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Donne Subud.La vita, le storie.

Scritture: Presunta Innocente

Poesie per la Pace

EventiUna Cava Poetica

Se... Cerchi... Trovi

Libri e non solo

Dal mondo

L’Angolo verde del cuore

La ricetta del mese:Melanzane ripiene

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Sommario

Editoriale pg. 3 Donne Subud. La vita, le storie. pg. 4

Scritture: Sospetta Innocente pg. 7

Poesie per la Pace pg. 9

EventiUna Cava Poetica pg.13

Se... Cerchi... Trovi pg. 17

Libri e non solo pg. 18

Dal Mondo pg. 21 Icreativi di SubudProssimi eventi

L’angolo verde del cuore pg. 22

La ricetta del mese pg. 24Melanzane ripiene

Sette Cerchi notiziario dell’Associazione SICA ITALY

Responsabile: Isabella Moroni - Roma tel: 39 06 77071899 - +393391597050email: [email protected]

Redazione: Daniel Tinari [email protected] Moroni [email protected]

Questo notiziario è fatto per te ed è tuo, ma può essere più tuo se contribuisci alla sua realizzazione con articoli, news, foto, ricette e altre proposte.

E’ possibile sostenere il lavoro della redazione con una donazione tramite paypal all’indirizzo: [email protected]

E’ pubblicato mensilmente ogni 15 del mese; la redazione accetta gli articoli inviati entro il 1° del mese precedente.Viene inviato per posta elettronica ai possessori di indirizzi email e verrà inviato per posta a chi ne è sprovvisto o ne faccia richiesta.

Le immagini utilizzate su “Sette Cerchi” non inviate direttamente sono state reperite in rete, e valutate di pubblico dominio. Se gli autori fossero contrari alla pubblicazione, sono pregati di segnalarlo alla Redazione, che provvederà alla rimozione delle stesse.

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Settembre e Ottobre 2012

Questo numero (di nuovo doppio, ma per un motivo preciso: dovevamo attendere la

realizzazione di Poesie per la Pace!) racconta proprio questa iniziativa internazionale alla quale Sica Italy ha partecipato e che rappresenta la prima “uscita” pubblica della neonata associazione.

E’ stato molto bello anche perchè ci siamo trovati dentro un movimento ampio, abbiamo

potuto ascoltare voci da tutto il mondo ed abbiamo ricevuto poesie, video, immagini ed immaginari...

Per la prima volta, inoltre, Sica Italy si è aperta all’esterno raccontandosi discretamente e

ricevendo in cambio adesioni entusiaste, Ma non solo. La gran messe di doni ricevuti, la scoperta che siamo in grado di fare cose nuove con ottimi risultati, la facilità con cui sono arrivate splendide persone e la serenità con cui si sono svolte tutte le iniziative, ci hanno fatto capire appieno il senso della “mission” di SICA: portare i frutti del latihan nel e non il latiahn stesso. Come del resto era l’intento di Bapak quando ha voluto la creazione di SICA.

Quindi leggerete alcune pagine dedicate all’evento internazionale Poesie per la Pace ed

in particolare su quello di Carrara, completamente creato da Sica Italy ed in particolare dal gruppo Subud di la Spezia sotto la direzione artistica di Federica Ricotti e la splendida organizzazione di Alba Arena.

Poi il giornale riprenderà le sue solite rubriche con l’intervista di Helga Luisa a Simona

Madonna, artista, da pochi mesi aperta in Subud, che ci racconterà i suoi “voli”, il suo essere felicemente nomade e le sue domande in un dialogo a cuore aperto; Alba Arena, a sua volta, ci guiderà all’interno del libro di John Bennett Subud. Il contatto con la fonte di vita che fa

luce sull’importanza della ricerca spirituale, da dovunque questa provenga ed ovunque sia diretta.

La la rubrica di Valentin e Margarita che questo mese è dedicata anch’essa all’evento

di Carrara e dove si scopre un punto di vista “altro” ma fortemente coinvolgente.

Anche questo mese Isabella Moroni ci lascia da leggere un suo racconto dal titolo “Sospetta

Innocente”, ispirato ad una fotografia di Jerry Uelsmann.

Per quanto riguarda gli Eventi raccontiamo, attraverso le foto di Raffaella Mosca, che sono

dense di coinvolgimento e passione per questo avvenimento, quello che è successo alal Cava dei Poeti nella Giornata della Poesia per la Pace. Un evento davvero in profondo contatto con la montagna, la terra, il cielo ed il mare.

Alina, oltre a racocntarci dei lavori nell’orto di ottobre ci introduce alla antica saggezza

della coltivazione biodinamica e ci delizia con la ricetta delle melanzane ripiene che concludono in una bellezza di sapori questa lunga estate.

Ricordiamo a tutti che, per finanziare Sica Italy ancora è possibile acquistare le marmellate

biologiche fatta in casa (fichi, more, prugne rosse, prugne goccia d’oro, albicocca e la new entry cachi) e le nuove nocciole, anch’esse biologiche. Tutto frutto del piccolo campo ai Castelli Romani (fra Genzano e Lanuvio) che Ivan Cozzi coltiva con passione e cura.

Maia Spall

L’Editor iale

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Donne SubudLe vite, le storie.

Intervista con Simona Madonnadi Helga Luisa Del Prete

Simona, leggo nella tua nota biografica che ti sei trasferita nel 2000 in Nuova Zelanda

alla ricerca di uno spazio fisico e mentale che ti permettesse di iniziare un percorso artistico. Lo hai trovato?

Decisamente si. Per la verità quando sono partita non avevo le idee ben chiare e non

sapevo neanche cosa stessi cercando, anzi, non cercavo proprio nulla, sapevo solo che volevo lasciare l’Italia. Mi andava bene non sapere dove stessi andando e perché. Mi veniva suggerita, da amici di amici, un’isola chiamata Waiheke Island, in Nuova Zelanda…e dov’era? Boh.. c’era il mare, il sole…questo poteva bastare. Le poche indicazioni di come raggiungere quest’isola mi sembravano più che sufficienti per me, che in quel momento avevo solo un grande impulso ad ANDARE, lasciando il passato alle spalle e non preoccupandomi del futuro.

Solo con il tempo mi sono resa conto di quanto questo luogo e la sua comunità multietnica,

è stato fondamentale nel ‘ridisegnare’ la mia vita e nel ritrovarmi. In quegli anni ho ripreso a dipingere ed ho iniziato a lavorare la ceramica.

Nella mostra dei tuoi quadri da me visitata a Roma, ho visto che la pittura sulle tue

tele è stratificata…come una sovrapposizione nel tempo di stati di pensieri, stati d’animo e quindi man mano trasformati …tele in divenire, in movimento. Tutto quello che rimane di ciò che hai disegnato è testimoniato da velature di colore e toni di bianco e qualche segno indelebile d’hennè. Tutto, cambiando, rimane aperto al nuovo. Ci racconti?

La tela è utilizzata come supporto sul quale si susseguono strati di segni, colori,

azioni; momenti che vengono da me poi, consapevolmente, ricoperti di bianco, per dar vita ad un’altra serie di azioni, segni, colori e così via...un processo che potrebbe andare avanti all’infinito. E’ la registrazione del tempo, di pensieri, di stati d’animo, che in quel preciso momento si manifestano e di alcune delle infinite forme che una tela potenzialmente può rivelare. Un processo di non attaccamento a nessuna di esse e di accettazione del divenire. Tutto cambia e si trasforma, nasce e muore. Solo nella mente umana c’è la ricerca dell’immortalità e quindi la non accettazione della transitorietà della vita. Come anche la classificazione in ciò che è brutto e bello, giusto e sbagliato. La scelta, per me ideale, sarebbe quella di fermarsi e di mostrare la tela nella sua fase ‘bianca’, dove il bianco è punto di partenza ma anche la ‘somma’ di tutto ciò che è stato e l’apertura al nuovo. Sfumature e toni di bianco rivelerebbero appena ciò che è stato in precedenza.

Nel processo di lavorazione si parte da una tela grezza e ogni passaggio diventa azione/

segno: l’ammannitura, la gessatura, l’uso di pigmenti, carboncino, etc. La tela come parallelo dell’evoluzione di un’essere vivente su cui fin dal concepimento, ogni avvenimento, evento, ‘lascia un segno’ e forma l’essere in un divenire di azioni.

L’hennè spesso viene utilizzato al primo passaggio, come gesto primario, visto che

lascia un segno indelebile ‘that bleeds through’ anche dopo molteplici mani di bianco.

E cos’ è successo intanto nella tua spiritualità? Come era prima e come si è

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trasformata in nuova Zelanda?

Sono cresciuta nel cattolicesimo, come molti, non per scelta…quel poco che avevo appreso

durante il catechismo e la scuola non aveva attirato il mio interesse anzi, non mi ci ritrovavo proprio…credo di aver sempre intuito che la spiritualità non è legata alla religione, ma non avendo esempi o riferimenti, non mi ero posta consciamente delle domande.

In Nuova Zelanda ho avuto modo

di avvicinarmi al Buddismo Tibetano, alla m e d i t a z i o n e , allo yoga, allo sciamanesimo, alla credenze e ‘riti’ maori e in genere delle isole del pacifico, filosofie di vita a me più vicine. Ho trovato un ambiente con una consapevolezza diffusa, diversa o più aperta di spiritualità. Si, posso dire che è qui, che g r a d u a l m e n t e inizia il mio percorso.

Così nel 2010 torni a

Roma e cerchi il gruppo Subud?

Si, rientro in Italia,

inizialmente non con l’idea di fermarmi… il mio desiderio sarebbe stato quello di trascorrere parte dell’anno in Nuova Zelanda e il resto in Italia. Due paesi, due energie opposte, come due facce della stessa medaglia che, per me, se vissuti entrambi si bilanciano e completano. In Nuova Zelanda, la natura ha una presenza forte e dominate, è come una madre, che ti nutre, e pur

ponendo regole ineluttabili lascia ampia libertà di scegliere chi vuoi essere o fare, tempi e modi. L’Italia, per come la vedo io, è l’opposto, c’è gran movimento e frenesia, stimolante per certi aspetti, ma non ci si può fermare… difficile seguire un percorso personale, difficile avere ritmi diversi dagli altri…vivere in Italia è come partecipare ad un addestramento estremo…se riesci in questo paese potrai cavartela ovunque ...Comunque per

rispondere alla tua domanda…ritrovarmi a Roma sola, isolata in un ambiente apparentemente familiare ma t o t a l m e n t e alieno, è stata dura. Sentivo che dovevo rimanere, ma avevo bisogno di un supporto per affrontare le complessità del sistema Italia, e in un certo senso verificare se il mio sentire era corretto. Era veramente n e c e s s a r i o affrontare tutto ciò? Ricontattai Leila,una persona a me cara che in passato mi aveva seguito sia a livello spirituale che lavorativo. In più essendo Leila neozelandese,

mi confortava mantenere un contatto con la mia seconda patria. Da lei mi viene caldamente suggerito di contattare il gruppo Subud, (Leila è stata aperta diversi anni fa...mi ha detto anche l’anno, ma non me lo ricordo. Non credo ‘pratichi’ più...ma credo sia ancora in contatto con il gruppo, che in NZ mi sembra sia più flessibile/abbiano meno regole...)

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Questo nel 2009…mi ci vuole un po’…nel gruppo di Roma ritrovo Isabella Moroni,

che avevo precedentemente incontrato ad una lezione/seminario sull’arte…sorrido, questo è un segno chiaro che mi conferma che il percorso è quello giusto. Accolgo con gratitudine la possibilità di iniziare un percorso nuovo. Conoscere persone con cui, diciamo, poter parlare la stessa lingua, e con la pratica del Latihan avere la possibilità di ricevere una guida. Lasciai al destino la scelta di sapere se e quando ricevere l’apertura, che dopo una prima possibilità a Firenze, poi una in Nuova Zelanda, è avvenuta quest’anno a Bologna il 15 Marzo.

Come si esprime la tua creatività oggi, che tipo di ricerca o percorso? Hai aperto uno

studio in Sardegna.

Si, è la mia terza stagione in Sardegna. Nei dipinti proseguo la ricerca sulla stratificazione

di segni e colori e nell’uso dei pigmenti naturali. Quando invece lavoro su tele grandi, come l’ultima realizzata di 4000x1600mm “Mother without Baby” in genere c’è una riflessione che diciamo inizia e finisce con la tela, nel senso non è una tematica che sviluppo in lavori successivi.

Nelle ceramiche dopo gli ultimi anni dove ho realizzato prevalentemente pezzi decorati in

bianco e nero è tornato l’uso del colore.

Il progetto era quella di aprire lo studio in Sardegna per la stagione estiva dedicato più alle vendite

e ai contatti ed avere uno spazio in continente per l’inverno, dove poter realizzare le ceramiche e portare avanti la mia ricerca pittorica. Visto il risultato di questa stagione, non so.

Essenziale sarebbe avere uno studio dove poter lavorare, magari in un luogo dove altri

artisti siano presenti, lo scambio è vitale. Qui in Italiana non sono ancora riuscita a trovare niente del genere.

E’ cambiato qualcosa nella tua spiritualità, o nella tua vita o nella tua arte dopo l’apertura

al ”latihan”? o forse in tutto..

Credo che i cambiamenti, nel mio caso, siano lenti e graduali, quindi per ora non ci

sono stati stravolgimenti. Immagino il latihan come una pratica che accompagnerà la mia vita, spero aiutandomi ad avere chiarezza e forza nel percorrere il mio cammino. Anche

se devo ammettere che questa intervista arriva in un momento particolare. La stagione estiva, lavorativamente è stata un disastro, è la prima volta nella mia vita, che mi trovo veramente a terra. Questo mi pone molti quesiti e mi lascia poche energie…da quando sono rientrata in Italia ci sono stati graduali progressi e ‘segni’ che mi incoraggiavano a perseguire la mia carriera artistica, ora non so proprio come interpretare ciò che è accaduto, che non credo sia solo dovuto alla crisi economica…quindi per rispondere alla tua domanda…”se qualcosa è cambiato dopo la mia apertura al “latihan”…: questo, un avvenimento forte e inaspettato. Devo ammettere che al momento mi sento persa… ..forse sono proprio in quella fase bianca, come nei miei dipinti, quell’attimo di sospensione, senza tempo, dove qualcosa è finito e forse qualcos’altro accadrà...vedremo...il tempo ci darà la risposta.

Ti siamo profondamente grati Simona per aver condiviso con noi , regalandoci

questo tuo sentire in maniera semplice ed autentica, ti sei confidata e con coraggio ti sei espressa nell’intimo, e davvero sono coinvolta empaticamente, ed emozionata mi sorprendo ad attendere un segno del cambiamento anch’io.. come davanti alle tue bellissime magiche tele…

namastè!

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Una fotografia di Jerry Uelsmann, fotografo famoso per il suo lavoro sulle

sovrapposizioni dei soggetti in camera oscura e per queste immagini oniriche.

In particolare questa, senza titolo ufficiale, ribattezzata “la donna volante”, alcuni anni fa

fu la fonte ispiratrice di un progetto condiviso: alcune persone del mondo letterario romano, invitate dalla scrittrice Gaja Cenciarelli,

scrissero un racconto breve ispirato a questa foto. Furono raccolti cinquanta racconti che poi divennero un’antologia edita da Zona con il titolo di”Auroralia”.

Di seguito troverete quello che è stato il mio contributo.

Lei era ferma lassù, croce surreale, scura e scarnificata come sterpo d’erba amara. Erba

di cui si nutriva.

Scritture“Sospetta Innocente”

di Isabella Moroni

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I medici chiamati a costatarne il decesso, però, non riuscirono ad arrivarla.

Furono chiamati i pompieri, che traggono in salvo anche gl’intrappolati del decimo piano,

ma più le scale salivano, più Lei sembrava allontanarsi come un miraggio, un’illusione ottica, una percezione distorta.

Quella che Lei aveva sempre avuto del suo corpo, della sua vita, delle sue passioni.

Chiamarono l’elicottero che, invece, non riuscì a scendere ed il Prete che non seppe farle

arrivare una di quelle preghiere che irretiscono ed accalappiano, cosa assai strana per un sant’uomo capace di parlare con Dio che -di certo- era fermo ben più in alto di quel corpicino risplendente.

Il Commissario era nervoso. Chi mai avrebbe potuto inscenare un omicidio talmente

perverso e perfetto da lasciare in bella mostra il corpo del reato senza che nessuno potesse impossessarsene?

Perchè il Commissario era sicuro che d’omicidio si trattava.

E poi come poteva succedere che un cadavere (per quanto mirabile ed intento nel volo)

rimanesse sospeso in aria, contro ogni legge della fisica? Quale sortilegio era mai accaduto perchè nessuno riuscisse a farlo scendere?

Un cadavere -pensava il commissario mentre iniziava a colare nella sua mente un rivolo di

magia- è privo di volontà, sì, insomma, inanimato...

Fu allora che giunsero le Acrobate della Vita. Erano tutte come Lei, giunchi senza sostanza,

impegnate nella continua giocoleria del digiuno e della rabbia, della fame e dell’affermazione.

Acrobate sempre in lotta con il loro passato, con la loro meraviglia e sempre sopraffatte

dalla loro paura.

Tutte La guardavano con lo sguardo che s’offre alle dee alzando le braccia sottili come rami

d’una foresta di dolore verso il corpo che aveva raggiunto il desiderio di ognuna: volare. A costo della vita.

Interrogate risposero: “Un’Acrobata della Vita non è mai priva di volontà, neppure da morta.

La volontà è la sola cosa che possediamo, la nostra strada. Non abbiamo nient’altro da

aggiungere.”

Infine vennero gli Acchiappafarfalle che, agitando i lunghi manici flessuosi dei loro retini -piedi ben

fermi nell’acqua gelida- avvolsero quella croce spiumata nella trama di rete.

Il corpo leggero si fece prendere e, fluttuando, come fanno le farfalle rapite, si posò sulla

spiaggia.

Attraverso la pelle traslucida si contavano le ossa.

Il Medico Legale diagnosticò: anoressia. Ma non seppe spiegare come fosse finita lassù.

Le Acrobate sorridevano officiando il rito della liberazione.

Gli Acchiappafarfalle la cosparsero di ali colorate azzurre, verdi, carminio, punteggiate

di indaco, occhiute di color tabacco e sotto quel brulicare lieve e festoso il suo corpo riprese spessore, uno spessore cangiante e impetuoso come la vita e di nuovo s’animò, si sollevò da terra e prese il volo fino a riprendersi il suo posto: croce di ali frementi e colorate sul piccolo lago nascosto in un’aurora segreta.

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E così è arrivato questo 21 settembre. E’ arrivato e da poco anche trascorso. E’ arrivato portando

avvenimenti e partecipazioni inaspettate.

Ha coinvolto moltissime persone, ha ricevuto adesioni spontanee, ha contato oltre 300

iscritti al Gruppo Facebook attraverso il quale abbiamo comunicato gli eventi.

Nei giorni precedenti la Giornata Mondiale della Pace, che SICA aveva focalizzato

sull’espressione e la comunicazione poetica inventando la Giornata Mondiale della Poesia per la Pace, le persone hanno cominciato ad aderire lasciando sul Gruppo di Facebook poesie degli autori preferiti, video di canzoni pacifiste, spezzoni di video o film che parlavano di pace o della sua antagonista, la guerra... reportages, immagini.

Sono arrivati poeti un po’ da ovunque: dal Brasile, dalla Francia, dal Portogallo,

dall’Albania e da ogni parte d’Italia, molti dal Sud. Sono arrivati poeti professionali e poeti amatoriali, sono arrivati fotografi straordinari, attori, musicisti e tanti nuovi amici.

Molti si sono incuriositi ed hanno voluto sapere qualcosa di più su Sica Italy, troverete il loro

apprezzamento sulla nostra pagina Facebook.

Il 21 settembre, dunque ci siamo trovati in molti luoghi per condividere, cantare, parlare, gridare,

scrivere, recitare e celebrare la pace ad alta voce.

L’auspicato “ingorgo poetico” ha preso forma a Roma dove la mattina al Pincio abbiamo

attaccato sui piedistalli dei busti dei grandi letterati poesie d’ogni genere e la sera sulla terrazza del costumista-scenografo Marco Berrettoni Carrara che ha ospitato un reading quasi segreto del collettivo Poetry Experience.

Ad Anticoli Corrado (il paese “delle modelle” a pochi chilometri da Roma) l’Associazione

Settimo Cielo, in collaborazione con il Comune ha ideato un incontro pubblico con la poesia al quale hanno partecipato attori, poeti ed associazioni locali.

A Monterotondo, invece, “l’ingorgo poetico” ha avuto luogo alla Casetta in Campagna

un luogo magico affacciato sul tramonto nella vallata. Alla Casetta sono stati proiettati alcuni video di poesie e azioni di pace, girati nei giorni precedenti da Brunella Petrini che ha raccolto idee e parole di moltissimi amici.

A Gaeta si è invece svolto il doppio evento ideato da Sandra Cervone: due passeggiate

poetiche: la prima, di mattina, lungo la via centrale e le sue piazzette e verso sera nella città vecchia, sempre leggendo, invitando i passanti a leggere, parlando di pace con versi straordinari.

Infine a Corigliano Scalo, in Calabria, Anna Lauria, scrittrice, poetessa e voce radiofonica

ha organizzato un reading dedicato alla pace in un locale cittadino dove si sono incontrati versi d’ogni tipo ed una strepitosa “torta della pace” ornata di rametti di ulivo.

Ma le sorprese non sono finite qui, la poetessa Tiziana Tius, che vive sul Lago di Garda ci

ha mandato cinque tracce audio di sue poesie appositamente composte e musicate da un musicista cantautore. Da due diqueste sono stati tratti dei video, Maura Gancitano ha registrato tre video nei quali legge altrettante poesie “d’autore” e la scrittrice Titti Cerquetti è venuta appositamente da Londra per girare e montare un video straordinario nella sua freschezza e commovente nel messaggio: Kiss Peace. E tante altre iniziative ancora che si sono concluse con l’imprevedibile “flash mob” nella Cava dei Poeti il giorno successivo. Ma di questo ne parliamo nella pagina degli “Eventi”

Poesie per la Pace“E’ stata una giornata sorprendente!”

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CollettivoPoetry Experience

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Corigliano ScaloAnna Lauria e i suoi poeti

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Roma. Pincio.Le antiche statue recitano la pace

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Anticoli CorradoAssociazione Settimo Cielo

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Eventi“Una Cava Poetica”

Poesie per la Pace alla Cava dei Poeti di Carrara

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Diciamolo, sembrava un mistero di quelli “iniziatici”. Un po’ perchè la Cava dei Poeti

(nata per essere palcoscenico ideale per la poesia e la musica ed ora abbandonata al degrado per i soliti motivi amministrativi) non ha l’agibilità per ospitare un evento “pubblico”, un po’ perchè il genius loci aveva parlato chiaramente a Federica, Alba, Valentin, Margatita, barbara e Paolino e loro sapevano che sarebbe stato possibile solo a pochi entrare in un rapporto così vicino con la natura e con il danno che alla natura stessa l’uomo ha saputo fare.

Così a distanza di un giorno dalla Giornata Mondiale della pace ufficiale ci siamo ritrovati

sulle alpi apuane, salendo su da Carrara finchè i boschi non sono finiti ed è rimasto l’abbacinante biancore del marmo, diquel che rimane del marmo, che si stagliava nel cielo grigio di fronte ad un mare stemperato di nuvole e nebbia.

Sabato 22 settembre 2012. Un impatto forte e sconvolgente. Entusiasmante per molti,

a volte doloroso. La ferita insanabile della montagna scavata fino all’ultimo filo non sempre è sopprotabile allo sguardo. L’intenzione di Federica che epr prima aveva avuto ben chiaro cosa fare e di tutti gli altri era in realtà di portare alla terra la pace attraverso la parola, attraverso la voce. la pace intesa come il sollievo, la cura dopo tanta sofferenza.

Mentre Federica organizzava i lettori che sui due piani, alto e basso, avrebbero liberato la voce

leggendo splendide poesie e formando con i nastri colorati il mandala della Pace, Ivan e Nino (che grazie anche a questo contatto ha chiesto di entrare in Subud) interpretavano il “genius loci” con i loro ampi abiti bianchi e le maschere che sembravano fatte di marmo ed i suoni delle campane tibetane che s’amplificavano nella valllata.

Sono arrivati alla spicciolata, circa trenta persone e dopo la performance, tutti attorno al mandala

hanno recitato, letto, racontato parole di pace.

Nonostante le nuvole gonfissime non ha piovuto, solo alla fine dell’evento è cominciata a salire la

nebbia che pian piano ha avvolto persone e cose, fino a non poter vedere più nulla. Fino al ristorante che ciha accolti epr la cena e di nuovo fino a Carrara, ma a Carrara si sa, c’è quasi il mare...

Le foto sono di Raffaella Mosca

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Se... Cerchi... TroviRubrica di informazioni dal mondo

di Valentin e Margarita

Poesie per la Pace. Il giorno dopo.

Questa volta questa volta la pagina è relativa all’evento della Poesia per la Pace. Non

poteva essere altrimenti.

Si tratta di un pensiero di Raffaella Mosca, govane figlia di Alba Arena che ha partecipato

all’evento della Cava dei Poeti con un canto.

Raffaella ha scritto quella che è stata la sua esperienza alla Cava.

Anche altri partecipanti hanno espresso gratitudine, gioia, e ringraziamenti verso il

gruppo SICA che ha permesso questo evento. Molti sono stati toccati dalla “atmosfera” e aspettano altre occasioni per ripetere esperienze insieme.

Cava dei Poeti - Carrara, 22 settembre 2012

Sabato abbiamo curato, credo. Abbiamo curato la terra, la montagna ferita e

violata dalle varate, dai cunei e dagli scalpelli. L’abbiamo cullata con le nostre voci, scaldata con il nostro respiro e accarezzata con le nostre mani. Abbiamo passato il balsamo sulle ferite dei versi incisi, perché anche l’arte è stata una ferita sui fianchi bianchi della montagna, anche questa nascita è stata un dolore che solo facendolo fiorire si poteva cercare di curare.

Quando è arrivato il mio turno non era più il mio turno, ma era come quando l’onda

propagandosi ti solleva ed è solo grazie all’onda che ti porge al cielo che tu sei più in alto. Quando l’onda mi ha sollevata il cuore mi batteva forte: batteva perché voleva esserci, perché voleva rispondere alla voce umana e di terra di Cinzia, alla liquida lingua wolof di Sady,

rotolante con il passo giusto della vita che non vuole anticipare se stessa, al didjeridoo di Mattia che con il suo legno parlava già con il centro della terra. Soledad mi ha portata nel suo sogno dagli occhi di cielo e ho cantato il canto che nasceva in me e del quale ero figlia e della cui resa, finalmente, non ero più schiava.

Ciascuno di noi srotolava la sua arte e il suo Credo come srotolava il suo filo di colore:

si poteva quasi vedere la fonte che sgorgava da noi e in noi, si poteva vedere l’anima di ciascuno di noi sbucare fuori, un po’ sorpresa, dalla consuetudine delle nostre vite.

Abbiamo cantato la terra e la montagna e abbiamo reso grazie: abbiamo offerto la

nostra A e la montagna si è fatta attorno a noi, ha cantato con noi e ci ha abbracciati. Non ci poteva abbracciare con la roccia, che ci avrebbe sepolti; non con il fuoco, che ci ha avrebbe prosciugati; non con il vento, che avrebbe dissolto le nostre voci. Ci ha abbracciati con l’acqua, si è avvicinata prima lenta e poi più appassionata e ci ha accolti nel suo ventre di nebbia.

Da sabato mi piace ancora di più dormire con la finestra aperta, perché mi sembra

che l’aria vibri ancora delle nostre voci di pace.

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Libri e Non Solo“Subud”

Il contatto con la fonte di vita

di John BennettAlba Arena

1° parte

Con le righe che seguono e seguiranno non intendo tanto recensire questo bellissimo libro

di J. Bennett, quanto cogliere uno spunto per comprendere quanto profondamente il tema della ricerca spirituale coinvolga la vita umana, anche attualmente. Non solo le vite di coloro che, come noi, praticano il Latihan Kejiwaan, ma anche quelle di moltissime persone che esplorano altre vie spirituali.

Qui intendo per spirituale ciò che porta l’essere umano a considerarsi parte di un Tutto che lo

contiene e lo crea in ogni momento e che lo porta a trascendere i suoi bisogni materiali ed immediati in quanto frutto di passioni o distorsioni egoiche, ciò che Bapak chiama nafsu. Trascendere non vuol dire negare questi bisogni, ma filtrarli attraverso la pratica spirituale per ripulirli dalle scorie del carattere o, detto altrimenti, dalle passioni indicate, per esempio, dalla tradizione cristiana come vizi capitali. Tutto questo retto dall’intima fede verso una vastità oltreumana e ultraterrena di cui la vita corporea rappresenta solo una tappa.

Nonostante viviamo in un epoca fortemente materialista, siamo in molti a cercare le pratiche

che possano nutrire e dare sostanza a questo sentimento di ulteriorità che ci fa sentire nel grembo di Dio e che ci lascia intuirne la presenza in noi mentre viviamo le nostre vite.

Alcuni di noi, in Subud, provengono dall’esperienza di pratiche diverse dal latihan e sempre più

frequentemente ci imbatteremo in persone che, pur avendo seguito altre vie, ad un dato momento del loro percorso di vita e di ricerca si sentono attratte e successivamente coinvolte dalla patica del latihan.

John Bennett fu un esempio eminente di questo accadimento, che testimoniò nel libro citato,

pubblicato a Londra nel 1958 e in Italia da Edizioni Mediterranee nel 1978. E’ un libro che consiglierei di leggere anche a chi non pratica il latihan, poiché Bennett fu un ricercatore spirituale dotato di estremo rigore e grande chiarezza descrittiva, animato dall’esigenza di trasmettere ad altri ciò di cui aveva fatto diretta esperienza. Così fece

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per gli insegnamenti di Gurdjieff, che frequentò assiduamente in due periodi distinti della sua vita, rendendosi fra gli eredi e promulgatori della Quarta Via, di cui Gurdjieff fu l’iniziatore.

Gurdjeff distingueva le tradizioni spirituali secondo tre “vie”: la “Via del Fachiro”,

basata principalmente sul lavoro sul corpo e sull’acquisizione del potere sul proprio corpo; la “Via del Monaco”, basata sopratutto sul sentimento religioso della fede in Dio e sul sacrificio; la “Via dello Yogi”, prevalentemente basata sul lavoro sulla mente. Tutte e tre le vie comportano, secondo l’analisi di Gurdjieff, una rinuncia al mondo e si basano sulla ricerca di una forma di immortalità. Inoltre, ciascuna delle tre vie lavora in maniera unilaterale sul corpo, o sui sentimenti, o sulla mente. La Quarta Via non richiede che l’uomo abbandoni la sua vita quotidiana, poiché gli esercizi di tale via hanno la funzione di risvegliare l’uomo riguardo a ciò che è, facendo in modo che vada progressivamente perdendo gli automatismi che lo rendono addormentato, mera macchina biologica. Gurdjieff la chiama “Via dell’uomo astuto”, e lavora contemporaneamente sulla coscienza dei tre livelli: del corpo, dei sentimenti e della mente.

La lunga pratica che Bennett fece degli insegnamenti di Gurdjieff, fu intersecata

dall’incontro con Bapak, nel 1957, in Inghilterra. Bennett ricevette l’apertura e si sentì immediatamente coinvolto dalla pratica del latihan e dalla statura di Pak Subuh, con il quale racconta di avere intrattenuto lunghe conversazioni. Scrisse questo libro di getto, neanche un anno e mezzo dopo l’inizio della pratica del latihan. Cito dalla sua Premessa al libro: “Devo molto a Pak Subuh; egli mi ha comunicato numerosi particolari della sua vita, della sua missione e dell’avvenire di Subud, che debbo tacere. Spero, nondimeno, che, riferendo tali mie impressioni personali ed evitando citazioni incomplete dedotte da una documentazione ancora inedita, io possa riuscire a far chiaramente intendere che nessuno, eccetto me, è responsabile delle opinioni e conclusioni espresse in questo libro”.

Il libro inizia con un excursus su quella che Bennett definisce “la direzione cosciente dell’Evoluzione”

della vita sulla terra e dell’umanità, cosciente in quanto ritiene che gli eventi terrestri siano presieduti da Potenze Coscienti che, pur non violando le leggi della Natura, imprimono mutamenti che permettono

l’evoluzione da un’epoca all’altra. Egli intende per epoca un periodo temporale contrassegnato da un’Idea-Forza, specifica di quell’epoca. L’Epoca Neolitica, per esempio, fu contrassegnata dall’idea-forza della Madre Terra, seguita dall’epoca dell’idea-forza della Ricerca al tempo delle grandi migrazioni causate dagli sconvolgimenti della superficie terrestre e del suo clima, a sua volta seguita dall’epoca dominata dall’idea-forza dell’Eroe e quindi dei re semi-divini delle più antiche dinastie. Infine, il crollo anche di quest’epoca che lasciò il posto all’idea-forza della salvezza individuale.

L’Autore ritiene che il passaggio da un’epoca all’altra abbia luogo attraverso grandi mutamenti

esplosivi, dovuti all’azione di Potenze Angeliche, la cui sorgente è totalmente al di fuori del mondo visibile e pensabile: la Divina Provvidenza. È Lei la fonte di quei Messaggeri, Maestri e Profeti – per citarne i principali, Abramo, il Gautama Buddha, Gesù Cristo, il profeta Maometto – che fecero la loro comparsa nel momento del bisogno, cioè ogni volta che il messaggio divino, dopo essersi espresso sotto forma religiosa, veniva corrotto dalla cupidigia umana che trasformava il potere spirituale in potere temporale e ne deviava gli effetti. E’ così, secondo Bennett, che anche la successiva idea-forza, quella della Salvezza individuale, è progressivamente degenerata nel culto del’Io, così come lo vediamo oggi.

Ma questa cruda analisi non comporta altro, per Bennett, che l’avvicinarsi della conclusione

di un’epoca dell’umanità e l’inizio di un’altra, di un’altro ciclo creativo. Nel corso della sua lunga esperienza con Gurdjieff, frequentemente Bennet lo aveva sentito parlare della sua intuizione profetica riguardo all’imminente avvento di una nuova epoca e di un nuovo Messaggero, profeta della coscienza. Lo stesso Bennet era convinto che si stava preparando un epoca nuova. Cito quanto scrisse nel 1947 in The crisis in human affairs: “La differenza essenziale fra un’epoca e le civiltà è che la prima è originata da una rivelazione trascendente l’umano, mentre le altre sono opera di correnti di penseiro unicamente umane. Se ho ragione di concludere che assistiamo alla fine di un’epoca e non alla transizione di una forma di civiltà in un’altra, dobbiamo collocare le speranze del mondo in una nuova rivelazione del disegno divino sull’umanità e prepararci per riceverla”.

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Già in queste parole si avverte una predizione. In seguito, Bennett ebbe alcune esperienze

personali che rafforzarono questa intuizione sul futuro dell’umanità. Nel 1953 viaggiò nel sud-ovest dell’Asia, dove incontrò membri dell’Ordine Derviscio Nakshibendi, uno dei più preminenti ordini Sufi, che ritenevano fosse vicina la venuta del “Profeta degli ultimi Tempi” il quale, assicuravano, “era già sulla terra e aveva dato prove della sua esistenza ai dirigenti della confraternita”.

Due anni dopo si recò in Persia, dove incontrò lo Sceicco Abdullah Dagestani, che egli considerò

un uomo saggio e santo. Bennett racconta vividamente l’incredibile storia di quest’incontro, chiaramente guidato passo dopo passo da potenze superiori. Ebbene, anch’egli gli parlò di un uomo che si sarebbe rivelato ben presto e che avrebbe riportato a splendere il potere divino nel mondo.Durante il viaggio incontrò anche Hadji Ahmad el Tabrizi, un anziano derviscio della Persia settentrionale, che lo colpì profondamente per la pace interiore che emanava. Ad egli chiese: “Come si comporta il vero derviscio?”. Il derviscio gli rispose a lungo e, fra i molti insegnamenti, gli disse: ”Io non posso parlare che della mia esperienza [...] Voi mi chiedete quale sia il segreto del verace derviscio. Io dico che esso consiste nel sottomettersi alla Volontà di Dio […] L’uomo che non si abbandona pienamente alla volontà di Dio ribadisce le catene che lo avvincono a questo basso mondo e non può

sfuggirvi neppure invocando senza sosta il nome dell’Onnipotente”.

Solo un anno dopo, nel ‘56, Bennett ricevette due lettere dal Giappone che facevano riferimento ad

un “Maestro” e a particolari “esercizi spirituali”. Poco dopo un amico gli disse di avere preso contatto con Hussein Rofé, un inglese di fede musulmana che, dopo avere trascorso qualche anno in Indonesia, era in grado di “trasmettere un contatto con una grande forza”. Entro lo stesso anno, Bennett incontrò Hussein Rofé e seppe che il suo “Maestro” era indonesiano e si chiamava Bapak Muhammad Subuh Sumohadiwidjojo. Unendosi ad altre undici persone che seguivano gli insegnamenti di Gurdjieff, Bennett ricevette l’”apertura” del latihan da Hussein Rofé, rendendosi conto da subito che stava sperimentando qualcosa mai sperimentato in precedenza.

Saputo che Pak Subuh avrebbe accettato un invito in Europa, Bennett si impegnò a invitarlo e

a prepararne l’accoglienza. Il 22 maggio 1957, Pak Subuh con la moglie e tre assistenti indonesiani giunsero a Londra. Bennett era in aereoporto ad accoglierli e racconta che fu immediatamente colpito da due cose: “per prima, la banalità del suo aspetto e per seconda l’imperturbabile calma ed il completo distacco che da lui emanavano e che mi compenetrarono non appena giunsi in sua presenza”.

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Dal MondoI Creativi di Subud opere, creazioni e pensieri dal mondo

Skimbleshanks

‘Twas on a day like yesterdayWhen Skimbleshanks first came this waySo thin was she from tail to head So light her leap and soft her tread You might have rubbed your eyes and saidI really don’t know what to say

‘Twas on a morning like todayWhen Skimbleshanks came out to playShe hipped her hop and sprang her springBefore the birds woke up to singYou might have smiled and said again I really don’t know what to say

‘Twas on a night just like todayWhen Skimbleshanks she said goodbyeSo thin was she from head to tailSo light her leap and long her trailYou might have tried to speak, and failedAnd bowed your head to cry

‘Twas on a now just like a thenThat Skimbleshanks went home again.

Emmanuel Williams

I prossimi eventi dal mondo Subud

20 - 21 ottobreSubud Norway Autumn Gathering

25 - 28 ottobreCongresso Nazionale di Subud Austria che

si tiene a Reichenau/Rax un luogo situato fra le montagne non lontano dalla città. Contatti:

[email protected]

1 - 4 novembreZone 9 Gathering in Cile, alle “Cascadas de las Animas”, Cajon del Maipo,il luogo del Gathering

si trova a 60km da Santiago ed è situato in un “santuario della natura”, circondato da aspre montagne, valli, fiumi, sorgenti e cascate.Per

informazioni: http://www.cascada.net/index_ing/index.

oppure contattare Mauricio Castillo : [email protected]

4 novembreWORLD LATIHAN 02:00 (Los Angeles) - 04:00 (Mexico City) - 05:00 (New York/Bogota) - 07:00

(Santiago de Chile) - 10:00 (GMT) - 10:00 (London) - 11:00 (Paris) - 17:00 (Jakarta) - 21:00

(Sydney) - 23:00 (New Zealand)

Simone Hull

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L’Angolo Verde del Cuoredi Alina

Buon ottobre a tutti!

Siamo entrati nel mese della racolta dei frutti del nostro orto e delle preparazioni per la

primavera. Da noi gli alberi si sono già colorati di giallo e le prime fogle stanno cadendo a terra diventando, così, il posto ideale per la dimora dei porcospini e degli altri animali, nostri aiutanti nell’orto. Anche se siete amanti del giardino “pulito” potrete comunque accumulare rami secchi e foglie cadute in un angolo permettendo a questi animaletti di passare l’inverno nel vostro terreno in modo che a primavera vi potranno aiutare a mantenere l’equilibrio del vostro pezzo di riserva naturale.

Ad ottobre ci prepariamo a racoglere le noci mentre nell’orto si raccolgono gli ultimi pomodori: anche

se sono ancora verdi basterà tagliarli lasciando un pezzo di rametto in modo che maturino pian piano.

Dovremo inoltre cominciare a pulire molto bene i pezzi di terreno che avremo liberati dalle

piante estive togliendo i resti delle radici mentre la terra allentata va zappata e poi pareggiata in modo che le lumache trovino un nascondiglio per passare l’inverno. Prima dell’inverno solo i terreni molto pesanti (argillosi) dovranno essere vangati. Anche se molti ritengono che il terreno non debba essere vangato e che si possono usare altri modi meno invasivi per arearlo, come ad esempio la forca forrattiera per allentarlo e il coltivatore a dente di porco, occorre dire che si tratta di attrezzi poco diffusi nel nostro paese che quindi mi hanno sempre costretta ad “arrangiarmi”. Alla fine del mese si possono cominciare a

mettere a dimora le piante da frutto (dopo che le fogle sono cadute) come mele, pere, ciliege e prugne; mentre peschi, albicocchi, cotogni, kiwi, noci e viti sono da piantare preferibilmente a primavera, ma prima della fioritura. Secondo la mia esperienza, se non è possibile evitare di piantare mentre è già in atto la fioritura, bisogna almeno, per la salute e

la resistenza della pianta (futuro albero) rimediare scegliendo un giorno astronomicamente favorevole

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(il cosiddetto giorno della frutta) e dedicarsi alla cura del nuovo alberello per almeno 2 anni.

Per quanto riguarda gli alberi già svilupati, occorre controllare e se è necesario contrastare gli insetti

che salgono dal terreno e scavano la corteccia: ci sono vari sistemi di lotta ma io preferisco spruzzare, nei giorni della frutta, un macerato di 3 giorni di ortica concentrato o un decotto di assenzio diluito in rapporto 1:2 (il decotto si prepara con 300 gr. di assenzio fresco o 30 gr. di assenzio secco in 10 lt. di acqua si mette a bagno in acqua fresca, se possibile piovana, per 24 ore e dopo si fa bollire tutto a calore moderato per 30 minuti).

Questo mese si possono inoltre piantare le piante officinali (nei giorni delle foglie). Se già

ne abbiamo, ma vogliamo ampliare l’angolo delle erbe aromatiche è possibile riprodurle per divisione dei cespi (quelle molto grosse) oppure per stolone radicale: erba cipollina, origano, dragoncello, melissa, menta... Salvia, issopo, ruta, assenzio (ottimo desinfetante del terreno) e levistico.Nei giorni delle radici si racolgono le radici officinali di valeriana, la consolida (il macerato è miglior concime per i pomodori e si puo mescolare con il macerato di ortica) e l’angelica.Le radici, tagliate a tocchetti, si possono essicare e conservare.

Il calendario biodinamico per mese di ottobre:

Giorni di foglie1 lunedì fino alle 22, 9 martedì dalle 13 alle 22, 10 mercoledì,14 domenica dalle 23 fino al giorno, 15 lunedì alle 15, 17 mercoledi dalle 23 a tutto il giorno

di giovedì 18 e fino a venerdì 19 alle 23, 26 venerdi dalle 4 tutto il giorno, 27sabato e 28 domenica finoal giorno di 29 lunedì alle 5.

Giorni di frutti:

1 lunedì dalle 23 tutto il giorno, 2-martedì e giorno 3 mercoledì fino al giorno 4 giovedì alle 3, 9 martedì dalle 9 alle 12, 10 mercoledì dalle 23 e tutto il giorno di gioedì 11 e venerdì 12 fino a sabato 13 sabato alle 12 , 20 sabato dalle 00 alle 13 e dalle 17 fino a tutto il giorno di comenica 21 fino a lunedì 22 alle 2, 29 lunedi dalle 6 per tutto il giorno e martedì 30 fino a mercoledì 31 alle 5h.Giorni di fiori:

4 giovedi dalle 16h fino a venerdì 5 alle 5, 7 domenica dalle 00 fino a lunedì 8 alle 12h e dalle 17 alle 24, 17 mercoledì dalle 14 alle 16, 24 mercoledì dalle 5 fino a tutto il giorno di giovedì 25 fino al 26-venerdi alle 3.

Giorni delle radici:

4 giovedì dalle 10 alle 15, 5 venerdì dalle 6 alle 9, 6 sabato dalle 1 alle 23, 9 martedì dalle 1 alle 8, 13 sabato dalle 13 fino a domenica 14domenica alle 22, 15 lunedì dalle 16 fino al martedì16 alle 14, 22 lunedì dalle 3 a tutto il martedì 23 ed al giorno mercoledì 24 alle 4, 31vmercoledì dalle 6 alle 8 e dalle 15.

Giorni sfavorevoli al qualsiasi lavoro sulla terra o sulle piante: 16 martedi dalle 14 fino a mercoledì 17 alle 14.

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Melanzane Ripiene

INGREDIENTI

4 melanzane medie 1 cipolla

4pomodori maturi

formaggio semistagionato di pecora (o tofu affumicato)

origano q.b.

parmigiano

PREPARAZIONE

Lavate e tagliate a metà le melanzane nel senso della lunghezza. Tenetele sotto sale grosso circa un’ora. Una volta scolate cuocetele in acqua bollente per 3-4 minuti affinchè diventino morbide ma non troppo cotte.

Una volta scolate togliete la polpa con un cucchiaio e mettetela in una terrina; la buccia invece la metterete sul fondo di una teglia.

Soffriggete la cipollla ed aggiungetela alla polpa assieme ai pomodori freschi ben maturi, precedentemente sbucciati passate il composto sul fuoco e continuate a cuocere per un po’. Qualora i pomodori non bastassero potete aggiungere dei pelati.

Una vota spento il fuoco, grattugiatevi dentro il pecorino semistagionato o del tofu affumicato (qualora vi fossero intolleranze); regolate di sale e versate il ripieno sopra le melanzane già posizionate nella teglia. Spianate il composto e cospargetelo di origano e parmigiano.

Cuocete in forno a 180 gradi per circa 30 min..E’ pronto quando il liquido in eccedenza evapora del tutto.

Questo piatto piaceva molto ai SUBUD-ini durante gli incontri di fine estate. Buon appetito!

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La Ricetta del Mesedi Alina

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Responsabile: Isabella Moroni - Roma tel: 39 06 77071899 - +393391597050 - +3384670935

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