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Il Bologna FC ha diramato i convocati per la partita di domanisera contro l'Avellino. Tra i difensori c'è anche Maietta il qualeperò, non essendosi allenato per due giorni, probabilmentepartirà dalla panchina.

Ecco comunque l'elenco completo dei giocatori.

Portieri: Coppola, Da Costa.

Difensori: Ceccarelli, Ferrari, Garics, Maietta, Masina, Mbaye,Morleo, Oikonomou.

Centrocampisti: Bessa, Buchel, Casarini, Krsticic, Laribi,Matuzalem.

Attaccanti: Acquafresca, Cacia, Improta, Mancosu, Sansone.

A loro il nostro in bocca al lupo affinchè onorino la maglia ediano il massimo! Forza ragazzi.

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Bologna, la strada è una sola

Avanti Bologna, ormai siamo quasi in fondo alla strada. Questastagione assurda sta per concludersi, e può ancora finire nelmigliore dei modi. Delio Rossi lo sa, e con esperienza da unaparte carica squadra e pubblico e dall'altra getta acqua sulfuoco, consapevole che troppo entusiasmo può generare opresunzione o paura, paura del risultato, come quando si èvicini a qualcosa a lungo desiderato e che ormai è lì, a portatadi mano. Il Bologna, questo Bologna, ha avuto numerose vite inuna sola stagione sportiva: c'è stato il Bologna estivo, con tantigiocatori in partenza e senza soldi, con una proprietà che aparole disegnava un futuro ma che poi, nell'atto pratico, nonpoteva che affidarsi ad uno sconosciuto avvocato napoletanonel tentativo di allestire una squadra. Squadra da promozione?Da play-off? Da media classifica? No, semplicemente unasquadra, nell'attesa di ulteriori scadenze che sarebbe statoun'impresa onorare, e poi chissà. Chi ricorda l'estate passata aprovare il 4-3-3 e i catastrofici risultati iniziali, quando persinoL'Aquila ha disposto come gli è parso dell'Armata Brancaleoneaffidata a Lopez, sa bene di cosa parliamo. Ci poteva essere ilcuore, si, ci poteva essere la fede, quella che ti fa crederecomunque che la squadra che ami possa giocarsela controchiunque, ma non era un Bologna da promozione, nonsembrava. Poi ad autunno tutto è cambiato: dall'America èarrivato un personaggio che sembrava uscito dalle favole, daisogni di una città che calcisticamente, negli ultimi anni, avevasmesso di sognare, che i cinquant'anni dell'ultimo Scudetto liaveva “festeggiati” con una clamorosa retrocessione in B, conuna squadra incapace persino di tirare in porta e che lamediocrità altrui aveva però tenuto in piedi fino all'ultimo.L'uomo si chiama Joe Tacopina, parla di futuro, di grandepiazza da rilanciare, di grandi progetti: parla, parla, e unpopolo ormai avvezzo a non illudersi lo prende con le molle, lovaluta, ne aspetta le mosse. Si dice che chi parla tanto poi nonfaccia, ma Joe fa, eccome: coinvolge l'amico Saputo, che achiamarlo “il re delle mozzarelle” sembra di prenderlo in giro,

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perché ha un impero, è uno che sa quello che fa in ognioccasione. Così la squadra ha finalmente una proprietà, finiscesui giornali, tutti parlano ancora di Bologna, del Bologna,mentre la squadra rianimata non si sa come – anche da una Bche non sembra tanto competitiva – rinasce, domina, sfiora latesta. Questa è la seconda vita del Bologna, quella dove tuttofunziona, quella dei grandi sogni: si guarda avanti, la A,l'Europa poi, e poi chissà. La promozione? Già in tasca,figuriamoci se poi alla squadra che vince sia quando gioca beneche quando gioca male aggiungi rinforzi da A, rinforzi costosi,gente con un nome per intenderci.

La terza vita è stata la più dolorosa, ed è arrivata proprioquando tutto sembrava andare bene. Improvvisamente lasquadra si è accartocciata su se stessa, sono venuti fuori i limitidi carattere, l'inesperienza di alcuni, gli infortuni, la sfortuna.Ci prendiamo il primo posto? No, puntiamo a mantenere ilsecondo, che sempre in A ti porta. E invece no, terzi, poiquarti, i nuovi che non ingranano, i vecchi che si perdono perstrada. Non c'era così tanta fiducia quando la stagione si èconclusa e i play-off si profilavano all'orizzonte: arrival'Avellino, mai battuto, squadra di carattere, che ha fattoun'impresa a La Spezia per arrivare fino a qui. Delio Rossi,chiamato dalla società a tentare di rimettere insieme i cocci,

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ha lavorato duro e sotto traccia, non lasciando niented'intentato ma nemmeno lanciandosi in chissà quali rivoluzioniculturali: il calcio, alla fine, non è una scienza esatta ma hapur sempre le sue regole, e le partite si possono vincerecurando i dettagli, lavorando sulle teste e sulle gambe. ABologna sanno che vincere l'andata in trasferta non tigarantisce niente: lo hanno imparato amaramente giusto diecianni fa, quando il Parma e Calciopoli spinsero i rossoblù in B.

Per questo Rossi predica calma e attenzione, consapevole chela strada è una sola: corsa e testa, che con i piedi questasquadra non è inferiore a nessuno ma troppe volte in questastagione e nelle sue tante vite ha dovuto imparare sulla propriapelle che se nel calcio i piedi buoni non bastano ancor menobastano in questa Serie B elogio della classe operaia, dellatenacia e dello spirito di squadra che chi la A l'ha già presa –Carpi e Frosinone – così bene rappresenta. Il Bologna merita lamassima serie? Risposta scontata, ma dovrà dimostrarlo anchestasera, e poi in finale. Non sarà facile ma Rossi sembra avertrovato la formula giusta e i suoi giusti interpreti, e l'impresa èormai lì, dietro l'angolo. Ancora pochi passi, da giocare con lospirito di chi questa maglia la rese gloriosa, dei Bulgarelli, degliHaller, dei Pascutti: campioni dalla testa ai piedi, passando perquel cuore che è necessario per rendere reale un grande sogno.

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Una difesa giovanissima e un centrocampo dai piedi buoni:ecco il Bologna di stasera

Il Bologna di stasera? Poche sorprese, che non è gara diesperimenti. Eppure le novità non mancheranno, a partire dalladifesa: perso da tempo Gastaldello, Rossi non dovrebberischiare Maietta – uscito acciaccato al termine della gara diandata – e quindi si affiderà con ogni probabilità alla coppia dicentrali giovanissimi composta da Oikonomou e Ferrari, con ilgreco chiamato a dimostrare di essere un leader. Benzina verdeanche sulle fasce, con Mbaye e Masina preferiti a Ceccarelli eMorleo. In porta naturalmente Da Costa. A centrocampopotrebbe rimanere in panchina l'austriaco Buchel, tra i piùconvincenti con il tecnico di Rimini eppure fuori dallaformazione di stasera: il consueto rombo vedrà Matuzalemvertice basso e il rientrante Krsticic come trequartista, conCasarini e Laribi interni: al primo verrà chiesto fiato e capacitàdi fare legna, al secondo quegli inserimenti che sono la suaspecialità e che potrebbero spaccare la partita. In attaccoSansone confermatissimo, al suo fianco ecco rispuntare Cacia,dopo le prove non convincenti di Mancosu e Acquafresca. Lagara sarà diretta dal signor Mariani di Aprilia, già visto inquesta stagione nella gara contro la Pro Vercelli del 16 maggioe terminata in parità. Previsti circa 20.000 tifosi, 2.000 circaprovenienti da Avellino.

BOLOGNA (4-3-1-2): Da Costa; Mbaye, Oikonomou, Ferrari,Masina; Casarini, Matuzalém, Laribi; Krsticic; Sansone, Cacia.

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L'altro spogliatoio: numeri e probabile formazione dell'Avellino

Oggi alle ore 18:30 al Dall'Ara, andrà in scena il match diritorno della semifinale play-off tra Bologna e Avellino. Ilmatch di andata in Campania come tutti sapete, si è conclusocon il risultato di 0-1 in favore dei rossoblù, che domanipossono gestire la partita a loro piacimento standosemplicemente attenti a non sottovalutare l'impegno pensandomagari di aver già conquistato l'accesso alla finalissima.L'Avellino dal canto suo, dovrà tentare l'impresa su un campoche quest'anno ha visto il Bologna soccombere solo in treoccasioni, di conseguenza i ragazzi di Rastelli dovranno tirarefuori gli attributi e al tempo stesso dovranno cercare discardinare una difesa, quella rossoblù, che ha incassato inventuno incontri casalinghi solamente dodici reti. Inoltre atutto ciò, bisogna aggiungere che il Bologna ad oggi si staesprimendo forse ai massimi livelli: Sansone si sta dimostrandogiocatore da serie maggiore, Masina e Maietta dietro sonobrillanti, a centrocampo Matuzalem e Casarini fanno il lavorosporco, in porta Da Costa sta facendo ricredere gli scettici.Insomma, tutto fa pensare ad un esito scontato, ma nel calcio ipronostici sono fatti per essere ribaltati, ed è proprio questoche l'Avellino vuole dimostrare.

Per quanto concerne la formazione, mister Rastellisembrerebbe intenzionato ad effettuare un paio di cambirispetto al match di andata; in porta confermato Rastelli, indifesa doppio ballottaggio Fabbro-Vergara e Visconti-Bittante,con due di loro che andranno a completare la linea difensivaaffianco di Almici e Rodrigo Ely, a centrocampo l'ivorianoMoussa Konè e Zito sembrano sicuri del posto dopo l'ottimomatch di tre giorni fa, mentre per la terza slot è ballottaggiotra Arini e Schiavon con il primo favorito. Sulla trequartidovrebbe agire nuovamente Sbaffo alle spalle del duo Comi-Trotta, con quest'ultimo che dovrebbe essere preferito al belgaMokulu.

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Ricordiamo solamente che in virtù del regolamento play-off, incaso di medesimo risultato della partita di andata (0-1), nonsono previsti i tempi supplementari, ma è il Bologna a passarein virtù del miglior piazzamento nella regular season.

AVELLINO (4-3-1-2): Frattali; Almici, Ely, Fabbro (Vergara),Visconti (Bittante); Zito, Kone, Arini (Schiavon); Sbaffo; Comi,Trotta (Mokulu).

BALLOTTAGGI: Fabbro-Vergara 55%-45%; Visconti-Bittante60%-40%; Arini-Schiavon 55%-45%; Trotta-Mokulu 70%-30%.

SQUALIFICATI: Pisacane.

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10 CURIOSITA' SULL'AVELLINO

L'A.S. Avellino 1912 nasce appunto nel 1912, quando nel mesedi dicembre viene ufficializzata la fondazione dell'UnioneSportiva Avellinese. Sino agli anni '70 la squadra (che adotta ilcolore verde solo a partire dagli anni '40) disputa le sue gareinterne nel campo sportivo Piazza d'Armi: l'ubicazione delterreno permetteva la visione delle gare dai balconi deipalazzi circostanti e ai detenuti del carcere borbonico.

L'attuale stadio è stato costruito da Costantino Rozzi,indimenticato e storico presidente dell'Ascoli e grandecostruttore edile, e inaugurato nel 1971: inizialmente notosolo come "Partenio", dal 28 novembre 2010 è intitolato aAdriano Lombardi, centrocampista e capitano nell'anno dellastorica promozione in A e scomparso per via della SLA poco piùche sessantenne.

Nella sua storia l'Avellino vanta la partecipazione a 10campionati di Serie A, giocati tutti peraltro consecutivamente:il primo fu quello 1978/1979 e vide gli irpini piazzarsi all'11°posto su 16 partecipanti, l'ultimo fu il campionato 1987/1988,quando per un solo punto l'Avellino salutò la Serie A che daallora non è più stata riconquistata.

Il decennio giocato consecutivamente in Serie A è stato il fioreall'occhiello nella storia societaria di una squadra capace digrandi salite e di rovinose cadute, che nella sua storia hagiocato discretamente poco anche in Serie B (16 tornei conquesto) disputando la maggior parte dei suoi campionati nelterzo e nel quarto livello del calcio italiano. Nel propriopalmarès gli irpini vantano 2 vittorie in Serie D e ben 3vittorie nel terzo livello del calcio italiano, una quando sichiamava Serie C, una quando si chiamava Serie C1 e unarecentemente con la categoria denominata Lega Pro PrimaDivisione.

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La maglia dell'Avellino ha subito nella storia diverseevoluzioni: inizialmente bianca, è poi passata attraverso ilrosso-nero, il giallo-nero e il bianco-azzurro. La maglia verde èstata indossata per la prima volta il 23 febbraio del 1947,quando gli irpini scesero in campo contro il Benevento: le duecittà discutevano su quale possedesse il liquore migliore, e fucosì che mentre i beneventini indossavano il giallo dello"Strega" gli avellinesi risposero con il verde dell'Anthemis,prodotto dai frati benedettini. Da allora il verde è diventato ilcolore ufficiale, e da questo campionato vi è impressa unatesta di lupo irpino, simbolo del club da sempre.

L'allenatore della prima storica promozione in Serie Bdell'Avellino (1972/1973) fu Antonio "Tony" Giammarinaro, cheda giocatore crebbe nel vivaio del 'Grande Torino' e cheindossò la maglia con il numero 10 di Valentino Mazzola nellaprima gara disputata dai granata dopo il terribile schianto diSuperga dove morì lo squadrone capace di vincere tutto.

L'allenatore della prima storica promozione in Serie A, invece,fu Paolo Carosi, che nel 1977 era un fresco esordiente conesperienze solo nelle giovanili della Lazio, di cui da giocatoreera stato una bandiera: un singolare aneddoto che lo riguardaè riferito alla 4ª giornata del campionato 1966-1967. Sigiocava a San Siro, Milan-Lazio e l'arbitro Angonese, con irossoneri in vantaggio per 2-1, fischiò la fine dell'incontro condue minuti di anticipo. Quando ci si accorse dell'errore moltigiocatori compreso Carosi erano già sotto la doccia, edovettero tornare in campo controvoglia: il centrocampistadecise di non mettersi neanche le scarpe per disputare queipochi secondi ancora da giocare, ma ricevuto un pallone lanciòbenissimo in profondità il compagno Bagatti, che siglò cosìl'insperato 2 a 2.

L'unico giocatore dell'Avellino ad aver giocato in Nazionale èFernando De Napoli, che nell'estate del 1986 disputò in azzurroi Mondiali di calcio in Messico quando ancora vestiva la maglia

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verde degli irpini. Poco dopo la conclusione dellamanifestazione fu ufficiale il suo trasferimento, poco più cheventenne, al Napoli, dove sarebbe diventato uno dei pilastridella squadra capace di vincere due Scudetti con Maradona.Delle 54 presenze in Nazionale di De Napoli, 5 sono avvenutequando era un giocatore dell'Avellino.

Il giocatore più presente di sempre nella storia del club è ildifensore milanese Simone Paolo Puleo, all'Avellino dal 2000 al2007 e poi dal 2009 al 2012: in questo periodo di tempo hamesso insieme tra campionato e play-off ben 258 gare con lamaglia bianco-verde.

Il miglior marcatore di sempre dell'Avellino? Fino al 2013 ilrecord apparteneva, con 50 segnature, a Livio Gennari. Daallora invece il detentore di segnature in maglia verde è ilnapoletano Raffaele Biancolino, soprannominato "il Pitone" eautore in campionato di 52 gol. Attualmente al Barletta,Biancolino vede insidiato il suo trono dal 32enne LuigiCastaldo, ancora in forza alla squadra e autore finora di 41reti.

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La storia: si scrive “Gil”, si legge “Gol”

Riproponiamo la storia di un giocatore che ha significato moltosia per il Bologna che per l'Avellino e che abbiamo giàpubblicato sul nostro sito ai tempi della gara di andata incampionato. La storia di “Gil” De Ponti, figlio delle stelle.

Una storia ricca e interessante, quella del club calcisticoirpino: nel 1978 arriva in Serie A, vi rimane per dieci stagionicon molta sofferenza e diverse belle soddisfazioni. Il grandeGianni Brera lo definirà "la più bella realtà del calcio diprovincia della storia italiana".1977, 1978. Torniamo al 1977. Il Bologna inizia il campionatocon una trasferta impegnativa, ospite dell'Inter a San Siro. Inerazzurri possono vantare campioni come Ivano Bordon tra ipali, il grande Gacinto Facchetti (alla sua ultima stagione) indifesa, Lele Oriali a centrocampo e Pietro Anastasi di punta.Inoltre stanno spuntando Giuseppe Baresi e AlessandroAltobelli. Insomma, una bella squadra, che non a caso arriveràquinta al termine del torneo e conquisterà la Coppa Italia.E il Bologna? In panchina è tornato Bruno Pesaola, già tecnicocampione d'Italia con la Fiorentina e capace di vincere allaguida dei rossoblù la Coppa Italia del 1974. È tornato all'ultimotuffo, ritrovandosi tra le mani una squadra che dovrà lottareper salvarsi. Ma contro l'Inter è impossibile vincere.E invece il Bologna vince. Il gol-partita lo segna un frescoesordiente in rossoblù, Gianluca De Ponti, su assist di StefanoChiodi. Fiorentino - quando si dice il caso - De Ponti è uno diquei giocatori che si sono "fatti da se": cresciuto nellaFiorentina, ha girovagato per le serie inferiori (Impruneta,Terranuovese, Sangiovannese) segnando così tante reti daguadagnarsi la chiamata al Cesena, con cui ha esordito in Aappena due anni prima. Il Bologna lo ha acquistato percompletare un attacco che vede la presenza di altri due futuricampioni: uno è il già citato Chiodi, l'altro il giovane prodottodel vivaio Giuliano Fiorini. De Ponti è il più esperto dei tre, lasquadra fatica moltissimo per raggiungere la salvezza ma alla

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fine ce la fa anche grazie alle sue otto reti, che lo rendono ilcapocannoniere rossoblù.Che personaggio, De Ponti: più che per i gol, a Bologna colpisceper il suo look stravagante e per la generosità con cui in camposi butta su ogni pallone, compiendo anche un utilissimo lavorodi copertura. Baffi e lunghi capelli riccioli, a Cesena si dice cheandasse a giro per il centro cittadino con un'oca al guinzaglio eche fosse il re delle discoteche. Siamo nel 1977, la canzone cheva per la maggiore è "Figli delle Stelle" di Alan Sorrenti, edecco che De Ponti, già "Gil" ("Si scrive Gil, si legge Gol", unadelle frasi celebri su di lui da parte dei tifosi) diventa "Figliodelle Stelle". L'anno successivo però in società si trovano tra lemani - nell'ambito di un'operazione di mercato che porta Chiodial Milan - il promettente attaccante Vincenzi, e De Ponti vieneceduto.

Lo acquista (è il 1978, giusto?) il neo-promosso Avellino,compagine a cui in pochi danno una lira: invece Vincenzidelude e il Bologna si salva solo grazie alla differenza-reti,Chiodi al Milan conquista lo Scudetto e De Ponti è tra iprotagonisti della sorprendente (e ampia) salvezzadell'Avellino. Ancora una volta "Gil" è il miglior marcatore del

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suo club, esaltando i tifosi anche grazie ad un estro fuori dalcomune. Il resto della sua carriera è da vero e proprio"attaccante giramondo": dopo un biennio all'Avellino scende inB alla Sampdoria, quindi dopo una stagione all'Ascoli ecco ilritorno a Bologna, città dove ha lasciato il cuore e dove è natosuo figlio. I rossoblù sono in Serie B per la prima volta nella lorostoria, "Gil" come i compagni è frastornato dalle note vicendesocietarie che trasformano quella che doveva essere unastagione all'inseguimento della promozione in un'annata checulmina con l'incredibile retrocessione in C. Si rimbocca lemaniche, e l'anno successivo contribuisce - pur se in modomarginale - all'immediato ritorno in B. Lascia le cose come leaveva trovate, e per chiudere la carriera sceglie l'estero,pratica non così comune ai tempi. Lo aspettano i maltesi delloŻurrieq e il vecchio compagno del Bologna Adelmo Paris:insieme, i due ex-rossoblù, conquistano una Coppa di Malta, eGil il titolo di capocannoniere del campionato, chiudendo unacarriera tutto sommato ricca di soddisfazioni e dai buoninumeri: 143 presenze e 35 reti in Serie A, 58 presenze e 15 retiin Serie B, oltre a un gran numero di gol segnati anche nelleserie inferiori.

Gianluca De Ponti è l'ideale trait d’union tra due società,Bologna e Avellino, tanto diverse nelle origini quanto simili inun periodo, gli anni '80, dove il calcio era senz'altro piùpittoresco e ricco di eroi. Gil è stato uno di questi eroi,creandosi da solo una carriera che lo ha visto girovagare pertutta Italia ma che proprio a Bologna e Avellino lo ha vistoentrare nel cuore dei tifosi, che ne apprezzavano il caratterepoco incline ai compromessi, l'enorme generosità sul terreno digioco e la stravaganza fuori dal campo. Un attaccante che sifece da solo, che seppe divertirsi e divertire, e che a modo suoe grazie ad un cuore enorme ha segnato una parte di storiadelle due società che si sfideranno sabato in una gara che, seper un attimo volessimo provare a chiudere gli occhi, potrebberiportarci ad un calcio romantico che adesso non c'è più. Il calcio di Gil De Ponti, il figlio delle stelle.

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Al Ritmo del Goal, #BolognaAvellino stasera alle 20.15

Stasera Martedì 2 Giugno torna AL RITMO DEL GOAL , 20.15circa, sempre sui 105 in FM di Punto Radio, insieme allaRedazione di 1000Cuorirossoblu. Seguiremo con Voi il postpartita di Bologna vs Avellino, ma non solo: in regia AlexGrimaldi e Andrea Neri, ci collegheremo con lo Stadio Dall'Aradove avremo ai nostri microfoni Stefano Castellari, FedericaMolinari e Andrea Bonomo per tutto il lunghissimo post partita.In studio Davide De Stradis e Stefano Ramini per commentareinsieme la partita del Bologna, la stagione esaltante dellaVirtus e l'ultima impresa della Fortitudo. Collegamento con loStadio Menti di Vicenza dove seguiremo alcuni passaggidell'altra semifinale Vicenza-Pescara, grazie al grande Paolo DeCarolis. Per coloro che sono fuori regione e fuori provincia cipotrete seguire in streaming su www.1000cuorirossoblu.it e sulcanale 196 del Digitale Terrestre di PuntoRadioTv.

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