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  • ROBERT BLOCH L'IRA DI CTHULHU (Strange Eons, 1979)

    Questo libro dedicato a

    HPL che si dedicato ad altri outsider ed ha

    dato loro una chiave argentea.

    I

    ORA Albert Keith non credeva all'amore a prima vista, finch non vide il ri-

    tratto. Non era uno dei soliti faccini graziosi. Per la verit i tratti erano piutto-

    sto canini; occhi rossastri e sfolgoranti, una protuberanza ben poco spor-gente che voleva essere un naso, labbra cascanti e bavose, e orecchie a punta. E il corpo rannicchiato, incrostato di fango, aveva un'aria solo va-gamente umanoide, con gli arti superiori che terminavano con degli artigli ossei ricoperti di scaglie, e i piedi che nella parte di sotto conservavano an-cora qualcosa degli zoccoli.

    La creatura del dipinto era gigantesca, e la figura dell'uomo stretto tra i suoi artigli sembrava piccola al suo confronto. Malgrado lo strato di polve-re che ricopriva il quadro, Keith not immediatamente che la testa del-l'uomo era stata mordicchiata.

    Fermo nella semioscurit del tetro retrobottega del negozietto in South Alvarado Street, Keith cominci a tremare.

    Per un momento tent di analizzare la causa di quella sua reazione. Non era paura... anche se il soggetto della sconfinata tela che stava addossata al muro era, certamente, davvero spaventevole. Era stato colto dalla tipica sindrome del collezionista, tremava dall'impazienza e per la pregustazione del piacere, dal momento che aveva capito che quel quadro sarebbe diven-tato suo, qualsiasi fosse stato il prezzo.

    Keith si gir e lanci un'occhiata al proprietario del negozio che stava in piedi a fianco a lui.

    Quanto costa?, mormor.

  • Il tozzo omino tarchiato si strinse nelle spalle. Facciamo cinquecento. Cinquecento dollari? La faccia del mercante rimase impassibile. Guardi solo quanto grande. Se lo ripulissi un po' e ci mettessi una bel-

    la cornice allettante, non ne ricaverei meno di un bigliettone da mille. Per una cosa di questo genere? Keith aggrott le ciglia ma il mercante non si mosse dalle sue posizioni;

    la sua era la tipica faccia impassibile, professionale, dell'uomo che aveva interpretato quella parte con i clienti per anni e anni.

    S, certo un po' selvaggio, ma lei dovrebbe vedere qualcuno dei biz-zarri individui che circolano da queste parti. L'unica cosa che dovrei fare ficcare questo quadro qui, nella vetrina principale, e se lo arrafferebbero immediatamente... cos, in un battibaleno. Quei finocchi delle gallerie di arte fantastica, l alla "La Cinega" vanno sempre in giro in cerca di cose strambe. Basterebbe uno sguardo a questo quadro e gli sembrerebbe di toccare il cielo con un dito.

    Keith continuava a fissare il quadro. S, era proprio come toccare il cielo con un dito, su questo non c'era alcun dubbio. Quell'opera aveva un potere tutto suo, un'autorit di esecuzione che andava oltre il suo pur sensazionale soggetto.

    Chi l'autore?, chiese. L'omino scosse la testa. Non ne ho la pi pallida idea. Non c' firma. Lanci a Keith uno

    sguardo furtivo. Ho la sensazione che possa trattarsi di qualche artista famoso che non ha voluto firmare un lavoro cos particolare come questo.

    Da dove viene? Non ne so quasi niente. L'ho preso ad un'asta di un grande emporio gi

    nell'Est. Stavano tirando gi il magazzino e volevano fare piazza pulita di tutta la merce invenduta che c'era in deposito. Una parte della roba era ab-bandonata l da forse quaranta o cinquant'anni. Ho preso anche delle casse di libri e lettere che ancora non ho finito di mettere a posto.

    Non ci sono altri quadri? No, questo l'unico. Il mercante spost il suo sguardo verso la tela e

    annu. Vede: provi a pensarci un po', forse farei davvero meglio a fare come avevo detto. Pulirlo, trovare una bella cornice ed esporlo in vetri-na...

    Keith continuava a guardare fisso il quadro: l'immensa figura dall'aspet-

  • to canino accucciata davanti a lui e, per un attimo, prov la folle sensazio-ne che stesse ascoltando e stesse aspettando che lui parlasse. Gli occhi ros-si della figura sembravano interrogarlo, poi si imposero alla sua volont.

    Le dar i cinquecento dollari, disse Keith. Il mercante si gir, cercando di nascondere il suo sorriso di soddisfazio-

    ne, mentre Keith tirava fuori il suo libretto degli assegni e si frugava nelle tasche alla ricerca di una penna.

    A chi lo devo intestare? Santiago. Felipe Santiago. Keith fece un cenno d'assenso e scrisse, strapp l'assegno dal libretto e

    lo porse all'altro. Ecco fatto. Ha bisogno di un documento di riconoscimento? No, va bene cos. L'omino sollev la tela. Dove ha parcheggiato? Proprio qui di fronte. Fuori, nel posto dov'era parcheggiata la vecchia Volvo di Keith, ci furo-

    no dei problemi logistici. Il quadro era troppo grande per entrare nel baga-gliaio. Furono necessari gli sforzi congiunti dei due uomini per far passare la tela attraverso la porta e poi spingerla sul pianale, dove rimase appog-giata contro il sedile posteriore. L incombeva minacciosa e lanciava oc-chiate lascive.

    Mentre Keith guidava verso casa tra le ombre del crepuscolo che si ad-densava, riusciva a vedere gli occhi rossi che lo guardavano dallo spec-chietto retrovisore.

    Quella notte gli occhi di quella creatura canina guardarono Keith attra-

    verso i riflessi delle fiamme del caminetto. Aveva appoggiato la tela sul grande tavolo del suo rifugio, e, in quell'ambiente, il quadro si adattava stranamente a perfezione. L'ondeggiante luce del fuoco che passava da una parte all'altra della gigantesca figura, giocava sulle maschere tribali degli Ibo che stavano appese alle pareti, e danzava lungo le file di statuette d'a-vorio e di giada allineate sulle mensole di un mobiletto cinese. Spostata verso l'alto, al di sopra del camino, la testa avvizzita stava sospesa ad una cordicella che dondolava sulla mensola del caminetto e faceva rapidi in-chini. Keith non era ancora certo che la testa fosse originale, ma quello strano signore che veniva dall'Ecuador aveva giurato che si trattava di un pezzo Jibaro autentico, e lui aveva pagato per quell'oggetto una piccola fortuna.

    Ad ogni modo, il quadro era sufficientemente autentico e il mercante

  • non aveva mentito sulla sua epoca. Gli strati di sporcizia e di polvere che ricoprivano tutta la sua superficie dovevano effettivamente essersi accu-mulati nel corso di numerosi decenni. E quindi, prima di prendere in con-siderazione i problemi dell'incorniciatura e quelli dell'effettivo valore del quadro, Keith si accinse al duro compito di ridurlo.

    Aveva a disposizione vari fluidi e composti chimici che facevano al caso suo, ma Keith aveva imparato a sue spese che il miglior metodo era quello di usare acqua e volgare sapone.

    Lentamente cominci ad asportare lo sporco servendosi di un panno di flanella, facendo al contempo attenzione a non strofinare con troppa forza.

    A poco a poco la superficie madreperlacea si schiar e si illumin, in modo che la creatura accovacciata risalt prepotentemente sulle scure om-bre del fondo del quadro. I toni delle carni divennero delle livide mesco-lanze di un color ocra simile a quello delle pustole con un verde tipico dei mixomiceti, mentre gli occhi rossi brillavano con rinnovata intensit. Det-tagli fino allora celati vennero messi in evidenza: i minuscoli acari neri che stavano avvinghiati agli orribili avambracci, i pezzi di usnea humana sulla superficie del cranio della vittima, e i minuscoli pezzetti di carne conficcati tra le zanne banchettanti.

    Buon Dio! Keith si gir spaventato dal suono di quella voce stridula. Waverly, disse. Come hai fatto ad entrare? L'uomo che era entrato nella stanza, alto, con la barba, si mosse verso di

    lui sorridendo. Almeno Keith pens che stesse sorridendo, anche se la combinazione degli occhiali con le lenti sfumate nascondeva quasi del tut-to l'espressione del suo volto.

    Come al solito. Simon Waverly scosse la testa. Dico sul serio, dovre-sti prendere l'abitudine di chiudere a chiave la porta principale. E dovresti far riparare il campanello. Sono stato l a bussare per buoni cinque minu-ti.

    Mi dispiace, non ti ho sentito. Keith indic la bacinella con l'acqua e sapone che stava sul tavolo. Come ti avevo accennato al telefono, sto pu-lendo un demonio che divora cadaveri. Gesticol in direzione del quadro. proprio un demonio che divora cadaveri, non ti pare?

    Il suo amico scrut la tela attraverso le lenti scure, poi dalle sue labbra usc un fischio lento e sommesso che indicava tutto il suo stupore.

    Non esatto dire che un demonio che divora cadaveri, disse. Que-sto il demonio che divora cadaveri. Sai cosa hai qui? Il Modello di Pi-

  • ckman. Che cosa? Simon Waverly annu. Ti ricordi di Pickman, quell'eccentrico artista che dipingeva tutti quadri

    misteriosi che avevano come soggetto demoni che scoperchiavano le tom-be nei cimiteri di Boston e saltavano fuori dalle fosse per attaccare la gente nei tunnel della metropolitana? Infine lui scomparve e il suo amico trov una tela nella sua cantina, un immenso ritratto di una cosa molto simile a questa. Attaccato alla tela con dei chiodi c'era un quadro che raffigurava la stessa creatura. Ma non era un disegno... era una foto dal vero.

    Dove hai trovato un'idea cos pazzesca? In Lovecraft. Chi? Gli occhiali scuri di Waverly mascherarono la sua sorpresa. Non mi dirai che tu non sai chi H.P. Lovecraft? Non l'ho mai sentito nominare. Che io sia dannato! Waverly tir un lungo sospiro. Continuo a di-

    menticare che tu non sei un gran lettore di fantasy. La cosa mi ha sempre sconcertato, soprattutto considerati i tuoi gusti piuttosto morbosi.

    Io sono un collezionista, non un bibliofilo. Disse Keith. Il che vuol dire che hai i soldi per comprare le cose che noi poveri ba-

    stardi possiamo permetterci solo di leggere nei libri. Waverly ridacchi. Eppure con il tuo interesse per la magia e per il soprannaturale, dovresti davvero conoscere Howard Phillips Lovecraft. Si d il caso che sia uno dei pi grandi scrittori moderni del genere dell'orrore, e il Modello di Pickman uno dei suoi migliori racconti. O almeno io ho sempre pensato che lo fosse. La voce di Waverly era suadente. Ma ora che ho visto questo, non ne sono pi cos sicuro.

    Sicuro di cosa? Che la sua storia fosse solo pura invenzione. Waverly si mise di nuo-

    vo a fissare la tela. Giuro su Dio che questo esattamente il quadro che ha descritto lui. Qualcuno ha proprio lavorato per riprodurre ci di cui Lo-vecraft aveva scritto... un lavoro fatto davvero con amore, anche se questo difficilmente il mot juste, vero? Ridacchi ancora. Gli artisti trovano ispirazione nei luoghi pi incredibili, ma questo quadro oltrepassa ogni li-mite. Chi l'ha dipinto?

    Non lo so, disse Keith. Non c' firma. Un'opera magnifica. Waverly allarg le braccia. Il modo in cui quei

  • toni della carne vengono messi in risalto... Keith sollev il panno di flanella e cominci a strofinare la base della te-

    la con un movimento circolare. Avr un aspetto ancora migliore quando avr finito di rimuovere tutta questa sporcizia, disse. Vedi come vengo-no fuori le zampe? Non aveva fatto caso agli artigli prima. Ed anche il primo piano diventa pi chiaro. Ora non pi tutto in ombra, si riesce a vedere...

    A vedere che cosa? Waverly, guarda qui! C' una firma, qui nell'angolo a sinistra. Waverly guard socchiudendo gli occhi e scosse la testa. Non riesco a decifrarla. Dannazione a questi maledetti occhiali... dopo

    l'operazione di cataratta non riesco a sopportare la luce forte. Che c' scrit-to?

    Upton. E c' un'iniziale. Penso che sia R. Keith fece cenno di s con la testa. S, proprio cos. R. Upton.

    Waverly emise di nuovo quel suono simile a un fischio, e Keith si gir di scatto.

    Che c' che non va?, disse. Il Modello di Pickman, bisbigli Waverly. Il nome completo dell'ar-

    tista del racconto Richard Upton Pickman. Pi tardi, parecchio pi tardi, i due uomini se ne stavano seduti davanti

    ad una tazza di caff nella cucina di Keith. Il forte vento di Santana faceva sbattere le imposte, ma n Keith n Waverly facevano caso al rumore. Il si-lenzio del pensiero pu disturbare pi di qualsiasi altro suono.

    Non saltiamo a conclusioni affrettate, disse Keith. Consideriamo le varie possibilit.

    Del tipo? Primo, il caso. Upton non poi un nome cos raro. E non sappiamo se

    l'iniziale voglia dire proprio Richard: potrebbe essere Roy, Roger, Ra-ymond, Robert, Ralph, o qualsiasi altro nome tra le dozzine e dozzine pos-sibili. Tutto ci che abbiamo noi 'R. Upton' e ci in s e per s non prova nulla.

    Stai dimenticando una cosa, mormor Waverly. Il nome da solo pu non essere una prova determinante, ma si d il caso che sia inciso su un di-pinto... proprio lo stesso dipinto sul quale ha scritto Lovecraft. E questa combinazione non pu essere dovuta ad una semplice coincidenza.

    Allora una mistificazione. Qualche pittore ha letto il racconto e ha

  • deciso di fare uno scherzo. Waverly scosse la testa. In questo caso, perch non ha seguito la storia e non si firmato 'Ri-

    chard Upton Pickman'? Keith aggrott le ciglia. S, questo un punto a tuo favore. E, a ben pensarci, il quadro esegui-

    to con troppa maestria per essere stato buttato gi d'impulso come una cosa improvvisata. Se non fosse per il soggetto, si potrebbe dire che sia il risul-tato di una tenera attenzione amorosa.

    Al diavolo il soggetto, disse Waverly. un capolavoro. Allora c' solo una risposta. L'opera stato un omaggio dell'artista, un

    tributo sincero. Il dipinto stato ispirato dal racconto di Lovecraft. Supponiamo che sia avvenuto esattamente il contrario. Profer Wa-

    verly con tono lento e suadente. E se fosse stato il racconto di Lovecraft a trarre ispirazione dal quadro?

    Keith si fece scuro in volto. Stai lasciando correre la tua immaginazione a briglia sciolta. Non che

    abbia molta importanza, perch noi non sapremo mai... Non esserne cos sicuro, disse Waverly. Si lisci la barba pensieroso.

    Non hai accennato qualcosa sul fatto che quel mercante avesse delle altre cose in quei fondi di magazzino che aveva comprato?

    S, ma non c'erano altri dipinti. Solo delle casse di libri e lettere che lui non aveva ancora esaminato.

    Bene, vorrei essere io ad esaminarle. Gli occhi di Waverly brillarono dietro le sue lenti scure. Supponiamo che quelle cose fossero di propriet dell'artista. Forse potremmo trovare un indizio, qualcosa che sia in grado di darci la risposta che cerchiamo. Senti, perch non chiami questo tipo e gli chiedi se possiamo dare uno sguardo al materiale?

    A quest'ora? Keith pos la sua tazza di caff sul tavolo. mezzanot-te passata.

    Domani, allora. Waverly si alz. Devo andare gi alla Acres of Bo-oks a Long Beach, ma sar di ritorno prima di sera. Stabiliamo fin d'ora di cenare insieme e poi di andare da lui. Prendi un appuntamento in serata.

    Cercher, disse Keith. Ma forse non vorr rimanere aperto fino a co-s tardi.

    Hai pagato cinquecento dollari per un quadro, te ne ricordi? Sotto la barba di Waverly pass l'ombra di un sorriso. Terr pronto il tappeto ros-so per darci il benvenuto quando arriveremo.

  • Il Santana era ancora forte e schiaffeggiava i parabrezza della Volvo mentre, la sera seguente, Keith guidava sull'autostrada che porta ad Alva-rado, sulla rampa d'uscita.

    Waverly era al suo fianco e guardava fuori dal finestrino. Quando l'auto gir e si diresse verso sud, not che il vento aveva spinto la gente della strada lontano dai suoi rifugi abituali. C'erano poche persone sui marcia-piedi e sorprendentemente poco traffico per quell'ora della sera. I negozi erano chiusi, anzi sbarrati, e cos la South Alvarado era buia e deserta.

    E quando l'auto di Keith si ferm accanto al marciapiede che si trovava davanti al negozietto di Santiago, si accorsero che anche l era tutto spento. Keith si volt a guardare il suo compagno con fare accigliato.

    Non vedo nessun tappeto rosso, mormor. Waverly si strinse nelle spalle. Quando ha telefonato, lui ha detto che sarebbe stato qui alle nove. Pro-

    babilmente vuole solo risparmiare elettricit. Ma quando i due uomini scesero dall'auto e si avvicinarono alla porta, la

    trovarono serrata con un lucchetto. All'interno della vetrina principale c'era un grosso cartello che pendeva contro il vetro e sul quale, a grosse lettere, c'era scritto: Chiuso Chiamate di nuovo.

    L'aspetto corrucciato di Keith era segno della sua irritazione, ma Wa-verly scosse la testa.

    Cos solo un po' in ritardo. Diamogli ancora qualche minuto. Le car-tacce turbinavano nella strada, danzando al ritmo del vento. Questo non mi piace, disse Keith. Sono tre giorni ormai che tira questo ventaccio.

    normale in questa stagione. La morbida voce di Waverly era del tut-to inespressiva, come la sua faccia. Rilassati.

    Mi d sui nervi. Keith passeggiava avanti e indietro sul marciapiede di fronte all'entrata del negozio. L'altra sera mi ha tenuto sveglio per quasi tutta la notte. Vivere lass sulle colline rende irascibili. Ogni volta che sbatte un'imposta, io faccio un balzo. E non riesco a far uscire quel quadro dalla mia mente... il modo in cui la creatura ti fissa e se ne sta l accucciata, proprio come fosse l l per saltare fuori dalla tela e afferrarti alla gola.

    Non quello il motivo per cui l'hai comprato? Pensavo che ti piacesse questo genere di cose.

    Cos pensavo anch'io. Ma questo differente. C' qualcosa in quel qua-dro che lo fa sembrare... reale.

    Ma, mio Dio, Eliot, era una fotografia dal vero. Che cosa?

  • Waverly fece una risatina soffocata. Stavo solo citando l'ultimo rigo del Modello di Pickman. Dovresti leg-

    gere anche tu il racconto. In verit faresti bene a leggere tutto ci che Lo-vecraft ha scritto; e anche ci che stato scritto su di lui. Ricordami di por-tarti alcuni dei suoi libri.

    Non sono sicuro di volere che tu lo faccia. Su, ragazzo... dov' finita la tua curiosit intellettuale? proprio il ge-

    nere di libro che va a fagiolo per te. Non credo proprio, disse Keith. Non con un vento di Santana che sof-

    fia cos forte e un mostro che mi aspetta non lontano da qui. Sorrise im-barazzato. Non farci caso, sono solo i nervi. Keith si interruppe e diede un'occhiata all'orologio. Dove si sar mai cacciato Santiago? Sono quasi le nove e mezza.

    Mentre Keith si girava a scrutare la strada deserta, Waverly si spost di nuovo verso la porta d'ingresso del negozio.

    Aspetta un momento, disse. Keith alz lo sguardo. Forse gi qui. Waverly guardava attentamente attraverso i vetri.

    Quella porta alla fine del corridoio... deve portare a qualche stanza sul re-tro. Vedi la luce che si intravede sotto?

    Hai ragione. Potrebbe essere entrato da qualche porta sul retro. Waverly cominci a sbattere l'anello della porta, poi picchi con le noc-

    che sul vetro, ma non ci fu nessuna risposta. Non ci sente, disse. Facciamo il giro e andiamo sul retro. Keith gli lanci un'occhiataccia. Ti ho appena detto che non ho voglia di andare in giro con questo ven-

    to. Mentre sollevava la mano per bussare di nuovo, Waverly si ferm al-

    l'improvviso con il pugno ancora aperto, proprio un attimo prima di affer-rare l'anello della porta.

    aperto. Mentre lui pronunciava quelle parole, la porta si spalanc da sola. Keith si diresse verso l'entrata. Signor Santiago? Si sporse in avanti per dare un'occhiata dove c'era la luce, poi si gir

    verso Waverly con aria accigliata. Guarda! La stanza sul retro del negozio era vuota. Ma sotto la luce abbagliante di

  • una lampadina senza paralume, che si trovava proprio sulle loro teste, agli occhi dei due uomini si prospett la scena di una recente perquisizione. La poltrona era capovolta; i cassetti della scrivania rovesciati alla rinfusa sul pavimento e tutto ci che vi era dentro veniva gi a cascata in bianche on-de di carta spiegazzata; gli schedari dell'armadietto, letteralmente messi a soqquadro, pendevano contro le pareti; un guazzabuglio di scatole vuote e di scatoloni di cartone stavano ammassati in un angolo: erano tutti segni si-lenziosi ma inconfutabili di una perquisizione e di un furto.

    stato derubato, mormor Waverly. Ma dov' Santiago? Mentre parlava, Keith cominci ad attraversare la stanza in direzione

    della porta chiusa che portava verso la parte anteriore del negozio. Proprio appena prima di raggiungerla, si imbatt in un'altra porta, pi piccola, sulla sua destra. Era leggermente socchiusa, e Keith si arrest con la mano sul pomello.

    Aspetta. Waverly era ora al suo fianco, indicandogli a gesti di fare attenzione.

    Keith not che aveva sollevato da tutta quella roba sparsa sul pavimento un vecchio tagliacarte di metallo e l'aveva impugnato come un'arma.

    Fai andare prima me, disse Waverly. Spinse la porta e si avvi verso l'interno. Poi rimase a bocca aperta per lo stupore. Arrestandosi alle sue spalle Keith lanci un'occhiata alla piccola stanza

    da bagno che si trovava al di l. Non c'era luce, ma la finestra che si trova-va esattamente all'altra estremit della stanza era aperta.

    E sporgendosi silenziosamente oltre la soglia riconobbe la silhouette di Santiago.

    Mettendo bruscamente da parte Waverly, attravers la stanza e diede un colpetto sulla spalla di Santiago. La figura china si gir, scivolando di lato sul pavimento mentre Keith lanciava un urlo.

    S, perch Felipe Santiago era morto. E, su ci che rimaneva della sua testa rosicchiata e morsicata, non c'era pi traccia di un volto.

    The Lurking Fear, bisbigli Waverly. The Lurking Fear. Che stai dicendo? Keith batt le palpebre alla luce dell'alba mentre andava nervosamente

    avanti e indietro per lo studio di Waverly. Una storia di Lovecraft. Un uomo e il suo amico giornalista fanno delle

    indagini in un villaggio i cui abitanti sono stati uccisi da qualcosa che ave-

  • va tutta l'aria di venir fuori dalle tane che si trovavano sotto le colline. Nel-l'oscurit il giornalista si sporge dalla finestra per guardare la tempesta che infuria nella notte. Alla fine il suo compagno si accorge che fermo nella stessa posizione ormai da molto tempo. Lo tocca sulla spalla e... Waverly si interruppe e rabbrivid. Sai gi il resto.

    Io non so proprio un bel niente, disse Keith. Sono sempre del parere che avremmo fatto meglio a chiamare la Polizia, invece di fuggire via.

    Waverly sospir. Per favore non ripetiamo di nuovo sempre la stessa cosa! Se l'avessimo

    fatto, adesso io e te non saremmo qui. Ci troveremmo gi in citt, in pri-gione, sospettati di omicidio e in attesa di essere interrogati dallo staff del Giudice Distrettuale. E a quelle domande n io n te avremmo saputo e po-tuto dare risposte.

    Ma certamente la Polizia si sarebbe resa conto che non abbiamo nulla a che fare con la morte di Santiago!

    La Polizia ha la tendenza ad essere molto miope in situazioni di questo genere. E anche nel caso in cui non avessero trovato delle prove a nostro carico, saremmo stati costretti a comparire in giudizio in quanto testimoni oculari. Prima mi hai detto che non ti piacciono i viali ventosi. Bene, io sono allergico alle celle delle prigioni. Waverly scosse la testa. Quando troveranno il corpo di Santiago, si scatener un vero e proprio inferno. Questo il tipo di notizia che fa molto scalpore, e nessuno di noi due ha bisogno di questo tipo di pubblicit. meglio che noi ne restiamo fuori.

    Keith distolse lo sguardo e si mise ad osservare le numerose mensole di libri allineate alle pareti dello studio.

    Ma noi siamo gi coinvolti, disse stancamente. Il problema che non so in cosa siamo coinvolti. Tu dici che questo tipo, Lovecraft, ha scritto una storia in cui qualcuno si sporgeva da una finestra e aveva il volto de-vastato da morsi. E ora questo accade nella vita vera...

    Waverly lo interruppe con un gesto d'impazienza. Non siamo tenuti a supporre una cosa di questo genere. La mia ipotesi

    che il Coroner, nel suo rapporto, dimostrer che Santiago stato ripetu-tamente colpito alla testa con qualche strumento acuminato che ha devasta-to i suoi lineamenti.

    Ma perch? A giudicare dalle circostanze, il movente stato quello del furto. Chiunque sia stato a perpetrare il crimine, non aveva bisogno di uc-ciderlo. E anche se rimasto ucciso accidentalmente, non c'era motivo di infierire cos sul suo volto... o di farlo sporgere dal davanzale della finestra

  • proprio come nella storia. Waverly si lisci la barba. La natura copia l'arte, disse. O l'arte che copia la natura? Ora noi

    abbiamo davanti a noi due esempi: la morte di Santiago e il tuo dipinto. Entrambi strettamente collegati con l'opera di H.P. Lovecraft.

    Ma Lovecraft non collegato in alcun modo con Santiago. Io penso che lo sia. Wavcrly raggiunse la tasca della sua giacca e ne tir fuori un pezzetto di

    carta ingiallito, sgualcito e spiegazzato. Dopo averne appiattite le piegatu-re, lo sistem sul tavolo davanti a lui.

    E questo che cos'?, disse Keith. L'ho trovato sul pavimento della stanza sul retro del negozio quando ho

    raccolto il tagliacarte, gli disse Waverly. Non ho avuto occasione di dargli nemmeno uno sguardo finch non ci siamo messi sulla strada per venire qui. Tu eri troppo occupato a guidare e troppo sconvolto per farci caso... e quando ho visto di che si trattava, ho deciso di non dire niente. Ma ora credo che sia arrivato il momento che tu stesso ci dia un'occhiata.

    Spinse il foglio in avanti. Keith chin lo sguardo sulla parte superiore di quel pezzetto di carta raggrinzito, coperto da una scrittura fitta e minuta. Era difficile leggere ci che c'era scritto: Keith sollev il foglio verso la luce e si mise lentamente a decifrare il messaggio.

    10 Barnes Street Providence, R.I., 13 Ottobre 1926

    Mio caro Upton: Scrivo con una certa preoccupazione. Considerato ci che mi

    hai rivelato a Boston verbalmente, e soprattutto a gesti sen-to che assolutamente necessario che noi ci incontriamo di nuo-vo il pi presto possibile. Devo anche vedere quell'altro lavoro di cui mi hai accennato. Mai nelle mie pi selvagge fantasie ho mai immaginato l'esistenza di tale...

    La calligrafia si interrompeva bruscamente sul margine lacerato del

    frammento strappato, e Keith guard in alto per incontrare lo sguardo im-perturbabile di Waverly.

    Mio caro Upton, disse Waverly lentamente. Ora sei convinto? Lui annu.

  • C'era un'artista con questo nome, e Lovecraft lo conosceva. Ma non c' nessuna firma. Come fai a sapere che stato Lovecraft a

    scrivere questa lettera? C' sopra il suo indirizzo. E chiunque abbia visto una volta qualcosa

    scritta da lui, riconosce immediatamente la sua scrittura. Waverly si alz e si diresse verso uno scaffale dietro la sua sedia dove

    prese un piccolo volume con una copertina gialla. Keith diede un'occhiata, lesse il titolo del libro Marginalia e not l'illustrazione della coperti-na: una vecchia casa messa in evidenza da una cornice; ai lati era tutta sof-focata dalle erbacce e sotto c'era una creatura con la barba, accucciata e che guardava con apprensione verso la casa incorniciata.

    Waverly apr il volume ad una pagina dove c'era una riproduzione foto-statica di un foglio di una lettera con delle annotazioni scritte a mano.

    Guarda qui, disse. Un piano di lavoro di Lovecraft, datato 2 maggio 1924, di sua propria mano.

    Waverly gir le pagine fino alle altre riproduzioni: uno schizzo di una casa eseguito a penna, con una scritta sotto; una cartolina; una carta geo-grafica disegnata a mano; una pagina campione della revisione di un rac-conto.

    Keith guard il suo compagno con scetticismo. Ammetto che la scrittura sembra simile, ma tu non puoi eliminare la

    possibilit di una contraffazione. Guarda questo foglio. Waverly mantenne sotto la luce il pezzo di carta

    stropicciato. Giallo e spiegazzato. Vedi come si sbiadito l'inchiostro? Questa lettera stata scritta pi di cinquanta anni fa, quando Lovecraft era un vero e proprio sconosciuto. Perch quindi qualcuno avrebbe dovuto contraffare la sua scrittura?

    Forse stato fatto di recente, disse Keith. Qualcuno venuto in pos-sesso di un vecchio foglio di carta ingiallita... un giocherellone...

    Ma qui non si tratta di uno scherzetto. Non c' niente di divertente in un omicidio cos feroce e perverso. Non appena Waverly distolse lo sguardo da quella luce violenta, i suoi occhi sensibili cominciarono a sbattere dietro gli occhiali scuri. Il killer o i killer avevano uno scopo ben preci-so.

    Rubare nel magazzino? Waverly scosse la testa. Loro non si interessavano di antiquariato... volevano quelle scatole che

    Santiago aveva comprato in quel vecchio negozio di Boston. E volevano

  • sbarazzarsi di lui prima che potesse rivelare ci che aveva o da dove quel materiale provenisse. Ti ricordi come erano stati messi a soqquadro i suoi schedari e la sua scrivania? Penso che cercassero degli scontrini di vendita, il libretto d'assegni, le polizze di carico: qualsiasi cosa che indicasse dove era stato fatto l'acquisto. E quei cartoni vuoti che abbiamo, dovevano con-tenere il materiale che stavano cercando.

    Che tipo di materiale? Penso che si trattasse degli effetti personali di R. Upton, che erano stati

    conservati e non reclamati da nessuno: i suoi libri ed una raccolta di lettere che gli erano state indirizzate. Lettere come questa, da parte di H.P. Love-craft. Waverly sollev di nuovo il pezzetto di carta. Devono aver strap-pato e lasciato cadere parte di una pagina, fatto di cui non si sono accorti, perch il tagliacarte caduto e l'ha coperto.

    La fronte di Keith si aggrott. No, quest'ipotesi non mi convince. A che scopo rubare qualche vecchio

    libro e la corrispondenza appartenuta ad un artista di cui nessuno ha mai sentito parlare?

    Forse per evitare che se ne parlasse, disse Keith. Troveremo la rispo-sta...

    Keith si alz di scatto e si pass velocemente la mano sul volto stanco. Ho bisogno di riposare un po'. Vuoi rimanere qui? Posso prepararti il letto nella stanza degli ospiti se

    ti va. No, me ne vado a casa. Sei sicuro che te la senti di guidare? Keith guard fuori dalla finestra. ancora troppo presto per il traffico mattutino. Far in fretta. Waverly lo accompagn per il corridoio fino alla porta principale. Chiamami stasera. Poi decideremo la nostra prossima mossa. Keith scosse la testa. Io non ho nessuna intenzione di fare altre mosse, disse. Non possiamo fermarci ora! Oh, s che possiamo. La voce di Keith era molto decisa. A questo

    punto io la faccio finita. Non voglio pi sentire parlare di questa storia, non ne voglio sapere pi niente. Apr la porta e oltrepass la soglia u-scendo fuori nelle prime luci del mattino. La sola cosa che voglio di-menticare tutta questa folle faccenda. E questo proprio quello che far.

    Mentre Waverly lo seguiva con lo sguardo, Keith si incammin a passi

  • veloci verso la sua auto. C'era una notevole risolutezza nei suoi movimenti mentre metteva in

    moto; una decisa determinazione che gli faceva superare la stanchezza mentre correva lungo le strade vuote della citt e percorreva il tragitto lun-go le strade ventose che conducevano in cima alla collina, alla sua casa al di sopra del canyon. Solo dopo aver parcheggiato la sua Volvo nel garage ed aver aperto la porta, permise a se stesso il lusso di rilassarsi.

    Era piacevole essere di nuovo in quella casa silenziosa. Mentre Keith ol-trepassava l'ingresso e si dirigeva verso la stanza da letto, gli eventi delle ultime dodici ore gli sembrarono solo un brutto sogno, un incubo da cui al-la fine si era risvegliato, sano e salvo.

    Poi, quando pass davanti al vano della porta, Keith guard nel suo stu-dio, e la sua sicurezza e il suo senso di tranquillit furono duramente scos-si.

    Lo studio era buio. Niente era stato toccato e la stanza era immobile, ma il tavolo sul quale la diabolica tela era stata appoggiata era incredibilmente vuoto.

    Il quadro era scomparso. Il crepuscolo ricopriva le cime delle colline alle loro spalle mentre Keith

    indicava la finestra dello studio. Sono entrati da l, disse. Vedi questi segni sul lucchetto dove hanno

    forzato la finestra? Waverly annu: dietro gli occhiali scuri i suoi occhi avevano un'espres-

    sione molto seria. Sei sicuro che non stato preso niente altro? Assolutamente sicuro. Keith indic con un gesto del braccio le figuri-

    ne di giada e di avorio nel mobiletto cinese. Quella roba di valore, vale una piccola fortuna, ma non ne manca neanche un pezzo. Sono venuti e-sclusivamente per il quadro. Scosse la testa. Ma chi sono, e come face-vano a sapere che il quadro era qui?

    Waverly si allontan dalla finestra. La risposta ovvia. Sono le stesse persone che sono andate da Santiago

    e hanno trovato le registrazioni dei suoi conti. Deve aver annotato le sue vendite giorno per giorno, incluso il quadro. Poi hanno trovato il tuo asse-gno con sopra il tuo indirizzo.

    Keith storse la bocca. Non hanno davvero perso tempo, non ti pare? stato un bene che tu fossi ancora a casa mia quando sono venuti qui,

  • gli disse Waverly. Dopo aver visto ci che accaduto a Santiago... Si interruppe. Hai visto i giornali?

    No, ho sentito le notizie del mattino alla televisione. La Polizia ha tro-vato il corpo stamattina, dopo che un uomo addetto alla consegna di non so che cosa ha bussato alla porta di servizio del negozio ed entrato. Il servi-zio non diceva niente di pi di ci che gi sappiamo, solo che sono in cor-so le indagini. Keith aggrott le ciglia. Suppongo che controlleranno le impronte digitali.

    Tu non sei mai stato coinvolto in niente che abbia a che fare con l'FBI, non vero?

    Certo che no. Neanche io. Cos le nostre impronte non sono registrate. Siamo liberi e

    insospettabili. Liberi? Keith fiss il tavolo dove era stata poggiata la tela. Non cre-

    do che mi sentir mai pi libero. Lo farai, quando avrai scoperto ci che c' dietro a questa storia. Keith scosse la testa. Ti avevo gi detto che me ne sarei tirato fuori. Lascia che sia la Polizia

    ad occuparsene. E sono ancora del parere che dovremmo dire ci che sap-piamo.

    Dire che cosa? Che ieri sera hai scoperto un omicidio e hai dimenticato di riferirlo... ma che ora qualcuno ha rubato un ritratto di un demone che divora cadaveri e tu lo rivuoi indietro?

    Allora lasciamo perdere questa storia, proprio come ho suggerito io. tardi ora. Chiunque sia stato sa chi sei. Waverly tir un lungo sospi-

    ro. Non vorrei sembrarti allarmista, ma se fossi in te me ne andrei da qui per alcuni giorni. Prenditi una stanza in un albergo e cerca di non dare nel-l'occhio. Non penso che torneranno, ora che hanno il quadro, ma non si pu mai sapere.

    proprio questo il problema. Noi non sappiamo niente di questa gen-te... o di questa persona, se ce ne una sola coinvolta. E non abbiamo ne-anche un indizio.

    Io penso che potremmo trovarne uno. Waverly si mosse verso una se-dia e sollev un pacco che stava poggiato sul cuscino. Mentre lo portava verso il tavolo tolse la carta che lo avvolgeva e tir fuori una mezza dozzi-na di libri. Ho portato questi con me, disse. Puoi leggerli nell'albergo. Ma per favore stai attento: niente macchie di caff. Alcuni di questi sono dei veri e propri pezzi d'antiquariato ed hanno un grande valore.

  • Keith si avvicin al tavolo e pass in rassegna i volumi, leggendo i titoli tra s e s. The Outsider and Others, Beyond the Wall of Sleep...

    Le opere complete di Lovecraft, gli disse Waverly. Marginalia, quel-lo con la copertina gialla che hai visto ieri sera. Gli altri sono biografie e memorie: Lovecraft di de Camp, Il sognatore della Notte, di Long e L'ul-timo Lovecraft di Conover. Ti suggerirei di leggere prima i libri di Love-craft e poi quelli su di lui.

    Ma a che servir? Quelli che sono alla continua ricerca dell'orrido, frequentano posti mol-

    to, molto strani, disse Waverly. Questo ci che Lovecraft ha scritto in una delle sue storie, e credo che tu scoprirai che ha ragione. Da qualche parte nelle opere di Lovecraft o proprio nella sua vita, possiamo trovare la risposta che cerchiamo.

    Non sono sicuro di voler trovare quella risposta. Non si tratta pi di una scelta. Il volto di Waverly aveva un'espressio-

    ne severa. La nostra stessa sopravvivenza potrebbe dipendere dal fatto di essere capaci di scoprire cosa c' dietro tutto ci. Leggi questi libri, amico mio. Leggili come se la tua vita dipendesse da loro. Perch in effetti pro-prio cos.

    L'albergo era esattamente il prototipo di tutto ci che Keith pi disprez-zava; un simulacro sterile e funzionale fatto di comfort di plastica e mo-dernit impersonale. Ma, durante i tre giorni che seguirono, not a stento ci che lo circondava, perch con l'aiuto dei libri che Waverly gli aveva dato, stava esplorando un altro mondo.

    Era il mondo del New England negli anni '90 del Diciannovesimo Seco-lo in cui Howard Phillips Lovecraft era nato, unico figlio di genitori agiati le cui fortune declinarono. Suo padre mor quando Lovecraft aveva otto anni, e lui pass gli anni della sua formazione culturale in compagnia di una madre le cui eccentricit degenerarono col tempo in una vera e propria malattia mentale. Una salute piuttosto debole lo spinse a rifugiarsi nella lettura, cos che divenne sostanzialmente un autodidatta. Da ragazzo si sentiva alienato dalla societ contemporanea e, identificandosi con il pas-sato, assunse l'aspetto e gli atteggiamenti di un uomo del Diciottesimo Se-colo. Al suo tempo fu un outsider, dal momento che si interess con molto fervore alla scienza moderna; pubblic una rivista di astronomia e fu un at-tivo sostenitore di Case Editrici amatoriali. Ben presto cominci ad intrat-tenere fitte corrispondenze con altri scrittori.

    E quando lo stesso Lovecraft intraprese la sua carriera letteraria, scelse il

  • campo della fantasy. La sua prima produzione poetica ricalcava i modelli classici, i suoi primi lavori in prosa contenevano degli elementi che posso-no essere paragonati all'opera di Dunsany.

    Ma negli anni '20, in seguito alla morte della madre, Lovecraft and a vivere con due vecchie zie, e l'assottigliarsi del vitalizio che ricavava dalla somma ereditata da sua madre, lo costrinsero ad entrare a far parte di un mondo molto diverso. Divenne uno scrittore fantasma dal momento che revisionava i lavori di altri, poi cominci a pubblicare professionalmente dei lavori originali scritti interamente da lui.

    Gradualmente le sue condizioni economiche cominciarono a migliorare. Il solitario vagabondo notturno delle strade di Providence, viaggiava ora lungo la costa dell'Atlantico alla ricerca dei segni del passato, e si stabil a vivere a New York. Ma dopo alcuni anni, durante i quali si spos e si sepa-r da una brillante donna d'affari, si ritir di nuovo a Providence dove con-tinu il suo lavoro di revisione, la sua corrispondenza, e a scrivere finch la morte, dovuta ad un cancro, stronc la sua carriera nel 1937.

    Mentre Lovecraft era ancora in vita, i suoi racconti erano poco conosciu-ti, dal momento che erano apparsi esclusivamente su delle riviste popolari. Nessuno degli editori pi importanti si era arrischiato a pubblicare un ro-manzo o una raccolta delle sue opere, mentre era ancora in vita o anche dopo la sua morte. Due giovani scrittori, August Derleth e Donald Wan-drei, misero s alla fine una Casa Editrice di loro propriet per pubblicare The Outsider and Others e Beyond the Wall of Sleep in piccole edizioni vendute su ordinazione per posta. Ma la fortuna continuava a non sorridere a Lovecraft, anche dopo la sua morte; le vendite procedevano con lentezza e le recensioni erano scarse.

    Ma col tempo i suoi racconti vennero ripubblicati in antologie. Derleth continu da solo l'avventura editoriale e fece uscire anche dei volumi di al-tri scrittori che erano stati membri del cosiddetto Circolo di Lovecraft, cio di artisti che erano stati in corrispondenza con lui, e alla fine il tardivo riconoscimento arriv. L'opera dell'uomo che i suoi amici chiamavano HPL crebbe sempre pi d'importanza fino a diventare una sorta di clas-sico dell'underground. Le vecchie riviste e i primi libri che contenevano dei suoi racconti, arrivarono ad essere pagati prezzi favolosi, e diventarono dei veri e propri pezzi per collezionisti. Infine, negli anni '60, Lovecraft acquist una notevole importanza, e negli anni '70 divenne il centro di una diffusa attenzione critica in patria e all'estero.

    Tutto ci Keith lo apprese dalle biografie che, nonostante il consiglio di

  • Waverly, lesse prima di passare alle opere di Lovecraft. E, una volta che fu entrato nel mondo privato e personale di Lovecraft, scopr effettivamente molti elementi con i quali lui stesso sentiva di potersi identificare.

    Anche Keith era stato un bambino molto solo che praticamente non ave-va conosciuto il padre, anche se la causa di quella circostanza era stata il divorzio e non la morte. Anche lui era quindi diventato una persona intro-versa, ed aveva fatto l'esperienza di un breve matrimonio seguito da un'a-michevole separazione. Fortunamente la sua salute era buona, e la somma di denaro che aveva ereditato gli permetteva di vivere come gli piaceva, di viaggiare molto e di soddisfare la sua passione di collezionare quegli og-getti bizzarri e grotteschi che stuzzicavano la sua fantasia. A quelle stesse condizioni, forse, la vita di Lovecraft poteva essere paragonata alla sua. Con il proseguire della lettura, Keith cominci a provare un forte senso di immedesimazione con HPL.

    Ma c'erano altri aspetti della sua natura che non riusciva a comprendere. Le tre biografie differivano notevolmente l'una dall'altra. William Conover aveva scritto quello che ricordava di un uomo con cui era stato in corri-spondenza, con lo spirito di un giovane ammiratore: la figura di Lovecraft era quella di un nonno gentile ed erudito. L'ultimo Lovecraft era il Lo-vecraft degli anni '30.

    Il Dreamer on the Night-Side di Long, si concentrava su gli anni '20 e su gli anni in cui era vissuto a New York e nei quali i due uomini avevano passato molto tempo insieme. Il suo HPL, magro, alto, quasi macilento, era una figura paterna disegnata con i caldi ed affettuosi colori del ricordo.

    Il lungo libro di de Camp trattava HPL ancora da un altro punto di vista. I due uomini non si erano mai conosciuti, ma Lovecraft: A Biography era un intenso studio su tutta una vita e uno stile di vita. Il ritratto di Lovecraft che aveva tracciato ne includeva anche i lati negativi, senza tralasciare nul-la; venivano analizzate tutte le sue eccentricit e affettazioni che si ri-velavano come responsabili delle sue fantasticherie.

    Presi insieme, i tre libri rappresentavano un paradosso e una contraddi-zione. E tutti e tre scomparivano davanti al tenebroso splendore delle opere di Lovecraft.

    Keith lesse i primi tentativi poetici, ma ben presto si trov irretito in te-mi pi tetri: gli orrori della decadenza nelle cittadine del New England e l'ancora pi spaventosa decadenza dei suoi abitanti.

    Lovecraft aveva inventato per le sue storie delle ambientazioni. Partico-larmente inquietante era la citt di Arkham infestata dalle streghe, sede

  • della Miskatonic University. Nella sua biblioteca era conservata una rara copia del Necronomicon, un libro blasfemo di Magia Nera che conteneva delle rivelazioni su poteri diabolici che si moltiplicavano e che segreta-mente ancora controllavano il nostro universo.

    Nel fitto dei boschi alle spalle della citt, un bizzarro eremita nato nel Diciottesimo Secolo prolungava la sua vita innaturale praticando il canni-balismo. Sulle solitarie colline vicino al villaggio di Dunwich, un eccentri-co agricoltore che si occupava di pratiche di stregoneria, offriva una fan-ciulla debole di mente ad un'entit aliena che si perpetuava in una prole or-renda, nella quale l'umano si fondeva al mostruoso.

    Altri ibridi stavano in agguato nel porto abbandonato di Innsmouth, i cui abitanti, esperti navigatori, si erano incontrati ed accoppiati con delle crea-ture che abitavano nelle profondit dell'oceano in Polinesia, dove venivano adorate dagli abitanti del luogo. L'orrenda progenie nata da queste unioni contro natura, perse a poco a poco le sue caratteristiche umane e divenne ictoide o batracica; alla fine svilupparono delle branchie e cominciarono a vivere nelle profondit marine. Ma nel frattempo si erano celate nelle case in rovina della citt abbandonata, servendo le bizzarre divinit che avevano trovato nei mari del sud e sbarazzandosi degli intrusi che capitavano da quelle parti.

    Nel mondo di Lovecraft visitatori alati che provenivano da altri pianeti frequentavano le deserte colline del Vermont e i picchi delle montagne. Aiutati da alleati umani, complottavano contro il genere umano. Altri u-mani formarono un culto universale per servire Cthulhu, uno dei Grandi Vecchi che nell'antichit governavano la Terra, e che ora dormiva sotto il mare nella citt sepolta di R'lyeh. Quando l'attivit vulcanica fece sorgere Cthulhu dalle profondit marine, questi scivol fuori dalla sua tomba di pietra pronto a regnare e a predare. Quasi per caso venne apparentemente distrutto, e di nuovo sprofond nella citt di pietra sotto il mare, ma an-cora in vita e aspetta il giorno in cui i suoi seguaci riusciranno a trovare la formula magica per richiamarlo dalle profondit.

    Tutte le opere di Lovecraft che seguirono, ebbero come soggetto questa leggenda; una razza di mostri che un tempo aveva governato la Terra e che poi era stata scacciata, viveva ancora fuori o sotto la superficie terrestre e sarebbe ritornata con l'aiuto di alleati umani che adoravano questi mostri con riti di magia segreta. Il Mito di Cthulhu mette a nudo un mondo in cui la sua civilt e tecnologia sono effimere e senza senso. L'uomo moderno, completamente assorbito dall'inutile progresso, non pu sfuggire al potere

  • dei Grandi Vecchi che un tempo dominavano la Terra e presto avrebbero ripreso a farlo.

    Per tre giorni Keith visse in questo mondo: il mondo confuso e sognante della vita di Lovecraft e il mondo da incubo delle sue storie.

    Poi la telefonata di Waverly lo riport di nuovo a casa sua, nel mondo della realt.

    Bene, che ne pensi di Lovecraft, ora? Waverly si accomod meglio nella sedia con un bicchierino di cognac

    tra le mani. I due uomini guardavano il tramonto dalla finestra dello studio di Keith.

    Keith scroll le spalle. Aveva una straordinaria immaginazione, su questo non c' alcun dub-

    bio. Nessuno? E con questo che cosa vorresti dire? Supponiamo che non stesse solo scrivendo delle storie di fantasia.

    Waverly si chin in avanti. Supponiamo che stesse tentando di metterci in guardia.

    E su che cosa? Non mi dirai che tu credi in demoni che divorano cada-veri?

    Qualcuno ci crede. Gli occhi di Waverly si socchiusero dietro le lenti scure e fece un gesto con il quale indic il tavolo vuoto. Qualcuno ha ru-bato il tuo dipinto. Qualcuno ha ucciso il mercante che te lo aveva vendu-to.

    questo ci che dice la Polizia? La Polizia non dice niente. Waverly si lisci la barba. Non c' stato

    alcun seguito a questa storia dell'omicidio neanche un rigo in tre giorni e non credo che ci sar. L'assassino non ha lasciato tracce. Se non aves-simo trovato quel pezzetto di carta...

    Ma non prova niente. E neanche il quadro. Keith bevve un sorso di cognac. Molti artisti dipingono dei mostri, ma questo non vuol dire che essi esistano davvero. A molti piacciono delle forme misteriose di adora-zione; e potrebbero persino esserci alcuni misteriosi culti sotterranei, simili a quelli descritti nelle storie di Lovecraft. Ma ci che essi adorano una superstizione, pura e semplice.

    Non penso che sia pura, e nemmeno semplice. Waverly raggiunse la bottiglia del cognac e si riemp il bicchiere. Neanche Lovecraft lo pensa-

  • va... e tutti i suoi biografi sono d'accordo sul fatto che egli era un materia-lista nel senso pi stretto della parola. Sono convinto che scrivesse lavori di fantasy solo per mascherare i fatti.

    Che genere di fatti? L'incrocio delle razze. Waverly annu. Lovecraft ha un atteggiamen-

    to puritano nei confronti del sesso, e questo tema si intreccia in tutte le sue storie. Anche nei suoi primi racconti, il suo morboso disprezzo per gli stranieri allude a qualcosa di diabolico nei miscugli di sangue, qualcosa che avrebbe degradato le abitudini civili e avrebbe declassato il genere umano a livelli primordiali.

    Ti ricordi di quella razza degenerata che viveva nei sotterranei che lui ha descritto in The Lurking Fear e in The Rats in the Walls? In Arthur Jermyn ha parlato della progenie delle scimmie e degli umani, ma penso che in realt alludesse a qualcosa di peggio. Poi, in Pickman's Model, ha parlato chiaramente di demoni che mangiano cadaveri, creature che ban-chettano con i morti e che erano presumibilmente nate da un'unione necro-fila.

    Ma tutto ci non stato che un preludio all'orrore vero e proprio, e cio non l'accoppiamento del superiore con l'inferiore, dell'uomo con gli anima-li, dei vivi con i morti, ma qualcosa di ancora pi orripilante: l'accoppia-mento dell'uomo con i mostri.

    Considera Wilbur Whateley e il suo fratello gemello in The Dunwich Horror, figli di Yog-Sothoth e di madre umana. Pensa agli abitanti del vil-laggio in The Shadow over Innsmouth, che adoravano le divinit Kanaka della Polinesia con riti sessuali che diedero vita ad una razza di esseri che abitarono sulla Terra finch non svilupparono l''aspetto di Innsmouth': oc-chi di pesce, mutazioni che avvicinarono le loro sembianze a quelle delle rane e che alla fine li fecero strisciare in mare dove, nelle profondit, si u-nirono al Grande Cthulhu. Waverly trangugi un sorso del suo cognac. questo ci che Lovecraft stava tentando di dirci con le sue storie: ci so-no dei mostri tra di noi.

    Keith pos i suoi occhiali sul tavolo. Se davvero Lovecraft credeva in tali superstizioni, allora perch ha

    scritto dei libri di fantascienza? Waverly contrasse le labbra sotto la barba. Nelle parole che hai usato c' gi la risposta. Fin dall'inizio dei secoli ci

    sono testimonianze dell'esistenza di questi esseri. La mitologia greca e ba-bilonese ci hanno tramandato l'idra, la medusa e il minotauro, e uomini-

  • drago alati. Nelle credenze africane troviamo gli uomini-leopardo e gli uomini-leone; gli Eschimesi parlano di creature mezzo uomo e mezzo or-so; i Giapponesi hanno le loro donne-volpe; i Tibetani parlano dello Yeti, il cosiddetto Abominevole Uomo delle Nevi. In Europa c' sempre stata la credenza del lupo mannaro, il licantropo; i nostri stessi Indiani temono Grande Piede e le creature-serpente che bisbigliano nelle foreste. Da sem-pre solo pochi hanno cercato di mettere in guardia contro il pericolo e al-cuni ci hanno creduto, ma la maggior parte ha continuato a parlare come fai tu. Cio con la voce della ragione, che bolla tutto ci come su-perstizione, e considera quelli che ci credono pazzi ed ignoranti. Lovecraft conosceva il loro destino e non considerava condividerlo. Ma non poteva mantenere un silenzio totale; di conseguenza decise di celarsi dietro la ma-schera della fantasy.

    Le mani di Keith formarono la guglia di un tempio della miscredenza. Continui a sostenere che Lovecraft sapeva, mormor. Nelle tue paro-

    le sottinteso che fosse a conoscenza di qualche credenza proibita, e che abbia trascorso anni e anni ad indagare sull'argomento.

    Giusto, disse Waverly. Ma assurdo! I fatti accaduti nella vita di Lovecraft sono ampiamente

    documentati. Non tutti. Che mi dici allora delle biografie che ho letto, e delle memorie di Der-

    leth e degli altri? De Camp non aveva conosciuto Lovecraft di persona. Long lo conobbe

    a New York e poi lo incontr in altre occasioni: ma vide solo ci che Lo-vecraft aveva deciso di rivelare di se stesso. Conover lo vide solo due vol-te, e Derleth non ha posato gli occhi su di lui neanche una volta. N lo han-no conosciuto la maggior parte dei suoi corrispondenti o dei suoi studiosi attuali. Tutti si basano su delle dicerie e sulle lettere che ha scritto. Bene, le dicerie sono del tutto inattendibili. Per quanto riguarda le lettere, qual il modo migliore a disposizione di un uomo che vuole nascondere la sua vera persona, se non quello di una marea di lettere? Waverly parlava con mol-ta calma. Ti dico che quell'uomo era coinvolto in qualcosa, mirava a qualcosa.

    Keith si accigli. Ma come cominciato tutto ci? Sappiamo che HPL era affascinato dal vecchio New England e dalle

    sue memorie storiche. Trascorse molto tempo in compagnia di antiquari e

  • storici locali nelle varie citt del paese. Probabilmente questi gli rivelarono delle cose. Lui cominci a frequentare le zone boscose e selvagge, piccoli villaggi ormai quasi del tutto dimenticati, con le loro case deserte e spran-gate di cui ha scritto cos frequentemente nelle sue storie. Ma supponiamo che non stesse semplicemente andando in giro con il gusto del turista. For-se stava cercando qualcosa. Qualcosa che trov in una vecchia soffitta o in uno scantinato in rovina... o in un vecchio diario, in un manoscritto, o an-che in un libro.

    Tu pensi davvero che il Necronomicon sia veramente esistito? Non mi spingerei cos in l. Waverly scosse la testa. Eppure c'erano

    nel New England dei veri e propri culti delle streghe, e si usavano dei testi della cosiddetta Magia Nera. Se Lovecraft aveva scoperto uno di questi culti, ci lo port probabilmente a pensare seriamente alle vecchie leggen-de e a cercare la verit che si nascondeva dietro di loro.

    Keith si vers un altro cognac. Quando pensi che sia successo tutto ci? Il tutto deve essere iniziato a partire dal 1926, dopo il fallimento del

    suo matrimonio, quando lasci New York e torn a vivere a Providence con le sue due vecchie zie. Ci sono molte cose sulla vita di Lovecraft che noi non conosciamo e che non sono facili da indovinare. Waverly si schiar la voce: stava diventando rauco. Tutto ci che stato scritto sul fatto che Lovecraft fosse un sonnambulo, che si aggirava di notte per le strade. Pensi davvero che vagabondasse cos, senza uno scopo, o invece aveva una meta ben precisa? Penso proprio che dovesse avercela. E fu al-lora, naturalmente, che incontr Upton: il Richard Upton Pickman della sua storia.

    Keith lo interruppe con un gesto. Ancora non sappiamo con sicurezza se sia effettivamente esistita una

    persona che corrisponda a questo nome. Solo perch hai trovato un pezzet-tino di carta...

    Waverly fece una risatina soffocata, ma i suoi lineamenti rimasero im-mobili.

    Partendo da quel pezzetto di carta, io sono stato davvero molto indaffa-rato in questi tre giorni: ho anche chiamato delle persone che vivono gi nell'Est. Lascia che ti racconti ci che ho scoperto. Prima di tutto, c'era un artista che si chiamava Richard Upton. Nato a Boston, nel 1884. Morto nella stessa citt nel 1926.

    Suppongo che ora mi racconterai che scomparso da una vecchia villa

  • misteriosa nel cuore della notte. Niente di tutto ci. Secondo quanto riportato dagli articoli di giornale,

    il dieci di dicembre ritorn da un viaggio a Providence, ricordtene e scopr che il suo studio era stato messo a soqquadro e che tutta la collezio-ne dei suoi quadri era stata rubata. Quella sera stessa, dopo aver denuncia-to il furto alla Polizia, si spar un colpo di pistola alla tempia.

    E per quale motivo? Non ha lasciato scritto nulla. I suoi quadri non sono mai stati recupera-

    ti, e se pure la Polizia scopr qualcosa, non mai stato reso noto nulla. Waverly si sporse in avanti. Ma io ho scoperto qualcosa che loro non sa-pevano. Una settimana prima, prima che Upton facesse quel suo viaggio a Providence, lui dipinse un quadro, mise in alcuni scatoloni i suoi libri e tutta la sua corrispondenza, e sped il tutto alla North End Warehouse and Storage Company. Tutta la roba stata l in giacenza, non reclamata da nessuno probabilmente del tutto dimenticata per tutti questi anni. Finch Santiago non ha comprato l'intera partita.

    Come hai fatto a scoprire tutto questo? Ti ho detto che ho dei contatti. Beckman mi ha suggerito di trovare i

    recapiti telefonici di tutte le ditte che si occupano di deposito e magazzi-naggio merci di Boston e di chiedere se recentemente avevano venduto qualcosa a un certo Santiago; cos che sono riuscito ad ottenere quest'in-formazione.

    Beckman? Un mercante di libri che conosco qui in citt. Specializzato in prime e-

    dizioni e pezzi rari. Naturalmente interessato a tutto ci che possa riguar-dare HPL. Pensa che sia molto probabile che Santiago non abbia preso tut-to il materiale di Upton: ci pu essere ancora della roba in quel magazzino, incluso le lettere di Lovecraft. Lettere come quelle hanno ora dei prezzi molto alti. In ogni caso, vuole fare un affare con me.

    Che tipo di affare? Waverly si alz. Sto per andare a Boston a spese di Beckman. Qualsiasi cosa io trovi da

    comprare, Beckman la rivender... e poi faremo a met. Quando partirai? C' un volo di mattina. Waverly si diresse verso la porta dello studio.

    Se pensi di essere a casa, ti far una telefonata domani sera, verso le otto, e ti dir ci di cui sar venuto a conoscenza.

    Rimarr in attesa della tua telefonata, disse Keith.

  • Venivano fuori dalle tenebre e dagli abissi, facevano capriole, striscia-

    vano, si muovevano sinuosamente seguendo il debole e lugubre zufolo di un flauto invisibile.

    Quelli che facevano capriole erano creature umane, o umanoidi; danza-vano all'ondeggiante luce di fuochi accesi in prossimit di antiche pietre poste sulla cima di colline solitarie, e Keith sent la loro cantilena stridula e ritmata:

    Iaa! Shub-Niggurath! Il nero caprone delle foreste con mille giovani! E poi arriv la risposta... il ronzante brusio che non era n una voce u-

    mana, n un suono umano e neanche un'imitazione della voce dell'uomo. Ma c'erano delle parole che lui riusc a riconoscere Yog-Sothoth, Cthul-hu, Azatoth e la pronunzia di queste parole sorse da queste forme-fantasma che danzavano e facevano capriole nella notte solitaria, al di l del cerchio del fuoco.

    Nessuna di quelle forme si riusciva a vedere con chiarezza, e di questo Keith era contento, ma i bagliori delle fiamme davano un'idea di quelle fi-gure massicce e mostruose come montagne. Pesanti montagne vive che tremavano come scosse da brividi, con movimenti che assomigliavano a quelli di miriadi di tentacoli vischiosi. Montagne ricoperte di occhi spor-genti e rigonfi, che si aprivano e si chiudevano spasmodicamente, e cen-tinaia di bocche spalancate dalle quali venivano emessi quegli orribili suo-ni sibilanti e gracchianti, suoni mai articolati da una lingua mortale.

    Keith ebbe l'impressione che le stesse colline fossero scosse da brividi alla spaventevole eco di quel richiamo gutturale, e poi la scena si scolor e lui si ritrov di nuovo nella sua stanza. Realizz che aveva sognato e che stava ancora sognando mentre il suo letto era scosso da tremiti violentis-simi come se ci fosse in atto un terremoto.

    Ora, mentre il suo sogno continuava, il tremore cess, ma il ricordo delle creature persisteva, e con quello il ricordo di tutto ci a cui Waverly aveva alluso.

    Arriv la paura, e poi la decisione. Nel sogno Keith immagin di riuscire ad afferrare l'elenco telefonico che

    si trovava sul comodino e di cercare febbrilmente tra le pagine fino a che non individu Beckman, Frederick T., libri rari. Immagin di fare il nume-ro, di udire il suono del telefono che squillava in lontananza, il ricevitore che veniva alzato dall'altra parte, e la sua stessa voce bisbigliare, Mr. Be-ckman?

  • Poi arriv la risposta: profonda, come se provenisse dal vuoto, un suono non di questa terra, ma distinto. La voce disse, Stupido... Beckman mor-to!

    Proprio in quel momento Keith apr gli occhi e si trov seduto sul bordo del letto, con il telefono tra le mani, ad ascoltare il click che interrompeva il collegamento... il click che gli fece capire che non aveva sognato.

    Alle 7.30, quella mattina, Keith tir s il suo giornale dalla soglia della

    porta principale. In cima alla propria pagina c'era un titolo in grassetto che attir la sua attenzione:

    SCOSSA DEL TERZO GRADO A L.A.

    LIEVI DANNI Quello, almeno, non l'aveva sognato. Keith lesse velocemente l'articolo

    si trattava di una storia familiare per gli abitanti di Los Angeles e not che c'erano i soliti riferimenti alla faglia di Sam'Andrea, e che l'epi-centro del terremoto era stato nella zona di Lancaster. I sismologi ripete-vano il loro solito avvertimento: che quella scossa poteva essere il segnale che annunciava un sisma di violenza maggiore, ma che comunque la situa-zione era sotto controllo.

    Keith lesse il tutto quasi con sollievo e solo quando gir la pagina vide l'articolo che lo lasci letteralmente esterefatto. Anche questo aveva il tito-lo in grassetto ed era piuttosto breve, come se fosse stata una notizia del-l'ultim'ora che erano a stento riusciti ad inserire:

    MERCANTE DI LIBRI UCCISO A GLENDALE

    La polizia sta investigando sull'assassinio di Frederick T. Be-ckman di 59 anni, che stato pugnalato a morte ieri notte nella sua casa, al 1482 di Whitsun Drive, Glendale. Il corpo stato scoperto dal sostituto dello sceriffo in seguito alla telefonata di un vicino che dichiarava di aver udito degli strani rumori prove-nire dall'appartamento attiguo al suo. Presumibilmente l'assalito-re di Beckman era entrato da una finestra aperta nella stanza da letto e l'aveva colpito nel sonno. Beckman, un mercante in libri rari e manoscritti, teneva la maggior parte della merce in una cassetta di sicurezza incassata in un muro a casa sua, ma la cas-setta sembra non essere stata forzata..

  • Quando rimise gi il giornale, a Keith tremavano incredibilmente le ma-

    ni; e gli tremavano ancora mentre faceva il numero di Waverly e ascoltava l'eco degli squilli che si ripetevano.

    Ovviamente Waverly era gi uscito per andare all'aeroporto a prendere il volo per Boston, ma forse poteva ancora farcela a raggiungerlo l. Keith chiam l'aeroporto internazionale di Los Angeles per far rintracciare Wa-verly, ma la cortese voce che gli rispose lo inform che il volo per Boston era gi partito da mezz'ora.

    E cos ora non c'era altro da fare che aspettare. Come prima cosa, comunque, Keith controll che tutte le finestre fosse-

    ro ben chiuse e chiuse a chiave le porte. Si sentiva sciocco e imbarazzato nel compiere quest'operazione nella splendente mattinata di sole di quel luminoso giorno d'autunno, eppure il rumore metallico di catenacci e chia-vistelli che scivolavano al loro posto era rassicurante.

    Rassicurante... e fastidioso. Perch il rumore gli aveva ricordato un altro click: il click del ricevitore in un sogno che non era un sogno.

    O invece s? Passarono alcune ore prima che Keith si facesse forza e prendesse uno

    dei libri che Waverly gli aveva prestato: il volume grosso e ben rilegato di The Outsider and Others.

    Sfogli le pagine del libro finch non trov la storia che purtroppo si ri-cordava molto bene: The Statement of Randolph Carter. Si trattava di un breve resoconto di una visita notturna in un vecchio cimitero fatta dal nar-ratore e dal suo amico Harley Warren. Lo scopo di Warren era quello di aprire una vecchia tomba che, a suo dire, conteneva strani segreti: qualcosa che aveva a che fare con cadaveri che non andavano mai in decom-posizione. Era un racconto tipico del suo primo periodo, scritto nello stile fiorito che Lovecraft usava allora e che certi critici avevano condannato come troppo pomposo. E tuttavia proprio gli eccessi di quel tipo di imma-ginazione evocavano un'aura da incubo; la sensazione di trovarsi in pre-senza di cose pi grandi della vita stessa... o pi grandi della morte. Era u-n'emozione che Keith aveva provato la notte precedente, ed ora, riprovan-dola in pieno giorno, si sentiva di nuovo molto a disagio.

    Si costrinse a continuare a leggere, fino al punto in cui l'enorme lastra di marmo che si trovava sopra il sepolcro veniva rimossa, scoprendo una sca-la di pietra che portava gi nell'oscuro vano che si apriva sotto. Era a quel punto che il compagno del narratore, Warren, scendeva da solo, dopo aver

  • sistemato un telefono portatile per comunicare. Warren scomparve nelle tenebre, tirandosi dietro un rocchetto di filo che partiva dal suo ricevitore, mentre il narratore aspettava sopra nel cimitero fino a che un click lo invit a sollevare il suo telefono e ad ascoltare.

    Keith scopr che era quasi incapace di andare avanti nella lettura: i bi-sbigli sconvolti di Warren, che descriveva le terribili scoperte che aveva fatto nel pozzo sotto la tomba; la sua ansia crescente a mano a mano che risaliva; e poi, il frenetico avvertimento con il quale ordinava al narratore di rimettere a posto la lastra e fuggire per salvarsi la vita.

    All'improvviso il balbettio di Warren si interruppe. E mentre il narratore lo chiamava, dal filo gli giunse il rumore di un click e il suono di un'altra voce... una voce cupa, profonda, non umana che diceva: Stupido, Warren morto.

    Beckman morto. Era questo ci che la voce aveva detto a Keith, e non era stato solo un

    incubo. L'incubo era adesso, nella realizzazione del fatto che lui non aveva sognato.

    Il libro gli scivol dalle mani e Keith rabbrivid. Stupido... Forse era davvero uno stupido. C'era stata davvero una tale voce, e pre-

    sumibilmente apparteneva all'assassino di Beckman. Ma Beckman era morto a causa delle ferite infertegli con un pugnale nel suo stesso letto, non in un pozzo immaginario sotto una tomba immaginaria, vittima di un mostro immaginario.

    Il suo killer era umano, e le parole che aveva scelto non erano state ca-suali. Chiaramente l'assassino era qualcuno che aveva familiarit con le opere di Lovecraft.

    Ma che tipo d'uomo aveva potuto uccidere un vecchio commerciante di libri indifeso a sangue freddo, e poi con calma rispondere al telefono e pronunziare una frase beffarda presa in prestito da un romanzo? Quale in-sano impulso aveva ispirato un humor cos demoniaco?

    Demoniaco. Pickman's Model. Un culto diffuso in tutto il mondo, per salvaguardare i segreti di antiche divinit-mostro e dedicato al loro ritor-no.

    Waverly sembrava crederci, e lui non era uno stupido. Sapeva forse di pi di quanto non avesse gi detto? E anche Beckman era a conoscenza delle stesse cose? E questa conoscenza poteva essere cancellata solo dalla morte?

    Se cos fosse stato, se qualcuno avesse sospettato della consapevolezza

  • di Beckman e per questo l'avesse eliminato, allora, forse, Waverly era in pericolo. Cosa avrebbe trovato a Boston... o cosa a Boston avrebbe trovato lui?

    Non c'erano risposte a quegli interrogativi; solo silenzio. Il silenzio di una casa vuota, il silenzio che alla fine Keith cerc di vincere con le stupi-de chiacchiere degli sceneggiati sentimentali televisivi e la frenesia artifi-ciale degli spettacoli di giochi pomeridiani. I notiziari del pomeriggio non offrirono ulteriori chiarimenti sul terremoto e non fecero alcun riferimento alla morte di Beckman.

    Di questo Keith fu stranamente riconoscente, proprio come se fosse ri-conoscente per il puro e semplice suono delle voci degli annunciatori che prodigiosamente rivelavano gli affari di politici e personaggi dello sport. La stessa banalit delle loro affermazioni era in qualche modo rassicuran-te; era qualcosa che ricordava che nel mondo reale la vita stava proceden-do secondo i suoi soliti parametri: tre minuti di fatti reali seguiti da tre mi-nuti di pubblicit.

    Il tempo pass e arriv il buio. Keith spense il televisore e accese le luci. All'improvviso realizz che non aveva mangiato nulla durante tutta la giornata; and in cucina e si prepar la colazione al posto della cena.

    Stava proprio per finire quando squill il telefono. Keith, stai bene? Quando Keith ud la voce di Simon Waverly, fu come se un peso enor-

    me gli fosse stato sollevato dalle spalle. S, naturalmente. E tu, come stai? Sono un po' stanco... sono stato in giro tutta la giornata, ma ora sono ri-

    tornato in albergo. Ho fatto bene a venire oggi, perch Oliphant mi ha det-to che domani avrebbero cominciato la demolizione vera e propria.

    Oliphant? S, il proprietario del magazzino. Lo ha ereditato da suo zio e non sem-

    bra sapere granch sull'affare. stato piuttosto circospetto finch non mi sono qualificato, ma poi mi ha aiutato. Mi ha preso tutto quello che era ri-masto in magazzino oggi pomeriggio.

    Hai trovato qualcosa? Secondo l'inventario della merce, Santiago aveva comprato in blocco

    tutto il materiale appartenuto a Upton. Ma come se avessi avuto un presen-timento, ho chiesto di vedere il posto dove era stata immagazzinata la mer-ce. Non puoi immaginare quanto fosse sudicio: il vecchio, lo zio, aveva la-sciato andare tutto in rovina da anni. E, naturalmente, i topi se ne erano ap-

  • propriati. Sembrava che avessero usato tutte le carte che c'erano per fare i loro nidi. Ed l, in un angolo, che l'ho trovato. E se non fosse stato imbal-lato in un telo cerato, probabilmente lo avrebbero distrutto.

    Di che cosa stai parlando? Vedrai. Te l'ho appena spedito, per raccomandata. Ti dovrebbe arrivare

    in mattinata. E non mi dici di che si tratta? Perch tutto questo mistero? La voce suadente di Waverly si spense in un bisbiglio. Ho le mie ragioni. Oliphant mi ha detto che aveva ricevuto varie tele-

    fonate anonime che chiedevano informazioni sul materiale di Upton per sapere chi l'avesse acquistato. Naturalmente lui non ha dato nessuna in-formazione, ma considerando ci che noi sappiamo, qualcuno deve averlo scoperto.

    Gli hai detto quali sono i tuoi sospetti? Non gli ho detto tutto... tanto quanto basta per fargli capire che i miei

    erano motivi legittimi. Lui sosteneva che, chiunque fosse stato a telefonar-gli, aveva poi tentato di irrompere nel magazzino, ma era passata di l una pattuglia della Polizia che li aveva messi in fuga. E aveva anche notato de-gli strani tipi aggirarsi dalle parti del parcheggio in diverse occasioni, co-me se stessero tenendo il posto sotto controllo. Naturalmente, queste erano solo sue supposizioni, ma non c' nessuna certezza. Cos, proprio pensando che qualcuno avesse potuto individuarmi, ho pensato che fosse meglio spedirti immediatamente il pezzo piuttosto che rischiare di portarlo con me.

    Keith esit per un attimo, poi tir un profondo sospiro. Forse stata una buona idea, dopo quello che successo al tuo amico

    Beckman. Beckman? stato ucciso la scorsa notte. Keith gli raccont dell'omicidio e della sua esperienza. Quando fin di parlare, ci fu un lungo silenzio dall'altro capo del telefono

    finch, alla fine, Waverly riusc a trovare la forza perv parlare. Parleremo di questo pi in l, non appena sar di ritorno. Ho prenotato

    il volo per domani a mezzogiorno, cos sar a casa nel pomeriggio. Ti tele-foner.

    Va bene. Intanto, voglio che tu mi prometta due cose. Prima di tutto, non fare

    nessun passo prima che io ti chiami,

  • D'accordo, far come tu dici. Cos'altro? Quel pacco che ti ho spedito. Firma quando arriva, ma non aprire la bu-

    sta fino a quando non saremo insieme. C' qualche motivo particolare? Ti spiegher quando ci vedremo; allora capirai. E Keith... S? Fai attenzione. Keith fece molta attenzione; controll per ben due volte le porte e le fi-

    nestre, e fu attento ad ogni minimo rumore sospetto per tutta la notte. Ma tutto sembrava normale e silenzioso, e quando alla fine, vinto dalla stan-chezza, se ne and a letto, dorm tranquillamente senza essere tormentato da nessun incubo.

    La mattina dopo continu ad essere molto vigile, aprendo la porta solo una volta, a mezzogiorno, per aprire al postino.

    Quando firm e prese in consegna la busta di carta grezza che Waverly gli aveva spedito da Boston, si sent sollevato e immediatamente la ripose nella tasca della sua giacca. Decise di seguire il consiglio di Waverly, no-nostante fosse tentato di rompere il sigillo e di esaminarne il contenuto. Waverly doveva avere delle buone ragioni per chiedergli di aspettare, e nel giro di poche ore si sarebbero incontrati.

    C'erano molte domande che voleva porgli, e i pensieri che le avevano suscitate erano molto inquietanti. Keith aveva l'impressione che lui stesso avesse vissuto per tutti quegli anni sotto una specie di campana di vetro, godendo nella vita di un trattamento speciale accordato solo a quei pochi fortunati che avevano i mezzi per isolarsi da rapporti e situazioni spiacevo-li. Poi, da una settimana, in un modo o nell'altro il vetro si era rotto e lui si era trovato improvvisamente esposto a... a che cosa? Certamente non alla realt. Perch gli ultimi avvenimenti non coincidevano con nessun concet-to della realt cos come lui la intendeva. Ma forse la maggior parte della gente, sia ricca che povera, viveva sotto a delle campane di vetro; strette, quasi bidimensionali, che limitavano il loro modo di vedere le cose e che non permettevano loro di affacciarsi sul mondo esterno o di rendersi conto di ci che stava accadendo loro. Lanciati in una vita quasi meccanica, non potevano immaginare o comprendere: organizzati e dominati da entit la cui stessa esistenza non era nemmeno sospettabile, essi viaggiavano attra-verso lo spazio e il tempo verso destinazioni imprevedibili.

    Ma adesso, fuori dalla protezione della campana di vetro, quella visione ristretta si era allargata, rivelando prospettive senza limiti, e il sottile foglio

  • di carta su cui era scritta la parola equilibrio, era esposto ai grandi venti che soffiano dai golfi al di l delle stelle.

    Keith scosse la testa. Quel genere di pensieri non lo avrebbe portato da nessuna parte; era tempo di affidarsi al buon senso. Ci doveva essere una spiegazione logica per ci che era accaduto, e lui sperava che Waverly a-vrebbe potuto fornirla; altrimenti, sarebbe andato alla Polizia.

    Una volta presa quella decisione, si sent sollevato. Pass il pomeriggio a riprendere i contatti con la vita di tutti i giorni: chiam il suo agente di cambio, controll il suo estratto-conto in banca, prese un appuntamento per una messa a punto della sua Volvo, chiam un'impresa di pulizie per far mettere un po' in ordine la casa il venerd successivo.

    Poi controll cosa c'era nel frigorifero e nel congelatore, e fece una lista della spesa.

    La natura prosaica di tali attivit ebbe in se stessa un potere calmante, e a sera Keith era di nuovo l'uomo di sempre.

    Prepar la cena, mangi, sparecchi, mise i piatti e le pentole nella lava-stoviglie. Poi si premi con un drink e si mise tranquillamente in poltrona nel suo studio ad aspettare la telefonata di Waverly.

    L, alla fioca luce della lampada, le statuette di avorio e di giada sbircia-vano silensiose, le maschere tribali facevano le smorfie, e la testa avvizzita penzolava; le sue labbra sembravano cucite in un ghigno che derideva le sue pretese di gusti e interessi comuni.

    Ma non necessariamente. Dopotutto, non si sentono tutti attratti dagli aspetti misteriosi e fantastici dell'esistenza? I raffinati artisti che avevano foggiato quelle forme grottesche; gli artisti delle civilt primitive che ave-vano intagliato le maschere, persino i crudeli selvaggi responsabili di aver rimpicciolito una testa umana... tutti erano stati spinti dagli impulsi della loro immaginazione, che cercava il modo in cui esprimersi. Proprio come era accaduto anche a lui, che con il collezionare oggetti cos bizzarri, sod-disfaceva la sua propensione verso il fantastico.

    E tali propensioni non erano ristrette solo agli artisti, agli artigiani e ai collezionisti. Tutta l'umanit condivideva il bisogno di dare libero sfogo ai voli della fantasia, anche se i mezzi di evasione erano semplicemente i film, la televisione e i fumetti. Persino le persone incolte conoscevano il richiamo dell'ignoto; nessun essere umano, per quanto umile, insensibile all'eterno enigma della vita e della morte. In ognuno di noi c' un qualcosa che va in cerca di ci che strano, anormale, inspiegabile. E, cos facendo, queste bizzarrie s'impossessano delle nostre menti. proprio il realista pi

  • ostinato e cocciuto, colui che si autoproclama scettico su tutto, il derisore di ogni mistero, che il pi vulnerabile alla pazzia.

    Keith osservava la sua collezione con una nuova consapevolezza. Tutti quegli oggetti che aveva accumulato non erano solo l'espressione di un gu-sto eccentrico; rappresentavano il bisogno di circondarsi di simboli spa-ventosi fino a che la paura non era diventata familiare. Una volta che ci era stato accettato come una cosa normale, quegli oggetti non lo turbavano pi. In un certo senso si trattava di magia; un modo per superare le paure pi intime. Proprio come Waverly che esorcizzava i suoi demoni personali leggendo libri di fantasy, e Lovecraft il paragone balzava subito agli occhi l'aveva fatto con lo scrivere i suoi libri.

    Keith si stava versando un altro drink quando ud il suono stridulo del telefono. Sollev il ricevitore e sorrise, rassicurato dalla voce di Waverly.

    Ciao. arrivato il pacco? La busta? S, qui. Bene. Non l'hai aperta, vero? No. Bravo. Mi dispiace di aver fatto tardi a chiamarti... ho avuto qualche

    problema. Sembra che tu sia raffreddato. A Boston pioveva e, come uno sciocco, non avevo portato il cappotto.

    Ma ci non ha molta importanza ora. il mio dannato piede... Che cos' successo? Sono inciampato scendendo dalla scaletta dell'aereo, dopo essere atter-

    rati qui. Mi sono rotto la caviglia. Oh, mio Dio! Mi sta bene, perch avevo troppa fretta. Gli steward di bordo mi hanno

    messo su un'autoambulanza che mi ha portato fino allo studio del dottor Holton. Mi ha fatto la radiografia e poi mi ha messo il gesso. Mi ha ac-compagnato a casa lui stesso. Ora non posso camminare senza le stampel-le, ma Holton mi mander un'infermiera che bader a me per qualche gior-no.

    Quindi per stasera non ci vediamo. Non ti preoccupare, sto bene. Vieni da me e porta la busta. Non possiamo vederci domani, invece? Hai bisogno di riposarti. Vedi, penso di aver trovato la risposta a tutto ci, e voglio che tu senta

    di che si tratta, prima che io perda completamente la voce. Quanto tempo ti ci vuole per arrivare?

  • Dammi un'ora. Ti aspetto. L'aria della sera era calda e immobile, dava un senso d'oppressione.

    Keith si liber della giacca mentre guidava sulla Melrose, poi gir verso sud in una strada laterale dove delle vecchie case di legno con la veranda si alzavano simili a scatole dalle ombre di giardini incolti e infestati dalle er-bacce.

    La casa di Waverly era pi grande e meglio tenuta di quelle dei suoi vi-cini ed era tutta circondata da una staccionata; ma nel buio di una notte senza luna non sembrava pi invitante delle case che la circondavano. Keith parcheggi davanti ad un furgone bianco e rimase piuttosto perples-so da quella presenza; ma poi si ricord che Waverly aveva accennato al-l'arrivo di un'infermiera.

    Cos era preparato quando, in risposta al suo bussare, la porta principale si apr e una voce sconosciuta lo invit ad entrare.

    Nell'ingresso si trov di fronte un sorridente giovanotto di colore vestito normalmente.

    Il signor Keith?, disse l'infermiere. Io sono Frank Peters. Piacere di conoscerla. Keith abbass la voce. Come va il paziente? Un po' sotto tono. Sta prendendo delle pillole per il dolore che gli ha

    prescritto il dottore, ma la gola gli sta dando filo da torcere. Ho telefonato per farmi dire qualche medicina per la tosse che gli possa dare un po' di sollievo: ora che lei qui, faccio un salto in farmacia per prenderle.

    Buon'idea. La sta aspettando nello studio. Ma cerchi di non farlo parlare troppo. Keith annu e si avvi per il corridoio mentre il ragazzo usciva chiuden-

    dosi la porta dietro le spalle. Ci vediamo dopo, disse. Lo studio er in penombra e ci volle qualche minuto prima che gli occhi

    di Keith si abituassero alla semioscurit; la lampada sulla scrivania era sta-ta girata verso il basso. Waverly stava seduto in una grande poltrona in un angolo dall'altra parte della stanza con il piede sinistro poggiato su un cu-scino e ricoperto in uno stampo di gesso. Nonostante il caldo soffocante indossava una vestaglia di lana e aveva una sciarpa al collo, ma la parte del suo volto pallido che non era ricoperta dalla barba non presentava alcuna traccia di sudorazione.

    Annu quando vide entrare Keith.

  • Ti ringrazio di essere venuto... mi fa piacere vederti. Mi dispiace non poterti ricambiare il complimento. Keith squadr il

    suo ospite. Hai l'aria molto, molto abbattuta. E hai una voce terribile. Non ci fare caso: star meglio ora che sei qui. Serviti qualcosa da bere,

    se ti va. No, grazie. Keith si accomod in una poltrona vicino alla scrivania.

    Non ho intenzione di trattenermi a lungo: si suppone che tu debba riposa-re.

    Allora sar breve. Waverly ammicc al suo visitatore dietro le sue lenti scure. Hai portato il pacchetto?

    Keith tir fuori dalla giacca la busta marrone. Bene, Waverly annu con approvazione. Puoi aprirla, ora. Qui siamo

    al sicuro. Prendendo un tagliacarte dal ripiano sulla scrivania, Keith squarci il

    lembo della busta ed estrasse della tela cerata ingiallita, sigillata da un lato. Waverly stava a guardare, inespressivo, mentre il tagliacarte fendeva la te-la cerata lasciando scoperto un singolo foglio di carta da lettere, sgualcito e ripiegato in due.

    Mentre posava il foglio sulla scrivania, Keith lo apr e cominci ad esa-minarlo.

    Allora?, disse Waverly dolcemente. una specie di carta geografica. Keith aggrott le ciglia. Non riesco

    a decifrare i particolari... l'inchiostro sbiadito. Ti dispiace se alzo la lam-pada?

    I particolari non sono importanti. Waverly scosse la testa. Quello che voglio sapere : riconosci la scrittura?

    Keith socchiuse gli occhi, poi alz lo sguardo, attonito. quella di Lovecraft! Sei sicuro? Naturalmente. Nessuno potrebbe imitare il suo modo di scrivere. Ho

    visto altri campioni della sua scrittura in quel libro che mi hai fatto vedere, Marginalia. Non c'era anche l una carta geografica?

    S. La cartina stradale di Arkham. Waverly si schiar la voce, poi ri-dacchi. Ti immagini? Disegnare una cosa simile, inventare i nomi di tut-te quelle strade e poi scriverli come se realmente esistessero? Quell'uomo aveva uno strano senso dell'umorismo.

    Pensi che la sua sia stata una messa in scena? Naturalmente. Waverly scrut Keith attraverso i suoi occhiali scuri.

  • Ti ricordi della lettera in cui Lovecraft dava ad un altro autore il permesso di usarlo come personaggio in una storia? Incluse persino le firme di testi-moni immaginari, scritte in tedesco, arabo e cinese. Poi rese la contraffa-zione ancora pi perfetta con lo scrivere una continuazione alla storia del-l'altro autore... eliminando il suo personaggio. Utilizz persino come am-bientazione la sua casa di Providence, proprio per far sembrare il tutto pi autentico. Lovecraft era un burlone impenitente e raffinato. Una volta che hai compreso questo lato fondamentale della sua personalit, riesci a spie-garti tutto.

    Non ti seguo, disse Keith. Sollev il foglio di carta da lettere per esa-minarlo meglio, ma le parole di Waverly lo distrassero.

    Quel quadro che avevi comprato tu... era stato Upton a dipingerlo, ma non era stato quello ad ispirare la storia di Lovecraft. Penso che sia acca-duto esattamente il contrario. Prima stata scritta la storia, e poi HPL fece illustrare da Upton ci che lui aveva creato. Si sarebbe divertito a vedere come ci siamo cascati! Per un attimo ci ha fatto quasi credere che davvero esistessero demoni che divorano i cadaveri e tutte quelle altre morbose sciocchezze che si ritrovano nel Mito di Cthulhu, che invece lui ha inven-tato. Waverly ridacchi di nuovo. Capito? stato solo un tiro mancino.

    L'aria si era fatta ancora pi pesante. Da qualche parte gi nell'ingresso giunse un suono indistinto di passi: probabilmente era Peters che ritornava dalla farmacia con le medicine.

    Keith non fece caso a quel rumore in quanto era troppo preso ad osserva-re la figura che stava seduta di fronte a lui, in penombra.

    Stai dimenticando una cosa, disse. Santiago e Beckman sono stati as-sassinati. Questa non una burla.

    S, pu essere. La voce di Waverly si alz all'improvviso e si fece acuta e stridula. Peters... prendi la carta!

    Keith si gir. L'uomo di colore avanzava verso di lui dalla soglia della porta. Non sor-

    rideva ora, e teneva un revolver tra le mani. Dammela, disse. Keith fece un passo indietro, ma Peters lo incalzava, con l'arma puntata

    contro di lui e pronta a fare fuoco. Dammela, bisbigli il negro. Poi la mano che teneva il revolver cominci a tremare. Si ud un rumore sordo e rimbombante e tutta la stanza fu scossa da un

    tremore violentissimo; le pareti, il soffitto, il pavimento. Keith sent la casa

  • scuotersi e ondeggiare, il tutto accompagnato dal rumore di uno schianto improvviso che sommerse l'urlo del negro mentre le travi del soffitto co-minciavano a crollare.

    Keith si gir, tenendo ben stretta la carta tra le mani, e corse verso la porta d'uscita.

    Poi il rumore aument fino a diventare un vero e proprio ruggito, il sof-fitto rovin a terra con fracasso, e lui non cap pi nulla.

    Quando riapr gli occhi, tutt'intorno c'era silenzio. Un silenzio tombale, e tutto era buio e immobile.

    Il terremoto. Ne avevano previsto un altro, ed era arrivato. Keith cominci a spostarsi molto cautamente, e si sent incredibilmente

    sollevato quando si rese conto che riusciva a muovere le gambe e le brac-cia senza provare dolore. Si sentiva tutta la parte dietro l'orecchio sinistro intorpidita: doveva essere rimasto colpito da qualche pezzo del soffitto. Grandi parti di intonaco gli pesavano sul torace; le spinse lontano da s e si tir s a sedere. La carta sgualcita era ancora stretta nella sua mano destra.

    Ma l'uomo di colore non teneva pi il revolver tra le mani. Era disteso dietro a Keith, seppellito sotto una trave enorme, con il cranio ridotto in poltiglia.

    Keith si alz e si gir per non essere costretto a guardare quello spettaco-lo rivoltante. Brancolando tra i detriti sparsi sul pavimento, guadagn l'u-scita, cercando anche di capire se c'erano tracce di Simon Waverly dall'al-tro lato della stanza.

    Miracolosamente la poltrona non era rimasta danneggiata. Ma era vuota ora... o quasi vuota.

    Attraverso le tenebre, Keith lanci uno sguardo alle cose che erano ri-maste sulla poltrona. Erano precisamente tre; tre oggetti forniti di ganci di metallo.

    Tre oggetti inconfondibili: la faccia e le mani di Simon Waverly. L'incubo non era ancora finito. Continu nella strada, dove figure stordite uscivano incespicando da ca-

    se distrutte o tentavano freneticamente di rientrarci in cerca di quelli che mancavano all'appello.

    Sebbene intontito dallo shock, Keith not che il furgone bianco non era pi parcheggiato davanti alla casa di Waverly. Ma la Volvo era ancora l, e apparentemente, non sembrava aver subito danni; Keith gir la chiave del-l'accensione e la macchina part immediatamente.

  • Guid nella notte che ora non era pi n buia n immobile. Le case di legno andate in rovina erano diventate delle torce, che gli illuminavano la strada attraverso la citt, da cui si alzava un unico, lacerante urlo di dolore.

    Non era solo; il traffico aumentava costantemente mano a mano che altri tentavano di scappare con le auto dalle conflagrazioni e dalle esplosioni provocate dalle perdite delle condutture del gas. Le fognature erano scop-piate e avevano inondato Melrose, e quindi Keith costeggi l'arteria finch non trov un punto sicuro dove attraversarla. Gir a ovest alla Fountain Avenue, sterzando in continuazione per evitare di urtare contro quelli che scappavano o camminavano a fatica o che semplicemente se ne stavano immobili e instupiditi al centro della strada, senza sapersi decidere sul da fare.

    L'Highland Avenue era intasata di veicoli diretti a nord, verso l'autostra-da; sulla La Brea gemevano le sirene delle macchine della Polizia, delle autoambulanze, e dei Vigili del Fuoco che correvano alle varie chiamate d'urgenza.

    Ma, mentre proseguiva verso ovest, c'erano meno segni di una distruzio-ne cos violenta. Sembrava che il terr