecnologiche.

Denominatore comune è l’uti-lizzo di materiali d’avanguardia e di processi innovativi, ricercati e sviluppati per il mondo sportivo nella sua costante e ossessiva ricerca di nuovi traguardi.

Le competenze specifiche e complementari dei due poli in-

dustriali italo-francesi, sono alla base di un progetto imprendito-riale di livello internazionale.

EMBLEMA rappresenta appieno il desiderio del gruppo Aurigane di esplorare ed esprimere nuovi concetti di design e di stile.

MATERIALI E TECNOLOGIAAnalizziamo più approfondita-

mente quali sono le peculiarità dei materiali utilizzati.

• Le lenti SOLA, prodotte da Carl Zeiss Vision Sunlens, sono il cuore, l’essenza degli occhiali.

Le prestazioni richieste rag-giungono livelli esasperati per garantire un’ottima visibilità, nes-suna deformazione dell’immagi-ne, resistenza all’urto e al graffio, durata nel tempo.

Per soddisfare la clientela più esigente e offrire il livello quali-tativo più elevato, EMBLEMA non scende a compromessi utilizzan-do lenti Impacto SOLA, prodotte dalla Carl Zeiss Vision Sunlens,

leader mondiale nel campo dell’ottica.

• Per le montature, tutta la produzione EMBLEMA è realizza-ta esclusivamente con preziose leghe metalliche, ultra leggere, resistenti agli agenti atmosferi-ci, biocompatibili e anallergiche, impiegate per applicazioni aero-nautiche, missilistiche e spaziali. Beta (ß)-titanio per le montature (tutti i modelli)

Il ß-titanio è una lega formata per il 76% di titanio, 15% vana-dio, 3% cromo, 3% stagno e 3% alluminio.

Ha caratteristiche uniche di: forza, resistenza, elasticità, ver-satilità, duttilità e malleabilità pari o superiore all’acciaio, minor fri-zione, assenza di nichel.

La lega ß-titanio, estremamen-te preziosa, è tre volte più costo-sa del puro titanio e ha circa due volte la capacità di ritorno dell’ac-ciaio, inoltre possiede un’eccel-lente lavorabilità con la metà del-la forza.

Ha il 40% della rigidità di un arco in acciaio della stessa mi-sura e può essere deflesso due volte tanto senza alcuna defor-

Emblema Ti - 300 H

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mazione. Ne deriva la possibilità di realizzare montature molto più sottili, e grazie all’assenza di ni-chel si rivela totalmente biocom-patibile.

• Ergal per i cerchi della serie 900H

Utilizzato su vasta scala in ap-plicazioni aeronautiche, l’ergal è una lega leggera di alluminio che ha naturalmente trovato la sua collocazione nel mondo moto-ciclistico da competizione per la produzione di accessori e viteria.

La sua leggerezza si abbina a eccellenti doti di robustezza e lavorabilità con gli utensili delle macchine a controllo numerico.

Si rivela la scelta ideale per ac-cogliere le preziose lenti da vista e da sole.

• PVD Physical VaporDepositionIl trattamento PVD è un proces-

so di deposizione fisica di vapore che supera i normali trattamenti superficiali estetici quali l’anodiz-zazione.

Attraverso un processo di de-posizione atomica il materiale di rivestimento viene evaporato da una sorgente solida o liquida in forma di atomi o molecole e trasportato in forma vapore at-traverso un ambiente sottovuoto

o plasma fino al substrato dove condensa. Il materiale di rivesti-mento e il supporto si “fondono” chimicamente ottenendo un trat-tamento superficiale ad altissima resistenza all’usura e al graffio.

• Thermolast-K®,Il materiale utilizzato per i ter-

minali delle aste e l’appoggio dei naselli è quanto di meglio si possa offrire per il comfort anche

dopo diverse ore a contatto con la pelle.

Esente da rilascio di alcuna sostanza, anche con il caldo o l’umidità del sudore della pelle mantiene le proprie caratteristi-che, garantendo le prestazioni di comfort e grip.

Per informazioni visitate il sito:www.emblemadyl.com

Emblema Ti 1000: occhiale da golf con lenti progressive da vista

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AUTENTICIOCCHIALI I T A L I A N I

Enrico Trentin - PRO

EMBLEMA GOLF CLASSICTOUR 2013

Emblema così come nel setto-re della moto é divenuto un sim-bolo riconosciuto nel mondo del golf creando e producendo dal 2010 il modello da golf in versio-ne titanio ed acciaio, Ti 300 H che é stato testato, ancor prima della sua messa in commercio, da cir-ca 10 professionisti di golf italiani che ne hanno suggerito la forgia ed i dettagli per farlo divenire un accessorio tecnico ed irrinuncia-bile del golfista.

Da questo prodotto emblema ha realizzato e prodotto e di-stribuito EMBLEMA GOLF CLAS-SIC TOUR, il prestigioso circuito nazionale amateur 3 categorie stableford che ha fatto testare in quasi tre anni i propri occhiali ad un numero totale di circa 9.500 golfisti.

Un evento elegante e forte-mente apprezzato in italia, orga-nizzato dalla agenzia di organiz-zazione eventi di Stefano Lopez, già agente di ex numeri uno del mondo del golf come Greg Norman e Nick Faldo ai tempi in cui lavorava per la International

Management Group di Mark Mc Cormack, primo agente dell’ex n° 1 del mondo Arnold Palmer e di quello attuale, Tiger Woods.

Una garanzia di affidabilità e di valore proprio come gli occhiali Emblema hanno ormai largamen-te dimostrato in campo

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lione Michele Del Giudice,

un Angelo fatto uomo

In extremis, quando questo nu-mero stava già per andare in stampa, la notte ho dovuto e

voluto scrivere della scoperta di un uomo che sarebbe importan-te fosse invitato nelle scuole per ripetere ai ragazzi le narrazioni che ho ascoltato nella sua visita alla Grotta Sovrana di Monte Lau-reto a Putignano in Puglia, dedi-cata proprio al Santo di cui porta il nome, pochi giorni prima della sua partenza a fine maggio che, dopo 3500 chilometri a piedi, lo porterà a Gerusalemme il 15 ot-tobre 2013.

Michele Del Giudice è un “Pel-legrino”, un sostantivo che an-

che a me diceva poco prima di conoscerlo, se non che si trat-tasse di persone dedite ad inti-me spiritualità che, mentre nel Medioevo percorrevano in mas-sa lunghi tragitti per pregare in luoghi considerati santi, nell’at-tuale civiltà globalizzata e tec-nologica lo fanno ancora ma in auto o in pulman, per esempio per visitare i luoghi di Padre Pio.

Michele invece è un pellegrino camminatore della modernità ma con le modalità antiche, un nuovo pioniere del marketing territoriale che da giovane corre-va i 110 ad ostacoli sulle piste di atletica di Foggia (qualche anno

prima che io corressi i 100 metri nello stadio della Vittoria di Bari), che poi è diventato un tennista vincendo anche alcuni tornei in Medioriente ed infine, da speleo-logo ed amante della montagna, ha aperto la sede del Club Alpino Italiano a Foggia.

Come tutti i veri sportivi cerca i limiti psicofisici dentro di sé più che l’agonismo spinto contro al-tri avversari, e mentre il grande Messner li trova e li supera nelle difficili apnee sulle cime più alte del mondo, Michele ha scelto i lunghi e faticosi cammini delle antiche Vie Sacre, ed in partico-lare i “Cammini dell’Angelo”.

Personaggi

Da sinistra: il Presidente della Proloco di Putignano Pinuccio Cosacco, il pellegrino della Via Francigena Michele Del Giudice, il produttore televisivo Saverio Buttiglione all’interno della Grotta di San Michele in Monte Laureto a Putignano

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gevano nei porti di Egnazia e di Brindisi, che divennero i due più importanti scali per raggiungere Gerusalemme e liberarla dai mu-sulmani o per pregare sulla tom-ba di Gesù.

Soldati e pellegrini, lungo le Vie Francigene, furono così i messaggeri di culture diverse nei due sensi di marcia e furo-no proprio loro che crearono la Civiltà Europea, quella che oggi abbiamo istituzionalizzato con l’Unione dei 27 paesi, purtrop-po per ora solo monetaria, ma che necessita da subito, come sta ripetendo in ogni intervento pubblico il nostro nuovo Premier Enrico Letta, anche di un unico

Dai tempi delle crociate più di mille anni fa e poi per tutto il me-dioevo c’erano infatti le Vie Fran-cigene che percorrevano tutta l’Europa, da Canterbury passan-do per Mont Saint Michel in Fran-cia, percorse anche dai pellegrini oltre che dagli eserciti cristiani, tutti insieme sotto la protezione di San Michele, per cui le tappe obbligatorie erano i suoi luoghi di culto.

Queste vie avevano, per i pellegrini appunto, tre grandi direttrici, quella verso Santiago di Compostela, meta verso la quale si incamminavano con una grande conchiglia, quella verso Roma con il simbolo della chiave data da Gesù a Pietro per la por-ta della sua chiesa e quella verso Gerusalemme, luogo del Santo Sepolcro di Cristo con il simbolo della croce.

L’Impero di Roma che era pa-gano, aveva perseguitato per secoli i seguaci di Gesù a co-minciare dall’apostolo Pietro, ma adottò la regione di Cristo dopo il 330 per volere dell’Imperato-re Costantino, dopo che in una battaglia ne portò il simbolo della Croce e la vinse, su sug-gerimento di sua madre Elena che in sogno ne aveva avuto la premonizione e si era convertita dopo un viaggio appunto a Geru-salemme.

Per questo, ed anche per pra-tici motivi economico/commer-ciali, Roma costruì ben due au-tostrade che portavano ai porti pugliesi d’imbarco per la Terra-santa, da Barletta a Bari, da Ta-ranto ad Otranto, le vie Francige-ne del Sud, la Traiana costruita circa 400 anni dopo la maestosa Appia, per poter girare al bivio di

Benevento verso est e raggiungere Monte Sant’Angelo sul Gar-gano, dove il giorno 8 maggio era apparso l’Arcangelo Michele in una grotta.

Entrambe le starde romane si ricongiun-

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organismo politico, bancario e fiscale.

Michele Del Giudice ha percor-so lo scorso anno la Via Franci-gena dall’Inghilterra a Roma e poi fino a Monte Sant’Angelo, dopo

che aveva già percorso prece-dentemente quella per Santiago de Compostela in Spagna.

Quando è arrivato a Mont Saint Michel i monaci lo hanno ospi-tato per una notte invitandolo

a cena con loro ed lui ha vissuto un’e-sperienza unica che mi ha detto di aver visto prima solo nei films, ma incredibil-mente alla riparten-za l’Abate del con-vento ha chiesto a lui di pregare per i suoi monaci.

Anche i monaci dell’Abbazia della Novalesa in Pie-monte, dopo aver-lo accolto, hanno chiesto a Michele di pregare per loro durante il suo cam-mino; nell’ultimo tratto verso la grot-

ta di San Michele sul Gargano lo ha accompagnato un esperto di trekking tedesco dichiaratamen-te ateo, ma non appena arrivati l’atmosfera del posto ha fatto pronunciare il nome di Dio anche all’ateo con un meravigliato “oh my God!”.

Michele mi ha raccontato che tutta l’impresa è stata realizzata col supporto scientifico del do-cente universitario prof. Renzo Infante che gli ha fornito le an-tiche mappe, e su quella base, con il gps, seguito dai bloggers di tutto il mondo (www.cammi-nacammini.com), sta traccian-do i cammini per i pellegrini del ventunesimo secolo, ufficializ-zando così la Via Francigena che Bruxelles intende supportare e che si legge negli occhi di que-sto incredibile uomo quanto bel-lo sia nei suoi paesaggi e nelle genti che li abitano se si lascia l’autostrada e si visitano questi posti.

Il santuario di Mont Saint Michel, sull’omonimo isolotto in Normandia

L’Abbazia della Novalesa

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L’anno scorso, al termine dell’impresa, Michele ha dovuto subire un’intervento all’anca e nel dubbio di non poter più contare sulle sue risorse da atleta ha fat-to il voto che se ne fosse stato in grado avrebbe voluto (e dovu-to) raggiungere Gerusalemme, partendo da Monte Sant’angelo per un cammino di ben 3500 chilometri, con un lavoro fisico e mentale di ben sei mesi, sa già che comunque vada perderà ben 20 chili del suo peso corporeo, che finora ha cercato di aumen-tare apposta.

Questa volta metterà ancor più a rischio anche la sua vita, per-ché in 146 tappe attraverserà l’Albania, la Macedonia, la Grecia, la Turchia, ma prima di arrivare in Israele dovrà passare dalla Siria in guerra nella quale non gli sarà possibile transitare coi supporti tecnologici nello zaino, nemme-no con il cellulare che potrebbe salvarlo in caso di pericolo, e poi anche dal Libano dove il rischio dei cecchini nascosti che spara-no su chiunque è ancora molto alto.

Gli ho detto che questa volta saremo noi tutti a pregare per lui accompagnandolo spiritualmente.

Mi ha raccontato, a proposito di spirito, scusandosene con l’arci-prete emerito di Putignano don Battista Romanazzi che era pre-sente, che, durante l’ascesa sul Gargano dello scorso anno, il per-corso era tanto ripido e disagevo-le da indurlo più volte a pesanti imprecazioni.

Ma poi, dopo una discesa an-ch’essa faticosa, come i naufra-ghi dei deserti di sabbia quando incontrano un’oasi, ha incontrato una splendida villetta che aveva nel giardino ben curato e pieno di

fiori, una vasca d’acqua con una fontana.

Senza pensarci su e senza chiedere permesso, si è subito spogliato, si è lavato e messo al sole per asciugarsi: a quel punto ha sentito la voce di una donna dalla finestra che dava sulla va-sca e che lui nella foga non aveva nemmeno notato!

La donna gli ha detto che lo invidiava per il suo cammino da pellegrino perché lei, zoppa, non potrebbe farlo, prigioniera com’e-ra di quella splendida casa!

uno sponsor e dovrà acconten-tarsi addirittura dell’ospitalità che incontrerà e che gli venisse offerta (speriamo), sarà nel nuo-vo viaggio povero e mendicante come lo erano molti degli antichi pellegrini religiosi, proprio come anche oggi predica il nuovo Papa Francesco sulla scia tracciata da San Francesco, che a piedi an-che lui si recò dalla sua Assissi a pregare nella grotta di Monte Sant’Angelo, povero ma ricchis-simo nello spirito.

Ma Michele Del Giudice, che

Uno scorcio della via Francigena

Michele non ha saputo cosa risponderle ma dal quel giorno non impreca più per nulla, ma proprio per nulla, nemmeno se venisse offeso, e non invidia più nessun altro, ed infatti nel nuovo cammino che farà non avrà nem-meno il supporto economico di

conosce bene il mondo anche sotto il profilo pratico, mi ha spie-gato che questi nuovi ed antichi percorsi della fede sono impor-tanti anche sotto il profilo eco-nomico per i luoghi che vengo-no attraversati: le 33 tappe che portano a Santiago, per esempio,

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lo scorso anno hanno visto il pas-saggio di ben 190.000 viaggiato-ri/camminatori, turisti che hanno lasciato ben 4 milioni di euro in ognuna delle tappe!

Questo pur considerando che la strada per Santiago di Compostela, ormai organizzata come importante mezzo di inco-ming turistica, ha alcune lacune nell’attrazione turistica come, per

esempio, il “menù del pellegri-no”, uguale, e perciò noioso, in ogni sosta, sempre la stessa del-la partenza a Roncisvalle.

Invece, mi diceva Michele, in Italia la Via Francigena potreb-be presentare ai turisti/viaggia-tori (di cui lui è ora formidabile testimonial ed apripista) menù diversi, gustosi ed eccellenti in ognuna delle centinaia di tappe,

favorendo così le economie eno-gastronomiche locali e favorendo pure la promozione all’estero dei nostri prodotti tipici, e quindi del-le nostre culture, esattamente come accadeva con le masse di pellegrini secoli fa.

Alla fine della serata con Miche-le Del Giudice mi sono sentito più ricco ed ho provato un’invidia, quella di non essere lui, perciò

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grazie Michele per quello che ci hai dato con i tuoi racconti … e buon viaggio, sulle strade dell’An-gelo.

“La durata media di un abbrac-cio tra due persone è di 3 secon-di. Ma i ricercatori hanno scoperto qualcosa di fantastico.

Quando un abbraccio dura 20 secondi, si ...produce un effetto terapeutico sul corpo e la mente.

La ragione è che un abbraccio sincero produce un ormone chia-mato “ossitocina”, noto anche come l’ormone dell’amore.

Questa sostanza ha molti be-nefici sulla nostra salute fisica e mentale, ci aiuta, tra l’altro, a rilas-sarci, a sentirci al sicuro e calmare le nostre paure e l’ansia.

Questo meraviglioso tranquil-lante è offerto gratuitamente ogni volta che si prende una persona tra le nostre braccia, che si culla un bambino, che si accarezza un cane o un gatto, che si balla con il nostro partner, che ci si avvicina a qualcuno o che si tiene sempli-cemente un amico per le spalle.”

Per sentirci straordinariamen-te bene saremo in molti a volerti abbracciare per più di 20 secondi

al tuo ritorno da Gerusalemme Mi-chele, dimostrandoti che ci sarai andato anche al posto nostro.

Sulla Via Francigena, al ritorno da Gerusalemme, il pellegrino Michele ha deciso di considerare Putignano tappa fondamentale, dopo essere stato affascinato dal-la sua visita alla Grotta Sovrana di San Michele in Monte Laureto e vi passerà per sostare in preghiera.

Putignano per il cattolicesimo riveste quindi una importanza storica anche per la presenza della chiesa di Santa Maria La Greca, che più di seicento anni fa era possedimento dei Cavalieri di Malta e perciò su questa collina portarono le ossa di Santo Stefa-no, dal loro castello sul mare di Monopoli, per salvarle dalle incur-sioni dei pirati saraceni (al corteo che percorse quei 25 chilometri si accodarono le genti intente alla vendemmia che all’arrivo festeggiarono con gioia e con il vino l’impresa, dando vita al Car-nevale).

Putignano infine ospita la chiesa e l’antico Convento dei Domenica-ni, splendido esempio di architet-tura edificato nel 1664 dall’ordine

di San Domenico, sul cui portale d’ingresso campeggia l’iscrizione tratta dalla Genesi “Haec domus Dei est et porta coeli”.

Domenico di Guzman scelse una vita di carità e povertà con-vinto che bisognasse riportare il clero ad una austerità di vita e fondò a Tolosa in Spagna l’Ordine dei Frati Predicatori, sulla regola di Sant’Agostino, basato sulla pre-dicazione itinerante, con osser-vanze di tipo monastico, studio approfondito e mendicità per la prima volta legata ad un ordine clericale, ancor prima di San Fran-cesco da Assisi.

Il parroco Don Beppe Recchia ed il vice Don Davide Garganese si sono recati in visita al Santo Padre Francesco che di questi valori è testimone, concelebran-do con lui la messa a Santa Marta in Roma.

Papa Francesco pregherà cer-tamente per il lungo viaggio del pellegrino Michele Del Giudice, che pur senza predicare coi suoi racconti colpisce i cuori di tutti (e sembra un Domenico da Guzman dei nostri tempi) ed il suo abbrac-cio ideale sarà quello di tutti noi.

Sua Santità Papa Francesco riceve il parroco di San Domenico in Putignano, Don Beppe Recchia ed il suo vice, Don Davide Garganese

Saverio Buttglione, Pinuccio Cosacco e il loro parroco don Beppe Recchia davanti al convento dei Domenicani

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I gioielli del GAL“Terra dei Trulli e di Barsento”

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L’analisi delle componenti so-ciali, economiche, culturali, storiche e paesaggistiche

del territorio del GAL ha messo in evidenza una profonda omo-geneità dell’area composta da sette Comuni della provincia di Bari (Alberobello, Castella-na Grotte, Gioia del Colle, Noci, Putignano, Sammichele di Bari e Turi) del GAL “Terra dei Trulli e di Barsento, società consortile a responsabilità limitata, costitui-tasi nel marzo 2003.

L’identità territoriale si radica nella particolarità del paesaggio rurale, nel rapporto profondo fra agricoltura e altri settori produtti-

vi, nella storia sociale ed econo-mica; un insieme di componenti e di contenuti che, se opportu-namente coordinati, possono determinare le condizioni per superare alcuni punti di debolez-za, anche attraverso l’attuazione di politiche di sviluppo rurale mediante il coinvolgimento at-tivo del partenariato pubblico e privato.

In questa direzione, attraver-so un’attenta analisi dei punti di forza e di debolezza e delle opportunità, il GAL, con l’attiva partecipazione dei partner e del-le imprese del territorio, ha de-finito, in linea con le indicazioni

dettate dal Programma di Svilup-po Rurale (PSR) della Puglia, il proprio Piano di Sviluppo Locale (PSL) 2007-2013.

Il PSL ha, come tema catalizza-tore principale, la valorizzazione delle risorse produttive e locali, puntando: sull’incentivazione de-gli investimenti finalizzati alla di-versificazione delle attività delle imprese agricole; sullo sviluppo e sull’innovazione delle microim-prese artigianali, commerciali e sociali; sulla promozione di sistemi di rete a supporto delle attività turistiche; sulla valorizza-zione del patrimonio artistico e culturale; sulla promozione dei

Da sinistra Enzo Lavarra presidente EuropaMed, l’ex Ministro MIPAAF Catania, presidente Gal Stefano Genco, Matteo Antoni-celli direttore GAL Terra dei Trulli e Barsento, Donato Fanelli presidente Coldiretti Provincia di Bari.

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prodotti enogastronomici tipici (prodotti lattiero caseari, fra cui la Treccia della Murgia, la ciliegia, l’uva da tavola) e a Denomina-zione di Origine (D.O.C. Gioia del Colle e D.O.P. Olio di Terra di Bari).

L’attività svolta dal GAL, in stretto coordinamento con le imprese del territorio e con i partner pubblici, ha consentito, d’intesa e in coordinamento con l’Autorità di Gestione Regionale, di attivare i bandi per l’attuazione delle Misure dell’Asse 3 del PSR Puglia, finanziando, pur nelle diffi-coltà economiche delle imprese in questo particolare momento dell’economia nazionale, diversi progetti con investimenti pari a 5.281.678,00 euro e una spesa pubblica di 2.640.839,00.euro.

Vi è stata, quindi, un’interes-sante partecipazione per l’attua-zione delle Misure relative alla di-versificazione delle attività delle imprese agricole (agriturismo e masserie didattiche), tranne che verso le attività sociali.

E’ questo un punto di debolez-za che rimane e che ha bisogno di un approfondimento e di un coinvolgimento maggiore dei Servizi Sociali di Zona e delle imprese, per un coordinamento delle attività e delle professiona-lità specifiche, capaci di far con-

dividere agli imprenditori agricoli un approccio sostanziale a favo-re delle categorie più deboli.

E’ un tema, questo, oggetto di un seminario di approfondi-mento che il GAL intende orga-nizzare, cui seguiranno visite di studio presso Masserie sociali attive, soprattutto nel Nord Italia.

Infatti, è necessa-rio fare riferimento a situazioni consolidate che possono rappre-sentare delle buone pratiche, come emer-ge sia dai rapporti dif-fusi dalla Rete Rurale Nazionale che dal re-soconto dei lavori della Camera dei Deputati.

In ogni caso, su questa tematica relativa all’im-patto delle attività sociali nel-le aree rurali il GAL si sta con-frontando con i partner pubblici (amministrazioni comunali) per ristrutturare beni da mettere a disposizione di soggetti che operano nel sociale per rendere un servizio alle fasce deboli della popolazione, in attuazione della Misura 321 del Piano di Sviluppo Rurale.

Per la promozione del territorio sono state avviate due iniziative che coinvolgono direttamente le

sificate fra i Siti di Interesse Comunitario (SIC), che fanno riferimento alla Murgia Alta, alla Murgia di Sud Est e alla Murgia dei Trulli; aree che presentano sul proprio territorio insediamen-ti di imprenditori agricoli in mas-serie strutturate e finalizzate, fra l’altro, alla produzione di latte da allevamenti di bovine essenzial-mente di razza Bruna e di razza Frisona.

La tecnologia prevede l’utiliz-zazione esclusivamente di latte locale e del siero innesto, quale

imprese: l’avvio della procedura per la richiesta della denomina-zione di origine protetta per la “Treccia della Murgia” e la realiz-zazione del progetto “Ciliegia di Terra di Bari”.

La Treccia della Murgia è un prodotto tipico delle aree clas-

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metodo rinveniente dalla tradi-zione dei massari nella produzio-ne di prodotti lattiero - caseari, fra cui, oltre la treccia, si anno-vera il caciocavallo, la scamorza, la ricotta, la manteca.

E’ stata costituita l’Associa-zione Temporanea di Scopo fra produttori di latte e casari ed è stata coinvolta l’Università degli Studi di Bari, per le necessarie determinazioni scientifiche le-gate alla tipicità della produzio-ne della Treccia, e la Camera di Commercio di Bari, che tramite l’Azienda Speciale SAMER si oc-cuperà di tutti gli aspetti connes-si alla tracciabilità della produzione.

Il progetto “Ci-liegia di Terra di Bari” è condiviso fra i Gruppi di Azio-ne Locale “Ponte Lama” di Bisceglie, “Le città di Castel del Monte” di An-dria, “Sud Este Ba-rese” di Mola di Bari e “Terra dei Trulli e di Barsento” di Al-berobello, nei cui territori si produce circa il 70 per cen-to della produzione di ciliegia a livello nazionale, fra cui spicca la varietà “Ferrovia”.

Per la realizzazione del proget-to hanno offerto il proprio con-tributo, anche finanziario, le Pro-vince di Bari e di Barletta - Andria - Trani e la Camera di Commer-cio di Bari.

La finalità del progetto è quel-la di determinare un migliore e più diretto collegamento delle imprese produttrici con la Distri-buzione Organizzata, in modo da raggiungere l’obiettivo im-portante di dare un vantaggio competitivo alle imprese ade-renti, mediante l’incremento del valore aggiunto alla produzione, saltando quindi la fase di inter-

mediazione, e un vantaggio an-che al consumatore, il quale può acquistare un prodotto di qualità ad un prezzo inferiore.

La qualità è garantita dall’utiliz-zo del Marchio “Prodotti di Qua-lità di Puglia” messo a disposi-zione dalla Regione Puglia, nel rispetto delle procedure e delle condizioni previste dallo specifi-co disciplinare.

Rilevato che il primo anno sono stati raggiunti gli obiettivi che le imprese avevano fissato, il progetto sarà replicato in que-sta annata agraria, avvantaggian-dosi anche dell’attività che sarà

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svolta dall’Organizzazione di Pro-duttori Ortofrutticoli riconosciuta dalla Regione Puglia, nel rispetto della specifica normativa comu-nitaria.

Ma l’azione operativa del GAL comprende anche la realizza-zione di specifici progetti di cooperazione interterritoriale e transnazionale. Infatti, il GAL “Terra dei Trulli e di Barsento” ha sottoscritto specifici accordi di programma con altri GAL della Puglia, di altre Regioni italiane e di altri Stati europei.

Infatti, fra gli altri, il progetto di cooperazione transnaziona-

le “Locande” è stato condiviso con GAL pugliesi (capofila il GAL “Meridaunia” di Bovino - FG -), da GAL della Sardegna, da GAL dell’Inghilterra, della Svezia e della Romania, ed ha l’obiettivo di promuovere le produzioni tipi-che dei territori interessati me-diante la realizzazione di show room, nell’ambito delle “Locan-de” (luoghi di incontro per il re-cupero di tradizioni e di prodotti tipici), e di azioni di marketing.

Per la cooperazione interter-ritoriale è stato sottoscritto un accordo di programma con altri tre GAL della Puglia (“Sud Est

Barese” di Mola di Bari, “Terra di Murgia” di Altamura e “Valle d’I-tria” di Locorotondo) e con il GAL ”Polesine Delta Po” di Rovigo, capofila del progetto, individuato con l’acronimo “LAPIS” e che ha come obiettivo principale la rea-lizzazione di attività promozionali a vantaggio delle imprese agroa-limentari e artigianali.

In questo progetto sono atti-vamente coinvolti gli Istituti Al-berghieri di Andria, di Castellana Grotte e di Altamura, con i quali sono state realizzate e di realiz-zeranno iniziative con il coinvol-gimento diretto degli studenti

per la preparazione e la degustazione di piatti confezio-nati con i prodotti tipici dei territori in-teressati.

In conclusione, il GAL, quale agenzia di sviluppo, sta re-alizzando iniziative per la valorizzazione del territorio e delle imprese che vi ope-rano, senza trascu-rare gli aspetti legati alla storia, alla tradi-zione e alla cultura, anche al fine di in-crementare il flusso turistico, soprattut-to nel periodo di de-stagionalizzazione.

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di S

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lione Finalmente fatti concreti:

CHEF day ECCELSA

Eventi

Ad Alberobello esiste un’a-zienda che in questi anni ha pro-gettato e prodotto arredi, attrez-zature ed impianti per i pubblici esercizi, la “Grandi Impianti Ma-tarrese”, fornendo soprattutto le cucine ai più importanti ristoranti ed hotels italiani ed allestendo i più rinomati bar/caffetterie a co-minciare dal lounge bar del co-losso internazionale dei salotti in pelle Natuzzi negli Stati Uniti d’America.

La Matarrese produce anche impianti e macchine per la tra-sformazione ed il trattamento

Dopo aver tanto predicato che l’enogastronomia, in-sieme ad uno sport come

quello del golf ed alle risorse am-bientali, culturali, architettoniche ed artistiche, sono i plus da tutti considerati i nostri “valori aggiun-ti” che consentiranno di aumen-tare in Italia sia un’importante incoming turistica internazionale sia un nuovo sviluppo economi-co con conseguente aumento di posti di lavoro, e senza il timore di impossibili imitazioni estere, finalmente ci sono fatti concreti a cominciare dalla Puglia.

delle materie prime agrioalimen-tari, consentendo alle filiere agri-cole di diventare gli eccelsi pro-dotti che tutti noi gustiamo sulle nostre tavole.

A completare la sfera delle attività questa azienda fornisce anche gli impianti di climatizza-zione, trattamento e depurazio-ne dell’aria.

Il design grazie all’ingresso in fabbrica di Roberto Matarrese fresco di laurea si ispira al piace-re di forme nuove, per ambienti personalizzati ed in linea con il concetto di life-style.

Saverio Buttiglione consegna “Slow Economy” al grande Chef Pierluca Ardito

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La funzionalità degli impianti costruiti nelle dimensioni tiene conto del lavoro e delle azioni che i professionisti dell’arte culi-naria dovranno operare, sempre con soluzioni tecnologicamente innovative.

La ricerca di materiali desti-nati a durare nel tempo e la selezione degli strumenti di la-voro utili agli chefs tiene conto dell’economicità delle aziende clienti affinché i costi affrontati con l’implementazione di questi impianti diventino un ottimo in-vestimento sempre con il bollino della qualità.

Il fatto concreto, a supporto di un territorio italiano importante come la Valle d’Itria, popolata dai migliaia di Trulli patrimonio mondiale dell’Unesco, è l’Even-to CHEFdayECCELSA, una dodici ore che ha inaugurato la l’Istitu-to di Alta Formazione al Gusto Alimentare, riconosciuto dalla Regione Puglia, costruito ed at-trezzato al secondo piano dell’a-zienda Matarrese.

Questa giornata che ha richia-mato sia i media regionali che quelli nazionali come la RAI, è stata un convegno, uno show cooking ed una vetrina del gu-sto.

I personaggi che vi hanno partecipato sono stati tanti, a cominciare dal Presidente del-la Provincia di Bari Francesco

Schittulli, che nella sua veste di Presidente della “Lega Italia-na per la lotta ai tumori – LILT” porta l’Olio Extravergine d’Oliva a testimonial del gusto ma anche di potente ingrediente naturale anticancro, da Sandro Ambro-si presidente della Camera di Commercio di Bari, a Vito Nico-la Savino preside della facoltà di Agraria dell’Università di Bari, per continuare con Paolo Calda-na presidente della Federazione Italiana Cuochi, Igles Corelli Ma-estro della Cucina Italiana d’Au-tore, lo stilista Angelo Inglese che ha cucito le camicie per le nozze del Principe d’Inghilterra, gli chefs internazionali Pierluca Ardito, Pasquale Fatalino, Pietro Zito e tanti altri.

Questa iniziativa Eccelsa … in tutti i sensi, darà sicuramente un gran contributo allo stile di vita italiano, un sogno che all’estero perfino i divi di Hollywood conob-bero nella “dolce vita” romana degli anni ’60 e che è poi pro-

il direttore Saverio Buttiglione ed il vicepresidente del Consiglio Regionale Pro-loco Puglia, l’imprenditore Domenico Matarrese, all’inaugurazione dell’Istituto di Alta Formazione al Gusto Alimentare Eccelsa

Da sinistra: il presidente Proloco di Putignano Pinuccio Cosacco e il presidente del Consiglio Regionale Proloco Puglia Angelo Lazzari allo CHEF day ECCELSA

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seguita fino ai nostri giorni con le griffes della nostra moda e con le automobili Lamborghini, Masera-ti e Ferrari, fino alla scoperta dei nostri cibi e dei nostri paesaggi.

I Maestri chef docenti dell’Istituto Alta Formazione al Gusto Alimentare ECCELSA

Sabrina Merolla, scrittrice e conduttrice televisiva presenta lo CHEF day ECCELSA

Foto di gruppo presso l azienda Grandi Impianti Matarrese, all’inaugurazione del progetto Eccelsa - Istituto Alta Formazione Gusto Alimentare, da sinistra il direttore Saverio Buttiglione, l’imprenditore Domenico Matarrese (vicepresidente regione Puglia Proloco) , il sindaco di Putignano Gianvincenzo Angelini De Miccolis, il sindaco di Alberobello Michele Longo, l’impren-ditore Vito Matarrese, la nuova generazione a guida dell’azienda Gianvito e Roberto Matarrese

Saverio Buttiglione e il preside della facoltà di Agraria dell’Università di Bari Vito Nicola Savino

Da sin. il vicepresidente regionale delle Proloco di Puglia Domenico Matarrese, il presidente della Proloco di Puti-gnano Pinuccio Cosacco, il direttore Saverio Buttiglione e il sindaco di Alberobello l’Avv. Michele Longo

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neLetti per voi

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Stanley è ancora un ragazzino, e si sente solo. Da quando il fratello è partito per la guerra, il padre non è più lo stesso. È freddo e distante. Eppure Stanley ha trovato un modo per

essere di nuovo felice: prendersi cura dei suoi cani. Lui è l’unico che sa come comunicare con loro.

Quando Soldier, un cucciolo dal pelo chiaro, sembra troppo fragile per sopravvivere, Stanley gli salva la vita. Qualcosa di speciale li unisce e i due diventano inseparabili. Ma il loro legame è destinato a spezzarsi: un giorno, all’improvviso, Soldier scompare. Per Stanley è una nuova ferita difficile da ricucire.

Non gli rimane che una scelta: vestire la divisa dell’esercito ingle-se e partire per il fronte. Partire alla ricerca del fratello e cercare di riunire la sua famiglia.

Editore: Garzanti - Pagine: 260 - Prezzo: 16,40 euro

Nemmeno all’inferno può fare così caldo. È una torrida estate, a Udine, quando il giudice Martello viene chiamato sul luogo di un atroce delitto. In un appartamento del centro è stata uccisa

e orrendamente sfigurata Barbie, un transessuale molto popolare in città, che si guadagnava da vivere prostituendosi.

L’ispettore di polizia Raul Cavani, a cui è stato assegnato il caso in breve tempo arriva ad arrestare un sospettato. Su incarico della famiglia dell’indiziato, anche l’ex agente Alex Nero inizia a indagare sull’omicidio, scoprendo che Barbie filmava gli incontri con i suoi clienti più potenti e facoltosi.

L’indagine si sviluppa nel mondo della prostituzione, coinvolgendo personaggi illustri e apparentemente insospettabili. La soluzione del mistero arriverà al termine di un percorso di dolore e di sangue, in cui niente è come sembra e ognuno ha qualcosa da nascondere.

Editore: Marsilio - Pagine: 352 - Prezzo: 18,00 euro

C’è una sensazione che tutti, prima o poi, abbiamo provato nella nostra vita: il desiderio di scomparire. Di fuggire da tutto. Di lasciarci ogni cosa alle spalle.

Ma c’è qualcuno per cui questa non è una sensazione passeggera. C’è qualcuno che diventa prigioniero di questa sensazione, che di-venta poi un’ossessione, e che ne viene divorato, inghiottito.

Queste persone spariscono davvero. Spariscono nel buio. Nessu-no sa perché. Nessuno sa che fine fanno. E quasi tutti presto se ne dimenticano.

Ma se d’improvviso queste persone scomparse... tornassero? E non solo: se tornassero non per riprendere la propria vita, non per riallacciare contatti perduti, non per riannodare i fili di un’esistenza spezzata... Ma tornassero per uccidere?

Editore: Longanesi - Pagine: 432 - Prezzo: 18,60 euro

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Scarlett O’Brien sogna una vita da film: il cinema, e in parti-colare le sue amate commedie romantiche, sono molto più eccitanti della banale realtà di tutti i giorni accanto a David, il

suo noioso fidanzato. Ossessionata da Hugh Grant, Brad Pitt e Johnny Depp, Scarlett

trascorre le giornate con la testa tra le nuvole, e tante serate davanti allo schermo per vedere i suoi romantici film, con un pacchetto di fazzoletti per asciugarsi le lacrime e un sacchetto di popcorn.

Così, quando le si presenta l’occasione di trascorrere un mese in una villa di Notting Hill, non ci pensa due volte: potrà capire così cosa desidera davvero e vivere le sue fantasie almeno una volta. Ma quan-do, a Londra, Scarlett incontra, l’affascinante Sean, si rende conto che il copione del suo personalissimo film sta per sfuggirle di mano…

Editore: Newton Compton - Pagine: 190 - Prezzo: 9,90 euro

Bella, solare e spigliata, Minty Davenport è la tipica brava ragaz-za del Sud degli Stati Uniti. Ma la vita di provincia le è sempre stata stretta e, fin da piccola, sfogliando montagne di riviste

di moda e di gossip, ha sognato di vivere nella sfavillante New York – il cuore pulsante del mondo fashion –, di passeggiare lungo Park Avenue, di fare shopping nei negozi più chic della 5th Avenue e di dormire al mitico Hotel Plaza.

E, ora che il suo ragazzo le ha chiesto una maledetta «pausa di riflessione», lei ha deciso: è giunto il momento di provare a realizzare quel sogno.Non appena si trasferisce nella Grande Mela, Minty parte-cipa a una cena di beneficenza insieme a una sua vecchia conoscen-za dell’università e, all’improvviso, la sua vita diventa esattamente come l’ha sempre desiderata: frenetica, caotica e senza respiro.

Editore: Tre60 - Pagine: 326 - Prezzo: 9,90 euro

Pia Kirchhoff e Oliver von Bodenstein sono alle prese con una nuova, scottante indagine che sconvolge la quieta esistenza del Taunus con risvolti a livello internazionale.

Tutto comincia con il ritrovamento del cadavere del guardiano not-turno di un’azienda che progetta e realizza impianti eolici, la WindPro. Gli investigatori si rendono conto che non si è trattato di una morte accidentale e iniziano a scavare nella vita del defunto e nelle attività dell’azienda.

Comincia così a delinearsi un quadro delicato e complesso che vede contrapposte un’associazione di cittadini contraria alla realizza-zione di un parco eolico e la WindPro, che preme in tutti i modi per portare a termine il progetto e scongiurare il fallimento.

Editore: Giano - Pagine: 512 - Prezzo: 16,90 euro

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Cosa ci vorrà mai a prendersi cura di un appartamento di lusso? Basta lasciar fare alla domestica, non giocherellare coi tasti del pianoforte a coda, non sfondare i divani in pelle nera, non

sporcare le pareti color bianco ghiaccio e attenersi alle istruzioni.Sí, perché il padrone di casa Oskar, famoso compositore mini-

malista e poliglotta, amante del design e della semplicità che costa un occhio, impegnato a Los Angeles con gli avvocati della moglie sul piede di guerra, non solo ha affidato la sua elegante casa a un vecchio amico di università e aspirante scrittore, ma gli ha lasciato anche biglietti, noticine e istruzioni per ogni situazione possibile: da come scegliere la dieta ideale per i gatti a quale deodorante d’am-biente usare, dal divieto di toccare il pianoforte a dove ricomprare tempestivamente il caffè, a come riciclare nella maniera piú efficace.

Editore: Neri Pozza - Pagine: 288 - Prezzo: 16,50 euro

L’istante più bello della sua vita. Così Mary McAllister ricorda la prima volta in cui ha varcato la soglia della grande casa di marmo in cima alla collina di Mill River.

Era il giorno del suo matrimonio e, tra le braccia di Patrick, il gio-vane più ricco e affascinante della città, Mary si era sentita al sicuro, protetta. Ancora non sapeva che l’animo di Patrick era nero come la notte e che quella casa sarebbe diventata la sua prigione…

Sono passati sessant’anni dalla morte del marito, eppure Mary non riesce a dimenticarlo e ha ancora paura di lui, del suo carattere vio-lento, dei suoi eccessi. In realtà, Mary ha paura di tutto e di tutti e vive come una reclusa, oggetto di chiacchiere e di congetture da parte degli abitanti di Mill River.

Editore: Nord - Pagine: 364 - Prezzo: 16,90 euro

Cathleen Harrington lascia l’Irlanda nel 1919 e si trasferisce in Sudafrica per sposare l’uomo che ama, ma che non vede da cinque lunghi anni: isolata e straniata in un ambiente così di-

verso da quello a cui era abituata, cerca conforto nella musica del suo pianoforte e nell’amicizia con la governante e con sua figlia Ada.

In loro trova quell’amore e quella comprensione che la sua stessa famiglia non sembra poterle offrire. Sotto la guida di Cathleen, la pic-cola Ada, dotata di uno straordinario talento, diventa un’abile pianista e una lettrice vorace, anche di quel diario che Cathleen tiene gelosa-mente nascosto e in cui confida tutti i suoi segreti…

E quando Ada, suo malgrado, tradirà la fiducia di Cathleen e sarà co-stretta ad abbandonarne la casa dove è stata allevata per scomparire nel nulla, Cathleen farà di tutto per ritrovarla nel nome di un’amicizia che oltrepassa il tempo, i rancori, lo status sociale...

Editore: Corbaccio - Pagine: 384 - Prezzo: 16,40 euro

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Nuova nomina all’Associazione Europea delle Vie Francigene

C ongratulazioni vivissime al prof. Federico Massimo Ceschin da parte delle re-

dazioni di Slow Economy, Golf People Club Magazine e della Pro-loco di Putignano per il prestioso incarico europeo ottenuto.

Siamo lieti di pubblicare il te-sto della email che il prof. Ce-schin ha inviato al presidente della Proloco Pinuccio Cosacco:

“Cari amici della Proloco di Pu-tignano, trascorso qualche gior-no dalla magnifica accoglienza riservataci a Putignano, vi indi-rizzo queste poche righe per rin-graziarvi ancora e per rinnovarvi la mia disponibilità alla più ampia collaborazione.

Ne approfitto, di ritorno dall’As-semblea Generale di Formello (Roma) scoltasi durante il fine settimana di metà maggio, per informarvi dell’assunzione della Vicepresidenza dell’”Associazio-ne Europea delle Vie Francige-ne”: un risultato raggiunto a voti unanimi, che mi consegna la re-sponsabilità di contribuire ancor

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Ultim’ora

Federico Massimo Ceschin in visita alla Grotta Sovrana di San Michele in Monte Laureto a Putignano, nella stessa giornata della visita del Pellegrino Michele Del Giudice, pioniere della nuova Via Francigena, ospite della Proloco Putitignano

più alla costruzione del Grande Itinerario Culturale Europeo ver-so i porti della Puglia, l’Oriente e la Terra Santa.

Un caro saluto e arrivederci a presto”.

Federico Massimo Ceschin

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SPECIALE ODONTOIATRIA PUGLIA

38 odontoiatria Più

La bocca non serve solo per respira-re e mangiare, ma è anche un im-portante organo di comunicazione,

pertanto non stupisce che, denti bianchi, splendenti e regolari, sono riconosciuti come un segno di vitalità e di salute del corpo; inoltre, un sorriso accattivante in-fluenza in modo decisivo la fiducia in se stessi.Oggi il paziente pretende dal suo denti-sta non solo un risultato funzionalmente perfetto del trattamento, ma anche e sem-pre di più un miglioramento del proprio aspetto. Chi ha dei denti belli sorride più spesso e più volentieri di chi sa di avere dei denti inguardabili e preferisce nasconderli.Come tutti sanno, la perdita di uno o più denti compromette sia la funzione masti-catoria sia l’estetica del sorriso e del viso. La cura della malattia parodontale (pior-rea) è un pilastro essenziale per la salu-te del cavo orale, mentre le prote-si sostituiscono gli elementi persi o compromessi garantendo la corretta masticazione. Tut-to ciò è realizzabile sia grazie alle protesi fissa su denti na-turali e impianti, ma anche grazie all’impiego di nuove tecnologie come l’implan-toprotesi computer assisti-ta e materiali di elevatissi-ma qualità estetiche come le ceramiche integrali.Dottor Deodato, cosa si in-tende per malattia parodon-tale?La parodontologia è una branca dell’Odontoiatria che si occupa della diagnosi e terapia delle malattie che interessano il parodonto (organo di sostegno del dente). Queste vengo-

no chiamate genericamente malattie pa-rodontali, parodontopatie, parodontiti o piorrea (termine storico oggi ancora uti-lizzato nella popolazione).Che cosa è la parodontite o piorrea?La piorrea è un’infezione cronica delle strutture parodontali. Essa viene causata da particolari tipi di batteri, in parte ana-erobici (viventi in assenza di ossigeno), e decorre solitamente in modo asintomati-ca. Se l’igiene orale è trascurata, i batte-

ri formano la cosiddetta placca batterica o dentale, uno strato appiccicoso, nel qua-le i batteri possono facilmente moltiplicar-si in maniera indisturbata. Le tossine pro-dotte da questi batteri portano dapprima alla gengivite che si manifesta con gengi-ve che sanguinano quando spazzoliamo i denti. Se la gengivite perdura più a lun-go, l’infiammazione può estendersi dalle gengive all’apparato pa-rodontale sottostan-te fino a distrug-

gere le fibre

TuTTa l’odonToiaTria di qualiTà al servizio dei pazienTiil dottor deodato spiega i “segreti” per una bocca sana e bella

SPECIALE ODONTOIATRIA PUGLIA

38 odontoiatria Più

La bocca non serve solo per respira-re e mangiare, ma è anche un im-portante organo di comunicazione,

pertanto non stupisce che, denti bianchi, splendenti e regolari, sono riconosciuti come un segno di vitalità e di salute del corpo; inoltre, un sorriso accattivante in-fluenza in modo decisivo la fiducia in se stessi.Oggi il paziente pretende dal suo denti-sta non solo un risultato funzionalmente perfetto del trattamento, ma anche e sem-pre di più un miglioramento del proprio aspetto. Chi ha dei denti belli sorride più spesso e più volentieri di chi sa di avere dei denti inguardabili e preferisce nasconderli.Come tutti sanno, la perdita di uno o più denti compromette sia la funzione masti-catoria sia l’estetica del sorriso e del viso. La cura della malattia parodontale (pior-rea) è un pilastro essenziale per la salu-te del cavo orale, mentre le prote-si sostituiscono gli elementi persi o compromessi garantendo la corretta masticazione. Tut-to ciò è realizzabile sia grazie alle protesi fissa su denti na-turali e impianti, ma anche grazie all’impiego di nuove tecnologie come l’implan-toprotesi computer assisti-ta e materiali di elevatissi-ma qualità estetiche come le ceramiche integrali.Dottor Deodato, cosa si in-tende per malattia parodon-tale?La parodontologia è una branca dell’Odontoiatria che si occupa della diagnosi e terapia delle malattie che interessano il parodonto (organo di sostegno del dente). Queste vengo-

no chiamate genericamente malattie pa-rodontali, parodontopatie, parodontiti o piorrea (termine storico oggi ancora uti-lizzato nella popolazione).Che cosa è la parodontite o piorrea?La piorrea è un’infezione cronica delle strutture parodontali. Essa viene causata da particolari tipi di batteri, in parte ana-erobici (viventi in assenza di ossigeno), e decorre solitamente in modo asintomati-ca. Se l’igiene orale è trascurata, i batte-

ri formano la cosiddetta placca batterica o dentale, uno strato appiccicoso, nel qua-le i batteri possono facilmente moltiplicar-si in maniera indisturbata. Le tossine pro-dotte da questi batteri portano dapprima alla gengivite che si manifesta con gengi-ve che sanguinano quando spazzoliamo i denti. Se la gengivite perdura più a lun-go, l’infiammazione può estendersi dalle gengive all’apparato pa-rodontale sottostan-te fino a distrug-

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Speciale Odontoiatria Pugliadi

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SPECIALE ODONTOIATRIA PUGLIA

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pertanto non stupisce che, denti bianchi, splendenti e regolari, sono riconosciuti come un segno di vitalità e di salute del corpo; inoltre, un sorriso accattivante in-fluenza in modo decisivo la fiducia in se stessi.Oggi il paziente pretende dal suo denti-sta non solo un risultato funzionalmente perfetto del trattamento, ma anche e sem-pre di più un miglioramento del proprio aspetto. Chi ha dei denti belli sorride più spesso e più volentieri di chi sa di avere dei denti inguardabili e preferisce nasconderli.Come tutti sanno, la perdita di uno o più denti compromette sia la funzione masti-catoria sia l’estetica del sorriso e del viso. La cura della malattia parodontale (pior-rea) è un pilastro essenziale per la salu-te del cavo orale, mentre le prote-si sostituiscono gli elementi persi o compromessi garantendo la corretta masticazione. Tut-to ciò è realizzabile sia grazie alle protesi fissa su denti na-turali e impianti, ma anche grazie all’impiego di nuove tecnologie come l’implan-toprotesi computer assisti-ta e materiali di elevatissi-ma qualità estetiche come le ceramiche integrali.Dottor Deodato, cosa si in-tende per malattia parodon-tale?La parodontologia è una branca dell’Odontoiatria che si occupa della diagnosi e terapia delle malattie che interessano il parodonto (organo di sostegno del dente). Queste vengo-

no chiamate genericamente malattie pa-rodontali, parodontopatie, parodontiti o piorrea (termine storico oggi ancora uti-lizzato nella popolazione).Che cosa è la parodontite o piorrea?La piorrea è un’infezione cronica delle strutture parodontali. Essa viene causata da particolari tipi di batteri, in parte ana-erobici (viventi in assenza di ossigeno), e decorre solitamente in modo asintomati-ca. Se l’igiene orale è trascurata, i batte-

ri formano la cosiddetta placca batterica o dentale, uno strato appiccicoso, nel qua-le i batteri possono facilmente moltiplicar-si in maniera indisturbata. Le tossine pro-dotte da questi batteri portano dapprima alla gengivite che si manifesta con gengi-ve che sanguinano quando spazzoliamo i denti. Se la gengivite perdura più a lun-go, l’infiammazione può estendersi dalle gengive all’apparato pa-rodontale sottostan-te fino a distrug-

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TuTTa l’odonToiaTria di qualiTà al servizio dei pazienTiil dottor deodato spiega i “segreti” per una bocca sana e bella

un’immaginE dELLO STudiO

odontoiatria Più 39

parodontali e l’osso alveolare che sorreg-gono i denti, creando la malattia paro-dontale o piorrea. Si formano allora del-le tasche prima gengivali, poi ossee (tasche intraossee), che nascondono al loro inter-no residui di tartaro e placca batterica au-tomantenendo la patologia. La malattia parodontale, se trascurata, inevitabilmen-te progredisce, portando alla completa di-struzione dell’organo di sostegno dei denti con comparsa di mobilità fino alla perdi-ta dei denti.Si può curare?Oggi la piorrea si può prevenire e cura-re efficacemente, purché non la si trascuri fino a portarla agli ultimi stadi. è impor-tante però conoscere cos’è e come si mani-festa negli stadi iniziali. i progressi fatti in questa branca permettono oggi di cono-scere la predisposizione individuale a svi-luppare la malattia e di diagnosticarla pre-cocemente.Cos’è l’implantoprotesi computer assi-stita?Entrare dal dentista senza denti e usci-re, solo dopo poche ore, con una protesi fissa su impianti. Oggi questo è possibile grazie alle nuove tecnologie e a una nuo-va procedura clinica chiamata “implan-toprotesi computer assistita”. Si tratta di una moderna tecnica computeriz-

zata che agevola il lavoro del dentista e of-fre molti vantaggi al paziente. in pratica, si utilizza un nuovo e moderno program-ma informatico, che permette di proget-tare al computer tutto l’intervento chi-rurgico e sapere, in anticipo, senza dover tagliare e aprire le gengive, dove posizio-

nare gli impianti. Si può così costruire una pro-tesi fissa provvisoria

prima dell’intervento, che viene applicata sugli impianti appena inseriti (carico im-mediato). La mini-invasività degli inter-venti e il carico immediato fanno dell’im-plantoprotesi computer assistita, il sistema per la pianificazione implantare unico nel suo genere. L’immediato comfort percepi-to dai pazienti, la precisione e la predici-bilità, inoltre, rendono questo protocol-lo clinico idoneo per la riabilitazione dei pazienti, sia totalmente che parzialmente privi di denti.Che funzione hanno le corone in cera-mica integrale?Le ceramiche integrali si distinguono per la loro eccellente estetica, dato che la luce non viene solo riflessa ma, come nei den-ti naturali, esiste una vera trasparenza (la luce attraversa il dente). Questo effetto rende la corona di ceramica integrale spe-

cialmente adatta per i denti frontali, di cui permette anche piccole correzio-ni di forma e posizione. un ulterio-re vantaggio è che i bordi delle coro-ne in ceramica non devono per forza essere posti nella zona sub gengivale, in questo modo si evitano irritazioni

e retrazioni della gengiva causate dal bordo della corona. Le ceramiche in-

tegrali sono materiali estremamente bio-compatibili, che non hanno potenziali-tà allergeniche. Per i pazienti allergici ciò può essere un vero vantaggio.

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INSERZIONE PUBBLICITARIA

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Antonella nasce il 23 set-tembre 1988 e risiede a Putignano. Attualmente

è impiegata come collaboratrice di uno Studio Medico Associato.

Antonella Intini

Miss Slow Economy 2013

Il suo curriculum scolastico la qualfica come “Tecnico dei ser-vizi turistici”.

Tra gli sport praticati da Anto-nella troviamo la danza, il kara-

te, l’aerobica, la danza aerea e il nuoto.

Ama viaggiare ed è particolar-mente attratta dai paesi di cultu-ra orientale.

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Rossella Rella

Rossella Rella, pugliese di Acquaviva delle Fonti, ha svolto i lavori di segretaria

d’azienda e di consulente assi-curativo ed ora svolge sopratutto il suo lavoro di fotomodella e di indossatrice presso showroom insieme all’impegnativo ruolo di mamma della splendida Asia.

Nella scorsa edizione ha parte-cipato al concorso di Miss Italia.

Miss "Slow Economy"Al fine della selezione utile alla pubblicazione di miss "Slow

Economy" per ogni numero della rivista, inviare CV e foto figura intera e primo piano (ad alta risoluzione) all'indirizzo mail: [email protected]

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alle vendite nello showroom “Sass & Bide” per la Victoria Gallery di Sidney in Australia…

A dire il vero, quindi, ci sembrava, letto il curriculum, perfetta più per il titolo di “Miss Fast Economy” che per il nostro, poi, per aver già fatto tutto questo po’ po’, pensavamo che avesse almeno 70 anni!

Invece, avendola conosciuta di persona, l’abbiamo scelta fra le tante candidate perché vogliamo che metta a frutto in maniera più “Slow” la sua laurea in “Scienze Politiche”che ha conseguito dopo la maturità classica, il master in“E-

government e management nel la pubblica a m m i n i s t r a z i o n e ” conseguito alla facoltà di Giurisprudenza, il corso “recitazione, laboratorio di formazione, linguaggio del teatro e tecniche dell’interpretazione”, il corso “improvvisazione teatrale e teatro comico" con l’insegnante canadese Ian Algie, il workshop teatrale in l ingua inglese sull’interpretazione e recitazione di estratti e sonetti di Shakespeare, il corso alla MED ( M e d i t e r r a n e a n E n t e r p r i s e D e v e l o p m e n t ) dell’Universus CSEI di

Bari con stage presso la University “Science Park” di Patrasso in Grecia e quello in “Regia Multimediale” all’istituto di formazione Di Cagno Abbrescia di Bari, per finire con quelli in “Marketing Internazionale per le Piccole e Medie Imprese” e di “Marketing della Moda” a Londra.

Sopratutto vogliamo che concentri il suo talento nel nuovo sviluppo economico necessario al nostro Paese.

Perciò auguri e Buon vento Slow, piccola Priscilla (ha meno di trent’anni).

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Punti di distribuzione

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Slow Economy - Golf in tour gustando Moda, Agroali-mentare e Turismo lo trovi

anche in queste 65 eccellenti lo-cations.Bruxelles• Petit rue au beurre, 12 - Ristorante La Capannina a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia.

italiana nel mondo, ottimi primi, ottima pizza, squisita la frittura di calamari e gamberi

• Fiat Lounge Cafè - via Alessio di Tocqueville, 3. Meta della movida meneghina • Ristorante l’Osteria dei Pirati - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo

Dublino• 208 Lower Rarhmines Road, Dublin 6 - ristorante pizzeria "Il Manifesto". Infotel: 353 1 496 8096 e-mail: m a n i f e s t o r e s t a u r a n t @gmail.com website: www.manifestorestaurant.ie. In Irlanda una vera pizza napoletana, fatta da Salvatore di Salerno che, se è in vena, fa pure il giocoliere con l’impasto, è un miraggio che pure in Italia sarebbe raro.

• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria "Bar Italia". Infotel: 353 1 874 1000 e-mail: [email protected] website: www.baritalia.ie. Fa onore alla cucina

• Upper Merrion Street, Dublin 2 - "Merrion Hotel" website: www.merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo.

Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante "Asian Fusion". infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche malese, cinese, giapponese ed Italiana, con pietanze fedeli alle tradizioni ed ai gusti originali, crocevia culinario tra oriente ed occidente.Cuneo• Santuario di Vicoforte - Ristorante albergo CioccoLocanda - via F. Gallo,19. infotel: 0174 563312. Del grande artigiano della cioccolata Silvio Bessone, ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile.Milano• Esclusiva Golf Club House del presidente Maria Grazia Borelli

Hotel Madison (4 stelle) - via Gasparotto, 8. Fra Stazione Centrale e nuovo grattacielo Regione Lombardia, si affaccia sulla chiesa di Sant’Agostino e sul complesso di scuole dei Salesiani (dalle primarie ai licei)• Residence Abbadesse Resort - via Oldofredi e via Abbadesse antico monastero fra i grattacieli del nuovo Quartiere della Moda, Isola di Porta Nuova, ben diretto dal proprietario ing. Antonio Savia.• Residence Pola - via Pola. Suites ed appartamenti di fronte al nuovo Pirellone.• Ristorante Churrascaria Barbacoa - via delle Abbadesse, 30. Primo in Europa dopo Sao Paulo, Campinas, Salvador, Manaus, Tokyo, Osaka, propone carne tipica brasiliana Camisano Vicentino (VI)• Ristorante Locanda alla Torre da Zemin - via Torerossa, 39/41 locale n.407 zona 4est infotel: 049 9065621. Nella torre di avvistamento del 1270 sul confine Vicenza/Padova, nei due piani della locanda un incredibile Gianfranco Zemin propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema

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Slow Economy - Golf in tour gustando Moda, Agroali-mentare e Turismo lo trovi

anche in queste 65 eccellenti lo-cations.Bruxelles• Petit rue au beurre, 12 - Ristorante La Capannina a due piani nel centro storico, strada che immette nella fantastica “Grand Place” della città belga sede del Parlamento Europeo, con cucina italiana rivisitata al gusto francese e clientela internazionale, primo ristorante italiano in città fondato 50 anni fa da una giovanissima e tenace Anna Bianco emigrante da Noci in Puglia.

italiana nel mondo, ottimi primi, ottima pizza, squisita la frittura di calamari e gamberi

• Fiat Lounge Cafè - via Alessio di Tocqueville, 3. Meta della movida meneghina • Ristorante l’Osteria dei Pirati - via Fogazzaro, 9 del noto presentatore TV Marco Predolin che offre fantastici menù a base di pesce con musica dal vivo

Dublino• 208 Lower Rarhmines Road, Dublin 6 - ristorante pizzeria "Il Manifesto". Infotel: 353 1 496 8096 e-mail: m a n i f e s t o r e s t a u r a n t @gmail.com website: www.manifestorestaurant.ie. In Irlanda una vera pizza napoletana, fatta da Salvatore di Salerno che, se è in vena, fa pure il giocoliere con l’impasto, è un miraggio che pure in Italia sarebbe raro.

• Lower Ormonde Quay, Dublin 1 - ristorante pizzeria "Bar Italia". Infotel: 353 1 874 1000 e-mail: [email protected] website: www.baritalia.ie. Fa onore alla cucina

• Upper Merrion Street, Dublin 2 - "Merrion Hotel" website: www.merrionhotel.com. Nel centro storico si nota l’eleganza già dal portale d’ingresso, di fronte al palazzo di governo irlandese. Creato dalla fusione di 4 antiche case in stile georgiano si sviluppa attorno a 2 giardini del XVIII secolo.

Torino • via Santa Chiara, 54 - Ristorante "Asian Fusion". infotel: 338 8194846. Nel quadrilatero romano non lontano dalla Mole Antoneliana ottime cucine tipiche malese, cinese, giapponese ed Italiana, con pietanze fedeli alle tradizioni ed ai gusti originali, crocevia culinario tra oriente ed occidente.Cuneo• Santuario di Vicoforte - Ristorante albergo CioccoLocanda - via F. Gallo,19. infotel: 0174 563312. Del grande artigiano della cioccolata Silvio Bessone, ogni stanza dedicata ad un paese del mondo che produce cioccolata, un museo incredibile.Milano• Esclusiva Golf Club House del presidente Maria Grazia Borelli

Hotel Madison (4 stelle) - via Gasparotto, 8. Fra Stazione Centrale e nuovo grattacielo Regione Lombardia, si affaccia sulla chiesa di Sant’Agostino e sul complesso di scuole dei Salesiani (dalle primarie ai licei)• Residence Abbadesse Resort - via Oldofredi e via Abbadesse antico monastero fra i grattacieli del nuovo Quartiere della Moda, Isola di Porta Nuova, ben diretto dal proprietario ing. Antonio Savia.• Residence Pola - via Pola. Suites ed appartamenti di fronte al nuovo Pirellone.• Ristorante Churrascaria Barbacoa - via delle Abbadesse, 30. Primo in Europa dopo Sao Paulo, Campinas, Salvador, Manaus, Tokyo, Osaka, propone carne tipica brasiliana Camisano Vicentino (VI)• Ristorante Locanda alla Torre da Zemin - via Torerossa, 39/41 locale n.407 zona 4est infotel: 049 9065621. Nella torre di avvistamento del 1270 sul confine Vicenza/Padova, nei due piani della locanda un incredibile Gianfranco Zemin propone una cucina solo con prodotti di stagione e ingredienti del territorio, dalla “piramide di tartare di tonno su battuta di mango e avocado con salsa di limoni caramellati” alla “suprema

Punti di distribuzione

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di faraona”, indimenticabili i suoi risotti. Se lo si prega Gianfranco, forse, racconterà la storia di Occhi d’Oro e del cavaliere misterioso.Padova• Q Bar - vicolo dei Dotto, 3 infotel: 049 8751680. Nella centralissima piazza Insurrezione è elegantissima meta della movida chic padovana, anche ritrovo preferito dei calciatori del Padova calcio. Dinner&Dance, cucina mediterranea e sofisticata musica live• Osteria Barabba - via Vicenza, 47. Marco offre la cucina delle osterie venete in un lounge space, a cominciare dall’ora dell’aperitivo, memorabile quello del mercoledì con ricco buffet, ottimo winebar infotel: 049 8716845Parma• Ristorante I Tri Siochett - strada Farnese, 74/a. Squisiti “tortelli all’erbetta” piatto tipico parmense (grandi ravioli ripieni di spinaci annegati in burro fuso con parmigiano) e torta fritta (detta anche “gnocchi fritti” nel modenese e nel reggiano, di origine longobarda, semplici sfoglie di pasta per pane fritte in olio che si gonfiano come panzerottini vuoti all’interno) ottima per accompagnare il salame di Felino, il culatello di Zibello ed il prosciutto di Parma, oppure il Parmigiano Reggiano sorseggiando Lambrusco di alta qualità (per es. di Cantine Ceci).Collecchio (PR)• Agenzia Viaggi Tra le nuvole - via Giardinetto, 6/I. Condotta con competenza e professionalità da Elena BizziCittà di Castello (PG)• Ristorante La Taverna di Mastro Dante - via Montecastelli Umbro/Promano in località Coldipozzo, 45. E' la patria dei prosciutti di montagna di Norcia infotel: 075 8648133Soliera (MO)• Hotel Carpi - via Modena/Carpi, 81. Situato tra la patria dell’aceto Balsamico e la più bella piazza

d’Italia (Carpi), all’incrocio fra l’autostrada adriatica nord/sud e l’autostrada del Brennero che collega l’Austria ed il nord Europa Quattro Castella (RE)• Ristrante Albergo La Maddalena - via L.Pasteur, 5. Emilio ed Emiliano Montanari accolgono con simpatia ospiti da tutta Italia deliziandoli con salumi parmensi e formaggio Parmigiano Reggiano San Polo d’Enza (RE)• Ristorante La Grotta - via della Resistenza, 2/B. Sulla collina reggiana, fra stalattiti e stalagmiti in grotta con cucina tipica reggianaQuattro Castella (RE)• Resort B/B Quattrocolli - Via Lenin, 81. Sulla collina tra Parma e Reggio Emilia offre una discreta raffinata ospitalità di lusso

tipo gli ottimi “rigatoni fatti a Gragnano preparati alla genovese con sugo napoletano”.Sant’Agata sui due Golfi (NA)• Ristorante albergo “Don Alfonso dal 1890” - corso Sant’Agata, 11/13. Nel cuore della penisola sorrentina si affaccia sul Golfo di Salerno ed è considerato tra i primi dieci migliori ristoranti d’Italia, condotto da Alfonso Iaccarino, chef internazionale, che vi ha aggiunto un prestigioso albergo e la scuola di cucina con frequenti eventi di showcookingOrsara di Puglia (FG)• Piano Paradiso ristorante. Peppe Zullo noto chef internazionale, riceve ospiti da tutto il mondo infotel: 0881 964763Torre Canne (BR) • Masseria San Domenico e Golf Club. Struttura composta dalla prestigiosa masseria San Domenico e da Borgo Egnazia, resort di alta qualità apprezzata anche da importanti clienti arabi e russi e dai divi di Hollywood, è munita di campo da golf a 18 buche fra gli ulivi secolari ed è affacciato sul mareBari• Barialto Golf Club. Storica club house pugliese con importante campo da golf • Hotel Boston - via Piccinni, 155. Albergo a 5 minuti dal centro storico e dalla Basilica di San Nicola, meta da Mosca di pellegrini cristiani ortodossi e, nel quartiere Palese hotel Parco dei Principi, di fronte al nuovo aeroporto Karol Wojtyla, modernissimo e dotato di tutti i confort per clientela business, entrambi della famiglia del vicepresidente Federalberghi di Bari, Antonio Vasile• Villa Romanazzi Carducci - via Capruzzi, 326. Albergo resort elegante e con architettura di prestigio circondata da splendido parco in pieno centro cittadino, direttp dalla famiglia dell’imprenditore ing. Lorenzo Ranieri, è dotato di suggestive sale convegni sparse nel giardino

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ANNO 1 - NUMERO 2Gennaio/Febbraio 2013

SU CARTAPREZIOSA

DA COLLEZIONE

SE Slow EconomyGolf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo

Italian Style

Roma • Golf & Country Club “Parco di Roma” - quartiere Cassia, via dei due ponti, 110. Progettista P.B.Dye per un 18 buche “par72” infotel:06 33653396, direttore architetto Giuseppe Miliè, progettista di campi da golf in tutto il mondo• Ristorante Ristovino quartiere Prati - via Durazzo, 19. Nei pressi dell’emittente televisiva nazionale LA7, è anche caffetteria per ottime colazioni mattutine ed enoteca ben fornita per pranzi o cene che vanno dai tipici piatti romani come gli “gnocchi freschi ai 4 formaggi” a quelli napoletani

ANNO 2 NUMERO 4Maggio/Giugno 2013

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ed offre la cucina del noto chef prof. De Rosa• Ristorante Terranima - via Putignani. Nella strada delle banche e della movida, in pieno centro, è l’unico ristorante che conserva l’architettura antica, dalle “basole” del pavimento alla coorte che ricorda le piazzette degli artigiani dei secoli scorsi (presenti ancora solo nel centro storico) offre l’inimitabile cucina tipica barese, dalle "strascinate alle patate e cozze", dalle mozzarelle ai dolci caldi con crema “sporcamuss”• Radicci Automobili S.p.A. - Via Amendola, 146. Concessionaria Ferrari e Maserati per il Sud Italia ora Concessionaria anche per la dorsale adriatica con la nuova sede di Ancona. Il Gruppo Radicci a Bari, in altra sede, è anche prestigiosa Concessionaria Jaguar e Land Rover.• Hotel Oriente, nel centralissimo Corso Cavour al numero 32, un 4 stelle di lussuosa eleganza, ospita da gennaio 2013 la Golf Club House "Porta d'Oriente", punto d'incontro al Sud Italia di giocatori ed eccellenze della moda e dell'enogastronomia.

Contrada Casello Favuzzi. Moderni arredi interni in una struttura esterna a masseria, intonacata a calce bianchissima che si specchia su di una immensa piscina con idromassaggio, che compone la “Salus per acquam” insieme al centro benessere interno “Unica”. Cinque stelle meritate come meritata è stata l’elezione a presidente “Associazione Albergatori Polignano” di Roberto Frugis socio e marketing manager. Tel:080-8870001• B&B dei Serafini - piazza Vittorio Emanuele, 43. Riduttivo chiamarlo B&B perché si tratta di un eccezionale albergo diffuso nel centro storico della città di Domenico Modugno. Sporgendosi dalle case costruite sulla scogliera a picco sul mare sembra proprio di ascoltare “Volare” o “Nel blu dipinto di blu” onde sonore che da Polignano hanno raggiunto ogni angolo del globo.Altamura (BA)• Condotta Slowfood Murge - Via Cappelle della Via Crucis, 77. Fiduciario medico veterinario Michele Poligneri, esperto in ricerche sulle carni e promotore del grano Senatore Cappelli e del famoso Pane DOC di Altamura.Santeramo in Colle (BA) • Pastfico Benagiano - corso Italia,134. Da 160 anni produce la pasta che gustò Giuseppe Garibaldi, con trafile in bronzo e lenta essiccatura.• Dolci Pensieri - Corso Italia, 95/97. Pasticceria e caffetteria, produce le “tette delle monache”, soffici e squisitamente ripiene di crema chantilly.• Gastronomia Arcimboldo - corso Italia, 103. Enoteca ed alta gastronomia italiana tipica selezionata da Cristina Schiavarelli

Putignano (BA) • Proloco - piazza Pebliscito,1. Nel centro storico della città patria degli abiti da sposa e del Carnevale più antico e lungo del mondo.• Fondazione Carnevale di Putignano via Conversano, 3.• Agenzia ViaggiNetti - via Tripoli, 63. La signora Netti organizza viaggi in tutto il mondo, pur in tempi del “fai da te via internet”, con una costante ricerca del prezzo più basso col massimo della qualità e della garanzia, facendo inoltre incoming turistica in Puglia con educationals tours, showcooking ed itinerari guidati in posti unici ancora sconosciuti ai grandi tours operators.Noci (BA) • Ristorante L’antica Locanda - via S.Santo, 49. In una “gnostra” del centro storico meta di turismo internazionale a novembre per “Bacco nelle gnostre”, di Pasquale Fatalino, chef noto in trasmissioni RAI, che prepara orecchiette con fave e cime di rape ed incantevoli braciole di carne al sugo. indimenticabili come dimostrato dai personaggi del mondo dello spettacolo che lo raggiungono apposta in ogni momento dell’anno.• Ristorante "Il falco Pellegrino" in località Montedoro a Noci, immerso nella campagna della Murgia pugliese, fra antiche masserie, nel quale lo chef Natale Martucci prepara primi indimenticabili, secondi di pesce fresco o tagliate di manzo podolico, con attenta scelta dei migliori vini regionali.Conversano (BA) • Ristorante Savì - via San Giacomo. Condotto dallo chef Nicola Savino, già chef a Dallas dove ha servito al presidente

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ANNO 1 - NUMERO 1Novembre/Dicembre 2012

SU CARTAPREZIOSA

DA COLLEZIONE

SE Slow EconomyGolf in Tour gustando Moda, Agroalimentare e Turismo

SpecialeMade

in Italy

Modugno (BA) • Gruppo Logistica Trasporti Futura Enterprise - SS.98. Il Gruppo della famiglia di Pietro Conserva opera in tutta Europa con una flotta di 1.000 autotreniMonopoli (BA) • “Tartarella Gold” - via Baione, zona industriale. Concessionaria Alfa Romeo è la prima concessionaria della Puglia per Alfa Romeo infotel: 080 2462400Polignano a Mare (BA) • Resort & SPA Borgobianco -

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Bush ed al famoso cantante Frank Sinatra le polpette al sugo pugliesi. A conversano ha inventato le crepès pugliesi, panzerottoni (dolci o salati) ripieni di leccornie regionali.Turi (BA) • Ristorante Menelao - via Sedile, 46. A Santa Chiara in un palazzo signorile del 1600 nella cittadina custode dell’”oro rosso”, la Ciliegia Ferrovia. Aperto da Michele Boccardi che dopo la laurea in economia e commercio e l’abilitazione di commercialista è diventato Marketing Manager alla Scuola di Economia & Turismo di Londra. Visto il successo ottenuto dall’aver trasformato la masseria fortificata di famiglia “Menelao”, sulla strada per Rutigliano, in eccellenza per la banchettistica, i ricevimenti, le cene di gala ed i meeting, con “Santa Chiara” affronta la sfida della cucina di alta classe internazionale. Dispone di un’ottima cantina di vini ed offre prodotti tipici, sia nazionali che d’oltremare, dai cappelletti con cicoriella campestre su letto di fave alla costata di manzo podolico della Murgia non disdegnando però il salmone Balik norvegese o la costata di manzo della val di Chiano della Toscana. Infotel: 080 8911897.Castellana Grotte (BA) • Palace hotel Semiramide - via Conversano. Affascinante albergo immerso nella natura, accanto al parco dei dinosauri in cartapesta, ospita anche la sede italiana dell’Università Europea per il Turismo, a cinque minuti dalle famose Grotte che richiamano visitatori da tutto il mondo per gli affascinanti percorsi carsici sotterranei lunghi chilometri, famose per le eccezionali stalattiti e le stalagmiti della “grotta bianca”.• Ristorante e braceria Le Jardin Bleu Belle - via Firenze. Affascinante struttura in legno

costruita su quella in pietra dell’antico bar della villa comunale, creandone un unico ambiente che guarda dalle vetrate le cime degli alberi che la circondano mentre si gustano squisiti piatti tipici pugliesi.Alberobello (BA) • Ristorante Casanova - via Monte San Marco, 13. Ricavato in un antico frantoio ipogeo sotterraneo in pieno centro fra i trulli patrimonio UNESCO. I soci Ignazio Spinetti (presidente Associazione Ristoratori Alberobello) e lo chef Martino Convertino offrono l’ottima cucina tipica pugliese indescrivibile a parole perché semplicemente da gustare in silenzio.• Museo del vino Antica Cantina Albea - via Due Macelli, 8. Unico completo museo del vino pugliese produce vino anche per il Vaticano, è la storica cantina che prima dell’unità d’Italia inviava, dalla vicina e collegata stazione ferroviaria, i propri vini per tagliare e migliorare quelli di Bordeaux in Francia. Produce “Lui” negramaro in purezza affinato in barrique primi 12 mesi.• Condotta Slowfood “Alberobello e Valle d’Itria” - via Sisto Sante, 5. Fiduciario Francesco Biasi, promotore dei presidi “salame Capocollo di Marina Franca” (ingrediente delle famose “bombette”), “Cipolla rossa di Acquaviva delle Fonti” e “Pomodorino di oasi protetta Torre Guaceto”.• GAL Terra dei Trulli e di Barsento - Via Bligny, 23. Il primo Gruppo di Azione Locale fra quelli in cui, per zone omogenee, è stata diviso il territorio d’Europa, ad essere partito operativamente con gemellaggi in tutto il continente. I GAL sono un’iniziativa UE, che li finanzia col programma “Leader”, al fine di valorizzare le potenzialità dei territori integrando produzioni agricole, artigianali e di piccola industria per uno sviluppo sostenibile.

Questo GAL comprende i comuni di Alberobello, Putignano, Castellana Grotte, Turi, Sammichele, Noci, Gioia del Colle.Andria (BAT) • Ristorante "Antichi Sapori" - contrada Montegrosso. Pietro Zito importante chef internazionale offre la cucina tradizionale pugliese e le antiche erbe ed ortaggi riscoperti e curati nell’immenso orto che ha costruito e nel quale lavora tutta la contrada.• Cantina Rivera con annessa sala di degustazione, condotta dal presidente di “Movimento Turismo del Vino” Sebastiano De Corato, produce il famoso “Falcone Rivera”.Corato (BA) • Cantina Torrevento condotta dal prof. Francesco Liantonio presidente della “Strada dei vini Castel del Monte” guarda lo splendido maniero ottagonale dell’imperatore Federico II di Svevia “Stupor Mundi” patrimonio UNESCO e produce eccellenti vini pugliesi.Crispiano (TA) • Masseria Resort Quis Ut Deus. Una delle inimitabili “Cento Masserie di Crispiano”, affascinanti masserie in pietra e tufo, ristrutturate per resort di livello e aziende agricole di prodotti tipici quali olio extravergine d’oliva e prodotti caseariFasano (BR)• Tenuta Monacelle - Selva di Fasano. Antico monastero di monache del 1700 fatto di trulli, ognuno adibito a stanza d’hotel, con affianco parco nel quale sono ricavate modernissime stanze d’albergo costruite in tufo.Si affaccia dal monte Selva sui sei milioni di ulivi secolari che lo distanziano dal mare di FasanoSavelletri di Fasano (BR)• Masseria Resort Torre Coccaro - contrada Coccaro, 8. Infotel.:080 4827992.Bianca e splendida sul mare, antica torre di avvistamento della linea difensiva dalle scorribande

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dei Saraceni del XVI secolo, che andava dal Gargano al “finibus terrae” Santa Maria di Leuca.Non ci sono parole per descriverla, guardare sul web!La stessa famiglia Muolo possiede la collegata Masseria Torre Maizza infotel: 080 4827838. Un hotel a 5 stelle con campo da golf 9 buche executive “par27” costruito fra gli ulivi secolari ed affacciato sul mare.A Coccaro Golf Club il 4 novembre, festa della Vittoria dell’Italia nella grande guerra, l’Apulia Golf District dell’architetto Giuseppe Germano e Do You Golf di Ester Monacelli hanno organizzato per il Circuito “Eccellenza di Puglia 2012” la 2a edizione della gara

Pitch&Putt, 18 buche stableford con 18 squadre e 36 giocatori. Il buffet preparato dagli chefs della struttura è stato inimitabile. Masseria Torre Coccaro è risultata per il 2012 tra i migliori 10 Beach Hotel nella classifica di “Conde Nast Travel”.Ostuni (BR) • Grand Hotel Masseria Santa Lucia SS.39, km 23.5 località Costa Merlata. Incantevole resort sul mare sotto la città bianca di Ostuni, diretto da Bartolo D’Amico, presidente ADA Puglia, associazione direttori d’albergo.Cellino San Marco (BR) • Cantina Tenuta Albano Carrisi. Prestigioso albergo e ristorante ricavati nella masseria del padre del famoso cantante, don Carmelo, che da il nome al vino più prestigioso prodotto dall’azienda.Cellino San Marco (BR) • Cantina Due Palme. Con avveniristica sala convegni ricavata nella bottaia produce vini ormai famosi nel mondo e vincitori di primi premi al Vinitaly di Verona come il “Selva Rossa”

Salice Salentino (BR) • Cantina Conti Leone De Castris. Cantina ricavata nel palazzo dei conti Leone De Castris, dove è nato il primo vino rosè del mondo settant’anni fa,il "Five Roses". E' annessa al prestigioso albergo e ristorante di proprietà della famiglia.Lecce• Acaya Golf Resort - Strada per Acaya,km.2 località masseria S.Pietro. Infotel: 0832 861385. Splendido campo da golf rivisto e ristrutturato, anche agronomicamente, dallo studio di architetti “Hurdzan Fry” per un 18 buche “par71” di 6192 metri, con ben sette ettari di specchi d’acqua, accanto al “Castello di Acaya”, costruito seguendo le nuove esigenze fortificatorie dell’epoca dovute all’affermarsi delle armi da fuoco ed ora esempio di moderno restauro. L’albergo resort della catena Hilton è costruito nel ricordo stilistico degli antichi monasteri con una grande piscina esterna ed un’importante SPA di ben 1200 metri quadri.

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anche in TV e sul Web il magazine “SLOW ECONOMY”con indagini nelle filiere della Moda,

Enogastronomia, Turismo e Golf

Slow Economyè un format multimediale integratonel progetto “Milano Food&Moda”

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