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Elenco delle illustrazioni e loro didascalia per l’articolo:

San Martino 1859. Analisi di una battaglia, di Giovanni Cerino-Badone

Fig. 1. Il campo di battaglia di San Martino. La carta corrisponde all’area degli scontri che videro

contrapposte la 3°, la 5a e parte della 2a Divisione dell’esercito sardo all’VIII° CA del generale

Benedek.

Fig. 2. Il campo di battaglia e le  Kill Zones austriache. La linea tratteggiata A indica la gittatamassima delle artiglieria, le linee contrassegnate dalla lettera B la distanza massima di ingaggio per

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la fanteria. La linea C indica la linea di massima resistenza. Le frecce blu sono le direttrici

dell’avanzata delle divisioni sarde.

Fig. 3. Cascina Monata. Si tratta di una delle cascine che caratterizzano il paesaggio di San

Martino. Fu occupata dal 2° battaglione dell’11° Reggimento di fanteria e, in seguito, da elementi

dell’IR 17. La facciata principale di queste costruzioni agricole è rivolta a sud per sfruttare

l’esposizione del sole mentre a nord troviamo solo piccole finestrelle che, come feritoie, si

intervallano regolarmente lungo muri perimetrali. Si trattava di un ottimo appiglio tattico per le

truppe austriache, vere e proprie ridotte particolarmente efficaci per fronteggiare le operazioni di

cavalleria o della fanteria di linea. Solo l’artiglieria era in grado, con un tiro di demolizione a palla

piena o con granate incendiarie, di sloggiare gli occupanti.

Fig. 4. Un roccolo. Il roccolo, uno degli elementi caratteristici del paesaggio lombardo, indica un

boschetto di piante sistemate a cerchio o semicerchio destinato ad ospitare le reti per catturare

uccelli di piccola taglia. Quello di San Martino, formato da alberi di Carpino, era situato dove oggi

si trova la torre monumentale.

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Fig. 5. Il settore nord-occidentale del campo di battaglia visto dal Viale dei Cipressi . Così

doveva apparire il campo ai fanti austriaci della prima linea. Si nota come la base della collina sia

del tutto nascosta alla vista a causa della vegetazione e del repentino cambio di quota. Questo

elemento rendeva le “formidabili” posizioni di San Martino vulnerabili agli attacchi delle divisioni

sarde.

Fig. 6. Pezzo da 6 libbre austriaco. Fuso a Vienna nel 1827, si tratta di uno dei cinque cannoni

catturati dall’esercito del regno di Sardegna il 24 giugno 1859. Apparteneva alla Cavalerie-Batterie

Nr. 11/VIII. Il pezzo è oggi conservato presso il Museo Storico Nazionale dell’Artiglieria di Torino.

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Fig. 7. Obice sardo su affusto Cavalli Mod. 1844. Questo versatile sistema d’artiglieria era il

risultato del primo progetto interamente nazionale adottato nel Regno di Sardegna dal XVIII secolo.

Fig. 8. Il maggior generale Philibert Mollard (Albens, 13 maggio 1801 – Chambery, 23 giugno

1873). Considerato l’eroe di San Martino, la sua azione di comando perse in breve la visione

d’insieme delle scontro. Dopo il 1860 decise di entrare al servizio della Francia, divenendo prima

generale di divisione, quindi “aide de camp honoraire de l'Empereur” dal 1866 al 1870.

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Fig. 9. Il maggior generale Domenico Cucchiari. (Carrara, 24 luglio 1806 – Livorno, 19 gennaio

1900). Per Cucchiari alle 13 la battaglia era perduta, e aveva ordinato alla sua divisione diabbandonare la zona delle operazioni per dirigersi su Rivoltella.

Fig. 10. Feldzeugmeister Ludwig August von Benedek (Sopron, 14 luglio 1804 – Graz, 27 aprile

1881). Considerato a lungo dai suoi compatrioti e dalla storiografia di lingua tedesca come il vero

vincitore di San Martino, Benedek mantenne per tutta la giornata un atteggiamento decisamente

passivo nei confronti dell’avversario.

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Fig. 11. Battaglione sardo in colonna. Questa formazione tattica, ideata per gli attacchi alla

baionetta previsti dalla dottrina di impiago dell’esercito del regno di Sardegna, risultava essere unbersaglio troppo vistoso per la fanteria e le artiglierie avversarie anche in un terreno rotto come

quello di San Martino.

Fig. 12. La situazione del campo di battaglia alle ore 12 c.a. La Brigata Acqui comincia la suaazione di attacco.

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Fig. 13. L’avanzata del 3° e del 4° battaglione del 17° Reggimento verso Casette Preseglia. La

foto è stata scattata presso località Bonera a circa 500 metri dagli edifici di Casette Preseglia

presidiate da due compagnie, la 16a e la 17a, del 3°/IR 17. Si noti come i riferimenti tattici siano

abbastanza pochi, mentre l’altipiano di San Martino é ad oltre un chilometro sulla destra.

Fig. 14. La linea di massima avanzata del 4° battaglione del 17° Fanteria . Dopo la conquista di

Casette Preseglia il 4° battaglione giunse ad attestarsi sul bordo esterno della strada Ortaglia-Corbùdi Sotto per sfruttare al meglio il riparo offerto dal fosso.

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Fig. 15. Le linee austriache dal fronte del 4°/17° Rgt. Le alture davanti alle postazioni del 4°/17°

Rgt sono quelle di Casette Citera. Appare evidente come il vasto ed aperto pendio, spazzato dal

fuoco di fucileria e artiglieria da praticamente tre lati, fosse la Kill Zone ideale per la truppa di

Benedek.

Fig. 16. La situazione del fianco destro austriaco alle ore 12.30 c.a. Fermati dalla potenza di

fuoco avversaria, il 3°/17° ed il 4°/17° vengono contrattaccati da tre battaglioni avversari della

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Brigata Lippert, il 2°/IR 17, 3°/IR 17 e il 2°/GR Szluiner e costretti alla ritirata. Si noti come le

cascine Ortaglia e Corbù di Sotto siano ancora saldamente in mano austriaca. In secondo piano la

slegata azione del 1°/12° contro Cascina Ceresa.

Fig. 17. La situazione generale del campo di battaglia alle ore 12.30 c.a.

Fig. 18. Generalmajor Joseph Freiherr Philippovich von Philippsberg (Gospić, 30 aprile 1818 –

Praga, 6 agosto 1889). Con la sua brigata fu in grado di ripristinare la situazione sull’ala destra

durante l’attacco della Brigata Acqui.

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ig. 19. Benedek porta l’IR 39 all’attacco durante le fasi finali della battaglia: “Seguitemi

ungheresi! Sono anch’io ungherese e nessun ungherese non lascerà il suo generale e i suoiconnazionali nel pericolo!” Questo attacco, avvenuto alle 20.30 della sera, garantì agli austriaci

sufficiente tempo per continuare indisturbati la loro ritirata.